He looks so perfect.

di demonsjnside_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solita routine. ***
Capitolo 2: *** Quei quattro ragazzi. ***
Capitolo 3: *** Prima sera con loro. ***
Capitolo 4: *** Una notte insonne. ***
Capitolo 5: *** Una mattinata con Michael. ***
Capitolo 6: *** Confessioni ***
Capitolo 7: *** Momenti indimenticabili. ***
Capitolo 8: *** Un piacevole risveglio. ***



Capitolo 1
*** Solita routine. ***


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Solita Routine.
Ti-ti-ti-ti. Ti-ti-ti-ti.

Il suono acuto della sveglia mi fece aprire gli occhi. erano le sei. La camera era buia, le persiane non facevano passare la luce del sole. Non si sentiva nessun rumore, i miei genitori non c’erano. Erano partiti per l’America pochi giorni fa .
Accesi la luce e mi alzai dal letto, guardai lo specchio dove ero riflessa. Avevo addosso una maglietta, i capelli color blu elettrico erano tutti scompigliati e io avevo uno sguardo assonnato.
Mi diressi velocemente in bagno per lavarmi. Entrai in camera e aprii l’armadio. Non sapevo come vestirmi. Optai per i pantaloni stretti neri con qualche strappo sulle ginocchia e per una maglietta degli AC/DC, in fine vans nere e una felpa, nera anche essa. Insomma ero nera, anche di stato d’animo.
Nessun accessorio, odiavo metterli. Invece misi una riga spessa di eyeliner nero sulle palpebre.
Mi guardai il dilatatore da sei millimetri. Presi lo zaino e staccai il cellulare dalla carica. Scesi in cucina e mi preparai il caffè.
Questa era la mia routine di tutte le mattine. Questa era la routine di Axelina Smith.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi diressi verso la fermata del bus. 7:04 a.m. Ero puntuale.
Il bus arrivò dopo pochi minuti, mi andai a sedere in uno dei posti a due, sperando che qualcuno si sedesse accanto a me. Nessuno, come sempre, ma dopotutto ero quella strana con i capelli blu elettrico, no?
Scesi dall’autobus e mi diressi verso l’entrata della scuola. Ero una diciassettenne come le altre, okay no, ero strana.
Entrai in classe, era ancora vuota. Mi diressi velocemente all’ultimo banco vicino alla finestra.
Guardavo il cielo quando la classe si riempì di studenti, anche oggi nessuno si sedette accanto a me.
Entrò in classe la professoressa di grammatica, quella che urlava come una gallina in calore. Stava spiegando e io non le prestavo attenzione, non mi importava niente. I miei pensieri furono interrotti dal preside che entrò in classe presentandoci due nuovi alunni, Calum Hood e Luke Hemmings. Luke si sedette accanto a me.
“Piacere Luke.” Disse guardandomi. Sperava veramente che gli avrei risposto?
“Ehm… Perché non rispondi?” chiese pochi minuti dopo.
“Forse perché non ho intenzione di risponderti?” gli risposi subito dopo. Mi stava innervosendo quel ragazzo.
“Hemmings, Smith… Devo buttarvi fuori dalla classe?” chiese la professoressa urlando, ovviamente.
“Non si preoccupi.” Disse il biondo.
Ma era stupido? Io non vedevo l’ora di uscire da quella classe di merda.
Le ore prima della ricreazione passarono in fretta e il biondo non si fece sentire.
Driiiiin
Finalmente suonò la campanella che segnava l’inizio della ricreazione. Il biondo se ne andò subito, ma lasciò sul banco un foglio, iniziai a leggere.
“Smith, ha presente il piano che non viene più usato, no? Ecco… Ci vediamo la a ricreazione.”
Mi aveva chiamato per cognome? Non lo doveva fare.
Poi cosa aveva in testa? Andare al piano abbandonato della scuola? Continuavo a chiedermi se quel ragazzo fosse stupido o cosa.
Ero curiosa di sapere cosa volesse, così iniziai a salire senza fare nessun rumore. Sentivo delle voci. Una era quella di Luke, una era quella di Calum, probabilmente. Le altre non le conoscevo.
“Sei deficiente Luke?” disse una voce bassa, leggermente roca. Che bello, qualcuno che diceva che Hemmings era deficiente!
“Hai invitato qualcuno qui sopra? Qualcuno che è per giunta una ragazza?” disse un’altra voce.
Salii ancora le scale e li vidi.
“Ashton dovevo.” Disse Hemmings. Doveva?
C’erano Hood, Hemmings… uno che presumevo si chiamasse Ashton e uno con i capelli tinti color verde fluo.
Mi caddero alcuni soldi dalla tasca che fecero rumore cadendo per le scale. Li presi, ma ormai mi avevano sentita.
“Chi è?” chiese il tipo con i capelli tinti
“Smith sei tu?” Chiese Luke subito dopo.
“Si” dissi facendomi vedere. Avevo gli sguardi dei quattro ragazzi puntati addosso.
 

 

SPAZIO AUTRICE
Hola gente! Questa è la mia prima ff. 
Dato che non saprei cosa dirvi... Buona Lettura!
Spero che vi piaccia. 
Adios!


Alessia xx

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Capitolo 2
*** Quei quattro ragazzi. ***


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Quei quattro ragazzi.
I quattro ragazzi mi guardavano.
“Smith, sapevo che saresti venuta!” disse Hemmings con un sorrisetto stampato in viso.
“Senti coso, non ti credere niente eh! Io ero solo curiosa di sapere che volevi.” Gli dissi guardandolo e rimanendo ferma accanto alle scale.
Il ragazzo che supposi si chiamasse Ashton, si avvicinò a me e mi prese per il braccio trascinandomi verso gli altri. Mi stava facendo male.
La sua presa era forte.
“Mi lasci?” chiesi sbuffando.
Allentò la presa e mi guardò.
“Oggi stai con noi e se parli di questo posto, sei fottuta. Nessuno ne deve sapere.” Disse.
Cosa volevano da me? Cosa avevo fatto io?
Notai che il tinto continuava a guardarmi, era un bel ragazzo, stava in silenzio, ma ero certa che notava i minimi dettagli, magari aveva capito anche che ero spaventata.
Entrammo in una delle vecchie aule della scuola, c’era solo una lavagna nera, nient’altro. I muri erano tutti scritti.
Luke si sedette a terra e gli altri quattro imitarono le sue mosse. Poi mi decisi anche io a sedermi.
A dire il vero mi misi un po’ in disparte dato che non volevo passare la giornata con loro. Mi guardarono esterrefatti. Sentii un rumore di passi dietro di me e sentii qualcuno sedersi accanto a me.
“Axelina cos’hai?” riconobbi la voce del tinto, stavo per rispondergli quando mi accorsi che mi aveva chiamata per nome, eppure io ero certa di non averlo mai detto ai quattro.
“Come fai a sapere il mio nome?” gli chiesi. Ero certa che non me lo avrebbe detto, ma decisi di provare a chiederlo.
“Diciamo che è una lunga storia che non posso raccontare ora, ma devi saper che tutti noi sappiamo il tuo nome.” Disse il tinto, mentre gli altri si sedevano accanto a noi. Luke mi sorrise, cercava di rassicurarmi, aveva capito che ero spaventata.
“Stai tranquilla, non vogliamo farti niente. Comunque io sono Ashton.” Disse l’altro ragazzo di cui avevo solo presupposto il nome, dato che lo avevano chiamato in quel modo.
“Io sono Michael.” Disse il tinto con tono monocorde.
Passammo circa un’ora a parlare, o meglio, loro parlavano e io stavo in silenzio.
Al suono della campanella io, Calum e Luke tornammo in classe. Avevamo saltato l’ora di matematica e io non ero affatto triste.
La professoressa di spagnolo entrò in classe e iniziò a spiegare, nonostante amassi lo spagnolo non ascoltai niente.
Ero semplicemente immersa nei miei pensieri.
Pensavo a tante cose, ma soprattutto a ciò che era successo al piano abbandonato. Pensavo a Michael, volevo dirgli che mi piacevano i suoi capelli, ma non ne avevo il coraggio. Credo che Luke si accorse che non stavo ascoltando e che ero abbastanza scossa.
“Forse è meglio andare via, non pensi?” mi sussurrò all’orecchio. Annuii.
Luke si alzò dalla sedia e si avvicinò alla professoressa.
Qualunque cazzata le disse aveva funzionato. Io, Luke e Calum eravamo fuori dalla classe e potevamo uscire.
Camminavamo in silenzio verso la fermata del bus quando si aggiunsero a noi Ashton e Michael che erano in un’altra classe. Erano riusciti a uscire anche loro.
Mancavano pochi giorni alla fine di quell’anno scolastico e decisi di rimanere a casa per quest’ultima settimana.
Prima di salire sull’autobus mi sentii osservata, ma non ci feci troppo caso. Mi sedetti in uno dei posti in fondo e gli altri mi seguirono. Ero stanca.
Il bus si fermò alla fermata accanto a casa mia, io scesi senza salutare gli altri. Feci pochi passi quando me li trovai davanti.
“Si saluta, lo sai questo, no?” disse Ashton.
“Ashton, sono stanca, voglio tornare a casa.” Dissi e gli passai accanto per aprire la porta di casa.
“Axelina, non possiamo lasciarti da sola.” Disse Luke.
“Entrate allora.” Dissi lasciando la porta aperta.
Sentii la porta chiudersi e salii le scale dirigendomi in camera. Buttai lo zaino a terra e mi sdraiai sul letto. Chiusi gli occhi e mi addormentai.


 
*SPAZIO AUTRICE*
Alloraaaaa... Vorrei ringraziare
tutti quelli che hanno recensito questa storia
e tutti quelli che l'hanno messa
tra i preferiti.
A presto
Alessia xx

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Capitolo 3
*** Prima sera con loro. ***


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Prima serata con loro.
Aprii gli occhi, ma nonostante tutto ero al buio, c’era solo una flebile luce che entrava dai buchi delle persiane che avevo dimenticato di aprire quella mattina. Dei ragazzi non c’era l’ombra, possibile che fosse solo un sogno? Possibile che io non mi fossi mai svegliata quella mattina? Mi stavo ponendo quelle domande quando un rumore di pentole mi fece scattare in piedi.
Scesi le scale lentamente e li vidi. Luke, Ashton e Calum che avevano preparato la tavola per la cena.
Dov’era Michael? Probabilmente in cucina
“Vai a chiamare Axelina, la cena è quasi pronta e si deve svegliare.”disse Luke ad Ashton che nel frattempo era andato in cucina dicendo qualcosa che non avevo compreso.
“Non ce ne sarà bisogno, la dormigliona si è svegliata.” Disse una voce alle mie spalle. Michael, ecco dov’era.
“Dormito bene?” mi chiese Calum salendo le scale per avvicinarsi a me.
“Direi di si..” mormorai guardando prima lui e poi gli altri tre.
“La cena è pronta!” disse Ashton uscendo dalla cucina “Oh che onore avere la dormigliona sveglia!” aggiunse ridendo mentre mi guardava.
Scesi le scale e mi andai a sedere a tavola. Luke si sedette di fronte a me, era silenzioso. “Che hai?” gli chiesi
“Niente, non preoccuparti.” Rispose subito dopo.
Calum si sedette alla mia sinistra, a capotavola. Ashton era in cucina a preparare i piatti ed ero certa che si sarebbe seduto alla mia destra, invece con mia grande sorpresa ci si sedette Michael.
Ashton portò i piatti.
Aveva cucinato qualcosa di semplice, ma si era impegnato: Omelette con sottilette e prosciutto e come contorno delle patatine fritte.
Insomma, una cena leggera.
“Non me ne ero accorto … I due tinti sono seduti vicini.” Disse Luke ridendo, Michael sorrise, anche io.
“Allora, ora voi mi spiegate perché avete invaso la mia vita in neanche un giorno.” Dissi cambiando discorso.
“Hai il ciclo?” chiese Calum, tutti lo guardammo esterrefatti
“Non sarei così tranquilla se avessi le mie cose.” Gli risposi, risero.
“Allora penso che possiamo dirle tutto, o meglio, quasi tutto.” Disse sorridendo.
“Parlate.”
“Noi abbiamo un problema Ax … E io pensavo che tu potessi aiutarci.” Disse Luke guardandomi.
Stavo per rispondere quando Ashton parlò:
“Non è il momento di continuare.” Michael annuì.
Sbuffai finendo di mangiare, ma rispettai la loro decisione.
“Potresti solo tenerci qui con te?” chiese Michael con voce monocorde. Annuii, mi fidavo di quei quattro e non sapevo perché.
“Dopo vi preparo i letti.” Dissi ricevendo quattro sorrisi riconoscenti.
“Non voglio andare a scuola domani e per il resto della settimana. Tanto non facciamo niente.” Dissi mentre prendevo i piatti e li portavo in cucina.
“Vuoi una mano a lavarli?” chiese Ashton.
“Non preoccuparti! Andatevi a spaparanzare sul divano” dissi mentre lui si allontanava ridendo.
Qualcuno però entrò lo stesso, era Michael.
“Ti aiuto? Non accetto no come risposta.” Disse il tinto avvicinandosi a me. Annuii iniziando a lavare i piatti.
Non avevo il coraggio di dire qualcosa, quella piccola distanza che c’era tra noi due mi aveva fatto venire le farfalle nello stomaco.
“Non parli?” mi chiese mentre lavava alcuni bicchieri.
“Te non parli mai …” mormorai.
“Noto tanti piccoli dettagli, sai? Tipo la paura che avevi negli occhi quando ci hai conosciuti la prima volta.” Disse abbassando lentamente la voce.
Ero sicura che lo sapeva.
“Oppure il rumore del letto quando ti sei alzata.” Sussurrò avvicinando le sue labbra al mio orecchio sinistro. Tremai.
La conversazione si chiuse con la sua frase. Finimmo di asciugare i piatti e andammo dagli altri che discutevano dell’anno scolastico, mentre erano seduti sui divani.
“Film?” chiesi guardandoli.
I ragazzi accettarono la proposta e scelsero Scary movie 3, un film stupido, ma divertente.
Ci ritirammo nelle nostre camere a mezzanotte passata e io ovviamente non avevo sonno.

 

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Capitolo 4
*** Una notte insonne. ***


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Una notte insonne.
Mi girai nel letto per una decina di volte, poi mi alzai scocciata.
Non avevo sonno perché ovviamente avevo dormito troppo tempo. Uscii dalla mia camera ed iniziai a camminare lungo il corridoio, quando notai che la porta della camera di Michael era aperta. Guardai dentro e non lo vidi.
“Axelina, che ci fai qui?” chiese Michael rientrando dal balcone.
“Ci vivo.” Risposi.
“Ti avevo detto che volevo un po’ di privacy.” Disse il tinto avvicinandosi a me.
“S-Scusa.” Mormorai stringendomi nella mia maglietta. Mi girai e me ne tornai in silenzio in camera.
Non mi era piaciuta la risposta di Michael, ci ero rimasta male.
Qualcuno bussò alla mia porta.
“A-Avanti” mormorai con la voce rotta dal pianto.
“Axelina.” Era la voce monocorde di Michael. Cosa voleva?
Lo sentii sedersi accanto a me. Ero messa pancia sotto, con la testa sul cuscino. Mi iniziò ad accarezzare lentamente la schiena, il suo tocco mi fece rabbrividire.
“Ti ho fatto io questo?” disse. Non compresi
“Sono stato io a farti piangere?” mi chiese il tinto.
Non gli risposi, rimasi in silenzio. Anche lui era in silenzio.
Mi prese in braccio e camminò verso la sua camera, respirai a pieno il suo profumo.
Si sdraiò lentamente sul letto tenendomi stretta a lui.
“Scusa. Scusami tanto” Sussurrò cullandomi.
“Non preoccuparti” mormorai accarezzandogli una spalla.
“Non riesci a dormire, vero?” mi chiese. Annuii.
“Parliamo?” chiesi con voce tremante
“E di cosa?” mi chiese subito dopo.
Di quanto sei bello, ovviamente! Pensai.
“Non saprei” risposi
“Potremmo anche stare così e non dire assolutamente nulla.” Disse Michael facendomi poggiare la testa sul suo petto mentre mi accarezzava la schiena.
Mi immersi nei miei pensieri.
Michael, Michael Clifford. Un ragazzo strano, quasi quanto me. Ovvio, lui era molto più bello di me.
Non riuscivo a credere che lui era li, ad accarezzarmi la schiena. Ogni sua carezza mi dava un brivido, però stavo bene, ero felice.
“Mi piacciono i tuoi capelli.” Mormorai
“E se domani andiamo dal parrucchiere e ti tingi i capelli come i miei?” sussurrò al mio orecchio.
I capelli come i suoi? Mi sarebbe piaciuto, ma non avevo molti soldi per potermi permettere un’altra tinta.
“Offro io.” Sussurrò come se avesse capito cosa mi passava per la testa.
“No Michael, non puoi.” Dissi alzandomi leggermente. Mi fece rimettere nella stessa posizione in cui stavo prima.
“Te mi ospiti a casa. Non accetto un no, lo sai.” Disse subito dopo.
“G-grazie.” Mormorai chiudendo gli occhi.
“Di niente piccola.” Rispose.
Mi aveva chiamata piccola?
“Vado a letto.” Mi alzai e mi avvicinai alla porta.
“Okay” mormorò. Sembrava che nella sua voce ci fosse un velo di tristezza. Molto probabilmente mi sbagliavo.
Tornai di corsa in camera e mi sedetti sul letto iniziando a pensare a quel “piccola” che aveva aggiunto nella sua risposta.
Non dormii per tutta la notte, ero troppo agitata e felice.
Mi addormentai solo alle prime luci dell’alba.

 
*SPAZIO AUTRICE*
Axelina si sarà innamorata?
Secondo me si ahahah.
Gnaw, scusate se sono mancata per 
un po', ho avuto da fare, ma
per farmi perdornare ho postato due capitoli.
Sono corti, ma dettagli.
Cosa succederà?
Boh! Vado fuori. Adiossssssss
-Quella pazza sclerotica di Alessia xx

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Capitolo 5
*** Una mattinata con Michael. ***


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Una mattinata con Michael.
Aprii gli occhi e guardai la sveglia, 11:15. Troppo presto. Cercai di riprendere sonno, ma non ci riuscii. I ragazzi si erano già svegliati dato che sentivo le loro voci provenire dal piano di sotto.
Iniziai a pensare a cosa era successo la notte precedente. Michael, le lacrime, il momento in cui mi aveva chiamata piccola. Cosa mi succedeva?
Axelina, non ti starai innamorando. Tu non puoi innamorarti,  stupida. Pensai.
Qualcuno mi tirò fuori dai miei pensieri.
“Piccola? Dormi?” riconobbi quella voce monocorde, era la sua voce. Era la voce di Michael, della persona che non mi aveva fatta dormire per tutta la notte.
“No …” mormorai alzando leggermente la testa per guardarlo. Era in boxer, non aveva neanche una maglietta addosso e io stavo letteralmente morendo mentre lo guardavo. Poggiai di nuovo la testa sul cuscino, mentre sentivo Michael che si avvicinava a me.
“Dovremmo andare dal parrucchiere.” Disse mentre si sedeva sul letto. Ero sicura di avere una faccia di merda, perciò misi la testa sotto il cuscino per non farmi vedere.
“Ma che fai? Dai alzati!” disse togliendomi il cuscino dalla faccia e dandomi un bacio sulla guancia.
“Michael, voglio dormire.” Mormorai guardandolo. Aveva anche lui la faccia stanca, povero. Molto probabilmente neanche lui aveva dormito, proprio come me.
Nonostante ciò che gli avevo detto mi alzai, lo vidi sorridere e uscire dalla camera.
“Bussami alla camera quando sei pronta” disse prima di allontanarsi.
Aprii l’armadio cercando qualcosa di decente da mettermi.
Che cazzo mi metto? Che cazzo mi metto? Non posso vestirmi di merda. Oh ma dai Axelina, da quando ti importa di come ti vesti? Pensai. Stupide voci nella mia testa che mi facevano rincoglionire.
Presi una maglia dei nirvana e i jeans neri, molto più strappati di quelli che avevo il giorno precedente, di nuovo vans nere e poi cambiai il dilatatore. Presi un plug con l’icona dei nirvana dalla scatolina piena di dilatatori e me lo misi con un po’ di fatica.
Accidenti a questi plug sempre difficili da mettere. Pensai
Staccai il cellulare dalla carica e me lo misi in tasca mentre andavo in bagno. Mi lavai i denti e mi spazzolai i capelli, ormai tinti con ricrescita e poi mi diressi davanti alla camera di Michael. Bussai.
Aprì la porta e mi guardò sorridendo. Anche lui aveva i pantaloni neri, aveva una maglietta senza maniche dei “The Rolling Stones”… era semplicemente perfetto.
Mi venne accanto e scendemmo insieme le scale.
“Guardate chi ci sta!” disse Calum girandosi verso di noi.
“Giorno” mormorammo io e Michael all’unisono. Bene, ora parlavamo anche all’unisono
“Dove andate Mich?” ci chiese Ashton gurdandoci. Michael sorrise.
Che ti sorridi? Mi chiesi
“Dal parrucchiere. Guardatela, ha una tinta con ricrescita.” Rispose Michael indicandomi.
La mia domanda è: Questo ragazzo è nato così stupido? Ceh, ora anche in imbarazzo mi deve mettere. Pensai mentre i ragazzi ridevano. Io ero diventata, sicuramente, rossa.
“Ax, mi piace la maglia dei Nirvana.” Mi disse Luke. Mi aveva tolto il rossore in volto, che bravo ragazzo.
“Grazie” mormorai camminando verso la porta d’ingresso.
“Allora Michael, andiamo?” chiesi scocciata. Annuì e si avvicinò a me. Uscimmo.
Dopo esser saliti sulla macchina di Michael calò il silenzio.
Nessuno di noi parlava, fino a quando non arrivammo al semaforo.
Michael frenò.
“Sei arrabbiata con me, vero?” mi chiese guardandomi.
“Perspicace, mi dicono.” Dissi abbastanza arrabbiata, mi accarezzò la spalla e io mi scansai.
“Ax, non volevo, non volevo metterti in imbarazzo. Non credo di sapere come comportarmi con una ragazza, ho sempre vissuto con Ashton, Luke e Calum.” Disse tutto d’un fiato, ripartendo appena scattava il verde.
“Okay, non preoccuparti.” Risposi. Quel ragazzo riusciva a farmi salire i nervi e a calmarmi in così poco tempo.
Arrivammo davanti a un parrucchiere, molto probabilmente Michael era un cliente abituale dato che venne accolto a braccia aperte.
“Che colore Ax?” mi sussurrò Michael all’orecchio mentre attendevamo che due posti per noi si liberassero.
“Come i tuoi?” chiesi, speravo che gli sarebbe andato bene.
“A me va bene, allora io li tingo di nuovo di verde, te però li devi decolorare.” Mi disse sorridendomi.
Due posti per noi si liberarono, ci lavarono i capelli, a me li decolorarono e poi ci misero la tinta.
Michael finì mezz’ora prima di me e pagò. Volevo ridargli i soldi, ma come facevo?
Mi aspettò, poi quando finii anche io andammo a uno dei bar accanto al parrucchiere.
“Vuoi qualcosa piccola?” mi chiese abbracciandomi.
“Un caffè, grazie.” Mormorai al suo orecchio stringendolo forte a me, mentre nello stomaco avevo tutto il San Siro al concerto dei One Direction che ballava la macarena.
Mi accarezzò la schiena e poi si staccò da me per andare alla cassa. Mi sedetti a un tavolino.
Tornò dopo pochi minuti, che a me sembrarono un’eternità, con due caffè e una ciambella.
Sorseggiai lentamente il caffè mentre Michael mangiava la ciambella. “Vuoi?” chiese quando arrivò a metà.
“No, grazie.” Sorrisi guardandolo, poi notai la squadra di rugby della scuola in un tavolo poco distante da noi.
Appena li vidi mi ritornarono in mente tutte le volte in cui mi avevano picchiata, tutte le volte, che dopo esser stata malmenata da loro tornavo in casa, mi chiudevo in bagno e mi rovinavo i polsi.
Mi tornarono in mente le volte in cui ero sola e venivo derisa da loro e da quelle troie delle Cheerleaders.
Michael notò il terrore che si stava propagando nei miei occhi, notò che ero diventata rigida e notò gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.
Si avvicinò a me, mi prese in braccio e mi portò via. Non fece domande. Mi portò in macchina, non si sedette al posto di guida, ma in uno dei posti posteriori. Mi teneva stretta a se cercando di calmarmi. Chiusi gli occhi.

*SPAZIO AUTRICE*
Amatemi, questo capitolo
è più lungo.
Okay, avevo fantasia da
sprecare.
Avete scoperto una parte del
passato della nostra Axelina.
Un passato sconosciuto a voi
babbani, perchè la sottoscritta
ha deciso di non svelarvi 
tutto subito.
Io invece sapevo tutto!
No vabbe, grazie a tutti per le 
recensioni e per aver messo questa
ff tra i preferiti.
Adios people.

||Alessia||

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Capitolo 6
*** Confessioni ***


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Confessioni.
Aprii gli occhi, ero ancora tra le braccia di Michael, ma eravamo a casa mia. I ragazzi erano tutti intorno a me.
“Stai bene?” chiese Luke accarezzandomi un braccio. Annuii. Calum e Ashton mi guardavano in silenzio, Michael aveva le lacrime agli occhi.
Perché piangi Michael? Che ho fatto? Pensai, ma non glielo dissi. Mi limitai a levargli le lacrime.
“Mi sono spaventato per te.” Mormorò.
 “Axelina … magari non è il momento, ma …” Ashton non fece in tempo a finire la frase che Calum continuò:
“Ci puoi spiegare che cosa è successo?”
Calò il silenzio. Io non avevo intenzione di spiegare, sapevo che le lacrime sarebbero scese sul mio viso se avessi fatto quella scelta, ma io dovevo essere forte, me lo ero promessa. Fissai i tanti bracciali sui miei polsi e rialzai subito lo sguardo, non dovevano capire.
“Io credo che sia meglio lasciarla stare, almeno per ora.” Mormorò Luke. Michael annuì.
Andai in camera, mi guardai allo specchio, il colore di capelli era stupendo, molto probabilmente mi piaceva perché era qualcosa che avevamo in comune io e Michael. Si, mi ero innamorata. Ero fottuta.
Sentii la porta della camera accanto chiudersi. Michael era in camera. Volevo andare da lui, spiegargli tutto. Uscii dalla camera e bussai alla porta.
“Ragazzi, andate via” Urlò.
“Sono Ax …” non mi lasciò finire la frase e mi aprì la porta.
“Posso stare con te? Spiegarti tutto, sfogarmi, stare con te” Mi prese in braccio e si chiuse la porta alle spalle.
Eravamo sdraiati sul letto, nella stessa posizione della sera precedente, ovvero io con la testa poggiata al suo petto e lui che mi accarezzava la schiena.
“Che ti hanno fatto quei bastardi?” chiese rompendo un silenzio che era calato.
“Ti hanno picchiata vero? Vedevo il terrore nei tuoi occhi. Sapevo che avevi.” Disse accarezzandomi i capelli.
Annuii. Mi alzò i braccialetti e mi diede alcuni baci sulle vecchie cicatrici e mi guardò negli occhi.
“Smettila, ti prego. Ti fai male e mi fai male.” Mormorò mentre una lacrima gli rigava il viso.
“Non piangere, ti prego.” Gli asciugai la lacrima e gli accarezzai il petto.
Mi prese il viso tra le mani e poggiò le sue labbra sopra le mie, sbarrai gli occhi per la sorpresa, ma ricambiai lentamente il bacio.
Infilò la lingua tra le mie labbra e intrecciò la propria lingua con la mia. Avevo le farfalle nello stomaco. Lui mi faceva stare così bene.
Avevamo parlato tutto il pomeriggio chiusi in camera. Ehm.. Parlato non è la parola esatta. Avevamo spiccicato qualche parola tra un bacio e un altro.
“La cena.” Disse Ashton entrando in camera “oh, siete tutti e due qui. Vi aspettiamo sotto”
Scendemmo lentamente le scale, i ragazzi erano sdraiati sul divano e mangiavano la pizza.
Io e Michael ci guardammo.
“Corriamo li, prendiamo le pizze e scappiamo in camera lasciandoli a secco.” Mi sussurrò Michael all’orecchio. Annuii.
“Non prenderete mai la nostra cena.” Disse Calum scoppiando in una risata. Ma capivano tutto sti tipi?
Ci sedemmo accanto a loro e iniziammo a mangiare fette di pizza e patatine.
Da quando c’erano loro avevo ricominciato a mangiare, mi sembrava brutto non mangiare davanti a loro.
Smisi di masticare. Che minchia sto facendo? Pensai. Non volevo mangiare, pensavo che non mi servisse.
Qualcuno mi cinse i fianchi era Michael. Volevo veramente farmi così male non mangiando solo perché volevo essere ancora più magra di quello che già ero?
Quel ragazzo mi aveva cambiata in pochi giorni.
Ripresi a mangiare, rimuovendo dalla testa tutti gli insulti ricevuti. Dovevo essere felice.
“Axelina, ora puoi spigarci oppure no?” chiesero Luke e Ashton all’unisono appena finimmo di mangiare.
Dovevo spiegargli tutto.
“Sfogati” aggiunse Luke.
“La squadra di rugby … Con le cheerleaders, beh.”  Le mie guance erano diventate di un rosso acceso.
“Quei coglioni la picchiavano, la deridevano. Io giuro che li uccido.” Disse Michael. Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi riconoscente.
“Picchierebbero te. Lo sai.” Disse Ashton. Michael mi strinse a se, quasi come se volesse proteggermi.
“Ora vi sfogate anche voi?” chiesi guardandoli.
“Alcuni giocatori della squadra di rugby hanno detto che l’abbiamo ucciso.” Mormorò Luke con le lacrime agli occhi.
Vidi la tristezza negli occhi negli occhi di ciascuno di loro. Ognuno voleva dire qualcosa, capii che era qualcosa di grande.
“Invece l’hanno fatto loro. Hanno ucciso il nostro migliore amico.” Aggiunse Calum.
“Denunciateli, no?” dissi guardandoli, era la cosa migliore da fare.
“Axelina, siamo divisi in gang. Se li denunciamo, loro troveranno qualcosa con cui far sbattere in carcere anche noi.” Disse Ashton. Michael mi strinse maggiormente a se, aveva paura di qualcosa, tremava.
“Siamo venuti qui, per nasconderci da loro. Scusa Ax, scusa se ti abbiamo messo in mezzo.” Sussurrò Michael con una voce quasi rotta dal pianto.
“Allora, ora vi calmate. Prima di tutto non mi date problemi qui, anzi mi avete rivoltato la vita in meglio.” Dissi “e poi se mi avete messa in mezzo non importa. Ok? Ora abbracciatemi” aggiunsi aprendo le braccia. I ragazzi si avvicinarono a me e mi abbracciarono, Michael mi stringeva da dietro.
Mi guardavano felici eppure io ero certa di non aver fatto niente.
Ci alzammo dal divano, buttammo i cartoni delle pizze e poi ci ritirammo nelle nostre stanze.

*SPAZIO AUTRICE*
Non chiedetemi con quale depressione
ho scritto la prima parte del capitolo,
perchè non lo so neanche io.
Allora, vorrei ringraziare tutte le
persone che hanno recensito questa storia,
ovvero:
caratterindelebili
heydrarry

francesca12zar

JesyNelsonIsPerfect
Bea_Clifford_1D

Grazie ancora!
Vostra,

||Alessia||



Potete contattarmi su twitter: @demonsjnside_


 

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Capitolo 7
*** Momenti indimenticabili. ***


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Momenti indimenticabili.
Dopo essermi lavata, mi misi velocemente il pigiama e mi diressi davanti alla camera di Michael, ero agitata. Sospirai.
La porta si aprì davanti a me dopo aver bussato, mi trovai davanti Michael, con un sorriso stampato sul volto che mi guardava.
“Allora? Entri?” mi chiese continuando a guardarmi. Gli sorrisi ed entrai.
Chiuse la porta alle nostre spalle e mi cinse i fianchi. Mi stringeva a se.
“Prima tremavi, perché?” mi girai verso di lui e gli presi il viso tra le mani. Mi guardò per un po’, poi si decise a rispondermi.
“Avevo paura che te ne saresti andata” mormorò prima di poggiare le sue labbra sulle mie. Ricambiai il bacio con passione, mentre lui mi poggiò le mani sui fianchi. Tremai.
Sorrise sulle mie labbra e poi riprese a baciarmi, fece intrecciare le nostre lingue mentre mi prendeva in braccio, gli cinsi i fianchi con le gambe, mentre dentro il mio stomaco c’era un maremoto.
Si sedette sul letto tenendomi stretta a lui, continuando a baciarmi quando sentimmo una voce.
“Ash, ora scopano!” era la voce, riconoscibile, di Calum. Sentimmo anche una risatina di Luke e ci staccammo leggermente.
“Andatevene!” dissi girandomi. Boom! Caddero e aprirono la porta.
Una volta ero io quella che rovinava i momenti romantici. Pensai.
“Ero sicuro che c’era qualcosa tra loro. Ne ero sicuro!” esclamò Luke.
Michael si alzò ridendo mentre mi accarezzava la schiena.
“Cosa avete da dire in vostra difesa?!” chiese Ashton prima di scoppiare a ridere.
Le fossette di Ashton. Oddio, che dolce! Pensai.
“Ma guardali Ash sono tenerissimi.” Disse Calum. Io mi diressi in camera e inviai una foto di me e Michael sul gruppo di whatsapp che avevamo creato pochi giorni prima e scrissi:
Ora che avete una nostra cazzo di foto, potete andarvene? Così ammirate la nostra dolcezza nelle vostre fottute camere.
La mia finezza si stava facendo vedere. Sentì delle risate dalla camera accanto e tornai tutta soddisfatta nella camera di Michael.
“Va bene Axelina, però non urlare troppo questa notte, eh.” Disse Luke scoppiando a ridere.
Oddio mio che pervertito sto tipo eh.
“Attento a te biondo, che ti stacco i capelli uno a uno.” Dissi sorridendo.
“Ehm, io e Ashton andiamo, addio Luke.” Disse Calum prima di scappare via con Ashton. Io e Michael scoppiammo a ridere.
Dopo averci dato la buonanotte anche Luke uscì dalla camera e Michael, per avere un po’ di privacy, chiuse la porta a chiave.
Mi prese in braccio e io gli cinsi nuovamente i fianchi con le gambe e lui si sedette di nuovo sul letto.
“Allora, dove stavamo?” sussurrò Michael sulle mie labbra.
“A questo …” mormorai prima di baciarlo. Sorrise sulle mie labbra e poi ricambiò il bacio con passione, facendo intrecciare diverse volte le nostre lingue.
Si sdraiò sul letto tenendomi sopra di lui, avevo paura.
Paura di cosa? Beh, io ero vergine. Avevo paura del dolore, strano per una con i dilatatori. Invece Michael non fece niente, forse non era pronto neanche lui, meglio.
Mi strinse a se, quasi come se avesse paura che scappassi, mentre mi baciava.
Le ore passavano mentre noi ci baciavamo, tutto d’un tratto mi sfilo il pigiama, ovvero la mia maglietta che usavo per dormire. Facile intendere cosa abbiamo fatto quella notte. Mi ricordo ogni minimo dettaglio, mi ricordo il dolore iniziale, sfociato poi nel piacere.
Era stata una notte perfetta, una di quelle notti che avevo solo sognato da quando lui era entrato nella mia vita.
Forse stavamo correndo troppo, ma io ero innamorata persa, io che mi ero innamorata solo alle elementari.
Quella notte gli avevo donato anche il cuore.
Mi addormentai stretta a lui, inalando il suo profumo. Ero felice.

 
*SPAZIO AUTRICE*
Ciao People!
Ed eccomi qua, scusatemi se ho postato questo capitolo,
pergiunta corto, dopo tanto tempo.
L'ho scritto ieri sera dopo aver passato un pomeriggio
infernale.
Volevo ringraziarvi di cuore a tutti voi che leggete questa ff.
Guardateee, ho cambiato banner
Bye.
||Alessia||

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Capitolo 8
*** Un piacevole risveglio. ***


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Un piacevole risveglio.
Aprii gli occhi, ero avvolta nelle coperte bianche. Mi guardai intorno, non c’era nessuno, ero in camera di Michael.
Mi tornò in mente cosa successe la sera prima, mi ricordai di essermi addormentata felicemente inalando il profumo di Michael.
La porta si aprì facendo un un rumore stridulo. Michael si sedette sul letto, aveva un vassoio davanti.
“Buongiorno piccola” disse sorridendo. Guardai il vassoio. C’erano: due cappuccini e due donuts con la glassa bianca. Oddio, questa era la colazione perfetta. Mi misi a sedere.
“Buongiorno principe” gli dissi guardandolo negli occhi. Dalla sua espressione capii che era abbastanza sorpreso dal nomignolo che gli avevo dato. Mi diede un bacio sulla fronte avvicinandosi di più a me.
Presi lo zucchero e ne misi due cucchiaini dentro al cappuccino, poi lo porsi a Michael, che ne mise tre.
Ecco perché sei sempre dolce! Con tutto sto zucchero! Pensai.
Bevvi lentamente il cappuccino mentre Michael mi accarezzava un fianco, lo guardai sorridendo.
“I capelli verdi ti donano” disse baciandomi il collo. Finito il cappuccino addentai la donut, era la cosa più buona al mondo. Finita la colazione Michael poggiò il vassoio sul comodino accanto al suo letto e mi strinse tra le sue braccia.
“Ieri sera è stato perfetto, anche se non mi aspettavo di farlo … Volevo aspettare un altro po’, ma non ci sono riuscito” sussurrò Michael, non doveva preoccuparsi, mi era piaciuto e questo era ciò che contava.
“Michael, è stata la cosa più bella della mia vita” mormorai stringendolo più forte.
“Ero vergine, fino a ieri sera” mormorò prima di guardarmi teneramente.
“Anche io” dissi arrossendo, poi poggiai le mie labbra sopra le sue. Lui mi accarezzava la schiena mentre inseguiva la mia lingua con la sua.
Mi staccai leggermente per riprendere fiato e poi ricominciai a baciarlo. Eravamo tutti e due felici. Mi strinse più forte a se prima di staccarsi.
Poggiai la testa sul suo petto.
“Buongiornooooo!” dissero Calum, Luke e Ashton entrando in camera. Mi strinsi nelle coperte poiché ero nuda, Michael mi strinse a lui.
“Uscite” disse subito dopo.
“oddio, l’avete fatto veramente” disse Calum ridendo.
Se non fossi nuda ti avrei già picchiato Calum Hood.
“Andiamocene, dai” disse Ashton trascinando fuori dalla camera Luke e Calum.
Michael si alzò.
“vado a prenderti qualcosa da metterti, ok?” mi disse Michael. Tornò poco dopo con un paio di vans nere, degli shorts di jeans e una canottiera bianca, semi trasparente, con una rosa nera al centro, anch’essa semi trasparente. A quanto pare si era ricordato anche degli slip. Bene.
Poggiò tutto sul letto e poi aprì l’armadio, prese pantaloni e maglietta pulita e si cambio, feci lo stesso io e poi mi diressi nel bagno.
Appena uscii dal bagno vidi Michael che mi aspettava seduto.
Si alzò e mi venne vicino. Mi strinse a se iniziando a darmi alcuni baci sul collo. Ad un certo punto si bloccò e iniziò a succhiare un lembo della mia pelle facendolo diventare di un colore violaceo.
Mi guardò soddisfatto dopo aver finito e io scoppiai a ridere.
Mi prese in braccio prima di uscire dalla stanza e scendere le scale.
Trovammo i ragazzi spaparanzati sui divani a giocare alla playstation che molto probabilmente avevano montato quella mattina stessa.
Ci sedemmo sul divano libero e guardammo i tre giocar a “Call of duty”.
Vinse Calum con l’aiuto di Michael.
Michael ci sapeva fare con i giochi, a differenza mia. Io ero negata.
L’ora di pranzo arrivò velocemente e Ashton decise di andare in pizzeria.
Io non volevo, sentivo che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto. Ero preoccupata.



*SPAZIO AUTRICE*
Questa volta lo spazio autice è allineato a sinistra.
Ho scritto questo capitolo di corsa, perchè devo correre a casa. Capitemi.
Comunque se il vostro stato d'animo è così:

image
Scrivetemi!!
Dai no! Era solo per mettere questa simpaticissima gif animata.
Adios people.
||Alessia||

 

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