There is need of the Winchesters di Ili91 (/viewuser.php?uid=75721)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° capitolo ***
Capitolo 12: *** 12° capitolo ***
Capitolo 13: *** 13° capitolo ***
Capitolo 14: *** 14° capitolo ***
Capitolo 15: *** 15° capitolo ***
Capitolo 16: *** 16° capitolo ***
Capitolo 1 *** 1° capitolo ***
There is need about Winchester
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 1/16 (2341 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
- Per quanto mi riguarda, potete trovarmi qui:
https://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812
There is need of the Winchesters
1
Dean era coricato sul letto
della malandata stanza d'albergo che divideva con suo fratello Sam.
Sorseggiava piano una birra e si riprendeva dalle fatiche dell'ultima
caccia.
Il fantasma che si divertiva a scacciare i nuovi proprietari di una
vecchia e grande casa non era stato un difficile avversario per loro;
anche se Dean doveva ammettere di aver rischiato di precipitare
giù dalle scale principali della casa, ad un certo punto, e di
rompersi qualche osso, magari proprio quello del collo.
Quello era uno dei tipici incidenti del loro mestiere e i cacciatori non avevano nemmeno un'assicurazione!
«Che fai, Sammy?» chiese Dean, vedendo Sam trafficare con
il proprio computer. Sperava non si trattasse di un'altra caccia, un
paio di giorni di riposo non gli sarebbero dispiaciuti.
Senza smettere di battere sulla tastiera del portatile o cliccare con
il mouse, Sam disse: «Un vecchio amico di papà - Timothy,
lo ricordi? - mi ha fatto sapere che a Beacon Hills succedono cose
strane e richiede il nostro aiuto per risolvere il caso.»
Dean si mise a sedere, con poco interesse. Immaginava sarebbe stata una
caccia banale, nulla d'interessante. Poi non aveva mai sentito nominare
Beacon Hills, doveva essere una cittadina noiosa e insignificante.
«Hai trovato riscontri o il vecchio Timothy esagera?»
Sam si voltò verso di lui, guardandolo ad occhi sbarrati.
«Esagerare? Penso che Beacon Hills dovrebbe essere citata come
una delle città con il più alto tasso di mortalità
dell'ultimo secolo.»
Oh. Forse la faccenda sarebbe stata meno noiosa di quanto avesse
immaginato. «E presumo non ci troviamo di fronte a persone morte
per cause naturali, vero?» chiese con tono un po' scherzoso.
Sam si alzò dalla scrivania e gli sventolò sotto il naso un fascio di fogli, tra cui alcuni giornali vecchi.
«Che cosa sono?» chiese Dean, prendendo i fogli.
Sam gli fece il suo sorriso beffardo. «Articoli di giornale, Dean. Non lo vedi?»
Ma che spiritoso il suo fratellino. «Stronzo» borbottò.
Sam tornò serio, mentre Dean scorreva i vari fogli.
«Attacchi di animali» fece Sam, mimando due virgolette con
le dita. «Cadaveri che sembrano opere di serial killer,
aggressioni. Davvero, qualsiasi cosa ci sia a Beacon Hills, dev'essere
qualcosa di grosso.»
«Attacchi di animali» ripeté Dean. «Sembrerebbe solo opera del solito branco di lupi mannari.»
Sam annuì, ma sembrava ancora combattuto. «È la
prima cosa a cui ho pensato anch'io, ma la situazione a Beacon Hills
sembra ancora più complicata di così. Forse c'è
dell'altro, non so.»
Dean si alzò dal letto, raccolse la giacca e le chiavi della sua
Impala dal comodino. «Beacon Hills sia, allora. Ne scopriremo di
più quando saremo arrivati.»
Non aveva idea che razza di mostri si nascondessero a Beacon Hills, ma era proprio curioso di scoprirlo.
***
«Lydia, è proprio
necessario che sia tu a trovare un cadavere, ogni volta?» chiese
Stiles, fintamente esasperato.
Era preoccupato. Erano trascorsi alcuni mesi da quando il team Alpha
non era più una minaccia - visto che una metà si era
unita al loro branco, l'altra metà era morta e Deucalion se
n'era andato - e che Jennifer, il Darach era morta - dopo qualche
giorno dalla sua scomparsa era stato ritrovato il corpo e ancora non
era chiaro da chi fosse stata uccisa -, eppure il soprannaturale
presente a Beacon Hills non era ancora stanco di tornare prepotente ad
uccidere, di tanto in tanto.
Come in quel momento, tanto per fare un esempio. «È già il secondo.»
Lydia era una Banshee e questo significava che, se qualcuno moriva brutalmente, lei finiva per ritrovare il cadavere.
Che fortuna, eh?
Lydia gli rivolse un'occhiataccia. «Non è divertente, Stiles.»
Lo vedeva da solo che non era divertente! Un altro serial killer, cosa aveva di sbagliato la loro città?
«Chiama tuo padre, Stiles» suggerì Scott.
«Sì, sì, certo» fece, agguantando il telefono
dalla tasca. Compose il numero e sentì suonare dall'altra parte.
«Davvero, sono contento che mio padre sappia tutto, è
molto più com...»
Si interruppe sentendo suo padre rispondere alla telefonata. «Papà? Ne abbiamo trovato un altro» disse.
La conversazione telefonata fu breve e concisa. Come diceva prima, era
più semplice ora che suo padre conosceva l'esistenza dei lupi
mannari e di tutte le altre creature, ma questo non significava che
fosse contento di vedere il figlio, per l'ennesima volta in
verità, in mezzo al suo lavoro. «Arriva subito»
spiegò Stiles agli altri, quando la telefonata si concluse.
Lydia, dopo il ritrovamento del corpo, aveva pensato bene di telefonare
a lui, ad Allison e al suo ragazzo, Aiden. Di conseguenza a loro si
erano uniti anche il fratello gemello di Aiden, Ethan, più altri
membri del branco, Scott e Isaac.
Il ragazzo di Lydia le si era avvicinato e le aveva preso la mano,
tenendola stretta alla sua e massaggiandola per darle conforto, mentre
gli altri osservavano il corpo tentando di capirci qualcosa.
Ad essere sinceri, Stiles non aveva la certezza matematica che si
trattasse di un killer soprannaturale, non c'erano prove a carico di
questo, ma, davvero, cos'altro avrebbe potuto essere? Da quando Scott
era stato trasformato in un lupo mannaro dallo zio fuori di testa di
Derek, Peter Hale, queste cose erano all'ordine del giorno.
Insieme alla maledizione della luna, doveva aver dato loro anche quella della sfiga.
Stiles si avvicinò al corpo, tentando di non farsi impressionare troppo dal modo in cui era stato ridotto l'uomo.
Era stato ritrovato in un vicolo buio e umido, vicino ai cassonetti
dell'immondizia di un ristorante messicano. Lydia si era trovava nei
paraggi a causa di alcune commissioni da svolgere - Stiles non aveva
voluto indagare - e aveva finito per risvegliarsi di fronte al corpo.
Il quale, davvero, non aveva un bell'aspetto.
L'uomo aveva superato i cinquant'anni, aveva i capelli bianchi e un
grosso naso storto, come se fosse stato rotto più volte. Era
sdraiato e, pertanto, non era possibile ritenerlo con esattezza, ma non
era molto alto ed era robusto. La gola era squarciata, tanto che la
testa era ancora collegata al resto del corpo solo da uno strato di
pelle. C'erano graffi che avevano stracciato i vestiti e tranciato il
petto e lo stomaco; era possibile vedere gli organi interni fuoriuscire
e davvero, davvero, Stiles dovette trattenersi dal vomitare.
Non era possibile che fosse opera di un umano, non questa volta.
Come aveva detto, quello era il secondo corpo che veniva ritrovato. Il
primo era stato rinvenuto nel bosco, nelle vicinanze della vecchia casa
degli Hale, ora disabitata, e presentava ferite su varie parti del
corpo, simile a morsi, ma molto meno evidenti rispetto al nuovo
ritrovamento.
«È opera di un lupo mannaro» fece Scott.
Stiles era decisamente d'accordo. «Sì, decisamente. E non mi ritengo un esperto.»
«Ma chi? Gli unici qui in città siamo noi.» Isaac era confuso.
«Non pensate che Deucalion possa essere tornato per vendicarsi, vero?» chiese Allison.
Quella poteva essere una possibilità che anche Stiles aveva preso in considerazione, anche se tendeva ad escluderla.
«Non penso sia lui» disse Ethan. «Non è il suo
stile.» Ethan aveva fatto parte del suo branco per lungo tempo,
insieme a suo fratello. Se qualcuno poteva dire di conoscerlo, erano
proprio loro.
«Ma allora... chi?» disse di nuovo Allison.
«Sto pensando di telefonare a Derek, per sentire cosa ne pensa.» Tutti si trovarono favorevoli con l'idea di Scott.
Anche se Derek aveva fatto armi e bagagli e se n'era andato, portandosi
dietro la sorella minore Cora, comunque era un licantropo nato e
cresciuto a Beacon Hills e forse poteva sapere qualcosa che loro
ignoravano.
Derek se ne era andato da mesi, ormai, e Stiles aveva capito la sua
decisione e l'approvava, anche se sentiva un po' la sua mancanza.
Derek aveva avuto solo dolore e morte a Beacon Hills, non lo
sorprendeva che si fosse voluto allontanare. Non sapeva se e quanto si
sarebbero rivisti.
Le sirene della polizia cominciarono a risuonare in lontananza.
Avrebbero dovuto dare nuove spiegazioni agli agenti polizia sul fatto
che il loro gruppo si trovava di nuovo invischiato in qualcosa di
pericoloso.
Davvero, era un miracolo che non sospettassero di loro.
Stiles sospirò. Beacon Hills aveva un nuovo problema.
***
Derek rimase
davvero sorpreso di ricevere una telefonata da Scott. Non sentiva la
sua voce da mesi, cominciava a credere che non l'avrebbe mai più
sentita.
In quel momento si trovava in biblioteca, dove aiutava la direttrice
alcune ore al giorno. Non era proprio un lavoro, ma gli piaceva.
Era iniziato tutto per caso.
Risolti i problemi con il branco di Alpha, Derek aveva pensato fosse
meglio lasciare Beacon Hills, allontanarsi da quel posto, dove aveva
commesso solo errori e provare a ricostruirsi una vita. Era saltato su
una macchina insieme a Cora e si erano trasferiti a Los Angeles. Lei
aveva ricominciato ad andare a scuola - su suggerimento di Derek - e
stava portando a termine l'ultimo anno del liceo. Inizialmente, Cora
era stata piuttosto restia sul dover frequentare di nuovo una scuola -
e doversi munire di un tutor per recuperare -, ma Derek era riuscito a
convincerla.
Ora che aveva scoperto che era viva e si erano lasciati alle spalle i
problemi, voleva che avesse una vita normale, che fosse felice.
Avevano deciso di cominciare una nuova vita, dovevano farlo fino in
fondo e questo significava anche riprendere le interazioni sociali con
qualcuno che non facesse parte della loro famiglia.
Dopo alcuni mesi di quella routine, gli sembrava che fosse stata una
buona idea insistere tanto, visto che Cora sembrava davvero felice
della nuova situazione. Aveva anche stretto delle amicizie a scuola e
poté vederla di nuovo sorridere, come quando era ancora una
bambina.
Derek, invece, aveva tentato di trovarsi qualcosa da fare. Non aveva
effettivamente bisogno di lavorare, non gli occorreva denaro, ma voleva
tenersi occupato e dare il buon esempio a Cora. Non poteva stare a casa
tutto il giorno, crogiolandosi nella solitudine e nel silenzio.
Non era stato facile, si era chiuso molto in se stesso negli ultimi
anni e poteva dire di non essere più capace di stringere
amicizia con chicchessia.
Dopo aver cambiato un paio di lavori, aveva finito per trovare posto in
un impresa edilizia. La forza non gli mancava per fare un lavoro del
genere ed era anche utile per scaricare le energie.
Terminato il turno, ogni tardo pomeriggio Derek tornava a casa
all'appartamento che divideva con Cora, a piedi, visto che non era
molto distante.
Ogni giorno, passava davanti ad una modesta libreria, gestita da una
signora sui sessant'anni, piccola e gentile, che accoglieva sempre i
clienti con un sorriso. Dopo esserci passato davanti decine di volte,
si era deciso ad entrare.
Il campanello sulla porta aveva tintinnato, al suo ingresso, e la donna
era subito andata ad accoglierlo, chiedendogli se avesse bisogno di
aiuto.
Derek aveva rifiutato, perché voleva solo dare un'occhiata, ma
aveva finito per rimanere affascinato dal posto. Il locale non era
particolarmente grande, ma conteneva libri di ogni genere, di cui
alcuni molto antichi, tenuti alla perfezione. Prima di andarsene, aveva
preso un paio di libri per sé e uno per Cora, perché gli
era sembrato avesse accennato che stessero facendo le poesie di Emily
Dickinson a scuola.
In seguito, era tornato molte altre volte in quel luogo, calmo e
silenzioso, finendo per scambiare qualche parola con la proprietaria,
la signora Abigail Wood.
Alcune settimane dopo essere entrato dentro la libreria della signora
Wood, l'aveva vista faticare per riuscire a mettere in ordine una
scatola pesante ed era accorso ad aiutarla.
Era cominciata così. Dopo quel piccolo aiuto iniziale, l'aveva
aiutata sempre più spesso, finendo addirittura per lavorare con
i clienti della libreria, come un vero aiutante.
Qualche volta, quando ormai era diventato evidente che Derek lavorava
in libreria stabilmente – aveva anche lasciato il lavoro di
manovale -, la signora Wood insisteva che dovesse passargli uno
stipendio, per quanto le fosse possibile, ma lui continuava a
rifiutare. Gli piaceva quel posto: era solitario, come lui.
«È la prima volta che ti sento ricevere una
telefonata» disse la signora Wood, spuntando da dietro uno
scaffale. Derek rimise il telefono nella tasca dei pantaloni e riprese
a sistemare i libri al posto giusto.
«Era una persona che conoscevo nel posto dove abitavo prima,
aveva bisogno di un... consiglio. Non credo di essergli stato molto
utile, però.»
A quanto sembrava, a Beacon Hills c'era un nuovo serial killer in
circolazione. Secondo Scott, sembrava opera di un lupo mannaro, ma
Derek non aveva proprio idea di chi potesse trattarsi. Aveva lasciato
Beacon Hills da circa sei mesi, ormai, e non conosceva nessun branco in
circolazione, a parte Deucalion, che non aveva idea di dove fosse.
Aveva detto a Scott di chiamarlo, se avesse avuto bisogno d'altro, ma,
per quella questione non sapeva cosa fare, sperava solo che lui e
quello che era diventato il suo branco, non si mettessero in pericolo,
come al solito, del resto.
Non pensava sarebbe successo, ma gli mancavano le persone che aveva
lasciato a Beacon Hills, si era creato un legame, tra di loro. E
lasciarsi tutto alle spalle non era bastato per dimenticato ogni cosa.
«Riguardava il tuo essere un licantropo?»
Derek non aveva idea di come la signora Wood l'avesse compreso –
forse se ne era accorta quando lui aveva fiutato la malattie di lei e
ne aveva lenito i dolori -, ma un giorno ne avevano parlato
tranquillamente, come se stessero conversando sul tempo.
Dopo un iniziale momento di timore, Derek si era tranquillizzato e si
era sentito ancora più unito alla signora Wood, che era
diventata come una nonna, per lui.
«Sì. Ci sono stati dei problemi, a Beacon Hills. Delle... morti.»
«Credi che i tuoi amici abbiano bisogno di te?»
Derek scosse il capo. Il branco che si era formato, composto sia da
umani, sia da licantropi, ora aveva Scott come Alpha e Derek era certo
che avrebbe svolto il compito molto meglio di quanto avesse fatto lui.
Ora Derek era un Beta e andava bene così, non gli importava
più del potere, stava meglio senza. «No, se la caveranno
anche da soli.»
La signora Wood sorrise. «Però sei preoccupato. E ti mancano.»
Derek finì di riporre i libri e si diresse alla cassa, mentre,
alle spalle, la signora Wood lo seguì lentamente. Non sapeva
cosa rispondere, perciò il discorso cadde.
Quando la libreria stava per chiudere e Derek si diresse all'uscita, la
signora Wood gli sussurrò. «Sai, forse dovresti...
tornare.»
Derek si bloccò sul posto e si voltò a guardare la donna,
che sembrava sempre più vecchia e stanca, eppure aveva
costantemente sul viso un'espressione comprensiva.
«Non posso.» Si chiuse la porta alle spalle.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Benvenuti!
Questa non sarà la mia prima long, ma è sicuramente il
mio primo crossover, quindi spero di riuscire a far "sposare" bene i
due fandom.
La storia è già scritta e quasi completamente betata,
quindi verrà postata una volta ogni settimana. Dato che ho
iniziato a scrivere moooolto prima di vedere la seconda parte della
terza stagione, non sono presenti spoiler a riguardo.
Varie ed eventuali del capitolo:
- Non ho voluto inserire Castiel - che io adoro <3 - nella storia per una
serie di motivi, però, anche se solo blandalmente accennato, ci
sarà un po' di Destiel, che potete leggere come volete, a
seconda dei gusti.
- Beacon Hills attira i guai, quindi ecco una nuova
serie di cadaveri. Stiles, Scott e Derek saranno quelli più in
prima linea, però compariranno anche gli altri, visto che lo
scopo di questo crossover è proprio far incrociare i due fandom
e vedere il loro modo di rapportarsi quando s'incontrano.
- Ho riflettuto molto su come caratterizzare Derek e
questo è quello che è uscito. Mi sono basata tanto sulla
terza stagione, ovviamente, visto che è post 3x12; spero di
averci azzeccato e che sia IC. Come al solito, non si fida molto delle
persone, non è granché nel rapportarsi con gli altri,
però qualcuno la sua corazza riesce a scalfirla, come la signora
Wood. Non vi preoccupate, perché non rimarrà a lungo
lontano, tra qualche capitolo sarà di nuovo in prima linea con
Stiles, Scott, Sam e Dean.
Parere impopolare: sono contenta che Derek sia tornato Beta, pertanto
rimarrà tale. Lo adoro, ma era un Alpha pessimo, non aveva il
carattere per farlo, e lo preferisco di gran lunga come Beta (al fianco di Stiles).
Nel prossimo capitolo: A Dean non piace la proprietaria del motel in cui abita, i due fratelli fanno la conoscenza di Stiles e altro.
Detto questo, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima settimana!
Ilaria
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Capitolo 2 *** 2° capitolo ***
There is need of the Winchesters - 2° capitolo
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 2/16 (2418 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
- Per quanto mi riguarda, potete trovarmi qui:
https://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812
There is need of the Winchesters
2
Dean osservava il suo riflesso nello specchio, mentre finiva di sistemarsi la cravatta scura del completo.
Aveva
tolto i suoi panni da cacciatore composti da camicie e jeans per
seguire il solito schema di spacciarsi per agente del F.B.I. insieme a
Sam.
Era
l'unico modo per poter indagare da vicino senza trovarsi tra i piedi
poliziotti che non avevano la minima idea di che cosa avevano in mano.
Dean
agganciò anche il bottone della giacca, poi sorrise alla figura
attraente nello specchio. Possedeva quel completo da una vita, ma gli
stava ancora una favola e... Imprecò sotto voce quando vide un
pezzo del polsino sinistro della camicia scucito.
Fantastico. Gli toccava pure armarsi di ago e filo per sistemare quel disastro.
«Dean, sei ancora lì?» gli chiese Sam, appena uscito dal bagno della stanza che avevano affittato.
Almeno
quel motel era tenuto leggermente meglio del precedente. La stanza era
pulita e luminosa; le coperte e le lenzuola, benché lise, erano
in buono stato. Anche il bagno erano decisamente accettabile.
«Vuoi
muoverti?» insistette Sam e Dean proprio non capiva perché
avesse tanta fretta. Erano appena arrivati e lui aveva dovuto guidare a
lungo, aveva bisogno delle sue quattro ore di sonno.
«Arrivo.
Mi si è scucito un polsino della camicia.» Dean raggiunse
Sam vicino alla porta. «Beh, pazienza. Non lo noterà
nessuno.»
I
due fratelli uscirono dalla loro stanza e richiusero la porta.
Attraversarono il corridoio, scesero le scale fino a raggiungere la
reception e Dean consegnò le chiavi alla donna dietro il bancone.
Una
donna inquietante, avrebbe detto, se qualcuno glielo avesse chiesto,
più di un demone. Ogni volta che la sorprendeva ad osservarli,
gli ricordava la strega di Hansel e Gretel. Come se volesse mangiarli
da un momento all'altro.
Metteva
i brividi e lo stesso valeva per il pappagallo che teneva sulla spalla,
il quale li fissava torvi. Se durante le notti che avrebbero passato a
Beacon Hills, l'avesse disturbato mentre dormiva, magari tentando di
azzannarlo con quel dannato beccaccio che si ritrovava, gli avrebbe
tirato il collo.
«Dean, mi stai ascoltando?» Sam lo scosse, attirando la sua attenzione.
Erano
usciti nel parcheggio del motel e si stavano dirigendo verso la sua
adorata Impala. Non avrebbe mai sostituito quell'auto, mai nella vita.
«No» disse Dean sinceramente. «Hai saputo altro di quello che succede qui?»
Sam sbuffò. «È esattamente quello di cui stavo parlando.»
Dean e Sam salirono sull'impala e il primo la mise in moto. «E?»
«È
stato trovato un corpo qualche giorno fa, dev'essere quello di cui
parlava Timothy. Un uomo giovane, sui trent'anni, che faceva il
postino. È stato trovato nel bosco con ferite su tutto il corpo.
Si presume causate da un animale.»
«Questo confermerebbe la teoria del lupo mannaro.»
«Così
pare. Però, secondo Timothy, non si tratta del primo caso di
morte sospetta e non tutti sembrano opera di genere animale.»
Dean fischiò impressionato, erano proprio capitati in una cittadina tranquilla.
«Hai provato a telefonargli? A Timothy, intendo.»
«Sì, ma non ha risposto. Riproverò più tardi.»
«Dov'è
la stazione di polizia?» chiese Dean, cambiando argomento, mentre
guidava verso il centro della città. Lui e Sam avevano trovato
un motel appena fuori dal confine.
Sam armeggiò con la cartina. «È a pochi minuti da qui. Gira a destra al prossimo incrocio.»
***
La
stazione di polizia di Beacon Hills era simile alle molte altre che
Dean aveva avuto modo di vedere negli anni da cacciatore: piccola,
piena di gente indaffarata, con misteri che non avrebbero potuto
risolvere.
«Siamo del F.B.I., vorremmo parlare con lo sceriffo» spiegò Sam al primo poliziotto che incrociarono.
Sia lui, sia Sam tirarono fuori i rispettivi distintivi. Falsi, naturalmente.
Il poliziotto squadrò i due tesserini, poi avvertì lo sceriffo prima di lasciarli passare.
Dopo
pochi minuti di conversazione, Dean decise che lo sceriffo Stilinski
era un uomo che meritava la sua stima. Era diverso dagli altri uomini
di legge che aveva incontrato - ed erano parecchi -, si vedeva che
sapeva il fatto suo e sapeva fare il proprio mestiere.
«Abbiamo saputo di quel corpo trovato giorni fa e vorremmo dargli un'occhiata.»
Lo sceriffo li guardò perplesso. «Non lo sapete?»
«Non sappiamo cosa, scusi?» chiese Sam.
«Abbiamo trovato un altro cadavere, ieri sera.»
Dean
si girò verso Sam, che ricambiò lo sguardo. Se era come
pensavano, la situazione era peggiore di quanto avessero immaginato.
«No, non siamo ancora stati avvertiti.»
«Nelle stesse condizioni del precedente?» chiese Dean.
Lo
sceriffo Stilinski scosse il capo. «Anche peggio.»
Scostò indietro la sedia della scrivania e si alzò in
piedi. «Se venite con me, vi verranno mostrati entrambi i
corpi.»
Fuori
dall'ufficio li attendeva un ragazzino sui sedici anni. Aveva i capelli
scuri, era alto e magro, e somigliava abbastanza allo sceriffo.
«Stiles, cosa fai qui?» chiese esasperato lo sceriffo, rivolto al ragazzo.
«Scusa, papà sono passato a... a...» Stiles si fermò, come se stesse cercando una scusa plausibile.
Erano
padre e figlio, ecco spiegata la somiglianza. Ma... Stiles Stilinski?
Dean inarcò le sopracciglia, sembrava quasi un nome falso.
«Torna a casa, Stiles. Sto lavorando.»
«Volevo solo sapere se c'erano novità riguardo il caso.»
A Dean venne da ridere. Era solo un ragazzino curioso riguardo il lavoro del padre.
«Noi l'aspettiamo fuori, sceriffo» fece Sam, quello educato della famiglia.
Lui e Sam si avviarono verso l'uscita, ma poterono sentire lo sceriffo e Stiles continuare a discutere, alle loro spalle.
«Chi sono?» sentirono chiedere da Stiles.
«L'F.B.I.»
«Devono aver tagliato gli stipendi, allora, quello più basso ha un polsino scucito.»
Sam trattenne a stento una risata.
Dannati ragazzini.
***
Stiles
osservò suo padre lasciare la stazione di polizia per
raggiungere i due tipi dell'F.B.I. A parte quel particolare abbastanza
strano del polsino scucito, doveva dire di essere rimasto decisamente
sorpreso di vedere quei due uomini, visto che solitamente veniva
mandato il padre di Scott con altri; ma quelli non li aveva mai visti
prima. Chissà da che dipartimento venivano.
Stiles
si avvicinò al banco d'ingresso e salutò William
Campbell. Avere un padre come sceriffo gli permetteva di conoscere
tutti gli agenti che lavoravano a Beacon Hills. Will, in particolare,
aveva l'abitudine di condividere i biscotti che gli preparava la
moglie, quando Stiles era un bambino. Rivolse a Will un sorriso
innocente. «Will, scusa, sai chi erano quei tipi?»
Will lo guardò con esasperazione. «Ancora qui ad indagare su qualcosa, Stiles?»
Non
poteva porre una semplice domanda, che tutti pensavano si stesse
impicciando. Non era mica giusto! «Sono solo curioso, non li ho
mai visti prima.»
«Per
forza!» esclamò Will con una risata. «Vengono da un
dipartimento lontano, Seattle, Stiles. Pensa, quello alto ha il tuo
stesso nome, è l'agente speciale Sam Stiles, mentre l'altro si
chiama Dean Murdoch*.»
«Da
Seattle? E cosa ci fanno qui?» Stiles non riusciva proprio a
capire perché avessero mandato degli agenti da un dipartimento
così distante, quando avrebbero potuto usufruire di alcuni
più vicine. Quanto “speciali” erano quelli agenti?
«Sono
venuti per gli omicidi, naturalmente.» Will si fece pensieroso.
«Non mi aspettavo sarebbero arrivati così presto,
però.»
Fin
troppa solerzia, in effetti. Il primo omicidio sospetto negli ultimi
mesi era avvenuto solo pochi giorni prima e dal secondo non erano
trascorse nemmeno ventiquattro ore. In quel breve tempo avevano deciso
di mandare due agenti speciali da Seattle, era tutto fin troppo strano.
Tutti
gli amici di Stiles, praticamente, erano licantropi, notare cose strane
era il suo forte e lui voleva vederci più chiaro. «Ora
dove sono andati? Sulla scena del crimine?»
Will inarcò le sopracciglia. «Stiles...»
«Ho
dimenticato di consegnare una cosa a mio padre. Le... le chiavi di
casa. Le ha dimenticate e stasera sono fuori, quindi non riuscirebbe ad
entrare.»
Will
sollevò gli occhi al cielo. «Lo sceriffo ha detto che
sarebbero andati all'obitorio.» Lo guardò fisso negli
occhi. «Stiles, non farmi pentire di avertelo detto.»
Stiles
sorrise. Doveva sbrigarsi, se voleva scoprire qualcosa di utile.
«Grazie, Will. Ci vediamo» lo salutò, poi
s'incamminò verso l'uscita.
Prese
il telefonino e chiamò Scott. «Amico, ho assolutamente
bisogno del tuo aiuto e del tuo udito super fine.»
Due agenti da Seattle e un polsino scucito. Per favore, non era certo idiota.
***
«Allora? Riesci a sentire cosa dicono?» chiese Stiles, impaziente.
Dopo
essersi incontrati davanti alle porte d'entrata del Beacon Hills
Memorial Hospital, Stiles e Scott si erano introdotti nell'ospedale,
nella parte dedicata all'obitorio. Erano fuori dalla stanza dove suo
padre stava mostrando i cadaveri ritrovati ai due agenti dell'F.B.I.:
Stiles sbirciava dalle finestre e Scott aveva l'orecchio premuto contro
il muro. «Taci un momento, o non riuscirò a capire una
parola!» esclamò Scott, irritato, e per un attimo gli
occhi gli brillarono di rosso.
«Sei
un Alpha, Scott, non dovresti essere ancora più potente di
prima?» Scott lo guardò di nuovo male, prima di chiudere
gli occhi e concentrarsi di nuovo. «D'accordo, taccio.»
Stiles, inginocchiato sul pavimento freddo dell'ospedale, si spinse
ancora una volta verso l'alto, per poter osservare i quattro uomini
all'interno dell'altra stanza.
Il
cadavere era disteso sul uno dei tavoli in ferro e intorno a lui
c'erano il medico legale, i due agenti speciali e suo padre. Parlavano
fra di loro, indicando di tanto in tanto il corpo disteso sul tavolo e
Stiles immaginò che stessero facendo delle considerazione sulle
ferite. «Che cosa dicono?» chiese di nuovo.
«Stanno parlando delle ferite, dicono che è stato un animale.»
Stiles sbuffò. «Come se non sapessimo la verità.»
«Ora
parlano della vittima. Dicono che si chiamava Timothy Monroe e non era
originario di qui, ma si era trasferito da poco per vivere più
vicino alla figlia.»
Il
nome della vittima gli interessava, poteva essere importante per
scoprire il colpevole. Si segnò il nome sul telefono.
«Nient'altro d'importante?»
Scott,
ancora con gli occhi chiusi, scosse la testa. «No. I due agenti
hanno posto delle domande sulle ferite e sul primo cadavere, ma
nient'altro.» Improvvisamente, spalancò gli occhi.
«Hanno finito, stanno per tornare qui.»
«Accidenti!»
Restando accucciati per non farsi scoprire, Stiles e Scott percorsero il corridoio, diretti verso l'uscita.
«E ora?» chiese Scott, quando furono di nuovo all'aperto e al sicuro.
Per
Stiles non era ancora abbastanza, soprattutto perché non aveva
ancora scoperto se i due agenti erano davvero quello che volevano far
credere. «Ora, seguiamo i due agenti fino al posto in cui
abitano.»
«Vuoi
seguire due agenti dell'F.B.I.?» Scott lo guardò come se
fosse impazzito. «Ma perché?»
Alle
spalle di Scott, Stiles vide i due agenti uscire dall'ospedale e
dirigersi verso la loro automobile. Rimase sorpreso nello scoprire che
si trattava di una Chevy Impala, decisamente non una macchina tipica di
due agenti speciali. La coppia diventava più sospetta ogni
minuto che passava. «Te lo spiego in macchina, ora andiamo.»
«Spero davvero che tu abbia una buona spiegazione per tutto questo.»
«Ce l'ho.» Oddio, sperava che fosse davvero così.
***
Dean
mise in moto l'Impala e partì in direzione del motel. Ora che
lui e Sam erano di nuovo soli, potevano discutere del caso liberamente,
lontano da orecchie indiscrete.
«Timothy... che brutta fine. Non mi aspettavo si facesse prendere» disse Sam.
«Una
fine da cacciatore» commentò Dean, cinico, che aveva
ancora ben impressa nella mente l'immagine del corpo di Timothy senza
vita, con squarci su tutto il corpo. Il mostro che l'avevo preso non ci
era di certo andato leggero.
«C'è qualcosa di grosso in questa città, Dean. Ne sono sempre più sicuro.»
Dean
era d'accordo. Era già il secondo cadavere in pochi giorni e non
avevano ancora alcun indizio con cui partire. Era stato troppo
ottimista, inizialmente, sarebbe stato un caso difficile.
«Domani
faremo qualche indagine. Se c'è un branco di licantropi in
città, lo scoveremo» disse Dean. Ora era stanco e non
riusciva più a pensare. Voleva solo buttarsi sul materasso e
riposare per qualche ora. L'occhio gli cadde sul polsino della camicia
e si ricordò che prima di qualsiasi altra cosa doveva sistemare
quello.
Accidenti a quel ragazzino con l'occhio da lince, come diamine aveva fatto a notarlo?
«Vorrei passare dalla biblioteca e fare qualche ricerca, prima. Potresti accostare?» chiese Sam.
Dean si voltò verso di lui, perdendo di vista la strada per un secondo. «Cosa? Vuoi che mi fermi?»
«Sì.
È ancora presto e vorrei passare dalla biblioteca e recuperare
qualche vecchio giornale. Tu va, io ti raggiungo dopo.»
Dean
accostò, permettendo a Sam di scendere. «Come ti pare, ma
guarda che non torno indietro a prenderti, okay?»
Sam si piegò verso il finestrino. «Non preoccuparti, ci vediamo dopo.»
Dean
rimise in moto l'Impala. Se il suo fratellino voleva ammazzarsi di
lavoro per qualche altra ora, lui non si sarebbe opposto, ma davvero
non aveva le energie per seguire l'esempio.
Per
raggiungere il motel furono sufficienti una decina di minuti. Dean
lasciò la macchina nel parcheggio, dove c'era spazio sufficiente
per una decina di automobili.
Quando
entrò all'interno dell'edificio, vide che la vecchina era nello
stesso punto in cui era prima; era seduta dietro il bancone, immobile,
con il pappagallo sulla spalla e anche l'espressione era la stessa. Lo
sguardo era fisso, freddo e calcolatore, mentre le labbra, piegate
verso il basso, ispiravano cupezza.
Dean sentì un brivido lungo la spina dorsale. No, non sarebbe uscito vivo da lì, questo era certo.
Deglutendo
rumorosamente, si fece coraggio e si avviò verso il bancone
della reception. «La stanza 104, per favore» disse Dean.
La
vecchina si alzò in piedi e Dean quasi sussultò –
okay, sussultò e basta -, mentre il pappagallo grande e colorato
scese dalla spalla di lei e si appollaiò sul bancone, molto
vicino alle mani di Dean.
Il
pappagallo guardava le sue dita come se fossero semi succulenti,
perciò Dean ritenne più prudente ritrarre le braccia e
nascondere le mani nelle tasche dei pantaloni. Tra l'altro, si rese
conto di avere un buco nelle tasche, se ci avesse infilato le chiavi
dell'Impala, cosa sarebbe potuto succedere?
Dopo
aver preso le chiavi della stanza sua e di Sam, la vecchina le
appoggiò sul bancone, con un tonfo sinistro, poi si avviò
verso il retro, scomparendo alla vista.
Tentando di non attirare l'attenzione del pappagallo, Dean si riavvicinò al bancone per recuperare le chiavi.
Come aveva sospettato fin dal primo momento che aveva incrociato i suoi occhi, il pappagallo tentò davvero di beccarlo e a Dean occorse più di un tentativo per raccogliere le chiavi della 104 e uscire illeso dallo scontro.
Ho vinto io, dannato uccellaccio, pensò.
Non
aveva idea di come gli fosse venuto in mente di fermarsi proprio in
quel motel, a lui e a Sam. D'accordo, era fuori dal centro
città, ma non troppo distante, e non era una stamberga, ma
quanto contavano questo cose di fronte alla possibilità di
rischiare la vita?
«Se
volete favorire, qui si cena alle otto» disse la vecchina, con
una voce bassa, roca, come se non parlasse spesso.
Dean
sollevò lo sguardo e sbiancò vedendo i due coltellacci
che la donna teneva in mano, grandi a sufficienza per affettare una
persona.
Non
si vergognava ad ammettere che fuggì letteralmente nella sua
stanza, correndo come se avesse il diavolo alla calcagna. E lui ne
sapeva qualcosa in proposito.
[to be continued...]
Nota: *I nomi usati da Sam e Dean provengono direttamente dalla 4x14
(Sex and Violence, la puntata della sirena), mentre ho cambiato il
dipartimento, da Washington D.C. a Seattle, perché 36 ore di
distanza erano troppe, perciò sono diventate 14. Beacon Hills
sarà pure una città fittizia, ma si troverebbe in
California, che era troppo lontana da Washington.
Si ringrazia tanto Google Maps. XD
Spazio Autrice: Bentrovati!
In anticipo di un giorno (perché probabilmente domani non avrei
potuto postarlo), eccovi il secondo capitolo della mia long, che,
spero, vi sia piaciuto.
Le cose procedono lentamente, ma ben presto il ritmo aumenterà.
Devono succedere parecchie cose!
Mi dispiace di non essere
riuscita ad inserire Derek, ma ve lo ritroverete nel prossimo capitolo,
il secondo si stava allungando troppo.
Nel prossimo capitolo: Stiles e Scott conoscono a modo loro Dean e Sam, e Derek viene manovrato dalle donne della sua vita (vale a dire la Signora Wood e Cora, non fraintendiamo. In questa storia abbiamo cadaveri, non triangoli).
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 3 *** 3° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 3
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 3/16 (2764 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
3
Dean chiuse la porta della stanza 104 alle sue spalle, appoggiandosi contro di essa.
Doveva diavolo erano finiti lui e Sam?
Respirò affannosamente per un po', poi Dean riacquistò la calma.
Non vedeva l'ora di
risolvere anche quel caso e andarsene da quella città - e
lontano da quella vecchina soprattutto -, il prima possibile.
Dannati licantropi o
qualsiasi fosse la creatura mostruosa che si nascondevano a Beacon
Hills; proprio in quella città dovevano venire?
Las Vegas non sarebbe
stato meglio? Almeno avrebbe potuto andare al casinò, nel
frattempo. E bere e cercare una dolce compagnia.
Insomma, divertirsi.
Era tanto tempo che non si divertiva e avrebbe voluto trascorrere del
tempo con suo fratello in tranquillità, senza preoccupazioni.
Gli avrebbe fatto piacere se ci fosse stato anche Cas, anche se lui non
era esattamente divertente. Cas era in giro per i suoi affari angelici
da fin troppo tempo e non si faceva sentire mai.
Non era quello il modo di trattare degli amici, ma Cas non sembrava rendersene conto.
Al diavolo anche lui,
si disse, sfilandosi il completo e cercando tra i suoi vestiti qualcosa
di più comodo da indossare.
Cercò tra le sue cose anche il necessario per cucire, visto che non aveva dimenticato il lavoro che aveva da fare.
Per un momento
sperò che il ragazzino, Stiles Stilinski - non avrebbe mai
dimenticato il suo nome -, fosse una creatura soprannaturale,
così da avere un buon motivo per fargli saltare le cervella.
Si distese sul letto, appoggiando la schiena contro la testata, poi accese la tv.
Fece zapping per un po' fino a che non trovo una soap opera che seguiva con discreto interesse, il Dr. Sexy MD. Peccato che l'episodio fosse già iniziato.
Mentre seguiva la tv,
cominciò a cucire con una certa maestria. Doversi occupare di un
fratello minore che cresceva ad un ritmo fuori dalla norma e avere a
disposizione poco denaro, lo aveva costretto ad imparare un sacco
d'attività diverse. Il cucito e la cucina erano solo due delle
tante.
Improvvisamente, un
rumore fuori dalla finestra della camera attirò la sua
attenzione. Gettò da parte il completo e gli utensili che stava
usando, finendo per pungersi il dito con l'ago.
Emise un lamento di dolore. Chiunque fosse, avrebbe pagato anche questa.
Si alzò con uno scatto felino e recuperò la pistola che aveva lasciato nel cassetto del comodino.
Chi avrebbe potuto
essere? Sam sarebbe senz'altro passato dalla porta e nessun altro di
loro conoscenza sapeva dove si trovavano. Magari un demone?
Tolse la sicura all'arma e si accostò al muro di fianco alla finestra che dava sul parcheggio.
Si trovavano al primo
piano, sarebbe stato facile spiare da lì, anche se Dean non
comprendeva perché un demone avrebbe dovuto spiarlo,
anziché attaccarlo direttamente. Forse si sbagliava ed era
qualcun altro. Ripensò alla vecchia, proprietaria del motel,
armata di coltelli e rabbrividì. Forse era posseduta, questo
avrebbe spiegato molte cose!
Aprì la finestra di scatto, puntando la pistola a... nessuno.
Dean guardò in ogni direzione, ma non vide nessuno, la strada era completamente isolata.
Richiuse la finestra, ma ritenne più prudente versare una striscia di sale sul davanzale, per prevenire l'attacco di qualcosa.
Non si poteva mai sapere.
***
«C'è mancato un pelo» sospirò Scott.
Dopo aver
inavvertitamente sbattuto conto la finestra della camera dell'agente
speciale Dean Murdoch, Stiles era stato trascinato con energia
animalesca - letteralmente, assolutamente letteralmente - da Scott,
dietro un altro angolo della casa, per essere nascosti alla vista.
Stiles si
massaggiò la spalla. Scott doveva ancora imparare a controllare
completamente l'energia da Alpha che si ritrovava, prima di finire per
staccargli un braccio per sbaglio.
«Hai visto il motel in cui vive? Perché l'F.B.I. non gli riserva una camera in un posto migliore?»
Scott scosse la testa. «Non lo so, carenza di fondi?»
Stiles gli
riservò un'occhiataccia. «No, idiota. I vestiti erano di
pessima fattura, con degli strappi sul polsino. La macchina non
è quella tipica di un agente e vengono da Seattle. Da
Seattle!» cominciò ad elencare, segnando i punti con le
dita. «Sempre che sia vero che vengano da lì»
aggiunse, poco convinto. Quella gli era sembrata la balla più
evidente di tutte.
«Va bene, sono
d'accordo. Ci sono delle cose che non tornano, ma magari la faccenda
è molto più innocente di quanto tu non creda.»
Stiles rise con
ironia. «Sì, innocente.» Non sapeva ancora di cosa
si trattasse, ma quei due agenti non erano chi volevano far credere, ne
era certo. «Hai visto quando ha puntato la pistola contro... beh,
noi? Nessun: “su le mani, sono dell'F.B.I.”.
Perché?»
Scott sembrò
combattuto. «Va bene» disse, dopo aver riflettuto.
«Rimaniamo ad osservare la situazione ancora un po', sperando di
non farci arrestare.»
«Grazie, amico! La tua fiducia conta molto per me!» esclamò Stiles, battendo la mano sulla spalla di Scott.
***
«Dean, abbiamo un problema» fu la prima cosa che gli disse Sam, quando gli telefonò.
Il cuore di Dean si
fermò, perché, nel loro mondo, avere un problema non
significava mai “mi si è rotta la lavatrice” o
“ho dimenticato di pagare una bolletta”, ma, piuttosto,
disastri naturali, apocalissi, demoni, inferno... Insomma, nulla di
buono.
Dopo tutto quello che
era successo a lui e a Sam, credeva di aver ragione ad essere
preoccupato quando qualcuno pronunciava le nefaste parole:
“abbiamo un problema”.
«Che
succede?» chiese Dean, cauto. Forse era meglio se controllasse
che tutte le armi fossero apposto. «Demoni? Licantropi o
qualsiasi altra cosa alla nostra port...?»
«Zitto,
zitto!» lo riprese Sam. «Il nostro problema, anzi due,
hanno diciassette anni e, in questo preciso momento, ti stanno spiando
fuori dalla finestra.»
«Cosa?!» Sam aveva perso la testa? Di cosa stava parlando?
Sam sbuffò.
«Ti sto dicendo che due ragazzi ci hanno seguito - ehi, uno dei
due è il figlio dello sceriffo! - e ti stanno spiando dalla
finestra.»
Dean si girò
verso la finestra incriminata della stanza, ma, dal punto in cui era,
non vide nessuno. «Dove sei?»
«Sono appena arrivato, sono nel parcheggio del motel e... Dean, se ne stanno andando, muoviti!»
La telefonata venne
chiusa bruscamente. Dean si precipitò alla finestra, la
aprì e saltò giù, precipitando nel cortile del
motel.
Guardò davanti a sé e vide, esattamente come aveva detto suo fratello, due ragazzi che stavano scappando.
Uno dei due - Stiles, si rende conto - aveva una velocità nella media, mentre l'altro era spaventosamente veloce.
In ogni caso, a
frenare la loro corsa c'era Sam, che estrasse la pistola e urlò:
«Fermatevi! Vogliamo solo parlarvi!»
Uhm, da quando adottavano la politica: “prima facciamo le domande, poi spariamo”?
Stiles e l'altro
ragazzo si fermarono di colpo, strusciando le scarpe sul terreno, poi
si girarono verso di lui, probabilmente per tentare di scappare nella
direzione opposta.
Naturalmente, fu un tentativo vano, perché trovarono Dean sulla loro strada.
«Perché
mi stavate spiando?» chiese Dean, avvicinandosi di qualche passo,
le braccia tese in avanti e il dito premuto sul grilletto.
«Non qui, Dean.
Andiamo dentro» suggerì Sam e Dean non poté dargli
torto. Anche se il motel era fuori dal centro cittadino, sarebbe
comunque potuto passare qualcuno.
«Non qui? Non qui cosa? Volete ucciderci e nascondere il nostro corpo dopo averlo fatto a fette?»
Tutti ignorarono i vaneggiamenti di Stiles.
«Possiamo spiegare» disse l'altro ragazzo. «Io mi chiamo Scott e non avevamo cattive intenzioni.»
«Oh,
certo!» esclamò Dean, con sarcasmo. «Perché
tutte le persone che spiano hanno buone intenzioni, vero?»
«Già,
perché agenti dell'F.B.I. che si fingono tali ne hanno,
vero?» disse Stiles con il suo stesso tono.
Come aveva capito che stavano fingendo? Dean boccheggiò.
«Sentite, ragazzi. Non vogliamo farvi del male, vogliamo solo sapere cosa stavate facendo qui.»
«Bene,
parliamo» disse Scott e Dean decise che gli era decisamente
più simpatico di quell'altro, che era più sarcastico e
supponente. Gli ricordava qualcuno.
«Scott, non è un'idea pessima, di più» disse Stiles.
«Non abbiamo altra scelta.»
Stiles sbuffò. «Bene, fateci strada.»
***
Farsi scoprire dai
due agenti - o qualunque fosse la loro vera identità - non era
esattamente nei piani di Stiles, ma non c'era nulla che potesse fare
per cambiare la situazione.
L'interno del motel,
e, più precisamente, la stanza di Dean e del gigante era
esattamente in linea con l'esterno dell'edificio: modesto, maltenuto. A
Stiles ricordava molto il motel dov'era stato tempo prima con Scott e
gli altri, quello famoso per il numero di omicidi avvenuti al suo
interno.
Ricordava con orrore
quella giornata; avevano creduto per ore che Derek fosse morto, Scott
aveva avuto un crollo causato dal senso di colpa e quasi tutti i loro
amici erano stati incantati dal Darach, arrivando quasi a suicidarsi
sotto l'effetto del maleficio.
Prima che potesse
rendersi conto di quello che succedeva, a lui e Scott venne gettata
dell'acqua sul viso. Stiles guardò i due agenti come se fossero
impazziti, anche se dalle loro facce sembravano assolutamente seri. Che
l'acqua non fosse solo acqua, ma qualcosa di velenoso e/o acido? Non
stava sentendo alcun tipo di bruciore e non si stava accasciando al
suolo, comunque.
«Che diamine vi
è preso?!» esclamò Stiles, mentre Scott si
asciugava il viso con la manica della maglietta.
«Stiamo solo controllando» disse Dean.
Dovevano essere
davvero fuori di testa... completamente fuori di testa e lui e Scott
erano chiusi in una stanza insieme a loro. Questo non poteva finire
bene.
Dean e l'altro agente
presero un sacchetto pieno di granelli bianchi, che sembrava sale
grosso, e anche quello venne gettato contro di loro.
I due parevano sempre più soddisfatti ogni volta che li colpirono con qualcosa.
Poi fu la volta di un coltello d'argento, che venne appoggiato rudemente sulla loro pelle, senza ferirla.
«Avete finito?» chiese Stiles, ironico.
«Che cosa
intendete dimostrare?» domandò invece Scott e Stiles
temette che si stesse arrabbiando. Ci mancava solo che si trasformasse
davanti ai due agenti.
«Nulla, è tutto apposto, adesso» disse Dean, minimizzando.
«Scusateci, ma
erano test necessari.» Beh, almeno Sam sembrava sinceramente
dispiaciuto del loro assurdo comportamento. E poi... test per
dimostrare cosa?
«Potete accomodarvi» aggiunse Sam.
Ancora un po' sorpresi
– traumatizzati – dal comportamento degli altri due, Stiles
e Scott si sedettero sul bordo dei letti singoli, mentre i due agenti
erano davanti a loro, a braccia conserte, che li tenevano d'occhio.
Si rendeva conto che
qualsiasi mossa non sarebbe stata saggia, viste le armi che
disponevano. Sembravano anche saperle usare fin troppo bene, a dire il
vero.
Gli ricordavano molto... «Oddio, siete cacciatori, non è vero?» disse, prima di riuscire a trattenersi.
Scott si voltò
a guardarlo, come se avesse avuto un'illuminazione. «Lui ha
nominato i licantropi, mentre parlava al telefono.»
«Siete
imparentati con gli Argent, per caso? Guardate che c'è
già una famiglia di cacciatori in città.»
I due cacciatori si
guardarono, sorpresi che qualcuno avesse capito cosa nascondevano.
«Ci sono altri cacciatori in città?» chiese Dean, a
nessuno in particolare.
«Come fate a
conoscere i licantropi? Vi siete già trovati ad avere a che fare
con questi mostri?» chiese l'altro cacciatore.
Stiles trattenne il
respiro. Si scambiò uno sguardo preoccupato con Scott. I due
cacciatori non sembravano vedere di buon occhio i lupi mannari, far
sapere che Scott lo era sarebbe stato uno sbaglio e far sapere quanti
di loro frequentavano il liceo ancora di più. Tacere era la
priorità, per loro due e anche per il branco di Scott.
«Sì. In
città c'è stato un Alpha cattivo, più di un anno
fa. Con l'aiuto degli Argent - che si occupano di uccidere i lupi
mannari che uccidono persone - siamo riusciti a liberarci di lui»
spiegò Scott.
Il suo migliore amico
non aveva affatto mentito, aveva solo tralasciato un "grossa" fetta di
verità. Per esempio, che il suddetto lupo mannaro cattivo era
resuscitato e che, a quanto ne sapevano, ora viveva in un lussuoso
appartamento, che molte delle persone che conoscevano erano lupi
mannari e... insomma, tutte le informazioni che rischiavano di mettere
a repentaglio la loro vita.
«E voi?» chiese Stiles, rigirando la frittata. «Chi siete e perché siete qui?»
«Io sono Sam
Winchester» si presentò il ragazzo più alto.
«E lui è mio fratello Dean. Non ci occupiamo di scacciare
ogni tipo di creature della notte: demoni, fantasmi,
licantropi...»
«Qualsiasi cosa possa uccidervi, ragazzi» aggiunse Dean con un sorriso che a Stiles non piacque per nulla.
Sam rivolse
un'espressione esasperata a suo fratello, poi tornò a
concentrarsi su di lui e su Scott. «Un nostro amico ci ha
chiamato, parlandoci di strane morti e chiedendoci di intervenire. Per
questo siamo qui, per aiutarvi e per aiutare questa città.»
Era senz'altro un proposito nobile, Stiles dovette ammetterlo, anche se non approvava il loro pensiero di base.
Dean scrollò le spalle. «È quello che proveremo a fare.»
Stiles non voleva il loro aiuto e di sicuro non si fidava di loro.
«Perché vi fingete agenti dell'F.B.I.? Perché non lo siete, vero?» chiese Scott.
Sam rise, scuotendo la
testa. «No, decisamente no. È l'unico modo che abbiamo per
poter indagare da vicino sui casi, ogni volta che arriviamo in una
nuova città.»
«È la
prima volta che scoprono chi siamo veramente.» Dal tono che
usò Dean non parve contento della cosa.
Questo particolare fece sorridere Stiles.
«Per questo ci avete seguito? Perché sospettavate la verità?» chiese Sam.
Stiles annuì. «Non sembravate agenti, eppure non riuscivo a spiegarmi perché stavate indagando.»
«Sentite,
ragazzi. Noi vogliamo solo sapere chi è il mostro che sta
uccidendo quelle persone, perciò tenetevi per voi quello che
sapete su di me e Dean, d'accordo?»
«D'accordo, ma vogliamo collaborare con voi.»
Stiles si voltò
a guardare Scott. Il suo amico doveva essere impazzito, perché
non esisteva che avrebbero collaborato con due coglioni montati che
credevano di poter classificare delle creature soprannaturali secondi i
loro criteri. «Scott» lo riprese, ma questi lo
ignorò, continuando a fissare Dean e Sam.
«Siete solo dei ragazzini!» esclamò Dean. «Assolutamente no!»
Oh, Stiles avrebbe
voluto vedere la sua faccia se avesse saputo cosa nascondevano i due
ragazzini. Sarebbe rimasto scioccato, di sicuro.
«Abbiamo visto molte più cose di quante immaginiate.»
Stiles non aveva proprio idea quale fosse il piano di Scott, ma decise di tacere.
Sam si avvicinò
a Dean, posandogli la mano sul braccio. «Dovremo dargli fiducia,
Dean. Sembrano sapere con cosa hanno a che fare.»
Non ne avevano idea.
Dean tentennò,
poi sbuffò, alzando le braccia al cielo. «Va bene,
d'accordo. Si tratterà di un collaborazione reciproca.»
Scott annuì e
si alzò in piedi, imitato subito da Stiles. «Noi dovremo
andare a casa, adesso, ci faremo sentire.»
Alcuni minuti dopo erano di nuovo nel parcheggio, a pochi metri dalla jeep di Stiles.
«Non mi fido di loro. Credo non abbiano nemmeno un codice, a differenza degli Argent.»
«Nemmeno io, ma i nemici dei nostri nemici sono nostri amici. Almeno fino a che non danno problemi.»
Stiles sorrise. «L'hai imparato da Deucalion, questo?»
Scott rise. «Più o meno.»
***
«Cora, hai
sentito Scott, Stiles o qualcuno altro di loro nelle ultime
settimane?» chiese Derek alla sorella, durante la cena.
Cora sollevò la
testa, fissandolo come se non si fosse aspettata quella domanda.
«Non di recente, ma qualche volta sì. Perché questa
domanda?»
«Ho sentito
Scott. Ci sono stati degli omicidi, forse opera di un lupo
mannaro.» Derek scosse la testa e riprese a mangiare.
«Lascia stare. Non è più compito nostro
aiutare.»
Lui e Cora si erano lasciati alle spalle Beacon Hills e con essa tutto quello che succedeva al suo interno.
Poi, Derek
rammentò tutto quello che il branco di Scott aveva fatto per sua
sorella Cora, perché era così che erano fatti i loro...
amici? Loro tentavano di aiutare chi aveva bisogno, anche se lo stesso
Derek era responsabile dei molti guai che li avevano travolti.
«Vorresti sdebitarti per quello che hanno fatto per noi?» gli chiese Cora, come se gli avesse letto nella mente.
Sì, ma era anche una questione di fare qualcosa per qualcuno a cui teneva.
«O usi questa scusa per non ammettere che vorresti tornare lì e basta?»
«Forse» concesse, sincero. «Ma non ti lascerò, non un'altra volta.»
Aveva creduto che Cora
fosse morta per sei anni, non poteva perderla di vista un'altra volta.
Era già stato un pessimo Alpha, non sarebbe stato anche un
pessimo fratello.
Cora sorrise.
«Derek, non mi stai lasciando, questa volta non è un
incendio a dividerci. Potremo comunque telefonarci, sentirci tramite
internet – se tu decidessi di dare il benvenuto alla tecnologia,
fratello – e andarci a trovare ogni volta che vogliamo.»
Gli prese la mano e la strinse. «Non sarebbe un addio, non questa volta. Ricorda anche che tra pochi mesi frequenterò il college, saremo comunque lontani.»
Derek stesse zitto. Era inutile che replicasse alla pura e semplice verità.
«So che non hai
stretto nessun vero legame da quando sei qui - e non sto parlando della
signora Wood -, forse Beacon Hills potrebbe non essere così male
per te.»
Come se non gli avesse
appena detto di fare i bagagli e tornarsene da dov'era venuto, Cora
riprese a mangiare, gustandosi la cena.
Derek rimase in
silenzio a guardarla, combattuto. Le uniche donne della sua vita gli
avevano dato un parere simile, forse doveva smetterla di temporeggiare
e prendere una decisione.
«Hai bisogno di aiuto con le valigie?»
Se non fosse che qualcuno avesse già deciso per lui.
[to be continued...]
Nota: Una
lettrice mi ha fatto notare che l'Agente William dello scorso capitolo
di cognome fa Campbell, come la parte materna della famiglia
Winchester. Voglio precisare che è un caso, davvero, gli unici personaggi presi da Supernatural sono e rimarranno Sam e Dean.
Spazio Autrice: Bentornati!
Finalmente, Stiles e Scott si sono trovati faccia a faccia con Dean e
Sam. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che il vero crossover
inizia adesso.
Tra l'altro, nel prossimo, finalmente, torna ufficialmente Derek! Quindi, sì, arriva anche la prima scena con Stiles.
Tornando a questo capitolo... spero vi abbia divertito. Ho dato una
storyline volutamente leggera ai Winchester, tralasciando, almeno per
questa volta, il dramma continuo che attraversano i due fratelli.
La prima volta che ho scritto questo capitolo, la scena del "proviamo
se Stiles e Scott sono umani" non esisteva, ma una mia amica (grazie,
Deb. <3) mi ha fatto notare che sembrava strano che Sam e Dean non
avessero fatto nemmeno una prova. Devo aggiungere anche che l'argento
fa male solo ai licantropi di SPN, mentre ai licantropi di Beacon Hills
no. Dean e Sam, se avete notato, non gettano detersivo addosso a Stiles
e Scott (solo acqua santa), perché, sebbene non abbia dato una
collocazione precisa, per Dean e Sam si tratta di un periodo precedente
alla settima stagione (quindi prima dei Leviathan). Probabilmente
è una sesta stagione (ma niente souless!Sam o Lisa), è un
momento tranquillo.
Nel prossimo capitolo:
Dean rimane affascinato dalla cucina del nipote della proprietaria del
motel (primo cameo di un personaggio da un altro universo, da un libro
davvero famoso. Chi sarà?) e Stiles si trova in pericolo, ma i
cavalieri con i denti aguzzi arrivano sempre al momento giusto.
Detto questo, spero che il terzo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 4 *** 4° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 4
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 4/16 (2750 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
- Per quanto mi riguarda, potete trovarmi qui:
https://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812
There is need of the Winchesters
4
Dean sorrise quando un piatto con un succulento hamburger gli venne posato davanti agli occhi.
Gli venne
l'acquolina in bocca, facendogli dimenticare che stava per assaporare
la cucina della vecchina e che il fatto che in quel motel c'erano solo
loro non era certo un buon segno.
Beh, ci avrebbe pensato dopo, ora voleva concentrarsi solo sull'hamburger.
Lo sollevò con le mani e gli diede un grosso morso.
Oddio, era il
miglior hamburger su cui avesse mai messo le mani. La carne era
fantastica, cotta al punto giusto, ma il pane... il pane! Non conosceva
parole sufficienti per descriverlo.
Dean
cominciò a mugolare di piacere, visto che le sue papille
gustative stavano cantando e Sam lo guardò male. «Dean,
controllati!» Rise. «È così buono
quell'hamburger?»
«Non puoi
nemmeno immaginarlo» rispose Dean, con la bocca piena. Ma cosa ne
poteva capire lui, che non sapeva apprezzare la buona cucina?
Il ragazzo che
serviva - a quanto aveva capito era il nipote della vecchia - si
avvicinò di nuovo al loro tavolo trasportando un paio di birre
in bottiglia.
Dean gli rivolse
un gran sorriso. «Un altro, per favore» ordinò,
riferendosi all'hamburger già consumato per la metà.
Il ragazzo era
giovane, sembrava avere meno di vent'anni, aveva i capelli ricci,
biondo cenere e gli occhi azzurri; era d'altezza media ed era robusto.
Aveva anche uno sguardo gentile, come poteva essere nipote di quella
megera?
«Sono contento che l'hamburger le sia piaciuto. Il pane lo prepariamo noi.»
«Peeta!» lo chiamò la vecchia dalla cucina.
«Scusatemi» disse Peeta e se ne andò, lasciando soli lui e Sam.
«Mi sono accorto di un paio di cose strane» disse Sam, dopo essersi assicurato che nel locale ci fossero solo loro.
«Che cosa?» Dean sollevò lo sguardo su di lui.
«Stiles e
Scott hanno confermato la presenza di lupi mannari, qui, almeno tempo
fa, ma la luna piena non ci sarà prima di una settimana e gli
omicidi sono avvenuti solo pochi giorni fa. E poi, i corpi trovati,
avevano entrambi ancora il loro cuore e noi due sappiamo bene che i
lupi mannari lo mangiano ogni volta.»
Riflettendoci, il
conto non tornava. I due ragazzi si erano detto esperti di lupi
mannari, eppure non erano a conoscenza che mancava ancora una settimana
alla luna piena e i lupi mannari che aveva sempre visto perdevano il
controllo solo quando la luna era al massimo del suo splendore, senza
poi dimenticare la disgustosa parte relativa al cuore. Forse Stiles e
Scott gli avevano mentito o gli avevano taciuto qualcosa. Sapeva che
non dovevano fidarsi di loro, erano troppo saccenti!
«Più
tardi, telefona a quei due e chiedi un incontro per domani. Dovranno
darci molte spiegazioni.» Per fortuna avevano pensato di
scambiarsi i numeri di telefono, così da essere sempre
rintracciabili. La storia degli omicidi di Beacon Hills si complicava
di minuto in minuto e Dean non sapeva come ne sarebbero venuti a capo.
«Cosa hai trovato sulle due vittime?» chiese Dean, cambiando discorso.
«Ah,
sì!» Sam prese dei fogli. «La seconda vittima la
conoscevamo già, era Timothy, e di lui sappiamo che era un
cacciatore, che aveva smesso l'attività e che si era trasferito
qui per stare vicino alla figlia. È probabile che sia morto per
essersi messo alla caccia del mostro, qualunque sia la creatura, e che
sia stato sopraffatto.»
Dean prese una nota mentale delle informazioni fornitagli dal fratello. «E per quanto riguarda l'altro cadavere?»
Sam scorse un
altro foglio. «Andrew Brian. Uomo giovane, celibe, era stato da
poco stato assunto come bidello. Persona semplice e niente in comune
con Timothy.»
Dean finì
di mangiare prima di dire qualsiasi cosa, per avere il tempo di
riflettere. «Siamo in un vicolo cieco, nessun indizio sul
perché la creatura abbia agito, nessuno schema. O forse non
c'è nulla del genere e la creatura attacca a caso.»
«Forse. Non
lo so. Per stasera lasciamo perdere, domani riproveremo ad indagare e
parleremo con i ragazzi, che magari ne sanno di più.»
«Magari.»
***
Erano
le diciassette e trenta circa di pomeriggio, Scott avrebbe terminato il
turno solo mezz'ora dopo, ma Stiles voleva arrivare in anticipo allo
studio di veterinaria - ufficialmente, almeno, ma nascondeva anche
altre attività -, dove l'amico lavorava per avere il tempo di
parlare con lui prima che arrivassero Sam e Dean.
Se dovevano avere
a che fare con loro - e Stiles continuava a non essere assolutamente
favorevole -, voleva mettersi d'accordo con Scott su cosa rivelare.
Erano stati Sam e Dean a richiedere un incontro per quel giorno,
sicuramente avrebbero posto delle domande e Stiles non voleva che lui e
Scott si contraddicessero, rischiando di far scoprire alcuni piccoli
particolari che avevano taciuto.
Non avrebbe reso Scott una preda ai loro occhi.
Mancavano circa
cinque minuti di strada al suo arrivo alla studio veterinario, ma
sarebbero stati di più, se la nebbia non si fosse diradata. Fino
a pochi minuti prima gli sembrava che la strada fosse libera, ma ora
era costretto ad accendere i fari antinebbia e diminuire la
velocità.
C'era qualcosa di
strano, l'ultima volta che aveva avuto dei problemi con la
visibilità durante la guida, come in quel caso, era stato a
causa di Jennifer Blake e i suoi poteri, sei mesi prima. Ma lei era
morta, si disse. Questa volta per davvero, perché il cadavere
era stato trovato da molto tempo, ai piedi delle radici del Nemeton,
morta prima che potesse compiere altri danni.
D'accordo, dare
per scontato che se ne fosse andata per sempre non era molto furbo,
visto il modo in cui Peter Hale era riuscito a tornare in vita e in
mezzo a loro. Gli dava ancora i brividi ogni volta che ci pensava.
Aveva sfruttato il potere nascosto di Lydia, il legame che si era
creato tra di loro dopo averla morsa ed era riuscito a rinascere come
Beta.
Guidò
ancora per un minuto o due, poi decise di parcheggiare e proseguire a
piedi per il pezzo che mancava, era più sicuro.
Scese dalla
macchina portandosi dietro una torcia, per rendersi più
visibile, poi salì sul marciapiede addentrandosi verso la
nebbia, che sembrava sempre più fitta ad ogni metro.
Era strano, come se la nebbia non fosse qualcosa di normale, forse era stata provocata da qualcuno.
Gli tornarono in
mente le parole dette da Deaton tempo prima: avere avuto a che fare con
il Nemeton avrebbe attirato il soprannaturale in città, ancora
più di prima. Dopo quel lungo periodo di pace aveva quasi
scordato quelle parole, ma che quelle fossero le prime avvisaglie?
Pensò anche
di tornare indietro, ma non voleva abbandonare il suo migliore amico
alla mercé di due cacciatori esperti. Non riusciva nemmeno ad
immaginare cosa gli avrebbero potuto fare se avessero saputo che era un
lupo mannaro. O a Isaac, o i due gemelli, o a Lydia - che era una
Banshee, veramente, ma sempre creatura soprannaturale era -, o a Derek
e sua sorella, se fossero stati ancora lì con loro.
Una decisione presa proprio al momento giusto, quella di andarsene, pensò con ironia e una punta di dispiacere.
Da Cora aveva
saputo che si trovavano a Seattle, chissà come stavano andando
le cose lì e tra di loro, se stavano riallacciando il loro
rapporto fraterno.
Stiles sapeva solo
che stavano bene e il poco che Cora gli aveva raccontato - nemmeno lei,
come Derek, era di molte parole -, ma avrebbe voluto qualche
informazione in più.
Un ululato, forte
e improvviso, benché in lontananza, lo mise in allerta.
Provò a guardarsi intorno, ma quello che vide fu solo nebbia e
sentì dentro di sé la sensazione di sentirsi in trappola.
Istintivamente, cominciò a correre, per giungere il prima possibile da Scott e da Deaton, che avrebbero potuto aiutarlo.
Lo sfiorò
il pensiero che forse avrebbe dovuto cambiare strada, come se,
proseguendo dritto, avrebbe solo fatto il gioco del lupo mannaro. E
poi... sentì un dolore lancinante al braccio, che gli
mozzò il respiro. Le ginocchia si piegarono e finirono per
toccare l'asfalto, frenando la sua corsa. Si guardò la parte
ferita e vide una freccia conficcata nella carne, vista che lo
disgustò.
Una freccia? Doveva essere un arciere delle capacità di Allison, capace di colpirlo anche in mezzo alla nebbia?
Non poteva perdere
tempo, rimanere lì, in ginocchio nel terreno, rischiando che il
secondo fosse il colpo di grazia. Doveva reagire, anche se il dolore
forte gli faceva solo desiderare di sdraiarsi completamente ed urlare
con tutto il fiato che aveva in gola.
A fatica, si rialzò in piedi. Non avrebbe potuto camminare a lungo, ma Scott era così vicino!
Aveva il telefono
nella tasca destra della giaccia, lo stesso lato che era stato ferito,
ma riuscì comunque a prenderlo con l'altra mano e comporre il
numero di Scott. Forse avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione,
permettendo all'arciere di rintracciarlo e finirlo, ma al momento non
gli veniva un'idea migliore.
«Scott!»
urlò al telefono, appena Scott rispose. «Sono qui fuori,
mi hanno colpito, aiutami.» Chiuse la telefonata senza attendere
risposta. Quando era rimasto bloccato con Derek in una piscina per
più di due ore, era intercorsa una telefonata simile con Scott,
sperava solo che avesse esito differente.
Avrebbe voluto
togliersi quella dannata freccia dal braccio, ma non aveva il coraggio
di farlo. Ci avrebbe pensato qualcun altro, più tardi, se fosse
sopravvissuto.
Un'altra freccia
venne lanciata in mezzo alla nebbia, ma questa volta non colpì
Stiles, ma il terreno ai suoi piedi, mancando lui di un soffio.
La fissò per un secondo sconvolto, poi riprese a camminare.
Non aveva idea di
chi fossero le frecce, né perché volessero colpire
proprio lui, ma anche l'ululato era strano; non c'erano lupi in
California, a parte quelli mannari.
E magari era proprio questo il punto, un lupo mannaro, forse addirittura un Alpha, che voleva ucciderlo.
«Stiles?»
chiese una voce famigliare e Derek spuntò dalla nebbia. Era
già trasformato e aveva gettato la sua valigia sul terreno.
Che cosa ci faceva lì, era tornato da loro, a Beacon Hills?
Derek lo
fissò per qualche interminabile secondo, intuendo la situazione.
Si avvicinò velocemente e avvolse il braccio sano di Stiles
intorno al proprio collo, poi lo sostenne meglio trattenendolo con una
mano sul fianco. «Andiamo» lo spronò.
«Grazie»
disse Stiles, riconoscente, con un evidente sollievo nella voce.
«Sono contento di vederti.» E non intendeva solo il fatto
che lo stava portando via dalla linea di tiro dell'arciere e da un
licantropo, ma anche perché era ritornato, perché erano
amici, perché era affezionato a Derek.
L'altro non rispose, ma annuì e questo a Stiles bastò.
Superata la
distrazione del ritorno di Derek, il dolore al braccio divenne sempre
più insopportabile. «La freccia, toglila!» Avrebbe
ringhiato come un lupo, se avesse potuto.
«Non ora, ci penserà Deaton. Resisti ancora un po'.»
«Stiles!»
gridò Scott. Aveva gli occhi che brillavano di rosso quando li
raggiunse. «Derek! Che cosa fai qui?» chiese poi, sorpreso.
«Storia lunga» rispose Derek.
«Un lupo
mannaro!» disse Stiles, interrompendoli entrambi. «E un
arciere, nella nebbia. Fa qualcosa!» Il dolore lo rendeva
più facilmente irritabile ed era troppo stanco per lunghe
spiegazioni.
Scott annuì
e corse via, e Stiles si sentì un po' in colpa a lasciarlo
andare da solo, allo sbaraglio. «Dovresti andare ad
aiutarlo.»
«Una cosa alla volta. E Scott sa cavarsela.»
Poco dopo,
arrivarono davanti lo studio veterinario e Stiles e Derek videro Deaton
che li aspettava sulla porta. «Presto, venite dentro.» Si
fece da parte per lasciarli passare.
Quando Stiles fu
fatto stendere su uno dei lettini dello studio - doveva essere il primo
completamente umano a cui succedeva di essere curato lì, in
effetti - sospirò di sollievo, era salvo.
«Fate attenzione» riuscì a dire a Derek e questi annuì, prima d'uscire.
Il dottor Deaton
si mise al suo fianco, quando rimasero soli. «Farà
male» disse e Stiles ebbe appena il tempo di capire cosa
intendesse, prima che la freccia venisse estratta dal braccio con un
solo movimento.
Stiles urlò.
***
Dean
e Sam seguirono le indicazioni fornitagli da Scott al telefono e
giunsero allo studio del veterinario in cui il ragazzo lavorava poco
dopo le sei.
Secondo Scott, si sarebbero dovuti trovare fuori dallo studio, ma, quando arrivarono, non videro nessuno.
«Forse sta ancora lavorando» suggerì Sam.
Dean annuì,
continuando a guardarsi intorno. Notò qualcosa sul terreno, poco
più avanti e si avvicinò per scoprire cosa fosse.
«Sam,
guarda!» disse, chiamando l'altro. Si inginocchiò e
sollevò tra le dita una freccia di buona fattura.
«Cosa hai trovato?» chiese Sam, giungendo alle spalle. «Ehi, ma quello è sangue?»
Dean spostò
lo sguardo, notando una serie di tracce sul terreno, che proseguivano
per un lungo tratto. Doveva essere successo qualcosa lì e di
recente, perché il sangue era fresco. «Qualcuno è
stato ferito, qui.» Gli venne il dubbio che tutto questo avesse a
che fare c'entrassero con la serie di omicidi ed era una coincidenza
troppo grande che l'attacco fosse avvenuto a due passi dal punto dove
dovevano incontrarsi con Scott.
Dean si alzò in piedi e guardò Sam, il quale annuì, intuendo quello che stava pensando.
Dean passò la freccia a Sam e raggiunsero la porta dello studio, bussando con energia.
Ad aprire fu un
uomo sui quarant'anni, di colore e senza capelli, che indossava un
camice, evidentemente il dottore di quello studio.
«Cercavamo... Scott. Lavora qui, vero?» disse Sam.
Il dottore li
squadrò, facendo sentire Dean a disagio. Quel uomo emanava
un'aura misteriosa e pareva quasi saper leggere nel pensiero.
Quando il dottore
annuì e sorrise, sembrò quasi che lui e Sam avessero
superato un qualche test silenzioso. «Per di qua,
seguitemi.»
Li portò in
un'altra stanza e, davvero, era dai tempi del liceo che non aveva a che
fare con tanti adolescenti tutti insieme.
Oltre Stiles e
Scott, che già conoscevano, di cui il primo era sdraiato su un
lettino con un braccio fasciato e dormiva - confermando l'ipotesi che
qualcuno fosse stato ferito -, c'erano altre tre persone, due ragazzi e
una ragazza.
Uno era un
ricciolino, piuttosto alto, anche se mai quanto Sam; l'altro era il
più grande del gruppo e aveva un'espressione sul viso un po'
torva e un po' preoccupata; la ragazza stava studiando con attenzione
una freccia sporca di sangue.
«Che cos'è successo?» chiese Sam.
Una domanda davvero ovvia, ma c'era bisogno di alcune spiegazioni.
Come, per esempio,
ai soli Stiles e Scott si fossero aggregate altre tre persone, quattro,
se si contava anche il veterinario e Dean avrebbe preferito di no,
visto che lo inquietava. Non poteva essere solo un dottore, era
possibile capirlo anche solo guardandolo. Tra l'altro era anche
sparito, subito dopo aver accompagnato lui e Sam dai ragazzi.
«Spiegateci.
E non tutti insieme» specificò, tremando al pensiero di un
gruppo di adolescenti che starnazzavano come galline.
«Uh, direi di cominciare dalle presentazioni. Io sono Sam, lui è mio fratello Dean.»
Seguirono le
presentazioni, che permisero di scoprire che il ragazzo più alto
si chiamava Isaac, la ragazza Allison e quello più grande Derek.
E che tutti e tre erano a conoscenza dei lupi mannari.
Beh, era un bene
che ci fossero così tante persone a conoscenza della
realtà, permettevano loro di essere all'erta sui pericoli dei
mostri. Rendeva anche più semplice il loro lavoro, visto che era
decisamente più facile salvare qualcuno se questi credeva quando
gli dicevi: “sì, c'è un fottuto fantasma nel tuo
armadio, ora scappa!”
«Cos'è
successo a Stiles?» chiese Dean, indicandolo. Era confuso e non
si spiegava l'opera dell'attacco con le frecce. Insomma, non erano
molte le persone che nel ventunesimo secolo usavano ancora un arco come
arma.
Tutti i ragazzi gettarono un'occhiata preoccupata su Stiles. Quel ragazzo doveva essersela vista brutta.
«Prima
d'addormentarsi per effetto dei farmaci, ci ha detto che, mentre veniva
qui a piedi, in mezzo alla nebbia, un arciere l'ha colpito e...»
cominciò a raccontare Scott.
«Aspetta,
nebbia, hai detto?» lo interruppe Sam. «Siamo appena
arrivati e non abbiamo visto nulla del genere.»
«Prima c'era!» insistette Scott. «Non l'ha vista solo Stiles, ma anch'io e Derek. E il dottor Deaton.»
Dean si
scambiò uno sguardo con Sam. «Forse opera di uno stregone
o qualcosa del genere» considerò. Dannazione, non
sopportava le streghe, ogni volta portavano problemi.
I ragazzi non commentarono, forse era vero che erano abituati a ben altro.
«E poi?» chiese Sam, spronando Scott a riprendere il discorso.
«Ben poco. Non ha potuto vedere nulla per via della nebbia, però ha sentito un ululato.»
«No,
ragazzi, questo non è proprio possibile. Manca ancora una
settimana alla luna piena, i lupi mannari non possono trasformarsi
prima d'allora» disse Dean.
Tutti lo guardarono come se fosse pazzo. Derek gli rivolse un piccolo sorriso ironico. «E voi sareste cacciatori?»
Oh, bene, ora
sì che era offeso nel profondo. Era stato ovunque, anche
all'inferno, visto cose che li avrebbe fatti tremare, eppure lo
guardavano come se fosse un principiante.
«Che volete dire?» chiese Sam, con calma.
Fu Allison a
prendere la parola: «I lupi mannari posso trasformarsi quando
vogliono, luna o non luna, anche se è vero che sono più
forti quando essa è piena. Non lo sapevate?»
Di nuovo, dove diavolo erano finiti?
[to be continued...]
Spazio Autrice: Salve a tutti!
E con questo capitolo, si entra nel vivo del crossover. Stiles si
è messo nei guai e Derek è tornato al momento giusto.
Chi conosce Hunger Games l'avrà sicuramente notato, ma per chi
no, sappiate che c'è un cameo di quella saga in questo capitolo. Il
Peeta che avete visto non è proprio il Peeta Mellark che
conoscete, però ci tenevo a farlo. E' nato tutto da una
conversazione in chat con una mia amica, che ha portato a discutere sul fatto che
Dean in cinque minuti avrebbe salvato tutti nell'arena e che Dean e
Peeta sarebbero stati una grande coppia (Deeta). Era un discorso serio!
Nonostante quello che pensavo inizialmente, Peeta ritornerà
ancora in questa storia, quindi il cameo non sarà solo in questo
capitolo e anche Katniss farà una capatina (in una veste molto
speciale).
Nel prossimo capitolo: Quale sarà il vero obiettivo dell'Alpha? E Sterek, Sterek, Sterek!
Spero che il quarto capitolo vi sia piaciuto.
Ilaria
|
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Capitolo 5 *** 5° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 5
Titolo: There is
need of the Winchesters
Beta: Luthien
(si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo -
grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen
Wolf/Supernatural
Personaggi:
da Supernatural
(Sam e Dean)
da Teen Wolf
(Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing:
Stiles/Derek
Rating:
Giallo
Genere:
Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia
è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 5/16 (2319 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
5
Derek, a
braccia conserte, teneva d'occhio i due cacciatori.
A
prima vista gli erano
sembrati pericolosi - soprattutto dopo che Scott aveva affermato
che non facevano distinzioni, ma avrebbero ucciso qualsiasi
lupo
mannaro si sarebbe parato loro davanti -, ma scoprire che ne sapevano
meno di quanto pareva all'apparenza, l'aveva tranquillizzato.
Non
che pensasse non fossero
una minaccia, ma sembrava non dovesse preoccuparsi venissero scoperti
da un momento all'altro. Seriamente, non si erano neanche accorti che
la metà dei presenti erano lupi mannari.
Quando
poi avevano blaterato
di trasformazioni sotto il solo influsso della luna piena e, peggio
ancora, di cuori umani mangiati aveva sollevato gli occhi al cielo.
Era
un predatore, ma non un assassino e, sicuramente, nemmeno un cannibale.
Se
quei cacciatori andavano
veramente a caccia di mostri da tempo e volontariamente, era sorpreso
fossero riusciti a sopravvivere tanto a lungo.
«Avete
visto licantropi
che possano trasformarsi sempre, questo non è
possibile!»
esclamò Dean in quel momento. «Dovete aver visto
qualcos'altro.»
«Dean,
calmati. Non
potrebbe trattarsi di un'altra specie di licantropi? È
l'unica
spiegazione» lo trattenne Sam, che, a quanto Derek aveva
capito,
doveva essere il fratello di quello testardo.
«Non
si è mai sentito nulla del genere!»
«Senti,
Dean, la mia
è una famiglia di cacciatori da generazioni e tutti i lupi
mannari che abbiamo sempre cacciato avevano queste
caratteristiche» disse Allison. «Puoi non crederci,
ma non
avete possibilità di scoprire chi è a compiere
gli
omicidi, se non conoscete come funzionano le cose qui.»
Avevano
davvero intenzione di
farsi aiutare dai due idioti per trovare il lupo mannaro che stava
uccidendo a Beacon Hills e aveva attaccato Stiles? Non era favorevole
ad un'alleanza del genere. Si ricordò di quando la signora
Wood
gli aveva detto spesso di fidarsi di più, ma era difficile
cambiare registro. E poi, anche se si fidava dei suoi... amici, non
credeva sarebbe arrivato al punto di tendere la mano ad un cacciatore
che l'avrebbe pugnalato alle spalle se avesse saputo cos'era. No, non
era ammissibile.
«Dean,
siamo impreparati
verso questi licantropi. Dobbiamo sapere come sono e come si uccidono o
non potremmo catturare l'assassino.»
Sam
sembrava più ragionevole, ma questo non lo rendeva meno
pericoloso.
«Raccontateci
quello che sapete» disse Dean.
Mentre
Allison, Isaac e Scott
raccontavano a turno le nozioni fondamentali sui licantropi e Derek
rifletteva sul fatto che, per fortuna, avevano l'accortezza di
raccontare lo stretto necessario e sperava che la cosa non gli si
sarebbe ritorta contro, notò che Stiles, nel sonno, si era
portato la mano sana sopra la benda e gemeva per il dolore. Derek fece
un passo avanti verso Stiles e allungò una mano nella sua
direzione, con l'intento di portare via il suo dolore con un semplice
tocco. Non era più un Alpha e il suo potere si era ridotto
molto, ma poteva ancora fare qualcosa.
Si
ritrasse senza fare nulla
prima di sfiorarlo. C'erano i cacciatori a pochi metri, non poteva
rivelarsi in quel modo stupido e mettere in pericolo se stesso e gli
altri, forse anche lo stesso Stiles. Conosceva Sam e Dean da appena
cinque minuti, come avrebbe potuto sapere fino a che punto si sarebbero
spinti per uccidere uno di loro?
Non
era il momento giusto per usare quella dote da lupo mannaro, si disse,
sentendosi di nuovo inutile.
Cosa
era servito tornare? Non
era riuscito ad impedire che Stiles si facesse del male, il licantropo
non era stato catturato e ora non poteva nemmeno lenire il dolore del
ragazzo.
«Hanno
attaccato Stiles, perché?» chiese Dean.
«Per
quale motivo
attaccano i vostri lupi mannari, in generale? Avete detto che sono ben
consapevoli della loro situazione» aggiunse Sam.
«Il
solito» s'intromise Derek. «Potere, vendetta,
amore, odio. Non sono diversi dagli... da noi umani.»
Dean
sospirò e si
passò una mano tra i capelli. «Beh, questo
renderebbe
più facile capire chi sia e perché agisca, se
solo si
trovasse un collegamento tra i due omicidi e l'attacco a
Stiles.»
«Forse
c'è, ma noi non lo vediamo» disse Allison.
Scott
si girò a guardarlo, rivolgendogli una domanda silenziosa. “Sono io
l'obiettivo?”
Derek
si limitò a piegare la testa in avanti, in un cenno
d'assenso. “Sì.”
Avevano
ucciso un bidello che lavorava alla scuola di Scott, e attaccato
Stiles, migliore amico di Scott.
Il cacciatore ucciso, invece, secondo Derek, non c'entrava nulla, si
era solo intromesso e per questo aveva fatto quella fine.
Non
era un caso, il licantropo
voleva prendersela proprio con Scott, ma prima si sarebbe avvicinato
sempre di più alla sua vita. Stiles era stato il primo, ma
era
probabile che il lupo mannaro non si sarebbe fermato lì.
Erano
tutti in pericolo.
***
Dean
parcheggiò di
fronte al giardino di una piccola villetta a due piani, che avrebbe
necessitato di qualche lavoro di riparazione. La facciata aveva tante e
lunghe crepe e l'intonaco si staccava e avrebbe avuto bisogno di essere
ritinteggiato. Al tetto mancavano alcune tegole o, comunque, erano
malridotte - chissà se, quando pioveva, l'acqua entrava
all'interno dell'abitazione?
Dean
attraversò il
vialetto insieme a Sam, scrutando il prato che non veniva tosato da
mesi, viste le condizioni in cui era.
«È
qui che abita
Annette Wilson, vero?» chiese Dean. Da quello che sapevano
della
figlia di Timothy, si era allontanata dal padre cacciatore per sposarsi
con un musicista, che era morto sette mesi prima in un incidente
d'auto, lasciandola con poco denaro e con tre figli piccoli a carico.
Secondo le informazioni che avevano racimolato, Annette tirava avanti
facendo le pulizie nei begli appartamenti situati in centro.
«Così
pare.»
Salirono
i gradini che portavano alla porta d'ingresso e suonarono il campanello.
Ad
aprire la porta fu uno
scricciolo di bambina, sui cinque anni e con i capelli biondi.
«Chi siete?» chiese con un cipiglio duro, che a
Dean
ricordò Bobby.
«Eliza!
Cosa stai
facendo? Ti ho detto milioni di volte di non aprire la porta, ma di
lasciare farlo alla mamma.» Eliza rientrò in casa
e
comparve un'altra donna, anche essa bionda. Anche molto carina,
pensò Dean, prima di tirare fuori il miglior sorriso del suo
repertorio. Lui era un seduttore, era una di quelle cose che gli
riuscivano bene.
«Sì?
Voi siete?» chiese Annette, senza sorridere o degnare
d'interesse nessuno dei due.
Dean
s'imbronciò.
«Annette
Wilson?» Lei annuì. «Dean e Sam
Winchester. Conoscevamo suo padre.»
La
donna si rabbuiò appena sentì pronunciare il loro
cognome. «Winchester? I cacciatori?»
Loro
annuirono.
«Volevamo
parlarle per qualche minuto, farle qualche domanda. Possiamo
entrare?» chiese Sam.
Annette
non pareva molto propensa a voler avere a che fare con loro. O, forse,
con i cacciatori in generale.
«Prego»
sbuffò alla fine e si fece da parte.
L'interno
della casa era nelle stesse condizioni dell'esterno: fatiscente.
«Accomodatevi»
disse Annette, conducendoli in soggiorno.
Dean
e Sam si sedettero uno di fianco all'altro sul divano, mentre Annette
prendeva posto in una poltrona.
«Cosa
volete sapere?»
«Siamo
venuti in questa
città perché è stato Timothy a
chiamarci. Sapeva
perché?» chiese Dean.
«No,
non lo sapevo, ma
ora che è morto posso anche immaginarlo. Mio padre sapeva
che
non volevo avere più nulla a che fare con quella vita. Non
caccio più da anni.»
Se
fosse andata avanti così, da quell'interrogatorio non
avrebbero ricavato nulla.
Avevano
già scoperto
che stavano sbagliando strada, quando erano venuti a sapere dei lupi
mannari di Beacon Hills, i quali erano più vulnerabili, ma
anche
più difficilmente rintracciabili di quelli che conoscevano.
Erano
rimasti anche sorpresi
che fosse stato attaccato Stiles, proprio uno di quelli che erano a
conoscenza dei lupi mannari, ma erano umani. Dubitavano assolutamente
che fosse solo una coincidenza, ma continuavano a non spiegarsi la
morte del bidello.
Cosa
aveva voluto significare quell'attacco? Forse c'era ancora qualcosa che
non conoscevano.
«Quindi
non sapeva che suo padre stava indagando sul soprannaturale di questa
città?» chiese Dean.
Annette
scrollò le
spalle. «Papà indagava sempre su qualcosa,
deformazione
professionale. Anche quando disse di voler appendere la pistola al
chiodo, sapevo che non era vero. O che non sarebbe stato un proposito
che sarebbe durato a lungo. I cacciatori sono
così.»
Dean
non poteva darle torto,
difficilmente i cacciatori mollavano quella vita. Lui ci aveva provato
una volta, ma non aveva funzionato. Non avrebbe mai più
provato
la vita dalle nove alle cinque, con una famiglia. Sarebbero rimasti
sempre Sam, Cas e Bobby la sua famiglia, nessun altro. Era un
cacciatore e lo sarebbe rimasto.
In
ogni caso, era sorpreso
della freddezza con cui Annette parlava del padre, da poco morto. Il
loro rapporto doveva essere davvero compromesso.
Fu
Sam, che doveva aver avuto
la sua stessa sensazione, che le chiese come mai non le importasse
della morte di Timothy o che lo facesse almeno sembrare.
Annette
fece passare lo
sguardo su di lui e su Sam, fissandoli con freddezza.
«Praticamente non ho visto mio padre per dieci anni ed
è
stato lui a voler riallacciare i rapporti, non io» disse.
«Se fosse dipeso da me, non ci saremo più
parlati.»
Dean
guardò Sam.
Sembrava proprio che stessero perdendo tempo. Come potevano scoprire
qualcosa da una che dichiarava di non sapere nulla e che non le
interessava saperlo?
Poco
meno di dieci minuti dopo erano di nuovo nel viale della villetta e con
niente in mano.
«Ero
convinto le avresti chiesto il numero di telefono» disse Sam,
scherzando.
«A
quel blocchetto di
ghiaccio? Raffredderebbe i bollenti spiriti di chiunque»
disse,
ma non era mai stato veramente interessato ad Annette. Avrebbe voluto
andare in un bar, ma non gli andava e poi erano troppo presi da quel
caso, dove stavano ancora in alto mare.
«Dove
andiamo adesso?» chiese Dean, cambiando discorso.
«Dai
famigliari del bidello.»
Forse
sarebbero riusciti a scoprire qualcosa, questa volta.
***
Stiles
si
risvegliò, trovandosi di nuovo nello studio del veterinario.
Nella stanza dove, di solito, i pazienti curati avevano quattro zampe,
ora non c'era nessuno.
Si
sollevò a sedere,
guardandosi intorno. Il braccio gli bruciava e si sentiva stanco,
nonostante la dormita, però non stava troppo male nonostante
tutto.
Le
immagini di quello che era successo solo poche ore prima si
susseguirono nella sua testa.
Prima
la nebbia, la freccia
conficcata nella sua carne, la paura e poi... Derek. Derek che era
tornato e che, con Scott, aveva inseguito il lupo mannaro.
Poi
si era addormentato e Stiles non aveva idea cosa fosse successo a Derek
e a Scott.
Scivolò
giù dal
lettino e attraversò la stanza, fermandosi sulla soglia.
Sulla
porta d'ingresso vide Derek e Deaton e il primo che parlava con Scott.
Stavano bene entrambi, ne era contento.
«Sì,
lo accompagnerò io a casa. Non preoccuparti.»
«Grazie,
Derek.» Scott salutò Derek e Deaton e
andò via.
«Cos'è
successo
con il lupo mannaro? L'avete catturato?» chiese Stiles,
facendo
qualche passo avanti e rendendo nota la sua presenza. Poi
rammentò che Dean e Sam dovevano passare da lì,
per
incontrare Scott. «E i due cacciatori? Sono venuti?»
Derek
si girò a guardarlo, senza scomporsi davanti a quel flusso
di domande.
«Io
vi lascio, ragazzi.» Deaton tornò nella stanza
dove fino ad un momento prima c'era Stiles.
«Non
abbiamo preso il
lupo mannaro. I due cacciatori sono venuti, ma ancora non sanno la
verità. Però potrebbero essere un
problema.»
Stiles
annuì. Nemmeno
lui era d'accordo con il coinvolgerli, ma era troppo tardi per
escluderli. «Perché il lupo mannaro ha attaccato
proprio
me?»
«Sai
già la risposta a questa domanda.»
Derek
aveva ragione.
«Sì, la so.» Non c'era un'altra dannata
spiegazione
possibile. «È per Scott, vero? Ovvio, è
un Alpha,
adesso, figurati se i guai non gli sarebbero corsi incontro.»
Derek
non replicò. Dopo un po' disse: «Dai, ti
accompagno a casa.»
Stiles
non aveva nessun motivo
per rifiutare. Gli inizi del suo rapporto con Derek non erano stati i
migliori, ma ora era diverso. Avevano trascorso un'estate alla ricerca
di Boyd ed Erica, questo li aveva fatti avvicinare. O, almeno,
seppellire l'ascia di guerra. Era un rapporto meno contrastante,
più sereno. Più... qualcos'altro.
Stiles
raccattò le sue cose e Derek prese la sua valigia.
Non
era tanto contento di far
guidare la sua jeep a qualcun altro, ma non aveva tante alternative con
un solo braccio a disposizione.
Quando
lasciarono lo studio
del veterinario, Stiles si stupì che fosse già
così buio. Per quanto aveva dormito?
«Dove
hai lasciato la macchina?» gli chiese Derek.
«Ah,
a qualche centinaio di metri da qui.»
S'incamminarono
in silenzio.
«Cosa
vuole il licantropo da Scott? Potere, supremazia?»
«Probabile.»
«Ma
prima vuole
distruggerlo, fargli perdere fiducia in se stesso, per questo mi ha
attaccato.» Non era una domanda, la sua, ma una semplice
ipotesi.
Raggiunsero
la macchina e
Stiles prese posto al fianco del guidatore. Era una situazione strana.
«Fa attenzione alla mia povera macchina» disse in
tono
implorante.
Derek
si limitò a sollevare le sopracciglia.
Oh,
ora sì che era rassicurato!
«Il
lupo mannaro vuole
ferire Scott, ferirlo psicologicamente. E per questo dovete fare
attenzione» disse Derek, tornando al discorso precedente.
Stiles,
che fino a quel
momento era stato concentrato ad osservare la strada fuori dal
finestrino, si girò a guardare Derek.
«Perché
"dovete"? Anche tu sei un bersaglio.»
«Non
faccio parte del branco. Sono... me ne sono andato.»
«Mai
sei tornato.»
Derek
non disse nulla. Stiles
sapeva che era abituato a pensare sempre il peggio di se stesso e non
era giusto che fosse così. Sì, aveva commesso
degli
sbagli, molte volte non erano stati d'accordo su... qualsiasi cosa, ma
nulla di quello che era accaduto era per colpa sua. Era arrivato il
momento di capirlo.
«Sei
tornato per restare?»
«Non
lo so»
rispose Derek e Stiles sapeva che era sincero. Forse aveva bisogno di
una ragione, una buona ragione per rimanere, nonostante Beacon Hills
non fosse stata caritatevole con lui. Stiles sperava l'avrebbe trovata.
Quando
Derek parcheggiò vicino alla casa di Stiles, scesero
entrambi.
«Stai
bene?» gli chiese Derek, probabilmente vedendolo stanco.
«Sì,
ho solo
bisogno di una dormita. Certo, avrei preferito che il lupo mannaro
fosse catturato, ma... beh, prima o poi succederà e allora
gli
strapperemo la gola, con i denti!» Stiles mostrò
la sua
dentatura da umano, ma le sue parole – le stesse che a suo
tempo
erano state pronunciate minacciosamente da un sourwolf - strapparono un
sorriso a Derek.
«Ci
vediamo» Stiles si girò per dirigersi verso casa,
ma dopo qualche passo si fermò.
«Ah,
Derek, sono
contento che sei tornato. Mi sei mancato» ammise
sinceramente,
guardando negli occhi l'altro. Non attese replica e riprese a camminare
verso casa.
“Anche
tu”, gli sembrò di sentire, ma non avrebbe potuto
ammetterlo con certezza.
Non
aveva le orecchie da lupo, lui.
[to be continued...]
Spazio Autrice:
Salve a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Sapete, non è stato affatto facile riunire tanti personaggi
in
una sola stanza e farli interagire. Scene del genere mi fanno quasi
impazzire!
Come avrete notato, ho inserire la famosa scena del "mi sei mancato",
con cui il cast tanto ci ha stuzzicato per mesi. Ci tenevo
tanto a
metterla e ci sono riuscita. Inizialmente l'avevo inserita
precedentemente, quando Derek torna e salva Stiles, ma non mi tornava,
non ci stava bene, così l'ho eliminata e inserita in un
secondo
momento.
Nel prossimo capitolo:
Arriva un personaggio che mi piace moltissimo, perché senza
di
lui non è storia! Qualcun'altro è in
pericolo e un
segreto viene a galla. Tra l'altro, il prossimo è il
capitolo più lungo di tutta la long, quasi quattromila
parole.
Pubblicità: QUI
"Fandom Packets" è un contest che ho indetto. Ha ancora
tanti pacchetti disponibili e tra i fandom su cui si può
scrivere ci sono anche Supernatural e Teen Wolf. Se a qualcuno interessa,
è il benvenuto.
Poi, ho scritto una one-shot su Peter Hale (c'è anche una
puntatina di Lydia/Peter), la trovate QUI.
A presto!
Ilaria
|
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Capitolo 6 *** 6° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 6
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 6/16 (4015 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
6
«Derek,
come stai? Che bello vederti!» disse Peter Hale, il suo
psicopatico zio, entrando nella vecchia dimora della famiglia Hale.
Derek
non diede retta nemmeno per un secondo alle parole dell'altro. Avere di
nuovo a che fare con Peter, ecco un buon motivo per rimanere a Seattle
o per attaccarlo alla gola, un'altra volta. Solo perché gli
aveva suggerito il modo per salvare Cora e Derek era stato costretto a
chiedergli dei consigli, non significava che di punto in bianco avrebbe
cominciato a fidarsi di lui.
Niente
di quello che Peter avrebbe potuto fare avrebbero cancellato i suoi
precedenti, in primis la morte della sua altra sorella, Laura.
Consumata
la sua vendetta verso Kate Argent e i suoi complici, i quali avevano
bruciato la loro casa con tutta la famiglia all'interno, Peter sembrava
essersi calmato, aver ricominciato una nuova vita, ma Derek continuava
a temere un nuovo colpo di testa da parte sua, quando meno se lo
sarebbe aspettato.
«Come sta Cora, la mia nipotina preferita?» chiese Peter, con un palesemente finto tono amichevole.
«Cosa
vuoi, Peter? Perché sei venuto qui?» chiese, freddo,
posando il libro che stava leggendo al suo fianco. Si era accomodato in
un angolo di quello che prima era il salotto, sul pavimento pieno di
detriti. Non aveva più il loft, lasciato sei mesi prima, ed era
ritornato senza neanche la certezza se sarebbe rimasto o meno, non
sapeva nemmeno lui se fosse necessario trovarsi una sistemazione
più adeguata.
«Vedo
che non hai nessuna intenzione d'intrattenere una conversazione. Siamo
lupi, sì, ma non incivili!» sospirò l'altro e si
avvicinò ancora.
Derek
si mise sul chi vive. Si girò a guardare Peter, prestando
attenzione ad ogni suo movimento. Aveva perso il suo vantaggio quando
era diventato un Beta, ma, in caso di scontro, sarebbe stato lo stesso
più facile di quando era suo zio ad essere un Alpha.
«Sta calmo. Voglio parlare, non attaccarti» disse Peter, cogliendo i suoi pensieri.
«Di
cosa vuoi parlare? E, aspetta, come facevi a sapere che sono tornato in
città? Sono arrivato meno di ventiquattro ore fa!»
esclamò Derek, mentre la furia lasciava il posto alla sorpresa e
al sospetto.
«Ho
i miei informatori» disse Peter, minimizzando e Derek non era
sicuro di voler sapere di cosa parlasse. «Non è questo il
punto, adesso. Ma tu, il punto sei tu. Perché sei tornato?»
«Gli
omicidi, non è ovvio?!» esclamò Derek,
spazientendosi. «Riguardano un lupo mannaro, è evidente, e
Scott e gli altri avrebbero potuto aver bisogno di una mano.»
Non
sapeva perché stesse avendo quella conversazione con Peter.
Derek pensava di cercare qualche informazioni sui branchi di lupi
mannari nei dintorni in vecchi tomi di famiglia che si erano salvati
nell'incendio, ma nemmeno quella ricerca si stava rilevando fruttuosa.
Fin
dall'inizio, erano stati convinti che il lupo mannaro era un Alpha, ma
magari non era nemmeno quello, forse era solo un Beta o un Omega. Non
c'erano prove evidenti che fosse un Alpha, l'avevano solo dato per
scontato. Un lupo mannaro che voleva il potere di Scott, la sua
posizione, sembrava una buona spiegazione.
Peter sbuffò una risata. «E saresti tornato solo per dare una mano? Preparati a molti viaggi molto
spesso, allora.» Scosse la testa. «Capisci cosa c'è
in ballo qui? Il potere, Derek, non ti interessa riprendertelo?»
Era
questo che voleva sapere? Se sotto sotto volesse avvicinarsi a Scott
per soffiargli il potere di Alpha da sotto il naso? «Non sono
come te. Quando ho rinunciato al potere per Cora, l'ho fatto per
sempre. Non me ne sono mai pentito e non voglio tornare
indietro.» Fu assolutamente e completamente sincero, era quello
che pensava realmente.
«Sei venuto solo ad istigarmi? Perché, se è così, puoi anche andartene.» Derek ringhiò.
«Ehi,
non ti stavo istigando, stavo solo chiedendo. Era una domanda
legittima, visto che sei tornato improvvisamente.»
«Solo
per aiutare, non tramare alle spalle di qualcuno!»
replicò, alzando la voce. Il suo cuore accelerò il
battito cardiaco, le zanne si allungarono e i suoi occhi cominciarono a
lampeggiare. «Sono già stati commessi degli omicidi e ieri
hanno ferito Stiles.»
«Oh, mi dispiace. Mi piace Stiles, non sono tante le persone intelligenti che girano qui intorno.»
Derek
ignorò il commento sprezzante. «E sono arrivati due
cacciatori da fuori. Sam e Dean Winch... qualcosa.» Doveva
calmarsi, si trattava solo di Peter, non valeva la pena di arrabbiarsi
per lui.
Ha ucciso Laura. Poteva vedere ancora il corpo martoriato della sorella, sotto gli occhi.
Non l'avrebbe mai potuto perdonare per questo.
«Winchester» completò Peter, incupendosi.
Derek
non si sorprese che li conoscesse, sapeva sempre un sacco di cose, era
per questo che aveva sopportato e tollerato la sua presenza, quando
aveva avuto bisogno d'aiuto. Era stato difficile accettare di doversi
servire di Peter, ma, per salvare le persone a cui teneva, aveva dovuto
mettere da parte l'orgoglio e l'odio che provava.
«Fai
molta attenzione a quei due, Derek, sono due cacciatori molto esperti.
Sanno il fatto loro e sono pericolosi. Non sottovalutarli mai.»
Da
quello che aveva visto, non sembravano così tanto pericolosi, ma
non sarebbe stato tanto imprudente da non prestare attenzione.
«Che
cosa fanno qui?» chiese Peter, cominciando a girare per la
stanza, avanti e indietro. «Chi li ha chiamati?»
domandò ancora lo zio.
«C'era un cacciatore tra le vittime, dev'essere stato lui.»
«Ah,
certo, questi cacciatori. Siamo due razze diametralmente opposte, ma
agiamo allo stesso modo. Noi lupi mannari con un branco e loro con la
famiglia e i colleghi. Sempre pronti ad aiutarci l'un l'altro.»
Finite le sue divagazioni, tornò a girarsi verso di lui.
«Ora, tu e i tuoi amichetti del liceo cosa avete intenzione di
fare?»
Derek
esitò e lo fissò in silenzio, sentendosi per la prima
volta a disagio in quella conversazione. Tutte quelle domande...
perché voleva conoscere le risposte?
«No,
lascia perdere. Non mi interessa» disse in fretta Peter.
«Risparmiami i drammi adolescenziali.» Gli fece un cenno di
saluto. «Spero che Stiles stia bene, qualsiasi cosa gli sia
successa. Fammi sapere se vi serve aiuto, eh?» Se ne andò
in fretta, com'era arrivato.
Derek
lo osservò allontanarsi. Avrebbe dovuto tacere, non bisognava
fidarsi di Peter. Macchinava qualcosa, Peter macchinava sempre qualcosa.
***
La
campanella sancì la fine delle lezioni della Beacon Hills High
School e ogni studente si precipitò al proprio armadietto.
Stiles
e Scott non avevano gli allenamenti di Lacrosse, quel pomeriggio,
perciò sarebbero andati direttamente al motel dove alloggiavano
Dean e Sam per tenersi aggiornati sugli interrogatori che i due
cacciatori avevano tenuto il giorno precedente.
Anche
Derek sarebbe venuto con loro, perché, a detta sua, non si
fidava per nulla dei due uomini. Isaac aveva un test da preparare,
quindi non si sarebbe aggregato a loro, ma sarebbe andato direttamente
a casa.
Stiles
e Scott stavano riponendo i libri nell'armadietto, quando Allison
arrivò da loro, trafelata. Il viso era pallido e segnato dalla
preoccupazione.
«Cos'è
successo?» chiese Scott. Si avvicinò ad Allison e le
toccò il braccio, con fare comprensivo. Non stavano più
insieme da mesi, quasi un anno, ormai, e il loro rapporto si era
trasformato in un'amicizia in cui entrambi i componenti provavano un
grande affetto l'uno per l'altra.
Stiles notò che Allison stringeva un foglio tra le dita.
«Ho trovato questo, nell'armadietto» disse lei, passando il foglio a Scott.
Stiles si mise al fianco di quest'ultimo e scorse le parole segnate sul foglio con una calligrafia svolazzante e femminile.
"Prima il miglior amico, poi l'ex ragazza", questo era il messaggio riportato sul biglietto.
Scott quasi accartocciò il foglio, mentre lo stringeva con rabbia.
«Fa
attenzione» gli disse Stiles, strappandoglielo dalle dita.
«Potrebbe esserci un indizio, non puoi romperlo.»
«Scusa» disse Scott, facendo un respiro profondo.
Stiles
rilesse il biglietto altre decine di volte, ma non diceva nulla di
più delle poche parole riportate e il fatto che, probabilmente,
l'artefice era una mano femminile. Avrebbe anche potuto essere un
trucco, ma Stiles aveva pochi elementi sui quali basarsi.
Quando sollevò lo sguardo, vide che Scott stava parlando al telefono.
«Chi era?» chiese Stiles, quando la telefonata si concluse.
«Sam. Ho chiesto a lui e Dean di venire.»
Stiles spalancò la bocca. Non poteva crederci! «Scott!»
«Abbiamo
bisogno di aiuto, Stiles. L'Alpha se la sta prendendo con il mio
branco, i miei amici. Ora, raggiungiamo Derek, ci aspetta nel
parcheggio.»
Stiles si voltò verso Allison, alla ricerca di sostegno. E poi, ci si aspetterebbe il bastian contrario da un ex, no?
«Sono
d'accordo con Scott. E non perché sia preoccupata per me, ma
perché questo problema sta diventando più grande di
noi.»
Due contro uno. Non aveva scelta.
«Bene, andiamo.»
Nel
parcheggio erano posteggiate poche macchine, per cui individuarono
molto facilmente la Camaro di Derek, ferma nel luogo più
isolato. Derek era in piedi, appoggiato al fianco della propria
macchina, che li attendeva con le braccia incrociate.
«Cos'è
accaduto?» chiese, facendo qualche passo verso di loro, i quali
stavano arrivando correndo. Derek doveva aver notato le loro facce
scure.
«L'Alpha
ci sta prendendo in giro» cominciò Stiles, sventolando
sotto il naso dell'altro il biglietto. «Si ritiene tanto
superiore a noi da non aver problemi ad avvertirci prima ancora
d'attaccarci.»
Anche Derek scorse il foglio. «È Allison che vuole, questa volta.»
«Faremo in modo che non ti accada niente» disse Scott, rivolgendosi alla diretta interessata.
«Cosa?» fece Allison con una smorfia. «Non è questo il punto, non ho bisogno di protezione!»
Stiles l'aveva vista in azione, lei non stava minimamente esagerando.
Scott
mise le mani avanti. «Sei assolutamente in grado di difendersi,
ma sappiamo anche che l'Alpha non agisce da solo. Sapendo già
che attaccherà, avremmo maggiori possibilità che non
accada nulla di male se saremo in tanti insieme a te.»
A Stiles venne un'illuminazione. Ecco cosa non tornava. «Come hai detto? Ripeti!»
Scott
lo guardò confuso. «Se saremo in tanti insieme a
te?» ripeté, mentre gli altri avevano sul viso la stessa
confusione.
«No! Il resto. “Sapendo già che attaccherà.” Non capite?»
Gli
altri tre rimasero in silenzio, inarcando le sopracciglia. «Non
si tratta di Allison» disse Derek, alla fine, capendo.
«No,
lei è solo un diversivo. E noi ci stiamo cascando perché
non abbiamo modo di dubitare che la prossima scelta dell'Alpha sia l'ex
ragazza di Scott.»
Questo
stravolgimento di eventi li metteva ancora più in
difficoltà, perché ora non avevano idea chi fosse
l'obiettivo designato.
«Hai ragione, Stiles. Grazie» disse Scott, annuendo nella sua direzione.
«Se
è così, sarà meglio chiamare i nostri amici e
dirgli di fare attenzione. Faremo un giro di telefonate»
suggerì Allison.
Stiles, Scott e Allison si divisero una serie di nominativi, mentre Derek attendeva arrivassero Dean e Sam.
Alla
fine, non sembrava avessero molto bisogno di loro, se la stavano
cavando anche da soli. Stiles si pentì abbastanza presto di quel
pensiero, quando Scott si voltò preoccupato verso di loro,
dicendo che Isaac non rispondeva al telefono.
«Dove ha detto che andava?» chiese Allison.
«A
casa nostra. Aveva lasciato subito la scuola per finire di svolgere un
compito urgente» rispose Scott, che sembrava quasi un leone in
gabbia.
Isaac
si era trasferito da Scott sette o otto mesi prima e quella che era
cominciata come offerta di un posto in cui stare momentanea, era
diventata una convivenza in pianta stabile. D'altra parte, Isaac aveva
bisogno di un posto in cui vivere, essendo ancora minorenne, licantropo
e senza genitori, perciò Melissa McCall si era trasformata in
una forma genitoriale per lui. La casa di Scott era anche la casa di
Isaac e le cose sarebbero rimaste così a lungo. Stiles, qualche
volta, era un po' geloso della situazione, visto che Isaac sembrava
quasi avergli portato via il migliore amico, ma questo non era il
momento di parlarne. Dovevano trovarlo e assicurarsi che stesse bene.
«Sentite,
io vado a casa, per vedere se Isaac è lì, voi aspettate
Sam e Dean e metteteli al corrente della situazione, d'accordo?»
propose Scott.
Stiles non era contento di dover avere a che fare con i cacciatori, ma Isaac rimaneva la priorità.
«Non puoi andare da solo» si oppose Derek.
«Ha
ragione» disse Stiles. Non avevano idea di cosa o chi Scott
avrebbe potuto trovare a casa, avrebbe potuto essere un agguato.
«Vado io con lui» si propose Allison. «Andremo con la mia macchina.»
«Va bene.» Scott le sorrise, grato.
«Chiamateci
quando arrivate!» si raccomandò Stiles, mentre gli altri
due si allontanavano, sentendosi un po' come una mamma apprensiva.
Stiles si voltò a guardare Derek. Erano rimasti solo loro ad aspettare i cacciatori.
«Dobbiamo
riuscire a scovare l'Alpha, in qualche modo» disse Stiles,
infilandosi una mano nella tasca dei jeans e spostando il peso da un
piede all'altro. L'altro braccio, quello che era stato ferito il giorno
prima e che era ancora fasciato, lo tenne raccolto verso di sé.
Quel giorno era stato un bel problema prendere appunti in classe, ma in
qualche modo se l'era cavata. E poi Lydia aveva acconsentito a
passargli una copia dei suoi, di appunti.
Derek annuì. «Se attaccherà di nuovo, e lo farà, lo sconfiggeremo.»
«Sempre
che riusciamo a prenderlo prima che ci stani uno alla volta.» Gli
sembrava di essere finito in un romanzo, tipo Dieci piccoli indiani
di Agatha Christie, o qualcosa del genere. Ci mancava solo che li
cogliesse di sorpresa quando erano soli. Forse avrebbero dovuto
cominciare a girare in gruppo.
«E se fosse qualcuno che conosciamo? Come fa a sapere tutti i nostri spostamenti?»
«Hai già una lista?» chiese Derek.
Stiles
non avrebbe saputo dire se fosse serio o lo stesse prendendo in giro.
Nel dubbio, annuì. «Ci pensavo questa notte. Potrebbe
essere uno dei gemelli, il loro cambio di fronte è stato
così repentino. O il Dott. Deaton... lo so che è un
druido, ma quello sembra sempre saperne fin troppo rispetto a noi. E
poi... tuo zio, anche se non è più un Alpha.»
«Qualcun altro?» chiese Derek, senza fare nessun commento sulla sua lista di sospetti.
«Uhm,
per ora no.» In verità, per scrupolo, ogni volta inseriva
anche Derek nelle sue liste, quando qualche serial killer decideva di
passare dalla loro città - il che accadeva spesso -, anche se
non sospettava mai davvero di lui. Derek era un duro, aveva un brutto
carattere, ma non era un assassino.
Stiles non aveva idea perché il suo nome insistesse a girargli in testa.
Beh, certo, non sospettava anche di lui solo per caso,
in effetti poteva dire che gli omicidi erano cominciati pochi giorni
prima che Derek tornasse a Beacon Hilles, ma poteva benissimo essere
tornato prima. Visto? Non insisteva a sospettare di Derek solo
perché era fissato, qualche buona motivazione c'era!
«E la donna del messaggio? È una mano femminile ad averlo scritto, no?»
«Buona
osservazione. Non lo so, non lo so!» cominciò a camminare
avanti e indietro. «Potrebbero essere due persone.»
Pensò a Lydia e Aiden, che ancora stavano insieme, poi
rammentò che conosceva la calligrafia di lei e non corrispondeva
con quella del messaggio. Era un sollievo, benché non provasse
nulla.
C'erano
così tante possibilità, ma forse era davvero un Alpha che
veniva da fuori. Ancora non sapeva che pesci prendere, e il tempo
correva. Due persone erano già state uccise e Isaac poteva
essere in pericolo.
Si passò una mano tra i capelli. «E abbiamo anche quei cacciatori in mezzo ai piedi» borbottò.
«Nemmeno
tu ti fidi di loro?» chiese Derek, osservandolo. Era tornato
nella stessa posizione calma e rilassata iniziale, appoggiato alla
propria macchina. Come riuscisse ad essere così calmo, Stiles
non riusciva a spiegarselo. Lui avrebbe potuto consumare l'asfalto, a
forza di camminare avanti e indietro, ma forse era solo più
bravo a nascondere quello che provava.
«No,
certo che no. Odiano i lupi mannari, qualsiasi creatura soprannaturale,
credono che siano tutti mostri assassini. Se ci scoprissero, avremmo un
problema in più di cui preoccuparci.»
«Nulla di più di quello che pensano la maggior parte dei cacciatori» disse Derek.
«Vero,
ma loro hanno un codice, che esclude persone innocenti. Non ho idea di
come abbiamo fatto a finire per mischiarci con loro. Come con
Decaulion, mesi fa.» Sospirò e scosse la testa.
«Finiamo sempre per flirtare con il cattivo.»
Derek lo guardò con un'espressione sardonica.
«Che cosa?» sbuffò Stiles.
«Detto
da te, è ironico. Corri incontro al pericolo esattamente come ti
curi degli affari dei lupi mannari, con solerzia.»
Stiles sorrise, non prendendola come un'offesa.
Da quell'estate, trascorsa a cercare Erica e Boyd - purtroppo conclusasi con un fallimento -, il loro rapporto era cambiato.
Inizialmente,
Derek non era favorevole ad accettare il suo aiuto – tanto per
cambiare -, ma si era dovuto arrendere, visto che non poteva fare tutto
da solo e il supporto di Isaac non era sufficiente.
Derek
aveva sbuffato e minacciato ripercussioni - mai avvenute -, ma avevano
finito per vedersi spesso, parlare, avvicinarsi. Dopo che avevano
sotterrato l'ascia di guerra, Stiles si era accorto che andavano
più d'accordo di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Si erano abituati l'uno alla presenza dell'altro, erano diventati amici.
Si
erano conosciuti perché Scott era diventato un lupo mannaro e
aveva bisogno di qualcuno della sua specie che lo aiutasse, erano stati
costretti a collaborare, ma ora non era più così. Il loro
legame andava al di là di quello formatosi per Scott, un
qualcosa che li spingeva sempre di più a proteggersi a vicenda,
a volersi incontrare, qualcosa in continua crescita ed evoluzione.
«Arrivano» disse Derek, guardando un punto alle spalle di Stiles.
Lui
si girò e vide la macchina dei Winchester, una bella Chevy
Impala degli anni sessanta, entrare nel parcheggio quasi completamente
deserto della scuola.
Quando Dean e Sam scesero dalla macchina, Stiles notò che non indossavano più i loro completi da agenti del F.B.I.,
ma una tenuta semplice, con camice e jeans. Forse li preferiva in
questo modo, ma sembravano anche più pronti a tutto,
così. Come se l'essere vestiti comodi li rendesse più
pericolosi, gli davano quell'impressione.
«Ragazzi»
disse Dean, avvicinandosi. Si scambiarono dei saluti, poi Dean
continuò: «Siete solo voi?»
Stiles
annuì. «C'è stato un problema. Allison ha trovato
un biglietto nell'armadietto, questo qui.» Prese il foglio che
aveva riposto nella tasca, quando Derek glielo aveva restituito, e lo
porse a Sam. «All'inizio abbiamo pensato che fosse proprio
Allison in pericolo, ma l'avvertimento, così esplicito, sembrava
fatto apposta per distrarci. Allora abbiamo provato a contattare i
nostri amici, per sapere se stavano tutti bene, e uno di loro, Isaac
– lo ricordate? Era dal veterinario, ieri -, non rispondeva al
telefono, quindi Scott è andato con Allison a controllare a casa
sua. Hanno anche detto che chiameranno, quando saranno arrivati
lì.»
«Potrebbero essere in pericolo!» esclamò Dean. «Perché non ci avete chiamato prima?»
«Allison è una cacciatrice, lei e Scott se la caveranno» disse Derek, ma anche lui pareva preoccupato.
Stiles
non sapeva cosa rispondere. Non poteva certo dire che non potevano
recarsi a casa di Scott insieme, perché c'era il rischio che
venissero attaccati e Dean e Sam vedessero la trasformazione in lupi
mannari con i loro occhi, no?
«Dovremo andare da loro» aggiunse Dean e Sam annuì, concorde.
Stiles
cominciò a sudare freddo. Non sapeva nemmeno lui se fosse il
caso di fermarli o no. Magari Allison e Scott sarebbero stati davvero
in pericolo, non poteva certo lasciarli allo sbaraglio.
«Sì,
dovremmo raggiungerli, ma prima una domanda, ragazzi» disse Sam,
spostando lo sguardo dal biglietto a loro.
«Certo» disse Stiles, senza esitazione. «Quale?»
«È
chiaro, da questo biglietto, che l'obiettivo del lupo mannaro siete
proprio voi. Anzi, il mezzo per arrivare a Scott, perché?»
«Vorrei
saperlo anch'io, ma parliamone in macchina, intanto andiamo»
disse Dean e Stiles gli fu grato, visto che gli fu concesso qualche
attimo per riflettere.
«Non aspettiamo che Scott ci telefoni?» chiese, cambiando discorso, mentre li seguiva verso la Chevy Impala.
Sam
gli rivolse un'occhiata strana, come se dirgli la verità sarebbe
stato troppo spiacevole. Stiles la intuì comunque. Per i due
cacciatori era probabile che Scott non riuscisse a mettersi in
contatto, perché in difficoltà, ferito o... morto. Non
voleva prendere nemmeno in considerazione una tale possibilità.
Non
riuscirono ad arrivare alla macchina, perché una luce rossa
comparsa all'improvviso li accecò, ferendolo i loro occhi per
qualche momento. Stiles si coprì il viso con le mani, gemendo
per il fastidio e s'inginocchiò sul terreno, piegandosi in
avanti come per proteggersi; fu un gesto istintivo.
«Stiles!» l'urlo di Derek arrivò alle sue orecchie con un tono arrabbiato, quasi come un ringhio.
Stiles
spostò le mani, aprendo gli occhi e faticando a vedere il
territorio circostante. Riuscì a scorgere le altre tre figure
con lui e riconobbe quella di Derek, giusto ad un paio di metri di
distanza da lui. Continuando a rimanere accovacciato, nella speranza di
rimanere fuori dalla linea di tiro, raggiunse Derek di corsa.
Non
aveva idea di cosa stesse accadendo con certezza, ma credeva c'entrasse
l'arciere che l'aveva colpito il giorno prima. Che fosse tornato a
finire il lavoro?
«Sono qui» disse, toccandogli il braccio.
Derek
aprì gli occhi e Stiles vide che erano azzurro accesso. Venne
spinto bruscamente vicino alla macchina dei Winchester, che gli stessi
Sam e Dean stavano usando come riparo. Non c'era bisogno di spingere,
voleva lui stesso che si proteggessero in quel modo!
«State tutti bene?» chiese Sam, tirando fuori le armi dal retro dell'automobile.
«Mezzi accecati, ma sì» disse Stiles.
«Quando
prenderò quello stronzo, nemmeno sua madre riuscirà
più a riconoscerlo» borbottò Dean tra i denti,
caricando la pistola che teneva in mano. Stiles si chiese quanto
fossero legali le armi che quegli uomini possedevano, insomma, ne
avevano a centinaia!
Derek annuì con il capo, sorprendentemente d'accordo con Dean.
Oh, bene, quasi quasi provava pena per l'arciere, adesso!
Un
goccia di pioggia gli bagnò una faccia. Stiles sollevò il
viso verso il cielo e si sorprese nel notare che il sole era sempre
più coperto da nuvoloni scuri, si stava alzando il vento e la
minaccia di una tempesta era sempre più una certezza.
«C'era il sole, un momento fa.»
«Non è qualcosa di normale, proprio come la nebbia, ieri» disse Derek.
«Dividiamoci»
disse Dean a Sam, poi si voltò verso lui e Derek. «Voi
restate qui. Mentre la distraiamo, voi correte alla vostra macchina e
fuggite, okay.»
I
due fratelli Winchester non gli diedero nemmeno il tempo di replicare,
che si alzarono e corsero in due direzione diverse, riparandosi dopo
qualche decina di metri dietro ad un paio d'alberi.
Ormai, pioveva a catinelle, la temperatura si era abbassata e Stiles rabbrividì per il freddo.
«Andiamo!»
disse a Derek. Dovette alzare il tono di voce, perché, tra la
pioggia e il vento, diventava sempre più difficile riuscire a
comunicare.
Derek
si alzò e insieme si avviarono verso le loro macchina. Non gli
piacevano i due cacciatori, ma non voleva nemmeno lasciarli lì a
combattere da soli contro l'arciere che li aveva attaccati e che
sembrava avere anche doti magiche. Forse era un druido o qualcosa di
simile. Sperava non fosse di nuovo Jennifer Blake, dopo che erano
riusciti a sbarazzarsi di lei.
Stiles
si fermò e si voltò indietro. Sam e Dean stavano lottando
contro la tempesta, per riuscire a raggiungere l'arciere e, ora, questi
aveva preso anche a lanciare frecce, rendendo più difficile il
loro compito.
Derek notò che si era fermato e tornò indietro. «Cosa succede?»
«Non possiamo lasciarli lì, sarebbe sbagliato.»
«Sono cacciatori! Non possiamo farci scoprire!»
Non
poteva dargli tutti i torti, ma Sam e Dean avevano comunque tentato di
salvarli. Ora, non poteva rimanere a guardare. «Ci hanno aiutato,
io torno indietro.» Riparandosi con un braccio, Stiles
ritornò sui propri passi.
«Stiles!» urlò Derek. «Aspetta!»
Quando Derek lo raggiunse, con le pupille azzurro accesso e perfettamente trasformato, Stiles sorrise.
Poi
si diressero verso la Chevy Impala. Derek aveva i suoi denti e le sue
zanne come arma, ma Stiles ritenne più prudente prendere un'arma
dall'armamentario dei Winchester.
«La sai usare?» gli chiese Derek.
«Ehi, sono il figlio dello sceriffo!» Beh, forse avrebbe saputo usarla.
Sam
e Dean non erano più dietro gli alberi dove si erano nascosti,
ma dovevano aver proseguito più avanti, verso il punto in cui si
trovava l'arciere. Anche Stiles e Derek proseguirono per quella strada,
cercando di raggiungere gli altri due.
Improvvisamente,
una freccia colpì Derek, che ringhiò per il dolore, ma se
la strappò dalla spalla come nulla fosse. Stiles non gli chiese
nemmeno come stesse, la ferita si stava già rimarginando.
E
poi, la tempesta finì, com'era cominciata. Le frecce smisero di
essere scoccate e Stiles immaginò che l'arciere avesse pensato
di non poter competere contro tutti loro.
Sam e Dean sbucarono fuori dagli alberi – l'arciere era scappato - , fermandosi non appena li videro.
Stiles si girò a guardare Derek, che si stava affrettando a tornare umano, ma era troppo tardi per questo.
«È un lupo mannaro!» esclamò Dean, il cui braccio che sosteneva la pistola tremò.
Non stava per mettersi bene.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Buona Pasquetta! Visto che sono a casa, faccio arrivare il capitolo con qualche ora d'anticipo.
È il capitolo più lungo dell'intera storia, circa quattromila parole, spero lo abbiate apprezzato.
Peter è qui
con noi! Lo adoro, quindi mettete in conto che comparirà molto
spesso nella mia long. Ha un ruolo importante.
Inoltre, Dean e Sam hanno disgraziatamente scoperto che Derek è un lupo mannaro. Ops...
Nel prossimo capitolo:
La reazione di Dean e Sam, poi scopriamo cos'è successo ad
Isaac. Inoltre... tante ship (o friendship o bromance) e feelings!
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 7 *** 7° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 7
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 7/16 (2811 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
7
Con il senno di poi, ora si spiegavano molte cose.
Tutto
quell'essere misteriosi, quel nascondere ciò che sapevano
davvero, la sorprendente conoscenza di dettagli sui lupi mannari e il
motivo per cui ce l'avevano proprio con Scott.
Non
era un caso. Derek era un licantropo, Dean avrebbe scommesso che anche
Scott lo era, e chissà chi altro. Inoltre, Stiles,
dall'espressione che aveva in viso, doveva essere al corrente di tutto
o essere un lupo mannaro lui stesso.
Scacciò
la possibilità, quando rammentò che avevano visto Stiles
ferito solo il giorno prima e non presentava nessuna capacità di
guarigione fuori dalla norma. Forse era solo un umano stupido che
credeva di poter correre con i lupi. Era tutta colpa della mania per i
fantasy che c'era a quei tempi, la gente trovava divertente e
stimolante frequentare mostri. Roba da pazzi!
«Sei
un lupo mannaro» ripeté Sam, anche lui sorpreso, e lo
imitò puntando la canna della pistola contro il petto del lupo
mannaro.
Quest'ultimo si mise in posizione difensiva.
«Un
momento, possiamo spiegare. Non tutti i lupi mannari sono cattivi e
uccidono, smettete di puntargli addosso quelle cose!»
esclamò Stiles, spostandosi per mettersi davanti a Derek, il
quale non sembrava intenzionato a permetterglielo.
«Spostati,
idiota, prima di farti colpire» disse, con gli occhi che
luccicavano e Dean si diede dello stupido per non aver intuito prima la
verità. Insomma, che cacciatore era? Forse aveva bisogno di una
vacanza.
Stiles
lo ignorò. «Abbiamo tralasciato qualche particolare, ma
non abbiamo mentito sul resto. Ci sono stati lupi mannari, cacciatori,
druidi e persone psicopatiche prima d'ora in città, che hanno
ucciso persone innocenti, e noi le abbiamo fermate. Non potevamo essere
sinceri, proprio perché sapevamo il risultato sarebbe stato
questo.» Con un cenno del capo indicò lui e Sam e,
più precisamente, le armi che maneggiavano.
«Dean,
forse dovremmo...» La pistola che Sam teneva in mano venne
abbassata di qualche centimetro, fino ad essere rivolta contro il
terreno.
«Cosa,
Sam...?!» lo interruppe Dean, con uno scatto, e alzò la
voce. «Ci hanno mentito, già questo non li rende degni di
fiducia. I mostri sono così; quando li scopri, direbbero e
farebbero qualsiasi cosa pur di non avere più un'arma puntata
contro e salvarsi la pelle. Non sono diversi dai tanti esseri che
abbiamo spedito all'altro mondo.» Era deluso da Sam. Era stato
ferito - erano stati feriti - molte volte, avevano perso persone a loro
care, sapevano entrambi come girava il mondo. C'erano lacrime e sangue,
sempre, ogni dannata volta. «Perché dovrei fidarmi di
loro?» Quando guardava Derek vedeva solo artigli e zanne
sguainate, pronti a staccare la testa a qualcuno.
«La
mia famiglia, il mio branco non hanno mai fatto nulla di male»
disse Derek. Se si fosse avvicinato, Dean avrebbe premuto il grilletto
senza pensarci su due volte. Non avrebbe fatto del male a Stiles, che
era umano, ma per Derek non valeva lo stesso principio.
«Nessuno
deve farsi male. Noi vogliamo solo trovare il killer e farlo
smettere.» Stiles doveva essere una specie di avvocato difensore
dei licantropi, sempre pronto a mettersi in mezzo ed ergersi in loro
difesa.
«Uccidiamo solo chi uccide persone innocenti, Dean. E questi sono solo ragazzi» tentò di farlo ragionare Sam.
Aveva
ragione, erano disposti a lasciar vivere chi non infliggeva dolore e
morte, ma davanti a sé vedeva solo bugie e i cadaveri ritrovati.
«Stiles sarà anche un ragazzino, ma l'altro è un
uomo che ha visto la morte.»
Derek
sussultò in modo quasi impercettibile e strinse le labbra,
Stiles, invece, impallidì. Aveva toccato un nervo scoperto?
«Non sai un bel niente!» replicò, infatti.
Derek
si raddrizzò, tornando umano. «Basta, Stiles.
Andiamo.» Lasciando interdetti tutti i presenti, Derek si
girò e si allontanò lentamente verso la macchina.
Dean si era aspettato che mirasse alla loro gola, invece abbandonava il campo di battaglia.
Stiles
si affrettò a raggiungerlo. «Va bene che non volevo
spargimenti di sangue, ma te ne vai così?!»
cominciò a blaterargli alle spalle, mentre tentava di sostenere
il passo deciso di Derek.
Dean
si voltò verso il fratello. L'istinto gli suggeriva di
raggiungere il lupo mannaro e freddarlo sul colpo, ma vedere Sam
scuotere il capo in segno di negazione lo fece desistere.
Decise
di lasciarli andare, per il momento. «Se scopriremo che siete
implicati in qualche omicidio, non la passerete liscia» disse,
certo che Derek sarebbe riuscito a sentirlo anche da quella distanza.
Poco
dopo, la jeep di Stiles e la Camaro di Derek - bella macchina,
comunque, anche se mai all'altezza della sua - si allontanarono nella
stessa direzione.
«Che facciamo, adesso?» chiese Sam.
Dean
rifletté per qualche istante. «Li seguiamo. Dobbiamo
ancora scoprire cos'è successo a Scott e potrei scommettere che
è a casa sua che si stanno dirigendo» decise alla fine.
«Su, salta in macchina.»
***
Stiles
arrivò all'abitazione dei McCall praticamente in contemporanea
con Derek e notò immediatamente la macchina di Allison.
Attraversò
il viale e vide Scott seduto sui gradini della veranda, la testa fra le
mani e l'espressione abbattuta. Allison era con lui e tentava di
confortarlo, con scarsi risultati.
«Che
cos'è successo?» chiese, precipitandosi da loro. Stiles
temeva già il peggio e le loro facce mogie non aiutavano.
Sembravano stare entrambi bene, ma dov'era Isaac?
«Isaac? L'avete visto?» chiese Derek.
«Quando
siamo arrivati, non l'abbiamo trovato» spiegò Allison,
mentre Scott scuoteva la testa. «E c'erano segni di
colluttazione, in casa. E sangue...»
«Il
sangue di Isaac!» esclamò Scott, disperato, sollevando la
testa per la prima volta in quella conversazione. Aveva gli occhi
lucidi.
Stiles
si avvicinò ulteriormente e s'inginocchiò, poi
posò una mano sul braccio di Scott e strinse. «Lo
troveremo, se il lupo mannaro l'avesse voluto solo morto, non avrebbe
fatto tutto questo casino. Starà bene.» Tentò di
confortarlo, sperando di riuscirci. Già una volta Scott aveva
avuto una crisi simile, quando aveva creduto che Derek fosse morto e si
era sentito responsabile. Temeva quello che sarebbe potuto succedere
ora, quello che avrebbe potuto pensare. L'Alpha cercava Scott, era per
lui che li stava perseguitando, non voleva che l'amico pensasse fosse
indirettamente colpa sua. «Andrà tutto bene.»
Anche
Derek si avvicinò, portandosi alle spalle di Scott. Era in piedi
sugli scalini e si piegò in avanti. «Alzati. Sei un Alpha,
ora, e il tuo branco ha bisogno di te» disse. Derek prese Scott
per le braccia e lo rimise in piedi.
«Un pessimo Alpha, a cui hanno rapito un beta sotto il naso.» Scott era sconsolato.
Stiles non voleva che il suo migliore amico si sentisse così, doveva farsi forza. Dovevano ritrovare Isaac.
«Lo
saresti soltanto se abbandonassi il tuo branco. E tu non abbandonerai
il tuo branco.» Più che una domanda, era un'affermazione
quella di Derek.
Derek
era il più forte, tra tutti loro. Aveva sopportato tanto, aveva
sopportato di tutto, abbastanza perché chiunque altro perdesse
la ragione, ma lui continuava a risollevarsi, ad andare avanti. La sua
forza era da ammirare, in un certo senso.
Scott
fece un respiro profondo e annuì. «No, non lo
farò.» Ritornato in sé, si guardò intorno
con fare interrogativo. «E Dean e Sam? Non sono venuti con voi,
non li avete incontrati?»
«Beh...»
Stiles si passò una mano tra i capelli, con fare nervoso.
«C'é stato un piccolo, piccolo intoppo. Di dimensioni
mondiali, tipo.»
Scott inarcò le sopracciglia. «Cioè?»
«Non dirmelo, Stiles, non dirmi che...» Allison doveva aver già compreso tutto.
«Ci hanno scoperti» completò Derek, il quale doveva aver dimenticato dove il tatto stava di casa.
«Ecco... sì, si può dire così. Un piccolo sfortunato incidente.»
Scott
sbarrò tanto gli occhi che Stiles temette che le orbite
sarebbero potuto uscire fuori, stile cartone animato, e non sarebbe
stato un bello spettacolo. «Un piccolo incidente?»
ripeté. «E come è potuto accadere?»
«Se te lo raccontassi, non ci crederesti.» Se non l'avesse visto accadere, non ci avrebbe creduto nemmeno lui.
«Il
cacciatore che ha colpito Stiles, ci ha attaccato di nuovo. I due
cacciatori hanno tentato di catturarlo e Stiles temeva fossero in
difficoltà...» Era un'occhiata accusatoria quella che
Derek gli stava rivolgendo? Oh, sì, lo era. «... Per
aiutarli, mi hanno visto trasformato e non abbiamo nemmeno potuto
catturare l'arciere, visto che è fuggito.»
Scott si voltò verso di lui.
«Non
guardarmi così! Anche tu saresti corso ad aiutarli, al mio
posto» disse Stiles, sulla difensiva, bloccando qualsiasi replica
sul nascere.
E poi, come poteva sapere quanto il suo slancio eroico gli si sarebbe ritorto contro?
«Come l'hanno presa?» chiese Allison.
«Diciamo che... siamo sulla loro linea di tiro, adesso.»
«Ma voi state bene» osservò Scott. Fece passare uno sguardo da Stiles a Derek, come per convincersene.
«Ci hanno lasciato andare» disse Derek.
«Per
ora» aggiunse Stiles. «Se penseranno che siamo implicati in
un qualunque omicidio, ci riempiranno di piombo. E io non voglio
diventare un colabrodo, okay? Teniamoci alla larga da loro.»
Scott annuì con il capo e Stiles ne fu sollevato. «Peccato, sembravano in gamba.»
«Oh,
devono esserlo, finché si dimostra di essere un candido umano
che non ha a che fare con il soprannaturale. Da quel momento, non si
è più degni di vivere.»
Stiles,
benché se lo fosse aspettato fin dall'inizio - l'aveva detto
lui! -, era rimasto deluso dal comportamento di Dean e Sam. Non pensava
fossero cattive persone, ma il loro modo di pensare era troppo chiuso.
Forse erano abituati ad altri tipi di mostri e, probabilmente, dovevano
aver sofferto molto, ma non credeva fosse una buona ragione per
condannare chiunque a prescindere, solo perché ha i denti e le
unghie che si allungano. O magari sì ed era lui quello strano.
Scott
era stato trasformato un anno e mezzo prima circa, ma era rimasto lo
stesso, solo con qualche capacità più sviluppata. Era
ancora lo stesso ragazzo che andava a scuola, praticava lacrosse,
guardava ragazze e si innamorava di loro. Non soffriva nemmeno
più l'asma e anche questa era un punto a favore.
Sì, c'era il rovescio della medaglia, vale a dire la carrellata di problemi che avevano ogni giorno, ma se la cavavano.
Decisero di entrare in casa, così che anche Stiles e Derek potessero vedere quello che era successo all'interno.
Come
già avevano anticipato Allison e Scott, erano evidenti i segni
di colluttazione. Già dall'ingresso era possibile notare graffi
sulla porta, mobili gettati in terra o spezzati a metà. Le
macchie di sangue partivano dalla stanza di Isaac - era stata una
stanza degli ospiti, in precedenza -, proseguivano lungo il corridoio,
giù per le scale e terminavano alla porta d'entrata. Erano solo
poche gocce, quindi Stiles credeva non fosse una ferita profonda, ma
sempre di un Alpha si stava parlando, avrebbe impiegato molto a
guarire. Mentre Stiles e Allison analizzavano la situazione da umani,
Derek e Scott sfruttavano i loro sensi sviluppati. Avevano chiuso
entrambi gli occhi e si aggiravano per la casa ascoltando e annusando.
Cosa, rimaneva un mistero.
«L'avete riconosciuto?» chiese Stiles ai due. «È qualcuno che conosciamo?»
«Se lo è, copre l'odore» disse Derek.
«È un Alpha» affermò Scott.
Infatti
solo gli Alpha potevano coprire il proprio odore, almeno a detta dei
lupi mannari che conosceva, lui non poteva sentire la differenza,
ovviamente.
«Chi sarà il prossimo?» disse Allison, improvvisamente.
Tutti i presenti si voltarono verso di lei. «Eh, cosa?» chiese Stiles.
«È scritto qui» spiegò lei e gli porse un foglio. Era stato vergato dalla stessa mano del primo.
Sia Scott, sia Derek si avvicinarono a lui. «Non l'avevamo notato prima» disse Scott.
«Dove l'hai trovato?» chiese l'altro.
Allison indicò un tavolo rovesciato. «Qui sotto, sul pavimento.»
La
o le persone che erano dietro a tutto questo dovevano essere delle
grandi fan del dramma. I biglietti, la nebbia, le frecce... erano tutte
cose così appariscenti.
«Ci sta stanando, uno ad uno» disse Scott e sembrò sentirsi di nuovo colpevole per tutta quella situazione.
Allison
gli posò entrambe le mani sulle spalle e si appoggiò a
lui. «Non buttarti giù, è proprio a questo che
mira. Ormai abbiamo capito come procede, lo scoveremo.» Scott
sollevò un braccio e intrecciò le dita a quelle di
Allison.
Stiles
chinò lo sguardo sul foglio, poi di nuovo sul quadretto formato
da Scott e Allison e inarcò le sopracciglia.
No, non poteva essere. Non voleva crederci.
Si girò verso Derek e anche lui sembrò pensieroso. Che si stesse facendo le sue stesse domande?
Poi, Stiles e Derek si scambiarono uno sguardo e un silenzioso “dobbiamo parlare” e si allontanarono da Scott e Allison, che stavano ancora parlando tra di loro, persi nel loro mondo.
Uscirono di casa e si allontanarono di alcuni metri, quanto bastasse perché Scott non potesse sentirli.
Si trattava di un argomento spinoso, sostanzialmente assurdo e Scott li avrebbe presi per pazzi.
«Che
cosa stavi pensando, prima?» chiese Stiles, cauto. Magari si era
sbagliato e Derek aveva un'idea completamente diversa dalla sua e
decisamente più plausibile.
Magari
era solo invidioso dell'affetto che correva ancora tra Allison e Scott,
visto che lui non aveva una ragazza da, tipo, mai - ma almeno le sue
non erano state serial killer!
Magari...
«Allison potrebbe essere l'arciere» affermò Derek alla fine.
Da quanto erano così sulla stessa lunghezza d'onda?
***
«Allison
potrebbe essere l'arciere.» Derek fu diretto e conciso. Non c'era
bisogno di giri di parole e sapeva che entrambi la pensavano nello
stesso modo. Aveva visto il momento in cui Stiles l'aveva realizzato,
non era bravo a nascondere ciò che pensava.
Andava
bene, era qualcosa che apprezzava. Era più difficile che una
persona trasparente mentisse e lui era stanco di menzogne, ne aveva
sentite abbastanza nella sua vita, tanto che erano riuscite a
rovinargliela. La sincerità era rilassante.
«Non essere precipitoso. Solo perché tira frecce e ha trovato entrambi i biglietti...»
«È una cacciatrice e ha già cercato di mettere fuorigioco il branco, una volta» aggiunse Derek.
«Quella
volta era diverso, era stata manipolata da Gerard. E poi si tratta di
Scott, e lei è sempre stata dalla parte di Scott.» Stiles
scosse il capo, come se tentasse di convincere più se stesso che
lui. «È una nostra amica, non è carino sospettare
di lei.»
Quelle
erano solo scuse. Stiles era intelligente e intuitivo a sufficienza da
non accettare simili sentimentalismi come verità assolute.
«Tu hai sospettato di me. E mi hai fatto arrestare.»
Stiles liquidò la questione con la mano. «Non conta. Non eravamo amici, a quel tempo.»
Derek non replicò. Le parole "ora lo siamo?", rimasero sospese tra loro due. Ma... sì, lo erano. Non lo avevano chiesto, né tantomeno voluto, ma era successo.
L'amicizia
nasceva prima ancora che ci si rendesse conto fosse accaduto. Era un
sentimento naturale e lui se lo era negato per tanto tempo.
«Era con Scott quando ci hanno attaccato prima.»
«Non è detto che sia lo stesso arciere, magari era un'altra persona.»
Stiles
gli agitò un dito sotto il naso. «E non si spiega
perché avrebbe voluto unirsi ad un Alpha, per poi ucciderne un
altro.»
«Non lo so» disse Derek. C'erano ancora tanti punti oscuri in quella storia, lo sapeva.
Stiles
stava riflettendo e borbottava fra sé e sé, segno che
stava seriamente prendendo in considerazione quella scomoda
possibilità.
«Non sarà lei, non è possibile che lo sia, ma... la terremo d'occhio.»
Derek annuì. Stiles si era convinto.
«E non una parola con Scott. Non sarebbe obiettivo.»
Non c'era bisogno di dirglielo, era scontato che fosse meglio tenere per loro quel segreto.
«Sono
una pessima persona, mentire in questo modo al mio migliore amico. Non
posso crederci» continuò Stiles, che ormai aveva smesso
completamente di rivolgersi a lui.
Derek scrollò le spalle. «Lo fai per lui. Si tratta solo di guardargli le spalle, nulla di più.»
Stiles
fece una smorfia. «Almeno non stiamo progettando di staccarle la
testa a morsi o qualcosa del genere.» Improvvisamente,
sgranò gli occhi. «Non lo stiamo facendo, vero?»
chiese, un po' preoccupato.
«Non lo so, Stiles, vedremo» affermò Derek con assoluta serietà.
Stiles
lo guardò ancora più sconvolto, poi capì che lui
scherzava. «Mi stai... mi stai prendendo in giro!» Il fatto
che Stiles fosse così sorpreso dal fatto che Derek potesse fare
una battuta, era quasi offensivo, ma poi gli sorrise e lo scostò
con una manata che fu come solletico, per lui.
Lasciò perdere e un piccolo sorriso gli curvò le labbra.
«Grazie per aver tirato su Scott, prima. Era molto abbattuto» disse Stiles, cambiando argomento.
«Ho
solo detto la verità. Penso sarà un buon Alpha.»
Scott era diverso da lui, avrebbe fatto un lavoro migliore. Nessun Beta
sarebbe morto per un suo sbaglio, a causa del suo egoismo.
Aveva
voluto il potere, aveva tentato di formare un branco per superare la
solitudine che lo attanagliava ed erano stati i suoi Beta a pagare.
«Meglio
di te? È questo che intendi? Magari sì, lo sarà,
ma ha bisogno di aiuto, delle persone che gli vogliono bene. Te
compreso.» Si mosse sul posto, un po' imbarazzato. «Quindi,
se puoi, resta, okay?»
Non era più tanto sicuro stessero ancora parlando di Scott.
Derek
non riuscì a dire niente, rimase solo a guardarlo, in silenzio.
Non poté promettergli che sì, sarebbe rimasto lì,
a Beacon Hills.
Non era stupido, sapeva di aver già provato prima qualcosa di simile - con risultati disastrosi -, ma, anche se la situazione era ben diversa - Stiles era diverso,
lo sapeva -, era spaventato. Se avesse compiuto una mossa, detto o
fatto qualsiasi cosa, sarebbe potuto cambiare tutto; in bene o in male
era difficile prevederlo.
Perciò non disse nulla e rimase ad osservare Stiles che ritornava sui propri passi per raggiungere Scott.
Non era ancora il momento, non era... pronto.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Eccomi di nuovo, ormai siamo quasi a metà storia.
Allora,
allora... la scoperta del "segreto" non ha portato troppi danni,
però ci sono lo stesso dei problemi, in primis uno: Isaac
è stato rapito (ci vorrà un po' per scoprire cosa gli sia
successo, scusate). Devo dire che mi è piaciuto scrivere la
scena in cui Scott è triste e depresso e il suo branco lo
consola, era una scena "sentita", un bel momento.
Per quanto riguarda Allison... gli Sterek sospettano di lei, ma
sarà davvero così? O l'arciere è qualcun altro? E
l'Alpha, che semina zizzania?
Nel prossimo capitolo:Qualcuno
muore (keep calm!!!), scopriamo dove Peter vive (ehi, casa sua è
fantastica!) e con il nemico del tuo nemico non è tanto male
stringere un'alleanza.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 8 *** 8° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 8
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 8/16 (2454 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
8
«Fregati
da dei ragazzini, non posso crederci» disse Dean, spalancando la
porta d'ingresso del motel. Non era la prima volta che ripeteva quel
mantra, da quando aveva scoperto la verità, ma non poteva
fermarsi. «Non avremmo dovuto lasciarli andare, Sam.»
Anche quella non era proprio la prima volta che faceva un'osservazione
del genere. Forse non sarebbe stato soddisfatto finché Sam non
gli avesse dato ragione e fossero corsi ad abbattere i licantropi di
quella città. Insomma, sapevano anche dove vivevano, perché diavolo stavano temporeggiando?
Avevano seguito Derek e Stiles, quando loro avevano lasciato il
parcheggio della scuola. Aveva avuto ragione a credere che sarebbero
andati da Scott, a casa di quest'ultimo.
Si erano dovuti tenere a distanza, ma abbastanza vicino dal controllare la situazione.
Stiles e Derek erano scesi dalle rispettive macchine e si erano avvicinati a Scott e Allison, seduti sui gradini.
Dean aveva notato una strana tensione fra di loro, preoccupazione,
probabilmente, e si era chiesto se c'entrasse l'amico non reperibile,
Isaac. Ancora lui e Sam non sapevano se fosse davvero scomparso o meno.
I quattro ragazzi erano entrati per alcuni minuti nella casa di Scott,
poi Stiles e Derek erano usciti da soli e avevano avuto una
conversazione intima. Non era durata molto e lui e Sam non avevano
potuto ascoltare una parola, solo osservare da lontano, perché
temevano le orecchie da lupo mannaro di Derek.
Alla fine, Stiles era rientrato in casa, da solo, e Derek era rimasto immobile per un po', prima di seguire l'esempio di Stiles.
Era stato l'inseguimento più inutile della sua carriera di cacciatore.
Sam sospirò. Un sospiro che, con il passare delle ore, si stava facendo via via sempre più esasperato.
Cosa aveva, lo stava annoiando, forse?
«Dean, ragazzini innocenti, ricordi? Ne abbiamo già
parlato. Sai che ho ragione, solo ti brucia il fatto che ci abbiano
mentito.»
Non sopportava quel tono saccente e moderato. «In altre parole sarei infantile?»
Si fermarono davanti al bancone del motel, ma dietro di esso non vi era nessuno. Dov'era la vecchia e il mostro piumato?
Sam non rispose, ma gli rivolse uno sguardo eloquente e batté sul campanello per richiamare l'attenzione di qualcuno.
«Ma a te non rode proprio per niente?»
Sam lo guardò come se avesse tre teste. «No, capisco le
loro ragioni. Siamo cacciatori e loro la nostra preda, anch'io avrei
taciuto, al loro posto.»
«Ciò non toglie che, se li scopriremo a commettere qualche
atto che non sia fare i compiti o guardare le cheerleader – e non
con le intenzioni di mangiarle -, non potremmo ignorarlo.»
«Non accadrà, mi sembrano bravi ragazzi.»
Anche a lui, forse era anche per questo che lo infastidiva sapere che
degli adolescenti avevano pensato bene di allestire un bel branco in
città, come passatempo. Stava invecchiando, non capiva
più i giovani d'oggi.
Beh, lui, da ragazzo, cacciava già i mostri, però non era proprio la stessa cosa, no?
Irritato che la proprietaria del motel non si fosse ancora fatta
vedere, Dean batté di nuovo la mano sul campanello, più
volte e con insistenza. «Allora, non c'è nessuno,
qui?!» esclamò a gran voce.
In quel momento, sentirono delle voci concitate sul retro. Sembravano dei lamenti ed entrambi si accigliarono.
«Ma che?» chiese Dean.
Seguì un suono più forte e quelli che a Dean parvero
essere dei singhiozzi. Senza più trattenersi, scavalcarono il
bancone ed uscirono dal motel dalla porta sul retro. Si ritrovarono nel
cortile, dove videro la vecchia e il nipote Peeta inginocchiati sul
terreno, intorno a qualcosa.
«Cos'è accaduto?» chiese Sam, avvicinandosi.
Bastarono pochi passi per rendersi conto a cos'era dovuto il dispiacere
della vecchia e di Peeta. Il pappagallo, quello grande e colorato che
stava sempre sulla spalla della vecchia e che aveva tentato di beccare
Dean, giaceva ora morto, con la gola squarciata.
«Katniss. È morta» disse Peeta, gli occhi lucidi,
mentre accarezzava la testa di Katniss; aveva le mani sporche di sangue.
«È stata uccisa» disse la vecchia, con tono freddo,
distante, ma che sembrava nascondere altro. Aveva lo sguardo fisso su
Katniss, ma sembrava persa in altri pensieri o ricordi.
«Uccisa? Da un altro animale, intende?» chiese Sam. Si
avvicinò a Katniss e si inginocchiò, per esaminare
più da vicino il carcassa.
Dean l'aveva detto fin dall'inizio che quel motel nascondeva qualcosa
di strano, anche se lui era più orientato verso la vecchia. Non
era ossessionato! Semplicemente molto, molto previdente, dopo tutto
quello che aveva visto. Non si poteva sicuramente dargli torto, visto
il modo in cui sia Katniss sia la vecchia l'avevano fissato più
di una volta come se volessero mangiarlo.
Si inginocchiò anche lui di fianco al pappagallo. Magari si era trattata solo di una zuffa fra uccelli.
Le ferite sembravano un po' troppo profonde, però, e dalla forma sembravano opera di un'arma affilata.
Anche in quel caso non era detto che fosse opera di qualcosa di
soprannaturale, poteva anche essere stato per vendetta verso la vecchia
o il nipote. Era una cosa terribile, ma non rientrava nell'area di loro
competenza.
«Volete una mano per...» fece Sam, indicando Katniss. «Seppellirla?»
Non si poteva negare che lui e suo fratello avessero una certa
esperienza nel dissotterrare cadaveri, ma... seppellirli? E non si
trattava nemmeno di una persona!
Con suo sollievo, sia la vecchia - forse era davvero ora di scoprire
qual era il suo nome - sia il nipote rifiutarono la generosa offerta
del suo altruistico fratellino.
«Siete gentili, ma ci penseremo noi» disse Peeta, senza staccare gli occhi dall'adorato pappagallo Katniss.
Dean e Sam si scambiarono un'occhiata e annuirono.
Rientrarono all'interno dell'edificio e si fecero consegnare la chiave
della stanza dalla proprietaria, poi si allontanarono lungo il
corridoio.
«Brutta storia» commentò Sam.
«Quale? Il pappagallo con la gola mozzata, il supposto ragazzo
che non si trova, due cadaveri in città o il licantropo alleato
con un tiratore di frecce? Ah, e non dimentichiamo i teenager al liceo,
questa forse le batte tutte.»
Sam fece una smorfia. «Credi che il ragazzo sia davvero scomparso?»
Dean infilò la chiave nella toppa ed aprì la porta;
attraversò la soglia, gettò la giacca su una sedia e si
lasciò cadere sul letto, in posizione supina. «Non lo so.
Chissà quante cose ci hanno nascosto i ragazzi.»
«Non pensi che dovremmo...?» cominciò a chiedergli
Sam, prendendo posto sulla scrivania, le caviglie incrociate.
«No.» Non aveva bisogno che Sam continuasse, sapeva
già cosa stesse per chiedergli e non gli piaceva, non gli
piaceva affatto.
«Ma...»
Dean sbuffò. «No, Sammy!»
«Insomma, Dean, Isaac potrebbe essere in pericolo, credo che
stipulare una tregua con i ragazzi potrebbe aiutarci a sistemare la
situazione a Beacon Hills.»
Sapeva che l'avrebbe detto! «O aiutarci a lasciarci sbranare
più facilmente, mentre siamo impegnati a far comunella con un
bel branco di licantropi.» Rivolse a Sam uno sguardo sprezzante.
«Non c'è nulla che tu possa dire che sia sufficiente a
farmi cambiare idea.»
Quanto guardò Sam, però, e vide la sua espressione decisa
e anche un po' bastarda, si disse che forse, forse aveva cantato
vittoria un po' troppo presto. Perché alla fine è
difficile dire no al proprio fratellino. Al proprio fratellino armato e
bravo a dare pugni, tra l'altro.
***
Derek non era mai stato a casa di suo zio Peter prima d'allora.
Sapeva dove abitava, conosceva il suo indirizzo e la zona dov'era
situata l'abitazione, ma non era mai andato a trovarlo, né
pensava ci sarebbe mai andato.
Era difficile ammettere di aver bisogno di Peter, ma per la
salvaguardia di Scott, Stiles e di tutto il branco di Beacon Hills era
necessario.
L'orgoglio non serviva a nulla, quando le persone a cui tenevi si facevano male.
Peter non conosceva il termine indiscrezione, decise, quando le porte
di un palazzo di lusso si aprirono davanti a lui. Doveva aver affittato
l'appartamento più grande e più caro di tutta Beacon
Hills, almeno a giudicare dall'esterno e dal custode che gli aveva
aperto la porta.
Sollevò gli occhi al cielo e si diresse verso l'ascensore, che
disponeva di un'ulteriore persona per condurre i visitatori o gli
affittuari al piano.
«L'ultimo piano» disse al ragazzo biondo dell'ascensore.
Va bene che non avevano problemi di soldi, ma, a questo punto,
perché non circolare con un cartello al collo che citasse:
“sono un lupo mannaro”?
Quando l'ascensore si fermò, Derek percosse il tratto di corridoio fino all'appartamento di Peter.
Non fu necessario arrivare nemmeno alla porta d'ingresso che essa si
spalancò e Peter fece la sua apparizione, appoggiandosi
comodamente allo stipite.
«Ti ho visto arrivare» disse questi con un sorriso.
«A proposito, la tua auto, la Camaro, è un gioiellino,
altro che quel catorcio con cui giravi tempo fa.» Peter si
voltò e rientrò in caso, seguito da Derek. «Dove
l'avevi trovata? Avere un branco non ti rendeva improvvisamente una
mamma single con prole, sai?»
Derek si limitò a sospirare e ad ignorare completamente Peter.
Quando iniziava con il suo umorismo che a lui non faceva affatto
ridere, il meglio che si potesse fare era non prestargli attenzione.
«Posso offrirti qualcosa? Un alcolico, un caffè? O sei
passato alle bibite analcoliche gassate, come tutti gli adolescenti che
frequenti?»
Era certo che Peter lo facesse apposta a farlo innervosire. «Hai
finito? È successa una cosa grave!» esplose Derek, che
aveva decisamente esaurito la pazienza.
Peter si sedette sul divano e gli fece segno di accomodarsi anche lui. «Allora, cos'è successo?»
Derek prese posto su una poltrona. «Si tratta di Isaac, è
scomparso e, mentre questo accadeva, io, Stiles e i cacciatori siamo
stati attaccati.»
Peter annuì con il capo, mentre lo ascoltava. «Ci sono stati feriti?»
«No, ma l'arciere, il cacciatore, chiunque sia, è fuggito
prima che potessimo catturarlo.» Chiuse i polsi a pugno e
aggiunse: «Abbiamo bisogno di una mano, una mano esperta.»
Peter gli batté una mano sul ginocchio. «L'avrete. Non
lascerò di certo il mio nipotino e i suoi amichetti in
difficoltà.» Peter appoggiò la schiena all'indietro
contro lo schienale del divano e incrociò le mani dietro il
collo, in una posizione rilassata. «Raccontami ogni cosa,
vedrò cosa posso fare.»
***
La casa della famiglia di Derek non era cambiata dall'ultima volta che
l'aveva vista. Erano trascorsi mesi, ma vi era sempre presente
un'atmosfera cupa, triste.
Quella casa aveva visto morire molta gente, quasi una famiglia intera,
e ne avrebbe portato i segni per sempre. Forse sarebbe stato il caso di
buttarla giù e allontanarsi da quel posto senza voltarsi
indietro.
«Che cosa stai guardando?» gli chiese Scott, raggiungendolo.
Stiles si riscosse. «Nulla, entriamo.»
La sera precedente, Sam aveva telefonato a Scott chiedendogli un
incontro per quel mattino, approfittando del fatto che era il fine
settimana e non dovevano frequentare la scuola. Sembrava che i due
fossero d'accordo sul fatto che, per il bene comune, era preferibile
mettere da parte le divergenze e allearsi, senza più segreti.
Stiles non era sicuro di quanto sarebbe durata.
Anche Allison li raggiunse, la quale aveva ritenuto più prudente
portarsi dietro l'arco e la faretra. Stiles, invece, aveva preferito
affidarsi alla sua mazza da baseball, che, non bisognava dimenticare,
aveva salvato la vita praticamente a tutti, una volta.
L'intento era stipulare una tregua, ma questo non significava che si
sarebbero presentati indifesi. Avrebbe potuto scommettere che Dean e
Sam non l'avrebbero fatto.
Derek uscì fuori da casa sua e li guardò sorpreso.
«Che cosa fate qui? È successo qualcos'altro?»
«No, ma Dean e Sam stanno per arrivare» spiegò Stiles.
Se possibile, Derek apparve ancora più sorpreso. Non che
generalmente fosse molto espressivo, visto che aveva perennemente
stampata in faccia un'espressione truce, ma per i suoi standard era
molto. «Che intendi con “stanno per arrivare”?»
«Abbiamo stipulato un accordo. Un accordo di pace.»
Scott si prese la briga di sottolineare la parola “pace”,
come se ai presenti non fosse ben chiaro il significato.
«Siamo qui, con “qui” che va inteso come “a
casa tua”, perché vorremmo utilizzarla come covo. Ah, no,
com'era? Luogo neutrale.» A Stiles ancora sfuggiva cosa ci fosse
di neutrale in una casa di un lupo mannaro in cui erano morte otto
persone, ma non era lui a decidere, evidentemente. Un luogo pubblico,
in cui nessuno poteva attaccare nessuno non sarebbe stato meglio?
Derek atterrò sul terreno, facendo un balzo atletico dalla cima
degli scalini della veranda, e Stiles quasi sbuffò, guardandolo.
Insomma, era troppo facile se si possedevano i sensi dopati di
soprannaturale.
«Pensavo avessimo deciso che era meglio stare alla larga da
loro.» La frase di Derek era rivolta a Scott, ma gli occhi erano
fissi su di lui.
Stiles scrollò le spalle, lavandosi le mani da ogni responsabilità.
«Faremo attenzione, non siamo indifesi» disse Allison,
mentre si aggiustava il suo mortale arco sulla spalla e la punta delle
frecce parve quasi brillare alla luce del sole. Quella ragazza metteva
davvero paura, quando voleva.
«No, ma forse molto stupidi» replicò Derek, che non
era mai stato fan del team Allison, tantomeno ora che sospettavano di
lei.
«Non litighiamo, dobbiamo restare uniti.» Uno dei motivi
per cui il branco di Scott funzionava, almeno fino a quel momento, era
che lui credeva nell'unione del branco, nell'amicizia, e riusciva ad
ottenerli entrambi, mentre c'era troppo conflitto in Derek, c'erano
cose che doveva capire di sé lui stesso.
«Venite» disse Derek, facendo loro strada, anche se la conoscevano tutti alla perfezione.
Stiles accelerò il passo e si mise al fianco di Derek. «Nessuna notizia di Isaac?» chiese quest'ultimo.
«No, né sua, né del rapitore. Vuole logorarci i
nervi e attaccare quando saremo più in difficoltà.»
E forse ci stava riuscendo.
Entrarono in casa e si sedettero ad aspettare che anche Dean e Sam arrivassero.
«Aiden ed Ethan? Fanno ancora parte del branco?» chiese Derek, cambiando argomento.
Stiles lo vide incupirsi, mentre glielo chiedeva. Aiden ed Ethan
avevano avuto un ruolo nella morte di Boyd, non era qualcosa che fosse
possibile mettere da parte e Stiles ancora ricordava gli occhi lucidi
di Derek, mentre era inginocchiato al fianco del cadavere. Non l'aveva
mai visto così vulnerabile ed era stato un brutto momento,
un'altra cosa che Derek non si sarebbe perdonato.
«Stanno cercando Isaac, cercano tracce.» Scott aveva
pensato sarebbe stato preferibile che i due gemelli non avessero troppo
a che fare con Derek, per quanto possibile, e Stiles si era trovato
d'accordo.
Derek annuì e parve rilassarsi almeno un po'.
«Stanno arrivando» disse Scott, comparendo nella stanza. Era rimasto fuori insieme a Allison ad aspettare.
Stiles fece un respiro profondo. Bene, sperava che Dean e Sam fossero
di umore più caritatevole di quanto fossero mai stati Gerard o
sua figlia Kate o sua nuora Victoria. Che famiglia gli Argent. Forse
anche quello poteva essere preso come un segno che Allison era
l'arciere e stavano cercando qualcuno che era già lì con
loro e che conosceva ogni dettaglio dei loro piani.
Strinse la presa intorno alla mazza da baseball.
«Credi che quella sia necessaria?» chiese Derek, indicandola.
Stiles sbuffò. «L'ho già detto anche a Scott, non
ho i denti lunghi, io. Voi avete gli artigli, Allison le frecce e io
questa.»
Derek fece un sorrisetto e si avviò per incontrare Dean e Sam.
Avevano stipulato una tregua, forse sarebbe stato il caso di mostrarsi
amichevoli. Poggiò la mazza sul pavimento e si diresse anche lui
verso l'esterno.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Siamo arrivati all'ottavo capitolo. Mi sembra ieri che avevo appena cominciato a postare e sono già a metà.
Questa volta, c'è una grande passo verso la "trama del motel",
come la chiamavo mentre la ideavo e scrivevo. Ho anche chiamato il
pappagallo della proprietaria del motel (giuro che entro la fine della
storia scoprirete come si chiama la donna) Katniss, perché mi
divertiva strizzare l'occhio a Hunger Games. L'avevo già fatto
con Peeta, perché non con Katniss? XD In effetti, c'è
poco da ridere. Dean e Sam avranno un molto da fare anche qui.
Per quanto riguarda il resto... Derek chiede aiuto a Peter e quest'ultimo accetto.
Infine, Dean, ma diciamo anche tutti i personaggi, si rassegnano ad una
tregua, perché Isaac è in pericolo e non è tempo
di battibeccare, ma di agire.
Nel prossimo capitolo: Grande scoperta nel caso, Peter si rende utile e confronto civile tra Dean, Derek e Peter.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 9 *** 9° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 9
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 9/16 (2214 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
9
Ogni
volta che entrava in quella casa, qualsiasi motel che avesse mai
frequentato gli sembrava improvvisamente un hotel di lusso.
Non
conosceva la storia del lupo mannaro che ci abitava, né ci
teneva a conoscerla, ma quali motivi potevano spingere qualcuno a
vivere in un posto del genere?
Era
come se si stesse punendo per qualcosa o non riuscisse a dimenticare il
passato. Era una cosa che poteva capire, in qualche modo.
Dean
aprì la porta, che non era chiusa a chiave, e attraversò
l'ingresso, seguito più lentamente da Sam, il quale consultava
una cartina. La casa era silenziosa, Derek doveva essere assente.
Ormai conoscevano bene quella catapecchia e si comportavano un po' come se fosse casa loro.
Erano
trascorsi quattro giorni da quando avevano stretto un'alleanza con il
branco di Scott e da allora passavano spesso da quel luogo, per
aggiornarsi a vicenda delle nuove scoperte.
Non
c'erano stati nuovi omicidi o attacchi di qualsiasi genere da parte del
lupo mannaro o del cacciatore, erano stati giorni tranquilli, quasi
noiosi. Dean avrebbe voluto un po' d'azione e riuscire a chiudere in
fretta quella storia, ma sembrava non fosse possibile, visto che non
avevano scoperto nulla di utile.
L'assassino
era un lupo mannaro? D'accordo, ma nemmeno i loro aiutanti con le zanne
si rivelavano utili, con le loro doti, visto che non riuscivano a
sentire l'odore.
“Perché è un Alpha”,
aveva spiegato Scott. Sembrava che a Beacon Hills gli Alpha potessero
nascondere il loro odore e apparire come innocui umani. Ecco, anche
questa cosa di specie diverse stava complicando il loro lavoro.
Non erano preparati per questo, lui e Sam avevano conoscenze diverse.
Sam posò la cartina sul tavolo, prese un pennarello rosso e fece dei cerchi su alcuni punti della mappa.
«Gli
attacchi sono avvenuti in questi punti» disse, indicando quattro
punti della mappa: la scuola, il cortile della scuola, un vicolo e
fuori dallo studio del veterinario. Poi segnò dove abitavano le
vittime o le famiglie delle stesse e dove Isaac era stato rapito.
«Punti in comune?» chiese Dean, piegandosi anche lui sulla mappa.
«Nemmeno uno» replicò Sam, quasi spazientito. «Lo sai.»
«Ci deve essere. Gli assassini compiono sempre un passo falso, qualcosa ci è sfuggito.»
«Aspetta!» esclamò Sam. «La scuola!»
«Era
proprio un bel posto, un volta, per le cheerleader.» Era Sam il
genio della famiglia, lui non andava altrettanto bene e aveva sempre
arrancato. Non gli interessava studiare, non faceva per lui. Doveva
pensare a Sammy, a diventare un bravo cacciatore come suo padre, non
aveva mai avuto tempo per la scuola. Non che gli interessasse averne.
“Sì,
Dean, ora piantala di fare il coglione.” Ecco, non aveva bisogno
che Sam parlasse, per sapere cosa stesse pensando. Era lampante come il
sole, comunque.
«Il
biglietto che è stato trovato nell'armadietto di Allison. Lo
ricordi? Come ci sarà finito lì?»
Pensare
alla scuola doveva avergli dato alla testa, a Sam. Ora si divertiva a
fargli domande nemmeno fosse un professore e lui un alunno. «Non
lo so, un altro studente, un professore?»
«Sicuramente qualcuno che ne ha accesso. Uno che può passare inosservato.»
«E
questo come può aiutarci? In una scuola ci sono centinaia di
studenti, decine d'insegnanti, bidelli... persone!»
«Potremo
fare una ricerca. Vedere chi a scuola ha a che fare con questa storia e
chiedere ai ragazzi se sanno qualcosa.»
Dean
fece una smorfia. «Sarà un lavoro lunghissimo...» si
lamentò. Aveva bisogno di una birra, non poteva affrontare un
simile lavoro senza nemmeno una goccia d'alcool in corpo.
«Chiederò allo sceriffo di avere accesso all'incartamento scolastico. Tu parla con i ragazzi.»
Era
primo pomeriggio e Scott e Stiles sarebbero venuti senz'altro
lì, a casa di Derek. Soprattutto Stiles, gli sembrava fosse
sempre intorno, come una calamita.
Per
quanto riguardava lo sceriffo, con lui continuavano la sceneggiata
degli agenti dell'F.B.I., visto che Stiles non voleva che suo padre
avesse a che fare con loro come cacciatori o l'assassino che attaccava
il branco di Scott. Stiles era certo che, se avesse saputo, avrebbe
fatto di tutto per tenerlo lontano dall'azione e lasciar fare agli adulti. Si proteggevano l'un l'altro, lo sceriffo e suo figlio avevano proprio un bel rapporto.
«Va
bene» assentì. Sammy era più bravo di lui a
spingere gli altri a fare quello che voleva. Non che fosse più
carismatico, ma gli occhi da cucciolo innocente aiutavano molto a
spingere le persone a fidarsi di lui.
Dean
si avvicinò al sacchetto che aveva portato, che conteneva un
paio di hamburger incartati e qualche birra. Ne prese una e la
indicò mentre parlava: «Già che vai, compra
qualcuna di queste, che sono quasi finite.» Posò la birra
sul tavolo e l'aprì con il cavatappi.
Sam annuì e Dean gli lanciò le chiavi dell'Impala, che l'altro acchiappò al volo con una mano.
«Trattala bene» si raccomandò, pensando che stava abbandonando la sua piccola, anche se solo per qualche ora.
Riportò
l'attenzione sulla cartina. Se non avesse funzionato neanche quel
metodo per trovare il o i colpevoli, cosa avrebbero potuto fare?
Avrebbero finito per fare irruzione in ogni casa di Beacon Hills per
trovare il ragazzo scomparso? Sarebbe stato un bello spettacolo!
Sentì dei rumori all'esterno e sollevò il capo. Sam stava parlando con qualcuno.
Pensò
che fossero arrivati i ragazzi, ma, poco dopo, Derek entrò in
casa. Si era tolto la giacca di pelle a causa dell'elevata temperatura
esterna e l'aveva posata su un braccio, mentre con l'estremità
dell'altro sosteneva un sacchetto, forse proveniente da un
supermercato. Aveva la faccia scura, ma, in realtà, non che
l'avesse visto sorridere così spesso, e lo fissava con
diffidenza.
Derek era un lupo mannaro, sarebbe dovuto essere lui ad essere diffidente! Ricambiò l'occhiata e bevve un sorso di birra.
Se fosse risultato che aveva avuto ragione e non
c'era da fidarsi di nessuna specie di lupi mannari, nemmeno di quella
più innocente, non sarebbe stato piacevole vedersi staccare la
testa dal collo a favore di un'alleanza. Oh, ma avrebbe portato il bastardo con sé, a colpi di Colt o qualsiasi arma gli fosse capitata in mano.
«Novità?»
chiese, evitando di concentrarsi su quale sarebbe potuto essere il modo
più veloce e semplice per uccidere un lupo mannaro che non
poteva morire come un uomo qualsiasi.
Derek chinò il capo. «No.»
«Nemmeno noi, ma forse abbiamo una pista.»
Derek
si appoggiò sul bordo del tavolo, vicino alla cartina, ma a
debita distanza da lui. «Sam me l'ha accennato. Avete pensato
alla scuola, a chi avrebbe potuto accedervi in pieno giorno per
lasciare il biglietto.»
Dean
trovava irritante l'apatia di Derek. Aveva sentito dire dai ragazzi che
Derek era tornato per loro, per dare una mano, perché ci teneva,
ma in quel momento non sembrava proprio. «Dobbiamo trovare Isaac,
presto. Potrebbe già essere morto» disse brutalmente.
«Lo
so.» Derek strinse un pugno tanto forte da rendere le nocchie
bianche. Era come un leone in gabbia, pensò Dean, ed era fin
troppo ironico anche per lui.
«Troveremo
lui e il licantropo.» Non specificò che avrebbero
riportato Isaac a casa vivo, era una promessa che non poteva fare.
Erano trascorsi dei giorni e ogni minuto era una speranza in meno. Il
suo lavoro, la sua intera esistenza, era caratterizzata dalle vite che salvava ogni giorno, ma a volte non arrivava in tempo.
Dean
si sedette di fianco a Derek, sul bordo del tavolo. «Ne
vuoi?» chiese, porgendogli una bottiglia di birra, la penultima
rimasta nel sacchetto. «Sei l'unico in mezzo a questo branco di
mocciosi che può bere.»
«No.»
«Come
vuoi» disse Dean, portandosi alla bocca la sua bottiglia e
posando quella che aveva offerto all'altro sul tavolo, alle sue
spalle.
«A noi l'alcool non fa nessun effetto» spiegò Derek dopo un po', distogliendolo dai suoi pensieri.
«Davvero?»
Dean era senza parole. Lui usava l'alcool per tirare avanti, anche se
doveva ammettere che nemmeno lui provava più il senso di oblio,
quando lo assumeva. «Che situazione di merda!»
esclamò, ma l'altro non sembrò trovare divertente la sua
battuta. Ehi, lui era divertente! Se Derek non capiva, non era un
problema suo.
Dean girò su se stesso e sporse la cartina in direzione di Derek. «Ti fa venire in mente qualcosa?»
Derek
appoggiò le mani sulla superficie di legno e si piegò in
avanti per prestarle attenzione. «Sembra girare tutto intorno
alla scuola, ma forse è solo perché Scott è
l'obiettivo ed è uno studente.» Si voltò a
guardarlo. «Ci avete pensato anche voi.»
«E
voi conoscete meglio il posto. Speravo in qualcosa di
più.» Un'idea convincente, magari. Diede un'occhiata
all'orologio. Di solito a quell'ora Scott e Stiles si erano già
fatti vedere, spesso accompagnati anche da Allison. Sarebbe dovuto
andare con suo fratello, anche se si trattava di recuperare una
semplice documentazione. «I ragazzi non arrivano, oggi?»
«Non
lo so. Come faccio a saperlo?» Improvvisamente sollevò il
capo e voltò la testa in direzione della porta.
Anche
Dean seguì il suo movimento e portò la mano dietro la
schiena, in direzione della pistola che nascondeva. Con le sue orecchie bioniche, il lupo mannaro poteva aver sentito qualsiasi cosa, anche un pericolo.
«Forse
perché ti girano sempre intorno, soprattutto quello più
sveglio. Devo dire che Scott mi sorprende sempre di più,
ultimamente. È passato dal ragazzo che avevo morso quasi per
sbaglio ad un True Alpha. Sono un po' geloso» disse una voce maschile.
Anche
se non l'aveva ancora estratta, Dean intensificò la presa
intorno alla pistola. Era la prima volta praticamente, da quando era
cominciata quella storia, che aveva a che fare con un adulto. Non era
certo che fosse una svolta positiva. A prima vista, il nuovo arrivato
sembrava un uomo comune, più o meno della sua età, in
forma e anche affascinante, se non fosse stato per lo sguardo; aveva un
non so ché di malvagio, non c'erano termini migliori per
definirlo. Uno sguardo che aveva visto fin troppe volte e che avevano
puntato tutte ad un'unica conclusione: lui che premeva il grilletto.
Frenò l'istinto che gli suggeriva di sparare, prima voleva almeno scoprire chi era. Cos'era, ci era già arrivato da solo.
«Chi
è? E cosa vuol dire che ha morso Scott?» chiese a Derek.
Poi ricordò le strane parole che aveva pronunciato. «True Alpha?» Non aveva mai sentito nulla del genere.
L'uomo
sogghignò. «Storia lunga, cacciatore. Sicuro di volerla
sentire?» Era arrogante, ma a Dean non era sfuggito che
continuasse a tenersi ad un passo dalla porta, a debita distanza da
lui. «Sono qui in pace, per aiutare mio nipote e i suoi compagni
di merenda. Mi chiamo Peter Hale.»
«È tuo zio?!» replicò sorpreso, continuando a rivolgersi a Derek.
Derek annuì. «Sì» disse e non sembrava contento della cosa.
«Troppo
giovane, troppo bello, lo so. E con del senso dell'umorismo in
più, non che ci volesse molto.» Peter incrociò le
braccia al petto e lo fissò con sguardo truce. «Lasceresti
andare la presa intorno a quella pistola? Mi rendi nervoso.»
Dean sorrise e la estrasse con fare provocatorio, giocherellandoci. «Attento a non fartela addosso dalla paura.»
«Cos'hai scoperto?» chiese Derek a Peter, interrompendo il loro scambio.
«Credo di aver scovato il vostro arciere.»
Poteva non fidarsi, ma ogni possibile aiuto utile era il benvenuto.
«Chi è?» chiese Derek, togliendogli le parole di bocca.
«Indovinate chi lavora come bidella alla Beacon High School, che ha anche un passato da cacciatore?»
Dean
rimase sorpreso. Come poteva lui saperlo? Poi, ricordò la morte
del cacciatore, amico di suo padre. Effettivamente, lei conosceva le
tecniche di caccia e lavorava dov'erano avvenuti gli attacchi. Sarebbe
stato così facile. «Annette, la figlia di Timothy.»
«Proprio lei.»
Dean
era rimasto deluso dal genere umano più volte, ma rimase male
nel sapere che una donna così tranquilla, con tre figli a carico
si abbassasse ad ammazzare persone, addirittura il suo stesso padre.
Era sbagliato, non bisognava mai toccare la propria famiglia.
«Come hai fatto a saperlo?»
«Lavora
anche nel mio palazzo. Per arrotondare. Mentre le proponevo un galante
invito a pranzo, ho scoperto che lavora anche a scuola. E sapevo
già che era figlia di un cacciatore, visto che mi informo sempre
sui possibili nemici che arrivano in città.» Fece una
smorfia teatrale. «Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei trovato
di fronte un'assassina?»
Sembrava avere una risposta per tutto, Dean lo trovava sospetto.
«Annette, chi?» chiese Derek, a cui mancavano gli elementi per arrivare alla verità.
«Ora non importa, andiamo.»
«Senza un piano?» chiese Derek, contrariato.
Dean
scrollò le spalle. Non aveva bisogno di un piano, doveva agire.
Si avviò verso l'uscita, facendo per tirare fuori le chiavi
della sua macchina, prima di ricordarsi che l'aveva presa Sam. Avrebbe
dovuto utilizzare quella di Derek.
«Ve ne andate così, senza nemmeno un grazie?» chiese Peter ironico, spostandosi dall'arcata della porta.
«Ringrazia
che non ti abbia sparato, uomo lupo.» Almeno per ora. Si disse
che avrebbe potuto cambiare idea in ogni momento. Uhm, forse si stava
addolcendo o si sta rammollendo.
«Spero riusciate a catturare il cattivo!» si augurò Peter, mentre loro lasciavano la casa degli Hale.
«Prendiamo
la tua macchina» disse Dean con autorità. La guardò
con malcelato disgusto. Era un bel modello, ma poteva sognarsi di
raggiungere il livello della sua adorata Baby. Non ne esisteva un'altra
come lei.
Istintivamente,
si diresse verso il lato del guidatore, ma l'occhiata che gli rivolse
Derek lo convinse a desistere. Era strano non essere lui il guidatore,
anche quando viaggiava per lunghe distanza con Sam era abituato ad
essere lui quello più spesso al volante. Quasi sempre.
«Spero che tuo zio non ci abbia raccontato balle.»
«Sono
stato io a chiedergli aiuto, forse ha davvero trovato la pista
giusta.» Mise in moto l'auto. «Dove abita Annette?»
Dean
gli diede le indicazioni. Se Annette si fosse rivelata il loro
cacciatore, sarebbe stato un bel passo avanti. Era proprio curioso di
sapere cosa avrebbero scoperto.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Salve
a tutti! Capitolo un po' più breve, ma spero vi sia piaciuto. Mi
dispiace di non aver inserito Stiles (nel prossimo ritorna, giuro), ma
mi auguro che la presenza di Peter sia stata comunque interessante.
Si è scoperto chi è l'arciere e spero abbiate apprezzato le varie interazioni.
Scrivere di Peter è sempre molto divertente. Tornerà di nuovo, ovviamente!
Nel prossimo capitolo: Sam&Stiles, Derek&Dean e un po' di Sterek!
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 10 *** 10° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 10
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 10/16 (2490 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
10
La
stazione di polizia era più esagitata del solito. Succedeva
sempre quando avveniva un fatto grave e peggiorava se la situazione
degenerava.
Stiles non era
certo di cosa fosse accaduto, ma, da quel poco che era riuscito ad
origliare, non poteva essere nulla meno di un omicidio.
Beacon Hills
era una città piccola e prima che Scott fosse stato trasformato
in un licantropo, i casi non erano stati molto diversi da un furto in
un negozio o un gatto sulla cima di un albero. Non scherzava, era
avvenuto davvero. Il pomeriggio più mal utilizzato della sua
vita. Il luogo dove vivevano era talmente noioso che, per certi versi,
si era quasi emozionato sentendo di un cadavere diviso in due parti,
certo, prima di scoprire che fosse la sorella maggiore di Derek e tutta
la storia che c'era dietro.
L'omicidio quindi, almeno secondo lui, aveva una discreta possibilità di avere a che fare con il branco.
A Scott non sarebbe stato contento di saperlo, era stato piacevole il periodo di pace successivo al Darach.
Stiles si
avvicinò al bancone e appoggiò il peso contro la
superficie liscia. Si sporse in avanti, sorridendo all'agente di fronte
a lui, che aveva tutta l'aria di non essere sorpreso di vederlo.
«Stiles, sei qui per vedere tuo padre?» chiese l'uomo, speranzoso.
Non rientrava
nelle sue priorità al momento, in verità. «Non
è necessario. Mi sembra molto impegnato e volevo solo sapere se
sarà a casa per cena.» La testa gli suggerì che la
scusa non reggeva, perché avrebbe potuto telefonare per
informarsi senza presentarsi direttamente in centrale. «È
successo qualcosa di grave?» chiese con finta innocenza.
L'agente
sospirò, sconfitto. Se pensava che non sarebbe riuscito a
liberarsi di lui prima di aver cantato, aveva ragione. «Hanno
trovato un altro corpo.»
Stiles strinse le labbra. Lo immaginava, ma non era contento dell'effettiva conferma.
«Chi?»
«Donna
bianca, bionda, sui trent'anni. Nessun tentativo d'effrazione...»
cominciò a snocciolare l'agente con tono meccanico di chi aveva
spesso conversazioni del genere.
Stiles inarcò le sopracciglia. «Lo o la conosceva» dedusse.
«Stiles!» esclamò la voce di suo padre.
Lui venne colto
talmente di sorpresa che saltò all'indietro di scatto,
urtò il contenitore di penne, facendolo cadere e rovesciare il
suo contenuto.
«Merda»
borbottò, voltandosi verso suo padre. «Ehi,
papà!» Sollevò una mano in segno di saluto e lo
raggiunse dopo essersi congedato dall'agente.
L'espressione di suo padre era un po' minacciosa e un po' esasperata. «Cosa fai qui?»
Stiles si spremette il cervello alla ricerca di una scusa plausibile e si rammaricò di non averci pensato prima. “Ehi, papà, ti ho portato la cena”, ma non aveva nulla con sé, a parte un pacchetto di caramelle mezzo consumato, che non credeva sarebbe andato bene.
Un momento!
Avrebbe potuto dire che era lì a sporgere denuncia per qualcosa,
avrebbe improvvisato. «Senti, papà...»
«Sai che non posso parlarti del caso, non al mio figlio adolescente.»
«Ho
sentito che è stata ritrovata una donna, ha qualcosa a che fare
con i precedenti omicidi?» replicò Stiles, ignorando
l'ammonimento. Aveva trascorso tutta la sua vita in mezzo ai casi, a
maggior ragione negli ultimi anni, quando suo padre era stato promosso
da vice-sceriffo a sceriffo.
«Bill non avrebbe dovuto raccontartelo.»
«Non si tratta di notizie segrete, prima o poi un giornalista riporterà la notizia sul giornale.»
«Sì, e, prima o poi, come tutti i civili leggerai la suddetta notizia su quel dannato giornale.»
Stiles si
trattenne dal replicare che lui e gli altri avevano già una
pista e che lui avrebbe potuto aiutare davvero, voleva solo essere
ascoltato, ma suo padre era già preoccupato dello stretto legame
che aveva con il soprannaturale, non poteva spingersi tanto oltre.
Il bussare alla porta li distrasse dalla loro conversazione.
Suo padre gli rivolse un'altra occhiata dura e implacabile prima di esclamare: «Avanti!»
Stiles
s'indispettì e incrociò le braccia al petto, ma si
cucì la lingua. Questa volta non avrebbe detto nulla sul fatto
che sua madre lo avrebbe ascoltato, se ci fosse stata.
Era accaduto
una sola volta che perdesse la calma fino al punto di dire qualcosa di
simile e non sarebbe successo mai più. Era consapevole di come
avesse ferito suo padre e Stiles era davvero pentito. Se non avesse
potuto ottenere le informazioni direttamente da lui, avrebbe trovato
un'altra risorsa.
La porta si aprì e, fermo sulla soglia, c'era l'agente Bill.
«C'è
l'agente Stiles per lei, signore.» Bill si mosse sul posto, a
disagio. «Gli dico di aspettare?» chiese e li
squadrò.
Stiles
riconobbe immediatamente il nome falso che Sam usava a Beacon Hills,
per muoversi insieme a suo fratello nell'ambiente di polizia.
Suo padre scosse la testa. «No, fallo entrare.» Si rivolse a lui. «Noi due abbiamo finito.»
Stiles fece una smorfia e si avviò verso la porta con passo arrabbiato.
Appena
incrociò Sam, fece un segno con la mano ad indicare che dopo
avrebbero parlato. Sam annuì e andò da suo padre, mentre
lui proseguì in direzione opposta, deciso ad aspettarlo fuori,
vicino alla Chevy Impala.
Sam lo fece
attendere per quindici o venti minuti circa; mentre lasciava la
centrale, stringeva tra le mani un blocchetto e lo consultava.
«Fingete
di essere agenti del F.B.I. e guidate una Chevy Impala, non vi succede
mai che qualcuno si insospettisca?» fu la prima cosa che chiese a
Sam, quando lo raggiunse.
Sam si strinse nelle spalle e abbozzò un sorriso. «Qualche volta, ma finora ce la siamo sempre cavata.»
Stiles non
indagò oltre, perché gli pareva indelicato chiedere. A
prima vista, sembrava che Dean e Sam potessero contare solo l'uno
sull'altro e pensò che la loro vita dovesse essere molto dura e
triste. Come famiglia, a Stiles era rimasto solo suo padre, ma aveva
anche Scott, che era come un fratello per lui, tanti altri amici e una
casa, qualcosa che lo facesse sentire al sicuro.
«Che cosa ti ha detto mio padre?» chiese invece, cambiando argomento. «Perché eri andato da lui?»
Sam scosse il
capo. «Ora non ha più importanza. Mi ha telefonato Dean,
poco fa, ha scoperto chi è l'arciere e poi è stato
scoperto un altro cadavere.»
«Vengo con te.» Non voleva perdersi assolutamente qualcosa di così importante.
Sam lo fissò, poi annuì. «D'accordo, sali.»
I due presero posto a bordo della Chevy Impala e l'auto venne messa in moto.
«Dove stiamo andando, dall'arciere o dal cadavere?»
«Entrambi.»
***
La Camaro era stata parcheggiata al riparo, nascosta alla vista dalle finestre di Annette.
Derek osservava
Dean scambiarsi qualche parola con suo fratello Sam, al telefono, poi
questi riattaccò e si girò verso di lui. «Sam ha
detto...»
«Ho sentito» replicò solo Derek, indicandosi con un dito l'orecchio destro.
«Oh, giusto! Non sono abituato a frequentare lupi mannari, di solito li uccido e basta.»
Derek non si
scompose, era abituato a quella litania, aveva conosciuto molti
cacciatori e, soprattutto, Dean sembrava tenerti a rimarcare in
continuazione il concetto.
Io cacciatore, tu lupo; io vivo, tu morto.
Dalla
telefonata, Derek aveva appreso che la donna che stavano cercando non
era più solo il fantomatico cacciatore, ma era anche morta. Era
stata ritrovata a metà mattinata, da un'amica della vittima che
era passata a prenderla per uscire insieme.
Appena era
stato scoperto il fatto, i figli della vittima erano stati prelevati da
scuola e portati da una zia da parte di padre. Erano rimasti
completamente soli adesso e lui poteva immaginare benissimo cosa
stessero provando.
Il cadavere,
ritrovato con tre frecce confiscate nel petto, era stato rimosso dalla
polizia per essere sottoposto ad autopsia e la casa messa sotto
sequestro, non che questo contasse molto per loro.
«Ora cosa facciamo, aspettiamo Sam?»
Dean lo guardò con un sorriso ironico e, senza una parola, si precipitò fuori dalla macchina.
Derek lo
seguì. «Potrebbero esserci dei poliziotti di
guardia.» Era già stato arrestato una volta da uomo
innocente e non voleva ripetere l'esperienza.
«Probabile,
ma non importa.» Da una tasca della giaccia tirò fuori il
tesserino falso dell'F.B.I. e glielo mostrò.
«Oh, certo, molto utile» replicò Derek con un ringhio sommesso. «E io?»
Dean sorrise. «Potresti trasformarti in una versione lupesca del commissario Rex!»
C'era ancora
qualcuno che trovava divertenti le battute sui cani? Non pensava
l'avrebbe mai detto, ma, a confronto, Stiles almeno era decisamente
più creativo.
Appena si
avvicinarono in prossimità dell'abitazione di Annette
poté notare un nastro avvolgere l'intera proprietà e un
paio di persone in divisa di guardia alla porta, ad indicare che in
quella casa era stato commesso un delitto.
«È
con me» disse Dean ai due, con tono serio e professionale,
sorprendendolo. Estrasse di nuovo il distintivo e gli agenti permisero
ad entrambi d'entrare.
Il delitto era avvenuto in soggiorno, poteva capirlo dal semplice odore che emanava, anche se non c'era più nessun corpo.
Nella stanza
erano anche evidenti segni di colluttazione, vetri della credenza
rotti, sedie del tavole spostate o rovesciate sul pavimento. Il divano
era ribaltato e il tappetto era scomposto, in quanto formava delle
pieghe a onda che potevano far inciampare qualcuno.
«Sembra
sia passata una mandria di bufali» commentò Dean e Derek
non poté che essere d'accordo. Una devastazione tale non poteva
essere opera solo di due umani.
Dean
cominciò a girare per la stanza, alla ricerca di qualcosa. Lui
immaginò che fosse qualcosa che un agente qualunque non avrebbe
mai pensato di dover trovare.
«Quando
avrete risolto il caso, cosa farete?» chiese Derek dopo un po',
mentre osservava Dean muoversi frustrato per la stanza. Chi aveva
ucciso Annette aveva fatto un lavoro pulito, senza lasciare nessun
dettaglio. Già da un po' si erano convinti che il lupo mannaro
in questione dovesse essere un Alpha, in quanto non lasciava alcun
odore al suo passaggio, ma diventava sempre più una conferma.
Aveva posto
quella domanda a Dean perché due nemici che si univano per
contrastare un nemico comune non li rendeva due amici. Quando
l'alleanza si sarebbe sciolta, cosa sarebbe successo?
«Quello che facciamo sempre, ci rimetteremo in marcia verso un nuovo caso.»
«Non ti
credo» replicò Derek. L'ultima volta che si era fidato di
un cacciatore questi gli aveva distrutto la vita, perché avrebbe
dovuto pensare il contrario? «E prima di questo?»
«Che cosa
mi stai chiedendo, se appena ucciso il mostro vi tenderemo un agguato e
faremo una strage? Forse, se ce ne darete motivo.»
«La maggior parte della nostra specie non uccide gli esseri umani, esattamente come non lo fate voi.»
«Almeno noi non abbiamo istinti animaleschi» replicò Dean, con una smorfia.
Derek non era d'accordo, gli umani potevano essere anche peggio.
«In ogni
caso...» continuò l'altro. «Nemmeno noi siamo
assassini senza cuore o dei traditori. Abbiamo stipulato un'alleanza e
la rispetteremo. Dovrai fidarti della mia parola, però.»
Fino a quel momento Dean era stato di spalle, prestando attenzione a
dove si trovavano, piuttosto che a lui. «Piuttosto, tu... non eri
in città quando è avvenuto tutto questo, non è
vero?»
Non gli piaceva quel cambiò di discorso, che lo prese in contropiede. «No, mi ero trasferito.»
«Sì, Scott me l'ha detto. Sei tornato per i tuoi amici?»
Non siamo amici, non ho amici, non ne voglio,
fu la prima risposta che gli venne in mente, improvvisa e senza
pensare, ma ci ripensò. Non era una risposta sincera, la
realtà era diversa ed era quasi una sorpresa per lui stesso. Era
stato lontano da tutto e tutti per molto tempo, non era nemmeno sicuro
di meritarlo, ma aveva degli amici, qualcuno a cui tenere e proteggere
al di là di famiglia e branco.
Dean
sollevò una mano, come per impedirgli di parlare. «Senti,
è qualcosa che posso capire. La famiglia è più
importante di tutto, ma non finisce con il sangue.» Parlò
in tono deciso, sincero, come non l'aveva mai visto fino a quel
momento. Subito dopo, sembrò quasi arrossire e fece un passo
indietro, cosa che quasi sconvolse Derek, perché Dean sembrava
una persona superficiale, ma forse lo era meno di quello che voleva far
credere. «Ora però smettiamola con questi discorsi e
pensiamo al caso.»
Abbandonarono la casa giusto in tempo per incrociare Stiles e Sam, che venivano dalla direzione opposta.
Non rimase sorpreso nel vederli insieme, Stiles aveva la capacità di trovarsi spesso in quelle situazioni.
Dopo essersi
messi al corrente a vicenda delle proprie conoscenze, Dean
riepilogò: «Abbiamo trovato la cacciatrice che ci ha
attaccati, infatti possedeva un armamentario identico di frecce con cui
ci ha colpito, ma il lupo mannaro deve aver pensato bene di liberarsi
di lei.»
«Come mai?» chiese Sam, forse più a se stesso che a loro in particolare.
«Non era più utile o aveva deciso di mollare, o qualcosa del genere» disse Stiles.
Dean fece un
verso di stizza. «Odio questi licantropi di Beacon Hills, sono
strani e non si comportano come dovrebbero.»
«Sta giocando con noi» aggiunse Sam, pensieroso.
«Quello
che vuole è il potere di Scott, no? Vuole logorarlo, facendogli
pensare di non essere adatto come Alpha» disse Derek. La stessa
cosa che era successa a lui.
Stiles lo guardò. «Gli staremo vicino, nessuno si sentirà più solo nel nostro branco.»
Derek
fissò l'altro intensamente negli occhi e annuì. «Se
è Scott che vuole, non dovrà fare una prima mossa contro
di lui?»
Sam scosse il
capo. «No, è più semplice attaccare persone a lui
vicine, continuerà così fino a che non sarà
più necessario.»
«È un vigliacco» aggiunse Dean.
«Sa che
Scott è più forte di lui, per questo non lo colpisce
direttamente!» esclamò Stiles, come colpito da
un'illuminazione.
«Questo
non ci aiuterà a trovarlo. Starà nascosto e
colpirà nell'ombra» disse Sam. «Domani, io e Dean
andremo a parlare con la testimone che ha ritrovato il corpo di
Annette.»
«L'amica.»
I due fratelli
annuirono con il capo in contemporanea e poco dopo il gruppo si divise.
Sam e Dean salirono a bordo della Chevy Impala, mentre lui e Stiles
rimasero lì, a pochi metri dalla casa di Annette, con
quest'ultimo che lo fissava in attesa.
Derek ricambiò l'occhiata. «Cosa?»
«Sono arrivato con Sam, perciò...»
«Vuoi un passaggio?» chiese, capendo subito dove l'altro voleva arrivare.
Stiles
s'illuminò. «Molto volentieri, grazie! Stai migliorando,
sai, ancora un po' e sarai una persona gentile e cordiale verso il
prossimo.»
Derek rise con
ironia e s'incamminò verso la Camaro, posteggiata poco
più in là. «Ti lascio qui.»
Sentì Stiles corrergli dietro. «Accidenti quanto sei permaloso! Scherzavo, okay? Scherzavo!»
Quando i due si
ritrovarono uno di fianco all'altro a bordo dell'automobile, Derek
sentì come una sensazione di deja vù, viste quante volte
continuava a ripetersi quella situazione.
Mentre guidava,
scacciò il pensiero e si concentrò sul lupo mannaro,
godendosi il silenzio in cui Stiles sembrava essere precipitato, forse
perché troppo impegnato anche lui a concentrarsi sul caso.
Le morti
continuavano ad aumentare ed era preoccupato che presto sarebbe toccato
a qualcuno di loro vicino. Quanto sarebbe passato prima che l'Alpha
approfittasse di una momento di distrazione per uccidere uno del
branco? Era riuscito a rapire Isaac senza troppe difficoltà,
considerò, sentendosi di nuovo in colpa per aver trasformato
quel ragazzo in un lupo mannaro. Aveva commesso molti errori, ma stava
facendo il possibile per porvi rimedio e per non perdere nessun altro.
Derek accostò vicino alla macchina di Stiles e lo lasciò scendere. «Grazie.»
«Stiles»
lo richiamò, prima che si allontanasse troppo e non potesse
sentirlo. «Stai attento. Come miglior amico di Scott tu sei il
primo bersaglio ed è già successo che...»
«Lo so,
ma siamo tutti in pericolo. Stai attento anche tu.» Chiuse la
portiera della Camaro e se ne andò.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Bentornati e buon lunedì!
Allora, spero che le dinamiche un po' mischiate (Stiles e Sam, ma, soprattutto, Derek e Dean) vi siano piaciute.
Questo capitolo è forse un po' di passaggio, ma nel prossimo succederà qualcosa d'importante.
Nel prossimo capitolo: Dean snocciola teoria, si scopre il nome della proprietaria del motel e gli Sterek rimangono soli. ;)
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 11 *** 11° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 11
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 11/16 (2346 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
11
Uno scricchiolio persistente continuava a risuonare lungo il corridoio del motel, proprio davanti alla camera di Dean e Sam.
Dean venne svegliato proprio da quel rumore, che gli fece immediatamente tendere l'orecchio, con circospezione.
Aveva
il sonno leggero, di chi è abituato a saltare ad ogni minimo
problema. Un cacciatore addormentato era un cacciatore morto, questa
era una delle prime regole della sua professione.
Scostò
le lenzuola dal corpo e si alzò in piedi, evitando di fare lui
stesso troppo rumore e di farsi scoprire da qualsiasi cosa si
divertisse a disturbare le sue già ridotte ore di sonno.
Per
un momento considerò il fatto che si fosse sbagliato, che non ci
fosse nessun pericolo, ma non avrebbe certo corso il rischio. Inoltre,
lui non si sbagliava mai... quasi.
Lanciò
uno sguardo sul fratello, ancora profondamente addormentato. Sam aveva
trascorso la serata a fare ricerche sul suo portatile, per talmente
tante ore che aveva rischiato di sprofondare nel sonno sulla tastiera,
mentre Dean aveva fatto un giro di telefonate sulle conoscenze che
avevano.
Non
erano ancora arrivati a niente e la cosa cominciava ad essere
frustrante, si sentiva di nuovo come un cacciatore alle prime armi ed
era assurdo dopo tutto quello con cui lui e Sammy avevano avuto a che
fare.
Prese la pistola che teneva sotto il cuscino, i proiettili con il sale e il minimo necessario per poter affrontare un mostro.
Lui
e Sam sospettavano che a uccidere il pappagallo della padrona di casa
fosse stato un fantasma e avevano iniziato a ricoprire di sale i
davanzali delle finestre e le fessure delle porte della loro stanza,
aspettando di occuparsene appena si fosse fatto vedere.
Al momento non era il loro problema più urgente, avevano ben altro a cui pensare.
In
quel momento, però, Dean vedeva ben volentieri una caccia
tranquilla e semplice come quella di un fantasma, avrebbe fatto bene
alla sua autostima, tanto maltrattata negli ultimi tempi.
Non
riusciva ad accettare che un semplice lupo mannaro fosse ancora a piede
libero e che avesse causato tanti problemi sotto il suo naso.
Aveva detto che odiava Beacon Hills, quel buco di città dove erano finiti? Perché lo odiava.
Dean
si avvicinò alla porta silenziosamente e abbassò la
maniglia con circospezione, prima di scivolare nel corridoio, guardando
velocemente in entrambe le direzioni più volte.
La
via pareva deserta e non sembrava esserci alcun fantasma lì,
almeno non al momento. Inoltre, la temperatura circostante era stabile
e non particolarmente fredda, non come la morte.
Decise,
in ogni caso, di scendere al piano inferiore, nella hall e in tutte le
stanze a cui aveva accesso, per controllare meglio e magari tornarsene
a letto a dormire.
Aveva sonno, ma se non fosse stato certo che tutto fosse tranquillo non sarebbe riuscito a riaddormentarsi.
In
meno di venti minuti riuscì a controllare la hall, la sala da
pranzo e la cucina con risultati nulli. Stava per rinunciare, quando
sentì un rumore nella stanza posta sul retro del bancone della
hall, a cui aveva rinunciato di entrare trovandola chiusa a chiave.
Però, se il rumore proveniva proprio da lì dentro, non
gli importava affatto di dover forzare una serratura per poter entrare.
Il
motel, benché ancora solido, era vecchio e bastarono un paio di
minuti del suo intervento e della sua esperienza perché la
serratura scattasse e Dean si ritrovasse all'interno della piccola
stanza.
Si
guardò intorno e vide che era arredato come un ufficio, dove
probabilmente era gestita la contabilità del motel. Il locale
aveva una sola, grande finestra, con delle tendine spesse e scure,
mentre l'arredamento era composto da un paio librerie in legno colme di
volumi, una credenza e una scrivania con un sedia per i due lati
più lunghi, poste sul fondo della stanza, proprio sopra un
vecchio tappeto.
Girò
per la stanza, alla ricerca di qualche indizio, e il suo sguardo si
fermo sulle tre fotografie delineate sulla scrivania. La prima ritraeva
il nipote della proprietaria, Peeta, che sorrideva in giardino, in
direzione del pappagallo, appoggiata al suo braccio e con le ali
leggermente aperte; la seconda Peeta in compagnia di un uomo che gli
somigliava molto e una donna con un sorriso freddo, probabilmente i
suoi genitori; mentre la terza la proprietaria - non l'aveva mai vista
sorridere prima! - in compagnia dell'uomo biondo della foto precedente.
Sentì
un brivido lungo la spina dorsale e sollevo lo sguardo. Vide il vetro
della finestra appannato ed estrasse la pistola carica di proiettili di
sale. C'era qualcuno lì e non doveva essere umano.
La
porta si aprì improvvisamente e apparì Sam, il quale
costò quasi un mezzo infarto a Dean. Cominciò a respirare
affannosamente e fissò male il fratello. «Cazzo, Sammy!
Ancora un secondo e ti avrei riempito di piombo!»
Sam non si scompose, non era la prima volta che rischiavano la vita in quel modo. «Cosa fai in piedi? Hai... sentito qualcosa?»
Dean
annuì e lo oltrepassò per sbirciare fuori dalla porta,
verso l'ingresso. «Lo senti il freddo?» Senza attendere
risposta continuò: «C'è una presenza e sospetto
abbia a che fare con la famiglia che gestisce questo hotel.»
«Peeta e sua nonna?»
«Chi altri?»
Mentre
continuava a guardare fuori dalla porta, mosse il braccio per indicare
un punto alle sue spalle. «Guarda sulla scrivania, le foto. Qui
ci vivono solo la nonna e il nipote, i genitori del ragazzo dove
sono?»
Sentì Sam muoversi alle sue spalle. «Uhm, capisco cosa vuoi dire, è possibile.»
Dean
fece una smorfia. «Dammi un po' di credito, Sammy. Da quanto
faccio questo lavoro? So riconoscere un caso quando lo vedo.»
Immaginava
già come potessero essere andate le cose: probabilmente la
vecchia, in un momento di follia, aveva causato la morte del figlio e
della nuora, ed ora i fantasmi dei suddetti perseguitavano il motel.
Aveva più senso anche il fatto che fossero gli unici clienti ed
era un peccato, perché si mangiava divinamente.
Spiegò la sua teoria anche a Sam, che rise.
Rise!
«Che c'è? Non lo trovi possibile? Torna tutto!» replicò, un po' offeso.
Sam
inarcò un sopracciglio e lo guardò come se sapesse ogni
cosa. Odiava quell'espressione, era così irritante.
«Mio Dio, Dean! Ma ti senti?! Non puoi imbastire una teoria basandoti su una fotografia!»
«Tre fotografie» borbottò Dean tra i denti e incrociò le braccia.
«Senti,
sono d'accordo che sia possibile che i genitori di Peeta, se sono loro
in quelle foto, potrebbero avere a che fare con il fantasma, ma
dobbiamo saperne di più.»
Non aveva bisogno di ascoltare il resto per sapere cosa Sam avrebbe detto. "Dobbiamo fare una ricerca, Dean." Nella sua mente poteva anche immaginare l'intonazione che la frase avrebbe avuto.
«Dobbiamo fare una ricerca, Dean. Se è come pensi, troveremo i resti dei corpi e porremo fine alla questione; ora torniamocene a dormire.»
«E il fantasma?»
«Ora
non è qui. Il freddo?» chiese retoricamente e
scostò una tendina dal vetro della finestra. «Fuori sta
diluviando e il calorifero è rotto.»
Oddio, che fosse tutto nella sua testa? «Ho sentito dei passi lungo il corridoio, prima. Sai, mentre tu dormivi.»
«Forse la Signora Remkall è andata in bagno.»
«Chi?» lasciandosi trascinare fuori dalla stanza e su per le scale.
«Jacqueline Remkall, è la proprietaria del motel. Pensavi non avesse un nome anche lei?»
Di certo non immaginava che fosse un nome dolce e musicale. «Semplicemente non sapevo come si chiamava.»
Lui e Sam raggiunsero la loro camera ed entrarono.
«Ci
penseremo domani, buona notte» disse suo fratello, poi
sbadigliò sonoramente e si rifugiò tra le coperte.
Dean rispose con un mugugno poco convinto, si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi.
Eppure non si sbagliava e l'avrebbe dimostrato anche a Sam.
***
«Sei
già qui?» Derek si fermò sulla soglia del
soggiorno, sorpreso di vedere Stiles già nella vecchia casa
degli Hale, alle prime luci dell'alba.
Stiles
aveva spostato i pezzi di legno e i detriti che erano sul pavimento in
un angolo, creandosi uno spazio vuoto sul pavimento in cui posizionare
carte, volumi aperti e il proprio computer portatile. Era talmente
preso dal battere sulla tastiera di quell'infernale marchingegno che
non l'aveva nemmeno sentito arrivare. «Accidenti, la batteria
è quasi a terra! Se solo ci fosse l'elettricità qui
dentro...» stava dicendo, gesticolando animatamente –
Stiles gesticolava sempre in quel modo –, poi alzò lo
sguardo e finalmente lo vide. «Derek! Ma dov'eri finito? Voi
licantropi avete bisogno di fare jogging di mattina presto?» Si
alzò dal pavimento e preso un sacchetto di carta che emanava un
buon odore, per poi porgerglielo. «Vuoi? Le ho soffiate a mio
padre, stamattina, è meglio che lui stia lontano da questa
roba.»
Derek
batté le palpebre meccanicamente e prese una brioche. «Non
ho dormito qui» rispose, ancora un po' sorpreso.
«Oh!» esclamò l'altro inizialmente, poi si ripeté, come se stesse immaginando chissà cosa.
«Non dormo mai qui» disse, cercando di rimediare, anzi, di spiegarsi meglio, ma peggiorò solo la situazione.
Stiles
fece una smorfia, poi gli voltò le spalle e tornò a
sedersi sul pavimento. «Va bene, ho capito, non è che
voglia i dettagli!»
Derek
sbuffò e inarcò le sopracciglia, non capiva perché
ci tenesse tanto a spiegare come stavano davvero le cose. «Dormo
in macchina, da solo e ora chiudi la bocca!» Benché
usufruisse molto della villa abbandonata, sia lui, sia il resto del
branco e gli intrusi, che l'utilizzavano come quartier generale,
rimanere lì, di notte, era diverso. Macabro, avrebbe detto
qualcuno, ma per lui era più che altro difficile e triste, pieno
di brutti ricordi.
Ogni
stanza aveva la sua storia e lui voleva evitare di rammentarla il
più possibile. Era anche per questo che si era trovato quel
loft, l'anno precedente, se solo fosse potuto tornare lì.
«Risparmierò
qualsiasi battuta sul fatto di dormire fuori perché ho la
sensazione che mi staccheresti la testa, però...»
scherzò l'altro, mentre si rialzava in piedi, come se non
riuscisse a stare fermo per troppo tempo nello stesso punto.
Una
volta, Stiles non si sarebbe mai sognato di rivolgersi a lui in quel
modo. Un momento, non era esatto. Lo avrebbe fatto lo stesso – in
fondo, si parlava sempre di Stiles –, ma, ad una sua occhiata minacciosa, avrebbe ritrattato ogni cosa. Ora, semplicemente, era impossibile impedirgli di esporre la propria opinione non richiesta.
Se
qualcuno pensava che gli artigli, i denti aguzzi e l'occhiata giusta
sarebbero dovuti servire, si sbagliava. Non con Stiles, non più.
E forse era meglio così.
«Non
puoi davvero credere che un'automobile sia il posto adatto dove
trascorrere la notte. È fredda e scomoda e pericolosa! Posso
immaginare benissimo l'Alpha, mentre tu riposi tranquillamente –
oh, beh, tranquillamente,
stiamo pur sempre parlando del grande e grosso lupo mannaro Derek,
quindi è un parola grossa –, attaccarti. Saresti
praticamente indifeso, è una follia!» Stiles fece un passo
avanti, avvicinandosi ulteriormente a lui, ormai li distanziavano solo
una trentina di centimetri.
Derek
era una persona tattile, perciò non faceva mai molto caso allo
spazio personale e aveva notato che anche per Stiles era lo stesso, ma
ultimamente si sentiva sempre più consapevole della presenza
dell'altro. Non si erano visti per lungo tempo e quello a cui una volta
non avrebbe fatto caso, ora era diventato evidente e scomodo, come il
fatto che gli sarebbe bastato allungare un braccio per toccarlo.
«Non ho bisogno di una casa» disse, schiarendosi la voce e riportando l'attenzione sull'argomento "dove Derek dovrebbe o meno vivere", un terreno sicuro, di cui non si sarebbe pentito in seguito.
L'espressione di Stiles si fece seria, mentre per un momento scostava lo sguardo. «Senti, so che non sai se rimarrai qui, dopo, ma non ti sto dicendo di trovarti un'abitazione, solo un posto dove stare. Anche momentaneo.»
Derek lo fissò ancora per un attimo, poi si scostò. «Hai scoperto qualcosa riguardo il caso?»
Stiles lo guardò male ed emise un verso di frustrazione. «È come parlare ad un muro!»
Bofonchiando qualcosa che pareva un: “che si arrangi! Quanto pensi che mi importi?”,
si risedette di nuovo sul pavimento e imprecò. «Ecco, si
è spento. Sarebbe il caso di attaccare la corrente, qui,
sai.» Continuando a sbuffare, Stiles si allungò per
prendere una manciata di fogli, che gli sventolò sotto il naso.
«Annette lavorava a scuola, come già sapevamo, e in questo
palazzo di lusso. Non è dove si è trasferito Peter, da
quando è tornato in vita?»
Derek annuì con il capo. «Sì, ma sapevamo anche questo. È stato lui stesso a dircelo.»
«Ah,
ho capito.» Stiles sembrava un po' deluso perché la sua
scoperta non era utile. «Mattinata sprecata, allora.»
Gettò uno sguardo all'orologio. «Uh, si sta facendo tardi.
Devo andare a scuola.» Raccattò il computer che
infilò nello zaino e se lo appoggiò sulla spalla.
Derek seguì Stiles mentre si avviava verso la porta e poi all'esterno dell'edificio.
«Senti,
riguardo a prima...» disse Stiles, girandosi verso di lui.
«Pensaci, dammi retta, per una volta.» Sorrise.
«Potrei darti una mano a trovare un motel. Dovrebbe essere in un
posto isolato, magari poco frequentato e ti assicuro che sarebbe il
più lontano possibile da quello dove si trovano i due
cacciatori.» Gli strizzò l'occhio. «Forse, ma non sarebbe divertente farsi impallinare da due cacciatori nel cuore della notte.»
E
poi Derek smise di ascoltare e pensare, semplicemente ricambiò
il sorriso di Stiles e lo mise a tacere. Premette le labbra su quelle
dell'altro, prima piano, poi con più veemenza, mordicchiandogli
il labbro inferiore e approfondendo il bacio.
Sentì
un tonfo e immaginò che fosse il rumore dello zaino di Stiles
che cadeva sull'asfalto, perché un attimo dopo una mano si
appoggiò sulla sua spalla e l'altra si strinse alla sua
maglietta, per fargli avvicinare di più l'uno all'altro.
Derek
non aveva idea di cosa stesse facendo, non sapeva neanche cosa avrebbe
significato o quali conseguenze ci sarebbe state, sapeva solo che ci
aveva pensato a lungo e ora era solo stanco di farlo.
«Oh,
mio Dio!» esclamò Stiles, quando si separarono. Lo
guardò con sorpresa e aprì e chiuse la bocca più
volte. «Wow, cioè... io proprio non me l'aspettavo
e...» cominciò a balbettare. «Niente. Devo andare. A
scuola, devo andare a scuola.» Raccolse lo sguardo e si
allontanò velocemente.
Derek
lo lasciò andare via senza fare nulla per fermarlo o per
parlare. In realtà, ora che il momento era passato, si sentiva
spaventato. Non sapeva cosa gli era preso, non sapeva cosa avrebbe
fatto.
Si avviò per tornare dentro casa, ma ritornò indietro dopo un paio di passi. Aveva una commissione da sbrigare.
[to be continued...]
Nota: Remkall. Il cognome non
è a caso, ma è un'anagramma di Mellark (il cognome di
Peeta in Hunger Games). Peeta non è proprio il Peeta di HG, ma
mi piace prendere qualche riferimento.
Nota 2:
Derek può dire tanto: “don't touch me” or something,
ma la verità è che lui è il primo a toccare gli
altri o buttarsi addosso a Stiles, quindi sì, penso sia una
persona che non ha problemi con il contatto fisico. XD
Spazio Autrice: Finalmente chi sappiamo noi si è dato una mossa!
Spero che la scena (ma anche tutto il capitolo in generale) vi sia
piaciuta. Per me fu un parto scriverla, credo sia il capitolo con cui
ho faticato di più. Ho scritto due volte la prima scena con
Dean, perché la prima volta non scorreva bene, poi nella seconda
scena gli Sterek mi hanno fatto penare molto.
Il bacio ha una lunga storia dietro di sé. Scrissi la scena di
un bacio Sterek (moooolto diversa da questa) e la misi da parte per
inserirla nel momento più opportuno, ma poi, scrivendo questo
capitolo, c'era talmente tanta tensione che è uscito quello che
avete appena letto. Inoltre, il primo bacio avrei voluto inserirlo
qualche capitolo fa (più o meno verso l'ottavo o il nono), ma
non ci fu l'occasione giusta, quindi slittò fino a questo
momento. Se vi state chiedendo che ne fu di quella prima scenetta
già scritta... ;)
Nel prossimo capitolo:
Ci saranno due "punti di vista" speciali, diversi dal solito trio:
"Dean, Derek e Stiles". Chi pensate che possano essere? Inoltre, Stiles
sbrocca.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 12 *** 12° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 12
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 12/16 (3106 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
12
Isaac
spalancò gli occhi e si guardò intorno febbrilmente. Il
luogo in cui si trovava era buio, piccolo e umido e solo un piccolo
spiraglio di luce penetrava dall'alto, da una fessura.
Dove si trovava?
Per
un momento rammentò il freezer dove il padre lo rinchiudeva e
sentì i battiti del cuore accelerare, mentre si stringeva le
ginocchia contro il petto, raggomitolandosi.
Voglio uscire, risuonò nella sua testa. Fatemi uscire.
Aveva
paura. Dov'erano Scott e Melissa, perché era di nuovo rinchiuso
da qualche parte? Aveva sbagliato qualcosa? Doveva aver commesso un
errore, per questo era rinchiuso, era in punizione.
Il
suo cuore batteva sempre più forte contro la cassa toracica,
mentre il respiro si faceva affannoso e il sudore gli attaccava la
maglietta al corpo.
Chiuse
gli occhi, raggomitolandosi su se stesso ancora di più,
chiudendo le mani a pugno con energia e ferendosi il panno.
Nella
mente rammentò le immagini di Scott e Melissa che gli
sorridevano, che lo accoglievano nella loro casa, dandogli una nuova
famiglia. Scott era il suo Alpha, lui non gli avrebbe mai fatto del
male, lui era gentile e Isaac lo sentiva vicino come un fratello. Si
concentrò sulla loro immagine, ritrovando la calma, sebbene il
nervosismo di essere chiuso in un luogo buio e stretto non lo
lasciasse.
Appoggiandosi
ad una colonna di legno, si alzò in piedi, esplorando il luogo
in cui si trovava alla ricerca di qualche indizio. Non sapeva dove
fosse, né come ci era arrivato, com'era possibile?
Ora
che era più calmo, sentiva un dolore costante alla base della
nuca e si portò una mano sulla base del collo, muovendola a
tentoni. C'era una piccola ferita, della quale non conversava il
ricordo, però non fu difficile capire di cosa si trattasse.
Non
rammentava chi era stato a procurargliela o quando, ma sapeva che
ferite del genere poteva infliggerle un lupo mannaro ad un altro per
togliere ricordi o restituirli.
Qualcuno
aveva pensato bene di catturarlo e fargli dimenticare che ciò
fosse avvenuto, evidentemente. Ricordava solo il cadavere ritrovato nel
vicolo, l'attacco a Stiles e i cacciatori venuti da
lontano.
Per
prima cosa, dove riuscire ad uscire da lì. Forse, se avesse
raggiunto gli altri, avrebbe potuto ritrovare i propri ricordi e
rivelare da chi era stato catturato, che doveva anche essere il lupo
mannaro assassino.
Si
concentrò sullo spiraglio di luce, avvicinandosi al punto da cui
proveniva e vide una botola di ferro tutta graffiata. Fece scorrere le
unghie lungo i solchi e si chiese se fosse stato lui a farli. Da quanto
tempo era lì, quante cose aveva dimenticato?
Improvvisamente,
sentì dei rumori, come dei passi camminare sulla botola, sopra
di lui, e scattò all'indietro. Forse non avrebbe avuto bisogno
di recuperare i ricordi, stava per scoprire chi l'aveva catturato.
Sentì
la serratura che chiudeva la botola scattare e il cigolio dei cardini,
poi la luce lo investì. Si coprì il viso con il braccio,
mentre il profumo del cibo lo investiva.
«Sei sveglio? Peccato» disse una voce, una che conosceva. Seguì un ringhio.
Isaac scostò il braccio e osservò l'ombra davanti a sé, ad occhi sbarrati. «Tu?!»
L'altro gli sorrise, prima di precipitarsi verso di lui, con intenzioni bellicose.
Scott, aiutami.
***
Erano
cominciate a scendere gocce di pioggia da qualche minuto. Non erano
ancora fitte, ma Scott lanciò un'occhiata scura in direzione del
cielo.
Correva
nel bosco dall'alba, trasformato in lupo mannaro, ma in quel momento
non gli importava che fossero trascorse ore da allora e che fosse
giorno da un pezzo; l'eventualità di essere visto non lo
sfiorava nemmeno.
Stava
seguendo una traccia. Erano alcuni giorni che setacciava la
città e il bosco, alla ricerca di qualche odore che lo
riconducesse a Isaac.
Non
era stato facile, all'inizio; non era ancora completamente padrone dei
suoi poteri da Alpha che amplificavano ulteriormente quelli già
sviluppati da lupo mannaro, perciò si era sentito disorientato.
Non si era tirato indietro, però, non aveva alcuna intenzione di farlo.
Nonostante
le ricerche per rintracciare l'Alpha che li perseguitava continuassero
e ci fossero stati anche dei progressi, non poteva smettere di pensare
al suo Beta rapito. Dov'era Isaac, come stava? Erano domande senza
risposta che lo tormentavano.
Scott sentiva di essere vicino a trovarlo sebbene la pioggia non lo stesse aiutando e confondesse gli odori.
Si
ritrovò ai piedi del Nemeton, senza quasi rendersene conto. Era
la prima volta che passava di lì da quando la faccenda con il
Darach era stata risolta e si fermò a guardarlo.
Ora che sapeva cosa nascondeva, vedeva il Nemeton con occhi diversi e sentiva il potere che racchiudeva.
Poggiò
la mano sul tronco, facendola scorrere sopra gli anelli impressi nel
legno come una carezza e capì che c'era qualcosa di diverso
dalla volta precedente.
L'odore
di morte che impregnava quel luogo era ancora presente, ma più
pronunciato, talmente forte da essere quasi fastidioso.
Doveva essere morto qualcuno nelle vicinanze.
Per un momento, lo sfiorò la possibilità che fosse Isaac e questo lo spaventò.
Chiuse
gli occhi e si concentrò, utilizzando i suoi sensi, come Derek
gli aveva insegnato l'anno precedente, per scoprire qualche dettaglio
in più su quella misteriosa morte che escludesse Isaac.
Cinque, realizzò dopo un po', no, la morte era avvenuta almeno sei mesi prima. Sospirò di sollievo, non poteva in alcun modo trattarsi di Isaac.
Si
allontanò dal Nemeton e riprese a correre. Se solo la situazione
non fosse stata così drammatica, si sarebbe goduto la corsa.
Percorse
alcune centinaia di metri, poi il suo telefono squillò.
Ciò lo riportò alla realtà, con la consapevolezza
che non si era presentato a scuola quel giorno e a sua madre non
avrebbe fatto piacere saperlo.
Avrebbe capito, si consolò subito dopo, quando le avrebbe spiegato la ragione della sua assenza.
Il
suo cellulare continuò imperterrito a suonare, in modo
insistente e Scott avrebbe detto anche disperato, pertanto si decise a
rispondere.
Era Stiles. «Pronto?»
«Ah,
allora sei vivo!» esclamò questi a voce alta, tanto che
Scott fu costretto a staccare l'orecchio dal ricevitore. «Dove
diavolo sei, amico?» continuò Stiles, sembrava quasi che
non prendesse fiato tra una frase e l'altra. «Proprio oggi,
poi.» Seguì uno sbuffo.
Cosa c'era, oggi? Non aveva dimenticato un compito in classe, vero? Gli sembrava di no.
«Davvero,
dimmi che sei stato attaccato da un branco di rinoceronti mannari o
falene assassine, altrimenti non si spiega perché un... tu-sai-cosa che non si può ammalare salti la scuola.»
Scott
aprì la bocca per replicare, ma Stiles glielo impedì di
nuovo. «Aspetta, non è che hai scoperto qualcosa su...
beh, “sai anche questo”? No, perché in quel caso sarei molto offeso dal fatto che tu non mi abbia chiamato per partecipare. Una distrazione "mortale" mi aiuterebbe a smettere di pensare.»
«Stiles!»
gridò Scott, nella speranza di riuscire a frenare il fiume di
parole con cui il suo migliore lo stava intontendo.
«Sì?»
«Non
ho scoperto nulla, sto solo seguendo le tracce di Isaac, nel bosco,
sperando di trovare quella giusta. E non sono a scuola perché mi
sono distratto. Si può sapere che diavolo hai? Mi sembra che tu
stia letteralmente perdendo la testa.»
«Non
sto perdendo la testa, non sto perdendo un bel niente, che cosa te lo
fa pensare?» Seguì un momento di silenzio. «Okay,
forse sto impazzendo, ma anche tu saresti nelle mie stesse condizioni
se Derek ti avesse baciato. Un bel bacio anche, non avrei mai detto che
potesse avere delle labbra morbide, ma le ha. E un sapore dolce,
dev'essere per la ciambella che ha mangiato.»
«Aspetta, cosa?» Mentre la sua mente gridava: "troppe informazioni!", Scott tentò di dare un senso a quello che Stiles aveva appena detto.
«Hai sentito.»
«Okay,
sì, penso di averlo fatto, ma... Oh, mio Dio, ma
perché?» Non che avesse nulla contro Derek, ma non
riusciva ad immaginarlo nell'atto di baciare qualcuno. Era un pensiero
davvero strano.
«A me lo chiedi? Forse voleva farmi tacere, mi sembrava così.»
«Stiles,
amico, credimi, molte volte avrei voluto farti tacere, ma mai ho preso
in considerazione di farlo saltandoti addosso.»
«Non
mi è saltato addosso! Ehi, credi dovrei prendere in
considerazione la possibilità? Non penso che mi dispiacerebbe,
però.»
Scott fece una smorfia, davvero non voleva immaginarsi altro. «Stiles!»
«Che
c'è? Tu mi hai martoriato il cervello parlandomi di Allison, ora
è il mio turno. Uhm, ma sì, hai ragione, stiamo perdendo
il punto.»
Scott si grattò la testa, confuso. «Che punto?» Tutte quelle chiacchiere assurde lo avevano distratto.
«Isaac, Scott! Sai, il Beta che, guarda un po', vive anche a casa tua?»
Oh, certo, giusto. «Riprenderò a cercarlo immediatamente.»
«Perfetto,
mentre io penserò a questa cosa.» Scott annuì con
il capo e stava per attaccare, ma la voce di Stiles attirò di
nuovo la sua attenzione. «Anzi, no, credo di aver pensato
abbastanza. Credo che ti raggiungerò. Dove sei?»
***
Scott si fermò di colpo, permettendo a Stiles di raggiungerlo.
Per quanto potesse correre al massimo delle sue forze, non era facile
stare dietro all'andatura di un lupo mannaro.
«È
qui, dev'essere qui» disse Scott, con tono serio. Erano al limite
del bosco, fuori da una stamberga piuttosto simile alla casa degli
Hale. Non gli sembrava di essere mai passato di lì, prima.
«Scott, non per frenare il tuo entusiasmo, ma hai detto la stessa cosa le ultime cinque volte che ci siamo fermati; sei,
se contiamo quando ti sei quasi lanciato su quel passante, che è
colpevole solo di essere il proprietario del negozio dove Isaac ha
comprato dei vestiti.»
«Questa volta ne sono sicuro.»
Stiles
si risparmiò di ribattere che anche le volte precedenti era
stato sicuro. «Quindi, qual è il piano?»
Scott si girò a guardarlo. «Entro e porto via Isaac» disse, scrollando le spalle.
«Oh,
wow, non ha davvero nessuna possibilità di fallire. Tutti i lupi
mannari ragionano così o è una prerogativa degli
Alpha?»
Scott
gli rivolse un sorriso, poi si avviò a passo lento in direzione
della casa. Stiles sospirò e lo seguì.
Avrebbe
voluto avere con sé la sua mazza da baseball, anziché
essere completamente disarmato, ma non aveva scelta.
Nonostante
l'esterno apparisse decadente, la porta d'ingresso era robusta e
resistente e a Scott occorse più di un colpo per buttarla
giù.
«Ti
avranno sentito a chilometri di distanza. Spero davvero che Isaac sia
qui, altrimenti sai il risarcimento danni che ci toccherà
ripagare se il proprietario ci becca?»
La porta crollò con uno schianto sul pavimento e lui e Scott poterono entrare.
Stiles
si guardò intorno, improvvisamente serio. Era vero, da fuori
avrebbe detto che la casa fosse disabitata, ma non doveva essere
così. C'erano molte candele spente e mezze consumate sui mobili
tenuti in buono stato e, soprattutto, non c'era presenza di polvere,
quindi qualcuno che passava di frequente dalla casa doveva esserci.
«È qui» disse Scott, stringendo i pugni e girando per la stanza.
«Come fai a dirlo?»
Scott esitò, prima di rispondere: «Dall'odore del suo sangue.»
La
bocca di Stiles si chiuse, mentre un brivido lo percorreva da capo a
piedi. Nessuna sua battuta sarcastica poteva smorzare la tensione che
si era create.
Si
divisero, visto che, secondo Scott, non c'era pericolo e la casa era
effettivamente deserta. Stiles si diresse verso le scale, mentre Scott
rimase al piano terra.
Qualsiasi
cosa avessero trovato, più di tutto Stiles temeva la reazione di
Scott. Non voleva assolutamente che soffrisse o si incolpasse di
qualunque cosa.
Controllò nelle varie stanze, dentro gli armadi, sotto i letti, chiamando il nome di Isaac e non ottenendo risposta.
Erano
passati circa dieci minuti quando Stiles sentì Scott chiamare il
suo nome. Corse in direzione del richiamo e quasi inciampò sugli
scalini.
Scott
era sceso nello scantinato e se la stava prendendo con rabbia contro un
lucchetto che sigillava una botola in metallo. Le dita dell'amico
sanguinavano per lo sforzo e l'energia con cui sferrava i colpi.
Presto,
il lucchetto si ruppe e venne scaraventato contro il muro. La botola si
aprì e un tanfo di chiuso e altri odori fastidiosi investirono
Stiles, che storse il naso.
La blanda luce di una lampadina appesa al soffitto illuminò il cubicolo in cui Isaac era effettivamente rinchiuso.
Scott raggiunse quest'ultimo e si avvolse il braccio attorno al collo, per sostenere il peso di Isaac e poterlo liberare.
«Come sta?» chiese Stiles, appena gli altri due furono davanti a lui.
«Dorme o è svenuto, non so, ma respira.»
Le
condizioni di Isaac non sembravano gravi, ma nemmeno incoraggianti. Il
viso era pallido e smunto, c'erano macchie di sangue rappreso in
più punti sul corpo e lividi viola che stavano guarendo
lentamente. Decisamente quelle ferite non erano opera di un beta o un
omega.
Senza escludere che Isaac aveva bisogno di un bagno – o due, o tre – e di bruciare i vestiti che aveva indosso, ormai irrecuperabili.
«Su, andiamo via di qui.»
Scott annuì e si avviarono.
Era stato tutto troppo facile fino a quel momento, per forza
sarebbe dovuto succedere qualcosa. Erano a pochi metri dall'ingresso
quando l'ombra di una figura mostruosa coprì la soglia
d'ingresso.
Era
un lupo completamente trasformato, ma la sua forma era distorta,
diversa da quella che ci si sarebbe potuti aspettare. L'Alpha aveva gli
occhi rossi, crudeli, il viso allungato e i denti appuntiti, con la
bocca da cui colava un filo di bava. Il corpo era un misto tra un forma
umana e una animale, con il corpo coperto di pelo nero e stopposo.
«Stiles,
prendi Isaac» disse Scott con calma, trasferendo il peso del
ragazzo che sorreggeva dal proprio corpo a quello di Stiles.
Un
attimo prima di correre incontro all'Alpha per difenderli, Scott gli
rivolse un'occhiata eloquente, che significava di cogliere la prima
occasione buona per scappare.
Sapeva che Isaac aveva bisogno di cure e assistenza, ma come avrebbe potuto abbandonare lì Scott? Era inconcepibile.
Scott
e l'Alpha cominciarono a lottare, mentre Stiles si spostava verso la
sinistra, lontano dall'azione. I due contendenti ringhiavano
minacciosamente l'uno contro l'altro, colpendosi e ferendosi a vicenda,
e distruggendo i mobili che incontravano sul loro passaggio.
Scott
morse il braccio del braccio dell'Alpha, mentre questi lo
scacciò da sé, lasciandoli un graffio a forma di unghiata
sulla maglietta. Scott scivolò all'indietro di alcuni metri,
crollando sul pavimento e rompendo una sedia a metà.
L'Alpha
si voltò verso di lui e Stiles rimase paralizzato sul posto,
mentre osservava le zanne sguainate e l'intento omicida negli occhi del
mostro.
«Stiles,
scappa!» urlò Scott, saltando di nuovo addosso all'Alpha e
facendolo distendere supino a terra, per poi graffiarlo il faccia e
farlo ululare dal dolore.
Stiles
non perse altro tempo, sapendo che, se fosse rimasto, sarebbe stato
solo d'impiccio a Scott e si diresse verso la porta, che non era
più bloccata dall'Alpha. Avrebbe voluto allontanarsi più
velocemente, ma il peso di Isaac gli gravava addosso, ostacolandogli i
movimenti.
Avevano lasciato la macchina piuttosto distante, sarebbe riuscito a raggiungerla?
Riuscì
a percorrere una ventina di metri, poi sentì un rumore in
direzione della casa, alle sue spalle, che lo costrinse a girarsi per
controllare.
L'Alpha
uscì fuori dall'edificio di corsa, seguito poco dopo da Scott.
Stiles era confuso, perché sembrava che l'Alpha non avesse
più intenzione di lottare, ma solo di fuggire velocemente e non
comprendeva questo atteggiamento.
Gli
tornò in mente la teoria secondo la quale l'Alpha in questione
fosse più debole di Scott e per questo agisse nell'ombra per non
doversi confrontare direttamente con un lupo mannaro più forte
di lui.
Scott
lo seguì per qualche metro, ma aveva il respiro affannoso e
sembrava stanco per la lotta, quindi rinunciò presto. Si
girò verso di loro e dopo poco li raggiunse.
«Stai bene?» chiese Stiles.
L'altro annuì con il capo. «L'ho ferito, ma è riuscito a fuggire.»
«Non importa. Abbiamo recuperato Isaac, è già un progresso.»
Stiles
guardò in direzione del bosco. La macchina era distante, Isaac
ancora addormentato e Scott stanco. Se anche quest'ultimo fosse
crollato non aveva idea di come sarebbe riuscito a portarli entrambi
alla macchina. Avevano bisogno di una mano.
Quando gli telefonò, Derek rispose dopo un paio di squilli. «Pronto?»
«Abbiamo trovato Isaac» esordì Stiles.
«Dove siete? Arrivo subito.»
***
«Si
potrebbe avere dell'altro caffè? E vorrei provare una delle
sfogliatelle dolci indicate nel menù» disse Dean
sorridendo, intercettando Peeta che usciva dalla cucina e facendolo
sobbalzare dalla sorpresa.
«Uh, sì, certo, ma non era necessario che venisse qui, sarei arrivato al tavolo suo e di suo fratello.»
Quel
mattino, lui e Sam avevano cercato e trovato su internet un articolo
relativo alla morte dei genitori di Peeta, per questo stavano facendo
colazione ad un orario molto vicino a quello del pranzo. Avevano
scoperto che la loro dipartita era molto misteriosa e, apparentemente,
dovuta ad un incidente d'auto. A poca distanza dal motel, la macchina
su cui viaggiavano i due passeggeri era andata a schiantarsi contro un
albero. Quello che non si spiegava era perché non fossero state
trovate tracce della donna sul volante della macchina, nonostante fosse
lei alla guida, come se fossero state cancellate.
«Quindi
tu vivi qui da solo con tua nonna? Sei gentile ad aiutarla» disse
Dean, tentando di fare conversazione. Voleva sapere cosa ci fosse di
vero nell'articolo di giornale, se avesse anche solo trascurato un
dettaglio utile a scoprire la verità. In ogni caso, Dean e Sam
avevano deciso che sarebbero andati alla tomba dei due coniugi, luogo
indicato anch'esso nell'articolo, e avrebbero bruciato i corpi,
sperando che bastasse. A volte capitava che il fantasma del defunto non
fosse legato ai propri resti, ma a degli oggetti, nel peggiore dei casi
anche a delle persone.
«Sì,
da qualche mese. I miei genitori hanno avuto un incidente
d'auto.» L'espressione di Peeta s'incupì.
«Oddio, mi dispiace. Non lo sapevo.»
L'altro abbozzò un sorriso. «Non importa, va tutto bene.»
«Com'è
successo?» aggiunse Dean, fingendosi contrito. Non gli piaceva
infierire su un argomento delicato come la famiglia, ma era un attore
consumato e faceva quello che era necessario. Era meglio un momento di
dolore adesso, che lasciare scorrazzare il fantasma indisturbato
permettendogli di attaccare chissà chi.
Peeta inarcò le sopracciglia. «Nessuno lo sa bene... È successo e basta.»
«Niente di strano? Sono solo finiti fuori di strada?»
Peeta
sembrava confuso, come se non ci avesse mai pensato davvero.
«Io... un momento! Come fa a sapere che sono finiti fuori di
strada?»
Dean
si morse il labbro inferiori, dandosi mentalmente dell'idiota per aver
parlato troppo. «Non lo sapevo, ho solo pensato fosse andata
così.» Si stava arrampicando sugli specchi, era evidente.
«Senti, Peeta, in questo motel c'è qualcosa che non va e
noi pensiamo abbia qualcosa a che fare con la morte dei tuoi.»
«Ma voi chi siete?!» chiese Peeta, sconvolto. Alle sue spalle, comparve la signora Remkall.
«Cosa
succede qui?» domandò quest'ultima, con cipiglio duro,
mettendosi con fare protettivo di fronte al nipote.
«Niente! Stavo solo...»
«Dean!»
esclamò Sam, raggiungendolo e tirandolo via. Era diventato un
vizio interromperlo quel giorno? «Scusatelo, ha avuto una brutta
giornata.»
Appena si furono sufficientemente allontanati, Dean si voltò verso il fratello. «Sammy, che diavolo...?»
«A
loro penseremo dopo e con più tatto di quanto ne abbia tu. Ora
dobbiamo andare, Scott e gli altri hanno trovato Isaac.»
[to be continued...]
Spazio Autrice: Meno quattro capitoli alla fine! Aaah!
Parlando di questo...
finalmente scopriamo dov'è Isaac e Scott corre a salvarlo. Spero
che lo Scisaac (almeno come bromance) vi piaccia, personalmente ho
amato scrivere i due punti di vista di Scott e Isaac. (Complimenti a
chi aveva indovinato!).
Poco Sterek, ma mi auguro vi abbia diverto la reazione telefonica di Stiles. Mi dispiace per Scott che ha dovuto sopportarla.
Infine... Dean e Peeta. Vi confesso che avrei voluto che la scena
venisse fuori come un mezzo flirt (ve l'ho detto che shippo Deeta? XD),
ma alla fine Dean è stato un po' insensibile e ha fatto come ha
voluto.
Nel prossimo capitolo: Strizzatine d'occhio alla Scisaac, Dean non si comporta bene (tanto per cambiare) e guai vari al motel.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 13 *** 13° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 13
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 13/16 (2773 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
13
Stiles
staccò lo sguardo puntato su Isaac, sdraiato sul divano di una
casa sconosciuta, e lo spostò su Derek. «Dove siamo?»
Derek fece una smorfia, come se non volesse rispondere, poi parlò: «A casa mia.»
Stiles
spalancò le palpebre. «Aspetta, mi sono perso qualcosa.
Fino a stamattina dormivi nella tua auto e ora... ti sei trovato una
sistemazione?» Con la coda dell'occhio, captò lo sguardo
sorpreso di Scott, come se si chiedesse come facesse a sapere dove
Derek passasse la notte, prima di riportare la propria attenzione su
Isaac.
“Resti?”,
avrebbe voluto chiedere Stiles, ma la parola rimase silenziosa, sospesa
fra di loro come un grande elefante in una stanza. Quella
possibilità gli faceva più piacere di quanto si
aspettasse.
«L'ho affittata per qualche settimana, per stare più comodo.»
Stiles non ci rimase male, quello di Derek sembrava un inizio.
Visto a chi apparteneva quella casa, si prese un momento per studiarla meglio, molto più incuriosito rispetto a prima.
Sebbene
lontano dal centro città come il loft, l'appartamento era molto
diverso da quest'ultimo. L'arredamento era molto più famigliare
e meno minimalista del precedente. Certo, non che ci fossero tendine
con il bordo in pizzo, soprammobili colorati o cose del genere, ma
l'insieme era quasi accogliente. Beh, accogliente quanto potesse
esserlo un lupo musone.
Comunque,
quella casa gli piaceva, non che Derek gli avesse chiesto il suo
parere. Ma se così fosse stato, avrebbe avuto la sua più
completa approvazione.
«Si sta svegliando» disse Scott, sollevandosi in piedi e piegandosi più vicino verso Isaac.
Stiles si
chiese se non fosse stato il caso di portare Isaac da Deaton,
anziché da Derek. Però era pieno giorno e orario di
visita dal veterinario, inoltre Isaac non presentava ferite gravi ed
erano sempre meno evidenti, perlopiù era un po' deperito.
Isaac aprì gli occhi. «Scott.» Sembrava confuso e un po' intontito. «Che cos'è successo?»
Scott gli
sorrise. Stiles era contento di vedere l'amico sollevato di aver
ritrovato il proprio beta. «Non ricordi? L'Alpha ti ha catturato,
siamo appena riusciti a liberarti.»
Con
l'aiuto di Scott, Isaac si mise a sedere. «L'Alpha mi ha
catturato?» ripeté. «Quando è accaduto?»
Erano
tutti senza parole. «Non ricordi proprio nulla?
Fantastico!» esclamò Stiles con sarcasmo. Sperava che
Isaac potesse fornirgli qualche indizio sull'Alpha, almeno quale fosse
il suo aspetto fisico quando non era trasformato o il suo nome.
«Gli
hanno bloccato i ricordi» affermò Derek, che si era
spostato alle spalle di Isaac e indicava un punto sul suo collo.
Stiles si
avvicinò e vide dei segni rossi e profondi sulla pelle del
ragazzo, come se qualcuno lo avesse ferito infilzando le unghie
acuminate da lupo mannaro in profondità.
«Si può privare della memoria qualcuno con un taglio del genere?»
Derek annuì con il capo. «O restituirli.»
«Ah,
sì?» Stiles guardo l'altro come se fosse pazzo.
«Allora perché non facciamo il processo inverso?»
«Perché
è rischioso. Se non viene eseguito come si deve, può
portare danni irreversibili molto gravi.»
«Figurati se non c'era la controindicazione.» Stiles sbuffò.
«È già successo. L'altra volta abbiamo chiesto a Peter» disse Isaac.
«Uhm... Peter mi inquieta. Ho sempre la sensazione che siamo delle prede per lui. Beh, almeno io.»
Derek era
dubbioso. «È comunque una questione diversa. Non si tratta
di un branco d'Alpha, questa volta, ma di uno solo e, a quanto avete
detto, più debole di Scott.»
«Sono
d'accordo con Derek, non ti sottoporremo ad una pratica del genere, non
quando non è necessario» disse Scott scuotendo la testa e
rivolgendosi ad Isaac. «Troveremo l'Alpha in un altro modo.»
Quest'ultimo annuì e parve rincuorato, poi chiese: «Che giorno è, oggi, quanto tempo sono stato via?»
«Una settimana, più o meno. Eravamo preoccupati, temevamo di non riuscire a trovarti» disse Scott.
«Sono ancora intero.» Sul volto di Isaac si dipinse un sorriso mesto. «Grazie di avermi salvato.»
«Stanno arrivando» disse Derek a quel punto, sollevando il capo e anche Isaac e Scott si misero sul chi vive.
«Dev'essere
comodo sapere in anticipo quando qualcuno stia per arrivare, mi
servirebbe con mio padre, qualche volta» affermò Stiles.
Gli altri tre, però, non lo stavano ascoltando, presi com'erano dall'arrivo di Dean e Sam.
Derek andò ad aprire la porta, giusto un momento prima che Dean suonasse il campanello.
Il braccio di Dean rimase sospeso a mezz'aria. «Oh» articolò sorpreso e ritirò la mano.
Derek si
fece da parte per lasciar passare gli altri due e Stiles sorrise nel
notare quanto l'espressione di sospetto sul volto di Dean e Derek fosse
molto simile. Sam, al contrario, era serio, ma decisamente più
tranquillo.
«Uhm, lavoriamo con loro, adesso?» chiese Isaac, inclinando la testa da un lato.
«Così
pare» disse Stiles. Se avessero chiesto a lui, era ancora
dell'idea che non fosse il parere migliore che avessero mai avuto.
«Storia lunga» tagliò corto Scott, promettendo però che gli avrebbe spiegato tutto più tardi.
Stiles e
Scott raccontarono a Dean e Sam - e a Derek, visto che lui aveva
partecipato solo alla parte conclusiva del salvataggio - come erano
riusciti a liberare Isaac e dove l'avevano trovato.
«Come sapevate di trovarlo in quella casa?» chiese Dean, al termine del racconto.
«Ho
seguito le tracce di Isaac in città e nel bosco fino a che non
ho trovato quella giusta» spiegò Scott e scrollò le
spalle come se fosse ovvio.
Stiles
vide con la coda dell'occhio Derek sorridere con orgoglio, doveva
essere soddisfatto dei progressi di Scott come lupo mannaro e Alpha, di
come utilizzasse al meglio i propri sensi sovrannaturali.
Loro non
ne parlavano, ma Stiles avrebbe potuto giurare che Derek fosse davvero
affezionato a Scott. Forse non l'avrebbe ammesso ad alta voce, ma erano
i suoi gesti a confermarlo.
Dean non sembrava soddisfatto della risposta. «Qualcosa non va?» gli chiese Stiles.
Dean
strinse le labbra e fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti ad
eccezione di Sam. «Non mi fido di voi, siete mostri e gli esseri
umani le vostre prede» disse senza mezzi termini.
Lo
scoppio fu talmente improvviso che non se l'era aspettato. Sebbene
nemmeno Stiles si fidasse dei due cacciatori, era convinto avessero
raggiunto un accordo.
«Il fatto che sembriate addomesticati, non significa niente per me.»
«Dean!» tentò di riprenderlo Sam, inutilmente.
«No,
Sam, non fingere che questa storia non ti puzzi, ma se davvero è
così, allora sei uno stupido.» Indicò Isaac con un
dito. «Dovrei credere che abbiano ritrovato il ragazzino
così facilmente? Con un annusatina e quasi senza pericolo?
Quello che mi chiedo è se fosse davvero scomparso e cosa
aspettino a tentare di far sparire per davvero noi due.»
L'alleanza
era appena andata in frantumi e Stiles non poteva essere più
d'accordo, perché Dean non aveva capito un bel nulla di loro,
era chiuso nel suo mondo bianco e nero e forse non sarebbe mai cambiato.
Dei
ringhi minacciosi risuonarono nella casa di Derek, emessi da
quest'ultimo e Isaac. Scott, al contrario, era perfettamente
controllato, ma i suoi occhi brillavano di rosso.
Posò
una mano sulla spalla di Isaac e la strinse, ciò bastò a
calmare il Beta, che si riappoggiò ai cuscini alle sue spalle,
sfinito anche per quel piccolo sforzo. Istintivamente, però,
continuava ad osservare minaccioso Dean e Sam.
Scott, a quel punto, spostò lo sguardo su Derek e scosse la testa.
Quest'ultimo
si allontanò continuando a tener d'occhio i due cacciatori e si
mise davanti a Stiles, cogliendolo di sorpresa.
"Vuole proteggermi?",
si chiese. Non era la prima volta che accadeva, a dire il vero, sia
lui sia Derek avevano una lunga serie di situazioni in cui si
erano salvati la pelle a vicenda, ma era la prima volta che la minaccia
fosse così inconsistente.
In fondo, né Dean, né tantomeno Sam, avevano estratto ancora alcuna arma.
«È meglio che andiamo, Sam, abbiamo ancora un caso da risolvere. Anzi... due.»
«Penso che tu stia correndo troppo» disse Sam.
«Ognuno per sé, eh?» chiese Stiles.
«Esatto, ragazzino. È stato un errore mischiarci fra di noi fin dall'inizio.»
Dean e Sam si avviarono verso l'uscita.
Un attimo prima di varcare la soglia, Sam si girò verso di loro. «Ragazzi, se doveste aver bisogno...»
Stiles era un po' scettico, ma Scott annuì con il capo e sorrise. «Lo stesso.»
«Uhm,
non sarà il momento migliore, ma...» cominciò
Isaac, appena rimasero soli, grattandosi la nuca con una mano e posando
l'altra sul proprio stomaco. «...Starei morendo di fame.»
Derek inarcò le sopracciglia, esasperato, mentre Scott si lasciò andare ad una risata liberatoria.
«Ora
che ci penso... anch'io!» esclamò Stiles. Guardò
Derek e gli strizzò l'occhio, dando ad intendere che c'erano
umani e lupi mannari che necessitavano di essere sfamati al più
presto.
Anche i
protettori di Beacon Hills potevano prendersi una pausa, di tanto in
tanto, e i lupi mannari cattivi si catturavano meglio a stomaco pieno.
Avrebbe dovuto scrivere una guida in proposito, un giorno.
***
Dean chiuse la portiera della macchina e attraversò il parcheggio a grandi passi, diretto al motel.
Sam lo
seguì. «I segni che qualcuno era stato rinchiuso in questa
casa c'erano, Dean. E anche di colluttazione, a prova di quella lotta
di cui parlavano Scott e Stiles.»
«Non prova niente!» insistette Dean. Si fermò e si girò verso il fratello.
Non
importava che cosa Sam avrebbe potuto dire, fare o pensare, non c'era
da fidarsi di creature soprannaturali con i denti aguzzi; anzi, non
c'era da fidarsi di creature in generale.
A parte
Castiel, ma lui era un'altra storia. Era buono – e non c'entrava
assolutamente il fatto che fosse un angelo –, misteriosamente
teneva a lui e non li avrebbe traditi quando meno se lo aspettavano.
Avrebbe potuto dire lo stesso di Beacon Hills? Assolutamente no.
Lui e Sam avevano già rischiato troppo fino a quel momento.
«Siamo
qui da tempo, ma non abbiamo ancora incontrato l'Alpha, potrebbe essere
un trucco, forse è tutta una loro invenzione e solo loro i
responsabili degli omicidi. Anche il rapimento di Isaac... poteva
essere tutto parte di un piano.»
Nel
branco c'erano persone molto sveglie, come quel Stiles, abbastanza
intelligenti da architettare un piano tanto ben congegnato quanto folle
per fregare lui e Sam. E non era un complimento.
«E di Stiles cosa mi dici, Dean? Annette l'ha ferito.»
«Era
una cacciatrice, forse ha solo sbagliato bersaglio. Magari l'Alpha non
esiste e lei stava solo facendo il suo dovere, il nostro dovere: uccidere i mostri.» Strinse le labbra e riprese a camminare.
Aveva senso e si sentiva un idiota per non averci pensato prima.
«Forse siamo stati dalla parte sbagliata fin da subito» aggiunse.
«Non
sono d'accordo» disse Sam e Dean si ritrovò a sospirare di
fronte alla fiducia che il fratello riponeva in quei ragazzi.
«Credo che tu li stia condannando troppo presto.»
Dean fece uno sbuffo fintamente divertito. «O forse troppo tardi.»
«Se
sei così sicuro di te stesso, perché li hai lasciati
andare senza ucciderli?» chiese Sam a quel punto e a lui parve
quasi di avere a che fare con un insistente e supponente grillo
parlante. La favola di Pinocchio non gli era mai piaciuta.
«Sei
solo frustrato perché non abbiamo trovato l'Alpha, per questo
cerchi di giustificarti cercando la via più facile»
continuò il fratello.
Dean si
sentì punto sul vivo e le parole di Sam gli fecero più
male di quanto avrebbe voluto ammettere. «Non so fare il mio
lavoro, è questo che vuoi dire?»
«No,
Dean, io...» Sam si fermò, un po' incerto, come se volesse
ritrattare tutto. «Penso che tu sia un grande cacciatore, il
migliore, ma con tutto quello che affrontiamo ogni giorno, non dovresti
essere più elastico?»
Dean non rispose e si girò verso la porta, fermandosi con la mano sopra la maniglia.
«Che succede?» chiese Sam, vedendolo esitare.
«Shh!» fece Dean, portandosi l'indice alle labbra. «Ascolta.»
Il sole
stava tramontando alle loro spalle, mentre all'interno della casa si
udiva il rumore di una finestra che sbatteva come se ci fosse corrente
e un fruscio.
«Proiettili al sale!» esclamò Dean.
«Abbiamo già bruciato i corpi» gli ricordò Sam, indispettito dal fatto che non fosse bastato.
Se n'erano occupati dopo essere stati nella casa dove si diceva Isaac fosse stato tenuto prigioniero, prima di tornare al motel.
«Vado in macchina a prenderli insieme al resto» aggiunse Sam e corse via. «Fai attenzione.»
Nel
frattempo, Dean si frugò nelle tasche e pescò un
proiettile al sale che teneva per ogni evenienza. Aprì la porta
e sgusciò all'interno dell'edificio.
Le luci
erano spente e la stanza pervasa dalla penombra. La temperatura era
talmente bassa che era come essere in inverno e avere la caldaia guasta.
Dean attraversò l'ingresso alla ricerca di qualche segno lasciato dal fantasma che confermasse la presenza dello stesso.
Improvvisamente, un urlo proveniente dalla cucina scacciò il silenzio nel motel.
Dean si
precipitò e vide la signora Remkall con un grosso coltello
sporco di sangue in mano. Aveva un taglio profondo nel ventre,
provocato proprio dalla lama che stringeva tra le dita. Nonostante la
ferita, si stava allargando la macchia di sangue sul grembiule, si
reggeva in piedi tranquilla, come se non si stesse dissanguando.
Bastò
uno sguardo ai suoi occhi vuoti e persi per confermare quello che
già sospettava: la vecchia era stata posseduta; e da come
fissava il nipote, la schiena di questi schiacciata contro il muro e
l'espressione sconvolta, sembrava intenzionata a colpire anche lui.
Un doppio omicidio, quello spirito doveva essere davvero furioso.
Con le
lacrime agli occhi, Peeta si avvicinò alla signora Remkall, come
se volesse portarle via il coltello. «Nonna, mettilo
giù.»
«Stalle lontano!» urlò Dean, impedendo a Peeta di essere colpito da un fendente.
«Che le succede?» chiese il ragazzo.
«È
posseduta» tagliò corto Dean. «Te l'avevo detto che
in questo motel qualcosa non andava.» Voleva evitare di uccidere
la vecchia, perciò decise che il proiettile l'avrebbe conservato.
Erano in
una cucina, doveva esserci del sale a portata di mano. Lo disse a
Peeta, che annuì e si mise a rovistare negli armadietti.
«Io lo trattengo» aggiunse e si voltò verso la
signora Remkall, che si stava avvicinando con un sorriso diabolico sul
volto.
Iniziò
a lottare contro la donna, la quale non era in difficoltà come
ci si sarebbe aspettati, ma, a causa della possessione, molto forte e
pericolosa. Lei riuscì a colpirlo un paio di volte, un pugno sul
mento e una ferita superficiale alla spalla causata dalla lama
appuntita.
A quel punto, il coltello sfuggì dalle mani della signora Remkall e cadde sul pavimento, finendo poi sotto un mobile.
«Il sale!» esclamò Peeta richiamando la sua attenzione e gli lanciò un sacchetto.
Qualche granello si sparse sul pavimento, ma Dean riuscì a salvare il resto prendendolo al volo.
«Dean!»
Sam entrò in cucina con tutto il loro armamentario ed entrambi
lanciarono una grossa quantità di sale addosso alla signora
Remkall, che emise un urlo disumano.
«Tienilo occupato, Sam, senza uccidere la donna.»
Sam annuì, così lui si voltò verso Peeta, che sembrava quasi paralizzato a causa degli ultimi eventi.
Dean gli
strinse le braccia e lo scosse con energia. «Peeta, ascoltami,
è probabile che il fantasma sia quello di uno dei tuoi genitori.
È trattenuto da qualcosa. Ora non ho tempo di spiegarti, ma sei
possiedi un oggetto importante che apparteneva a loro, devi andarlo a
prendere e portarlo qui.»
Peeta lo fissava in silenzio.
«Hai capito?» Lo scosse di nuovo.
Peeta sembrò annuire, ma poi la sua attenzione venne di nuovo catturata dalla donna posseduta e rimase immobile.
«Non c'è tempo!» insistette Dean. «O finirà male per tutti.»
Il ragazzo si riscosse e fuggì via dalla stanza. Sperò che lo ascoltasse e facesse come gli aveva chiesto.
Fortunatamente
fu così. Peeta ricomparve alcuni minuti dopo, stringendo tra le
mani due oggetti: una collana e un foglio di carta.
La signora Remkall diede una spinta a Dean che lo fece sbattere contro uno sportello.
Ricadde
sulle proprie ginocchia sentendo dolore ovunque. Si rialzò in
piedi un po' a fatica. «Sam, brucia quelle dannate cose!»
Lanciò l'ultima manciata di sale verso la signora Remkall. Nella stanza risuonò un grido e un ringhio furioso.
Poi lei
si girò a guardare Sam e Peeta che accendevano il fornello a
gas. Il fantasma uscì dal corpo della signora Remkall e
svanì, mentre lei venne sostenuta da Dean.
"È pesante",
pensò, stanco per la lotta e debole per le ferite. Sam si
precipitò al suo fianco e lo aiutò a sdraiare la vecchia
sul pavimento.
«Peeta, chiama il 911» disse Sam.
La ferita
sul ventre della donna era abbastanza grave e il sangue perso molto, ma
sarebbero riusciti a salvarla, non l'avrebbero lasciata morire.
Per
fortuna, sia lui, sia Sam erano pratici di primo soccorso e le prime
cure che prestarono alla signora Remkall in attesa dell'ambulanza
furono fondamentali.
Un po'
meno facile fu spiegare la situazione agli agenti che si presentarono,
ma almeno non era presente lo sceriffo Stilinski, che li conosceva come
agenti dell'F.B.I., sarebbe stato imbarazzante.
Furono liberi di tornare al motel solo in tarda serata, dopo essersi accertati che la signora Remkall si sarebbe ripresa.
«Riguardo a prima...» disse Sam, quando finalmente poterono sdraiarsi nei loro letti.
Dean fece
una smorfia. Si era fatto ricucire e si sarebbe ripreso, ma non vedeva
l'ora di riposarsi. «Domani, Sam, per favore. Per le prossime sei
ore minimo voglio dimenticarmi che i lupi mannari esistono.»
Sam sospirò. «Come vuoi.»
Dean chiuse gli occhi e si addormentò profondamente quasi all'istante.
[to be continued...]
Spazio Autrice: Bentornati con il tredicesimo capitolo, che, spero, vi sia piaciuto. :)
Isaac
è libero, però i guai non sono per nulla finiti. A
proposito di questo... Dean in questo capitolo non è il massimo
della gentilezza. E' stato tranquillo finora, ma non si poteva pensare
che prima o poi non esternasse i suoi dubbi nei confronti del branco di
Scott.
Per quanto riguarda il motel... se pensate che sia finita qui... vi
sbagliate di grosso! Per questa notte, Dean e Sam possono pensare di
aver risolto la cosa, ma non è proprio così.
Parlando dell'Alpha: ancora si nasconde, ma sta preparando qualcosa di grosso.
Nel prossimo capitolo: Dolce
risveglio per gli Sterek, Peter torna più irriverente che mai e
i fratelli Winchester sono dannatamente nei guai al motel.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 14 *** 14° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 14
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 14/16 (2735 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
14
Ancora
con le palpebre socchiuse, Stiles lentamente si svegliò e prese
coscienza di dove si trovava. La luce era bassa, ma accesa, mentre
fuori era ancora buio e si trovava in una stanza famigliare, sebbene
non la propria.
Aveva la testa
appoggiata ad un cuscino non molto comodo, il braccio sinistro sullo
stomaco e l'altra mano che stringeva la caviglia di qualcuno, al di
sopra della propria testa.
La sua schiena e il
suo collo protestavano, perché aveva dormito sul pavimento, ma
almeno non era infreddolito, grazie alla coperta che era posizionata
sul suo corpo dal petto in giù.
Spalancò gli occhi all'improvviso.
Un momento...
Si guardò in giro con maggiore attenzione e si rese finalmente conto della situazione.
Il cuscino
era una coscia di Derek, così come la caviglia che stava
stringendo con energia, come se non volesse più lasciarla andare.
Infatti, il lupo
mannaro in questione era vicino a lui, seduto sul pavimento del proprio
appartamento, la schiena appoggiata al divano e la testa inclinata da
un lato.
La gamba sulla quale
c'era la testa Stiles era distesa, mentre l'altra, che lui si decise a
mollare, era ripiegata su se stessa, a formare una "v" rovesciata.
Il respiro di Derek era regolare, gli occhi chiusi e l'espressione rilassata, segni che stava ancora dormendo.
Stiles si mise a
sedere piano, per non svegliare nessuno. Sbadigliò e si
stiracchiò, poi notò anche Isaac, quello sistemato
meglio, che dormiva sul divano, e Scott, che era addormentato un metro
più in là, con gli arti tenuti il più lontano
possibile gli uni dagli altri, come una stella a cinque punte.
Erano tutti vestiti, a scanso di equivoci.
Quella sera,
rammentò, avevano cenato tutti e quattro insieme - avevano
ordinato pizza, visto che il frigo di Derek era ancora desolatamente
vuoto -, poi si erano messi a discutere riguardo all'Alpha.
L'argomento Sam e Dean, invece, non era stato toccato.
Stiles aveva preso
appunti su dei post-it e li aveva attaccati ad un muro, creando una
rappresentazione ridotta e semplificata dello schema che aveva a casa.
Era una di quelle cose che un ragazzo imparava a fare se aveva come
genitore uno sceriffo.
Aveva posto delle
domande a Isaac, nella speranza che ricordasse anche solo un dettaglio,
qualsiasi cosa sarebbe stata d'aiuto, ma era stato inutile. Tutta colpa
dell'amnesia!
Eppure era convinto di essere vicino alla verità, c'era qualcosa che continuava a sfuggirgli.
Dopo cena, le ore
erano trascorse velocemente e Stiles, Scott e Isaac, che non era il
caso di far spostare, avevano finito per appisolarsi lì
dov'erano.
Non ricordava,
però, di essersi addormentato addosso a Derek, anzi, non era
nemmeno sdraiato, ma seduto. Doveva essersi mosso molto nel sonno e il
suo corpo doveva avere uno strano concetto del lecito.
Era un po' imbarazzante e strano.
Nelle ultime ore, con
tutti gli avvenimenti che li avevano travolti, non aveva potuto
più pensarci, ma ora i ricordi del bacio tornarono a farsi
prepotenti nella sua mente.
Stiles si girò fino ad incrociare il viso rilassato di Derek e il suo sguardo si soffermò sulle labbra dell'altro.
In realtà, non
era la prima volta che le fissava - si trattava di Derek e lui non era
certo cieco! -, ma non aveva mai davvero immaginato che si sarebbero
baciati.
Lui e Derek avevano
affrontato un lungo percorso: all'inizio c'era stato il disprezzo l'uno
per l'altro, poi l'accettazione, il rispetto, l'amicizia e ora avevano
oltrepassato anche quel confine.
Se una volta era
impensabile prevedere uno sviluppo amoroso di qualche tipo, adesso non
riusciva a smettere di fissare le labbra di Derek e desiderare di
colmare la distanza che li separava.
Questa cosa avrebbe
potuto avere mille e più conseguenze o concludersi com'era nata,
ma, sinceramente, importava davvero a qualcuno? Si trattava solo di
provare e vedere, andata come andata.
Eppure, esitò, senza muoversi, perché aveva la sensazione di starsi illudendo e una loro eventuale cosa
non sarebbe stata un flirt da adolescenti - e Derek era davvero un po'
troppo grande per quello -, ma qualcosa di nettamente più
importante, come e più di quello che per anni aveva desiderato
con Lydia, a cui aveva ormai rinunciato.
Credeva non si
sarebbe trattato di “fare esperienza” o “fare
qualcosa che piaceva ad entrambi”, ma qualcosa di più
profondo. E avrebbe aggiunto anche “speciale”, se non fosse
stato fin troppo romantico e si sarebbe disgustato da solo.
Appoggiò il palmo della mano sulla spalla di Derek e si piegò in avanti.
Fu costretto a
fermarsi, però, saltando all'indietro e alzandosi in piedi come
se fosse stato beccato con le mani nella marmellata, quando qualcuno
aprì la porta.
Derek spalancò le palpebre nello stesso istante e Stiles si chiese quanto il suo sonno fosse leggero.
Si sentiva come se fosse stato beccato in fallo.
Il disturbatore
era Peter. Doveva rammentare a Lydia di accertarsi in futuro che anche
altre persone riuscissero a vedere i suoi ragazzi oltre a lei, visto
che come conseguenza portava la resurrezione di persone della risma di
Peter.
Stiles si girò
verso Isaac e Scott, ma entrambi dormivano ancora. Il primo
cambiò posizione e mormorò qualcosa, mentre l'altro non
mosse nemmeno un muscolo.
«Disturbo,
ragazzi?» chiese Peter. Aveva un sorriso ironico sul volto, ma si
poteva vedere comunque quanto fosse finto. Stiles notò delle
occhiaie profonde e un viso di un pallore innaturale.
«Come hai fatto
a sapere che vivo qui?» replicò Derek, mentre Stiles si
avvicinava a Scott e cominciava a infliggergli calcetti leggeri e
continuativi al fianco allo scopo di svegliarlo.
«La jeep di Stiles qui fuori è stato un buon indizio e conosco bene l'odore di tutti voi.»
Non aveva mai sentito dire niente di più inquietante.
«Avanti, Scott!» esclamò Stiles, sferrando un calcio con maggiore energia.
Finalmente, Scott
aprì gli occhi. «Che succede?» domandò,
intontito dal sonno. Appena notò Peter, sollevò le
sopracciglia per la sorpresa e poi si fece circospetto.
Intanto, anche Isaac stava tornando nel mondo dei vivi.
Ma che bel branco avevano, attivo e sveglio in ogni situazione.
«Avete fatto un
pigiama party?» chiese Peter, allargando le braccia per indicare
loro quattro, ancora mezzi addormentati e con i vestiti sconvolti, i
cartoni di pizza e le lattine vuoti, i cuscini gettati alla rinfusa sul
pavimento e i post-it appiccicati nei luoghi più assurdi.
«Ditemi, almeno
avete fatto qualcosa di più divertente che inventare vostre
mistiche prestazioni sessuali?» Nessuno rispose. «Almeno lo
strip-poker. No?» insistette. «Siete una vera
delusione.»
«Che cosa vuoi, Peter?» chiese Scott.
A nessuno di loro
piaceva Peter, men che meno avere a che fare con lui. Oltre che uno
psicopatico assassino, era un manipolatore ed un bugiardo, il cui unico
pensiero era verso se stesso. Aveva detto che era un assassino?
Perché lo era.
«Avvertirvi. Ho incontrato l'Alpha cattivo e, devo dire, ho avuto la peggio.» Fece una smorfia toccandosi la spalla.
«Dove lo hai visto?» chiese Derek, improvvisamente interessato a quello che suo zio aveva da dire.
«In città, ma non in una zona trafficata. Non saprei dire in quanti lo abbiano visto.»
«Farò
una telefonata a mio padre per sapere se ci sono state
segnalazioni» disse Stiles e gli altri annuirono. Oltre che
uccidere, questo Alpha non si preoccupava nemmeno di far scoprire la
verità sulla loro specie? Era strano, cosa aveva in mente?
«Mi è
sembrato un po' debole, come se avesse lottato contro qualcun altro di
potente, ma era lo stesso molto forte» continuò Peter.
Scott fece un sorrisetto. «Si è scontrato con me.»
«Bene, non c'è molto di cui preoccuparsi, allora.» Il tono era ironico.
«Dopo che avete lottato, che è successo?» chiese Derek, con impazienza.
Peter si fece pensieroso. «Non saprei in realtà, non ero in me in quel momento.»
«In altre parole sei svenuto» affermò Derek.
L'altro fece una smorfia incattivita.
Con la coda
dell'occhio, Stiles notò Isaac che muoveva il naso, come se
stesse annusando qualcosa, poi si portò una mano alla testa,
impallidendo leggermente. «Stai bene?» gli chiese.
Inarcò le sopracciglia e si voltò completamente nella sua
direzione.
L'attenzione di tutti
i presenti, da quel momento, fu rivolta verso Isaac, il quale non
rispose alla sua domanda, ma, anzi, parve peggiorare ulteriormente: si
prese la testa tra le mani e si accasciò a terra, con il respiro
affannoso e il volto contratto dal dolore.
«Isaac!»
esclamò Scott, precipitandosi al suo fianco, ma al tempo stesso
con cautela. Si inginocchiò al suo fianco e gli posò una
mano sulla schiena, mentre con l'altra gli stringeva un polso.
«Che ti succede?»
«Mi fa tanto male, Scott. Fallo smettere!»
«Sì,
certo, sì» disse Scott meccanicamente, ma sembrava davvero
determinato. Sollevò la testa e li osservò uno ad uno.
«Cosa possiamo fare?»
«Portiamolo da Deaton» suggerì Stiles, che non sapeva cos'altro proporre.
Derek parve
riscuotersi e aiutò Scott a rimettere in piedi Isaac, il quale
scelse quel momento per svenire e lasciò gravare il proprio peso
sulle spalle di questi due.
Arrivarono da Deanton
in poco meno di mezz'ora, Peter non venne con loro. Come previsto, fu
quest'ultimo a trovare una risposta ai loro quesiti.
«Starà bene, non è grave» sentenziò
dopo averlo visitato. Si erano riuniti tutti nella sala di visita del
veterinario, di fronte a Deaton, che era in piedi immobile, con le
braccia tenute conserte.
«Soffriva molto» replicò Scott.
«Sì, ma è una conseguenza della ferita dietro al collo. Stava ricordando qualcosa.»
«Chi l'ha rapito?» chiese Stiles, eccitato all'idea di arrivare a capo di qualcosa.
Deaton, però,
ridimensionò le sue speranze. Per meglio dire: le distrusse.
«Forse, ma potrebbe trattarsi anche solo di un particolare.
Vedete, l'emicrania è dovuta a qualcosa che ha visto o sentito,
che ha scatenato la sua memoria, però ora ha già rimosso
ogni cosa.»
«Deve rimanere qui o può tornare a casa?» chiese Scott.
«Fisicamente
sta bene, quindi non c'è ragione per la quale dovrebbe
restare.» Deaton si rivolse direttamente a Isaac: «Riposa
per un paio di giorni e ti rimetterai completamente.»
Stiles si
allontanò e raggiunse Derek, che concluse una telefonata con
un'espressione cupa. «Chi era?» domandò.
Mentre attendevano
che il veterinario visitasse Isaac, Stiles aveva colto l'occasione per
telefonare a suo padre e chiedergli se ci fosse stata qualche
segnalazione strana, ma a quanto pareva quello era stato un giorno
tranquillo. Dove diavolo si era nascosto il cattivo?
«Peter» rispose Derek. «Dice che l'Alpha ha lasciato un messaggio sulla porta della mia casa.»
Lo guardò
confuso. «Uh, l'appartamento? Anche lui sa dove vivi?» Ma
com'era che l'avevano scoperto tutti prima di lui? Non era giusto ed
era stato pure Stiles stesso a convincere Derek a trasferirsi. Non
aveva bisogno che venisse ammesso a voce alta per sapere di aver avuto
una grande importanza in quella storia.
«L'altra casa» disse Derek, interrompendo le sue elucubrazioni.
Stiles si
sentì molto stupido. «Ah.» Si passò una mano
tra i capelli e aggiunse: «Qual era il messaggio?»
«Un incontro.
Ci vuole tutti nel giardino davanti la mia casa, domani sera al
tramonto. Con tutti si intende sia il branco, sia i cacciatori.»
«È una trappola» sentenziò Stiles.
«Lo penso anch'io.»
«Cosa è una trappola?» chiese Scott, comparendo insieme ad un Isaac assonnato.
Deaton doveva avergli somministrato un forte sedativo, perché sembrava si reggesse a malapena in piedi.
Derek spiegò
la situazione, mentre Isaac sbadigliò un'altra volta e
appoggiò la testa sulla spalla di Scott e chiuse gli occhi.
Quest'ultimo sorrise e propose di continuare la conversazione in
macchina, così da poter accompagnare Isaac a riposare in un
letto vero.
«Cosa ne pensi,
Scott?» chiese Stiles, dopo aver messo in moto la Jeep. Derek si
era seduto al suo fianco, mentre gli altri due erano dietro.
«È strano, in effetti» commentò l'interpellato, pensieroso.
«Sì.
Scott, ti sei già dimostrato più forte di lui,
però vuole incontrarci lo stesso tutti insieme. È
senz'altro una trappola» disse Derek.
Finora l'Alpha era
rimasto nell'ombra, colpendoli di soppiatto, con vigliaccheria,
perché ora avrebbe dovuto volere uno scontro aperto?
«Se non partecipassimo?» suggerì Stiles, un po' serio e un po' no.
Derek scosse il capo. «L'Alpha ha minacciato di uccidere una persona per ogni ora di ritardo all'appuntamento.»
Okay... «Allora... partecipiamo.»
«Hai detto che
devono venire anche Sam e Dean, giusto?» La testa di Scott
spuntò da dietro, tra i due sedili anteriori.
La domanda era
rivolta a Derek, ma fu Stiles a rispondere: «Esatto. Il tempismo
dell'Alpha è pessimo! Poterci un incontro settimana scorsa, ma
no, questa! Quando è più probabile che Dean si presenti
alla porta con un fucile puntato e spari prima che chiunque possa dire
di più della parola: “messaggio”!»
Gli altri due non replicarono, mentre da Isaac arrivò solo un lieve russare.
«Telefonerò a Sam e lo avvertirò di questa cosa» disse Scott.
Una telefonata avrebbe reso di sicuro tutto più facile.
«Pensi che accetteranno?» chiese Derek.
«Non lo so, ma il loro lavoro è salvare vite umane e in questo caso ce ne sono molte in gioco.»
Stiles fermò
la macchina di fronte al vialetto della casa di Scott e si voltò
a guardare gli altri due. «È deciso. Domani al tramonto e
speriamo bene.»
***
Sentire Sam che parlava al telefono svegliò Dean.
Allungò un braccio per raccattare l'orologio appoggiato sul comodino e guardò l'ora: le sette di mattina.
«Chi rompe a
quest'ora?» borbottò intontito e riaffondò la testa
nel cuscino tendendo però l'orecchio per prestare attenzione a
quello che Sam diceva.
Dean si chiese se
riguardasse la signora Remkall o se fosse chiunque altro che aveva da
proporre un caso urgente e pericoloso che li avrebbe costretti a
lasciare Beacon Hills.
Magari... Anche se non gli piaceva l'idea di lasciare le cose a metà.
«Un incontro a casa Hale? Per stasera» stava dicendo Sam.
Okay, decisamente non era quello che aveva sperato.
«Sì, capisco. No, non prenderemo delle precauzioni, ma ci saremo. Grazie di averci avvertito.»
Oh, sì, grazie di cuore, pensò Dean con ironia.
La telefonata si concluse.
«Cosa succede?» chiese Dean immediatamente, rivelando al fratello di essere sveglio.
Sam gli spiegò
la situazione, di come l'Alpha avesse lasciato un messaggio dove
richiedeva un incontro con partecipazione obbligatoria.
«Ucciderà qualcuno se non presentiamo?»
domandò, ripetendo quello che il fratello gli aveva appena detto.
Sam annuì. «Vuoi correre il rischio?»
Dean grugnì.
Non aveva fatto in tempo a scollarsi di dosso il branco di lupi mannari
adolescenti che già era costretto a rivederli. «No, certo
che no.» Scese dal letto, si vestì e scese con Sam al
piano inferiore.
Era mattino presto e
il motel era silenzioso, Peeta non doveva essere ancora tornato a casa,
ma essere rimasto con sua nonna. Dean si diresse in cucina e prese
qualcosa da mangiare, poi preparò il caffè. Anche se non
c'era nessuno a servirli, non significava che avrebbe lasciato se
stesso o Sam morire di fame.
«Corriamo
dritti dritti nella tana del lupo, è folle» disse Dean.
Infilzò la salsiccia con la forchetta e ne strappò un
morso con i denti. Osservò la carne mezza mangiucchiata e
immaginò il pezzo mancante come le loro teste. Sarebbe potuta
finire così.
«Già,
Dean, ed è esattamente quello che facciamo tutti i giorni»
replicò Sam con malcelato sarcasmo.
Non poteva proprio
dargli torto. «Se quei ragazzini hanno preparato una trappola,
farò in modo di portarne il più possibile con me.
All'inferno!»
Sam sollevò gli occhi al cielo. «Sei ancora convinto che loro siano colpevoli?»
Dean scrollò
le spalle. «Sai come si dice: fidarsi è bene e...»
Si interruppe vedendo Peeta entrare nella sala da pranzo. «Tutto
bene? Tua nonna?» domandò.
«Meglio,
sì. Dovrebbe tornare a casa tra una settimana.»
Osservò la loro colazione consumata per metà. «Mi
dispiace di non essere arrivato in tempo, vi avrei cucinato
qualcosa.»
Dean rimpianse di non
essersi svegliato mezz'ora dopo, avrebbe voluto continuare ad
apprezzare la cucina di Peeta fino a che fosse rimasto a Beacon Hills.
Il ragazzo scomparì tra le porte della cucina.
«Sembra tranquillo» commentò Sam, un po' sorpreso.
«Uhm... in effetti sì. Con quello che ha visto, dev'essere un ragazzo forte.»
«Dovremo comunque spiegargli un po' di cose.»
Dean annuì e
chiamò Peeta per dirgli di raggiungerli. Quando li raggiunse,
notò che il ragazzo sorrideva, si era sollevato le maniche fino
ai gomiti e sorreggeva un coltello, come quelli grandi e affilati che
aveva visto la signora Remkall maneggiare.
Sam assunse il
sorriso più rassicurante che aveva nel suo repertorio.
«Sappiamo che quello che hai visto deve averti confuso e
spaventato, ma...» Si interruppe notando che c'era qualcosa che
non andava.
La mano di Peeta
giocherellò con la punta della lama, fino a pungersi un dito;
comparve una macchia scarlatta. «Mi avevano detto che i
Winchester portavano problemi, ma siete delle vere spine nel
fianco.» Gli occhi di Peeta, per un momento, divennero
completamente neri.
Dean e Sam si
alzarono in piedi contemporaneamente e la tavola si rovesciò su
un lato. Seguì un rumore di vetri infranti. «Un
demone!» esclamò Dean.
Peeta – o comunque quello si chiamasse – sorrise ancora di più. «Ora giochiamo.»
[to be continued...]
Spazio Autrice: Oddio, Peeta non è più Peeta, ma è un demone! O_O
XD Già, sì, la cosa si è complicata un po', ma nel prossimo capitolo arriveranno le vere spiegazioni.
Ma prima di parlare della fine, partiamo dall'inizio. Spero che la
scena Sterek vi sia piaciuta e spero vorrete ancora bene a Peter anche
se si è permesso di arrivare nel momento sbagliato. Mi è
piaciuto anche scrivere di Scott che si preoccupa per Isaac.
Intanto, l'Alpha si dà una mossa e propone un incontro, incontro
al quale Scott chiede anche a Sam e Dean di partecipare. Certo, prima
devono liberarsi del demone se vogliono andare da qualunque parte. XD
Nel prossimo capitolo:
Siamo agli sgoccioli, quindi nel prossimo capitolo abbiamo la
risoluzione della trama del motel, gli Sterek parlano di fiducia e Stiles fa una scoperta importante.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 15 *** 15° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 15
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 15/16 (2159 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
15
Dean
si risvegliò con un'emicrania terribile e con un dolore
insistente nella parte alta del cranio, come se lo avessero colpito con
qualcosa.
Era
proprio così, rammentò, aprendo gli occhi e ritrovandosi
legato ad una sedia; una corda era avvolta intorno al busto e le
braccia, un'altra era stretta intorno alle caviglie e un'altra ancora
gli bloccava i polsi. Era stato il demone, aveva catturato lui e Sam.
A proposito... dov'era suo fratello?
«Sam!» chiamò preoccupato e guardò alternativamente a sinistra e a destra febbrilmente.
«Sono qui» disse una voce roca alla sue spalle, che poi emise un colpo di tosse.
Lui e Sam dovevano essere legati schiena contro schiena.
Peeta
era posseduto da un demone, ancora non riusciva a crederci. Avrebbe
dovuto accorgersene prima, riconoscere i segnali. Scosse la testa, non
era il momento di pensarci, dovevano liberarsi, uccidere il mostro e
fuggire.
Aveva
un coltello nascosto nella fodera della giacca, se fosse riuscito a
prenderlo. «Il demone dov'è?» chiese Dean.
«Sono
qui» rispose Peeta, comparendo sulla soglia. Dean deglutì
nervosamente quando vide i due coltelli da cucina che il ragazzo
stringeva e che fece sfiorare tra di loro ottenendo un suono
raccapricciante.
L'essere legato e torturato gli ricordava l'inferno, un periodo della sua vita che non avrebbe mai dimenticato.
Facendo
attenzione a non farsi scoprire, Dean mosse le mani e infilò due
dita nel buco sul fondo della tasca, a tentoni, alla ricerca dell'arma.
Fece un respiro profondo quando riuscì a sfiorarla.
Peeta
gli accostò una delle sue lame al collo e Dean si
immobilizzò. Essa lo ferì leggermente e sentì un
rivolo di sangue colargli lungo la pelle.
«Non
sembrate poi così pericolosi, che n'è delle storie che si
raccontano su di voi?» Mentre parlava, fece scorrere la lama
sulla clavicola, creando una sottile linea rossa. Dean promise a se
stesso che avrebbe fatto pagare ogni secondo di quella situazione al
demone. Fece uno sbuffo divertito. «Ogni leggenda ha il suo fondo
di verità, non lo sapevi?»
«Scoprirò se è vero, quando avrò sgozzato entrambi, immagino.»
«Che
ne è stato del vero Peeta?» chiese Sam e Dean
ringraziò mentalmente il fratello per quel momento di
distrazione e per essere così curioso.
Il demone smise di curarsi di lui e andò verso Sam. Dean ne approfittò per prendere il proprio coltello.
«È
qui, da qualche parte» disse Peeta con una scrollata di spalle.
«Vado e vengo. Prendo il suo posto e faccio qualcosa, come per
esempio l'incidente in cui sono morti i suoi. È stato
divertente, se non fosse per il fantasma tornato per tormentarmi. Una
scocciatura, non che potesse sul serio nuocermi.»
Mentre
l'altro parlava, Dean aveva tagliato la corda attorno ai polsi e ora
stava facendo lo stesso con quella di Sam. Poi... un'occasione, avrebbe
solo avuto bisogno di un'occasione.
«E
la vecchia? Perché è ancora in vita?» chiese Dean,
insistendo nel suo tentativo di distrarre il demone.
Peeta
sbuffò, sembrava seccato dalla domanda. Fece roteare i coltelli
intorno alle braccia, come un giocoliere. «Ho ricevuto un
richiamo per aver lasciato morire mamma e papà senza aver
comprato prima le loro anime. Con la nonna dovrà andare
diversamente. Ah, se non fosse per quel dannato demone degli
incroci...»
Dean trattenne un sorriso, qualcosa in comune l'avevano ed era l'odio per il re dell'inferno, Crowley.
«E ci sei riuscito?»
«Quasi,
ma la nonnina adora suo nipote, l'unica cosa che gli è rimasta,
soprattutto ora che non ha più il suo animale da
compagna...»
«Un momento!» lo interruppe Sam. «Pensavo che Katniss fosse stata uccisa dal fantasma.»
Il
demone gettò la testa all'indietro e rise. «No, sono stato
io. Peeta era così devastato dalla perdita e non sa nemmeno di
esserne il responsabile.»
«Lui
è innocente!» replicò Dean, perdendo la calma. Non
avrebbe permesso che un ragazzo s'incolpasse per qualcosa in cui non
c'entrava.
«Le mani che si sono sporcate del sangue di quel pappagallo sono le sue.»
Ora.
Dean si sfilò le corde e infilzò il demone con il
coltello. «Come mie sono le mani sporche del tuo sangue e con
vero piacere.»
Non
sarebbe bastato, lo sapevano, ma dava loro qualche secondo di
vantaggio. Avrebbero potuto usare il coltello di Ruby, che avevano
nella propria stanza, ma in quel modo avrebbero ucciso anche Peeta e
volevano evitare di arrivare a tanto. Per fortuna, c'era qualcos'altro che avrebbero potuto usare.
Dean e Sam corsero lungo le scale con il demone alle calcagna.
«Cercate le vostre armi?» ringhiò Peeta con rabbia. «Pensavo non voleste uccidere il ragazzo.»
Sam venne raggiunto e spinto con violenza sul pavimento. Dean si fermò, guardandosi indietro.
«Corri,
Dean!» urlò Sam, sdraiato prono, sollevando la testa.
Stava bene, ma sembrava un po' intontito. Peeta lo ignorò per
concentrarsi su di lui.
Dean
attraversò il corridoio, avrebbe pensato dopo al suo fratellino.
Spalancò la porta della camera e attraversò la soglia. Solo un metro...
«Sei in trappola!» disse Peeta, alle sue spalle.
Dean
si voltò e sorrise, trionfante. «Penso che lo sia
tu.» Gettò un'occhiata eloquente al soffitto, dove un
incisione rossa macchiava la tinteggiatura incrostata color bianco
sporco.
Il demone lo guardò infuriato e sconfitto. Ora sarebbe andato tutto bene e se era lui a dirlo doveva essere così.
***
Derek
vide Stiles dirigersi verso la propria auto e lo guardò
incuriosito. Si allontanò dagli altri, il branco – che
comprendeva anche l'intrusa Allison –, e si avvicinò a
lui. «Vai a casa?» chiese. Sperò in una risposta
positiva, ma doveva esserlo; Stiles certo non pensava di venire con
loro, vero?
L'altro
sobbalzò, portandosi una mano al petto. «Derek, non
arrivare così alle spalle della gente!» si lamentò.
«Uhm... no. Andiamo a casa tua, adesso. L'altra.»
Derek
rimase in silenzio e via via lo sguardo di Stiles si fece più
consapevole. «Oh, non vuoi che venga. Immagino che un umano senza
particolari abilità non sia molto utile in battaglia, ma non
sarò un peso. Voglio aiutare, fare qualcosa.»
«Stiles...
è meglio che tu stia qui. Doversi preoccupare della tua
sicurezza, ci... distrarrebbe il branco.» Derek non pensava
assolutamente che Stiles fosse inutile o incapace, ma, semplicemente,
non era un lupo mannaro, il che lo rendeva più fragile.
Si
era affezionato a Scott, Isaac e Stiles, ma mentre i primi due
avrebbero avuto meno difficoltà a difendersi da soli, Stiles
aveva solo il cervello dalla sua. E a volte non bastava nemmeno la
forza fisica. Derek aveva provato sulla propria pelle quando fosse
fragile la vita, a cominciare dalla sua stessa madre, l'Alpha
più forte che avesse mai visto, perita in un incendio.
Voleva
essere un uomo e un beta migliore, avrebbe dato la sua vita senza
pensarci due volte per proteggere i suoi cari e metterli in pericolo
non era nei piani.
«Siamo
ancora alla fase “non mi fido di te”?» Le ultime
parole le pronunciò con voce grossa, furiosa, con un tono che
probabilmente era un rimando a quello di Derek.
«Non è questo!» replicò, sulla difensiva.
«Ti fidi di me?» chiese Stiles, solenne, fissandolo negli occhi.
«Sì, mi fido di te» rispose Derek, senza esitazione.
L'altro sorrise. «Anch'io.» Ci fu una pausa. «Di te, intendo. Mi fido di te.»
Derek
si ritrovò a fissare le sue labbra. Non si era pentito di averlo
baciato, era stato inaspettato e doveva essere pazzo a pensare di poter
essere felice con qualcuno, di avere una relazione, con le brutte
esperienza che aveva alle spalle, ma quello che aveva detto era vero:
lui si fidava di Stiles e non aveva ancora perso la speranza di un
qualcosa di buono nella propria vita.
Derek
guardò Stiles e lesse nei suoi occhi lo stesso desiderio che
provava lui stesso. «Stiles...» cominciò. Due occhi
marroni lo fissarono, in attesa, ma venne interrotto da Scott.
Di nuovo? Non era la prima volta che lui e Stiles venivano interrotti, era successo anche la sera prima, per colpa di Peter.
Derek
era in dormiveglia, in quel momento, ma ricordava perfettamente di aver
sentito la presenza di Stiles e il suo avvicinarsi. Il suo respiro
sulla pelle.
«Andiamo,
Derek?» chiese Scott, poi si rivolse a Stiles, il quale fissava
l'amico con espressione scocciata. «Tu cosa fai?»
Stiles
si rigirò il mazzo di chiavi tra le dita. «Credo che
andrò a casa» rispose con disappunto. Il suo viso era come
un libro vivente, rivelava tutto, senza nascondere nulla.
Stiles
aprì la portiera della sua jeep e scivolò all'interno
dell'abitacolo, prendendo posto sul lato del guidatore. Prima di
mettere in moto, posò un braccio sul finestrino abbassato e si
girò a guardarli. «Fatemi sapere il prima
possibile.» Batteva le dita ritmicamente, denotando nervosismo.
Forse non si rendeva nemmeno conto del suo gesto.
Scott
annuì, mentre Derek si limitò a fissarlo. Stiles
ricambiò l'occhiata e sembrò che volesse dire o fare
qualcosa, ma se ne andò subito dopo aver fulminato un'altra
volta Scott con lo sguardo.
«Ho fatto qualcosa?» chiese quest'ultimo, mentre la jeep si allontanava.
Derek
non riuscì a trattenere un sorriso e non rispose.
«Andiamo» disse invece, facendo marcia indietro verso la
sua Camaro. Scott lo seguì.
***
La casa era deserta: suo padre era ancora al lavoro e non sarebbe tornato prima di sera tardi.
Appena
arrivò, Stiles si diresse direttamente verso la sua camera.
L'Alpha aveva richiesto un incontro, ma lui non avrebbe creduto si
fosse presentato davvero fino a che Scott non gli avesse detto il
contrario. Dopo tutto quello che aveva fatto per non farsi scoprire,
per non combatterli faccia a faccia, non aveva senso che avesse
cambiato strategia così di colpo.
Per
questo, Stiles aveva intenzione di ricontrollare il suo schema
dell'indagine. Sentiva che la risposta che cercava era lì in
mezzo, nascosta sotto i suoi occhi.
Nel
corso della mezz'ora successiva, fece il giro della stanza almeno una
decina di volte, buttò all'aria fogli, fotografie e
collegò fili di un triste rosso – casi irrisolti – per una lunghezza di almeno tre metri in totale.
E
poi la risposta arrivò, sotto forma di messaggio. Non l'aveva
detto a Scott, ma si era appuntato il luogo dove avevano trovato Isaac
e aveva sfruttato qualche conoscenza di suo padre per svolgere qualche
ricerca: per esempio, chi fosse il proprietario di quella casa,
sperando fosse di una qualche utilità.
In effetti, lo era.
Da principio, sebbene non fosse esattamente sorpreso, si rendeva conto di quanto fossero stati stupidi.
Di sicuro spiegava perché tutte le strade – o i fili – portassero a Peter Hale.
Era
stato proprio il lupo mannaro a metterli sulla pista di Arianna, di
rivelare che era lei la cacciatrice, li aveva anche avvertiti del
messaggio dell'Alpha. Li aveva proprio fregati.
Ora, tutto aveva un senso.
Da
quando era tornato in vita, Peter doveva aver finto di essere un beta,
nascosto le sue reali capacità e scovato un modo per prendere il
potere di Scott. Un Alpha che uccideva un altro Alpha doveva generare
una grossa quantità di energia, sarebbe stata una buona
spiegazione.
Eppure,
Stiles sentiva il bisogno di un'ulteriore conferma, una prova. Fu con
questo pensiero che si mise alla guida, raggiungendo in pochi minuti
l'appartamento di Peter, sperando segretamente che non fosse in casa
come credeva.
Solo
una prova e avrebbe avvertito gli altri. Era anche preoccupato,
chissà che cosa stavano facendo alla casa degli Hale.
Scosse
la testa, non era il momento di pensarci. Stava facendo qualcosa di
stupido e avventato, doveva prestare attenzione alle sue azioni.
Scassinò
la porta ed entrò, ringraziando che i lupi mannari non
pensassero di aver bisogno di un sistema di sicurezza più
complesso di una semplice serratura.
Stiles
si aggirò tra le varie stanza dell'appartamento, alla ricerca di
un qualche indizio. Sul pavimento del bagno trovò delle bende e
un asciugamano macchiati di sangue.
Non
era sufficiente, perché Peter aveva ammesso di essere stato
ferito nello scontro con l'Alpha. Sospirò. Cominciava a temere
con quale Alpha Peter si
fosse scontrato. Poi, notò un lembo di tessuto nascosto tra le
pieghe dell'asciugamano, anch'esso sporco. Stiles s'inginocchiò
sul pavimento prendendolo tra le dita per esaminarlo.
Era
piuttosto sicuro che fosse un pezzo della maglietta di Scott,
strappatosi il giorno che avevano liberato Isaac, il giorno in cui
avevano incontrato l'Alpha trasformato.
Ecco la prova.
Erano
stati degli sciocchi a credere per tutto quel tempo alle menzogne di
Peter, non erano stati abbastanza diffidenti nei suoi riguardi.
Prese
il telefono dalla tasca e compose il numero di Scott con frenesia,
imprecando quando questi non rispose. Si chiese se ci fosse un motivo
grave per cui Scott non potesse parlare e cercò di convincersi
che fosse solo impegnato. Sta bene, si disse. Sbuffò, poi chiamò Derek.
«Stiles?»
Quest'ultimo rispose dopo un paio di squilli. L'agitazione che provava
gli fece a malapena notare il fiatone di Derek.
«È
Peter!» esclamò, senza perdere tempo. «È lui
l'Al...» Il cellulare gli venne strappato di mano e lanciato via
con tanta forza sul pavimento, tale che il telefono si spaccò in
mille pezzi.
Stiles
si lamentò per il dolore e si portò una mano
all'orecchio, che sanguinava per i graffi che gli solcavano la pelle.
Si voltò verso Peter, sgranando gli occhi.
«Guarda un po' chi è venuto a far visita al lupo cattivo.»
Oh, non si metteva bene...
[to be continued...]
Spazio Autrice: Il
prossimo sarà l'ultimo capitolo, è così triste.
Questa storia mi ha accompagnato così a lungo che... lasciamo le
lacrime alla prossima settimana.
Allora... Peter
è l'Alpha. Sì, già, è complimenti a chi
aveva indovinato, anche se penso che il capitolo quattordici avesse
reso abbastanza chiara la cosa. Spero che la soluzione vi piaccia. Che
Peter fosse l'Alpha è una decisione che è stata presa
quasi immediatamente. Dopo aver capito che il mio progetto di fare una
oneshot per fare semplicemente incontrare i due fandom fosse una stima
fin troppo ottimista, avevo bisogno di trovare il colpevole e poteva
essere solo Peter (continuo a volergli tanto bene anche se è il
cattivo della mia storia). Deciso questo, ho gettato le basi e gli
indizi, che sono stati colti per la maggior parte. Per la cronaca, ogni
volta che Peter faceva un'insinuazione, non era solo un'insinuazione.
Ovviamente, solo Stiles poteva arrivarci e nel prossimo lui e Peter avranno una grande scena.
Per il resto... Sam e Dean ritrovano le loro capacità di
cacciatori e sistemano il demone (non sono sicura di come sia venuta la
cosa. Ho fatto del mio meglio, ma...).
Nel prossimo capitolo:
La trappola, Sterek, tanto Peter e... la conclusione.
Alla prossima settimana!
Ilaria
|
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Capitolo 16 *** 16° capitolo ***
There is need of the Winchesters - CAPITOLO 16
Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho
preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato
l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una
Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima,
seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 16/16 (3315 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12
There is need of the Winchesters
16
Si
erano presentati poco prima del tramonto, proprio come riferiva il
messaggio lasciato sulla porta della sua casa. Era ancora lì,
vergato con vernice rossa.
Derek
e l'intero branco si erano divisi, coprendo una superficie più
grande del territorio circostante, ma non abbastanza per non riuscire
ad accorrere in caso qualcuno necessitasse di aiuto.
Una
leggera brezza si alzò e il cielo si coprì rapidamente di
nuvoloni scuri, grondanti di pioggia. Questo non avrebbe aiutato la
visibilità.
Sam
e Dean si presentarono, anche se in ritardo, ma Derek aveva temuto che
nemmeno si sarebbero fatti vedere, quindi era già qualcosa.
«Scusate, abbiamo avuto qualche problema» disse Sam.
Dean
si guardò in giro, soffermando i propri occhi sui punti dove il
branco aveva preso posizione. «Vedo che non ci siamo persi
molto.»
Era un cerotto quello che aveva sul suo collo? Si chiese Derek, osservandolo.
Non aveva idea di cosa i due cacciatori avessero combinato prima di raggiungerli, ma nemmeno gli interessava.
«Tutto bene?» chiese Scott, invece.
«Sì, un piccolo problema con un demone, ma abbiamo risolto» spiegò Sam.
Esistevano
anche cose come quelle? Non ne aveva mai sentito parlare. Si
domandò se Peter, che, doveva ammettere, era più
informato di lui, ne fosse a conoscenza.
Scott
pose qualche altra domanda, sinceramente interessato, che Derek
ascoltò distrattamente. Poi Dean e Sam vennero aggiornati
riguardo il messaggio e su come si fossero disposti.
Ora si trattava solo di aspettare.
L'attesa
fu abbastanza lunga, l'aria diventava sempre più tesa e pesante
ogni minuto che passava. Tutti si aspettavano che stesse per succedere
qualcosa, ma non si aveva idea di quanto sarebbe stato difficile
affrontare qualunque cosa si fosse presentata.
Quando
il sole scomparve completamente, il cielo era ormai scuro e
cominciavano a cadere gocce di pioggia e Derek pensò che l'Alpha
li stesse solo prendendo in giro.
Infine, la trappola scattò, cogliendoli di sorpresa e fu doloroso.
La
terra esplose in più punti, all'improvviso e tutti insieme; il
giardino di proprietà della sua famiglia fu sconvolto da fuoco e
fumo.
Derek
fu fortunato e quella prima ondata lo mancò, ma non tutti lo
furono altrettanto. Quando il fumo si diradò, vide che Isaac
aveva tratto in salvo Allison, ma si era ustionato la parte sinistra
del corpo e una porzione della schiena. Poi sentì i gemiti di
dolore dei gemelli. Non li avrebbe mai perdonati per il ruolo che
avevano avuto nella morte di Boyd, ma non voleva che morissero. Non
poteva vederli, però, perché fuori dalla visuale del
punto in cui si trovava e non osava ancora muoversi, in attesa di un
secondo attacco.
Scott
dov'era? Si guardò intorno, alla sua ricerca. Qualcosa gli
diceva che non era ancora finita. Lo vide poco più lontano, in
compagnia dei due cacciatori, trasformato e furioso. Anche gli altri
due erano in difficoltà, visto che avevano un nemico non
presente fisicamente e che agiva con mezzucci quali bombe esplosive.
E
frecce, si corresse, quando una di esse si conficcò nel suo
fianco, per metà. La strappò via immediatamente, con un
gemito, mentre il sangue cominciava a fuoriuscire dalla ferita.
«Attenzione!» gridò e le sue parole servirono a
qualcosa, perché Scott riuscì a frenare una freccia
diretta alla testa di Sam.
«Allontaniamoci da qui» fece Dean e gli illesi aiutarono gli altri a spostarsi dalla zona pericolosa.
Derek
rimase immobile e, alla terza freccia scoccata, capì da che
punto provenivano - un albero cavo – e disinnescò la
trappola, frantumando la balestra ai suoi piedi.
Era chiaro che nessun Alpha si sarebbe presentato quel giorno ed era evidente che non volesse giocare pulito.
Improvvisamente,
sentì il telefono squillare. Rispose con un po' d'affanno,
mentre sentiva la ferita al fianco bruciare. «Stiles?» Il
suo nome era comparso sullo schermo.
«È Peter! È lui l'Al...» La telefonata s'interruppe bruscamente.
«Stiles!»
gridò, sebbene l'altro non potesse più sentirlo.
Provò a richiamarlo, ma rispose la segreteria telefonica.
Peter,
dannazione! Si sentiva furioso, tradito da suo zio, il poco che
rimaneva della sua famiglia, un'altra volta. Non è che avesse
esattamente cominciato a fidarsi di lui, ma aveva pensato si fosse
calmato, dopo aver chiuso con la vendetta contro Kate Argent e i suoi
complici. Era stato un errore permettergli di circolare, ora Stiles e
tutte le persone che Peter aveva ucciso ne stavano pagando le
conseguenze.
Erano stati degli stupidi ed era arrivato il momento di rimediare.
Stiles era in pericolo,
si rese conto in quel momento e il pensiero lo spaventò. Doveva
fare qualcosa, non c'era tempo da perdere, ogni secondo era prezioso.
Ignorò il dolore al fianco, i richiami delle persone presenti
che avevano notato che qualcosa non andava e si precipitò alla
sua Camaro.
Guidò
più velocemente che poté, ignorando la pioggia e il
traffico, mentre intanto metteva gli altri al corrente di cosa stesse
succedendo e chiedendo rinforzi. Non ne aveva la certezza, ma sapeva
dove andare: a casa di Peter. Se conosceva abbastanza Stiles – e,
dannazione, avrebbe legato quell'idiota al letto se avesse saputo che
sarebbe andato da Peter per farsi uccidere – immaginava che
dovesse aver capito qualcosa e aver cercato qualche prova, mettendosi
poi in pericolo.
Sperava solo di arrivare in tempo. Non poteva permettere che anche lui si facesse del male – che morisse –, sarebbe stata la goccia, non si sarebbe più ripreso.
Sospirò ed accelerò ancora. Doveva solo fare in tempo.
***
Si erano spostati in soggiorno, ma la spaziosa stanza sembrava lo stesso piccola, priva di fuga.
«Sai,
Stiles, avrei voluto fosse qualcun altro, magari Allison, o Isaac, o
l'adorabile Melissa. Questa volta, la tua intelligenza ti si è
rivolta contro.»
Stiles
deglutì e si ritrasse, mentre si guardava con discrezione
intorno alla ricerca di qualcosa che potesse funzionare contro un lupo
mannaro.
«Sarei
ancora disposto a concederti i benefici del morso, sai, Stiles? Ti
farei partecipare alla mia crociata e non sarei costretto a vedere
tutto questo potenziale sprecato.» Le zanne di Peter vennero
sguainate e lo sguardo luccicò di rosso, rosso come il sangue.
Aveva visto prima gli occhi di un Alpha, ma quelli di Peter erano
diversi, più minacciosi, più crudeli.
«Tu
sei pazzo!» esclamò Stiles. Una piccola parte di
sé, però, la stessa che non comprendeva se l'offerta
fosse seria o no, era anche sorprendentemente attratta e lusingata
dalle parole di Peter. Non che avrebbe mai accettato, ovviamente.
Peter
scrollò le spalle. «Così dicono.» Si
avvicinò di un altro passo, apparendo ancora più
minaccioso. «Non sono uno di quei cattivi idioti che perde tempo
a raccontare la propria storia strappalacrime, mentre la damigella in
pericolo attende la cavalleria.»
Stiles tentò di mantenere la calma, Peter poteva fiutare la sua paura. «Non sono la damigella in pericolo.»
Peter sorrise. «No, è vero. Vali più di così.»
Derek
aveva ricevuto la sua telefonata, sarebbe arrivato prima o poi, doveva
solo guadagnare tempo, magari cercare e trovare una via di fuga, nel
frattempo.
«Tu
non avrai bisogno di raccontare, ma io voglio capire. Annette era una
cacciatrice, perché lavorava con te? E perché poi l'hai
uccisa?» chiese, ponendo le prime domande che gli venivano in
mente.
«Sei intelligente, Stiles, te l'ho già detto – sei a caccia di complimenti, oggi? -, arrivaci da solo.»
In
realtà, era vero, lo immaginava, proprio come Peter aveva detto.
Mentre era alla ricerca della prova finale, aveva riflettuto e messo
insieme i vari pezzi.
Il
piano lo avevano avuto chiaro fin dall'inizio ed era arrivare a Scott.
Peter, dopo la sua resurrezione, si era avvicinato a loro lentamente.
Continuava ad essere se stesso ed erano a conoscenza che agisse solo
per il suo interesse, ma avevano abbassato la guardia, non vedendolo
più come una minaccia. Stiles si chiese se avesse complottato
contro di loro fin dall'inizio, lui pensava di sì. Aveva
organizzato tutto nei minimi dettagli, manovrato Annette, sfruttando il
fatto che fosse in collera con il padre e facendo leva sul suo passato
da cacciatrice. Secondo Stiles, era probabile che lei avesse qualche
potere speciale – la nebbia doveva averla causata lei – e
il padre cacciatore non doveva averle dato la sua approvazione. In ogni
caso, non era tanto importanti i motivi per cui Annette si era alleata
a Peter, ma il fatto che lui l'aveva usata e poi uccisa quando non
serviva più o era diventata un problema. Poi, aveva finto di
aiutarli, depistandoli, dando loro falsi indizi e fingendo per tutto il
tempo. Non esisteva il piano perfetto e nemmeno questo lo era stato.
Erano riusciti a liberare Isaac e il branco era stato più unito
di quanto Peter dovesse aver sperato, che era stato vicino a Scott
anche nel momento difficile. Stiles si sentì in colpa per essere
ora praticamente d'intralcio. Se avesse capito tutto questo prima, non
si sarebbe fatto catturare, mettendo gli altri in una posizione di
svantaggio.
Peter
guardò l'orologio con fare nervoso. «Ma non qui»
precisò e si avvicinò ancora, agguantando Stiles per un
braccio.
Lui fece resistenza, ma la presa di un lupo mannaro, un Alpha, era nettamente più salda e forte della sua.
«Vuoi parlare? Parla, ma intanto cammina.»
«Non
mi uccidi subito?» chiese Stiles, deglutendo, mentre Peter lo
trascinava fuori dall'appartamento. «Non che lo stia
suggerendo.»
«Alla
fine... sì. Al momento, ti userò come garanzia, in caso
il tuo richiamo abbia sortito qualche effetto, ma poi... sei l'arma
perfetta per sconfiggere Scott, la tua morte lo distruggerebbe.»
«Perché?
Perché lo vuoi distruggere?» Ne aveva un'idea, ma voleva
davvero uscire vivo da lì e distrarlo era la sua opzione
migliore, al momento.
«Per
il potere! Perché siete tutti così sorpresi? Derek,
Scott, Laura. Tutti che lo hanno ottenuto senza goderne appieno, senza
meritarselo. Mi sono liberato di Laura e Derek ha dato via la sua forza
per salvare Cora, ma Scott... Scott è un'altra storia. Il mio
primo beta si è rivelato il True Alpha, non trovi quanto questo
sia ingiusto? È il caso di rimettere a posto le cose.»
Stiles
non sapeva che cosa avesse innescato la miccia, forse l'incendio, forse
molto prima o non c'era mai stata speranza, ma l'invidia, la gelosia e
la rabbia avevano definitivamente distrutto quell'uomo. Per ottenere
quello che voleva, sapeva che non si sarebbe fermato davanti a niente e
questa era la cosa più spaventosa: non aveva rimpianti.
Uscirono
dall'elegante edificio in cui si trovava l'appartamento di Peter e
giunsero in strada. Notò che nel tempo che era trascorso da
quando era arrivato all'appartamento, aveva cominciato a piovere.
«La
tua macchina?» chiese Peter con impazienza. Guardava nervosamente
a destra e a sinistra, temendo l'arrivo di Scott e gli altri, magari
anche i cacciatori.
In
effetti, se non era riuscito a sconfiggere il solo Scott in uno scontro
aperto, non poteva avere possibilità con un gruppo più
numeroso.
Approfittando
del fatto che gli stesse prestando attenzione, Stiles prese il taser
che si era portato appresso. Non era molto, ma ora che si trovavano in
uno spazio aperto, benché poco frequentato, sperava fosse
sufficiente a fargli guadagnare qualche minuto.
Rivolse il taser contro il collo di Peter, il quale ringhiò e si accasciò a terra.
Stiles non perse altro tempo e si allontanò correndo.
La
sua fuga ebbe vita breve. Dopo meno di cinquanta metri, venne raggiunto
di nuovo e Peter riuscì a fargli perdere l'equilibrio e farlo
cadere riverso sul terreno.
I
suoi jeans si riempirono di polvere e fango, si sbucciò i palmi
delle mani e avrebbe potuto giurare che l'indomani avrebbe trovato
lividi viola in più punti.
Se fosse stato vivo, il giorno dopo.
Provò
ad usare di nuovo il taser, ma Peter non glielo permise,
scaraventandoglielo di lato, un po' come aveva fatto per il suo
cellulare.
Peter
non poté fare altro, perché Derek arrivò in quel
momento, allontanando il lupo mannaro da Stiles. Derek gli rivolse
un'occhiata. «Stai bene, Stiles?»
«La
mia testa è ancora attaccata al collo, quindi direi di
sì.» C'era solo Derek. Perché c'era solo lui?
«Un
unico cavaliere sul cavallo bianco? Così è troppo facile.
Gli altri sono saltati in aria?» Peter sembrò sollevato e
nemmeno troppo sorpreso di vedere solo Derek.
Stiles si preoccupò, chiedendosi cosa avessero trovato all'appuntamento a casa Hale, al posto di Peter.
«Non contarci» disse Derek e si avventò minaccioso su Peter.
Stiles
arretrò di un paio di metri, muovendosi come un gambero, non
riuscendo a staccare lo sguardo dalla lotta che stava avvenendo a poca
distanza da lui.
Peter
si trasformò in lupo e assistere alla procedura fu più
impressionante del vedere il lupo deformato come risultato finale.
Non
era l'unico problema. Derek pareva in difficoltà e Peter
insisteva a concentrarsi a colpire un punto sul fianco, un punto sul
quale andava ad allargarsi una macchia di sangue.
Eppure, Derek non cedeva, continuando a combattere senza fermarsi o arrendersi.
Stiles
si alzò in piedi. Ci doveva essere qualcosa che potesse fare.
Però, anche se avesse trovato un bastone, ricordava che fine
avesse fatto la sua mazza da baseball, frantumata in mille pezzi dai
gemelli Alpha.
Improvvisamente, sentì lo sgommare di una moto e si voltò a vedere cosa succedeva.
Sorrise,
riconoscendo Scott. Il suo migliore amico scese dalla moto ancora in
movimento, lasciando che si ribaltasse su di un fianco e corse ad
aiutare Derek.
Un attimo dopo, fece il suo arrivo anche l'Impala di Dean e Sam, con entrambi i fratelli a bordo.
Anche
Stiles si fece avanti, aiutando un malconcio Derek ad allontanarsi
dalla zona calda. Quando notò che stesse per accasciarsi, lo
frenò prima che cadesse a terra e gli avvolse il braccio intorno
alle spalle. «Stai bene?»
«Sì, sì, va tutto bene, sto bene» rispose l'altro, che più che sofferente, sembrava stanco.
Stiles
lo aiutò facendolo sedere e gli controllò il corpo alla
ricerca di ferite. Le poche che aveva non erano gravi e si stavano
già rimarginando completamente, compresa quella al fianco.
Lentamente, anche il respiro si regolarizzò.
«Sto bene, Stiles, non preoccuparti.»
Se
voleva preoccuparsi, si preoccupava. Derek si metteva in pericolo e lui
doveva far finta di nulla, eh, no! «Oh, sta zitto! Mi preoccupo,
non dirmi di non preoccuparmi» replicò, arrabbiandosi. Si
spinse in avanti e lo baciò.
Finalmente.
Ci avevano girato intorno dal loro primo bacio e non aveva aiutato il
fatto che fossero stati interrotti più volte o che ci fosse
sempre qualcosa di più importante a cui pensare. In quel
momento, però, non importava. La battaglia era finita, l'Alpha
era stato scoperto, Stiles poteva tirare il fiato e godersi il momento
che tanto aveva agognato.
Quando
Derek non rispose, Stiles si tirò indietro, temendo di aver
frainteso i segnali. Oddio, che fosse stato solo un caso che l'altro
l'avesse baciato, si era trattato solo di un modo per zittirlo?
Si
fissarono negli occhi, li distanziavano ancora pochi centimetri di
distanza, poi Derek avvolse le mani attorno al suo viso e unì di
nuovo le loro labbra.
Era come se Derek si fosse preso un momento per riflettere, per poi gettare al vento qualsiasi motivo lo spingesse a non osare. Per fortuna.
Stiles
si perse in quel bacio, quasi dimenticandosi di dove si trovasse e cosa
stesse succedendo qualche metro più in là.
Si
aggrappò alla maglietta di Derek con una mano e l'altra
l'appoggiò sulla spalla, avvicinandosi un po' di più e
facendo scontrare i loro corpi.
Al secondo tentativo, poteva confermare che le labbra di Derek erano morbide come gli erano sembrate la prima volta.
Non
avrebbe più voluto staccarsi, fregandosene del fatto che
avessero scelto il momento peggiore in assoluto per baciarsi.
Oddio, si stavano baciando. Era ancora un pensiero incredibile, ma non avrebbe potuto esserne più felice.
Dopo un tempo non definito, si separarono.
Stiles lo fissò, con il fiato corto. «Grazie. Di avermi salvato, insomma.»
Derek annuì con il capo. Continuava ad essere una persona di poche parole.
Stiles
si passò una mano tra i capelli, con fare nervoso. «Beacon
Hills ha bisogno di te, sai» buttò lì.
Un sorriso addolcì i lineamenti dell'altro. «Resterò, l'avevo già deciso.»
Ricambiò
il sorriso, poi si decise a concentrarsi su quello che riguardava il
vero motivo per cui erano lì, in quel parcheggio vuoto.
Si
girò e vide Peter a terra, con Scott che torreggiava su di lui e
i cacciatori che gli puntavano le armi addosso. Respirava, quindi
doveva essere ancora vivo, svenuto forse.
Aveva anche ripreso la forma umana.
Scott
si precipitò verso di loro, mentre Dean e Sam caricavano Peter
in macchina, sul retro. Probabilmente volevano ucciderlo da un'altra
parte, non si faceva illusioni su questo, ed erano già stati
abbastanza fortunati da non aver attirato l'intero centro cittadino con
il casino dovuto allo scontro.
«Ragazzi, state bene?» chiese Scott, apprensivo.
«Oh,
eccome!» esclamò Derek, con un tono strano. Si alzò
in piedi e si scrollò con nonchalance la polvere dai pantaloni,
gesto che fece ridacchiare Stiles e assumere un'espressione ebete.
Scott pareva confuso. «Mi sono perso qualcosa?»
«Capelli
sconvolti, bocche tumefatte... state insieme?» chiese Dean,
sorpreso, poi fissò in lontananza, come se stesse pensando a
qualcosa o qualcuno in particolare. Sam guardò suo fratello e sembrava che stesse facendo fatica a trattenere una risata.
«Si
potrebbe anche dire così» rispose Stiles, mentre Derek
rimaneva in silenzio – tanto per cambiare – e guardava con
interesse l'asfalto ai suoi piedi.
«Ehm, okay. Se siete contenti voi, lo sono anch'io» disse Scott.
«Grazie,
amico» replicò lui, battendogli una mano sulla spalla. Poi
si fece serio, perché c'era ancora qualcosa che non capiva.
«Allison, Isaac dove sono? Cos'è successo
all'appuntamento?»
Gli
altri risposero alle sue domande, raccontandogli delle esplosioni e
delle frecce, di come Isaac e i gemelli fossero rimasti feriti e di
come Allison si stesse prendendo cura di loro. Nulla di grave,
comunque, si sarebbero ripresi presto.
«La vostra automobile è aperta!» esclamò Derek in quel momento, riferendosi all'Impala di Dean e Sam.
«Cosa?!» disse il primo, mentre si voltavano entrambi.
Effettivamente,
la portiera dei sedili posteriori era spalancata e l'abitacolo vuoto.
Peter li aveva fregati di nuovo ed era scomparso.
***
Dean e Sam si trovavano nel parcheggio del motel insieme a Scott, Derek
e Stiles. Avevano già salutato Peeta e sua nonna – Dean
era contento che fossero riusciti a salvarli entrambi – e ora si
sarebbe rimesso in marcia con suo fratello.
Peter
se n'era andato, forse aveva cercato il mezzo più veloce per
sparire ed aveva lasciato la città da un pezzo.
Non
importava, lui e Sam non gli avrebbero permesso di fuggire a lungo, lo
avrebbero trovato, prima o poi, e avrebbero chiuso qualche conto.
Sam
rivelò a Scott e gli altri i loro progetti, mentre Dean si
rivolse a Derek: «Conosci qualche persona da cui potrebbe
rifugiarsi?»
L'altro
ci pensò su e alla fine scosse il capo. «Non che io
sappia. L'unico altro nostro parente in vita è mia sorella Cora
e non andrebbe mai da lei.»
«Non importa, lo rintracceremo in ogni caso.» Dean fatica a perdonarsi di essersi fatto giocare come un pivello.
«Lasciate la città, allora?» chiese Scott.
Dean
sollevò le spalle. «Il nostro lavoro qui è finito.
C'è bisogno dei Winchester... da qualche altra parte.»
«C'è molto altro là fuori? Con cosa avete avuto a che fare?» chiese Stiles, scalpitante.
Dean poteva immaginarlo fare ricerche sul suo portatile, un po' come suo fratello.
«Più di quanto potresti immaginare» disse Sam con un sorriso, senza approfondire.
In
realtà, c'era davvero poco da scherzare. Aveva avuto a che fare
con mostri che ancora gli davano i brividi. Per il disgusto, per lo
più.
«Ora
è meglio che andiamo. Fate i bravi e non sentirete più
parlare di noi.» Parlò con tono amichevole, ormai aveva
accettato che il branco di Scott fosse formato da bravi ragazzi e non
importava se ululavano alla luna, di tanto in tanto. Da quando Scott
aveva salvato suo fratello, si era pentito di aver sospettato di loro e
di non aver avuto fiducia. Esistevano anche mostri buoni e loro lo
erano.
Si salutarono, poi Dean e Sam si allontanarono a bordo della loro Impala.
Era
convinto che Beacon Hills avrebbe avuto di nuovo problemi con il
soprannaturale, come se fosse inevitabile, ma non c'era molto di cui
preoccuparsi. Quella città aveva davvero qualcuno che si
preoccupava per essa e li stava guardando in quel momento, attraverso
lo specchietto retrovisore.
Sorrise e premette il piede sull'acceleratore.
[... the end.]
Spazio Autrice:
Siamo arrivati alla fine di questa storia. Da autrice, mi sento molto,
molto triste. Cominciai a scriverla a settembre 2013, terminandola solo
sei mesi dopo, con i quattro mesi di pubblicazione, è quasi un
anno che sto dietro a questa storia. Ci sono molto affezionata e, anche
se mi rendo conto che ci sono cose che avrei potuto fare meglio,
prendere decisioni diverse, tengo a questa storia così
com'è e mi auguro che a voi sia piaciuta. Qualsiasi commento in
proposito è ben accetto.
Il finale era stato deciso quasi immediatamente e sono contenta di come
alla fine sia uscito, perché ho inserito tutto quello che avevo
preventivato.
Gli Sterek hanno il loro momento e finiscono insieme, ma non volevo
mettere dichiarazioni varie perché mi sembrava fuoriluogo e
troppo presto. Qualcosa provano e prima o poi se lo diranno, ma ora
sono felici così, diciamo. XD
Il crossover si conclude con la vittoria su Peter (che però
riesce a fuggire e non muore) e con i due team che si separano da...
amici, quasi. Hanno avuto il loro incontro in questa storia e ora
ritornano alle rispettive vite.
Dicevo... Peter non muore. Il cattivo non trionfa, ma non viene nemmeno
sconfitto. Mi sembrava una fine molto da... Peter, ecco (e poi lo amo,
quindi non ci tenevo a fargli fare una brutta fine. XD).
Grazie per avermi seguito per tutti e i sedici capitoli. Ora la
sottoscritta sta lavorando ad una nuova long su Teen Wolf (ancora
Sterek, ovviamente!), ma è un lavoro lungo e complesso (e io
sono solo all'ottavo capitolo!), quindi non ho idea di quando
verrà postata. Spero che questa estate e le future ferie mi
permettano di lavorarci come si deve.
Grazie ancora. :)
Ilaria
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