Combatti Con Me Amore!

di rosa di vetro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** E poi soffoco tra verità e dolore ***
Capitolo 3: *** Inciampando tra verità e ricordi ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di più su Isahaia ***
Capitolo 5: *** stretti ai rami della vita ***
Capitolo 6: *** Ancora un altro po'... ***
Capitolo 7: *** Ragione di vita ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


                           Voglio morire ma non invano

Sono in ritardo, miseriaccia. Il mio capo, nonché mio padre, il grande Harry Potter, mi potrebbe uccidere, se dovessi arrivare in ritardo, anche solo di un minuto. Oggi è il grande giorno, quello per cui abbiamo lavorato da due anni a questa parte: cattureremo Isahaia Merrick Dukcisander, Il più grande terrorista magico degli ultimi anni, che non si batte per una religione o per un tipo di politica, ma per un suo ideale distorto di mondo e di morale.
Non so quanti stanziamenti d'auror ha fatto saltare o quanti palazzi del ministero ha fatto bruciare per la sua "giusta" causa.
Agli atti eclatanti ha anche accostato torture e omicidi a sangue freddo di coloro che hanno cercato di catturarlo o esponenti di quel mondo che lui ritiene corrotto e da purificare. Dopo anni d’indagini, ricerche, missioni, di uomini persi da ambo le parti, abbiamo finalmente scoperto dove si nasconde e come catturarlo. Più di una volta abbiamo trovato il suo nascondiglio, è sempre riuscito a sfuggirci, ma questa volta non ci riuscirà. Mi riscuoto e guardo l'orologio, posto sul comodino affianco al mio letto, che emette una lucina verdognola abbastanza fastidiosa.
 Sono le 5.50 e l'appuntamento con gli altri è alle sei.
 Chi aveva scelto quell'orario assurdo? Ma, soprattutto, come faccio a essere sempre in ritardo? Non ho tempo da perdere, perciò mi alzo dal letto e saltello su una sola gamba, cercando di slegare le lenzuola, che si sono legate intorno alla caviglia dell'altra.
Dopo essermi liberata del malefico lenzuolo, inizio a cercare a tentoni la mia divisa da auror nella stanza completamente buia. La sera prima sono tornata esausta da lavoro e non ho fatto caso a dove avevo buttavo le cose. Come se non bastasse, poi, non riesco a trovare nemmeno la mia bacchetta! Maledizione, arriverò di sicuro in ritardo, se continuo di questo passo. Finalmente trovo la bacchetta e, con essa, la divisa, che si era mimetizzata con le coperte.
Mi fiondo fuori dalla stanza e vado in cucina, dove afferro un pezzo di torta di mia madre. Santa donna, se non fosse per lei e i manicaretti che mi manda regolarmente ogni martedì, vivrei solo ditake away o di aria, come le piante.
Ingurgito il pezzo e, saltellando, mi dirigo verso il bagno, cercando al contempo di infilare una gamba nella divisa.
 Quando ci riesco, m’infilo fino alla vita la parte inferiore, mi levo la maglietta nera logora che utilizzo come pigiama, la lancio senza guardare nella vasca e afferro un reggiseno che, non so bene perché, è lì.
 Mentre mi lavo con foga i denti, m’infilo anche la parte superiore della divisa, che chiudo tirando su la zip fin sotto il mento. Dopo essermi sciacquata la bocca e la faccia, mi dirigo verso il salotto, dove si trova il camino. Mi fermo un attimo in corridoio dove c'è uno specchio e con sguardo truce osservo la mia immagine riflessa, poi l'occhio mi cade su altri due oggetti: il calendario e il plico di lettere sotto di esso.
Il primo, nel giorno 25 ottobre, in altre parole oggi, è contrassegnato da un post-it, che mi ricorda che alle 4,30 ho una visita medica. Ormai è diventata un abitudine per me andare dal dottore e sentire discorsi deprimenti, ma poi guardo le lettere e penso che stasera, dopo aver bevuto un bicchiere di Whiskey Incendiario, le brucerò nel fuoco scoppiettante e festeggerò le due vittorie ottenute.
 Mi metto allegra gli stivali, rigorosamente neri, come la divisa e con fare baldanzoso afferro un po' di polvere, m’infilo nel camino e, con voce forte, urlo: - Ministero della magia, sezione H, auror! – e, nel frattempo, la lancio.
 Arrivo nella stanza delle riunioni alle cinque e cinquantacinque minuti e ventotto secondi. Un record per i miei standard, tanto che sono diversi i colleghi che si voltano stupiti quando entro nella stanza. Anche mio padre mi guarda sconvolto: che uomo di poca fede! Mi siedo tranquillamente vicino al mio amico Jack, che mi fissa intensamente per qualche secondo, poi, con sguardo perplesso e la voce divertita mi dice: - Che ne hai fatto della mia amica Lily? Sputa il rospo, lei non è mai in orario!-
Per tutta risposta gli tiro un pugno sulla spalla e ci mettiamo a ridere sommessamente insieme. Alle sei vedo alzarsi Harry Potter dalla sua seggiola al centro del tavolo. Tutti ci zittiamo.
- Oggi è un grande giorno, finalmente cattureremo questo pazzo. Sappiamo che è nascosto in una grotta della montagna che porta il nome di Blea Rigg. Essa ha una sola entrata, ma dalle nostre fonti sappiamo che lui e i suoi scagnozzi hanno creato altre due uscite. Di conseguenza, ci divideremo in tre gruppi: io, Franklin, Joshua, Elisabhet e Mark entreremo dalla porta dall'entrata. Il gruppo formato, invece, da Ron, Johnny, Trudi e Millicent accederà da ovest. Teddy, Jack e Lily, invece, s’introdurranno da est. Ricordatevi di bloccare le uscite, nessuno di loro dovrà poterlo fare. Sono stato chiaro? -
 - Sì! - l'urlo rimbomba nella stanza per qualche minuto.
 - Allora andiamo. -
 Tutti ci smaterializziamo nello stesso momento presso la base della montagna, il capo dà le ultime istruzioni e, mentre compie un incantesimo per evitare le smaterializzazioni, io guardo tutti i presenti, dal primo all'ultimo. Per me, questo gruppo è come una seconda famiglia, anche se è un po' più spericolata della prima. Tutti, qui, siamo disposti a morire l'uno per l'altro, ognuno di noi affiderebbe la propria vita e quella dei propri cari all'altro.
Ci dividiamo nei gruppi e, con un silenzioso sguardo, ci abbracciamo tutti, poi, con passi felpati, ci dirigiamo nelle varie postazioni. Mentre aspettiamo il segnale convenuto, Teddy ci guarda intensamente e dice: - Io aprirò la fila, mentre tu, Lily, la chiuderai. Ricordati di fare l'incantesimo per bloccare qualsiasi tentativo di fuga di quei vermi-.
 Ho appena avuto il tempo di annuire, che sentiamo il segnale; rimaniamo qualche secondo fermi con le bacchette strette tra le mani, finché non udiamo dei passi concitati. Dall'apertura escono cinque uomini, che non hanno nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo, perché li schiantiamo e li leghiamo alla roccia, incoscienti. Afferro le loro bacchette, le spezzo e le lancio giù dalla montagna.
 Con un cenno della testa, Teddy entra nella caverna, seguito da Jack, mentre io chiudo la fila. Entrata nel loro covo, mi volto verso l'entrata da cui ci siamo introdotti e, con un incantesimo non verbale, blocco qualsiasi tentativo di fuga, avviandomi verso il rumore di duelli, insulti e grida.
 Percorro il piccolo tunnel e giungo in un enorme spiazzo, dove si sta compiendo una vera e propria battaglia e, senza pensarci neanche un secondo, mi butto nella mischia. Schianto, disarmo, lancio incantesimi per attaccare e difendere. Un piccolo omino si pone di fronte a me e con un ghigno malefico inizia a lanciarmi Cruciatus, ma io li paro tutti e, quando sta per rialzare il braccio per lanciare un altro incantesimo, urlo: - Incarceramus! - L'omino viene attanagliato da diverse catene ed io lo appendo come un salame al soffitto.
Paro altri schiantesimi che giungono nella mia direzione. Un ragazzo comparso dal nulla, però, mi disarma, allora gli afferro il braccio, la bacchetta cade e, io, per sbaglio, la rompo. Spezzo il braccio del mio assalitore e, con una gomitata alla base del collo, lo mando nel mondo dei sogni. Sto cercando la mia bacchetta, quando alzo lo sguardo e lo vedo.
Quel folle, alto e dinoccolato, con un sorriso sia sulla bocca, sia negli occhi che riflette tutta la sua pazzia. Alza il braccio e schianta senza problemi Jack, il mio caro amico che per me è come un fratello, che sbatte la testa contro la parete opposta. Aspetto che si rialzi e che torni a combattere con un sorriso omicida sulla bocca come fa sempre, ma non lo fa e dalla sua tempia vedo fuoriuscire del sangue.
 Tanto sangue.
Non ci vedo più dalla rabbia. Mi voltò verso Isahaia, ma lui non c'è più, allora lo cerco con sguardo febbrile e dopo pochi secondi lo trovo alle spalle di mio padre, a qualche metro di distanza. Con lentezza alza il braccio per scagliare un incantesimo mortale.
 Non penso, reagisco. Corro nella lorodirezione.
Mentre lo faccio, vedo passarmi davanti agli occhi tutta la vita, tutte le pazzie che ho combinato da piccola, tutte le risse tra cugini cui ho preso parte, tutte le persone a me care. Mi metto in mezzo fra loro due, apro le braccia e, con sguardo sereno, guardo in faccia il mio assassino.
 Nessuno della mia famiglia morirà di nuovo a causa sua, nessuno che amo deve morire, non lo permetterò. Vedo Isahaia ghignare e dire, con voce tranquilla: - Et cum vix parvam stillam mortis.*– . Poco prima di essere colpita da quel raggio bianco, nero e oro, immagino il viso della persona che amo di più al mondo, quella di cui sono innamorata da anni, se non da sempre, quella cui non sonoriuscita a dichiarare il mio amore, un po' per orgoglio, un po' perché avevo paura di essere rifiutata.
 Con un sussurro mormoro: - Scorpius, ti amo. - Vengo colpita in pieno petto e, da questo scontro, sento fuoriuscire dal mio cuore un'onda di forza che va ad avvolgere tutte le persone che amo lì presenti come una sorta di protezione.
 Sento un dolore lanciante al petto, dove sono stata colpita, e non riesco a trattenermi, un urlo straziante mi esce dalla bocca.
 Cado sulle ginocchia e mi accascio al suolo. Il mio respiro si fa sempre più pesante e spezzato, la mia vista offuscata e percepisco solo del gran trambusto intorno a me.
 Sento delle mani grandi e calde afferrarmi, voltarmi e accogliermi in un abbraccio. Con la vista ancora offuscata intravedo solo un viso e dei capelli neri scompigliati.
- Non mi lasciare, Lily, ti prego, non mi lasciare. Resisti, Lily. Parlami, dimmi qualcosa, qualunque cosa, maledizione! - la voce disperata di mio padre mi arriva alle orecchie, come se fosse lontano e non accanto a me.
- Jack... è vivo? - riesco a biascicare in qualche modo.
- O, per le mutande di Merlino, ha parlato – disse, rivolto a qualcuno che non riuscivo a scorgere – Sì, sta bene, ha solo una ferita alla testa, ma starà presto meglio. Ti portiamo al San Mugo. Starai meglio, te lo prometto. -
- No! Non voglio essere salvata. - dico allarmata, mentre la mia vista torna a essere nitida e, con essa, anche il dolore lancinante al petto.
- C-cosa? Lily, cosa stai dicendo? -
- Non voglio soffrire, lasciatemi morire. Vi prego, lasciatemi morire come desidero. - il mio respiro si fa più pesante, le lacrime mi bruciano gli occhi - Vi prego.-
- Non ti lascerò morire, Lily. Non lo permetterò! - Il mio corpo si fa più pesante, non sento più neanche la mano, stretta convulsamente da mio padre, perché la mia vista torna a offuscarsi e il mio respiro si fa praticamente inesistente.
Due donne, due giovani donne con il nome Lily Potter hanno sacrificato la loro vita per quella di altri. Il destino ha proprio uno strano senso dell'umorismo.
Non provo più dolore, sento solo dei rumori distanti.
Riesco solo a sussurrare ancora un -Vi prego - prima che il buio, il caldo e rassicurante buio, mi avvolga.


Nda
 * il sussurro della morte Ciao a tutti!
 Ecco a voi una nuova LilyxScorpius che stiamo facendo insieme: LilyRoseWeasley96 e Rosa di vetro.
La storia come avete capito è ambientata dopo Hogwarts, quando i nostri eroi sono già grandi...
Questa Long non sarà molto lunga ma solo di 5 capitoli: ogni capitolo sarà dal punto di vista di un protagonista diverso. Speriamo che vi piaccia e che c'è lo facciate sapere.
 Come sempre ringraziamo chi legge, segue, ricorda e chi recensisce. ringrazio anche la nostra betareader che ci aiuta e ci segnala gli errori: lady viviana
 un bacione
Rosa e LilyRose

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Capitolo 2
*** E poi soffoco tra verità e dolore ***


                          E poi soffoco tra verità e dolore  

- Ginny, amore, chiama subito i ragazzi e venite al San Mugo, abbiamo avuto un incidente. Lily è stata colpita. - il patronus di Harry è scomparso mentre la stanza da letto torna al buio. Con il respiro affannato, faccio leva con le mani per alzarmi dal letto. Sono troppo confusa, troppo preoccupata per poter formulare un pensiero coerente. 
Raggiungo l'armadio con passo veloce, mi vesto. Agito la bacchetta e poi dopo aver mandato il mio patronus a James e Albus, mi smaterializzo mentre ancora in testa risento le parole di mio marito che si ripetono all'infinito, come se fossero state messe in replay.


È strano come tutto il tuo mondo possa in pochi minuti crollare.
Io, Albus Severus Potter, continuo a guardare il patronus a forma di cavallo di mia madre, il quale si dissolve lentamente.
Il rumore di vetro rotto mi riscuote dalla stato di shock in cui sono caduto, guardo ai miei piedi e vedo le provette che poco prima tenevo in mano frantumate per terra. A passi incerti mi avvicino al muro, per poi afflosciarmi per terra. Le orecchie mi fischiano, la vista mi si annebbia e il mio corpo pian piano diventa più freddo. 
Sento delle mani forti scuotermi, ma il dolore che provo mi avvolge come se fossi in una bolla. Alzo lo sguardo e incontro il viso del mio migliore amico: Scoprius Hymperion Malfoy. Mi sta parlando, mi strattona, cerca di farmi reagire ma il dolore, il desiderio di non credere alle parole di mia madre mi avvolge stretta per non farmi muovere.
-Lily è ricoverata d'urgenza al San Mugo.- queste parole mi escono dalla bocca senza che io possa fare nulla. Con esse però arriva la consapevolezza e lo strazio interiore che stavo cercando di evitare.
Mi perdo nello sguardo di Scorpius che diversamente dal mio sta urlando dal dolore. 
Anche il suo mondo è crollato.
Mi afferra le mani e ci smaterializziamo.

- James scendi subito - la voce del mister giunge alle mie orecchie e senza farmi attendere plano, fino a raggiungere in volo il bordo. Scendo dalla scopa e mentre poso cautamente la scopa, mi passo una mano tra i capelli per sistemarmeli. Mi avvicino all'uomo che mi attende impaziente in panchina. 
- Mister. - lo saluto in segno di rispetto. Stranamente il coach mi sembra nervoso e la cosa mi preoccupa. Il mister non é solito comportarsi così, è una delle persone più calme che io conosca.
- James, tua madre mi ha mandato un patronus per informarti che...- fa una pausa non sapendo come esprimersi.
- É successo qualcosa a papà? - chiedo preoccupato. Al suo dissenso mi rilasso.
Ma subito dopo torno in allerta.
- Allora chi? - chiedo con i nervi a fior di pelle. 
- Lily - dice in un sussurro.
Mi sento gelare. La mia Lily...Lily!!



(JACK) Mi siedo con riluttanza su una di quelle maledette seggioline di plastica che occupano il lato destro del corridoio e inizio ad osservare quello che sta succedendo intorno a me. Noto gente che piange, che urla per il dolore, che corre per soccorrere i feriti, oppure persone che guardano la scena come me. 
Osserviamo quello che succede come se fossimo solo degli spettatori, come se niente ci sfiorasse di quella tragedia. 
Sento ancora il sangue caldo che scorre giù dalla mia tempia, ma non me ne preoccupo. 
Io guardo, io osservo, io penso e rivivo quegli attimi orrendi. Rivedo gli occhi color cioccolato della mia amica, della mia compagna di avventure, della mia partner di lavoro, della mia Lily che urlano un grido silenzioso prima che io svenga. Poi quando li ho riaperti ho visto il suo corpo quasi senza vita e ho sentito solo quelle poche parole che mi hanno spezzato il cuore, che mi hanno lacerato dentro:"Lasciatemi morire, vi prego.."
Ho la testa fra le mani e quando alzo leggermente gli occhi vedo due lunghe gambe avvolte da stretti pantaloni neri di fronte a me. Alzo ancora di più lo sguardo e comprendo che i pantaloni fanno parte di una divisa, i miei occhi salgono ancora di più fino a giungere a due occhi bicolore, uno grigio l'altro verde che mi osservano curiosi. 
La ragazza dai neri capelli ricci si abbassa alla mia altezza e mi osserva. 
Io spazientito sbotto: - Che vuoi Trudi? -
- Volevo sapere come stavi. - mi risponde per niente turbata dal mio tono duro.
- Ora che hai constatato che sono vivo puoi andare.-
- È vero, Jack, sei vivo ma non stai bene. Non ti sei fatto nemmeno curare la ferita che hai sulla testa, ma quanto sei scemo? -
- O mamma mia che rottura che sei, tra un po' vado a farmi curare. -
- No, adesso! - replica perentoria.
- Non mi puoi costringere.-
Con fare noncurante si guarda le unghie, poi sollevando lo sguardo su di me le si forma un sorriso diabolico e dice tranquillamente: - Eccome se posso costringerti, tu puoi scegliere se con le buone o con le cattive.-
Per tutta risposta mi stravacco sulla scomodissima seggiola, spalanco le gambe e appoggio le braccia sugli schienali delle seggiole vicino alla mia e con voce sorniona dico:- Fai del tuo peggio. -
Mi osserva per qualche secondo poi si abbassa lentamente, afferra una valigetta nera con dentro tutto quello che serve per curare una ferita e l'appoggia vicino a me. Poi senza che io abbia il tempo di reagire si siede a cavalcioni su di me, afferra le mie mani e le lega fra loro. Mentre cerco di divincolarmi dalle sue gambe, che maledizione hanno una presa di acciaio sulla mia vita, sento una voce profonda e divertita dire: - Ragazzi! Ma cosa state facendo? Vi pare il luogo? - 
Dietro le spalle di Trudi vedo la figura imponente di Johnny che se la ghigna a mie spese.
- Aiutami, Trudi mi vuole stuprare! - 
Sento la pressione sulla mia vita aumentare causandomi un forte dolore sull'anca destra, sulla quale a quanto pare ho un livido. Mentre afferra una strana boccetta con all'interno della polvere rosata afferma decisa rivolta a Johnny: - Non lo sto stuprando, sto cercando di curarlo.- poi si avvicina al mio orecchio e mi sussurra - E se mi volessi approfittare di te, ne saresti contento te l'assicuro. - detto questo mi soffia nell'orecchio e quel gesto mi provoca un brivido lungo la schiena. 
Afferrata la boccetta, la stappa e ne versa il contenuto sulla mia ferita che inizia a bruciare.
- Per tutte le pluffe, Trudi, brucia da morire! - sbotto strofinandomi gli occhi poiché un po' di quella maledetta polvere mi è finita nelle pupille.
- Oh che lagna che sei, Jack! Neanche mio nipote di cinque anni di lamenta così.- borbotta divertito Johnny che nel mentre si è seduto al posto della borsa dei medicinali che ora tiene in bilico sulle ginocchia. Noto anche che sopra la borsa ha appoggiato tre ampolle, due piccole e una grande, contenenti uno strano liquido nero-blu. Mentre Trudi mi sta fasciando la ferita sulla testa chiedo con fare sospettoso: - Cosa sono quelle ampolle? -
- Eh?- mi chiede stupito Johnny, poi notando cosa sto guardando esclama -Ah! Sono delle medicine. - 
- E per chi sono queste medicine? -
- Per noi, mi pare ovvio. - 
Guardo con fare circospetto sia le medicine che Johnny. Quando ha finito di fasciarmi e di pulirmi dal sangue secco, Trudi afferra una delle ampolline piccole, la stappa e un odore di uovo marcio misto a putrefazione mi giunge alle narici. 
- Eeeeeh che puzza! - sbotto.
Trudi per tutta risposta alza gli occhi al cielo e lo beve tutto di un fiato. 
Dopo averla bevuta, schiocca la lingua e fa un'espressione disgustata e la stessa cosa fa Johnny, che siano in realtà fratelli separati dalla nascita?
Mentre mi chiedo se tra loro ci sia una qualche parentela di sangue, mi accorgo che entrambi mi stanno fissando. Poi con voce tranquilla Trudi mi dice: - Ora tocca a te. -
- Cosa? - guardo tutti e due di traverso poi mi accorgo che è rimasta l'ampolla più grande.-Come, come? Che storia è questa?! Perché io mi devo ingurgitare l'ampolla grande? Ve lo sognate che io beva quell'intruglio! -
- Eddai Jack non fare il bambino. Noi l'abbiamo bevuta per precauzione, ma tu sei ferito. Ti serve! - borbotta Trudi mentre stappa l'ampolla e cerca di avvicinarla alle mie labbra.
- Manco morto! - sbotto io a denti stretti.
Passiamo almeno cinque minuti buoni in questa specie lotta dove Trudi cerca di farmi bere la pozione mentre io la schivo spostando la testa manco fossi Piton davanti a un flacone di shampoo. Dopo un po' spazientita Trudi sbuffa e dice rivolta a Johnny che osservava la scena divertito: - Aiutami se no qui facciamo notte! - 
Ridacchiando dice: - D'accordo - poi afferra la mia testa in una morsa salda e la fa inclinare all'indietro costringendomi a socchiudere la bocca e in quella frazione di secondo Trudi mi versa nella gola tutta l'orrenda medicina, fino all'ultima goccia. Tossisco e mi libero delle mani di Johnny che ora non tengono la mia testa in una morsa così stretta. Guardo in cagnesco entrambi e sbraito: - Ma mi volevate uccidere? Mi stavo per strozzare! - 
- Naaaah, se ti avessimo voluto morto avremmo fatto di peggio. - dice divertita Trudi - Bene con te abbiamo finito. - Mentre afferma questo si alza, poi mentre fa scrocchiare la schiena nota una nostra compagna e inizia a dire: 
- Ehi ma quella è Millecent e non si è ancora fatta curare! Ehi Millicent - sbraita nella sua direzione e contemporaneamente le si avvicina con passo baldanzoso - Millicent cara perché non ti sei ancora fatta controllare? - 
- Ma come fa ad avere tutta questa energia? - chiedo rivolto a Johnny che a sua volta si è alzato e cerca di chiudere la valigetta dei medicinali.
- Non lo so, ma sono sicuro che se Lily fosse sveglia farebbe la stessa cosa. Sono molto simili sotto questo aspetto quelle due. - con voce più seria poi sussurra - Jack non ti abbattere, ce la farà, Lily è una combattente nata.- 
Abbasso lo sguardo non sapendo cosa dire e vedo le mie mani legate, allora rialzo lo sguardo per chiedere se me le può slegare e noto che è sparito. 
Chiudo gli occhi e penso che sì Lily si sarebbe comportata nello stesso modo di Trudi, facendo forse anche più casino. 
Non cederò.
Mi alzo risoluto dalla sedia e inizio la ricerca di qualcuno che mi possa liberare da quei lacci che mi ha messo quella folle.
No, non mollerò e non perderò la speranza. Lily è troppo ostinata per morire. 
Vivrà, ne sono sicuro.


( HARRY POTTER) Mi guardo attorno ancora niente, c'è un grande silenzio e questo non ha senso dato che Trudi, Johnny e Jack sembrano parlare con voce molto alta del normale. 
Mi fermo un po' e mi guardo attorno, ancora niente solo un odioso ronzio nelle orecchie e il silenzio assoluto. Guardo per l'ennesima volta la porta  della stanza operatoria e sospiro. Era passata una lunghissima ora, miseriaccia!!!
Da quando abbiamo portato Lily al San mugo è passata un ora 25 minuti e 31 anzi 32 secondi e ancora quell'odiosa porta a due ante è chiusa. La cosa sta diventando a dir poco ridicola!! Un semplice incantesimo,  capisco che è sempre un incantesimo e la magia può essere molto pericolosa ma grazie a Dio non è una maledizione senza perdono e noi siamo maghi, per Merlino !! Non dovremmo sprecare tanto tempo per somministrare una semplice pozione. A meno che ci sia qualcosa sotto, a meno che Lily non sia in pericolo di vita. Forse non dovrei ma non riesco a non pensare alle cose negative d'altronde stiamo parlando della mia dolce principessa e di un membro di grande valore per il corpo auror.  
Perché ci mettono tanto? Perché continuano ad entrare e uscire medi maghi e infermiere senza mai rivolgermi la parola? Sono stufo per Merlino! Sono o non sono Harry Potter? E poi dove diavolo sono gli altri, ci vuole così tanto per smaterializzarsi qua dentro?! 
- Capo - alzo lo sguardo verso la giovane Whorol e noto la preoccupazione trapelate dai suoi occhi bicolore. La guardo sorpreso e poi mi viene quasi da ridere. Non c'è niente da ridere mi ripeto nella mia testa mentre combatto contro la voglia di mettermi a ridere proprio lì, in quel momento mentre la mia unica figlia è forse sul letto di morte, mentre i miei cari figli sono alle prese di uno stupido ritardo inappropriato soprattutto in questo momento e dinanzi al mio corpo auror che mi guarda. 
Sospiro - Che succede Trudi? - 
- Volevo informarla che stanno tutti bene, mi sono occupata personalmente di somministrare loro le cure adatte. Manca solo lei signore -  dice guardando la mia espressione attentamente e ponendomi una boccetta con un liquido bluastro. 
Non mi fermo molto ad osservarlo tolgo il tappo e lo butto giù tutto di un colpo e sento quella sostanza viscida e disgustosa scendermi per la gola e una smorfia di disgusto spunta nella mia bocca senza che io ne possa fare meno. 
Le porgo la boccetta vuota - Questo è tutto, signorina Whorol? - chedo stanco. 
- A dire il vero signore c'è del altro -
Sbuffo spazientito - Dimmi!- 
- Riguardo il prigioniero signore, i ragazzi si stanno chiedendo cosa devono farne di lui.-
- Ti sembra il momento Trudi? Mia figlia sta morendo!- la mia voce seccata la fa sobbalzare.  
Mi alzo e mi dirigo verso la porta d'uscita e passandole accanto sussurro uno scusa e un mi dispiace, poi esco senza aspettare altro. 
Il San Mugo, che posto odioso, con questo suo odore di ammoniaca, detersivo e morte. I muri sono sempre tutti uguali: bianchi, freddi e spogli di qualunque cosa, fanno venire la pelle d'oca. 
E poi tutti quei corridoi fanno venire un groppo allo stomaco grande quanto un'uragano spinato mentre la disperazione si fa strada nei cuori della gente. 
- Papà- la voce di James arriva con un urlo disperato. 
James corre come se ne valesse della sua vita, corre come se niente avesse importanza e mi sento soffocare ancora di più. Non ho mai visto mio figlio così. Mi si spezza il cuore vederlo così, venirmi incontro con quello sguardo disperato e preoccupato al tempo stesso. 
- James- lo stringo a me.
Si scioglie dall'abbraccio e mi guarda alternando uno a me è uno all'ingresso della porta. 
- Come sta lei ?- dice con voce rauca e con fiato corto a causa della corsa. 
- Non lo so! Continuano a tenerla nella sala operatoria da quando l'abbiamo portata e nessuno ci dice niente -  sbuffo spazientito guardando a mia volta un posto indeterminato mentre il mio battito aumenta attendendo la fatidica domanda.
- Che cosa è successo papà ?-
Sorrido tristemente. 
- Lily è stata colpita durante la missione-
Crack. 
Mi giro verso il rumore di materializzazione alla mia destra. 
Sono Albus e Scorpius. Li guardo, anche loro hanno uno sguardo spaesato, confuso e al tempo stesso preoccupato. E nonostante tutto il mio cuore si spezza di nuovo. Si avvicinano e mi guardano e poi guardano James. 
- Che cosa è successo a Lily?Come è successo? Papà spiegaci!- dice alternando lo sguardo a me e al fratello con la tensione che sta crescendo dentro i suoi occhi e che si vede in tutti i suoi gesti.
- Al, è successo tutto troppo velocemente, io...-
Un altro crack interrompe nuovamente il mio discorso e di colpo due braccia mi saltano addosso mentre una folta e rossa chioma mi sbatte contro il viso diffondendo nell'aria un odore di menta e di girasoli. 
- Ginny calmati amore- la stringo a me accarezzandole la schiena e i capelli rossi, cercando di calmare il pianto disperato di una madre di fronte al figlio ferito e sofferente.
- Che cosa è successo alla mia Luna, Harry? - dice tra un singhiozzo e l'altro mentre io le asciugo le lacrime che le scendevano sulle guance arrossate. Le bacio la fronte e le accarezzo i capelli ramati calmandola e mentre seguo  delle linee immaginarie con le dita sul suo braccio inizio a parlare - È successo tutto di fretta io ero di spalle e combattevo con due dei suoi uomini e mentre n'è schiantavo uno ho visto Jack che veniva schiantato. Ancor prima di poter andare da lui ho sentito Isahaia inviare una maledizione contro di me. Lily si è frapposta e la presa al mio posto- sospiro mentre sposto il mio sguardo dal braccio di Ginny hai suoi occhi nocciola e li vedo inumidirsi. Sposto ancora lo sguardo e vedo Al che tiene una mano poggiata sulla spalla di Scorpius per farsi forza mentre boccheggia con i occhi spalancati, sposto ancora lo sguardo e vedo James nelle stesse condizioni di Al tranne per la mano che gli ricade lungo i fianchi come un macigno. 
Chiudo gli occhi e cerco di trovare la forza di andare avanti, ma mi chiedo fino a quando la riuscirò a trattenere. In fondo sono diventato vecchio, forse non quanto i genitori di Ginny e neanche quanto Silente quando è morto, ma ormai ho una certa età, forse tutto ciò che ho passato nella vita non mi ha giovato, ne mi ha ringiovanito. Forse è questa la fregatura di essere un eroe o un auror. 
- Signor Potter! Signore! - Johnny arriva con passo svelto verso di noi è si ferma a osservarci e poi incrocia il mio sguardo - L'infermiera e il medi mago la stanno cercando sono appena usciti dalla sala operatoria - 
Sbarro gli occhi e senza aspettare altro mi dirigo verso la sala d'aspetto pensando che la cosa più stupida che potevano fare i nuovi padroni del San mugo era quella di mettere incantesimi di protezioni attorno alla struttura. 
Ridicolo! Come se questo servisse a qualcosa, oltre a far perdere tempo a chi del tempo da perdere non ha. 
Arrivo a destinazione e trovo tutto come lo lasciato prima: il gruppo di auror seduti sulle seggiole di plastiche, il portone bianco a due ante chiuso, l'unica differenza è che vicino alla porte si è creato un gruppo formato da un uomo e due donne che parlottano sottovoce con l'aria preoccupata. Il primo dal camicione bianco che porta sembra un medi mago le altre due invece per logica sono infermiere. L'uomo alza lo sguardo e appena incontra il mio si gira verso le due infermiere e sussurra loro qualcosa prima di avvicinarsi a me con passo svelto. 
Lo guardo arrivare, è un uomo dalla carnagione chiara a tratti abbronzata e gli occhi di una tonalità di blu scuro che sembra nero. 
- Signor Potter la stavamo cercando- esclama con voce calma.
Ignoro l'affermazione e chiedo senza giri di parole con voce calma a mia volta - Come sta mia figlia?.- 
È strano come può la mia voceessere così calma quando dentro di me sento scatenarsi l'inferno. Qualche anno prima probabilmente non sarei riuscito a trattenermi e di sicuro avrei fatto qualche sciocchezza ma ora dopo tutto questi anni di pratica come auror sono cambiato tanto. 
- Purtroppo signor Potter devo darle brutte notizie!- dice ancora con voce 
impropriamente calma senza rendersi conto di aver innescato una bomba. La quale sta facendo il conto al rovescio per esplodere mentre tutti la guardano senza avere il minimo coraggio di fare qualcosa o di reagire.
- Che...che cos'ha ?- dice James da dietro di me con voce rauca e bassa quasi un sussurro impercettibile ma non in questo caso in cui la sala è dannatamente silenziosa come quando si è prossimi ad una catastrofe e nessuno osa fiatare. 
- Magia oscura! - dice il medico guardando dritto verso James come se quelle parole rispondessero alla sua domanda. 
- Che cos'ha?- questa volta le parole sono uscite dalla mia bocca dando sfogo hai miei pensieri. 
Mi guarda e io alzo un sopracciglio, sospira e nei suoi occhi leggo compassione, il mio sguardo si indurisce e mi estraneo da qualunque sentimento, mentre dentro ribollo di rabbia. Come osa, quell'uomo provare compassione! Come osa!
- Che cos'ha ? - ripeto, ormai nemmeno io riesco a riconoscere la mia voce.  
- L'incantesimo ha peggiorato la sua condizione! - guarda prima me e pian piano anche gli altri, ma vedendo la confusione negli loro occhi aggiunge - La magia oscura ha avuto una reazione involontaria con la malattia di Lily aggravandola di più.- 
Trattengo il respiro e poggio una mano sul muro mentre cerco con tutto me stesso di calmarmi. Lei vivrà mi dico, dove vivere. E tutta colpa mia e solo colpa mia. 
- Di che malattia sta parlando? - questa volta la voce non mi è molto familiare quindi per capirne l'origine  ruoto leggermente gli occhi verso il rumore e vedo il giovane Scorpius Malfoy. 
I Malfoy sono cambiati da quando è finita la guerra, ed è anche per questo che poi due anni dopo la pace durante il giudizio dei ex mangia morte ho preso le difese di Draco. Suo figlio è una persona in gamba l'ho capito subito quando Albus l'ha portato a casa per presentarcelo come suo nuovo miglior amico, ho visto subito in lui un gran persona. 
- Non ne sapete nulla? - mi ridesta la voce stupita del medi mago che incredulo comincia a guardare prima l'uno e poi l'altro . 
- Illuminaci!- sbotta Scorpius con voce seria. 
- No, mi dispiace non possiamo rivelare le condizioni dei nostri pazienti se essi non ne hanno fatto parola nonostante ne siano completamente coscienti. Andrebbe contro le leggi della privacy. - non conclude la frase che già si ritrova le mie mani addosso mentre lo sbatto con violenza al muro. Lo sento gemere, ma non lo lascio andare. Stringo ancora di più la presa sulla cravatta - se fossi in te non giocherei con la mia pazienza, perché la perderò con molta più facilità del solito e credimi se ti dico che se la perdessi per una volta ne sarei molto felice e soddisfatto. Ma sono sicuro che tu non voglia farti una ricostruzione facciale, vero?- inclino la testa di lato mentre con voce minacciosa e con sguardo omicida lo invito a parlare. 
- Io...io non posso!- farfuglia lui con voce tremolante - Andrei contro le leggi-
-  Bene dato che tu continui a non capire e io non ho tempo da perdere, vai a chiamami il tuo capo, voglio parlare con lui della questione,immediatamente - dico con voce che mette i brividi mentre lascio la presa su di lui. 
Mente lo guardo dirigersi verso un corridoio a destra sento Jack dire a Johnny - Ricordami di non far arrabbiare mai il capo- . 
Non ci bado molto, non è il momento, mi dirigo a sedere in una seggiola di plastica di fronte  al corridoio mentre sento lo sguardo di tutti puntato su di me. Non mi interessa, a costo di sapere che cosa ha mi figlia, andrei a parlare personalmente anche con Merlino. Guardo un punto indeterminato della finestra, in fondo è una bella giornata se solo fosse andato tutto secondo i piani ora saremmo in qualche buon ristorante a festeggiare la cattura di uno dei più temuti criminali da circa due anni a questa parte.
Continuo a guardare il cielo leggermente nuvoloso quando comincio a sentire un leggero borbottio diffondersi in sala allora intuisco l'arrivo di due uomini, d'istinto mi alzo e punto gli occhi in quelli del nuovo arrivato: capelli lisci color biondo cenere gli cadono sulla fronte e occhi di un marrone chiaro cremisi mi osservano.
Comincia lui - Peter mi ha detto che mi voleva parlare e...- comincia guardando l'uomo che ha di fianco, ma io lo interrompo subito e senza degnare il presunto Peter dico:  - Voglio sapere che cos'ha mia figlia! - esclamo con voce calma. Fin troppo calma. Quel tipo di calma che urla stai attento da un momento all'altro si scatenerà l'inferno. 
- Signor Potter capisco che lei sia preoccupato ma...- lo interrompo nuovamente. 
- No, niente ma. Voglio sapere che cos'ha mia figlia, ora!- esclamo di nuovo ormai sto perdendo la pazienza.
- Signor Potter credo che Peter l'abbia già informata sul fatto che non possiamo dare informazioni riservate sui nostri pazienti- 
Scoppio a ridere e inclino la testa di lato - Forse non mi sono spiegato bene - mi avvicino di due passi. 
- Se non mi dice cosa ha mia figlia immediatamente non risponderò alle mie azioni e mi creda mettersi contro un come me che è provvisto di un intero corpo di auror non è il massimo- mi fermo un secondo per riprendere fiato e per indicare il gruppo di uomini che nel sentirsi chiamare in causa si alzano  e lo vedo impallidire - Ma mettersi contro di me che sono già con i nervi a fior di pelle non è un idea molto intelligente. Sarà un peccato ridurre un monumento appena ristrutturato in un cumulo di macerie, non trova anche lei ?- rispondo con voce fredda guardandomi a torno.
- Lo sa che questo si chiama ricatto, Potter ?- la voce che mi giunge dalle 
spalle mi fa voltare e un mezzo sorriso mi increspa le labbra.
- Papà - sento esclamare Scorpius. Mi giro, mi ero dimenticata della loro presenza. Sembrano distrutti. 
- Scorpius.- risponde Draco Malfoy a mo' di saluto e tornando a guardarmi divertito della scena che si era venuta a creare. Ma perché non dargli ragione infondo un auror che minaccia un medi mago non è qualcosa che si vede tutti i giorni. 
- Beh a questo punto non me ne può importare di meno come si chiama, Malfoy! Ma se vuoi sapere come si chiama possiamo sempre chiamare in causa Hermione!- 
Sposto leggermente lo sguardo verso l'uomo dai occhi nocciola è lo vedo impallidire a sentire questo nome. In fondo avere come migliore amica il ministro della magia non è poi tanto brutto e per una volta è bene sfruttarlo. 
- Va bene, va bene d'altronde la ragazza è in pericolo di vita a quanto ho capito e penso i genitori debbano saperne la causa- a quelle parole mi si gela il sangue nelle vene:"in fondo la ragazza è in pericolo di vita". - Sto aspettando!- dico con voce impassibile. 
- Peter illustra loro la situazione!- 
- Certo signore! - esclama poi mi guarda e comincia - la signorina Lilly Luna Potter a distanza di  un anno è stata portata qui da un un uomo che l'ha vista svenire, allora per controllare che cosa avesse abbiamo fatto un controllo. Abbiamo scoperto che aveva una ipertensione già nell'ultima fase. Così le abbiamo spiegato la sua condizione e che doveva fare al più presto un intervento molto pericoloso e che non doveva lavorare più come auror. Lei, però, ha rifiutato. Di conseguenza noi le abbiamo dato una pozione che da allora le viene somministrata ogni mese, purtroppo la malattia si è aggravata sempre di più e di certo il suo lavoro non migliorava la situazione quindi in lei aumentavano gli sintomi i quali: visioni alterate, svenimenti, mal di testa e insufficienza cardiaca. Con il tempo il suo cuore ha cominciato a gonfiarsi e la situazione ci é fuggita di mano in quanto la paziente non voleva assolutamente che nessuno lo venisse a sapere e men che meno voleva fare l'intervento. Scelta che ha fatto visto le poche possibilità, il 30%, di sopravvivenza. Due settimane fa, le abbiamo detto che il suo cuore non ce l'avrebbe fatta e che entro un mese le sue arterie sarebbero scopiate e il cuore si sarebbe fermato. Da allora Lily non si è più fatta vedere - si interrompe un po' e poi continua - La magia oscura non ha fatto altro che diminuire i tempi- conclude.
Mi sento morire e il mio cuore per la terza volta lo sento infrangerai contro il pavimento e rompersi in mille pezzi. E mi chiedo quante volte un cuore può uscirne distrutto e cominciare da capo. Sento un tonfo mentre Ginny cade in ginocchio con la mano sulla bocca a piangere. Vedo James, Albus e Scorpius andarle accanto e cercare di aiutarla. Vedo Jack mentre si agita e Johnny che cerca di calmarlo. Vedo Trudi che ormai davanti ai medi mago dice qualcosa riguardante "un crimine" qualcosa come "atto irresponsabile"  e altro come " è una cosa inaccettabile e che chiamerà in causa tutti i medi mago responsabili". 
Io però al contrario di tutti non reagisco osservo tutto come se tutto fosse un qualche stupido show e che di sicuro da un momento all'altro uscirà la mia principessa e con lei un gruppo con le telecamere in mano e dirà:"ci siete cascati, non vi sbarazzerete di me così facilmente." Allora io mi arrabbierò e le darò uno schiaffo perché se lo merita ma subito dopo me ne pentirò e la stringerò tra le mie braccia dicendole che non dovrà mai più fare una cosa del genere, mai più. 
Cerco più intensamente in ogni angolo della stanza le fantomatiche telecamere. Ci sono, ne sono sicuro, devo solo cercarle e trovarle. Ignoro i singhiozzi di Ginny e la voce dei miei figli che cercano di calmarlo e cerco.
Tic tac 
Sono sicuro che le troverò 
Tic tac 
Ma possibile che tutto sia vero? 
Tic tac
Lily non puoi lasciarmi solo. Tu non sei solo l'unica mia figlia sei anche l'unica cosa che mi fa sentire mia madre vicina. Lily mia principessa. Alzo lo sguardo. 
- Lei è morta?- chiedo, mentre il mio cuore accelera. Lo guardo negli occhi.
- No, è in coma. Era l'unico modo possibile per bloccare il processo-
Dice e leggo nei suoi occhi un sincero dispiacere. Perché nessuno augura neanche al suo peggiore nemico la morte di un figlio. 
Bip bip bip bip 
Un oggetto si materializza nel mio palmo aperto. Al tatto è liscia e sottile avvicino la mano verso il capo e guardo la busta bianca che tengo tra le mani. 
La giro e leggo il nome dell'emittente sgrano gli occhi. A piccoli caratteri vedo scritto : Lilian Luna Potter. Mi giro di scatto verso gli altri per dirglielo, ma noto che anche loro tengono una lettera e dal loro sguardo capisco che l'emittente è lo stesso. Mi siedo e apro la lettera.

Cari mamma e papà,
Vi scrivo per farvi sapere quanto vi voglio bene e quanto sono fiera di essere stata vostra figlia. 
Mamma, tu sei la persona più incredibile di questo mondo. 
Sei forte e bella, sei come un tornado e, al tempo stesso, un venticello.
Sei un uragano, che assorbe e attira tutto ciò che incontra, qualcosa che nessuno può ignorare, o non apprezzare. Influenzi tutti e riesce a portare allegria ovunque vai. Sei come un venticello di primavera che passa leggero, che ti fa sentire bene, sei leale e fedele, sei sempre stato un punto fermo nella mia vita. Grazia, mamma ti voglio un mondo di bene. Abbi cura di tutti, te li affido.
Papà, non so che dirti, essere la figlia di Harry Potter è stato un qualcosa di unico e bellissimo. Inutile dirti quanto ti voglio bene e quanto sei stato bravo con me, Jamie e Albus. Ti sei preso cura di noi senza mai stancarti, volendoci bene per quello che siamo veramente e aiutandoci a essere noi stessi. 
Essere tua figlia è stata la cosa più bella e, al tempo stesso, la più difficile che mi sia successa, perché ho dovuto impegnarmi molto, per non essere solo vista da tutti come la figlia di Harry Potter, o la sorella del grande cercatore della Gran Bretagna, James Sirius Potter, o la sorellina del nuovo pozionista prodigio dell'ultimo secolo, Albus Severus Potter, oppure ancora la figlia della grande Ginny Weasley in Potter, la più giovane giovane giornalista d'assalto che la Gazzetta del profeta abbia avuto. Ma c'è lo fatta! E mi sento felice, perché mi sono superata, papà, ora sono Lily Luna Potter, la più abile stratega tra gli auror. 
Sono fiera della mia vita e di tutto.
Grazie papà, grazie! Davvero tanto.
Vi voglio bene,
La vostra unica figlia, Lily Luna Potter.

Ps: mamma, papà, ricordate quella volta, tanti anni fa, quanto avete trovato la casa allagata e avete incolpato a James? Beh, non è stato lui ad allagare la casa e a bagnare i documenti di mamma, sono stata io. Ma non è stata colpa mia! 
Volevo lavarmi le mani, però, essendo troppo piccola, non sono riuscita a chiudere il rubinetto e ho avuto paura, così non ho detto niente. Mi dispiace tanto. A dire la verità, ho cercato più volte di confessarlo, però voi eravate troppo arrabbiati e io non volevo fare la fine di Lord Voldemort.
Ora, però, mi sono decisa a vuotare il sacco, tanto sarò così lontana che non potrete inseguirmi e, quando mi raggiungerete, l'arrabbiatura sarà passata. 
Almeno spero...

Mi alzo, tutti mi guardano, la mia destinazione è nota ma nessuno sembra voler dire qualcosa. Meglio così!
Entro con cautela chiudendo la porta alle mie spalle. I movimenti sono meccanici non rifletto prima di farli. I movimento sono estremamente lenti ma non me ne curo affatto. In certe occasioni alcune cose vanno in secondo piano rispetto ad altre. La mia principessa per ora è l'unica cosa importante, tutto il resto scende di grado d'importanza. I suoi capelli rossi sono l'unica cosa ancora viva. Mi si stringe il cuore. Il torace si alza e si abbassa lentamente segno inconfutabile della mia respirazione però mi sento soffocare lo stesso, come se fossi in apnea da ore, forse da quando quel dannato pazzo l'ha colpita. 


(GINNY) "Ha ipertensione già nell'ultima fase."
"Lily è stata colpita durante la missione"
"Il suo cuore a cominciato a gonfiarsi e la situazione ci é fuggita di mano in quanto la paziente non voleva assolutamente che nessuno lo venisse a sapere e men che meno voleva fare l'intervento."
L'acqua su di me ha un effetto benefico e calmante. 
Mi lavo più volte la faccia con l'acqua fredda. Uno, due, tre volte. Mi fermo e poggio le mani sul lavabo e mentre l'acqua scorre mi guardo allo specchio di fronte. Mi guardo ogni dettaglio dai capelli arancioni stile Weasley che ormai da tempo porto caschetto, alla pelle fine e chiara. Scruto con più attenzione il mio viso alcune tracce del tempo ci sono: i lineamenti ormai divenuti morbidi, le poche rughe che con il tempo si sono insediate nella fronte, tutte cose che  non hanno poco valore. Forse una sola cosa non è cambiata e quelli sono gli occhi nocciola della stessa tonalità che ha mia figlia. Non so se gli occhi invecchiando cambiano e non so nemmeno quali sono i loro possibili cambiamenti. Guardando però il riflesso dei miei occhi di una cosa sono sicura: la forza c'è ancora, forse sepolta tra i dolori, la disperazione e la paura ma c'è. Mi lavo nuovamente la faccia e poi prendo un po' di carta per asciugarmi il volto. 
Io non sono una qualunque! Io sono Ginevra Weasley in Potter, io sono la bambina che ha soli undici anni ha dovuto combattere contro un horcux. No, non sono una donna che crolla! Non l'ho fatto quando Harry mi ha lasciata, non l'ho fatto quando ero sola mentre l'amore della mia vita, mio fratello e la mia migliore amica erano in continuo pericolo e io non sapevo mai se erano vivi o morti. Non l'ho fatto quando ho visto Harry morto e poi risuscitato, e non l'ho fatto quando mio fratello è morto. E non lo farò di certo ora! 
Mia figlia non merita lacrime merita di più. Per mia figlia che nonostante tutto ha combattuto cosicché la sua famiglia non soffrisse, lei che sta combattendo ora in uno specie di limbo, ma sappi Lily che tua madre e con te, mia piccola Luna. Combatteremo insieme, amore.
Esco dal bagno delle donne del San Mugo e mi dirigo verso la porta in cui   un'ora prima mio marito era entrato.
Sono a due passi dalla porta quando il dottor Peter si frappone tra me e la porta e quindi tra me è mia figlia. 
- Non si può entrare!- afferma autoritario.
- Ah, capisco! Harry può entrare e io no. Credevo le leggi fossero uguali per tutti.- gli dico combattiva.
- È suo marito! Inoltre è un auror e suppongo lei abbia visto le sue condizioni. Non mi sembrava prudente farlo arrabbiare più del necessario.-
- Suppongo che lei non sappia perché Harry tra tutte abbia scelto proprio me? Io potrei fare di peggio. Non so se mi spiego- lo sento sbuffare mentre lo superò, apro la porta ed entro.
- Harry che fai?- gli chiedo avvicinandomi e guardandolo. È seduto per terra in ginocchio con la schiena verso la porta e gli occhi puntati sul lettino, mentre le mani racchiudono le piccole mani di nostra figlia in una stretta ferrea come se avesse paura che fuggisse.
- Non è bellissima, la nostra bambina?- risponde lui con tono pensieroso e con sguardo fermo sul suo viso come se si aspettasse che da un momento all'altro Lily si alzasse. 
- Certo che lo è- mi avvicino di più e poggio la mano sulla sua spalla per fargli forza.
Si gira e mi guarda negli occhi con i suoi occhi verdi che sembrano per ora quasi spenti.
- Non voglio che le succeda qualcosa- guarda di nuovo Lily e poi guarda me - È stata colpa mia, lei ha protetto me, l'incantesimo era destinato a me e lei si è frapposta. Si è sacrificata per me. È tutta colpa mia...- mi guarda negli occhi da cui riesco a percepire tutti i suoi sentimenti ed è come se qualcuno mi avesse inondata con un secchio di acqua fredda. Un unica e sola parola si forma nella mia mente ed è "egoista". È così che mi sento, perché io so quanto Harry soffra per la morte della madre e quanto si senta in colpa e ora sta succedendo la stessa cosa anche alla figlia che porta lo stesso nome.
-Non le succederà niente- gli dico con dolcezza.
- È in coma, Ginny! Hai sentito cosa ha detto, c'eri anche tu!!- esclama esasperato e al tempo stesso disperato. 
- C'ero, ho sentito quel che hanno detto. Ma loro non sanno chi é Lily, loro non la conoscono!! Tu pensi che Lily è tipo di arrendersi e guardare?-
Mi guarda e poi si volta a scrutare il pallido viso di sua figlia.
- Certo che no! -
- Bene allora Harry non fare così! Non disperare e combatti con me, amore! Combatti con me per salvarla o almeno per fare il possibile. Perché anche lei combatterà e sono sicura darà del filo da torcere anche alla morte in persona se quest'ultima ostacolerà il suo cammino.-
- Hai ragione tu, tesoro- si alza di nuovo con l'aria combattiva di sempre - Coraggio, non siamo qui per fare una tragedia greca, scusami!- mi guarda - Se non 

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Capitolo 3
*** Inciampando tra verità e ricordi ***


                                      Inciampando tra verità e ricordi  

Tic Tac.
Mi muovo sulla seggiola facendola cigolare.
Tic Tac.
Il mio tallone continua a picchiettare sul pavimento freddo.
Tic Tac.
Ho la testa fra le mani e ho un tremendo mal di testa.
Tic Tac. 
Sento mio fratello parlottare con il suo amico.
Tic Tac.
Vedo uscire dalla stanza di Lily mio padre e mia madre con una faccia distrutta come se una parte di loro fosse morta, ma con uno sguardo forte e le mani unite come se nulla li potesse abbattere.
Tic Tac.
Mi alzo di scatto dalla seggiola con l'intenzione di strappare quel maledetto orologio dal muro per farlo volare fuori dalla finestra, magari beccando quello stupido piccione che da mezz'ora continua a raschiare contro il vetro. 
Tic Tac.
Guardo attentamente le lancette che si muovono inesorabili, indicando il tempo che passa mentre Lily rimane lì, senza aprire i suoi meravigliosi occhi. 
Perché? Perché mi hai fatto questo? Perché non ti sei venuta a confidare con me, come facevi quando eravamo piccoli? 
Mille domande mi frullano per la testa e non capisco più nulla.
Tic.
Mi avvicino alla porta della sua stanza bianca come tutto il resto dell'ospedale. 
Afferro la maniglia e apro la porta, rimango qualche secondo sulla soglia a rimirare la scena poi decido di entrare. La camera è del medesimo colore di tutto l'ospedale, l'unica cosa che stona in tutto questo asettico bianco è lei, con i suoi improbabili capelli rosso sangue e quelle impertinenti lentiggini che gli coprono il suo nasino all'insù e le sue gote. Mi avvicino come se mi stesse chiamando a sé, ma ad ogni passo che faccio la mia rabbia aumenta sempre più. Le sono così vicino che potrei accarezzarle la guancia, ma non lo faccio. Non ci riesco.
Sembra che stia dormendo, non è collegata a macchinari che la fanno respirare o le introducono strani intrugli nelle vene. C'è solo lei con il suo leggero respiro, dovuto ad un incantesimo che le fa contrarre i polmoni, c'è solo lei con i suoi capelli e le sue lentiggini e io non riesco a starle accanto. C'è solo lei e uno schermo che riporta varie informazioni che io non riesco a capire, ma che sono importanti per la sua sopravvivenza.
Inizio a camminare per tutta la stanza, mi muovo come un animale in gabbia. Non capisco, perché? Perché hai voluto ferirmi così? 
Mi avvicino ai piedi del letto e stringo l'inferriata, la guardo e sento tutta la rabbia ribollire, la mia tristezza aumentare e il dolore all'altezza del cuore farsi più acuto. 
"Perché? Perché? Perché? Perché?" mi continuo a ripetere. Poi inizio a parlarle come se mi potesse sentire, come se in realtà fosse tutto uno stupido e insensato gioco.
- Dimmi perché non ti sei venuta a confidare Lily, perché hai dovuto tenere tutto nascosto. Non ti fidavi? Non mi credevi degno di poter mantenere il segreto? Dov'è che ho sbagliato? Miseriaccia, Lily svegliati, alzati, parlami se vuoi puoi anche urlarmi contro non mi interessa, ma reagisci! - Torno a girovagare per la stanza, ma più velocemente di prima, con più rabbia i miei piedi si appoggiano a terra, con maggior paura il mio sguardo osserva il tuo volto.
- Ho paura Lily e tu non sei qui per aiutarmi! Tu non ci sei, non ci hai provato. Ti sei rifiutata di fare l'intervento, ti sei rifiutata di diminuire il carico di lavoro, per cosa? Desideri davvero così tanto morire? Stai aspettando con ansia il momento del non ritorno? - a quelle parole tiro un pugno al muro, lo fisso per qualche secondo, poi torno a camminare per la stanza con maggior vigore guardando la mano, con cui ho dato il pugno, che ha le nocche leggermente sbucciate. La guardo, ma in realtà non la vedo. Davanti ai miei occhi c'è solo il suo volto. 
- Dimmi non vedi l'ora di abbandonare: me, papà, la mamma, Al? Cosa ti abbiamo fatto per meritarci questo trattamento? Volevi fare l'eroina? Quella che non si piega davanti a niente e a nessuno? - a queste parole faccio seguire un gran fracasso, credo di aver fatto cadere il comodino su cui erano appoggiati dei tulipani, i suoi fiori preferiti. 
- Ti odio. Ti odio perché ci stai facendo soffrire. Ti odio perché non sei più la mia piccola sorellina. Ti odio perché con questo tuo comportamento mi hai ferito profondamente e non so se ti potrò perdonare. Ti odio anche perché ho altri motivi per odiarti, ma sono così tanti e io sono così arrabbiato che non riesco a concentrami. So solo che ora io ti odio.-
- Mamma mia quanto odio per una sola persona.- a quella voce sconosciuta mi volto di scatto e vedo una ragazza vestita interamente di bianco eccetto per le cuciture che sono rosse. Ha capelli biondo grano e due occhi neri come la pece, che possono inghiottirti e possono non lasciarti più andare. Mi guarda per qualche secondo, poi si avvicina a Lily, le controlla il polso, osserva il monitor come se capisse i geroglifici scritti su di esso e mentre annota qualcosa su una cartella dice semplicemente: -Lei non voleva ferire nessuno e non ha il complesso dell'eroe.-
- E tu chi sei per dirlo? - ringhio io.
- Sono la sua infermiera da un anno a questa parte, nonché sua amica. Siamo uscite parecchie volte insieme, e un'ottima ascoltatrice e consigliera. - afferma la ragazza scostando una ciocca di capelli dal viso di mia sorella e prima di tornare a scrivere sulla cartellina mi lancia un occhiata che avrebbe fatto cagare in mano per la paura anche Lord Voldemort. 
- Vattene.-
- Cosa? Lei non può...- cerco di protestare.
- Io posso e lo faccio. Se ne vada, non è nelle condizioni di stare qui. Si vada a fare un giro e ad schiarirsi le idee.- appoggia la cartellina nel suo apposito spazio in foto al letto e poi si frappone fra me e mia sorella mettendo le mani sui fianchi e con sguardo omicida dice: - Lei non sa quanto Lily abbai sofferto. Lei vede solo il suo dolore. Quando avrà capito perché si è comporta così e l'avrà perdonata potrà tornare.-
- Ma cosa? Lei non può...-
-Io posso e l'ho appena fatto. Se ne vada. - non mi arriva neanche sotto al mento e non ha paura di sfidarmi. Che coraggio!
- Ora! - esclama indicando con il dito la porta. 
La guardo con rabbia e frustrazione per qualche secondo, ma lei non si piega, ne evita il mio sguardo, anzi mi sfida a provocarla. Scuoto la testa e mi dirigo verso la porta, prima di uscire lancio un ultimo sguardo a Lily su cui è chinata l'infermiera. 
No, non ti posso perdonare.
Uscendo sbatto la porta.
Tac.


Cammino anche se non ho una meta. Siamo a dicembre e io non ho nemmeno il giubbotto con me, ma non sento freddo. Vedo le persone affianco a me proseguire velocemente per la strada, tutte impegnate per raggiungere i loro scopi, ma io uno scopo non ce l'ho. Mi fermo a guardare questo via vai di streghe e maghi indaffarati, poi mi volto e vedo la mia immagine riflessa. Quasi non mi riconosco. Capelli neri disordinati come al solito, maglietta a maniche lunghe rossa, jeans scuri e un tatuaggio tribale si scorge dal collo della maglietta. Quello che mi lascia perplesso è il volto: smunto, bianco cadaverico e un leggero presagio di occhiaie sotto gli occhi marroni, così simili, se non identici, a quelli di Lily. Com'è possibile che io abbia già questo aspetto? Non sono passate neanche 24 ore e io sembro già un fantasma. Davvero un solo evento può stravolgere una vita così?
Mi riscuoto e guardo con più attenzione la vetrina opaca del locale che riporta la scritta "Il Birrodotto". Sorrido. Qui ha avuto la sua prima sbronza. 
*INIZIO FLASHBACK*
"Lily?"
"Ehilà Jamiiiiiiiiiiiie!" strascica il mio nome, mi sorride divertita e si appoggia a me come se non riuscisse a stare in piedi. Siamo difronte al locale dal quale esce un gran fracasso che alcuni definirebbero musica. Lily guarda divertita la vetrata opaca come se riuscisse a vedere cosa sta succedendo all'interno e inizia a ridacchiare. 
"Lily sei ubriaca?"
"Io,ubriaca? Mai!" detto questo si volta e mi guarda stralunata. "Jamie, fratello, non sapevo avessi un gemello. Come si chiama?"
La guardo male poi affermo:"Tu sei decisamente ubriaca." cerco di prenderla di peso ma lei sfugge alla mi presa e inizia a ballare per la strada deserta. 
"Io, mio caro, non mi sono mai ubriacata in vita mia e di sicuro non lo sono adesso. Stavo scherzandooo, pensavi davvero che vedessi un tuo gemello?" dice divertita mentre improvvisa una ruota "Sai non vorrei sconvolgerti ma sono tua sorella, me ne sarei accorta se tu avessi avuto un gemello, no? Comunque smettila di muoverti!" sbotta fermandosi in mezzo tra me e il locale e osservandomi con sguardo truce, poi abbassa lo sguardo sulla strada e borbotta:"Ho un tremendo mal di testa." poi senza che io riesca a fermarla cade a peso morto sulla strada tenendosi la testa fra le mani.
"Questi, sorellina mia cara, sono le avvisaglie di una sonora sbronza." le dico mentre cerco di tirarla su. Proprio in quel momento si affaccia alla porta del locale una figura snella e alta che urla:"Oppa!!"
Lily si volta e cade di nuovo a peso morto per terra vanificando tutti i miei sforzi e urla anche lei:"Oppa!!"
"Lily ti sto cercando da dici minuti, ehi tu chi sei? Stalle lontano brutto pervertito!" Non ho nemmeno il tempo di capire cosa sta succedendo che la ragazza che stava parlando con mia sorella si lancia su di me facendomi cadere di schiena sulla strada dura e bagnaticcia. Mentre cerco di liberarmi di quella iena incontro due occhi bicolori annebbiati a causa dell'alcool.
"Trudi sono James, non un pervertito!" 
L'altra sorda alle mie proteste tenta di strozzarmi, ma qualcuno la solleva malamente permettendomi di respirare nuovamente. Mi alzo e vedo Johnny che sta tendendo Trudi per la vita, mentre Jack che sembra leggermente alticcio cerca di farla ragionare. Mi avvicino a Lily che è ancora seduta per terra con la testa rivolta al cielo mentre cerca di contare le stelle. 
"Lily forza andiamo a casa"
Abbassa lo sguardo su di me e sorride leggermente, poi volta la testa e si copre gli occhi con la mano e sbotta:"Che sole!"
"Lily non sono neppure le due di mattina, non c'è il sole."
"Beh e tu come lo chiami quello?" mi chiede con aria di sfida indicando qualcosa alle mie spalle. Mi volto e sospiro, poi l'aiuto ad alzarsi, la pulisco e dico:"Quello è un lampione."
"Secondo me tra noi due quello ubriaco sei tu." biascica ponendo il suo dito indice sul mio petto.
Mentre finisco di pulirla si avvicina Johnny e dico un po' arrabbiato:"Grazie di avermi avvertito, ma dovevate contattarmi prima che si ubriacasse."
"Quella di contattarti è stata un idea di Jack. Comunque è grande e vaccinata, può ubriacarsi quanto vuole." mi risponde tranquillamente il compagno di lavoro di mia sorella.
"È la prima volta che si ubriaca! Dovevate stare più attenti!" dico alzando la voce.
Sentendo quelle parole Trudi si scosta bruscamente da Jack e si dirige barcollando verso di noi. "Lily! - la nominata in causa alza la testa con un sorriso ebete dipinto sul volto- Sei stata mefa...meta...metaforicame....vabbe' quella cosa lì, sverginata! Ora sei entrata nel mondo degli adulti ubriachi! Yeeeeeeh!!" dopo quelle parole senza senso si accascia su Johnny che l'afferra appena in tempo.
Jack si avvicina guardando storto Trudi che continua a borbottare cose prive di logica e poi dice:"Quella di andare a bere è stata un idea di Lily, comunque."
Abbasso lo sguardo su mia sorella che sta piangendo silenziosamente e  sbotto alzando gli occhi al cielo:"Oh perfetto siamo arrivati alla fase del pianto isterico."
Noto che anche Trudi sta iniziando a piangere e lancio un'occhiata agli altri due che con uno sguardo sconfitto e un'alzata di spalle afferrano Trudi. Poi con un cenno del capo a mo' di saluto si smaterializzano. 
"Non lo dirai a mamma e a papà, vero?" biascica Lily tra un singhiozzo e l'altro.
"Se non mi chiederanno niente io non dirò nulla. Dovresti ringraziarmi, mentirò per te." dico ridacchiando.
Lily mi guarda qualche secondo poi mi abbraccia e dice con più lucidità di prima:"Omettere non vuol dire mentire, significa proteggere le persone da una verità che sicuramente li ferirà. Grazie Jamie."
*FINE FLASHBACK*
È passato un anno... Mi stavi già mentendo, Rossa?


Mi sono perso nei meandri della città fino ad arrivare alla Londra babbana. Cammino senza sosta, ma la mia rabbia e il mio dolore non diminuiscono. Continuo a cercare risposte che so che non troverò perché l'unica che me le può dare è sdraiata su un letto di ospedale, impossibilitata a rispondermi. Proseguo nel mio cammino fino ad arrivare alla British Library, la biblioteca più grande e più importante di Londra. Edificio maestoso dove la sapienza sia babbana che magica si riunisce. La guardo attentamente mentre uomini in cravatta e donne in tailleur mi sorpassano velocemente dandomi anche degli spintoni.
Salgo alcuni gradini e come quella volta mi siedo sullo stesso gradino e nel medesimo punto, aspettando un miracolo o un'illuminazione. Quella volta arrivasti tu, come sempre del resto...

"Non capisco come Fred possa dire che questo sia un gioco divertente." penso mentre cerco di far funzionare quello stupido giocattolo babbano, che tanto appassiona mio cugino.
"Se continui così lo spacchi."
Mentre cerco di far arrotolare quella stupida pallina sul filo lancio uno sguardo a Lily che è in piedi di fianco a me e mi guarda con aria divertita. Mi si avvicina e me lo prende dalle mani, poi con abilità inizia a giocarci come se non facesse nient'altro da mattina a sera. 
"Allora mi vuoi dire cos'è che ti turba? E non osarmi mentire! Io ti conosco meglio di chiunque altro." afferma mentre si appoggia allo scorrimano di marmo.
Non le rispondo e continuo a guardare davanti a me con sguardo truce. Proseguiamo con questo duello silenzioso, interrotto solo dal sibilo prodotto dallo yo-yo, per almeno cinque minuti buoni, poi con lentezza Lily ferma il giocattolo, lo ripone nella tasca della felpa e si siede di fianco a me. Mi prende sotto braccio, appoggia la sua testa sulla mia spalla e guarda insieme a me l'orizzonte. E io lo sento, lo sento il suo sostegno incondizionato, non ha bisogno di dirmelo, lo avverto perché in fondo io e lei siamo fatti così. Non ci piace esternare i nostri problemi, tutti ci vedono sempre sorridenti, sempre allegri e sono convinti che noi non soffriamo che siamo immuni dal dolore, ma non è vero. In realtà noi siamo le prime vittime del dolore e della sofferenza, siamo solo bravi a nasconderci dietro le nostre maschere. 
Scosto lo sguardo dal punto che stavo fissando e mi volto appoggiando il mento sulla criniera indomabile di mia sorella.
"Ho paura" sussurro, ma lei non dice niente aspetta che io continui, che mi sfoghi, che mi liberi da tutto il peso che mi porto sulle spalle.
"Sono all'ultimo anno di scuola e non so cosa sarà del mio futuro. Guardo i miei amici, guardo Albus e guardo anche te e vedo che tutti voi avete un'idea ben precisa di cosa farete nel futuro. Io invece sono allo sbando, ho paura di sbagliare, di deludere papà, mamma e tutti. Papà vorrebbe che io facessi l'auror, ma io non lo sento come il lavoro fatto per me. Mamma vorrebbe che io facessi il medimago e non so come le possa essere venuta in mente questa idea balzana visto che sono una schiappa a scuola! Lily, davvero non so cosa fare. Sto impazzendo..." lascio volare la frase per la città come se aspettassi una risposta divina alla mia follia. 
"James, sei all'ultimo anno e hai ancora tempo, non tanto, ma ce l'hai. Non ti basare sui desideri degli altri, segui il tuo cuore. Nessuno potrà dirti niente se farai quello che vuoi realmente. Papà desidera che tu faccia l'auror perché da piccolo era il tuo più grande sogno come quello di essere, com'è che lo chiamavi? Ah, sì un guerriero protettore. Lui vuole solo che tu sia felice, è rimasto indietro nel tempo, se fosse per lui mi regalerebbe un regno solo perché  da piccola volevo essere una principessa. Per quanto riguarda la mamma cerca di convincere sia Al che me a diventare un medimago, è il suo sogno avere un figlio che svolga quel mestiere, ma anche lei sarà felice qualsiasi lavoro tu sceglierai di intraprendere. Tutti noi saremo lì a sostenerti e qualora qualcuno avesse qualcosa da ridire se la dovrà vedere con me! Siamo una enorme, chiassosa, insopportabile famiglia, ma ti vogliamo bene. Anche Al sta dalla tua parte anche se non te lo dice apertamente." conclude dandomi un bacio sulla guancia.
I miei occhi si oscurano e sussurro:"Io e lui non risolveremo mai."
"Oooooh, certo che risolverete!" esclama spazientita Lily "Magari non oggi, ne domani ma risolverete e tornerete a essere i fratelli molesti che mi fanno gli scherzi solo per divertimento."
"Me lo prometti?" chiedo io come un bambino di cinque anni.
"Certo! Se entrambi foste meno cocciuti avreste già risolto da tempo." mi accarezza la guancia e sussurra "Capirà quanto bene gli vuoi, in fondo sei qui seduto perché lui è dentro alla biblioteca e hai paura che tornando a casa si perda, svampito com'è."
Le sorrido e le afferro entrambe le mani "Mi starai sempre vicina? Non mi abbandonerai?"
Si alza e fa fare la stessa cosa anche a me. Mi arriva sotto il mento e con sguardo dolce appoggia la sua mano sul mio cuore "Ci sarò sempre per te, fratellone, anche quando non mi vedrai sarò al tuo fianco. Te lo prometto."

Mi tocco il cuore, ma non ti sento Lily. Mi hai abbandonato. Non hai mantenuto nessuna delle due promesse che mi hai fatto.
Sono solo e tu non sei qui con me.


Questa volta so dove mi stanno conducendo i miei piedi, so dove sono diretto. Entro nel parco vicino a casa dei miei genitori. Un enorme parco frequentato sia da babbani, sia da maghi. Esploro il luogo di mille avventure di quando eravamo piccoli, palco di mille storie di eroi e principesse. Rivivo tutto dalle risse che ingaggiavamo fra noi alle risate che condividevamo. Vorrei ritrovare quel legame che a quel tempo ci univa, un legame non solo fraterno ma di amicizia indissolubile. 
Noi tre come i tre moschettieri.
Continuo a percorre le strade lastricate del parco fino ad arrivare al nostro posto segreto: un albero dal tronco basso dal quale si ramificano grossi rami su cui è facile arrampicarsi. Albero che si trova nella parte più sperduta e meno frequentata del parco, nascosto alla vista poiché circondato da altri alberi.
Mi avvicino e mi siedo sulla parte del tronco da dove si ramificano tutti i rami. Questa parte lo chiamavamo il trono perché terribile era la assomiglianza, ed era la parte che occupavo sempre io. Risento tra quei rami le nostre risate di quando eravamo piccoli e mi guardo in giro aspettando di vedere comparire da dietro qualche albero dei folletti di cui eravamo convinti fosse pieno il parco.
- Perché quel muso lungo? -
A quella voce infantile alzo lo sguardo di scatto e incontro, qualche ramo più in su, un paio di occhi color cioccolato.
- Cosa ci fai lassù? - chiedo.
- Quello che fai tu, mi nascondo. -mi risponde la bambina scendendo dal ramo su cui era seduta per poi fermarsi ad un ramo alla mia altezza.
Osservo la bambina vestita di un cappotto e un cappellino bianco che le copre i capelli e un paio di pantaloni rossi e bianchi a quadri accompagnati da dei scarponcini neri. Il visino lentigginoso si avvicina pericolosamente al mio per sorridermi dolcemente. Un'altro viso più adulto si sovrappone al suo, ma viene velocemente allontanato dalla mia logica. Impossibile che sia lei.
- Allora perché sei triste? - mi domanda.
- I tuoi genitori non ti hanno detto di non parlare con gli sconosciuti? - 
La bambina arrabbiata, perché per la seconda volta ho evitato di rispondergli, gonfia le guance e corruga la fronte. Proprio come... No! Non può essere lei.
Mi volto e torno ad osservare gli alberi. Rimaniamo in silenzio per molto tempo, finché spazientito non le chiedo: - Non te ne andrai finché non ti avrò detto perchè sono triste, vero? -
- Esatto! - risponde allegra la piccola peste che contenta per aver vinto la battaglia silenziosa che avevamo intrapreso, mi dona un sorriso enorme iniziando a dondolare le gambine.
- Sono arrabbiato con una persona.-
- Perché?-
- Beh, perché mi ha mentito.-
-Su cosa ti ha mentito?-
- Sulla sua salute... Non mi ha detto che stava male e adesso rischia di morire. Non credo, però, che siano argomenti adatti per una bambina di sette anni.-
- Otto, prego. Quindi sei arrabbiato perché non ti ha detto che stava male? - mi chiede guardando corrucciata le sue gambe dondolare.
- Esatto..-
- Tu le hai mai chiesto della sua salute? -
- Io... No, non credo... Sono molto impegnato, non la vedo molto spesso... Però se avesse avuto bisogno, io ci sarei stato! - sbottò arrabbiato nei confronti del mio balbettare difronte ad una bambina che mi sta guardando pensierosa. 
- Se sei così impegnato come faceva a dirti che stava male? Ci vuole molto coraggio per dire certe cose. Magari ci ha provato ma non ci è riuscita, come fai a sapere che non ci ha neanche provato? -
- Io... Non lo so...-dopo aver pronunciato quelle parole scendo dall'albero e inizio a camminare avanti e indietro, mentre vengo osservato attentamente dalla bambina.
- Vuoi molto bene a questa persona, no? Allora prova a mettersi nei suoi panni, in questi casi bisogna immedesimarsi nell'altro per capire davvero. Me lo dice sempre il mio papà! - afferma guardandomi con uno sguardo insieme paziente, dolce e divertito. 
Un suo tipico sguardo che mi rivolge nei momenti di discussione. Sembra impossibile, ma è lei.
- È un uomo molto intelligente tuo padre.- dico fermando il mio andirivieni.
- Il mio papà è il migliore del mondo. È il mio eroe e quando sarò grande lo sposerò!- dice aprendosi in un sorriso immenso.
Mi avvicino lentamente a lei e per la prima volta da quando ho saputo dell'incidente sorrido.
- Non ho mai capito la mania di mamma di metterti questi cappelli. Tu hai dei meravigliosi capelli, dovresti mostrarli.-
A quelle parole si sfila il cappello e lunghi e mossi capelli rosso sangue le ricadono sulle esili spalle.
- Ti ringrazio Lily, non saprei come fare senza di te.-
Senza aspettare neanche un secondo Lily si lancia verso di me e io l'afferro abbracciandola stretta.
-Ti voglio tanto bene, fratellone.-
- Anche io, sorellina-
La stringo più forte, mentre sento gli occhi bruciare.
- Anche io...-
La tengo stretta al mio petto per un tempo interminabile, per sentire per più tempo possibile quel piccolo corpo profumato di vaniglia e talco vicino a me.
Dopo un po' ci stacchiamo e l'appoggio a terra. Mi metto in ginocchio per essere alla sua altezza. Allaccia le sue piccole braccia al mio collo e dopo pochi secondi mi dice:- Ora devo andare, mamma e papà mi staranno cercando. -
Annuisco e continuo a guardarla.
- Vedrai che si risolverà tutto, orsetto potto. -afferma sorridendomi diabolica.
- Quante volte ti ho detto che non mi devi chiamare in quello modo? Non sono un peluche! - sbotto facendo finta di essere arrabbiato. 
Ridendo mi da un bacio sulla punta del naso per poi si scostarsi da me. Mi alzo e pulisco i pantaloni dalla terra, poi rialzo lo sguardo e lei è sparita senza aver fatto nessun tipo di rumore.
Mi guardo intorno sperando di scorgerla, ma non la trovo. Appoggio le mani sulle tasche dei pantaloni e sento qualcosa di duro nelle tasche posteriori, lo tiro fuori e trovo la lettera. Ruvida al tatto, l'avvicino al naso e sento quell'odore inconfondibile che ha solo lei: vaniglia mista a talco.
La guardo per qualche secondo, poi prendo a due mani il mio coraggio e inizio a leggere.

Ciao,
James, fratellone, se ora stai leggendo questa lettera vuol dire che io mi stanno operando.  Mi dispiace, lo so che sei molto arrabbiato con me, per non averti detto niente, ma per favore vorrei che tu facessi una cosa per me. Lo farai? avvererai questo mio ultimo desiderio? Tu hai sempre detto di essere in grado di fare qualunque cosa. Quindi io, oggi, ti propongo una missione, un po’ particolare, a dire il vero.
James, tu sei forte, e questa è la cosa per cui io ti ammiro molto e ti stimo e per questo  certe volte sono diventata gelosa. Perché in fondo io non sono forte e coraggiosa come te, ma sono pazza. Anche se non ho ancora capito se questa è una cosa bella oppure no.
Vorrei che tu non piangessi, non per me, almeno, e vorrei anche, che tu provassi a far sorridere anche gli altri. Lo so, è assurdo che io ti chieda una cosa simile, però non voglio essere ricordata tra le lacrime e tra il dolore, per favore e non voglio che qualcuno pianga per me. Voglio essere ricordata nei momenti in cui stavo bene, quando io, tu e Al facevamo casini e tutti si arrabbiavano, e non quando ero sul letto di morte. Questa è la tua missione. riuscirai a compierla?
Spero per te di sì, perché se così non fosse, potrei purè tornare indietro da là su, per prenderti a calci, ci siamo intesi?
A quanto pare, dove andrò tra poco, c’è anche una specie di televisione a sessantacinque pollici, il doppio di quella a casa nostra, invidioso, fratellone? In cui si può vedere tutto quello che viene fatto da tutti qua giù e, quindi, se stai pensando di non fare ciò che ti ho chiesto, perché tanto io non potrò verificare il tutto, penso di averti smentito.
Ahahah, insieme alla lettera ti lascio anche un regalo. E, se ti conosco bene, ti piacerà! Vai a vedere …
allora ti piace?Voglio che ti rimanga qualcosa di me e cosa c’è di meglio di una scopa? In fondo, lo sanno tutti che è l’unica cosa al femminile con cui non ti arrabbi mai e che continui ad adorare sempre e senza pretendere nulla in cambio. Mi raccomando, trattala bene! Mi è costata un occhio della testa.
Infine, James, e non perché è meno importante vivi la vita e goditela, lo devi fare anche per me. Sei obbligato a farlo, perché vivrai non solo per te ma anche per me. Volare è una cosa bellissima, non smettere mai di farlo e, ogni volta che lo farai, ricordati di me, ricordati della tua cercatrice preferita, con cui hai vinto moltissime partite.
Alla prossima, Jamie.
Lo so, ma il nostro non sarà mai un addio, MAI, ma solo un arrivederci perché nemmeno la morte può dividere i tre malandrini, non è vero?
Ti voglio bene,
La tua principessa per sempre.


Mi manca il fiato e sento uno strano peso sullo stomaco mentre assimilo quello che ho letto. Guardo per l'ultima volta l'albero poi mi smaterializzo al San Mugo. Senza  calcolare minimamente le persone che mi circondano entro nella sua stanza e la trovo nello stesso modo in cui l'ho lasciata. Mi avvicino e questa volta le afferro la mano per poi avvicinare il mio viso al suo.
- Io combatterò, Lily, tu però devi combattere con me! - dico posandogli un bacio sulla fronte. 
-Hai capito allora.-
Non ho bisogno di voltarmi per capire chi è la proprietaria della voce. Continuando a guardare il volto della mia sorellina, accarezzandole dolcemente la mano dico: - Ho avuto bisogno di una spintarella da parte tua e dell'intervento del mio angelo custode, ma poi ci sono arrivato.- 
- Me l'aveva detto che sei un po' testardo.- 
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti quegli occhi neri come la pece che mi incatenano a loro.
-Come ti chiami?- le chiedo sorridendo come un deficiente.
- Natalie.- dice sorridendomi con le gote leggermente rosse.
-Piacere Natalie, io mi chiamo James detto anche orsetto potto.-


Nda :
Ciao a tutti! Innanzitutto chiediamo scusa perché nel capitolo precedente abbiamo dimenticato il famoso "Nda: note di autore". Dunque, io e la collega siamo felicissime perché in breve tempo la storia sta piacendo davvero tanto. E c'è addirittura chi sta chiedendo anche di aggiornare più rapidamente. Ahahahaha, che dire siete gentilissimi. Siamo giunti alla seconda lettera, quindi ne mancano altre 3. In questo capitolo è comparsa la Lily piccola. Qualcuno pensa: " impossibile"? Beh, a quanto  pare non lo è del tutto. La Lily angelo custode comparirà altre volte, vedremo se sarà degna del nome angelo custode o meno? 
Bene pensiamo di aver detto tutto. Anzi no, c'è dell'altro, c'è chi ci ha chiesto se Jack provasse qualcosa di più dell'amicizia per Lily, ci teniamo a dire che no, lui non prova altro per Lily che non sia della buona amicizia. Scusate perché non siamo in grado di far uno di quei Nda lunghissimi e divertenti. Ringraziamo tutte le sante anime che leggono, tutti quei incredibili angeli che seguono, preferiscono e ricordano. E per ultimo ma non per questo meno importante, a tutti quelli che incuriositi da questa storia hanno sprecato il loro tempo a recensire per fare piacere a due pazze come noi! Grazie mille, Merci, thank you very much, muy gracias chicos de Efp... E in tutte le altre lingue di questo mondo. Un bacione
Alla prossima 
Rosa e LilyRose
 

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Capitolo 4
*** Qualcosa di più su Isahaia ***


Qualcosa di più su Isahaia

Dire che sono arrabbiata é dire poco. Quel deficiente, troglodita, imbecille di un serpeverde mi ha avvertita solo ORA! La mia migliore amica è sdraiata su un letto d'ospedale e quel babbuino mi lascia un messaggio vocale per avvertirmi delle sue condizioni!
Cammino spedita per tutto l'ospedale senza guardare chi mi sta intorno. Supero ostacoli, schivo lettini che sbucano da ogni angolo, sbatto porte, scanso persone, fino ad arrivare alla mia meta, la sezione terapia intensiva del San Mugo.
Entro nel lungo corridoio bianco e un senso di soffocamento mi pervade, come se in quel luogo la felicità non fosse contemplata. Cammino adagio per quel dedalo di corridoi cercando le tipiche chiome rosse, stampo Weasley.
Finalmente li trovo, ma il primo che distinguo quel folto gruppo è lui: Albus Severus Potter, il motivo della mia rabbia e della mia disperazione, ma anche il proprietario del mio cuore.

Albus come richiamato si volta verso di me e mi saluta con un cenno del capo.

Un cenno? Lui ha davvero osato salutarmi con un cenno? Non solo è un troglodita senza il benché minimo senso del tatto, ma è anche un cafone di prima categoria.

La rabbia mi pervade tutta, la mia migliore amica sta per morire per un motivo sconosciuto e lui sta lì in piedi impassibile come se non stesse succedendo nulla.

Mi sento prudere tremendamente la mano.

Ad ogni passo che faccio la mia collera aumenta, il mio odio che è così simile all'amore è alle vette storiche.

Non m’interessa dove siamo, ora lo distruggo.

Faccio l'ultimo passo per raggiungerlo e lui si volta verso di me. Non ha neanche il tempo di capire cosa sta per succedere che la mia mano si abbatte sulla sua guancia.

Il rumore rimbomba per tutta la sala. Nessuno osa muoversi, tutti i presenti mi guardano sbalorditi, in fondo non mi hanno mai visto arrabbiata.

Non calcolando minimamente chi mi sta intorno afferro la cravatta di Albus e la tiro verso di me, facendo in modo che la cravatta si stringa in torno al suo collo. Avvicino il suo viso al mio e gli sussurro con voce pericolosa: - Provaci un'altra volta ad avvertirmi di una cosa del genere con un messaggio vocale e vedi cosa ti succede, chiaro? -

Ormai paonazzo la serpe acconsente con la testa ed io soddisfatta dal timore che gli leggo negli occhi, lo lascio andare.

Dopo averlo lasciato, divento rossa per l'imbarazzo, non ho mai fatto una cosa del genere. Con passo leggero mi dirigo verso i genitori di Lily, Harry è seduto su una delle mille sedie che costellano il corridoio, è piegato in avanti e mentre guarda intensamente per terra, tiene stretta tra le sue mani quella di sua moglie. Ginny mi sorride tristemente e sussurra: - Alice, finalmente sei arrivata. - la sua postura è rilassata, mentre i suoi occhi mi esprimono tutto il dolore e la tristezza che prova. Mi siedo vicino a lei e le pongo un bacio leggero sulla tempia, mentre lei mi afferra la mano. Appoggio la mia testa sulla sua spalla ed entrambe iniziamo a guardare la porta di fronte a noi.

Una porta bianca che se non fosse per la maniglia si mimetizzerebbe con il corridoio. Una semplice porta ostacola il mio cammino per arrivare alla mia migliore amica, ma io non riesco ad andare oltre. Le mie gambe, la mia mente, tutto il mio essere mi blocca sulla seggiola. Troppo simile all'altra volta. Non riesco muovermi, o forse non voglio farlo.

Sì, io Alice Paciock, nonostante sia stata smistata dal cappello parlante nei grifondoro, la culla dei coraggiosi di cuore, non riesco a superare una porta per vedere con i miei stessi occhi le condizioni in cui versa la mia migliore amica. Ho paura.

Rimango a fissare la porta per non so quanto tempo finché non vengo riscossa da dei mormorii. Mi guardo attorno e vedo Albus e Scorpius parlottare a qualche seggiola di distanza. Senza farmi vedere mi metto a origliare la loro conversazione, continuando a guardare la porta di fonte a me, senza vederla realmente.

- ... e come pretendi di farlo? È una magia sconosciuta anche ai medimaghi! - sussurra velenoso Albus.

- Al, ci dobbiamo provare! Lei sta morendo, lo capisci? - sbotta esasperato Scorpius.

- Lei non sta morendo, è troppo cocciuta per farlo. Presto si sveglierà, vedrai. -

Sento nella voce di Albus una nota di disperazione e gli lancio uno sguardo veloce. Per la prima volta in vita mia vedo sul viso di Albus puro e  semplice dolore. Un dolore lacerante. E in quel momento vorrei andare di corsa da lui, abbracciarlo forte, stringerlo al mio petto.

- Non si risveglierà se non scoprono cos’ha! - ringhia Scorpius mentre lo scuote - Dobbiamo trovare un antidoto al più presto! –

- Va bene cerchiamo questo maledetto antidoto, ma dimmi grande genio come facciamo se non sappiamo quale magia l'ha colpita? - sbotta acido Albus.

Scorpius si gratta il mento pensieroso e dopo pochi secondi sbuffa rassegnato. Mi alzo dalla seggiola e mi pongo di fronte a loro, facendoli sobbalzare. Non mi hanno sentito arrivare.

- Avete i sintomi della magia che ha colpito Lily, no? Basatevi su quelli.- dico agitata.

Entrambe le serpi mi guardano sbalorditi, poi con voce ironica Albus dice: - Stavi origliando? -

Gli lancio un’occhiata apprensiva, poi mi rivolgo a Scorpius, che fra i due mi sembra il più propenso a trovare una soluzione.

- Potete lavorare sui sintomi, finché non troveremo quale magia oscura l'ha colpita. -

- Aspetta! Chi ti ha chiesto aiuto? - interviene Albus.

Prima che io possa replicare Scorpius gli tira uno scappellotto e con voce mostruosamente calma dice: - Lei almeno sta cercando di dare una soluzione al nostro problema, mentre tu non fai altro che comportati come un bambino. Quindi smettila e ascoltala!! -

Scorpius poi si volta verso di me e con un cenno del capo m’invita a continuare: - Mentre voi iniziate a cercare una pozione o qualche libro che ci possa ricondurre a questa magia, io andrò al Ministero per parlare con gli auror e vedere Isahaia, magari riesco a trovare delle risposte... -.

- Tu cosa? - esplodono insieme Scorpius e Albus.

- È l'unico modo che abbiamo per scoprire cosa le ha lanciato. -

- Mi stai prendendo in giro? Tu credi davvero che ti lasceranno vederlo? - mi chiede esasperato Albus.

Con sguardo duro osservo entrambi e dico: - La mia migliore amica sta per morire, non sono in vena di scherzi. Se c'è una minima possibilità per salvarla, io farò di tutto, anche andare a parlare con il diavolo in persona! E lo farò con o senza la vostra approvazione. Inoltre dimenticate che anche io lavoro con gli auror non sarà molto difficile convincerli -

Un silenzio tombale scese su di noi, finché Scorpius con un movimento fluido si alza dalla sedia e prendendomi per il polso dice: - Vai e torna solo quando avrai una risposta. Noi ti aspettiamo al nostro laboratorio. - Dopo uno sguardo d’intesa mi lascia andare. Faccio solo due passi verso l'uscita del reparto ma vengo di nuovo presa per il polso. Mi fermo e mi volto verso Albus che mi guarda intensamente con i suoi occhi verdi, così simili ad uno smeraldo. Ci osserviamo in silenzio per qualche secondo, poi prima di lasciarmi mi sussurra senza guardarmi negli occhi: - Torna da me intera. -

Non ho il tempo di rispondergli che lui si è già allontanato. Rimango a guardarlo solo per un istante, poi mi volto e mi avvio verso l'uscita, accompagnata solo dal rumore che producono i miei stivali sul pavimento.

                        

 

Uscita dal reparto di terapia intensiva mi guardo in torno e inizio a cercare la sala dei passaggi. Stanza chiamata così perché collega tutti gli edifici importanti del mondo magico fra loro. Dopo aver chiesto indicazioni a varie persone, finalmente la trovo. Entro all'interno di una stanza rotonda vuota, se non si contano i vari camini sulla parete. Ognuno è diverso dall'altro: c'è il camino della Gringott, fatto di marmo bianco e custodito da due gargoyle di pietra grigia, c'è il camino di Hogwarts, su cui sono appesi i quattro stemmi delle quattro case, vi è il camino della Biblioteca Nazionale, caratterizzata da un colorino azzurrino sulla cui mensola sono appoggiati vari libri e una candela consumata, e così via.

Mi guardo in giro finché non trovo un camino fatto di mattoni neri con le rifiniture grigie e sulla cui la canna fumaria si trova una grande “M” d'orata del camino del Ministero della magia. Senza attendere oltre prendo un po' di polvere verde dal contenitore posto sul camino e mi ci infilo dentro. Chiudo gli occhi e la lancio ai miei piedi. Sento una strana sensazione di calore che mi avvolge e poi uno strappo, riapro gli occhi e mi ritrovo nella grande sala d'ingresso del Ministero. Vedo una grande fiumana di gente muoversi verso la fontana che svetta davanti agli ascensori. M’immetto in questa folla e mi faccio trascinare. Dopo pochi minuti arrivo in uno degli ascensori e spingo il bottone per arrivare alla sezione auror. Mentre aspetto che arrivi il mio piano guardo in alto e vedo una gazzetta del profeta, l'afferro e quando apro la prima pagina mi si gela il sangue. Al centro della pagina svetta una foto enorme di Lily sorretta dal padre. Sopra a grandi lettere c'è scritto: - Il prescelto rischia di perdere la sua bambina? -. Scorro velocemente l'articolo e rimango inorridita, la danno già morta come se fosse una cosa inevitabile. La trattano come un oggetto, al centro dell'articolo c'è Harry e la sua sfuriata in ospedale. Com’è possibile che già tutto il mondo magico sappia delle sue condizioni?

Le porte si aprono al mio piano, mi faccio largo tra le persone stipate nell'ascensore ed esco. Ancora sconvolta mi dirigo verso la sala, dove sono solito riunirsi Lily e i suoi compagni. Mentre passo, sento un vociare che mi accompagna, sussurri di pietà e parole di morte. Velocizzo il passo e mi fiondo dentro la piccola stanza, dove al centro svetta un tavolo basso attorniato da poltroncine e divanetti. I colori che dominano la stanza sono tenui, tendenti allo scuro. Sul divano addossato alla parete, scorgo la figura supina di Jack che tiene un braccio appoggiato sul viso a coprire gli occhi. - Johnny, ti ho già detto di andartene! Non voglio parlare con nessuno. - borbotta Jack quando sente che mi siedo nella poltrona vicino a lui.

- Non sono Johnny. - dico tranquillamente.

Al suono della mia voce si alza di scatto e mi guarda stralunato: - Alice! Cosa ci fai qui? -

- Devo chiederti un favore. -

Il ragazzo mi guarda sospettoso, con quegli occhi color pece, così neri che sembrano avvolgerti per non lasciarti più. Quanto avrei voluto che tra noi avesse funzionato, ma come me lui non ha più potere sul suo cuore perché gli è stato rubato senza che lui potesse fare nulla.

- Jack, ho bisogno che tu mi aiuti. - dico con voce leggermente disperata.

Il suo sguardo si addolcisce e con voce comprensiva dice: - Tutto quello che vuoi, Ali. -

- Voglio vedere Isahaia. -

- Che? No, assolutamente no! -

- Ma hai appena detto tutto quello che voglio! - dico sorpresa e un po' ferita.

Lui mi guarda stralunato come se di fronte a lui ci fosse una pazza. Bah, forse lo sono...

- Questo no, Alice! Questo non posso farlo! -

- Ma...ma...Ho bisogno di vederlo -

- Alice, senti io non posso... -

Non lo faccio finire e borbotto: - Sì che puoi, Jack! Ti prego fammelo vedere, ti chiedo solo questo piccolo favore. Quanti te ne ho fatti io? -

Jack si alza dal divano e inizia a camminare avanti e indietro per la stanza. Lo seguo con sguardo disperato e sussurro: - Ti prego... -.

A quelle due parole si ferma come raggelato, poi si dirige alla porta, la spalanca e borbotta:

 - Seguimi.-

Mi alzo a mia volta e lo seguo con un sorriso in faccia, per tenere il suo passo devo quasi correre. Giriamo angoli, apriamo porte, scendiamo scale fino ad arrivare a un corridoio freddo rischiarato solo dalle torce appese alle pareti. Ci fermiamo davanti a due porte in fondo al corridoio, entrambe di legno con sopra scritta una strana incisione ormai illeggibile per via del tempo. Jack mi posa una mano sulla schiena e con la mano, libera m’indica la porta a sinistra. Io mi avvio, ma prima di entrare mi volgo verso di lui e incontro due occhi gelidi. Gli sorrido dolcemente, lo sto per ringraziare quando vedo arrivare Trudi. Un'idea mi balza in testa. Torno a guardare Jack, mi avvicino a lui e dico: - Ti ringrazio Jack. - Gli bacio l'angolo della bocca e prima di allontanarmi sussurro: - Basta fingere, Jack, è ora di aprire il tuo cuore. -

Mi scosto dal mio amico, faccio un occhiolino a una Trudi decisamente arrabbiata e entro felice nella stanza indicatami.

 

 

 

 

Tradita.

Ecco come mi sento, tradita.

Non ha senso, perché io e lui non siamo niente, lui per me non è altro se non un amico e allora perché? Perché provo tanta rabbia, e una voglia matta di prendere a schiaffi quella bionda da strapazzo. Cammino dritta con le mani strette in pugni e il polso destro che mi prude. Sono arrabbiata così arrabbiata che se mi avesse incontrato Voldemort in persona si sarebbe spaventato e tirato indietro.

Non posso crederci, io credevo, credevo che lui fosse diverso che provasse davvero qualcosa di sincero e reale per me e invece niente, alla prima occasione si è tirato fuori.

Respiro a fondo cercando di togliere le immagini: di Alice che lo bacia spudoratamente, Alice che sorride, Alice farmi l'occhiolino come per sfidarmi a fare qualcosa, Alice, Alice e sempre Alice. In fondo loro sono cresciuti insieme e tutti pensavano che fossero una coppia e forse anche loro ora lo pensano.

Accelero il passo, devo andarmene da lì il più rapidamente possibile, perché se non lo faccio immediatamente rischio di esplodere, di piangere e di tremare e questo non succederà mai, non lo permetterò, non davanti a lui.

Gli passo accanto, lo vedo ancora confuso, allora ne approfitto e tiro dritto sperando di non attirare la sua attenzione ma ancora prima di poter tirare un sospiro di sollievo, Jack mi blocca dal polso. Mi giro di scatto e lo vedo stringere il mio polso con una muta domanda che faccio finta di non aver appreso, provo a scostarmi con più forza ma non ci riesco.

- Lasciami! – dico senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.

Cerco di dimenarmi ancora e ancora ma non c'è la faccio proprio la sua stretta sembra di acciaio.

- lasciami ti ho detto - la rabbia m’invade da dentro e comincio a ribollire come una pentola a vapore sotto pressione.

Tiro fuori la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni della tuta auror e gliela punto alla gola.

- Lasciami - ripeto per l'ennesima volta.

Lo sento avvicinarsi di un passo e piano mi dice: - vuoi schiantarmi, Trudi o vuoi uccidermi con la tua bacchetta? - mi chiede con tono calmo.

Alzo lo sguardo per la prima volta e lo guardo dritto negli occhi.

- Nessuna delle due, voglio che mi lasci la mano - lo guardo furente - Ora - aggiungo.

- Perché sei così arrabbiata? O meglio la cosa che ti fa rabbia è che Alice mi abbia baciato? - mi chiede a bruciapelo.

- Stai cambiando argomento, lasciami -

- Ora sei tu che hai cambiare argomento. Cos'è non vuoi rispondere? Ti ha dato fastidio quel bacio? - ribatte a tono avvicinandosi ancora di più a me fino a quando sento la presenza delle sue labbra a pochi centimetri da me. Mi costringo a non guardargli le labbra. Non dovevo. La tentazione era troppa ma se lo avessi fatto, sarebbe stato ovvio che sono attratta da lui. Solo che io non sono attratta da lui! Non lo sono perché non ha senso.

Dopotutto sono stata io a dirgli di no quando si è dichiarato a me, sono stata io ad allontanarlo mesi fa quando lui ha tentato di baciarmi. Allora perché sono arrabbiata per quel bacio? Non devo esserlo, lui non mi piace, lui... Le sue labbra sono davvero così lisce? Sono morbide e così rosee, sembrano finte.

No non ci devo pensare. Trudi concentrati! Ne sono sicura a me Jack non piace.

È così bello con quei capelli alla rinfusa che gli cadono sulla fronte.

Basta! Sono sicura! È ovvio, lui non mi piace punto e accapo.

Che bel profumo che ha, sa di muschio e more. Vorrei poter avvicinare per sentirlo meglio.

Dio! Smettila di fare così. Concentrati Trudi.

- Esattamente che t’importa se mi ha dato fastidio o meno? - mi accingo a rispondere perché mi ero persa nuovamente nei miei pensieri interrompendo una conversazione e fissando il mio interlocutore per un periodo al quanto sospetto non che lui fosse da meno ovviamente.

Infatti, Jack per tutto il mio tragitto mentale non mi ha tolto gli occhi di dosso. Lui fa un altro passo verso di me e poi mi bacia. La sorpresa mi blocca sul posto ma pian piano mi sciolgo e stranamente rispondo al bacio con trasporto, forse un po' troppo per una cui non piace il ragazzo che sta baciando. Che strana sensazione! E come mangiare una di quelle caramelle fair che sanno di dolce ma anche di fuoco che ti fanno sentire bruciare ma al tempo stesso non vuoi abbandonare perché hai scoperto che proprio quello è il tuo dolce preferito! A proposito di dolci, ma oggi non c'è l'offerta alla pasticceria per il dolce al cioccolato? Sì, meno male che me ne sono ricordata così ci faccio un salto. Dolce, dolce le sue labbra sono una lussuria, così dolci! mi fanno impazzire. Magari gli chiedo che incantesimo usa per renderle cosi! Tanto non c’è niente di male. Ma stai zitta tu! Non farò mai una cosa del genere, farei una bruttissima figura. E poi sono così morbidi sembrano zucchero filato. Uh, che buono lo zucchero filato, l'ultima volta che l’ho mangiato era due settimane fa con Lily e... Aspetta … ma lei non mi aveva detto che me lo avrebbe comprato mercoledì scorso, convincendomi in cambio di pagare io quella volta, e non me l’ha ancora comprato. Ha fatto scivolare via la storia. Appena si sveglia le faccio una bella lavata di testa. Ma com'è che sto parlando di Lily? E perché sto baciando Jack?

“Oh ma basta! Chiudi il becco!” Esclama una voce dentro di me intimandomi il massimo silenzio e così spaventata da quella voce, spengo la mente e mi abbandono a quello strano bacio molto bello di cui sia chiaro a me, non me ne importa niente, in quanto Jack non mi piace.

Quel gioco continua condotto un po' da me un po' da lui mentre sento le sue mani dappertutto sul mio corpo e le mie mani (non so come ci siano arrivate) sui suoi capelli rendendoli molto arruffati.

Le sue labbra sono incollate sulle mie e le mie beh anch’esse sono sulle sue, fino a quanto a un certo punto ci stacchiamo per riprendere aria. Ma appena riprendiamo aria, torniamo a baciarci, come se non ci fosse un domani.

 

 

 

 

 

Richiudo la porta alle mie spalle e osservo la stanza che sarebbe completamente al buio se non fosse per la luce che proviene dalla parete a destra. La stanza è occupata da un tavolo sbilenco appoggiato alla parete sinistra e delle strane attrezzature occupano metà della stanza. Con pochi passi raggiungo la parete destra, dove si trova una grande specchio dal quale proviene la luce. Guardo attraverso e vedo una stanza simile a quella dove mi trovo io, solo che è più luminosa e all'interno si trova al centro un tavolo anch'esso malmesso, una seggiola se possibile messa peggio del tavolo e un uomo seduto su di essa. Un uomo massiccio, dai lineamenti duri, una barba folta e lunghi capelli grigi. Ha varie cicatrici sul volto, un sorriso ironico gli incurva le labbra e le palpebre sono abbassate, ma al di sotto si vedono le orbite muoversi freneticamente. Indossa abiti puliti, il mantello è ripiegato al suo fianco ed è pettinato in modo impeccabile. Sarebbe un uomo qualunque se non fosse per le manette legate ai polsi e alle caviglie, agganciate con lunghe catene al tavolo.  

Mentre lo osservo il mio cervello si mette in funzione e inizia a cercare uno suo punto debole, analizzando il suo comportamento attraverso la descrizione che Lily mi aveva fatto di lui e il suo attuale atteggiamento.

- Sembra un tipo senza scrupoli. -

A queste parole mi volto di scatto e quasi svengo vedendo la persona che mi sta di fronte.

- Non può essere vero... Tu non puoi... Lily? -

Una giovane ragazza dai rossi capelli arruffati è seduta a gambe incrociate sul tavolo, la divisa scolastica le cade scomposta sul corpo con le calze strappate in vari punti. Mi sorride divertita accentuando così il piccolo taglio sulla guancia destra.

- Sì, Ali. Sono la tua migliore amica ricordi? -

- Tu... tu non avrai più di 11 anni... Com'è possibile? - chiedo sconvolta dandomi un pizzicotto per essere sicura di non star sognando.

La ragazza inizia a ridere divertita e mentre scende dal tavolo si asciuga una lacrima immaginaria.

- Beh anche tu sei cambiata... Sei vecchia. - afferma.

- Ehi! Piano con le parole - dico offesa, guardo un attimo il mio riflesso. Sono mediamente alta, ho lunghi capelli biondi, occhi castani, le forme al posto giusto e ho un viso a forma di cuore, fresco senza rughe...

Scuotendo la testa mentre continuando a ridacchiare Lily giovane indica l'uomo dall'altra parte del vetro dicendo: - Allora sai come farlo parlare, mio grande psicologo? -

Guardando Isahaia mi mordo il labbro inferiore e sussurro: - Non ne sono sicura... -

Sento un forte dolore alla spalla sinistra e guardo Lily che con un pugno alzato mi minaccia: - Non dire queste cose, miseria! L'Alice che conosco io, trova sempre una soluzione per i problemi che si torva davanti. Non dirmi che invecchiando ti sei rammollita! Ora guardalo attentamente e dimmi cosa vedi. Dimmi i suoi punti deboli. -

La guardo di traverso, mi soffermo su quegli occhi color cioccolato caldo e ci sprofondo inevitabilmente. Però quando tocco il fondo trovo la forza per superare le barriere che mi circondano, le barriere di insicurezza che si erano strette intorno a me. Mi volto con determinazione verso l'uomo e dico: - È egocentrico, molto. Quando l'hanno interrogato molto probabilmente lo avranno minacciato e insultato, minando il suo orgoglio. Però queste cose con lui non funzionano, non servirebbe neanche adularlo. Bisogna dargli un avversario al suo pari, qualcuno che lo sfidi, che gli faccia fare un passo falso. -

Assentendo con la testa e sorridendo orgogliosa Lily mi si avvicina: - Quel qualcuno sei tu! -

- C-cosa? No, oooooh no! Non mi è permesso. -

Alzando le sopracciglia, incrociando le braccia sul petto e allontanandosi di un passo mi guarda esasperata: - Alice Paciock! Ora tu infrangerai qualsiasi divieto ti abbiano imposto e andrai di là! -

- Ma... -

- Niente ma! Muovi il didietro, su! Didietro per di più che si trova infilato in un paio di pinocchietti orrendi. Lo sai vero che sono fuori moda dal 1900? -

Mi fa girare verso la porta e inizia a spingermi.

- Perché credi che con me si aprirà? - chiedo ignorando il commento sui miei vestiti mentre cerco di fare resistenza.

- Perché tu sei Alice Paciock. -

A quelle parole rimasi sconvolta per la loro semplicità che mi colpì diritto nel cuore. Quelle semplici parole mi diedero la spinta di afferrare la maniglia e con essa quel coraggio che il cappello parlante aveva visto in me. Apro la porta di botto e senza calcolare minimamente Trudi e Jack, mi dirigo verso la porta affianco. Appena afferrato la maniglia quando una mano mascolina si appoggia sulla porta, bloccandomi il passaggio.

- Cosa credi di fare? - chiede pericolosamente calmo Jack.

Senza guardarlo negli occhi, ma analizzando le venature della sua mano dico: - Parlare con Isahaia. -

- Alice... -

- Sexy il ragazzo! - esclama Lily che per gli altri due è indivisibile.

- Credi di riuscire a farlo parlare? – s’intromette Trudi. Lily le si avvicina a un palmo dal naso, lancia uno sguardo a Jack per poi tornare sulla ragazza e rivolta a me dice: - Questi due sono sicuramente amanti! Dai guarda lei ha le gote rosse e le labbra talmente piene per i baci ricevuti che impossibile sbagliarsi! -

Io mi volto verso Trudi e ignorando le parole di Lily, anche se dentro di me esultavo, dico con voce sicura: - Sì. -

Trudi mi guarda per qualche secondo poi esclama un – Perfetto -, prende per la manica Jack ignorando le sue proteste e lo trascina nella stanza da cui sono appena uscita.

Quando si chiudono la porta alle spalle Lily dice: - In gamba la ragazza! -

Io mentre guardo la mia mano sulla maniglia per qualche secondo.

- Respira - sussurra Lily vedendo la mia espressione e avvicinandosi a me mi stringe la mano.

Faccio due respiri profondi poi con fare sicuro entro nella stanza. Mi siedo di fronte a Isahaia e ignorandolo inizio a sfogliare un fascicolo che avevo precedentemente sottratto a Jack. Passano vari minuti durante i quali mi sento osservata.

- Non hai accuse o insulti da lanciarmi? - mi sento chiedere da una voce profonda e pacata.

- No. - rispondo mentre esamino una foto.

- Allora cosa sei venuta a fare qui? -

- Sono qui per parlare - dico chiudendo il fascicolo e guardandolo in faccia.

Lui sogghigna tenendo ancora gli occhi chiusi: - Ho capito sei qui per sapere che magia ho utilizzato contro quell'auror. -

- Esatto. - dico tranquillamente.

- Perché vuoi saperlo? -

- Perché voglio salvare la mia amica e poi è l'unica cosa davvero interessante sul tuo conto. -

A quelle parole Isahaia apre di scatto gli occhi e rimasi sconvolta. I suoi occhi erano talmente azzurri da sembrare bianchi, tanto quasi da confondersi con le iridi.

- Inquietante - mi sussurra Lily al mio orecchio per poi spostarsi verso il prigioniero per osservarlo meglio. – forse se più giovane … - aggiunge pensierosa fissandolo con uno sguardo critico - chissà magari era un po’ meno sfigato! Che ne dici tu?- chiede rivolgendosi a me come se stessimo discutendo della nuova scoperta che cambierà il mondo.

- L'unica. Cosa. Interessante? - scandisce Isahaia.

- Oh-oh, punto nel vivo. - ridacchia Lily al suo fianco.

- Hai sentito perfettamente. È l'unica cosa interessante riguardante il tuo conto, vedi mi è bastato analizzare il tuo comportamento e leggere il tuo fascicolo per capire che tipo sei. - dico lanciandogli il fascicolo che avevo in mano.

- brava! Vai così! – esulta Lily scagliando un pugno per aria. Alzo gli occhi al cielo.

Isahaia guarda per qualche secondo il fascicolo poi divertito dice: - Impossibile! -

Mi chino verso con lui, e con fare cospiratorio sussurro: - Scommettiamo? -

Stringendo la mascella mi guarda in cagnesco, Lily al suo fianco iniziò a ridere sguaiatamente: - Ahah, lo stai facendo incavolare! Vai così Ali!! Solo tu sai incavolare le persone in questo modo -

Sorridendo sotto i baffi dico: - Sei un uomo egocentrico e prepotente, ti piace l'idea di avere tutto il potere concentrato nelle tue mani, anche se condanni le tirannidi tu stai cercando di crearne una. Stai cercando di mostrare di essere il migliore forse perché da piccolo tuo padre, o un tuo famigliare ti diceva che non eri nessuno.. -

- Tu non sai nulla di me! - sbotta Isahaia.

- Oh, invece io posso sapere tutto. Il tuo corpo è molto rivelatore, come per esempio quello spasmo che hai avuto all'indice destro quando ho parlato di tuo padre. Ti picchiava, vero? Mentre tua madre stava lì a guardare impotente, perché veniva picchiata più forte se cercava di fermarlo, no? Molto probabilmente lui è stato la tua prima vittima, mentre la tua mammina l'avrai messa al sicuro. -

- Non osare parlare di mia madre! -

Ignorando lui e Lily che stava facendo delle boccacce a Isahaia continuo dicendo: - Sei un uomo intelligente, sei un auto didatta. Tutto quello che sai lo hai imparato da solo. Tu vuoi distruggere questo mondo corrotto, attacchi gli stanziamenti auror perché loro non ti hanno salvato te e tua madre dai maltrattamenti, nonostante più volte siate scappati e abbiate chiesto aiuto. Loro vi rimandavano indietro e le punizioni per questa disobbedienza erano le più dure, vero? Era tua madre che le riceveva mentre tu eri costretto a guardare se non a partecipare. Attacchi la politica perché è lei che permette tutto ciò. -

- Questo è un mondo corrotto ed io porterò nuova luce. Non permetterò che qualcuno subisca quello che ho subito io! - mi urla in faccia Isahaia.

Lily che fino a quello momento era stata a fare linguacce si blocca, mi guarda divertita, sale sul tavolo e si avvicina a me - Trova la crepa. -

Rimango in silenzio per vari minuti, continuando ad osservare Isahaia, metto insieme tutti i pezzi del puzzle finché non trovo il suo punto debole, la sua crepa. Sorrido sorniona e dico: -Tua madre è ancora viva, vero? E sono sicura che si trova in un ospedale psichiatrico e con lei si trova la risposta al mio problema... -

Non ho il tempo di finire la frase che Isahaia emette un ruggito rabbioso, sbatte entrambe le mani sul tavolo e fa cadere la sedia. Si avvicina pericolosamente vicino a me e dice: - Lascia fuori mia madre da tutto questo. -

Sento dei rumori fuori dalla porta, silenziosamente la blocco in modo tale che nessuno possa intromettersi e con voce calma, anche se dentro me stessa sto per morire dalla paura, dico: -L'hai fatta entrare tu in questo gioco quando hai ferito la mia amica. - Mi alzo a mia volta e mi avvicino al suo viso di qualche spanna: - Come ho già detto tutto quello che sai lo hai imparato da solo, scommetto quindi che tu abbia tenuto un diario o dei libri su cui hai scritto tutte le magie e pozioni che ti sarebbero servite. Orami le sai tutte a memoria e allora hai dato i libri a tua madre perché è l'unica persona di cui ti fidi realmente. Io la troverò e con lei quei libri, te lo giuro! -

Isahaia ghigna divertito e prima che io possa fare qualcosa mi afferra per la parte dietro del collo e avvicina al mio viso al suo, i nostri nasi si sfiorano.

- Sei un ottimo avversario. - mi sussurra

Sento un gran fracasso, ma non riesco a liberarmi dalla sua stretta ne dal suo sguardo penetrante. Qualcuno ci afferra e ci stacca, mi volto e mi ritrovo a due centimetri dal viso di Albus. Un viso magnifico, senza imperfezioni, mascella squadrata solcata da una leggera barba nera come i capelli, due occhi verde smeraldo nascosti da un paio di occhiali decisamente fuori moda, ma che lo rendono tremendamente sexy.

- Manca solo che inizi a sbavare! - mi riscuoto dalla mia contemplazione e mi volto verso Lily che mi guarda divertita. Sposta lo sguardo da me e Albus a Jack e Trudi che tengono saldamente Isahaia, attorniato da altri dieci auror: - Non so chi di voi è più ottuso … - borbotta Lily nella mia direzione.

Mi sento strattonata e torno a guardare Albus che cerca di trascinarmi fuori dalla stanza. Siamo appena uscita dalla porta quando sentiamo un urlo: - Alice Paciock! -

Mi congelo sul posto e odo distintamente dei rumori di colluttazione finché non sento di nuovo la voce di Isahaia urlare: - Alice Paciock! Non mi dimenticherò mai di te! Quando uscirò da qui ti troverò!! - Queste parole furono seguite da una risata disumana. Albus nero in volto mi trascina per il dedalo dei corridoi mentre io sembro in tranche. Dopo poco arriviamo in una sala rotonda, dove sono riuniti vari auror tra cui Harry Potter e stranamente al suo fianco Draco Malfoy. Albus mi fa sedere al fianco di quest'ultimo che mi guarda ironico, anche se vedo brillare una piccola fiammella di ammirazione. Tutti parlano fra loro mentre io sono ancora sotto shock, al mio fianco Albus discute con Draco e Harry, però sento la presenza di Lily giovane dietro di me che, ne sono sicura, si sta divertendo come una scema. Tutti si zittiscono quando Trudi e Jack arrivano e prendono posto poco distante da me. Sorrido fra me notando che le labbra di Trudi sono ancora sospettosamente gonfie. Troppi baci?

- Allora - inizia Harry - grazie ad Alice ora sappiamo molto di più sul conto di Isahaia. - A quelle parole tutti si girano verso di me come se avessi sul capo un enorme segnale luminoso ad indicarmi.

- Però ora dobbiamo scoprire, dove si trova la madre di Isahaia... - borbotta Ron.

- Non sarà così facile, Weasley - interviene Draco - sapete quanti ospedali, cliniche e centri psichiatrici ci sono in Inghilterra? Per non parlare in tutto il mondo? Chi vi dice che l'abbia fatta ricoverare qui? Se poi l'abbia fatta internare veramente...-

Un silenzio pesante calò dopo queste parole finché la mia bocca decise di parlare senza il mio permesso: - In realtà un modo per restringere il campo ci sarebbe... - Per la seconda volta tutti si girarono verso di me, Harry mi guarda incoraggiante mentre Draco con stizza come se non credesse alle mie parole. Prendo un respiro profondo e sento che qualcuno mi stringe forte la mano da sotto il tavolo per darmi forza, Albus. Un piccolo sorriso m’incurva le labbra: - Isahaia avrà fatto in modo di tenere la madre vicino a sé quindi non si trova all'estero, ma qui in Inghilterra. Evitate le grandi metropoli e ospedali o cliniche famose perché sicuramente non l'avrà portata lì. Quindi io indirizzerei le ricerche a centri clinici e ospizi specializzati. Ah, poi il cognome di Isahaia è falso, non il nome però. - Finito di parlare mi sento la faccia in fiamme per l'imbarazzo di essere stata al centro dell'attenzione, e per aver parlato per così tanto tempo davanti a così tante persone. Ci fu un minuto di silenzio, poi Harry si riscosse e disse: - Beh, Alice ti ringraziamo di questo suggerimento è invito tutti a mettersi al lavoro. -

Io sono una delle prime ad alzarmi e uscire, devo assolutamente tornare in ospedale. Devo rivedere Lily.

Mi sto dirigendo verso i camini per raggiungere l'ospedale quando mi sento strattonare. Non ho il tempo di reagire e vengo portata dentro una stanza semi buia. Vengo sbattuta senza tante cerimonie alla parete, due mani si trovano ai lati del mio viso per bloccarmi il passaggio e due occhi verdi smeraldo mi inchiodano alla parete. Uno sguardo così simile a quello della sorella, ma allo stesso tempo così diverso. Senza preavviso s’impossessa delle mie labbra. Un bacio divoratore che mi fa bruciare le labbra, che mi fa sentire più viva e forte. M’inarco verso di lui, aggancio le mie dita ai suoi capelli neri come la notte e conficco le mie unghie nella sua pelle delicata. Albus mi fa aderire al suo corpo con il braccio destro mentre con il sinistro si sorregge alla parete, ma non smette un secondo di baciarmi. Esplora, accarezza, ferisce, lenisce, dà e toglie come fa un padrone con la sua schiava. Non mi è mai piaciuto essere dominata.

Ribalto le posizioni e dopo aver ripreso un po' di aria mi fiondo sulle sue labbra e lo marchio come mia proprietà. Le nostre lingue si scontrano, s’incatenano e si allontanano per poi tornare a cercarsi.

Dopo poco ci stacchiamo per riprendere fiato, Albus mi accarezza i lunghi capelli lisci biondi che mi ricadono scomposti. Con sguardo serio sussurra: - Tesoro, potresti evitare di farti uccidere? Ci siamo sposati solo da due giorni e tu ti fai come nemico giurato il peggior terrorista mai visto su questa terra. -

Sorridendo imbarazzata gli accarezzo la guancia e dico: - Ci credi se ti dico che non l'ho fatto apposta? -

Comprendo la mia mano con la sua mi sorride e dice: - Lo so, amore, ma questo non vuol dire che tu non mi abbia fatto perdere 10 anni di vita quando ho saputo che stavi interrogando Isahaia. -

- Mi spiace... -

Scuotendo la testa esasperato, Albus mi prende la mano e mi porta fino al camino per smaterializzarmi. Ci guardiamo ancora per qualche secondo poi ci lasciamo le mani.

- Devo andare... - sussurro. – lo sai non possiamo farci vedere insieme! -

Assente con la testa, mentre io m’infilo nel camino senza staccare i miei occhi dai suoi finché non sento uno strappo alla base dell'ombelico.

 

 

Mi trovo di nuovo davanti a quella maledetta porta. La bocca del mio stomaco è chiusa in una morsa ferrea, le gambe mi tremano e la mia testa è pesante come un macigno. Non c'è la faccio... Non potrei sopportare di nuovo una perdita del genere, non voglio che succeda come l'ultima volta...

- Non puoi vivere nel passato, Ali. -

Non ho bisogno di voltarmi per capire chi è stato ha parlare. In fondo lei c'è sempre stata quando avevo bisogno e anche se è in coma, lei c'è. Sempre.

- Lily tu non capisci... -

- Sì che capisco. Tu hai paura che si ripeta quello che è successo con tua madre. -

La mia paura aumenta. Lily si avvicina al mio fianco e guarda insieme a me la porta.

- Quella volta non fu colpa tua Alice. Tua madre morì per un’orrenda malattia senza cura, ma questa volta hai fatto quello che era in tuo potere per salvare la vita alla tua amica. -

Mi preme la mano destra sulla base della schiena e mi spinge verso la porta. Chissà cosa direbbe se sapesse che è lei l’amica?

- È ora che superi le tue paure. Su muoviti! Chiunque sia al di là della porta sarà fiera di te. -

Appoggio la mano sulla maniglia, la apro, mi volto verso Lily, entro nella stanza e mentre la porta si chiude la vedo scomparire.

Una stanza completamente bianca mi avvolge, l'unica cosa che spicca sono i suoi capelli rossi, come al solito disordinati e sparsi nel cuscino. Mi avvicino e mi siedo nella sedia posta al suo fianco. La osservo per vari minuti in silenzio poi senza un motivo apparente mi metto a ridere e inizio a raccontarle tutto quello che mi è successo in quel giorno. Tutto, dall'inizio fino alla fine. Gli racconto del ceffone ad Albus, dei probabili baci che si sono scambiati Jack e Trudi, del fatto che ho discusso con una lei più giovane, che ho interrogato Isahaia e alla fine della paura che provo in questo momento, la paura di perderla.

Dopo vari tentennamenti prendo la lettera che mi si era smaterializzata questa mattina dalla tasca della mia camicia. La sfioro con le punta delle dita, poi con gesti veloci la apro e inizio a leggerla ad alta voce:

 

 

"Cara Alice,

Scommetto che per aprire questa lettera ti ci sarà voluto un bel po'. Sei proprio una scema, ma è per questo, che ti voglio tanto bene.

Sei la migliore amica che tutti desiderano sei buona, generosa, folle per certi versi e tanto coraggiosa. Non nel senso che tutti connotano a questa parola, ovvero non avere paura di nulla ed essere arroganti davanti ad ogni evento. Anzi tu hai paura e non sei assolutamente arrogante, ma hai quel coraggio che ti sprona a superare qualsiasi tua paura e non arrenderti mai.

Sei unica Alice e non te lo dico solo perché sei la mia migliore amica, ma perché ci credo e voglio che tu ci creda fin dal profondo. Vorrei che tutti lo notassero, ma già la persona che per te è la più importante l'ha notato, vero? Mi dispiace di non essere vissuta abbastanza per vedere realizzato il tuo sogno d'amore, ma ti prometto che veglierò sempre su di te.

Sempre.

Con tanto affetto,

Lily."

 

Leggo e rileggo la lettera, cerco di comprendere di accettare il fatto che tu creda di non poter superare questo ennesimo ostacolo che la vita ti ha posto davanti. Le lacrime mi scendono copiose sul volto. Non riesco a fermarle.

- Tu non ti arrenderai. Non ti permetterò di abbandonarmi, tu sei una guerriera Lily. Tu sei la mia guerriera e ora combatterai con me! Su forza Lily, non arrenderti. Combatti! -

Le stringo la mano, piango silenziosamente, ma mentre piango un sorriso di speranza mi incurva le labbra.

Combatti con me, amica mia!

 

 

NDDA: ovvero Note Di Due Autrici,

       Allora per prima cosa vi chiediamo umilmente scusa per aver tardato circa un mese, purtroppo sono susseguiti vari problemi. come vi è sembrato il capitolo? di sicuro molte cose si sono chiarite! e molte coppie sono venute alla luce: Trudi/Jack e Alice/Albus. che ne dite di queste due fantastiche coppie? aspettiamo i vostri commenti e le vostre recensioni che ogni volta ci fanno morire dal ridere! Ringraziamo come sempre chi recensisce, chi segue, chi ricorda, chi preferisce e anche chi legge in silenzio. speriamo che il capitolo vi piaccia e alla prossima. tanti baci! Rosa di vetro  e LilyRoseWhesley. Ps: che ne dite della copertina?

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Capitolo 5
*** stretti ai rami della vita ***


                                      Stretti ai rami della vita  


- Al dove stiamo andando? Dai lasciami ho del lavoro da fare!! -sbotta la dolce Alice protestando in malomodo contro il modo sbrigativo con cui la sto trascinando verso l'auto babbana che mi sono fatto prestare da un amico due ore fa.
- Mi dispiace oggi niente lavoro -rispondo facendola salire nel sedile davanti. Mi guarda un attimo in cagnesco e poi rassegnata sale. Mentre richiudo lo sportello la sento sbuffare, sorrido facendo il giro dall'altro lato per salire.
- Lo sai che ore sono vero? -  chiede sarcasticamente. Metto in moto continuando a sorridere - Le otto di sera e allora?-
- Beh è un tantino tardi - dice tranquilla, poi notando la mia espressione divertita si corregge - Domani ho tanto lavoro da finire e solo due ore di tempo a disposizione quindi devo andare a dormire presto, affinché la mattina seguente mi ritrovo carica al massimo-
- Domani non vai a lavoro- la interrompo fischiettando tranquillamente.
- Stai scherzando vero? - chiede la mia dolce logorroica arrabbiata.
- Affatto - rispondo sorridendo con tono pacato, guardandola di sottecchi.
Incrocia le mani sul petto e gira la testa dall'altro lato, mettendo il broncio in segno di protesta. Quando fa così sembra una bambina, mi viene subito da pensare tra una risata e l'altra.
- Dai non fare così, appena arriviamo ti compro il gelato, bambina mia - dico scompigliandole i capelli biondi e ridendo della sua espressione omicida.
- Smettila! - sbraita con uno sguardo assassino - Mi costringi a venire con te e mi prendi pure in giro! È davvero inammissibile! - sbuffa 
riprendendo fiato e gonfiando le guance come un criceto.
La guardo e rido ancora con più gusto. Amo Alice in tutte le sue sfaccettature, la dolce, l'indifesa, la bambina, la capricciosa e la testarda.
Smetto di ridere solo per riprendere fiato e per cambiare marcia, solo allora mi accorgo che il ristorante in cui ho prenotato è vicino. Faccio cambio di marcia, mentre dentro di me si fa strada la preoccupazione e il nervosismo. L'ansia comincia a farsi sentire sempre di più, man mano che ci avviciniamo. 
Quando arriviamo davanti al ristorante parcheggio il più lentamente possibile e scendo. Giro dall'altro lato e faccio scendere Alice e insieme ci dirigiamo al ristorante. Sono molto rigido cerco di rilassarmi più che posso mentre entriamo.
Alice indossa un vestito blu notte che le arriva sopra il ginocchio, mentre dietro c'è uno strascico che arriva fino a metà polpaccio. La scollatura è a cuore con un corsetto che le fascia il petto e una gonna morbida che valorizza con delicatezza le sue forme.
Insomma lei è bellissima.
Io al contrario sembro uno stupido grifone imbranato, non è colpa mia ma la sbadataggine è una caratteristica di tutta la famiglia, peccato che io sia una serpe, e un Serpeverde non dovrebbe mai sembrare imbranato o agitato. 
Quando entriamo ci attende un cameriere in smoking con un menù tra le mani. Ci chiede se abbiamo prenotato, io annuisco e dopo qualche minuto dove il cameriere si accerta delle mie parole, ci fa strada tra i tavoli.
È un ristorante semplice che apre sulla spiaggia, classico è la parola giusta per descriverlo, niente di assai pregiato o di alto livello. 
La mia scelta non è stata dettata dal caso o dal denaro, per carità un particolare di tanta importanza non lo lascerei mai al caso e per quanto riguarda il denaro ne ho a palate, il mio lavoro ha molti contro, ma lo stipendio è decisamente un pro.
Il ristorante è ampio e ordinato, per niente affollato. Quelle coppie o famiglie che ci sono, sono dentro.
Il Mercante, infatti, è un ristorante che ha la particolarità di avere tavoli sia dentro che fuori cioè in spiaggia in mezzo alla sabbia.
Ho prenotato proprio tra quei tavoli illuminati dai piccoli lampioni, tra la sabbia, con un sottofondo musicale e un panorama ineguagliabile che ti invoglia a mangiare per vari motivi.
Prima di tutto perché non sono molto affollati anzi con mio grande piacere, scopro che non c'è nessuno fuori, la maggior parte della gente preferisce non sporcarsi con la sabbia. Esulto mentalmente per questo colpo di fortuna.
Mi avvicino al tavolo per primo e invito Alice ad accomodarsi, subito dopo giro dall'altra parte e mi siedo anche io, di fronte a lei.
- Che bel posto! - esclama guardandosi intorno - Non ci sono mai stata prima -
- Lo so - 
- Come scusa? - si gira a guardarmi stranita.
In effetti volevo un posto che lei non conoscesse e che fosse vicino al mare, la prima volta che siamo stati nello stesso posto senza litigare e abbiamo parlato come due persone normali è stato proprio su una spiaggia circa un anno fa. Da li a poco è cominciata la nostra storia e ora, beh ora siamo qui è io sudo freddo per trovare il modo di pronunciare quella fatidica domanda.
- Intendevo che lo so che è un bel posto - mi affretto a rimediare, dimostrando per l'ennesima volta le mie caratteristiche da serpe.
- Grazie per avermici portato è davvero bellissimo, Albus - dice sorridendomi. 
La guardo con un piccolo sorriso di rimando.
- Se continui a sorridermi così ogni volta che ti porto da qualche parte finirà che non ti porterò più da nessuna parte - 
Mi guarda un po' sorpresa - Perché? Non ti piace quando sorrido? - risponde confusa.
- No al contrario il tuo sorriso è bellissimo -
- E allora qual'è il problema? sembra confusa e curiosa al tempo stesso. 
Posa il gomito sul tavolo e poi poggia la testa sul polso e mi guarda, in attesa della risposta.
- Il problema è che ogni volta che ti vedo sorridere mi viene quasi un infarto. E non voglio morire ora che finalmente ho trovato la ragazza giusta per me. -
Sorride con le gote leggermente arrossate, distogliendo subito lo sguardo.
Arriva il cameriere, ordiniamo due piatti di pesce alla griglia e mentre aspettiamo la nostra cena, attacco conversazione un po' per sciogliere la tensione che mi opprime, un po' per toglierla dall'imbarazzante  silenzio che si è diffuso da un po' tra di noi. La tensione si scioglie quasi subito e iniziamo a parlare senza fermarci più. Parliamo del più e del meno, di argomento leggeri e piacevoli.
Sorrido e parlo come ho sempre fatto, dimenticando la causa per cui sono li e comincio ha divertirmi.
- Davvero? - chiedo stupito tra una risata e l'altra per uno dei suoi racconti sugli aneddoti della sue avventure con Lily.
- Già è stato imbarazzante, soprattutto quando è arrivato il poliziotto, con una faccia annoiata di chi vuole essere in tutt'altro posto, e ci ha chiesto ‘Cosa state facendo?’ Lily tutta fradicia per la pioggia si è avvicinata e gli ha detto ‘ Lei è?’. Lui guardandola dubbioso come se non si aspettasse tale domanda essendo la cosa sottintesa e anche evidenziata dall'abbigliamento, le ha risposto ‘Un poliziotto ’ io ero completamente bianca in viso e mi aspettavo che da un momento al l'altro arrivassero gli aerei militari e ci puntassero le armi contro come nei film babbani che spesso guardiamo io e lei. Comunque io ero spaventata e cercavo di fermare Lily che continuava a parlare con il babbano come se niente fosse ‘Piacere signor poliziotto io sono Lily Luna Potter. Posso darti del tu vero?’ Lui la guardava come se fosse davanti a qualche strano essere alieno ‘Sei ubriaca ragazzina?’
‘ Non faccio ubriaca di cognome, ma Potter ’
Il signor poliziotto che avrà suppergiù 50 anni guardandoci ha detto ‘ Deve venire con me ’
E lei ‘ Sono follemente innamorata, signore, e certe cose non le faccio ’ -  scoppio a ridere con le lacrime agli occhi.
- Poi cosa è successo? - la incito a continuare 
-  Beh lui si è allontanato oltraggiato balbettando che aveva capito male e che lui voleva portarvi al commissariato e Lily guardandolo incredula ha detto quasi offesa ‘ Perché mai non abbiamo fatto niente’ e lui ‘ Ma davvero? Avete accesso un fuoco in mezzo alla strada e vi siete messe a ballare come due pazze incurante del fatto che un auto vi potesse investire, senza contare che siete pure ubriache’ Lily gli si avvicina a lui e mettendogli la sua mano nella fronte gli dice ‘ Mi sa che stai male, e hai le allucinazioni per vedere cose del genere. Io le ripeto non sono ubriaca, ma sono Lily Luna Potter, quelle luci che hai visto, quelle che brillavano e illuminavano il cielo, tutte colorate e che pensa che le abbiamo prodotte noi non esistono. Probabilmente se le sarà immaginate o sarà stato un  gioco di luci come l'arcobaleno.
Secondo me dove c'era della luce che riflessa sulle gocce d'acqua a prodotto l'arcobaleno ma questo stanco di avere una forma così banale è scoppiato e a fatto quelle bellissime luci che solo lei ha visto’-
io ascolto ma a ogni cosa che dice non resisto e mi metto a ridere. - Ma dai! - dico tra una risata all'altra tenendomi la pancia che ormai mi faceva male per le risate.
Alice sorride nel ricordare quei episodi e in alcune scene ride anche lei con me.
- Gli ha detto veramente così ? - le chiedo a un certo punto stupito.
- Si parola per parola -
- E cosa ha detto il babbano ?-
- Non ha potuto parlare perché Lily non smetteva di farlo, ne inventava di tutti i colori perché era ubriaca fradicia come me, ma cercava di coprire l'accaduto. -
- E poi? - la interrompo nuovamente.
Arriva il cameriere con i piatti e iniziamo a mangiare.
- Beh lei ha continuato con le sue bugie dicendone di tutti i colori credimi. Il poliziotto spazientito, sentendosi un po' preso in giro, ci ha detto di dirgli la verità altrimenti ci  avrebbe sbattuto in cella e allora Lily gli ha detto ‘ Bene allora io le dirò tutta la verità e nient'altro che la verità. Sono Lily Luna Potter figlia di Harry Potter il salvatore del mondo magico. Hai sentito bene sono una strega e mio padre un mago. Viviamo in una Londra magica e le luci che ha visto erano il risultato di un incantesimo che abbiamo fatto con le nostre bacchette e il fuoco pure. Siamo ubriache perché abbiamo bevuto tre bottiglie di burrobirra, un alcool che beviamo noi maghi. Per divertirci abbiamo messo la musica e ci siamo messe a ballare, per quanto riguarda gli incidenti non ti devi preoccupare tanto se succede ci possiamo smaterializzare.’ -
- Noo, ha davvero detto questo? - la interrompo per l'ennesima volta  spinto dalla curiosità.
- Già l'ha fatto ma il bello è quello che ha risposto lui.-
- Cosa? - 
- ‘ Bene dato che mi hai detto la verità non vi  porterò al commissariato ’ prende il cellulare ‘ vi porto dritto al manicomio’- mi dice Alice ridendo tra una parole e l'altra.
La guardo ridere e non riesco a fare a meno di pensare che è bella, la mia donna.
- Lily è davvero incredibile fa sempre qualcosa di unico. Non ti annoi mai con lei. Lei è unica - dice sorridendo ancora.
A quelle parole mi sento subito triste.
- Già immagino - dico mettendo di nuovo la maschera di indifferenza. Odio metterla con lei, però non sopporto che mi vede stare male.
Lei notando la mia espressione sgrana gli occhi e si morde il labbro inferiore e abbassando lo sguardo dice - Scusami - vederla così abbattuta mi ridesta subito e mi fa tornare in mente perché siamo qua. Allora torno a sorridere anche se il sorriso non viene incoraggiante come volevo, ma triste con un po' di amarezza e sembra quasi forzato.
- Non preoccuparti. -
- No mi dispiace, ho detto una sciocchezza non dovevo -
- Davvero non preoccuparti. Non è colpa tua se io è Lily non siamo in buoni rapporti. -
- Dovreste chiarire - dice avvicinandosi a me è posando la sua mano sulla mia per infondermi conforto.
- Non ne voglio parlare - dico un po' più brusco del dovuto, spostando lo 
sguardo sulle orde che si abbattono sulla povera sponda. 
- Lei ti vuole bene, Al! Tu le manchi - sbotta con calma ignorando la mia risposta e stringendomi la mano.
La guardo negli occhi trasmettendole tutta la tristezza e dolore e lei capisce.
- Se le manco non avrebbe rotto il nostro legame creando uno stupido muro di freddezza tra di noi per  quasi 11 anni. Se mi volesse davvero bene non si sarebbe arrabbiata così tanto solo perché sono un Serpeverde non dopo la scuola e dopo tutti questi anni. - esplodo a sentendomi svuotato e triste più che mai. 
La voce di Alice mi porta in riva nuovamente e io mi aggrappo ad essa. - Forse non è solo per quello che avete litigato forse è qualcosa altro -
- Basta smettiamo di parlarne non siamo cui per parlare di questo ma per divertirci.-
- Giusto - mi risponde un po' meno convinta di me.
Il tempo passa rapidamente e piano piano che la sera scende comincio ad agitarmi e a parlare di meno. Mille probabilità mi frullano per la testa.
Lei se ne accorge - Che ne pensi? -
La guardo un po' indeciso su da farsi e poi sospirando rispondo - Mi dispiace non ascoltavo. Scusami -
- Già l'ho notato - dice lasciandosi cadere sullo schienale della sedia.
- Che succede? - chiede poi guardandomi dritto negli occhi. - Sei agitato e sembri combattuto dall'inizio della serata e ora lo sei molto di più. Vuoi dirmi qualcosa? - aggiunge ormai seria guardandomi negli occhi. La guardo per un po', poi una smorfia mi contorce il viso. Dimentico sempre che la mia ragazza è una psicologa e riesce a capire i sentimenti delle persone del loro modo di fare.
- Facciamo una passeggiata ? - le propongo alzandomi e avvicinandomi a lei. Ci allontaniamo un po' e passeggiamo in silenzio guardando il mare muoversi. Poi prendendo coraggio mi siedo sulla sabbia e le porgo una mano. Lei l'accetta e togliendosi i tacchi si siede al mio fianco. Il mio cuore sta per avere un infarto. Io normalmente sono tranquillo, ma immagino che anche la tranquillità in persona in questo preciso momento si sarà sentita un po' nervosa. 
Mi giro a guardarla e rallento un po' il nodo della cravatte che sembra soffocarmi. Le prendo le mani, le stringo alle mie e comincio a parlare.
- C'è una cosa che vorrei chiederti, ti sembrerà una cosa stupida, un idea pazza o troppo affrettata ma io ecco... Alice io non sono un grifondoro, non lo so cosa succederà in futuro. La vita ci riserva molte sorprese. Ricordi prima litigavamo sempre ora stiamo insieme e siamo felici e magari in futuro...- mi interrompo nuovamente, non riesco a completare il discorso. Respiro profondamente, e mi concentro: nelle 3 D( Desiderio, Decisione, Destinazione).
‘Quanto lo desidero?’ mi  chiedo: così tanto che sto per fare la cosa più pazza di questo mondo.
Quindi hai deciso?: sì, ho deciso perché è tutto ciò che voglio e sono sicuro della mia decisione.
Sei pronto per la destinazione?: non molto ma per lei faccio di tutto, non sono stato un grifone ma una serpe. Non sono coraggioso e non sono in grado di rischiare ma questa è la mia decisione, il mio desiderio e la mia destinazione. 
E quindi lo farò.
Riprovo di nuovo.
- Alice io ti amo ecco te l'ho detto. Ti amo follemente ed è la cosa più bella che mi sia capitata. Stiamo insieme da molto, anche se ancora non siamo riusciti a dirlo a nostri genitori, nonostante ci proviamo in continuazione. Loro sono ancora convinti  che noi ci detestiamo. Voglio dire tutto a tutti, voglio gridarlo ai quattro venti. Ma prima voglio fare una cosa. È la cosa più pazza di questo mondo ma io voglio sposarti. Voglio sposarmi con te. Voglio farti mia. Voglio sposarti Alice, tu mi vuoi?  - quando finisco mi accorgo di avere il fiatone. Ho parlato velocemente a causa del nervosismo, ma finalmente mi sono tolto il pensiero. Ora manca solo la risposta. La vedo silenziosa mentre guarda verso l'orizzonte, sembra pensierosa e preoccupata, poi la vedo calmarsi ha preso una decisione. Ho una paura nera.
Mi sorride - Certo che sì - dice tra le mie braccia. 
Restiamo in silenzio a goderci questo momento fino a quando lei di alza e togliendosi la sabbia dal vestito dice - Ma lo dirai tu hai alla famiglia, uomo -
Cavolo la famiglia quella sì che sarà un impresa.



Sento qualcosa che si rompe, un confuso borbottio che mi desta e mi fa abbandonare il dolce vagare nel inconscio. Apro gli occhi e la luce mi acceca, subito allora chiudo gli occhi e poi li riapro piano piano. Mi giro per guardarmi attorno, mi trovo in una stanza bianca e fredda con un 
arredamento essenziale:  un lungo tavolo pieno di ampolle e parti di animali in barattoli di vetro. Dappertutto ci sono fuochi accesi e calderoni che bollono sopra. Dopo aver messo a fuoco l'ultima parte della stanza si attiva la mia 
mente e riconosco il posto: il mio studio pozionistico. Mi giro verso la destra e scorgo una sagoma che nella penombra mescola una pozione nel calderone.
- Chi va là? - chiedo con voce rocca e impastata dal sonno.
La sagoma si sposta verso la luce, poi sorridendomi dice - Buon giorno bella addormentata-
Torna a tagliare erbe, io tra uno sbadiglio e l'altro lo guardo lavorare.
Stranamente Scorpius non dice niente per sapere perché ho dormito lì forse intuendo da solo la risposta.
- Che ore sono? - chiedo alzandomi e dirigendomi verso il lavabo. Mi lavo la faccia con l'acqua fredda diverse volte.
- 4: 39 pm -
Mi asciugo l'acqua che mi gocciola con un asciugamano e torno a sedermi nel divano di fronte al tavolo dove dormivo poco prima.
- Scusami non so come mi sia addormentato! - mi scuso con lui.
Scorpius si volta a guardarmi per un attimo - Nessun problema ma non è da te e tu lo sai.- lo guardo per un po' - Ieri non avevo sonno e sono rimasto a lavorare fino all'alba. Probabilmente non sono riuscito più a reggermi in piedi.- chiarisco
- Non hai una bella cera - osserva il biondo tornando al suo calderone, 
abbassando il fuoco e aggiungendo le ali di pipistrello che stava tagliuzzando. 
- Tutto ok? - 
- Non ho niente. - mi avvicino e prendo gli ingredienti per la seconda pozione da fare su richiesta. Il nostro lavoro consiste nel creare pozioni 
farmaceutiche, cosmetiche e di ogni natura, sotto commissione. Lavoriamo per le fabbriche, per i negozi e per le scuole, insomma un bel lavoro che fa guadagnare 
un bel gruzzolo di banconote da mettere in tasca. Prendo un calderone pulito dagli scaffali e accendo un fuoco leggero. La pozione che devo fare è un elisir d'amore, per il negozio di scherzi di zio George.
- Che fai ? - mi chiede a un certo punto. Mi giro e noto che si è fermato e mi sta puntando gli occhi addosso.
- Che credi stia facendo, lavoro no?- 
Mi sposto di lato per poterlo guardare meglio e al tempo stesso lavorare sulla pozione.
Lui mi guarda deciso con un cipiglio severo.
- Al, va bene che sei un Serpeverde e che non fai mai vedere i tuoi sentimenti, io lo capisco più di tutti, ma io sono il tuo miglior amico con me non ce n'è bisogno. Puoi sfogarti se vuoi! Lo sai vero? Di di me puoi contare- mi guarda posandomi una pacca di incoraggiamento. - Lo so, - gli rispondo - ma sto bene, davvero! - distolgo lo sguardo dagli occhi del mio miglior amico. Sto mentendo, ma non ho voglia di parlare. Non ora perlomeno.
- Come vuoi - dice pacato tornando alla pozione e a giudicare dal suo sguardo capisco che ha intuito anche lui la mia menzogna, ma ha lasciato scorrere. Questo è uno dei motivo per cui ho scelto lui come miglior amico. Tra noi è così, il silenzio è una cosa rilassante e priva di agitazione che apprezziamoventrambi. Noi ci capiamo a vicenda e quando uno non ha voglia di parlare l'altro lo lascia in pace finché non è pronto. Non sono molto aperto, preferisco riflettere o ascoltare, è diverso solo quando mi trovo con Alice. Lei è sempre riuscita a cambiarmi quando è nelle vicinanze. Con lei vicino, ad Hogwarts, diventavo peggio di Scorpius e James messi assieme. La cosa incredibile è che io non ero così e non volevo esserlo, ma lei mi faceva e mi fa tuttora quest'effetto. Mi fa bruciare di passione rendendoli un altro. Facendomi diventare uno che in uno sgabuzzino la sbatte al muro o uno, che schiavo suo, fa tutto per lei anche sposarsi da un momento all'altro all'insaputa di tutti. 
- Albus Severus Potter ma che diamine fai? - alzo lo sguardo confuso sullo stesso Scorpius che un momento fa era calmo come suo solito e ora ha quell'aria perplessa, ma soprattutto irata.
- Che cosa... - comincio seguendo il suo sguardo e noto che è indirizzato alla mia pozione.
Inizialmente non capisco ma poi guardo con più attenzione. Due secondi: uno per pensare che non ho la bacchetta, uno per buttarmi a terra contemporaneamente a Scorpius, mentre la mia pozione esplode. 
Boom.
Guardo stupito il mio calderone andare in mille pezzi e la pozione sporcare tutto il tavolo nella sua lunghezza e anche parte del soffitto.
Guardo tutto il fumo che si è alzato e Scorpius più stupito che mai. Lo vedo alzarsi e spolverarsi pantaloni e il camicione per poi alzare lo sguardo su di me - Stai bene, eh? Ora si che ne sono sicuro - dice sarcastico.
- Ehm ecco io...- cerco di dire ma mi interrompe.
- Ti prego Albus, fammi il favore di stare zitto e di andartene a 10 miglia lontano da me, prima che ti uccida senza pietà.- soffia con un tono gelido, occhi di un grigio liquefatto e uno sguardo furente. Lo guardo ammutolito mentre lui si massaggia le tempie con i pollici e al suo ennesimo sguardo, mi tolgo il camicione e mi dirigo verso la porta. Io lo conosco Scorpius, lui è il tipo di persona che non si arrabbia facilmente, ma quando succede sono guai seri. Ecco perché è meglio non avvicinarlo.
- Ok vado - mi avvicino al divano e prendo la giacca e la bacchetta.
- Si vai vai - mi dice sbrigativo guardando il disastro che ho fatto.
Mi senti profondamente in imbarazzo dopotutto io sono il più giovane pozionista dell'ultimo secolo. Ricordo i giornali il giorno il cui io e Scorpius, come squadra, abbiamo superato gli esami con voti eccezionali alla età di 19 anni. È stato una notizia che è girata per la stampa per molte settimane. Tutti i giornali con le nostre facce in prima pagina. Poi è stato un gioco da ragazzi trovare lavoro. E beh, ora ritrovarmi per la prima volta in vita mia a distruggere un calderone mi fa provare non poca vergogna e imbarazzo.
Come è potuto succedere?
Io non confondo mai le dosi e la frequenza di mescolo.
- Albus - una chioma bionda, mi si getta in braccio. 
La stringo forte notando solo in quel momento di essere arrivato a casa. Chi sa poi perché dato che volevo stare solo.
- Sei qui, non credevo che saresti venuto - esclama lei spostandosi di un passo per guardarmi negli occhi.
- Neanche io, ma sono venuto - sospiro aprendo la porta con le chiavi e entrando con mia moglie di fianco.
Casa nostra non è molto grande, n'è molto decorata, possiede solo le cose importanti,  ma a noi va bene così. Ci spostiamo verso il salone e ci sediamo sul divano, lei accoccolata al mio lato destro. La stringo ancora di più a me accarezzandola dolcemente con movimenti circolari del pollice, come facciamo sempre nei nostri pochi momenti intimi. 
- Ero da Lily.- rompe il silenzio.
Rimango zitto.
- I dottori non danno nessun miglioramento - continua cercandomi con lo sguardo.
- Harry, con il corpo auror, sta girando tutti gli ospedali, ma - sospira - ancora non hanno trovato la madre di Isahaia. Non ti preoccupare la troveranno ne sono certa anche perché non mancano molti ospedali da controllare. Non ci vorrà molto. -
- Non quanto te - rispondo calmo. 
- Cosa ?- si gira per guardarmi meglio.
- Non sono preoccupato, tu lo sei - rispondo con lo stesso tono di prima. Lei si scosta di colpo, allontanandomi.
- Albus come puoi dire una cosa del genere. E tua sorella! - sbotta incredula.
- Non ne sono tanto sicuro - 
- Ok questo è davvero troppo. Ma ti senti? E meglio se io vado all'ospedale dalla mia migliore amica che è tua sorella. Ad aiutare la tua famiglia a trovare qualcosa che ci possa tirare fuori da questo casino. Tu resta cui a non preoccuparti e a non essere sicuro di avere una sorella. Magari quando le succede qualcosa sarai più sicuro.- sbraita con tutta la rabbia, l'incredulità e la frustrazione che prova.
Sgrano gli occhi per un attimo e poi torno calmo.
- Stai solo scaricando tutta la tua rabbia su di me! - 
- Non ti riconosco più ! Non è questo l'uomo che ho sposato. Non ti riconosco... - raggiunge la porta.
- Litigare già una settimana dopo il matrimonio. Ti sei già pentita a quanto pare. - subito dopo averlo detto mi mordo la lingua già pentito, alzandomi dal divano come se quest'ultimo mi avesse scottato.
Apro bocca. Che cavolo ho fatto? Ma è troppo tardi la guardo uscire con le lacrime agli occhi. Cavolo, l'ho fatta piangere. Diamine!
Cavolo!!! Sono un cretino!!
Mi passo una mano tra i capelli guardandomi attorno.
Che pasticcio!!
Mi dirigo in camera da letto per prendere il cambio, poi vado in bagno per farmi una doccia. 
Forse mi calmerà e mi farà chiudere il becco una volta tanto prima di fare l'ennesima sciocchezza. Ma non potevo pensare prima di aprire la bocca? Avrei dovuto seguirla, ma non sarebbe servito a niente. La conosco e in quello stato è in grado sarebbe in grado solo di litigare senza permettermi di chiederle scusa e aggravando ancora di più la cosa.
Mi sbottono la camicia e me la tolgo e poi sbottono il bottone dei jeans e abbasso la cerniera. Mi tolgo i pantaloni e mentre li prendo dal pavimento cadono alcune monete e una busta.
La lettera di Lily. 
Mi abbasso a prenderla, la guardo e me la giro tra le mani. L'avvicino al naso e sento il profumo di gigli, di Lily. L'allontano subito da me e la poso sul armadietto.
Fa troppo male! 
Mi faccio una doccia veloce e ripenso subito ad Alice. Sono stato uno stupido. Non le penso quelle cose. Ma... Cosa potevo fare? Infondo quella ferita è ancora dentro di me che brucia.
Lily e James. 
Il nostro litigio. 
Sono più di 10 anni che non parliamo. Solo piccoli discorsi di cortesia. Niente! 10 anni di freddezza, 10 anni che mi odia solo perché sono di Serpeverde.
Alice mi ha detto come potevo non essere preoccupato, io lo sono. Perché nonostante tutto, al contrario suo, le voglio bene e non la odio.
Ho perso le staffe e ho detto delle cavolate, Alice non c'entra e io ho scaricato tutta la rabbia per Lily su di lei.
Ho sbagliato. Io non mi pento affatto di averla sposata. Perché io l'amo. Chiudo gli occhi sotto la doccia.


- Al no! Non di nuovo - sbraita sbattendo la porta.- 
Mi avvicino a lei e le accarezzo la guancia con la mano.
- Ti amo lo sai, no? - chiedo con voce un po' roca a causa di prima.
Appoggia anche lei la mano sulla mia. - Lo so! - sussurra piano, socchiudendo gli occhi - Anche io - aggiunge poi.
- Qual è allora  il problema ? - le chiedo con dolcezza.
- Non voglio Albus - risponde calma
- Lo sai che non possiamo fare altro che aspettare - dico.
Si allontana da me nuovamente. - Aspettare! Non facciamo altro da un mese Al -
Sospiro infondo come darle torto ma al tempo stesso ....
- Non è colpa mia, Alice - 
- Se per questo nemmeno mia - dice a denti stretti.
Bene allora o la va o la spacca. La prendo per mano - Allora andiamo - 
Esclamo più deciso che mai.
- Dove? - chiede confusa.
- Non hai detto che non vuoi continuare a perdere tempo, che un mese ormai é passato e che noi siamo ancora al punto di partenza e non abbiamo ancora detto ai nostri genitori nemmeno che stiamo insieme figurati che ci sposiamo? Allora andiamo a sposarci -
- Cosa?! Ora? - mi chiede sorpresa puntando i piedi per terra.
- Sì, ci sposiamo e poi si vede tutto il resto -
- Ma... ma... i nostri genitori? E la cerimonia? Non ho il vestito Al! Non posso sposarmi in jeans.- comincia lei ma la ammutolisco subito.
- Vedi ora sei tu a perdere tempo -
- Non si chiama perdere tempo - ribatté lei.
- Senti Alice io non ti capisco, prima dici che vuoi che ci sposiamo. Che stiamo perdendo tempo e che se continuiamo a rimandare ogni volta che succede qualcosa non ci sposeremmo mai, poi però quando ti dico di andare a sposarci seduta stante tu cominci a tirarti indietro - 
- Voglio sposarmi più oggi che domani però non così Albus. Non in jeans, non da soli, senza gli amici, senza la mia famiglia e la tua. Questo è un giorno troppo importante. - 
Le lascio la mano
- Bene allora tocca aspettare, mi dispiace ma se vuoi fare tutte quelle cose dobbiamo riunire tutti e dire loro al più presto che ci sposiamo, ok?- chiedo avvicinandomi di nuovo a lei.
Mi stringe e annuisce.
Chi si aspettava che nella famiglia Potter non ci sia neanche un momento di tranquillità per annunciare un matrimonio.



Sorrido un po' a quel ricordo mentre un altro impresso nella mia memoria si fa largo dentro di me. Portandolo a galla.


Ci materializziamo a casa dopo l'ennesimo fallimento. Mi butto subito sul divano e chiudo gli occhi, Alice si rannicchia tra le mie braccia.
Ma è mai possibile che ogni volta che proviamo a dirlo agli altri succede qualcosa che rovini tutto? E dire che questa volta ci eravamo quasi e boom, niente da fare.
- Almeno questa volta nessuno incidente di lavoro! - farfuglia Ali leggendomi nel pensiero.
Gli ultimi giorni ogni volta che provavamo a parlare succedeva un disastro. Attacchi da parte di Isahaia nel ministero e papà e Lily che corrono dalla loro squadra auror lasciandomi con le parole a mezz'aria. Intoppi, uffici che si allagano, racconti della mamma sul suo lavoro che per legge nella famiglia Potter non possono essere interrotti. Questa volta mi hanno lasciato con la parola sposiamo in bocca. E dire che questa volta ero riuscito a dire - io ed Alice ci ...- e compaiono i patronus che avvertono dei qualche catastrofe imminente.
Ovviamente so che era più importante che salvino tutte quella povera gente. 
Però nessuno è più povero di me. 
Loro almeno non stanno aspettando da 2 anni e un mese per chiarire una la maledetta situazione ai genitori. Io si!
- Ok basta ! Non ne posso più ! - esclama Ali alzandosi in piedi e guardandomi più determinata che mai.
- Ci sto! Sposiamoci ora! - continua lasciandomi a bocca aperta. 
Mi alzo anche io, posandole le mani sulle guance e avvicinandola a me.
- Alice sei sicura? Tu volevi un vestito, la famiglia, gli amici e la cerimonia. Non sei costretta lo sai vero? - comincio a parlare dolcemente mentre lei scuote la testa.
- Tutte quelle cose le voglio però voglio te di più. -risponde.
La bacio dolcemente - Anche io ti amo! -
- Per sempre - risponde e con le mani incrociate ci smaterializziamo.

Una settima è passata, un solo bellissimo giorno da marito e moglie e l'indomani ho saputo di Lily. Non abbiamo potuto infierire ancora sulla famiglia. La cosa è finita automaticamente al secondo posto d'importanza.
Esco in accappatoio e mi vesto rapidamente, devo andare a parlare con Alice. 
Devo risolvere tutto. Mi dirigo verso l'uscita ma cambio idea, un attimo dopo torno in camera per riprendere la lettera.



(Jack e Trudi)
- Questa? - 
Muovo la bacchetta e aspetto ma non succede niente.
- Questa? - dice porgendomi un altra mappa.
- No, nemmeno questa - sbuffo spazientito.
- Dai prova con quest'altra - mi incoraggia Trudi nonostante ormai si è quasi rassegnata anche lei.
Prendo in mano nuovamente la mia bacchetta e la punto verso la mappa che mi ha dato.
Chiudo gli occhi per la centesima volta, vuoto la mentre è penso alla persona che sto cercando, riaffiora l'immagine della donna, occhi chiari quasi trasparenti, lineamenti delicati e aristocratici, che nonostante l'età si notano ancora, e capelli di un bianco candido.
Con l'immagine definita di Sofia Dukcisander, la madre di Isahaia, sussurro: - Revelio - 
Non succede nulla.
-Nulla, di nuovo niente! Accidenti non è nemmeno questa - prendo la pergamena in mano, l'accartoccio con tutta la mia forza dentro il palmo della mano e poi  la getto per terra  vicino a tutte le altre cartacce inutili.
L'idea di usare delle mappe incantate dei vari ospedali per non perdere tempo è stata di Johnny e grazie all'aiuto di tutti gli altri siamo riusciti a trascrivere la struttura di tutte le cliniche e di tutti gli ospedali di Londra e dei villaggi vicini.
Poi una volta finito, abbiamo cominciato a usare un incantesimo di localizzazione che usa la stessa  formula e principi del homenum revelio, l'incantesimo utilizzato sul posto per sapere se c'è qualcuno nei dintorni con il sistema che usa il ministro per sapere da lontano anche da lontano se un 
minorenne usa o no la magia.
Questo è uno dei incantesimi più nuovi utilizzati dagli auror in casi come questi.
In una situazione normale l'incantesimo si dovrebbe usare per cercare una determinata persona in un posto, nonostante ciò il risultato è preciso per 84% , quindi c'è una percentuale anche se non molto alta in cui la persona cercata non venga rilevata anche se realmente è in quel posto, ma ora con l'aggiunta di 
queste mappe incantate il posto dove cercare è più definito e anche se è lontano, l'incantesimo è preciso e senza possibilità di sbagliare.
- Dai Jack continuiamo - mi sprona Trudi, andando a prendere altre mappe da esaminare.
- Se un giorno mi sentirò male, non voglio essere portante in nessun ospedale. Sai com'è ci sono così pochi ospedali e cliniche a Londra che non vorrei rischiare di morire senza trovare un metro cubo vuoto. -  borbotto sarcastico, mentre Trudi posa sul tavolo altre 50 mappe di ospedali e cliniche. Sorride e mi si 
avvicina - Se un giorno ti sentirai male ti porto a casa mia, magari riesco a trovare io il modo di curarti. - soffia sulle mie labbra con quello sguardo birichino e pieno di malizia.
- A dire il vero un po' male mi sento - esclamo con voce secca.
Mi sfiora le labbra  - Va meglio? - 
- Mmh, un po' ma ho ancora un po' di capo giro e anche mal di testa chissà non potremmo...  - provo.
- No, non possiamo. Dobbiamo trovare l'ospedale il prima possibile per Lily. Quindi zitto e lavora - mi interrompe.
- Signor si signora - sorride alle mie parole.
- Sei uno stupido non c'è che dire - 
- Ma io ti piaccio così - ribadisco
- Forse - 
La guardo scioccato - Come forse? Credevo che alla fine tu avessi capito quello che provi per me - borbotto scocciato, è stato difficilissimo convincerla ad 
accettare questi nostri sentimenti soprattutto i suoi nei miei confronti dato che lei non faceva altro che negare e non ci tengo a cominciare daccapo. 
Nossignore.
- Dipende tutto dal tempo che impieghi nel trovare l'ospedale caro - soffia la mia ragazza tranquilla, con un sorriso sulle labbra.
- Ma che c'entra? - 
- È un modo per sapere se ti piaccio abbastanza per poter stare con me - 
afferma spostandosi i capelli da un lato. - Se riesci a trovarlo allora vuol 
dire che sarai i mio ragazzo in caso contrario non staremo insieme perché il nostro amore è troppo debole per sopravvivere, ahimè -
ecco! Io lo sapevo che non mi dovevo innamorare di questa pazza. Lo sapevo e ora per ogni cosa che vuole ottenere da me metterà in mezzo la scusa che il nostro amore non è forte abbastanza per resistere.
Sciocchezze! Il punto è che alla mia ragazza piace giocare sporco e sfrutta tutta questa storia a suo favore.
Dio quanto mi fa impazzire! 
Sbuffo rassegnato prendendo la prima mappa. Tanto prima o poi ce l'ha vinta sempre lei quindi è meglio assecondare e sperare.


Non la trovo in bagno dove l'ho lasciata allora comincio a cercarla un po' dappertutto.
- Che cerchi? - una voce mi fa girare.
Capelli rossi mossi e vaporosi, occhi nocciola da cerbiatta e lineamenti 
delicati mi fanno venire un colpo.
- Allora? -chiede stufa di essere adocchiata  in quel modo.
- Ehm... Ecco cerco una lettera.... Tu... Tu sei davvero vera? - balbetto 
senza riuscire a credere di avere davanti a me Lily. E di aver appena detto una frase senza senso.
- Ok, se vuoi ti aiuto. - dice con tono calmo guardandomi dritto negli occhi.
- Andiamo! - comincio a cercare la lettera da un armadio all'altro, da uno scaffale all'altro. Poi a un certo punto mi giro e vedo Lily o qualunque cosa sia ferma. Un po trasparente e pallida come il fantasma di Sr Nicolas, ad 
Hogwarts, ma ferma a guardarmi.
- Ma non dovevi aiutarmi ?- chiedo stranito.
Lei non risponde, alza la mano e mi fa un gesto di seguirla, io un po' perplesso lo faccio.
Ci spostiamo in salone dove lei si avvicina al tavolo e mi indica un oggetto. Mi avvicino e vedo un diario azzurro e sotto la lettera. 
Lo prendo in mano e mi siedo.
Lo guardo attentamente. 
- È il mio diario - dice Lily affianco a me. La guado per un po' poi lo apro. Comincio a sfogliare guardando le date fino ad arrivare a quelle risalenti a un anno fa, allora comincio a sfogliare piano.
Il mio cuore comincia a battere forte
- Po..posso leggere?- alzo lo sguardo e incontro quelli di Lily che ogni tanto scompare come un fantasma. Scompare e poi ricompare, senza mai distogliere lo 
sguardo dal mio.
Si avvicina a me senza camminare, più che altro fluttuando come ha fatto prima per indicarmi dov'era la lettera.
E annuisce piano.
Abbasso lo sguardo sul diario e comincio a leggere.

Caro diario,
Ho un groppo alla gola ma non riesco a piangere. Non so che fare... E ho paura! Ho molta paura e mi sento sola. 
Sono sola.

Mi fermo un attimo, guardo Lily che è davanti a me, prendo un respiro e 
continuo a leggere nella pagina dopo.



Caro diario,
Non ne posso più, ho voglia di sfogarmi con qualcuno, ma non riesco a farlo. 
Ho provato più volte con Alice ma ogni volta che ci provo mi blocco e 
torno indietro. Poi c'è James gliene volevo parlare ieri però mi sembrava così felice per il suo nuovo lavoro che mi sono sentita un egoista anche solo a pensare di dirgli una cosa simile. Mi sento così sola.

Lily perché non sei venuta da me? 
Anche io sono un tuo fratello, non c'è solo James o Alice. Ci sono io.
Ti avrei ascoltata...
Cambio pagina e torno a leggere.


Caro diario,
Oggi era il compleanno di papà, erano tutti felici e non riuscivo a smettere di guardarli, di osservare la mia famiglia perché forse questo è uno delle ultime volte in cui vivo qualcosa di bello con tutti loro riuniti.


Lily, oh Lily perché non sei venuta da me!
Sfoglio pagina e leggo un altro pezzo.
Ma ormai la voglia la curiosità si è ridotta a zero, c'è solo un'infinita 
tristezza che mi lacera dentro per ogni parola scritta.
Continuo a leggere solo per necessità di sapere di più su mia sorella, di colmare quel vuoto che ho dentro e che non riesco a riempire con niente e nessuno.  

Caro diario,
Oggi ho incontrato Al, più che altro l'ho spiato. Non volevo che mi vedesse, però pensando che non ho poi tanto tempo non sono riuscita a impedirlo.

Mi ha spiato? Davvero? 
Perché non sei venuta da me? Che bisogno c'era di spiarmi. Non ti capisco Lily !
Vado un po' più avanti con le pagine.

Caro diario,
Ormai penso che sia inutile continuare le cure tanto continuo a peggiorare e i medimago dicono che ci sono speranze, ma non è vero lo vedo dai loro sguardi.... E io sono stanca, questo macigno è troppo per me.

Dovevi continuare le cure dannazione! Sbatto un pugno sulla poltrona dove sono seduto.

Caro diario,
Sto dimagrendo, e continuo ad avere dei mal di testa costanti... Nessuno se ne accorto per fortuna.
Ho deciso che nessuno saprà niente. Se devo morire soffriranno una volta sola non tutto il tempo in cui sarò malata fino alla mia morte.

Ah-ah ma guarda la grifondoro lo fa per noi!
Mi viene da pensare con una nota sarcastica. 
Per fortuna? Che vuol dire!!!
Non le è saltato per la testa che magari avremmo sofferto di più perché non le siamo stati accanto per tutti questo tempo vero? 
Scorgo una punta di amarezza e anche di rabbia nei miei pensieri. La cosa è stupida e ridicola, non posso 
arrabbiarmi con una persona malata e in fin di vita ma non riesco a farne a meno.


Caro diario,
Ho parlato con i medimago hanno detto che devo fare un intervento... Non voglio farlo!! Tanto lo so che morirò lo stesso. E... Ho paura o tanta paura della morte. Una paziente come me mi ha detto che la morte è una nuova avventura e una nuova vita.... È vero!! Però io non voglio cominciare d'accapo, 
devo ancora dichiararmi a Scorpius e fargli sapere quanto lo amo.. 

Interrompo la lettura di quel pezzo un po' sorpreso.
Come? Scorpius? Ami Scorpius? Non posso crederci.
Devo parlare subito e immediatamente con Scorpius!! Torno a leggere 

Devo ancora chiarire con Albus, perché gli voglio tanto bene, glielo devo ancora dire... Voglio vivere!!! Voglio vivere, non voglio morire... Sono ancora troppo giovane. 

Davvero Lily ? Mi vuoi bene!
Perché allora non mi parli da così tanti anni? Perché?
Perché ti sei comportata in quel modo, perché hai fatto tutto questo.

Caro diario,
Oggi ho visto Natalie l'infermiera che lavora al san mungo e con cui molte volte ho dovuto fare gli esami. È una ragazza calma e molto dolce.
Ormai siamo amiche da molto! Questa volta ho avuto un collasso nell'ospedale, avevo delle speranze, c'è le avevo, ma anche quelle me le hanno strappate via. Ho 
cominciato a parlare della mia malattia, di ciò che provavo non lo avevo mai fatto. Le ho raccontato tutta la mia vita, lei ascoltava e io parlavo non riuscivo a smettere. Parlavo, parlavo, piangevo e non mi fermavo. Alla fine lei 
mi ha guardato è mi ha detto "Combatti Lily non arrenderti!"
Ma questa volta è più forte di me.. Non riesco a reagire... Non mi sento una grifondoro. Mi sento solo una semplice ventenne, una ventenne malata, sola e senza speranze e con in mano un gruppo di parole "Combatti, non arrenditi" e le 
parole sono solo parole, non servono ad altro.

Natalie? È quell'infermiera bionda che assiste sempre Lily?

Caro diario, 
Non farò l'operazione, ho smesso anche di andare a curarmi.
Ho scritto delle lettere e li ho legati ad un incantesimo, quando mi succederà qualcosa le lettere si materializzeranno nelle mani dei destinatari.... Non mi sto arrendendo, non lo fatto in vita mia per nessun motivo al mondo  ma non ho più le forze per combattere. Non da sola.

Chiudo il diario piano.
Mi sento un po' stordito, stupito ma anche e soprattutto confuso e non riesco a capire così tante cose.
- Frastornato, fratello?- alzo lo sguardo sorpreso, ho dimenticato la sua presenza.
La squadro, è pallida e quasi invisibile. Riesco a vedere l'armadio 
attraverso di lei.
- Non mi chiami mai così.- le dico dopo un piccolo silenzio in cui ci siamo studiati a vicenda.
Si avvicina fluttuando.
- Io non sono la tua Lily. Quindi non sono costretta a chiamarti in un 
determinato modo. Tu quanto anni mi dai? - chiede lei sorridendo.
- Diciassette, no? - rispondo.
- No, sembro e ho le sembianze di Lily in quell'età ma non ho veramente 17 anni - spiega lei.
- Spiegati meglio -
- Io sono una Lily aldilà del tempo e dello spazio. Posso comparire con queste sembianze da diciassettenne ma so tutto della vita che farò negli anni che mancano, chiaro? -
- Non è chiaro a dire il vero -
- Ascoltami Albus io non appartengo al tuo tempo o al tuo spazio. Quindi so tutto quello che mi succederà nel tempo. Quello che farò a 20 anni e tutto il resto. -
- Perché? - chiedo.
- Beh non lo so esattamente a dire il vero, deve essere un qualche effetto tra i mondi o un evocazione della stessa Lily, una richiesta involontaria forse. Non lo so, forse voleva così tanto stare vicino alla sua famiglia che la sua forza combattiva mi ha evocato - risponde fluttuando intorno a me, evocando in 
me l'immagine di Lily quella vera che quando riflette su qualcosa fa avanti e indietro. Lei fa lo stesso solo che al posto di camminare fluttua e in certe 
occasione scompare e ricompare sempre più offuscata e con una luce debole.
-Non volevo dire questo - si gira a guardarmi.
- Perché non mi volevi parlare? Perché? Perchè mi hai allontanato da te per tutti questi anni? Non capisco.- continuo 
-Non spetta a me dirtelo. Ma puoi leggere la lettera se vuoi capire. - mi 
indica con gli occhi la busta e sorride prima di scomparire.


- James. -
- Natalie. -
- È ora che tu vada.-
- Non la lascio. -
Un sospiro profondo giunge dalle mie spalle. Tengo la mano di Lily stretta fra le mie e la osservo intensamente come se semplicemente guardandola lei potesse risvegliarsi. Sento un rumore di passi e Natalie entra nel mio campo visivo avvicinandosi al monitor che riporta i parametri vitali di mia sorella. Dopo averli controllati e aver segnato i risultati sulla cartellina, accarezza dolcemente il viso di Lily. Senza staccarle gli occhi dice: - Io sto per staccare, la prossima volta per chiederti di andartene verrà Sergey, un uomo 
alto un metro e novanta, per 150 kg. Non è una persona dalle maniere gentili, è molto probabile che ti farà volare fuori dalla finestra. -
Io la guardo di sfuggita, i lunghi capelli biondi le sfuggono dalla coda di cavallo e i suoi intensi occhi neri riflettono una grande pena. Senza pensarci, cosa che faccio spesso, dico quello che mi passa per la testa: - Stai per staccare? -
- Sì... - mi risponde confusa lei guardandomi corrucciata.
- Bene, io me ne vado se mi permetti di offrirti un caffè.-
- Un caffè? Alle 10 di sera? -
- Allora una birra. - le sorrido.
Emettendo un piccolo grugnito sorride a Lily poi lanciandomi un'occhiata dubbiosa dice: - Ve bene, ma offri tu. -
- È quello che ho detto. -
Dopo pochi minuti ci troviamo fuori dall'ospedale e quasi rimango stupido nel vedere che nulla sia cambiato. Nonostante sia stato poco in ospedale mi sono quasi dimenticato come sia fatto in realtà il mondo esterno. Non parliamo per 
tutto il tragitto che ci porta dall'ospedale al bar che dista pochi metri. 
Entriamo in un piccolo spazio in cui il balcone occupa tutta la parte destra del locale mentre nella parte sinistra si trovano i tavolini. Le luci soffuse 
rendono l'ambiente più rilassante e confortevole, tutto l'ambiente come il balcone, i tavoli, il pavimento sono fatti di legno. Seguo Natalie, che facendo un cenno di saluto al barista, si siede nel tavolo più lontano dalla porta d'entrata. La faccio accomodare sulla panca, i cui sedili sono ricoperti da un soffice cuscino, percorre tutta la parte sinistra del locale, mentre io mi 
siedo su una seggiola di fronte a lei. Dopo esserci liberati delle rispettive 
giacche chiediamo due birre. Un silenzio imbarazzante, totalmente diverso da quello confortante che ci aveva avvolti prima, scende su di noi e io, visto che odio situazioni del genere, le chiedo: - Vieni spesso qui? -
Lei seguendo i graffi dei tavolo con il dito indice dice:  -Sì, è un posto che 
mi rilassa. -
- Mmm, ci credo. Mi trasmette un senso di tranquillità.-
Natalie mi osserva incuriosita per qualche secondo poi mi chiede: - Mi hai invitato per sapere di più su tua sorella, vero? -
Io ricambio il suo sguardo curioso e le rispondo:  - In parte. -
- In parte? È qual è l'altra parte del motivo? -
- Te lo dico se mi dici qualcosa su come vi siete conosciute tu e mia sorella.- 
- Ti piacciono i patti, eh? - mi chiede divertita.
-Già..-
Il silenzio scende di nuovo su di noi, ma questa volta non lo spezzo perchéso, e questo potrà risultare strano, quando è il momento di tacere.
- Sai ho portato qui anche lei la prima volta che l'ho conosciuta. Era stata una giornata terribile, stavo uscendo dall'ospedale quando l'ho vista seduta su una delle panchine di fronte alla fontana dell'ospedale che si beveva un caffè. Mi ricordavo di lei, era stata una delle pazienti urgenti della mattinata, era 
stata fatta uscire intorno alle 15 e nonostante fossero le 21 era ancora qui. Sapevo chi fosse e quale malattia le era stata diagnosticata. Mi sedetti di fianco a lei, non so perché lo feci visto che dovevo assolutamente tornare a 
casa a contattare il mio avvocato perché un paziente mi aveva denunciato per un motivo che non mi ricordo più. Ero così arrabbiata, così stanca, pensavo che la 
mia vita fosse finita non ricordandomi di avere ancora tutta la vita di fonte a me. Senza pensare che il timer della persona al mio fianco era partito senza che lei lo volesse, senza che lei potesse fare nulla. Mi offrì il caffè che 
stava bevendo e io ne bevvi un sorso continuando a guardare la fontana e pensando ai miei problemi. Dopo un po' mi chiese di andare a bere con lei una birra e così la condussi qui. Grazie. - io quasi non mi accorgo che ci hanno appena servito la birra, preso come sono dal racconto. Natalie fa scorrere le 
dita sul bordo del bicchiere, guarda il soffitto e ridacchia tristemente: - 
Mentre bevevamo non so come mi tirò fuori tutti i miei problemi, le raccontai tutto di me e lei rimase lì a insultare chi mi aveva fatto un torto, a ridere e a spronarmi senza mai mostrare le ferite che si portava dentro. Niente. La seconda volta che venne all'ospedale venimmo qui durante la mia pausa per prendere un caffè, anche questa volta parlammo soltanto o meglio io come al solito non riuscivo a tacere i miei problemi e lei come sempre mi sosteneva. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana diventammo amiche. Ci raccontavamo di tutto, mi raccontò di te, di Albus, di Alice, dei vostri genitori e della vostra numerosa famiglia e di Scorpius, senza però toccare l'argomento malattia. Ogni volta che veniva all'ospedale era sempre piena di energia convinta che avremmo trovato una soluzione, che non avrebbe dovuto affrontare 
quel maledetto intervento. Un giorno però la vidi crollare, le avevano detto 
che non aveva speranze se non l'intervento. Fu lei quella volta a cadere. Pianse, pianse così tanto che la portai in una delle stanze degli infermieri. Non disse nulla durante la sua crisi di pianto, ma per me era come se mi avesse urlato tutta la sua paura, il suo dolore, la sua disperazione. La sentii, James. Sentii il dolore che stava provando e non sapevo cosa fare. Facendo il 
lavoro che faccio io pian piano si diventa quasi insensibili al dolore che provano i pazienti, ci si dimentica cosa vuol dire essere umani.  Quando smise di sfogarsi, parlò e mi rese partecipe del suo dolore, le dissi solo di combattere, come se non lo avesse già fatto fin da subito. Io con tua sorella sono rinata, però non credo di esserle stata d'aiuto come lei lo è 
stata per me...- piccole lacrime iniziarono a scendere sul viso di Natalie che provava a cancellarle, ma più lo faceva più queste scendevano copiose sulle 
guance. Prendo posto vicino a lei e inizio a cullarla, cercando di rassicurarla. Dopo un po' smette e per farla distrarre inizio a raccontarle 
cose stupide su di me o su Lily. Ridiamo e chiacchieriamo di cose futili per non so quanto tempo, finché il barista non ci fa notare che giunta l'ora di chiusura. Gli pago le birre e usciamo nella buia e fredda notte. Ci guardiamo per un po', poi Natalie mi si avvicina e mi deposita un leggero bacio sulla guancia, si scosta e dice: - Mi hai aiutato, grazie. Buona notte. -
Fa per allontanarsi, ma io la blocco, la faccio girare verso di me e la bacio. 
Un bacio diverso dà tutti quelli che ho dato, dolce e pieno di un sentimento a cui non so dare un nome. Non la sforzo ad aprire le labbra, mi basta sentire la sua bocca sulla mia. Così morbida e così calda da farmi quasi impazzire. Con la 
lingua percorro il contorno delle sue labbra, mentre lei mi mordicchia il 
labbro inferiore. Sono al settimo cielo, mi sento potente e allo stesso tempo mi sento così debole. Debole perché per la prima volta so di essere in balia del volere di una donna, ma la cosa non mi dispiace affatto. Poi avviene il miracolo, lei schiude le labbra e finalmente io posso addentrarmi. Così bello e 
unico fu quel momento, le nostre lingue giocarono, si incontrano, si scontrano. Così diverse ma allo stesso tempo così simili.
Le nostre bocche si staccano, perché i nostri polmoni reclamano dell'ossigeno. 
La tengo stretta tra le mie braccia mentre le mani di lei rimangono intrecciate nei miei capelli, non so come ci siano arrivare ma trovo la sensazione molto piacevole. Ci guardiamo, poi io sorridendo, consapevole di quello che provo, 
dico: - Mi piaci. -
- Che? - esplode lei stralunata.
- È l'altra parte del motivo per cui ti ho invitata a prendere una birra. -
- Ti piaccio? -
- Sì, forse anche qualcosa di più.
- Non ha senso... -
- Ti svelo un segreto... - le sussurro all'orecchio - Nulla ha senso quando tu sei vicina a me, se non il fatto che il mio cuore batte solo per te. -
Poi le bacio il lobo dell'orecchio e mi allontano, ma lei mi afferra per il 
bavero e mi fa avvicinare al suo viso.
- Nulla ha senso se non ci sei tu a crearmi problemi. - mi sussurra.
Io sorrido sornione e torno a baciare le sue labbra.



Faccio un ampio respiro e prendo in mano la lettera. La giro e leggo per 
l'ennesima volta il nome. Con due dita comincio ad aprirla e una volta aperta tiro fuori il foglio. Sto per aprirlo, per capire finalmente tutto. Sono eccitatissimo e molto nervoso.
Ho una grande paura! Ma voglio sapere.
Bip.
Mi giro di scatto verso la tigre, il patronus di James. 
- Al abbiamo trovato il quaderno, finalmente, vieni subito - la voce di James si diffonde nella stanza.
Riposo la lettera nella busta e la metto in tasca, poi mi smaterializzo con destinazione ministro della magia reparto auror.
Appena compaio trovo tutti lì. Vedo Jack parlare con Johnny e mandare degli sguardi di sfuggita a Trudi che seduta al tavolo parla con Scorpius.
Dall'altro lato della sala vedo zio Ron parlare con Teddy e papà. Infine noto Alice circondata da un gruppo di auror. La voglia di correre da lei è grande ma mi costringo ad andare verso papà.
- Albus dov'eri  finito? Sono successe molte cose. - Vieni - dice mentre mettendomi una braccio attorno alle spalle mi spinge verso una sedia. Piano piano 
si siedono tutti.
Papà si alza dal suo posto a capotavola - Finalmente il quaderno è nelle nostre mani - si alzano subito dei gridi di felicità e dei fischi che vengono subito placati prontamente dal capo auror. - È questo che siamo riusciti a fare in così poco tempo è tutto merito del lavoro di tutti quanti.
Alice il tuo consiglio di restringere i campi di ricerca è stato molto azzeccato. Grazie a te è stato molto più facile trovare l'ospedale dove si trovava la madre di Isahaia. - tutti cominciano ad applaudire per il buon lavoro fatto. 
- Grazie a tutti per il lavoro di squadra e soprattutto a Jack e Trudi che si sono dimostrati una squadra di ricerca formidabile. - conclude con un sorriso. 
Alzo lo sguardo verso i due e noto l'espressione divertita di Johnny, quella imbarazzata di Jack e infine quella trionfante di Trudi.
- Harry dobbiamo brindare! - esclama Ron alzandosi e evocando con la sua  bacchetta un idromele e dei bicchieri per tutti.
Johnny si alza e con il bicchiere in alto - Brindiamo a Lily, una dei migliori auror del Ministero, a cui dobbiamo la cattura di Isahaia - dice, Trudi si alza anche lei e dice - A Lily che combatte sempre e non si arrende mai -
- A Lily - tutti dicono in coro. 
Tutti bevono mentre papà comincia subito a dare ordini di qua è di la su ciò che deve essere fatto.
Io approfitto del caos che si è creato nella stanza, mi avvicino a Alice e le 
dico di seguirmi nel suo ufficio, poi esco.
L'aspetto per un po' e dopo 10 interminabili minuti arriva. Aprendo appena la porta, scivola dentro chiudendo la porta dietro di sé.
- Credevo non saresti più venuta-  mi avvicino.
- Lo credevo anch'io - si interrompe per guardarmi negli occhi e poi continua - Ma poi ho cambiato idea. Cosa volevo dirmi? - chiede in tono sbrigativo muovendo 
le braccia. - non ho molto tempo devo aiutare gli altri per salvare Lily - dice di sottecchi. - Ma ha te non importa, vero? -
Mi avvicino sospirando.
- Ali lo sai che  non le pensavo quelle cose - le metto una ciocca bionda 
dietro l'orecchio. - Scusami, mi dispiace. Sono stato uno stupido. Perdonami - aggiungo sfiorandole il collo con le labbra, un leggero tocco che però la fa tremare impercettibilmente.
- Non dovevi dirlo - risponde in un sussurro tremando quando le poso le braccia ai fianchi.
- Lo so. Perdonami.- dico stringendola a me e posandole dei piccoli baci sui capelli.
- Mi hai ferita - le sue mani sono sul mio petto che si alza e si abbassa a un ritmo più veloce del normale.
- Stavo male. Era troppo anche per me. Ho scaricato tutto su di te. Non 
dovevo. Ho sbagliato. - poso la fronte sulla sua mentre parlo, guardandola negli occhi. 
- Scusami -
Le sfioro le labbra con delicatezza assaporando quel momento intimo.
Le sfioro le labbra ancora con dolcezza, facendola adagiare a me.
-Ti amo - sussurra alla fine.
Sorrido - Per sempre - 
Torniamo a baciarci 


Sono di nuovo a casa.
Faccio un enorme respiro per prendere coraggio e poi la apro.

Caro Albus,
Ti ho mai detto che ti voglio bene? No, non l'ho più fatto da quando sei stato smistato a serpeverde, ma rimedio ora, perché voglio che tu lo sappia e che non ne dubiti mai. Ti voglio un bene dell’anima, Albus Severus Potter. E, se non lo dici a James, potrei anche confidarti che sei il mio fratellone preferito, ma 
non te lo dico non lo faccio perché sono sicura che, da brava serpe quale sei, andrai dritto dritto da lui per rinfacciarglielo.
Ahahah, sei davvero incredibile, Al, proprio come i due grandi uomini di cui porti il nome. Non te l’ho mai detto, ma sei in gamba, un grande pozionista e sono sicura che tu e il tuo amico riuscirete a fare grandi cose.
Albus, ricordi quando sei venuto a casa dopo essere stato smistato a 
serpeverde con Scorpius e, tutto contento, hai detto che lui era il tuo nuovo miglior amico? Non mi sono arrabbiata con te, ma con me stessa, quella volta. 
Mi sentivo egoista, perché non riuscivo ad accettare il fatto che i tre nuovi malandrini non esistevano più a causa poi di una stupida casa. Non potevo accettarlo, così mi sono arrabbiata e mi sono sentita ancora più ferita quando hai detto che Scorpius era il tuo nuovo miglior amico, perché sono sempre stata 
io la tua miglior amica e mi sono sentita tradita, tagliata fuori, a causa di uno stupido Malfoy.
Al, la vita insegna. Ma, in certe occasioni, una persona, anche se sa cosa è giusto fare, non riesce a farlo ed io sono stata così con te. Sapevo che ti dovevo parlare ma non ci riuscivo perché tu che sei la persona più vicina a me, la persona che più mi conosce hai pensato che la causa della mia rabbia fosse il tuo essere serpeverde. Come se non mi conoscessi, io non farei mai una cosa simile perché non mi importa in che casa sei.
Anche dopo, quando avrei potuto scegliere, non l'ho detto, che ero gravemente malata. 
Non l’ho fatto, non sono stata abbastanza coraggiosa, non potevo sopportare il dolore e la pena negli occhi di papà, della mamma, nei tuoi o in quelli di James. Non l’avrei mai potuto fare.
Albus, non stai piangendo, vero? Non osare! Perché non sei il tipo, ci siamo intesi? Inoltre sei un serpeverde e, se piangi ed io da lassù lo scopro, ti giuro che ti prenderò in giro per tutta l’eternità senza mai smettere. Lo sai quanto possa essere cattiva, quando voglio.
Sarò sempre la tua migliore amica per sempre, anche se tu non vuoi,
Lily, che ti vuole tanto bene
PS: non osare toccare la mia stanza, il fatto che io non ci sia più non vuol 
dire che quest’ultima sia tua di diritto!
PPS: Alice è sempre stata innamorata di te e anche tu, quindi muoviti o rischi di morire prima di dichiararti. 


Ripiego il foglio e mi asciugo le lacrime che mi rigano le guance. Non mi ero accorto che stavo piangendo.
Stringo al petto il foglio con un piccolo sorriso.
Ti voglio bene anche io Lily. Stupida! Come hai potuto pensare una cosa del genere. La mia stupida sorellina.
Torna da me, non arrenderti. Io farò di tutto per farti tornare da me, te lo 
prometto.
Alzo lo sguardo quando sento un rumore alla porta e una chioma bionda spunta dal varco.
- Albus sei qui? - chiede chiudendo la porta.
Mi strofino gli occhi con la maglietta e metto la lettera in tasca.
- Sì sono qui - rispondo alzandomi dal divanetto.
Si incammina nel buio tastando con la mano la parete in cerca 
dell'interruttore di luce. 
- Perché sei al buio - dice posando sul tavolo una scatola.
- Usavo la bacchetta - mi avvicino mentre rispondo. Scorpius apre la scatola e comincia a tirare fuori erbe e diverse ampolle piene.
- Ti stavo cercando, sei scomparso e non ti ho più visto - mi lancia un'occhiata interrogativa.
- Perché mi cercavi? - gli chiedo, lui mi passa delle erbe e io le metto nei 
barattoli inserendo il nome della pianta.
- Dobbiamo provare a riprodurre la pozione cosa credi - tira fuori un quaderno 
- E questo ci sarà molto utile-  dice poggiando il quaderno sul tavolo - Poi sono passato da papà per gli ingredienti che ci mancano ed eccomi qui - 
Ci sediamo e io apro il quaderno leggendo le varie descrizioni.
- Non ho mai visto una pozione che usa ingredienti come questi - esclamo stupito guardando in volto Scorpius.
- Hai ragione, la prima cosa che si impara quando si vuole diventare un 
pozionista è che non tutti gli ingredienti possono essere compatibili, e che alcune erbe se messe in contatto creano una sostanza esplosiva - riflette lui - 
Questi ingredienti non sono compatibili, sono sicuro che se riproduciamo la pozione questa esploderà. A meno che qualcosa ci sta sfuggendo -mi guarda 
pensieroso.
- Che ne dici se intanto proviamo a produrre l'antidoto? Lo so che non abbiamo molto ma possiamo provare con gli opposti chimici di ogni ingrediente magari ne traiamo qualcosa, che dici? - gli chiedo.
Lo so che non è tanto ma dobbiamo provarci dobbiamo salvare mia sorella e il tempo scorre.
Scorpius intercetta il filo dei miei pensieri e annuisce.
Questo che facciamo,  è praticamente impossibile, lo so. Non abbiamo abbastanza informazioni. Ma la disperazione ci spinge a tentare qualcosa di assurdo, perché un conto è fare l'antidoto di una pozione conosciuta e un conto 
e inventare sul posto un antidoto a una pozione sconosciuta, di cui molte cose ancora ci sfuggono.


Ndda: ossia note delle due autrici

Rosa: Ciao a tutti
Lilyrose: Finalmente siamo tornate!!
Rosa: Già dopo questo lungo periodo.
Lilyrose: Ci dispiace per questo a proposito.
Rose: Ma dovete capire che è stato un vero parto. 
Lilyrose: C'eravamo noi due, una che incitava e l'altra che urlava per la rottura delle acque.
Rose: Poi ci scambiavamo i ruoli e quella che prima partoriva ora incitava.
Lilyrose: Ahahahah c'è l'abbiamo fatta! È nato un bel bambino, no?
Rosa: Personalmente ancora non mi convince. Potevamo cambiare quel..
Lilyrose: Non cominciare ti prego. Non hai fatto altro, mi hai fatto diventare la testa tanta.
Rosa: Scusami 
Lilyrose: Continuavi a rompere con domande come: ma sei sicura? Ti piace? Forse è meglio cambiare questa parte? E se facessimo qualche modifica qui e la?
Rosa: Scusa tanto. Me ne rendo conto. Purtroppo però per questo capitolo avevo delle idee specifiche che però non riuscivo a esprime come volevo.
Lilyrose: Capisco. Allora ti perdono.
Rosa: Grazie amica!
Lilyrose: D'altronde anche io alcune volte faccio cose così. Tu ricordi quella volta quando..
Rosa: Ho una memoria lunga ricordo tutto io. Ma non credo che ai lettori importa. 
Lilyrose: Volevo solo dire...
Rosa: Dopo dopo. Ora le cose importanti.
Lilyrose: Sarebbero?
Rosa: Beh manca solo l'ultimo capitolo.
Lilyrose: Assolutemnte vero, collega.
Rosa: E poi cosa si fa?
Lilyrose: L'epilogo no?
Rosa: Ma non capisci proprio niente. 
Intendevo alla fine della storia!
Lilyrose: Ah quello. Possiamo sempre sviluppare una delle altre lilius di cui abbiamo parlato in chat!
Rosa: Ma ce ne sono tante con quale cominciamo?
Lilyrose: ma che importa. Ne prendiamo una a caso no?
Rosa: "Non è quello che sembra" o "è tutta colpa di quel maledetto gelato"?
Lilyrose: Magari entrambe. Tanto "è tutta colpa di quel maledetto gelato" è una minilong si può finire subito.
Rosa: Bene allora deciso?
Lilyrose: Certo. Ora torniamo alla nostra tragedia. La storia sta per finire.
Rosa: Il prossimo capitolo è quello di Scorpius.
Lilyrose: Scusa, che c'è di tragico in questo?
Rosa: Se poi viene un disastro e facciamo la figura di merda? Tutti i 17 lettori ci perseguiteranno per renderci la vita impossibile! E se poi sono così infuriati che chiedono aiuto agli dei dell'olimpio? Immagina cosa potrebbe succedere se dovessimo essere portati in prigione ad Azkaban.
Lilyrose: Ma dai sempre ad esagerare.
Rosa: Non sto esagerando!
Lilyrose: Allora dimmi perché dovrebbero imprigionarci?
Rosa: Condannate per aver finito male una storia. 
Lilyrose: Certo che questo è un gran crimine!
Rosa: Rovinare il finale di una storia è davvero la cosa peggiore che delle scrittrici possono fare.
Lilyrose: Senti basta lasciamo perdere
Rosa: Ok lasciamo perdere comunque continuo a pensare che potevamo cambiare quella parte.
Lilyrose: Ormai abbiamo pubblicato mi dispiace non c'è più niente da fare. Salutiamo i lettori dai!
Rosa: Allora ciao a tutti. E fateci sapere che ne pensate voi ok?
Lilyrose: Mi raccomando
Rosa: Idem, a presto
Lilyrose: Prestissimo! Baci
Rosa: Tanti, tutti per voi!!

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Capitolo 6
*** Ancora un altro po'... ***


Chap di Scorpius: 1 parte

              Ancora un altro po'...
'Merrick' sospiro.
Più ci penso, più sto male. Va tutto come non dovrebbe andare, ma perché, non capisco. Perché sta succedendo questo? perché non mi hai ascoltato quel giorno amore mio...

È un brutto giorno, uno di quelli in cui tutto va per il verso sbagliato. Non c'è fuga, ne possibilità di cambiare ciò che attende di fare il suo corso. Seduta sulla mia scrivania, leggo il giornale come faccio sempre, con la paura dell'inevitabile nel cuore seppur la mia decisione ormai è presa. Ho deciso di farla finita una volta per tutte e lo farò. Dopo cena annuncio a tutti gli studenti che il coprifuoco sarà un'ora prima del solito, per l'esattezza tra mezz'ora da quella parte.
Poi, dopo aver placato le piccole ribellioni, mi congedo, ritirandomi nello studio. 
Sono nervosa e non riesco a calmarmi.
Il mio cuore batte all'impazzata, i miei piedi scandiscono i minuti e le miei dite si torturano a vicenda senza pietà.
Non è un comportamento della mia età, me ne rendo conto, ma nonostante ciò so quanto è importante la cosa che sto per fare. Lo so bene, per questo aspettare quei venti minuti è peggio di anni di tortura. 
Alla fine, allo scoccare dell'ora mi smaterializzo senza troppe esitazioni. 
Il mio studio viene subito sostituito da un lussuoso salone dai colori cupi.
La stanza è sobria ma imponente, il fuoco brucia nel camino e lui è lì, seduto su una poltrona a guardare le fiamme, sorseggiando del whisky inceneritore. 
Faccio qualche passo in avanti con cautela, non voglio rompere quel silenzio pacifico per paura delle conseguenze, ma anche questo è inevitabile.
Il ticchettio del tacco delle mie scarpe riecheggia nella sala, destando l'uomo dalle sue riflessioni.
Si alza di scatto e si volta a guardarmi, è come sempre padrone del controllo.
Lui è sempre calmo, l'eterno osservatore lo chiamavo un tempo quando ancora nella mia immaturità gli perdonavo tutto.
Ed è perfetto, perfetto per me nel suo essere massiccio e virile come nessuno altro può solo immaginare di essere.
Un tempo doveva essere il mio principe, il mio difensore ma all'ora non sapevo che i principi sono buoni e onesti.
'Isahaia' sospiro, lui é tutto tranne un semplice principe ma al tempo stesso lo potrebbe essere senza difficoltà.
 Possiede tutte le caratteristiche per esserlo se solo volesse.
Un brivido mi percorre, impeccabile, l'unico aggettivo che veramente parla di lui.
Alzo lo sguardo dalla sua figura, ai suoi occhi. 
I suoi occhi erano vetri, così chiari da confondersi con le iridi. A molti fanno paura ma non a me. Io li amo, lo amo. 
- Lia - mormora piano - non sapevo saresti venuta da me - posa il bicchiere lentamente e si avvicina. 
- Mi sei mancata - conclude attirandomi a sé con le braccia. 
Appoggiando le labbra sul mio collo, comincia a lasciarmi una scia di baci veloci ma devastanti. Tremo in balia alla voglia di far finta di niente lasciarmi andare a lui.  
Non riesco mai a controllarmi quando gli sono davanti. Divento un suo burattino, succube del mio amore e della passione che solo lui mi regala. 
Ma non posso, mi mordo l'interno della guardia e ci metto tutta la mia forza di volontà per riuscire ad allontanarlo e fare un passo indietro. 
Mi guarda come se non fosse sorpreso - avevo immaginato che non sei venuta qui per questo - si ferma un attimo guardandomi e poi torna alla sua poltrona - sopratutto dopo quello che era successo l'ultima volta - mi fa segno di sedermi sul divano di fronte al fuoco.
- Allora è molto chiederti perché sei venuta? - chiede ad un tratto dopo aver ripreso a sorseggiare il suo drink.
Non è arrabbiato o scocciato, lui non lo è mai. 
Tentenno un po' ma alla fine mi decido a parlare - Ho letto il giornale - schiarisco la voce un po' troppo tirata - non smetterai vero? - chiedo dopo una pausa, alzando lo sguardo finalmente su di lui. 
Smetto di torturarmi le dita con il laccio della tunica che un momento prima mi aveva sciolto e lo guardo negli occhi. 
Io sono la preside di Hogwarts, io sono la professoressa Lia Blackmoor, dicono che sono forte e che sono un abile dominatrice dei sentimenti ma in questo momento non riesco a essere nessuna di quelle.
Lo guardo, lasciando che i miei occhi trasmettessero tutto quello che a parole non riesco a dire.
Sono una donna infondo per quando  possa essere tutto il resto.
- No, infatti non smetterò - sguardo deciso mentre pronuncia quelle parole - lo sai il perché - aggiunge poi. 
- Possiamo vivere insieme, possiamo  prendere una casa in un posto in periferia lontano da tutto e tutti, solo io e te. - mi alzo, non riesco a controllare l'agitazione. 
Lo guardo nuovamente negli occhi, mi siedo in ginocchio accanto a lui senza distogliere lo sguardo - ti prego! - sussurro impercettibilmente - io ti amo, davvero tanto. Perché non vuoi lasciar perdere Merrick? E più importante la vendetta, di noi? - il suo sguardo non varia di una virgola.
Il silenzio risponde per lui. Mi alzo dopo un po' ancora scossa, mi ha ferita e so che me lo ha letto negli occhi, ma ho ancora un po' di dignità, a cui mi aggrappo con forza, mi volto desiderando fuggire il più lontano possibile, ma una mano stretta mi blocca. 
- Non ho risposto ancora - vibro sotto la sua voce.
- Il silenzio vale più di mille parole, una volta me l'avevi detto tu - dico con voce spezzata, triste.
Posa le mani sui miei fianchi stringendomi a sé con tale forza quasi a non volermi più lasciare. 
- Ti amo lo sai - dice al mio orecchio - a modo mio, per quando io possa amare e in modo totalmente malato e infantile, ma ti amo. - conclude.
- Oh Isa, allora perché? Perché Isahaia non dimentichi il passato e cominciamo, per il poco tempo che ci resta, una vita felice? - Chiudo gli occhi - posso lasciare il mio posto di preside se può servire - 
Mi fa voltare lentamente per potermi guardare negli occhi - No, tu devi continuare a fare la preside e io devo finire ciò che ho cominciato - il suo sguardo è così intenso che capisco che non cambierà idea.
- Finirà male - realizzo tra me stessa, guardandolo dritto negli occhi. Questa volta non vedo i suoi occhi nitidamente perché i miei occhi sono appannati dalle lacrime di disperazione e dolore.

Apro gli occhi regolarizzando il mio respiro. 'Era tutto passato, solo un ricordo' mi ripeto come una cantilena. La forza di quelle parole mi trafigge a tal punto da farmi venire la nausea.
'Isahaia ora è in prigione' realizzo 'e Lily, la mia cara ragazza, è in coma.' Sospiro 'tra non più di qualche ora tradirò il mio cuore, il mio uomo. Ma cosa posso fare? Lily è molto importante, non posso permettere che le succede qualcosa. Ha fatto tanto per me, per noi.' Sospiro nuovamente guardando dalla finestra il cielo costellato di stella e la luna. Sento le mie viscere contorcersi e mi pervade un senso di  malessere totale.
'Mi sa che oggi non dormirò'.


Non so cosa o chi ma un rumore arrivato alle mie orecchie mi desta facendomi riprendere conoscenza e risvegliando i miei sensi.
Apro gli occhi: buio.
Vedo solo il buio, che mi circonda e al tempo stesso, mi intrappola, facendomi soffocare.
Mi alzo con uno scatto, un movimento istintivo, la voglia di liberarmi da questa stretta che mi avvolge.
Nel frattempo mentre i miei pensieri vagano confusi verso un punto di salvezza, i miei sensi si affilano e anche il buio comincia a non essere tanto buio.
A poco a poco inizio a distinguere pochi oggetti.
Il divano dove dormivo pochi attimi fa, il tavolo che si erge lungo la stanza e la finestra.
La consapevolezza del posto in cui mi trovo arriva immediatamente e con essa anche i ricordi.
Un fiume di ricordi mi pervade e sento subito il bisogno di tornare alla superficie, come se per tutto questo tempo fossi stato in apnea.
Mi muovo rapidamente ed esco da quello che è il mio studio.
Ultimamente è tutto ciò che rappresenta la mia realtà.
Apro la porta-finestra con movimenti rapidi e mi affaccio al balcone.
Un ondata di vento mi fa rabbrividire, la luna illumina la città di Londra mentre questa dorme pacifica.
C'è un tale silenzio, che mi potrei pure illudere che non c'è niente a cui pensare, ma non è così.
Me lo dice l'orologio a pendolo nel palazzo, che ho di fronte.
E me lo dice anche il mio cervello, che non smette di lavorare.
Sospiro stanco, le lancette dell'orologio segnano quasi le due, mi sposto a destra e mi siedo con la schiena sul muro e lo sguardo che vaga un po' dappertutto senza una vera meta.
Un altro sospiro, infilo la mano in tasca e tirando una sigaretta l'accedo portandomela alle labbra.
Incanalo una dose di fumo, inarcando la schiena e portando la testa verso il cielo e poi mentre il fumo esce dalle mie labbra semi aperte rilasso tutti i miei muscoli.
Una strana pace mi circonda come se tutto dormisse e effettivamente è proprio così.
Tutti le luci dei palazzi sono spente, non c'è niente di vivo tranne quelle rare automobile che ogni tanto sfrecciavano come lampi, producendo un rumore che veloce come è arrivato se ne va, facendo tornare  la città nella sua calma iniziale.
Tengo gli occhi chiusi mentre aspiro un'altra boccata di nicotina, la mia droga preferita. Sento il suo calore avvolgermi il viso mentre svolge la sua matta corsa verso il cielo. Aspetto che il suo effetto rilassante mi sciolga i muscoli, attendo che i miei neuroni smettano di agitarsi come molle impazzite alla ricerca di una soluzione, ma per la prima volta da quando mi sono affacciato al consumo di sigarette non ricevo nessun effetto rilassante. Espiro chinando leggermente il capo, poi sollevo lentamente le palpebre. La poca luce che invade la strada è quella fornita dagli ultimi lampioni funzionanti. Spengo la sigaretta sulla ringhiera e rientro nel mio studio buio rischiarato solo un po' dalla luce della luna e dei lampioni insieme. Mi dirigo svogliatamente alla poltrona del mio scrittoio sulla quale mi abbandono con mala grazia. Mentre mi strofino gli occhi, con i gomiti appoggiati al ripiano dello scrittoio, sento il grande orologio battere l'ora. 
Di solito nelle favole, che siano per maghi o per babbani, le magie avvengono sempre a mezzanotte. A mezzanotte il cigno si trasforma in una bellissima principessa, l'incantesimo si spezza... si sbagliano, in realtà l'ora non è quella, ma alle due avvengono cose impossibili.
Quando la grande lancetta di ferro battuto si è fermato sul numero romano del due e quando anche l'ultimo rintocco si è spento nell'aria immobile, sento un lieve tintinno, come di vetro urtato. 
Alzo lo sguardo verso quel rumore inaspettato, che mi ha turbato più del battere fragoroso dell'ora, e dall'altra parte del lungo tavolo che occupa la parte centrale della stanza scorgo lei. 
Capelli scompigliati, viso sporco di polvere e fango, la tuta da auror nera le fascia stretta il corpo svelando qualche strappo lungo le braccia, i fianchi e le gambe, le lunghe dita da pianista corrono veloci tra le varie ampolle e libri disseminati per il tavolo e i grandi occhi color cioccolato osservano interessati quello che gli si para difronte, ma allo stesso tempo sembrano persi nel vuoto. Uno sguardo così suo, così tipico del suo essere. 
- Già ti arrendi Malfoy? - chiede continuando a toccare ogni oggetto presente sul tavolo.
- I tuoi genitori non ti hanno mai detto di non toccare quello che non è tuo, Potter? - domando con voce ironica.
Lanciandomi uno sguardo da dietro le folte ciglia, solleva un angolo della bocca: - Oh sì, varie volte, ma dovresti ormai saperlo che sono una inguaribile ficcanaso! -
La osservo riappoggiare un'erba sul tavolo, per poi spostarsi verso gli scaffali pieni di libri che occupano tre quarti della parete di sinistra. Avvolta dalla luce perlacea della luna, macchiata da quella gialla dei lampioni sembra quasi una visone fugace, come l'immagine di un vecchio televisore che sta per svanire. 
- Chi sei tu? - chiedo.
Continuando a girare le pagine di un libro consunto non mi degna neppure di uno sguardo - Lily -
La osservò con più attenzione: altezza uguale, viso spiccicato, modi identici, ma qualcosa, qualcosa di non ben identificato mi rimescola nella pancia. 
- No, non è vero. Tu non sei lei... Tu non sei la mi... la Potter. - 
A quelle parole si volta verso di me sorridendomi tristemente - Sono lei, ma allo stesso tempo no. Mi hai chiamato tu. -
- Io?! Ma che dici? Perché avrei dovuto chiamarti? - chiedo sconvolto, come le può essere saltato in mente una cosa del genere?!
- Non lo so, dimmi tu perchè sono qui. -
Non so cosa risponderle, la osservo con gli occhi spalancati. Non sarà lei, ma il mio essere è in subbuglio. Vorrei che fosse davvero qui, che fosse appena tornata dalla missione senza riportare nient'altro che qualche ferita superficiale, ma non era così. Lei, la vera Lily, era ancora sdraiata sul quel letto d'ospedale ed ad ogni minuto che passa la malattia la consuma sempre di più, il suo cuore batte costantemente più lentamente e ad ogni secondo il suo respiro si fa più flebile. 
Stava morendo.
La luna sarebbe scomparsa quando il suo cuore avrebbe smesso di battere.
Niente più litigi, nessuna frecciatina durante i nostri incontri, nessuna vibrazione lungo la schiena quando ci sfioriamo per sbaglio...
La scatola dove tengo incatenati quei miei sentimenti incomprensibili si agita, si riscuote cercando di liberarsi. Non sono pronto, non ancora.
- Andiamo ad uno strip club! -
Fu come lo stridere delle unghie su una lavagna.
- Cosa?? -
- Beh sembrava che fossi andato in tranche, quindi ho pensato di dire qualcosa di stupido. Però ora che ci penso non sono mai stata in uno strip club... Dai andiamoci! - afferma sorridendo felice dell'idea.
- No, assolutamente no! Insomma... Strip club... Cioè... Aaaaah!! - ringhio mettendomi le mani fra i capelli, le lancio un'occhiata esasperata - Tu sei matta! -
- Probabile, ma mi sto annoiando dovrò far pur qualcosa per distrarmi e al momento farti impazzire mi sembra la cosa più divertente. - dice ridacchiando mentre si appoggia al tavolo.
- Non ho tempo da perdere, se non lo sai sto cercando di salvarti! E smettila di toccare tutto! - esplodo quando la vedo prendere una ampolla contente una sostanza molto pericolosa quanto fondamentale.
Lily mi guarda sbigottita per qualche secondo poi riappoggia delicatamente l'ampolla sul tavolo per poi allontanarsi da esso tenendo le mani dietro la schiena come una bambina che ha appena fatto una marachella.
- Allora è per questo che sei così agitato, non riesci a creare l'antidoto - sussurra.
- Al momento, ma ci riuscirò. Ti salverò. C'è la faro e tu riaprirai gli occhi. Lo giuro... Mi manca solo un'ingrediente. - 
Un sospiro delicato le sfugge dalle labbra - Ti devi riposare allora troverai la soluzione, non puoi distruggerti così. -
- Non ho tempo, tu, cioè la vera Lily ha poche ore a sua disposizione. -
Scuotendo la testa fa qualche passo verso di me, rimanendo ancora a debita distanza, ma non abbastanza perché io non senta il suo odore di giglio baciato dal sole.
- Stai perdendo di vista il quadro generale, sei troppo analiticoi. Apri quella scatola e leggi la lettera che tieni nascosta nella tasca del camice. Datti una possibilità di essere felice. - 
- C-come fai a sapere della scatola? - chiedo alzandomi dalla poltrona.
La sua bocca rossa come una rosa si distende in un dolce sorriso, chinando il capo allontana qualche ciocca dei suoi capelli color fuoco -Anche io avevo quella scatola. -
- Avevi? Perché parli al passato? - chiedo confuso mentre un rumore fastidioso come il rombo di un tuono si propaga per la stanza.
Continuando a sorridere dirige il suo sguardo oltre la portafinestra per osservare il grade orologio - Lo hai detto tu, non c'è più tempo. Devi aprire quella scatola, solo allora troverai le risposte che tanto brami. -
- Adesso che fai? La sibillina? Non eri venuta ad aiutarmi? Non ho ancora potuto farti nessuna domanda. Sono ancora più confuso! - praticamente grido queste parole per sovrastare il rombo.
Le tende impalpabili di color bianco iniziano a danzare intorno a lei per il vento. 
- Devi muoverti. Non hai più molto tempo. - sussurra, ma sento le sue parole così chiare come se le avesse urlate.
- Cosa stai dicendo? Saranno passati pochi minuti! -
- Che ore credi che siano? - a quelle parole il vento si alza facendo muovere vorticosamente le tende che la coprono completamente. Poi all'improvviso si acquieta e lei non c'è più.
- Scorpius!! -
Spalanco gli occhi e mi ritrovo ancora seduto sulla poltrona, il capo appoggiato sulle braccia postate sulla scrivania e vedo che dalla porta finestra entra una forte luce e i rumori della città ormai sveglia per lavorare.
- Scorpius apri subito la porta altrimenti la sfondo! È successo una cosa, APRI!! -
Alzo lo sguardo verso la porta un po' attonito dal brusco cambiamento.
Lancio un ultimo sguardo verso le tende dove poco prima era appoggiata Lily e poi mi avvicino alla porta.
- Arrivo, un att... - borbotto ma il rumore della porta che cade per terra con un forte tonfo mi ammutolisce.
Contrariato e un po' sorpreso incrocio le braccia alzando lo sguardo verso quello che è la causa di questo disastro.
Jeans blu, maglietta nera attillata, nulla di nuovo il solito abbigliamento alla Albus Potter.
Lo guardo negli occhi alzando le sopracciglia e incrociando le braccia - Quello me lo rimborsi vero? - indico la porta
- È solo una porta che vuoi che sia, sei un miliardario - dice nonchalance alzando gli occhi al cielo. - Siamo maghi posso riparartela in un attimo, puoi farlo pure tu - sbuffa poi notando la mia espressione.
- Se te ne fossi ricordato qualche minuto fa avresti usato un incantesimo per aprire la porta e non l'avresti sfondata e poi lo sai che non mi piace farmi mantenere dai miei. -
Lo guardo un attimo mentre lui stufo dalla mia ramanzina si butta sul divano versandosi una buona dose di whisky
 - Illuminami! - borbotto sedendomi anch'io sul divano di fronte a lui.
- Come? - chiede confuso dal mio brusco cambio dell'argomento.
Incrocio il suo sguardo - Che cosa vuoi? - dico stufo sistemando con un incantesimo non verbale la porta.
Mi volto a guardarlo - Hai trovato qualcosa di utile per la ricerca? O sei qui per prendere un thè e parlare del più e del meno? - ripropongo la domanda insoddisfatto dall'assenza di risposte.
- Mi è arrivato un patronus dalla preside Blackmoor un'ora fa, mi chiedeva di raggiungerla il prima possibile e ha chiesto di te, devi venire pure tu. - butta giù un sorso poi riprende a parlare - Ha detto che ha informazioni che possono aiutarci con Lily  - 
Mi metto seduto composto interessato alla piega della conversazione  - Che genere di informazioni? - chiedo cercando di controllare la voce.
 Alza le spalle posando il bicchiere svuotato - Non so, prima andiamo prima lo sappiamo - si alza sistemandosi la maglietta.
- allora andiamo? - chiede poi.
Mi alzo e insieme ci smaterializziamo.
  
Lo studio non è cambiato molto nel corso degli anni. Stessi colori caldi, migliaia di libri e pergamene sparse dappertutto, il ticchettio del grande orologio posto sulla scrivania scandisce il tempo e il gufo nero ci osserva dal suo solito punto in cima alla libreria. 
- Siete in ritardo. - 
Sia io che Albus ci voltiamo verso la fonte della voce che giunge dalle nostre spalle. Da una piccola porta nascosta compare una donna dalla lunga veste blu scuro, i capelli castani con qualche ciocca grigia legati in una treccia e occhi color ambra.
- Ci dispiace, ma abbiamo avuto qualche incomprensione. - afferma Albus mentre la preside si dirige verso la sua scrivania piena di oggetti.
Uno sguardo severo ci congela sul posto: - Sedetevi, non abbiamo tempo da perdere mi risulta. -
Con la strana sensazione di essere tornati indietro nel tempo, ci sediamo su due seggiole davanti alla preside.
- Cosa ci deve dire di così importante? - chiede Albus dopo essersi schiarito la voce.
Il silenzio che cala nella stanza mi fa  sorgere una strana ansia della quale non capisco il motivo. Lo sguardo della preside è freddo e senza nessuna luce come se niente potesse toccarla, come se avesse smesso a vivere.
Prendendo un profondo respiro ci guarda in silenzio per un minuto e poi comincia: - Conosco alcune cose che vi possono aiutare sul conto di Merick? -
- chi? - 
- Isahaia. Il suo secondo nome è Merick -
- come fa... - comincia Albus ma viene subito interrotto dalla preside che gli fa cenno di no.
- ho detto che vi aiuto ma non ci dirò più di quello che vi serve e vi interessa per salvare Lily. Non siamo in un interrogatorio e non sto facendo una confessione per quella ci sono i frati e la polizia. - dichiara e suona molto come avvertimento a non chiedere cose che non i riguardano.
Stringe le mascelle come se le fosse tornato in mente una cosa spiacevole poi con calma ma senza la freddezza di prima continua a parlare:- Lily è una delle poche persone che apprezzo. - sorride - Mi ha aiutato in varie occasioni e le voglio bene. Quando ho saputo cosa le è successo ho seguito lo svolgersi della situazione. Avete trovato la madre di Merrick. -
- Sì...? - chiede Albus corrucciato per via dell'ultima affermazione.
- Niente domande. Nn le dirò come lo so signor Potter. Dovete sapere solamente che Merrick sa quello che sa da sua madre. Lei gli ha dato l'amore per la pozionistica. E se vi manca qualcosa, qualcosa come un ingrediente, - guarda me mentre parla - la tecnica di lavorazione della pozione o del l'antidoto - sposta lo sguardo verso Albus - allora dovete chiedere a lei - 
- Cosa? Questo lei lo chiama aiuto? - scatta Albus alzandosi dalla seggiola facendola cadere, mentre io mi tengo la testa fra le mani.
- cosa facciamo andiamo da lei e le diciamo senta signora io sono il fratello della ragazza che ha quasi ucciso suo figlio, una degli auror che lo hanno catturato e per cui è ora in prigione. Siamo qui perché mia sorella è stata a sua volta colpita da suo figlio e ci chiedevamo chissà vuole aiutarci a salvarla magari dandoci qualche suggerimento su come trovare un ingrediente? - continua a urlare Albus andando avanti e indietro per la sala.
Io non lo ascolto penso a questo e mi viene mal di testa, jack e Trudi sono stati chiari quando gli ho parlato hanno detto che la mamma non sta bene. Come mettersi d'accordo con una donna che sta poco con il cervello?
 Una disperazione strisciante e buia si fa largo dentro di me inghiottendomi.
Questo è un altro ostacolo, un altro problema che mi allontana da lei, come sempre del resto.
Ho paura e comincio seriamente a pensare che forse non...
La voce calma della preside si fa largo dentro, dissipando le ombre: - state calmi! Ricorda Potter che nel mio ufficio non si urla - ci fulmina con lo sguardo.
Albus chiude la bocca, solo quando c'è silenzio la preside riprende a parlare - Sono stata molto vicina a Clara vi posso aiutare a convincerla. - 
Alzo di scatto la testa guardando la preside seduta composta che mi osserva a sua volta.
- come fa a conoscerla? Lei è... -
- Mi dovete portare da lei. E io vi aiuterò. Oltre a questo non posso fare - dice.
- Perché? - chiedo con calma mentre la osservo, sentendo nel mentre Albus camminare avanti e indietro alle mie spalle.
- La conosco e di me si fida. -
Albus ferma il suo andirivieni - Perché non ne ha parlato prima? Lei sapeva dov'era e non ha detto niente togliendo del tempo prezioso a Lily! Se conosceva il suo posto perché non ce l'ha detto non sa quanto abbiamo faticato per arrivare all'indirizzo. Anzi no, lo sa ma non ci ha detto niente comunque - la accusa.
-Signor Potter, io non sapevo dove stesse. Merrick la sposta a intervalli regolare in posti diversi - ci guarda, l'uno e poi l'altro - volete il mio aiuto o avete cambiato idea? - alza un sopracciglio.
Ci guardiamo io e Albus a vicenda per qualche secondo, poi mi alzo e con voce ferma dico: - Allora andiamo. -

- Siamo sicuri di essere nel posto giusto? -
- È questo l'indirizzo che mi ha dato Trudi... - borbotta Albus rigirandosi per poi riavvicinarsi il foglietto agli occhi - C'è scritto così... -
La risata soffocata della preside ci fa voltare verso di lei - Cosa vi aspettavate? Un edificio fatiscente, con lampi e persone dall'aspetto sospetto che si aggirano nelle vicinanze? -
- Beh no, sì, forse..? Comunque non un posto del genere - replica imbarazzato Albus girandosi verso la casa di cure.
Io sinceramente mi aspettavo la scena descritta, solo con l'aggiunta del filo spianto intorno al perimetro, non di certo un posto così... luminoso. La facciata di un grande villa bianca con il tetto rosso scuro si staglia di fronte a noi, le enormi finestre occupano tutto il muro, il quale ha degli intricati disegni di fiori e piante negli spazi vuoti e il portone a due battenti è di un color mogano scuro. Il giardino è ben curato, l'erba è perfettamente tagliata, dei coglievi incorniciano la facciata e dell'edera rampicante occupa una piccola parte del muro a est. Il cancello rosso mela non cigola sotto la mano della preside la quale, prima di superarlo, sussurra: - Merrick ama sua madre follemente non l'avrebbe messa in un luogo spaventoso. Siate gentili per favore. -
Ci sorride dolcemente, come fa una madre speranzosa che i suoi bambini per quella volta non combinino qualche guaio. Io e Albus assentiamo con la testa e ricambiamo il sorriso imbarazzati. 
Raggiunto il portone la preside tira una cordicella sulla destra, un suono delicato di campanellini si propaga per qualche secondo poi il portone si apre e sulla soglia compare un uomo alto, sulla sessantina, capelli neri brizzolati, vestito completamente di bianco e due occhi blu notte che ci osservano indagatori.
- Desiderate? -
- Ci scusi per il disturbo ma siamo venuti a parlare con Carla Merrick. - dice Albus
- Non è orario di visite, andate. - risponde impassibile chiudendo il battente.
Spazientito lo blocco infilando metà del mio corpo oltre la soglia e appoggiando una mano sul battente - Non siamo qui per una vista di cortesia, è urgente. - ringhio.
- Non siete dei familiari. -
- No, è vero, non lo siamo però io conosco Isahaia Merrick. - risponde la preside da dietro le spalle di Albus.
- Chi siete voi? - chiede sempre impassibile l'uomo.
- Il mio nome Lia Blackmoor. - afferma risoluta abbassandosi il cappuccio verde del mantello.
Un lampo di riconoscimento passa negli occhi dell'uomo sentendo il suo nome e vedendo il suo viso. Rimane in silenzio qualche minuto poi si scosta e esclama: - Seguitemi. -
Con passo spedito l'uomo ci conduce attraverso vari corridoi e sale, incontrando pazienti, personale e alcuni visitatori che ci sorridono cordiali. L'uomo non rallenta l'andatura finché non raggiungiamo una semplice porta alla fine di un lungo corridoio. Prima di aprirla l'uomo si volta e lancia uno sguardo criptico alla preside che gli fa un cenno. Rassicurato spalanca la porta svelando una sala enorme piena di fiori, di vari tipi e colori. Seduta su una seggiola a rotelle con una imbottitura rossa c'è una donna anziana dai lunghi capelli bianchi, le piccole mani delicate le tiene occupate tagliando delle foglie secche e le labbra sottili mimano delle parole senza che da esse uscisse alcun suono.
Rimaniamo qualche secondo a guardarla mentre il sole entra dalle grande vetrate poi la preside si allontana da noi avvicinandosi lentamente alla donna.
- Ciao Clara. - sussurra dolcemente la preside poco lontana dalla sua seggiola.
Al suono di quella voce la donna alza lentamente lo sguardo, come se l'avessero appena tirata fuori a forza da un sogno. Gli occhi così azzurri da sembrare bianchi osservano spaesati la preside che le sorrise incoraggiante. Poi di colpo il viso le si illumina.
- Lia! Sei tu! - gracchia con voce da bambina sorpresa.
La preside con pochi passi la raggiunge e inginocchiandosi al suo fianco le prende le piccole mani fra le sue.
- Sì sono io, mi dispiace di non essere venuta prima. -
- Ti stavo aspettando da un po' di tempo sai? Ho piantato i tuoi fiori preferiti, guarda! Le primule sono sempre così belle... - dice con voce cantilenante mentre il suo sguardo si concentra sui fiori. - Però ora non mi ricordo dove li ho piantati... No, non mi ricordo proprio... - borbotta con voce stridula.
- Non è un problema, sono sicura che ne hai piantate tante e saranno bellissime. - la distrae la preside.
Clara però le lancia uno sguardo sofferente e con voce piagnucolosa dice: - Sono bellissimi e io... io volevo che li vedessi! -
L'uomo di prima compare vicino a loro con in mano un piccolo vaso con delle primule e le porge all'anziana.
- Guarda! Grazie Tom. Guarda quanto sono belle!! - dice esultante accarezzando i petali.
- Sono i più belli che abbia mai visto. - concorda la preside accarezzando a sua volta i fiori.
- Clara... - 
- Ad Isahia manchi lo sai? - sussurra l'anziana donna guardando con aria assente i germogli.
- Come? - chiede smarrita.
- Già, gli manchi e tanto anche. Però è troppo cocciuto per ammetterlo anche solo con se stesso. Tu eri l'unica a poterlo portare fuori dai suoi strani ideali. - continua a guardare il fiore con aria assente. Ho la strana sensazione che la donna di prima sia stata sostituita da un'altra.
- Ci ho provato, però lui ha scelto il potere. Ha scelto di intraprendere quel percorso da solo, senza di me. - afferma la preside guardando dal basso la madre del suo innamorato.
Sbattendo le palpebre varie volte stordita sorride divertita quando posa il suo sguardo luccicante su Lia e ridacchiando dice: - Lo sai che hai tante piccole fatine in torno alla testa che saltellano? Sono così carine... - allunga una mano per afferrarne una, però quando la ritira e la apre scopre che è vuota e con aria desolata si guarda in giro cercandone delle altre.
- Cara ho bisogno del tuo aiuto. - dice sommessamente la preside.
Gli occhi quasi bianchi si posano sul volto preoccupato e con voce desolata dice: - Che succede? Perché sei così triste? Non mi piaci triste! -
Facendo un tentativo di sorriso Lia dice: - Una mia cara amica, che si chiama Lily, è stata ferita gravemente da Isahia. La devono salvare, ma per l'antidoto ci manca un ingrediente essenziale che non riusciamo a trovare... Ci serve il tuo aiuto. -
- Ma...ma mi avete già preso i libri... Io...io non posso più aiutarvi... Isahia... - borbotta stringendosi le braccia intorno al corpo mentre il suo sguardo si perde di nuovo nel nulla.
- Non posso aiutarvi. - ripete con voce fredda.
- Invece io so che puoi, sei una donna di grande intelligenza Clara. Ti prego, lei sta morendo... - sussurra Lia afferrando la spalla sinistra di Clara.
- Signora! - mi intrometto avvicinandomi, la mia voce le fa girare il capo e il suo sguardo vuoto e freddo mi esamina - Lo so che non vuole tradire Isahia e non le stiamo chiedendo di farlo, ma di aiutarci a salvare una vita. -
- Una vita molto importante a quanto pare. - sussurra.
- La più importante di tutte. - afferma Albus avvicinandosi.
Un silenzio pesante scese nella stanza, poi la preside lentamente appoggia la mano sulla guancia di Cara che si volta nella sua direzione: - Clara, ti prego... Deve ancora vivere, è così giovane... -
- Signora per me, per tutti, Lily è molto importante. I suoi familiari, i suoi amici e i suoi colleghi stanno lentamente impazzendo. Io sto perdendo la ragione. La prego, se può almeno fare un tentativo... - dico inginocchiandomi al suo fianco e porgendole il foglio con tutti gli ingredienti necessari - La prego la salvi, non potrei...vivere in un mondo dove lei non c'è. La odio, santo cielo se la odio, però al contempo sento questo strana sensazione di desiderio nei suoi confronti. La sua voce, il suo sorriso, il suo modo di attorcigliarsi i capelli intorno al dito quanto è agitata, la piccola fossetta che si forma sulla guancia sinistra quando ride, i suoi occhi che lampeggiando quando si arrabbiano, le sue guance che diventano color cremisi sfidando i capelli quando è in imbarazzo, le sue mani perennemente fredde al contrario del suo cuore... Tutto di lei mi attrae, mi incanta, mi rendono confuso. La prego se lei può la salvi, devo poter avere la possibilità di dirle, di litigare con lei per poter capire quello che provo. - sussurro verso lo sguardo che da freddo si trasforma in uno pieno di lacrime. Afferra il foglio e legge attentamente gli ingredienti, poi dopo qualche singhiozzo e lacrima sfuggita dice: - Vi serve una Middlemist camellia. Un camelia così rara che esistono soltanto due esemplari in tutto il mondo: una in Nuova Zelanda e una qui in Inghilterra. Io però sono riuscita a riprodurla e ve la darò, Teo potresti andarla a prendere? - chiede dolcemente Clara allungandosi verso l'uomo che non si era mai spostato dal suo fianco. Teo assente e si allontana spedito.
- E come dovremmo utilizzarla? - chiedo guardando il viso elegante della donna seduta di fronte a me.
- È un processo molto delicato, dovrete spremere fuori la linfa, vi avverto non ne ha molta, per poi mescolarla con i suoi petali tritati. Aggiungetela alla fine della pozione, poco prima di somministrala. - conclude poco dopo che ricompare Teo con in mano una piccola cupola di vetro tra le mani che contiene la primula. A prima vista sembrerebbe una comunissima rosa, ma se si osserva meglio ha petali più piccoli e fitti fra loro, grande quanto un pugno e il colore è un rosa pallido alle estremità e inteso all'interno. 
- Salvate la ragazza... - prega, poi i suoi occhi tornano ad essere illuminati da una gioia fanciullesca.
Lia le da un dolce bacio sulla fronte e le sussurra qualcosa all'orecchio che la fa ridere divertita. Si scambiano un sorrisetto complice e poi la preside dice: - Tornerò presto a trovarti, te lo prometto. -
Fa per allontanarsi quando Clara la afferra e con uno sguardo pieno di preoccupazione dice: - Redimilo. -
- Non credo che voglia essere salvato. - afferma Lia regalandole un sorriso tirato.
- Per favore... - si lagna l'anziana.
Lo sguardo della preside si fece ad un tratto serio: - Ci proverò. -
Un sospiro le scappa dalle labbra secche: - Grazie - e la libera.
Mentre ci allontaniamo sentiamo Clara intonare una strana ninna nanna su una capra che si è persa ad una festa.
- Era ora! - afferma Albus.
Lo guardo corrucciato.
Mi sorride sornione: - Che ammettessi i tuoi sentimenti! -
Lo guardo sorpreso e gli tiro uno scappellotto, però non dico nulla.
Perché in fondo non so cosa mi stia accadendo.

La luce del sole è così calda e rilassante che non ho la forza di muovermi e resto a galla nell'acqua.
Non ricordo molto di come sono arrivata in questo posto ma mi piace tanto.
È così pacifico e calmo. Mi sento così rilassata e non voglio andare da nessuna parte.
Mi fa venire sonno.
Ho le palpebre pesanti, ma ogni volta che provo a dormire sento che qualcosa me lo impedisce.
Come se una parte di me non lo volesse fare e cercasse di combattere il sonno.
Ma non ne capisco il senso.
È così bello qui, e poi c'è calma e il posto ideale per dormire.
Sono così stanca, e ho tanto sonno, così tanto sonno che l'unica cosa che vorrei veramente e quella di dormire.
Resto a galla, a guardare in alto le mani aperte sull'acqua calda e i capelli rossi bagnati.
Aspettando di poter finalmente dormire... Ma poi inizia ad esserci del rumore. Troppo rumore, un rumore assordate.
La luce è diventata troppa, troppo accecante.
Il battito cardiaco aumenta e mi sento sprofondare nell'acqua.
Sempre verso il basso, sempre di più.
L'acqua mi tira e io non so ribellarmi.
Scivolo piano e mentre chiudo gli occhi sento delle voci:
- Non si deve svegliare. - 
- Fate qualcosa dannazione -
- La rivoglio di nuovo in coma, ora. La pozione non è pronta -
- Oguh sonium next -


NDDA: ossia note di due autrici

Furia bianca: Ciao a tutti!
Rosa di vetro: Ciao...ma tu chi sei? Scusa ma non ti conosco.
Furia: O.O Ma come? Sono io!!
Rosa: Ho capito questo. Ma io non ti conosco quindi esci da questo posto. Questa è la direzione e qui ci posso entrare solo io e Lilyrose che siamo le autrici della storia. 
Furia: Infatti tu e io. Mi hai fatto venire un colpo pensavo non ti ricordassi di me. Un infarto, ti giuro!
Rosa di vetro: Ehm no... Forse non mi sono spiegata. Non io e te ma io e Lilyrose. Per favore signorina esca fuori altrimenti sarò costretta a chiamare la sicurezza.
Furia: Ma Rosa ragiona sono io Lilyrose.
Rosa: Non sono ceca (ancora no almeno u.u) io vedo scritto FuriaBianca. Cara mia non mi incanti.
Furia: Lo so, ma furia bianca è il mio nuovo nome.
Rosa di vetro: Ohi è vero, me lo potevi dire prima però eh? 
Furia: Ma ma ma...
Rosa di vetro: Niente ma, non è il momento.
Furia bianca: Ma ma ma...
Rosa di vetro:Comunque ora che sei arrivata parliamo seriamente di cose importanti.
Furia: Parli della crisi aziendale?
Rosa di vetro: Eh già. 
Furia: Molti operai si sono licenziati 
Rosa: 120 per l'esattezza.
Furia: Così tanti? 
Rosa: Eh già. Ma la causa è nostra come direttori. Abbiamo perso tempo e abbiamo guidato il lavoro tre volte in gattabuia. 
Furia: Che brutti ricordi! Ma ricorda che poi siamo riusciti a ritrovare la strada, no?
Rosa: Hai ragione ma siamo sotto di 120 lavoratori come facciamo a gestire il lavoro?
Furia: Ci rimbocchiamo le maniche che dici? E lavoriamo tutti insieme!
Rosa: Lo sai che non mi tiro mai indietro, ma ho paura che poi il lavoro non verrà letto da nessuno.
Furia: Ci può essere pure questa possibilità.
Rosa: Tecnicamente é un anno che non aggiorniamo.
Furia: Ma nooo! In pratica sono 6 mesi da settembre.
Rosa: Quindi nell'anno scorso. Ci ammazzano e poi ci buttano le cipolle.
Furia: I pomodori.
Rosa: Le cipolle, invece, sono dure e puzzano. Penso che non sprecheranno i pomodori manco quelli meritiamo.
Furia: Speriamo di no. O.o Poi come si toglie quel fetore?
Rosa: Che facciamo?
Furia: Speriamo. 
Rosa: Lo sai che odio aspettare io!
Furia bianca: Mettila così: non lasceranno la storia in sospeso, se non per noi, non lo faranno per curiosità di conoscere il finale.
Rosa: Beh può darsi.
Furia: No è sicuro.
Rosa: Comunque ho qui il capitolo e indovina un po è completo e sistemato ma é venuto fin troppo lungo. Credo che se lo pubblichiamo per intero nessuno riuscirà a finire la lettura. 
Furia: Che ne dici di dividerlo? Così è meno pesante.
Rosa: Buona idea. Allora andiamo al lavoro che non c'è molto tempo.
Furia: Bene. Allora a presto vado a dividere il lavoro e a parlare con il gruppo di lavoro. Sono sicura che anche loro sono d'accordo.
Rosa: Ok, perfetto. Aspetto vostre notizie. A presto! Ci vediamo a prestissimo.

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Capitolo 7
*** Ragione di vita ***




                                                         ragione di vita

Intravedo l'interno della stanza prima che Albus si chiuda la porta alle spalle, mi rilasso finalmente dopo una settimana di frenesia le cose si sarebbero messe nel verso giusto.
Mi guardo attorno, il San Mungo alle tre di notte è tranquillo, la luce è ridotta al minimo indispensabile e le uniche persone che si aggirano sono del personale. Ogni tanto si fermano a scambiarsi informazioni sulla salute dei pazienti, parlano piano senza alzare la voce come se stessero cantando una ninna nanna, è rilassante questo clima.
Da piccolo mio padre mi portava con sé a lavoro e io restavo a guardare le persone entrare e uscire: c'erano quelli malati, pazzi e quelli sul punto di morte. I medimago erano: gentili con tutti, pazienti, pronti ad aiutare le persone e a curarle. Per me sono sempre stati come dei angeli custodi, ma soprattutto mio padre, Draco Malfoy, lo era ai miei occhi.
Scuotendo la testa torno al presente e mi guardo attorno. La sala d'attesa a quell'ora è sempre vuota, alcune volte addirittura chiusa.
Oggi, invece, tutte le sedie sono occupate nonostante ciò non si sente il minimo rumore. Tante persone sedute vicine con la mente persa in chissà quali pensieri, è così che siamo. Zia Ginny è seduta a fianco del marito, la sua testa posata sulla spalla di lui e lo sguardo assente puntato sulla porta dove è entrato il figlio minore.
"Cosa si prova? Cosa si prova a vedere i figli sul punto di morte? Mi auguro di non saperlo mai."
Inevitabilmente poso lo sguardo sul bambino sopravvissuto, mi rattristo, nessuno merita di vedere la figlia sul letto di morte, non lui, non dopo tutto il dolore che ha patito nel passato. Harry sembra così stanco, tiene gli occhi chiusi ma si vede che non sta dormendo.
Sposto lo sguardo quando la porta si apre, Albus e un medimago escono, li sento mentre parlano a proposito della somministrazione della pozione, James lì vicino è immerso in una discussione con l'infermiera, che è uscita per ultima, ma non si sente ciò che si dicono.
Rivolgo poi lo sguardo verso il balcone, mi sento richiamare, inevitabilmente mi alzo e mi dirigono proprio lì.
Accendo una sigaretta e comincio a fumare: "Quante ne ho fumate in  quest'ultimo mese?" mi interrogo "Di sicuro più di quando avrei dovuto."
La sigaretta brucia troppo velocemente e con lei il suo effetto, lascio cadere il mozzicone. Un debole vento mi scompiglia i capelli mentre mi appoggio sul davanzale, il mozzicone vola e per un secondo desidero essere io quel pezzo di carta, non Scorpius Malfoy, solo un banale e inutile oggetto consumato.
Nelle ultime ore sono successe così tante cose, una dopo l'altra senza tregua, non ho la possibilità di digerirne una che arriva l'altra. Una volta tanto avrei voluto dire time out e riprendere a respirare. Dopo tutta quell'agitazione mi concedo un attimo di pausa.
Cerco di dare senso a tutto quello che è successo in queste ultime 24 ore: la visita alla madre di Merrick, poi la pozione.
Mi torna in mentre quella donna, sembrava una di quelle che si possono definire nonnine: un po' bizzarra, facile da immaginare circondata da bambini, mentre racconta storielle oppure mentre prepara torte e dolcetti. Eppure suo figlio è il nuovo Signore Oscuro, il nuovo pazzo che pensa di creare un mondo ideale, di salvare le anime umane dai peccati. Però questo non fa di lei una persona malvagia, io prima di tutti lo posso dire ma al tempo stesso...
Il mondo non può essere perfetto, tutti quelli che hanno provato a pulirlo, lo hanno sporcato di più. L'obbiettivo è sempre stato il bene comune e la forza che ha spinto queste persone è sempre stato l'amore: chi verso se stesso, chi per il mondo, chi per la magia, chi per il potere, poi c'è l'odio per l'ingiustizia o per la solitudine, subentra l'angoscia, la disperazione e poi la pazzia. La follia pura che li convince ad andare avanti, accecandoli, facendogli credere che sono nel giusto, facendoli lottare per raggiungere lo scopo anche a costo di dimenticare i principi di partenza.
"Lui ama sua madre" la convinzione con cui la professoressa Lia ha detto quelle parole mi fa girare la testa, ma come può amare, se poi compie tutto ciò?
Un'altra immagine compare nella mia mente: il nonno Lucius che combatte per cause sbagliate, che lotta fino alla fine ma che ama la nonna e il papà come nient'altro.
Isahaia pero non è mio nonno, lui non è stato influenzato da nessuno, ha di sua spontanea volontà ucciso, distrutto luoghi e persone.
Eppure il suo sguardo durante l'interrogatorio, le risposte che dava, la sua maestria nella pozionistica non possono che essere di una mente geniale, non di un folle.
Scuoto la testa, forse una mente geniale ma un anima dannata e un corpo senza cuore.
"Lui ama sua madre."
"Lui ti ama Lia, salvalo."
No! Isahaia ha fatto male a Luna, per colpa sua ora è su quel letto pronta a morire.
Mi strofino gli occhi mentre mi volto dall'altro lato, poggio la schiena sul davanzale e guardo la porta bianca dove è confinata Lily.
"Se non fosse per quella maledizione avremmo mai saputo della sua malattia?"
Probabilmente no, sarebbe morta senza dire una parola.
L'immagine del suo cadavere, della bara, del suo funerale mi balenano alla mente, rabbrividisco scacciando il più velocemente possibile quell'immagine. Un dolore lacerante mi investe al solo immaginare una cosa del genere. Lei non è morta! Mi dico, lei non è morta, ripeto come una mantra, non è morta, non è morta, non è morta.
Chiudo ancora gli occhi e un'altra immagine mi torna alla mente: io e la madre di Isahaia, io che la prego di aiutarmi a salvarla. Avevo detto di amarla e Albus non ne sembrava sorpreso né tantomeno arrabbiato.
In effetti neanche io più di tanto, mi sono sorpreso di più a sentirmelo dire ad alta voce davanti a qualcuno, io che ho mentito a me stesso a riguardo per così tanto tempo.
Amo Luna, la amo da tanto tempo non so neanche da quando.
Guardo la luna in cielo e chiudo gli occhi, mi tornano in mente alcuni ricordi.
La prima volta che ho visto Lily, eravamo alla stazione King's Cross, lei era così dolce con tutto quel rosa, il cappellino che le copriva parte dei capelli cespugliosi e il sorriso enorme. Il suo sorriso è stato il primo che ho definito bellissimo. Mi ha perseguitato per tanto, troppo tempo. L'ho rivista, poi, quello stesso Natale quando sono andato con Albus a casa sua. Lei era in pigiama, e che pigiama!! Sorrido al ricordo, era un pigiama felpato enorme tutto rosso e verde con un sacco di renne, cappelli e barbe di babbi di natale.
Quando l'ho vista stava scendendo le scale, una mano sul muro e l'altra a sfregarsi gli occhi. Sbadigliava mentre scendeva un gradino alla volta usando sempre lo stesso piede.
Chi poteva non amare un esserino così adorabile? Era una bambina, non si adeguava a un essere adulto, non faceva la donnina come molte altre ragazze che ho conosciuto, lei è sempre stata rispettosa della sua età, senza fretta di crescere.
Ad Hogwarts poi, era diventata di una bellezza inaudita, una bellezza forse troppo semplice, una bellezza classica, delicata, che ti fa sentite fuori luogo o disorientato. Non ci parlavamo quasi mai, non avevano mai approfondito la conoscenza, ciò nonostante non avevo mai smesso di osservarla da lontano.
Lei era molto sulle sue, si circondava di poche persone e usciva solo con loro. Ma era allegra con loro, sempre pronta a dire qualcosa, sempre felice e con il sorriso tra le labbra e lo stesso si può dire fuori le mura della scuola.
"Che spreco di tempo però!" Penso con rammarico, quante volte avrei potuto parlarle.
Ma non più! Quando si sveglierà le parlerò. Voglio conoscerla di persona, non attraverso gli altri, e vorrei farmi conoscere. La inviterò ad uscire magari quando si riprenderà del tutto.
E poi... Sorrido.
Apro gli occhi, non mi sono accorto di averli chiusi, guardo la luna e il mio sorriso si amplia.
Tiro fuori il foglio dalla tasca, me lo porto sotto il naso e sento il suo odore.
È tutto perfetto. Non posso crederci ma sento che è cosi: Isahaia è in prigione, Lily guarirà, cosa mai può andare storto? Tutto quello che è successo è stato un bene. Mi concedo altri cinque minuti prima di rientrare.


Il mio sorriso si congela immediatamente e scompare mentre la rabbia mi invade, sale come un urlo dal mio petto. Le orecchie mi fischiano, non sento più niente, vedo solo la porta bianca davanti a me.
In un attimo sono a due centimetri dalla porta, afferro la maniglia, la strangolo mentre la abbasso e apro la porta.
Diversi sguardi mi si puntano addosso e quando spalanco la porta i presenti si girano apertamente a guardarmi.
In un attimo una strana sensazione mi sale: freddo, un freddo che mi parte dalle vene che raffredda il sangue che mi bolle.
Chiudo la porta e mi volto, non la degno neanche di un occhiata, poso invece lo sguardo su mio padre.
Il suo intenso mi perfora, non mi dà tregua, mi guarda intensamente e poi capisce. Si volta verso gli altri e fa loro segno di uscire.
Prendo un grosso respiro, non mi sono accorto di averlo trattenuto.
Una mano si posa sulla mia spalla, vedo i miei stessi occhi, provano a calmarmi ma non possono niente, sono troppo arrabbiato e ferito.
Aspetto che escano e si chiudano la porta dietro per poi alzare gli occhi.
La figura di Lily è minuta e pallida, ho un tuffo al cuore. La mia rabbia un po' si placa, ma non del tutto.
La guardo da lontano senza muovermi, la vedo mentre mette le mani ai lati del corpo e si issa in avanti con tutta la forza che ha.
I miei muscoli si tendono, il mio istinto vuole aiutarla, ma resto fermo. Lei non mi vuole, se così non fosse tutto ciò sarebbe stato differente.
Si mette seduta, sposta una ciocca dietro l'orecchio e alza lo sguardo per incontrare il mio. Tiene lo sguardo fermo su di me. Preso dal mio tumulto interiore faccio la cosa più ridicola, mi siedo per terra, lì proprio in quel punto.
Poggio il palmo della mano direttamente sul pavimento freddo, per tornare alla realtà. Nell'altra mano tengo la lettera, la lettera che credevo... Stringo i denti, io semplicemente credevo, ho presupposto, ho dato io quel significato a quel testo. Un significato che a quanto pare non c'era. Mi sono illuso, ho immaginato un futuro insieme.
Lily aveva avuto il potere di darmi una speranza con quel foglio e poi...Che stupido che sono! Sono servite due parole e tutto è andato distrutto.
Guardo quel foglio accartocciato tra le mie dita.
Un’altra vampata di rabbia mi sale, mi alzo, lei continua a guardarmi come in attesa.
Lei è in attesa, dannazione! Sta aspettando la mia reazione, ciò non fa altro che farmi arrabbiare di più. Ha visto la lettera tra le mie mani, sa che so della sua scelta e aspetta.
Che cosa vuoi da me? Vorrei urlarle contro.
Mi avvicino al suo letto e incrocio il suo sguardo.
Restiamo in silenzio, l'uno di fronte all'altro. Il nocciola dei suo occhi nel grigio dei miei. E può sembrare ridicolo, può sembrare smielato, detto e ridetto ma io veramente sento che i nostri sguardi si fondono, che il nocciola e il grigio diventano un tutt'uno. Forse sono solo un sognatore, un illuso, un idiota ma soprattutto una testa di... Sì, perché nonostante tutto sono qui, da lei, pronto ancora a morire se solo me lo chiedesse. 
- Ciao - rompe il silenzio. La sua voce è rauca e stanca, da vicino sembra così vulnerabile.
Vorrei urlare, la mia mente sta urlando, anche i miei occhi ma la mia bocca resta sigillata.
Ripeto ciò che lei ha detto, non so neanche come risulta la mia voce.
 -Come stai? -
Rido amaramente - Tu mi chiedi come sto? Credevo che fossi tu quella malata e io quello che te lo devo chiedere-
-L'ho fatto io. - la calma con cui parla mi fa arrabbiare ancora di più.
 -Vuoi la verità una volta tanto? - annuisce, mi siedo sul bordo del letto e mi avvicino a lei.
 - Potrei ucciderti tanto sono arrabbiato! - ruggisco - Ma aspetto che lo faccia tu da sola -
-Avresti dovuto dirlo prima però, non mi sarei preso il disturbo di farti la pozione. - sibilo, senza riuscire a fermarmi mi avvicino ancor di più al suo viso. - Il medimago ha detto ad Al che a sua volta l'ha detto a tutta quella gente che sta fuori, in pensiero per te e di cui a te non importa niente, che non vuoi fare l'intervento - inclino la testa di lato - Giusto? -
- Sì -
"Sì?" Mi trattengo dall'urlarle in faccia.
- Perché?-
- É una mia decisione -
- Morirai – ringhio.
- É la mia vita -  non l'ascolto più, mi limito a scuotere la testa. La sua vita? Non capisce che sta trascinando pure me con lei. Non capisce che morirei se le succede qualcosa?
- Sei la persona più egoista che conosca. Vuoi morire? Prego. Ma la prossima volta fammi il piacere di tenermi fuori. Non voglio avere niente a che fare con una persona come te, che rimpiange ciò che non è, e quando ha la possibilità di combattere per quello che vuole, rinuncia. Che non ha il coraggio di guardarmi negli occhi per dirmi questo. - le butto il foglio in braccio. - Mi fa schifo la persona che sei diventata Lily Luna Potter, passiva, insensibile e sopraffatta. Sei l'opposto di tutto ciò che ho amato in te. - mi abbasso e la bacio con rabbia perché lei mi sta distruggendo.
Voglio la vera Lily, quella che conoscevo io, quella Lily esiste, l'ho vista nei suoi occhi molte volte.
Perciò in quel bacio metto tutto, divoro la sua bocca, le apro le porte del mio cuore, le faccio sentire tutto, i miei sentimenti, la grandezza del mio dolore, la frustrazione, la stanchezza, la rabbia, la confusione, la paura che ho provato in questo mese al pensiero di perderla e l'amore che le potrei offrire se solo volesse.
Mi basterebbe un minuscolo passo verso di me e sarò io a fare il resto, a prenderla tra le braccia e volare verso la luna.
La porto nella mia vita, la strappo con forza dal suo corpo e la porta nel mio di corpo, davanti alla mia anima, nel mio mondo.
Poi mi perdo anche io in lei, le do tutto ma voglio tutto. Approfondisco il bacio, senza permetterle di staccarsi.
Tanto vuole morire, almeno morire soffocata da un bacio e meglio della morte dolorosa che l'aspetta. La stringo, "non ho finito con te!" vorrei dirle. Le mostro, ciò che l'attendeva accanto a me, se solo avesse avuto il coraggio di rischiare. Assaporo il suo gusto, tasto con la lingua ogni centimetro della sua bocca, l'odore della sua pelle. Sento sotto le mie dita le ciocche dei suoi capelli, e la strigo di più. Geme, sta ancora male, mi ricordo.
Mi scosto, non la guardo, so che lei mi sta osservando. Una parte di me si chiede se è perché vuole morire. Una fitta mi colpisce al cuore, un dolore così grande, non posso sopportarlo.
- Non farlo, ti prego Luna - la supplico, il fiato ancora corto per il bacio.
Mi ha prosciugato da qualunque forza, dalla rabbia pure e rimasto solo dolore. Stringo forte la coperta, il mio petto si alza e si abbassa in modo brusco. Mi alzo e mi allontano da lei, vorrei voltarmi per guardarla. Potrebbe essere l'ultima volta, ricordo a me stesso, no, non voglio.
- Dacci una possibilità - dico prima di uscire.
Sono tentato di dirle che la amo, ma chiudo la bocca e me ne vado lontano da lei.


*****
 
James Sirius Potter

Come si è soliti dire le catastrofi non vengono mai da sole, se si è fortunati vengono a coppie, ma si sa la mia famiglia è una calamita per le catastrofi di piccola, ma soprattutto di grande portata. Questa volta però, tutte queste disgrazie si riuniscono in una sola parola, o meglio persona: Lily. La mia dolce e pasticciona sorella, che non solo ha deciso di prendersi una maledizione che non era per lei, non solo scopro che ha una malattia che l'avrebbe portata a morte certa prima che fosse intervenuto l'incantesimo, non solo ha fatto ammattire, soffrire, disperare tutti noi per la sua situazione e per cercare un antidoto alla maledizione che stava accelerando la sua morte, che per altro hanno trovato, ma ORA lei, che si è risvegliata dal suo coma ed è in possesso di tutte le sue FACOLTÀ MENTALI, cosa che dubito seriamente a questo punto, non vuole fare l'intervento che, non so con quante probabilità, le salverebbe la vita!
Prendo un profondo respiro, e... ehi io sono James Sirius Potter, mi giro lentamente verso la porta della camera d'ospedale di mia sorella con un sorriso diabolico. Ho il diritto di entrare lì dentro e di riempire di ceffoni quella deficiente per farle risvegliare quei neuroni, che sono EVIDENTEMENTE assopiti. Faccio due passi verso la mia meta quando mi sento strattonare, con poca eleganza, lontano dal mio obbiettivo. Con sguardo rancoroso mi volto verso chiunque mi stia trascinando via. Quando però incontro gli occhi fermi della mia infermiera preferita mi calmo e la seguo tenendo le mie dita intrecciate alle sue. Mi piacciono le sue dita: così affusolate e lisce. Per un attimo mi chiedo se anche il resto della sua pelle è così, anche quelle parti più nascoste. Rabbrividisco al solo pensiero, ma ci sarà tempo per questo. Ritorno in me quando le sue dita si allontanano dalle mie. Alzo gli occhi quasi a voler protestare, ma mi distraggo. Siamo giunti in un piccolo e solitario giardino laterale, ciò mi fa ripensare al perché eravamo lì.
-James...-
-Natalie...-
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo, poi non avendo io molta pazienza interrompo questo strano scambio di sguardi.
-Potrei sapere perché mi hai trascinato qui? Non dirmi che ti sei innamorata di me e questo è un tentativo di rapimento? - il tono caldo e suadente che ne esce fuori stona con la situazione, cosa che mi fa intuire anche lo sguardo di lei.
-Lo sai perché ti ho portato via di lì. Stavi per entrare nella camera di Lily per farle una scenata.- dice seria incrociando le braccia - Cosa, che mi risulta di averti detto chiaramente, non potevi fare.-
A quelle parole mi irrito ancora di più -Sono suo fratello!-
-Potresti essere Dio in persona e non avresti comunque il diritto di entrare, la paziente ha chiesto espressamente che nessuno entrasse eccetto il personale dell'ospedale.- ripete alzando gli occhi al cielo esasperata visto che me lo aveva detto pochi minuti prima e ripetuto ad ogni persona presente nella sala d'attesa.
-Non mi interessa cosa vuole, Natalie lei si sta suicidando! Devo fare tutto quello che è in mio potere per farle cambiare idea e se questo include una scenata con i fiocchi e qualche sonoro schiaffone di certo non mi tirerò indietro. - ringhio dirigendomi verso l'ospedale, ma vengo immediatamente spinto all'indietro dalla mia temeraria infermiera.
-Pensi di essere il solo che voglia parlarle? L'unico che ci è riuscito è stato Scorpius e da quando lo ha fatto non ha parlato più con nessuno. Si è chiusa in se stessa e non sembra più nemmeno sveglia, tiene sì gli occhi aperti, annuisce se qualcuno le fa una domanda ma per il resto è catatonica. Non farai nulla James, è chiaro? -
Apro la bocca per protestare - Ha bisogno di tempo. Vuoi capirlo oppure no che è appena uscita dal coma e tutti gli si siete gettati contro con il vostro rancore senza capire che sta soffrendo?-
- Soffro anch'io e pure mio padre per non parlare di mia madre non l'ho mai vista in quello stato- allargo le braccia scuotendo la testa. - Il mondo non gira intorno a Lily, non è l'unica che sta male e se crede che la decisione di vivere e morire è una sua scelta personale si sbaglia. Mia madre l'ha tenuta in grembo per nove mesi, l'ha accudita e curata, per tutti questi anni l'ha cresciuta con mio padre. E Scorpius, quei due si amano da anni ormai e sono entrambi l'uno più stupido dell'altro e non ha pensato a me o ad Albus o a Alice o a te.-
- La stai descrivendo come una persona ipocrita ed egoista. Non è giusto, soprattutto perché è confinata su quel letto per proteggervi, per proteggere suo padre.-
- No, è lì perché è malata gravemente di cuore, perché non ha un briciolo di coraggio per dire voglio combattere e vivere. Un minimo di coraggio per dire non permetterò a nessuno di mettermi in quella tomba prima di aver fatto qualcosa di veramente serio nella vita. Qualcosa per cui essere fiera di me stessa.-
Faccio qualche passo indietro - Natalie, è davvero troppo giovane -
La guardo un sorriso amaro le increspa le labbra - Non sei così vecchio -
- Tre anni fanno la differenza. - mi passo una mano tra i capelli - A quell'età però io non ero così stupido - rido nostalgico.
- A che pensi? -  interrompe il silenzio.
- Ti ho mai detto che portava sempre con se una copertina quando era piccola, era bellissima, lo è sempre stata. La principessa di casa, un tempo io e Al, ma anche nostri amici e cugini sentivamo il dovere di farle da cavalieri. - rido - Poverina, non riusciva mai a essere libera, quando usciva con qualcuno a casa nostra si apriva un centro intagini e tutti parlavano del ragazzo in questione, riuscivano sempre a trovare una scusa per farglielo lasciare: aveva un difetto e quindi era incompatibile con Lily e non poteva essere la persona giusta per lei. -
Abbasso lo sguardo sul pavimento - In un modo o l'altro riuscivo a capire tutti i suoi problemi e facevo il possibile per farla ridere. Poi non l'ho fatto più, non ricordo come o perché, ma ad un tratto mi ero distratto e lei ed diventata indipendente, sicura e imperscrutabile. Non riuscivo più ad aiutarla, non ero più il suo confidente. Se solo… Io avrei potuto… -
Le braccia calde di Natalia mi circondano, stringendomi forte - Non è colpa tua. -
- Solo in parte - sussurro esitando prima di stringerla tra le mie braccia.
- Neanche in parte, te lo assicuro -
- Fammi entrare da lei, ti prego. -
Si scosta, facendo segno di diniego. - Non la sto scusando James, hai ragione, non riesco a pensare per quale motivo abbia deciso di morire, ma ora bisogna darle tempo per riflettere e per riprendersi. Sicuramente la mossa più stupida è quella di entrare e urlarle addosso come ha fatto Scorpius e come tutti volete fare, me compresa. - conclude tremando e stringendosi il petto con le braccia.
- È anche una mia amica non dimenticatelo. -
Il suo sguardo è intenso e pieno di tristezza.
- Avrei preferito non averla visto in quello stato. È molto debole ma non solo fisicamente, e completamente diversa dalla Lily che conosci - sussulto a quelle parole - Quando si è svegliata avrà detto tre parole, dopo la discussione con Scorpius ha smesso definitivamente di parlare. James... James è terribile. Non sembra nemmeno lei, è come se fosse morta. In lei non risplende nessuna luce, quella fiamma che l'ha sempre contraddistinta è svanita. Mi guardava con i suoi occhi vacui e basta...- si interrompe come se cercasse di riprendere fiato o come se cercasse di dire qualcosa che la strazia.
-Tesoro...- sussurro stringendo, poi quando la sento calmarsi mi allontano per appoggiare la fronte alla sua e guardarla diritta negli occhi.
- La cosa peggiore, però, è l'unica cosa che mi ha detto prima che uscissi dalla sua porta... Stavo per andarmene quando mi ha inchiodato con quegli occhi velati, come se non mi riuscisse a vedermi veramente, e ha detto con una voce incuriosita e allo stesso tempo piena di dolore: "Perché non mi avete lasciato morire? Avevo chiesto di morire e voi avete voluto riportarmi indietro. Stavo così bene dove mi trovavo, ora invece dovrò soffrire. Non è anche questo un comportamento da egoisti?", poi si è voltata ed è tornata a fissare la parete difronte a sé. -
Sospiro, un dolore sordo mi invade, la mia mente rifiuta quelle parole e tenta di cancellarle ma ormai è impossibile, sono destinate a risuonare nella mia testa per l'eternità. Parole troppo crudeli da sopportare, parole che portano la mente a urlare pietà e il cuore spezzarsi mentre fuori c'è solo silenzio.
Apro le labbra in cerca delle parole adatte da dire, ma prima che riesca a dire qualcosa di concreto nel piccolo giardino risuona una voce fredda come il ghiccio, ma molto familiare. La tristezza mi assale di nuovo, ma per un motivo diverso -Guarda, guarda chi c'è qui...- lentamente mi volto tenendo un braccio intorno alla vita di Natalie. Albus è poggiato al muro opposto con le mani in tasca.
-James Sirius Potter!- esclama talmente piano che mi sembra di essermelo immaginato purtroppo non è così.
- Con Natalieee eh? -  si stacca dal muro per avvicinarsi - Chi se lo sarebbe immaginato? - sposta lo sguardo sulla mia, spero, futura ragazza.
Non ho mai visto i suoi occhi verde brillare tanto. Albus forse non lo sa, ma i suoi occhi hanno il potere di parlare al suo posto. La rabbia li intensifica e il suo sguardo si fa talmente intenso che ne rimani incantato e ti ci perdi all’interno. Talmente chiari e limpidi che ammutoliscono le persone che li incontrano, non ti permettono di fiatare, ordinano e promettono tempeste. Guarda Natalie quasi volesse con il solo sguardo perforarla e eclissarla dalla faccia della terra, congelarla, darle fuoco pretendendo di vederle l'anima e leggere ogni suo fiato. Poi si spostano di nuovo verso di me e mi analizzano da capo a piedi. Mi scruta come a rammentarsi qualcosa che a me sfugge. Quasi a volermi dire qualcosa ma poi cambia idea.
- Seriamente non so che dire - aveva intenzione di parlare, lui che per anni mi ha ignorato quasi non esistessi.
Ma la diga si è rotta e ci saranno troppe cose da dire, da sentire...
-Albus!- esclama Alice arrivando di gran carriera, si affianca a mio fratello.
- Guarda Ali ci avresti mai creduto che un giorno il caro James... -
Alice gli mette una mano sul petto per fermarlo. - Non penso che tu debba stare qui. - Albus si ammutolisce e sposta a velocità lampo lo sguardo su di lei, e nel momento stesso in cui i loro sguardi si incontrano tutto quel gelo che vedevo nei suoi occhi scompare sostituito da una follata di calore e di nuovo le sfumature dei suoi occhi cambia, diventa una nube in movimento. - Vieni con me, andiamo a vedere cosa è successo con Lils. - parla piano, indicando con la mano libera la porta, come se parlasse a un bambino.
- Vai tu. Io ti raggiungo dopo. -
Gli tende la mano una seconda volta, cala il silenzio mentre i loro sguardi si incrociano, poi senza preavviso lo prende per il polso e lo tira via.
Resto lì a guardarli, Albus brontola per un po' ma si vede che si è calmato.
La presenza di Alice gli fa davvero bene, chissà quando hanno cominciato ad andare d'accordo, li ricordavo come due nemesi sempre a litigare e a la tirarsi frecciatine.
- James. - mi richiama Natalie.
Mi giro e per un attimo vedo davanti a me Albus da bambino. Mi sento stordito, e immagino la faccia baffuta, le gote arrossate e gli occhi felici di mio fratello. Si muove gattonando - Jamie andiamo a liocale- risento la sua voce.
Faccio un passo indietro quasi come se avessi ricevuto un ceffone in pieno viso.
Mio fratello! È mio fratello prima di tutto e tutti, lui è mio fratello.
Chiudo gli occhio, ho avuto paura e sono stato talmente orgoglio da non riuscire ad ammettere di aver sbagliato.
- Vuoi raggiungerlo? -
- Sì, è giusto che lo faccia. - le rispondo.
- Ti aspetto di là allora. - mi dà una pacca sul braccio, alzo un sopracciglio e poi l'attiro a me, baciandola.
- Augurami buona fortuna. -
- In bocca al lupo. - risponde stordita.
La bacio ancora una volta prima di lasciarla andare. - Non svenire tesoro. - rido.
- Non ci riesco Alice, sono arrivato a non poterne più di questa situazione. La loro ipocrisia, il loro egoismo e malignità mi ha stancato. - lo sguardo di Albus e le sue parole mi bloccano sul posto con un piede in avanti.
- Albus, io capisco però... - Alice sposta lo sguardo come per cercare le parole che deve dire, mi vede e si blocca. Probabilmente non sa che fare.
- No invece non capisci. - Alice sussulta tornando a guardarlo. - Come potresti capire, non hai provato quello che ho provato io, non sei arrivata sull'orlo della pazzia pregando che fosse tutto un incubo, non hai sentito l'odio nelle parole delle persone a cui più eri legata. Non sei rimasta soffocata dal senso di vuoto, dalla rabbia e dall'impotenza di cambiare le cose. - Albus abbassa lo sguardo - Fa male più ora che prima - sussurra - perché l'eccezione è stata quella stramaledetta ragazza non suo fratello. -
- Non è vero. - dico.
Due paia di occhi si puntano su di me, faccio un passo avanti. Albus lancia uno sguardo di incredulità a Alice e fa un passo indietro allontanandosi da entrambi, il suo sguardo è cambiato, tornando di ghiaccio come prima.
- Albus, James penso che sia l'ora di chiarirvi - Alice guarda Albus per una manciata di secondi quasi volendogli chiedere scusa, non capisco per quale motivo, so solo che poi si gira e se ne va.
Cala un silenzio talmente pesante che sento il bisogno di prendere e andarmene ma mi trattengono, sono un Grifondoro.
- Non è vero. - ripeto, ma Albus non ha la minima intenzione di rivolgermi la parola o anche solo guardarmi.
Guardami!! Cosa potrei dire? Cosa vuoi che dica? Cosa c'è che dire?
- Io, io.... - ci provo - Albus… - chiuso la mente e gli occhi. - Mi dispiace -
I suoi occhi si fissano su di me, lo sento, apro gli occhi, ma non li alzo da terra.
- Sono un idiota, uno stronzo, sono un figlio di puttana, aspetta no! Quello no, teniamo fuori la mamma. Non è questo il punto, insomma mi dispiace perché credimi se ti dico che non volevo. - alzo gli occhi - Ho fatto un casino senza volerlo, nel senso lo volevo, ma non intendevo questo e non volevo questo- mi scompiglio i capelli -  e alla fine non ho saputo rimediare -
Albus mi guarda attorno senza una vera espressione in volto, come fosse combattuto se parlare o continuare ad ascoltare. Tra l'altro non ha capito niente di sicuro.
- Perché? - chiede infine.
Silenzio - Qual è il motivo del tuo comportamento? - muove convulsamente il braccio destro. Lo guardo respirare pesantemente. Mi sfrego la faccia con la mano sinistra, poi sospiro e torno a guardare mio fratello. Ognuno di noi ha voluto fare finta di nulla, non volevamo risolvere perché il nostro stupido orgoglio non ce lo permetteva. Ora sono stanco di tutto ciò.
Lily spero che tu possa combattere per me, per il tuo futuro, come lo sto facendo io.
-Il motivo? - sussurro stancamente -Tutto questo è iniziato per una stupida rivalità tra case, non credevo che tu ti saresti allontanato realmente da me, da noi. Uno stupido malinteso, un piccolo scherzo che tu hai preso sul serio. Hai creduto davvero che mi importasse il fatto che fossi Serpeverde e non Grifondoro? A mio fratello non è mai passato per l'anticamera del cervello che io gli volessi bene e che fosse tutta una finta? Ti è bastato solo un commento per dimenticarti che io sono tuo fratello e qualsiasi cosa tu faccia io ti vorrò sempre bene, perché sei tu. Ti stimo e ti ammiro perché sei giusto, buono anche con chi non se lo merita, sei intelligente e un po' strano ma è un problema di famiglia. Ecco il tuo motivo, Albus. Non hai avuto fiducia in me. Mi hai ferito! Ok, che io potevo evitare quel commentino che era puramente fatto per farsi due risate, il che si è stupido ma avevo dodici anni. Le persone a dodici anni sono stupide, ma il muso dovevi tenermelo per diciotto anni? Poi come se non bastasse ogni volta che ho provato a parlarti per chiarire, cosa davvero difficile per me visto il mio smisurato orgoglio, non mi hai voluto ascoltare. Hai preferito fare il duro, ti sei circondato di altre persone e mi hai escluso da ogni cosa che riguardasse la tua persona. Cosa che mi ha al quando offeso se devo essere sincero ma sorvoliamo, in fondo siamo in un cavolo di ospedale e abbiamo scoperto tutti che facciamo parte di una famiglia di pazzi. Tu che hai preferito fare il martire, quella cretina di nostra sorella che preferisce morire piuttosto che affrontare i problemi. La stessa stupida che era gelosa del rapporto tra te e Scorpius, ma questo non l'avrebbe fermata, lo avrebbe accettato dopo un po' e avreste fatto pace dopo neanche un mese, ma sapeva che io da solo sarei crollato. Avrei fatto qualche stupidaggine e quindi ha deciso di appoggiarmi solo perché sapeva che tu avevi Scorpius e sei stato sempre più forte di me. Ecco, ora sai tutto. Ti chiedo scusa perché quello che è successo tra noi tre è stata una stupidaggine protratta per il nostro orgoglio, per il mio orgoglio soprattutto. Lo so, sono molto presuntuoso, un po' egoista e molto superficiale alcune volte. Ma sono umano come tutti e la verità è che non riuscivo a passare sopra al fatto che tu mi abbia sostituito. Io, James Sirius Potter con quel biondino. Non riuscivo a sopportarlo, perché io non riuscivo a sostituiti e il fatto che tu l'abbia fatto mi faceva salire il sangue in testa. - faccio qualche passo in avanti verso Albus che ha gli occhi lucidi, ma so che non piangerà, troppo fiero per farlo. -Il fatto è che nonostante tutto ciò sei mio fratello e ti voglio bene. Perciò ti chiedo per favore: abbassa l'ascia di guerra. - affermo allungandogli la mano sinistra.
Lo guardo attentamente, dimenticando qualsiasi cosa che non sia noi. Lo vedo tremare mentre fissa incerto la mia mano.
-Mi manchi da morire - sussurro incerto.
A quelle parole alza di scatto la testa, e non mi prende la mano, ma mi abbraccia forte. Ricambio il suo abbraccio stritolandolo e lì tutte le miei propositi di non piangere si sgretolano mentre i miei occhi si inumidiscono. Lo stringo forte, non c'è bisogno di altre parole, solo noi due, come ai vecchi tempi. Lo stringo al mio petto, inspirando il suo profumo, i miei pensieri scorrono sconnessi solo uno mi è chiaro, un pensiero urlante, che strilla, urla e piange: Siamo di nuovo quello che siamo sempre stati, fratelli e mi è mancato esserlo.
Chiudo gli occhi per evitare di piangere come un bambino ma alcune lacrime scivolano via senza che me ne accorga. Lo stringo, lo voglio nel mio cuore, dove un tempo stava.
- Sei un idiota. - sussurra al mio orecchio Albus.
- Anche tu non scherzi quando si tratta di stupidità, ma ora staccati che puzzi tremendamente da quant'è che non ti fai un bagno? - sbotto pulendomi il viso senza farmi vedere.
Slega l'abbraccio - Scusa tanto eh - esclama imbronciato - Se mai tu decidessi di morire affiderò la preparazione della pozione, se mai ne avremo bisogno, e il resto del casino a qualcun altro e mi occuperò di fare un bel bagno al essenza di gelsomini. -
Incontro di nuovo i suoi occhi e sorrido perché quello è lo sguardo del bambino dei miei ricordi, la luce che distingue lo sguardo di mio fratello.
 - A proposito sarebbe il caso di andare ad occuparci di un altro elemento idiota della nostra famiglia.-
- Che saresti tu? -
Lo fulmino, Albus ridacchia debolmente. Gli metto una mano attorno alla spalla e ci dirigiamo al interno del San mungo. Forza e coraggio Lily arriviamo!!
- I cavalieri dell'armatura lucente sono tornati - urlo.
Albus geme - Quel soprannome no. - protesta.
- I cavalieri dall'armatura...-
-  E basta. - m'interrompe.
- I cav..-
Alla fine si arrende e mi lascia fare scoppiando a ridere.



*****

Preside Lia Bloodmoor, Isahaia Merrick.

Azkaban è un posto che prima d'ora non ho mai visto.
Vista nei giornali come un piccolo castello gotico, non avrei mai immaginato di trovarmi a 10 metri sotto terra per una visita. Era cambiato tutto dopo la grande guerra, ora si può veramente dire che è impossibile uscire da qui.
Due guardiani di sicurezza mi passano davanti senza degnarmi di un occhiata, si muovono con passo marziale, probabilmente sono stati avvertiti del mio arrivo. Tiro fuori dalla tasca la bacchetta per fare un luce, mi manca l'aria. Più mi muovo in avanti, più il luogo diventa umido e intriso di odore di marcio, sudore, sangue, muffa e fogna, mi si rivolta lo stomaco.
Alzo la tunica per non bagnarla nelle pozzanghere di acqua sporca e proseguo chiedendomi quando sarebbe terminato questo tunnel di cemento alquanto stretto tra l'altro. Tre lunghi corridoi in discesa, poi uno in salita e, passando oltre una barriera, finalmente arrivo. Vengo accolta da risate dei delinquenti, sento un fremito lungo la schiena. Fischi e parole oscene esplodono al mio passaggio.
La cella in fondo è l'unica silenziosa, esattamente come il personaggio che ci abita. Mi fermo davanti ad essa e, come mi è stato detto, infilo la bacchetta nel foro nella parete affianco. S'incastra, nel momento in cui la porta cigolando, si apre.
L'ambiente interno è leggermente più pulito dall'esterno, ma è talmente povero e piccolo che non può essere di certo considerato un bel posto. Seduto sull'unica panchina presente, c'è Merrick. La sua figura trascurata mi stringe il cuore. Alza lo sguardo su di me e si vede che lo fa con grane difficoltà. Sembra perso in un altro mondo.
Mi riconosce e vedo che in un certo senso torna in sé - Sei venuta. -
- Credevi che non l’avrei fatto? -
- L'ho creduto ma ora sei qui. -
- Solo perché dovevo, in realtà non sarei voluta venire. -
Ride - Anche tu mi manchi. - mi guarda con occhi stanchi ma divertiti. Tutto ciò è odioso perché come sempre, scatena in me le emozioni più infantili, come la voglia di puntare i piedi e mettermi a urlare. Non sono cose che alla mia età si fanno, ma con lui il tempo perde valore, come lo spazio e i concetti di bene e male, giusto o sbagliato. Tutto sbiadisce e si confonde, ogni parola estende il suo significato e i confini sono dilatati, sottili a contatto tra loro. Con lui sono al margine, sul punto di precipitare senza capire quale sia il lato giusto in cui saltare. Rischio di cadere...
Cerca di alzarsi ma cade, ho un tonfo al cuore, mi piombo da lui per afferrarlo, senza pensare, sono il mio istinto e il mio cuore che mi obbligano a farlo. Non si fa aiutare, si allontana con un colpo secco, troppo orgoglioso per ammettere di avere bisogno di aiuto.
Resto a guardarlo, conscia che la stessa mano che mi ha allontanato poteva benissimo farmi indietreggiare o cadere se solo avesse impresso più forza, ciò vuol dire che in realtà mi voleva vicino anche se non voleva essere aiutato. Appoggiato al muro si erge in tutta la sua altezza, come ha sempre fatto: cadere per poi rialzarsi più forte di prima, pronto a lottare di nuovo.
Per un lungo istante restiamo immobili a fronteggiarci poi lui stacca la mano dal muro per sfiorarmi la guancia, alzo gli occhi, faccio un passo indietro. Non voglio, ma devo. Lui mi confonde, lo voglio disperatamente ma ho l'impressione che se solo glielo permettessi non riuscirei mai più ad allontanarmi. E io devo farlo, anche per aiutarlo, ma alle mie orecchie sembra una scusa stupida e più di tutto io sembro egoista, e questo mi fa male. Perché deve essere tutto così difficile?
- Sei ancora arrabbiata tesoro. - non è una domanda.
- Devi smetterla di chiamarmi così. - Cos'altro potrei dire?
- Tu adori quando ti chiamo così. - insiste.
- Non più. - non è vero, lo adoro ancora.
- Che peccato. - inclina leggermente il capo - Perché sei venuta?- Scossa dal brusco cambiamento impiego un decimo di secondo per rispondermi - Dovevo dirti una cosa prima che tu lo sappia da qualcun altro. - Bene ora non c'è modo per tornare indietro.
Mi guarda interrogativo. - Sono andata da tua madre. -
Sorride, sembra rilassato ora, la sua espressione si addolcisce leggermente - Come sta? - chiede.
- Bene, un po' confusa, ma si ricordava di noi -
Sorride - Credi che stia guarendo? -
- Non è mai stata malata, e neanche pazza. -
Il suo sguardo si fa assente, un attimo dopo mi risponde - Quando tu l'hai conosciuta era già in via di guarigione. I momenti più oscuri erano finiti all'ora. - esita quasi volesse aggiungere altro - Ora però sta bene, grazie a Dio -
- Tu non credi in Dio, né nella sua esistenza. -
- Non mi ha mai dato prova di esistere. -
- Si chiama fede, Merrick. -
Ride - Non mi fido neanche delle persone che sono concrete in carne e ossa, non sono pronto e credo mai lo sarò, a fidarmi del tizio invisibile che sa tutto di tutti e non muove un dito per fare qualcosa. -
Alzo gli occhi al cielo - Perché devi sempre criticare tutto accontentati una buona volta di qualcosa. Se lo facessi una sola volta, le tue meringi avranno la possibilità di riprendersi.-
- Non sono matto se è quello che intendi. -
- Cinquecento miliardi di persone credono che tu lo sia, indovina perché? - lo sfidò.
- Tu cosa pensi? -
- Non ti importava fino a qualche mese fa. -
- Questo è un brutto colpo. -
Incrocio il suo sguardo - Io la chiamo verità. -
Restiamo in silenzio - Ho afferrato, sei ancora arrabbiata. - conclude massaggiandosi le tempie.
- Smettila! -
Alza le sopracciglia e mi guarda - Che ho fatto adesso? - sospira come se parlasse con un bambino capriccioso.
- Mi fai salire i nervi. - serro la mascella - Perché prendi sempre tutto alla leggera? Sembri un bambino! -
Inclina la testa fermo immobile - Bambino? Perché non ti guardi ora, se avessi una bacchetta te lo farei vedere. Non sai che noia andare a prendersi le cose con le mani, un uomo ha bisogno della sua bacchetta per vivere, non è possibile che si deve alzare per ogni minima cosa, come un babbano. -
Alzo gli occhi al cielo. – Oh, ma stai zitto. -
Fa segno di chiudere la bocca ma poi parla, mi fa impazzire. - Se qualcun altro avesse osato zittirmi avrebbe avuto una brutta fine. Ma mi piace quando lo fai tu, diventi più sexy del normale ed è quasi impossibile. - mi scruta senza pudore.
- Smettila - lo ammonisco.
Mette il broncio, lo bacerei. No, non posso! - Sono in astinenza da 3 mesi, come puoi pretendere che... -
Lo interrompono con la mano. Respira, mi dico, respira. Ora lo bacio, lo schianto, gli salto in braccio, gli do un paio di sberle. Basta! Faccio avanti e indietro nella piccola stanza. Concentrati!
- Stai zitto, il tempo sta per scadere e con tutte le sciocchezze che dici mi hai fatto dimenticare ciò per cui sono venuta. - lo guardo.
- Mia madre ti ha detto di dirmi qualcosa? - chiede quando io non mi decido a continuare.
- No - lo guardo intensamente - Mi ha solo detto di salvarti. - il suo sguardo si rabbuia. - Come se tu permettessi a qualcuno di anche solo di aiutarti, senza contare che tu non ascolti nessuno al di fuori di te stesso. -
Subisce il colpo e non controbatte. Ora sento solo la voce di quella parte di me che vuole prenderlo a schiaffi l'altra e scomparsa.
Lo guardo furente - Colpito e affondato, eh? -
- Forse ho sbagliato -
- Forse? - chiedo ironicamente. - E dimmi su cosa esattamente? -
- La ragazza -
- Lily Luna Potter vuoi dire? Quella a cui dobbiamo un favore? Quella che ci ha salvato il culo e ci ha dato una possibilità di andarcene? - incrocio le braccia - La stessa che tu hai ucciso?-
- È morta?- chiede alzando lo sguardo.
- Non manca molto. -
- Non era a lei che era destinato quell’incantesimo -
- A suo padre. -
- Al salvatore del mondo magico. - ribatte.
- Suo padre. Credevi che ucciderlo sarebbe stato un modo carino per ricambiare il favore?-
- Lui mi ha distrutto la vita! - esclama.
- Non è vero. Non è stato lui. -
- Ma da che parte stai? -
- Dalla parte di Lily. - incrocio il suo sguardo - Per questo ho detto tutto. -
Dritto al punto! Lentamente i suoi occhi risalgono su di me - Hai detto cosa? - poi aggiunge - A chi? - lo sapeva, aveva già capito.
- Lo sai - dico piano. Abbasso lo sguardo - Sono andata da tua madre, te l'ho detto. Ma non ero sola. Ci sono andata con Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy -
- Il figlio del sopravvissuto, ha portato il figlio di quel maledetto da mia madre? - la sua voce è talmente incredula che alzo lo sguardo.
- Cosa avete fatto a mia madre? - i suoi occhi sono iniettati di rabbia. Per la prima volta la sua calma si spezza, per la prima volta mi urla contro.
Sono talmente scossa che non riesco a capire quello che succede finché Merrick non si scaglia contro di me. MI sbatte contro il muro. Gemo di dolore socchiudendo gli occhi, la sua mano ancora sul mio collo. Resta così e non si muove, non stringe la mano sul mio collo, ma non so a cosa stia pensando. Respiro bruscamente, lentamente alzo la testa o per lo meno ci provo sentendomi svenire dal dolore.
- Vuoi uccidermi Merrick?- dico con un filo di voce. La presa della sua mano si allenta ma non l’allontana.
Mi accarezza piano con le dita quella parte di pelle nuda con i polpastrelli talmente delicatamente che stento a credere che sia la stessa persona di poco fa. Mi mordo le labbra per non aprire bocca e per ingoiare le lacrime.
- Mi avresti ucciso? - sussurro.
- Mai - le sue dita tremano, ma continuano a disegnare cerchi concentraci sul mio petto.
- Lo stavi per far...- Fa un passo avanti e mi bacia.
Le sue labbra si impossessano delle mie, spegnendo le mie parole, cancellandole. Mi schiaccia al muro e mi bacia con rabbia, disperazione, bisogno e passione. Mi rende le gambe molli, mi fa tremare tutta e sento un dolore enorme lacerarmi il cuore.
Mi bacia come se fosse l'ultima volta, come se ne valesse della sua vita, come se cercasse il potere di cancellare tutto e tutti dalla faccia della terra e fare in modo che esistessimo solo noi due. E poi il sapore di quel bacio cambia, dubbio, tristezza e confusione. È’ tutto così sbagliato, gli sento quasi dire, è assurdo ma è così. Quando si stacca, io sono davanti a lui, ancora in piedi grazie al muro che ho dietro. Si avvicina di nuovo e temo che lo faccia di nuovo, ma questa volta si ferma a pochi millimetri. - Ti ucciderei, ma poi morirei perché non posso vivere in un mondo dove non ci sei. È’ tutto talmente assurdo, sono così arrabbiato che potrei fare il cielo a pezzi ma al tempo stesso se solo potessi ti prenderei ora e qua senza esitazione. Ti odio e ti amo e continuo a odiarti perché sono arrivato ad amarti troppo. - chiude gli occhi in preda alle emozioni. Non l'ho mai visto tanto fuori controllo, mai. Mi ha detto che mi ama, tremo - Cosa hai fatto a mia madre, Lia? - chiede piano - Lei non c'entra niente, loro se la prenderanno con lei. Dimmi che sta bene? -
- Carla è come una madre per me, come puoi pensare che avrei permesso a chiunque di farle male? - lo guardo, la mia voce però é roca e si spezza alla fine. Sembra così vulnerabile lui, in quel momento e a me dispiace tanto.Probabilmente soffre di doppia personalità. - Le hanno fatto qualche domanda per aiutare Lily. - lo rassicuro accarezzandogli il viso. - Tu ti sei rifiutato di collaborare. - aggiungo poi staccando la mano.
- Non collaboro con degli assassini, corrotti e figli di... -
Rido - Da che pulpito. -
- Non sono un assassino. -
Alzo un sopracciglio - Uccidere cattivi non mi rende un assassino. -
- Milioni di persone. Inoltre tutti pensano che tu lo sia. -
- Sai che m’importa. -
- C’è qualcosa di cui t’importa? - sbotto esasperata.
- Mi importi tu, mia madre e vendicarmi di quella feccia. -
- Ancora vendetta non basta così? -
- No. - risponde secco.
- Per favore, ti supplico, basta Merrick. -
- No, non piangere. - mi asciuga le lacrime.
- Hai detto che ti importa di me, di tua madre, non sopporterei vederti morire. -
- Non morirò. -
- Tua madre non vuole vendetta, vuole vederti vivere felice. -
- Non sai quel che dici. -
Sposto lo sguardo - Ti odio. -
- Davvero, mi odi? - sorride - Io invece ti amo. -
- Sei molto bravo a dimostrarmelo. -
- Non è colpa mia se qua non c'è un letto - si giustifica. - Sapessi che ti farei. - Vuole alleggerire la situazione, senza risultato.
- Non è solo sesso - esclamo - O lo è? -
Mi tappa la bocca con la sua - Smettila di parlare troppo e di dire sciocchezze. -
- Sarei io che parlo troppo - aggrotto le sopracciglia – E’ vero. Oggi parli parecchio, com'è possibile? -
Sorride amaramente - La cella di isolamento mi fa bene in questo caso. -
Apro bocca, mi bacia di nuovo questa volta più a lungo.
- Ora va. Vai via! -
- Ho a disposizione ancora due minuti. -
- Meglio se vai - le braccia si allontanano dal muro liberandomi da quella specie di prigione, e indietreggia piano senza smettere di guardarmi.
- Mi stai cacciando? - chiedo.
- Solo per vederti presto. - mi sorride.
 - Non credo che... - Mi interrompe - La mia salvezza sei tu, vuoi? -
Voglio, ma non c'è salvezza se continui sulla strada della vendetta penso, ma al contrario mi ritrovo a dire: - La tua salvezza non è più una possibilità a meno che...-
Mi interrompe nuovamente - Mi ami? -
- Che cosa c'entra? - chiedo confusa.
- Rispondi -
- Sì -
- Dillo. - insiste.
- Ti amo.-
- Ora vai. - si gira, faccio un passo in avanti – No. - scuote la testa. Mi fermo e mi stringo le mani a pugno pur di farmi forza.
- La veranda. - aggiunge.
Mi giro davanti alla porta
- Vacci. - mi sorride inclinando la testa. – Lunedì. -
Corrugo la fronte, ma non dico niente. Un ultimo sguardo e poi mi giro forse per non rivederlo più.


*****

Scorpius


La sala d'attesa comincia ad essere odiosa.
Seduto sulla stessa sedia di sempre, gioco a indovina cosa, e non sto vincendo.
Io odio perdere, odio non sapere e odio Lily.
Amo Luna, che importa se sono la stessa persona!
La rabbia è passata, ossia si è placata per il momento ma non è svanita.
Urlarle in faccia mi ha fatto bene, anche se poi ho dovuto sorbirmi occhiate omicida da Alice e Nathalie per il resto della mattinata.
Un po'  in colpa mi sento, lei ha completamente sbagliato ma io ho infierito un po' troppo, credo di averla ferita, ogni tanto mi tornano in mente alcune cose che ho detto è vorrei cruciarmi. Penso a lei in continuazione, al nostro primo bacio, una sola parola per descriverlo: pazzesco.
Sento una voce vibrare stanca, ma tonante nella stanza - Per fortuna la paziente ha deciso di collaborare. - 
Tutti inchiodiamo con lo sguardo il medimago si era appena richiuso la porta di Lily alle spalle e che se ne era uscito con una affermazione senza senso.
- Che vuol dire? Si spieghi meglio. - chiese autoritario Harry Potter alzandosi dalla sedia, ma tendendo stretta la mano della moglie fra le sue.
- Prima di svenire la paziente ci ha detto di procedere all'operazione. - non credo alle mie orecchie e come me tutti quelli nella stanza. Dopo qualche secondo un sospiro di sollievo si propaga per l’aria.
Un solo pensiero: grazie al cielo.


Quattro ore, credo che ho fatto la muffa sulla sedia come gli altri d'altronde.
Dalla finestra entrano dei fili di luce, la città si sta risvegliando.
Molti se ne sono andati, zio Harry ha detto a tutti che appena ci sarebbero state novità, lo avrebbero saputo.
"Vai pure tu Scorpius, non sentirti costretto a restare. Hai davvero fatto tanto per noi e per questo ti ringrazio moltissimo." mi aveva detto.
Ringrazio mentalmente Albus per avermi salvato. Se non fosse per lui cosa avrei potuto dire " Guardi Signor Potter, io amo sua figlia per questo sono qui." decisamente compromettente e ridicolo.
- Tieni - alzo lo sguardo in su, Albus mi sta porgendo un bicchiere di acqua, che prendo volentieri.
L'acqua m'inumidisce la gola secca, mi sento un po' meglio.
- Grazie - sorrido.
- Pure questi - mi porge un sacchettino.
Lo guardo interrogativo poi mi concentro sul cappuccino e il cornetto.
- Non si creerà un buco se continui a guardare la porta con quello sguardo. - mi giro, non avevo notato che si era seduto accanto a me e che io mi ero perso guardando quella stramaledetta porta.
- Vorrei fare qualcosa di stupido come spalancarla ed entrare. - lo guardo negli occhi.
- Anch'io, quando immaginavo di fare pace con loro, con Lily e James, non credevo sarebbe stato qui o così. Pensavo che l'avrei stretta tra le mie braccia come non ho fatto da anni. Mi sento uno stupido per non averlo fatto prima. - mi confida.
Sto per rispondergli quando entra qualcuno che riconosco.
Mi alzo - Papà -
Anche Albus si alza, sento la sua presenza al mio fianco.
- C'è stato un imprevisto e c'è bisogno di altro sangue, abbiamo già avvertito gli addetti ma sarebbe più facile se qualcuno di voi lo donasse. Qui qualcuno ha il gruppo sanguino 0 negativo come la paziente così da fare un trasferimento di sangue immediato? -  chiede facendosi sentire da tutti. Perché sta facendo questa scenata, come se non sapesse che io sono di quel stesso gruppo sanguigno? Poi capisco, vuole darmi la possibilità di decidere se voglio o pure no donare il mio sangue. Fugacemente ricordo, "Papà perché le persone donano il sangue?"
"Per aiutare una persona in difficolta una persona importante."
"Io ti voglio bene ma non vorrei mai donare il mio sangue a nessuno, anche per te. Insomma non capisco, se ognuno di noi ha il suo sangue perché lo dovremmo donare, così io ne avrei di meno. E poi non sarebbe più facile se si inventasse una pozione per questo?"
Quanto mi sbagliavo, ma infondo a cinque anni che vuoi ne sapessi? Io donerei il mio cuore a Lily non solo il sangue, se questo le permetterebbe di tornare a vivere, penso amaramente.
- Io. - il borbottio attorno a me si spegne. Mi sento un po' a disagio, evito di guardare chiunque. Già vedo i loro neuroni lavorare, forse si stanno chiedendo perché faccio tanto per lei, il miglior amico del fratello, che si impegna a preparare l'antidoto ci potrebbe stare, ma poi il mio insistere per restare qua quando me ne potevo tranquillamente andare a casa e aspettare notizie e ora il sangue.
- Bene seguimi - mio padre si dirige verso la sala operatoria da dove è uscito, lancio un ultimo sguardo ad Albus e lo seguo.
Dentro è un altro mondo
- Aumenta la dose. -
- Dammi la fiale 3 e aspira. -
- Il battito cardiaco sta rallentando dov’è il sangue? -
Rimango stordito, davanti a quella confusione che mi circonda. Tutto l'inquietante silenzio di fuori, qui si trasforma in altrettanto inquietante chiasso.
Qualcuno mi tira per la manica e mi tasta il polso, mi volto e mi ritrovo con una bacchetta puntata su una vena nell’incavo del gomito. Non capisco cosa dice l'infermiera, ma dopo poco si forma un piccolo squarcio nelle pelle e esce tanto sangue. Rabbrividisco ammutolito, mentre il mio sangue fluttua in aria, come se fosse all'interno di un tubo di vetro, verso Lily.
Lei è ancora nella stessa postazione dell'ultima, nonché unica volta, in cui lo vista. La guardo è molto pallida, una ciocca di capelli è scappata fuori dalla cuffietta e le cade sulla fronte proprio tra gli occhi, vorrei allungare la mano per toccarla. Mi incanto davanti a quella visione, è così bella la mia Lily anche così. L'immagine si fa sfocata, Lily non è mai sfocata, è sempre perfetta, mi sforzo di cogliere i suoi particolari, ma è così difficile.
- Tu. - una ragazza mi richiama. Ma chi... è l'infermiera, che mi sta succedendo?
-Bevi questo. - mi allunga una un bicchierino contenete un liquido azzurrino - Provvederà a produrre sangue più velocemente nel tuo corpo. – spiega velocemente.
Annuisco, in realtà vorrei dirle che so che cos'è, sono io che le faccio quelle pozioni. Un fremito mi convince a star zitto e bere, almeno ho capito perché mi sento stordito.
- Spostati - faccio un passo verso destra, ora sono ad un metro di distanza da Lily.
Il capogiro mi prende e barcollando cado per terra, tre passi dal lettino.
Mi salgono i conati di vomiti, alzo gli occhi al soffitto e mi poggio al muro.
Nessuno si accorge di me, ma io vedo il soffitto verde, e poi i capelli di Lily grigi. Vedo mio padre e poi non lo vedo più, chiudo gli occhi, poi li riapro ma sono spariti tutti.
Solo io, Lily ha di nuovo ha i capelli rossi e il soffitto è bianco.
Sento come se...
E poi il nero.
Il vuoto.
Il silenzio assordante.
Mi giro, sono in piedi. Non ero seduto? La stanza non c'è più, ora c'è una piscina.
È molto grande, è molto pulita e anche...
Mi sento bene, sto bene sì. Sorrido, torno a guardarmi attorno.
Non c'è nessuno oppure sì? C'è una cosa nera là infondo. La vedo, sembra una...
Ora è davanti a me, non l'ho vista avvicinarsi, mi giro all'indietro stranito, come è possibile? In realtà mi sono mosso io.
Sto bene, ancora questa frase? Perché sto pensando a questo, io...
Luna è al San Mungo, io devo essere lì, dove sono?
"Sei qui ora."
Chi ha parlato?
"Non mi riconosci? Sono io, Lily."
Sì, Lily. Mi calmo. No, non può essere Lily.
Alzo gli occhi, é davvero lei… Ma Lily non deve essere qui o sì invece?
"In verità son sempre stata qui prima, voglio dire nel coma." piega la testa di lato come a pensaci su. "Poi me ne sono andata e sono di nuovo tornata." si incammina nella mia direzione permettendomi di vederla meglio: è la Lily prima dell’incidente. Guance piene, capelli ribelli e un corpo ben allenato.
La guardo stordito, non capisco tanto.
Respiro a pieni polmoni, "Come si torna indietro?"
"Non vuoi restare con me?" si fa seria.
"Torniamo insieme" la prendo per mano.
"Io in verità non voglio tornare. Mi piace qua, sembra la proiezione della piscina dove andavo da piccola" si volta all'indietro.
"Ma che dici, dai Lily andiamo." la tiro un po'.
"Non sai neanche come si torna. " osserva, è molto calma, io sto impazzendo, ma cerco di fare dei profondi respiri, poi lentamente riprendo il controllo di me stesso. Era come se non fossi più io, ora però è Lily a essere strana, lei non è mai calma.
"In realtà non è così." risponde. " Non ti leggo nel pensiero, sei tu che pensi a voce alta."
Aggrotto la fronte, aspetta un secondo, che le prende?
"Sei diversa." constato.
"Sono solo una proiezione di Lily, le proiezioni sono limitate a un solo carattere o fase della vita di quella persona."
"Tu sei molto passiva, incurante, calma. Lei non è così, neanche un po' "
"Non è che conosci così tanto Lily." Sorride triste.
"Tu che ne sai? Sei solo una proiezione."
" Io sono parte di lei, lei è molte cose, è quella che ti ha fatto visita allo studio, è anche me. Lei sente tutto, perché io sono una sua parte. Anche ora è partecipe."
"Tu mi confondi, tu dici di essere lei, ma io so che non lo sei."
Si avvicina " Devi amare tutte le sue sfaccettature. Io non sono bidimensionale, sono una persona come te. Anche tu hai mille sfaccettature, io e lei le amiamo tutte. "
"Sei molto sfacciata, cosa ti fa pensare che io amo te o lei?"
Ride "La tua proiezione, quella sfacciata me l'ha detto. "
" Io non ho una proiezione. " borbotto poco convinto.
Si avvicina ancora " E’ molto più intelligente di te. " mi soffia sulle labbra.
Vado in cortocircuito, se fa così.
" Lo so."
"Smettila di spiare i miei pensieri." guardo i suoi occhi e poi le labbra, poi torno con lo sguardo in sù.
"Tu parli a voce alta. Dimmi che cosa vuoi?"
"Lo hai sicuramente sentito tra i miei pensieri".
" Dillo." mi sussurra all'orecchio.
"Baciami. "
"Avevi detto che io non sono lei, un tradimento ancor prima di una relazione, si comincia male tesoruccio." mi prende in giro, il tono è diverso. Ora è... Lily, come nello studio.
La osservo, mentre i suoi occhi gridano divertimento, e le labbra si increspano in un mezzo sorriso.
"Mi disorienti." affermo sinceramente.
" Ho sono bisogno che qualcuno veda tutte quelle parti di me e lei accetti tutte" si stringe a me " e voglio che quella persona sia tu, l'ho sempre voluto."
Lascio scivolare le mie mani giù per i suoi fianchi, mi torna in mentre una cosa.
" Perché hai cambiato idea? Non volevi fare l'intervento. "
"Quando stai per morire…" sospira e riprova " Io ho avuto tanto tempo per accettare la cosa." mi fissa seria.
Si allontana da ma e quando si ferma dopo il suo volteggiare è di nuovo un'altra: è la ragazzina che ho conosciuto ad Hogwarts. Calze rotte per le cadute, divisa stropicciata e uno sguardo ribelle. " All'inizio sembrava non esserci nessuna possibilità, non riuscivo più ad avere delle certezze e non avevo voglia di continuare perché non trovavo più qualcosa di abbastanza importante." si interrompe "Qualcosa di concreto per legarmi alla vita."
"È difficile da spiegare, Scorpius " le trema il labbro inferiore, ora è solo una bambina di cinque anni. Un cappello di lana che le copre quasi tutti i suoi meravigliosi capelli e le lentiggini che le occupano più della metà del viso. "Senti di fare tutto in modo sbagliato, ricordi tutto ciò che pensavi avresti potuto fare prima o poi. Il tempo comincia a soffocarti, prima si muove troppo velocemente quasi a farlo apposta, e quando ti stanchi di tutto ciò, e vorresti solo morire e basta, rallenta.
Nessuno capisce, nessuno sa, come si fa a dire una cosa del genere a qualcuno? È finisce che ogni notte sogni un modo diverso in cui morire, avere un infarto da un momento all'altro, oppure peggiorare fino a essere ricoverata in ospedale dove finalmente puoi morire in pace."
Alza gli occhi lucidi su di me. Adesso il viso e la stanchezza le fa piegare le schiena. " Era un ragionamento sbagliato. La verità è che non potevo andare via lasciando tutto in sospeso. La verità è che voglio vivere, e " esita un attimo " mi piacerebbe farlo con te.



Nda: 
Ciao gente ci si risente!! Finalmente e aleluia! Siamo alla fine ma tutto si risolverà, nel epilogo non lasceremo niente in sospeso.
So che questo chap è in ritardo di troppo tempo ma noi siamo soddisfatte del risultato spero sia piaciuto anche a voi.
So che vi starete chiedendo della lettera per Scorpius ma abbiamo pensato di lasciarla in sospeso, un segreto che non svelaremo ai lettori e resterà solo dei due protagonisti. 
Per il resto spero che vi piaccia e niente, abbiamo parlato di Isahaia Merrick in modo da vedere tutti i suoi caratteri. Alla fine non potevamo non parlare pure di lui infondo lui è l'antagonista per eccellenza perciò non c'era niente da fare. Ho amato questo personaggio molto e spero che piaccia pure a voi.
Ci sono state delle piccole lilyscorpius anche se non delle più felici ma cosa potevamo mai fare? Loro volevano litigare chi siamo noi per metterci contro?
Poi che altro, James e Albus hanno fatto pace che mi dite? E di Nathy e Alice chi preferite. Quale delle due coppie vi piace di piu?
Siamo davvero curiosi di sapere che ne pensate soprattutto perché siamo alla fine. 
Ci vedremo allora all'epilogo 
a presto
Rosa e Furia

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