Frozen 2 - Le Leggende Dei Fiordi

di Giulia_SerVA CApuleti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Il Regno di Elsa ***
Capitolo 2: *** 2- Proposta di matrimonio... ***
Capitolo 3: *** 3- La festa ***
Capitolo 4: *** 4- Un potente nemico ***
Capitolo 5: *** 5- L'aiuto di Granpapà ***
Capitolo 6: *** 6- Nel nome di Elsa ***
Capitolo 7: *** 7- Prigioniera ***
Capitolo 8: *** 8- Una risata nel buio ***
Capitolo 9: *** 9- La Leggenda si rivela ***
Capitolo 10: *** 10- Jack Frost ***
Capitolo 11: *** 11- Arendelle in ginocchio ***
Capitolo 12: *** 12- Due universi a parte ***
Capitolo 13: *** 13- L'imboscata ***
Capitolo 14: *** 14- Kristoff è in pericolo! ***
Capitolo 15: *** 15- Dente Da Latte ***
Capitolo 16: *** 16- Oggi o mai... ***
Capitolo 17: *** 17- Ricominciare (parte 1) ***
Capitolo 18: *** 17- Ricominciare (parte 2) ***
Capitolo 19: *** 18- Un rischio da correre ***
Capitolo 20: *** 19- Una brutta sorpresa ***
Capitolo 21: *** 20- Di che cosa hai tanta paura? ***
Capitolo 22: *** 21- La fuga ***
Capitolo 23: *** 22- Le Leggende dei Fiordi ***
Capitolo 24: *** 23- Alla ricerca di prove ***
Capitolo 25: *** 24- "Nessuno mi porterà via da te..." ***
Capitolo 26: *** 25- Il primo allenamento ***
Capitolo 27: *** 26- Ricordi Rimossi e dolorose verità... ***
Capitolo 28: *** 27- I ricordi di Jack (parte 1) ***
Capitolo 29: *** 27- I ricordi di Jack (parte 2) ***
Capitolo 30: *** 27- I ricordi di Jack (parte 3) ***



Capitolo 1
*** 1- Il Regno di Elsa ***


regno elsa

1- Il Regno di Elsa

Il sole di un nuovo giorno illumina il regno di Arendelle.

Le strade si riempiono di gente indaffarata e le risate dei bambini risuonano nell'aria profumata dai fiori. Alcune navi mercantili attraccano al porto, per poi ripartire dopo aver effettuato tutti gli scambi a terra.

Dal Palazzo Reale però arrivano i servi della Regina che cominciano a decorare e preparare le strade a festa, attirando gli sguardi felici dei bambini.

Sì, perché ad Arendelle ci si sta preparando per un giorno molto speciale: fra tre giorni la Regina Elsa compirà 22 anni, e inoltre verrà annunciato al popolo il fidanzamento della Principessa Anna, sua sorella, con il da poco nominato Principe di Arendelle, Kristoff.

Mentre ancora i servi sistemano tutto il necessario per le strade, lo squillo di una tromba attira l'attenzione di tutti.

CIAMBELLANO: Sua Maestà, Elsa, Regina di Arendelle.

Il ciambellano si scosta e mostra al popolo la sua bellissima Regina.

Elsa cammina in mezzo ai suoi festanti sudditi con l'eleganza e il portamento che l'hanno sempre resa bellissima. Il suo vestito color del ghiaccio, creato da lei stessa con il suo potere, sembra risplendere donando luce alla sua figura. La sua lunga chioma di un biondo chiarissimo, legata in una treccia laterale, viene mossa dalla fresca brezza del giorno. Le sue labbra rosse sono curvate in un sorriso e i suoi occhi di ghiaccio brillano felici.

Al suo fianco c'è la Principessa Anna, sua sorella, che cammina un po' incerta, imbarazzata dagli sguardi di tutti su di loro. Ogni tanto i suoi occhi fissano il pavimento per essere sicura di non inciampare nella lunga gonna verde del suo vestito con i tipici ricami di Arendelle.

POPOLANO: Regina Elsa.

Il popolo si inchina al passaggio di Elsa e Anna.

Elsa sorride e saluta tutti con la sua grazia, Anna cerca di fare lo stesso, ma sembra che tutti abbiano occhi solo per sua sorella. E ad Anna non dispiace, poiché ritiene che Elsa abbia costantemente bisogno di vedere e sentire l'affetto della loro gente.

Ormai il popolo di Arendelle si fida ciecamente della sua Regina, la quale governa con saggezza e attenzione, ascoltando i desideri e le necessità del suo popolo, a cui non ha più paura di andare incontro.

L'inverno perenne scatenato da Elsa soltanto l'anno prima per gli abitanti di Arendelle e per gli alleati del Regno era ormai soltanto un'incidente, un ricordo.

Elsa si avvicina a dei bambini che la guardano estasiati e si piega in avanti per accarezzarli.

BAMBINA: Come siete bella, Maestà!

BAMBINO: Siete bellissima, Maestà!

ELSA: Siete voi ad essere bellissimi, bambini!

Anche Anna si avvicina e accarezza sulla testa un bambino, che poi le fa una riverenza.

PANETTIERE: Vostre Maestà?

Anna, Elsa e i bambini si girano e vedono il panettiere. Elsa si rialza in piedi.

PANETTIERE: Vi prego di accettare questo modesto dono per la vostra tavola.

L'uomo offre ad Elsa e Anna un cesto di pane bianco ben preparato. Elsa lo prende tra le mani.

ELSA: Siete molto gentile. Che buon profumo!

ANNA: Sì!

Esclama Anna annusando l'invitante profumo del pane appena sfornato. A Elsa scappa un sorriso, poi consegna ad una delle guardie della scorta il cesto. Elsa abbassa lo sguardo sui bambini.

ELSA: Bambini, io e la mia sorellina Anna vorremmo vedere tutti i preparativi che avete fatto per la nostra festa. Ci guidate voi?

I bambini ridono entusiasti e felici, si mettono accanto a Elsa e Anna e, stringendo loro le mani, le accompagnano per le strade colorate a festa, seguiti da tutta l'altra gente. Elsa e Anna si guardano negli occhi. Tutto l'affetto che ricevono aumenta anche l'affetto che le lega l'una all'altra.

E' il giorno prima della grande festa.

E' mattina presto, e dalle navi da poco attraccate al porto scendono signori e signore ben vestite.

I nobili del regno e i dignitari dei regni vicini sono arrivati.

Nello stesso momento, nella sua stanza nel Palazzo Reale, Elsa si sta svegliando. La giovane Regina si tira su e si stiracchia sorridendo. Guarda per un momento fuori dalla finestra. Che giornata meravigliosa, pensa. Dopo un po', sente bussare alla sua porta.

GERDA: Regina Elsa, posso entrare?

ELSA: Certo. Avanti.

Elsa siede composta e vede entrare Gerda, una dei suoi domestici, con i suoi vestiti puliti in mano.

ELSA: Dov'è mia sorella Anna?

GERDA: La sta aspettando, Maestà.

ELSA: Molto bene. Il principe Kristoff non è ancora arrivato?

GERDA: No, Maestà.

ELSA: Va bene, io e Anna lo aspetteremo per colazione. Prepara tutto nella sala da pranzo, per favore, Gerda.

GERDA: Sì, Maestà.

Gerda si inchina e chiude la porta dietro di sé. Elsa si alza dal letto e comincia a vestirsi. Indossa il suo abito preferito, l'abito da lei creato. Sposta con una mano il mantello di cristalli di brina e si guarda allo specchio. Si sistema i capelli in una treccia e fa un giro su se stessa.


ELSA: La luce che arriva fin quassù

finalmente non mi spaventa più,

un bel giorno adesso comincerà.


Elsa esce dalla sua stanza e comincia a girare per le sale del palazzo. La sua voce risuona ovunque.


ELSA:E' trascorso un anno ormai,

da quando paura più non ho,

l'amore il mio cuore scioglierà!

Il mio popolo mi chiama,

non li farò aspettare, no!

Mi sento emozionata più che mai!


Elsa apre una finestra e cammina sul balcone, liberando dalle sue mani scie di piccoli fiocchi di neve.


ELSA:Questa è la vita che sognavo,

non più porte da sbarrare,

è la vita che sognavo,

io ho la libertà.

Vivremo un giorno speciale,

per tutte e due sarà così,

perché domani, io lo sento,

lei dirà quel sì!


Elsa si volta per rientrare. Anna la starà sicuramente aspettando con impazienza. Intanto, nella sua stanza, Anna apre le finestre, lasciando entrare la luce del sole.


ANNA: Per questo giorno speciale io

ho fatto più di mille fantasie,

tutto deve essere perfetto.

Lui arriverà e mi dirà:

non sei mai stata più bella di così,

e arrossirò e il mio cuore batterà!

Balleremo fino all'alba,

lui poi mi bacerà

la timidezza non lo fermerà!

Questa è la vita che sognavo,

innamorata come non mai,

e oggi, dopo un anno intero,

il mio sogno si avvererà!

E' un'idea del tutto pazzesca,

non posso più aspettare,

credo di avere per davvero,

voglia di amare!


Anna continua a guardare il cortile del castello, illuminato dal sole, sotto di lei. Elsa esce sul balcone e le mette una mano sulla spalla. Anna le prende le mani.


ELSA: Mia cara Anna,

sorellina mia,

le porte sono aperte,

aspettano solo noi.


Elsa lascia le mani di Anna e le guarda per un po' con gli occhi tristi.


ELSA: Celare,

domare,

così non va,

perché ora accanto a me

ci sei tu.

Ma oggi, tu lo sai...

ANNA: Ma oggi, tu lo sai...

ELSA: Lui tornerà...

ANNA: Lui tornerà...


Anna e Elsa scendono in cortile per accogliere il loro popolo. Elsa alza il braccio verso le guardie, pronta per dare un ordine.


ELSA: Aprite i cancelli e fate entrar...

la vita!

ANNA: La vita!

Questa è la vita che sognavo...

ELSA: Questa è la vita mia!

ANNA: Accanto a lui e accanto a te...

ELSA: Sono libera e paura non avrò.

ANNA: Troppo tempo separate, ma...

ELSA: Nessuno...

ANNA: Più nessuno lo farà!

ELSA: Nessuno ci dividerà mai più!

ANNA E ELSA: Sempre insieme tu e io,

e tutto in meglio cambierà!

Questa è la vita che sogniamo!

La vita che sogniamo,

sorellina mia!


Davanti alle due sorelle c'è un mare di gente che le saluta, le applaude e si inchina a loro.

Anna e Elsa si guardano e si abbracciano forte. Dopo un po', sciolgono l'abbraccio e si inchinano al loro popolo.

Ma alle loro spalle sentono qualcuno fischiettare allegramente. Le due sorelle si voltano e sorridono. E' appena arrivato Olaf, il simpatico pupazzo di neve creato dalla magia di Elsa, loro inseparabile amico.

OLAF: CIAO!

Olaf saluta con il suo immancabile tono acuto e con le braccine di legno aperte, pronto per ricevere quelli che Anna e Elsa hanno sempre chiamato i caldi abbracci.

ELSA: Oh, Olaf!

Le due sorelle abbracciano il piccolo pupazzo di neve.

OLAF: Cavolo, questo sì che è un caldo abbraccio!

Elsa e Anna si sorridono. Una delle guardie si avvicina.

GUARDIA: Altezze, il principe Kristoff è di ritorno.

Anna trasale, entusiasta. Lei e Elsa si voltano verso i cancelli. Kristoff entra al castello in groppa al suo fido amico Sven la renna. Gli abitanti di Arendelle si inchinano al suo passaggio. Lui scende e si avvicina. Si inchina ad Elsa.

KRISTOFF: Maestà.

Elsa china il capo con grazia.

ELSA: Bentornato Kristoff!

Lo sguardo di Kristoff cattura subito quello di Anna, che arrossisce come un peperone.

KRISTOFF: Anna...

ANNA: Bentornato a casa!

Dice Anna gettandosi fra le sue braccia. Kristoff è colto di sorpresa. Credevo di dover fare migliaia di riverenze da etichetta, pensa. Elsa sorride portandosi la mano alla bocca.

ELSA: Immagino che sarai stanco, Kristoff...

KRISTOFF: Non molto, Elsa.

OLAF: Chi è la mia rennetta dolce?

Tutti si girano. Olaf sta abbracciando e accarezzando Sven in modo parecchio appiccicoso. Sven sembra gradire l'abbraccio, soprattutto perché approfitta dei fiocchi di neve che fuoriescono dalla nuvoletta, resa invisibile da Elsa, che impedisce ad Olaf di sciogliersi. Kristoff incrocia le braccia.

KRISTOFF: Olaf, la smetti di parlargli così? Qui, Sven!

Olaf se la ride, e anche Anna, che smette subito quando Kristoff si gira a guardarla. Sven si fa accarezzare da Kristoff, per poi essere condotto nella sua stalla da uno dei servi.

Elsa, Anna, Kristoff e Olaf entrano nel palazzo e si accomodano nella sala da pranzo, dove è già stata servita la colazione.

KRISTOFF: Wow, ho una fame che non ci vedo!

Esclama Kristoff non appena vede la tavola imbandita. Ma prima che possa avvicinarsi alla tavola, il piccolo colpo di tosse di Anna lo ferma, facendolo tornare composto. I domestici finiscono di apparecchiare, si mettono in fila e fanno un profondo inchino alla Regina e ai due giovani Principi. Elsa ringrazia con un sorriso e un cenno del capo, poi i domestici si congedano. I quattro si siedono a tavola, Anna e Kristoff vicini alla sinistra di Elsa, seduta a capotavola, e Olaf alla destra di Elsa. Cominciano a servirsi.

ELSA: Su, avanti Kristoff, la colazione non è difficile come i pranzi e le cene.

KRISTOFF: Se lo dici tu, Elsa...

ELSA: Anche se di solito ci sono sempre i domestici, un principe deve essere anche capace di servirsi da solo. Per prima cosa, tovagliolo in grembo...

Elsa prende il suo tovagliolo e se lo stende in grembo con grazia, il tutto rimanendo seduta dritta. Kristoff la guarda ammirato, poi si schiarisce la gola. E' facile, pensa. Prende il suo tovagliolo e, facendo attenzione a non curvarsi mai in avanti, se lo stende in grembo. Anche Anna e persino Olaf fanno la stessa cosa.

ELSA: Ora fammi vedere come ti servi. Esattamente come ti ho spiegato l'altro giorno, ma in modo naturale, ok?

KRISTOFF: Naturale, non ti preoccupare!

Kristoff allunga il braccio e prende il cesto con le fette di pane, ma teme di sporgersi troppo. Non sta bene che un principe si stenda lungo lungo sul tavolo per prendere qualcosa, pensa. Per fortuna mia è solo davanti a Elsa, che mi incoraggia sorridendo. Kristoff fa tutto uguale a come gli ha insegnato Elsa, tanto da guadagnarsi alla fine l'applauso di quest'ultima e di Anna.

ELSA: Molto bene, stai facendo progressi!

Kristoff arrossisce e si gratta la testa. Ma Elsa si schiarisce la voce e alza un sopracciglio, piegando un po' la testa.

KRISTOFF: Che c'è?

Kristoff solleva lo sguardo e capisce. Giusto, non ci si gratta la testa a tavola, pensa, e si rimette subito composto. La colazione procede, finché Anna non si alza.

ANNA: Elsa, io devo andare. Ho una lezione.

ELSA: Sii brava, e non distrarti come tuo solito!

OLAF: Posso andare anch'io?

ELSA: Sì... ma non distrarre Anna!

OLAF: No no!

Anna sorride, Olaf la raggiunge e prendendole la mano escono dalla sala da pranzo. Kristoff guarda ancora per un po' la porta da dove Anna è uscita.

E' meravigliosa quando sorride, pensa. Kristoff, sveglia, devi chiedere ad Elsa di aiutarti! Il giovane si volta verso la Regina.

KRISTOFF: Elsa...

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Capitolo 2
*** 2- Proposta di matrimonio... ***


2- Proposta di matrimonio...

2- Proposta di matrimonio...

Kristoff si volta verso Elsa.

KRISTOFF: Elsa...

ELSA: Sì?

KRISTOFF: Ho bisogno urgentemente del tuo aiuto!

Elsa solleva un sopracciglio, curiosa.

KRISTOFF: Possiamo... andare fuori?

ELSA: Ok.

La Regina si alza da tavola, seguita da Kristoff. Che aiuto dovrò mai dargli, si chiede.

Escono dal palazzo e fanno una passeggiata sul lungomare. Elsa chiude gli occhi, fa' un respiro profondo: ha sempre amato l'odore del mare. Si volta verso Kristoff.

ELSA: Allora? Cosa devo fare?

Chiede Elsa curiosa. Kristoff si schiarisce la voce.

KRISTOFF: E' una storia lunga...

ELSA: Come glielo chiederai?

Incalza Elsa. Kristoff strabuzza gli occhi. Elsa ride alla sua espressione, sa benissimo di aver centrato la questione “proposta di matrimonio”. Kristoff comincia a farfugliare.

KRISTOFF: E' incredibile! Co... come hai fatto a... a... Comunque, ci sto ancora lavorando!

ELSA: Oh! Bè, puoi fare un po' di pratica con me, sono molto brava!

Kristoff sorride a vederla così entusiasta, ma dopo fa un sospiro chinando il capo. Forza Kristoff, impegnati!

KRISTOFF: Anna...

Comincia lui.

ELSA: Aspetta, devi metterti in ginocchio!

Lo interrompe subito Elsa. Lui la guarda come se avesse detto la sciocchezza più grande del mondo.

KRISTOFF: No, io non mi metto in ginocchio.

Elsa alza il sopracciglio, ma poi sorride.

ELSA: A lei piacerebbe, vorrebbe che tu ti mettessi in ginocchio!

KRISTOFF: Non ho nessuna intenzione di mettermi in ginocchio.

ELSA: Lasciamo stare. Ok.

Elsa lo guarda negli occhi speranzosa. Kristoff si rivolge a lei, fingendo che sia Anna.

KRISTOFF: Anna... vuoi... ehm...

Elsa alza un sopracciglio, Kristoff si volta a guardare il mare. Elsa spalanca gli occhi. Ma che sta facendo? Kristoff torna a guardarla negli occhi e conclude.

KRISTOFF: Sposarmi?

Kristoff stringe gli occhi e si gratta nervoso la testa. Aspetta la risposta affermativa di Elsa, che risponde:

ELSA: No!

KRISTOFF: Oh, andiamo!

Protesta Kristoff. Elsa fa' qualche passo verso di lui.

ELSA: Che vuol dire: vuoi “ehm” sposarmi? Dovresti essere felice o entusiasta all'idea di sposarti! E poi non puoi guardare da un'altra parte mentre glielo chiedi, penserà: a chi lo sta chiedendo, all'aria?

Kristoff si mette le mani in faccia, sbuffando contrariato. Non ce la farò mai, pensa.

Elsa alza gli occhi al cielo. Guarda Kristoff e sorride. Forse è meglio lasciarlo fare, pensa. Anche perché non credo di essere molto d'aiuto! Tanto Anna dirà di sì sicuramente!

ELSA: Tranquillo, Kristoff, sono sicura che Anna ti dirà di sì!

Kristoff alza lo sguardo su Elsa, ma non è del tutto convinto dalle sue parole.

KRISTOFF: Tu dici, Elsa?

Elsa annuisce.

KRISTOFF: E se faccio una delle mie solite figuracce?

Domanda legittima, pensa Kristoff. Insomma, riuscirò a non fare brutte figure e a non mettere in imbarazzo Elsa e Anna? Elsa è stata carina, mi sta aiutando ad imparare l'etichetta di corte, ma ho sempre paura di sgarrare qualcosa.

Voglio dire, principe io! Io, che ho sempre vissuto tra le montagne, tra neve, ghiaccio e... Sven!

Ora sto per cambiare totalmente vita: per Arendelle sono un principe, domani io e Anna saremo ufficialmente fidanzati e poi... bè, tutti si aspettano che dopo questa festa ci sarà un matrimonio.

Elsa per ora ha dichiarato la sua volontà di non sposarsi (e ha ragione!), perciò Anna è l'unica che al momento può dare un'erede al trono ad Arendelle.

Stando a quanto dicono i consiglieri, garantire da subito un'erede da' una stabilità migliore al Regno.

Come se non bastasse la saggezza e l'acume di Elsa, che cosa arretrata!

Comunque, io voglio sposarmi con Anna perché la amo, non per strani e occulti motivi!

E quale migliore occasione se non nel giorno del nostro fidanzamento ufficiale? Voglio farle una perfetta proposta... dal momento che ho anche un regalo di fidanzamento perfetto! Ma il dubbio rimane: e se faccio figuracce?

Elsa mette una mano sulla spalla di Kristoff.

ELSA: Tranquillo, Kristoff. Se stai per fare una figuraccia, ti salvo io. Sono la Regina, no? Quindi, calma e sangue freddo. Domani sarà tutto perfetto, e tu non sarai da meno!

KRISTOFF: Tu dici, Elsa?

ELSA: Fidati.

Elsa gli strizza l'occhio. Kristoff si rasserena e guarda sorridendo Elsa, che ricambia il suo sorriso affettuoso. E' un ragazzo stupendo, pensa Elsa. Stupendo e perfetto per Anna. E ogni giorno che passa lo sento sempre di più come un fratello.


E' scesa la notte. Le porte del Palazzo Reale sono state chiuse.

Elsa, dopo aver firmato alcune carte importanti, lascia il suo studio e si ritira nella sua stanza. Si cambia per la notte, ma quando sta per infilarsi sotto le coperte, si accorge che fuori dalla finestra si vede una luna bellissima. Elsa apre la finestra e si affaccia al balcone per guardarla meglio. La tenue luce bianca della luna la illumina.

ANNA: Elsa...

Elsa si gira sorridendo.

ELSA: Sono qui, Anna.

Anna compare alla finestra, poi raggiunge Elsa sul balcone. La principessa guarda la luna e fa' un verso di stupore.

ANNA: Oh, Elsa, hai visto che luna meravigliosa?

E' davvero bellissima, pensa Elsa. E' così grande, così luminosa... la si potrebbe toccare.

Un ricordo le attraversa la mente. Le tanti notti passate sulla Montagna del Nord, sul balcone del suo palazzo di ghiaccio, a guardare la luna e le stelle, perdendosi nei suoi tanti sogni. In questo momento, invece, Elsa vorrebbe tanto sedersi su una nuvola e osservare la luna più da vicino.

ANNA: Sono così agitata per domani, Elsa.

Elsa abbassa lo sguardo su sua sorella.

ELSA: Perché?

ANNA: Kristoff è... la cosa più bella che mi sia capitata. E' anche grazie a lui che ti ho ritrovata. E...

ELSA: Sai cosa mi sembra questa? Paura per troppo amore!

La interrompe Elsa sorridendo.

ANNA: Sì!

Le due sorelle ridono. Elsa accarezza la guancia di Anna.

ELSA: Anna, Kristoff è la persona migliore che potessi scegliere come tuo sposo. E io non potrei essere più felice per te, sorellina.

Anna le sorride commossa.

ANNA: Mi sei mancata tantissimo, Elsa.

Anna abbraccia Elsa, che le accarezza i capelli.

ELSA: Non farmi piangere, le lacrime mi servono per il tuo matrimonio!

Anna ride e scioglie l'abbraccio.

ANNA: Sai, è un po' che ci penso... mi piacerebbe che anche tu trovassi il tuo vero amore, Elsa.

Elsa sorride, scuotendo la testa.

Anche lei, vedendo Anna e Kristoff insieme, si era chiesta se ci si sente davvero così quando si ama una persona. Ma la domanda che più di tutte tormentava Elsa era se esisteva una persona come lei, una persona simile a lei. Una persona con la quale condividere il suo mondo.

Ma tutte le volte si era data la stessa risposta, la stessa che ora da' ad Anna:

ELSA: A me basta amare voi. Tutto il resto non conta.

Anna sorride, ma non è del tutto convinta dalle parole di Elsa. E' infatti sicura che la sua amata sorella un giorno troverà il suo vero amore, il quale busserà alle porte del suo cuore di ghiaccio infiammato già da altrettanto amore. E non potrà chiudere la porta in faccia.

ELSA: Su, andiamo a dormire, fidanzatina!

ANNA: E chi ce la fa a dormire, Elsa?

ELSA: Forza, su, a letto!

Elsa spinge dentro Anna. Ma prima di entrare si volta di nuovo verso la luna, ripensando a quella ancora sconosciuta persona simile a lei che vorrebbe riempisse la sua vita. Sorride, entra e chiude le finestre.

In quel momento, la luna e il cielo vengono squarciati da dalle strane ombre nere, che spariscono poi in un punto indefinito al di là delle Grandi Montagne...



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, grazie per aver letto questo secondo capitolo!

Come avrete notato dal capitolo precedente, nel corso della storia ho inserito delle canzoni.

Quella che avete letto nel primo capitolo era Oggi Per la Prima Volta,

ma ho modificato il testo, adattandolo però alla melodia, per dare l'idea di una canzone nuova.

Sono stata molto indecisa, ma alla fine mi è sembrata una bella idea!

Per quanto riguarda questo capitolo, per il dialogo fra Elsa e Kristoff sull'argomento “proposta di matrimonio” (povero Kristoff xD),mi sono ispirata ad un video su YouTube, il link è: http://www.youtube.com/watch?v=gXysLNZjIfs (spero di aver fatto nel modo giusto, sono una frana in queste cose xD).

Ok credo di aver detto tutto, ringrazio ancora i lettori e vi do' appuntamento al prossimo capitolo! Con affetto, Giulia.

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Capitolo 3
*** 3- La festa ***


3- La festa

3- La festa

Il sole brilla alto su Arendelle. Elsa si sveglia e si stiracchia. Sente qualcuno bussare alla porta.

ELSA: Avanti.

Risponde distrattamente la Regina. La porta si spalanca ed entra Anna, che si butta sul letto di Elsa e abbraccia stretta la sorella.

ANNA: Buon compleanno, Elsa!

ELSA: Anna, basta, mi soffochi!

Elsa sorride, ma davvero fa' fatica a respirare. Anna scioglie l'abbraccio.

ANNA: Oh, scusa. Buon compleanno!

ELSA: Grazie.

Stavolta è Elsa ad abbracciare la sorella.

Si sente così felice. E' da tutta la vita che desiderava di essere svegliata da Anna così il giorno del suo compleanno. Con la sua allegria e la sua gioia.

Invece, anno dopo anno, soprattutto dopo la morte dei loro genitori, le mattine per lei sono cominciate tutte nello stesso modo: con l'angoscia e la paura.

Elsa scioglie l'abbraccio e sorride ancora ad Anna. Anna la bacia sulla guancia.

ELSA: Dai, su, dobbiamo prepararci. Oggi è un giorno importante!

Elsa si alza velocemente dal letto. Anna ride, sentendo nella voce di Elsa tanto entusiasmo.

Le due sorelle cominciano a prepararsi.

Anna finisce di sistemare il suo abito rosso per osservare la sorella.

Il vestito verde, scollato e dalla gonna ampia, esalta perfettamente le forme di Elsa. La lunga treccia di capelli biondi le copre la spalla sinistra. Le mani sono intrecciate in grembo.

Elsa sorride chiudendo gli occhi, e il suo sorriso provoca quello di Anna.

ANNA: Sei bellissima, Elsa.

ELSA: Grazie, Anna. Su, sbrigati, che ci aspettano!

Elsa fa' avvicinare Anna allo specchio e le sistema i capelli. La giovane principessa si osserva allo specchio felice. Si volta e si fa abbracciare da Elsa, che scioglie l'abbraccio solo nel momento in cui i domestici annunciano che le porte sono aperte.


Elsa e Anna si avviano nella sala del trono addobbata e vi trovano Kristoff, che cerca invano di allentare il colletto dell'uniforme blu impreziosita d'argento che indossa.

L'uniforme del principe di Arendelle.

Il giovane, non appena si accorge della presenza di Elsa e Anna, si volta, si mette dritto e poi si inchina alla Regina, che risponde al suo saluto con un cenno del capo.

Kristoff offre poi la mano ad Anna.

I due si guardano intensamente negli occhi. Anna posa la sua mano su quella di Kristoff e, fianco a fianco, seguono Elsa. I domestici si inchinano al passaggio di Elsa, augurandole buon compleanno. Kristoff incrocia di nuovo lo sguardo di Anna.

KRISTOFF: Sei... bellissima.

Anna arrossisce.

La Regina e i due giovani Principi escono sul balcone, osservando la folla festante radunata nel cortile del castello, che urla:

POPOLO: Lunga vita alla Regina Elsa! Lunga vita alla Regina Elsa!

Elsa sorride e saluta con grazia il suo popolo.

Alza la mano destra, dalla quale si alza una piccola scia di fiocchi di neve. Fa' scoppiare una palla di neve nel cielo, provocando una piccola nevicata sul cortile. I bambini, vedendo i fiocchi di neve, alzano le braccia al cielo e ridono. Il ciambellano invita poi tutti al silenzio.

ELSA: Popolo di Arendelle, con grande felicità, annuncio a voi il fidanzamento della Principessa Anna di Arendelle e del Principe Kristoff di Arendelle!

Elsa presenta i due giovani Principi alla folla festante che sventola in aria i colori di Arendelle, urlando i loro nomi. Anna saluta arrossendo. Kristoff vorrebbe nascondersi, ma ricambia i saluti della sua gente.


Poco dopo, nella sala del trono, gremita di persone, cominciano i festeggiamenti. Il ciambellano attira l'attenzione degli ospiti.

CIAMBELLANO: Sua Maestà, Elsa, Regina di Arendelle.

La porta viene aperta e suonano le trombe. Elsa percorre il centro della sala, mentre tutti si inchinano al suo passaggio. La grazia della Regina viene ammirata da tutti gli uomini presenti. Elsa arriva dinnanzi al trono e si volta. Il suono delle trombe si esaurisce.

ELSA: Popolo di Arendelle, miei cari ospiti... oggi per me è un giorno speciale. E non solo perché festeggio i miei 22 anni e l'anniversario della mia salita al trono. Quando sono diventata Regina, credevo che la paura mi avrebbe impedito di essere una buona guida. Parte di me si chiede ancora se sarò quella buona guida che tutti voi vi aspettate. Ma voi, il mio popolo, il popolo che ho giurato solennemente di proteggere, con il vostro affetto verso di me, mia sorella Anna e... colui che già ritengo mio fratello, il Principe Kristoff, siete la più grande risposta ai miei dubbi. La vostra Regina vi ama e vi amerà per sempre!

Il meraviglioso discorso di Elsa viene subito applaudito da tutta la sala.

Elsa si inchina al suo popolo con il sorriso e la grazia che la contraddistinguono. Il ciambellano attira di nuovo l'attenzione dei presenti.

CIAMBELLANO: Le loro Altezze Reali, il Principe Kristoff e la Principessa Anna di Arendelle.

Le trombe suonano ancora, la porta si apre di nuovo, mostrando agli ospiti Anna e Kristoff. Gli ospiti applaudono e si inchinano al passaggio dei due principi.

Anna stringe forte la mano di Kristoff, che visibilmente agitato, ricambia la stretta.

I due arrivano al cospetto di Elsa, che sorride. Il sorriso di Elsa sembra tranquillizzare Kristoff.

Elsa prende le loro mani tra le sue, benedicendo così il loro legame.

I due ragazzi si voltano verso gli ospiti, che si inchinano tutti. La musica delle trombe si esaurisce. Kristoff si volta di nuovo e si inchina ad Elsa, che china il capo.

Il giovane allunga la mano verso Anna, che gliela stringe sorridendo. Vanno al centro della sala. Kristoff stringe Anna fra le sue braccia.

KRISTOFF: Sei bellissima.

ANNA: Me l'hai già detto.

KRISTOFF: Non posso smettere di dirtelo.

Anna arrossisce. Elsa fa cenno ai musicisti di cominciare a suonare.

Anna e Kristoff cominciano a danzare, e a poco a poco si uniscono a loro anche gli altri ospiti.

Elsa osserva felice la danza e gli sguardi innamorati di Anna e Kristoff. E nella sua mente si fa di nuovo strada quel pensiero: un giorno anch'io amerò così? Se è vero che esiste la metà di ognuno di noi, chi è la mia?


Dopo altri balli, Anna torna da Elsa, che congeda i magistrati con cui stava discorrendo.

ELSA: Non hai più voglia di ballare?

ANNA: Perché non balliamo io e te?

ELSA: Ma dai, Anna!

Elsa non sembra molto convinta, ma Anna le tira le mani e cominciano a volteggiare, ridendo. Olaf arriva scivolando sul pavimento e struscia la testa sull'abito di Elsa.

ELSA: Olaf!

Olaf le sorride e ridacchia.

OLAF: Buon compleanno, Elsa!

Olaf allarga le sue braccine di legno e Elsa si piega per abbracciarlo.

ELSA: Anche a te, piccolo!

Olaf sorride teneramente.

E' impossibile stare senza di lui, pensa Elsa. L'anno scorso, senza rendermene conto, gli ho dato la vita. Tutto grazie all'amore che ho per Anna. E il mio potere, anche con questo piccolo gesto, ha trovato la libertà.

Anna attira l'attenzione della sorella, che si rialza.

ANNA: Oh, Elsa, è così bello... non ho parole per descrivere quanto sono felice.

ELSA: Anch'io sono tanto felice, sorellina!

Anna sorride e l'abbraccia forte. Olaf saltella, vuole farsi abbracciare anche lui. Elsa lo prende tra le braccia come un bambino e lo fa entrare nel loro caldo abbraccio.

Da sopra la spalla di Anna, Elsa vede arrivare Kristoff.

ELSA: Il tuo principe a ore dodici!

Dice Elsa, sciogliendo l'abbraccio. Anna sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, arrossendo.

ANNA: Come sto?

ELSA: Sei perfetta!

Anna si gira e guarda negli occhi Kristoff che, non appena incontra gli occhi di Anna, comincia a grattarsi la testa, nervoso. Elsa ride coprendosi la bocca. Kristoff subito capisce e mette giù la mano, ridendo insieme ad Anna. Sono adorabili, pensa Elsa.

OLAF: CIAO!

Il tono acuto di Olaf spezza quel silenzio imbarazzante. Kristoff fa' una smorfia verso Olaf.

KRISTOFF: Zitto!

Il suo sguardo torna su Anna, che sorride. Kristoff si rivolge a Elsa.

KRISTOFF: Perdonami Elsa, posso rubarti Anna?

ELSA: Ma certo!

Kristoff offre la mano a Anna. Lei sorride, gli prende la mano e insieme lasciano la sala.

Olaf cammina furtivo dietro di loro.

ELSA: Olaf!

Olaf si blocca all'istante e torna verso Elsa.

OLAF: Che c'è?

ELSA: Lasciamoli soli.

OLAF: Soli?

ELSA: Vieni con me, su.

Elsa trascina via Olaf, che però guarda verso il balcone, cercando di sbirciare i ragazzi. Anche Elsa è molto curiosa, ma già immagina la faccia di Anna quando Kristoff glielo chiederà...


Anna e Kristoff sono fuori, seduti sulla balaustra e si guardano negli occhi.

KRISTOFF: Non ho fatto figuracce, vero?

ANNA: Assolutamente no, e se anche fosse ci siamo io e Elsa a proteggerti.

KRISTOFF: Non dovrei essere io a proteggere te?

ANNA: Sì... ma in questa situazione tocca a me!

I due ragazzi ridono.

Anna si gira a guardare il mare, il cielo, le stelle. La luce della luna la fa sembrare più bella.

Kristoff le mette una mano sulla guancia, la accarezza e fa scontrare di nuovo i loro sguardi. Il cuore di Anna batte fortissimo.

KRISTOFF: Anna, io so di non essere il principe azzurro perfetto che tu vorresti, ma... io, ecco...

Anna sorride e lo guarda intensamente negli occhi. Ed è proprio il suo sguardo così intenso a mandare in confusione ancora di più Kristoff.

KRISTOFF: Io... ecco, io... non... non desidero altro che renderti felice, perché, io lo so per certo, tu mi rendi felice.

Le ultime parole di Kristoff fanno sciogliere Anna. Il ragazzo prende dall'interno della giacca una scatola di velluto rosso.

ANNA: Che cos'è?

KRISTOFF: Aprilo. Dentro ci troverai tutto quello che ho fatto in questi giorni.

Emozionata e curiosa, Anna apre la scatola.

Al suo interno c'è un bellissimo diadema d'argento impreziosito da dei cristalli rossi. Anna rimane a bocca aperta.

KRISTOFF: L'hanno fatto i troll. Bulda dice che ogni femmina di troll prossima al matrimonio deve ricevere il suo diadema, e così lei e le altre femmine lo hanno fatto per te con i Cristalli di Fuoco. Lo so, noi non siamo... ecco, come loro, ma... mi sembrava una cosa carina... non me la sono sentita... di dire... no. Ti piace?

Chiede Kristoff, nervoso, notando gli occhi sgranati di Anna.

ANNA: Se mi piace? E' bellissimo!

Anna salta fra le braccia di Kristoff, che gira su se stesso ricambiando il suo forte abbraccio. Anna rimane fra le sue braccia e lo guarda negli occhi.

ANNA: Io... non so che dire!

Kristoff mette giù Anna e unisce la fronte a quella di lei, guardandola teneramente.

Avanti, Kristoff, si dice. Fallo adesso! E' questo il momento giusto! Coraggio, forza!

KRISTOFF: Voglio chiedertelo ora, Anna!

ANNA: Cosa?

Kristoff si mette in ginocchio davanti a lei e stringe forte la sua mano.

Lo so, pensa. Avevo detto che non mi sarei messo in ginocchio, ma per Anna sono disposto pure a perforarmi il menisco!

Anna trattiene il fiato.

KRISTOFF: Vuoi sposarmi, Anna?

Gli occhi di Anna brillano felici. Bravo Kristoff, pensa lui. Senza incertezze e dritto al suo cuore! Oh, ti prego, dimmi di sì, amore mio... Anna sorride, lo fa' alzare e lo guarda dritto negli occhi, intensamente.

ANNA: Cosa vuoi che ti dica, se non... sì!

Kristoff non riesce a credere alle sue orecchie, e ridendo felice la solleva da terra. Anna ride a sua volta. Kristoff la stringe a sé più forte, per poi lasciarsi andare ad un lungo bacio.


Intanto, nella sala, Elsa sta discorrendo con le contesse, quando però al suo cospetto si presenta un giovane alto e dal portamento elegante: il Principe Elias di Trondheim, un regno poco lontano da Arendelle.

ELSA: Vogliate scusarmi.

Dice Elsa congedandosi dalle contesse, che le fanno un inchino.

Elsa si volta verso il Principe Elias, che le prende la mano e la avvicina alla bocca in un elegante baciamano. Il giovane non stacca i suoi occhi scuri da quelli di Elsa, che lo guarda dura.

Perché il giovane Principe la guarda con arroganza, un'arroganza che Elsa non sopporta.

Benché tutti si affannino a lodarne la bellezza, Elsa in lui vede solo un uomo arrogante, egoista e viziato. I consiglieri pensano che però stabilire una ancora più solida alleanza con il re Edvaard di Trondheim, grande amico del padre di Elsa in passato, tramite un matrimonio tra lei e suo figlio sia la cosa migliore per Arendelle.

Un matrimonio che però Elsa, lasciata libera di prendere le sue decisioni, ha elegantemente rifiutato. Il problema era che l'odioso principe, abituato com'è ad avere tutte ai suoi piedi, non aveva ancora mandato giù il rifiuto della giovane Regina.

ELIAS: Siete ancora più bella dell'ultima volta che vi ho vista, mia Regina. Quando mi hanno presentato a voi come pretendente alla vostra mano...

Elsa ritira la mano.

ELSA: Veramente, Principe Elias, l'ultima volta che mi avete vista è stato quando vi ho comunicato che non avrei accettato la vostra proposta di matrimonio.

ELIAS: Avete ancora tempo per decidere con calma, Maestà. Io non ho fretta.

Incalza il principe altezzosamente. Elsa alza un sopracciglio.

ELSA: No, forse non mi sono spiegata, Principe: io non ho alcuna intenzione di prendere marito!

ELIAS: La mettete così? Peccato che non spetti a voi una tale decisione!

ELSA: Ma come osate? Io sono la Regina, e in quanto tale ho il diritto di prendere le MIE decisioni sulla mia vita!

Elsa si rivolge in maniera brusca all'odioso principe, che sembra trovare divertente la discussione. Infatti, comincia a ridacchiare.

ELIAS: Può darsi, ma sapete benissimo che nel vostro caso... un matrimonio combinato è la vostra unica possibilità per avere un erede al trono!

ELSA: Siete un insolente!

ELIAS: Perché il vostro governo non accetterà mai di mettere sul trono un montanaro, o peggio, suo figlio!

Elsa, incapace di sopportare oltre, tira uno schiaffo ad Elias. Il viso del principe si volta verso destra. La guancia comincia a colorarsi di rosso, ma Elias sembra non battere ciglio. Elsa lo guarda fisso negli occhi e gli parla con voce sottile.

ELSA: Non osate mai più insultare il Principe Kristoff davanti a me! Lui, per me e soprattutto per mia sorella e il mio popolo, vale molto più di voi e della vostra arroganza!

Elsa accentua l'ultima parola, per poi voltarsi infastidita. La treccia finisce sulla sua spalla sinistra. Elias la guarda allontanarsi, stringendo gli occhi. Elsa, ancora nervosa, si guarda intorno, finché non individua Olaf.

Il piccolo pupazzo di neve è al tavolo del buffet. Si alza la testa con le braccine di legno per osservare meglio le varie leccornie. Stacca un suo piccolo braccio e lo tiene con l'altro per arrivare a prendere quelle più distanti, il tutto cercando di non dare nell'occhio. Non riesce però a tenere tutti i dolcetti fra le sue manine e qualcosa gli cade. Per evitare che una tortina alla ciliegia finisca sotto il piede della marchesa, si lancia verso di lei, perdendo però il suo naso di carota.

Olaf lo raggiunge e prova a prenderlo, ma i suoi piedi spingono distrattamente la carota, che scivola su tutto il pavimento. Elsa lo guarda divertita. Poi vede Anna e Kristoff avvicinarsi.

ELSA: Tutto bene?

Anna e Kristoff annuiscono, per poi guardarsi negli occhi teneramente.

ANNA: Ma che cosa sta facendo Olaf?

Chiede Anna indicandolo.

ELSA: Sta cercando di recuperare il suo naso, che però continua a scivolargli via per la troppa cera passata sul pavimento. La pena per il suo eccessivo peccato di gola!

ANNA: Elsa, ma sei tremenda!

Anna e Elsa ridono. Elsa si accorge della scatola rossa che Anna ha con sé.

ELSA: Che cos'è?

Anna apre in un lampo la scatola, mostrando alla sorella il regalo di Kristoff.

ELSA: E' bellissimo. Alla fine ce l'hai fatta!

KRISTOFF: Eh già.

Annuisce Kristoff, arrossendo un po'. Elsa però nota che sua sorella e Kristoff si scambiano uno sguardo furbetto.

ELSA: Che c'è?

ANNA: Abbiamo un regalo per te, Elsa.

Anna porge ad Elsa una scatola di velluto azzurro.

ELSA: Che cos'è?

ANNA: Ah, con queste domande... Aprilo!

Elsa si trattiene dal ridere. Apre la scatola e dentro c'è un bellissimo fermaglio decorato con piccoli diamanti a forma di cristalli di neve. Elsa rimane a bocca aperta dalla sorpresa. Eppure, quel fermaglio lo ricorda...

ANNA: Era della mamma...

Elsa alza gli occhi su Anna. E' passato tanto tempo da quel giorno per loro tanto triste e buio. Soprattutto per Elsa, che non poteva stare accanto ad Anna per aiutarla a superare un così difficile momento. La morte dei loro genitori. Due persone andate via troppo presto, che hanno lasciato Elsa con ancora più incertezze e paure, e Anna con un grande vuoto dentro, un vuoto talmente grande da lasciarle una grande sete d'amore, che poi l'ha spinta nelle braccia di un uomo malvagio.

ANNA: I cristalli di ghiaccio li abbiamo aggiunti noi. Bè, veramente... più Kristoff... che io, ma l'idea è stata mia. Ho pensato che dovessi averlo, perché... sei bella proprio come lei, Elsa.

Elsa chiude la scatola e guarda commossa la sorella.

ELSA: Oh, Anna... grazie!

Elsa si butta fra le braccia di Anna, abbracciandola. Anna è colta di sorpresa, ma poi ricambia forte l'abbraccio della sorella. Kristoff le guarda sorridendo. Anna scioglie l'abbraccio.

ANNA: Ti voglio bene, Elsa.

Elsa fa per dirle la stessa cosa, ma viene interrotta da un urlo in fondo alla sala, che fa voltare di scatto la Regina e i due giovani principi.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Capitolo un po' lunghetto, lo so, ma mi sembrava brutto dividerlo in due =)

In questo capitolo, avete fatto la conoscenza di Elias, l'odioso principe al quale (in teoria) Elsa dovrebbe andare in sposa. E' un personaggio inventato da me, ispirandomi ad una persona reale: il ballerino Thiago Soares (sono un'appassionata di danza). Lo ritroveremo qualche capitolo più avanti, ma non voglio anticiparvi nulla...

Se siete curiosi di scoprire cosa succederà, vi aspetto al prossimo capitolo! Con affetto, Giulia.

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Capitolo 4
*** 4- Un potente nemico ***


4- Un potente nemico

4- Un potente nemico

Elsa, Anna e Kristoff si precipitano in fondo alla sala.

ELSA: Che sta succedendo?

GUARDIA: Maestà, state indietro!

Le guardie spingono via la Regina, prima di essere colpite da dalle orribili ombre nere, che le scaraventano dall'altra parte della sala. Gli ospiti cominciano ad urlare.

Le ombre, che sembrano degli enormi cavalli, abbattono chiunque cerchi di sbarrare loro la strada e si dirigono minacciose verso la Regina e i giovani principi.

ELSA: State lontani!

Urla Elsa lanciando contro quelle orride creature delle schegge di ghiaccio.

Una delle ombre viene colpita e distrutta. Elsa si accorge che due ombre stanno per aggredire le contesse, ma lei interviene lanciando di nuovo il ghiaccio. I cavalli neri si impennano, ma il ghiaccio evocato da Elsa riesce a spingerli via.

Kristoff e le guardie tentano di scacciare via le ombre rimaste con le loro armi, nel tentativo di proteggere Anna e gli altri ospiti.

ELSA: Guardie, fate uscire tutti!

Il capitano delle guardie annuisce alla Regina, ma prima che possa ripetere l'ordine viene colpito da una delle ombre, facendogli perdere conoscenza. Elsa la distrugge con un getto di ghiaccio molto più forte. Le urla nella sala si fanno sempre più forti.

ANNA: Olaf!

Anna si libera della protezione delle guardie e corre in aiuto di Olaf, che viene inseguito da tre di quei cavalli neri. Anna lo prende tra le braccia, ma inciampa nel tappeto e cade. Un nitrito dal suono innaturale e metallico la fa voltare spaventata. I cavalli si impennano su di lei minacciosi.

ANNA: ELSA!

Elsa si volta di scatto e vede la sorella in pericolo.

ELSA: ANNA!

Elsa corre verso di lei e, caricando al massimo il ghiaccio nelle sue mani, lo scaraventa contro le ombre che minacciano la sorella. Spinge ancora di più quando sembrano fare resistenza. Kristoff si precipita al fianco di Anna. Elsa continua a spingere il suo potere, ma quegli esseri neri riescono a rompere il suo incantesimo e a farla cadere.

ANNA E OLAF: Elsa!

Anna, Kristoff e Olaf si accostano a lei.

KRISTOFF: Stai bene?

ELSA: State indietro!

Elsa, Anna, Kristoff e Olaf alzano lo sguardo e vedono le ombre avvicinarsi sempre di più. Il loro nitrito si ripete minaccioso su di loro.

Li sovrastano, ma quando stanno per sferrare il loro attacco, si dissolvono in un vortice nero. Elsa sente una voce indistinta provenire da quel vortice. Si rialza lentamente, mentre dietro di lei Kristoff e Olaf aiutano Anna.

KRISTOFF: Stai bene? Sei ferita?

ANNA: No.

Dal fondo della sala si sente un battito di mani. Elsa, Anna, Kristoff e Olaf alzano lo sguardo.

Un uomo alto dalla pelle color cenere, i capelli disordinati e neri come l'ebano, il viso allungato, le braccia e le gambe lunghe, vestito con una lunga veste nera, avanza al centro della sala guardando Elsa con un sorriso a metà tra il divertito e il maligno dipinto sulle labbra.

Elsa lo guarda negli occhi, l'unica cosa in quella figura, sicuramente non umana, a non essere nera. Eppure quegli occhi d'ambra sono stretti in una fessura, come se volessero distruggere tutto quello che vedono. La figura nera cammina a passi lenti, ma decisi verso di loro. Si ferma, fa un piccolo inchino e dice:

PITCH: I miei omaggi, Altezza.

ELSA: Tu chi sei?

PITCH: Suvvia, non avete mai sentito parlare di me, Altezza?

Dice la figura, che sembra divertita. Elsa, però, con voce dura, gli domanda ancora:

ELSA: Chi sei?

Il sorriso malevolo della figura nera si fa più evidente.

PITCH: Permettetemi di presentarmi: il mio nome è... Pitch Black. Ma tutti mi conoscono con un altro nome: Uomo Nero.

Kristoff trasale nel sentire le sue ultime parole.

PITCH: E sono il vostro più improbabile alleato, Altezza.

ELSA: Alleato?

ANNA: Ma di che cosa sta parlando?

ELSA: Che cosa vuoi da me?

L'Uomo Nero si avvicina di più, costringendo Elsa a tenere la guardia alta.

PITCH: E' molto semplice, mia Regina: voi avete un grande potere... e io ammiro il potere di manovrare il ghiaccio e le Nevi.

Elsa abbassa lo sguardo sulle sue mani.

PITCH: Ho avuto modo di osservarlo precedentemente... in una persona che possiede i vostri stessi poteri, Altezza!

Elsa spalanca gli occhi. Come sarebbe, i miei stessi poteri? Esiste qualcuno come me?

ELSA: I miei stessi poteri?

PITCH: Oh, sì. Sapete, un giorno proposi a quella persona di unirsi a me... ma lui rifiutò per unirsi ai miei nemici: le Leggende dei Fiordi...

Kristoff spalanca di nuovo gli occhi all'udire l'ultima parola. Pitch continua.

PITCH: Ma... non appena ho saputo di voi, sono venuto a cercarvi.

ELSA: Perché?

PITCH: Guardate cosa possiamo fare!

Pitch allunga una mano e mostra ad Elsa, Anna, Kristoff e Olaf una scultura di ghiaccio contorta e spigolosa, alta fino al soffitto. Elsa, però, nota che in alcuni punti il ghiaccio è nero.

PITCH: Niente si sposa meglio con il freddo dell'oscurità, Elsa.

Elsa e Anna abbassano di nuovo lo sguardo su Pitch, che continua ad avvicinarsi.

PITCH: Se voi vi uniste a me, potremmo creare un mondo in cui freddo e oscurità regneranno sovrani. In cui noi potremmo regnare sovrani.

ANNA: Aspetta, che? Tu vuoi... vuoi un mondo dove ci sia solo freddo e buio?

Si mette in mezzo Anna, rivolta all'Uomo Nero.

PITCH: Esatto, mia Principessa. Un mondo perfetto, nel quale tutti si inchineranno dinnanzi a me e vostra sorella.

ELSA: No!

La risposta secca e decisa di Elsa risuona nel salone, cogliendo di sorpresa l'Uomo Nero.

PITCH: Come, prego?

Elsa, a passo lento e deciso, senza allontanarsi troppo da Anna, Kristoff e Olaf, va verso Pitch sfidandolo con lo sguardo.

ELSA: Non accetterò mai di creare un mondo così. Non userò i miei poteri per far del male alle persone, non sarò mai e poi mai una tua alleata! Fuori dal mio regno!

Le guardie rimaste nel salone, all'ordine della Regina, corrono verso Pitch stringendo le armi. L'Uomo Nero viene però protetto dai suoi orrendi cavalli neri che compaiono alle sue spalle, nitriscono e si impennano, tramortendo di nuovo le guardie. Elsa alza le mani, pronta a colpirli, ma Pitch accarezza il dorso di una di quelle creature.

PITCH: Vi consiglio di non riprovare a cacciarmi, Altezza. I miei Incubi fiutano la paura, e io posso usare la vostra più grande paura contro di voi.

ELSA: Tu non sai niente di me, niente!

Il ghiaccio brilla fra le mani di Elsa, è pronta a colpire l'Uomo Nero.

PITCH: Ne siete proprio sicura? Non immaginate nemmeno che io potrei convincervi in altro modo a unirvi a me? Vostra sorella potrebbe farsi male...

Anna trasale, e anche Elsa spalanca gli occhi. Kristoff si para davanti le due sorelle.

KRISTOFF: Dovrai passare sul mio cadavere!

Pitch ridacchia.

PITCH: Credi davvero di riuscire a fermare i miei Incubi, piccolo Re?

KRISTOFF: Tu non mi conosci, Uomo Nero!

PITCH: Va bene, non ho problemi a cominciare da te!

Pitch colpisce Kristoff con un violento getto di quella che sembra essere sabbia nera, scaraventandolo contro la parete. Kristoff batte la testa e cade a terra.

ANNA: KRISTOFF!

Anna corre spaventata verso di lui e si getta a terra accanto a lui. Gli Incubi si avvicinano, ma Elsa lancia loro addosso il ghiaccio.

ELSA: State lontani dai miei fratelli!

Pitch ride e, a cavallo di una delle sue ombre, tramortisce di nuovo Kristoff e scaraventa contro il muro Olaf che si spacca. Elsa è circondata dagli Incubi, che la sovrastano malgrado il getto di ghiaccio potenziato che sta lanciando contro di loro. Gli Incubi riescono con una zampata a spezzare l'incantesimo di Elsa, che cade a terra.

ANNA: ELSA!

L'urlo di Anna e la risata malevola di Pitch fanno spalancare gli occhi di Elsa. Anna, circondata dagli Incubi, è stretta in catene. Quasi non riesce a respirare. Pitch spalanca le porte della sala del trono e si lancia fuori insieme agli Incubi, portando via con sé Anna.

ELSA: ANNA, NO!

KRISTOFF: ANNA!

Kristoff e Elsa inseguono gli Incubi. Elsa cerca di fermarli con i suoi poteri, ma questi sembrano non risponderle più.

ELSA: ANNA!

ANNA: ELSA!

ELSA: Lasciatela stare, fermi, lasciate stare mia sorella!

Pitch, ormai fuori dal palazzo, scaraventa le ombre contro le guardie e gli abitanti di Arendelle che, sentendo le urla disperate della loro Regina e della loro principessa, cercano di fermarlo. Si innalza in cielo in groppa agli Incubi e sparisce.

ELSA: ANNA!

Elsa inciampa e cade a terra. Kristoff arriva alle sue spalle. Vedono Pitch già lontano, che si dirige verso le Grandi Montagne. Dopo un po', le urla terrorizzate di Anna non si sentono più.

ELSA: No...

Le lacrime scendono copiose sulle guance di Elsa. Sotto di lei il pavimento del cortile si ghiaccia. Kristoff alza di scatto lo sguardo verso il cielo.

KRISTOFF: Il sole...

Anche Elsa e tutte le altre persone guardano incredule e impaurite il cielo. Il sole, che sta quasi per toccare il mare e tramontare, viene oscurato da una eclissi. Una volta completa, il cielo si tinge di un nero funesto, spazzando via le nuvole e impedendo a qualsiasi luce di entrare. Il Regno di Arendelle è prigioniero dell'oscurità.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! E fu così che Pitch il cattivone entrò in scena xD

Chiedo scusa per il piccolo ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Pitch ha rapito Anna e imprigionato Arendelle nell'oscurità. Vuole il potere di Elsa e niente lo fermerà... o forse sì? Per scoprirlo dovrete aspettare il prossimo capitolo!

Ringrazio come sempre i lettori e aspetto le vostre recensioni. A presto, Giulia.

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Capitolo 5
*** 5- L'aiuto di Granpapà ***


5- L'aiuto di Granpapà

5- L'aiuto di Granpapà

Il buio più nero avvolge Arendelle e la paura comincia a insinuarsi fra i suoi abitanti, che guardano impotenti la loro Regina piangere disperata. Intorno a Elsa vorticano migliaia di fiocchi di neve. Kristoff si avvicina per tentare di calmarla.

ELSA: E' tutta colpa mia!

KRISTOFF: Elsa, ti prego, non dire così.

Elsa cerca di allontanarlo da sé.

ELSA: Ti prego, Kristoff, allontanati, non voglio farti del male.

OLAF: Tu non ci faresti mai del male.

Elsa alza lo sguardo e vede Olaf, tutto intero, davanti a lei. Elsa lo abbraccia.

ELSA: Olaf, grazie al Cielo stai bene!

OLAF: Ho il cranio tosto! Aspetta, ma io non ce l'ho il cranio!

Elsa sorride. Olaf osserva le sue braccine di legno.

OLAF: E le ossa nemmeno!

Elsa sorride ancora e abbraccia di nuovo Olaf. Kristoff li guarda sorridendo, ma poi il suo sguardo si sposta sulle Grandi Montagne e un dolore immenso riempie il suo cuore. Il giovane vede avvicinarsi il conte Max e Lord Deverau, due nobili signori provenienti dalle città minori appartenenti ad Arendelle. Il panciuto Conte Max offre la mano ad Elsa per permetterle di alzarsi.

CONTE MAX: Ci dispiace infinitamente per la Principessa, Maestà.

Elsa si alza, asciugandosi alla meno peggio le lacrime. Alza gli occhi al cielo, guarda il sole diventato oscuro. Cos'è questa magia, si chiede. Anche Kristoff guarda l'eclissi, per poi mettere una mano sulla spalla di Elsa. Lei si volta.

KRISTOFF: Elsa, non vuole distruggere solo me e Anna, distruggerà anche Arendelle pur di costringerti a cedere. Dobbiamo fermarlo, non abbiamo scelta.

ELSA: Ma come?

KRISTOFF: Quell'essere ha detto di chiamarsi Uomo Nero, e ha parlato delle Leggende dei Fiordi...

ELSA: E con questo?

KRISTOFF: Le Leggende della nostra terra, Elsa. I Guardiani dei sogni, dei ricordi, della speranza, delle stagioni... Granpapà da bambino mi parlava sempre di loro, dei Guardiani delle nostre terre che ci difendevano dal male, un male che era soprattutto Uomo Nero a portare.

Quelle che ad Elsa sembrano solo delle favole a poco a poco si trasformano in una risposta.

ELSA: Vuoi dire... che i troll sanno chi è Uomo Nero e le Leggende di cui parlava?

KRISTOFF: Sì!

ELSA: Allora portami da loro, Kristoff!

Elsa, con un gesto della mano, fa' sparire il ghiaccio che ricopre il pavimento. Il ghiaccio si posa poi sull'abito che indossa, trasformandolo nel suo abito color del ghiaccio. Tra la folla si alzano versi di sorpresa. Elsa ordina ai servi di portarle il suo cavallo. Kristoff fischia e Sven arriva correndo.

KRISTOFF: Ciao bello!

Kristoff accarezza Sven, che fa un verso buffo, ma il cuore affranto del giovane gli impedisce di sorridere. Viene portato il cavallo ad Elsa, che monta in sella.

OLAF: Io vengo con voi! Non ho nessuna intenzione di lasciare Anna nelle mani di quella specie di carbone vivente!

Elsa sorride ancora una volta e lascia che Olaf salga in sella accanto a lei.

ELSA: Non potrei mai lasciarti qui, Olaf. Abbiamo troppo bisogno di te.

Olaf sorride teneramente ad Elsa. Elsa si volta verso Kristoff, che sale in groppa a Sven. Sono pronti. Elsa si rivolge al suo popolo.

ELSA: Mio adorato popolo, una grande sciagura si è abbattuta su di noi: le tenebre ci hanno avvolti e hanno rapito la mia amata sorella Anna...

Tra il popolo si alza un vociare preoccupato.

ELSA: Io ho giurato di proteggervi, ed è quello che farò: riporteremo la principessa Anna a casa e metteremo fine a tutto questo!

Gli occhi di Elsa sono lucidi. Il Conte Max si fa ancora avanti.

CONTE MAX: Arendelle ha fiducia in voi, Altezze.

Kristoff abbassa lo sguardo. Fiducia in me, pensa. E se non me la meritassi la fiducia del mio popolo? Senza Anna non riesco ad avere fiducia nemmeno in me stesso. Kristoff stringe gli occhi addolorato, ma Elsa gli stringe una mano. Lui si volta e la guarda negli occhi, lucidi di lacrime, ma pieni di speranza.

KRISTOFF: Torneremo presto. Corri come il vento, Sven!

Sven fa un verso più forte. Elsa dà una stoccata alle briglie del suo cavallo, che nitrisce, e insieme corrono lasciandosi alle spalle il castello, con Olaf che urla coraggioso:

OLAF: Corriamo a salvare Anna!


Elsa, Kristoff, Olaf e Sven corrono veloci tra i boschi di Arendelle, ormai diventati oscuri.

KRISTOFF: Forza Sven, più veloce!

Sven obbedisce al comando di Kristoff e aumenta la velocità della sua corsa. Elsa cerca di fare lo stesso con il suo cavallo.

Dopo una corsa che per entrambi sembra eterna, Elsa, Kristoff, Sven e Olaf arrivano alla Radura dei troll. Elsa scende rapidamente da cavallo e precede Kristoff. La Regina si inginocchia al centro dello spiazzo verde.

ELSA: Vi prego, aiutatemi. Mia sorella Anna è in pericolo.

Kristoff la raggiunge, seguito da Olaf.

Un forte rumore, delle pietre che rotolano. Rotolano fino a circondare Elsa, Kristoff e Olaf, per poi aprirsi e mostrare i troll.

Bulda, la femmina di troll che ha cresciuto Kristoff, si fa avanti.

BULDA: Kristoff! Cosa c'è? Cosa è successo?

PICCOLO TROLL: Dov'è Anna?

Kristoff si piega e guarda negli occhi Bulda.

KRISTOFF: Dov'è Granpapà?

Granpapà arriva rotolando al fianco di Bulda. Il suo sguardo si posa subito su Elsa.

GRANPAPA': Una strana magia ha oscurato il cielo.

KRISTOFF: E' stato Uomo Nero!

Tutti i troll trasalgono.

GRANPAPA': Uomo Nero è stato qui?

TROLL: E' impossibile! Le Leggende lo hanno sconfitto!

GRANPAPA': Che cosa è successo?

Elsa stringe i pugni e piange di nuovo.

ELSA: La colpa è solo mia. Lui... lui vuole il mio potere. Vuole il mio potere per creare un mondo da governare con la paura e il freddo. Ma io mi sono rifiutata, e... ci ha attaccati, dicendo che conosceva la mia più grande paura e... ha rapito Anna!

Elsa si copre il viso con le mani e piange sempre più forte. Kristoff la stringe, sforzandosi di non piangere, malgrado il dolore che ha dentro.

I troll abbassano gli occhi, dispiaciuti.

Granpapà si avvicina di più a Elsa e le prende le mani.

GRANPAPA': Ascoltami Elsa: se Uomo Nero ha rapito tua sorella per costringerti a cedergli il tuo potere, ancora una volta la paura sarà il tuo più grande nemico. Devi raggiungere le Leggende dei Fiordi. Sono gli unici che potranno insegnarti a usare il tuo potere per combattere gli Incubi di Uomo Nero. Soprattutto uno di loro...

Granpapà si gira e mostra a Elsa e Kristoff delle immagini di fuoco. Immagini che mostrano le Leggende, ma in particolare uno di loro, che libera il ghiaccio dalle mani.

GRANPAPA': Egli possiede i poteri del gelo, poteri che Uomo Nero non riesce a piegare al suo volere. Attraverserai le Grandi Montagne per raggiungere il Mare Ghiacciato, oltre il quale troverai il loro rifugio. Riconoscerai colui che può aiutarti dagli occhi color del ghiaccio, dalla sua risata cristallina e dal lungo bastone ricurvo con cui governa i suoi poteri.

Elsa osserva incantata le immagini di fuoco azzurro che ritraggono la Leggenda di Ghiaccio, la persona che più di tutti può aiutarla a salvare Anna. Ascolta la sua risata, la risata divertita di un ragazzo, e osserva con ammirazione le sue magie.

GRANPAPA': Sarà lui a condurti dalle Leggende e sarà lui a guidare i tuoi poteri nella direzione che deciderà il tuo cuore. Ma ricorda questo Elsa:

Un cuore di ghiaccio

non può chiudere le porte

a un sentimento più forte.

Lascia che si liberi quell'immenso potere,

impedisci alla paura di fermarlo,

o a un inganno cederà

e la fiamma si spegnerà.

Elsa ripete nella sua testa le parole appena pronunciate dal saggio troll.

Ma che cosa significano?

Lascia che il potere si liberi, pensa Elsa guardandosi le mani.

A un inganno cederà e la fiamma si spegnerà...

Oddio, non riesco a capire. Mi sembra senza senso.

La piccola mano ramosa di Olaf si posa su quella di Elsa. Il piccolo pupazzo di neve ha l'espressione più triste che Elsa gli abbia mai visto sul candido viso. Sven la guarda facendo un verso mesto. Elsa gli accarezza dolcemente il muso.

Kristoff le posa una mano sulla spalla.

KRISTOFF: Elsa, devo portarti dalle Leggende.

ELSA: No, Kristoff. Tu devi restare qui.

Kristoff spalanca gli occhi.

KRISTOFF: Che cosa? No!

ELSA: Ti prego, Kristoff...

KRISTOFF: No, questo non puoi chiedermelo, non puoi!

Esclama Kristoff, alzandosi contrariato e furioso.

KRISTOFF: Io non abbandonerò mai Anna nelle mani di quell'essere, mai!

Elsa si alza da terra e si avvicina a lui, mettendogli una mano sulla spalla.

ELSA: Non ti sto chiedendo di abbandonare Anna. Credimi, se c'è una persona che vorrei al mio fianco per salvarla quella sei tu! Ma come hai detto tu, Uomo Nero non sta minacciando solo voi, sta minacciando anche Arendelle, e io non posso... non posso abbandonarli. Io sono la Regina, loro hanno bisogno di me, di noi!

KRISTOFF: Che cosa mi stai chiedendo, Elsa?

ELSA: Devi tornare ad Arendelle, Kristoff, e proteggerla finché io non sarò di ritorno con Anna.

KRISTOFF: Vuoi dire... governare in tua vece?

Chiede Kristoff tra lo stupito e il terrorizzato.

ELSA: Sì. Sei l'unica persona della quale mi fido, sei la mia famiglia. Io so che tu puoi proteggerli! Lo so io, e lo sa anche Anna!

Kristoff abbassa lo sguardo. Non posso, pensa. Io non sono all'altezza di Elsa. Nessuno lo è.

Però ha ragione: non possiamo abbandonare Arendelle a sé stessa.

E se Uomo Nero volesse attaccarla per tendere un'imboscata a Elsa? Chi la difenderebbe?

Kristoff guarda Granpapà, che gli sorride. Sven si avvicina e strofina il muso vicino alla manica della sua camicia. E' solo allora che Kristoff sorride e ricambia la sua carezza.

KRISTOFF: Ehi, Sven, mi fai un grande favore?

La renna sembra fare un cenno di assenso.

KRISTOFF: Prenditi cura di Elsa e Olaf.

Elsa solleva lo sguardo e sul suo viso si fa spazio un sorriso. Anche Olaf sorride.

KRISTOFF: Portali dalle Leggende. E, Elsa...

ELSA: Sì?

KRISTOFF: Riportami Anna a casa.

ELSA: Lo farò.

Elsa e Kristoff si abbracciano, come due veri fratelli. Kristoff si avvicina al cavallo di Elsa, lo monta e tira le briglie, facendolo nitrire.

KRISTOFF: Sii prudente!

ELSA: Anche tu.

Kristoff tira di nuovo le briglie del cavallo, che si impenna e poi parte al galoppo. I troll e Olaf lo salutano. Elsa lo guarda allontanarsi, finché non scompare nel buio. Presto sarà a casa, al sicuro, pensa. Elsa alza poi lo sguardo al cielo. La corona solare è sparita e il buio diventa sempre più oscuro.


Quella notte Elsa, su insistenza di Bulda e delle altre femmine, rimane alla Radura dei troll. Appena sveglia, spera di vedere uno sgargiante sole brillare nel cielo, ma tutto quello che vede è un cielo e una terra avvolta nell'oscurità. Granpapà guarda il sole nero con aria preoccupata. Elsa si avvicina e si siede su una roccia accanto a lui.

GRANPAPA': Quest'oscurità è un pericolo per tutti.

ELSA: Mi dispiace tanto...

Granpapà si volta verso di lei e poggia la sua mano su quella di Elsa.

GRANPAPA': Elsa, che io ricordi, ribellarsi a Uomo Nero è quasi impossibile, eppure tu l'hai fatto!

ELSA: Sì, ma Anna...

GRANPAPA': Tu sei forte quanto lei, e sono sicuro che riuscirai a salvarla. Ma devi essere forte, Elsa. La paura non deve trarti in inganno.

Elsa abbassa lo sguardo, ma il sorriso di Granpapà la rassicura e riesce a far sorridere anche lei.

BULDA: Elsa?

Elsa e Granpapà si voltano e vedono Bulda, le altre femmine e i piccoli troll.

BULDA: E' tutto pronto.

Elsa si alza e insieme ai piccoli troll, che le tirano affettuosamente il mantello di brina, raggiunge Sven. I troll hanno sistemato sulla renna un sacco di provviste, qualche coperta e altre cose utili per il viaggio.

ELSA: Grazie, siete stati gentilissimi.

BULDA: Mi raccomando, cara, fa' attenzione!

ELSA: Sarò prudente, ve lo prometto.

Elsa sale in groppa a Sven, cavalcandolo all'amazzone.

ELSA: Olaf, andiamo!

Olaf sale in groppa a Sven aiutato da Elsa e saluta i troll con la mano. Elsa fa' una carezza a Sven.

ELSA: Andiamo, Sven!

La renna sorride, si volta e comincia a correre. Elsa si volta per salutare i troll, che la salutano con le loro allegre piccole voci. Granpapà li osserva da lontano e dice:

GRANPAPA': Buona fortuna.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, sono sempre io – in stile Anna- =)

Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia (siete più di quanto immaginassi!) e i 4 che l'hanno messa fra le preferite. Un ringraziamento speciale va a Calypso_Everdeen, autrice di “La Profezia Ghiacciata”, una delle storie che mi ha fatto avvicinare a questo sito, sapere che ci sei anche tu fra quei 4 mi fa salire l'autostima a tremila!

Va bene, basta con le sviolinate xD Elsa deve cominciare il suo viaggio alla ricerca delle Leggende, mentre Kristoff torna ad Arendelle per difenderla da Pitch...

Ma che cosa significano le parole che Granpapà ha rivolto ad Elsa?

Riuscirà Elsa a salvare Anna e il suo popolo e a non cedere al ricatto del perfido Uomo Nero?

Per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere... vi aspetto al prossimo aggiornamento! Un abbraccio, Giulia.

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Capitolo 6
*** 6- Nel nome di Elsa ***


6- Nel nome di Elsa

6- Nel nome di Elsa

Mentre Elsa parte alla ricerca delle misteriose Leggende, Kristoff, dopo aver fatto ritorno ad Arendelle la notte prima, riunisce i nobiluomini di Arendelle per spiegare i motivi del suo ritorno e la decisione presa dalla Regina.

Kristoff passeggia avanti e indietro nello studio di Elsa. E' nervoso, agitato.

Non si da pace, davanti a lui scorrono le immagini di Anna stretta in catene nelle mani di Uomo Nero, nella sua testa sente e risente le urla terrorizzate della donna che ama e la risata maligna di Uomo Nero. Kristoff si prende la testa fra le mani, vuole far tacere le voci.

Basta, basta, basta, si ripete stringendo gli occhi.

Kristoff si appoggia alla scrivania, dando le spalle alla porta. Abbassa la testa con un sospiro. Si sentono dei colpi alla porta, ma Kristoff non si volta.

KRISTOFF: Avanti.

La porta si apre ed entra Kai, uno dei domestici. Kristoff si volta verso di lui.

KAI: Vostra Altezza, i Lord sono arrivati e chiedono di voi.

KRISTOFF: Grazie, falli entrare.

Kai fa un piccolo inchino, fa entrare i Lord e si congeda, chiudendo la porta dietro di sé.

Kristoff osserva a uno a uno tutti loro: Lord Deverau, il Conte Max, il duca di Drammen, il Principe Elias di Trondheim e Alecto, il suo ambasciatore. Tutti, tranne Elias, hanno un'espressione preoccupata dipinta in volto.

CONTE MAX: Principe Kristoff, ci avete fatto chiamare?

Chiede il Conte Max, facendo un passo avanti. Kristoff fa un respiro profondo.

KRISTOFF: La Regina Elsa è partita per salvare la Principessa Anna, ma prima di andare ha voluto che io tornassi qui ad Arendelle, per proteggerla finché Sua Maestà e la mia promessa sposa non saranno di ritorno sane e salve.

CONTE MAX: La Regina Elsa è partita da sola?

KRISTOFF: Sì. Non sapete quanto mi costi saperle laggiù da sole, ma Sua Maestà ha deciso così e io non posso fare altro che rispettare la sua volontà e prendermi cura del popolo.

ELIAS: Voi?

Tutti si voltano verso il principe Elias. Il giovane principe si para di fronte a Kristoff, sfidandolo con lo sguardo.

ELIAS: Voi non siete altro che un vile montanaro diventato principe per gli assurdi capricci della Principessa Anna, non sapete neanche come proteggerla questa terra!

Kristoff stringe gli occhi verso di lui. Vorrebbe tanto spaccare la faccia a quell'arrogante. Ha infastidito Elsa fin da quando è arrivato ad Arendelle, pensa Kristoff, ma lei è sempre riuscita a metterlo a posto. Non accetta di essere stato rifiutato da lei, e ancora di più non accetta che ora, secondo Arendelle, io e lui abbiamo gli stessi diritti. Ma non gli darò la soddisfazione di compromettermi davanti ai Lord.

KRISTOFF: Sì, è vero, io sono un montanaro, una persona semplice. A stento so cosa significhi essere Principe. Ma se c'è una cosa che non mi appartiene, quella è la viltà!

ELIAS: Essere entrato nelle grazie di una stupida principessina e di una Regina che sarebbe pronta a distruggere tutto non vi...

KRISTOFF: NON OSATE parlare in questo modo della Principessa e della Regina Elsa!

Kristoff, non potendo sopportare oltre, punta il dito contro Elias.

KRISTOFF: La Regina Elsa ha lasciato ME in carica, ed io non esiterò a difendere Arendelle da qualsiasi minaccia, che venga da Uomo Nero...

Kristoff si guarda intorno rivolgendosi ai Lord, per poi guardare di nuovo negli occhi Elias.

KRISTOFF: O da un tradimento!

ALECTO: Ma come vi permettete?

Interviene l'ambasciatore, ma Elias fa un cenno con la mano, intimandogli di tacere. Elias e Kristoff si guardano in cagnesco ancora per un po'. Kristoff si volta verso gli altri Lord.

KRISTOFF: Miei Lord, questo è il mio compito, ma come ben sapete non posso occuparmi di tutto da solo. E perciò io, a nome della Regina Elsa, chiedo a voi di stare al mio fianco.

Kristoff stesso si meraviglia di come parla, spera di essere stato capace, o almeno convincente. I Lord si guardano l'un l'altro. Kristoff osserva le espressioni dei volti dei Lord con aria nervosa. Incrocia di nuovo lo sguardo di Elias, che sembra compiaciuto nel vederlo in preda ai dubbi. Kristoff lo fulmina con lo sguardo. Il Conte Max e Lord Deverau fanno un passo avanti.

CONTE MAX: Principe Kristoff, avete tutto il nostro appoggio.

Tutti, tranne Elias e il suo ambasciatore, annuiscono. Kristoff li guarda duramente. Elias ricambia lo sguardo con altrettanta ostilità e china il capo dicendo:

ELIAS: E anche il nostro, principe.

Accentua sprezzante l'ultima parola.

KRISTOFF: Molto bene. Lord Deverau?

Il vecchio Lord baffuto china il capo.

KRISTOFF: Venite con me. E voi, Conte Max, date ordine di aprire le porte. Il popolo deve sapere che la famiglia Reale non li abbandonerà!

CONTE MAX: Sarà fatto, Altezza.

Kristoff lascia la stanza insieme a Lord Deverau e al duca di Drammen. Il Conte Max e i Lord di Trondheim si congedano.

Kristoff guarda le porte aprirsi. Piccoli gruppi di persone cominciano a riversarsi nel cortile. Kristoff sorride debolmente, per poi alzare gli occhi al cielo per osservare il sole, oscurato da quella luna che tante volte aveva ammirato con Anna nei tanti momenti passati insieme.

Una luna oscura, la luna di Uomo Nero, un nero che ha paura possa risucchiare tutta Arendelle e distruggere per sempre le persone che ama.



Angolo dell'autrice:

Un saluto a tutti! Voi lettori aumentate sempre di più e (anche se mi ripeto...) non posso fare altro che dirvi grazie. Neanche il piccolo intoppo del sito dell'altro giorno vi ferma, a voi!

Intoppi a parte, questo capitolo mi è venuto un po' corto, ma... spero apprezziate comunque!

Kristoff è tornato ad Arendelle, ma a quanto pare non tutti sono d'accordo sul fatto che sia lui a guida di Arendelle... nello scrivere la risposta di Kristoff a Elias ho ripreso la frase di Hans rivolta a Weselton in Frozen, secondo me la più bella pronunciata da Hans (anche se, vista la fine, suona molto falsa!). Comunque, aspetto le vostre recensioni e ci vediamo al prossimo capitolo, ciao da Giulia! =)

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Capitolo 7
*** 7- Prigioniera ***


7- Prigioniera

7- Prigioniera

Una oscura cella, da una stretta finestra entra solo uno spiraglio di luce.

Anna si guarda intorno spaventata, le mani legate e strette da enormi e pesanti catene, che ha invano tentato di rompere.

ANNA: AIUTO! AIUTO! AIUTO, FATEMI USCIRE!

Anna cerca di vedere attraverso quella finestra troppo stretta.

Perché è tutto così buio fuori, si chiede. Che sarà successo a casa? Elsa sta bene? E Kristoff?

Un rumore fa voltare Anna. La porta si apre cigolando.

Anna sente i brividi salirle su per la schiena.

Sente gli orridi nitriti degli Incubi in lontananza, sul pavimento si allunga un'ombra.

Anna prova ad indietreggiare, ma non appena l'ombra la raggiunge e la copre, la terra sparisce sotto i suoi piedi...


Anna sbatte gli occhi.

Riesce a sentire il pavimento sotto il suo corpo.

Prova ad alzarsi, ma sente un dolore lancinante alle mani. Alza lo sguardo e vede ancora le catene stringerle i polsi. Dove mi trovo, si chiede, guardandosi intorno.

E' in una grande sala con un soffitto altissimo, sostenuto da muri neri come di fuliggine. Intorno a sé vede anche tante scale grigie e spoglie.

Ma che posto è?

In lontananza sente ancora i versi degli Incubi.

A ogni verso che gli arriva alle orecchie, Anna si gira di scatto spaventata. Non riesce a smettere di tremare. Una risata sommessa la fa voltare ancora.

Da una delle ombre che oscurano i muri, vede emergere due occhi ambrati e un sorriso maligno. Uomo Nero è davanti a lei.

ANNA: Perché mi hai portata qui?

Chiede Anna alzandosi e sfidandolo con lo sguardo. Pitch non risponde, continua solo a fare il suo sorriso malevolo, per poi darle le spalle.

ANNA: Rispondi! Ti ordino di rispondermi!

Anna corre verso di lui.

Pitch schiocca le dita e fa comparire alle sue spalle gli Incubi, che si impennano facendo cadere Anna, che urla spaventata.

Un secondo schiocco e gli Incubi svaniscono, ma Anna sente le catene stringerle sempre più forte i polsi. Il dolore è così insopportabile che Anna non può trattenersi dall'urlare.

Un altro schiocco e la stretta svanisce. Pitch si avvicina, Anna lo guarda stringendosi il polso destro con le lacrime agli occhi.

PITCH: Puoi fare la coraggiosa finché vuoi, Principessa, ma più ti ribellerai più il dolore aumenterà!

ANNA: Che cosa vuoi da me?

PITCH: Da te? Assolutamente niente! E' la tua amata sorella Elsa il mio obiettivo!

Anna trasale e spalanca gli occhi.

PITCH: Non capisci, mia cara principessina? Tua sorella ha paura!

ANNA: Elsa non ha paura di te!

PITCH: Forse no, ma io conosco la sua più grande paura. E' la cosa che ho sempre conosciuto meglio. E la più grande paura di Elsa ce l'ho qui, davanti a me.

Anna non riesce a capire. Le ombre della stanza si spostano su di lei.

ANNA: Cosa?

PITCH: Non ti sei mai chiesta perché Elsa ti abbia escluso dalla sua vita e ti abbia nascosto i suoi immensi poteri? Perché ha paura, paura che ti venga fatto del male per causa sua. E ha paura che tu possa arrivare ad odiarla!

ANNA: Tu sei pazzo! Io non odierei mai mia sorella! Tutto quello che ha fatto in passato l'ha fatto per proteggermi!

Pitch ride. Le ombre si allungano su Anna, che chiude gli occhi spaventata.

PITCH: Oh, Anna... ma tu potresti!

Pitch cammina verso di lei, Anna cerca di allontanarsi strisciando all'indietro sul pavimento.

PITCH: In fondo, ti ha sbattuto le porte in faccia tutta la vita.

ANNA: Tu non sai niente di noi!

Pitch solleva il viso di Anna con la mano dalle dita lunghe e grigie.

PITCH: So abbastanza da poter strappare dal cuore di tua sorella il suo potere!

ANNA: Non ci riuscirai!

Anna scosta la mano di Pitch dal suo volto, che stringe i denti contrariato.Si volta verso uno dei suoi Incubi, che emette un nitrito.

PITCH: Riportatela nel sotterraneo, e fate in fretta: c'è una giovane Regina che aspetta la nostra visita per essere condotta qui!

Anna spalanca gli occhi.

ANNA: NO!

Anna cerca di alzarsi, ma gli Incubi la circondano. Anna urla spaventata.

Pitch rimane solo nella sala. Ride e agita fra le mani la sabbia nera, con cui crea una piccola immagine di Elsa.

PITCH: Non potrai sfuggirmi ancora per molto, Regina di Ghiaccio. Le tue paure ti porteranno dritta da me e finalmente il tuo potere sarà in mano mia!

Pitch la osserva attentamente per un po', finché non serra il pugno e la distrugge.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Anche questo capitolo è corto, lo so, ma vi dico che i prossimi sono lunghi e... vi piaceranno sicuramente! Nel frattempo, spero che vi sia piaciuto anche questo =)

Anna è prigioniera, ma è sempre la stessa coraggiosa ragazza. Ma cosa sta tramando Pitch?

I grazie non sono mai troppi con voi, perciò grazie ancora ad ogni singolo lettore (siete grandi!) e per i complimenti. Aspetto le vostre recensioni e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Con affetto, Giulia.

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Capitolo 8
*** 8- Una risata nel buio ***


8- Una risata nel buio

8- Una risata nel buio

Per tutto il giorno, Elsa e Olaf, in sella a Sven, avevano viaggiato verso le Grandi Montagne. Secondo Granpapà, il rifugio delle Leggende si trova aldilà delle Terre del Nord e del Mar Glaciale Artico, ritenuto impossibile da attraversare, ultimo ostacolo prima di giungere al Polo, da tutti chiamato la Cima del Mondo.

Per arrivare fin là avrebbero dovuto attraversare terre a loro sconosciute in un lunghissimo viaggio. Elsa si chiede come saranno mai queste Leggende dei Fiordi.

Immagina i loro poteri, immagina che aspetto abbia l'unico su cui sappia qualcosa: il ragazzo con i suoi stessi poteri.

Per tutta la giornata, Elsa non aveva fatto altro che pensarci. Ancora non credeva possibile di non essere l'unica al mondo a governare il ghiaccio e le Nevi.

Non credeva possibile l'esistenza di qualcuno che avrebbe potuto insegnarle qualcosa in più sui suoi poteri. Da una parte era curiosa di conoscerlo, dall'altra era spaventata dall'uso che egli poteva fare dei poteri. Sapeva usarli in modo coscienzioso oppure erano completamente fuori controllo? Lo spaventava quello che era in grado di fare o sapeva dominarsi?

Elsa, ancora immersa nei suoi pensieri, guarda il cielo verso il sole oscurato: la corona solare sparisce, scende la notte e l'oscurità si intensifica.

Elsa scende da Sven, seguita da Olaf, che sbadiglia. Non è prudente proseguire quando l'oscurità aumenta, pensa la giovane Regina. E' meglio fermarci, ma prima dobbiamo trovare un posto sicuro.

OLAF: Elsa, io ho fame e sono stanco.

Elsa si piega alla sua altezza.

ELSA: Hai ragione, Olaf. Ma dobbiamo trovare un posto sicuro dove riposare.

Olaf annuisce con la sua faccetta triste.

Sven lo accarezza con il muso, e solo allora Olaf riesce a sorridere.

Ma dopo poco, Sven alza la testa e si guarda intorno preoccupato. Annusa l'aria.

Dà una spinta con il muso ad Elsa, che quasi cade. Elsa si gira e vede Sven agitarsi.

ELSA: Calma, bello, che cos'hai?

Sven fa un verso più forte. Elsa tenta di calmarlo, ma un rumore la fa voltare. Olaf si stringe forte alla sua gamba. Elsa alza le braccia, pronta ad attaccare chiunque si avvicini.

Un'ombra nera che Elsa non riesce a vedere in tempo la fa finire a terra insieme ad Olaf. Elsa si tocca la testa, ma alzando gli occhi vede gli Incubi venire minacciosi verso di loro.

ELSA: Olaf, sali in groppa a Sven, svelto!

Olaf obbedisce, mentre Elsa si alza. Gli Incubi continuano ad avvicinarsi.

ELSA: State lontani!

Elsa lancia verso gli Incubi un getto di ghiaccio abbastanza potente da respingerli e permettergli di salire in groppa a Sven.

ELSA: Corri, Sven!

La renna comincia a correre veloce. Elsa si guarda indietro: gli Incubi hanno cominciato ad inseguirli.

ELSA: Forza Sven, più veloce!

Elsa continua a incitare Sven a correre, crea una lancia di ghiaccio e colpisce uno dei cavalli neri che esplode in una nuvola di sabbia nera.

OLAF: Meno uno, ah!

Dice entusiasta Olaf, ma il pupazzo di neve comincia a perdere l'equilibrio.

ELSA: Olaf, reggiti!

Elsa lo prende fra le braccia prima che possa cadere ed essere catturato dagli Incubi. Sven continua a correre, ma sempre più lentamente. E' troppo stanco.

ELSA: Non ce la fai più, bello?

Sven si lamenta, ma continua imperterrito a correre.

Elsa lancia ancora schegge di ghiaccio contro gli Incubi dietro di lei, ma gli orridi cavalli neri sono più veloci e le schivano. Elsa torna a guardare davanti a sé e scorge in mezzo agli alberi un crepaccio. Oh, no, pensa. Sven non ce la farà mai a saltare.

Si avvicinano sempre di più al crepaccio. Olaf si prende la faccia fra le mani ramose, urlando. Elsa ha un'idea e si china in avanti su Sven.

ELSA: Sei pronto, Sven?

La renna annuisce. L'orlo del crepaccio è sempre più vicino. Olaf non capisce cosa Elsa abbia in mente e si tiene stretto a lei.

ELSA: Ora, Sven, ora!

La renna stacca i piedi da terra, come se stesse per saltare, ma Elsa crea con il ghiaccio un lungo ponte di stalattiti che non li fa cadere nel vuoto. Sven adagia le zampe sul ghiaccio coperto di brina senza scivolare e corre ancora più veloce, costringendo Elsa e Olaf a tenersi forte. Elsa si rende conto però che il ghiaccio è troppo debole e comincia a incrinarsi.

Ma in quel momento, un'ombra nera annebbia la vista di Sven, che inciampa e cade rovinosamente trascinando con sé anche Olaf e Elsa.

I tre riescono ad arrivare dall'altra parte del crepaccio. Il ghiaccio del ponte si incrina per poi infrangersi, ma gli Incubi, con un enorme balzo, riescono ad arrivare dall'altra parte.

Elsa, invano, cerca di rimettere in piedi Sven con l'aiuto di Olaf, ma la renna non ce la fa. Elsa vede arrivare gli Incubi, che si impennano su di lei non appena la raggiungono.

Elsa stringe Olaf a sé, urlando spaventata. Chiude gli occhi, aspettando il colpo che li ucciderà.

Un nitrito più forte e stridente, che sembra quasi disperato, fa spalancare gli occhi di Elsa.

L'ombra di una figura maschile sospesa a mezz'aria colpisce gli Incubi fino a distruggerli con un'arma che Elsa non riesce a distinguere. Prima che però gli Incubi possano scappare, una magia li raggiunge e li distrugge. Una nuvola di sabbia nera si dissolve in fondo al crepaccio e Elsa e Olaf ritrovano il respiro.

La figura, incappucciata, si posa a terra dando le spalle a Elsa e Olaf. Si lascia sfuggire una risata divertita.

Elsa trasale. E' la risata che Granpapà mi ha fatto ascoltare!

ELSA: La Leggenda...

La voce di Elsa è ridotta a un sussurro, che quella figura esile riesce però a percepire. Si volta verso di lei, ma il cappuccio e il buio impediscono ad Elsa di vederlo in viso. Lui sembra guardarla per un attimo, ma poi corre via.

ELSA: No, aspetta, ti prego...

Elsa si alza in piedi e gli corre dietro, ma la figura si è già alzata in volo e sparisce nell'oscurità. Elsa sospira avvilita. Era lui, ne sono sicura, pensa. Ho riconosciuto la sua risata. Ma perché è scappato via se ci ha salvati? Era qui perché sa chi sono?

OLAF: Sven!

La vocina di Olaf fa voltare Elsa. Torna da loro e vede Sven lamentarsi e leccarsi la zampa. Elsa trasale. E' ferito. Elsa si inginocchia accanto a lui e osserva la zampa di Sven, che prova ad alzarsi facendo un verso di sforzo.

ELSA: Oh, no, no, Sven! Sta giù...

Elsa lo accarezza dolcemente.

OLAF: Elsa, che cosa facciamo adesso?

ELSA: E' una bruttissima ferita. Aiutami Olaf, portiamolo al riparo.


Elsa e Olaf sono riusciti a portare Sven in un posto più riparato, completamente coperto dagli alberi. Sven dorme, adagiato accanto a delle rocce. Elsa lo osserva mentre accende il fuoco. Non appena le fiamme si fanno più vive, Olaf si avvicina sorridendo.

OLAF: Caldo, caldo, caldo!

ELSA: Olaf, non avvicinarti troppo, ok?

OLAF: D'accordo.

Elsa si avvicina di nuovo a Sven e lo accarezza. Prende dal fagotto che le hanno dato i troll delle bende con cui fascia la ferita di Sven. Mette la mano sulla fasciatura. Il freddo lo farà stare meglio, pensa Elsa. Olaf si avvicina a lei.

OLAF: Come sta Sven?

ELSA: Presto starà meglio, Olaf.

OLAF: Ma chi era quello che ci ha salvati?

ELSA: Non lo so. Eppure...

Elsa ripensa alla risata che ha sentito. La risata cristallina che Granpapà le ha fatto sentire.

Era la stessa, era lui, non posso essermi sbagliata. O sì?

OLAF: Cosa?

ELSA: Niente, Olaf. Va' a dormire, sei stanco morto.

Il pupazzo di neve ridacchia, si mette accanto a Sven e si addormenta.

Elsa lo guarda sorridendo, ma dopo poco il suo sorriso scompare. Si alza, si appoggia ad un albero e fissa la luna nera. Il suo cuore è pieno di angoscia.

Pensa a Anna, prigioniera di Uomo Nero, e si chiede quanto sia spaventata, ma soprattutto se sta bene. Il solo pensiero che quell'essere le abbia fatto del male la fa stare ancora peggio.

Pensa a Kristoff, solo a proteggere Arendelle e il loro popolo, e preoccupato quasi quanto lei.


ELSA: Quando il male grida in noi

e non hai più sogni ormai.

Quando il cuore in te si ghiaccia,

e non c'è più la tua faccia...


Elsa alza le mani e comincia a muoverle con eleganza. Con il ghiaccio riesce a creare una nitida immagine di Anna, un'immagine che osserva quasi con le lacrime agli occhi.


ELSA: Quando tutto cade giù

e non sai chi sei tu...

Mio Dio, mio Dio,

mio Dio, pietà...


I pensieri di Elsa volano ad Arendelle, dove Kristoff, affacciato al balcone della sua stanza, osserva prima il cielo e poi le guardie che stanno aiutando a sistemare nel cortile le persone che, per paura, si sono rifugiate a palazzo. Kristoff guarda quella luna oscura, e il suo pensiero, inevitabilmente, è per Anna.


KRISTOFF: A Te ritorniamo sempre poi,

disperati marinai,

persi dentro i nostri guai!

Quando il male scava in te

e non hai pietà,

non hai perché.

Quando i bimbi non dormono...

ELSA E KRISTOFF: E le armonie si spezzano!

Ogni vita, senza lei,

cadrà in ginocchio piangendo!


Anna, avvolta nel buio della sua cella, cerca di guardare fuori dalla stretta finestra. Vorrebbe tanto vedere arrivare Elsa e Kristoff e riabbracciarli. Ma fuori c'è soltanto buio, un buio che la terrorizza sempre di più, e lei chiede aiuto a Dio.


ANNA, ELSA E KRISTOFF: Mio Dio,

mio Dio,

mio Dio, pietà!

Pietà, per i nostri simili,

siamo il pianto agli occhi tuoi,

non abbandonarci mai!

KRISTOFF: Quando vivi da re

tutto è un sogno per te...

ELSA: Ma un sogno non è, perché...

ANNA, ELSA E KRISTOFF: Perché?

ANNA: Quando l'anima è in prigionia

e non c'è nessun'altra via...

KRISTOFF: Perché un senso resti in noi,

e il buio non vinca mai...

ELSA: Quando l'anima è in agonia,

solo Tu sei la nostra via!

ANNA, ELSA E KRISTOFF: Pietà, per i nostri simili,

in ginocchio siamo qui,

perché Tu ci dica sì!

KRISTOFF: Quando il male grida in noi...

ANNA: E non hai più sogni ormai...

ANNA, ELSA E KRISTOFF: Mio Dio.


Elsa guarda ancora il cielo.

Non perdere la speranza, Anna, pensa. Sii forte, sto arrivando!



ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto!

Il viaggio di Elsa è solo all'inizio, ma Pitch è deciso a fermarla e a portare avanti il suo piano. Eppure qualcosa, o meglio qualcuno, sta interferendo nei suoi piani... Elsa ha davvero riconosciuto da una semplice risata la persona che può aiutarla a salvare Anna?

In questo capitolo ho messo un'altra canzone: cercavo qualcosa che facesse capire quanto Elsa e Kristoff fossero angosciati per la sorte di Anna, a sua volta angosciata dal pensiero di loro due in pericolo, e Mio Dio Pietà dal musical Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo (ve lo consiglio, è meraviglioso!) mi sembrava perfetta! Fatemi sapere che ne pensate ;)

Come ho già detto una volta, i grazie non sono mai troppi con voi, siete dei lettori fantastici! =)

Ci vediamo al prossimo capitolo, a presto, Giulia.


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Capitolo 9
*** 9- La Leggenda si rivela ***


9- La Leggenda si rivela

9- La Leggenda si rivela

Il sole oscuro è alto nel cielo. Anna, che ancora una volta si trova al cospetto di Uomo Nero, lo vede distintamente fuori dall'unica stretta finestra che illumina quell'immensa sala nera. Si chiede come Pitch abbia potuto arrivare a negare a tutti la sua luce. L'Uomo Nero le dà le spalle. Questo non è carino, pensa Anna, ma in quel momento Pitch, alzando di scatto il braccio, scaglia un turbine di sabbia nera contro un muro, facendo comparire su di esso una lunga crepa. Anna trasale.

Pitch si volta verso di lei, ma guarda fisso gli Incubi che la stanno circondando.

PITCH: Ve la siete fatta SCAPPARE!

L'urlo di Pitch fa tremare i muri. L'Uomo Nero colpisce alcuni dei suoi Incubi distruggendoli. I nitriti stridenti degli Incubi distrutti fanno urlare Anna che, spaventata, si copre la testa con le braccia. Pitch punta il dito contro gli Incubi rimasti.

PITCH: La Regina di Ghiaccio era sola, sola contro di voi... ed è RIUSCITA A SCAPPARE?

Anna si copre le orecchie e continua a tenere la testa bassa. Sospira sollevata. Elsa sta bene, pensa. Sta venendo per riportarmi a casa. Gli Incubi non l'hanno catturata.

Un Incubo gira intorno a Pitch, nitrendo.

PITCH: Come sarebbe, non era da sola?

Anna alza la testa verso Pitch.

PITCH: Come sarebbe, NON SIETE RIUSCITI A RICONOSCERLO?

Anna abbassa di nuovo la testa, coprendosi le orecchie.

Pitch lancia a terra una sfera di sabbia nera, che spinge indietro Anna e cancella gli Incubi. Anna urla e atterra violentemente sul pavimento freddo e scuro della sala.

PITCH: Razza di INCAPACI, TORNATE LAGGIU'! E NON FATEVI PIU' VEDERE FINCHE' NON MI PORTERETE LA REGINA!

Gli Incubi nitriscono più forte e partono al galoppo, travolgendo Anna, che tenta di proteggersi. Si volta e segue gli Incubi con lo sguardo.

ANNA: Elsa, fa' attenzione...

Sussurra Anna, ma dopo poco si sente tirare per un piede. In un attimo, si ritrova di nuovo al centro della sala e Pitch la sovrasta guardandola furioso.

PITCH: Avevi ragione, principessina: evidentemente ho sottovalutato il potere di tua sorella.

Anna stringe gli occhi verso Pitch.

PITCH: Ma esulta per l'ultima volta, Anna, perché presto i patetici sforzi di tua sorella per salvarti saranno inutili!

Pitch schiocca le dita e ordina alle ombre nere di riportare Anna in cella.

Anna precipita nel buio, ritrovandosi poi scaraventata a terra nella sua prigione.

La fioca luce che entra dalla stretta finestra le accarezza gli occhi. Anna si avvicina tremante alla finestra. Cerca di guardare fuori, sperando con tutto il cuore che gli Incubi non trovino la sua coraggiosa sorella.


Nel frattempo, Elsa, Olaf e Sven, che cammina a fatica, sono arrivati alla Montagna del Nord.

Elsa sa che una volta attraversato il posto che per un po' di tempo era stata la sua casa, il posto dove aveva potuto liberarsi dal ruolo di ragazza perfetta che le avevano sempre imposto soprattutto per nascondere il suo potere, si sarebbe lasciata alle spalle Arendelle e il suo ormai fragile regno.

OLAF: Ti ricordi, Elsa?

Le chiede Olaf sorridendo.

Elsa guarda il fianco della montagna dove quella notte, dopo essere fuggita, aveva dato la libertà ai suoi poteri.

Non li avrei più nascosti qui, pensa. Non è un difetto, è una virtù, e non la fermerò mai più, mi dissi. Questa montagna, il freddo sarebbero diventati casa mia.

E così ho creato Olaf, dandogli la vita perché il cuore aveva guidato il mio potere, e il mio palazzo di ghiaccio, il posto in cui sarei stata libera di essere me stessa.

Ma poi, grazie ad Anna, ho capito che il mio posto era accanto a lei, e che il calore del suo cuore mi avrebbe aiutata a non odiare mai più i miei poteri.

E ora del mio palazzo di ghiaccio non rimane che un bellissimo ricordo. Elsa sorride ad Olaf e lo accarezza sulla testa.

ELSA: Su, Olaf, andiamo. Dobbiamo attraversare le montagne prima che faccia più buio.

OLAF: Sì, andiamo!

Olaf saltella e prende la mano di Elsa.

Cominciano a camminare sulla neve che ricopre tutta la montagna, compreso l'enorme crepaccio su cui un tempo si allungava la lunga scala di ghiaccio creata da Elsa. La mente di Elsa è ancora attraversata dai ricordi.


ELSA: Io lo so, sì, lo so,

come il sole tramonterò,

perché poi, perché poi,

all'alba sorgerò.

Ecco qua

la tempesta che

non si fermerà!

Da oggi il destino appartiene a me!


Elsa canta sottovoce, provocando il sorriso di Olaf. Sven strofina il muso sulla mano di Elsa, che sorride e lo accarezza. Procedendo con cautela, Elsa, Olaf e Sven scendono dal fianco della montagna. Elsa si guarda intorno: gli alberi con i rami pieni di neve, le rocce anch'esse innevate, si percepisce una tale calma... una calma che entra anche nel cuore di Elsa.

OLAF: E' bello, vero?

ELSA: Sì.

OLAF: Ma è tutto così bianco! Ci vorrebbe un tocco di colore, come a casa!

ELSA: A dire il vero, Olaf, credo che in questo momento sia Arendelle ad aver bisogno di un tocco di colore!

Esclama ironica Elsa.

OLAF: O magari, proprio Uomo Carbone! Tutto quel nero è raccapricciante!

Ribatte Olaf allargando le braccine ramose e facendo ridere Elsa e Sven.


Dopo aver camminato tutto il giorno, Elsa, Olaf e Sven sono arrivati nel cuore delle Grandi Montagne. I tre si ritrovano in una gola di rocce innevate.

Elsa si guarda intorno. Dobbiamo attraversare questa gola prima che la corona solare sparisca, pensa. Elsa viene distratta da Olaf, che ridacchia vedendo Sven zoppicare. La renna sembra offendersi un po'.

ELSA: Olaf, non prendere in giro Sven, non è divertente!

OLAF: Ma sembra un vecchietto per come zoppica!

ELSA: Olaf!

Olaf continua a ridere, ma la sua risata viene interrotta da un suono minaccioso. Anche Elsa lo sente e si ferma. Alza le mani in avanti, finché la vicinanza del suono non la fa voltare.

Sono gli Incubi, che avanzano nitrendo verso i tre, circondandoli. Olaf trasale, prendendosi la testa fra le mani. Elsa prova a usare i suoi poteri per aprirsi un varco, ma questi sembrano non risponderle.

ELSA: Oh, no!

OLAF: Elsa, fa' qualcosa!

ELSA: Non ci riesco, non mi rispondono...

Dalle mani di Elsa, senza che lei possa controllarlo, esce però un violento getto di ghiaccio, che spazza via gli Incubi.

Elsa osserva terrorizzata la sua mano, ma capisce che non può rimanere immobile e così comincia a correre, tentando di far correre veloce anche Sven. Olaf, sulla groppa di Sven, si volta e vede gli Incubi inseguirli.

OLAF: Più veloce, Sven!

ELSA: Avanti!

I tre corrono a perdifiato in mezzo a quelle rocce, sperando di seminare gli Incubi, ma si trovano la strada sbarrata da una rupe altissima.

Elsa osserva ogni angolo di quella rupe, ma non vede un'uscita. Sente vicini i nitriti degli Incubi e si volta. Gli orridi cavalli neri si avvicinano sempre di più.

Olaf salta in braccio ad Elsa, che indietreggia fino a toccare con la schiena la parete rocciosa.

OLAF: Siamo in trappola!

Elsa stringe a sé Olaf, guarda spaventata gli Incubi che si avvicinano.

ELSA: No, vi prego...

Gli Incubi si impennano con un forte nitrito, ma improvvisamente un getto di ghiaccio distrugge quelli più vicini ad Elsa. Elsa osserva di nuovo la sua mano. Non posso averlo lanciato io, pensa. Olaf sarebbe schizzato via.

OLAF: Elsa, guarda!

Elsa alza lo sguardo e guarda nella direzione che le sta indicando Olaf.

Un ragazzo mingherlino sta distruggendo gli Incubi con dei getti di ghiaccio, agitando un bastone di legno lungo e ricurvo. Elsa spalanca gli occhi. Il bastone... è lui!

Un nitrito fa alzare lo sguardo ad Elsa. Su una sporgenza della rupe alle sue spalle ci sono due Incubi. Olaf tira via Elsa, che però inciampa in un ramo contorto.

Elsa cade sulla neve, si volta e vede la Leggenda saltare e distruggere gli Incubi con i colpi glaciali del suo bastone. Gli Incubi si dissolvono in una nuvola di sabbia nera.

La Leggenda adagia i piedi sulla rupe, dando le spalle ad Elsa, Olaf e Sven. Ride agitando il suo bastone. Elsa riconosce la sua risata, la stessa della sera prima. Si alza lentamente con l'aiuto di Olaf, senza staccare gli occhi da lui.

Il ragazzo fa per riprendere il volo, ma Elsa, alzando un braccio, esclama:

ELSA: Aspetta, ti prego!

Lui si blocca, ma continua a rimanere di spalle.

ELSA: Ho bisogno del tuo aiuto!

Elsa, che non riesce a trattenere le lacrime, spera con tutto il cuore che non scappi di nuovo.

Devo salvare Anna, devi aiutarmi, prega dentro di sé. Il pianto di Elsa arriva alle orecchie del ragazzo, che si volta lentamente. Elsa alza lo sguardo e lo vede finalmente in viso.

E' un giovane che sembra avere la sua stessa età, vestito con abiti semplici, ha i capelli bianchi, gli occhi color del ghiaccio che la osservano confuso. Elsa lo guarda con gli occhi lucidi e sgranati. E' lui, pensa. Lui è come me. Il ragazzo scende dalla roccia e con un salto atterra davanti a lei.

JACK: Chi sei tu?



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! E finalmente entra in scena il nostro amato Jack Frost!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma soprattutto che nessuno di voi venga a minacciarmi sotto casa per aver interrotto sul più bello xD

Scherzi a parte, finalmente Elsa si ritrova davanti la persona che può aiutarla, ma soprattutto una persona con i suoi stessi poteri... Che succederà? E come si comporterà Jack?

Ringrazio come sempre tutti i lettori e chi recensisce, e un ringraziamento particolare va a wings1873: le tue recensioni sono fantastiche =)

e a nikla84 per i suoi complimenti capaci di far salire l'autostima a livelli stellari!

Vi do appuntamento al prossimo capitolo, con affetto, Giulia.

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Capitolo 10
*** 10- Jack Frost ***


10- Jack Frost

10- Jack Frost

JACK: Chi sei tu?

Chiede il ragazzo. Elsa non risponde, continua a guardarlo negli occhi. Lui la guarda a sua volta con uno sguardo incuriosito e sorpreso. Non ho mai visto una ragazza così bella, pensa. I suoi occhi sembrano uguali ai miei, e sono così pieni di luce da illuminarle tutto il viso, malgrado le lacrime. E' immobile, ma la sua figura sembra così aggraziata. Le leggo la paura negli occhi, ma voglio sapere chi è.

JACK: Cosa c'è, gli Incubi ti hanno rubato la lingua?

Dice con ironia, appoggiandosi al suo bastone.

Elsa, non appena realizza cosa ha detto, stringe gli occhi verso di lui. Ma che impertinente, pensa. Olaf, al suo fianco, saltella.

OLAF: CIAO, io sono Olaf e amo i caldi abbracci!

Olaf viene avanti e appoggia una delle sue mani ramose su quella del ragazzo, che si scansa, guardando Olaf con gli occhi sgranati.

JACK: Che cosa... un pupazzo di neve... vivo?

Il ragazzo si avvicina di nuovo, si piega e tocca il naso di carota di Olaf con un dito. Olaf guarda il punto dove lui lo sta toccando. Prova a staccargli un braccio, ma la piccola mano ramosa di Olaf schiaffeggia la sua.

JACK: Ahi!

Elsa si lascia sfuggire una risata. Il ragazzo alza subito lo sguardo su di lei, colpito dal suono della sua risata. Elsa smette di ridere non appena incrocia il suo sguardo.

Lui la guarda fisso e Elsa, imbarazzata, si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

OLAF: Tu sei una Leggenda, vero?

La domanda di Olaf attira di nuovo su di lui l'attenzione del ragazzo.

JACK: Tu sai che cosa sono io?

OLAF: Sì, i troll hanno detto a me e ad Elsa di venire a cercarti!

Il ragazzo solleva di nuovo lo sguardo su Elsa e si alza.

JACK: Così ti chiami Elsa...

ELSA: Elsa, Regina di Arendelle.

Completa Elsa, facendo un piccolo inchino. Il ragazzo sorride e alza un sopracciglio.

JACK: Regina?

ELSA: Bè, che c'è di strano?

Chiede Elsa, visibilmente imbarazzata. Il ragazzo alza le mani.

JACK: Niente. Io mi chiamo... Jack Frost.

China il capo, come se volesse imitare l'inchino appena fatto da Elsa.

JACK: Allora, come mai una Regina e una palletta di neve inspiegabilmente viva girano per queste montagne alla mercé degli Incubi?

OLAF: EHI, palletta di neve a chi? Ti faccio vedere io!

Olaf chiude le mani a pugno e colpisce sulle gambe Jack. Elsa si copre la bocca con la mano per non far vedere che ride.

OLAF: Elsa, fammi diventare un pupazzone, così lo picchio!

La prega Olaf. Jack ridacchia.

JACK: E perché lo chiedi proprio a lei?

OLAF: Perché mi ha fatto lei, che domande!

Jack alza gli occhi su Elsa e la guarda stupito.

JACK: Cosa? Ti ha fatto lei?

OLAF: Sì, fagli vedere, Elsa!

Elsa, un po' intimorita dallo sguardo di Jack su di lei, apre la mano destra e da questa ne escono dei piccoli cristalli di neve.

Jack non crede ai suoi occhi. Alza anche lui la mano destra, mostrando una scia di piccoli fiocchi di neve. Elsa sorride.

Non posso crederci, pensa Jack. Lei ha i miei stessi poteri...

Jack abbassa lo sguardo su Olaf, che fa una faccia come a dire: visto? Poi guarda di nuovo Elsa.

JACK: Io e te abbiamo gli stessi poteri...

ELSA: Sì!

Risponde Elsa con entusiasmo. E' vero, una persona come lei esiste davvero ed è qui, davanti a lei. Elsa muore dalla voglia di fargli mille domande, di mostragli cosa sa fare e farsi mostrare qualcosa da lui, ma poi lascia perdere il suo entusiasmo e con la sua innata eleganza dice:

ELSA: E' proprio per questo che siamo venuti a cercarti. Abbiamo bisogno del tuo aiuto.

JACK: Ah, davvero? E perché?

Chiede Jack con tono canzonatorio. Elsa stringe di nuovo gli occhi. Sarà anche vero che abbiamo gli stessi poteri, pensa, ma è così irritante!

ELSA: Perché Uomo Nero ha rapito mia sorella!

Jack spalanca di nuovo gli occhi.

JACK: Pitch?

ELSA: Sì. Lui vuole il mio potere, mi ha chiesto di diventare sua alleata. Io ho rifiutato, e per costringermi a cedere ha rapito Anna!

JACK: E' impossibile, io e gli altri Guardiani lo avevamo sconfitto!

ELSA: E' quello che ci hanno detto anche i troll. Loro pensano che tu e le altre Leggende possiate aiutarmi a usare i miei poteri per combattere Uomo Nero e salvare Anna e il mio popolo!

JACK: Bè, se le cose stanno così, devo portarvi subito dagli altri Guardiani!

Elsa sorride nel sentire quelle parole.

JACK: Non ci metteremo molto volando!

ELSA: Volando?

JACK: Certo, come credi di arrivarci se no?

ELSA: Sven non può ancora camminare bene...

Dice Elsa, indicando Sven, che si avvicina zoppicando a Elsa. La renna strofina il muso sul braccio di Elsa, che subito lo accarezza.

ELSA: Io non posso abbandonare lui e Olaf qui.

Olaf si stringe alla gamba di Elsa, che accarezza anche lui. Jack, guardandoli, si passa una mano fra i capelli bianchi.

JACK: Perfetto, come minimo arriveremo laggiù l'anno prossimo!

Elsa è irritata dal suo tono, ma prima che possa aprire bocca per replicare, Olaf fa una linguaccia a Jack. Anche a lui fa venire i nervi, a quanto sembra, pensa lei.

JACK: Su, forza, seguitemi: cerchiamo un posto sicuro dove passare la notte.

Elsa guarda alle sue spalle: la corona solare è sparita e il buio si intensifica.

ELSA: Vieni, Olaf.

Elsa prende la mano di Olaf e insieme a Sven seguono Jack.


Dopo una lunga camminata, Jack porta Elsa, Olaf e Sven davanti a una grotta.

JACK: Per stanotte può andare bene.

Elsa e Olaf osservano la grotta, poi si scambiano un'occhiata confusa.

ELSA: Sei certo che qui saremo al sicuro?

JACK: Cosa c'è? Sua Altezza Reale ha paura di entrare oppure è un posto troppo squallido per lei?

ELSA: Come, prego?

Elsa sente la rabbia salire. Le sue guance si colorano di rosso. Ma come si permette, si chiede.

JACK: A meno che tu non voglia passare la notte sugli alberi per paura di essere mangiata dai lupi, e che tu non abbia un'idea migliore, questo è l'unico posto dove possiamo stare al sicuro.

Elsa si avvicina e si para di fronte a lui.

ELSA: Sai che ti dico, Jack Frost? Puoi benissimo andarci a dormire tu sugli alberi, credo che per uno che svolazza a mezz'aria vada più che bene!

Elsa butta tra le braccia di Jack tutta la legna che hanno raccolto per il fuoco.

ELSA: Sven, Olaf, andiamo!

Elsa entra nella grotta, seguita da Sven e Olaf. Olaf fa una linguaccia a Jack, che stringe gli occhi. Entra anche lui nella grotta e vede Elsa agitare le mani e creare un piccolo lettino di ghiaccio per lei ed Olaf. Olaf, meravigliato, si prende tra le mani la sua testa di neve.

Wow, pensa Jack. E' perfetto, sembra intagliato nel ghiaccio. Elsa ci mette sopra delle coperte, poi alza lo sguardo su di lui. Nota che sta osservando il lettino che ha appena creato.

ELSA: Che c'è? Pensi che abbia paura a dormire per terra?

JACK: Cos'è, hai la coda di paglia, Regina di Ghiaccio?

ELSA: Come mi hai chiamata?

I due ragazzi si guardano in cagnesco, ma un verso scocciato di Sven li fa voltare entrambi.

Olaf e Sven li guardano come a dire: la fate finita? Elsa guarda di nuovo Jack, per poi dargli le spalle stizzita. Anche Jack si volta, mettendosi il cappuccio della sua felpa blu in testa.

Esce dalla grotta e si arrampica sulla roccia. Si stende mettendo le mani dietro la testa. Osserva il cielo scuro, ma sente delle risate provenire dall'interno della grotta. Si mette a testa in giù e vede Elsa, Olaf e Sven giocare insieme.

Gli occhi di Jack si soffermano su Elsa più del dovuto, la risata di Elsa gli provoca un sorriso.

E' un tipino particolare, questa Regina di Ghiaccio, pensa rimettendosi a guardare il cielo.

Ancora non ci credo, abbiamo gli stessi poteri! Ho sempre pensato di essere l'unico al mondo ad averli, e invece all'improvviso spunta fuori lei, che è capace persino di dar vita a un pupazzo di neve. Se è capace di fare questo, chissà che altro sa fare... Dopo un po', trascinato da tutti questi pensieri, Jack si addormenta.


Il mattino dopo, Jack si risveglia e vede il cielo ancora oscuro come la notte prima. Guarda verso il sole, ma una eclissi lo oscura. Jack si alza in piedi e si toglie il cappuccio della felpa dalla testa.

Una cosa del genere può essere solo opera di Pitch, pensa.

Abbassa lo sguardo e vede Olaf zampettare davanti all'ingresso della grotta. Cammina in un modo così buffo, pensa Jack.

JACK: Buongiorno, palletta di neve!

Il pupazzo di neve alza lo sguardo e lo vede in piedi sulla roccia. Olaf stringe gli occhi verso di lui.

OLAF: Io mi chiamo Olaf!

Jack scende dalla roccia e cammina verso di lui, facendo diventare bianca di brina l'erba su cui posa il bastone. Si china all'altezza di Olaf e lo guarda attentamente.

JACK: Sai, sei la cosa fatta di neve più carina e curiosa che abbia mai visto.

Olaf strabuzza gli occhi per quello che ha sentito.

OLAF: Veramente?

JACK: Sì, io non sarei capace di fare un pupazzo di neve e dargli la vita così!

OLAF: Cavolo, forse mi sbagliavo. Non sei così antipatico come sembri!

Jack sorride e gli prende la piccola mano ramosa. La stringe per un po'.

ELSA: Olaf?

Jack si volta e quello che vede lo lascia senza parole.

Elsa esce dalla grotta camminando verso di loro con una grazia e un'eleganza incredibili.

Jack la guarda dalla testa ai piedi, ammirando la sua figura esile. Il vestito color del ghiaccio e il lungo mantello di brina sembrano donare luce al suo volto. Le labbra rosse di Elsa sono curvate in un sorriso, i suoi occhi azzurri hanno un'espressione così dolce.

JACK: Wow...

Sussurra Jack, mentre dietro di lui Olaf saltella e corre verso Elsa. Lei lo accarezza sulla testa, poi alza lo sguardo su Jack.

ELSA: C'è una bella notizia...

Jack sbatte gli occhi, riprendendosi dal momento di paralisi. Jack, sveglia, pensa il ragazzo. Ritorna sulla terra!

JACK: Quale?

ELSA: Sven sta meglio, quindi oggi potremmo proseguire il viaggio senza problemi.

JACK: Ok, perfetto.

Sven viene fuori dalla grotta e Olaf ci salta subito in groppa. Sven sembra gradire le attenzioni di Olaf. Elsa tira fuori da un fagotto sistemato sul fianco della renna una carota e la offre a Sven, che la mangia avidamente. Elsa lo accarezza, poi sale su di lui.

Cavalca all'amazzone, pensa Jack osservando Elsa. Bè, in effetti le da un non so che di elegante, la fa sembrare più bella... ehi, Jack, ma che stai pensando? Sei fuori di testa?

ELSA: Che c'è? Preferisci proseguire a piedi?

Lo provoca Elsa, notando il gioco di espressioni sul viso di Jack.

JACK: No! Io proseguo volando, anzi...

Jack si avvicina di più ad Elsa, che lo guarda stringendo gli occhi.

JACK: Voglio proprio vedere se riuscirai a starmi dietro, Regina di Ghiaccio!

Jack schizza via volando.

ELSA: Ehi!

Elsa incita Sven a correre e la renna comincia a correre veloce seguendo Jack.

Jack vola ridendo, convinto che Elsa non lo raggiungerà mai.

Elsa lo guarda infastidita. E' un insopportabile, irritante, egoista, impertinente ragazzino, pensa. Vorrei tanto prenderlo e trasformarlo in un ghiacciolo!

JACK: Allora, è tutto qui quello che sapete fare?

Urla da lontano Jack. Sven comincia a correre più veloce, Elsa si tiene forte. Olaf ride divertito, pensa che sia tutto un gioco. Sven raggiunge Jack, che vola sopra di loro.

JACK: Ah, finalmente, come mai ci avete messo così tanto?

ELSA: Sei un piccolo imbroglione!

JACK: Non mi pare di aver stabilito delle regole, Regina di Ghiaccio.

ELSA: Ah, sì? Adesso ti faccio vedere io!

Elsa lancia un getto di neve e crea una ragnatela di cristalli di ghiaccio fra due alberi proprio sulla traiettoria di volo di Jack, che resosene conto troppo tardi, ci finisce dentro intrappolato. Elsa lo supera e accarezza Sven.

ELSA: Bravissimo, Sven!

OLAF: Sei grande, Elsa!

Esulta Olaf, saltellando.

Jack cerca di rompere la ragnatela con le mani, ma il ghiaccio è troppo spesso.

Ma come l'ha fatta, pensa. Jack, svegliati, non è il momento di apprezzare le creazioni di ghiaccio di Elsa! Devi recuperare terreno.

Con il bastone, tocca entrambi gli alberi che mantengono la ragnatela e riesce a scioglierla.

Corre, si dà una spinta con i piedi e ricomincia a volare.

Dopo poco, raggiunge Elsa, che ride vedendolo con i resti della sua ragnatela attaccati ancora alla sua felpa.

JACK: Sei così scorretta!

ELSA: Non mi pare tu abbia stabilito delle regole, quindi ben ti sta! Forza Sven, più veloce!

La renna scatta in avanti, Olaf urla divertito:

OLAF: Corriamo a far tornare la luce!

Jack ride e spinge di più nelle gambe. Arriva di nuovo di fianco a Elsa.

I loro occhi si incrociano. Jack capisce che si sta divertendo.

Elsa, però, con un agile colpo di mano, lo spinge con un getto di neve contro un albero. La neve che caricava i rami si riversa addosso a Jack. Elsa ride, voltandosi a guardare la scena.

Jack riemerge dalla neve, tossendo. Si friziona i capelli per togliere la neve e svuota la tasca della felpa. Si spinge contro l'albero e ricomincia a volare. Questa gliela faccio pagare, pensa. Sta quasi per raggiungerla, ma vede davanti a loro un laghetto. Grande idea, pensa, sorridendo beffardo.

Da lontano comincia a ghiacciare il laghetto, per poi rendere più liscio il ghiaccio.

Sven corre ancora e raggiunge il laghetto, ma non appena mette le zampe sul ghiaccio, scivola maldestramente, incrociando le zampe anteriori e disarcionando Elsa e Olaf che cadono sul ghiaccio. Olaf si spacca in tre parti e perde il naso.

Jack atterra sul ghiaccio e saltella divertito, agitando il bastone in segno di vittoria.

JACK: Sì!

Le chiappette di Olaf girano senza controllo sul ghiaccio. Raggiungono la testa di Olaf e inciampano su di essa.

OLAF: Ahi!

JACK: Ops!

Jack osserva le chiappette di Olaf provare a recuperare la testa di Olaf, che però scivola sempre di più sul ghiaccio. Jack ride.

JACK: Oh, come vorrei avere una macchina fotografica!

Jack si volta poi verso Elsa e le offre la mano per aiutarla ad alzarsi. Elsa lo guarda male, poi si rimette in piedi. Strofina con un gesto elegante delle mani il suo vestito, per poi unirle in grembo.

ELSA: Con permesso, vado ad aiutare Olaf.

Elsa lo supera. Il suo portamento regale fa roteare gli occhi di Jack.

JACK: Accidenti, quanti formalismi! Guarda che lo so che ti sei divertita!

Elsa lo ignora e continua ad andare verso Olaf. Lo aiuta a ricomporsi, poi insieme aiutano Sven a uscire dal laghetto di ghiaccio.

OLAF: E' stato divertente, vero Elsa?

Elsa apre la bocca per rispondergli, ma si volta verso Jack, che li raggiunge sorridendo soddisfatto. Jack, tenendo il suo bastone in spalla, supera Elsa. Elsa arrossisce per la rabbia. E' insopportabile, pensa. Dopo poco, però, Elsa sorride. Olaf ha ragione, è stato divertente, dopotutto.


Poco dopo, Elsa, Jack, Olaf e Sven arrivano sul fianco di una montagna altissima.

Da lì Elsa riesce a vedere Arendelle. Il suo cuore e il pensiero volano alla sua gente e a Kristoff. Chissà come stanno, pensa con aria triste.

Jack la affianca guardando nella sua stessa direzione.

JACK: E' casa tua?

Elsa annuisce. Jack abbassa lo sguardo su di lei. Elsa incrocia le braccia, come se avesse freddo.

ELSA: Spero tanto che stiano bene...

Jack le mette una mano sulla spalla. Elsa si volta a guardarlo.

JACK: Sta' tranquilla. Pensiamo a ritrovare tua sorella, poi toccherà a Pitch!

Jack sorride, e anche Elsa non può fare a meno di sorridere.

Lui la guarda dritto negli occhi e Elsa si sente imbarazzata. Non dovrebbe fissarmi in quel modo, pensa, cercando di nascondere il rossore.

Elsa rivolge un'ultima occhiata ad Arendelle, poi insieme a Jack, Olaf e Sven si rimette in cammino.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! =) Qualcuno di voi era rimasto a bocca aperta e con il fiato sospeso per il precedente capitolo, quindi spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative e che vi sia piaciuto!

Jack e Elsa finalmente si sono incontrati ma, benché siano rimasti colpiti l'uno dall'altra, sembrano non sopportarsi troppo... =)

I “dispetti congelati” fra i due sono stati la cosa più bella e divertente da scrivere =D

Che succederà? Bè, lo scoprirete solo leggendo =)

Ringraziando ancora quei lettori e recensori fantastici che siete, vi do appuntamento al prossimo capitolo ;) ciao da Giulia!

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Capitolo 11
*** 11- Arendelle in ginocchio ***


11- Arendelle in ginocchio

11- Arendelle in ginocchio

Intanto, ad Arendelle, Kristoff, Lord Deverau e il Conte Max, con le guardie al seguito, distribuiscono per le strade cibo e altri beni primari agli spaventati e impotenti abitanti di Arendelle.

Da quando il sole si era oscurato, la terra aveva smesso di produrre frutto. E anche senza pioggia, la terra rischiava di inaridirsi fino a diventare incolta. I commerci via mare non erano più possibili a causa delle continue tempeste. Il cibo cominciava a scarseggiare fino a ridurre a poco le riserve di cibo di tutto il regno.

Il Duca di Drammen aveva già provveduto ad inviare un messo al suo regno perché spiegasse la delicata situazione dei loro alleati. Il generoso Duca aveva assicurato a Kristoff che il re avrebbe inviato ad Arendelle alcune riserve di cibo.

Kristoff consegna ad una donna l'ultimo fagotto di cibo, poi si volta verso Lord Deverau.

KRISTOFF: Questo era l'ultimo?

LORD DEVERAU: Sì, Altezza.

KRISTOFF: Molto bene.

Kristoff si volta verso le montagne. Non fa che chiedersi dove siano Elsa, Sven e Olaf, ma soprattutto si chiede dove sia Anna.

Oh, Anna, dove sei? Dio solo sa quanto vorrei mollare tutto e venire a cercarti, anche fino in capo al mondo. Voglio ritrovarti, riportarti al sicuro a casa e sposarti, ignorando tutte quelle paure e quelle incertezze che mi porto ancora dietro. Ma come faccio ad abbandonare questa gente, la nostra gente? Non posso abbandonarli, ogni giorno non fanno altro che ringraziarmi per tutto quello che sto facendo per proteggerli, non posso tradire la loro fiducia, anche se ho paura. Una paura grande, che mi paralizza e non mi abbandona un secondo.

CONTE MAX: Principe Kristoff?

Kristoff si volta. Il Conte Max si inchina.

CONTE MAX: Perdonatemi, Altezza, ma i Lord di Trondheim sono tornati.

LORD DEVERAU: Cosa?

KRISTOFF: Di già? Sono partiti soltanto ieri!

CONTE MAX: Non so che dirvi, Altezza.

Kristoff si avvia, scortato dalle guardie, verso il castello, dove l'odioso principe e il suo ambasciatore leccapiedi lo aspettano.


Poco dopo, Kristoff è nella sala del trono con Lord Deverau, il Conte Max e il Duca di Drammen ad accogliere i Lord di Trondheim. Il Principe Elias e l'ambasciatore Alecto si inchinano.

Elias si toglie il mantello e lo consegna ad uno dei domestici.

ELIAS: Purtroppo ci sono brutte notizie da Trondheim: una grandine improvvisa ha distrutto i nostri ultimi buoni raccolti. Il popolo ha bisogno delle scorte per l'inverno. Non possono essere mandate ad Arendelle.

LORD DEVERAU: Mi dispiace per voi, Principe!

ELIAS: La Regina Elsa non è ancora tornata?

KRISTOFF: No. Non capisco il vostro darvi tanta pena per Sua Maestà. Sua Maestà è in grado di cavarsela da sola!

ELIAS: Come faccio a non preoccuparmi per colei che sarà la mia futura sposa?

KRISTOFF: La Regina Elsa non è la futura sposa di nessuno! Siete stato rifiutato, è ora che lo accettiate, Principe Elias!

ELIAS: Cosa c'è, montanaro? Dopo la principessa, volete ingraziarvi anche la Regina?

Kristoff non ci vede più dalla rabbia. Fa' per avventarsi su di lui, ma il Conte Max e Lord Deverau lo trattengono per le braccia.

CONTE MAX: Altezza, vi prego, non vi compromettete in questo modo!

KRISTOFF: Non accetto che si parli in questo modo della mia promessa sposa e della mia Regina!

ELIAS: Non affannatevi, non potete dirmi di tacere. Io non prendo ordini da un villico ignorante!

Kristoff cerca di scrollarsi di dosso i due Lord, ma questi lo trattengono ancora. Prima che la situazione degeneri, il Duca di Drammen prende la parola.

DUCA: Principe Elias, vi dispiacerebbe andare in cortile a dare ordine alle guardie di continuare le ronde per proteggere i confini?

Elias guarda ancora in cagnesco Kristoff, che ricambia il suo sguardo ostile.

ELIAS: Assolutamente no, Duca. Alecto, venite con me!

Risponde Elias, indicando anche il suo ambasciatore leccapiedi. I domestici riportano a Elias il suo mantello. Kristoff si libera dalle braccia dei Lord e si volta verso il trono tenendosi la testa fra le mani. I Lord di Trondheim lasciano la sala del trono e percorrono il corridoio.

ALECTO: Dovete stare attento, Principe: alla prossima provocazione, il montanaro non esiterà a farvi un occhio nero.

ELIAS: Ah! Non mi abbasso a ignobili lotte fra villici, e poi quel montanaro non oserebbe mai sfidarmi a duello. Il duello è una cosa da nobili, Alecto, e lui non lo sarà mai. Deve arrendersi!

ALECTO: Questo è vero, ma... sapete bene che il montanaro non si farà mai da parte. Il popolo in lui vede la sua Regina. Il popolo lo ama!

Elias blocca con un braccio il passo del suo ambasciatore.

ELIAS: Io ottengo sempre, sempre quello che voglio!

L'ambasciatore Alecto guarda dritto negli occhi il principe.

Elias tira fuori da sotto il mantello una busta da lettere piuttosto grande, che consegna nelle mani di Alecto. L'ambasciatore sfiora la busta con le dita, soffermandosi su un punto preciso e rigonfio.

ELIAS: Porta questo al nostro uomo. Voglio un lavoro fatto a regola d'arte. Non ammetto errori. Mi sono spiegato?

L'ambasciatore china il capo in cenno di assenso, nasconde la busta nel mantello e percorre il corridoio, precedendo Elias. Elias si guarda intorno con aria subdola e soddisfatta, prima di dirigersi anche lui in cortile.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Chiedo umilmente perdono per il ritardo e per il capitolo breve, ma purtroppo il mio computer sta, come si dice dalle mie parti, per schiattare! XD

Per un po' di tempo riuscirò sia a scrivere che a pubblicare, ma poi dovrò aspettare che il problema si risolva del tutto... Comunque, andiamo avanti: come avete visto, la situazione ad Arendelle non è delle migliori. Per Kristoff non è facile e le continue provocazioni di Elias non lo aiutano... Elias è qualcuno di cui potersi fidare oppure no?

Grazie a tutti, vi do' appuntamento al prossimo capitolo, un bacio da Giulia! =)

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Capitolo 12
*** 12- Due universi a parte ***


12- Due universi a parte

12- Due universi a parte

Il mattino dopo. Jack, Elsa, Sven e Olaf hanno viaggiato tutta la notte. Sono ormai lontanissimi da Arendelle, davanti a loro ci sono le sconfinate Terre del Nord, dove i fiordi sono ghiacciati anche tutto l'anno, su fino al Capo Nord, l'ultimo scoglio prima del Mare Glaciale Artico e del Polo Nord. Jack, rimasto sveglio, continua a guidare Sven, mentre Olaf e Elsa dormono sul suo dorso. Dopo aver attraversato una foresta di alberi bruciati, Jack vede davanti a sé un lungo sentiero, contornato da alberi dalla forma strana.

JACK: Il Viale dei Demoni.

Sussurra Jack. Elsa finalmente si sveglia. Si strofina gli occhi e si guarda intorno.

ELSA: Dove siamo?

Jack e Sven si voltano a guardarla. Anche Olaf sbadiglia e si strofina gli occhi.

JACK: Siamo al Viale dei Demoni.

OLAF: Aspetta, il Viale dei che?

Olaf balza subito in braccio ad Elsa, guardando Jack con gli occhi spalancati.

JACK: Si chiama così perché tanti anni fa, molto prima che i Guardiani mi prendessero con loro, le Terre dei Fiordi furono minacciate dalla furia di esseri orribili: demoni dalle sembianze di giganti che distruggevano tutto sul loro cammino con il fuoco e la lava dal quale erano stati creati. Sarebbero arrivati a minacciare anche i Regni del Sud se i Guardiani non fossero intervenuti. Dopo una battaglia estenuante, i Guardiani imprigionarono i Demoni al centro della terra. L'unico ricordo che si ha di loro sono le loro orride mani che supplicano la Luna.

Spiega Jack, indicando ad Elsa e Olaf gli alberi.

OLAF: Vuoi dire che questi alberi contorti sono le mani di quei Demoni?

Chiede Olaf incredulo.

JACK: Esatto.

OLAF: Cavolo!

JACK: Vecchie storie da quelli che vengono chiamati i Secoli Bui, quando Pitch era molto più potente di adesso. Parliamo di secoli e secoli fa.

Elsa osserva quegli alberi altissimi. I rami sembrano delle dita gigantesche con lunghi artigli. Sembrano le mani di chi al tempo stesso maledice e supplica. Le mani di un mostro. Elsa guarda davanti a sé e nota che Jack la sta guardando con aria saccente. Elsa distoglie lo sguardo, incrociando le braccia. Adesso si mette a fare anche il saputello, pensa. Come se non desse già abbastanza sui nervi. Jack scuote la testa e alza gli occhi al cielo. Muove il suo bastone a destra e a sinistra, colpendo i tronchi degli alberi, che si ricoprono di un sottile strato di ghiaccio. La magia attira l'attenzione di Elsa, ma subito dopo la giovane scuote la testa. I suoi trucchetti non mi incantano. Ma chi si crede di essere?


Qualche ora dopo, i quattro si ritrovano in mezzo a una fitta foresta. Elsa cammina al fianco di Jack, guardandosi intorno. Olaf è steso sul dorso di Sven a guardare i pochi spicchi di cielo che riesce a distinguere fra i fitti rami.

ELSA: Tu sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?

Chiede ad un certo punto Elsa. Jack la guarda con il suo solito sorrisetto ironico.

JACK: Per caso vorresti fare tu da guida, Regina di Ghiaccio?

Chiede stendendo un braccio in avanti.

ELSA: Piantala di chiamarmi così! Mi sembra solo curioso il fatto che abbiamo evitato le strade!

JACK: In caso non te ne fossi accorta, Regina di Ghiaccio, sei stata attaccata due volte dagli Incubi e, guarda caso, tutte e due le volte sono dovuto intervenire io. Ma da quando sono qui con voi, gli Incubi non li abbiamo proprio visti!

ELSA: E allora?

JACK: Abbiamo evitato le strade perché è proprio lì che Pitch si aspetterebbe di trovarti.

ELSA: Bene, grazie dell'informazione! E ora spostati!

Elsa lo spinge alla sua destra e continua a camminare in avanti. Olaf e Sven li guardano confusi, poi si scambiano un'occhiata ancora più confusa. Jack segue Elsa.

JACK: Che stai facendo, si può sapere?

ELSA: Sto andando a salvare mia sorella, quante volte devo dirtelo?

Gli risponde Elsa, senza voltarsi.

JACK: E pensi di riuscirci così, camminando alla cieca senza sapere da che parte andare?

Elsa si volta stizzita, camminando all'indietro.

ELSA: Puoi stare tranquillo, ho un ottimo senso dell'orientamento!

JACK: Davvero? E' migliore del controllo che hai sui tuoi poteri?

ELSA: Come, prego?

JACK: Bè, da una persona che scatena un inverno perenne sul proprio Regno c'è da preoccuparsi!

Elsa si ferma e sposta lo sguardo su Olaf, che non appena incrocia gli occhi di Elsa comincia a fischiettare alzando gli occhi al cielo. Elsa stringe gli occhi verso Jack.

ELSA: Pensa pure quello che vuoi.

Elsa si volta stizzita e continua a camminare. Jack, però, incalza:

JACK: Allora funziona così con te, vero? Oh, perdonatemi, Regina di Ghiaccio, se non vi tratto come la grande Regina che credete di essere!

Olaf guarda Sven, facendo una smorfia agli angoli della bocca. Elsa si volta ancora una volta, ma stavolta si para davanti a Jack.

ELSA: Ma chi credi di essere tu? Tu non sai chi sono io, io non so chi sei tu! Oh, forse lo so: solo un insopportabile, egoista e sfacciato ragazzino!

JACK: Hai dimenticato: unico Guardiano che può aiutarmi a salvare mia sorella!

ELSA: Ah sì? E come credi di potermi aiutare? Insegnandomi a costruire palle di neve per lanciarle addosso a Uomo Nero? Grazie, ma ho bisogno di qualcosa di meglio!

Elsa si volta prima di dare a Jack la possibilità di replicare, incrocia le braccia e continua a camminare. Jack sospira stizzito, Sven e Olaf lo affiancano.

JACK: Certo che io e te proprio due universi a parte, eh?

Alza la voce Jack per farsi sentire da Elsa, che, in tutta risposta, alza la mano e la apre a imitazione del becco di una papera. Sven e Olaf raggiungono Elsa, mentre Jack, visibilmente nervoso, li segue da lontano muovendo avanti e indietro il suo bastone.


JACK: Io e lei due universi a parte,

anche con le istruzioni non la capirei.

Lei, regina di un regno remoto,

se potessi lì io la rispedirei.

Siamo simili, lo so,

ma la verità è che per lei

non lo saremo mai.


Olaf guarda Elsa, ancora nervosa, con uno sguardo strano e malizioso. E anche Sven sembra fare lo stesso sguardo. Elsa se ne rende conto e sospira scocciata.


ELSA: Io e lui due universi a parte,

anche con le istruzioni non lo capirei.

Lui è soltanto un ragazzino insolente,

in un ghiacciolo io lo trasformerei.

Pensa pure quel che vuoi,

tanto non mi importa,

io non sono come credi tu.


Jack vola su un albero e, tenendo il bastone sulle spalle, cammina sui rami fino a farli riempire di neve. I rami più piccoli e fragili si coprono di un sottile strato di ghiaccio.


JACK: Mi chiedo perché ha cercato me

se invece così orgogliosa è,

con quelle sue arie da regina che

crede di esser migliore di me.

Rimanere o volar via?


Jack si mette a testa in giù, costringendo Elsa a fermarsi. Lei lo guarda infastidita.

ELSA: Lasciami in pace!

Elsa lo ignora e continua a camminare. Sven e Olaf la raggiungono. Il pupazzo di neve, con ancora lo stesso sguardo furbetto, chiede ad Elsa:

OLAF: Non vi sopportate, eh?


ELSA: No, di lui proprio non mi piace niente,

nemmeno quei poteri che in comune abbiamo.

Crede di essere chissà che cosa,

sono tutte storie,

è solo un dilettante.


Jack, avendo sentito l'ultima parola, scende dal ramo stringendo gli occhi e il bastone nella mano. Dilettante io, pensa infastidito. Elsa crea dai palmi delle mani dei fiocchi di neve, poi stende le braccia e ricopre il sentiero di neve. La magia fa cambiare espressione a Jack, che si avvicina.


ELSA: Ho fiducia in quel che ho,

lascerò che sia il freddo

a guidarmi da lei!


Gli occhi di Elsa incontrano quelli di Jack.


ELSA: Mi chiedo perché sei qui con me,

perché stai aiutando me?

Non so se fidarmi, io non so chi sei,

ma presto lo scoprirò.

Rimani o voli via?


Jack guarda ancora per un po' Elsa negli occhi, per poi scattare in avanti in volo. Elsa, Olaf e Sven gli corrono dietro. I quattro arrivano sulle rive di un fiume. Jack ha un'idea e si volta verso Elsa. Jack, seguito da lei, si avvicina di più alla riva e, sbattendo il bastone sull'acqua, crea dal ghiaccio quello che sembra essere un piccolo ponte incompleto.


JACK E ELSA: E' tempo di dimostrare

che il ghiaccio i limiti romperà.

La paura è ormai alle spalle,

e il buio non ci fermerà...


Elsa osserva quello che Jack ha appena fatto. Posa un piede sul ghiaccio coperto di neve, rendendolo liscio. Elsa sorride. Corre sul ghiaccio, dando una forma perfetta e armoniosa al ponte. Elsa completa il ponte e arriva sull'altra sponda. Jack si ferma a metà del ponte e tocca con la mano la ringhiera del ponte. E' perfetto, pensa. Alza lo sguardo su Elsa, che si volta sorridendo. I loro occhi si incrociano di nuovo, e Jack sorride e la raggiunge.


JACK E ELSA: Mi chiedo perché sei qui con me,

due universi a parte io e te,

ma io sono qui e io combatterò,

il freddo appartiene a me.

Rimani o voli via?


Jack e Elsa si voltano entrambi ad osservare quello che hanno fatto insieme. Jack sorride.

JACK: Niente male...

Anche Elsa sorride e, un po' imbarazzata, dice:

ELSA: Anche tu te la cavi molto bene.

Jack si volta di nuovo verso Elsa e le rivolge un sorriso. Un sorriso che lei ricambia, ma che poi la fa arrossire.

ELSA: Per essere un dilettante.

Aggiunge Elsa, nervosa. Jack alza il sopracciglio, ma anche lui aggiunge:

JACK: Niente male per... una Regina di Ghiaccio.

Il soprannome fa irritare per un attimo Elsa, che unisce le mani in grembo e si volta. Entrambi fanno un sorriso che l'altro non può vedere. Jack stringe il suo bastone, poi fa cenno con la testa a Sven e Olaf di seguirlo. Olaf, seduto sulla groppa di Sven, fa alzare lo sguardo della renna su di lui.

OLAF: Sai Sven, amo considerarmi un esperto in amore.

Sven fa un verso, come a voler far capire che è d'accordo con lui, poi ricominciano a camminare e raggiungono Jack e Elsa.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! =) Questi ultimi giorni sono stati molto intensi per me e la mia ispirazione ne ha giovato!

Jack e Elsa non si sopportano, si vedono troppo diversi l'uno dall'altra, tanto da definirsi “due universi a parte”. La canzone che ho usato stavolta è Mi Chiedo Perché di Matteo Branciamore, tratta dalla quinta serie de I Cesaroni. Mi sembrava perfetta per descrivere la convinzione dei nostri due protagonisti di essere troppo diversi, ma non avete idea della fatica che ho fatto per cambiare le parole e adattare il testo alla storia! L'ho riscritta talmente tante volte che ora non riesco più ad ascoltare la canzone originale! Fatemi sapere che ne pensate ;)

Ma Olaf e Sven sembrano aver notato qualcos'altro nel comportamento dei loro amici... che sia davvero come pensano?

Bè, per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere! =)

Ringrazio tutti i lettori: chi ha messo la storia fra le preferite, chi fra le seguite, chi recensisce e chi legge semplicemente, non credevo che questa storia sarebbe stata così apprezzata!

Grazie ancora, non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni xD un saluto da Giulia =)

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Capitolo 13
*** 13- L'imboscata ***


13- L'imboscata

13- L'imboscata

Nel frattempo, ad Arendelle, il Duca di Drammen aveva mantenuto la sua promessa.

Il messo da lui mandato era tornato con le riserve di cibo che il Lord aveva richiesto al suo Re. Egli si presenta dinnanzi a Kristoff e agli altri Lord nella sala del trono con tutto il carico.

Il duca di Drammen conta tutti i sacchi e verifica che non manchi nulla di ciò che aveva richiesto, consultando la lista del messo. Alla fine, si toglie i piccoli occhiali e dice:

DUCA: Sì, c'è tutto, Altezza. Tutto quello che avevo richiesto.

Kristoff tira un sospiro di sollievo.

MESSO: C'è anche questa, Milord.

Il giovane messo consegna al Duca una lettera, poi chiede a Kristoff il permesso di congedarsi.

KRISTOFF: Certo. Grazie.

Il giovane si inchina ed esce dalla sala del trono. Il Duca di Drammen inforca di nuovo i piccoli occhiali e apre la lettera.

KRISTOFF: Brutte notizie?

DUCA: Affatto. Sua Maestà il Re è felice di aiutare i nostri più valenti alleati. Chiede se ci sono notizie della Regina Elsa e della Principessa.

Risponde il Duca, ripiegando la lettera.

Kristoff abbassa lo sguardo. Dà le spalle ai Lord e si passa una mano tra i capelli.

Risente nella sua testa per l'ennesima volta quelle grida, quelle voci che lo tormentano in ogni momento. Stringe gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, davanti ai suoi occhi l'immagine di Elsa che crolla a terra piangendo disperata. Il duca scambia un'occhiata con il Conte Max.

DUCA: Perdonatemi, Altezza, forse non dovevo...

KRISTOFF: No...

Kristoff si volta di nuovo verso i Lord.

KRISTOFF: Non scusatevi, Duca. Va tutto bene.

ELIAS: Non scusatevi mai, Duca, per aver fatto emergere la mancanza di disciplina e di lucidità di questo individuo!

Si mette in mezzo Elias. Kristoff lo fulmina con lo sguardo.

KRISTOFF: E' il vostro passatempo preferito, vero? Provocarmi?

ELIAS: Pensala come vuoi, montanaro, ma un principe è in grado di rimanere lucido davanti alle circostanze funeste e di nascondere le sue debolezze, cosa che voi non siete assolutamente in grado di fare... al contrario di me.

Kristoff si avvicina. Il Conte Max fa un passo verso Kristoff, temendo che possa arrivare a colpirlo, ma il giovane alza il braccio e scuote la testa. Il panciuto conte sembra rasserenarsi. Kristoff si mette davanti a Elias e lo guarda dritto negli occhi.

KRISTOFF: Credetemi Principe, se devo imparare da voi come comportarmi da principe, credo che preferirei tornare alla mia vita di prima!

ELIAS: E allora fatelo!

KRISTOFF: Io ho fatto una promessa alla mia Regina, e io non tradisco la parola data!

Ribatte Kristoff alzando i toni. Il Conte Max e Lord Deverau si guardano preoccupati.

KRISTOFF: La mia lealtà è per Arendelle, la vostra invece dov'è?

Gli altri Lord trasalgono.

Anche Kristoff si rende conto di aver detto una frase troppo forte, ma è quello che pensa.

Una Regina non capisce mai chi le è veramente amico, a meno che non le dimostri la sua lealtà senza riserve, gli aveva detto Elsa una volta. E Kristoff in Elias non vede alcuna lealtà verso Arendelle. Elias tace, guardando duramente Kristoff, ma Alecto si interpone fra i due Principi.

ALECTO: Principe Kristoff, non vi permetto questa infamia! Ricordate che state parlando con il futuro Re di Trondheim!

ELIAS: Tacete, Alecto!

Tuona Elias, ammutolendo l'ambasciatore.

ELIAS: Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per difendermi dalle infamie di questo villico!

Kristoff lo prende per il bavero della sua divisa, ma il Conte Max lo ferma, mettendogli una mano sulla spalla.

CONTE MAX: Vi prego, Principi, la giornata è stata lunga, e quindi sarà meglio ritirarci e riposare. E pregare che la Regina Elsa torni a casa sana e salva insieme alla Principessa.

Kristoff, che non ha staccato gli occhi da quelli di Elias, ripete nella sua testa le parole del conte. Ha ragione, pensa. Ma la voglia di colpire con un pugno quest'imbecille è forte.

Alla fine, Kristoff lascia andare Elias, che si risistema la divisa.

Kristoff ordina alle guardie presenti di portare via i sacchi e, insieme agli altri Lord, lascia la sala del trono. Raggiunge la sua camera e chiude la porta dietro di sé. La stanza è buia, solo una fioca luce arriva dalla finestra. Kristoff si butta sul letto, sospirando.

A che serve addormentarsi quando mi aspetta un sonno senza sogni, si chiede. A che serve addormentarsi se sarò tormentato da incubi e voci?

Anna, amore mio, non so dove sei, non so cosa ti stia facendo quel mostro. Ho talmente tanta paura di perderti da non riuscire neanche a respirare. Ogni parte di me dice: corri Kristoff, corri da lei e riportala a casa. E invece... Vorrei tanto che Elsa fosse qui. Lei ora non starebbe così. Stringerebbe i denti e farebbe la cosa giusta.

Kristoff chiude gli occhi, abbandonandosi al buio e alla stanchezza e desiderando di riacquistare quella forza e quel coraggio che ogni giorno sembra venirgli meno.


Dei colpi violenti alla porta.

Kristoff spalanca gli occhi. Si tira su passandosi una mano fra i capelli. I colpi si ripetono ancora, facendo alzare lo sguardo a Kristoff.

Ma che succede? Si alza dal letto e spalanca la porta. Davanti a lui ci sono Elias, l'ambasciatore Alecto, con una candela accesa in mano, e Lord Deverau.

KRISTOFF: Miei Lord, che cosa succede?

ELIAS: Li ho visti, Principe!

Esclama Elias. Kristoff alza gli occhi al cielo, esasperato.

KRISTOFF: Cosa avete visto, Principe Elias?

ELIAS: Quelle creature, gli Incubi...

Kristoff spalanca gli occhi.

KRISTOFF: Cosa? E dove li avete visti?

ELIAS: Sulle colline a est, alle spalle del castello.

KRISTOFF: Svegliate le guardie, dobbiamo fermarli, subito!

LORD DEVERAU: Sì, Altezza!

I tre Lord si inchinano a Kristoff e spariscono nel corridoio. Kristoff rientra in camera sua e si cambia velocemente.


Nel cortile del castello, illuminato dal fuoco delle torce, le guardie corrono avanti e indietro, urlando gli ordini a destra e a manca. Kai e gli altri servi portano dei cavalli al Conte Max, al Duca di Drammen e all'ambasciatore Alecto.

KAI: I cavalli dei Principi, sbrigatevi!

Ordina Kai ai servi troppo lenti. Kristoff, Elias e Lord Deverau arrivano nel cortile e raggiungono gli altri Lord.

ELIAS: Dalle mura sono riuscito a vederne solo due o tre, ma devono essercene altri.

KRISTOFF: Se sono qui, è sicuramente per attaccare Arendelle!

ELIAS: Infatti. Se ce ne sono altri, a guidarli ci sarà sicuramente Uomo Nero!

LORD DEVERAU: Se siamo fortunati, Altezza, riusciremo a scoprire dove quell'essere tiene rinchiusa la vostra sposa!

KRISTOFF: Lo spero davvero, Milord, lo spero davvero!

Kai e gli altri servi si avvicinano, portando gli ultimi tre cavalli. Kristoff sale in sella al suo e tira le briglie. Guarda dietro di sé, le guardie sono pronte. Elias tira le briglie facendo nitrire forte il suo cavallo. Lui e Kristoff si lanciano uno sguardo duro. Kristoff si rivolge ai Lord e alle guardie della scorta.

KRISTOFF: Ascoltatemi bene: gli Incubi di Uomo Nero non devono avvicinarsi assolutamente ad Arendelle. Se lo facessero, distruggerebbero tutto.

GUARDIA: Sì, Altezza.

KRISTOFF: Badate però, se qualcuno di voi li distruggerà senza che avremo scoperto dove si nasconde Uomo Nero, dovrà risponderne a me. Distruggeteli solo in caso di estrema necessità. Sono stato chiaro?

Tutte le guardie danno la loro risposta affermativa.

KRISTOFF: Principe Elias?

Elias, senza dire una parola, dà un colpo di speroni al suo cavallo, avanzando verso Kristoff.

KRISTOFF: Portateci nel punto esatto in cui avete visto gli Incubi.

Elias annuisce. Con un colpo di redini, Kristoff comincia la sua corsa al galoppo, seguito da Elias, dai Lord e dalle guardie reali. I servi aprono i cancelli del retro del castello, permettendo così ai cavalieri di uscire. Una volta fuori, i cavalli percorrono il lungo ponte di pietra che porta alle colline alle spalle del Palazzo Reale. Kristoff si volta alla sua sinistra e incrocia di nuovo lo sguardo di Elias, che sprona il suo cavallo ad andare più veloce. Anche Kristoff aumenta la sua corsa e, in poco tempo, i cavalieri arrivano nei fitti e oscuri boschi delle colline. Le guardie accendono delle torce. Kristoff e Elias ne prendono una ciascuno e cominciano a guardarsi intorno.

KRISTOFF: E' qui che li avete visti?

Chiede Kristoff alle spalle di Elias.

ELIAS: Questi boschi sono visibili dalle mura del Palazzo Reale. Sono stati qui...

KRISTOFF: Come fate a dirlo?

Elias abbassa la torcia verso il basso, mostrando a terra, proprio davanti a Kristoff, delle tracce di sabbia nera. Kristoff si piega e ne prende un po' fra le dita. Alza lo sguardo osservando il buio davanti a lui.

ELIAS: Sarà meglio dividerci. Non possono essere andati lontano se hanno lasciato delle tracce!

Propone Elias. Kristoff si rialza e si volta verso i Lord.

KRISTOFF: D'accordo.

ELIAS: Alecto, voi venite con me e con il Duca.

ALECTO: Sì, Altezza.

Anche il Duca di Drammen annuisce. Kristoff si rivolge al Conte Max e a Lord Deverau.

KRISTOFF: Miei Lord, voi seguite il capitano...

Il capitano delle guardie si mette sull'attenti e poi china leggermente il capo. Kristoff fa poi cenno a tre guardie della scorta.

KRISTOFF: Voi venite con me, gli altri seguano i Lord!

CAPITANO: Sì, Maestà.

KRISTOFF: Tenetevi a portata d'orecchio. Se qualcosa non va, usate il fuoco e non esitate a chiamarci.

Kristoff si volta e, seguito dalle tre guardie, si addentra in quel bosco oscuro. I Lord fanno lo stesso, prendendo però sentieri diversi.

Kristoff si fa strada fra i rami intricati, con le orecchie a ogni rumore. Abbassa la torcia e nota un'altra traccia di sabbia nera sparsa sulle radici di un albero contorto. Un fruscio lo fa voltare di scatto verso sinistra, costringendo una delle guardie dietro di lui ad alzare la balestra. Ma in quel momento un altro suono costringe Kristoff a voltarsi: un nitrito in lontananza.

KRISTOFF: Di qua.

Kristoff si allontana dal sentiero e sfodera la spada. Segue il suono di quel nitrito, sposta con le braccia i rami che gli impediscono di vedere e si ritrova in mezzo a una radura circondata da alte rocce. Kristoff scorge fra le rocce una sorgente e una piccola pozza d'acqua e si avvicina.

GUARDIA: Altezza, forse è meglio raggiungere i Lord...

Dice timidamente la guardia più giovane delle tre. Kristoff si volta verso di lui.

KRISTOFF: Di cosa hai paura, ragazzo?

La giovane guardia non risponde.

Kristoff si piega sulle rocce che circondano la pozza, immerge la mano destra in acqua e la agita un po'. Ne raccoglie un po' nel palmo e la beve.

Il suono di un nitrito, stavolta più chiaro e vicino, taglia il silenzio. Kristoff si alza e stringe la spada in pugno. Avanti, venite fuori, pensa il giovane principe. La guardia più giovane si gira verso Kristoff, ma qualcosa cattura il suo sguardo.

GUARDIA: Attenzione, Maestà!

Urla il giovane terrorizzato, facendo voltare di scatto Kristoff.

Alle spalle del principe ci sono tre cavalli neri che subito si impennano emettendo un forte nitrito. Kristoff e le guardie finiscono a terra.

Il giovane principe riprende la spada, puntandola contro gli Incubi, ma non appena alza lo sguardo, si rende conto che quelli che ha davanti non sono gli Incubi di Uomo Nero.

KRISTOFF: Non sono gli Incubi...

La voce di Kristoff è ridotta ad un sussurro. Si sente una risata.

Nascosto sul dorso di uno dei cavalli neri, vi è un uomo dagli occhi verdi, solcati però da delle profonde occhiaie, su un viso ricoperto di cicatrici e dall'espressione spietata. L'uomo, vestito con abiti semplici, ma logori e strappati, tira fuori una lunga spada e scende da cavallo. Kristoff lo osserva mentre cammina verso di lui. Una persona così non può che essere un brigante, un assassino, pensa. L'uomo tocca con la sua spada quella di Kristoff.

BALTHAZAR: Non ritornerete nel vostro castello stanotte, mio Principe.

Dice sommessamente il brigante con una voce che fa rabbrividire Kristoff.

Tenta un affondo con la spada che però Kristoff riesce a parare in tempo. Il giovane principe riesce a rialzarsi e comincia anche lui ad attaccare. Le guardie provano ad intervenire, ma vengono trattenute da altri uomini armati che sbucano dalle roccie.

BALTHAZAR: Uccideteli!

Ordina l'uomo, scatenando le grida di quegli altri. In quelle grida, Kristoff riesce a distinguere un nome: Balthazar. Deve essere il nome di questo furfante che mi trovo davanti, pensa.

Kristoff cerca di colpire alla spalla il suo avversario, ma lui è troppo veloce: riesce a parare il colpo, per poi colpirlo con un calcio. Kristoff cade di nuovo.

KRISTOFF: Chi siete?

BALTHAZAR: Balthazar non è qui per le chiacchere, Principe!

Balthazar alza la spada e si avventa su Kristoff, che però si sposta. La sua lama cozza violenta su quella di Balthazar, provocando un forte rumore che risuona in tutta la radura. La velocità del brigante stordisce Kristoff, che però riesce a parare qualsiasi suo colpo.

CAPITANO: Principe Kristoff!

Il capitano delle guardie di Arendelle a cavallo colpisce con un colpo secco di spada chiunque tenti di avvicinarsi. Dietro di lui, i Lord e le guardie rimaste attaccano tutti gli altri briganti.

Sono troppi, pensa Kristoff, non ce la faranno mai. Kristoff colpisce Balthazar sul ginocchio, per poi correre verso il Conte Max, circondato e visibilmente in difficoltà. Con dei colpi decisi, riesce a ferire e ad allontanare i briganti. Mette una mano sulla spalla del conte.

KRISTOFF: State bene, Conte?

CONTE MAX: Principe, dietro di voi!

Kristoff spalanca gli occhi e si volta, ritrovandosi Balthazar di nuovo davanti.

BALTHAZAR: La vostra Regina vi ha insegnato bene a combattere, Principe!

Balthazar prova a colpirlo in basso, ma Kristoff lo ferma e attacca. Balthazar lo prende per la mano che impugna la spada e gli storce il braccio, facendolo urlare dal dolore. Kristoff riesce a liberarsi dalla sua stretta e a spingerlo via con un pugno, ma poi in un attimo avverte un dolore lancinante al fianco, un dolore che gli fa perdere il fiato. Balthazar ritira la lama che ha provocato una profonda ferita a Kristoff, facendo una risata crudele.

BALTHAZAR: Ma, purtroppo per voi, non rivedrete mai più la vostra sposa.

Continua con voce crudele.

Kristoff crolla a terra, premendo la mano sulla ferita. Stringe gli occhi, il dolore è troppo forte. Balthazar alza di nuovo la spada per infliggergli il colpo di grazia, ma qualcuno che Kristoff non riesce a distinguere si frappone fra lui e il brigante. La vista di Kristoff comincia ad annebbiarsi.

CONTE MAX: PRINCIPE!

Il Conte Max si precipita al fianco di Kristoff, gli solleva la testa e osserva la sua ferita con una maschera di terrore dipinta in volto.

CONTE MAX: Resistete, Principe! Guardatemi, restate sveglio! AIUTO!

Kristoff riesce a vedere il Conte, ma intorno a lui le voci si affievoliscono fino a scomparire, niente più forme, niente più ombre. L'ultima cosa che riesce a sentire è la sua voce che sussurra debolmente:

KRISTOFF: Anna...

Poi il buio.


Angolo dell'autrice:

E rieccomi qua! =) Vi ringrazio ancora tutti per il sostegno che mi date, mi sembra ancora incredibile!

Già immagino che qualcuno di voi avrà la faccia sconvolta del tipo: O.o una volta arrivato alla fine di questo capitolo... e immagino anche che qualcuno voglia strozzarmi xD

Comunque, il nostro Kristoff e i Lord sono stati attaccati da un pericolosissimo brigante, il crudele Balthazar, e dalla sua banda, e il nostro coraggioso principe è stato gravemente ferito...

Che succederà a Kristoff? Chi è Balthazar? Lo scoprirete solo continuando a leggere, perciò vi do appuntamento al prossimo capitolo, un bacio! Giulia.

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Capitolo 14
*** 14- Kristoff è in pericolo! ***


14- Kristoff è in pericolo!

14- Kristoff è in pericolo!

Tutto è tranquillo ad Arendelle. La gente comincia a riversarsi per le strade, malgrado la corona solare non sia ancora apparsa in cielo annunciando l'inizio di un nuovo giorno.

La tristezza e l'angoscia invade il popolo.

Gli uomini guardano il cielo, maledicendo il sole nero, mentre le donne e i bambini pregano per la loro amata Regina, per la loro Principessa rapita e per il loro Principe che tanto sta facendo per loro. Le donne però notano che le porte del Palazzo Reale sono ancora chiuse.

Qualcuno rivive nella sua mente il giorno in cui il Re Agdar e la Regina Idunn morirono: un giorno buio, senza luce, in cui ogni singolo individuo di Arendelle si è sentito perso. E si chiede: quando si sentirà perso e solo il Principe Kristoff senza la sua famiglia?

In quello stesso momento, però, si sentono dei nitriti, il suono degli zoccoli sul terreno. Nella piazza compaiono a cavallo i Lord e le guardie reali.

CAPITANO: Presto! Presto!

I cavalli vengono spronati a correre e la gente si scansa per permettergli di raggiungere le porte del castello. Lord Deverau scende da cavallo e comincia a battere forte con i pugni sul grande portone di legno del castello.

LORD DEVERAU: Aprite! APRITE!

Le urla del Lord attirano la curiosità dei presenti in piazza che cominciano ad avanzare sul ponte che porta al castello.

LORD DEVERAU: APRITE!

Il portone finalmente si spalanca, mostrando Kai e tutti gli altri servi. Kai si fa avanti.

KAI: Miei Lord, siete tornati!

Le guardie, il Duca di Drammen e il Conte Max scendono da cavallo con fatica. Il Conte Max si tocca una spalla, dove una profonda ferita ha macchiato il suo abito di sangue. Kai, vedendolo, spalanca gli occhi.

KAI: Ma che cosa è successo?

Nessuno risponde, le guardie si scostano e mostrano ai servi una piccola lettiga bianca dove è adagiato Kristoff, ferito al fianco e incosciente.

KAI: Oh, mio Dio! Principe Kristoff!

LORD DEVERAU: Portatelo nelle sue stanze e chiamate immediatamente il medico!

KAI: Sì, Milord! Presto!

Kai e gli altri servi portano Kristoff all'interno del palazzo, mentre i Lord, ancora inorriditi e senza forze dopo quella terribile notte, riportano i cavalli nelle scuderie.


Il medico di corte arrivò immediatamente al castello e venne scortato dai servi nella stanza di Kristoff. La visita si rivelò più lunga di quanto ci si aspettasse, e questo riempì i Lord e tutti gli abitanti del palazzo di angoscia.

Intanto, la notizia dell'imboscata e del critico stato di salute del Principe di Arendelle aveva sconvolto il popolo a tal punto da farlo riversare nel grande cortile del castello. Ogni persona pregava per il suo Principe, ma la paura e la disperazione crescevano.

Alle tre del pomeriggio, tutti i Lord sono riuniti nello studio della Regina, dove aspettano impazienti e preoccupati notizie di Kristoff.

Il Conte Max e Lord Deverau sono seduti ad osservare il fuoco nel camino, l'unica cosa a far luce nella stanza. Il Duca di Drammen guarda praticamente ogni secondo il suo orologio da taschino. L'ambasciatore Alecto guarda fuori dalla finestra, osservando ad una ad una le persone che si sono radunate nel cortile. Elias fissa il ritratto di Elsa. Stringe gli occhi sul viso della Regina, desiderando che lei possa guardarlo con quegli occhi così pieni di luce, ma così tremendamente glaciali. Ma lei non lo farà mai, pensa rassegnato. E questo vuol dire solo una cosa: continuare.

LORD DEVERAU: Non capisco, perché ci mettono tanto?

La voce spezzata di Lord Deverau fa voltare Elias.

CONTE MAX: Avremmo dovuto fare qualcosa...

DUCA: Qualcosa? E che cosa? Chi poteva immaginare una simile trappola?

Le parole del Duca fanno voltare tutti verso di lui.

CONTE MAX: Cosa volete dire?

DUCA: Quei briganti non hanno attaccato a caso, sapevano benissimo chi fosse Sua Altezza e sapevano che saremmo andati su quella collina. Secondo me, si è trattato di un vero e proprio agguato!

CONTE MAX: Un agguato?

Il Conte Max si alza dalla sedia, spalancando gli occhi. L'ambasciatore Alecto e Elias si scambiano un'occhiata. Il Duca di Drammen alza lo sguardo su Elias.

DUCA: Principe, siete stato voi a vedere quelle creature dall'alto delle mura, come può essere che...

ALECTO: Che cosa volete insinuare, Duca?

Si intromette l'ambasciatore. Il Conte Max prende la parola.

CONTE MAX: Miei Lord, il Principe Elias ci ha mostrato le tracce del passaggio di quelle creature, le abbiamo viste tutti! Eravamo sulla pista giusta! Avremmo potuto trovarli e scoprire dove tengono prigioniera la nostra Principessa se non ci fossimo imbattuti in quei maledetti! Ma soprattutto, se il Principe Elias non fosse intervenuto, a quest'ora avremmo riportato ad Arendelle il cadavere del nostro Principe!

Il Duca di Drammen abbassa lo sguardo, per poi tornare a guardare Elias.

ELIAS: Miei Lord, sono inorridito quanto voi per quello che è successo. Dei maledetti briganti che approfittano della nostra sventura per colpirci non meritano pietà! Per questo ho provveduto a emettere una sentenza di condanna a morte per il brigante che ha osato ferire il Principe Kristoff!

Elias tira fuori dalla giacca della divisa un rotolo di pergamena,chiuso con un sigillo di ceralacca raffigurante uno zaffiro stellato, il simbolo di Trondheim. Il Duca di Drammen la prende, la apre e ne legge il contenuto. Alla fine, la sua espressione fa capire agli altri che il documento è vero. La pergamena viene consegnata ad Alecto, che rivolge un'altra occhiata al suo Principe.

ELIAS: Ora più che mai, è l'unità fra di noi che deve restare forte, o verremmo schiacciati tutti!

Conclude Elias, mentre i Lord annuiscono energicamente. In quel momento, si sente bussare alla porta ed entra il medico di corte.

CONTE MAX: Dottore!

I Lord si avvicinano tutti.

CONTE MAX: Come sta Sua Altezza?

MEDICO: La ferita è molto grave e molto profonda. Se non fossi intervenuto subito, a quest'ora il Principe sarebbe morto. Tuttavia, non ha ancora ripreso conoscenza e la cosa mi preoccupa.

CONTE MAX: Potrebbe... non svegliarsi più?

Il medico abbassa lo sguardo, per poi rispondere.

MEDICO: Ho paura di sì...

I Lord distolgono lo sguardo addolorati.

MEDICO: Mi dispiace.

Il medico si ritira nella stanza che i servi hanno preparato per lui, lasciando i Lord in totale sgomento. Il Conte Max si volta e osserva il ritratto di Elsa. Pensa al dolore che potrebbe provare la Regina nel sapere suo cognato in pericolo di vita e al dolore che proverebbe tutta Arendelle se Kristoff non dovesse farcela. Di una cosa i Lord sono assolutamente certi: se il Principe Kristoff muore, Arendelle morirà con lui.


Angolo dell'autrice:

Ciao ragazzi! =) In questo capitolo (corto, lo so!) i Lord hanno riportato Kristoff, ferito e incosciente, ad Arendelle. Il giovane Principe è in grave pericolo di vita e qualcuno sospetta che l'attacco dei briganti si sia trattato di un agguato. Ma è davvero così? E voi, di chi sospettate?

Allora, io domani parto per il Campo Scuola, perciò per il prossimo capitolo dovrete pazientare un po'... anche perché vi piacerà sicuramente ;)

Ringrazio come sempre tutti voi che leggete, non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni, anche le più pazze (ogni riferimento a ioaz è puramente casuale xD)! A presto, Giulia.

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Capitolo 15
*** 15- Dente Da Latte ***


15- Dente da Latte

15- Dente da Latte

Intanto, Elsa, ignara di tutto quello che succede ad Arendelle, insieme a Jack, Sven e Olaf, sta quasi per lasciare definitivamente le Grandi Montagne.

Lei, Jack, Olaf e Sven avevano trascorso la notte nei boschi delle colline, al riparo dalla vista degli Incubi e, una volta svegli, non si erano fermati un attimo. Da quando aveva trovato Jack, Elsa era più che decisa a trovare le Leggende e riportare a casa sua sorella.

Mentre ancora camminano, Elsa tira fuori dal fagotto che le hanno preparato i Troll due carote e le offre a Sven, che mangia avidamente. La giovane si gira e osserva Olaf che, come sempre, contempla il cielo sdraiato sulla groppa di Sven.


OLAF: Sole caldo su di noi, ci sareste anche voi...


Canticchia Olaf a voce bassa. Elsa sorride debolmente.

Torna a guardare avanti e vede Jack volare giù da un albero. Il ragazzo comincia a muovere il bastone, ricoprendo di neve i rami degli alberi. I rami troppo carichi lasciano cadere la neve a terra con un rumore sordo.

La magia attira l'attenzione di Elsa.

E' incredibile, pensa. Ogni volta che fa una magia scatto come una molla. Lo governa in modo straordinario. Io, invece, sono ancora troppo debole. Elsa si guarda le mani, ma un suono curioso invade le sue orecchie. Elsa alza lo sguardo su Jack.

ELSA: Hai sentito?

JACK: Sentito cosa?

ELSA: Non lo so. Sembrava una piccola voce.

Risponde Elsa, guardandosi intorno. Anche Jack si guarda intorno, ma riabbassa subito lo sguardo.

JACK: Sarà stato il vento...

ELSA: E se fosse qualcos'altro?

JACK: Qualcos'altro tipo cosa? La tua testa?

Jack si volta per continuare a camminare.

Le guance di Elsa si colorano di rosso per la rabbia, le sue mani si chiudono. Ma come si permette? Comincia a roteare le mani formando una palla di neve più grande del normale, per poi scaraventarla su Jack, che cade in avanti. Olaf e Sven, vedendo Jack quasi sepolto dalla neve, cominciano a ridere. Jack si volta.

JACK: Ma sei impazzita?

ELSA: Non osare mai più parlarmi in questo modo, Jack Frost!

Jack si rialza, scrollandosi di dosso la neve.

JACK: Se no che fai? Mi prendi a palle di neve come prima? Io parlo come mi pare, Regina di Ghiaccio!

ELSA: Ah sì?

Elsa comincia a lanciare getti di ghiaccio contro di lui, ma Jack riesce a pararli tutti con facilità grazie al bastone. Jack colpisce Elsa con una palla di neve, facendola cadere, e scoppiando a ridere divertito. Elsa, infastidita, gli lancia contro una stalattite. Jack, colto alla sprovvista, riesce ad evitarla, ma casca giù dall'albero.

Sven e Olaf li osservano a bocca aperta, per poi scambiarsi un'occhiata.

OLAF: Secondo te, dobbiamo fermarli?

Sven fa una faccia confusa.

OLAF: Sì, forse hai ragione.

Conclude Olaf, incrociando le sue braccine ramose. Jack si rialza, scrollandosi di nuovo la neve di dosso e riprendendo il bastone.

JACK: Sei solo un'isterica viziata!

Esclama seccato.

ELSA: Ti faccio vedere io!

Elsa corre verso di lui con il ghiaccio che le brilla fra le mani pronto ad essere scagliato.

Ma prima che possa colpirlo, davanti ai suoi occhi compare un piccolo esserino dalle sembianze di un colibrì, che muove le piccole braccia velocemente e guarda Elsa con i suoi piccoli occhi dall'aria minacciosa, emettendo un versetto curioso, ma molto dolce.

Elsa riconosce il suono che aveva sentito prima, ma è costretta ad indietreggiare perché l'esserino si avvicina sempre di più al suo viso.

JACK: Dente da Latte!

Esclama Jack. L'esserino si volta e con un versetto felice si avvicina a Jack, volandogli sul naso. Jack ride e la prende fra le sue mani.

JACK: Ma come hai fatto a trovarmi?

La piccola sembra rispondergli e Jack la avvicina sorridendo alla sua guancia.

La tenera scena fa sorridere Elsa. Jack accarezza con un dito la testolina di Dente da Latte, poi alza lo sguardo su Elsa.

I loro occhi si incrociano. Jack si accorge del sorriso che curva le labbra di Elsa, e sorride a sua volta. Dente da Latte guarda prima lui e poi lei, per poi pizzicare Jack sulla mano con il lungo beccuccio. Jack abbassa lo sguardo su di lei, ridacchiando.

JACK: Ehi, mi fai il solletico!

Jack solleva la mano e alza di nuovo lo sguardo su Elsa, Olaf e Sven.

JACK: Elsa, Olaf, Sven, vi presento Dente da Latte, una delle tantissime fatine dei dentini che lavorano insieme a Dentolina. Dente da Latte, lui è Sven...

Jack indica Sven e la fatina si posa sulle corna della renna, che la osserva sorridendo. Sven comincia a fare dei buffi versi e Dente da Latte ride divertita.

OLAF: Ciao, fatina!

Saluta Olaf, avanzando.

JACK: Lui è Olaf!

Continua Jack. Dente da Latte risponde al saluto di Olaf posandosi sul suo naso.

OLAF: Quant'è carina! E' come una piccola ape!

Dente da Latte sembra gradire il complimento di Olaf, ma poi lo sguardo della fatina si sposta su Elsa. Vola all'altezza degli occhi di ghiaccio di Elsa e la guarda incuriosita.

JACK: E lei è Elsa.

Elsa allunga la mano e la fatina si posa su di essa.

ELSA: Ciao, piccola. Ma quanto sei graziosa!

Dente da Latte fa quello che sembra essere un piccolo urletto. Elsa ride e le accarezza la testolina con un dito, esattamente come ha fatto Jack. La fatina si alza in volo e volteggia entusiasta intorno a Jack. Elsa sorride.

JACK: A quanto pare le piaci.

La fatina si ferma a mezz'aria e comincia a parlare con Jack.

JACK: Cosa?

Elsa sposta lo sguardo su Jack, ma la sua faccia sembra più confusa della sua. Ad un certo punto, però, Jack spalanca gli occhi, dicendo:

JACK: Davvero?

ELSA: Cosa?

JACK: Dente da Latte, portaci lì!

Esclama Jack, entusiasta. Dente da Latte annuisce energicamente e comincia a tirare il cappuccio della felpa di Jack. Elsa e Olaf si guardano senza capire. Jack si gira verso di loro e fa cenno di seguirlo.

JACK: Coraggio, andiamo!

Elsa, Olaf e Sven cominciano a seguirli. Dente da Latte tira Jack per un dito e li conduce nel punto più oscuro del bosco. Elsa non è tranquilla e comincia a guardarsi attorno.

ELSA: Jack, dove ci sta portando?

Jack si volta verso di lei.

JACK: Fidati di me.

Elsa lo guarda negli occhi e annuisce. Jack le offre la mano sorridendo.

Elsa sposta lo sguardo dalla sua mano tesa agli occhi, per poi allungare la mano e posarla su quella di Jack. Nel momento in cui sente Jack stringerle la mano, Elsa avverte uno strano, caldo e piacevole formicolio alla mano.

Dente da Latte tira ancora Jack, costringendo il gruppo a proseguire.

Jack cammina a testa bassa, sentendosi a disagio. La mano di Elsa si muove nella sua e avverte uno strano calore, un formicolio, come se fosse riuscito a toccare il fuoco. Sente questo calore attraversare tutto il braccio fino ad arrivare al cuore.

Jack, ma che ti prende, si chiede. Cerca di controllarti, capito? Le stai solo tenendo la mano, non significa niente.

I versetti di Dente da Latte interrompono i suoi pensieri. Jack alza lo sguardo e sorride soddisfatto. Si gira verso Elsa.

JACK: Ci siamo!

ELSA: Ma qui non c'è niente.

Dice Elsa guardando davanti a sé.

Dente da Latte attira la sua attenzione e le fa cenno di venire avanti. Elsa guarda Jack, che annuisce e le lascia lentamente la mano. La fatina la precede, per poi fermarsi e girarsi verso Elsa, che guarda confusa Jack accanto a lei. Jack alza la mano e su di essa si posa della sabbia nera. Elsa spalanca gli occhi. La sabbia nera, gli Incubi, Pitch...

Elsa allunga la mano e tocca quel muro di sabbia nera con un leggero tocco delle dita.

Nello stesso momento, la sabbia comincia a ghiacciarsi fino a formare un grande fiocco di neve. Elsa, Jack, Olaf e Sven sono a bocca aperta.

Elsa, vedendolo, ricorda il grande fiocco di neve dal quale ha creato il suo palazzo di ghiaccio.

Sulla mano della giovane, ancora tesa, si posa quella di Jack.

Quel piccolo contatto li fa voltare entrambi, facendoli perdere uno nello sguardo dell'altra. Jack risente di nuovo quello strano calore arrivargli al cuore. Elsa, invece, sente le guance avvampare di rossore. Olaf li guarda sorridendo, ma poi il suo sguardo è attirato da qualcos'altro.

OLAF: Guardate!

Jack e Elsa sbattono le palpebre, come se si fossero appena svegliati da un sogno, e tornano a guardare il fiocco di neve davanti a loro.

Il fiocco di neve, che da azzurro è diventato di un bellissimo colore rosso, comincia a sparire fino ad aprire un varco in quel muro di oscurità. Ai piedi di Elsa compare una luce. La giovane guarda sorpresa quello spiraglio di luce, per poi guardare davanti a sé e attraversare il varco. Una volta fuori, però, Elsa si copre gli occhi con la mano accecata da una forte luce.

Quando riapre gli occhi, quello che vede davanti a sé la lascia senza parole: un campo di grano illuminato dalla forte luce di uno sgargiante sole, che illumina un bellissimo cielo azzurro senza nuvole. Elsa sente il vento accarezzarle il viso e sfiorarle i capelli. Il canto degli uccelli risuona nell'aria.

ELSA: Non posso crederci!

Esclama Elsa, felice. Olaf, accanto a lei, comincia a urlare, tenendosi la testa fra la mani.

OLAF: Evviva, abbiamo ritrovato il sole!

Olaf comincia a correre in mezzo alle tante spighe dorate, seguito da Sven e Dente da Latte. La renna comincia a saltellare, strappando anche qualche stelo con la bocca e le corna. Olaf canticchia e saltella felice. Elsa li osserva ridendo.

JACK: Sei molto bella quando ridi.

Elsa smette di ridere e si volta verso Jack, che le sorride. Il ragazzo si alza in volo e comincia a fare acrobazie a mezza aria, ridendo divertito. Scuotendo il bastone, fa nevicare su Sven, Olaf e Dente da Latte. Olaf alza le braccia ramose al cielo, Sven tira fuori la lingua assaporando i fiocchi di neve, provocando la risata di Jack, che viene poi raggiunto in volo da Dente da Latte.

Elsa lo guarda sorridendo, ma decide di divertirsi un po' anche lei: rotea le mani fino a formare una palla di fiocchi di neve e la lancia in aria, facendola scoppiare davanti a Jack, che cade sulle spighe. Elsa ride insieme ad Olaf e Sven. Jack riemerge dalle spighe, ridendo a sua volta. Si passa la mano nei capelli per togliere gli steli che si sono impigliati. Dente da Latte gli vola sulla guancia, accarezzandolo con il capino. Jack si avvicina ad Elsa.

JACK: Bè, adesso sì che Pitch avrà difficoltà a trovarti! Soltanto pochi giorni di cammino e arriveremo a Capo Nord, il Mar Glaciale Artico e da lì dritti fino ai Guardiani!

OLAF: Sì!

Jack e Elsa abbassano lo sguardo su Olaf, che saltella felice. Si avvicina e prende per mano Elsa.

OLAF: Su, andiamo! Anna, stiamo arrivando! A noi due, Uomo Carbone!

Olaf tira un po' Elsa per la mano, poi comincia ad incamminarsi in mezzo al campo, seguito da Sven, mentre Jack si avvicina di nuovo ad Elsa, ridendo.

JACK: Uomo Carbone?

ELSA: Ammetterai che sembra un carbone vivente!

JACK: Non ci avevo mai pensato! Pitch... un carbone!

Jack e Elsa ridono insieme. Quando le risate finiscono, i loro sguardi si incrociano di nuovo.

Non ho mai visto un sorriso più bello del suo, pensa Jack. E' così bella quando ride, è come se ogni volta non vedesse l'ora di farlo.

Ehi, frena, frena Jack, ma che miseriaccia stai pensando? Ma sei fuori di testa davvero, allora!

OLAF: Ehi, voi due, volete venire o no?

Urla Olaf da lontano, riportando Jack alla realtà. Sven fa un lungo verso in direzione dei due ragazzi, che si voltano nello stesso momento. Jack si scansa e allunga il braccio in avanti.

JACK: Dopo di voi, Regina di Ghiaccio.

Elsa, a sentire il solito soprannome, stringe per un po' gli occhi verso Jack, senza però smettere di sorridere. Lei lo precede e insieme a Sven, Olaf e Dente da Latte continuano il viaggio, lasciandosi alle spalle l'oscurità di Pitch e ritrovando quel sole che Elsa vuole far ritornare ad Arendelle.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! Sono tornata! =) Il Campo Scuola Diocesano è una magnifica esperienza, dalla quale i miei legami, ma soprattutto la mia fede, sono usciti ancora più rafforzati. E proprio per questo dedico questo capitolo a tutte (nessuna esclusa!) le persone che mi sono state vicino, a cui ho dato e da cui ho ricevuto in questi 4 giorni.

Ma, nel tempo trascorso a Capracotta, non mi sono affatto dimenticata di voi ;)

In questo capitolo, Elsa, Olaf e Sven hanno conosciuto Dente da Latte, la dolce e fedele fatina dei dentini tanto legata a Jack. Grazie a lei, i nostri eroi sono riusciti ad uscire dal buio creato da Pitch e a ritrovare il sole. E ora che succederà?

#CasoMai vi dico grazie, a tutti tutti tutti xD Vi aspetto al prossimo capitolo e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! Un abbraccio, Giulia. =)

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Capitolo 16
*** 16- Oggi o mai... ***


16- Oggi o Mai...

16- Oggi o mai...

Intanto, nella Rocca Oscura dell'Uomo Nero, Anna viene di nuovo portata al cospetto di Pitch.

L'Uomo Nero, seduto su un trono di pietra nera dalla forma di un sole, la osserva con uno sguardo a metà tra il maligno e l'annoiato.

Anna viene scaraventata a terra dall'Incubo alle sue spalle. L'impatto violento con il pavimento nero e freddo le fa salire le lacrime agli occhi.

Ricaccia indietro le lacrime, Anna, prova a darsi coraggio la giovane Principessa. Devi essere più forte di tutto questo. Fallo per Elsa. Fallo per Kristoff.

Dopo non sa quanto, riesce a sollevare lo sguardo, incontrando gli occhi ambrati di Pitch.

L'Uomo Nero si alza e viene avanti, guardando i suoi Incubi.

PITCH: Allora, cosa avete visto di così importante da farvi smettere di cercare la Regina di Ghiaccio?

Gli Incubi, emettendo dei forti nitriti, si mettono in cerchio intorno al piccolo globo illuminato da piccole lucine al centro della sala. Lo guardano fisso con i loro occhi gialli e vuoti e all'interno del globo si forma un'immagine. L'immagine di una fatina. Pitch si avvicina e guarda l'immagine con aria confusa.

PITCH: Una fatina dei denti...

Un nitrito e la scena cambia.

La fatina si posa sulla mano di qualcuno. La mano di Elsa.

ANNA: Elsa!

Esclama Anna, tentando di alzarsi e avvicinarsi di più al globo. Pitch, però, la spinge indietro con una mano, facendola cadere.

Anna rialza la sguardo e guarda di nuovo l'immagine di sua sorella, che cambia nuovamente, mostrandola in compagnia di un ragazzo con i capelli bianchi, più chiari di quelli di Elsa, gli stessi occhi di ghiaccio e un sorriso pieno di gioia. Pitch spalanca gli occhi, per poi stringerli furioso.

PITCH: Jack Frost...

Nella voce di Pitch si avverte tanto disprezzo. Anna continua a guardare la figura accanto alla sorella, chiedendosi chi sia e perché sia con lei.

PITCH: Avrei dovuto immaginare che ci fosse lui dietro gli attacchi ANDATI IN FUMO!

Esclama Pitch, scaraventando con violenza una palla di sabbia nera all'interno del globo.

Anna, spaventata, si copre le orecchie con le mani e abbassa la testa. Sente la sabbia nera posarsi sulla sua veste grigia e strappata. Quando rialza lo sguardo, vede che all'interno del globo non c'è più nessuna immagine. Sente le lacrime prepotenti risalire ai suoi occhi.

ANNA: Elsa...

In quel momento, Anna sente un dolore atroce alle mani. Un dolore talmente forte che non può trattenersi dall'urlare. Vorrebbe tanto maledire la causa di quel dolore, ma non riesce a pensare a niente. Uno schiocco di dita e l'atroce stretta delle catene si allenta. Anna si sfiora i polsi, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Pitch non batte ciglio. Si tocca il mento con la mano destra.

PITCH: Quella piccola palla di piume da cuscino mi è stata di grande aiuto, e credo proprio che mi sarà ancora utile per il mio ingegnoso piano. Come tutte le sue piccole sorelline, d'altronde...

Dice ridacchiando.

Anna stringe gli occhi verso di lui. Detesta la sua risata.

L'espressione di Pitch si inasprisce.

PITCH: Ma non posso permettere che i Guardiani e quello stupido ragazzino di Frost si mettano di traverso e mi rovinino i piani...

ANNA: Cosa c'è, hai paura adesso?

Pitch si volta verso di lei e le rivolge uno sguardo truce.

ANNA: Mia sorella è ancora viva e non è sola. Non riuscirai mai a fermarla!

Il volto contratto di Pitch comincia a rilassarsi.

Questa ragazzina è più coraggiosa di quanto credevo, pensa. Non si stanca mai di sfidarmi. Però, devo ammettere che ammiro molto questa sua qualità. Se potessi portarla dalla mia parte, non si fermerebbe davanti a niente.

Un momento... dalla mia parte, eh? Oh, Anna, ma tu potresti odiare tua sorella.

Un sorriso maligno si allarga sul viso dell'Uomo Nero.

PITCH: Mia cara Principessa, siamo solo a metà del mio piano. Il meglio deve ancora venire!

Ride ancora Pitch, alzando gli occhi al cielo.

ANNA: Perché fai tutto questo? Che cosa speri di ottenere così?

Pitch smette di ridere e torna a guardare Anna. Rotea gli occhi, infastidito da quella domanda che la Principessa gli ha rivolto già più di una volta.

PITCH: Che cosa spero di ottenere?

Ripete Pitch, per poi voltarsi e sedersi sul suo trono.

Gli Incubi compaiono alle spalle del trono e puntano i loro occhi vuoti su Anna.


PITCH: L'oscurità, la madre mia,

lei mi ha creato e adesso sono proprio qua.

Le sue follie, le sue magie,

paure, vizi e misteri

nasconderà.


Intorno a lui, le ombre si allungano e si muovono.


PITCH: Nel buio, nel ghiaccio,

TUTTO sprofonderò,

il potere a me, soltanto a me...

Follia! Paura!

LA SORTE è strana,

il desiderio muta in odio dentro me.

Delle Leggende, no, io NON accetterò

il potere che vorrei fosse solo mio!


Pitch si alza dal trono, mentre gli Incubi si impennano e galoppano intorno a lui, sparendo e riapparendo nell'ombra. Le ombre danno vita ad una danza che fa rabbrividire Anna.


PITCH: Oggi o mai, oggi o mai!

Oggi o mai, oggi o mai!

Le strapperò il potere io,

al cuore suo può dire addio,

ti ucciderò, no!

Ti ferirò, come fa lei!

La tua indifferenza, Elsa pagherai!


Pitch avanza verso Anna, che striscia all'indietro ad ogni suo passo. Riesce ad alzarsi e prova a scappare via da quella sala, ma le catene la trattengono. Anna le tira, vuole spezzarle una volta per tutte, ma è tutto inutile. Pitch accarezza il dorso a due Incubi, guardandola fisso.


PITCH: L'oscurità, materia mia,

ed è col freddo che io vorrei poter regnar!

E l'Uomo Nero sa,

non più si nasconderà!

Adesso che per lei brucerà l'inferno!

Oggi o mai, oggi o mai!

Oggi o mai, oggi o mai!


Le ombre consegnano a Pitch una delle catene e l'Uomo Nero la tira fino a costringere Anna ai suoi piedi. Le prende il viso con una mano e la fissa ancora, ma stavolta con uno sguardo ancora più minaccioso.


PITCH: La Regina combatterà,

ma la mia tempesta non fermerà!

Ti ucciderò, no!

Ti ferirò, come fa lei!

La tua indifferenza, Elsa pagherai!


Anna si libera dalla stretta di Pitch e lo guarda con disprezzo.


ANNA: Questo mai!

PITCH: Il cuore grida!

ANNA: Questo mai!

PITCH: E' una bestemmia in me!

ANNA: Questo mai!

PITCH: Glielo strapperò io!

ANNA: Questo MAI!

PITCH: Assurdo amore il suo!


Pitch, insensibile alle grida di Anna, continua la sua tortura, facendo stringere le catene. Anna, stavolta, riesce a resistere e a non urlare.


PITCH: Solo una parola è l'amore, ah!

E' il giorno del terrore!

Ti troverò, Elsa,

TI UCCIDERO', ELSA!

Lo giuro a me,

il mondo saprà che chi mi sfida cadrà!


Gli Incubi si impennano e emettono i loro nitriti stridenti, costringendo Anna a coprirsi le orecchie e a stringere gli occhi. Quando li riapre, sente Pitch dare un'ordine agli Incubi:

PITCH: Trovateli e togliete di mezzo Frost!

Gli Incubi nitriscono ancora, come se volessero dare una risposta affermativa. Ma Ptch non ha ancora concluso:

PITCH: Ma la Regina di Ghiaccio è mia!

Solo a quel punto, gli Incubi si lanciano fuori dalle mura della Rocca Oscura. Anna li osserva allontanarsi, impotente, mentre Pitch si lascia andare a una lunga e malvagia risata. Elsa, ti prego, fa' attenzione...


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! =) Ancora non ci credo: 20 preferiti, 6 ricordati e 30 seguiti, per non parlare delle meravigliose recensioni che mi lasciate, grazie grazie grazie! =D

A grande richiesta, ho inserito la canzone del cattivo: per trovare la canzone giusta, ho provato ad ascoltare varie opzioni guardando alcuni video su Pitch, e Oggi o Mai dal musical Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo (mi ripeto, ma ve lo consiglio, è stupendo!) gli stava veramente bene addosso! Di questa canzone ci sono due versioni: una live dell'Arena di Verona e quella cd, aiuto enorme per adattare il testo! Fatemi sapere che ne pensate ;)

Comunque, Pitch ora sa che Elsa è insieme a Jack e che la giovane Regina vuole chiedere aiuto ai Guardiani, ma lui non ha intenzione di farsi rovinare i piani... Che cosa ha in mente ancora l'Uomo Nero? Per scoprirlo, non vi resta che continuare a leggere, aspetto le vostre recensioni e ci vediamo al prossimo capitolo, ciao! =) Giulia.

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Capitolo 17
*** 17- Ricominciare (parte 1) ***


17- Ricominciare (parte 1)

17- Ricominciare (parte 1)

Il sole è tramontato e ha lasciato posto alle stelle in cielo.

Elsa e Olaf osservano il cielo stellato come se non lo avessero mai visto prima, soffermandosi su ogni stella. Ma poi, nel cielo compare qualcos'altro: una lunghissima aurora boreale che spezza il blu del cielo con un colore verde talmente intenso da illuminare tutto il bosco.

Olaf, sdraiato sul dorso di Sven, alza un braccino ramoso e la indica alla sua amica renna.

OLAF: Sven, guarda: si è svegliato il cielo.

La renna fa un verso compiaciuto mentre alza gli occhi al cielo.

Jack sorride alla tenera scena e scambia un'occhiata complice con Dente da Latte. Alza gli occhi e osserva anche lui l'aurora.

ELSA: Si è svegliato il cielo.

Jack sorride nel sentirlo dire anche da Elsa, ancora di più quando la vede sorridere al suo fianco.

JACK: Che significa questa frase?

Chiede curioso il ragazzo. Elsa abbassa lo sguardo su di lui.

ELSA: Io e Anna la dicevamo sempre da bambine. Ricordo che ogni volta che la guardavamo insieme ai nostri genitori e dicevamo: si è svegliato il cielo, subito dopo la mamma e Anna mi chiedevano di far nevicare per poter giocare e fare un pupazzo di neve tutti e quattro insieme.

Jack la ascolta interessato, ma alla parola “genitori” avverte una fitta di dolore al petto. Sente le lacrime salire e inumidire i suoi occhi di ghiaccio, costringendolo ad abbassare lo sguardo.

Per la prima volta nella sua lunga vita da immortale, i ricordi del suo passato riaffiorano prepotentemente, dopo quasi trecento anni in cui era riuscito a rinchiuderli in una piccola scatola, lontano dalla sua testa e dal suo cuore. I suoi genitori, sua sorella, la sua casa: tutte cose che aveva perso e che mai sarebbero tornate.

ELSA: Sai, quando penso a quei momenti insieme a loro è come se non fosse cambiato niente.

La voce di Elsa riscuote Jack dai suoi pensieri. Il ragazzo ricaccia indietro le lacrime e si gira verso di lei, ma stavolta è lei ad avere un'aria triste dipinta sul volto.

ELSA: Invece... è cambiato tutto.

Jack non capisce il perché della sua tristezza.

In quel momento, si rende conto di non sapere nulla di quella ragazza dai poteri simili ai suoi.

Si rende conto di non aver mai parlato veramente con lei, malgrado il desiderio di conoscerla meglio fosse forte fin dal primo momento che l'aveva vista.

Si rende conto di averla chiamata “Regina di Ghiaccio” solo perché finora Elsa aveva mostrato una corazza, un muro di austerità e compostezza che impediva a chiunque di ferirla ancora di più di quanto non fosse già ferita.

Nei giorni passati, Jack aveva imparato a riconoscere le sue espressioni di imbarazzo, di fastidio, aveva visto il suo sorriso e aveva ascoltato il suono della sua risata. La prima volta che si erano visti erano stati i suoi singhiozzi spaventati e bisognosi di aiuto a farlo restare.

Ma ora, in quel momento, non riesce a comprendere la ragione di tanta tristezza.

Elsa fa un respiro profondo e risolleva lo sguardo, notando quello confuso di Jack. Il ragazzo abbozza un sorriso, per poi tornare ad osservare l'aurora nel cielo.

JACK: I Guardiani mi stanno cercando.

Sussurra Jack.

ELSA: Come lo sai?

JACK: L'aurora è il nostro richiamo. Ogni volta che uno di noi ha bisogno degli altri, questa compare nel cielo. E siccome sono via da molto, mi stanno sicuramente cercando.

ELSA: Allora dobbiamo affrettarci.

JACK: Meglio di no. Sven mi sembra troppo stanco per un viaggio notturno.

Elsa guarda Sven, che guarda l'aurora sopra di loro sorridendo. Olaf sbadiglia.

ELSA: Forse hai ragione.

Conclude Elsa. Jack spalanca gli occhi.

JACK: Ho sentito bene? Mi state dando ragione, Regina di Ghiaccio?

ELSA: La finisci di chiamarmi così?

Elsa si volta verso Jack, fingendo di essere infastidita, ma finisce col sorridere. Anche Jack sorride.

ELSA: Va bene, ti sto dando ragione, ma non farci l'abitudine, Jack Frost!

Ammette Elsa alla fine.

Jack ridacchia e, appoggiandosi al suo bastone, la osserva mentre raggiunge Olaf e Sven. La renna tira Elsa fino a raggiungere un castagno dal tronco forte e Olaf scivola giù dal suo dorso, dicendo che è il posto perfetto per dormire.

Jack vola nella loro direzione e li raggiunge. Alza gli occhi al cielo. Almeno è un posto riparato, pensa. Dopo aver acceso un piccolo fuoco, Elsa slega dalla sella di Sven un fagotto e lo apre, mostrandone il contenuto.

OLAF: SI MANGIA!

Olaf si fa avanti con la sua vocetta acuta, facendo sorridere Jack, stesosi di pancia su uno dei rami più alti del castagno, proprio sopra gli altri tre. Sven prova a mordere il naso del pupazzo di neve, che fa un saltello all'indietro divertito. Elsa ride.

ELSA: Si divide, vero Sven?

La renna fa sì con la testa, poi avvicina il muso alla guancia di Elsa, che lo accarezza sorridendo.

Jack, dall'alto del ramo e con Dente da Latte poggiata sulla sua spalla, osserva la scena con il viso poggiato sulla mano chiusa a pugno.

Elsa si volta e alza lo sguardo su di lui, che non appena incrocia lo sguardo ghiacciato della ragazza si solleva, mettendosi in ginocchio.

ELSA: Tu non hai fame?

Gli chiede lei, mostrandogli la frutta che ha nella mano. Jack scuote la testa.

ELSA: Sicuro?

Lui annuisce. Elsa alza la mano carica di frutta in su.

ELSA: E tu, Dente da Latte?

La fatina scambia prima un'occhiata con Jack, quasi volesse chiedergli il permesso. Lui annuisce e la fatina, contenta, gli pizzica dolcemente la guancia. Vola giù dal ramo e si posa sulla mano di Elsa, che subito le accarezza dolcemente la testolina piumata.

Elsa rialza di nuovo lo sguardo e rivolge un sorriso a Jack.

Non appena si gira, Jack abbassa lo sguardo, confuso.

Quella sensazione di calore che aveva già avvertito torna a farsi sentire nel suo cuore. Lo sente battere ad una strana velocità, tanto da fargli venire il fiato corto.

E basta, pensa. Smettila, Jack.

Si stende di schiena sul ramo e si porta il cappuccio sulla testa. Si porta la stoffa fin sugli occhi, sospirando rassegnato. Basta, ma che miseriaccia mi prende?


Qualche ora dopo, Jack, ancora sveglio, si leva il cappuccio dalla testa e guarda in basso.

Il fuoco si è ormai spento. Olaf dorme sulla groppa di Sven, aprendo e chiudendo la bocca in un russare senza suono. Il che fa coprire la bocca con una mano a Jack, sul punto di scoppiare a ridere.

Lo sguardo del giovane Guardiano viene però catturato da Elsa, che dorme serena con la testa adagiata su una delle radici del castagno, mentre Dente da Latte dorme posata sulla sua spalla.

Jack, facendo attenzione a non fare rumore, scende dal ramo e si mette accanto a lei. Si solleva su un gomito e la osserva ammirato.

Mio Dio, quant'è bella, pensa. E' bella da impazzire.

I suoi lineamenti così delicati, la pelle candida come la neve appena caduta, le ciglia lunghe delle palpebre che adesso mi nascondono quegli occhi così azzurri, così uguali ai miei.

Mi incanto a guardare le sue labbra sottili, più rosse delle rose di un giardino fiorito, e in un momento sono assalito da mille perché.

Perché sono qui, così deciso ad aiutarla?

Perché improvvisamente il mio passato sta tornando a galla nella mia testa, dopo che avevo giurato di dimenticare?

Ma soprattutto, perché ora sono qui, a guardarla dormire, a desiderare che mi guardi ancora con quegli occhi di ghiaccio vivi e pieni di luce, a desiderare che mi rivolga ancora un sorriso, come ha fatto prima? Perché sto desiderando le sue labbra?

Mi tengo la testa fra le mani, questi pensieri mi martellano e mi confondono.

Fino a ieri pensavo che io e lei fossimo due universi a parte, adesso che cosa è cambiato?

Torno a guardarla e mi lascio sfuggire un sospiro che ho trattenuto fin troppo. La vedo agitarsi nel sonno e stringere le labbra per un momento. Sento un brivido corrermi su per la schiena, il respiro farsi più corto di prima. Allungo la mano e, tremando, le sfioro una guancia rosea.

In un attimo, è come se una scossa fortissima mi attraversasse la mano, il braccio e arrivasse al mio cuore impazzito.

I miei pensieri vengono di nuovo sconvolti dai ricordi del passato, ricordi di qualcosa che non sono riuscito a proteggere, ricordi di qualcosa che mi hanno crudelmente strappato. Un velo di lacrime mi annebbia la vista.

Con un sospiro, ricaccio indietro le lacrime e riposo lo sguardo su Elsa. Non posso permettere che anche lei soffra quello che ho sofferto io, non lo permetterò mai.


Un debole raggio di sole si posa sul viso di Jack, che apre gli occhi lentamente.

Avrei giurato di aver dormito su quel ramo lassù, non sull'erba, pensa passandosi una mano sulla faccia.

Si volta e vede Elsa, ancora addormentata. Jack, sollevandosi, ricorda di averla ammirata per tutta la notte. Si alza in piedi e, raccogliendo il bastone con il piede, se lo porta in spalla e vola sul ramo.

Elsa si sveglia e sorride sentendo i raggi del sole scaldarle il viso. Abbassa lo sguardo sulla sua spalla e vede Dente da Latte fare un lungo sbadiglio.

ELSA: Buongiorno, piccolina!

Dente da Latte risponde al suo saluto strofinando la testolina sulla guancia di Elsa, che sorride.

ELSA: Ehi, mi fai il solletico!

La fatina si posa di nuovo sulla sua spalla. Elsa si alza in piedi e si stiracchia.

JACK: Buongiorno, Regina di Ghiaccio.

Jack sbuca alla sinistra di Elsa, che si volta spaventata, portandosi una mano al cuore. Sorride nel vedere Jack a testa in giù, aggrappato al ramo con le gambe lunghe.

ELSA: Buongiorno, Jack.

Lui le sorride e Elsa, imbarazzata, si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

JACK: Dormito bene?

ELSA: Sì, tu?

C' eri tu accanto a me, non ho mai dormito così bene, vorrebbe risponderle.

JACK: Ah... sì, anch'io.

Elsa abbassa lo sguardo, sorridendo. Vuole nascondere il leggero rossore che ha colorato le sue guance.

Comincio a pensare che forse siamo partiti con il piede sbagliato, pensa. Oddio, per me rimane il solito insopportabile sbruffone, però sembra che abbia cominciato a prendere seriamente il fatto che ho bisogno del suo aiuto. Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa di più su di lui e allo stesso tempo riuscire a raccontargli di me. Insomma, fidarci l'uno dell'altra...

JACK: Ci rimettiamo in marcia?

Elsa annuisce. Jack si stacca dall'albero e posa finalmente i piedi a terra. E' così bella, pensa il ragazzo, incrociando di nuovo i suoi occhi.

OLAF: Ehm ehm... non dovevamo rimetterci in marcia, noi?

Jack e Elsa si voltano nello stesso istante.

Olaf, Sven e Dente da Latte li guardano inarcando le sopracciglia. Dente da Latte vola e si posa sulla spalla sinistra di Jack, incitandolo a proseguire la marcia tirandogli il cappuccio della felpa.

JACK: Ok, va bene, andiamo!

OLAF: Bene bene bene!

Esclama Olaf, salendo in groppa a Sven. Jack allunga il braccio in avanti e guarda Elsa.

JACK: Prego.

Elsa gli sorride ancora e, dopo avergli fatto un elegante cenno con la testa, lo precede raggiungendo Sven e Olaf. Jack rimane immobile, con gli occhi fissi su di lei.

Dente da Latte, notando la sua espressione, comincia a pizzicargli la guancia con il suo beccuccio. Jack si ritrae, infastidito.

JACK: Ok, ok, mi muovo!

La fatina prova a non ridere. Jack la guarda scuotendo la testa, poi raggiunge il resto del gruppo.


Dopo aver camminato tutto il giorno, Jack, Elsa e i loro amici avevano finalmente raggiunto i fiordi perennemente bloccati e coperti dal ghiaccio.

I due ragazzi si guardano attorno, ammirando il paesaggio innevato, colorato dalle luci del tramonto. Intorno a loro regna il silenzio assoluto.

Elsa, seduta sulla groppa di Sven, abbassa lo sguardo su Olaf, addormentato accanto a lei. Il pupazzo di neve dorme con la bocca aperta.

JACK: Ma dorme sempre così?

Chiede Jack, che guarda divertito Olaf. Elsa sorride, poi gli chiede:

ELSA: E' ancora molto lontano il Capo Nord?

JACK: Non molto, pochissimi giorni e ci arriveremo.

ELSA: E il mare? Come faremo ad attraversarlo?

JACK: E' coperto dal ghiaccio. Ce la faremo, vedrai.

Jack e Elsa si sorridono a vicenda. E Sven sembra rendersene conto, tanto da guardare in modo strano Jack.

JACK: E tu che hai da guardare, renna?

Gli chiede il ragazzo, con il suo solito tono canzonatorio. Sven buffa, ma dei rumori ovattati giungono alle sue orecchie.

ELSA: Cosa c'è, Sven?

Chiede Elsa, piegandosi su di lui. La renna continua a muovere le orecchie per sentire meglio. Un rumore più vicino costringe Jack a voltarsi e ad alzare il bastone. Accanto ad Elsa, Olaf sbadiglia.

OLAF: Ehilà, che succe...

Inizia Olaf, alzando un po' troppo la voce, ma Jack gli tappa la bocca con la mano, facendogli spalancare gli occhi.

JACK: Zitto, Olaf, cerco di sentire!

OLAF: Ma io non sento niente...

Ribatte Olaf, parlando dentro la sua mano.

JACK: Shhh...

Jack continua a guardarsi intorno, pronto a congelare chiunque si avvicini.

Ma all'improvviso, qualcosa colpisce Sven alle spalle, facendolo impennare con un grido spaventato e stridente. Elsa, colta di sorpresa, non fa in tempo ad aggrapparsi alle corna della renna e cade all'indietro sulla neve.

OLAF: Elsa!

Jack, vedendola a terra, si inginocchia accanto a lei. Elsa si tocca la testa.

ELSA: Ma cosa...

Elsa non riesce a concludere la frase.

Davanti a loro, camminando a grandi falcate e sbuffando minacciosi, ci sono gli Incubi.

Elsa e Jack spalancano gli occhi. Come hanno fatto a trovarci, si chiede il ragazzo alzandosi e puntando il bastone contro di loro.

JACK: Elsa, corri!

Un violento getto di ghiaccio esce dal bastone di Jack, colpendo gli Incubi. Elsa ne approfitta e comincia a correre, seguita da Sven e Olaf. Jack colpisce ancora gli Incubi con il ghiaccio, per poi volare via. Gli orrendi cavalli neri, però, gli corrono dietro e cercano di colpirlo con delle frecce di sabbia nera. Il ragazzo, però, riesce ad evitarle tutte volando.

ELSA: Jack!

JACK: Corri!

Jack prende la mano di Elsa e comincia a correre a perdifiato per le rocce ghiacciate del fiordo. Olaf, sulla groppa di Sven, vede che gli Incubi ancora li seguono.

OLAF: Occhio, questi non mollano! Aiuto!

Olaf si abbassa ed evita una palla di sabbia nera tirata contro di lui. Sven comincia a correre più veloce. I nitriti degli Incubi si fanno più forti, costringendo Jack a voltarsi.

Tutti gli Incubi si uniscono e formano un unico grande mostro di sabbia nera.

Il ragazzo ferma la corsa e si mette davanti ad Elsa. Stringe gli occhi in una fessura e scaraventa addosso al mostro una pioggia di stalattiti.

Il mostro, però, riesce a spezzarle tutte e continua a venire avanti.

Jack continua il suo attacco, ma è inutile: il mostro è troppo forte. Elsa ha un'idea.

ELSA: Jack, fatti da parte!

Esclama Elsa, facendo voltare Jack.

JACK: Cosa? No!

ELSA: Non discutere, fa' come ti dico!

Elsa alza le mani e lancia sul mostro una forte tempesta di ghiaccio e neve.

Il mostro, completamente intrappolato in quella gelida morsa, comincia a muoversi senza controllo cercando di uscirne.

Jack non crede ai suoi occhi, ma il vento troppo forte lo costringe ad alzare la mano per ripararsi la vista. Dente da Latte si nasconde nel suo cappuccio. Olaf, per paura di essere spazzato via dal furioso e gelido vento scatenato da Elsa, si aggrappa stretto alle corna di Sven.

Elsa continua a spingere il suo potere contro il mostro. Le stalattiti riescono ad accecare il mostro, che urla dal dolore. Elsa stringe lentamente le mani a pugno, richiamando verso di sé il freddo, ma in quel momento i poteri smettono di risponderle.

ELSA: Oh no!

JACK: Elsa!

Il richiamo di Jack le fa alzare lo sguardo.

Il mostro, in preda al dolore, alza il suo enorme piede di sabbia nera per poi sbatterlo a terra con una violenza inaudita.

La terra comincia a tremare, fino a che non iniziano a formarsi delle crepe, prima piccole, poi sempre più profonde. Jack, vedendole, spalanca gli occhi.

JACK: Corri!

Jack prende Elsa per mano e cominciano a correre, seguiti da Sven e Olaf.

La terra comincia ad aprirsi in un enorme burrone che inghiotte il gigantesco Incubo. Le crepe arrivano fin sotto i piedi dei due ragazzi e della renna, che aumenta subito la sua corsa.

Sven nota però che le crepe si fermano in un punto fino ad aprire un altro burrone. Volta la testa e riesce ad attirare l'attenzione di Jack, che guarda nella stessa direzione della renna. Jack stringe più forte la mano di Elsa. Il crepaccio davanti a loro si allarga sempre di più. Ci siamo, pensa Jack.

JACK: Ora, Sven, ora!

Arrivati sul ciglio del crepaccio, Jack e Elsa riescono ad aggrapparsi a Sven prima che la renna spicchi un salto enorme. Olaf urla vedendo il vuoto sotto di sé.

Sven riesce per un pelo ad arrivare dall'altra parte del crepaccio, ma non riesce a mettere bene le zampe a terra e rotola sulla neve.

Jack perde la presa su Sven e finisce contro un albero, battendo la testa.

In quel momento, la furia del vento si placa.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Già immagino che qualcuno di voi stia dicendo: ah, rieccola finalmente a degnarci di un nuovo capitolo! Lo so, sono in ritardo e sono imperdonabile, ma questo capitolo è molto lungo, perciò ho dovuto dividerlo nel modo giusto! In più, ci si è messo anche lo studio di mezzo, quindi chiedo umilmente perdono =)

Comunque, Jack e Elsa hanno capito di aver iniziato con il piede sbagliato il loro rapporto e di non sapere niente l'uno dell'altra. Jack, dal canto suo, sembra essere sempre più attratto da Elsa, ma dei ricordi lontani stanno cominciando a tormentarlo...

Inoltre il loro viaggio sta cominciando a farsi sempre più insidioso. Cosa succederà dopo questo enorme salto? Lo scoprirete solo nella seconda parte del capitolo, perciò vi aspetto curiosa di leggere le vostre recensioni stratosferiche e vi ringrazio ancora tutti! Un saluto da Giulia =)

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Capitolo 18
*** 17- Ricominciare (parte 2) ***


17- Ricominciare (parte 2)

17- Ricominciare

Il tramonto del sole illumina di nuovo il fiordo.

Sven riesce a fatica a rimettersi in piedi e si scrolla la neve di dosso, facendo cadere anche Olaf.

OLAF: Ahia!

Sven raggiunge Jack, che riprende conoscenza. Il ragazzo si rialza, ancora intontito dalla forte botta alla testa e recupera il suo bastone. Si tocca la testa facendo una smorfia di dolore.

JACK: Ah... Dente da Latte, tutto ok?

Chiede Jack alla fatina, che si stringe tremante nel cappuccio di Jack. Dente da Latte risponde di sì e annuisce. Jack alza lo sguardo, ma non trova Elsa. Oh, no, pensa allarmato.

JACK: Elsa!

L'eco della voce di Jack risuona per tutto il fiordo. Nessuna risposta.

Jack sente il cuore perdere un battito, il fiato farsi sempre più corto.

JACK: ELSA!

OLAF: Jack, dov'è Elsa?

Olaf si avvicina al ragazzo, guardandosi attorno spaventato.

JACK: ELSA!

ELSA: JACK!

Un grido alle sue spalle fa voltare Jack, che corre verso il crepaccio.

Si ferma giusto in tempo sul ciglio del crepaccio e sotto di lui vede Elsa, aggrappata con una sola mano ad uno sperone di roccia. Lei alza lo sguardo su di lui, gli occhi pieni di paura.

JACK: Elsa!

ELSA: Jack, aiutami!

JACK: Prendi la mia mano!

Jack allunga la mano verso di lei. Elsa allunga il braccio, ma riesce soltanto a sfiorare le dita di Jack. Prova a mettere il piede su un altro sperone e stavolta riesce a prendere la mano di Jack.

Ma nel momento in cui prova a darsi forza verso l'alto, il suo piede scivola.

In un attimo Jack sente il suo petto battere violentemente contro il suolo, mentre Elsa scivola più in basso, urlando spaventata.

JACK E OLAF: Elsa!

Jack rafforza la stretta sulle mani e sui polsi di Elsa e comincia a tirarla forte. Lei cerca, invano, di riaggrapparsi alle rocce.

JACK: Forza, Elsa, puoi farcela!

Sven si avvicina, prende Jack sulle corna e comincia ad indietreggiare. Olaf saltella ridendo.

OLAF: Ahah, bravissimo Sven!

Sven continua ad indietreggiare finché non vede Elsa emergere dal crepaccio.

Jack non le lascia la mano, quasi avesse paura che possa scivolargli dalle dita.

Un ultimo sforzo e Elsa è in salvo, in ginocchio sulla neve di fronte a Jack.

I due ragazzi sospirano pesantemente, con il cuore che batte a mille e le mani tremanti. Elsa incrocia lo sguardo di Jack, che la guarda preoccupato. Non riesce a staccare gli occhi dai suoi e sente un brivido correrle su per la schiena, e non perché è seduta sulla neve.

JACK: Stai bene?

Le chiede lui, dopo un tempo che le sembra infinito. Lei fa un respiro profondo, poi risponde:

ELSA: Sì...

Ed è un attimo, troppo rapido perché entrambi possano rendersene conto.

Jack la tira a sé e la abbraccia fortissimo. Elsa è sorpresa dal suo gesto, eppure ricambia subito la sua stretta. Sente il suo cuore battere più veloce di prima e quello di Jack battere forte contro il suo.

Non è un abbraccio come quelli di Anna, pensa Elsa. E' completamente diverso, mi dà un calore diverso. Mi sento protetta, al sicuro, a casa. Sento la paura, il tremore scivolarmi addosso, lasciando il posto a una pace che credo di non aver mai provato prima.

Tutto quello che provo quando sono accanto a lui non l'ho mai provato prima.


La sto abbracciando. Perché lo sto facendo? La sento ricambiare la stretta, sento il mio cuore impazzire nel petto, come se volesse schizzare fuori da un momento all'altro.

Il mio respiro, prima affannato e pesante per la paura, ora si fa regolare.

Nemmeno ricordo quando è stata l'ultima volta che ho abbracciato così una persona, gli abbracci ricevuti volevo solo dimenticarli perché venivano tutti dalle persone che ho perso e io non volevo soffrire ancora.

Sto abbracciando Elsa per questo? Perché avevo paura di perderla?

Elsa scioglie l'abbraccio e incrocia il mio sguardo.

JACK: Sicura di stare bene?

ELSA: Sì, sto bene... grazie.

Dente da Latte vola verso di noi e Elsa le sorride.

Io le prendo le mani e ci rimettiamo in piedi, ma vedo Elsa barcollare e stringere i denti. Io la sorreggo subito.

JACK: Elsa! Sei ferita?

ELSA: No, credo che sia una storta.

Elsa abbassa lo sguardo sulla sua caviglia. Prova a fare un passo, ma barcolla ancora. Dalla sua espressione capisco che deve farle molto male.

JACK: Non puoi camminare così. Aspetta...

Mi piego e la prendo in braccio. Lei mi circonda il collo con le braccia, mentre io la guardo intensamente negli occhi. Vedo il rossore salire a colorarle le guance, ma stavolta non abbassa lo sguardo.

Per un attimo, il mio sguardo si posa sulle sue labbra. Jack, ma che stai facendo?

OLAF: Elsa, stai bene?

La voce di Olaf mi fa distogliere lo sguardo da lei.

Il pupazzo di neve ha sollevato la testa con le sue braccine ramose. Elsa gli sorride e scuote la testa. Dente da Latte comincia a tirarmi il cappuccio e mi dice che dobbiamo trovare un posto sicuro per stanotte. Ci voltiamo per seguirla e, dopo aver chiesto ancora ad Elsa se va tutto bene, ci rimettiamo in marcia.


E' ormai calata la notte.

Dente da Latte ha guidato i suoi amici fino ad una grotta poco distante dalla riva ghiacciata del fiordo. Jack, aiutato da Olaf, ha acceso al suo interno un piccolo fuoco e sistemato sull'erba una coperta sulla quale poi ha adagiato Elsa.

Mentre Olaf, Sven e Dente da Latte dormono come ghiri, il giovane Guardiano le osserva la caviglia.

JACK: Fa ancora male?

ELSA: No.

JACK: Meno male, ma per sicurezza domani viaggerai in groppa a Sven!

ELSA: Agli ordini!

Esclama Elsa, facendo un cenno col capo. Ridono tutti e due.

Quando le risate si esauriscono, Elsa abbassa lo sguardo sulle sue mani.

Avanti, Elsa, non è così difficile, pensa.

ELSA: Jack... ti ringrazio per avermi salvato la vita. Un'altra volta.

Dice Elsa, alzando di nuovo lo sguardo. Jack sorride.

Però, la Regina di Ghiaccio che mi dice grazie, pensa. Be', in effetti è stato facile!

JACK: Di niente.

Di niente? Ho detto davvero così?

JACK: Anche se... sei stata tu a salvare noi con quella magia. Non credevo che potessi esserne capace. Sono rimasto molto colpito.

Ok, io devo stare veramente male! Dove è finito il Jack Frost sbruffone?

Non posso credere di star perdendo la faccia con me stesso solo per... per lei.

Però è la verità: sono rimasto molto colpito da quello che ha fatto.

ELSA: Grazie, ma... poi non so cosa è successo, i miei poteri non mi rispondevano più e...

Risponde Elsa, visibilmente agitata.

JACK: Non preoccuparti, l'importante è che ce la siamo cavata. Risolveremo questa cosa quando arriveremo al Polo.

La rassicura Jack. Elsa sorride.

ELSA: Io volevo anche chiederti scusa, Jack.

JACK: Per cosa?

ELSA: Ma sì, in questi giorni sono stata un po' ingiusta con te. Credevo che fossi solo un ragazzino insopportabile e che non ti importasse di aiutarmi.

JACK: Hai dimenticato: egoista, sbruffone, fastidioso, irritante, saccente...

Elsa ride, sentendo tutti gli aggettivi con cui l'ha definito fin da quando si sono conosciuti.

ELSA: Dai, smettila! Guarda che penso ancora che tu sia uno sbruffone insopportabile, solo che... credo che siamo partiti con il piede sbagliato... e mi dispiace.

Jack abbassa lo sguardo e passa la mano sulla punta ricurva del suo bastone.

JACK: Be', anch'io ti devo delle scuse. Diciamo che sono stato un tantino insopportabile...

ELSA: Molto insopportabile!

Conclude Elsa. Jack, però, ingoia il rospo, continuando il suo discorso.

JACK: E che ti ho dato motivo di pensare tutte quelle cose...

ELSA: Più di un motivo, questo è poco ma sicuro!

Jack la guarda facendo il finto offeso, ma decide di sorvolare ancora.

JACK: E diciamo che mi sono meritato anche le palle di neve in testa per averti risposto male qualche volta...

ELSA: Concordo in pieno!

JACK: Ma insomma!

Ribatte Jack, incapace di lasciar correre ancora.

Elsa ride divertita e Jack, per quanto cerchi di trattenersi, ride insieme a lei.

JACK: Perciò, ti chiedo scusa.

Conclude il ragazzo.

ELSA: Ricominciamo, vuoi?

Chiede Elsa. Jack indugia per un momento, ma solo per guardarla negli occhi.

JACK: Certo.

Elsa allunga la mano verso di lui.

ELSA: Ciao, sono Elsa.

JACK: Piacere, Jack Frost.

Jack stringe la mano ad Elsa e si sorridono a vicenda.

Quel semplice contatto provoca in entrambi le stesse sensazioni del loro primo abbraccio.

JACK: Be', visto che siamo tornati in buoni rapporti, ti va di raccontarmi qualcosa di te?

Dice Jack, dopo un lungo silenzio.

ELSA: Di me?

JACK: Sì. Io non so praticamente niente di te, Elsa... a parte il fatto che sei la Regina di Arendelle, che hai una sorella di nome Anna, che abbiamo gli stessi poteri e che senza volerlo hai scatenato un inverno perenne sul tuo regno.

ELSA: Che cosa vuoi sapere?

JACK: Per esempio, perché ieri, mentre parlavi dei tuoi genitori, sei diventata di colpo così triste?

Elsa abbassa lo sguardo e Jack rivede nei suoi occhi la stessa tristezza della sera prima.

JACK: Se non vuoi parlarne, ti capisco.

ELSA: E' che... è molto difficile per me...

Non so da dove cominciare, pensa Elsa. Eppure, sento di volergli raccontare tutto.

ELSA: Io ci sono nata con questi poteri, Jack...

JACK: Anche io.

Elsa alza lo sguardo su di lui.

ELSA: Sì, ma... hai avuto mai paura di loro?

Jack non sa che rispondere.

Non mi ha mai spaventato quello che ero in grado di fare, pensa. Ma quando... quando è successo tutto, ho finito per odiarli, questi poteri. Per causa loro, avevo perso tutto quello a cui tenevo di più.

Elsa, non ricevendo risposta, continua.

ELSA: Quando ero piccola, amavo questi poteri... perché adoravo giocare e divertirmi con la neve insieme ad Anna. Ma una notte...

Elsa si ferma. Malgrado sia passato tanto tempo da quella notte, il ricordo non ha mai smesso di farle male.

ELSA: Ma una notte, proprio durante quei giochi, ho colpito Anna con i miei poteri.

Jack spalanca gli occhi. Cosa?

ELSA: I miei genitori ci portarono dai troll, gli stessi che mi hanno detto come trovarti, e lì Granpapà ci rassicurò dicendo che avevo colpito Anna alla testa e che presto sarebbe stata bene. Ma oltre al ghiaccio rimosse dalla sua mente anche i ricordi dei miei poteri. Granpapà mi disse che il mio potere sarebbe cresciuto insieme a me. C'è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo. Mi disse di imparare a controllarlo... la paura sarebbe stata il mio più grande nemico.

Elsa stringe gli occhi per un attimo, fa un respiro profondo e continua.

ELSA: I miei genitori presero la decisione di chiudere le porte del Palazzo Reale e di tenere nascosti i miei poteri a tutti. Compresa Anna.

Jack la guarda dispiaciuto. Vederla così triste, con gli occhi lucidi di lacrime, gli provoca una stretta al cuore fortissima.

ELSA: Ho passato anni rinchiusa in una stanza a cercare di domare questi poteri che diventavano sempre più forti. Celare, domare, non mostrare: non facevo altro che ripeterlo. Mentre Anna non faceva altro che bussare alla mia porta, pregandomi di uscire e di giocare con lei, di stare con lei. Ma io avevo paura di farle del male di nuovo e le ho sempre chiuso le porte in faccia, persino quando sono morti i nostri genitori.

Jack spalanca di nuovo gli occhi. I suoi genitori sono morti, si ripete. Proprio come i miei. Morti per causa mia. Basta, basta con questi ricordi, basta!

ELSA: Quel giorno ci è caduto il mondo addosso. Anna aveva tanto bisogno di me in quel momento. E io avrei tanto voluto un suo abbraccio, poter piangere insieme a lei. Volevo uscire da quella stanza con tutte le mie forze, ma non potevo mettere in pericolo Anna. Non ho potuto nemmeno salutare per l'ultima volta i miei genitori... sono passati solo quattro anni, ma...

Elsa alza gli occhi ormai diventati lucidi su Jack. Il ragazzo, però, non la guarda.

Cerca di nasconderle il dolore di quei ricordi che vorrebbe solo mettere a tacere.

Lui, dopo un po', riesce a guardare di nuovo Elsa negli occhi, ma lei si rende conto che c'è qualcosa che non va.

ELSA: Jack...

JACK: Mi dispiace tanto, Elsa.

ELSA: E non è tutto: un anno fa sono diventata Regina e sono stata incoronata davanti a tutto il mio popolo. Dopo tanti anni, ho rivisto Anna. Malgrado tutto quello che le stavo facendo passare, non aveva mai perso il suo carattere allegro e gioioso. Ricordo che quel giorno aveva così tanta voglia di stare in mezzo alla gente, di stare accanto a me. Avrei tanto voluto che fosse così sempre. Poi però ho rovinato tutto.

JACK: Perché?

ELSA: Perché i miei poteri uscirono allo scoperto. Anna aveva conosciuto un uomo, il Principe Hans delle Isole del Sud, e voleva sposarlo...

JACK: Aspetta, fammi capire: il giorno della tua incoronazione, tua sorella ha conosciuto un uomo e ci si è fidanzata in quello stesso giorno?

La interrompe Jack, visibilmente sorpreso.

ELSA: Esatto.

JACK: Ma dai, non puoi sposare un uomo che conosci appena!

ELSA: Non ci crederai, ma è quello che ho detto anch'io!

Jack sembra sorprendersi ancora di più.

JACK: Oh. Be', se non altro la pensiamo allo stesso modo!

Ridono tutti e due. Jack è sollevato per essere riuscito a farla ridere. Elsa smette e continua.

ELSA: Avevano chiesto la mia benedizione, ma quando gliel'ho negata Anna mi ha rinfacciato tutti gli anni di solitudine. E aveva ragione. Volevo che la smettesse, volevo chiudere le porte, ma invece ho solo rovinato tutto, rivelando i miei poteri e scatenando un inverno perenne su Arendelle. Non hai idea di come ci si sente quando il tuo popolo ti chiama mostro, Jack...

Elsa sospira avvilita, chinando il capo.

Ti sbagli, Elsa, pensa il ragazzo. So bene come ci si sente a sentirsi un mostro. Vorrebbe poterglielo dire, ma tutto quello che esce dalla sua bocca è:

JACK: Tu non sei un mostro, Elsa.

Lui le prende la mano.

Elsa alza lo sguardo, sentendo una scossa incredibile alla mano. Ancora una volta, sente accelerare i battiti del cuore.

JACK: Eri solo spaventata, non volevi farlo.

ELSA: Lo pensava anche Anna. Infatti, partì subito per venire a cercarmi e riportarmi a casa. Io mi rifugiai sulla Montagna del Nord, poco distante da dove ti abbiamo trovato, e lì per la prima volta ho lasciato liberi i miei poteri, ho lasciato libera me stessa.

Elsa sorride al bellissimo ricordo del suo palazzo di ghiaccio, il primo posto in cui si era sentita veramente sé stessa.

ELSA: Lì ho creato un bellissimo palazzo di ghiaccio e, senza rendermene conto, ho dato la vita ad Olaf...

JACK: Davvero?

Chiede Jack, sorpreso. Elsa annuisce.

JACK: Wow, avrei tanto voluto vederlo! E' incredibile quanto tu sia in grado di fare!

Elsa arrossisce e subito abbassa lo sguardo per cercare di nasconderlo.

JACK: Poi che cosa è successo?

ELSA: Anna mi ha raggiunto sulla montagna insieme ad Olaf e Kristoff, l'uomo del quale si è innamorata davvero. Voleva che tornassi ad Arendelle per fermare l'inverno, ma in quel momento ho perso il controllo e l'ho colpita di nuovo, al cuore. E poi l'ho cacciata via. Il giorno seguente, Hans e alcuni uomini arrivarono nel mio palazzo e tentarono di uccidermi...

JACK: Ucciderti?

ELSA: Sì. Hans riuscì ad evitarlo, ma mi riportò ad Arendelle in catene. Io non lo sapevo ma, mentre io cercavo di fuggire di nuovo, Anna era tornata ad Arendelle debole e fredda, le avevo gelato il cuore. I troll le dissero che solo un atto di vero amore avrebbe potuto sciogliere il suo cuore ghiacciato e lei credeva che Hans potesse salvarla.

JACK: Un atto di vero amore?

Elsa annuisce.

ELSA: Ma Anna si sbagliava. Hans non l'aveva mai amata. Anzi, la lasciò a morire. E se non fosse stato per Olaf, forse sarebbe morta davvero. Io ero riuscita a fuggire dalle prigioni, ma non dalla tempesta che il mio cuore tormentato e gonfio di dolore aveva scatenato. Hans mi raggiunse in quella tempesta e mi disse una cosa terribile: che Anna era morta per colpa mia.

Elsa stringe gli occhi, non riesce più a trattenere le lacrime.

ELSA: Ero disperata, per me niente aveva più senso. La tempesta si placò. Io ero immobile e Hans sguainò la spada per fare quello che voleva fin dall'inizio: uccidermi. Ancora mi chiedo perché non mi abbia fatta uccidere quando si è presentò al palazzo di ghiaccio. E' successo tutto così in fretta: in mezzo a quella tempesta c'era anche Anna. Malgrado fosse debole e terribilmente fredda, voleva raggiungere Kristoff. Ma quando vide quello che Hans stava per fare, si mise tra noi, mi salvò la vita... sacrificando però la sua. Il ghiaccio l'aveva congelata...

Elsa si copre il viso con le mani e scoppia in lacrime.

Jack non sa che cosa fare. La stretta al cuore torna a farsi sentire, stavolta più forte di prima.

Non posso credere che abbia sofferto tutto questo da sola, pensa. Le prende di nuovo la mano e la guarda negli occhi senza dire una parola.

ELSA: In quel momento mi sono sentita morire, Jack. La mia sorellina, che avevo disperatamente cercato di proteggere tutta la vita, era lì davanti a me completamente di ghiaccio. Non sapevo che fare, la abbracciai e desiderai che il ghiaccio congelasse anche me.

JACK: Elsa...

Lei si asciuga le lacrime, senza però lasciare la mano di Jack.

ELSA: Ma poi... è successa la cosa più incredibile. Anna riuscì a salvarsi e finalmente, dopo tanti anni, l'ho riabbracciata davvero. Il suo sacrificio per salvarmi la vita fu l'atto di vero amore che sciolse il suo cuore di ghiaccio. E anche il mio.

JACK: Anche il tuo?

ELSA: Sì. L'amore, l'amore era la chiave di tutto. Grazie all'amore fermai l'inverno e cominciai a controllare i miei poteri. Finalmente non mi spaventavano più... e così sono potuta tornare a casa. Ripresi il mio posto di Regina, chiesi perdono al mio popolo, il perdono più importante per me dopo quello di Anna.

JACK: E quell'Hans che ha cercato di ucciderti?

ELSA: Lo abbiamo rispedito nelle sue terre dai suoi dodici fratelli, dopo che Anna gli ha sferrato un pugno in faccia!

JACK: Wow!

Jack ride divertito e la sua risata provoca anche quella di Elsa. I due tornano a guardarsi sorridendo.

JACK: Spero davvero che tua sorella abbia trovato un uomo migliore di lui!

ELSA: Oh, sì. Kristoff la ama tantissimo, le ha anche chiesto di sposarlo!

JACK: E adesso lui dov'è?

ELSA: E' ad Arendelle. Si sta prendendo cura del nostro popolo in mia assenza. Spero solo che siano al sicuro...

Jack abbassa lo sguardo con una espressione triste dipinta sul volto.

Non potevo immaginare tutto quello che le è successo, pensa.

Non potevo immaginare quanto sia sentita sola.

Non potevo immaginare che dietro a quella risata così gioiosa, dietro a quel sorriso e a quegli occhi pieni di luce ci fosse tutto quel dolore.

Ma soprattutto, non immaginavo che fossimo simili fino a questo punto.

Anche lei si è sentita un mostro a causa di questi poteri, ma lei è riuscita a salvarsi e a salvare sua sorella, ed è pronta a salvarla ancora adesso.

Io, invece, non ci sono riuscito.

E ora, dopo tanti anni, dopo aver creduto di aver dimenticato, il mio passato torna a tormentarmi.

Jack, ricacciando indietro le lacrime con uno sforzo enorme, alza lo sguardo su di lei e le stringe ancora la mano.

JACK: Ehi, andrà tutto bene, vedrai. Ritroveremo Anna e salveremo il tuo popolo!

La tranquillizza Jack. Elsa gli rivolge uno sguardo colmo di gratitudine. Non è stato facile, pensa, ma mi sento meglio ora che sono riuscita a parlare veramente con Jack. Sono contenta di avergli detto tutto, credo di averlo aiutato a capirmi meglio.

ELSA: E tu?

JACK: Cosa?

Le chiede Jack, senza capire.

ELSA: Be', anch'io non so niente di te, Jack. A parte il fatto che siamo nati con gli stessi poteri e che sei molto legato a Dente da Latte. Non so neanche se hai una famiglia.

JACK: I Guardiani sono la mia famiglia.

Risponde semplicemente Jack.

ELSA: Sì, ma una volta dicesti che i Guardiani ti avevano preso con loro, quindi... prima avevi un'altra famiglia, giusto?

Jack si sente morire dentro.

No, non posso, pensa. Non ce la faccio. Non posso dirle questo.

Non posso dirle tutto il dolore che mi porto dentro da quasi trecento anni.

Non ce la faccio a rivivere quei ricordi, a vedermeli scorrere davanti agli occhi.

ELSA: Ho detto qualcosa che non va?

Chiede Elsa, preoccupata dalla sua espressione.

Maledizione, Jack, impreca fra sé il ragazzo. Controllati, nascondi! Ma come faccio a nasconderle questo dopo che mi ha raccontato tutto di sé? Io voglio che si fidi di me, voglio essere...

Jack scuote la testa.

JACK: No, per niente. E' solo che... è meglio dormire un po'. Domani dobbiamo essere in forze.

Elsa, pur avendo notato che Jack ha volutamente sviato il discorso, gli sorride.

Non capisco, pensa. E' stato lui a dire che dovevamo raccontarci tutto, che c'è che non va? Ma forse è meglio così per ora. Avrò tempo per conoscerlo meglio.

ELSA: Hai ragione.

JACK: Non credo che saremo molto brillanti come oggi se ci mettiamo a parlare tutta la notte. Sven potrebbe non reggere il peso di due ragazzi super assonnati!

I due ragazzi ridono ancora, ma Jack è il primo a smettere.

Il suono della risata di Elsa scaccia via dal suo cuore il tormento e l'angoscia. Torna a guardarla negli occhi e vede le sue guance colorarsi leggermente. Vorrebbe tanto farle una carezza, esattamente come la notte prima mentre era addormentata, ma qualcosa lo blocca.

ELSA: Buonanotte, Jack.

Sussurra Elsa, avvolgendosi in una coperta e chiudendo gli occhi.

Jack rimane incantato a guardarla, poi si mette il cappuccio sulla testa e con voce spezzata, ma dolce, sussurra:

JACK: Buonanotte, Elsa.


Angolo dell'autrice:

E rieccomi con la seconda parte del capitolo, che spero abbiate gradito! =)

I nostri eroi sono riusciti a sfuggire di nuovo a Pitch, Elsa ha salvato i suoi amici e Jack ha salvato lei. Che cosa ne pensate del loro primo abbraccio e dei loro sguardi?

Elsa è riuscita a raccontarsi a Jack, ma il nostro giovane Guardiano non sembra essere capace di fare altrettanto... quali ricordi tormentano il suo cuore? Che succederà?

Per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere =) Lo so, sono una palla perché non faccio altro che ringraziarvi, ma il vostro sostegno è davvero importante per me, perciò ancora grazie a tutti! Un saluto da Giulia.

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Capitolo 19
*** 18- Un rischio da correre ***


18- Un rischio da correre

18- Un rischio da correre

La corona solare circonda il sole nero di Arendelle, un nuovo giorno è cominciato.

Il forte rumore del mare in tempesta giunge alle orecchie delle centinaia di persone radunate nel cortile del Palazzo Reale.

Era passato un altro giorno e Kristoff non si era ancora risvegliato. Il popolo cominciava a temere il peggio.

Dall'alto delle finestre della sala da pranzo del castello, i Lord osservano tutte le persone accorse a pregare per il loro Principe.

Al contrario di tutti gli altri Lord, che hanno un'aria triste e angosciata, Elias osserva la folla con aria di sufficienza. Solo dei sempliciotti come loro possono pregare per la vita di un principe altrettanto sempliciotto, pensa allontanandosi dalla finestra.

In quel momento, la porta della sala si spalanca e Kai fa entrare l'ambasciatore Alecto e i due messaggeri del Duca di Drammen. Il Duca, Lord Deverau e il Conte Max, seduti accanto al fuoco, alzano subito lo sguardo su di loro. Elias si fa avanti. I tre uomini si inchinano.

ALECTO: Miei Lord.

DUCA: Sembrato agitato, ambasciatore. E' successo qualcosa?

ELIAS: Parlate, Alecto.

Lo incalza Elias.

ALECTO: Ho appena ricevuto notizie da Trondheim. Sono giorni che il cielo si è oscurato, la terra ha smesso di produrre frutto e sono scoppiati numerosi incendi.

ELIAS: Che cosa volete dire?

ALECTO: Il maleficio che ha colpito Arendelle si sta espandendo, su tutti i Regni dei Fiordi!

La notizia scatena una serie di versi di stupore. Il Duca di Drammen si alza e viene avanti.

DUCA: Volete dire... che i nostri regni sono prigionieri di questa oscurità?

ALECTO: Trondheim e Drammen non sono gli unici. E' giunta notizia che il cielo si sta oscurando anche oltre le Isole del Sud.

Il Duca di Drammen si passa una mano sulla faccia, visibilmente sconvolto. Elias non batte ciglio.

ELIAS: Notizie di mio padre e dei miei fratelli?

ALECTO: Sua Maestà vi manda a dire che sta bene.

ELIAS: E quella ricerca che avevo ordinato?

Chiede ancora Elias. Alecto tira fuori dal mantello una lettera e la porge al Principe, dicendo:

ALECTO: Sono partiti stanotte.

Elias sorride compiaciuto. Molto bene, pensa.

CONTE MAX: Chi è partito, Principe?

ELIAS: Una squadra di soldati di Trondheim che ho incaricato personalmente per scovare il criminale che ha attentato alla vita del Principe Kristoff. E vi assicuro che lo troveranno!

Risponde prontamente Elias, riponendo la lettera in una tasca della sua divisa. I messaggeri del Duca di Drammen chiedono di parlare da soli con il Lord, che acconsente alla richiesta e abbandona la sala insieme a loro. Elias, con ancora sulle labbra il suo sorrisetto beffardo e compiaciuto, scambia un'occhiata complice con il suo ambasciatore, per poi guardarsi attorno stringendo i pugni.


Nel pomeriggio, il medico di corte torna al castello per visitare Kristoff. Entra dall'ingresso dei domestici per evitare le domande della folla radunata davanti all'ingresso principale.

Kai lo guida per i corridoi fino alla stanza del Principe e apre la porta. La stanza è buia e Kai si affretta ad accendere le luci del lampadario al centro del soffitto della stanza. Non appena è tutto illuminato, il medico si avvicina al letto.

Kristoff dorme serenamente, con la testa rivolta verso la finestra, coperto fino alle spalle dalle lenzuola. Un lungo graffio sopra il sopracciglio sinistro gli sfregia la fronte.

Il medico prende le lenzuola e lo scopre fino al ginocchio. Una lunga e grande fasciatura fermata sulla spalla sinistra copre il torace di Kristoff.

La ferita gronda ancora sangue, osserva il medico notando il colore rosso in un punto preciso della fasciatura. Nella stanza giungono il Conte Max e Lord Deverau. Kai si inchina loro, mentre il medico si volta.

CONTE MAX: Come sta Sua Altezza?

Chiede subito il Conte Max.

MEDICO: Dalla ferita esce ancora sangue, anche se di meno. Forse presto riuscirò a chiuderla.

CONTE MAX: Ma si risveglierà, vero?

Il medico apre la bocca per rispondere, ma alle sue spalle si sente un lamento. Lui, i due Lord e Kai si avvicinano subito al letto.

Le palpebre di Kristoff si muovono tremolanti. Gira la testa verso sinistra, stringendo gli occhi, come se fosse tormentato da un incubo.

MEDICO: Principe Kristoff? Altezza, mi sentite?

KRISTOFF: Anna...

La voce di Kristoff è ridotta a un sussurro, che però tutti riescono a sentire.

CONTE MAX: Ha parlato!

Esclama sollevato il Conte Max. Il medico, però, continua a chiamare Kristoff, che ancora non apre gli occhi.

MEDICO: Principe Kristoff?

Finalmente Kristoff riesce ad aprire gli occhi. All'inizio tutto ciò che vede sono solo una serie di immagini appannate e sfuocate. Sbatte gli occhi lentamente, le immagini si fanno più nitide.

CONTE MAX: Kai, vai a dire a tutti che Sua Altezza si è svegliato, corri!

Ordina con voce entusiasta il Conte Max. Kai farfuglia un emozionato “sì, Milord” e corre fuori dalla stanza. Kristoff si rende conto di essere in camera sua, al castello di Arendelle. Il Conte Max e Lord Deverau lo guardano con occhi spalancati e felici.

Si guarda intorno, alla ricerca di qualcun altro nella stanza, ma vede soltanto un uomo sconosciuto dagli occhi e dalle mani grandi, coperte da guanti bianchi, chinato su di lui. Lei dov'è, si chiede. Si tocca la testa con una mano, stordito dal dolore.

MEDICO: Come vi sentite, Principe?

Domanda l'uomo accanto a lui.

KRISTOFF: Che è successo?

Chiede Kristoff, provando a tirarsi su. Un dolore lancinante al fianco però lo costringe di nuovo giù. E' talmente forte da togliergli il respiro e strappargli dei gemiti soffocati.

MEDICO: Piano, piano, piano!

Kristoff guarda in giù e vede il fianco fasciato e rosso in un punto.

KRISTOFF: Che è successo?

Ripete. Lord Deverau si mette al fianco del medico, in modo che Kristoff possa guardarlo senza fare sforzi.

LORD DEVERAU: Ci hanno teso un'imboscata, Principe... ci hanno ingannato, non erano gli Incubi di Uomo Nero... quel brigante, Balthazar, vi ha ferito e vi avrebbe ucciso se non fosse intervenuto il Principe Elias...

KRISTOFF: Il Principe Elias mi ha salvato la vita?

LORD DEVERAU: Sì, Altezza.

Kristoff, benché confuso, sembra incredulo. Andiamo, quell'arrogante tutto farebbe, tranne salvarmi la vita, pensa. E' assurdo. Lord Deverau continua.

LORD DEVERAU: Quando vi abbiamo visto svenuto, vi abbiamo subito riportato ad Arendelle...

KRISTOFF: Per quanto tempo sono stato svenuto?

LORD DEVERAU: Tre giorni, Altezza.

Kristoff stringe gli occhi.

E' stato tutto un inganno, pensa afflitto. Credevo che fossero loro, credevo che sarei riuscito a riportare Anna a casa, sono soltanto un ingenuo!

Mi sembra di impazzire. Sento di star sanguinando in un posto ben più grave del fianco. Non so fino a quanto il mio cuore potrà reggere un tale peso, una tale angoscia. Ho messo in pericolo le persone che si fidano di me, le persone che ho promesso ad Elsa che avrei guidato e protetto.

Cercando di ignorare il dolore che mi trapassa il fianco, provo ancora a sollevarmi dal letto.

KRISTOFF: Non posso restare qui!

MEDICO: Vostra Altezza, no!

Ribatte lo sconosciuto affianco a me, risbattendomi a forza sul cuscino.

Dal tocco delicatissimo capisco che altro non può essere se non un medico!

MEDICO: La vostra ferita è ancora aperta e non smette di grondare sangue. Dovete rimanere a letto, altrimenti morirete dissanguato.

KRISTOFF: Ma io...

MEDICO: Fate come vi dico!

Il tono del medico non ammette repliche.

ELIAS: Date ascolto al medico, Principe. E' per il vostro bene.

Mi volto di scatto sentendo la voce dell'ultima persona che avrei voluto vedere nella mia stanza.

Il Principe Elias mi guarda con uno sguardo che per tutti può essere sollevato, ma che per me è solo incredibilmente falso.

Stento a credere che sia stato lui a salvarmi da quell'assassino. Non avrebbe mai rischiato la sua vita per quello che ritiene un semplice montanaro ignorante.

Ma forse questo suo gesto può significare che, malgrado quello che pensa di me, è fedele ai suoi alleati e all'amicizia che suo padre ci tiene a mantenere con Elsa... Sposto di nuovo lo sguardo su di lui, ma rivedo quell'espressione così palesemente falsa.

No, lui non avrebbe mai rischiato la sua vita per me! A meno che...

A meno che questo non gli convenga! Ma certo!

KRISTOFF: Non posso restare qui, devo andare dalla mia famiglia!

Provo a rialzarmi, ma stavolta anche il Conte Max mi ferma.

CONTE MAX: Ma siete impazzito? Non potete alzarvi dal letto, un solo sforzo vi ucciderebbe!

KRISTOFF: Fidatevi di me, i Troll possono guarirmi!

Il Conte Max mi guarda senza capire. Elias mette una mano sulla spalla del conte.

ELIAS: Forse è meglio lasciarlo riposare, è ancora molto confuso.

KRISTOFF: Io non sono affatto confuso!

Sbotto io, sollevandomi e ignorando il dolore.

Elias stringe gli occhi in una fessura di disprezzo. La conferma che non merita la mia fiducia. Sembra desiderare che il suo sguardo truce mi uccida davvero.

Nel momento in cui realizzo il pensiero che ho appena fatto, qualcosa si accende nella mia testa.

Uccidere? L'imboscata di Balthazar... lui sapeva di trovarci lì ed è stato...

E' stato Elias a condurci in mano loro! E' stato lui, ma certo!

MEDICO: Naturalmente, Altezza, ma credo sia meglio che riposiate.

Il medico si mette fra me e Elias e io non posso fare altro che dargli ascolto. Io e Elias continuiamo a mandarci lampi d'odio.

Perché mi vuole morto? Se è stato davvero lui a organizzare l'imboscata, come faccio a dimostrarlo? E se mi stessi sbagliando? Se fosse davvero come penso, non dovrei proteggere Arendelle solo da Uomo Nero, ma anche da lui. Arendelle sarebbe ancora più vulnerabile di quanto non lo sia già adesso.

MEDICO: Vi lasciamo solo, Altezza. Chiamatemi per qualunque cosa.

Annuisco e il medico si inchina. Cede il passo agli altri Lord, che escono tutti.

Kai fa per andarsene, ma io lo fermo, facendogli segno di avvicinarsi. Lui obbedisce e si inchina, chiedendomi cosa può fare per me.

KRISTOFF: Portami subito degli abiti puliti e prepara i cavalli senza farti vedere da nessuno. Devo raggiungere la Radura dei Troll, stanotte!

Kai spalanca gli occhi.

KAI: Vostra Altezza, ma... è un suicidio! Non potete alzarvi dal letto, figuriamoci cavalcare. Il solo provarci vi ucciderebbe!

Io gli metto una mano sulla spalla e lo costringo a piegarsi verso di me.

Non posso permettere che qualcuno mi fermi. Ora come ora, lui è l'unico a cui posso rivolgermi. Rischio di morire davvero stavolta? Be', è un rischio che sono disposto a correre per salvare la donna che amo, la mia Regina e il mio popolo.

KRISTOFF: Kai, ti prego, sei l'unico a cui posso chiederlo. Io devo andare dai Troll, ne va della vita di tutti noi!

Kai abbassa un po' lo sguardo, ma io riesco a leggergli dentro tutta la preoccupazione che lo attanaglia. Già una volta mi ha visto tornare ad Arendelle in fin di vita, stavolta non vorrebbe riportare ad Arendelle il mio corpo senza vita. Lo capisco, ma io devo farlo!

KAI: Voi siete la nostra unica speranza, Kristoff. Arendelle non vi può perdere.

KRISTOFF: E non mi perderete, so quello che faccio!

Il mio tono sicuro sembra convincerlo. Fa un cenno con la testa e lascia la stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Mi abbandono sul cuscino con un respiro profondo.

Spero di farcela ad arrivare dai miei amici e di non stare facendo una grande sciocchezza.

Ma se è davvero come sospetto, non posso mostrarmi debole.


L'oscurità è aumentata, è ora.

Mi sistemo la camicia coprendo meglio la fasciatura.

Alzo lo sguardo su Kai e gli faccio cenno di avvicinarsi. Gli passo un braccio dietro le spalle e quando sono pronto mi alzo dal letto.

Avverto una fitta di dolore che mi fa stringere gli occhi e barcollare. La presa di Kai si fa più salda.

KAI: Tutto bene, Altezza?

Piano piano sento il dolore affievolirsi un po'.

KRISTOFF: Sì... va tutto bene. Andiamo.

Kai annuisce e comincia a muovere i primi passi verso la porta lasciata aperta. Il mio passo incerto viene corretto dal suo. Chiude la porta, senza allentare la presa, e percorriamo il corridoio.

Il dolore al fianco mi strappa un gemito ad ogni passo. Le pupille di Kai si spostano da me al pavimento con una velocità incredibile ad ogni verso soffocato che sente. Prima di svoltare gli angoli e scendere le scale, controlliamo che non ci sia nessuno nei paraggi.

I Lord dovrebbero essere tutti nello studio di Elsa, eppure dopo che io e Kai abbiamo sceso le scale, noto che Elias passeggia tronfio nel corridoio.

Kai mi tira verso un angolo, preoccupato che possa vederci. Ma lui ci ha visti, anzi: io voglio che lui ci veda.

I nostri occhi si incrociano e io vorrei tanto poterlo fulminare.

Kai mi trascina via e dopo poco siamo fuori.

Un forte vento di sabbia nera mi sferza il viso, costringendomi a chiudere gli occhi. Il suo sibilo diventa sempre più forte.

Aiutato da Kai, che ne regge saldamente le briglie, monto a cavallo. Il dolore al fianco è forte, ma non insopportabile, per ora.

KAI: Tutto bene, Altezza?

Mi chiede ancora il mio fedele compagno. Io annuisco e gli faccio cenno di montare a cavallo. Lui monta e tira un po' le briglie.

KAI: Siete sicuro di quello che state facendo?

Mi lascio sfuggire un sospiro. Tiro le briglie per calmare il cavallo.

KRISTOFF: Sì. Ora andiamo.

Lui annuisce. Do un colpo di speroni e il mio cavallo parte al galoppo, seguito da quello di Kai. Una volta varcate le mura, lui mi affianca. Mi riparo la vista dal vento con la mano e sprono il cavallo. Devo fare in fretta: presto scopriranno che sono andato via e non posso lasciare ad Elias via libera per troppo tempo.


La sabbia nera avvolta nel vento mi acceca, il suo sibilo si fa sempre più assordante nelle mie orecchie. A stento riesco ad avvertire la presenza di Kai al mio fianco. Non so neanche in quale punto preciso del bosco ci troviamo. I cavalli sono sempre più nervosi, ma non possiamo fermarci adesso.

KAI: Altezza, torniamo indietro, è troppo pericoloso per voi!

KRISTOFF: No, non possiamo fermarci, dobbiamo raggiungere la radura!

KAI: Vi prego, Altezza, ascoltatemi: questo vento è troppo forte, quasi ci acceca, e cavalcare in questo modo vi renderà sempre più debole!

KRISTOFF: Io non torno indietro!

Do un colpo di speroni e scatto in avanti. Kai urla qualcosa alle mie spalle e prova a raggiungermi. Sento però intorno a me dei suoni strani. Mi piego fin sul collo del mio cavallo e, cercando di tenere gli occhi aperti il più possibile, scorgo dei piccoli occhi. Lupi.

KRISTOFF: Kai, corri!

Sprono di nuovo il cavallo, che nitrisce fortissimo e continua più veloce la corsa. Non so se Kai è riuscito a sentirmi. Mi volto, ma dietro di me vedo solo un branco di lupi famelici.

Non riesco più a tenere il cavallo, è troppo spaventato.

Mi tengo una mano sul fianco perché sento il dolore farsi più acuto.

Un nitrito stridente mi stordisce e senza rendermene conto finisco a terra, sbattendo violentemente a terra il fianco ferito. Il forte impatto e il dolore mi strappano un gemito soffocato, premo la mia mano sulla fasciatura.

Non posso restare a terra, avanti Kristoff!

Riesco a rialzarmi, ma una fitta di dolore mi costringe a piegarmi. E solo allora vedo che le mie mani sono sporche di sangue. La ferita si è riaperta.

Mi guardo intorno, stringendo gli occhi, consapevole che non ce la farò per molto. Ma dove sono? Dov'è finito Kai? Oh, come vorrei che Sven fosse qui...

Devo allontanarmi da qui prima che i lupi mi ritrovino.

A fatica e premendo la mano sulla ferita che continua a grondare sangue, comincio a muovere dei passi veloci.

KRISTOFF: Anna...

Sento la forza venirmi meno, come se centinaia di spade affilate e letali mi stessero trapassando da parte a parte, eppure soltanto pronunciare il suo nome, in un sussurro, a denti stretti, sembra ridarmi coraggio.

All'improvviso sento il sibilo del vento affievolirsi sempre di più, come se la tempesta si stesse placando.

Apro meglio gli occhi e finalmente, in lontananza scorgo la Radura dei Troll. Ce l'ho fatta!

Cerco di aumentare il passo e correre, ma inciampo in una radice e cado rovinosamente a terra. Non posso mollare adesso, ci siamo quasi!

Apro gli occhi completamente, ma non riesco a vedere bene. No, no.

Provo più volte ad alzarmi, ma finisco sempre in ginocchio. Una fitta atroce mi trapassa il fianco. Premo la ferita con entrambe le mani, ma le forze mi abbandonano.

Mi accascio a terra, sento il freddo della terra sotto il mio viso e le mie mani.

Riesco a sentire soltanto dei lievi e indistinti mormorii in lontananza prima, poi vengo inghiottito di nuovo dal buio.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Chiedo mille volte scusa per il ritardo, ma sto studiando come una matta per gli esami all'università e sono riuscita soltanto ora a ritagliarmi un po' di tempo per completare il capitolo e pubblicarlo!

Come avete visto, il nostro Kristoff si è svegliato. Sconvolto dall'idea di essere stato ingannato e dai suoi sospetti su Elias, decide, rischiando la vita, di recarsi dai Troll per essere guarito... ma ce la farà a tornare ad Arendelle? Se volete scoprirlo vi do appuntamento al prossimo capitolo!

Grazie ancora a tutti per il vostro sostegno, ci vediamo presto! Giulia =)

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Capitolo 20
*** 19- Una brutta sorpresa ***


19- Una brutta sorpresa

19- Una brutta sorpresa

Le stesse voci indistinte. Kristoff apre piano gli occhi.

Chinati su di lui, a guardarlo preoccupati ci sono Bulda e tutti gli altri troll. Sorride debolmente.

Credo di non essere mai stato così felice di vederli, pensa.

KRISTOFF: Allora non sono morto...

GRANPAPA': No, ma ci sei andato vicino.

Kristoff si tira su, sentendo la voce di Granpapà. I piccoli troll gli saltano in braccio e sulle spalle per abbracciarlo. Il vecchio e saggio troll si avvicina e gli mette una mano sul fianco sinistro.

Kristoff abbassa lo sguardo e constata sorpreso che la ferita, il dolore sono spariti. La camicia che indossa non è più macchiata di sangue. Si tocca il fianco e si lascia sfuggire un sospiro di sollievo.

GRANPAPA': Hai corso un rischio enorme, Kristoff.

KRISTOFF: Lo so.

Dice il giovane rialzando lo sguardo su Granpapà, ma subito sente arrivargli un forte schiaffo dietro la nuca.

KRISTOFF: Ahia!

BULDA: Di un po', volevi farmi morire?

Chiede Bulda rivolgendosi al giovane con voce dura.

BULDA: Ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere quando ti abbiamo visto a terra in un lago di sangue? Era necessario rischiare la vita in questo modo?

TROLL: Oh, andiamo, Bulda, non lo rimproverare!

BULDA: Invece lo rimprovero eccome! E' stato un'imprudente!

KRISTOFF: E va bene, va bene, mi dispiace. Ma non avevo alternativa: Arendelle è in pericolo!

GRANPAPA': Cosa vuoi dire?

KRISTOFF: Sospetto che ci sia un traditore!

Tutti i troll, tranne Granpapà, emettono un verso di stupore.

KRISTOFF: Se è davvero così, Arendelle è ancora più vulnerabile. E io non posso mostrarmi debole.

I troll si scambiano occhiate fra di loro. Kristoff abbassa lo sguardo.

KRISTOFF: Come vorrei che Elsa fosse qui...

Sussurra. Granpapà gli prende le mani.

GRANPAPA': Kristoff, Elsa è al sicuro...

KRISTOFF: Come lo sai?

GRANPAPA': So che la cortina oscura di Uomo Nero non l'ha fermata. E non ha fermato te nel venire qui anche a costo della tua vita. Continua a proteggere la tua gente, figliolo... da chiunque vi minaccia.

KRISTOFF: Lo farò.

Risponde Kristoff senza pensarci due volte. Si alza lentamente, i piccoli Troll saltano giù.

KRISTOFF: Grazie.

Dice il giovane Principe guardando i suoi amici con profondo affetto.

Bulda ricambia fieramente il suo sguardo.

Il sorriso di Kristoff, però, sparisce lasciando spazio a un espressione confusa.

KRISTOFF: Ehm, c'è un problema... Come faccio a tornare ad Arendelle?

I piccoli Troll sospirano sconsolati alla sua domanda e fanno finta di svenire.

KRISTOFF: Ehi, vi ricordo, piccoli monelli, che non ho più Sven con me, chiaro?

Dice Kristoff, vedendo la loro reazione. Bulda e le altre femmine, invece, si fanno avanti.

BULDA: A questo abbiamo pensato noi!

Un grande fischio risuona nella radura.

Tre troll si mettono uno sopra l'altro e spariscono dietro le rocce.

Quando ritornano, tirano le briglie di un cavallo pezzato, il cavallo di Kristoff. Lui si avvicina e prende le redini che gli consegnano i troll.

KRISTOFF: Siete dei grandi, ragazzi!

Esclama entusiasta Kristoff.

TROLL: Modestamente!

Kristoff sorride e sale in groppa.

BULDA: Mi raccomando, fa' attenzione!

KRISTOFF: Tranquilla... non ci tengo ad avere un altro scappellotto come quello di prima!

I piccoli Troll si lasciano sfuggire una risata divertita.

GRANPAPA': Va', ragazzo, va'!

Lo esorta Granpapà.

Kristoff tira le briglie, facendo nitrire forte il cavallo, e parte al galoppo, salutando ancora i suoi amici. Incita il cavallo ad andare più veloce. Coraggio, torniamo ad Arendelle, di volata!


Intanto, al castello di Arendelle, nello studio della Regina...

CONTE MAX: Ma vi è andato DI VOLTA IL CERVELLO?

Il tono irritato e sopra le righe del Conte Max arriva a far tremare i muri. Lord Deverau e il Duca di Drammen si guardano, facendo una smorfia. Kai si fa piccolo piccolo, vorrebbe scomparire.

CONTE MAX: Il Principe Kristoff è ferito gravemente, doveva rimanere a letto assolutamente per non morire dissanguato, e voi gli avete permesso di fare una tale PAZZIA?

Kai si stringe ancora di più nelle spalle, sentendosi enormemente a disagio.

Elias e l'ambasciatore Alecto osservano la scena divertiti.

KAI: Ma, ma, Milord... io ho, ho provato a dissuadere Sua Altezza da fare una tale pazzia... ma... ecco, lui... non ha voluto ascoltarmi, e poi mi aveva ordinato di aiutarlo...

Farfuglia Kai, cercando di far capire all'irato conte le sue ragioni.

CONTE MAX: Ma dovevate rifiutarvi! Accidenti, ma non capite che avete rischiato la vita? Non so nemmeno come voi abbiate fatto a tornare vivo dopo i lupi!

Ribatte esasperato il Conte Max. Lord Deverau gli si avvicina e mette una mano sulla spalla.

LORD DEVERAU: Signori, per favore, calmiamoci. Qui non si tratta di quello che ha fatto Kai, il punto è un altro.

ELIAS: Il punto è che il Principe Kristoff è sparito alla ricerca di questi... troll! È passato quasi un giorno intero, ma non è ancora tornato. Io credo che sia...

Interviene Elias, che però viene subito interrotto dal Conte Max.

CONTE MAX: Ma perché dite così, Principe Elias?

Elias non tollera il tono agitato e nervoso del conte.

ELIAS: Guardiamo in faccia la realtà: il Principe Kristoff è ferito gravemente, non reggerebbe un secondo là fuori con una tale ferita. E lo dimostra il fatto che non sia ancora tornato. Mi dispiace doverlo dire, ma... credo che Sua Altezza non ce l'abbia fatta.

Sentendo le ultime parole pronunciate da Elias, il Conte Max abbassa lo sguardo e stringe i denti addolorato. Kai fa scivolare lo sguardo fra il conte e Elias e prova a controbattere.

KAI: Perdonatemi, Altezza, ma credo che sia troppo presto per dire una cosa del genere e poi...

ELIAS: Come, prego?

Chiede Elias, con voce irritata. Kai, vedendo lo sguardo truce del Principe, si stringe nuovamente nelle spalle.

ELIAS: Ascolta bene, miserabile servo: non sei nella condizione di poter contraddire nessuno dei presenti, dato che sei stato TU a permettere al Principe Kristoff di fare una simile pazzia.

Elias punta il dito contro Kai, apostrofandolo con voce dura e fredda.

Il Duca di Drammen vorrebbe intervenire, ma Elias non glielo permette e continua.

ELIAS: Benché odi i servi sciocchi e disubbidienti, questa volta dovevi rifiutarti di eseguire gli ordini del tuo Principe. Se lo avessi fatto, a quest'ora sarebbe qui, vivo, a prendersi cura del suo popolo. Ma non è così!

DUCA: Principe, vi prego...

Cerca di intervenire il Duca, ma Elias gli intima di tacere e si rivolge ancora a Kai.

ELIAS: Sappi, servo, che ti ritengo responsabile, quindi ci saranno delle conseguenze!

Lo sguardo truce di Elias su di lui fa tremare Kai. Dalla sua bocca asciutta non esce una parola. E' completamente sbiancato in volto.

Elias si volta verso i Lord, ignorandolo. Guarda i Lord con un'espressione dispiaciuta, ma i suoi occhi sembrano dire tutt'altro.

ELIAS: Miei Lord, so che per voi non è facile accettare questa terribile realtà. E' dura anche per me. Ma il nostro compito è difendere Arendelle finché la mia promessa sposa, la Regina, non tornerà a casa.

Se tornerà, pensa malignamente Elias, facendo una pausa.

ELIAS: Perciò, a nome della Regina Elsa e del suo Principe caduto, io, Principe Elias di Trondheim, chiedo a voi di stare al mio fianco per proteggere questa terra.

I Lord si scambiano occhiate e mormorii confusi. Non sanno né che dire, né che fare.

Qualunque cosa dicano, non mi importa, pensa il Principe altezzoso. Per cariche e per essere la persona più vicina alla Regina, la reggenza spetta a me.

Finalmente Arendelle sarà mia e nessuno, nemmeno la sua Regina, mi fermerà!

CONTE MAX: Principe Elias... Arendelle si affida a voi.

Dice il Conte Max con un tono a metà fra l'addolorato e il riluttante.

Alecto si inchina davanti a Elias, il quale scambia un'occhiata complice con lui.

Il Principe alza di nuovo lo sguardo sui Lord e rivolge loro un cenno di gratitudine.

ELIAS: Vi ringrazio, miei Lord. Vi prometto che farò qualsiasi cosa per proteggere Arendelle.

KRISTOFF: Non fate promesse che non siete in grado di mantenere, Principe.

Elias, Kai e i Lord si voltano verso la porta dello Studio.

Kristoff è lì, vivo, appoggiato alla porta con le braccia incrociate, con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.

I Lord non riescono a trattenere la loro gioia e gli si avvicinano.

DUCA: Principe Kristoff!

CONTE MAX: Altezza, siete vivo!

KAI: Oh, sia ringraziato il Cielo!

Elias, l'unico dei Lord a non essersi avvicinato, non riesce a credere ai propri occhi.

E' impossibile, pensa, mentre sente la rabbia crescere dentro di lui. Come ha fatto a cavarsela? A stento riusciva a camminare ieri sera. Aveva bisogno di essere sorretto da quello sciocco servo che si porta sempre dietro. Come può essere ancora vivo?

CONTE MAX: State bene, Altezza?

KRISTOFF: Benissimo. Non dovete più preoccuparvi, sono completamente guarito.

Risponde Kristoff, mettendo una mano sulla spalla del conte. Poi si gira verso Kai e dice:

KRISTOFF: Grazie, Kai. Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto.

Kai fa un profondo inchino al suo Principe e cerca di nascondere le lacrime di sollievo e commozione. Kristoff sorride, poi alza lo sguardo su Elias.

I due Principi si guardano duramente senza dire nulla.

Che cosa devo fare per liberarmi di te, maledetto, si chiede Elias.

L'espressione incredula e furiosa di Elias provoca un sorriso beffardo di Kristoff.

Adesso sai che non ti conviene sottovalutarmi, principino egoista e insolente, pensa. Non ti libererai così facilmente di me.

LORD DEVERAU: Be', visto che Sua Altezza è tornato a casa sano e salvo, direi che possiamo ritirarci e lasciare le cose come stanno, dico bene?

Afferma Lord Deverau.

Elias si sente come quando suo padre, dopo avergli promesso una ricca ricompensa per i suoi servigi da buon erede al trono, gliela negava solo perché si vantava troppo di se stesso e delle sue capacità. Devi imparare cos'è l'umiltà, gli ripeteva in continuazione.

Odio che le cose che voglio mi sfuggano dalle mani, pensa. E odio lo sguardo vittorioso di quel villico ignorante.

Elias fa cenno ad Alecto di seguirlo e, insieme a Kristoff e tutti gli altri Lord, lasciano lo studio della Regina.


I versi furiosi di Elias risuonano nella sua stanza.

Il principe scaraventa per terra tutto quello che gli capita fra le mani, mentre Alecto, in piedi davanti alla porta, lo osserva senza scomporsi.

Elias scaraventa a terra un vaso per i fiori. Alcuni cocci finiscono ai piedi di Alecto. Elias lo guarda con il fiato corto e gli occhi iniettati di sangue.

ELIAS: Com'è possibile, eh? Com'è possibile che quell'insulso sia ANCORA VIVO?

Gli chiede. Alecto lo guarda senza dire niente.

ELIAS: Non me la bevo la storia dei troll! IO L'HO VISTO! Ieri sera non poteva camminare senza essere sorretto, quella ferita era talmente grave da UCCIDERLO SUBITO!

Alecto continua a non dire niente. Elias, non potendo tollerare quel suo ostinato mutismo, lo prende per il bavero e lo sbatte contro la porta.

ELIAS: Ci mancava tanto così, TANTO COSI', e Arendelle sarebbe stata MIA!

Alecto afferra i polsi del Principe e lo costringe a lasciarlo. Si risistema la camicia e mantenendo la stessa espressione dice:

ALECTO: Anch'io sarei seccato quanto voi dopo che questo regno mi è scivolato dalle dita.

Elias fa per avventarsi di nuovo su di lui, ma l'ambasciatore lo blocca con la mano.

ALECTO: Ma sono abbastanza lucido da ricordarvi che avete ancora una carta da giocare.

Il Principe, sentendo quelle parole, a poco a poco rilassa il volto.

Mi costa ammetterlo, ma ha ragione, pensa. Alecto lo guarda sorridendo cinicamente. Elias alza di nuovo lo sguardo su di lui.

ELIAS: Sarà meglio per lui trovarla, altrimenti...

Elias si interrompe, lasciando che il suo ambasciatore comprenda da solo. Alecto ridacchia in modo sinistro, provocando anche la risata di Elias.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Finalmente gli esami sono finiti e sono andati bene! E con il riposo sono riuscita a finire anche questo capitolo, che spero abbiate apprezzato!

Il nostro amato (si fa per dire...) Elias era convintissimo che sarebbe stato lui a capo di Arendelle, ma non ha fatto i conti con la magia dei Troll e con il coraggio e la tenacia del nostro Kristoff! XD

Devo ammettere che mi sono divertita a scrivere la parte in cui se lo ritrova davanti ahahah xD e voi che ne pensate?

Grazie ancora per tutto l'appoggio che mi date, per tutti i complimenti, qualcuno anche per le critiche, e ringrazio anche i lettori silenziosi! 

Detto questo, #CasoMai vi do appuntamento al prossimo capitolo! Un abbraccio da Giulia.

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Capitolo 21
*** 20- Di che cosa hai tanta paura? ***


20- Di che cosa hai tanta paura?

20- Di che cosa hai tanta paura?

Nel frattempo, sulle montagne dei fiordi ghiacciati, Olaf attira l'attenzione dei suoi amici. Comincia a tirare Jack e Elsa per la mano e i due ragazzi, insieme a Sven, cominciano a seguirlo, senza capire dove li voglia portare.

JACK: Olaf, si può sapere dove ci stai portando?

Dente da Latte, posata sulla spalla di Jack, pare chiedere la stessa cosa.

OLAF: Dai, e forza!

Il pupazzo di neve continua a tirarli, fino a che non si ferma in cima a una rupe innevata. Saltella e indica qualcosa ai suoi amici. Elsa non capisce, Jack raggiunge Olaf e stringe gli occhi per vedere meglio in mezzo alla nebbia.

Questa dopo un po' si dirada, mostrando in lontananza una lunga falesia a strapiombo sul Mar Glaciale Artico.

JACK: Capo Nord!

Esclama Jack, sorridendo. Olaf urla e salta in braccio a lui.

JACK: Sei stato bravissimo, Olaf!

Elsa si avvicina ai due e guarda anche lei verso Capo Nord.

ELSA: Oh, mio Dio, Jack!

JACK: Possiamo raggiungerlo, Elsa.

Elsa si gira verso di lui.

JACK: Possiamo, se ci affrettiamo.

ELSA: Ce l'abbiamo fatta?

Gli chiede Elsa, guardandolo fisso negli occhi.

Jack sorride nel vedere i suoi occhi brillare di felicità e annuisce. Elsa sorride insieme a lui, poi gli butta le braccia al collo e lo abbraccia forte.

Il gesto sorprende Jack, che sente il suo cuore battere fortissimo e lo stesso calore diffondersi in tutto il corpo. Dopo un po' sorride e ricambia la sua stretta.

OLAF: Ehm ehm...

Jack e Elsa, imbarazzati, si separano immediatamente, Dente da Latte si mette fra loro come se fosse gelosa. Olaf li guarda alzando un sopracciglio.

OLAF: Allora? Vogliamo andare?

Jack scambia un'occhiata complice e divertita con Elsa, poi risponde:

JACK: Ok.

OLAF: Bene bene bene!

Olaf comincia ad incamminarsi seguito da Sven. Dente da Latte si posa sulle corna della renna, provocando un suo verso entusiasta.

Jack cede il passo ad Elsa con galanteria. La giovane lo ringrazia con un elegante cenno del capo e lo precede. Jack si appoggia al suo bastone e la osserva, rapito dalla sua bellezza.

Mio Dio, quant'è bella, pensa. Credo di essere impazzito, anzi peggio di essermi ammalato. Ma io sono un'immortale, non posso ammalarmi. E poi che razza di malattia è questa, che mi fa desiderare di stringerla fra le mie braccia senza lasciarla più andare via? Oh, è un bel guaio!


E' ormai calata la notte.

Malgrado la stanchezza, Jack, Elsa e i loro amici continuano la loro marcia, più che decisi a raggiungere Capo Nord il prima possibile.

Per tenere lontano il sonno, Jack racconta ad Elsa e Olaf la sua vita con i Guardiani: i viaggi in giro per il mondo insieme a Nord, ossia Babbo Natale, sulla sua slitta; i giorni in cui Nord lo costringeva ad aiutarlo a costruire i giocattoli, i cosiddetti “giorni da schiavista”; la sua collezione di oggetti dal futuro; il tantissimo tempo passato insieme ai bambini; i tanti scherzi fatti a Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua, e ai piccoli elfi aiutanti di Nord, che dopo tanti anni erano arrivati ad odiare Jack. Elsa e Olaf ridono divertiti.

ELSA: Ma povero elfo!

Esclama Elsa, ridendo dopo l'ennesimo racconto di Jack sugli elfi.

JACK: Era uno scherzetto innocente, dai!

ELSA: Ah, ma certo! Farlo inseguire da Nord e da centinaia di altri elfi arrabbiati perché tu, e non lui, hai fatto bruciare l'intero pranzo di Natale? Ma sì, è uno scherzo innocente!

Jack e Elsa ridono ancora. I loro occhi si incrociano e le risate si esauriscono.

Jack è il primo ad abbassare lo sguardo e comincia a muovere su e giù il bastone.

ELSA: Credevo di essere l'unica a non sopportarti...

JACK: No, diciamo che sei l'unica a non esserci abituata!

ELSA: Sì, è vero.

Stavolta è Elsa ad abbassare lo sguardo. Jack inclina la testa sorridendo.

ELSA: Immagino che anche i tuoi genitori ci fossero abituati, vero?

Chiede Elsa, rialzando lo sguardo.

Jack, alla parola “genitori”, si ferma di colpo. Il suo sorriso sparisce, mentre gli occhi si spalancano in un'espressione di dolore. Davanti agli occhi, le stesse immagini. Nella mente, gli stessi dolorosi ricordi.

Elsa subito si accorge del cambio di umore di Jack. La sua espressione, la stessa che tante volte vedeva nella sua immagine riflessa allo specchio e che a tanti aveva mostrato lei stessa, la spaventa e la preoccupa.

ELSA: Jack...

Elsa gli mette una mano sulla spalla, ma lui si scosta bruscamente, come se una scossa elettrica gli avesse attraversato la spalla. Dente da Latte vola via dal suo cappuccio.

Jack si volta verso Elsa, stringendo gli occhi.

Ha gli occhi lucidi, si rende conto Elsa, guardandolo fisso. Perché fa così? Non mi ha mai allontanato da sé in questo modo.

ELSA: Jack, che cos'hai?

Chiede ancora, avvicinandosi preoccupata.

JACK: Elsa, ti prego...

Lui alza un braccio verso di lei e indietreggia di un passo.

JACK: Lasciami in pace.

ELSA: Ma che cosa ti ho fatto?

JACK: Non mi hai fatto niente, ok? Niente!

Risponde Jack, alzando la voce e guardandola con rabbia.

Elsa è ferita dal tono della sua voce. Perché mi parla così?

Sven e Olaf guardano confusi Dente da Latte, ma la fatina sembra più confusa di loro.

Jack fa per voltarsi e riprendere la marcia, ma Elsa lo afferra per la spalla e lo costringe a girarsi.

ELSA: No, questo non è niente!

La voce di Elsa trema. Jack la scaccia di nuovo in modo brusco.

JACK: Lasciami in pace, Elsa!

ELSA: No!

JACK: Elsa, ti ho detto di LASCIARMI IN PACE!

Jack la allontana da sé con più forza.

Elsa lo fissa, quasi sull'orlo delle lacrime. Non riesco a capire, pensa. Non l'ho mai visto così, non sembra neanche lui.

ELSA: Che ti succede?

Che mi succede, ripete Jack nella sua mente. Succede che non ce la faccio più.

Non ce la faccio più a vedere quelle immagini, quei volti, i loro volti, passarmi davanti agli occhi ogni volta. Odio ricordare la ragione per cui per tanto tempo ho maledetto me stesso e i miei poteri.

Ma perché sto reagendo così con Elsa? Lei non sa niente, non c'entra niente...

JACK: Basta, Elsa, BASTA!

Jack, ma che stai facendo?

ELSA: No, perché? Perché ti comporti così? Perché non ti fidi di me? DI CHE COSA HAI TANTA PAURA?

JACK: ORA BASTA, BASTA!

Jack chiude gli occhi e stringe i denti.

Il suo bastone, stretto saldamente nelle mani, si illumina di una luce azzurra e da esso esce un violento getto di ghiaccio contro Elsa, Olaf e Sven, che indietreggiano spaventati.

Elsa osserva inorridita quelle stalattiti puntate contro di lei. Alza lentamente gli occhi su di lui e non riesce a credere di vederlo puntare contro di lei il bastone, il suo potere, con gli occhi stretti in una fessura di rabbia e dolore.

Credevo di potermi fidare di te, pensa Elsa, sentendo il suo cuore perdere i battiti e il respiro farsi sempre più affannato. Credevo che fossimo simili, che avremmo potuto aiutarci a vicenda, ma mi sbagliavo. Sono stata una stupida a credere che tra noi potesse nascere qualcosa, soltanto una stupida.

Elsa stringe gli occhi, lasciando che le lacrime le righino le guance.

Jack rilassa il volto e respira pesantemente, abbassando di poco il bastone.

Il suo sguardo si sposta dal viso in lacrime di Elsa all'espressione impietrita di Olaf e Sven, per poi finire sulle stalattiti davanti a loro.

Jack spalanca gli occhi, rendendosi conto di quello che ha appena fatto. Ma che cosa ho fatto, si chiede abbassando immediatamente il bastone.

Alza di nuovo lo sguardo e incrocia quello ferito di Elsa. Oh, mio Dio, avrei potuto farle del male...

Elsa stringe gli occhi verso di lui, per poi voltarsi e correre via.

OLAF: Elsa!

La richiama Olaf, ma lei non si volta e continua a correre. Olaf le corre dietro continuando a chiamarla e pregandola di fermarsi.

Dente da Latte vola verso Jack, ma lui non la guarda. Si volta e continua a camminare. Dente da Latte scambia uno sguardo con Sven. La renna emette uno sbuffo e, insieme alla fatina, segue Jack, sperando di riuscire a fermarlo.


Non so dove mi stanno portando i piedi e non mi importa. La sola cosa che voglio è andare via. Allontanarmi da lui.

Cammino a passi veloci, le lacrime mi scorrono sulle guance.

Che senso ha piangere, mi ripeto più di una volta, eppure ogni volta che mi passo le mani sugli occhi per cercare di asciugare le lacrime, queste continuano a scendere.

Sento i passettini veloci di Olaf dietro di me e la sua voce che mi prega di fermarmi.

OLAF: Elsa, ti prego, torna indietro!

ELSA: Lasciami stare, Olaf.

La mia voce è spezzata. Olaf mi raggiunge e mi si para davanti, con le braccine aperte.

OLAF: Eh, no! Non ti lascio stare proprio per niente! Non possiamo fermarci adesso, non ora che siamo così vicini al Polo!

ELSA: Olaf...

OLAF: Elsa, non so perché Jack ti abbia scacciato via in quel modo. Sono arrabbiato con lui quanto te. Ma qui non si tratta di lui, si tratta di Anna!

Io spalanco gli occhi, per poi voltarmi indietro. Il Capo Nord è vicino.

OLAF: E Anna non vorrebbe vederti rinunciare così!

Continua Olaf. Io continuo a guardarmi alle spalle. Stringo gli occhi e tiro su col naso.

Olaf ha ragione. Non posso arrendermi adesso.

Anna è più importante di tutto. Il mio popolo è più importante di tutto.

Se Jack non vuole più aiutarmi, andrò avanti da sola, come ho sempre fatto.

Mi volto di nuovo verso Olaf, mi inginocchio davanti a lui e lo guardo dritto negli occhi.

ELSA: Tu non mi abbandoni, vero?

Olaf mi sorride.

OLAF: Non potrei mai!

ELSA: Allora andiamo!

OLAF: Sì!

Lui mi salta in braccio e mi abbraccia forte forte. Ricambio il suo abbraccio e ritrovo tutto il coraggio di cui avevo bisogno. Olaf saltella e mi prende per mano.

OLAF: Coraggio, ANDIAMO!

BALTHAZAR: Voi non andate da nessuna parte!

Una voce roca alle mie spalle.

Mi volto di scatto e mi ritrovo circondata da un gruppo di uomini armati, vestiti di stracci, che mi guardano minacciosi, come se fossi la preda di una battuta di caccia. Alzo le braccia, pronta ad attaccare chiunque si avvicini, mentre Olaf si attacca a me.

Uno di loro, un uomo dai grandi occhi verdi, solcati da profonde occhiaie scure, il viso ricoperto da cicatrici, alto e robusto, si stacca dal gruppo brandendo una lunga spada. Io allungo il braccio verso di lui.

ELSA: Fermo!

Lui, per niente turbato dal mio comando, continua ad avvicinarsi ridendo.

BALTHAZAR: La Regina di Arendelle... finalmente vi abbiamo trovato!

ELSA: Chi siete? Che cosa volete da me?

Il ghiaccio comincia a brillare fra le mie mani. Quell'uomo, però, continua ad avvicinarsi.

BALTHAZAR: Non credo vivrete abbastanza per scoprirlo, mia Regina! Prendetela!

Sento la paura attanagliarmi mentre lo sento pronunciare l'ultima parola. Gli uomini alle sue spalle sfoderano le spade e si avvicinano minacciosi.

ELSA: State lontani!

Con un agile colpo di mano, scaglio contro di loro il ghiaccio. Sento, però, che ce ne sono altri alle mie spalle. Mi volto velocemente, alzo entrambe le mani e alzo davanti a loro una parete di ghiaccio.

ELSA: Olaf, corri!

Olaf mi tira per la mano e cominciamo a scappare. Alle mie spalle sento il rumore del ghiaccio che si frantuma e la voce di quell'uomo, che urla:

BALTHAZAR: NON LASCIATEVELA SCAPPARE!

Io e Olaf aumentiamo la velocità della corsa. Mi volto e li vedo ancora dietro di noi. Scaglio ripetutamente il ghiaccio alle mie spalle, non devono raggiungerci.

OLAF: Sven! Sven! Jack! AIUTO!

Comincia a gridare Olaf.

Io mi volto ancora una volta. Vedo uno di quei briganti scagliarmi contro delle frecce, ma riesco a distruggerle tutte lanciando delle stalattiti.

Improvvisamente, sento che qualcosa alle mie spalle mi trattiene e mi fa cadere in avanti. Il mio mantello si è impigliato in una roccia. Provo a tirarlo via, a strapparlo, ma vedo quegli uomini avvicinarsi sempre di più. Alzo di nuovo le mani, ma stavolta da esse non esce niente.

Oh, no! Non adesso! Mi guardo le mani terrorizzata, per poi portarmele al petto.

ELSA: Olaf, scappa!

Ordino ad Olaf, chinato su di me per aiutarmi.

OLAF: No, non me ne vado senza di te, Elsa!

ELSA: Trova Jack e digli che mi dispiace! Vai!

Allontano Olaf da me, vedo i suoi occhi inumidirsi. Mi dispiace, amico mio.

Lui stringe gli occhi, si volta e comincia a correre. Con le lacrime agli occhi, lo vedo sparire tra le rocce. Abbasso la testa toccando la terra fredda con la fronte, mentre il mio corpo è scosso dai singhiozzi. Sento qualcuno tirarmi su per le braccia e vani sono i miei tentativi di ribellarmi.


Continuo a camminare a testa bassa, senza guardare nemmeno dove sto andando. Stringo forte nella mano destra il mio bastone. Non capisco perchè sto qui a camminare, quando potrei volare e raggiungere il Polo in un attimo. I miei piedi, però, non si staccano da terra. Alle mie spalle sento la vocina di Dente da Latte e il passo ovattato di Sven, che si ostina a seguirmi.

Non faccio altro che chiedermi come ho potuto fare quello che ho fatto. Avrei potuto fare del male ad Elsa e lei non c'entra niente con tutto il dolore che mi porto dentro.

Lei si è fidata di me e ora l'ho delusa.

Sento Sven sbuffare dietro di me, ma dopo poco me lo ritrovo davanti e mi fermo. Lui sembra dirmi qualcosa che però non capisco.

JACK: Che hai, Sven?

Gli chiedo, spazientito. Lui cammina verso di me con le corna in avanti, costringendomi ad indietreggiare.

JACK: Ehi, ma che ti prende?

Lui comincia ad apostrofarmi con i suoi strani versi, fissandomi con rabbia.

JACK: Scusa, non parlo il rennese!

Dico cercando di levarmelo di torno, ma lui mi ferma e mi prende con le corna.

JACK: Ehi, ehi, ehi, fermo! Mettimi giù, mettimi giù!

Lui, però, non mi ascolta. Malgrado io mi divincoli, non riesco a scendere da qui.

Guardo Dente da Latte, chiedendole con lo sguardo di aiutarmi, ma lei mi ignora.

JACK: Sven, accidenti, mettimi giù!

Sven scrolla violentemente la testa e mi fa cadere con la testa nella neve. Sento ancora i suoi versi arrabbiati. Riemergo dalla neve e mi friziono i capelli. Sven sbuffa ancora, mentre io mi rimetto in piedi.

JACK: No, Sven! Io non torno indietro!

Sven e Dente da Latte mi urlano contro arrabbiati. Io mi scrollo la neve dalla felpa e riprendo il bastone.

JACK: Avete visto quello che è successo, avrei potuto farle del male e io non voglio!

Dente da Latte mi chiede esasperata perchè ho reagito in quel modo se non volevo ferirla.

JACK: Non lo so perchè ho reagito così, non so cosa mi sia preso!

Mi prendo la testa fra le mani e stringo gli occhi e i denti.

All'improvviso, sento qualcuno gridare forte il mio nome. Mi volto di scatto.

JACK: Avete sentito?

OLAF: JACK!

JACK: Olaf?

Io, Sven e Dente da Latte ci guardano intorno, cercando di capire da dove viene la voce di Olaf.

Corro fino a che non sento le mie gambe sbattere contro qualcosa di freddo. Abbasso lo sguardo e vedo Olaf.

JACK: Olaf!

Sven e Dente da Latte mi raggiungono. La renna sorride nel vedere Olaf e lo accarezza con il muso.

Io mi guardo intorno cercando Elsa, ma lei non c'è. Non c'è.

Sento l'angoscia salire. Dov'è Elsa?

Guardo Olaf e gli leggo la paura negli occhi, così mi inginocchio davanti a lui.

JACK: Olaf, dov'è Elsa?

OLAF: L'hanno... l'hanno... l'hanno...

JACK: Ehi, ehi, riprendi fiato, cosa è successo?

Dico cercando di tranquillizzarlo. Olaf fa un bel respiro e finalmente riesce a parlare.

OLAF: Degli uomini cattivi l'hanno catturata, vogliono farle del male, Jack!

Io spalanco gli occhi, sconvolto. Sento il mio cuore perdere un battito, costringendomi a portarmi una mano al petto. In un attimo, però, sento la rabbia salire e butto a terra il bastone. Mi prendo di nuovo la testa fra le mani con un moto di rabbia.

E' tutta colpa mia. Non avrei dovuto lasciarla andare.

Non avrei dovuto abbandonarla.

Se le dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai.

JACK: Olaf, portami da lei, presto!


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Lo so, anche stavolta sono in ritardo, ma l'università mi ha tolto molto tempo, quindi spero che mi perdoniate, ma soprattutto che il capitolo vi sia piaciuto!

Sorpresona, è tornato in scena Balthazar! Elsa, dopo un litigio con Jack, viene allontanata da lui e viene catturata dal crudele brigante. Jack, pentito di quanto è successo, viene avvertito dell'accaduto da Olaf. Riuscirà il nostro coraggioso Guardiano a salvare la sua Elsa? Lo scoprirete soltanto nel prossimo capitolo, perciò vi aspetto! ;)

Grazie ancora a tutti per il sostegno e per l'affetto che mi dimostrate, vi adoro! Un abbraccio a tutti da Giulia =)

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Capitolo 22
*** 21- La fuga ***


21- La fuga

21- La fuga

Sono rinchiusa in un capanno buio e spoglio, illuminato solo da una finestra dai vetri rotti.

Le catene mi stringono le braccia lungo il corpo e le mani, provocandomi dolore. Ho cercato di spezzarle con i miei poteri, ma è inutile: non mi rispondono.

Mi alzo a fatica e mi volto verso sinistra, verso la finestra.

Riesco a sentire le voci e le risate sguaiate dei briganti che mi hanno rapita. Devono essere intorno a un falò perché l'aria è molto calda.

Un rumore mi fa voltare. La porta del capanno si è aperta.

Il capo di questi briganti, il cui nome è Balthazar, avanza verso di me, sorridendo beffardo.

Dietro di lui, vedo una figura più piccola: una ragazzina di forse quattordici anni, molto magra, i capelli neri raccolti in una treccia laterale disordinata, i grandi occhi verdi, uguali a quelli di Balthazar, mi guardano in modo diverso da lui. E' come se fosse dispiaciuta, come se mi stesse chiedendo perdono. Mi chiedo chi sia. Il mio sguardo si posa di nuovo su Balthazar.

ELSA: Perché mi hai portata qui? Che cosa vuoi da me?

Gli chiedo, avvicinandomi e sfidandolo con lo sguardo. Lui ridacchia.

BALTHAZAR: Mi avevano detto che catturarvi sarebbe stato molto difficile, dati i vostri poteri, Vostra Maestà... a quanto pare si sbagliavano!

ELSA: Di che cosa state parlando?

BALTHAZAR: A che serve parlarvene? Non potete fuggire, non potete nemmeno condannarmi a morte.

Balthazar afferra una delle catene e la tira, costringendomi a tornare in ginocchio e ad abbassare la testa. Malgrado il dolore che sento in ogni centimetro del mio corpo, rialzo subito lo sguardo e guardo fisso negli occhi il mio carceriere. Se crede che io sia debole, si sbaglia. Lui si china su di me e i suoi occhi si stringono in una fessura.

BALTHAZAR: Dopo stanotte, il vostro Regno sarà costretto a piangervi, a dimenticarvi e a scegliere un nuovo Re, se non vuole essere raso al suolo!

ELSA: Non succederà mai!

BALTHAZAR: Ne siete davvero sicura? Sta già accadendo, mia Regina. Il Regno di Arendelle cesserà di esistere senza la sua Regina... e senza il suo Principe!

Io rimango a bocca aperta. Cosa? No, non può essere! Che cosa hanno fatto a Kristoff?

ELSA: Kristoff?

BALTHAZAR: Proprio così. Il vostro Principe è in fin di vita!

ELSA: No! Che cosa gli avete fatto?

La mia voce trema, non riesco più a trattenere le lacrime.

BALTHAZAR: Niente di tanto diverso da quello che farò adesso a voi, Altezza.

Balthazar si lascia sfuggire una risata orribile.

Io mi tengo la testa fra le mani, non ce la faccio a sentirlo. Vorrei distruggere queste catene, il luogo in cui mi trovo, correre fino ad Arendelle e scoprire che sono tutte bugie, che Kristoff è al sicuro, ma i miei poteri non mi rispondono più. Mi hanno abbandonato anche loro.

BALTHAZAR: Ma purtroppo per voi, mi diverte molto vedervi in questo stato, perciò vi lascerò soffrire ancora un po' prima di morire!

Le sue parole e la sua risata crudele mi provocano ancora più dolore. Le lacrime scivolano giù dal mio viso e bagnano le assi di legno scheggiate del pavimento.

Oh, mio Dio, Kristoff... Anna... è tutta colpa mia.

Alzo di pochissimo lo sguardo e vedo Balthazar trascinare via la ragazzina, che però si volta verso di me e mi rivolge lo stesso sguardo dispiaciuto di prima.

La porta si chiude e rimango di nuovo sola. Di nuovo chiusa dentro.

Mi copro il viso con le mani, piango forte pensando a tutte le persone che amo: Anna, Kristoff, Olaf, il mio popolo, Jack... sì, anche lui.

Vorrei che fosse qui, che mi abbracciasse, che mi dicesse che andrà tutto bene. Mi dispiace tanto.

Se solo non avessi discusso con lui, tutto questo non sarebbe mai successo e ora sarei dai Guardiani e avrei una speranza per salvare mia sorella.


Una piana desolata al centro del quale brucia un enorme falò. Intorno ad esso è radunato un gruppo di uomini che mangiano a sbafo e ridono sguaiatamente. Le loro armi sono tutte ammucchiate in un solo punto, mentre i cavalli sono tutti legati vicino a un capanno fatiscente. Vedo uscire dal capanno un uomo alto e robusto che trascina via una ragazzina di forse quattordici anni. L'uomo si guarda intorno.

JACK: Olaf, sta' giù!

Gli ordino, nascondendomi a mia volta dietro le rocce. Olaf torna a guardare l'uomo accanto alla ragazzina e me lo indica.

OLAF: E' lui!

JACK: Forse Elsa è lì dentro.

Sussurro indicando il capanno.

JACK: Dobbiamo distrarli se vogliamo avvicinarci!

OLAF: Sì, ok, distraiamoli!

Esclama Olaf, ridendo. Ma dopo neanche cinque minuti, la sua espressione diventa confusa.

OLAF: Ehm... tu hai qualche idea su come distrarli?

Chiede alla fine, grattandosi la testa. Io ridacchio.

JACK: Stai parlando con un professionista, Olaf! Sta' a vedere!

Con un salto scavalco la roccia e volo giù dalla montagna, per poi nascondermi di nuovo.

Faccio segno ad Olaf e Sven di seguirmi. I due strisciano lentamente giù dalla montagna, anche se io vorrei che aumentassero la velocità.

Scambio un'occhiata rassegnata con Dente da Latte, che è posata sulla mia spalla.

Quando finalmente mi raggiungono, mi sporgo a guardare che cosa succede.

Due di quegli uomini si avvicinano al mucchio di armi e prendono due spade. Cominciano a discutere animatamente su quale delle due sia la più affilata e letale.

BRIGANTE: E' inutile che ti vanti così tanto della tua lama, tanto sarà la lama di Balthazar a finire la Regina!

Le parole del brigate mi fanno spalancare gli occhi. Vogliono uccidere Elsa? No, non glielo permetterò, fosse l'ultima cosa che faccio!

Alzo la mano destra e punto gli occhi sulle due spade. Le lame cominciano a coprirsi di uno strato di ghiaccio prima sottile, poi sempre più spesso. I due briganti osservano le spade con gli occhi sgranati, non riescono a spiegarsi lo strano fenomeno. Quando il ghiaccio è spesso al punto giusto, chiudo la mano a pugno e le lame si frantumano come se fossero fatte di un fragile vetro. Le facce incredule dei due mi fanno sorridere.

BRIGANTE: Questo è strano davvero! Dobbiamo avvertire Balthazar!

Si girano e fanno per andarsene. Colpisco il terreno con il bastone e una lunga striscia di ghiaccio compare sotto i piedi dei due briganti, che scivolano provocando le risate di tutto il resto della banda.

Faccio cenno a Olaf e Sven di seguirmi. Intanto, l'uomo e la ragazzina si avvicinano.

BALTHAZAR: Che diavolo succede qui?

Chiede lui, con un tono talmente duro da far cessare all'istante le risate dei suoi uomini.

Io esco dal mio nascondiglio. Alzo il bastone in aria, per poi sbatterlo a terra. Il ghiaccio parte da quel punto e arriva fino a uno degli alberi, poco distanti dal falò. Tiro a me il bastone e l'albero che ho colpito cade, provocando un gran fracasso. Tutti si voltano verso sinistra, mentre io torno a nascondermi.

BALTHAZAR: Che cosa è stato?

Il capo della banda sfodera la spada e intima ai suoi uomini di seguirlo.

Sì! Tranquilla, Elsa, sto venendo da te!


Sento dei rumori e le voci agitate di quegli uomini venire da fuori.

Ho provato a rompere di nuovo queste catene, ma i miei poteri continuano a non rispondermi.

Non capisco, non mi era mai capitato in tutti questi anni, anzi succedeva il contrario: più avevo paura di mostrarli, più essi uscivano fuori. Invece, adesso più cerco di usarli, più non mi rispondono.

Ho la fronte appoggiata al legno della parete, gli occhi chiusi e la testa abbassata.

Non riesco a non pensare a quello che mi ha detto Balthazar: Kristoff è in pericolo di vita ed è stato lui a cercare di ucciderlo. Ed è successo tutto mentre io ero via. Non so che fare...

JACK: Elsa...

La voce di Jack.

Sollevo lo sguardo immediatamente.

Lui è lì, fuori dalla finestra e mi guarda sorridendo teneramente. Scavalca la finestra e si posa sul pavimento davanti a me. Tocca le catene con il bastone e queste si ricoprono di ghiaccio, fino a spezzarsi del tutto. Sono libera.

ELSA: Oh, mio Dio, Jack!

Esclamo, buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte a me. Piango sulla sua spalla, mentre sento la sua stretta aumentare.

Mi accarezza i capelli dolcemente e finalmente mi sento al sicuro.

Lui scioglie l'abbraccio e mi prende il viso tra le mani. Anch'io accarezzo il suo con le mie mani.

JACK: Elsa, mi dispiace, mi dispiace tanto!

Mi dice asciugandomi le lacrime con le dita.

ELSA: No, Jack, la colpa è mia!

Io mi rifugio di nuovo fra le sue braccia che mi stringono forte, come se avesse paura che io possa scomparire da un momento all'altro. Come io ho paura di vederlo svanire davanti ai miei occhi senza poter fare niente..

JACK: Perdonami, ti prego.

Stavolta sono io a sciogliere l'abbraccio.

Mi guarda fisso negli occhi, il suo respiro è più pesante del mio. Mi accarezza ancora il viso, poi unisce la sua fronte alla mia, chiudendo gli occhi.

Li chiudo anch'io, ascoltando il suono del suo respiro e lasciando che i brividi mi corrano sulla pelle.


Riapro gli occhi e mi perdo negli occhi di Elsa.

La sua fronte contro la mia, il suo respiro che si mischia al mio. E' così vicina, eppure ho troppa paura che possa svanire inghiottita dal buio. Il senso di colpa per averla lasciata da sola torna ad attanagliarmi.

JACK: Perdonami, ti prego.

Ripeto, accarezzandole di nuovo il viso.

ELSA: Scusami, Jack, scusami.

Mi dice, tornando a piangere sulla mia spalla. Io la stringo forte.

JACK: No, Elsa, tu non hai colpa.

Sciolgo l'abbraccio e le sollevo il viso con due dita.

JACK: Non avrei dovuto lasciarti da sola.

Le lacrime scorrono ancora sul suo viso. Io unisco ancora la fronte alla sua.

Non piangere. Se piangi, mi uccidi.

Non mi chiedo neanche più quali pensieri sto facendo.

E' così ormai: senza di lei potrei morire.

Vederla stare male mi trafigge l'anima.

Vedere invece la felicità nei suoi occhi è per me come vedere il sole.

Sentire la sua voce mi fa vibrare il cuore.

E se qualcuno mi chiedesse di riassumere tutto questo in poche parole, non esiterei a rispondere: sono innamorato di lei.

OLAF: Elsa!

Olaf piomba alla mia sinistra, costringendo me ed Elsa a voltarci. Il pupazzo di neve salta in braccio a lei e la abbraccia forte.

ELSA: Olaf!

OLAF: Stai bene, vero?

Le chiede, sciogliendo l'abbraccio. Elsa annuisce, poi torna a guardare me.

Dente da Latte vola sulla mia spalla e attira la mia attenzione.

JACK: Hai ragione, dobbiamo uscire da qui!

ELSA: Non possiamo, ci uccideranno!

JACK: Non succederà!

ELSA: I miei poteri non mi rispondono, Jack!

JACK: I miei poteri basteranno, Elsa. Sta' tranquilla...

Le dico, facendole una carezza. Vedo le sue labbra curvarsi in un piccolo sorriso.

HANNELI: Non credo che bastino contro mio padre, però.

Io, Elsa, Olaf e Dente da Latte ci voltiamo.

Dalle ombre che oscurano questo capanno, vediamo uscire e venire verso di noi la ragazzina che ho visto prima insieme ai briganti. Lei si inginocchia davanti a noi, con gli occhi puntati su Elsa, e fa un inchino.

HANNELI: Perdonatemi, Maestà, per quello che mio padre vi ha fatto.

ELSA: Tuo padre?

HANNELI: Sì, io sono la figlia di Balthazar, Hanneli...

Elsa e io ci guardiamo.

HANNELI: Avete bisogno del mio aiuto.

JACK: E perché dovremmo fidarci di te?

Le domando con voce dura. Lei mi sorride beffarda, ma non vedo cattiveria nel suo sguardo.

HANNELI: So per quale motivo la Regina Elsa è qui, so chi la vuole morta. Ma se lei sfuggisse dalle mani di mio padre, rovinerebbe i piani di chi lo ha mandato. Vi sto offrendo la possibilità di salvare quello a cui tenete di più, Maestà.

Lo sguardo di Hanneli si ferma su Elsa. Lei cerca subito il mio sguardo. Leggo nei suoi occhi la voglia di provarci. Vedo Olaf stringere la mano ad Hanneli, decidendo di fidarsi. Torno a guardare Elsa negli occhi e dico:

JACK: Se tu ti fidi, io sono con te.

Elsa mi sorride e mi stringe forte la mano. Si volta verso Hanneli e le chiede:

ELSA: Che cosa devo fare?


Balthazar e i suoi compagni tornano al falò. Balthazar, furioso, sbatte la spada a terra.

BALTHAZAR: La prossima volta che VOI incapaci mi fate allontanare per una sciocchezza come un albero caduto vi pianterò la mia spada in faccia!

BRIGANTE: Sì, ma...

BALTHAZAR: Ma cosa?

Chiede Balthazar, girandosi di scatto il suo compagno dalla barba lunga.

BRIGANTE: Quando la uccidiamo?

A quella domanda, Balthazar stringe ancora di più gli occhi in una fessura.

BALTHAZAR: E a te cosa importa?

HANNELI: Che succede qui?

Balthazar si volta.

Sua figlia è dietro di lui e lo guarda alzando il sopracciglio e incrociando le braccia.

L'uomo che stava discutendo con Balthazar si rivolge a lei.

BRIGANTE: Ah, Hanneli, sei qui. Portaci dell'altro vino che l'abbiamo finito!

HANNELI: Prenditelo da solo, non sono la tua serva!

Gli risponde Hanneli, sfidandolo con lo sguardo.

L'uomo comincia a farsi rosso in viso per la rabbia e stringe i pugni.

BRIGANTE: Come ti permetti, ragazzina?

Prima che possa avvicinarsi a lei, Balthazar lo blocca con un braccio.

BALTHAZAR: E' mia figlia, perciò si può permettere come e quando vuole, chiaro?

HANNELI: Grazie, papà!

Hanneli ringrazia suo padre, continuando però a guardare l'irato e barbuto brigante con aria di sfida. Balthazar nota però che alle spalle della figlia c'è qualcosa, o meglio, qualcuno.

BALTHAZAR: Che hai dietro la schiena?

Hanneli trascina Olaf davanti a sé, provocando i versi stupiti e gli sguardi meravigliati di tutta la banda. E' il segnale, pochi minuti e si va in scena!

HANNELI: Beccato mentre cercava di aiutare a scappare la Regina!

OLAF: Lasciami, lasciami!

Prova a divincolarsi Olaf. Balthazar ride sguaiatamente.

BALTHAZAR: Coraggioso, per essere solo una stupida palla di neve!

JACK: E' quello che gli dico sempre anch'io!

Balthazar, Hanneli, Olaf e tutta la banda si girano verso di me.

Stringo il bastone nella mano e da esso esce una lunga falce di ghiaccio che finisce a terra davanti a loro, facendoli cadere come marionette a cui hanno tagliato i fili.

Balthazar si risolleva e recupera la spada. Olaf corre verso di me e si mette alle mie spalle.

BALTHAZAR: Chi sei tu?

JACK: Uno dei Guardiani di queste terre e sono qui per riprendermi qualcosa che tu hai rubato.

Balthazar si scaglia contro di me, urlando. La lama della sua spada cozza violentemente contro il mio bastone, che però è protetto dal ghiaccio. Gli sferro un calcio, approfittando della sua sorpresa.

Dico a Olaf di raggiungere Elsa e lui si allontana.

Balthazar continua a cercare di colpirmi, ma io riesco ad evitare qualsiasi suo colpo.

Mi volto verso il capanno e vedo Elsa uscirne insieme ad Hanneli. Dobbiamo andarcene subito.

In un attimo, però, sento il mio corpo colpire violentemente il suolo. Balthazar è sopra di me e cerca di colpirmi.

ELSA: JACK!

Sento la voce di Elsa. Balthazar si volta e la vede, io approfitto per togliermelo di dosso.

BALTHAZAR: PRENDETE LA REGINA!

Urla Balthazar ai suoi uomini. Io comincio ad attaccarlo usando il ghiaccio, ma lui riesce ad evitare le stalattiti.

JACK: ELSA, SCAPPA!

Urlo rivolta a lei, ma Balthazar mi raggiunge e mi scaraventa a terra.

Prova a tenermi fermo, ma riesco a liberarmi mollandogli una gomitata nel fianco.

Provo a riprendere il bastone, ma lui colpisce la mia mano con l'elsa della sua spada. Il colpo mi fa stringere i denti.

ELSA: JACK!

Di nuovo la voce di Elsa. Con la coda dell'occhio riesco a vederla, anche se Balthazar mi tiene stretto in una morsa.


Vedo Jack scaraventato a terra da Balthazar. Lui gli punta contro la spada con forza, ma Jack la blocca, provando a spingerla via con tutta la forza che ha.

ELSA: Devo aiutare Jack!

HANNELI: No, Maestà, dovete fuggire adesso!

Hanneli e Olaf bloccano la mia corsa.

ELSA: Io non me ne vado senza di lui!

OLAF: Elsa, attenta, DIETRO DI TE!

L'urlo di Olaf mi fa voltare di scatto.

Uno degli uomini di Balthazar lancia un coltello contro di me. Mi riparo il viso con le braccia e chiudo gli occhi.

Quando li riapro, vedo che una lastra di ghiaccio ha fermato il coltello. Altri due uomini si fanno avanti con le balestre.

ELSA: State lontani!

Le stalattiti colpiscono le balestre che volano via dalle braccia dei due. Alzo entrambe le braccia e davanti a loro faccio comparire un lastra di ghiaccio, che poi spingo verso di loro con il mio potere. Invano cercano di resistere e di spingere via il ghiaccio, ma riesco a intrappolarli contro le rocce.

Il terzo prova di nuovo a lanciare un coltello, stavolta verso Hanneli. Sbatto un piede per terra e ghiaccio il terreno fino ai suoi piedi che scivolano.

Mi avvicino a lui e prima che possa scappare, gli blocco un lembo della veste con una stalattite.

BRIGANTE: Maledetta strega!

Mi dice guardandomi con odio. Lo stesso sguardo di quel Weselton quando mi ha chiamata “mostro”.

Eppure, adesso quello sguardo e quel ricordo non mi feriscono, perché nella mia testa risuona una sola frase, una sola voce: la voce di Jack che mi dice: “tu non sei un mostro, Elsa”.

Mi chino su quell'uomo e gli rispondo così:

ELSA: Una strega ti avrebbe ucciso. Io no!

Mi tiro su velocemente e corro verso Jack, che cerca di liberarsi di Balthazar. Non me ne vado senza di lui. Mi fermo e alzo le mani. Due scie di ghiaccio escono dalle mie mani e colpiscono Balthazar, liberando Jack dalle sue grinfie.

Jack si tira su e riesce ad afferrare il bastone. Si volta verso di me e io mi avvicino velocemente.

ELSA: Stai bene?

JACK: Sì, tu?

ELSA: Sto bene.

Aiuto Jack a rimettersi in piedi.

JACK: Su coraggio, andiamo via!

Jack mi prende per mano e ci voltiamo per raggiungere Hanneli e Olaf, che intanto hanno raggiunto Sven sulle rocce.

Mentre corriamo, sento qualcuno prendermi per le braccia, costringendomi a lasciare la mano di Jack. E' Balthazar.

ELSA: JACK!

Riesco a urlare prima che lui mi tappi la bocca con la mano.

Jack si volta all'istante, ma prima che possa avvicinarsi e colpire Balthazar con il bastone, Balthazar mi punta un coltello alla gola. La lama fredda mi blocca il respiro.

JACK: LASCIALA ANDARE!

BALTHAZAR: Butta a terra quel bastone, se non vuoi vedere la tua Regina morire!

Vedo Jack stringere gli occhi.

Provo a divincolarmi dalla presa di Balthazar, ma è inutile.

Stringo gli occhi per il dolore alla gola, ma in quel momento mi rendo conto che, alle spalle di Jack, c'è Hanneli che tende una freccia con l'arco verso Jack. Cosa sta facendo? La freccia viene scoccata.

ELSA: JACK, ATTENTO!

Riesco ad urlare col poco fiato che mi resta.

Jack si volta di scatto, vede arrivare la freccia, ma questa vola sopra la sua testa e si conficca nella mano di Balthazar che, urlando di dolore, lascia cadere il coltello.

L'altra mano che mi tiene stretta a lui viene stretta dalla mia e il ghiaccio la congela.

Balthazar urla ancora una volta per il dolore.

Mentre mi scosto velocemente da lui, vedo che ai miei piedi è caduto qualcosa. Sembra un sigillo.

Lo raccolgo e quello che vedo mi lascia incredula: l'immagine di uno zaffiro a forma di stella. Un simbolo che conosco troppo bene.

ELSA: Trondheim...

Sussurro, stringendo con rabbia quel sigillo nella mano. Ora capisco perché tutto questo.

Corro da Jack e lui mi abbraccia forte, chiedendomi se sto bene.

HANNELI: Maestà, andate via, presto!

La voce di Hanneli ci fa voltare. Jack mi prende per mano e ricominciamo a correre verso di loro.

Non appena Sven mi vede, si avvicina per farsi accarezzare. Olaf sale con me in groppa, ma poi mi volto verso Hanneli.

ELSA: Hanneli, forza, vieni!

HANNELI: Non posso venire con voi, Maestà!

Mi dice sorridendomi.

Io non capisco, non posso lasciarla qui. Balthazar la ucciderebbe, anche se è sua figlia.

Lei sembra aver indovinato i miei pensieri e mi mette una mano sulla spalla.

HANNELI: Non vi preoccupate per me, Maestà. Raggiungete il Capo Nord e mettetevi in salvo. Vi prometto che ci vedremo ancora.

ELSA: Non ti dimenticherò, Hanneli.

Lei mi sorride e i suoi occhi verdi brillano di una luce di speranza, quella speranza che ha contribuito a ridarmi. Jack la ringrazia con lo sguardo, mentre Olaf le sorride.

HANNELI: Forza, bello, corri!

Dice rivolta a Sven, che non se lo fa ripetere due volte e comincia a correre veloce, portandoci via da quel luogo.


Abbiamo corso tantissimo.

Jack ha detto che siamo vicinissimi a Capo Nord.

Mi guardo indietro, spero che Balthazar abbia perso le nostre tracce, ma soprattutto che Hanneli stia bene.

Io e Olaf ci appoggiamo a Sven, esausti. Olaf cade subito in un sonno profondo.

Jack mi accarezza i capelli, sorridendo. Sorrido anch'io, anche se mi è un po' difficile tenere gli occhi aperti.

JACK: Forse è meglio se ci fermiamo, sei troppo stanca.

ELSA: Ho paura. E se ci trovassero?

JACK: Devi stare tranquilla, siamo al sicuro adesso.

Mi tiro su e lo guardo dritto negli occhi. Il suo sorriso provoca il mio.

Mi aiuta a scendere dalla groppa di Sven, prendendomi per i fianchi.

Sento i brividi corrermi su per la schiena, anche perché mi guarda in un modo che mi fa avvampare di rossore immediatamente.

Abbasso lo sguardo per cercare di nasconderlo e vedo che il mio vestito è ridotto proprio male. Il mio mantello si è strappato quasi del tutto e non tocca più a terra, nella parte bassa della gonna ci sono strappi e buchi sfilacciati e anche la manica destra si è rovinata.

JACK: Eh sì, è ridotto male...

Sussurra Jack, seguendo il mio sguardo. Io mi stringo nelle spalle.

ELSA: Non credo che voi Guardiani abbiate degli abiti femminili al Polo Nord...

Nel momento in cui dico questa cosa, mi imbarazzo ancora di più e il mio rossore aumenta, anche perché Jack si avvicina sempre di più.

JACK: Non preoccuparti, una soluzione la troviamo.

ELSA: Grazie a te la trovo sempre.

E' vero, con lui mi sento così al sicuro, così bene che penso di poter risolvere tutto.

Il suo aiuto, la sua presenza, il suo capirmi con un semplice sguardo è diventato importantissimo per me. Lui è davvero qualcosa di più per me.

Sorride ancora, poi abbassa lo sguardo sulle mie labbra. Io abbasso lo sguardo sulle sue, mentre sento il mio cuore battere talmente forte da uscirmi dal petto. Credo anche che stiano per finire le mie riserve d'aria.

Si avvicina ancora e chiude gli occhi, mentre la sua mano mi accarezza dolcemente la guancia.


Ho il cuore che mi batte a mille nel petto, come se fosse impazzito.

Mi avvicino ancora e chiudo gli occhi. Le accarezzo dolcemente la guancia calda di rossore con le dita fredde.

Lei è agitata e nervosa quasi quanto me, lo sento dal suono del suo respiro, ma non mi importa.

Io la amo e voglio che ora lo sappia...

Un rumore curioso e un verso agitato di Sven ci fanno voltare nello stesso momento.

ELSA: Che cos'era?

Chiede Elsa spaventata. Io mi metto davanti a lei e alzo il bastone.

Dente da Latte, posata sulle corna di Sven, mi indica qualcosa oltre le rocce. Stringo gli occhi per vedere meglio, ma è troppo buio.

Sento una voce alla mia sinistra che mi saluta con un laconico “Ciao Jack”. Mi volto in quella direzione e stringo di più il bastone.

JACK: Chi c'è?

Una figura alta, ma non umana, esce fuori dall'ombra e viene verso di noi. E fortunatamente per noi, è la figura di qualcuno che conosco fin troppo bene.

CALMONIGLIO: Ti ho cercato dappertutto, Jack.

E' Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua, o forse dovrei dire il “Canguro” di Pasqua!


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! In questo capitolo (bello lungo, come piace a voi :D) ne sono successe di cotte e di crude, quindi spero davvero che vi sia piaciuto!

Vi prego, non mi uccidete o minacciate per non averli fatti baciare adesso che hanno ammesso di essere cotti l'uno dell'altra, vi prego :'( anzi, sapete che vi dico? Riconosco la mia cattiveria eccessiva, perciò scatenatevi pure! XD

A parte gli scherzi, questo capitolo è stato duro da scrivere, anche perché all'inizio non sapevo bene come inserire il personaggio di Hanneli, la figlia di Balthazar, che ho creato ispirandomi alla figlia del brigante presente nella fiaba La Regina delle Nevi. Però, alla fine ho trovato l'ispirazione e il risultato mi ha soddisfatto. E voi che ne pensate?

In più, ho fatto entrare in scena il nostro amato Cangu... ehm, volevo dire Coniglietto di Pasqua, Calmoniglio! Che succederà adesso? Lo scoprirete solo nella prossima puntata... Eh, puntata, sient a' me, volevo dire nel prossimo capitolo ;D

E' incredibile, ho appena visto che il primo capitolo di questa storia ha raggiunto le 2700 visite, siete dei grandi, 2700 grazie ad ognuno di voi! Un abbraccio a tutti e a presto, Giulia.

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Capitolo 23
*** 22- Le Leggende dei Fiordi ***


22- Le Leggende dei Fiordi

22- Le Leggende dei Fiordi

Calmoniglio si avvicina a grandi passi, mentre io abbasso il bastone.

Sento Elsa fare un verso di sorpresa e questo mi fa capire che non ha mai visto un “coniglio” alto un metro e ottantacinque, più per la lunghezza delle orecchie che per il fatto di camminare su due zampe, in grado di parlare.

Calmoniglio si rigira nella mano... bè, dico mano per non dire zampa, si rigira nella mano ricoperta di pelo grigio uno dei suo boomerang, per poi indicarmi.

CALMONIGLIO: Finalmente ti ho trovato!

JACK: Calmoniglio! Cosa ci fai qui?

CALMONIGLIO: Bè, sei sparito da giorni. Nord era, come dire, preoccupato e ha mandato me a cercarti, pensa un po'!

Io scambio uno sguardo con Elsa. Alle mie spalle sento uno sbadiglio. Olaf si sveglia stropicciandosi gli occhi e protestando.

OLAF: Oh, insomma, possibile che non posso dormire cinque minuti?

Dente da Latte gli vola sul naso e gli intima di tacere.

Io e Elsa ci voltiamo di nuovo verso Calmoniglio, che ha una faccia un po' confusa.

JACK: Calmoniglio, loro sono...

Comincio io, ma lui mi interrompe alzando il boomerang.

CALMONIGLIO: Me lo racconterai quando saremo al Polo, ok? Ragazzi!

Io alzo un sopracciglio, ma in un attimo sento qualcuno tirarmi e sollevarmi per il cappuccio.

JACK: Ehi!

Mi ritrovo davanti Phil, uno degli yeti di Nord. Borbotta qualcosa, mentre mi tiene sospeso in aria per il cappuccio.

JACK: Mettimi giù!

ELSA: Jack!

Mi volto all'istante e vedo un altro yeti afferrare Elsa per le braccia. Un altro ancora prende Sven per le corna, anche se lui cerca di divincolarsi più volte.

Olaf scende dalla groppa della renna urlando, ma Phil subito lo riacchiappa con la mano libera. Lo yeti che ha preso per la corna Sven butta ai piedi di Phil un enorme sacco. No, il sacco no, vi prego!

JACK: Ehi, fermi, fermi, no, il sacco no, dai!

Dico, cercando di divincolarmi, ma niente: io, Elsa e Olaf veniamo sbattuti lì dentro. Il sacco viene chiuso e non vedo più niente.

ELSA: Jack, non vedo niente!

JACK: Nemmeno io!

ELSA: Ma che succede?

Prima che possa risponderle, sento una strana sensazione prendermi alla bocca dello stomaco, come se mi avessero appena staccato violentemente la terra sotto i piedi e ora stessi vagando in un vortice.

Oddio, non può essere, esattamente come la prima volta! E meno male che avevo detto a Nord di non farlo mai più!

Sento Elsa e Olaf stretti a me che urlano, finché non battiamo violentemente contro una superficie dura. Finalmente riesco a vedere qualcosa, oltre ai versi nervosi di Sven e alla voce di Calmoniglio riesco a distinguere altre voci. Abbasso lo sguardo e incrocio quello di Elsa.

JACK: Stai bene?

Le chiedo subito. Lei sembra piuttosto imbarazzata.

Io non capisco il perché, finché non mi rendo conto che siamo uno sopra l'altra.

Per la prima volta, sento le mie guance avvampare di rossore, il cuore comincia a battere peggio di un tamburo, eppure resto lì fermo immobile. Elsa ride.

ELSA: Il rossore ti dona, Jack Frost!

Vorrei sprofondare tre metri sottoterra, eppure non riesco a non sorridere.

La guardo negli occhi e sento riaffiorare la voglia di baciarla, ma quando sto per avvicinarmi di più sento qualcuno tirare via il sacco e scoprirci. Io e Elsa ci mettiamo subito in ginocchio.

NORD: Oh, eccolo qua il nostro Jack Frost!

Siamo nella sala del Globo e davanti a noi ci sono Nord, che tende le braccia verso di me, Dentolina, dietro di lui, che vola attorniate dalle altre fatine dei denti e Sandman, il più anziano di noi e Guardiano dei Sogni, che mi guardano con aria felice.

Wow, devo essergli mancato parecchio se fanno queste facce!

Olaf, ripresosi dal viaggio burrascoso, salta in braccio ad Elsa. Gli yeti si avvicinano e mi prendono per le braccia.

JACK: Ehi, ehi, ehi, giù le zampe!

Dico, costringendoli a lasciarmi andare.

NORD: Ma dov'eri finito? Ti abbiamo cercato dappertutto!

Mi chiede subito Nord. Noto che il suo accento da uomo della steppa russa fa sorridere Elsa. Sollevo con il piede il mio bastone da terra, lo prendo e lo porto sulla spalla.

JACK: Sì, lo so, Calmoniglio me l'ha detto. Avrei evitato volentieri il viaggio nel sacco stavolta!

NORD: Ma come, l'ultima volta avere detto che ti piaceva!

Io alzo gli occhi al cielo.

JACK: Il mio era sarcasmo, Nord!

CALMONIGLIO: La tua specialità, vero?

Interviene Calmoniglio con il suo solito tono pungente. Dopo tutti questi anni, si diverte ancora a punzecchiarmi. Peccato che io sono sempre pronto a rispondergli.

JACK: E la tua qual è? Colorare le uova?

Colpito!

Calmoniglio mi rivolge uno sguardo truce, che però dura poco perché sento Olaf scoppiare a ridere.

Tutti gli sguardi sono su di lui ed Elsa. Dentolina mi si avvicina e chiede:

DENTOLINA: E chi sarebbe questa adorabile, giovane signora?

Io mi volto verso Elsa che abbassa lo sguardo sorridendo. E' imbarazzata, lo vedo. Allungo la mano verso di lei e le sorrido.

Lei mi guarda per un attimo, ricambiando il mio sorriso, e quando sento la sua mano stringersi alla mia, quella scossa incredibile mi riattraversa di nuovo tutto il corpo fino ad arrivare al cuore.

La aiuto ad alzarsi, poi mi volto di nuovo verso i Guardiani.

JACK: Ragazzi, lei è Elsa, la Regina di Arendelle.

Elsa rivolge loro un inchino aggraziato.

Nord, Calmoniglio e Sandman sgranano ancora di più gli occhi. Dentolina, stupita, rivolge il suo sguardo verso Dente da Latte e le altre fatine. Le fatine volano attorno ad Elsa, facendola ridere.

Mio Dio, è bellissima.

DENTOLINA: Ragazze, un po' di contegno, per favore!

La voce di Dentolina mi riporta alla realtà.

DENTOLINA: Oh, mi piacerebbe tanto vedere come sono i suoi denti!

ELSA: I miei... che?

Chiede Elsa, chiaramente confusa. Io so dove vuole andare a parare Dentolina e, per esperienza, è una cosa abbastanza imbarazzante!

JACK: Dentolina, no!

DENTOLINA: Ti prego!

Mi prega lei, ma anche io metto le mani giunte.

JACK: Ti prego io, Dentolina!

Lei sbuffa. Olaf attira la mia attenzione.

OLAF: Ehi, ci sono anch'io, eh!

JACK: Ma certo! Lui è Olaf!

Olaf alza la mano e saluta con la sua vocetta allegra.

OLAF: Ciao a tutti!

Vedo Nord spalancare occhi e bocca per la sorpresa, ma la faccia più divertente è quella di Calmoniglio: ha praticamente la mascella a terra!

NORD: Un pupazzo di neve... vivo?

Olaf abbassa lo sguardo sulle sue braccine di legno.

OLAF: Ehm... credo di sì!

NORD: Per la barba di Tchaikovskj, non ho mai visto cosa del genere in tutta mia vita!

Esclama Nord, entusiasta. Olaf si gratta la testa, visibilmente nervoso. Nord alza lo sguardo su di me.

NORD: Jack, come...

JACK: Oh, no, non l'ho fatto io. L'ha fatto Elsa.

Incrocio di nuovo lo sguardo di Elsa, che mi rivolge ancora il suo splendido sorriso.

NORD: Jack, questa ragazza ha i tuoi stessi poteri.

JACK: Sì...

Dalla mia bocca non esce altro. E' proprio così. Io e lei abbiamo gli stessi poteri e siamo più simili di quello che pensavo quando l'ho conosciuta.

Nord offre ad Elsa la sua grande mano e lei, un po' timorosa, vi posa sopra la sua.

NORD: Benvenuta al Polo Nord, Regina Elsa!

ELSA: Grazie, ma vi prego, chiamatemi Elsa.

NORD: Certo, Elsa. Immagino che abbiate conosciuto Calmoniglio...

Nord indica Calmoniglio, che stavolta non batte ciglio. Il solito raggio di sole!

Elsa annuisce, mentre Nord le presenta Dentolina e Sandy.

ELSA: Jack mi ha molto parlato di te.

Dice Elsa, rivolta a Dentolina.

DENTOLINA: Davvero?

Chiede lei, guardandomi.

ELSA: Bè, in realtà mi ha parlato di tutti voi.

CALMONIGLIO: Sì, va bene, d'accordo... Adesso che abbiamo fatto le presentazioni, si può sapere perchè l'hai portata qui?

Prima che possa rispondergli, Dentolina mi precede e si scaglia su di lui.

DENTOLINA: Calmoniglio! Ti sembra questo il modo di parlare ad un'ospite?

NORD: Perdonalo, ti prego...

Interviene Nord, ma Elsa alza le mani, come a volerli tranquillizzare.

ELSA: No, non fa niente, davvero. Io sono qui perché ho bisogno del vostro aiuto.

Gli occhi di Elsa cominciano a farsi lucidi.

NORD: Aiuto?

ELSA: Uomo Nero ha imprigionato il mio Regno nell'oscurità e ha rapito mia sorella Anna!

Le parole di Elsa scatenano nei miei amici un coro di “Cosa?” che risuona per tutta la sala. Dentolina si avvicina e si rivolge a Nord.

DENTOLINA: Allora è per questo...

JACK: Che cosa?

Chiedo confuso. Di che stanno parlando? Che succede?

Nord mi mette una mano sulla spalla e mi porta sotto il Globo, vicino al cerchio di legno incastrato nel pavimento che contiene il Pentagono dei Guardiani.

Tanti anni fa, quando i Guardiani erano ancora quattro, la G che si trova al centro si aprì e da esso uscì il Cristallo di Luna, grazie al quale Uomo nella Luna mi scelse come nuovo Guardiano.

Dopo il mio giuramento, il quadrato con le immagini dei quattro Grandi cambiò in un pentagono di pietra e da allora io sono il Guardiano del Divertimento, da allora io vivo insieme a loro. Loro, che mi hanno accolto dopo aver perso tutto.

Mi volto verso sinistra e vedo Elsa e Olaf osservare il Pentagono. Io mi chino e tocco con le dita la mia immagine all'interno di uno degli angoli della figura.

OLAF: Guardate!

Olaf tira Elsa per il mantello strappato e indica qualcosa sopra di noi.

Io, Elsa e gli altri alziamo gli occhi e veniamo quasi accecati da un fascio di luce intensa. Non appena riesco a mettere a fuoco, vedo che quella luce non è altro che la luce della Luna.

NORD: Uomo nella Luna!

La voce di Nord ci fa voltare tutti e tre. Leggo negli occhi di Elsa tanta confusione.

Il fascio di luce si posa sul Pentagono. Su di esso compare un'ombra, l'ombra di qualcuno che io e i Guardiani conosciamo fin troppo bene: Pitch.

Elsa cerca subito il mio sguardo, io le prendo la mano e la stringo forte nella mia, come se attraverso quel semplice contatto potessi trasmetterle tutto il mio coraggio.

NORD: Manny, che dobbiamo fare?

Chiede Nord, avanzando. Il centro del Pentagono si apre e da esso esce il Cristallo di Luna. La luce riflessa su di essa si irradia ovunque.

JACK: Che cosa significa?

Chiedo, ma Sandman mi fa cenno di tacere.

Dalla punta del cristallo esce un fascio di luce, dalla quale poi si formano delle immagini nitide.

Immagini che ritraggono Elsa e una ragazza dai capelli rossi e gli occhi azzurri che assomiglia in modo incredibile alla mia Regina di Ghiaccio. Sua sorella.

ELSA: Anna!

Elsa alza una mano, come se volesse toccare l'immagine, ma questa cambia, mostrando la ragazza in catene sotto lo sguardo maligno di Pitch.

Io stringo gli occhi per la rabbia, ma il mio cuore perde un battito quando vedo l'immagine di Elsa che crolla a terra piangendo disperata, mentre il sole viene oscurato dalla stessa eclissi che ho visto il giorno in cui ho incontrato Elsa, il cielo tingersi di un nero funesto che spazza via qualsiasi luce.

Lo stesso incantesimo, lo stesso ricatto, la stessa arma di allora...

L'ultima immagine mostra me e Elsa liberare i nostri poteri.

A quel punto la luce della Luna comincia ad affievolirsi finché il Cristallo non rientra all'interno del Pentagono, scomparendo dalla nostra vista.

Qualcos'altro attira però la mia attenzione: sul Globo, esattamente sulle nostre terre, c'è un enorme velo nero.

CALMONIGLIO: Che diavolo è quello?

Calmoniglio mi toglie le parole di bocca. Io mi alzo in volo e raggiungo il Globo per osservare meglio quella macchia nera.

In un punto preciso leggo Arendelle, il Regno di Elsa. Ma questa macchia non copre solo Arendelle.

JACK: Si sta espandendo...

Dico più a me stesso, ma le mie parole vengono udite anche dagli altri. Mi volto e torno da loro.

JACK: Il maleficio con cui Pitch ha imprigionato Arendelle nell'oscurità si sta espandendo su tutte le Terre dei Fiordi. Se non lo fermiamo potrebbe espandersi su tutto il mondo.

Mentre parlo i miei occhi si spostano da Elsa a Calmoniglio, da Sandy a Dentolina, fino a che non indugio su Nord. Lui spalanca gli occhi, ha capito cosa voglio dire.

NORD: Jack, vuoi dire che sta...

Lui si interrompe, io so già come finisce la sua domanda. Io abbasso la testa e non so come faccio a trattenere le lacrime, Nord non ha bisogno che gli risponda.

ELSA: Jack...

Sollevo lo sguardo e incrocio lo sguardo di Elsa, l'unica cosa che riesce ad alleviare il peso che mi porto dentro, anche se lei non ne sa il motivo.

Mi sento un idiota perché vorrei riuscire a dirle tutto, riuscire ad aprirmi a lei completamente, rivelarle chi ero e chi sono.

Se riuscissi a dirle questa dolorosa verità, forse sarebbe anche più facile rivelarle i miei sentimenti.

NORD: Jack, vieni con noi, dobbiamo parlarti. In privato.

Io scambio un altro sguardo con Elsa, poi annuisco.

NORD: Dentolina, che ne dici di prenderti cura di nostri ospiti?

DENTOLINA: Ma certo!

Risponde lei entusiasta, ma io non nascondo la mia preoccupazione.

JACK: Dentolina, ti prego!

La mia amica alza gli occhi facendo un verso scocciato.

DENTOLINA: Sta' tranquillo, non le guarderò i denti... anche se la tentazione è forte!

JACK: Dentolina!

DENTOLINA: Senti, avete fatto un viaggio lungo, sa il Cielo cosa avete passato! Elsa ha bisogno di riposo, di cibo e di un cambio d'abito, perciò non scocciare!

Io faccio un sospiro rassegnato. Elsa ride divertita e questo mi fa subito spuntare un sorriso.

Mi avvicino e le prendo la mano. Mentre il mio cuore comincia a battere peggio di un tamburo, vedo le sue guance colorarsi di rosso.

JACK: Allora... ci vediamo dopo.

Il sorriso di Elsa si allarga.

ELSA: Ci vediamo dopo.

Le sorrido anch'io e mi perdo nei suoi occhi. Dentolina le fa cenno di seguirla, lei si volta e comincia a seguirla sulle scale ai lati della sala. La sua mano scivola via dalla mia.

OLAF: A dopo, Jack!

Mi saluta allegramente Olaf, alzando il suo braccino ramoso.

JACK: A dopo, Olaf.

Elsa lo guarda intenerita, poi sposta il suo sguardo su di me.

Il mio cuore è partito, il fiato è sempre più corto.

Dobbiamo separarci solo per poco, eppure vorrei restare accanto a lei, voglio saperla al mio fianco. La guardo e malgrado il suo vestito sia strappato e rovinato da tutto quello che abbiamo passato in questo viaggio, io la trovo meravigliosa.

La cosa più bella che abbia mai visto in vita mia.

Segue Dentolina fino alla fine della scale per poi sparire dietro al muro, ma non prima di avermi rivolto quel sorriso che tanto amo.

CALMONIGLIO: Ehm ehm, non dovevamo parlare noi?

La irritante voce di Calmoniglio mi distoglie dai miei pensieri.

Realizzo di aver fatto la bella statuina per troppo tempo, ma in questo momento ho una specie d'istinto omicida, o forse dovrei dire “coniglicida”, verso Calmoniglio.

Ed è la seconda volta oggi: la prima è stata quando avrei voluto baciare Elsa...

Gli rivolgo un'occhiata truce, poi mi lascio trascinare via da Nord e Sandman.


Ancora non posso credere di aver trovato le Leggende!

Io, Jack e Olaf siamo arrivati qui solo da poche ore e già sono successe delle cose incredibili: ho conosciuto le persone di cui Jack mi ha tanto parlato, le Leggende hanno saputo tutto quello che mi è successo e il perché sono qui.

Perché è stata la Luna a dirglielo. E' incredibile!

Continuo a seguire Dentolina che mi conduce per i corridoi di questa fabbrica enorme, dove vedo passare creature di cui non sapevo l'esistenza. Olaf guarda tutto con uno sguardo meravigliato e curioso. Le luci, i colori, persino gli odori, mi riportano per un attimo ad Arendelle.

Olaf spesso corre dietro a degli strani piccoli esseri vestiti di rosso e con la testa a punta, che però scappano via.

ELSA: Che cosa sono?

Chiedo a Dentolina, indicandoli.

DENTOLINA: Sono gli Elfi!

ELSA: Quelli che costruiscono i giocattoli?

DENTOLINA: No... non proprio.

Mi risponde lei, cercando di trattenere le risate.

Guardo meglio e vedo che in realtà questi scorrazzano liberi per la fabbrica, facendosi dispetti o qualcosa di incredibilmente buffo, come impacchettarsi al posto dei regali. La vista di due Elfi con il fiocco in testa mi fa scappare una risata.

Dentolina mi richiama accanto a sé e proseguiamo. Olaf corre e mi raggiunge ridendo.

ELSA: Chissà dove sarà Sven...

Dico sospirando.

DENTOLINA: Chi è Sven?

E' Olaf a risponderle al posto mio.

OLAF: E' la nostra amica renna, è lui che ci ha portati fin qui.

DENTOLINA: Oh, bè, sicuramente gli yeti lo avranno portato dalle altre renne.

Io abbasso lo sguardo su Olaf, che mi sorride.

Dentolina apre una porta e mi fa entrare in una stanza illuminata dal caldo sole del mattino.

La stanza è un po' spoglia: gli unici mobili presenti sono un letto di legno intarsiato dalle coperte viola e un piccolo armadio sempre di legno. Guardo alla mia sinistra e vedo un caminetto con sopra una pila di libri e fogli impolverati.

DENTOLINA: Quella porticina bianca lì è il bagno. Se vuoi, ti aiuto.

ELSA: Grazie.

DENTOLINA: Dopo chiederò agli yeti di accendere il fuoco, ti farò portare le lenzuola e un abito puliti e anche qualcosa da mangiare. E' da tanto che non abbiamo degli ospiti, quindi è tutto un po' sottosopra...

Mi dice con un po' di imbarazzo nella voce, ma io la ringrazio di nuovo. Per me sarà perfetta.

Olaf si butta sul letto e ci saltella sopra. Ride e fa ridere anche me. Adagia la testa sul cuscino e dopo neanche cinque minuti piomba tra le braccia di Morfeo.

Dentolina mi fa entrare nella stanza da bagno, al centro del quale vedo una vasca. Comincia a riempirla di acqua calda, mentre Dente da Latte e le altre fatine che le volano accanto le portano dei teli, una spugna, del sapone e degli oli profumati.

Dentolina mi aiuta a togliere il vestito, poi entro nella vasca. Un sottile strato di ghiaccio comincia a ricoprire la superficie dell'acqua, ma mi basta un gesto della mano per fermare la magia. Mi passo la spugna sulle braccia, mentre Dentolina mi scioglie la treccia e mi lava i capelli.

Sento scivolare via tutte le tensioni, le preoccupazioni, anche se i pensieri non mi abbandonano. Specialmente quelli che riguardano Jack. Mi chiedo di cosa stia parlando con Nord e gli altri Guardiani.

Una volta finito tutto, mi avvolgo in un telo bianco ed esco dalla vasca.

DENTOLINA: Meglio, vero?

Mi chiede Dentolina, asciugandomi i capelli.

ELSA: Assolutamente sì.

Usciamo dal bagno e vedo che il fuoco è acceso.

Olaf continua a dormire, mentre Dentolina continua a dare ordini alle sue fatine, ma io non le presto attenzione.

Ripenso agli sguardi di Jack su di me, alla sua mano che cerca la mia, ai suoi abbracci che ogni volta mi fanno sentire a casa.

Ripenso a quel momento, poco prima che Calmoniglio ci trovasse, in cui avrei voluto che qualsiasi distanza, qualsiasi differenza, qualsiasi verità non detta venisse annullata da un suo bacio. Il cuore comincia a battermi forte, esattamente come ieri notte.

DENTOLINA: Elsa?

La voce di Dentolina mi riporta alla realtà. Lei mi mostra un vestito blu molto semplice.

DENTOLINA: Lo so, rispetto a quello che avevi prima non è niente di che, ma penso che per ora vada bene.

ELSA: E' perfetto, Dentolina, grazie!

Lo indosso e mi calza a pennello. Dente da Latte e le altre fatine mi guardano con gli occhietti sognanti, facendomi sorridere. Dentolina mi fa sedere sul letto e comincia a pettinarmi i capelli.

ELSA: Tu sai di cosa stanno parlando Jack e gli altri?

Chiedo dopo un lungo silenzio.

Noto che Dentolina esita un po' a rispondermi e questo mi fa capire che questa chiacchierata non riguarda la mia presenza qui, ma riguarda Jack.

Io so che Jack ha un segreto, un segreto molto doloroso che gli pesa sulle spalle, ieri notte ne ho avuto la conferma.

Ma so anche che i segreti hanno un costo.

Il mio segreto mi è costato anni di solitudine, di angoscia e insicurezza, mi è costato l'amore di Anna.

Non so quale sia il segreto di Jack, ma vorrei tanto fare qualcosa per alleggerire questo peso, esattamente come ha fatto lui con me.

DENTOLINA: Non devi preoccuparti, Pitch la pagherà cara per quello che ha fatto a te e tua sorella, te lo garantisco.

Decido di accontentarmi di questa risposta.

Dentolina mi lega i capelli in una treccia che poi io faccio cadere sulla spalla. Mi giro e la guardo negli occhi.

DENTOLINA: Lo sai, in tutti questi anni non abbiamo mai trovato nessuno che avesse gli stessi poteri di Jack. Addirittura pensavamo che fosse l'unico ad averli.

ELSA: Anche io lo pensavo. Ma poi ho incontrato Jack e non credevo possibile che ci fosse... qualcuno come me.

DENTOLINA: Sì, lui è speciale...

ELSA: Sì, lo è. E pensare che all'inizio, quando l'ho conosciuto, non lo sopportavo neanche un po'! Mi sembrava solo un ragazzino insopportabile, egoista e saccente.

DENTOLINA: Mi sembra di sentir parlare Calmoniglio!

Io rido. Vedo Dentolina cambiare espressione, come se mi stesse osservando.

ELSA: Ma poi, mi sono resa conto che sotto la sua aria dispettosa c'è molto di più: è pieno di vita, di gioia, è coraggioso...

DENTOLINA: Lo sai che quando parli di lui ti brillano gli occhi?

Mi interrompe Dentolina. Senza che io possa fermarlo, sento il rossore salirmi alle guance.

ELSA: Che? No, non è vero...

DENTOLINA: Dì la verità: c'è qualcosa tra di voi?

Cosa? Sento la mia faccia completamente in fiamme. Dei piccoli fiocchi di neve cominciano a cadere nella stanza.

ELSA: Che? No, come ti viene in mente?

Dico, distogliendo lo sguardo e cercando di riprendere il controllo.

Come le viene in mente? Tra me e Jack non c'è niente... eppure tutte le volte che mi è vicino sento il cuore battere fortissimo, sentire la sua voce mi rassicura, quando mi abbraccia o mi prende per mano è come se sentissi il calore, l'affetto di casa mia. E ieri notte, quando era così vicino...

Dentolina mi solleva il viso con la mano, costringendomi a guardarla.

DENTOLINA: Sta' tranquilla, puoi fidarti di me.

Io sorrido debolmente perché in questo momento ho sentito in maniera più forte la mancanza di Anna. Avrei voluto che fosse lei a farmi questa domanda imbarazzante, per poi urlare a tutto il mondo: “la mia sorellona si è innamorata!”. Ma lei non è qui. La nevicata si interrompe e i miei occhi si fanno lucidi.

ELSA: Mi manca Anna. Mi manca da morire!

Sono incapace di trattenere le lacrime. Dentolina mi avvicina a sé e mi abbraccia forte, accarezzandomi i capelli dolcemente.

DENTOLINA: Sta' tranquilla, vedrai che tutto si aggiusterà. La riavrai indietro, è una promessa!


NORD E CALMONIGLIO: COSA?

Io alzo gli occhi al cielo, mentre sulla testa di Sandman compare un gigantesco punto di domanda di sabbia dorata, il suo personalissimo e aggiungerei anche chiarissimo modo di comunicare! La prima volta che ci ho parlato ho capito poco e niente!

Siamo ancora chiusi tutti e tre nello Studio di Nord.

Ho spiegato a tutti e tre cosa è capace di fare Elsa, ma anche della sua insicurezza dovuta al suo doloroso passato.

Ma, dato quello che Pitch ha intenzione di fare, sono stato costretto a rivelare anche il mio amore per lei.

CALMONIGLIO: Stai scherzando, vero?

Chiede Calmoniglio, ancora incredulo.

JACK: No, non sto scherzando, Coda di Cotone! Io amo Elsa!

CALMONIGLIO: Ma, ma... ma lo senti?

Dice rivolgendosi a Sandman, che fa comparire di nuovo il punto di domanda.

CALMONIGLIO: Sì, parole sante!

NORD: Lei non sa niente di tuo passato, vero?

Mi chiede Nord, guardandomi fisso negli occhi.

Ci metto un po' a rispondere perchè, anche se loro sanno tutto, anche parlarne con loro mi distrugge.

JACK: No, non sa niente. Non riesco a dirle la verità. Ma io ho giurato di aiutarla, di proteggerla. La amo, non posso tornare indietro!

Dico guardandoli ad uno ad uno dritto negli occhi.

Nord è sorpreso: non mi hai sentito parlare così. Calmoniglio sospira rassegnato, mentre Nord mi si avvicina.

NORD: Jack, io... capisco quello provi, ma tu... tu sei un'Immortale, lei è un'umana. Io non voglio vederti soffrire quando sarai costretto a separarti da lei.

Io spalanco gli occhi. Cosa? Separarmi da lei?

JACK: Che cosa dovrei fare allora? Stare lontano da lei? Lasciare che Pitch distrugga tutto quello a cui tiene di più, esattamente come ha fatto con me?

NORD: Non ho detto questo, Jack...

JACK: Io non posso permettere che le succeda quello che è successo a me!

Il tono della mia voce continua ad alzarsi, mentre sento un peso enorme schiacciarmi lo stomaco. Ricaccio indietro le lacrime un'infinita di volte. Nord mi mette le mani enormi sulle spalle e comincia a scuotermi.

NORD: Non lo permetteremo, Jack, questo te lo posso giurare!

Guardo dritto negli occhi Nord e so che è sincero.

Da quando mi hanno preso con loro, per lui sono sempre stato come un figlio, perciò non lascerà mai che Pitch la passi liscia, lo so. So che è dalla mia parte.

Ma il solo pensiero che mi dica di stare lontano da Elsa mi fa impazzire.

NORD: Credimi, Jack, io sono felice di tuoi sentimenti perché so quanto hai sofferto. Ora però non voglio che tu soffra ancora!

Lui mi accarezza i capelli. Abbasso lo sguardo perché sento una lacrima scendere e bagnarmi la guancia destra. Risollevo lo sguardo e dico con voce decisa:

JACK: E allora lasciate che la protegga, vi prego!

Nord annuisce e mi accarezza di nuovo sulla testa. Calmoniglio non sa che dire e guarda Nord esterrefatto.

Il vecchio Guardiano, però, esce dallo Studio e comincia ad urlare qualcosa agli Elfi.

Lo seguo fino alla sala del Globo e lo vedo tiranneggiare i poveri Elfi che lo circondano. La scena mi strappa una risata e finalmente sento il peso allo stomaco di prima svanire.

Qualcosa, però, in cima alle scale, attira la mia attenzione. O meglio, qualcuno.

Da dietro il muro, sul quale scivola giù la sua mano, vedo uscire Elsa, che subito mi rivolge quel suo sorriso meraviglioso. I miei occhi sono incatenati ai suoi.

Prende in mano un lembo della gonna del vestito blu scuro molto semplice che indossa e scende le scale con quel passo elegante che la contraddistingue.

E' meravigliosa, ma la preferisco di gran lunga con il suo vestito color del ghiaccio: rende più giustizia alla sua bellezza.

Ora che è davanti a me sento le labbra curvarsi in un sorriso. Chissà che faccia da stupido devo aver fatto prima!

Vedo le sue guance colorarsi di rosso, poi abbassa per un po' lo sguardo.

JACK: Sei bellissima.

Le parole escono senza che io possa fermarle, infatti dopo poco mi gratto nervosamente la testa.

Lei mi ringrazia facendo un cenno con la testa. Deve aver notato il mio imbarazzo, perché la vedo ridere.

ELSA: Grazie. E' tutto a posto, vero?

Mi chiede, unendo le mani in grembo. Io annuisco, so che si riferisce alla chiacchierata fra me e gli altri Guardiani.

JACK: Sì, tranquilla. Hai riposato un po'?

ELSA: A dire il vero, no. Volevo vedere dove hanno portato Sven.

Mi avvicino di più e le metto le mani sulle spalle.

JACK: Elsa, hai fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui. So che vorresti subito fare qualcosa per Anna, lo capisco. Ma devi essere in forze per lei, perciò devi riposare.

Le accarezzo il viso e io sento un brivido corrermi su per la schiena.

JACK: Ti porterò io da Sven più tardi, ok?

ELSA: Grazie, Jack.

La sua voce è ridotta ad un sussurro, il mio sguardo torna a posarsi sulle sue labbra, ma proprio quando sto per annullare quella maledetta breve distanza fra noi, sento una voce alle mie spalle.

CALMONIGLIO: Brutti Elfi insopportabili, quante volte vi ho detto di non toccare le mie uova?

Io e Elsa ci voltiamo all'istante.

Calmoniglio sta rincorrendo gli Elfi brandendo uno strano attrezzo da lavoro degli yeti.

In un altro momento questa scena mi avrebbe fatto ridere e forse avrei anche fatto qualche scherzetto agli Elfi per farli cadere nelle grinfie di Coda di Cotone, ma in questo momento sento di nuovo l'istinto di fare un “coniglicidio”!

Mi giro e vedo Elsa ridere accanto a me. Il suono della risata è così bello da provocarmi un sorriso.

Osservo di nuovo la scena e, per quanto mi sforzi di non ridere, alla fine scoppio a ridere anch'io.

Devo ammetterlo: mi sono mancati!


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! :D Lo so che mi odiate per avervi fatto aspettare così tanto e che non mi merito niente, ma questi giorni sono stati un casino! Spero che la lunghezza del capitolo sia sufficiente a farmi perdonare, ma soprattutto spero vi sia piaciuto!

Finalmente, Elsa è arrivata al Polo Nord e ha conosciuto le nostre amate Leggende, che sono più che decise ad aiutarla a salvare Anna.

Jack ha raccontato a Nord e agli altri Guardiani dei poteri di Elsa e ha rivelato loro il suo amore per lei. Ma qual è l'enorme segreto che tormenta Jack? E cosa c'entra Pitch con questo?

Se volete sapere come continuerà la storia, vi aspetto al prossimo capitolo! Vi ringrazio per le 3010 visite al primo capitolo, siete stupendi! Con affetto, Giulia.


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Capitolo 24
*** 23- Alla ricerca di prove ***


23- Alla ricerca di prove

23- Alla ricerca di prove

Nel frattempo, ad Arendelle, il ritorno di un Kristoff completamente ristabilito aveva ridato al popolo quella speranza che credevano ormai persa.

Il giovane Principe era tornato immediatamente ai suoi impegni e ai suoi doveri per proteggere tutti, ma purtroppo era stato informato che il maleficio di Uomo Nero si stava diffondendo a macchia d'olio fin oltre le Terre dei Fiordi.

Kristoff ne era rimasto sconvolto: questo significava che presto non avrebbero più potuto ricevere aiuto dai Regni alleati. E, a parte pochissime riserve di cibo, ad Arendelle non era rimasto nulla.

Più che determinato a trovare una soluzione, Kristoff aveva radunato tutti i Lord nella sala del trono.

LORD DEVERAU: Io e le guardie abbiamo dato uno sguardo a tutto ciò che ci è rimasto...

Esordisce Lord Deverau, dando un rapido sguardo alla lista che ha in mano.

KRISTOFF: E?

Chiede Kristoff con un moto di speranza nella voce.

LORD DEVERAU: Quello che abbiamo ci basterà solo per pochi giorni. Le provviste, le medicine... I nostri alleati non possono più aiutarci.

Conclude Lord Deverau. Kristoff si passa una mano fra i capelli biondi, imprecando a bassa voce e abbassando lo sguardo.

Maledizione, pensa. Pochi giorni. Pochi giorni e la mia gente morirà di fame. No, non posso permetterlo. Ma che altro possiamo fare? Io stesso mi sono tolto il pane di bocca pensando prima al mio popolo, ma neanche questo basterà!

KRISTOFF: Dobbiamo trovare una soluzione!

Esclama perentorio il giovane Principe. Il Conte Max si avvicina.

CONTE MAX: Altezza, abbiamo fatto tutto il nostro possibile, ma...

KRISTOFF: Mi state dicendo che devo arrendermi?

Chiede Kristoff, alzando di scatto lo sguardo.

CONTE MAX: No, Altezza, non intendevo dire...

Si affretta a rispondere il Conte, ma Kristoff lo interrompe, sbottando:

KRISTOFF: Dovessi anche MORIRE, NON LASCERO' CHE TUTTO QUESTO SIA SPAZZATO VIA!

I Lord abbassano tutti i loro sguardi rassegnati.

La rassegnazione, pensa Kristoff. L'ultima cosa che avrei voluto vedere sui loro volti.

Mi volto e mi avvicino alla finestra, passandomi ancora e ancora la mano tra i capelli.

Fuori vedo una Arendelle oscura e spezzata. Osservo ad una ad una le persone che ogni giorno bussano alla porta per essere sfamate, curate, protette. Sulle loro facce vedo l'angoscia, la paura, la stanchezza, la fame, eppure i loro occhi brillano di speranza.

E quella speranza ha due nomi: il mio e quello di Elsa.

Elsa però non è qui. Non è qui ad aiutarmi, a consigliarmi nel fare la cosa giusta.

Granpapà mi ha detto che è ancora viva, ma il non sapere dov'è mi fa stare ancora peggio.

Non mi rimangerò quello che ho appena detto, pensa. Ma non ce la faccio più ad essere forte.

Le urla terrorizzate della mia Anna mi rimbombano ancora nelle orecchie, l'immagine di lei in catene e di Elsa disperata invade ancora una volta la mia vista.

Stringo gli occhi e sento una lacrima scendermi sulla guancia. La scaccio via rabbiosamente e mi metto una mano sulla bocca per reprimere un verso soffocato che non riesco a trattenere oltre.

Mi volto e chiedo predono per aver alzato la voce. Il Conte Max mi rivolge uno sguardo comprensivo. Vedo che però l'ambasciatore Alecto, il leccapiedi di Elias, chiede la parola. Io annuisco.

ALECTO: Altezza, io e il Principe Elias ci chiedevamo: e se rimettessimo le navi in mare e riprendessimo i commerci?

Le parole di Alecto scatenano un coro di “Cosa?” nella stanza e delle occhiate truci verso i due Lord di Trondheim.

DUCA: Siete uscito di senno?

LORD DEVERAU: Il mare è continuamente in tempesta. Se anche facessimo salpare una nave, verrebbe subito distrutta!

ELIAS: Oh, suvvia, i marinai esperti sanno navigare anche in condizioni peggiori, specialmente quelli di Trondheim!

Esclama Elias, con tono arrogante.

LORD DEVERAU: Anche i marinai di Arendelle sono molto abili, Principe, ma voi rischiereste la vita di interi equipaggi solo per riprendere i commerci?

ELIAS: E voi lascereste morire un intero popolo solo per salvare la vita di pochi individui?

CONTE MAX: Ma questo è un SUICIDIO!

Urla il Conte Max, mettendosi fra i due Lord.

KRISTOFF: ADESSO BASTA!

La mia voce sovrasta quelle dei Lord, che si voltano tutti verso di me. Mi metto davanti ad Elias e lo sfido con lo sguardo.

KRISTOFF: Non so quanto per voi possa valere la vita di un essere umano, ma per me la vita di ogni singola persona di Arendelle è preziosa.

Dico sottolineando la parola singola. Elias stringe gli occhi in una fessura.

KRISTOFF: I commerci riprenderanno a seconda delle nostre possibilità, ma nessuna nave partirà da Arendelle. Non voglio che nessuno sia costretto a piangere martiri. Sono stato chiaro?

Gli occhi di Elias si fanno ancora più piccoli e pieni di odio.

Non ti conviene contraddirmi, principino, gli dico con lo sguardo. Loro sono dalla mia parte.

ELIAS: Cristallino.

Risponde fra i denti.

KRISTOFF: Bene!

Ci guardiamo in cagnesco ancora per un po', poi mi volto verso il Conte Max e Lord Deverau.

KRISTOFF: Miei Lord, fate circolare l'ordine di riprendere i commerci. Porterete un mio atto scritto al porto per sospendere ancora i commerci via mare.

I due Lord si inchinano. Congedo tutti gli altri e lascio la sala del trono, ma non prima di aver lanciato un'occhiata truce ad Elias, che non esita a ricambiare.

La mia voglia di spaccargli la faccia è forte, ma mai quanto la mia voglia di smascherare il suo tradimento. Perché, ne sono sicuro, è stato lui a mandare Balthazar ad uccidermi.

Ma non posso puntargli il dito contro così, mi servono le prove...


Qualche ora dopo...

Sono seduto alla scrivania nello studio di Elsa a scrivere l'atto da portare al porto. Non so quanto possa servire far ripartire i commerci via terra, ma non possiamo rimanere con le mani in mano.

Qualunque cosa possa servire a resistere fino al ritorno di Elsa può essere utile. Ma non sono tranquillo: sono certo che Elias farà qualsiasi cosa per cercare di ostacolarmi.

Sento qualcuno bussare alla porta.

KRISTOFF: Avanti.

La porta si apre poco, mostrando Kai, il Conte Max e Lord Deverau.

CONTE MAX: Ci avete fatto chiamare, Vostra Altezza?

KRISTOFF: Venite avanti.

Kai chiude la porta dietro di sé, per poi avvicinarsi alla scrivania insieme ai due Lord.

KRISTOFF: Qualcuno vi ha visto venire qui?

La domanda spiazza i due Lord, che però subito fanno cenni di diniego.

KRISTOFF: Molto bene...

Abbasso lo sguardo sull'atto che stavo scrivendo, lo concludo e mi alzo dalla scrivania.

KRISTOFF: Non voglio che qualcuno sospetti a sua volta.

KAI: Sospetti... Altezza?

Lord Deverau e il Conte Max si guardano confusi.

Io mi appoggio alla scrivania e li guardo negli occhi. Loro sono le tre persone di cui mi fido di più in questo momento, le persone che più di tutte mi hanno dimostrato lealtà. Per questo so di poter parlare con loro liberamente dei miei sospetti sempre più fondati.

KRISTOFF: Proprio così. E' da quando mi sono risvegliato dopo l'imboscata che sospetto che ci sia qualcuno dietro quell'aggressione.

La sorpresa si dipinge sui volti dei tre uomini.

KRISTOFF: Qualcuno di molto vicino a noi.

CONTE MAX: Chi, Altezza?

KRISTOFF: Elias di Trondheim.

Vedendo le loro facce, capisco che se prima li avevo sorpresi, adesso li ho letteralmente sconvolti!

LORD DEVERAU: Lo credete davvero?

CONTE MAX: Avete delle prove?

KRISTOFF: No, non ho prove, ma io sto cominciando a mettere insieme i pezzi: Elias che dice di aver visto gli Incubi, Balthazar che sapeva dove trovarci, il fatto che sia stato Elias e non qualcun altro a intervenire per salvarmi la vita...

CONTE MAX: Ma se fosse stato lui a mandare quell'assassino... questo significa tradimento!

KRISTOFF: Esatto!

Dico annuendo. Il Conte Max si passa una mano sulla faccia.

CONTE MAX: Ma è assurdo! Lui, lui ha emesso una condanna a morte per quell'assassino e ha incaricato personalmente una truppa di soldati di Trondheim per scovarlo!

Non appena sento queste parole, capisco che abbiamo trovato già un modo per cercare prove contro Elias. Chiedo al Conte Max se hanno letto il documento della condanna a morte per Balthazar.

CONTE MAX: Sì, l'abbiamo letto tutti, Altezza.

KRISTOFF: E questi soldati li avete visti arrivare qui e poi partire?

LORD DEVERAU: No, Altezza. Ma l'ambasciatore Alecto aveva dato al Principe una lettera in cui dicevano che erano già partiti.

KRISTOFF: L'ha letta soltanto Elias?

LORD DEVERAU: Credo di sì, l'ha letta in privato...

Abbasso lo sguardo. Se questo documento c'è, allora sarà facile ritrovarlo negli archivi delle condanne al Palazzo di Giustizia.

Sulle truppe inviate ho dei seri dubbi... Se Elias avesse dato l'ordine di scovare Balthazar, il Re suo padre lo saprebbe.

Mi giro e chiudo il documento da portare al porto e lo sigillo. Porgo la pergamena al Conte Max.

KRISTOFF: Portate quest'atto al porto. Nessuna nave deve muoversi da Arendelle. La questione di Elias deve rimanere tra noi!

LORD DEVERAU: Sì, Altezza.

Il Conte Max prende la pergamena, facendo un cenno con la testa. I due Lord si voltano e se ne vanno, ma prima che Kai possa seguirli lo blocco dicendo:

KRISTOFF: Per favore, Kai, rimani.

Lui si ferma, aspetta che la porta sia chiusa, poi mi chiede:

KAI: Cosa posso fare per voi, Altezza?

Io mi siedo di nuovo alla scrivania.

KRISTOFF: Voglio che spedisci per me una lettera che adesso scriverò al Re Edvaard di Trondheim.

Kai mi guarda con aria confusa.

KAI: Quindi dovrò affidarla all'ambasciatore Alecto?

KRISTOFF: No, i Lord non devono sapere niente di questa lettera. Dopo che te l'avrò consegnata, la affiderai a uno dei nostri messaggeri, e mi raccomando: che sia una persona fidata!

Inizialmente non sembra convinto. Credo che abbia paura che io faccia un'altra pazzia. Ma poi lo vedo annuire con decisamente.

Io gli sorrido, sapevo che non mi avrebbe deluso. Si inchina e mi lascia da solo.

Prendo dal cassetto un foglio di pergamena pulito, prendo la penna e comincio a scrivere:

A Sua Maestà Re Edvaard di Trondheim...”


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti =) So già che qualcuno di voi vorrà tirarmi qualcosa in faccia per avervi fatto aspettare così tanto, ma l'università mi ha tolto parecchio tempo e, diciamocelo, non è proprio una passeggiata di salute :D

Questo è un capitolo di passaggio, ma spero vi sia piaciuto lo stesso!

Ad Arendelle non arriveranno più aiuti e la situazione si fa sempre più disperata. Kristoff cerca di fare del suo meglio e intanto cerca pure di smascherare Elias... Ma troverà mai le prove che sta cercando? Per scoprirlo, vi aspetto al prossimo capitolo, che immagino vi piacerà tantissimo... la voglia di spoilerare è tanta... ma io ho la bocca cucita xD

1000 grazie per le 1000 visite al decimo capitolo, siete fantastici! Con affetto, Giulia.

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Capitolo 25
*** 24- "Nessuno mi porterà via da te..." ***


24- "Nessuno mi porterà via da te..."

24- “Nessuno mi porterà via da te...”

Il cielo del Polo Nord è illuminato da una bellissima aurora boreale.

Elsa la guarda dalla enorme finestra della sua stanza e ripensa a tutto quello che è successo nella sua prima giornata al rifugio dei Guardiani.

Dopo il suo arrivo e dopo essersi sistemata, Jack aveva portato lei ed Olaf nelle stalle delle renne di Babbo Natale per stare un po' con Sven. Olaf e Sven avevano giocato tutto il tempo, coinvolgendo le altre renne e facendo impazzire Elfi e Yeti. Elsa era convinta che avrebbe passato del tempo con Jack, ma il giovane Guardiano era stato richiamato da Nord per sbrigare dei lavoretti urgenti e per questo non si erano più visti per il resto della giornata.

Elsa torna a guardare l'aurora, dopo aver dato una veloce occhiata ad Olaf, che dorme beato sul letto. Il suo pensiero vola subito ad Anna.

Le sarebbe piaciuto tanto venire qui, giocare con Olaf e fare impazzire gli Elfi insieme a lui, pensa. Sarebbe esplosa di gioia nel rendersi conto che la sua sorellona si è innamorata.

Sollevo una mano, nella quale stringo il sigillo che ho strappato a Balthazar.

Lo zaffiro stellato, il simbolo di Trondheim, il Regno alleato più fedele a mio padre.

Stringo le labbra, cercando di trattenere le lacrime al pensiero di Kristoff in fin di vita.

Sono stata una stupida. Sapevo che Elias non aveva mandato giù il mio rifiuto alla sua proposta di matrimonio, ma... Come ha potuto arrivare a tanto?

JACK: Ehi...

Alzo lo sguardo e vedo Jack a testa in giù, che mi sorride.

Sento il mio cuore aumentare il ritmo dei battiti e le mie labbra curvarsi in un sorriso. Lui vola sul davanzale, per poi mettersi seduto accanto a me. Appoggia il bastone al muro, poi mi chiede:

JACK: Non dormi?

ELSA: Non ci riesco. Che fine hai fatto?

JACK: Da qualche parte a creare bufere di neve!

Abbasso lo sguardo ridendo, ma la vista di quel sigillo ancora fra le mie mani mi cancella il sorriso. Stringo le labbra e gli occhi, non posso piangere.

Jack mi solleva il mento con le sue dita fredde, facendo incrociare i nostri sguardi.

JACK: Ehi, che cos'hai?

E' inutile: lui è capace di leggermi dentro in un modo che mi spaventa e rassicura allo stesso tempo.

Faccio un respiro profondo e gli mostro il sigillo. Lui se lo rigira tra le mani, poi il suo sguardo torna su di me.

ELSA: L'ho strappato dalle vesti di Balthazar. E' il sigillo di Trondheim, il Regno alleato più fedele ad Arendelle.

Jack mi osserva confusa, incitandomi con lo sguardo di continuare.

ELSA: Il figlio del re di Trondheim, Elias, è uno dei pretendenti alla mia mano...

Faccio una pausa perché il solo parlare di lui mi fa stare male, ma vedo Jack cambiare espressione e distogliere lo sguardo alla parola “pretendenti”. Sembra a disagio, nervoso, e la cosa mi fa sorridere per un attimo.

ELSA: Lui mi ha fatto una proposta di matrimonio, ma io ho rifiutato.

JACK: Perché?

Mi chiede subito, alzando di scatto lo sguardo.

ELSA: Perché è un uomo odiosamente egoista e arrogante, non ha onore e non ha principi... E poi, non lo amo. Anzi, non potrei mai amare un uomo come lui.

Mentre dico queste ultime parole mi metto a guardare fuori. Ricaccio indietro le lacrime di rabbia.

Jack non dice una parola e io mi volto a guardarlo. Lui mi incita di nuovo a continuare, stavolta con un cenno del capo.

ELSA: Lui però non ha mai accettato il mio rifiuto e la notte che hanno rapito Anna abbiamo avuto un duro confronto...

JACK: Vuoi dire che ti ha fatto del male?

Chiede Jack, con la voce diventata di colpo più dura.

ELSA: No, ha solo detto delle cose orribili su di me e su Kristoff.

JACK: Non capisco: se questo è un sigillo reale, come faceva Balthazar ad averlo?

Jack prende il sigillo dalle mie mani. La fredda carezza delle sue dita sulla mia mano mi provoca lo stesso formicolio di sempre. Io non rispondo, so già che capirà.

Infatti, dopo essersi rigirato il sigillo fra le dita, si blocca all'improvviso per poi alzare lentamente lo sguardo su di me.

JACK: Non penserai mica...

Lui si avvicina di più, visibilmente sorpreso.

ELSA: Sì. Ad Arendelle c'è un traditore. Questo vuol dire che è ancora più vulnerabile.

La mia voce è spezzata da singhiozzi che non riesco più a trattenere. Stringo gli occhi, ma il solo immaginarmi Kristoff in pericolo di vita mi spezza il cuore.

Non riesco a pensare che potrebbe essere... Mi copro il viso con le mani.

E proprio lì, sento le braccia di Jack intorno a me, la sua mano che mi accarezza dolcemente i capelli e che mi fa appoggiare la testa sul suo petto. Sento il suo profumo e il battito accelerato del suo cuore, e questo mi fa stringere a lui ancora di più.

E' qui che voglio stare. Stretta fra le sue braccia. Perché è l'unico posto in cui posso sentirmi al sicuro, amata.

JACK: Va tutto bene, ci sono io con te, Elsa.

Mi bacia dolcemente la testa, accarezzandomi ancora. Respiro a fatica, tirando su col naso.

Lui mi costringe a sciogliere lentamente l'abbraccio, per poi prendermi il viso tra le mani e asciugarmi gli occhi bagnati.

Mi guarda fisso negli occhi e io non riesco a non arrossire. Sento il cuore uscirmi dal petto, esattamente come la sera prima.

JACK: Nessuno mi porterà via da te.


JACK: Nessuno mi porterà via da te.

La mia voce è appena un sussurro, perché starle così vicino, accarezzarla e desiderare le sue labbra mi toglie il fiato.

Le asciugo di nuovo quelle lacrime prepotenti che non vorrei mai vedere sul suo viso con una tenera carezza.

Abbasso lo sguardo sulle sue labbra che tremano, chiudo gli occhi lentamente e mi avvicino di più, esitando, perché ho paura che possa allontanarmi. Che mi dica di no.

Ma lei non mi ferma, non mi allontana e finalmente le mie labbra si posano sulle sue.

Il mio è un bacio dolce, senza fretta, eppure mi fa sentire felice come non mi sono mai sentito.

La paura che possa respingermi però è ancora lì.

Una decisa, ma dolce pressione delle labbra di Elsa sulle mie mi fa capire che posso approfondire il bacio. Mi abbandono totalmente al calore del sue labbra e al sentimento d'amore che mi riempe tutto e questo bacio dolce diventa il bacio appassionato che ho sempre desiderato.

Adesso lo sai, Elsa. Ti amo.


Le sue parole sussurrate, la sua pericolosa vicinanza mi hanno fatto scoppiare il cuore.

Non so come definire altrimenti questo battito del cuore che mi fa male e bene, spaventata e felice allo stesso tempo.

Ma ora tutte quelle cose che mi hanno spinta a trovare rifugio fra le sue braccia, le angosce che mi tormentano, le distanze e tutte le cose ancora non dette fra noi, sono state annullate, spazzate via da nient'altro che un bacio. Il suo bacio.

Ripenso a quando fino a poco tempo fa, vedendo Anna e Kristoff insieme, mi chiedevo se e quando avrei trovato qualcuno a cui donare il mio cuore e tutta me stessa.

E ogni volta mi davo la stessa risposta: che mi bastava amare chi avevo già accanto a me.

Solo ora mi rendo conto che senza l'amore che provo per Jack non sarò mai completa.

E questa è la ragione per la quale adesso sto mettendo da parte tutte le paure e mi abbandono totalmente ai sentimenti e a questo bacio che diventa sempre più appassionato, come ho sempre sognato che sia. Intreccio la mia mano alla sua che mi accarezza dolcemente il viso.

Non so quanto tempo sia passato, anzi credo che il tempo abbia smesso di esistere in questo bacio.

Jack si separa dolcemente da me, rimanendo però con la fronte unita alla mia. Il suono del suo respiro, diventato mio, mi sembra la musica più bella del mondo.

Riapriamo gli occhi nello stesso momento. Lui è sempre riuscito a capire quello che provavo solo guardandomi negli occhi.

Ora spero che da questi occhi miei capisca quanto lo amo.

Perché io ti amo, Jack Frost. Ti amo.


L'immagine che vedo all'interno del globo di Uomo Nero mi lascia senza parole. E credetemi, nel mio caso ce ne vuole!

Elsa, la mia amata sorellina, sta baciando un ragazzo!

Per un attimo ho creduto di avere le traveggole o come si dice, al punto che mi sono anche strofinata gli occhi, ma l'immagine di Elsa e quel ragazzo che Uomo Nero chiama Jack Frost non è scomparsa.

Non posso crederci, la mia sorellona si è innamorata!

I miei pensieri vengono interrotti dalla risata maligna del mio carceriere.

PITCH: Oh, ma che cosa dolce! Non ho mai visto due innamorati così teneri!

Odio il tono canzonatorio che usa nel descrivere mia sorella e quel ragazzo, soprattutto perché scatena i versi divertiti degli Incubi.

Hanno una risata maligna e sinistra, esattamente come chi li comanda.

Quando quegli orribili versi si esauriscono, Pitch si volta verso di me, costretta a terra dalle catene.

PITCH: L'amore... la cosa più prevedibile e più facile da distruggere di tutte...

Queste parole mutano la mia espressione dura in una sconvolta.

Non ho il tempo di dire nulla che la stessa tortura di sempre si abbatte su di me. Le catene si stringono più forte ai miei polsi e ai miei piedi, facendomi urlare dal dolore.

PITCH: Scommetto che la nostra cara Elsa non sia del tutto informata del passato del suo innamorato.

Dice Pitch, ignorando completamente le mie urla, il mio dolore.

Quando finalmente la stretta si annulla e riesco a fatica a ritrovare il respiro, trovo la forza di sfidare di nuovo Uomo Nero con lo sguardo. Lui mi rivolge un sorriso maligno. Non mi piegherai mai!

PITCH: Sarebbe una vera tragedia se venisse a sapere da altri cose che spettavano a Frost rivelare... i loro cuoricini si spezzerebbero come fragile vetro!

Di nuovo la sua orribile risata.

ANNA: Non ti permetterò di farle del male in questo modo!

Esclamo con tutto il coraggio possibile. Pitch si avvicina e mi prende il mento con la sua mano lunga e grigia.

PITCH: Ah sì? E come pensi di fare, ragazzina?

Sostengo il suo sguardo, anche se dentro muoio di paura al solo pensiero che possa uccidere mia sorella. La sua stretta sul mio viso si fa più forte, facendomi stringere i denti e divincolare.

PITCH: Se credi che ti lascerò mettermi i bastoni tra le ruote, ti sbagli di grosso. Ho seccatori più importanti di te di cui disfarmi... a cominciare da quel Frost!

Mi libero dalla sua stretta e mi accarezzo i punti dove ha stretto di più.

Uomo Nero si volta verso gli Incubi e dopo poco li vedo volare via.

Io mi volto verso il globo, al centro del quale vedo ancora l'immagine di Elsa e Jack Frost. Vedo la mia sorellina felice e questo rafforza la mia speranza di tornare a casa da lei e dall'uomo che amo.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! Sono tornata! =)

Lo so, ci ho messo un'eternità ad aggiornare, ma mi è successo di tutto: una volta vi informai che il mio computer stava per schiattare, come si dice da me, e che avrei dovuto cambiarlo e infatti così è stato. L'università, lo studio, gli impegni in parrocchia (si avvicina Natale...) e un'improvviso blocco della scrittrice (we, mai successo O.o) si sono messi di mezzo e hanno rallentato il tutto!

Comunque, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, che spero vi sia piaciuto!

Finalmente Jack e Elsa si sono baciati – cori di “era ora!”-, ma i nostri ghiacciolini non si sono accorti che Pitch li ha fatti spiare, cogliendo di sorpresa anche Anna, che ora sa che sua sorella si è innamorata. Ma cosa succederà adesso? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)

Colgo l'occasione per ringraziare le tre persone che mi hanno messo fra gli autori preferiti: Bababui, lusy97 e Noemi 99, sono onorata! E vi ringrazio anche per le 1000 visite al secondo capitolo, davvero grazie mille! A presto, Giulia.


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Capitolo 26
*** 25- Il primo allenamento ***


25- Il primo allenamento

25- Il primo allenamento

Il mattino dopo...

OLAF: Elsa, sveglia, sveglia, svegliati!

Apro gli occhi lentamente. Vedo Olaf seduto su di me che mi scuote la spalla. Alzo una mano per coprirmi gli occhi, la luce è troppo forte. Olaf mi sorride.

ELSA: Olaf... buongiorno, piccolo!

OLAF: Buongiorno!

Olaf mi abbraccia forte e io ricambio la sua stretta, sorridendo.

Mi volto verso la finestra. Il ricordo di me e Jack abbracciati mentre l'aurora illumina il cielo notturno e del nostro bacio mi fa battere forte il cuore e il mio sorriso si allarga.

Oh, ancora non posso credere che sia successo! E se fosse stato solo un sogno?

No, non era un sogno. Le sue braccia che mi stringevano forte, le sue parole: nessuno mi porterà via da te e poi la sensazione bellissima del suo bacio... no, non è stato un sogno! Ed è stato così bello!

Voglio vederlo, guardarlo dritto negli occhi, dirgli che lo amo e sentirmelo dire a mia volta.

OLAF: Elsa, ci sei?

Olaf agita la sua mano ramosa davanti ai miei occhi e io subito li sbatto, riscuotendomi dai miei pensieri.

OLAF: Dai, vatti a preparare, dobbiamo scendere!

Esclama il mio piccolo amico, saltando giù dal letto. Io mi alzo dal letto e prendo il mio vestito dalla poltrona davanti al camino. Noto, però, che Olaf sembra più allegro del solito.

ELSA: Come mai sei così euforico?

OLAF: Potrei farti la stessa domanda. Non ho mai visto i tuoi occhi così luminosi, Elsa.

Mi risponde lui con dolcezza. Io sorrido e abbasso lo sguardo, mentre le mie guance avvampano di rossore. Ad Olaf non si può proprio nascondere nulla! Gli sorrido ancora, poi apro la porta ed entro nel bagno per prepararmi a scendere.


Svolazzo per tutta la fabbrica, ridendo e facendo piccoli scherzi agli Elfi, che mi rivolgono occhiate truci. Oh, andiamo, tanto non ci riuscite a lavorare seriamente!

Rido ed esulto facendo capriole a mezz'aria, attirando su di me gli sguardi degli Yeti. Si guardano l'un l'altro confusi, chiedendosi che mi prende.

Che mi prende? Non sono riuscito a dormire tutta la notte perché non ho smesso di pensare un secondo a quel bacio fra me ed Elsa. Ogni volta che cercavo di chiudere gli occhi, quel momento e le emozioni che mi ha provocato tornavano a farmelo rivivere.

Come avrei potuto dormire? Se mi fossi addormentato, oggi, appena sveglio, avrei sicuramente pensato di aver sognato tutto! Invece no, l'ho baciata davvero!

Dio, non posso ancora credere di averlo fatto! E ora, sono qui a svolazzare per la fabbrica più o meno da quando è spuntata l'alba e ho tanta voglia di vederla!

Mi metto a volare intorno al Globo, partendo dal basso verso l'alto, liberando con il bastone una scia di fiocchi di neve dietro di me.

CALMONIGLIO: Ma cos'è tutto questo fracasso?

La voce di Calmoniglio frena di botto il mio volo. Mi volto e vedo che il canguro e Sandman sono appena entrati nella Sala. Atterro davanti a loro, salutandoli.

JACK: Buongiorno, ragazzi!

CALMONIGLIO: Jack, si può sapere che stai...

Non gli lascio il tempo di finire la frase che subito lo prendo per le mani e lo sollevo a mezz'aria senza fatica. Una forza superiore a quella di un comune mortale, uno dei vantaggi di essere Immortale! E dato il peso effettivo di Calmoniglio, ce ne vuole!

Lui, preso alla sprovvista, comincia ad urlare mentre io lo faccio volteggiare in aria fino a fargli girare la testa.

JACK: Oh, questo è in assoluto il giorno più bello della mia vita!

Senza rendermene conto, lascio andare Calmoniglio, che sbatte violentemente il muso a terra, schiacciando con il suo corpo peloso il povero Sandman, che si lascia sfuggire un “Ahia” di sabbia dorata. Rido osservando la scena. Sandy prova a togliersi di dosso Calmoniglio, ma lui deve ancora riprendersi dalla botta e dal capogiro.

JACK: Non riesco a smettere di pensare a lei!

Dico non appena smetto di ridere.

Mi stendo su una delle travi del soffitto, mi giro verso la grande finestra sul Globo e mi metto a guardare il cielo, sospirando.

JACK: Ah, è di un altro mondo!

CALMONIGLIO: MA SEI IMPAZZITO?

L'urlo di Calmoniglio è talmente forte da far tremare la trave. Guardo in basso e lo vedo in piedi, una mano sul muso e l'altra alzata contro di me. Sandy, invece, è ancora a terra.

CALMONIGLIO: VOLEVI UCCIDERMI, PER CASO?

Continua ad urlare il canguro, costringendomi a coprirmi le orecchie.

CALMONIGLIO: Riporta subito qui la tua faccia da schiaffi, Jack Frost, CAPITO?

JACK: Oh, andiamo, Calmoniglio, sorridi che è una giornata bellissima!

Dico, mettendomi seduto sulla trave, con il bastone posato sulla spalla.

CALMONIGLIO: ERA una giornata bellissima, prima che TU mi facessi venire LE VERTIGINI!

Io alzo gli occhi al cielo. Ma quanto è esagerato!

NORD: Si può sapere cosa essere tutto questo trambusto?

Nord entra nella Sala. Non appena vede Sandy a terra, si avvicina e lo aiuta a rialzarsi. Sandy si tocca la testa, facendo una smorfia. Nord alza lo sguardo su di me.

NORD: Jack, che ci fai lassù? Scendi!

CALMONIGLIO: Sì, avanti, scendi così ti sistemo per le prossime Feste di Pasqua!

Si mette in mezzo Calmoniglio.

Nord, però, gli mette una mano sotto il mento, glielo alza e gli chiude la bocca. Mi trattengo dal ridere, altrimenti il canguro è capace di tirarmi le uova appresso!

CALMONIGLIO: Ehi...

NORD: Piantala, Calmoniglio! E tu, Jack, vieni subito giù!

Il tono di Nord non ammette repliche, perciò recupero il bastone e atterro davanti a lui.

Calmoniglio mi rivolge un'occhiata truce, che io però ignoro perché vengo distratto dall'ingresso di Elsa e Olaf nella Sala. Con loro ci sono anche Dentolina e Dente da Latte.

La voce squillante di Olaf ci saluta tutti, ma io non riesco a staccare gli occhi da Elsa.

Non riesco ad evitare di pensare a quanto sia bella, anzi bellissima.

Lei incrocia il mio sguardo e le mie labbra subito si curvano in un sorriso, mentre il respiro mi si fa sempre più corto.

NORD: Buongiorno, Elsa!

ELSA: Buongiorno a voi. Va tutto bene?

Chiede guardandoci ad uno ad uno. Sento un colpo arrivarmi dietro la nuca.

JACK: Ahia!

Esclamo, massaggiandomi la nuca e voltandomi. E chi poteva essere se non Coda di Cotone? Stavolta sono io a rivolgergli un'occhiata truce, anche se vorrei fargli molto peggio!

NORD: Assolutamente!

Esclama Nord, ignorandoci completamente.

NORD: Oggi cominci tuo addestramento, Elsa!

Continua Nord, allargando le braccia. Il viso di Elsa si illumina e un sorriso meraviglioso compare sulle sue labbra rosse.

ELSA: Davvero?

NORD: Sì. Coraggio, seguitemi tutti.

Nord comincia ad incamminarsi fuori dalla Sala, seguito da un allegrissimo Olaf e da tutti gli altri.

Dente da Latte vola verso di me e mi pizzica con affetto la guancia, facendomi sorridere.

Il suono della risata di Elsa mi fa alzare lo sguardo, che subito si incrocia al suo.

Il mio cuore batte fortissimo nel momento in cui ripenso al nostro bacio di ieri notte.

Vedo lei arrossire e abbassare lo sguardo nel tentativo di nasconderlo. Credo di aver amato questo suo modo di fare fin dal primo momento...

Sento Dente da Latte richiamarmi e abbasso lo sguardo su di lei, posata sulla mia mano.

JACK: Tranquilla, raggiungi pure Dentolina, io arrivo subito.

Lei annuisce e si alza in volo. La seguo con lo sguardo finché non sparisce dalla mia visuale.

Mi volto verso Elsa e mi avvicino. Le prendo la mano, facendo scattare quella piacevole scintilla che arriva fino al mio cuore impazzito.

Lei mi sorride imbarazzata, vorrebbe dire qualcosa ma non sa da dove cominciare.

JACK: La Regina di Ghiaccio che non ha nulla da dire?

Scherzo io, facendola ridere.

ELSA: Potrei dire la stessa cosa di te, Jack Frost.

Sorridiamo tutti e due, mentre io le accarezzo dolcemente il viso. Mi avvicino a lei, chiudendo gli occhi e le mie labbra incontrano di nuovo le sue. Il mio cuore batte più veloce di prima.

Le labbra di Elsa si schiudono per permettermi di approfondire di più il bacio. Le sue braccia si stringono intorno al mio collo e la sua mano mi accarezza i capelli, provocandomi brividi in tutto il corpo. L'abbraccio anch'io, per ricordarle che io sono qui e che nessuno mi porterà via.

Lei si separa da me e la sento sorridere. Riapro gli occhi ritrovando i suoi e sorrido anch'io. Sfioro dolcemente il suo naso con il mio.

JACK: Non sai da quanto tempo aspettavo tutto questo.

Lei sorride e mi sfiora le labbra con una tenera carezza delle dita.

ELSA: Anch'io.

Mi sussurra. Io sorrido e la bacio ancora.

Non ne ho ancora abbastanza delle sue labbra rosse e dal sapore più dolce di un frutto maturo. E dubito che potrei arrivare a desiderare qualcun altro che non sia lei.

Elsa interrompe il bacio e unisce la fronte alla mia.

ELSA: Dobbiamo andare.

Io sospiro. Lei alza un sopracciglio in una espressione di rimprovero, avendo capito che non sono d'accordo.

Pur di rimanere accanto a lei così, rimanderei questo primo allenamento all'infinito.

La sua espressione cambia e leggo una preghiera nei suoi occhi. Ridacchio, perché non credevo che gli occhi dolci fossero un suo metodo per convincere le persone.

Questo allenamento è importante, non possiamo rischiare che Pitch ci colga impreparati.

E così mi decido ad annuire.

JACK: Va bene.

Stavolta è lei a baciarmi. E' un bacio breve, il suo, ma talmente dolce da lasciarmi per un attimo completamente immobile. Io giuro che non mi riconosco più!

Le prendo le mano e si lascia guidare da me verso il luogo dell'allenamento.


Le farfalle nello stomaco, il respiro farsi sempre più corto, il cuore che mi batte a mille.

Ho provato tutto questo prima, mentre Jack mi donava i suoi baci.

Mentre ero ancora in camera a prepararmi, c'è stato un momento in cui ho pensato che forse si era pentito del bacio di ieri notte. Ho pensato che, una volta giù, mi avrebbe detto che quel momento era stato una stupida leggerezza, o peggio un errore, e che non avrebbe dovuto mai più succedere.

E' sempre così: quando mi succede una cosa bella come questa, quando mi sento così felice, ho sempre paura che qualcosa rovini tutto e mi riporti alla realtà più brutta.

Invece lui era lì, a guardarmi con quello sguardo pieno d'amore che mi farà sempre arrossire, a sorridermi e a tenermi stretta come se volesse dirmi che non mi lascerà mai.

L'ho convinto a raggiungere Nord e gli altri per iniziare il mio allenamento per combattere Pitch, ma non riesco a staccarmi da lui. Ho paura soltanto a pensare una cosa del genere, ma credo che Jack non mi basterà mai...

NORD: Oh, eccoci qua!

La voce di Nord mi distrae dai miei pensieri. Il vecchio Guardiano ci ha portati davanti a un grande e largo portone di legno.

OLAF: Siamo arrivati?

Chiede Olaf con la sua vocetta entusiasta.

NORD: Elsa, benvenuta nella tua area da allenamento personale!

Detto questo, Nord spalanca l'enorme portone e ci fa entrare in una enorme sala circolare. I muri di pietra alti e massicci, decorati da arazzi che riportano scene tipiche del Natale, sorreggono un tetto con un apertura, sempre circolare, nel mezzo.

Mi guardo attorno e mi dà l'idea di una piccola arena. Solo che nelle arene non ci sono tappeti.

Infatti, un enorme tappeto rosso, quasi identico a quello nella Sala del Globo, copre il pavimento.

La stanza è completamente vuota, ma non deserta perché subito mi accorgo della presenza di Sven.

ELSA: Sven!

Lascio andare la mano di Jack e insieme ad Olaf vado ad accarezzarlo. Le coccole appiccicose di Olaf lo fanno sorridere e ogni tanto lo vedo tirare fuori la lingua per assaporare i fiocchi di neve che cadono dalla sua nuvoletta.

NORD: Allora, Elsa...

Mi volto verso Nord. Lui apre le braccia e si guarda intorno.

NORD: Che ne pensi?

A dir la verità, non so cosa dire. Sembra lo spazio perfetto per potermi esercitare con i miei poteri, però... non lo so, qualcosa di questa sala non mi convince.

NORD: Prima era vecchia fucina attrezzi da lavoro degli Yeti, ma dopo averla svuotata e risistemata... bè, eccola qua!

Nord posa le sue manone sui fianchi. Jack mi si avvicina, continuando a guardarsi intorno. Quando il suo sguardo incontra il mio, anche lui mi chiede:

JACK: Che ne pensi?

ELSA: Non lo so... non credi che manchi qualcosa a questa sala?

Gli rispondo. Lui alza un sopracciglio, non capendo dove voglio andare a parare. Apro una mano, facendone uscire dei piccoli fiocchi di neve. Le sue labbra si curvano in un sorriso. Ma certo, hai ragione, sembrano dire i suoi occhi.

NORD: Che vuol dire manca qualcosa?

Chiede Nord, grattandosi la testa, mentre io mi metto nel centro della sala.

JACK: Oh, tranquillo Nord, credo che Elsa voglia aggiungere qualcosa di suo a questo posto.

Spiega Jack. Nord e Calmoniglio si scambiano un'occhiata confusa, al contrario di Sandman e Dentolina che sembrano entusiasti.

JACK: Dopotutto, vuole imparare a usare al meglio i suoi poteri ed è giusto che si senta se stessa fino in fondo, no?

Dice, voltandosi infine a guardarmi. Io gli sorrido, perché ha capito perfettamente quello che avevo in mente. Lui ricambia il mio sorriso, facendomi battere il cuore a mille.

Mi incoraggia con un cenno del capo e a quel punto, scosto un po' un lembo della gonna e sbatto il piede a terra.

Il pavimento viene coperto da un ghiaccio liscio e perfetto, che prende la forma di un gigantesco fiocco di neve. I versi di sorpresa dei Guardiani mi giungono alle orecchie, facendomi sorridere.

Giro sul fiocco di neve, facendolo illuminare, mi fermo e alzo le braccia verso il fondo della sala, lasciando che il ghiaccio copra interamente le pareti. Il ghiaccio arriva fino all'apertura del tetto, senza però chiuderla.

Sorrido, soddisfatta di quanto ho fatto, ma abbassando lo sguardo mi rendo conto che non ho finito.

Il ghiaccio si posa sul mio vestito blu e si modella su di me, riempiendomi di luce. Alzo le braccia per modellare le maniche, poi le mani creano di nuovo il mio mantello di fiocchi di neve.

Ora sì che sono perfetta!

OLAF: Elsa, sei fantastica!

Esclama Olaf, saltandomi in braccio e stritolandomi in un caldo abbraccio. La piccola Dente da Latte vola verso di me e mi solletica la guancia, facendomi ridere. Sulla testa di Sandman vedo comparire delle immagini, sta cercando di dirmi qualcosa.

NORD: Quello che sta cercando di dire è che: non crede a suoi occhi. E nemmeno io.

Mi spiega Nord. Io sorrido. Olaf scioglie l'abbraccio e saltella giù.

NORD: Davvero Elsa, hai fatto qualcosa di meraviglioso!

JACK: Se sei riuscita a far diventare bellissimo un posto così, non oso immaginare quanto fosse bello il tuo palazzo di ghiaccio.

Dice Jack, avvicinandosi e prendendomi le mani. Io arrossisco immediatamente.

ELSA: Grazie, Jack.

Ci guardiamo fisso negli occhi, intensamente, e tutto quello che vorrei adesso è stare tra le sue braccia, senza scappare. Senza avere paura.

Comincio a pensare che forse il sentimento più forte di cui mi parlava Granpapà prima di cominciare questo viaggio sia proprio il mio amore per Jack.

Le parole di quella notte che ancora non capisco sono sempre le stesse: a un inganno cederà e la fiamma si spegnerà.

Sento qualcuno schiarirsi la gola e Jack e io ci voltiamo imbarazzati.

Per un attimo ci siamo completamente scordati di dove eravamo. E tutto con un semplice sguardo.

Nord mi mette una mano sulla spalla.

NORD: Elsa, mia cara, quello che tu e tuoi poteri siete in grado di fare è straordinario. Ma ora quello che voglio che mostri è tua forza.

ELSA: La mia forza?

NORD: Se vuoi salvare tua sorella, dovrai essere forte e pronta a combattere. Perciò, per prima cosa, voglio vedere se sei brava a difenderti da nostri attacchi.

Vedo Jack rivolgere un'occhiata preoccupata a Nord, ma lui continua a guardare me. Io annuisco con decisione.

ELSA: Sono pronta.

Nord mi invita con un cenno ad andare in fondo alla sala. Jack mi segue e mi mette una mano sulla spalla.

JACK: Sei sicura? Non voglio sbagliare e farti del male.

Io sorrido, stringendo la sua mano ancora posata sulla mia spalla.

ELSA: Sono sicura. So di potermi fidare di te, Jack.

Lui sorride debolmente, come se non fosse convinto. Come se mi stesse dicendo che non dovrei fidarmi. Quel velo di tristezza, fatto di segreti e distanze, è ancora lì tra di noi.

Ma non voglio farlo stare male ora. Unisco la mia fronte alla sua e gli accarezzo i capelli bianchi. Anche se lo desidero tanto, non posso permettermi di baciarlo adesso, davanti agli altri. In più non posso lasciare che le mie emozioni compromettano il mio allenamento. Devo essere concentrata, per Anna.


Nelle successive tre ore, Nord, Sandman e Calmoniglio hanno messo alla prova la capacità di difesa di Elsa.

Le prime cose dalle quali Elsa ha dovuto sapersi difendere sono le armi tipiche degli umani, tipo le spade, i coltelli, le balestre: Nord è sempre stato bravo nel maneggiarle e ha voluto che Elsa cominciasse a difendersi da qualcosa che già conosce.

Infatti, Elsa è riuscita a difendersi molto bene, anche se ammetto che ogni volta che una freccia o un coltello volavano verso di lei ho trattenuto il fiato.

Calmoniglio ha fatto un solo esercizio con i boomerang e le uova esplosive.

Ufficialmente perché Elsa aveva già dimostrato una buona difesa contro le armi di Nord.

Ufficiosamente perché ho chiesto, o forse dovrei dire minacciato Coda di Cotone di andarci piano se non voleva finire su un piatto d'argento con delle patate per contorno.

C'è voluto un po' a convincerlo che non scherzavo, ma alla fine ha recepito il messaggio.

Difendersi dalla sabbia magica di Sandy è un altro paio di maniche, sia perché Sandman è talmente forte da tenere testa a chiunque (mai prenderlo per il verso sbagliato, fidatevi!), sia perché Nord ha incoraggiato Elsa a rispondere all'attacco.

In quel momento le ho letto la paura negli occhi. La paura di perdere la concentrazione e il controllo, la paura di fare del male.

Riesce a difendersi bene da Sandy, ma quando arriva il momento di rispondere all'attacco esita. E Sandy approfitta della sua esitazione. E questo non mi fa stare tranquillo, per niente.

NORD: Jack, scendi da nuvole, tocca a te!

La voce di Nord mi riscuote dai miei pensieri. Un momento... tocca a me cosa?

JACK: Cosa?

Nord mi spinge in avanti al centro della sala, pochi passi mi separano da Elsa.

JACK: No, no, no! Io non lo faccio!

Protesto io, tornando indietro. Vedo Calmoniglio alzare gli occhi al cielo, sbuffando.

NORD: Oh, andiamo, Jack! Avete praticamente gli stessi poteri, è impossibile che possiate nuocervi fatalmente l'uno con l'altro!

JACK: Ne sei sicuro?

Gli chiedo ancora, ma lui continua a spingermi verso Elsa.

NORD: Jack, apprezzo tua preoccupazione nei confronti di Elsa, ma sono sicuro a cento per cento di ciò che ho detto, quindi tranquillo! E adesso comincia tua prova!

Apro la bocca per ribattere, ma lui mi ignora. Mi volto e incrocio lo sguardo di Elsa.

Lei curva le labbra in un sorriso incoraggiante, poi alza le braccia: è pronta.

Stringo il mio bastone forte nelle mani, continuando a tenere fermo il mio sguardo su di lei. E' concentrata, lo vedo.

Muovo in avanti il bastone, ma prima che possa rendermene conto un getto di ghiaccio mi colpisce le ginocchia, facendomi cadere all'indietro e perdere la presa sul bastone. Sento la risata sorpresa di Calmoniglio e sento Olaf e Sven esultare. Riprendo il bastone e mi rimetto in piedi.

Elsa sembra non battere ciglio, come se quel getto di ghiaccio non fosse arrivato da lei. Io faccio qualche piccolo passo in avanti e, sorridendole, le dico:

JACK: Non cominciare a fare la scorretta, Regina di Ghiaccio!

ELSA: Non sto facendo la scorretta, sto solo rispondendo all'attacco, come Nord mi ha detto!

Mi risponde lei, per poi lanciarmi subito un getto di stalattiti. Stavolta, però, non mi lascio cogliere di sorpresa e volo sul soffitto, aggrappandomi all'apertura del tetto con le gambe.

Elsa mi scaglia contro altri getti di ghiaccio, ma io li evito ancora e ancora.

Creo delle palle di neve e colpendole con il bastone, le lancio alle spalle di Elsa, che cade in avanti sulle ginocchia. Io rido, guadagnandomi però una sua occhiataccia.

NORD: Jack, piantala di scherzare e attacca seriamente!

Mi riprende Nord con tono duro.

Io alzo gli occhi al cielo e poso i piedi sul pavimento di ghiaccio.

Elsa si rialza in piedi, scostando il suo mantello con la mano. I suo modi aggraziati mi fanno sorridere. Mi giungono alle orecchie le voci di Olaf e di Coda di Cotone.

CALMONIGLIO: Scommetto un uovo su Jack, quando si deciderà a fare sul serio.

OLAF: Nah, Elsa è molto più brava! Due ovette su Elsa!

CALMONIGLIO: Va bene, ci sto, palletta di neve!

Vedo Calmoniglio stringere la mano ramosa di Olaf. Mi volto verso Elsa.

NORD: Molto bene, Elsa. Continua così.

La elogia Nord. Lei lo ringrazia con un cenno del capo, poi si gira verso di me, rimettendosi nella stessa posizione di prima. Mi rivolge un sorriso di sfida, poi mi chiede:

ELSA: Allora, sei pronto, Jack Frost?

JACK: Sono nato pro...

Non faccio in tempo a terminare la frase che un suo getto di ghiaccio mi colpisce di nuovo alle ginocchia, sbalzandomi all'indietro. Sento la risata di Olaf e io mando un'occhiataccia a Nord.

NORD: Che vuoi? Tieni alta la guardia invece di guardare male!

Mi risponde lui, seccamente.

Mi rialzo in piedi e faccio partire dal bastone una falce di ghiaccio verso Elsa. Lei però la blocca, la distrugge chiudendo a pugno le mani, poi mi scaglia contro una stalattite, che a stento riesco ad evitare.

Rispondo ai suoi attacchi con destrezza, ma anche lei se la cava benissimo.

La nostra sfida dura a lungo, ma nessuno di noi due riesce a sopraffare l'altro.

La mia Regina di Ghiaccio non sembra però intenzionata a darmela vinta. Peccato che anche io sia dello stesso avviso! Io non perdo mai una sfida e non inizierò di certo ora, per lei!

Smettiamo di attaccarci per riprendere fiato, anche se io non ne ho affatto bisogno. Nord ci fa i complimenti.

NORD: Molto bene, Elsa! Bel lavoro, Jack!

JACK: Grazie!

Ringrazio, facendo un profondissimo inchino. Calmoniglio non si trattiene dal lasciarsi sfuggire un verso scocciato.

Ma proprio mentre sto per rimettermi dritto, sento la mia schiena battere contro il muro di ghiaccio. Scuoto la testa e mi rendo conto che tre spuntoni di ghiaccio mi hanno intrappolato alla parete.

Accidenti, non riesco a muovermi e il bastone è troppo lontano da me!

Alzo lo sguardo e vedo che Elsa si avvicina ridendo. Ma cos'ha da ridere? Oh, è così disonesta!

Lei smette di ridere e mi rivolge lo stesso sorriso di sfida di prima.

ELSA: Oh, Jack, non dovresti abbassare la guardia in questo modo!

Apro la bocca per cercare di replicare, ma la vedo appoggiarsi con i gomiti a uno degli spuntoni che mi tengono fermo e poggia lieve la mano sulla guancia sinistra, catturandomi con il suo sguardo.

Sento il cuore che accelera i battiti e la solita sensazione di calore riempirmi dalla testa ai piedi, tanto che se toccassi questo ghiaccio lo scioglierei all'istante e potrei liberarmi.

Ma al momento non è di questa trappola di ghiaccio che mi preoccupo, ma di una trappola ancora più grossa dove sono irrimediabilmente caduto: la trappola dell'amore.

La guardo, così meravigliosa in questa stanza di ghiaccio da lei creata e già non riesco più ad avercela con lei per i suoi tiri mancini.

Ad un certo punto, tira le mani verso di sé e finalmente vengo liberato. Atterro in piedi sul pavimento e recupero il bastone con un piede. Me lo metto in spalla e mi avvicino di più ad Elsa, che continua a rivolgermi quel sorriso, tutt'altro che fastidioso.

Prima che però possa dire o fare qualunque cosa, Nord si mette fra noi, ci fa i complimenti per la splendida prova, poi ci dice di seguirlo nel suo studio al piano di sopra. Io e Elsa ci guardiamo per un attimo senza capire, poi lo seguiamo tenendoci per mano per tutto il tragitto.


Quando entriamo nello studio di Nord, rivedo sul viso di Elsa la stessa espressione stupita che avevo io la prima volta che ci sono entrato.

E' una piccola stanza per metà di ghiaccio, eppure non ricordo mai di aver sentito Nord lamentarsi di questo. Al centro della stanza ci sono due lunghi tavoli da lavoro con sopra sistemati attrezzi di ogni genere e oggetti che Nord intaglia dal ghiaccio. Il tetto è sorretto da due enormi travi di legno dalle sfumature rosate e in mezzo ad esse sono sistemate delle piccole candele accese sotto vetro. Alla nostra destra, c'è la libreria, mezza occupata dalla collezione di oggetti dal futuro del mio vecchio amico. Accanto ad essa, c'è l'alberello di Natale: quello non manca mai! Sparsi un po' sul pavimento ci sono i giocattoli che solo lui è in grado di produrre al meglio e quelli da aggiustare.

Mi volto a guardare un punto preciso della libreria e sorrido nel vedere che la matriosca che conserva il Centro di Nord è sempre lì. Elsa nota che la sto guardando e mi chiede:

ELSA: E' quella di cui mi parlavi? Quella del Centro?

JACK: Esatto.

Rispondo sorridendole.

NORD: Panfrutto, ragazzi?

Ci voltiamo verso Nord che ci offre un dolce che hanno appena portato gli Elfi. Un dolce profumo di cioccolato mi invade le narici. Elsa rifiuta con un cenno della mano ed è quello che faccio anch'io. Nord lo riconsegna nelle mani dei due Elfi che lo hanno preparato, ma questi inciampano e finiscono entrambi con la testa nel dolce. La scena strappa a me ed Elsa una risata, poi la voce di Nord ci fa tornare seri.

NORD: Bene, direi che possiamo andare sodi al dritto!

Elsa mi guarda confusa. Io però faccio una smorfia preoccupata. L'ultima volta che mi ha detto questa frase mi ha letteralmente rinchiuso in questa stanza!

NORD: Elsa, mia cara, ieri mi hai detto che sono stati nostri amici Troll a dirti come arrivare fin qui, giusto?

ELSA: Sì. Mi hanno detto che voi e Jack mi avreste aiutato a padroneggiare meglio i poteri.

NORD: Immagino, però, che non sia tutto, vero?

Insiste Nord. Elsa abbassa per un attimo lo sguardo, per poi rialzarlo velocemente.

ELSA: Le ultime parole che mi ha rivolto...

NORD: Cioè?

Chiede Nord, con una punta di curiosità nella voce. E devo ammettere che anch'io sono curioso. Durante il viaggio, Elsa mi ha solo raccontato che i Troll gli avevano detto come trovarmi e nient'altro. Se le hanno detto dell'altro, evidentemente ha voluto aspettare che arrivassimo qui sani e salvi.

ELSA: Mi ha detto: Un cuore di ghiaccio

non può chiudere le porte

a un sentimento più forte.

Lascia che si liberi quell'immenso potere,

impedisci alla paura di fermarlo,

o a un inganno cederà

e la fiamma si spegnerà.

Mi ripeto queste parole nella testa per un bel po', mentre Nord si tocca i baffi con espressione meditabonda.

Un cuore di ghiaccio... immenso potere... cioè, si riferisce a noi due? Ai nostri poteri?

Impedisci alla paura di fermarlo, e qui sono più che sicuro che c'entri Pitch!

Ma sono le ultime parole quelle che più di tutte non riesco a decifrare. Si parla di un inganno, ma...

NORD: Curioso, davvero...

La voce di Nord mi distrae dal mio tentativo di decifrare le parole appena pronunciate da Elsa.

ELSA: Tu sai che vogliono dire?

Chiede Elsa, guardando speranzosa Nord.

NORD: Bè, mi sembra chiaro che si riferiscano a te, Elsa. Però c'è qualcosa che non mi è del tutto chiaro... per questo voglio farti una domanda, Elsa.

Elsa esita per un attimo. Io le prendo la mano e le rivolgo un sorriso incoraggiante, il tutto sotto lo sguardo attento di Nord. Lei torna a guardarlo, facendo un cenno di assenso.

Nord fa la sua domanda.

NORD: Jack mi ha raccontato quello che tu e tua sorella avete passato. E mi ha anche detto come avete fatto a ritrovarvi. Ma quello che voglio sapere è: credi che l'amore che hai dentro sia più forte dell'odio di Pitch?

Nella stanza cala un silenzio strano. Elsa non sa che cosa rispondere. E a dirla tutta, se mi trovassi al suo posto anch'io non saprei cosa rispondere.

A stento so che cosa significhi amore. Chi avrebbe dovuto insegnarmi a capirlo mi è stato portato via. E quello che Elsa mi sta facendo riscoprire è ancora troppo fragile.

Sono io con le mie bugie, con la mia incapacità di dire la verità a renderlo fragile.

Nord prende le mani di Elsa fra le sue.

NORD: Libera il tuo Centro, Elsa.

Elsa risponde con un debole sorriso. E' confusa, e io con lei.

Nord mi rivolge uno sguardo, per poi toccarmi all'altezza del cuore con un dito. Mi sta dicendo che anch'io devo liberare il mio Centro?

Mentre ancora ci penso, sento un forte battito d'ali provenire fuori dalla finestra. Mi volto e riesco a distinguere la figura di Dentolina e delle altre fatine.

Sulla soglia della stanza compaiono Calmoniglio e Sandy.

CALMONIGLIO: Abbiamo un problema. Al palazzo di Dentolina.

Dice con voce preoccupata. Nord e io stringiamo gli occhi. Non ci vuole un genio per capire che il problema è Pitch.

Incrocio lo sguardo preoccupato di Elsa. Devo proteggerla, tenerla lontano da Pitch a tutti i costi. Le faccio una lieve carezza sulla guancia rosea, poi mi volto verso Calmoniglio, dicendo:

JACK: Andiamo ad aiutarla!


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! =) Lo so, sono un'imperdonabile ritardataria, ma sembra che tutti i blocchi della scrittrice si siano messi d'accordo per colpirmi, è assurdo!

Comunque, spero che la lunghezza del capitolo sia sufficiente a farmi perdonare la lunga attesa che avete sopportato, ma soprattutto spero che vi sia piaciuto!

Jack e Elsa sono innamorati l'uno dell'altra e i Guardiani stanno cominciando seriamente a rendersene conto (Calmoniglio certamente non si scorderà la botta che ha preso xD).

Elsa ha fatto il suo primo allenamento e riferito a Nord delle parole di Granpapà. Ma che cosa significano le parole “Libera il tuo centro”, riferite anche a Jack? Che cosa succederà al palazzo di Dentolina? Perché Pitch è là?

Se volete scoprirlo, continuate a seguirmi, ci rivediamo al prossimo capitolo ;)

Vi saluto ringraziando Elsa Ai, Fred Halliwell, Lily13amore e Mellivan01 che mi hanno aggiunta ai loro autori preferiti e ringrazio tutti per le 4100 visite al primo capitolo :D

Auguro a tutti voi un felice 2015, un abbraccio da Giulia.

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Capitolo 27
*** 26- Ricordi Rimossi e dolorose verità... ***


26- Ricordi Rimossi e dolorose verità...

26- Ricordi Rimossi e dolorose verità...

NORD: Muoviamoci, giovanotti, non abbiamo tempo da perdere!

Le urla di Nord che risuonano in tutta la fabbrica. Un gran viavai di Elfi e Yeti insieme.

E' da quando Calmoniglio ci ha avvertiti che Pitch si trova al palazzo di Dentolina che la situazione va avanti così.

Nord ha trascinato me, Jack, Calmoniglio e Sandman verso l'inizio di una rampa di ghiaccio. Olaf e Sven ci raggiungono nel momento in cui l'enorme portone all'inizio della rampa si apre rumorosamente, facendo uscire, in fila per due, otto renne dalle corna lunghe che tirano quella che mi sembra tutt'altro che la vecchia e traballante slitta di Babbo Natale che descrivono i libri. Anzi, questa slitta sembra appena stata costruita e tirata a lucido. Infatti, io e Olaf siamo rimasti a bocca aperta. Nord sale sulla slitta, si volta e mi offre la mano dicendo:

NORD: Tutti amano slitta! Prego, mia Regina!

Io abbasso lo sguardo sulla grande mano di Nord, poi mi giro verso Jack, che mi rivolge un sorriso d'incoraggiamento. Stringo la mano di Nord e salgo sulla slitta. Jack, Olaf e Sandman mi seguono, mentre Nord afferra le redini. Sven tocca con le corna la slitta, facendo dei versi impazienti. Mi inginocchio davanti a lui e lo accarezzo.

ELSA: No, bello, non posso portarti stavolta.

La sua espressione delusa mi fa tenerezza. Olaf, accanto a me, alza un braccino ramoso e lo saluta allegramente.

OLAF: Ciao, Sven.

ELSA: Anche tu, Olaf.

Dico, prendendogli la mano. Il sorriso svanisce dal candido viso del mio amico.

OLAF: Anch'io?

ELSA: Vi voglio entrambi al sicuro.

OLAF: Ma io...

Prova a protestare Olaf.

ELSA: Ti prego, Olaf, rimani qui con lui.

Olaf abbassa lo sguardo, triste, ma alla fine annuisce. Scende dalla slitta, saltellando sulla groppa di Sven. La mano di Jack si posa sulla mia spalla. Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi.

NORD: Calmoniglio, muoviti, che aspetti?

Tuona Nord, facendo voltare me e Jack verso di lui. Calmoniglio esita.

NORD: Oh, per i baffi di Stravinskij, non mi dire che hai ancora paura di slitta?

Le parole di Nord mi sorprendono: credevo che Calmoniglio non avesse paura di niente!

CALMONIGLIO: Ma che paura e paura...

E mi sembrava strano!

CALMONIGLIO: E' che... ho appena mangiato!

Io alzo un sopracciglio, senza capire cosa c'entri il fatto che ha appena mangiato. Sento Jack ridacchiare accanto a me.

JACK: Quindi, pericolo vomito?

ELSA: Cosa?

Chiedo, voltandomi allarmata verso di lui. Jack, dimmi che stai scherzando, ti prego!

Prima che lui posa dire o fare qualcosa, Nord afferra Calmoniglio per le orecchie e lo carica sulla slitta.

NORD: Non perdiamo altro tempo, Dentolina ha bisogno di noi! Pista!

Uno scoppio di redini e le renne cominciano la loro corsa.

La slitta procede ad una tale velocità che sono costretta a tenermi forte.

Calmoniglio, accanto a me, già comincia ad agitarsi. Jack, in piedi davanti a me (non so come faccia!), lo guarda ridacchiando.

Entriamo in una specie di tunnel ghiacciato, fatto di giri della morte che in più di un'occasione mi fanno finire a testa in giù. Nord sprona le sue renne ripetutamente, ridendo divertito.

Calmoniglio si mette una mano davanti la bocca, spalancando gli occhi. L'unico a divertirsi qui dietro sembra Sandman.

NORD: Ci siamo!

I giri della morte finiscono e in un attimo ci ritroviamo fuori. Chiudo gli occhi per un attimo, infastidita dalla luce del sole.

Senza neanche rendermene conto, perdo l'equilibrio e vado a sbattere contro Jack. Per paura di scivolare di nuovo e di volare giù dalla slitta, mi aggrappo forte alle sue spalle.

JACK: Ehi, tutto bene?

La sua domanda mi costringe ad aprire gli occhi e alzarli su di lui. La distanza di un respiro ci separa e, nel rendermene conto, arrossisco. Lui deve essersene accorto, perché sorride compiaciuto.

ELSA: Ok, adesso ho capito perché ami la velocità!

Dico, cercando di ignorare l'instabilità della mia voce. Lui ride, per poi guardarmi intensamente. E sento il cuore battere ancora più forte. Il suo sguardo viene però attirato da qualcos'altro. Alle mie spalle, vedo Calmoniglio sporgersi fuori dal suo lato della slitta. Jack ride, ma a me fa pena!

Si avvicina a lui, salendo sul corrimano con i piedi. Si sporge tenendosi al suo bastone, e per un attimo trattengo il fiato. Calmoniglio crolla dentro la slitta, tenendosi lo stomaco.

JACK: Passata la sbronza?

CALMONIGLIO: Ah, ah, ah, spiritoso!

ELSA: Jack, puoi scendere da lì, per favore?

Non riesco a trattenermi dal dirlo. Jack si gira verso di me e mi guarda con aria furba. No, a che sta pensando?

JACK: Perché? E' così bello! Guarda che panora... aaahhh!

Un minuto prima parlava e il minuto via lo vedo precipitare giù dalla slitta urlando.

ELSA: JACK!

Scatto verso il corrimano dove era posato, quasi ci sbatto contro, incapace di nascondere il tremore che ha invaso le mie mani e tutto il mio corpo.

ELSA: Calmoniglio, fa' qualcosa!

Dico, girandomi verso Calmoniglio, che però rotea gli occhi infastidito e dice un laconico:

CALMONIGLIO: Jack, piantala!

ELSA: Cosa?

Io non capisco. Poi sento una risata, la sua risata. Abbasso lo sguardo e mi sporgo leggermente.

Jack è sdraiato sul pattino della slitta, il bastone adagiato sul suo braccio destro e un piede che penzola nel vuoto. Mi rivolge un sorriso beffardo, uno di quei sorrisi che, quando ci siamo conosciuti, mi facevano tanto arrabbiare. E infatti è proprio così che mi sento adesso, soprattutto perché mi dice:

JACK: Oh, allora ti preoccupi per me, Regina di Ghiaccio!

ELSA: Mi preoccupo? Mi hai quasi fatto venire un infarto, Jack!

Sbotto io. Lui ridacchia, si arrampica sul suo bastone, posandosi sulla punta ricurva e mettendosi proprio di fronte a me. Mi guarda negli occhi, ma se crede di incantarmi così si sbaglia di grosso!

JACK: Dai, ammettilo che ti preoccupi per me!

Dice, accarezzandomi il mento con le dita. In un altro momento, questa carezza mi avrebbe mandato il cuore a mille, ma sono così arrabbiata che lo costringo a lasciarmi, dicendogli:

ELSA: Ti odio.

Mi volto dall'altra parte, incrociando le braccia. Lo sento sorridere, mentre scavalca per tornare sulla slitta. Nord attira la nostra attenzione.

NORD: Se voi piccioncini avete finito di litigare, io direi di prendere scorciatoia!

Della frase di Nord registro solo le parole “scorciatoia” e, prima ancora, “piccioncini”. Piccioncini? Mi giro verso Jack per un attimo e sembra divertito da quel nomignolo. Cerca il mio sguardo, ma io lo distolgo subito. Piccioncini? Ma assolutamente no!

Prima che possa rendermene conto, veniamo risucchiati in un portale magico.


Quando riapro gli occhi, ci ritroviamo davanti ad un altissima montagna. Non è una montagna delle nostre terre e questo vuol dire che non sono più né al Polo Nord, né nelle Terre dei Fiordi.

Mi guardo intorno. Il cielo, le nuvole sono di tenue colore rosa, come se avesse appena fatto l'alba.

NORD: Attenti!

L'urlo di Nord mi fa voltare giusto in tempo per vederli. Gli Incubi.

Sfrecciano intorno alla slitta, emettendo i loro nitriti talmente striduli da farmi mettere le mani sulle orecchie.

JACK: Sta giù!

Mi intima Jack, tenendomi vicino a sé. Vedo la sua mano aumentare la stretta sul bastone.

Alzo di poco lo sguardo e vedo Sandman e Calmoniglio che cercano di colpire gli Incubi. Ma questi, più che colpire noi, cercano di catturare dei piccoli esserini verdi e alati. Sono le fatine di Dentolina.

JACK: Dente da Latte!

Jack balza in alto. Una falce di ghiaccio esce dal bastone, ma l'Incubo riesce ad evitarla e sparisce tra le nuvole. Prima che un altro Incubo lo raggiunga, Jack prende Dente da Latte fra le sue mani e si lascia cadere sulla slitta, accanto a me, mentre Sandman distrugge l'Incubo.

Mi avvicino e vedo Dente da Latte tremare tra le mani di Jack. Le accarezzo il capino e lei mi risponde con uno dei suoi adorabili versi.

Io e Jack sorridiamo l'uno all'altra: sta bene. Accarezzo di nuovo Dente da Latte, ma un attimo dopo sento Jack gridare:

JACK: Nord, attento!

Grida lui, ma è troppo tardi: un Incubo annebbia la vista di Nord e la slitta sbatte contro una delle cupole d'oro dai mille colori che compongono il Palazzo dei Dentini.

L'impatto contro il pavimento è talmente forte che ci sbalza tutti fuori dalla slitta.

Sbatto con i gomiti sul pavimento di foglie d'oro di colore rosa, qualcuno invece rotola, per poi lamentarsi per la botta. Rialzo la testa, tenendomela con una mano e cercando di farmi forza sui gomiti per alzarmi.

Davanti a me, vedo solo la slitta, dal quale si sono sciolte le redini, e la piccola Dente da Latte.

ELSA: Dente da Latte!

Mi avvicino a fatica a lei e la prendo fra le mani. La accarezzo per un po', finché non la vedo strofinare il capino sul mio palmo. Sta tremando.

ELSA: Tranquilla, ci sono io.

JACK: Elsa!

Alzo lo sguardo e vedo Jack correre verso di me, si inginocchia lasciando cadere il bastone e mi stringe forte a sé, tirando un sospiro di sollievo. Dietro di lui vedo arrivare anche Nord e Sandman. Jack scioglie l'abbraccio e mi prende il viso fra le mani.

JACK: Sei ferita?

ELSA: No, sto bene. Stiamo bene.

Gli rispondo, mostrandogli Dente da Latte, che ancora trema fra le mie mani.

CALMONIGLIO: Dentolina!

La voce di Calmoniglio. Sandman ci indica un punto sotto di noi. Ci avviciniamo e sul pavimento della torre sotto di noi c'è proprio Calmoniglio che sostiene Dentolina, incosciente, fra le sue braccia.

JACK: Oh, no!

Jack mi tira a sé e mi prende in braccio. Voliamo giù insieme agli altri. Nord e Sandman corrono subito verso gli altri due Guardiani.

NORD: Dentolina, mi senti?

Io e Jack ci avviciniamo. Vedo le palpebre della fata tremolare. Mi inginocchio davanti a lei e Dente da Latte vola dalle mie mani verso il suo viso e le parla.

Il suono della voce della nostra piccola amica le fa aprire lentamente gli occhi. Jack sospira, sollevato.

JACK: Oh, grazie al Cielo stai bene!

Dentolina, con espressione spaventata, comincia a parlare in modo sconnesso.

DENTOLINA: Oh, no... le mie fate... i Ricordi Rimossi... li ha rubati!

JACK: Che cosa dici?

Nessuno di noi sembra capire, è molto agitata.

Poi sento una voce. Una voce che mi fa gelare il sangue.

La voce del mostro che mi ha portato via Anna.

PITCH: Oh, che meraviglia! I miei vecchi amici e compari che vengono a trovarmi di buon mattino!

Jack, non appena sente quella voce, si para davanti a me, con il bastone stretto saldamente in pugno. Si guarda intorno, cercando di capire da dove provenga la voce. E lo stesso fanno anche gli altri Guardiani.

Io alzo lo sguardo, ed è allora che lo vedo, dall'alto della piccola cupola sopra di noi. Pitch.

Jack stringe gli occhi e punta il bastone contro di lui.

PITCH: Ti faccio i complimenti per l'atterraggio, Nord. E' stato bello vederti cadere su quelle grandi, grosse chiappe che ti ritrovi!

Pitch ridacchia, mentre Nord stringe gli occhi verso di lui.

PITCH: Ma devo dire grazie soprattutto a te, Dentolina: sei stata gentile a consegnarmi le tue adorabili e patetiche fatine e... i Ricordi Rimossi, naturalmente!

DENTOLINA: Pitch, ridammi subito i Ricordi Rimossi... oh!

Dentolina prova a rimettersi in piedi, ma subito crolla a terra tenendosi il fianco. Calmoniglio la sostiene, rivolgendole uno sguardo preoccupato, per poi girarsi con rabbia verso Pitch.

CALMONIGLIO: Schifosa ombra strisciante! Che COSA LE HAI FATTO?

PITCH: Oh, andiamo, rilassati coniglietto!

Pitch compare proprio sotto Calmoniglio, che invano cerca di afferrarlo.

Io mi alzo in piedi, stringendomi di più a Jack, che continua a farmi scudo con il suo corpo.

Pitch parla ancora, ma stavolta la sua voce non viene da un punto preciso, ma risuona per tutto il Palazzo.

PITCH: Un momento... ma guarda un po' chi abbiamo qui! Il mio caro amico Jack Frost!

Sento il corpo di Jack tremare di rabbia, il ghiaccio delle sue mani si sprigiona su tutta la superficie del bastone, fin sotto la punta ricurva. I suoi occhi sono stretti in una fessura, mentre si guarda intorno. La breve risata di Pitch mi fa di nuovo gelare il sangue.

PITCH: Da come la nostra Regina di Ghiaccio si stringe a te, devo supporre che vi siate finalmente detti quanto vi amate!

Jack spalanca gli occhi.

JACK: Cosa?

PITCH: Come lo so?

Sento la sua voce alle mie spalle. Non faccio in tempo a girarmi che Jack subito mi costringe dietro di lui. Pitch è appoggiato con il gomito ad uno degli archi che sostengono le cupole più alte davanti a noi e ci guarda con una finta aria sognante.

PITCH: Oh, be', ho i miei informatori. Ma la cosa non mi stupisce. Sai come si dice: Dio crea i mostri e poi li accoppia!

Jack spalanca di nuovo gli occhi, ma non per la sorpresa stavolta. La sua è un'espressione di dolore.

Io però non accetto che mi si chiami mostro quando il vero mostro ce l'ho davanti. Mi libero dalla presa protettiva di Jack e lo affronto.

ELSA: Bada bene a chi chiami mostro, Uomo Nero, perché l'unico mostro che vedo qui sei tu!

Pitch mi guarda sorridendo beffardo. Io stringo gli occhi e alzo le mani contro di lui, il ghiaccio brilla fra le mie mani.

JACK: Elsa, no!

Esclama Jack, ma io lo ignoro: il mio incantesimo parte, ma Pitch si rifugia su una cupola più alta, ridendo ancora.

ELSA: Dov'è Anna? Che cosa le hai fatto?

PITCH: Io? Niente! Volevo solo che vedesse con i suoi occhi quella verità che le è stata rimossa dalla mente!

I miei occhi, stretti in una fessura piena di rabbia, si spalancano. Jack si fa di nuovo avanti per proteggermi.

JACK: Di cosa stai parlando?

Pitch ridacchia ancora e alza una mano. Una piccola scatolina viola, decorata con gli stessi motivi che caratterizzano il Palazzo è nel suo palmo. Sento Dentolina dietro di me dire un debole “no”.

La sabbia nera rompe il sigillo della scatolina, per poi formare una sfera di sabbia nera. All'interno di essa si formano delle immagini.

Immagini che riguardano due bambine che giocano nella neve. E non sono due bambine qualunque. Siamo io e Anna.

PITCH: Ti ricorda qualcosa, Regina di Ghiaccio?

Le risate, i giochi, fino a che non ho alzato la mano e quel maledetto getto di ghiaccio è partito, colpendo la testa della mia sorellina.

Le mie urla disperate, le mie lacrime, il freddo e il dolore.

Tutto questo era stato rimosso dalla mente di Anna per proteggerla.

E ora l'essere che me l'ha portata via mi costringe a riviverlo per torturarmi.

PITCH: Oh, pensa come ti odierà quanto vedrà con i suoi stessi occhi che cosa le hai fatto!

Mi dice con quel suo tono maligno. Odiarmi?

I miei occhi cominciano a riempirsi di lacrime, ma poi vedo Jack levarsi in aria verso Pitch, scagliandogli contro un getto di ghiaccio.

Uomo Nero riesce però a parare il colpo e rispedirlo con maggiore potenza contro Jack, che cade rovinosamente sul pavimento davanti a me.

ELSA: Jack!

Mi inginocchio al suo fianco e anche Nord si avvicina. Lo aiutiamo a rimettersi in piedi, mentre Pitch se la ride accarezzando il dorso di uno dei suoi Incubi.

PITCH: I tuoi trucchetti sono diventati così prevedibili, Jack, che saprei respingerli ad occhi chiusi!

Jack punta nuovamente il bastone contro di lui.

JACK: Libera Anna e il popolo di Arendelle dalla tua maledizione o ti farò pentire di essere nato!

Esclama con durezza, mentre Sandman si fa avanti, nelle sue mani la sabbia dorata prende la forma di una frusta, la sua arma. Pitch ride ancora, stavolta più sguaiatamente.

PITCH: Allora la cosa è seria! Dimmi un po', questo tuo così caldo interesse è perché speri di lavarti la coscienza, Jack?

Un'espressione confusa mi si dipinge sul volto. Che sta dicendo?

Vedo le mani di Jack allentare la presa sul bastone, il ghiaccio comincia a ritirarsi lentamente dal bastone.

PITCH: Lo sai anche tu che sarà inutile: i tuoi genitori, tua sorella... niente e nessuno potrà cancellare la tua colpa.

Io spalanco gli occhi, mentre Jack abbassa il bastone e anche lo sguardo.

I suoi occhi si riempiono di lacrime, il suo respiro si fa pesante. No, non può essere...

ELSA: Di cosa sta parlando?

Quasi non riconosco la mia voce.

Mi avvicino a Jack, mettendogli una mano sulla spalla, ma lui si scosta e sfugge il mio sguardo, esattamente come quella notte.

PITCH: Non te l'ha detto, Elsa?

Mi chiede Pitch, con tono divertito. Io alzo gli occhi e gli rivolgo uno sguardo carico di disprezzo.

PITCH: Non ti ha detto che anche lui, come te, è nato in una famiglia di sangue reale? Non ti ha detto di avere un padre Re e di essere l'erede al trono di uno splendido Regno chiamato Firnen?

Cosa? Il mio sguardo torna su Jack, che però continua a non guardarmi. Jack è figlio di Re?

Non è possibile, Pitch deve stare mentendo... ma se sta mentendo, perché non lo fa tacere? Perché non si ribella, perché non lo attacca?

PITCH: Non ti ha detto che aveva una sorellina più piccola alla quale salvò la vita proprio con i suoi poteri? Non ti ha detto che quando si è rifiutato di unirsi a me, ha raso al suolo il suo stesso Regno con i poteri che avrebbero potuto salvarlo?

Guardo Jack, sconvolta. No, non può essere vero. Nord si avvicina a me e mi prende per le spalle.

NORD: No, Elsa, questo non è vero!

PITCH: Altroché se è vero! E' stato lui a distruggere Firnen, è stato lui a uccidere i suoi genitori e tutto il popolo che diceva di amare!

NORD: Non è vero, Elsa, sta mentendo! Jack non c'entra niente con distruzione di suo Regno!

Mi scuote ancora Nord. Nel sentire le sue ultime parole, alzo gli occhi colmi di lacrime su di lui. Allora è vero, Jack è figlio di Re!

NORD: La colpa di tutto è sua!

Esclama, indicando Pitch, che ridacchia.

NORD: Jack è stato... è stato... non voleva... non voleva farlo...

Esita Nord, girandosi più di una volta verso Jack, aspettandosi che dica qualcosa.

Ma lui rimane fermo, immobile, con lo sguardo basso, incapace di guardarmi negli occhi, incapace ancora una volta di dirmi tutta la verità.

Allontano Nord da me. Gli archi, il pavimento, le cupole intorno a me cominciano a ghiacciarsi sempre più velocemente, intorno a me cominciano a cadere fiocchi di neve, mentre il mio cuore si spezza lentamente, come un fragile cristallo.

Jack ha distrutto il suo Regno e la sua famiglia! L'ha fatto intenzionalmente, non è stato un'incidente come è stato per me!

Non ha avuto neanche il coraggio di dirmi chi è, mentre io sono stata sincera con lui fino in fondo.

Mi sono fidata di lui, mi sono innamorata di lui. Invece lui mi ha mentito.

Lo guardo, lasciando uscire fuori le lacrime, ignorando la crudele risata di Pitch che mi sovrasta.


Non riesco a muovermi.

Sono paralizzato dalla rabbia, dal dolore, dal ghiaccio che ha coperto il pavimento sotto i miei piedi e da quello che si è formato dentro di me, fino a trafiggermi il cuore.

Le lacrime di un dolore, di una colpa che mi porto dentro da quasi trecento anni mi scorrono copiose sulle guance, diventando anch'esse di ghiaccio.

Sento gli sguardi di tutti puntato su di me, compreso quello dell'unica persona al mondo che non avrei voluto soffrisse a causa mia.

La persona a cui ho promesso il mio aiuto.

La persona che avevo giurato di proteggere.

La persona a cui il mio cuore innamorato si è abbandonato per la prima volta in tutta la vita.

Non so come, ma, a fatica, riesco a sollevare lo sguardo. Incrocio lo sguardo di Elsa e il dolore lancinante che sento al petto si fa ancora più forte.

Non posso credere che quei meravigliosi occhi azzurri, dove soltanto poche ore fa ho letto tutto l'amore possibile, ora siano pieni di lacrime, di rabbia, di delusione.

Perdonami, Elsa. Non volevo che sapessi la verità così, in modo così meschino. Non ho avuto il coraggio, il dolore di quei ricordi era ed è troppo forte.

ELSA: Era questo che non avevi il coraggio di dirmi? Era QUESTO DI CUI AVEVI TANTA PAURA?

La sua voce splendida è stata sostituita da una carica di disprezzo.

Stringo gli occhi, incapace di sopportare la vista di lei così delusa.

Sento i suoi passi risuonare sul pavimento ghiacciato. Mi prende per un lembo della felpa, costringendomi a guardarla.

ELSA: Guardami in faccia! Era questo che non avevi il coraggio di dirmi?

La guardo negli occhi, ma mi sembra insopportabile.

Il mio cuore è gonfio di vergogna e non riesco a far uscire una sola parola.

La nevicata intorno a noi si fa più fitta e pesante. Non so se però dipenda solo da me o solo da Elsa.

Lei mi lascia andare e indietreggia.

ELSA: Tu... mi hai mentito sempre!

PITCH: Sì, esatto, Elsa. Lui ti ha sempre mentito.

I miei occhi si stringono in una fessura che rivolgo verso Pitch e sento l'odio ribollirmi nel sangue.

PITCH: Hai scelto la persona peggiore di cui fidarti, mia Regina di Ghiaccio. Ma la mia offerta è ancora valida: unisciti a me e tua sorella e il tuo popolo non avranno più niente da temere!

Sento la rabbia dentro di me scoppiare, le mie mani tornano a stringere forte il bastone, ma prima che possa scagliare i miei poteri su Pitch, Nord mi spinge dietro di lui, mentre Calmoniglio e Sandman si lanciano contro Pitch.


NORD: Adesso basta!

Fermate quell'ombra infame!

Va' via di qua,

o ce la pagherai cara!


Tuona Nord, con il suo vocione.

Sandman e Calmoniglio attaccano ripetutamente Pitch, non vogliono dargli l'occasione di scappare, ma quel viscido riesce a parare i loro attacchi.

Vedo Elsa correre verso Dentolina e sorreggerla. Il mio sguardo corre poi su Pitch, glielo leggo negli occhi che vuole Elsa.

Non posso permettere che le succeda qualcosa, devo continuare a proteggerla.

Mi paro davanti a Nord.


JACK: Porta via Elsa!

Portala al Polo al sicuro!

Andate e non voltatevi,

a lui ci penserò io!


Nord prova a ribattere, ma capisce che se terrò occupato Pitch, lui e gli altri avranno abbastanza tempo per portare Elsa e Dentolina al sicuro. Elsa alza lo sguardo su di noi. Mi inginocchio accanto a lei e Dentolina.


JACK: Elsa, ti prego, va' via!

Non puoi più restare qui,

ho promesso di proteggerti,

ti ho deluso, ma lo farò!


Le prendo la mano e la intreccio alla mia, ma subito lei mi costringe a lasciarla.


ELSA: Vattene via!

Mi hai già ferita

abbastanza.

Io, Elsa di Arendelle,

non credo alla tua promessa!


Non so se mi faccia più male il suo sguardo duro e gelido o le parole che mi ha appena detto.

L'ho ferita, l'ho ingannata, la mia parola per lei non ha più valore.

Lei si volta dall'altra parte e, aiutata da Nord, porta via Dentolina. Non mi chiede di seguirla, non mi dice “non me ne vado senza di te”, non mi dice nulla. Soltanto Nord si volta per dirmi:

NORD: Sta' attento, Jack!

Alzo lo sguardo sulla cupola dove Calmoniglio e Sandman ancora combattono.

Con un balzo, li raggiungo e impugnando il bastone, scaglio una pioggia di stalattiti contro Pitch, che lui, colto alla sprovvista, non fa in tempo a evitare, finendo a terra.

JACK: Sandy, Calmoniglio, tornate al Polo, a lui ci penso io!

CALMONIGLIO: Assolutamente no, non puoi farcela da solo, non sei abbastanza lucido!

JACK: Calmoniglio, dì ad Elsa che mi dispiace!

Dico con la voce spezzata. Lui spalanca gli occhi.

CALMONIGLIO: Che stai dicendo?

JACK: VAI!

Il mio grido viene però interrotto da un getto di sabbia nera che ci fa precipitare tutti e tre giù dalla torre. Pitch ride sguaiatamente.

Sbatto il petto contro il pavimento di ghiaccio e il mio respiro si smorza, il mio bastone scivola sulla superficie, fermandosi prima di raggiungerne il ciglio.

Indistintamente, sento la voce rabbiosa di Calmoniglio, che dice a Sandman:

CALMONIGLIO: Quel maledetto, è riuscito a scappare!

Ha portato via le fatine, ha portato via quei Ricordi Rimossi di cui parlava Dentolina e mi ha fatto perdere Elsa con quella dannatissima verità.

Stringo gli occhi, tenendomi la testa fra le mani. Non è così che doveva andare, non è così che doveva saperlo. Oh, Dio, ho rovinato tutto!


Angolo dell'autrice:

Eccomi qua, ciao ragazzi! Vi chiedo umilmente perdono per il ritardo ad aggiornare. Stavolta non erano problemi di ispirazione, il mese scorso l'ho praticamente passato a studiare per gli esami all'università che, almeno per me, si sono conclusi l'altro ieri. Il 31 gennaio, poi, è stato il mio compleanno e vicino al computer ci sono stata pochissimo =)

A proposito, siete dei lettori sorprendenti: altri due capitoli hanno raggiunto le 1000 visite (sicuramente le avrete raggiunte per esasperazione, dicendo: ma questa quando aggiorna? xD), grazie grazie grazie!

Allora, il capitolo è molto lungo (dovevo farmi perdonare per bene!): Pitch ha rapito le fatine e rubato a Dentolina i Ricordi Rimossi, di cui parleremo più avanti, ma quel che è peggio ha rivelato ad Elsa una terribile verità: Jack era figlio di Re ed è stato responsabile della distruzione del suo stesso Regno. Inoltre, in questo capitolo ho inserito una piccola canzone: per chi conosce o ha visto il musical Notre Dame de Paris è la canzone di quando Febo arresta Quasimodo perché aveva provato a rapire Esmeralda, meglio nota come Un Tentativo di Sequestro. Non so come mi è venuto in mente, ma mi sembra che ci stia bene, in ogni caso fatemi sapere che ne pensate =D

Ma ora che succederà? Perché Pitch ha rubato proprio i Ricordi Rimossi? Quanto c'è di vero in quello che ha detto su Jack? Jack troverà il coraggio per raccontare tutta la verità?

Se volete scoprirlo, vi aspetto al prossimo capitolo! Un abbraccio a tutti da Giulia.

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Capitolo 28
*** 27- I ricordi di Jack (parte 1) ***


27- I ricordi di Jack (prima parte)

27- I ricordi di Jack

Qualche ora dopo, nella Sala del Globo, Elsa, Nord, Olaf, Sven e Dentolina, adagiata su un piccolo divano rosso portato dagli Yeti in fretta e furia, con accanto la piccola Dente da Latte, aspettano impazienti e preoccupati il ritorno di Calmoniglio, Sandy e Jack.

OLAF: Come ti senti, Dentolina?

Chiede Olaf, avvicinandosi al divano insieme a Sven. Dentolina sorride debolmente.

DENTOLINA: Non molto bene, Olaf. Sono molto preoccupata per le mie fatine.

Dente da Latte scoppia a piangere.

OLAF: Oh, no, ti prego, non piangere, Dente da Latte!

Olaf prende la fatina fra le sue mani ramose e la accarezza dolcemente, ma lei continua a piangere.

DENTOLINA: E' preoccupata che sia successo qualcosa a Jack.

Spiega Dentolina.

OLAF: Anche Elsa è molto preoccupata. Ma perché non mi dite cos'è successo?

DENTOLINA: Non ora, Olaf.

Dentolina tocca con un dito il naso di Olaf, che fa un piccolo sorriso. Il pupazzo di neve si gira verso Elsa, che cammina avanti e indietro per la sala, abbracciandosi come se avesse freddo. E infatti, sulle travi di legno della sala comincia a formarsi uno spesso strato di ghiaccio.

ELSA: Cerca di dominarti...

Sussurra. Jack mi ha mentito, pensa. Mi ha nascosto la verità.

Non te l'ha detto, Elsa?

Non ti ha detto che anche lui, come te, è nato in una famiglia di sangue reale? Non ti ha detto di avere un padre Re e di essere l'erede al trono di un Regno chiamato Firnen?

Le parole di Pitch risuonano continuamente nella mente di Elsa, che si tiene la testa fra le mani.

ELSA: Controllati...

Non ti ha detto che quando si è rifiutato di unirsi a me, ha raso al suolo il suo stesso Regno con i poteri che avrebbero potuto salvarlo?

Mi ha detto solo bugie. E' impossibile, impossibile. Eppure è così.

Chi è la persona di cui mi sono innamorata? A chi ho dato così stupidamente la mia fiducia?

ELSA: Niente emozioni, niente emozioni, niente emozioni...

Ripete Elsa, alzando di poco il tono della voce. I suoi passi agitati risuonano sul pavimento.

E' stato lui a distruggere Firnen, è stato lui a uccidere i suoi genitori e tutto il popolo che diceva di amare! Lui ti ha sempre mentito.

Elsa si volta di scatto, togliendosi le mani dalla testa e stringendole a pugno.

ELSA: Niente emozioni!

La sua voce viene coperta da uno strano rumore. Elsa alza lo sguardo verso il soffitto. Dalle travi si allungano enormi spuntoni di ghiaccio appuntiti, che si colorano di una scura sfumatura di rosso. Olaf, Dentolina e Nord osservano preoccupati la magia.

DENTOLINA: Elsa, ti prego, cerca di stare tranquilla.

Dice Dentolina, incrociando lo sguardo di Elsa.

DENTOLINA: Finirai per farti del male se non riesci a controllarti.

Elsa distoglie lo sguardo e stringe gli occhi, cercando di non fare uscire le lacrime e di mettere a tacere la voce di Pitch nella sua testa.

ELSA: Non lo vedi? Io sto già male!

Olaf e Dentolina si guardano.

Elsa si siede sui gradini prima del Cerchio dei Guardiani, portando le ginocchia al petto. Il punto in cui si trova comincia a ghiacciarsi, prendendo la forma di un fiocco di neve. Poggia la testa sulle ginocchia.

Dio, come ho potuto essere così stupida, si chiede, mentre un leggero tremito le attraversa il corpo.

Sapevo che Jack aveva un segreto, ma questo... è troppo. Tutto immaginavo, tranne che fosse un mostro. L'assassino della sua stessa famiglia, la rovina di un regno.

Avrebbe continuato a mentirmi se non l'avessi saputo ora. E la cosa peggiore è che è stato Pitch, il mostro che ha rapito Anna, e non lui a rivelarmi questo.

Doveva dirmi la verità, doveva dirmi tutto e farmi decidere se fidarmi o no.

Come faccio a fidarmi di lui adesso?

Come faccio a volere il suo aiuto?

Come faccio solo a pensare di poter provare quel sentimento nei suoi confronti dopo questo?

In questo momento vorrei solo correre via, correre fuori e lasciar uscire fuori da me questa tempesta di orribili sensazioni. Ma non riesco ad abbandonare questa sala.

Una parte di me non si dà pace perché sono passate più di due ore da quando siamo tornati al Polo senza lui e gli altri e temo che sia successo qualcosa. La mia ansia è unita al mio orgoglio che pretende di avere finalmente da Jack quella verità che ancora non vedo chiara fino in fondo.

Dall'altra parte, invece, non voglio ascoltare una sola parola. Non voglio che Jack mi si avvicini per dirmi altre bugie.

OLAF: Elsa!

La voce di Olaf mi costringe ad alzare lo sguardo. Intorno al Globo vedo comparire dal nulla una lunga scia di sabbia dorata, sulla quale vedo scivolare fino a terra, davanti a noi, Sandman. Vederlo mi riempe il cuore di sollievo. Mi alzo, sollevando di poco un lembo della mia veste. Accanto al piccolo omino, compare una buca da cui viene fuori Calmoniglio.

NORD: Ragazzi!

Esclama Nord, venendo avanti. Sul viso di Calmoniglio leggo una grande rabbia.

Alzo lo sguardo e vedo Jack volare sopra il Globo, per poi lasciarsi cadere dolcemente giù. Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo, pentendomene subito dopo. Non appena i suoi piedi toccano terra, si scosta nervosamente i capelli dalla fronte.

Nord si avvicina e gli chiede:

NORD: Cosa è successo?

Jack non risponde, continua a tenere lo sguardo basso.

Quella piccola traccia di sollievo provata nel rivederlo svanisce nel vedere che continua a mentire, persino con coloro che considera la sua famiglia. Una morsa di dolore mi stringe il cuore, smorzando il mio respiro e costringendomi a distogliere lo sguardo.

CALMONIGLIO: Quel maledetto è riuscito a filarsela con i Ricordi Rimossi...

Dice Calmoniglio. Dietro di me sento Dentolina lamentarsi.

CALMONIGLIO: Lo abbiamo cercato ovunque, ma zero! E' sparito senza lasciare una sola, sporca traccia!

Calmoniglio estrae uno dei suoi boomerang e lo scaraventa violentemente a terra. Nord gli mette una mano sulla spalla, dicendogli:

NORD: Sta' calmo, ce la pagherà!

Stringo gli occhi e rialzo lo sguardo a fatica.

Jack è lì fermo, non sa se avvicinarsi o no a me. Rivedo nei suoi occhi quell'espressione addolorata, piena di rabbia e di dispiacere che ho visto prima mentre Pitch mi rivelava la verità. La sua mano stringe rigida il bastone, quasi del tutto ricoperto dal ghiaccio.

Olaf, seguito in volo da Dente da Latte, corre ad abbracciarlo. Jack, però, evita l'abbraccio del mio piccolo amico e, senza staccare gli occhi da me, si avvicina.

JACK: Elsa...

La sua voce, la voce che all'inizio trovavo irritante e fastidiosa, la voce calda che tante volte mi ha rassicurato, ora mi sembra il suono più stridente e insopportabile. Vorrei portare le mani alle orecchie e coprirmele per non sentirla, ma non è questo che faccio.

La mia mano destra colpisce forte la sua guancia, facendolo girare violentemente dall'altra parte.

Il rumore sordo del bastone che cade a terra mi rimbomba più volte nelle orecchie e nella testa.

Tutti nella sala trattengono il fiato, e anch'io faccio fatica a respirare.

Jack stringe gli occhi e, tenendo lo sguardo basso, rigira il viso. Lo nasconde con le mani, per poi stringere e tirare i suoi capelli bianchi.

ELSA: Sei una persona senza coraggio... e io che credevo di poterlo imparare da te...

Lui alza lo sguardo. I suoi occhi sono lucidi di lacrime, proprio come i miei. Mi guarda confuso.

ELSA: Ma mi sbagliavo.

Mi volto e faccio per andarmene, ma la sua mano mi afferra con forza un braccio.

JACK: Elsa, ti prego, aspetta!

ELSA: LASCIAMI!

Urlo, divincolandomi dalla sua presa. Per quanto mi faccia male, lo guardo fisso negli occhi.

ELSA: Io mi fidavo di te, Jack. Mi sono aperta a te e invece tu non hai fatto altro che mentirmi!

JACK: Lo so... lo so, hai ragione. Avrei dovuto dirti tutto subito, ma...

Prova a poggiare le mani sulle mie spalle, ma io lo allontano di nuovo, dicendo:

ELSA: Ma cosa?

JACK: Avevo paura, Elsa!

ELSA: Pensi che io non abbia avuto paura di dirti quello che ho fatto? Pensi che sia stato facile per me?

JACK: No, no, non sto dicendo questo!

Mi dice, prendendomi il viso fra le mani. Provo a spingerlo via, ma non ci riesco.

JACK: Ho sbagliato a ingannarti, è stato vile, lo so. Ma io... cercavo di proteggerti, Elsa!

ELSA: NO! Tu volevi proteggere TE STESSO!

I miei poteri lo spingono via da me, facendolo cadere rovinosamente. I muri della sala si ricoprono di spuntoni di ghiaccio, una raffica di vento freddo mi taglia il volto rigato dalle lacrime.

NORD: Jack!

Nord si avvicina a lui, preoccupato. Olaf mi tira il mantello e mi prega di smetterla.

OLAF: Elsa, ti prego, basta!

NORD: Elsa, ti prego...

Mi implora Nord. Jack si rimette in piedi e gli fa cenno di tacere. Si volta a guardarmi e si avvicina di nuovo.

JACK: Elsa, ascoltami, ti prego!

ELSA: Tu... hai ucciso la tua famiglia, hai distrutto il tuo Regno...

JACK: No...

ELSA: Come puoi vivere con questa colpa?

Gli chiedo, con la voce rotta dal pianto. Lui si prende la testa fra le mani, stringendo di nuovo gli occhi. Abbasso gli occhi, lasciando scorrere le mie lacrime, che ghiacciano insieme a tutto il resto.

DENTOLINA: Elsa, calmati!

Mi prega Dentolina, ma io mi prendo la testa fra le mani e faccio per correre via.

JACK: Elsa, fermati! FERMATI!

Prima che possa raggiungere le scale che mi porteranno al sicuro in camera mia, vengo afferrata per la spalla e costretta a girarmi. Jack mi blocca anche i polsi con forza.

ELSA: LASCIAMI STARE!

Urlo, divincolandomi, ma la sua stretta è troppo forte e comincia a farmi male.

JACK: Fai bene ad odiarmi, ma ti prego, ascoltami!

ELSA: NON VOGLIO ASCOLTARE UNA SOL A DELLE TUE BUGIE!

Lui continua a stringermi i polsi, ma poi lo vedo inginocchiarsi. Non capisco che voglia fare e cerco di allontanarmi da lui.

ELSA: LASCIAMI!

JACK: Elsa, ti prego, lascia che ti spieghi! Io... io ti amo! Ti amo!

Quelle parole mi lasciano interdetta e senza parole, esattamente come tutti gli altri. Con la mente ritorno alla sera prima, al nostro bacio, a quando mi aveva promesso che niente ci avrebbe separato. Prima di sapere la verità, prima di sapere che lui mi ha sempre mentito. Il che rende queste parole, che ho sognato sentirmi dire per tutta la vita, false e prive di significato.

ELSA: Tu mi ami?

Gli chiedo, riuscendo finalmente a spingerlo via da me.

ELSA: E perché dovrei crederti?

JACK: Se c'è una cosa su cui non ho mai mentito è il mio amore per te!

ELSA: No, IO non ho mai mentito sul mio amore per te!

Replico indicandomi. Con la coda dell'occhio vedo Nord passarsi una mano sulla faccia. Jack fa di nuovo per avvicinarsi, ma io indietreggio ancora.

ELSA: Sappi che hai scelto il modo e il momento peggiore per dirmi che mi ami. Quelle parole adesso non significano più niente.

Una fitta di dolore al petto, come se qualcuno ci avesse introdotto dentro una spada, mi fa stringere gli occhi per un attimo. Per un attimo, rivivo il momento in cui Anna mi ha salvato la vita.

Rivedo la spada di Hans che, se non fosse stato per lei, si sarebbe abbattuta su di me.

Ma ora è come se quella spada mi avesse trafitto da parte a parte, senza che nessuno l'abbia impedito.

Jack abbassa di nuovo gli occhi, ed è lì che vedo scendere di nuovo le sue lacrime. Quelle lacrime che mi ha sempre nascosto, esattamente come tutto il resto.

Mi volto e salgo le scale, le mie mani e le mie gambe tremano e ho paura di cadere e mostrarmi ancora più debole e ferita di quanto già non sia. Stavolta non c'è nessuno a fermarmi e trattenermi, piango e corro via, portando con me questo vuoto fin troppo gelido anche per me.


Asciugarsi o nascondere queste lacrime non ha più senso.

Mi prendo la testa fra le mani di nuovo e le lascio scorrere. Ho rovinato tutto. Tutto.

Quando rialzo lo sguardo, Elsa non è più davanti a me. Tutto è congelato intorno a me, i miei amici, Olaf, persino il tempo.

JACK: Elsa...

Sussurro il suo nome per far tacere questo silenzio che mi punta il dito contro. Che mi giudica colpevole. Come se non lo sapessi già di aver ingannato la persona che amo più di me stesso.

Ha ragione lei, a che è servito dirle quel ti amo dopo tutte quelle bugie? Ma io non riesco a fare finta che non sia così. Io la amo.

NORD: Ho tanto sperato questo non accadesse. E invece...

La voce di Nord sembra far ripartire il tempo, ma non ho bisogno di qualcun altro che mi dica quanto ho sbagliato.

JACK: Nord, ti prego...

DENTOLINA: Dille tutta la verità, Jack.

Mi volto di scatto verso Dentolina. Lei scambia uno sguardo con Dente da Latte, che annuisce e vola via.

Dire la verità? E' quello che devo fare, lo so. Avrei dovuto farlo fin dall'inizio.

Ma dopo che succederà? E se rovinassi tutto ancora di più?

Non ce la faccio a rituffarmi in quei ricordi.

I versi di sforzo di Dente da Latte mi costringono a rialzare lo sguardo.

La vedo consegnare a Dentolina una scatolina dorata, il contenitore dei dentini.

Non è un contenitore dei dentini qualunque. Lì dentro ci sono i miei Ricordi.

Le due fate toccano il centro della scatola e il rumore che sento mi fa capire che hanno sciolto il sigillo che tiene rinchiusi i miei Ricordi.

Dentolina si fa forza sulle braccia, si alza e viene verso di me. Mi posa la scatola sulla mano destra, per poi stringermi la mano. Vuole farmi coraggio, ma ho paura.

JACK: Non ce la faccio, Dentolina...

Dico con un filo di voce, ma Dentolina incalza dicendo:

DENTOLINA: Se la ami davvero, devi dirle la verità.

Ha ragione. Elsa deve sapere tutto, se lo merita.

A costo di farmi male? Già sto male, perché ho deluso lei.

Sì, ma dopo? Pensi che ti butterà le braccia al collo e ti perdonerà?

Quello che so è che la amo e non posso continuare a tenerle nascosto tutto questo.

Faccio un sospiro sconsolato, per poi correre fin su le scale, verso la sua stanza, verso di lei.


ELSA: Vattene via!

Sono qui davanti alla sua porta, busso perché mi apra e ascolti tutta la verità, ma la sua risposta è sempre la stessa.

ELSA: Vattene, non ti voglio più vedere!

Anche se non posso vederlo, immagino il viso di Elsa rigato dalle lacrime.

Immagino lei, raggomitolata sul letto come se volesse farsi piccola fino a sparire, mentre il ghiaccio e la neve infuriano intorno a lei.

Stringo il contenitore dei miei ricordi nella mano destra talmente forte da farmi i segni, poi torno a bussare forte.

JACK: Elsa, ti prego... dammi la possibilità di spiegarti tutto!

ELSA: Perché? Per dirmi altre bugie?

Mi chiede lei da dentro, alzando la voce. Io tocco con la fronte la porta, chiudendo gli occhi e sospirando.

JACK: Elsa... se ora al tuo posto ci fosse tua sorella, arrabbiata con te perché le hai nascosto i tuoi poteri, non faresti qualsiasi cosa per spiegarle perché l'hai fatto?

ELSA: Non osare paragonarti a me, Jack!

La rabbia nella sua voce fa' sì che un sottile strato di ghiaccio ricopra l'esterno della porta, ma non sarà certo questo a farmi allontanare.

JACK: Abbiamo mentito entrambi alle persone che amiamo. Tu hai mentito ad Anna... e io ho mentito a te.

Silenzio dall'altra parte.

JACK: Ma tu non avresti fatto di tutto per spiegarle perché hai fatto tutto quello che hai fatto?

Lei non risponde. Se potessi guardarla negli occhi e capire attraverso di essi cosa sta pensando... ma sono dietro ad una porta, tagliato fuori, e questo silenzio vuol dire solo una cosa. Ho perso Elsa. Lascio scivolare via dalla porta le mie mani, sospirando.

Mi metto il cappuccio sulla testa e mi volto per andare via.

Il rumore della serratura che scatta e il cigolio della porta mi fermano.

Mi volto, lasciando cadere giù il cappuccio della felpa, aspettandomi di trovare Elsa sulla porta, ma lei non è lì.

E' davanti alla finestra e mi dà le spalle.

Mi guardo intorno e la sua stanza sembra diventata come la nostra arena di allenamento, se non fosse per le stalattiti appuntite che escono dal soffitto e delle strane sculture che sembrano sovrastare Elsa.

Lei si abbraccia come se avesse freddo e la sento piangere.

Alzo la mano e faccio chiudere lentamente la porta.

Elsa gira lentamente il viso verso di me, e la vista dei suoi occhi rossi di pianto mi provoca l'ennesimo colpo al cuore. Come ho potuto ferirla in questo modo?

Adesso dovrei cominciare a parlare o a mostrarle i Ricordi, ma non faccio né l'una né l'altra cosa. Sono immobile, in silenzio, con lo sguardo basso, fisso su quella scatola dorata.

ELSA: Sei venuto qui a spiegarti...

La voce di Elsa, rotta e spezzata dal pianto, mi fa alzare lo sguardo.

ELSA: Eppure non parli.

E' vero. Sono qui, eppure non parlo. Non riesco a parlare. Ogni parola che cerco di dire mi si strozza in gola. Stringo di nuovo la scatola nella mano. Perché? Perché è così difficile?

ELSA: E' il tuo silenzio a uccidermi, Jack.

Sussurra Elsa, coprendo di poco la distanza che ci divide. Distanza che mi sembra ancora troppo grande, che sembra dividermi da lei anche più di prima. Ma non so come, forse le parole di Elsa attivano qualcosa dentro di me e mi avvicino a lei finalmente. La guardo dritto negli occhi.

JACK: Allora parlerò... solo quando sarai tu a deciderlo...

Dico con fatica. Lei mi guarda senza capire. Sollevo la mano destra, mostrandole la scatola dei miei ricordi. Elsa osserva la luce che irradia da esso, poi alza di nuovo lo sguardo su di me.

JACK: Ti mostrerò... tutto quello che non ho avuto il coraggio di dirti.

Spingo con le dita il centro della scatola e da esso esce una grande luce. Elsa si ripara subito gli occhi, mentre io chiudo gli occhi e sospiro.

Sto ritornando indietro, a quando la mia vita non era eterna, a quando avevo una famiglia, a quando avevo un futuro tutto da realizzare.

A quando ero solo Jack di Firnen.


Angolo dell'autrice:

Ciao ragazzi! Mi dispiace tanto di avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo, per di più diviso a metà, ma dall'ultima volta che ho aggiornato non ho passato un periodo facile e... bè, non c'è molto da dire, spero che capirete.

Vi ringrazio per le più di 5000 visite al primo capitolo e per il vostro continuo supporto, che temevo che avrei perso a causa di questa attesa troppo lunga.

Come avete visto, Elsa è molto delusa dal fatto che Jack le abbia mentito, ma il giovane Guardiano ha deciso di dirle tutta la verità, mostrandole i suoi Ricordi.

Che cosa scoprirà Elsa nei Ricordi di Jack? Jack è davvero il mostro che Pitch vuole far credere ad Elsa o c'è un'altra spiegazione? Lo scoprirete solo nella seconda parte del capitolo, perciò vi aspetto ;) un abbraccio da Giulia.

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Capitolo 29
*** 27- I ricordi di Jack (parte 2) ***


27- I ricordi di Jack (parte 2)

27- I ricordi di Jack

Quando la luce è ormai sparita, alzo lo sguardo su Elsa, che ancora si copre gli occhi con la mano.

Dopo poco, la abbassa e comincia a guardarsi intorno, perché non siamo più nella sua stanza gelata al Polo Nord, ma in un giardino. Un giardino pieno di grandi querce, le cui chiome si allungano verso un cielo limpido, colorato dal tramonto. Elsa si gira e mi guarda negli occhi.

ELSA: Dove siamo?

JACK: Vieni con me.

Le offro la mano. Lei la guarda, per poi rialzare dubbiosa lo sguardo su di me.

Capisco la sua diffidenza, ma voglio che veda.

Dopo un po' la sua mano stringe la mia. Cerco di non pensare al calore che mi provoca quel semplice contatto e la guido tra questi grandi alberi, che mi sono piacevolmente familiari.

Non guardo Elsa, ma sento il suo sguardo su di me. Ad un certo punto, mi fermo e mi volto verso sinistra. Da dietro il ruvido tronco di una delle querce, sento il clangore di due spade che cozzano l'una contro l'altra, seguito poi da una risata. Una risata che Elsa riconosce, perché la vedo spalancare sorpresa gli occhi.

ELSA: Ma...

Stringo più forte la mano di Elsa.

Giriamo intorno al tronco della quercia, Elsa solleva di poco la sua veste per non inciampare nelle radici, ed è lì che lo vedo. Anzi, mi vedo.

Un ragazzo dai capelli quasi bianchi, gli occhi azzurri come il ghiaccio che illuminano un viso dalla carnagione chiara, ma non pallida, alto e dal fisico esile, ma allo stesso tempo forte, sta duellando con un uomo alto, robusto e con le spalle larghe, le spalle di chi ha visto e combattuto molte battaglie.

Io, Jack di Firnen, che combatto contro Caius, il mio maestro di scherma, ma soprattutto il comandante dell'esercito di Firnen e braccio destro di mio padre.

ELSA: Jack, ma sei tu!

Elsa non riesce a credere a quello che vede. Io non dico una parola e continuo a guardare quello che ho davanti, soffermandomi per un po' su Caius.

Caius è sempre stato un uomo forte, caparbio e dai modi duri, ma nessuno come lui riusciva a tirar fuori la forza e il coraggio dai propri allievi. Lui mi aveva visto crescere e speravo che mi avrebbe visto diventare uomo e Re.

CAIUS: Mantenete la posizione, Principe, e non affannatevi a cercare una strada più facile per colpirmi: le vostre mosse diventano più prevedibili.

Il ricordo di quello che ero sorride con affanno e si asciuga la fronte imperlata di sudore con il dorso della mano.

CAIUS: En guard!

Non appena sono in posizione, Caius tenta un affondo con la sua spada, ma il Jack umano lo para con destrezza, per poi rispondere con velocità e forza al suo attacco.

Il mio duello con Caius continua fino a che non vedo avvicinarsi una bambina.

Una bambina bassina, piccolina in tutto, dai capelli castani e gli occhi vivaci, che corre verso di me, reggendo la gonna marrone del suo vestitino per non inciampare, mentre una donna alta e vestita con abiti semplici, la nostra balia, le corre dietro dicendole di stare attenta a non cadere.

Il mio cuore perde un battito vedendo quella bambina, che non è una bambina qualunque.

E' Emma, mia sorella.

EMMA: Jack, Jack!

Caius interrompe il duello e abbassa la spada. Emma raggiunge il Jack umano e gli salta in braccio, abbracciandolo forte.

Un colpo al cuore più forte di tutti gli altri mi fa appoggiare al tronco della quercia. Il ruvido legno su cui ho posato la mano comincia a ricoprirsi di uno strato di ghiaccio che si fa sempre più spesso. I miei occhi sono fissi su quell'abbraccio, che ora come tutti i giorni, vorrei che fosse reale e non un ricordo fatto di rimorsi e colpe.

ELSA: Jack... lei è...

La voce di Elsa mi arriva come da un altro mondo, come se lei fosse solo un eco lontano, come se io fossi ancora parte di questo mondo che ho perduto.

JACK: Mia sorella.

Completo la sua frase, senza voltarmi.

Vedo la balia avvicinarsi a me e mia sorella, che si lascia mettere giù.

La balia mi fa un breve inchino, che mi fa alzare gli occhi al cielo. Non sopportavo le cerimonie, anche se ero tenuto ad impararle e rispettarle.

BALIA: Vostro padre mi manda a chiamarvi, Principe.

JACK (ricordo): Grazie, Balia.

Dico, chinandomi a raccogliere la spada. Passo una mano sulla lama, per poi riporla nel fodero che ho legato alla cinta. Faccio un cenno col capo a Caius, a cui lui risponde con lo stesso cenno. Emma mi prende la mano e comincia a tirarmi.

EMMA: Jack, fa' la magia, fa' la magia!

Accanto a me, sento Elsa trattenere il respiro. Con la coda dell'occhio, la osservo e vedo che il suo sguardo ora è basso e perso, come se anche lei fosse in balia di un ricordo.

Torno a guardare me stesso e mia sorella, che mi guarda estasiata mentre uso i miei poteri per provocare una piccola nevicata.

EMMA: E' stupendo!

Emma alza le braccia al cielo e ride, cercando di acchiappare i fiocchi di neve. Stendo le braccia e il prato intorno a noi si ricopre di neve bianca e soffice. Emma ride e comincia a saltarci dentro, mentre la balia la rincorre, dicendole:

BALIA: Ma no, principessa! Così prenderà freddo!

Ma la mia adorata sorellina non la ascolta e continua a saltare in mezzo alla neve, mentre la sua risata risuona per tutto il giardino.

Quanto mi mancava sentire la sua risata... e quanto mi manca tuttora.

Vorrei muovere i piedi e andare da lei, abbracciarla e farla ridere, ma lei non può vedermi, non appartengo al suo mondo. Se provassi ad avvicinarmi, mi passerebbe attraverso come se fossi un fantasma.

La Balia si ferma e raggiunge il Jack umano, che ancora sorride alla sorella.

BALIA: Non fate aspettare vostro padre, Altezza!

JACK (ricordo): No, Balia!

Risponde il mio me stesso con aria divertita. La balia mi fa un altro piccolo inchino e se ne va. Io chiamo mia sorella, che mi raggiunge ridendo e mi prende la mano, stringendola forte. Li osservo andare via, finché la loro immagine non si spezza in un nuovo fascio di luce.

ELSA: Jack!

Sento la mano di Elsa stringersi alla mia, il suo viso appoggiato alla mia spalla per proteggersi dalla luce. La sento tremare, ma io chiudo gli occhi, aspettando che il prossimo ricordo arrivi.


Riapro gli occhi e giro il viso verso destra. Elsa si tiene ancora stretta alla mia spalla, nascondendo il viso e stringendomi la mano.

Vorrei tanto baciarla, accarezzarla, dirle che non deve avere paura, ma a che servirebbe? Non mi farebbe stare bene, non mi darebbe il coraggio per continuare a mostrarle tutto. Un coraggio che già sento venirmi meno.

JACK: Elsa...

Lei solleva la testa e i nostri sguardi si incrociano.

Vedo le sue guance colorarsi di rosso e la sento trattenere il fiato.

Abbasso lo sguardo sulle sue labbra rosse e la voglia di baciarla cresce sempre di più, malgrado cerchi di non pensarci e di metterla da parte. Non serve a niente, Jack, non serve a niente...

Non so come, ma ignoro quella voce e mi avvicino di più, cercando le sue labbra. Ma che sto facendo?

Elsa si gira dall'altra parte, stringendo le labbra e abbassando lo sguardo. Il suo rifiuto mi spezza il cuore e mi do' dello stupido, perché dovrei pensare solo a quello che le sto per mostrare e non a baciarla.

Rialza lo sguardo per guardarsi intorno. I suoi occhi esplorano l'immensa sala in cui ci troviamo, si soffermano sui mosaici che decorano le pareti, sulle grandi vetrate che danno sul giardino, sul pavimento che sembra appena stato lucidato.

ELSA: Dove siamo, Jack? Perché mi sono ritrovata davanti un altro te? Che cosa mi stai mostrando?

Mi chiede lei, tornando a guardarmi. La porto al centro della sala.

Sobbalza nel vedere che in fondo alla sala c'è un uomo alto e distinto, dai capelli e gli occhi dello stesso castano di quelli di mia sorella, vestito con una giacca nera decorata con una fascia rossa che parte dalla spalla sinistra fino al fianco destro, fermata con una spilla raffigurante una fenice con le ali spiegate, il simbolo di Firnen, e i lunghi pantaloni grigi. Tiene fra le sue mani grandi dei lunghi rotoli di pergamena. Li legge avidamente, qualche volta toccandosi il mento, ricoperto da poca barba, perché a lui non piaceva portarla troppo lunga.

E' così che ricordo Christian di Firnen, mio padre.

Elsa è sorpresa dal fatto che non si sia accorto della nostra presenza e mi guarda confusa.

ELSA: Jack, che sta succedendo?

JACK: Lui non può vederci perché noi siamo reali. Tutto quello che vedi, Elsa, sono ricordi.

ELSA: Chi è quest'uomo, Jack?

Chiede ancora lei, lo sguardo che corre fra me e mio padre.

JACK: Re Christian di Firnen, mio padre.

Elsa si volta di nuovo a guardare mio padre, che non è più solo. Davanti a lui c'è l'altro me, il mio ricordo, che gli fa un profondo inchino.

Mi piaceva farlo per mio padre. Da principe, era mio dovere farlo per rispetto, ma per me significava molto di più. Significava dirgli che gli dovevo tanto e, soprattutto, che ero fiero di essere suo figlio.

JACK (ricordo): Volevate vedermi, padre?

RE CHRISTIAN: Sì, figlio mio. Ma dimmi, dove sei stato?

JACK (ricordo): A lezione di scherma, con Caius.

Mio padre sorride soddisfatto.

RE CHRISTIAN: Lo immaginavo. Anch'io alla tua età non facevo altro.

L'altro me sorride. Alle nostre spalle, sentiamo la porta aprirsi.

Mia sorella Emma entra correndo, seguita da una donna dai lunghi capelli biondi legati in una lunga treccia dietro la schiena, gli occhi azzurri e luminosi, esattamente come il suo sorriso, vestita come del sole al tramonto e bellissima. Mia madre, la Regina Clara.

ELSA: Lei è tua madre?

Mi chiede Elsa, guardando mia madre come se fosse un quadro meraviglioso. Annuisco.

Mia madre porge la mano a mio padre, che la bacia senza staccare i suoi occhi da quelli di lei. Si guardano intensamente, come se al mondo non ci fossero altri che loro.

ELSA: Sembrano molto innamorati.

Elsa li guarda intenerita.

JACK: Lo erano. Il loro matrimonio è stato combinato fin da quando erano bambini, ma sono praticamente cresciuti insieme e alla fine si sono innamorati e sposati molto giovani.

ELSA: Anche i miei genitori si sono sposati molto giovani. Però non sono cresciuti insieme. Mi hanno raccontato che il giorno in cui li presentarono per decidere il matrimonio, non appena mio padre ha visto mia madre si è innamorato di lei, talmente tanto da non voler aspettare per sposarla.

Osservo i gesti di Elsa mentre parla dei suoi genitori e tutto quello che vorrei fare adesso è abbracciarla forte e dirle che la amo, forse fin dal primo momento che l'ho vista. Ma non lo faccio. Ho paura di essere rifiutato ancora, malgrado me lo meriti.

RE CHRISTIAN: Hai usato i poteri, Jack?

La domanda di mio padre attira sia la mia attenzione che quella di Elsa.

JACK (ricordo): Ho solo giocato con Emma, padre.

RE CHRISTIAN: Lo sai come la penso.

JACK (ricordo): Sì, lo so, ma questi poteri sono un dono prezioso per me. Mi rendono speciale.

Mio padre si passa una mano fra i capelli e un attimo dopo Elsa mi guarda sorridendo.

ELSA: Hai i suoi stessi gesti...

Sussurra. Io continuo a tacere.

Non è vero, Elsa. Io non assomiglio per niente a mio padre. Lui non avrebbe mai ferito mia madre come io ho ferito te. Lui non le ha mai mentito, io invece l'ho fatto.

Mio padre si avvicina al Jack umano e gli mette le mani sulle spalle.

RE CHRISTIAN: Jack, un giorno tu sarai Re...

JACK (ricordo): Lo so, padre.

RE CHRISTIAN: Tu hai forza e hai coraggio, hai tutte le qualità che contraddistinguono un re. Ma non basta avere una corona in testa o dei poteri come i tuoi per esserlo. Il nostro popolo dovrà fidarsi di te, delle tue parole e del tuo giudizio. Non avrai mai la loro lealtà se non saprai guadagnarti il loro rispetto.

Io abbasso lo sguardo sospirando, mentre l'altro me, sollevando i palmi delle mani, chiede:

JACK (ricordo): Quindi che dovrei fare, nasconderli?

RE CHRISTIAN: Non si tratta di nascondere, ma di controllare. Dimostra che usi questi poteri giudiziosamente, ma anche che non sono la tua unica qualità e sono sicuro che sarai un Re anche migliore di me!

REGINA CLARA: Christian, Jack è più giudizioso di quanto crediamo.

Interviene mia madre, accarezzando la testa all'altro me.

Chiudo gli occhi, beandomi del suono dolce della sua voce, la voce che tante volte ho ascoltato mentre cantava per farmi addormentare da bambino o che mi rassicurava e consolava dopo le lacrime.

REGINA CLARA: Lascia che faccia la sua strada e vedrai che quando salirà al trono sarà pronto.

RE CHRISTIAN: Lo spero bene, perché quel giorno non sarà più un ragazzo... ma un uomo.

Sulle ultime parole, mio padre si siede sul trono. La sua immagine comincia a spezzarsi in tanti fasci di luce. Elsa si copre gli occhi con la mano destra, con l'altra afferra forte la mia.


BALIA: State attenti.

La voce della Balia mi fa aprire gli occhi. Mi guardo intorno e mi ritrovo fuori dal castello. Anche Elsa apre gli occhi e si guarda intorno. Tutto intorno a noi è ricoperto dalla neve. Elsa guarda verso le mura e mi indica qualcosa.

ELSA: Jack, guarda!

Guardo nella direzione che lei mi indica e vedo la porta dell'ingresso della servitù aprirsi.

Mia sorella Emma esce tirandomi per la mano, mentre la Balia rimane sulla porta. Io e Emma siamo vestiti con abiti semplici, ma pesanti. In più io indosso un piccolo vecchio mantello marrone e sopra la spalla destra porto dei vecchi pattini.

Quello che stiamo vedendo è il mio ultimo inverno da umano, l'ultima volta che avrei pattinato con mia sorella, ma soprattutto il giorno in cui ho scoperto da dove venivano i miei poteri.

JACK (ricordo): Sì, fidati.

Rispondo tranquillo alla Balia, mentre mia sorella, ridendo, continua a tirarmi, impaziente di poter pattinare sul ghiaccio con il suo fratellone.


La magia dei Dentini ci fa arrivare subito sul quel laghetto ghiacciato in mezzo alle grandi querce del giardino, dove io e mia sorella andavamo spesso a pattinare, a volte da soli e a volte con nostra madre. Elsa guarda prima me, poi il mio ricordo e mia sorella senza capire.

ELSA: Perché siamo qui, Jack?

Un urlo spaventato di Emma ci fa voltare entrambi.

Emma è ferma al centro del laghetto. Le sue manine, le sue gambe, tutto il suo fragile corpicino trema. Trema di paura. Perché sotto le lame dei suoi pattini si stanno formando delle piccole crepe. Elsa se ne accorge.

ELSA: Oh, santo cielo!

Spaventata, cerca di avvicinarsi per portare via Emma da lì, ma sono costretto a fermarla, mettendomi davanti a lei e bloccandola con le mie braccia. Lei mi guarda confusa mentre scuoto il capo. Non possiamo fare niente, non apparteniamo a questo mondo. Lei sembra leggermi questa frase negli occhi e nota anche la mia espressione affranta.

JACK (ricordo): Sta' tranquilla, andrà tutto bene. Non guardare giù, guarda... guarda me!

Io mi volto. Le crepe sotto i piedi di mia sorella si fanno sempre più grandi.

EMMA: Jack, io ho paura!

La sua voce trema. Esattamente come allora, trattengo il fiato. Elsa se ne accorge e mi prende la mano, mentre un brivido mi sale lungo la schiena.

JACK (ricordo): Andrà tutto bene. Non cadrai lì dentro. Ah... Ci divertiremo un mondo, invece!

EMMA: No, non è vero!

JACK (ricordo): Ti direi mai una bugia?

EMMA: Sì, tu dici sempre le bugie.

La risposta di mia sorella mi fa sorridere.

E' vero. Ho perso il conto di quante volte ho detto bugie a mia madre, alla Balia, alle cuoche e agli altri servi quando ero mortale. E adesso che sono un'Immortale sono più bugiardo di prima.

JACK (ricordo): Sì, ma... non... non questa volta. Te lo prometto, andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Devi credere in me.


Devi credere in me.

Queste parole mi rimbombano nella testa e mi ripassano davanti agli occhi tutti i momenti in cui ho dato la mia fiducia a Jack. Mi rendo conto che senza di lui non avrei mai raggiunto il Polo Nord. Senza di lui, forse sarei già finita nelle mani di Pitch.

Sono arrabbiata, sono delusa dalle sue bugie, eppure... Eppure sono qui, con lui, in questi suoi Ricordi che ancora mi lasciano confusa.

Sto guardando il suo passato, lo vedo per come era. E in più di un'occasione mi ha ricordato me stessa da bambina con Anna.

Osservo il Jack umano che tenta di tranquillizzare sua sorella e ripenso a quando Anna mi ha raggiunta sulla montagna del Nord, a quando mi ha detto che avrei potuto fermare l'inverno, che sapeva che potevo farcela. Anna ha sempre creduto in me.

Giro il viso verso Jack e i nostri occhi si incontrano. Lo guardo e non riesco a far finta di non essere delusa da lui, ma allo stesso tempo non riesco a negare di non aver creduto in lui. Di non avergli dato fiducia. Di non amarlo.

JACK (ricordo): Facciamo un gioco insieme? Ora giochiamo a campana, come facciamo ogni giorno. E' facilissimo... ah, uno...

La voce divertita ma impaurita dell'altro Jack mi fa distogliere lo sguardo da lui.

Sotto il piede nudo del Jack umano si forma una crepa lunghissima, ma lui fa finta di star perdendo l'equilibrio, facendo ridere sia la bambina che me.

Arriva al tre, balzando sul ghiaccio sicuro e ai suoi piedi vedo un bastone. Il suo bastone.

Lo prende con entrambe le mani, senza staccare gli occhi da sua sorella, nei suoi occhi vedo la paura di vedersela sprofondare in quell'acqua gelida da un momento all'altro.

JACK (ricordo): Ok, ora tocca a te. Uno...

La bambina muove un primo, incerto passo. Il rumore del ghiaccio che si sta rompendo mi fa trattenere il fiato.

JACK (ricordo): Ci sei quasi, così, due...

Sussurra Jack, continuando a contare. La bambina si avvicina di più.

JACK (ricordo): Tre!

In un attimo, Jack afferra sua sorella con la punta ricurva del bastone e la tira forte verso di sé. Talmente forte da perdere l'equilibrio.

Jack e la bambina sollevano lo sguardo nello stesso momento e si sorridono. Lui si rialza e stende la mano verso di lei.

Ma nel momento in cui muove un passo verso di lei, il ghiaccio sotto i suoi piedi cede.

EMMA E ELSA: JACK!

Urlo anch'io senza quasi rendermene conto. Ma è troppo tardi.

Faccio per voltarmi verso Jack, ma il ghiaccio cede all'istante sotto di me, facendomi finire in acqua.

Presa dal panico, mi dimeno per cercare di tornare su, trattenendo il fiato più a lungo che posso. L'acqua è così scura che non riesco a scorgere il ragazzo caduto prima di me. Cerco di tornare su, ma le mie vesti rendono complicato qualsiasi movimento. Non ce la faccio più...

Una luce sopra di me attira la mia attenzione e all'improvviso lascio andare il fiato.

Nessuna bolla d'aria esce dalla mia bocca e non sto annegando.

Abbasso lo sguardo sulle mie braccia. I miei movimenti non sono più rallentati dall'acqua. E' come se questa non mi toccasse. Come se non ci fossi caduta.

ELSA: Questo non è reale.

JACK: Tutto quello che vedi sono ricordi, Elsa.

Mi volto e vedo Jack venire verso di me. Io torno a guardare su, quella luce bianca ci sovrasta.

ELSA: Che cos'è quella luce?

JACK: E' la luce della Luna.

Solo ora riesco a vederla chiaramente.

Così grande, così luminosa, è come se cacciasse via il buio in cui siamo finiti.

La luce si fa più intensa e intorno a me torno a vedere il bosco di querce innevato e lo stagno.

Un pianto mi fa abbassare lo sguardo e vedo la piccola Emma piangere vicino alla spaccatura dove suo fratello è appena caduto, stringendo forte tra le sue piccole mani il bastone con cui Jack l'ha salvata, mentre la Regina Clara la stringe fra le braccia.

La Balia accanto a lei piange sommessamente, coprendosi il volto con le mani.

Dietro di loro, lontano dal ghiaccio, c'è il padre di Jack.

Le sue lacrime sono silenziose, abbassa la testa per cercare di nasconderle e questo suo gesto mi ricorda esattamente quello che Jack ha fatto neanche poco tempo fa. Vederli così mi spezza il cuore.

La luce della Luna torna a brillare più intensamente, stavolta nel punto dove il Jack umano è caduto. Il ghiaccio si richiude facendo un rumore sordo.

Ma dopo neanche un minuto, sul ghiaccio si formano nuove crepe. Muovo un passo avanti, spaventata dall'idea che Emma, sua madre e la Balia possano finire nell'acqua gelida.

Ma mi blocco all'istante, quando vedo uscire dal ghiaccio Jack, vivo!

Anche la bambina si accorge dello strano fenomeno e alzo lo sguardo verso il fratello.

EMMA: Jack!

I genitori di Jack e la Balia alzano lo sguardo, stupefatti. Il ghiaccio si richiude non appena i piedi di Jack lo toccano. Lui, però, traballa sulle gambe e fa per cadere in avanti. La Regina Clara però lo sostiene, buttandogli subito le braccia al collo.

REGINA CLARA: Oh, figlio mio!

JACK (ricordo): Madre.

Jack ricambia forte l'abbraccio di sua madre, che lo tiene sulle sue gambe come fosse un bambino piccolo. Lui cerca subito Emma e la riempie di baci, prima di farsi abbracciare anche da lei.

Suo padre si avvicina il più velocemente possibile e lo abbraccia anche lui.

Sorrido intenerita, ma sono anche incredibilmente confusa. Jack amava la sua famiglia, non avrebbe mai potuto distruggere tutto così...

BALIA: Oh, grazie a Dio!

Esclama la Balia, alzando gli occhi al cielo. La Regina Clara prende il viso di suo figlio fra le mani.

REGINA CLARA: Stai bene, figlio mio? Ho avuto così paura, tua sorella ci ha detto che...

JACK (ricordo): Sto bene, madre. E' stata la Luna a salvarmi.

I genitori di Jack si guardano confusi negli occhi.

RE CHRISTIAN: Di cosa stai parlando?

JACK (ricordo): Credetemi, è la verità. Ero lì... era buio, ma poi... ho visto la Luna e... e mi ha parlato. Mi ha detto:

Jack di Firnen,

più forte ora è il tuo potere

ma in verità ti dico:

presto il tuo destino affronterai

e scegliere saggiamente dovrai,

o al Male cederà

fino a che non ti annienterà.

A un inganno cederà e la fiamma si spegnerà, ricordo io. Le parole che l'altro Jack ha appena pronunciato sembrano le stesse parole che Granpapà ha detto a me. Ma perché? Che cosa significa?

RE CHRISTIAN: Figliolo, stai... stai dicendo cose senza senso!

La voce del padre di Jack mi riscuote dai miei pensieri e dalle mie domande.

NORD: Temo di no, Maestà.

E' la voce di Nord! Mi volto immediatamente verso il bosco e dagli alberi vedo uscire sia lui che Sandman. Sono esattamente come li ho conosciuti. Su di loro non passa mai il tempo.

Il Jack umano e la sua famiglia guardando nella mia stessa direzione. Il padre di Jack si alza lentamente, mentre i due Guardiani si avvicinano.

RE CHRISTIAN: Chi siete voi?

NORD: Mi chiamo Nord e lui è Sandman.

Il padre di Jack spalanca gli occhi.

RE CHRISTIAN: Impossibile... Le Leggende dei Fiordi...

NORD: Proprio così.

EMMA: Voi siete quelli che mi fanno fare tanti bei sogni e che mi portano i regali a Natale! Esistete davvero!

Esclama la piccola Emma, staccandosi dal fratello. Nord le sorride e le fa una carezza, per poi rivolgersi al Jack umano.

NORD: Jack, tu hai qualcosa di molto speciale in te. Qualcosa di prezioso, che ha spinto Uomo nella Luna a salvare tua vita, dopo aver visto con quanto coraggio hai salvato tua sorella.

Jack abbassa lo sguardo sulle sue mani, per poi guardare sua sorella, che gli sorride.

NORD: Tuoi poteri sono diventati più forti proprio perché ti aiuteranno lungo cammino, ma dovrai saper scegliere con saggezza. E so che lo farai. D'altronde, sei figlio di un grande Re.

Jack sorride e guarda suo padre, che gli accarezza i capelli.

Nord prende dalle mani della piccola Emma il bastone e lo porge a Jack. Lui lo impugna esitante e questo si ricopre di un sottile strato di ghiaccio.

Il bastone trema fra le mani di Jack, finché la punta non tocca il ghiaccio dello stagno, formando dei fiocchi di neve sulla superficie.

NORD: Benché creda che tu non abbia problemi a governare tuoi poteri, questo ti aiuterà a controllarli meglio!

Jack sorride e alzo lo sguardo su Nord. China il capo in segno di ringraziamento.

JACK (ricordo): Grazie.

NORD: Ci rivedremo presto, Jack.

JACK (ricordo): Lo spero anch'io.

Nord fa una piccola risata.

NORD: Ora va'. Addio.

Jack non fa in tempo a rispondere al suo saluto che i due Guardiani sono già scomparsi in mezzo alle querce. L'immagine si frammenta, la luce mi investe di nuovo e mi proteggo gli occhi.

Quando li riapro, non so dove mi trovo. Sembra di stare in mezzo alla neve, è tutto così bianco, eppure non c'è neve.

JACK: Elsa!

Mi volto. Jack si avvicina e mi prende le mani. Sento il cuore battermi forte nel petto e vorrei farlo smettere. Lui mi guarda dritto negli occhi e inevitabilmente arrossisco.

ELSA: Jack, non riesco a capire: come è possibile che la Luna ti abbia detto quasi le stesse parole che Granpapà ha detto a me?

JACK: Quello che vedrai adesso, Elsa, sono i miei ricordi peggiori.

Risponde, stringendomi più forte le mani.

Nei suoi occhi leggo tanta paura. E anch'io ho paura di quello che mi mostrerà adesso. Non voglio vederlo trasformarsi in un mostro, un assassino. Forse dovrei dirgli basta...

JACK: Dopo quello che è successo allo stagno, ho cominciato a usare il bastone. Riuscivo a governare i miei poteri perfettamente, al punto che neanche mio padre si preoccupava più. Passati alcuni mesi, mio padre mi mandò a chiamare e mi disse che era arrivato per me il momento di sposarmi...

ELSA: Sposarti?

Lo interrompo, sorpresa da quello che mi sta dicendo. Lui, un promesso sposo?

JACK: Sì, presto avrei compiuto 21 anni. Secondo mio padre, era il momento giusto. Ma voleva che io conoscessi la donna che avrei dovuto sposare, voleva che mi prendessi il tempo necessario per farlo. Ma proprio il giorno in cui mi fu presentata... Pitch irruppe nella mia vita.

ELSA: Cosa è successo?

JACK: Mi propose di unirmi a lui, di diventare suo alleato contro le Leggende. Loro, che mi avevano fatto capire da dove provenissero i miei poteri. Non li avrei mai traditi, così rifiutai. Proprio come hai fatto tu, amore mio.

Mentre dice le ultime parole, mi prende il viso fra le mani e mi accarezza dolcemente. Sento il mio cuore battere talmente forte da togliermi il respiro. Imbarazzata, abbasso e rialzo lo sguardo più di una volta.

JACK: Ma Pitch non accettò un no come risposta... e me la fece pagare... a caro prezzo.

La voce di Jack è spezzata, gli occhi di nuovo lucidi. Intorno a noi tornano a formarsi delle immagini.

Siamo di nuovo nel Palazzo Reale di Firnen, ma rispetto a prima sembra più buio. Che sia notte?

Mi guardo intorno e vedo una finestra. Mi allontano da Jack e guardo fuori. Tutto è buio.

Alzo gli occhi al cielo per vedere se c'è la Luna o anche solo le stelle, ma al loro posto vedo un eclissi di sole. La stessa eclissi che ho visto ad Arendelle.


Angolo dell'autrice:

Ciao ragazzi! Siete liberissimi di lanciarmi addosso dei coltelli affilati per avervi fatto aspettare così tanto, ma in questo mese e mezzo (più o meno, boh...) sono stata molto impegnata e quindi scrivevo proprio a tratti. E adesso che si avvicinano gli esami all'università sarà anche peggio! Comunque, non ce l'ho fatta a racchiudere tutto in una seconda parte del capitolo, quindi ci sarà anche una terza parte (e anche qui potete lanciarmi i coltelli! xD)

Come avete visto, Elsa è entrata nei Ricordi di Jack e siccome all'inizio non sapevo come renderli, ho pensato di fare tipo come Harry Potter nel Pensatoio (chi ha letto i libri, capisce che intendo).

Jack ha mostrato ad Elsa sua madre, suo padre, sua sorella e la sua vita da mortale, ma per lui è molto difficile e doloroso.

Ho ripreso la scena del salvataggio della sorella di Jack nel film, ma ho fatto in modo che Jack lì non morisse, ma che scoprisse solo da dove venivano i suoi poteri.

Ma quali sono i Ricordi peggiori di Jack? Se volete scoprirlo, vi aspetto alla terza parte del capitolo ;)

Vi ringrazio tantissimo per i capitoli arrivati alle 1000 visite e per le 6000 e passa del primo, siete davvero incredibili! Vi abbraccio tutti tutti tutti, Giulia.

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Capitolo 30
*** 27- I ricordi di Jack (parte 3) ***


27- I Ricordi di Jack (parte 3)

27- I ricordi di Jack

In quel momento, ho capito. Pitch aveva distrutto Firnen con lo stesso maleficio che ora aveva colpito Arendelle. Voleva costringere Jack e suo padre a cedere, e a quanto pareva c'era riuscito.

ELSA: Lo stesso maleficio...

Sussurro, voltandomi verso Jack.

JACK: Sì. Ma io e mio padre non ci arrendemmo...

Torno verso di lui, guardandomi attorno. Siamo nella stessa grande sala dove prima ho visto i suoi genitori, ma prima, così poco illuminata com'è, facevo fatica a riconoscerla.

JACK: Chiedemmo aiuto ai Guardiani per proteggere il nostro popolo e loro ci aiutarono.

ELSA: Perché è il tuo ricordo peggiore? Che succederà adesso?

Chiedo, guardandolo dritto negli occhi. Un rumore alle nostre spalle ci fa voltare entrambi. La porta della sala si apre ed entrano il Jack umano e suo padre, che si gira verso il figlio, chiedendogli:

RE CHRISTIAN: La principessina di Arendelle è partita?

Io spalanco gli occhi. Ha detto Arendelle?

JACK (ricordo): Sì, padre. E' al sicuro ora.

Io mi volto verso Jack e lo guardo, ancora incredula. Lui era promesso ad una principessa di Arendelle! Ma come, perché non me l'ha detto? Lo guardo e anche lui sembra sorpreso.

ELSA: Arendelle? Eri il promesso sposo di una principessa di Arendelle?

JACK: Ti giuro che sono stupito quanto te.

ELSA: Jack, sono i tuoi Ricordi...

JACK: Sì, ma prima d'ora non sono mai riuscito a sentire questa frase di mio padre.

Lo guardo confusa.

JACK: Ti spiego: alcuni Ricordi, con il passare degli anni, possono sfumare fino a non esistere più. Le persone non li ricordano, ma li conserveranno per sempre come immagini grigie e senza suono.

ELSA: E adesso perché questo Ricordo non è più sbiadito?

JACK: Non lo so...

Risponde Jack, rivolgendo lo sguardo a sé stesso e suo padre. I suoi occhi poi si perdono, come se gli fosse venuto in mente qualcosa, per poi tornare fissi nei miei.

JACK: Forse, forse perché tu sei qui con me...

Per quanto creda che la mia presenza non possa influenzare i suoi Ricordi, potrebbe essere una risposta. Ma credo che solo Dentolina possa dirci se è davvero così.

Torno a guardare il Jack umano che si congeda con un inchino da suo padre e mi sembra impossibile che lui, più di trecento anni fa, fosse destinato ad una principessa di Arendelle, una donna della mia famiglia, una mia antenata.

Era destino che dovevamo incontrarci? E' anche per questo che Granpapà mi ha detto di cercare Jack? C'è un legame così forte tra noi?

JACK: Guarda, Elsa.

La flebile voce di Jack mi riscuote dai miei pensieri.

Sbatto gli occhi e mi ritrovo in una stanza completamente diversa: una camera da letto immersa nel buio più totale. Nemmeno la finestra in fondo alla stanza riesce a fare un po' di luce.

L'unica cosa che riesco a distinguere chiaramente è un letto a baldacchino alla mia sinistra.

Jack mi fa avvicinare di più. Sdraiato sotto quelle coperte, vedo il Jack umano dormire rannicchiato su se stesso, le palpebre tremano e mi chiedo quale incubo lo tormenti.

All'improvviso, alle mie spalle, sento una voce che mi fa raggelare il sangue. Mi volto lentamente e dal buio emerge Uomo Nero. Scruta il Jack umano con i suoi occhi ambrati, ridotti in due fessure sprezzanti, e sorride malevolo.

Si avvicina a passi lenti al letto e tende il braccio verso il ragazzo addormentato.

Dal suo palmo escono rivoli di sabbia nera, che circondano il corpo esile del ragazzo, fino a che non lo sollevano. Il mio sguardo corre da Pitch al Jack umano, per poi tornare su Pitch che pronuncia una strana frase, come una formula magica, in una lingua che non riesco a capire. Quel che mi è chiaro è che non è niente di buono.

Il ghiaccio mi brilla fra le mani, ma non posso fare niente per impedire quello che vedo e questo senso d'impotenza mi schiaccia. Mi schiaccia perché non posso aiutare la persona che amo.

Pitch serra il pugno, la sabbia avvolge lui e il Jack umano e spariscono.

Dopo poco, l'oscurità si attenua fino a mostrarci una grande sala. I muri di pietra nera sostengono un soffitto altissimo insieme a colonne e archi in rovina. Ovunque poi si diramano lunghe scalinate, che portano sia in alto verso un grande ponte sulle nostre teste, sia più giù in profondità, chissà dove.

JACK (ricordo): Ma dove mi trovo?

Un sussurro alle mie spalle mi fa voltare di scatto.

Al centro della sala, davanti a quello che sembra un trono, vedo il Jack umano rialzarsi in piedi e guardarsi intorno con la mia stessa aria sbalordita.

JACK (ricordo): Che cosa ci faccio qui?

Sussurra ancora, girandosi verso di me e Jack. Guarda nella nostra direzione, ma so che non può vederci.

PITCH: Ci incontriamo di nuovo, principino!

Il Jack spalanca gli occhi e si volta verso il trono, sul quale Pitch è più sdraiato che seduto, sempre con quel suo ghigno malefico dipinto in faccia. Il ragazzo davanti a me alza il braccio contro Pitch, tra le sue mani brilla il ghiaccio.

PITCH: Non avere paura...

Pitch si alza lentamente dal trono, senza staccare gli occhi da Jack.

PITCH: Non farò del male a te.

JACK (ricordo): Paura? Io non ho paura di te!

Ribatte Jack, sfidandolo con lo sguardo. Pitch osserva le mani di Jack.

PITCH: Lo so, il coraggio non ti manca, piccolo Re.

JACK (ricordo): Perché sono qui? Come ci sono arrivato?

Pitch sorride malevolo e comincia a muovere qualche passo verso di lui.

JACK (ricordo): Fermo!

Gli intima Jack, cercando di usare i suoi poteri, ma questi sembrano non rispondergli. Osserva le sue mani rigirandole, quando un violento getto di ghiaccio esce da esse, sbalzandolo in aria contro una delle pareti. Io trattengo il fiato, mentre Pitch ridacchia.

Il Jack umano si porta la mano alla testa, stringendo gli occhi per il dolore. Torna a guardarsi le mani, ma dietro di lui la parete comincia a ghiacciarsi. Alza lo sguardo, per poi allontanarsi dalla parete strisciando all'indietro sul pavimento.

JACK (ricordo): Non capisco. Che cosa...

PITCH: Non capisci, vero?

Il ragazzo si volta verso Pitch e lo guarda con disprezzo.

PITCH: Dunque, mi chiedevi come sei arrivato nella mio nascondiglio... Ma è ovvio: ti ci ho portato io, principino!

JACK (ricordo): Se ancora credi che mi unirò a te, stai perdendo il tuo tempo!

Esclama Jack. Pitch alza il braccio e dalla sua mano esce una fune di sabbia nera che immobilizza Jack e lo tira verso di lui. La fune scompare e la mano nera di Pitch si chiude stretta sulla gola del ragazzo.

PITCH: Non ho bisogno del tuo consenso per impadronirmi dei tuoi poteri, Jack di Firnen...

Sibila Uomo Nero, fissandolo dritto negli occhi e aumentando la stretta sulla sua gola.

Jack, al mio fianco, mi tiene ferma tra le sue braccia. Ma lui trema come una foglia e questo aumenta di più in me il senso d'impotenza, perché lui sta rivivendo tutto questo facendosi un male immenso. Tutto perché io ho voluto sapere a tutti i costi la verità che mi ha nascosto. Ora invece farei qualunque cosa per tirarlo fuori da questi Ricordi.

PITCH: Ho trovato un modo migliore per farli miei.

Conclude Pitch, facendo di nuovo scattare il mio sguardo su di lui. Di che sta parlando?

PITCH: Sai, principino, i tuoi amici Guardiani custodiscono nei loro nascondigli i più grandi segreti sulla magia, anche quelli più oscuri. Quelli che non dovrebbero finire assolutamente nelle mani sbagliate.

Il Jack umano tenta di divincolarsi da quella stretta d'acciaio, ma invano.

PITCH: Uno di questi è molto... singolare. Un'antica formula in una lingua ancora più antica che è in grado di avvelenare i poteri magici di un altro.

Avvelenare i poteri di una persona? Sta farneticando, penso immediatamente. E' assurdo.

PITCH: Ora ti spiego come funziona...

Pitch tira indietro il braccio libero e per un attimo ho paura che voglia colpire Jack con un pugno. Guardo meglio e vedo la mano di Pitch posarsi sul cuore di Jack, che si ritrae stringendo gli occhi per il dolore, come se fosse stato appena marchiato. I lamenti strozzati di Jack mi provocano una stretta al cuore, mentre Pitch lo osserva ridacchiando.

PITCH: Fa male, vero? Una volta pronunciata la formula, bisogna toccare la sede del potere della persona a cui vogliamo toglierlo e quasi sempre questa si trova nel cuore.

Io abbasso gli occhi, continuo a non capire.

PITCH: Il tuo cuore, i tuoi poteri sono neri quanto i miei ora...

JACK (ricordo): Io non sono come te!

Ribatte il Jack umano, tentando nuovamente di liberarsi dalle grinfie di Pitch. Uomo Nero, però, non batte ciglio. Anzi, dopo un po' riprende a ridacchiare.

PITCH: Ma non ti ho detto la parte più divertente: pur avendo il cuore avvelenato, soltanto il tuo potere è sotto il mio controllo. Questo vuol dire che quando distruggerò, anzi distruggerai il tuo piccolo stupido Regno, non potrai fare niente per fermarmi!

ELSA: Cosa? NO!

Esclamo, sconvolta dalle parole di Pitch. Non è possibile, è assurdo...

JACK (ricordo): Non succederà mai! Ah!

Il Jack umano prova ancora a ribellarsi, a fare appello alla sua forza e al suo coraggio, ma Pitch non lo lascia andare e ride sguaiatamente, facendomi rabbrividire.

PITCH: Vieni, Jack di Firnen, andiamo a divertirci un po'!


Non ho avuto il tempo di reagire, di provare a fare qualunque cosa, che le immagini davanti a noi si sono spezzate di nuovo in quell'accecante luce, riportandoci nella sala del trono di Firnen.

Quando riapro gli occhi, il mio sguardo si posa prima su Jack, accanto a me immobile, che non mi guarda. I suoi occhi, di nuovo lucidi, sono fissi su suo padre, che è seduto sul trono, torturandosi i capelli con aria angosciata.

La Regina Clara è davanti a lui e tiene in braccio la piccola Emma, che piange nascondendo il viso nella spalla della madre, che le accarezza dolcemente i capelli.

Anche lei ha l'aria angosciata quasi quanto il marito. I suoi occhi azzurri sono velati da lacrime. Una mano si posa sulla sua spalla.

DENTOLINA: State tranquilla, Maestà. Sono sicura che vostro figlio sta bene.

La Regina le sorride e rivolge uno sguardo anche a Nord, Calmoniglio e Sandman. Alza lo sguardo al cielo, cercando di trattenere le lacrime.

REGINA CLARA: Ho tanta paura, se gli accadesse qualcosa io...

RE CHRISTIAN: Clara, vedrai che tornerà... E' del nostro Jack che stiamo parlando...

La rassicura il Re, sollevandole dolcemente il mento e guardandola con tutto l'amore del mondo, esattamente come ieri notte Jack ha guardato me.

Il Re prende dalle braccia di sua moglie la piccola Emma e le asciuga le lacrime. Le sussurra che andrà tutto bene.

Vorrei tanto credere che sia così, ma avverto dentro di me la paura di quello che sta per succedere. Ma la cosa di cui ho più paura è di vedere Jack crollare davanti ai miei occhi.

E' il suo dolore, la sua rabbia che temo di più. E sento crescere ancora di più il mio senso di colpa per averlo costretto a mostrarmi questo. E non ho ancora visto il peggio...

All'improvviso, sento delle urla disperate provenire da fuori. Il padre di Jack si volta verso la finestra, con ancora Emma stretta fra le braccia, ma non fa in tempo ad avvicinarsi che un servo irrompe trafelato nella sala del trono.

SERVO: Maestà!

RE CHRISTIAN: Che succede?

SERVO: Il Principe Jack...

Il servo si piega in due, mettendo le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, ma la Regina Clara lo incalza:

REGINA CLARA: Cosa? Dov'è mio figlio? Parla!

Nord si avvicina alla finestra e spalanca gli occhi.

NORD: Oh, perdiana! Dobbiamo sbrigarci!

La magia dei Ricordi ci conduce fuori dal Palazzo. Subito una raffica di vento forte e gelido mi taglia il viso e sono costretta a proteggermi con le braccia.

Intorno a me, non vedo altro che neve, ghiaccio e persone che fuggono in ogni direzione, urlando e cercando di evitare delle vere e proprie piogge di stalattiti.

ELSA: Jack, che sta succedendo?

Lui si avvicina e mi tiene stretta a sé. I nostri occhi si incontrano, le sue braccia cercano di stringermi più forte, ma è come se gli mancasse la forza.

Una risata sinistra ci fa voltare tutti e due verso l'enorme parete rocciosa della montagna che sovrasta Firnen.

Pitch ordina con grandi gesti ai suoi Incubi di attaccare e distruggere tutto. Fino a che non vedo la frusta dorata di Sandman colpirlo sulla mano destra. Il colpo proveniva da dietro di noi, così mi volto insieme a Jack.

NORD: Pitch, ferma tutto questo!

Urla il vecchio Guardiano al di sopra del forte sibilo del vento.

DENTOLINA: Sono persone innocenti, perché lo fai?

PITCH: Non potete fare niente per fermarmi, non ora che ho tutto il potere!

Pitch solleva la mano, da cui esce la stessa fune di sabbia nera che ho visto prima, la tira e fra le sue grinfie vedo il Jack umano, che guarda davanti a sé inorridito.

REGINA CLARA: Jack, figlio mio!

JACK (ricordo): MADRE!

La voce di Jack è così disperata e spaventata che non riesco più a trattenere le lacrime. Nord spalanca gli occhi e sussurra:

NORD: Il Veleno di Sitra...

PITCH: Però, che intuito, vecchio mio!

Lo sbeffeggia Uomo Nero. Dalla mano destra di Jack esce un getto di ghiaccio troppo forte perché lui possa fermarlo, ma Nord riesce ad evitarlo per un soffio, rotolando sulla neve.

NORD: Sei un FOLLE! Lascia andare il ragazzo!

PITCH: Se vuoi il ragazzo, vieni a prendertelo, avanti!

Lo sfida Pitch. Lascia andare Jack, ma le funi di sabbia nera continuano a stringere le mani di Jack. Spalanco gli occhi e finalmente capisco quello che ha tentato di dirmi Nord al Palazzo di Dentolina: Jack era stato manovrato da Pitch come un burattino e lui non ha potuto fare niente per liberarsi da quel maledetto incantesimo, che lo condannava anche a osservare impotente il male che lui stesso stava facendo. Le lacrime mi rigano le guance.

NORD: LASCIALO ANDARE!

Nord sfodera due enormi sciabole e insieme agli altri Guardiani si lancia su Pitch, che però sfugge loro cavalcando uno dei suoi Incubi.

Nota che sotto di lui ci sono i genitori di Jack e sorride malevolo.

La frusta di Sandman si allunga verso di lui, pronta a colpirlo e a disarcionarlo dalla sua oscura cavalcatura, ma lui crea una enorme ascia dalla scie dei suoi Incubi e para tutti i colpi di Sandman. Calmoniglio lancia contro di lui delle uova esplosive, ma Pitch è più veloce e le distrugge roteando l'ascia. Con la coda dell'occhio, vede arrivare Dentolina alle sue spalle.

Pitch si volta di scatto e scaglia su di lei un getto di sabbia nera, che la spinge via.

CALMONIGLIO: Dentolina!

NORD: Ci pensiamo noi, tu aiuta lei!

Calmoniglio fa un cenno di assenso a Nord e salta sui tetti fino a raggiungere Dentolina.

Un violento getto di ghiaccio li colpisce, intrappolandoli tra grosse stalattiti.

Jack è davanti a loro, che tende le mani in avanti, stringendo gli occhi.

Dentolina cerca di parlargli.

DENTOLINA: Jack, va tutto bene, va tutto bene...

JACK (ricordo): Ti prego, Dentolina, aiutami...

La prega lui, con voce tremante.

DENTOLINA: Ma sì che ti aiuto, Jack.

JACK (ricordo): Non sono io a volere questo, ti prego, credimi!

DENTOLINA: Lo so, lo so, Jack, ma tu devi stare tranquillo, noi... possiamo aiutarti.

Risponde in maniera agitata Dentolina.

EMMA: MAMMA!

Il Jack umano si gira verso la montagna, sussurrando il nome della sorellina, per poi correre verso la voce. Corre a perdifiato per le stradine innevate di Firnen, malgrado il vento cerchi di piegarlo. Aggira una casa ormai distrutta e vede Emma circondata dagli Incubi.

JACK (ricordo): Emma!

La bambina si gira e cerca di correre incontro al fratello, ma gli Incubi si impennano emettendo dei nitriti minacciosi e stridenti. La bambina urla spaventata, ma in quel momento due forti braccia la sollevano e la portano via. Re Christian guarda dritto negli occhi suo figlio, che però indietreggia.

JACK (ricordo): Padre, state lontano da me, vi prego!

RE CHRISTIAN: Jack, che cosa dici? Sono io, tuo padre!

Re Christian è confuso. Continua ad avvicinarsi per abbracciare suo figlio, che però indietreggia sempre di più.

JACK (ricordo): No! Vi prego, state lontano da me! State lontano!

PITCH: Fallo!

Mi giro e alle mie spalle c'è Pitch, che osserva la scena compiaciuto, mentre io mi chiedo perché e come possa arrivare a tanto. Arriva alle spalle del Jack umano, che scuote la testa con forza.

PITCH: Fallo!

Ripete Pitch, stavolta con più forza, mentre io sento mancarmi il fiato.

JACK (ricordo): NO!

Jack si piega sulle ginocchia, il suo grido disperato mi spezza il cuore.

L'Uomo Nero digrigna i denti contrariato da quel rifiuto e solleva il braccio in avanti su Jack, che si rimette in piedi.

Lui cerca di rimanere a terra, di liberarsi da quella magia, ma invano. E' la sua marionetta.

Pitch solleva lo sguardo sul padre di Jack.

PITCH: Addio, Vostra Maestà!

Dalle mani di Jack esce un grande e violento getto di ghiaccio che colpisce il Re, che invano cerca di proteggere la sua bambina, che si stringe al padre urlando spaventata.

Presto le urla disperate di Jack si sostituiscono a quelle della bambina.

JACK (ricordo): NO! PADRE! EMMA!

Jack corre verso di loro e, con le lacrime agli occhi, comincia a tempestare di pugni il ghiaccio che lui stesso ha scagliato.

Pitch, divertito dalla scena, scioglie il ghiaccio muovendo la sabbia nera. E' allora che li vedo, padre e figlia, stretti in un abbraccio.

Il Jack umano cerca di tirare su suo padre, aspettandosi che si rimetta in piedi da solo. Lo tira, lo scuote, lo chiama, ma lui non può più rispondergli.

JACK (ricordo): Padre! PADRE!

ELSA: No...

Sussurro, portandomi la mano alla bocca. Il vento di fiocchi di neve, insieme ad un velo di lacrime, mi annebbia la vista. Sento le gambe cedermi e finisco in ginocchio sulla neve.

Jack prende fra le sue braccia la piccola Emma, le parla, le supplica di aprire gli occhi, di restare con lui. La più disumana disperazione si abbatte su di lui. Nasconde il viso nel petto della bambina e la stringe forte a sé, piangendo.

REGINA CLARA: Christian!

Una flebile voce mi costringe a voltarmi verso sinistra.

Vedo la Regina Clara correre e inginocchiarsi vicino al corpo senza vita del marito.

Prende il suo viso fra le mani, gli accarezza i capelli. Scuote la testa, non riesce a credere a quello che vede. Le lacrime cominciano a sgorgare dai suoi occhi azzurri così belli, così uguali a quelli di Jack. Piange stringendo a sé l'uomo che ha amato e che ama e mi chiedo quanto faccia male.

La Regina alza lo sguardo su Jack, che tiene ancora stretta a sé la piccola Emma.

Lui incrocia lo sguardo di sua madre, uno sguardo incredulo e addolorato, ma non di accusa. Non di condanna. Eppure Jack non riesce a reggere il suo sguardo e torna a guardare il viso della sua sorellina.

ELSA: Non è stata colpa tua... lei lo sapeva...

Dico tra le lacrime. Sento Jack dietro di me sospirare.

Non crede a quello che ho detto. Pensa che sua madre lo abbia odiato in quel momento, ma io so che non è così. L'ho visto nei suoi occhi.

Perché ti comporti così? Perché non ti fidi di me? DI CHE COSA HAI TANTA PAURA?”

E' tutta colpa mia! Dio, perché non ho voluto aspettare? Perché non ho voluto capire?

Gli faceva troppo male ricordare, forse anche di più di quanto potesse far male a me raccontargli la mia vita.

Aveva troppa paura di dirmi che nessun atto di vero amore aveva salvato le persone che più amava.

Non volevo questo, non era questo che avrei voluto vedere o sentire.

Questa verità è troppo anche per me!

La Regina Clara prende tra le braccia la sua bambina e comincia a cullarla come se fosse solo addormentata. Le accarezza il visino dolcemente, mentre il suo pianto si fa sempre più disperato.

Una risata maligna però sovrasta i lamenti del Jack umano e di sua madre. Mi volto e lo fisso con rabbia, vorrei poterlo incenerire. Pitch.

Il Jack umano si alza di scatto e corre verso l'Uomo Nero per colpirlo con i suoi poteri, ma Pitch gli blocca il polso destro e lo gira, facendolo gemere dal dolore.

REGINA CLARA: Jack, NO! FERMO!

PITCH: Povero Jack... assassino del suo stesso padre, della sua stessa sorella, del suo stesso popolo.

E ora anche della donna che gli ha dato la vita.

Sibila Pitch, guardandolo dritto negli occhi. Jack spalanca gli occhi, prima di stringerli per il dolore. Le sue mani vengono di nuovo legate strette dalla sabbia nera e un nuovo getto di ghiaccio esce da esse. Questo va a colpire una parete rocciosa colma di neve, che comincia a cadere in una immensa slavina su Firnen.

JACK (ricordo): Madre, SCAPPATE!

La Regina, dopo aver stretto per l'ultima volta suo marito e sua figlia si alza a fatica. Anch'io mi rialzo e mi metto alle spalle di Jack, la mia mano stretta alla sua. Trema come una foglia, i suoi occhi sono bagnati di lacrime mentre osserva quell'enorme massa di neve venire giù.

ELSA: Jack, ho paura...

Jack si volta verso di me e i nostri occhi si incrociano di nuovo.

Non avevo il coraggio di dirgli che ho paura. Volevo essere forte per lui, per aiutarlo, ma ora, dopo aver visto tutto questo, non ci riesco.

DENTOLINA: Regina Clara!

E' la voce di Dentolina! Ci voltiamo entrambi e quello che vedo mi fa raggelare il sangue.

Dentolina tiene fra le sue braccia la madre di Jack, la scuote cercando di risvegliarla, ma il braccio della Regina cade abbandonato sulla neve. Se ne è andata anche lei...

JACK (ricordo): Madre, MADRE!

Il Jack umano corre verso la fata e si getta in ginocchio accanto alla madre, tenendosi la testa fra le mani. Lui le prende le mani, le stringe.

JACK (ricordo): Madre, MADRE! NON LASCIARMI, TI SUPPLICO!

DENTOLINA: Jack, no, basta!

Dentolina prende le mani di Jack e lo abbraccia forte. Lui piange sulla sua spalla, mentre la fata gli accarezza i capelli.

Si sentono poi dei forti rumori e i due alzano lo sguardo sulla montagna.

Seguendo i loro sguardi, vedo Nord, Calmoniglio e Sandman attaccare Pitch e i suoi Incubi. Pitch però non si fa sorprendere dai loro attacchi e li respinge tutti sghignazzando.

JACK (ricordo): UOMO NERO!

Non faccio in tempo a girarmi che il Jack umano già corre verso la montagna, seguito in volo da Dentolina che gli urla di fermarsi. Il ragazzo comincia ad arrampicarsi su per la roccia, colpendo con delle stalattiti ogni Incubo che cerca di sbarrargli la strada.

NORD: Jack, fermati, non fare pazzie!

Anche Nord cerca di fermarlo, ma Jack non ascolta nessuno e una volta arrivato in cima scaglia i suoi poteri su Pitch. Questi, però, sembrano ancora sotto il controllo di Pitch, che non viene scalfito.

PITCH: Non l'hai ancora capito, eh? I tuoi poteri non possono più nuocermi, non sei più niente!

JACK (ricordo): Combatti! Assassino, COMBATTI!

Jack continua a scagliare i suoi poteri contro Pitch, ma ancora una volta Uomo Nero riesce a evitare gli attacchi , ridendo sguaiatamente.

PITCH: Assassino io? No, mio caro ragazzo, sei tu l'assassino qui!

Il Jack umano smette di attaccare Pitch e i suoi occhi, prima ridotti a due fessure piene di rabbia, di dolore e di odio, si spalancano sempre di più.

PITCH: Sei stato tu a provocare tutto questo. Sei stato tu ad uccidere i tuoi genitori, non io! Chi ha le mani macchiate di sangue sei solo e soltanto tu!

La voce spietata di Pitch risuona per tutta la valle innevata. Sia il Jack umano che quello accanto a me si guardano le mani inorriditi, come se fossero veramente macchiate di sangue innocente.

Io prendo la mano di Jack e la stringo forte. Non voglio che pensi una sola parola di tutto quello che dice quel mostro...

ELSA: No, non è vero...

Gli sussurro, ma lui non mi risponde. Distoglie lo sguardo e stringe gli occhi, lasciando uscire le lacrime. La risata di Pitch mi costringe a rialzare lo sguardo.

PITCH: Adesso posso anche sbarazzarmi di te, ragazzino!

NORD: NON TOCCARLO!

PITCH: Addio per sempre, Jack di Firnen!

Esclama Pitch, ignorando le grida di Nord e creando una sfera di sabbia nera fra le mani. Jack spalanca gli occhi. Pitch spinge con forza la sfera nera contro di lui, che finisce contro la fredda roccia della montagna. Il ragazzo sbatte la testa, per poi cadere giù, nelle acque gelide di un laghetto che si sta congelando.

ELSA: No!

Intorno a me tutto si fa oscuro e avverto più forte la paura.

Capisco che sono di nuovo in acqua quando vedo una luce illuminare il corpo di Jack. La luce della Luna, di nuovo.

Sorrido perché penso che gli salverà di nuovo la vita e mi volto verso Jack. Ma la sua espressione mi fa capire che stavolta è diverso.

Il ghiaccio del laghetto comincia a incrinarsi e a rompersi, fino a fare uscire Jack vivo!

La luce della Luna lo solleva in alto per poi adagiarlo dolcemente sul ghiaccio, che si chiude. Esattamente come la prima volta.

Jack trova il bastone sul ghiaccio, lo prende e comincia ad usarlo, congelando tutto intorno a sé. Finalmente lo vedo ridere, lo vedo divertirsi, ma poi succede qualcosa che mi fa capire.

Jack riesce a raggiungere volando (in modo un po' maldestro) un villaggio lì vicino, ma lì un bambino gli passa attraverso, come se fosse un fantasma.

ELSA: Eri diventato un'Immortale...

JACK: Sì. Nessuno riusciva mai a vedermi o a sentirmi. Non sapevo perché fossi lì e quale fosse il mio scopo. Sapevo solo che mi chiamavo Jack Frost perché era stata la Luna a dirmelo.

ELSA: Vuoi dire che non ricordavi nulla di ciò che era successo?

JACK: No. Il mio nome è la sola cosa che mi fu rivelata quella notte. Da allora sono passati più di 300 anni. Desideravo con tutte le mie forze che qualcuno mi vedesse, ho provato a fare di tutto... ma nessuno ci è mai riuscito. Finché non ho incontrato i Guardiani e la Luna non mi scelse come nuovo Guardiano.

Le immagini cambiano velocemente intorno a noi, mostrandomi le Leggende, ma vedo che Dentolina è inginocchiata e guarda tristemente una scatolina dei Dentini.

DENTOLINA: E' per questo che raccogliamo i Dentini, Jack. Perché contengono i Ricordi più importanti dell'infanzia.

La fata si alza in volo e mostra all'altro Jack un dipinto sulla roccia, raffigurante le fate dei Dentini che ricevono i Dentini dai bambini. Un dipinto bellissimo e pieno di colori meravigliosi.

DENTOLINA: Io e le mie fate li custodiamo e se qualcuno vuole ricordare qualcosa di importante noi lo aiutiamo. Avevamo i ricordi di tutti. Anche i tuoi.

Conclude Dentolina, mettendo una mano sulla spalla di Jack.

JACK (ricordo): Ah, i miei Ricordi?

DENTOLINA: Di quando eri piccolo, prima di diventare Jack Frost.

Jack indietreggia, scuotendo la testa.

JACK (ricordo): Ma... non ero nessuno prima di diventare Jack Frost.

DENTOLINA: Ma certo che lo eri! Lo eravamo tutti prima di essere scelti.

Jack spalanca gli occhi, sorpreso da quella rivelazione.

JACK (ricordo): Stai dicendo, stai dicendo che avevo una vita? Prima, con... una casa... e una famiglia?

DENTOLINA: Davvero non ricordi più?

L'immagine si spezza e io torno a guardare Jack negli occhi. Legge nei miei occhi la stessa domanda che gli ha fatto Dentolina: come è possibile che non ricordasse più?

JACK: Non ricordavo nulla del mio passato. Ricordo solo degli incubi, delle immagini sconnesse nei miei incubi. Per tutti questi anni le risposte erano lì, al Palazzo di Dentolina, e io le volevo quelle risposte. Ma Pitch se ne era impadronito, così accettai di aiutare i Guardiani, senza sapere che in passato loro avevano già aiutato me.

ELSA: Poi cosa è successo?

JACK: Ho cominciato ad aiutare i Guardiani, anche se allora non riuscì a salvare la vita a Sandman. Con loro sentivo finalmente la mia vita da Immortale avere un senso. Ma avevo paura che nessuno mai credesse in me come loro, avevo paura di deluderli, perciò cedetti ad un ricatto di Pitch, che mi consegnò i miei Ricordi. Scoprendo poi che con il mio gesto avevo fatto in modo che nessuno credesse più nei Guardiani.

Jack si passa una mano fra i capelli e sospira.

JACK: Pitch mi propose di unirmi a lui così che tutti avrebbero creduto a tutti e due, ma la mia risposta è stata questa...

Una nuova immagine si materializza davanti a noi. Pitch parla con Jack, mostrandogli un'altissima scultura di ghiaccio, contorta e spigolosa, unita a della sabbia nera. Sembra la stessa scultura che mi mostrò quella notte ad Arendelle prima di rapire Anna.

PITCH: Crederanno in tutti e due!

JACK (ricordo): No, avranno paura di tutti e due. E non è questo che voglio.

L'immagine si dissolve nuovamente e Jack riprende a parlare.

JACK: Quella volta minacciò di uccidere Dente da Latte se non gli avessi dato il bastone. Lo spezzò in due e mi fece finire in fondo ad un crepaccio. Avevo rovinato tutto, Elsa. Ma poi Dente da Latte mi mostrò i miei Ricordi e capì tutto. Quando avevo salvato la vita di mia sorella al lago, i miei poteri si erano rafforzati perché la Luna mi aveva già scelto. Mi aveva solo dato la possibilità di scegliere, di vivere la mia vita da Mortale. Ma in seguito capì anche cosa mi era stato tolto e quanto spietatamente.

Io abbasso lo sguardo, avvertendo di nuovo il senso di colpa. Poi davanti a noi si crea l'immagine di un bambino dai capelli castani e gli occhi scuri e vivaci, dalla risata cristallina e felice, resa ancora più carina dal fatto che al bambino manca un dente davanti.

ELSA: Lui chi è?

Chiedo, guardandolo intenerita mentre gioca a palle di neve con i Guardiani e altri bambini.

JACK: Lui è Jamie, il primo bambino che è riuscito a vedermi, il primo che ha creduto in Jack Frost... è anche grazie a lui se abbiamo sconfitto Pitch l'ultima volta. Lui e gli altri bambini sono stati in grado di proteggerci. Lui è rimasto sempre nel mio cuore. Ogni volta che lo guardavo pensavo ad Emma e a quanto avrei voluto vederla crescere.

Ad un certo punto, vedo la scatola dei Dentini di Jack illuminarsi della stessa forte luce di prima, quando è stata aperta.

Chiudo gli occhi e li proteggo coprendoli con le mani e quando li riapro sono di nuovo nella mia stanza, da cui però è sparito tutto il ghiaccio. Jack mi dà le spalle.

JACK: Dopo che Pitch è sparito, portato via dai suoi stessi Incubi, i Guardiani mi hanno preso con loro e tutti hanno cominciato a credere in Jack Frost, rendendomi felice e aiutandomi a non pensare più a cosa era successo prima che diventassi quello che sono. Poi sei arrivata tu...

Jack si volta e mi guarda negli occhi.

Io non riesco a reggere il suo sguardo. Mi sento in colpa. Avrei dovuto capire la sua paura... e ora vorrei non aver saputo nulla di tutto questo!

JACK: E... i Ricordi sono tornati.

Sussurra debolmente, come se gli mancasse il fiato.

Non so che fare. Vorrei chiedergli scusa, dirgli che non volevo che si facesse del male in quel modo pur di dirmi la verità, ma l'unica cosa che riesco a fare e alzare la mano e fargli una carezza sul viso.

Ma lui ferma la mia mano.

JACK: No, Elsa, no.

Cosa? Perché?

JACK: Non merito la tua dolcezza, non merito il tuo amore. Nord ha ragione: non possiamo continuare a farci del male sapendo che tra noi non potrà mai esserci niente.

Il mio cuore perde un battito nel sentire queste parole e mi sento di nuovo mancare il respiro.

JACK: Dobbiamo dimenticare quello che ci è capitato. Non ha più valore. Non adesso che ho tradito la tua fiducia.

Abbasso la testa e stringo gli occhi. Non ho la forza di trattenere le lacrime e le lascio scorrere. Scuoto leggermente la testa, perché non posso sopportare che lui mi abbandoni adesso, non per un mio errore. Vorrei parlare, dirgli che mi dispiace, che non voglio che mi lasci, ma dalla mia bocca escono solo singhiozzi.

JACK: Addio, Elsa.

Queste deboli parole mi colpiscono al cuore senza pietà.

Lui si avvicina e poggia le sue labbra dolcemente sulla mia fronte, per poi scivolare via da me e fuori dalla stanza. Dopo un po', sollevo lo sguardo sulla porta lasciata aperta.

Elsa, non puoi lasciarlo andare via. Non puoi lasciare che ti dica addio. Non lo voglio un addio, non da lui. Corro fuori dalla stanza, i corridoi avvolti dal buio, urlando il suo nome.

Arrivo a quella che so essere la sua stanza, anche se non ci passa quasi mai il suo tempo, ma la sua porta è già chiusa.

ELSA: Jack, ti prego... non puoi avermi detto addio...

Sussurro, appoggiandomi alla porta e continuando a piangere. Non si sente un suono dall'altra parte, ma so che lui è lì.

ELSA: Mi dispiace, scusami... non volevo farti del male, ma... ti prego... non lasciarmi da sola.

Sto ferma, aspettando una sua risposta che non arriva, aspettando che la porta si apra, ma non succede niente di tutto questo. Stringo gli occhi e mi lascio scivolare a terra.

Finalmente capisco cosa ha provato Anna a vedersi tutte le mie porte chiuse in faccia, perché ora anch'io ne ho una. E da una persona che nonostante le bugie o le parole che mi ha appena detto non smetto di amare.


Sono qui, a terra, appoggiato a questa dannata porta e invece vorrei essere dall'altra parte, a stringere forte fra le mie braccia la donna che amo, per dirle che non deve sentirsi in colpa.

Non è colpa sua se Pitch ha distrutto la mia vita, non è colpa sua se tra noi non è possibile.

Mi è costato tanto, troppo dirle quelle parole e dirle addio è stato come morire un altro migliaio di volte. Mi rifiuto di pensare che quel bacio che le ho dato sulla fronte, prima di rinchiudermi qui dentro, sarà l'ultima volta.

La amo troppo per rinunciare a lei. La amo troppo per sopportare di vederla ogni giorno e non poterla abbracciare.

L'ho ferita già abbastanza. Prima con le bugie, poi con la verità, quella dannata verità!

Mai come oggi quei Ricordi mi hanno fatto così male. I miei genitori, la mia sorellina, il mio popolo... tutto quello a cui tenevo di più spazzato via!

Elsa deve stare lontano da me, altrimenti si farà del male come loro.

Mi prendo la testa fra le mani, cercando di mettere a tacere i pensieri. Ma non è solo la testa a scoppiarmi, ma anche questo mio cuore disgraziato.

Chi e che cos'altro sarò costretto a perdere? E perché?

Appoggio la fronte alla porta, lasciando cadere le lacrime. E' troppo tardi, adesso non posso davvero più fare niente.


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, ragazzi! Lo so, sono imperdonabile perché sono due mesi (e dico due!) che non aggiorno e avete ragionissima! E' inutile parlarne: la sessione estiva degli esami all'università dovrebbe assolutamente essere abolita!

Fortunatamente per me, ci sono stati anche eventi piacevoli che non mi hanno permesso di aggiornare prima, primo fra tutti la messa in scena del nostro Romeo e Giulietta! E' stato fantastico =D... se vi capita di passare per Vietri, io e la Glooming Peace Company torniamo in scena il 30 agosto ;)

Tornando a noi, questa è la terza parte del capitolo (fatta un po' lunghetta, lo so, ma è per farmi perdonare), dove ci sono i Ricordi peggiori del nostro Jack. Scrivere questa parte è stato straziante, specie sulla fine =(

Jack, dopo aver rivelato tutto ad Elsa, decide a malincuore di allontanarsi da lei, che intanto si sente in colpa per averlo ferito... ma che succederà adesso? Jack e Elsa si sono davvero detti addio?

Bè, se volete scoprirlo continuate a seguirmi! =D

Pur consapevole che le avete raggiunte per esaurimento, vi ringrazio di cuore per le 7000 e passa visite al primo capitolo e per le 2000 del decimo, davvero grazie mille!

Vi do' appuntamento al prossimo capitolo, prometto che non ci metterò un'eternità! Un abbraccio a tutti da Giulia.

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