Frozen 2 - Le Leggende Dei Fiordi di Giulia_SerVA CApuleti (/viewuser.php?uid=705091)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Il Regno di Elsa ***
Capitolo 2: *** 2- Proposta di matrimonio... ***
Capitolo 3: *** 3- La festa ***
Capitolo 4: *** 4- Un potente nemico ***
Capitolo 5: *** 5- L'aiuto di Granpapà ***
Capitolo 6: *** 6- Nel nome di Elsa ***
Capitolo 7: *** 7- Prigioniera ***
Capitolo 8: *** 8- Una risata nel buio ***
Capitolo 9: *** 9- La Leggenda si rivela ***
Capitolo 10: *** 10- Jack Frost ***
Capitolo 11: *** 11- Arendelle in ginocchio ***
Capitolo 12: *** 12- Due universi a parte ***
Capitolo 13: *** 13- L'imboscata ***
Capitolo 14: *** 14- Kristoff è in pericolo! ***
Capitolo 15: *** 15- Dente Da Latte ***
Capitolo 16: *** 16- Oggi o mai... ***
Capitolo 17: *** 17- Ricominciare (parte 1) ***
Capitolo 18: *** 17- Ricominciare (parte 2) ***
Capitolo 19: *** 18- Un rischio da correre ***
Capitolo 20: *** 19- Una brutta sorpresa ***
Capitolo 21: *** 20- Di che cosa hai tanta paura? ***
Capitolo 22: *** 21- La fuga ***
Capitolo 23: *** 22- Le Leggende dei Fiordi ***
Capitolo 24: *** 23- Alla ricerca di prove ***
Capitolo 25: *** 24- "Nessuno mi porterà via da te..." ***
Capitolo 26: *** 25- Il primo allenamento ***
Capitolo 27: *** 26- Ricordi Rimossi e dolorose verità... ***
Capitolo 28: *** 27- I ricordi di Jack (parte 1) ***
Capitolo 29: *** 27- I ricordi di Jack (parte 2) ***
Capitolo 30: *** 27- I ricordi di Jack (parte 3) ***
Capitolo 1 *** 1- Il Regno di Elsa ***
regno elsa
1-
Il Regno di Elsa
Il sole di un nuovo giorno
illumina il regno di Arendelle.
Le strade si riempiono di
gente indaffarata e le risate dei bambini risuonano nell'aria
profumata dai fiori. Alcune navi mercantili attraccano al porto, per
poi ripartire dopo aver effettuato tutti gli scambi a terra.
Dal Palazzo Reale però
arrivano i servi della Regina che cominciano a decorare e preparare
le strade a festa, attirando gli sguardi felici dei bambini.
Sì, perché
ad Arendelle ci si sta preparando per un giorno molto speciale: fra
tre giorni la Regina Elsa compirà 22 anni, e inoltre verrà
annunciato al popolo il fidanzamento della Principessa Anna, sua
sorella, con il da poco nominato Principe di Arendelle, Kristoff.
Mentre ancora i servi
sistemano tutto il necessario per le strade, lo squillo di una tromba
attira l'attenzione di tutti.
CIAMBELLANO:
Sua Maestà, Elsa, Regina di Arendelle.
Il ciambellano si scosta e
mostra al popolo la sua bellissima Regina.
Elsa cammina in mezzo ai
suoi festanti sudditi con l'eleganza e il portamento che l'hanno
sempre resa bellissima. Il suo vestito color del ghiaccio, creato da
lei stessa con il suo potere, sembra risplendere donando luce alla
sua figura. La sua lunga chioma di un biondo chiarissimo, legata in
una treccia laterale, viene mossa dalla fresca brezza del giorno. Le
sue labbra rosse sono curvate in un sorriso e i suoi occhi di
ghiaccio brillano felici.
Al suo fianco c'è
la Principessa Anna, sua sorella, che cammina un po' incerta,
imbarazzata dagli sguardi di tutti su di loro. Ogni tanto i suoi
occhi fissano il pavimento per essere sicura di non inciampare nella
lunga gonna verde del suo vestito con i tipici ricami di Arendelle.
POPOLANO:
Regina Elsa.
Il popolo si inchina al
passaggio di Elsa e Anna.
Elsa sorride e saluta
tutti con la sua grazia, Anna cerca di fare lo stesso, ma sembra che
tutti abbiano occhi solo per sua sorella. E ad Anna non dispiace,
poiché ritiene che Elsa abbia costantemente bisogno di vedere
e sentire l'affetto della loro gente.
Ormai il popolo di
Arendelle si fida ciecamente della sua Regina, la quale governa con
saggezza e attenzione, ascoltando i desideri e le necessità
del suo popolo, a cui non ha più paura di andare incontro.
L'inverno perenne
scatenato da Elsa soltanto l'anno prima per gli abitanti di Arendelle
e per gli alleati del Regno era ormai soltanto un'incidente, un
ricordo.
Elsa si avvicina a dei
bambini che la guardano estasiati e si piega in avanti per
accarezzarli.
BAMBINA:
Come siete bella, Maestà!
BAMBINO:
Siete bellissima, Maestà!
ELSA:
Siete voi ad essere bellissimi, bambini!
Anche Anna si avvicina e
accarezza sulla testa un bambino, che poi le fa una riverenza.
PANETTIERE:
Vostre Maestà?
Anna, Elsa e i bambini si
girano e vedono il panettiere. Elsa si rialza in piedi.
PANETTIERE:
Vi prego di accettare questo modesto dono per la vostra tavola.
L'uomo offre ad Elsa e
Anna un cesto di pane bianco ben preparato. Elsa lo prende tra le
mani.
ELSA:
Siete molto gentile. Che buon profumo!
ANNA:
Sì!
Esclama Anna annusando
l'invitante profumo del pane appena sfornato. A Elsa scappa un
sorriso, poi consegna ad una delle guardie della scorta il cesto.
Elsa abbassa lo sguardo sui bambini.
ELSA:
Bambini, io e la mia sorellina Anna vorremmo vedere tutti i
preparativi che avete fatto per la nostra festa. Ci guidate voi?
I bambini ridono
entusiasti e felici, si mettono accanto a Elsa e Anna e, stringendo
loro le mani, le accompagnano per le strade colorate a festa, seguiti
da tutta l'altra gente. Elsa e Anna si guardano negli occhi. Tutto
l'affetto che ricevono aumenta anche l'affetto che le lega l'una
all'altra.
E' il giorno prima della
grande festa.
E' mattina presto, e dalle
navi da poco attraccate al porto scendono signori e signore ben
vestite.
I nobili del regno e i
dignitari dei regni vicini sono arrivati.
Nello stesso momento,
nella sua stanza nel Palazzo Reale, Elsa si sta svegliando. La
giovane Regina si tira su e si stiracchia sorridendo. Guarda per un
momento fuori dalla finestra. Che giornata meravigliosa, pensa. Dopo
un po', sente bussare alla sua porta.
GERDA:
Regina Elsa, posso entrare?
ELSA:
Certo. Avanti.
Elsa siede composta e vede
entrare Gerda, una dei suoi domestici, con i suoi vestiti puliti in
mano.
ELSA:
Dov'è mia sorella Anna?
GERDA:
La sta aspettando, Maestà.
ELSA:
Molto bene. Il principe Kristoff non è ancora arrivato?
GERDA:
No, Maestà.
ELSA:
Va bene, io e Anna lo aspetteremo per colazione. Prepara tutto nella
sala da pranzo, per favore, Gerda.
GERDA:
Sì, Maestà.
Gerda si inchina e chiude
la porta dietro di sé. Elsa si alza dal letto e comincia a
vestirsi. Indossa il suo abito preferito, l'abito da lei creato.
Sposta con una mano il mantello di cristalli di brina e si guarda
allo specchio. Si sistema i capelli in una treccia e fa un giro su se
stessa.
ELSA:
La luce che arriva fin quassù
finalmente non mi
spaventa più,
un bel giorno adesso
comincerà.
Elsa
esce dalla sua stanza e comincia a girare per le sale del palazzo. La
sua voce risuona ovunque.
ELSA:E'
trascorso un anno ormai,
da quando paura più
non ho,
l'amore il mio cuore
scioglierà!
Il mio popolo mi
chiama,
non li farò
aspettare, no!
Mi sento emozionata più
che mai!
Elsa
apre una finestra e cammina sul balcone, liberando dalle sue mani
scie di piccoli fiocchi di neve.
ELSA:Questa
è la vita che sognavo,
non più porte da
sbarrare,
è la vita che
sognavo,
io ho la libertà.
Vivremo un giorno
speciale,
per tutte e due sarà
così,
perché domani,
io lo sento,
lei dirà quel
sì!
Elsa si volta per
rientrare. Anna la starà sicuramente aspettando con
impazienza. Intanto, nella sua stanza, Anna apre le finestre,
lasciando entrare la luce del sole.
ANNA:
Per questo giorno speciale io
ho fatto più di
mille fantasie,
tutto deve essere
perfetto.
Lui arriverà e
mi dirà:
non sei mai stata più
bella di così,
e arrossirò e il
mio cuore batterà!
Balleremo fino
all'alba,
lui poi mi bacerà
la timidezza non lo
fermerà!
Questa è la vita
che sognavo,
innamorata come non
mai,
e oggi, dopo un anno
intero,
il mio sogno si
avvererà!
E' un'idea del tutto
pazzesca,
non posso più
aspettare,
credo di avere per
davvero,
voglia di amare!
Anna continua a guardare
il cortile del castello, illuminato dal sole, sotto di lei. Elsa esce
sul balcone e le mette una mano sulla spalla. Anna le prende le mani.
ELSA:
Mia cara Anna,
sorellina mia,
le porte sono aperte,
aspettano solo noi.
Elsa
lascia le mani di Anna e le guarda per un po' con gli occhi tristi.
ELSA:
Celare,
domare,
così non va,
perché ora
accanto a me
ci sei tu.
Ma oggi, tu lo sai...
ANNA:
Ma oggi, tu lo sai...
ELSA:
Lui tornerà...
ANNA:
Lui tornerà...
Anna
e Elsa scendono in cortile per accogliere il loro popolo. Elsa alza
il braccio verso le guardie, pronta per dare un ordine.
ELSA:
Aprite i cancelli e fate entrar...
la vita!
ANNA:
La vita!
Questa è la vita
che sognavo...
ELSA:
Questa è la vita mia!
ANNA:
Accanto a lui e accanto a te...
ELSA:
Sono libera e paura non avrò.
ANNA:
Troppo tempo separate, ma...
ELSA:
Nessuno...
ANNA:
Più nessuno lo farà!
ELSA:
Nessuno ci dividerà mai più!
ANNA
E ELSA: Sempre insieme tu e io,
e tutto in meglio
cambierà!
Questa è la vita
che sogniamo!
La vita che sogniamo,
sorellina mia!
Davanti
alle due sorelle c'è un mare di gente che le saluta, le
applaude e si inchina a loro.
Anna
e Elsa si guardano e si abbracciano forte. Dopo un po', sciolgono
l'abbraccio e si inchinano al loro popolo.
Ma
alle loro spalle sentono qualcuno fischiettare allegramente. Le due
sorelle si voltano e sorridono. E' appena arrivato Olaf, il simpatico
pupazzo di neve creato dalla magia di Elsa, loro inseparabile amico.
OLAF:
CIAO!
Olaf
saluta con il suo immancabile tono acuto e con le braccine di legno
aperte, pronto per ricevere quelli che Anna e Elsa hanno sempre
chiamato i caldi abbracci.
ELSA:
Oh, Olaf!
Le
due sorelle abbracciano il piccolo pupazzo di neve.
OLAF:
Cavolo, questo sì che è un caldo abbraccio!
Elsa
e Anna si sorridono. Una delle guardie si avvicina.
GUARDIA:
Altezze, il principe Kristoff è di ritorno.
Anna
trasale, entusiasta. Lei e Elsa si voltano verso i cancelli. Kristoff
entra al castello in groppa al suo fido amico Sven la renna. Gli
abitanti di Arendelle si inchinano al suo passaggio. Lui scende e si
avvicina. Si inchina ad Elsa.
KRISTOFF:
Maestà.
Elsa
china il capo con grazia.
ELSA:
Bentornato Kristoff!
Lo
sguardo di Kristoff cattura subito quello di Anna, che arrossisce
come un peperone.
KRISTOFF:
Anna...
ANNA:
Bentornato a casa!
Dice
Anna gettandosi fra le sue braccia. Kristoff è colto di
sorpresa. Credevo di dover fare migliaia di riverenze da etichetta,
pensa. Elsa sorride portandosi la mano alla bocca.
ELSA:
Immagino che sarai stanco, Kristoff...
KRISTOFF:
Non molto, Elsa.
OLAF:
Chi è la mia rennetta dolce?
Tutti
si girano. Olaf sta abbracciando e accarezzando Sven in modo
parecchio appiccicoso. Sven sembra gradire l'abbraccio, soprattutto
perché approfitta dei fiocchi di neve che fuoriescono dalla
nuvoletta, resa invisibile da Elsa, che impedisce ad Olaf di
sciogliersi. Kristoff incrocia le braccia.
KRISTOFF:
Olaf, la smetti di parlargli così? Qui, Sven!
Olaf
se la ride, e anche Anna, che smette subito quando Kristoff si gira a
guardarla. Sven si fa accarezzare da Kristoff, per poi essere
condotto nella sua stalla da uno dei servi.
Elsa,
Anna, Kristoff e Olaf entrano nel palazzo e si accomodano nella sala
da pranzo, dove è già stata servita la colazione.
KRISTOFF:
Wow, ho una fame che non ci vedo!
Esclama
Kristoff non appena vede la tavola imbandita. Ma prima che possa
avvicinarsi alla tavola, il piccolo colpo di tosse di Anna lo ferma,
facendolo tornare composto. I domestici finiscono di apparecchiare,
si mettono in fila e fanno un profondo inchino alla Regina e ai due
giovani Principi. Elsa ringrazia con un sorriso e un cenno del capo,
poi i domestici si congedano. I quattro si siedono a tavola, Anna e
Kristoff vicini alla sinistra di Elsa, seduta a capotavola, e Olaf
alla destra di Elsa. Cominciano a servirsi.
ELSA:
Su, avanti Kristoff, la colazione non è difficile come i
pranzi e le cene.
KRISTOFF:
Se lo dici tu, Elsa...
ELSA:
Anche se di solito ci sono sempre i domestici, un principe deve
essere anche capace di servirsi da solo. Per prima cosa, tovagliolo
in grembo...
Elsa
prende il suo tovagliolo e se lo stende in grembo con grazia, il
tutto rimanendo seduta dritta. Kristoff la guarda ammirato, poi si
schiarisce la gola. E' facile, pensa. Prende il suo tovagliolo e,
facendo attenzione a non curvarsi mai in avanti, se lo stende in
grembo. Anche Anna e persino Olaf fanno la stessa cosa.
ELSA:
Ora fammi vedere come ti servi. Esattamente come ti ho spiegato
l'altro giorno, ma in modo naturale, ok?
KRISTOFF:
Naturale, non ti preoccupare!
Kristoff
allunga il braccio e prende il cesto con le fette di pane, ma teme di
sporgersi troppo. Non sta bene che un principe si stenda lungo lungo
sul tavolo per prendere qualcosa, pensa. Per fortuna mia è
solo davanti a Elsa, che mi incoraggia sorridendo. Kristoff fa tutto
uguale a come gli ha insegnato Elsa, tanto da guadagnarsi alla fine
l'applauso di quest'ultima e di Anna.
ELSA:
Molto bene, stai facendo progressi!
Kristoff
arrossisce e si gratta la testa. Ma Elsa si schiarisce la voce e alza
un sopracciglio, piegando un po' la testa.
KRISTOFF:
Che c'è?
Kristoff
solleva lo sguardo e capisce. Giusto, non ci si gratta la testa a
tavola, pensa, e si rimette subito composto. La colazione procede,
finché Anna non si alza.
ANNA:
Elsa, io devo andare. Ho una lezione.
ELSA:
Sii brava, e non distrarti come tuo solito!
OLAF:
Posso andare anch'io?
ELSA:
Sì... ma non distrarre Anna!
OLAF:
No no!
Anna
sorride, Olaf la raggiunge e prendendole la mano escono dalla sala da
pranzo. Kristoff guarda ancora per un po' la porta da dove Anna è
uscita.
E'
meravigliosa quando sorride, pensa. Kristoff, sveglia, devi chiedere
ad Elsa di aiutarti! Il giovane si volta verso la Regina.
KRISTOFF:
Elsa...
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Capitolo 2 *** 2- Proposta di matrimonio... ***
2- Proposta di matrimonio...
2-
Proposta di matrimonio...
Kristoff
si volta verso Elsa.
KRISTOFF:
Elsa...
ELSA:
Sì?
KRISTOFF:
Ho bisogno urgentemente del tuo aiuto!
Elsa
solleva un sopracciglio, curiosa.
KRISTOFF:
Possiamo... andare fuori?
ELSA:
Ok.
La
Regina si alza da tavola, seguita da Kristoff. Che aiuto dovrò
mai dargli, si chiede.
Escono
dal palazzo e fanno una passeggiata sul lungomare. Elsa chiude gli
occhi, fa' un respiro profondo: ha sempre amato l'odore del mare. Si
volta verso Kristoff.
ELSA:
Allora? Cosa devo fare?
Chiede
Elsa curiosa. Kristoff si schiarisce la voce.
KRISTOFF:
E' una storia lunga...
ELSA:
Come glielo chiederai?
Incalza
Elsa. Kristoff strabuzza gli occhi. Elsa ride alla sua espressione,
sa benissimo di aver centrato la questione “proposta di
matrimonio”. Kristoff comincia a farfugliare.
KRISTOFF:
E' incredibile! Co... come hai fatto a... a... Comunque, ci sto
ancora lavorando!
ELSA:
Oh! Bè, puoi fare un po' di pratica con me, sono molto brava!
Kristoff
sorride a vederla così entusiasta, ma dopo fa un sospiro
chinando il capo. Forza Kristoff, impegnati!
KRISTOFF:
Anna...
Comincia
lui.
ELSA:
Aspetta, devi metterti in ginocchio!
Lo
interrompe subito Elsa. Lui la guarda come se avesse detto la
sciocchezza più grande del mondo.
KRISTOFF:
No, io non mi metto in ginocchio.
Elsa
alza il sopracciglio, ma poi sorride.
ELSA:
A lei piacerebbe, vorrebbe che tu ti mettessi in ginocchio!
KRISTOFF:
Non ho nessuna intenzione di mettermi in ginocchio.
ELSA:
Lasciamo stare. Ok.
Elsa
lo guarda negli occhi speranzosa. Kristoff si rivolge a lei, fingendo
che sia Anna.
KRISTOFF:
Anna... vuoi... ehm...
Elsa
alza un sopracciglio, Kristoff si volta a guardare il mare. Elsa
spalanca gli occhi. Ma che sta facendo? Kristoff torna a guardarla
negli occhi e conclude.
KRISTOFF:
Sposarmi?
Kristoff
stringe gli occhi e si gratta nervoso la testa. Aspetta la risposta
affermativa di Elsa, che risponde:
ELSA:
No!
KRISTOFF:
Oh, andiamo!
Protesta
Kristoff. Elsa fa' qualche passo verso di lui.
ELSA:
Che vuol dire: vuoi “ehm” sposarmi? Dovresti essere felice o
entusiasta all'idea di sposarti! E poi non puoi guardare da un'altra
parte mentre glielo chiedi, penserà: a chi lo sta chiedendo,
all'aria?
Kristoff
si mette le mani in faccia, sbuffando contrariato. Non ce la farò
mai, pensa.
Elsa
alza gli occhi al cielo. Guarda Kristoff e sorride. Forse è
meglio lasciarlo fare, pensa. Anche perché non credo di essere
molto d'aiuto! Tanto Anna dirà di sì sicuramente!
ELSA:
Tranquillo, Kristoff, sono sicura che Anna ti dirà di sì!
Kristoff
alza lo sguardo su Elsa, ma non è del tutto convinto dalle sue
parole.
KRISTOFF:
Tu dici, Elsa?
Elsa
annuisce.
KRISTOFF:
E se faccio una delle mie solite figuracce?
Domanda
legittima, pensa Kristoff. Insomma, riuscirò a non fare brutte
figure e a non mettere in imbarazzo Elsa e Anna? Elsa è stata
carina, mi sta aiutando ad imparare l'etichetta di corte, ma
ho sempre paura di sgarrare qualcosa.
Voglio
dire, principe io! Io, che ho sempre vissuto tra le montagne, tra
neve, ghiaccio e... Sven!
Ora
sto per cambiare totalmente vita: per Arendelle sono un principe,
domani io e Anna saremo ufficialmente fidanzati e poi... bè,
tutti si aspettano che dopo questa festa ci sarà un
matrimonio.
Elsa
per ora ha dichiarato la sua volontà di non sposarsi (e ha
ragione!), perciò Anna è l'unica che al momento può
dare un'erede al trono ad Arendelle.
Stando
a quanto dicono i consiglieri, garantire da subito un'erede da' una
stabilità migliore al Regno.
Come
se non bastasse la saggezza e l'acume di Elsa, che cosa arretrata!
Comunque,
io voglio sposarmi con Anna perché la amo, non per strani e
occulti motivi!
E
quale migliore occasione se non nel giorno del nostro fidanzamento
ufficiale? Voglio farle una perfetta proposta... dal momento che ho
anche un regalo di fidanzamento perfetto! Ma il dubbio rimane: e se
faccio figuracce?
Elsa
mette una mano sulla spalla di Kristoff.
ELSA:
Tranquillo, Kristoff. Se stai per fare una figuraccia, ti salvo io.
Sono la Regina, no? Quindi, calma e sangue freddo. Domani sarà
tutto perfetto, e tu non sarai da meno!
KRISTOFF:
Tu dici, Elsa?
ELSA:
Fidati.
Elsa
gli strizza l'occhio. Kristoff si rasserena e guarda sorridendo Elsa,
che ricambia il suo sorriso affettuoso. E' un ragazzo stupendo, pensa
Elsa. Stupendo e perfetto per Anna. E ogni giorno che passa lo sento
sempre di più come un fratello.
E'
scesa la notte. Le porte del Palazzo Reale sono state chiuse.
Elsa,
dopo aver firmato alcune carte importanti, lascia il suo studio e si
ritira nella sua stanza. Si cambia per la notte, ma quando sta per
infilarsi sotto le coperte, si accorge che fuori dalla finestra si
vede una luna bellissima. Elsa apre la finestra e si affaccia al
balcone per guardarla meglio. La tenue luce bianca della luna la
illumina.
ANNA:
Elsa...
Elsa
si gira sorridendo.
ELSA:
Sono qui, Anna.
Anna
compare alla finestra, poi raggiunge Elsa sul balcone. La principessa
guarda la luna e fa' un verso di stupore.
ANNA:
Oh, Elsa, hai visto che luna meravigliosa?
E'
davvero bellissima, pensa Elsa. E' così grande, così
luminosa... la si potrebbe toccare.
Un
ricordo le attraversa la mente. Le tanti notti passate sulla Montagna
del Nord, sul balcone del suo palazzo di ghiaccio, a guardare la luna
e le stelle, perdendosi nei suoi tanti sogni. In questo momento,
invece, Elsa vorrebbe tanto sedersi su una nuvola e osservare la luna
più da vicino.
ANNA:
Sono così agitata per domani, Elsa.
Elsa
abbassa lo sguardo su sua sorella.
ELSA:
Perché?
ANNA:
Kristoff è... la cosa più bella che mi sia capitata. E'
anche grazie a lui che ti ho ritrovata. E...
ELSA:
Sai cosa mi sembra questa? Paura per troppo amore!
La
interrompe Elsa sorridendo.
ANNA:
Sì!
Le
due sorelle ridono. Elsa accarezza la guancia di Anna.
ELSA:
Anna, Kristoff è la persona migliore che potessi scegliere
come tuo sposo. E io non potrei essere più felice per te,
sorellina.
Anna
le sorride commossa.
ANNA:
Mi sei mancata tantissimo, Elsa.
Anna
abbraccia Elsa, che le accarezza i capelli.
ELSA:
Non farmi piangere, le lacrime mi servono per il tuo matrimonio!
Anna
ride e scioglie l'abbraccio.
ANNA:
Sai, è un po' che ci penso... mi piacerebbe che anche tu
trovassi il tuo vero amore, Elsa.
Elsa
sorride, scuotendo la testa.
Anche
lei, vedendo Anna e Kristoff insieme, si era chiesta se ci si sente
davvero così quando si ama una persona. Ma la domanda che più
di tutte tormentava Elsa era se esisteva una persona come lei, una
persona simile a lei. Una persona con la quale condividere il suo
mondo.
Ma
tutte le volte si era data la stessa risposta, la stessa che ora da'
ad Anna:
ELSA:
A me basta amare voi. Tutto il resto non conta.
Anna
sorride, ma non è del tutto convinta dalle parole di Elsa. E'
infatti sicura che la sua amata sorella un giorno troverà il
suo vero amore, il quale busserà alle porte del suo cuore di
ghiaccio infiammato già da altrettanto amore. E non potrà
chiudere la porta in faccia.
ELSA:
Su, andiamo a dormire, fidanzatina!
ANNA:
E chi ce la fa a dormire, Elsa?
ELSA:
Forza, su, a letto!
Elsa
spinge dentro Anna. Ma prima di entrare si volta di nuovo verso la
luna, ripensando a quella ancora sconosciuta persona simile a lei che
vorrebbe riempisse la sua vita. Sorride, entra e chiude le finestre.
In
quel momento, la luna e il cielo vengono squarciati da dalle strane
ombre nere, che spariscono poi in un punto indefinito al di là
delle Grandi Montagne...
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, grazie per aver letto questo secondo capitolo!
Come
avrete notato dal capitolo precedente, nel corso della storia ho
inserito delle canzoni.
Quella
che avete letto nel primo capitolo era Oggi Per la Prima Volta,
ma
ho modificato il testo, adattandolo però alla melodia, per
dare l'idea di una canzone nuova.
Sono
stata molto indecisa, ma alla fine mi è sembrata una bella
idea!
Per
quanto riguarda questo capitolo, per il dialogo fra Elsa e Kristoff
sull'argomento “proposta di matrimonio” (povero Kristoff xD),mi
sono ispirata ad un video su YouTube, il link è:
http://www.youtube.com/watch?v=gXysLNZjIfs
(spero di aver fatto nel modo giusto, sono una frana in queste cose
xD).
Ok
credo di aver detto tutto, ringrazio ancora i lettori e vi do'
appuntamento al prossimo capitolo! Con affetto, Giulia.
|
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Capitolo 3 *** 3- La festa ***
3- La festa
3-
La festa
Il
sole brilla alto su Arendelle. Elsa si sveglia e si stiracchia. Sente
qualcuno bussare alla porta.
ELSA:
Avanti.
Risponde
distrattamente la Regina. La porta si spalanca ed entra Anna, che si
butta sul letto di Elsa e abbraccia stretta la sorella.
ANNA:
Buon compleanno, Elsa!
ELSA:
Anna, basta, mi soffochi!
Elsa
sorride, ma davvero fa' fatica a respirare. Anna scioglie
l'abbraccio.
ANNA:
Oh, scusa. Buon compleanno!
ELSA:
Grazie.
Stavolta
è Elsa ad abbracciare la sorella.
Si
sente così felice. E' da tutta la vita che desiderava di
essere svegliata da Anna così il giorno del suo compleanno.
Con la sua allegria e la sua gioia.
Invece,
anno dopo anno, soprattutto dopo la morte dei loro genitori, le
mattine per lei sono cominciate tutte nello stesso modo: con
l'angoscia e la paura.
Elsa
scioglie l'abbraccio e sorride ancora ad Anna. Anna la bacia sulla
guancia.
ELSA:
Dai, su, dobbiamo prepararci. Oggi è un giorno importante!
Elsa
si alza velocemente dal letto. Anna ride, sentendo nella voce di Elsa
tanto entusiasmo.
Le
due sorelle cominciano a prepararsi.
Anna
finisce di sistemare il suo abito rosso per osservare la sorella.
Il
vestito verde, scollato e dalla gonna ampia, esalta perfettamente le
forme di Elsa. La lunga treccia di capelli biondi le copre la spalla
sinistra. Le mani sono intrecciate in grembo.
Elsa
sorride chiudendo gli occhi, e il suo sorriso provoca quello di Anna.
ANNA:
Sei bellissima, Elsa.
ELSA:
Grazie, Anna. Su, sbrigati, che ci aspettano!
Elsa
fa' avvicinare Anna allo specchio e le sistema i capelli. La giovane
principessa si osserva allo specchio felice. Si volta e si fa
abbracciare da Elsa, che scioglie l'abbraccio solo nel momento in cui
i domestici annunciano che le porte sono aperte.
Elsa
e Anna si avviano nella sala del trono addobbata e vi trovano
Kristoff, che cerca invano di allentare il colletto dell'uniforme blu
impreziosita d'argento che indossa.
L'uniforme
del principe di Arendelle.
Il
giovane, non appena si accorge della presenza di Elsa e Anna, si
volta, si mette dritto e poi si inchina alla Regina, che risponde al
suo saluto con un cenno del capo.
Kristoff
offre poi la mano ad Anna.
I due
si guardano intensamente negli occhi. Anna posa la sua mano su quella
di Kristoff e, fianco a fianco, seguono Elsa. I domestici si
inchinano al passaggio di Elsa, augurandole buon compleanno. Kristoff
incrocia di nuovo lo sguardo di Anna.
KRISTOFF:
Sei... bellissima.
Anna
arrossisce.
La
Regina e i due giovani Principi escono sul balcone, osservando la
folla festante radunata nel cortile del castello, che urla:
POPOLO:
Lunga vita alla Regina Elsa! Lunga vita alla Regina Elsa!
Elsa
sorride e saluta con grazia il suo popolo.
Alza
la mano destra, dalla quale si alza una piccola scia di fiocchi di
neve. Fa' scoppiare una palla di neve nel cielo, provocando una
piccola nevicata sul cortile. I bambini, vedendo i fiocchi di neve,
alzano le braccia al cielo e ridono. Il ciambellano invita poi tutti
al silenzio.
ELSA:
Popolo di Arendelle, con grande felicità, annuncio a voi il
fidanzamento della Principessa Anna di Arendelle e del Principe
Kristoff di Arendelle!
Elsa
presenta i due giovani Principi alla folla festante che sventola in
aria i colori di Arendelle, urlando i loro nomi. Anna saluta
arrossendo. Kristoff vorrebbe nascondersi, ma ricambia i saluti della
sua gente.
Poco
dopo, nella sala del trono, gremita di persone, cominciano i
festeggiamenti. Il ciambellano attira l'attenzione degli ospiti.
CIAMBELLANO:
Sua Maestà, Elsa, Regina di Arendelle.
La
porta viene aperta e suonano le trombe. Elsa percorre il centro della
sala, mentre tutti si inchinano al suo passaggio. La grazia della
Regina viene ammirata da tutti gli uomini presenti. Elsa arriva
dinnanzi al trono e si volta. Il suono delle trombe si esaurisce.
ELSA:
Popolo di Arendelle, miei cari ospiti... oggi per me è un
giorno speciale. E non solo perché festeggio i miei 22 anni e
l'anniversario della mia salita al trono. Quando sono diventata
Regina, credevo che la paura mi avrebbe impedito di essere una buona
guida. Parte di me si chiede ancora se sarò quella buona guida
che tutti voi vi aspettate. Ma voi, il mio popolo, il popolo che ho
giurato solennemente di proteggere, con il vostro affetto verso di
me, mia sorella Anna e... colui che già ritengo mio fratello,
il Principe Kristoff, siete la più grande risposta ai miei
dubbi. La vostra Regina vi ama e vi amerà per sempre!
Il
meraviglioso discorso di Elsa viene subito applaudito da tutta la
sala.
Elsa
si inchina al suo popolo con il sorriso e la grazia che la
contraddistinguono. Il ciambellano attira di nuovo l'attenzione dei
presenti.
CIAMBELLANO:
Le loro Altezze Reali, il Principe Kristoff e la Principessa Anna di
Arendelle.
Le
trombe suonano ancora, la porta si apre di nuovo, mostrando agli
ospiti Anna e Kristoff. Gli ospiti applaudono e si inchinano al
passaggio dei due principi.
Anna
stringe forte la mano di Kristoff, che visibilmente agitato, ricambia
la stretta.
I due
arrivano al cospetto di Elsa, che sorride. Il sorriso di Elsa sembra
tranquillizzare Kristoff.
Elsa
prende le loro mani tra le sue, benedicendo così il loro
legame.
I due
ragazzi si voltano verso gli ospiti, che si inchinano tutti. La
musica delle trombe si esaurisce. Kristoff si volta di nuovo e si
inchina ad Elsa, che china il capo.
Il
giovane allunga la mano verso Anna, che gliela stringe sorridendo.
Vanno al centro della sala. Kristoff stringe Anna fra le sue braccia.
KRISTOFF:
Sei bellissima.
ANNA:
Me l'hai già detto.
KRISTOFF:
Non posso smettere di dirtelo.
Anna
arrossisce. Elsa fa cenno ai musicisti di cominciare a suonare.
Anna
e Kristoff cominciano a danzare, e a poco a poco si uniscono a loro
anche gli altri ospiti.
Elsa
osserva felice la danza e gli sguardi innamorati di Anna e Kristoff.
E nella sua mente si fa di nuovo strada quel pensiero: un giorno
anch'io amerò così? Se è vero che esiste la metà
di ognuno di noi, chi è la mia?
Dopo
altri balli, Anna torna da Elsa, che congeda i magistrati con cui
stava discorrendo.
ELSA:
Non hai più voglia di ballare?
ANNA:
Perché non balliamo io e te?
ELSA:
Ma dai, Anna!
Elsa
non sembra molto convinta, ma Anna le tira le mani e cominciano a
volteggiare, ridendo. Olaf arriva scivolando sul pavimento e struscia
la testa sull'abito di Elsa.
ELSA:
Olaf!
Olaf
le sorride e ridacchia.
OLAF:
Buon compleanno, Elsa!
Olaf
allarga le sue braccine di legno e Elsa si piega per abbracciarlo.
ELSA:
Anche a te, piccolo!
Olaf
sorride teneramente.
E'
impossibile stare senza di lui, pensa Elsa. L'anno scorso, senza
rendermene conto, gli ho dato la vita. Tutto grazie all'amore che ho
per Anna. E il mio potere, anche con questo piccolo gesto, ha trovato
la libertà.
Anna
attira l'attenzione della sorella, che si rialza.
ANNA:
Oh, Elsa, è così bello... non ho parole per descrivere
quanto sono felice.
ELSA:
Anch'io sono tanto felice, sorellina!
Anna
sorride e l'abbraccia forte. Olaf saltella, vuole farsi abbracciare
anche lui. Elsa lo prende tra le braccia come un bambino e lo fa
entrare nel loro caldo abbraccio.
Da
sopra la spalla di Anna, Elsa vede arrivare Kristoff.
ELSA:
Il tuo principe a ore dodici!
Dice
Elsa, sciogliendo l'abbraccio. Anna sposta una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, arrossendo.
ANNA:
Come sto?
ELSA:
Sei perfetta!
Anna
si gira e guarda negli occhi Kristoff che, non appena incontra gli
occhi di Anna, comincia a grattarsi la testa, nervoso. Elsa ride
coprendosi la bocca. Kristoff subito capisce e mette giù la
mano, ridendo insieme ad Anna. Sono adorabili, pensa Elsa.
OLAF:
CIAO!
Il
tono acuto di Olaf spezza quel silenzio imbarazzante. Kristoff fa'
una smorfia verso Olaf.
KRISTOFF:
Zitto!
Il
suo sguardo torna su Anna, che sorride. Kristoff si rivolge a Elsa.
KRISTOFF:
Perdonami Elsa, posso rubarti Anna?
ELSA:
Ma certo!
Kristoff
offre la mano a Anna. Lei sorride, gli prende la mano e insieme
lasciano la sala.
Olaf
cammina furtivo dietro di loro.
ELSA:
Olaf!
Olaf
si blocca all'istante e torna verso Elsa.
OLAF:
Che c'è?
ELSA:
Lasciamoli soli.
OLAF:
Soli?
ELSA:
Vieni con me, su.
Elsa
trascina via Olaf, che però guarda verso il balcone, cercando
di sbirciare i ragazzi. Anche Elsa è molto curiosa, ma già
immagina la faccia di Anna quando Kristoff glielo chiederà...
Anna
e Kristoff sono fuori, seduti sulla balaustra e si guardano negli
occhi.
KRISTOFF:
Non ho fatto figuracce, vero?
ANNA:
Assolutamente no, e se anche fosse ci siamo io e Elsa a proteggerti.
KRISTOFF:
Non dovrei essere io a proteggere te?
ANNA:
Sì... ma in questa situazione tocca a me!
I due
ragazzi ridono.
Anna
si gira a guardare il mare, il cielo, le stelle. La luce della luna
la fa sembrare più bella.
Kristoff
le mette una mano sulla guancia, la accarezza e fa scontrare di nuovo
i loro sguardi. Il cuore di Anna batte fortissimo.
KRISTOFF:
Anna, io so di non essere il principe azzurro perfetto che tu
vorresti, ma... io, ecco...
Anna
sorride e lo guarda intensamente negli occhi. Ed è proprio il
suo sguardo così intenso a mandare in confusione ancora di più
Kristoff.
KRISTOFF:
Io... ecco, io... non... non desidero altro che renderti felice,
perché, io lo so per certo, tu mi rendi felice.
Le
ultime parole di Kristoff fanno sciogliere Anna. Il ragazzo prende
dall'interno della giacca una scatola di velluto rosso.
ANNA:
Che cos'è?
KRISTOFF:
Aprilo. Dentro ci troverai tutto quello che ho fatto in questi
giorni.
Emozionata
e curiosa, Anna apre la scatola.
Al
suo interno c'è un bellissimo diadema d'argento impreziosito
da dei cristalli rossi. Anna rimane a bocca aperta.
KRISTOFF:
L'hanno fatto i troll. Bulda dice che ogni femmina di troll prossima
al matrimonio deve ricevere il suo diadema, e così lei e le
altre femmine lo hanno fatto per te con i Cristalli di Fuoco. Lo so,
noi non siamo... ecco, come loro, ma... mi sembrava una cosa
carina... non me la sono sentita... di dire... no. Ti piace?
Chiede
Kristoff, nervoso, notando gli occhi sgranati di Anna.
ANNA:
Se mi piace? E' bellissimo!
Anna
salta fra le braccia di Kristoff, che gira su se stesso ricambiando
il suo forte abbraccio. Anna rimane fra le sue braccia e lo guarda
negli occhi.
ANNA:
Io... non so che dire!
Kristoff
mette giù Anna e unisce la fronte a quella di lei, guardandola
teneramente.
Avanti,
Kristoff, si dice. Fallo adesso! E' questo il momento giusto!
Coraggio, forza!
KRISTOFF:
Voglio chiedertelo ora, Anna!
ANNA:
Cosa?
Kristoff
si mette in ginocchio davanti a lei e stringe forte la sua mano.
Lo
so, pensa. Avevo detto che non mi sarei messo in ginocchio, ma per
Anna sono disposto pure a perforarmi il menisco!
Anna
trattiene il fiato.
KRISTOFF:
Vuoi sposarmi, Anna?
Gli
occhi di Anna brillano felici. Bravo Kristoff, pensa lui. Senza
incertezze e dritto al suo cuore! Oh, ti prego, dimmi di sì,
amore mio... Anna sorride, lo fa' alzare e lo guarda dritto negli
occhi, intensamente.
ANNA:
Cosa vuoi che ti dica, se non... sì!
Kristoff
non riesce a credere alle sue orecchie, e ridendo felice la solleva
da terra. Anna ride a sua volta. Kristoff la stringe a sé più
forte, per poi lasciarsi andare ad un lungo bacio.
Intanto,
nella sala, Elsa sta discorrendo con le contesse, quando però
al suo cospetto si presenta un giovane alto e dal portamento
elegante: il Principe Elias di Trondheim, un regno poco lontano da
Arendelle.
ELSA:
Vogliate scusarmi.
Dice
Elsa congedandosi dalle contesse, che le fanno un inchino.
Elsa
si volta verso il Principe Elias, che le prende la mano e la avvicina
alla bocca in un elegante baciamano. Il giovane non stacca i suoi
occhi scuri da quelli di Elsa, che lo guarda dura.
Perché
il giovane Principe la guarda con arroganza, un'arroganza che Elsa
non sopporta.
Benché
tutti si affannino a lodarne la bellezza, Elsa in lui vede solo un
uomo arrogante, egoista e viziato. I consiglieri pensano che però
stabilire una ancora più solida alleanza con il re Edvaard di
Trondheim, grande amico del padre di Elsa in passato, tramite un
matrimonio tra lei e suo figlio sia la cosa migliore per Arendelle.
Un
matrimonio che però Elsa, lasciata libera di prendere le sue
decisioni, ha elegantemente rifiutato. Il problema era che l'odioso
principe, abituato com'è ad avere tutte ai suoi piedi, non
aveva ancora mandato giù il rifiuto della giovane Regina.
ELIAS:
Siete ancora più bella dell'ultima volta che vi ho vista, mia
Regina. Quando mi hanno presentato a voi come pretendente alla vostra
mano...
Elsa
ritira la mano.
ELSA:
Veramente, Principe Elias, l'ultima volta che mi avete vista è
stato quando vi ho comunicato che non avrei accettato la vostra
proposta di matrimonio.
ELIAS:
Avete ancora tempo per decidere con calma, Maestà. Io non ho
fretta.
Incalza
il principe altezzosamente. Elsa alza un sopracciglio.
ELSA:
No, forse non mi sono spiegata, Principe: io non ho alcuna intenzione
di prendere marito!
ELIAS:
La mettete così? Peccato che non spetti a voi una tale
decisione!
ELSA:
Ma come osate? Io sono la Regina, e in quanto tale ho il diritto di
prendere le MIE decisioni sulla mia vita!
Elsa
si rivolge in maniera brusca all'odioso principe, che sembra trovare
divertente la discussione. Infatti, comincia a ridacchiare.
ELIAS:
Può darsi, ma sapete benissimo che nel vostro caso... un
matrimonio combinato è la vostra unica possibilità per
avere un erede al trono!
ELSA:
Siete un insolente!
ELIAS:
Perché il vostro governo non accetterà mai di mettere
sul trono un montanaro, o peggio, suo figlio!
Elsa,
incapace di sopportare oltre, tira uno schiaffo ad Elias. Il viso del
principe si volta verso destra. La guancia comincia a colorarsi di
rosso, ma Elias sembra non battere ciglio. Elsa lo guarda fisso negli
occhi e gli parla con voce sottile.
ELSA:
Non osate mai più insultare il Principe Kristoff davanti a me!
Lui, per me e soprattutto per mia sorella e il mio popolo, vale molto
più di voi e della vostra arroganza!
Elsa
accentua l'ultima parola, per poi voltarsi infastidita. La treccia
finisce sulla sua spalla sinistra. Elias la guarda allontanarsi,
stringendo gli occhi. Elsa, ancora nervosa, si guarda intorno, finché
non individua Olaf.
Il
piccolo pupazzo di neve è al tavolo del buffet. Si alza la
testa con le braccine di legno per osservare meglio le varie
leccornie. Stacca un suo piccolo braccio e lo tiene con l'altro per
arrivare a prendere quelle più distanti, il tutto cercando di
non dare nell'occhio. Non riesce però a tenere tutti i
dolcetti fra le sue manine e qualcosa gli cade. Per evitare che una
tortina alla ciliegia finisca sotto il piede della marchesa, si
lancia verso di lei, perdendo però il suo naso di carota.
Olaf
lo raggiunge e prova a prenderlo, ma i suoi piedi spingono
distrattamente la carota, che scivola su tutto il pavimento. Elsa lo
guarda divertita. Poi vede Anna e Kristoff avvicinarsi.
ELSA:
Tutto bene?
Anna
e Kristoff annuiscono, per poi guardarsi negli occhi teneramente.
ANNA:
Ma che cosa sta facendo Olaf?
Chiede
Anna indicandolo.
ELSA:
Sta cercando di recuperare il suo naso, che però continua a
scivolargli via per la troppa cera passata sul pavimento. La pena per
il suo eccessivo peccato di gola!
ANNA:
Elsa, ma sei tremenda!
Anna
e Elsa ridono. Elsa si accorge della scatola rossa che Anna ha con
sé.
ELSA:
Che cos'è?
Anna
apre in un lampo la scatola, mostrando alla sorella il regalo di
Kristoff.
ELSA:
E' bellissimo. Alla fine ce l'hai fatta!
KRISTOFF:
Eh già.
Annuisce
Kristoff, arrossendo un po'. Elsa però nota che sua sorella e
Kristoff si scambiano uno sguardo furbetto.
ELSA:
Che c'è?
ANNA:
Abbiamo un regalo per te, Elsa.
Anna
porge ad Elsa una scatola di velluto azzurro.
ELSA:
Che cos'è?
ANNA:
Ah, con queste domande... Aprilo!
Elsa
si trattiene dal ridere. Apre la scatola e dentro c'è un
bellissimo fermaglio decorato con piccoli diamanti a forma di
cristalli di neve. Elsa rimane a bocca aperta dalla sorpresa. Eppure,
quel fermaglio lo ricorda...
ANNA:
Era della mamma...
Elsa
alza gli occhi su Anna. E' passato tanto tempo da quel giorno per
loro tanto triste e buio. Soprattutto per Elsa, che non poteva stare
accanto ad Anna per aiutarla a superare un così difficile
momento. La morte dei loro genitori. Due persone andate via troppo
presto, che hanno lasciato Elsa con ancora più incertezze e
paure, e Anna con un grande vuoto dentro, un vuoto talmente grande da
lasciarle una grande sete d'amore, che poi l'ha spinta nelle braccia
di un uomo malvagio.
ANNA:
I cristalli di ghiaccio li abbiamo aggiunti noi. Bè,
veramente... più Kristoff... che io, ma l'idea è stata
mia. Ho pensato che dovessi averlo, perché... sei bella
proprio come lei, Elsa.
Elsa
chiude la scatola e guarda commossa la sorella.
ELSA:
Oh, Anna... grazie!
Elsa
si butta fra le braccia di Anna, abbracciandola. Anna è colta
di sorpresa, ma poi ricambia forte l'abbraccio della sorella.
Kristoff le guarda sorridendo. Anna scioglie l'abbraccio.
ANNA:
Ti voglio bene, Elsa.
Elsa
fa per dirle la stessa cosa, ma viene interrotta da un urlo in fondo
alla sala, che fa voltare di scatto la Regina e i due giovani
principi.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Capitolo un po' lunghetto, lo so, ma mi sembrava brutto
dividerlo in due =)
In
questo capitolo, avete fatto la conoscenza di Elias, l'odioso
principe al quale (in teoria) Elsa dovrebbe andare in sposa. E' un
personaggio inventato da me, ispirandomi ad una persona reale: il
ballerino Thiago Soares (sono un'appassionata di danza). Lo
ritroveremo qualche capitolo più avanti, ma non voglio
anticiparvi nulla...
Se
siete curiosi di scoprire cosa succederà, vi aspetto al
prossimo capitolo! Con affetto, Giulia.
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Capitolo 4 *** 4- Un potente nemico ***
4- Un potente nemico
4-
Un potente nemico
Elsa,
Anna e Kristoff si precipitano in fondo alla sala.
ELSA:
Che sta succedendo?
GUARDIA:
Maestà, state indietro!
Le
guardie spingono via la Regina, prima di essere colpite da dalle
orribili ombre nere, che le scaraventano dall'altra parte della sala.
Gli ospiti cominciano ad urlare.
Le
ombre, che sembrano degli enormi cavalli, abbattono chiunque cerchi
di sbarrare loro la strada e si dirigono minacciose verso la Regina e
i giovani principi.
ELSA:
State lontani!
Urla
Elsa lanciando contro quelle orride creature delle schegge di
ghiaccio.
Una
delle ombre viene colpita e distrutta. Elsa si accorge che due ombre
stanno per aggredire le contesse, ma lei interviene lanciando di
nuovo il ghiaccio. I cavalli neri si impennano, ma il ghiaccio
evocato da Elsa riesce a spingerli via.
Kristoff
e le guardie tentano di scacciare via le ombre rimaste con le loro
armi, nel tentativo di proteggere Anna e gli altri ospiti.
ELSA:
Guardie, fate uscire tutti!
Il
capitano delle guardie annuisce alla Regina, ma prima che possa
ripetere l'ordine viene colpito da una delle ombre, facendogli
perdere conoscenza. Elsa la distrugge con un getto di ghiaccio molto
più forte. Le urla nella sala si fanno sempre più
forti.
ANNA:
Olaf!
Anna
si libera della protezione delle guardie e corre in aiuto di Olaf,
che viene inseguito da tre di quei cavalli neri. Anna lo prende tra
le braccia, ma inciampa nel tappeto e cade. Un nitrito dal suono
innaturale e metallico la fa voltare spaventata. I cavalli si
impennano su di lei minacciosi.
ANNA:
ELSA!
Elsa
si volta di scatto e vede la sorella in pericolo.
ELSA:
ANNA!
Elsa
corre verso di lei e, caricando al massimo il ghiaccio nelle sue
mani, lo scaraventa contro le ombre che minacciano la sorella. Spinge
ancora di più quando sembrano fare resistenza. Kristoff si
precipita al fianco di Anna. Elsa continua a spingere il suo potere,
ma quegli esseri neri riescono a rompere il suo incantesimo e a farla
cadere.
ANNA
E OLAF: Elsa!
Anna,
Kristoff e Olaf si accostano a lei.
KRISTOFF:
Stai bene?
ELSA:
State indietro!
Elsa,
Anna, Kristoff e Olaf alzano lo sguardo e vedono le ombre avvicinarsi
sempre di più. Il loro nitrito si ripete minaccioso su di
loro.
Li
sovrastano, ma quando stanno per sferrare il loro attacco, si
dissolvono in un vortice nero. Elsa sente una voce indistinta
provenire da quel vortice. Si rialza lentamente, mentre dietro di lei
Kristoff e Olaf aiutano Anna.
KRISTOFF:
Stai bene? Sei ferita?
ANNA:
No.
Dal
fondo della sala si sente un battito di mani. Elsa, Anna, Kristoff e
Olaf alzano lo sguardo.
Un
uomo alto dalla pelle color cenere, i capelli disordinati e neri come
l'ebano, il viso allungato, le braccia e le gambe lunghe, vestito con
una lunga veste nera, avanza al centro della sala guardando Elsa con
un sorriso a metà tra il divertito e il maligno dipinto sulle
labbra.
Elsa
lo guarda negli occhi, l'unica cosa in quella figura, sicuramente non
umana, a non essere nera. Eppure quegli occhi d'ambra sono stretti in
una fessura, come se volessero distruggere tutto quello che vedono.
La figura nera cammina a passi lenti, ma decisi verso di loro. Si
ferma, fa un piccolo inchino e dice:
PITCH:
I miei omaggi, Altezza.
ELSA:
Tu chi sei?
PITCH:
Suvvia, non avete mai sentito parlare di me, Altezza?
Dice
la figura, che sembra divertita. Elsa, però, con voce dura,
gli domanda ancora:
ELSA:
Chi sei?
Il
sorriso malevolo della figura nera si fa più evidente.
PITCH:
Permettetemi di presentarmi: il mio nome è... Pitch Black. Ma
tutti mi conoscono con un altro nome: Uomo Nero.
Kristoff
trasale nel sentire le sue ultime parole.
PITCH:
E sono il vostro più improbabile alleato, Altezza.
ELSA:
Alleato?
ANNA:
Ma di che cosa sta parlando?
ELSA:
Che cosa vuoi da me?
L'Uomo
Nero si avvicina di più, costringendo Elsa a tenere la guardia
alta.
PITCH:
E' molto semplice, mia Regina: voi avete un grande potere... e io
ammiro il potere di manovrare il ghiaccio e le Nevi.
Elsa
abbassa lo sguardo sulle sue mani.
PITCH:
Ho avuto modo di osservarlo precedentemente... in una persona che
possiede i vostri stessi poteri, Altezza!
Elsa
spalanca gli occhi. Come sarebbe, i miei stessi poteri? Esiste
qualcuno come me?
ELSA:
I miei stessi poteri?
PITCH:
Oh, sì. Sapete, un giorno proposi a quella persona di unirsi a
me... ma lui rifiutò per unirsi ai miei nemici: le Leggende
dei Fiordi...
Kristoff
spalanca di nuovo gli occhi all'udire l'ultima parola. Pitch
continua.
PITCH:
Ma... non appena ho saputo di voi, sono venuto a cercarvi.
ELSA:
Perché?
PITCH:
Guardate cosa possiamo fare!
Pitch
allunga una mano e mostra ad Elsa, Anna, Kristoff e Olaf una scultura
di ghiaccio contorta e spigolosa, alta fino al soffitto. Elsa, però,
nota che in alcuni punti il ghiaccio è nero.
PITCH:
Niente si sposa meglio con il freddo dell'oscurità, Elsa.
Elsa
e Anna abbassano di nuovo lo sguardo su Pitch, che continua ad
avvicinarsi.
PITCH:
Se voi vi uniste a me, potremmo creare un mondo in cui freddo e
oscurità regneranno sovrani. In cui noi potremmo regnare
sovrani.
ANNA:
Aspetta, che? Tu vuoi... vuoi un mondo dove ci sia solo freddo e
buio?
Si
mette in mezzo Anna, rivolta all'Uomo Nero.
PITCH:
Esatto, mia Principessa. Un mondo perfetto, nel quale tutti si
inchineranno dinnanzi a me e vostra sorella.
ELSA:
No!
La
risposta secca e decisa di Elsa risuona nel salone, cogliendo di
sorpresa l'Uomo Nero.
PITCH:
Come, prego?
Elsa,
a passo lento e deciso, senza allontanarsi troppo da Anna, Kristoff e
Olaf, va verso Pitch sfidandolo con lo sguardo.
ELSA:
Non accetterò mai di creare un mondo così. Non userò
i miei poteri per far del male alle persone, non sarò mai e
poi mai una tua alleata! Fuori dal mio regno!
Le
guardie rimaste nel salone, all'ordine della Regina, corrono verso
Pitch stringendo le armi. L'Uomo Nero viene però protetto dai
suoi orrendi cavalli neri che compaiono alle sue spalle, nitriscono
e si impennano, tramortendo di nuovo le guardie. Elsa alza le mani,
pronta a colpirli, ma Pitch accarezza il dorso di una di quelle
creature.
PITCH:
Vi consiglio di non riprovare a cacciarmi, Altezza. I miei Incubi
fiutano la paura, e io posso usare la vostra più grande paura
contro di voi.
ELSA:
Tu non sai niente di me, niente!
Il
ghiaccio brilla fra le mani di Elsa, è pronta a colpire l'Uomo
Nero.
PITCH:
Ne siete proprio sicura? Non immaginate nemmeno che io potrei
convincervi in altro modo a unirvi a me? Vostra sorella potrebbe
farsi male...
Anna
trasale, e anche Elsa spalanca gli occhi. Kristoff si para davanti le
due sorelle.
KRISTOFF:
Dovrai passare sul mio cadavere!
Pitch
ridacchia.
PITCH:
Credi davvero di riuscire a fermare i miei Incubi, piccolo Re?
KRISTOFF:
Tu non mi conosci, Uomo Nero!
PITCH:
Va bene, non ho problemi a cominciare da te!
Pitch
colpisce Kristoff con un violento getto di quella che sembra essere
sabbia nera, scaraventandolo contro la parete. Kristoff batte la
testa e cade a terra.
ANNA:
KRISTOFF!
Anna
corre spaventata verso di lui e si getta a terra accanto a lui. Gli
Incubi si avvicinano, ma Elsa lancia loro addosso il ghiaccio.
ELSA:
State lontani dai miei fratelli!
Pitch
ride e, a cavallo di una delle sue ombre, tramortisce di nuovo
Kristoff e scaraventa contro il muro Olaf che si spacca. Elsa è
circondata dagli Incubi, che la sovrastano malgrado il getto di
ghiaccio potenziato che sta lanciando contro di loro. Gli Incubi
riescono con una zampata a spezzare l'incantesimo di Elsa, che cade a
terra.
ANNA:
ELSA!
L'urlo
di Anna e la risata malevola di Pitch fanno spalancare gli occhi di
Elsa. Anna, circondata dagli Incubi, è stretta in catene.
Quasi non riesce a respirare. Pitch spalanca le porte della sala del
trono e si lancia fuori insieme agli Incubi, portando via con sé
Anna.
ELSA:
ANNA, NO!
KRISTOFF:
ANNA!
Kristoff
e Elsa inseguono gli Incubi. Elsa cerca di fermarli con i suoi
poteri, ma questi sembrano non risponderle più.
ELSA:
ANNA!
ANNA:
ELSA!
ELSA:
Lasciatela stare, fermi, lasciate stare mia sorella!
Pitch,
ormai fuori dal palazzo, scaraventa le ombre contro le guardie e gli
abitanti di Arendelle che, sentendo le urla disperate della loro
Regina e della loro principessa, cercano di fermarlo. Si innalza in
cielo in groppa agli Incubi e sparisce.
ELSA:
ANNA!
Elsa
inciampa e cade a terra. Kristoff arriva alle sue spalle. Vedono
Pitch già lontano, che si dirige verso le Grandi Montagne.
Dopo un po', le urla terrorizzate di Anna non si sentono più.
ELSA:
No...
Le
lacrime scendono copiose sulle guance di Elsa. Sotto di lei il
pavimento del cortile si ghiaccia. Kristoff alza di scatto lo sguardo
verso il cielo.
KRISTOFF:
Il sole...
Anche
Elsa e tutte le altre persone guardano incredule e impaurite il
cielo. Il sole, che sta quasi per toccare il mare e tramontare, viene
oscurato da una eclissi. Una volta completa, il cielo si tinge di un
nero funesto, spazzando via le nuvole e impedendo a qualsiasi luce di
entrare. Il Regno di Arendelle è prigioniero dell'oscurità.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! E fu così che Pitch il cattivone entrò in
scena xD
Chiedo
scusa per il piccolo ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Pitch
ha rapito Anna e imprigionato Arendelle nell'oscurità. Vuole
il potere di Elsa e niente lo fermerà... o forse sì?
Per scoprirlo dovrete aspettare il prossimo capitolo!
Ringrazio
come sempre i lettori e aspetto le vostre recensioni. A presto,
Giulia.
|
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Capitolo 5 *** 5- L'aiuto di Granpapà ***
5- L'aiuto di Granpapà
5-
L'aiuto di Granpapà
Il
buio più nero avvolge Arendelle e la paura comincia a
insinuarsi fra i suoi abitanti, che guardano impotenti la loro Regina
piangere disperata. Intorno a Elsa vorticano migliaia di fiocchi di
neve. Kristoff si avvicina per tentare di calmarla.
ELSA:
E' tutta colpa mia!
KRISTOFF:
Elsa, ti prego, non dire così.
Elsa
cerca di allontanarlo da sé.
ELSA:
Ti prego, Kristoff, allontanati, non voglio farti del male.
OLAF:
Tu non ci faresti mai del male.
Elsa
alza lo sguardo e vede Olaf, tutto intero, davanti a lei. Elsa lo
abbraccia.
ELSA:
Olaf, grazie al Cielo stai bene!
OLAF:
Ho il cranio tosto! Aspetta, ma io non ce l'ho il cranio!
Elsa
sorride. Olaf osserva le sue braccine di legno.
OLAF:
E le ossa nemmeno!
Elsa
sorride ancora e abbraccia di nuovo Olaf. Kristoff li guarda
sorridendo, ma poi il suo sguardo si sposta sulle Grandi Montagne e
un dolore immenso riempie il suo cuore. Il giovane vede avvicinarsi
il conte Max e Lord Deverau, due nobili signori provenienti dalle
città minori appartenenti ad Arendelle. Il panciuto Conte Max
offre la mano ad Elsa per permetterle di alzarsi.
CONTE
MAX: Ci dispiace
infinitamente per la Principessa, Maestà.
Elsa
si alza, asciugandosi alla meno peggio le lacrime. Alza gli occhi al
cielo, guarda il sole diventato oscuro. Cos'è questa magia, si
chiede. Anche Kristoff guarda l'eclissi, per poi mettere una mano
sulla spalla di Elsa. Lei si volta.
KRISTOFF:
Elsa, non vuole distruggere solo me e Anna, distruggerà anche
Arendelle pur di costringerti a cedere. Dobbiamo fermarlo, non
abbiamo scelta.
ELSA:
Ma come?
KRISTOFF:
Quell'essere ha detto di chiamarsi Uomo Nero, e ha parlato delle
Leggende dei Fiordi...
ELSA:
E con questo?
KRISTOFF:
Le Leggende della nostra terra, Elsa. I Guardiani dei sogni, dei
ricordi, della speranza, delle stagioni... Granpapà da bambino
mi parlava sempre di loro, dei Guardiani delle nostre terre che ci
difendevano dal male, un male che era soprattutto Uomo Nero a
portare.
Quelle
che ad Elsa sembrano solo delle favole a poco a poco si trasformano
in una risposta.
ELSA:
Vuoi dire... che i troll sanno chi è Uomo Nero e le Leggende
di cui parlava?
KRISTOFF:
Sì!
ELSA:
Allora portami da loro, Kristoff!
Elsa,
con un gesto della mano, fa' sparire il ghiaccio che ricopre il
pavimento. Il ghiaccio si posa poi sull'abito che indossa,
trasformandolo nel suo abito color del ghiaccio. Tra la folla si
alzano versi di sorpresa. Elsa ordina ai servi di portarle il suo
cavallo. Kristoff fischia e Sven arriva correndo.
KRISTOFF:
Ciao bello!
Kristoff
accarezza Sven, che fa un verso buffo, ma il cuore affranto del
giovane gli impedisce di sorridere. Viene portato il cavallo ad Elsa,
che monta in sella.
OLAF:
Io vengo con voi! Non ho nessuna intenzione di lasciare Anna nelle
mani di quella specie di carbone vivente!
Elsa
sorride ancora una volta e lascia che Olaf salga in sella accanto a
lei.
ELSA:
Non potrei mai lasciarti qui, Olaf. Abbiamo troppo bisogno di te.
Olaf
sorride teneramente ad Elsa. Elsa si volta verso Kristoff, che sale
in groppa a Sven. Sono pronti. Elsa si rivolge al suo popolo.
ELSA:
Mio adorato popolo, una grande sciagura si è abbattuta su di
noi: le tenebre ci hanno avvolti e hanno rapito la mia amata sorella
Anna...
Tra
il popolo si alza un vociare preoccupato.
ELSA:
Io ho giurato di proteggervi, ed è quello che farò:
riporteremo la principessa Anna a casa e metteremo fine a tutto
questo!
Gli
occhi di Elsa sono lucidi. Il Conte Max si fa ancora avanti.
CONTE
MAX: Arendelle ha
fiducia in voi, Altezze.
Kristoff
abbassa lo sguardo. Fiducia in me, pensa. E se non me la meritassi la
fiducia del mio popolo? Senza Anna non riesco ad avere fiducia
nemmeno in me stesso. Kristoff stringe gli occhi addolorato, ma Elsa
gli stringe una mano. Lui si volta e la guarda negli occhi, lucidi di
lacrime, ma pieni di speranza.
KRISTOFF:
Torneremo presto. Corri come il vento, Sven!
Sven
fa un verso più forte. Elsa dà una stoccata alle
briglie del suo cavallo, che nitrisce, e insieme corrono lasciandosi
alle spalle il castello, con Olaf che urla coraggioso:
OLAF:
Corriamo a salvare Anna!
Elsa,
Kristoff, Olaf e Sven corrono veloci tra i boschi di Arendelle, ormai
diventati oscuri.
KRISTOFF:
Forza Sven, più veloce!
Sven
obbedisce al comando di Kristoff e aumenta la velocità della
sua corsa. Elsa cerca di fare lo stesso con il suo cavallo.
Dopo
una corsa che per entrambi sembra eterna, Elsa, Kristoff, Sven e Olaf
arrivano alla Radura dei troll. Elsa scende rapidamente da cavallo e
precede Kristoff. La Regina si inginocchia al centro dello spiazzo
verde.
ELSA:
Vi prego, aiutatemi. Mia sorella Anna è in pericolo.
Kristoff
la raggiunge, seguito da Olaf.
Un
forte rumore, delle pietre che rotolano. Rotolano fino a circondare
Elsa, Kristoff e Olaf, per poi aprirsi e mostrare i troll.
Bulda,
la femmina di troll che ha cresciuto Kristoff, si fa avanti.
BULDA:
Kristoff! Cosa c'è? Cosa è successo?
PICCOLO
TROLL: Dov'è
Anna?
Kristoff
si piega e guarda negli occhi Bulda.
KRISTOFF:
Dov'è Granpapà?
Granpapà
arriva rotolando al fianco di Bulda. Il suo sguardo si posa subito su
Elsa.
GRANPAPA':
Una strana magia ha oscurato il cielo.
KRISTOFF:
E' stato Uomo Nero!
Tutti
i troll trasalgono.
GRANPAPA':
Uomo Nero è stato qui?
TROLL:
E' impossibile! Le Leggende lo hanno sconfitto!
GRANPAPA':
Che cosa è successo?
Elsa
stringe i pugni e piange di nuovo.
ELSA:
La colpa è solo mia. Lui... lui vuole il mio potere. Vuole il
mio potere per creare un mondo da governare con la paura e il freddo.
Ma io mi sono rifiutata, e... ci ha attaccati, dicendo che conosceva
la mia più grande paura e... ha rapito Anna!
Elsa
si copre il viso con le mani e piange sempre più forte.
Kristoff la stringe, sforzandosi di non piangere, malgrado il dolore
che ha dentro.
I
troll abbassano gli occhi, dispiaciuti.
Granpapà
si avvicina di più a Elsa e le prende le mani.
GRANPAPA':
Ascoltami Elsa: se Uomo Nero ha rapito tua sorella per costringerti a
cedergli il tuo potere, ancora una volta la paura sarà il tuo
più grande nemico. Devi raggiungere le Leggende dei Fiordi.
Sono gli unici che potranno insegnarti a usare il tuo potere per
combattere gli Incubi di Uomo Nero. Soprattutto uno di loro...
Granpapà
si gira e mostra a Elsa e Kristoff delle immagini di fuoco. Immagini
che mostrano le Leggende, ma in particolare uno di loro, che libera
il ghiaccio dalle mani.
GRANPAPA':
Egli possiede i poteri del gelo, poteri che Uomo Nero non riesce a
piegare al suo volere. Attraverserai le Grandi Montagne per
raggiungere il Mare Ghiacciato, oltre il quale troverai il loro
rifugio. Riconoscerai colui che può aiutarti dagli occhi color
del ghiaccio, dalla sua risata cristallina e dal lungo bastone
ricurvo con cui governa i suoi poteri.
Elsa
osserva incantata le immagini di fuoco azzurro che ritraggono la
Leggenda di Ghiaccio, la persona che più di tutti può
aiutarla a salvare Anna. Ascolta la sua risata, la risata divertita
di un ragazzo, e osserva con ammirazione le sue magie.
GRANPAPA':
Sarà lui a condurti dalle Leggende e sarà lui a guidare
i tuoi poteri nella direzione che deciderà il tuo cuore. Ma
ricorda questo Elsa:
Un
cuore di ghiaccio
non
può chiudere le porte
a
un sentimento più forte.
Lascia
che si liberi quell'immenso potere,
impedisci
alla paura di fermarlo,
o
a un inganno cederà
e
la fiamma si spegnerà.
Elsa
ripete nella sua testa le parole appena pronunciate dal saggio troll.
Ma
che cosa significano?
Lascia
che il potere si liberi, pensa Elsa guardandosi le mani.
A
un inganno cederà e la fiamma si spegnerà...
Oddio,
non riesco a capire. Mi sembra senza senso.
La
piccola mano ramosa di Olaf si posa su quella di Elsa. Il piccolo
pupazzo di neve ha l'espressione più triste che Elsa gli abbia
mai visto sul candido viso. Sven la guarda facendo un verso mesto.
Elsa gli accarezza dolcemente il muso.
Kristoff
le posa una mano sulla spalla.
KRISTOFF:
Elsa, devo portarti dalle Leggende.
ELSA:
No, Kristoff. Tu devi restare qui.
Kristoff
spalanca gli occhi.
KRISTOFF:
Che cosa? No!
ELSA:
Ti prego, Kristoff...
KRISTOFF:
No, questo non puoi chiedermelo, non puoi!
Esclama
Kristoff, alzandosi contrariato e furioso.
KRISTOFF:
Io non abbandonerò mai Anna nelle mani di quell'essere, mai!
Elsa
si alza da terra e si avvicina a lui, mettendogli una mano sulla
spalla.
ELSA:
Non ti sto chiedendo di abbandonare Anna. Credimi, se c'è una
persona che vorrei al mio fianco per salvarla quella sei tu! Ma come
hai detto tu, Uomo Nero non sta minacciando solo voi, sta minacciando
anche Arendelle, e io non posso... non posso abbandonarli. Io sono la
Regina, loro hanno bisogno di me, di noi!
KRISTOFF:
Che cosa mi stai chiedendo, Elsa?
ELSA:
Devi tornare ad Arendelle, Kristoff, e proteggerla finché io
non sarò di ritorno con Anna.
KRISTOFF:
Vuoi dire... governare in tua vece?
Chiede
Kristoff tra lo stupito e il terrorizzato.
ELSA:
Sì. Sei l'unica persona della quale mi fido, sei la mia
famiglia. Io so che tu puoi proteggerli! Lo so io, e lo sa anche
Anna!
Kristoff
abbassa lo sguardo. Non posso, pensa. Io non sono all'altezza di
Elsa. Nessuno lo è.
Però
ha ragione: non possiamo abbandonare Arendelle a sé stessa.
E
se Uomo Nero volesse attaccarla per tendere un'imboscata a Elsa? Chi
la difenderebbe?
Kristoff
guarda Granpapà, che gli sorride. Sven si avvicina e strofina
il muso vicino alla manica della sua camicia. E' solo allora che
Kristoff sorride e ricambia la sua carezza.
KRISTOFF:
Ehi, Sven, mi fai un grande favore?
La
renna sembra fare un cenno di assenso.
KRISTOFF:
Prenditi cura di Elsa e Olaf.
Elsa
solleva lo sguardo e sul suo viso si fa spazio un sorriso. Anche Olaf
sorride.
KRISTOFF:
Portali dalle Leggende. E, Elsa...
ELSA:
Sì?
KRISTOFF:
Riportami Anna a casa.
ELSA:
Lo farò.
Elsa
e Kristoff si abbracciano, come due veri fratelli. Kristoff si
avvicina al cavallo di Elsa, lo monta e tira le briglie, facendolo
nitrire.
KRISTOFF:
Sii prudente!
ELSA:
Anche tu.
Kristoff
tira di nuovo le briglie del cavallo, che si impenna e poi parte al
galoppo. I troll e Olaf lo salutano. Elsa lo guarda allontanarsi,
finché non scompare nel buio. Presto sarà a casa, al
sicuro, pensa. Elsa alza poi lo sguardo al cielo. La corona solare è
sparita e il buio diventa sempre più oscuro.
Quella
notte Elsa, su insistenza di Bulda e delle altre femmine, rimane alla
Radura dei troll. Appena sveglia, spera di vedere uno sgargiante sole
brillare nel cielo, ma tutto quello che vede è un cielo e una
terra avvolta nell'oscurità. Granpapà guarda il sole
nero con aria preoccupata. Elsa si avvicina e si siede su una roccia
accanto a lui.
GRANPAPA':
Quest'oscurità è un pericolo per tutti.
ELSA:
Mi dispiace tanto...
Granpapà
si volta verso di lei e poggia la sua mano su quella di Elsa.
GRANPAPA':
Elsa, che io ricordi, ribellarsi a Uomo Nero è quasi
impossibile, eppure tu l'hai fatto!
ELSA:
Sì, ma Anna...
GRANPAPA':
Tu sei forte quanto lei, e sono sicuro che riuscirai a salvarla. Ma
devi essere forte, Elsa. La paura non deve trarti in inganno.
Elsa
abbassa lo sguardo, ma il sorriso di Granpapà la rassicura e
riesce a far sorridere anche lei.
BULDA:
Elsa?
Elsa
e Granpapà si voltano e vedono Bulda, le altre femmine e i
piccoli troll.
BULDA:
E' tutto pronto.
Elsa
si alza e insieme ai piccoli troll, che le tirano affettuosamente il
mantello di brina, raggiunge Sven. I troll hanno sistemato sulla
renna un sacco di provviste, qualche coperta e altre cose utili per
il viaggio.
ELSA:
Grazie, siete stati gentilissimi.
BULDA:
Mi raccomando, cara, fa' attenzione!
ELSA:
Sarò prudente, ve lo prometto.
Elsa
sale in groppa a Sven, cavalcandolo all'amazzone.
ELSA:
Olaf, andiamo!
Olaf
sale in groppa a Sven aiutato da Elsa e saluta i troll con la mano.
Elsa fa' una carezza a Sven.
ELSA:
Andiamo, Sven!
La
renna sorride, si volta e comincia a correre. Elsa si volta per
salutare i troll, che la salutano con le loro allegre piccole voci.
Granpapà li osserva da lontano e dice:
GRANPAPA':
Buona fortuna.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, sono sempre io – in stile Anna- =)
Ringrazio
tutti quelli che seguono questa storia (siete più di quanto
immaginassi!) e i 4 che l'hanno messa fra le preferite. Un
ringraziamento speciale va a Calypso_Everdeen, autrice di “La
Profezia Ghiacciata”, una delle storie che mi ha fatto avvicinare a
questo sito, sapere che ci sei anche tu fra quei 4 mi fa salire
l'autostima a tremila!
Va
bene, basta con le sviolinate xD Elsa deve cominciare il suo viaggio
alla ricerca delle Leggende, mentre Kristoff torna ad Arendelle per
difenderla da Pitch...
Ma
che cosa significano le parole che Granpapà ha rivolto ad
Elsa?
Riuscirà
Elsa a salvare Anna e il suo popolo e a non cedere al ricatto del
perfido Uomo Nero?
Per
scoprirlo non vi resta che continuare a leggere... vi aspetto al
prossimo aggiornamento! Un abbraccio, Giulia.
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Capitolo 6 *** 6- Nel nome di Elsa ***
6- Nel nome di Elsa
6-
Nel nome di Elsa
Mentre
Elsa parte alla ricerca delle misteriose Leggende, Kristoff, dopo
aver fatto ritorno ad Arendelle la notte prima, riunisce i
nobiluomini di Arendelle per spiegare i motivi del suo ritorno e la
decisione presa dalla Regina.
Kristoff
passeggia avanti e indietro nello studio di Elsa. E' nervoso,
agitato.
Non
si da pace, davanti a lui scorrono le immagini di Anna stretta in
catene nelle mani di Uomo Nero, nella sua testa sente e risente le
urla terrorizzate della donna che ama e la risata maligna di Uomo
Nero. Kristoff si prende la testa fra le mani, vuole far tacere le
voci.
Basta,
basta, basta, si ripete stringendo gli occhi.
Kristoff
si appoggia alla scrivania, dando le spalle alla porta. Abbassa la
testa con un sospiro. Si sentono dei colpi alla porta, ma Kristoff
non si volta.
KRISTOFF:
Avanti.
La
porta si apre ed entra Kai, uno dei domestici. Kristoff si volta
verso di lui.
KAI:
Vostra Altezza, i Lord sono arrivati e chiedono di voi.
KRISTOFF:
Grazie, falli entrare.
Kai
fa un piccolo inchino, fa entrare i Lord e si congeda, chiudendo la
porta dietro di sé.
Kristoff
osserva a uno a uno tutti loro: Lord Deverau, il Conte Max, il duca
di Drammen, il Principe Elias di Trondheim e Alecto, il suo
ambasciatore. Tutti, tranne Elias, hanno un'espressione preoccupata
dipinta in volto.
CONTE
MAX: Principe
Kristoff, ci avete fatto chiamare?
Chiede
il Conte Max, facendo un passo avanti. Kristoff fa un respiro
profondo.
KRISTOFF:
La Regina Elsa è partita per salvare la Principessa Anna, ma
prima di andare ha voluto che io tornassi qui ad Arendelle, per
proteggerla finché Sua Maestà e la mia promessa sposa
non saranno di ritorno sane e salve.
CONTE
MAX: La Regina Elsa è
partita da sola?
KRISTOFF:
Sì. Non sapete quanto mi costi saperle laggiù da sole,
ma Sua Maestà ha deciso così e io non posso fare altro
che rispettare la sua volontà e prendermi cura del popolo.
ELIAS:
Voi?
Tutti
si voltano verso il principe Elias. Il giovane principe si para di
fronte a Kristoff, sfidandolo con lo sguardo.
ELIAS:
Voi non siete altro che un vile montanaro diventato principe per gli
assurdi capricci della Principessa Anna, non sapete neanche come
proteggerla questa terra!
Kristoff
stringe gli occhi verso di lui. Vorrebbe tanto spaccare la faccia a
quell'arrogante. Ha infastidito Elsa fin da quando è arrivato
ad Arendelle, pensa Kristoff, ma lei è sempre riuscita a
metterlo a posto. Non accetta di essere stato rifiutato da lei, e
ancora di più non accetta che ora, secondo Arendelle, io e lui
abbiamo gli stessi diritti. Ma non gli darò la soddisfazione
di compromettermi davanti ai Lord.
KRISTOFF:
Sì, è vero, io sono un montanaro, una persona semplice.
A stento so cosa significhi essere Principe. Ma se c'è una
cosa che non mi appartiene, quella è la viltà!
ELIAS:
Essere entrato nelle grazie di una stupida principessina e di una
Regina che sarebbe pronta a distruggere tutto non vi...
KRISTOFF:
NON OSATE parlare in questo modo della Principessa e della Regina
Elsa!
Kristoff,
non potendo sopportare oltre, punta il dito contro Elias.
KRISTOFF:
La Regina Elsa ha lasciato ME in carica, ed io non esiterò a
difendere Arendelle da qualsiasi minaccia, che venga da Uomo Nero...
Kristoff
si guarda intorno rivolgendosi ai Lord, per poi guardare di nuovo
negli occhi Elias.
KRISTOFF:
O da un tradimento!
ALECTO:
Ma come vi permettete?
Interviene
l'ambasciatore, ma Elias fa un cenno con la mano, intimandogli di
tacere. Elias e Kristoff si guardano in cagnesco ancora per un po'.
Kristoff si volta verso gli altri Lord.
KRISTOFF:
Miei Lord, questo è il mio compito, ma come ben sapete non
posso occuparmi di tutto da solo. E perciò io, a nome della
Regina Elsa, chiedo a voi di stare al mio fianco.
Kristoff
stesso si meraviglia di come parla, spera di essere stato capace, o
almeno convincente. I Lord si guardano l'un l'altro. Kristoff osserva
le espressioni dei volti dei Lord con aria nervosa. Incrocia di nuovo
lo sguardo di Elias, che sembra compiaciuto nel vederlo in preda ai
dubbi. Kristoff lo fulmina con lo sguardo. Il Conte Max e Lord
Deverau fanno un passo avanti.
CONTE
MAX: Principe
Kristoff, avete tutto il nostro appoggio.
Tutti,
tranne Elias e il suo ambasciatore, annuiscono. Kristoff li guarda
duramente. Elias ricambia lo sguardo con altrettanta ostilità
e china il capo dicendo:
ELIAS:
E anche il nostro, principe.
Accentua
sprezzante l'ultima parola.
KRISTOFF:
Molto bene. Lord Deverau?
Il
vecchio Lord baffuto china il capo.
KRISTOFF:
Venite con me. E voi, Conte Max, date ordine di aprire le porte. Il
popolo deve sapere che la famiglia Reale non li abbandonerà!
CONTE
MAX: Sarà
fatto, Altezza.
Kristoff
lascia la stanza insieme a Lord Deverau e al duca di Drammen. Il
Conte Max e i Lord di Trondheim si congedano.
Kristoff
guarda le porte aprirsi. Piccoli gruppi di persone cominciano a
riversarsi nel cortile. Kristoff sorride debolmente, per poi alzare
gli occhi al cielo per osservare il sole, oscurato da quella luna che
tante volte aveva ammirato con Anna nei tanti momenti passati
insieme.
Una
luna oscura, la luna di Uomo Nero, un nero che ha paura possa
risucchiare tutta Arendelle e distruggere per sempre le persone che
ama.
Angolo
dell'autrice:
Un
saluto a tutti! Voi lettori aumentate sempre di più e (anche
se mi ripeto...) non posso fare altro che dirvi grazie. Neanche il
piccolo intoppo del sito dell'altro giorno vi ferma, a voi!
Intoppi
a parte, questo capitolo mi è venuto un po' corto, ma... spero
apprezziate comunque!
Kristoff
è tornato ad Arendelle, ma a quanto pare non tutti sono
d'accordo sul fatto che sia lui a guida di Arendelle... nello
scrivere la risposta di Kristoff a Elias ho ripreso la frase di Hans
rivolta a Weselton in Frozen, secondo me la più bella
pronunciata da Hans (anche se, vista la fine, suona molto falsa!).
Comunque, aspetto le vostre recensioni e ci vediamo al prossimo
capitolo, ciao da Giulia! =)
|
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Capitolo 7 *** 7- Prigioniera ***
7- Prigioniera
7-
Prigioniera
Una
oscura cella, da una stretta finestra entra solo uno spiraglio di
luce.
Anna
si guarda intorno spaventata, le mani legate e strette da enormi e
pesanti catene, che ha invano tentato di rompere.
ANNA:
AIUTO! AIUTO! AIUTO, FATEMI USCIRE!
Anna
cerca di vedere attraverso quella finestra troppo stretta.
Perché
è tutto così buio fuori, si chiede. Che sarà
successo a casa? Elsa sta bene? E Kristoff?
Un
rumore fa voltare Anna. La porta si apre cigolando.
Anna
sente i brividi salirle su per la schiena.
Sente
gli orridi nitriti degli Incubi in lontananza, sul pavimento si
allunga un'ombra.
Anna
prova ad indietreggiare, ma non appena l'ombra la raggiunge e la
copre, la terra sparisce sotto i suoi piedi...
Anna
sbatte gli occhi.
Riesce
a sentire il pavimento sotto il suo corpo.
Prova
ad alzarsi, ma sente un dolore lancinante alle mani. Alza lo sguardo
e vede ancora le catene stringerle i polsi. Dove mi trovo, si chiede,
guardandosi intorno.
E'
in una grande sala con un soffitto altissimo, sostenuto da muri neri
come di fuliggine. Intorno a sé vede anche tante scale grigie
e spoglie.
Ma
che posto è?
In
lontananza sente ancora i versi degli Incubi.
A
ogni verso che gli arriva alle orecchie, Anna si gira di scatto
spaventata. Non riesce a smettere di tremare. Una risata sommessa la
fa voltare ancora.
Da
una delle ombre che oscurano i muri, vede emergere due occhi ambrati
e un sorriso maligno. Uomo Nero è davanti a lei.
ANNA:
Perché mi hai portata qui?
Chiede
Anna alzandosi e sfidandolo con lo sguardo. Pitch non risponde,
continua solo a fare il suo sorriso malevolo, per poi darle le
spalle.
ANNA:
Rispondi! Ti ordino di rispondermi!
Anna
corre verso di lui.
Pitch
schiocca le dita e fa comparire alle sue spalle gli Incubi, che si
impennano facendo cadere Anna, che urla spaventata.
Un
secondo schiocco e gli Incubi svaniscono, ma Anna sente le catene
stringerle sempre più forte i polsi. Il dolore è così
insopportabile che Anna non può trattenersi dall'urlare.
Un
altro schiocco e la stretta svanisce. Pitch si avvicina, Anna lo
guarda stringendosi il polso destro con le lacrime agli occhi.
PITCH:
Puoi fare la coraggiosa finché vuoi, Principessa, ma più
ti ribellerai più il dolore aumenterà!
ANNA:
Che cosa vuoi da me?
PITCH:
Da te? Assolutamente niente! E' la tua amata sorella Elsa il mio
obiettivo!
Anna
trasale e spalanca gli occhi.
PITCH:
Non capisci, mia cara principessina? Tua sorella ha paura!
ANNA:
Elsa non ha paura di te!
PITCH:
Forse no, ma io conosco la sua più grande paura. E' la cosa
che ho sempre conosciuto meglio. E la più grande paura di Elsa
ce l'ho qui, davanti a me.
Anna
non riesce a capire. Le ombre della stanza si spostano su di lei.
ANNA:
Cosa?
PITCH:
Non ti sei mai chiesta perché Elsa ti abbia escluso dalla sua
vita e ti abbia nascosto i suoi immensi poteri? Perché ha
paura, paura che ti venga fatto del male per causa sua. E ha paura
che tu possa arrivare ad odiarla!
ANNA:
Tu sei pazzo! Io non odierei mai mia sorella! Tutto quello che ha
fatto in passato l'ha fatto per proteggermi!
Pitch
ride. Le ombre si allungano su Anna, che chiude gli occhi spaventata.
PITCH:
Oh, Anna... ma tu potresti!
Pitch
cammina verso di lei, Anna cerca di allontanarsi strisciando
all'indietro sul pavimento.
PITCH:
In fondo, ti ha sbattuto le porte in faccia tutta la vita.
ANNA:
Tu non sai niente di noi!
Pitch
solleva il viso di Anna con la mano dalle dita lunghe e grigie.
PITCH:
So abbastanza da poter strappare dal cuore di tua sorella il suo
potere!
ANNA:
Non ci riuscirai!
Anna
scosta la mano di Pitch dal suo volto, che stringe i denti
contrariato.Si volta verso uno dei suoi Incubi, che emette un
nitrito.
PITCH:
Riportatela nel sotterraneo, e fate in fretta: c'è una giovane
Regina che aspetta la nostra visita per essere condotta qui!
Anna
spalanca gli occhi.
ANNA:
NO!
Anna
cerca di alzarsi, ma gli Incubi la circondano. Anna urla spaventata.
Pitch
rimane solo nella sala. Ride e agita fra le mani la sabbia nera, con
cui crea una piccola immagine di Elsa.
PITCH:
Non potrai sfuggirmi ancora per molto, Regina di Ghiaccio. Le tue
paure ti porteranno dritta da me e finalmente il tuo potere sarà
in mano mia!
Pitch
la osserva attentamente per un po', finché non serra il pugno
e la distrugge.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Anche questo capitolo è corto, lo so, ma vi dico che
i prossimi sono lunghi e... vi piaceranno sicuramente! Nel frattempo,
spero che vi sia piaciuto anche questo =)
Anna
è prigioniera, ma è sempre la stessa coraggiosa
ragazza. Ma cosa sta tramando Pitch?
I
grazie non sono mai troppi con voi, perciò grazie ancora ad
ogni singolo lettore (siete grandi!) e per i complimenti. Aspetto le
vostre recensioni e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Con
affetto, Giulia.
|
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Capitolo 8 *** 8- Una risata nel buio ***
8- Una risata nel buio
8-
Una risata nel buio
Per
tutto il giorno, Elsa e Olaf, in sella a Sven, avevano viaggiato
verso le Grandi Montagne. Secondo Granpapà, il rifugio delle
Leggende si trova aldilà delle Terre del Nord e del Mar
Glaciale Artico, ritenuto impossibile da attraversare, ultimo
ostacolo prima di giungere al Polo, da tutti chiamato la Cima del
Mondo.
Per
arrivare fin là avrebbero dovuto attraversare terre a loro
sconosciute in un lunghissimo viaggio. Elsa si chiede come saranno
mai queste Leggende dei Fiordi.
Immagina
i loro poteri, immagina che aspetto abbia l'unico su cui sappia
qualcosa: il ragazzo con i suoi stessi poteri.
Per
tutta la giornata, Elsa non aveva fatto altro che pensarci. Ancora
non credeva possibile di non essere l'unica al mondo a governare il
ghiaccio e le Nevi.
Non
credeva possibile l'esistenza di qualcuno che avrebbe potuto
insegnarle qualcosa in più sui suoi poteri. Da una parte era
curiosa di conoscerlo, dall'altra era spaventata dall'uso che egli
poteva fare dei poteri. Sapeva usarli in modo coscienzioso oppure
erano completamente fuori controllo? Lo spaventava quello che era in
grado di fare o sapeva dominarsi?
Elsa,
ancora immersa nei suoi pensieri, guarda il cielo verso il sole
oscurato: la corona solare sparisce, scende la notte e l'oscurità
si intensifica.
Elsa
scende da Sven, seguita da Olaf, che sbadiglia. Non è prudente
proseguire quando l'oscurità aumenta, pensa la giovane Regina.
E' meglio fermarci, ma prima dobbiamo trovare un posto sicuro.
OLAF:
Elsa, io ho fame e sono stanco.
Elsa
si piega alla sua altezza.
ELSA:
Hai ragione, Olaf. Ma dobbiamo trovare un posto sicuro dove riposare.
Olaf
annuisce con la sua faccetta triste.
Sven
lo accarezza con il muso, e solo allora Olaf riesce a sorridere.
Ma
dopo poco, Sven alza la testa e si guarda intorno preoccupato. Annusa
l'aria.
Dà
una spinta con il muso ad Elsa, che quasi cade. Elsa si gira e vede
Sven agitarsi.
ELSA:
Calma, bello, che cos'hai?
Sven
fa un verso più forte. Elsa tenta di calmarlo, ma un rumore la
fa voltare. Olaf si stringe forte alla sua gamba. Elsa alza le
braccia, pronta ad attaccare chiunque si avvicini.
Un'ombra
nera che Elsa non riesce a vedere in tempo la fa finire a terra
insieme ad Olaf. Elsa si tocca la testa, ma alzando gli occhi vede
gli Incubi venire minacciosi verso di loro.
ELSA:
Olaf, sali in groppa a Sven, svelto!
Olaf
obbedisce, mentre Elsa si alza. Gli Incubi continuano ad avvicinarsi.
ELSA:
State lontani!
Elsa
lancia verso gli Incubi un getto di ghiaccio abbastanza potente da
respingerli e permettergli di salire in groppa a Sven.
ELSA:
Corri, Sven!
La
renna comincia a correre veloce. Elsa si guarda indietro: gli Incubi
hanno cominciato ad inseguirli.
ELSA:
Forza Sven, più veloce!
Elsa
continua a incitare Sven a correre, crea una lancia di ghiaccio e
colpisce uno dei cavalli neri che esplode in una nuvola di sabbia
nera.
OLAF:
Meno uno, ah!
Dice
entusiasta Olaf, ma il pupazzo di neve comincia a perdere
l'equilibrio.
ELSA:
Olaf, reggiti!
Elsa
lo prende fra le braccia prima che possa cadere ed essere catturato
dagli Incubi. Sven continua a correre, ma sempre più
lentamente. E' troppo stanco.
ELSA:
Non ce la fai più, bello?
Sven
si lamenta, ma continua imperterrito a correre.
Elsa
lancia ancora schegge di ghiaccio contro gli Incubi dietro di lei, ma
gli orridi cavalli neri sono più veloci e le schivano. Elsa
torna a guardare davanti a sé e scorge in mezzo agli alberi un
crepaccio. Oh, no, pensa. Sven non ce la farà mai a saltare.
Si
avvicinano sempre di più al crepaccio. Olaf si prende la
faccia fra le mani ramose, urlando. Elsa ha un'idea e si china in
avanti su Sven.
ELSA:
Sei pronto, Sven?
La
renna annuisce. L'orlo del crepaccio è sempre più
vicino. Olaf non capisce cosa Elsa abbia in mente e si tiene stretto
a lei.
ELSA:
Ora, Sven, ora!
La
renna stacca i piedi da terra, come se stesse per saltare, ma Elsa
crea con il ghiaccio un lungo ponte di stalattiti che non li fa
cadere nel vuoto. Sven adagia le zampe sul ghiaccio coperto di brina
senza scivolare e corre ancora più veloce, costringendo Elsa e
Olaf a tenersi forte. Elsa si rende conto però che il ghiaccio
è troppo debole e comincia a incrinarsi.
Ma
in quel momento, un'ombra nera annebbia la vista di Sven, che
inciampa e cade rovinosamente trascinando con sé anche Olaf e
Elsa.
I
tre riescono ad arrivare dall'altra parte del crepaccio. Il ghiaccio
del ponte si incrina per poi infrangersi, ma gli Incubi, con un
enorme balzo, riescono ad arrivare dall'altra parte.
Elsa,
invano, cerca di rimettere in piedi Sven con l'aiuto di Olaf, ma la
renna non ce la fa. Elsa vede arrivare gli Incubi, che si impennano
su di lei non appena la raggiungono.
Elsa
stringe Olaf a sé, urlando spaventata. Chiude gli occhi,
aspettando il colpo che li ucciderà.
Un
nitrito più forte e stridente, che sembra quasi disperato, fa
spalancare gli occhi di Elsa.
L'ombra
di una figura maschile sospesa a mezz'aria colpisce gli Incubi fino a
distruggerli con un'arma che Elsa non riesce a distinguere. Prima che
però gli Incubi possano scappare, una magia li raggiunge e li
distrugge. Una nuvola di sabbia nera si dissolve in fondo al
crepaccio e Elsa e Olaf ritrovano il respiro.
La
figura, incappucciata, si posa a terra dando le spalle a Elsa e Olaf.
Si lascia sfuggire una risata divertita.
Elsa
trasale. E' la risata che Granpapà mi ha fatto ascoltare!
ELSA:
La Leggenda...
La
voce di Elsa è ridotta a un sussurro, che quella figura esile
riesce però a percepire. Si volta verso di lei, ma il
cappuccio e il buio impediscono ad Elsa di vederlo in viso. Lui
sembra guardarla per un attimo, ma poi corre via.
ELSA:
No, aspetta, ti prego...
Elsa
si alza in piedi e gli corre dietro, ma la figura si è già
alzata in volo e sparisce nell'oscurità. Elsa sospira
avvilita. Era lui, ne sono sicura, pensa. Ho riconosciuto la sua
risata. Ma perché è scappato via se ci ha salvati? Era
qui perché sa chi sono?
OLAF:
Sven!
La
vocina di Olaf fa voltare Elsa. Torna da loro e vede Sven lamentarsi
e leccarsi la zampa. Elsa trasale. E' ferito. Elsa si inginocchia
accanto a lui e osserva la zampa di Sven, che prova ad alzarsi
facendo un verso di sforzo.
ELSA:
Oh, no, no, Sven! Sta giù...
Elsa
lo accarezza dolcemente.
OLAF:
Elsa, che cosa facciamo adesso?
ELSA:
E' una bruttissima ferita. Aiutami Olaf, portiamolo al riparo.
Elsa
e Olaf sono riusciti a portare Sven in un posto più riparato,
completamente coperto dagli alberi. Sven dorme, adagiato accanto a
delle rocce. Elsa lo osserva mentre accende il fuoco. Non appena le
fiamme si fanno più vive, Olaf si avvicina sorridendo.
OLAF:
Caldo, caldo, caldo!
ELSA:
Olaf, non avvicinarti troppo, ok?
OLAF:
D'accordo.
Elsa
si avvicina di nuovo a Sven e lo accarezza. Prende dal fagotto che le
hanno dato i troll delle bende con cui fascia la ferita di Sven.
Mette la mano sulla fasciatura. Il freddo lo farà stare
meglio, pensa Elsa. Olaf si avvicina a lei.
OLAF:
Come sta Sven?
ELSA:
Presto starà meglio, Olaf.
OLAF:
Ma chi era quello che ci ha salvati?
ELSA:
Non lo so. Eppure...
Elsa
ripensa alla risata che ha sentito. La risata cristallina che
Granpapà le ha fatto sentire.
Era
la stessa, era lui, non posso essermi sbagliata. O sì?
OLAF:
Cosa?
ELSA:
Niente, Olaf. Va' a dormire, sei stanco morto.
Il
pupazzo di neve ridacchia, si mette accanto a Sven e si addormenta.
Elsa
lo guarda sorridendo, ma dopo poco il suo sorriso scompare. Si alza,
si appoggia ad un albero e fissa la luna nera. Il suo cuore è
pieno di angoscia.
Pensa
a Anna, prigioniera di Uomo Nero, e si chiede quanto sia spaventata,
ma soprattutto se sta bene. Il solo pensiero che quell'essere le
abbia fatto del male la fa stare ancora peggio.
Pensa
a Kristoff, solo a proteggere Arendelle e il loro popolo, e
preoccupato quasi quanto lei.
ELSA:
Quando il male grida in noi
e
non hai più sogni ormai.
Quando
il cuore in te si ghiaccia,
e
non c'è più la tua faccia...
Elsa
alza le mani e comincia a muoverle con eleganza. Con il ghiaccio
riesce a creare una nitida immagine di Anna, un'immagine che osserva
quasi con le lacrime agli occhi.
ELSA:
Quando tutto cade giù
e
non sai chi sei tu...
Mio
Dio, mio Dio,
mio
Dio, pietà...
I
pensieri di Elsa volano ad Arendelle, dove Kristoff, affacciato al
balcone della sua stanza, osserva prima il cielo e poi le guardie che
stanno aiutando a sistemare nel cortile le persone che, per paura, si
sono rifugiate a palazzo. Kristoff guarda quella luna oscura, e il
suo pensiero, inevitabilmente, è per Anna.
KRISTOFF:
A Te ritorniamo sempre poi,
disperati
marinai,
persi
dentro i nostri guai!
Quando
il male scava in te
e
non hai pietà,
non
hai perché.
Quando
i bimbi non dormono...
ELSA
E KRISTOFF: E le armonie si spezzano!
Ogni
vita, senza lei,
cadrà
in ginocchio piangendo!
Anna,
avvolta nel buio della sua cella, cerca di guardare fuori dalla
stretta finestra. Vorrebbe tanto vedere arrivare Elsa e Kristoff e
riabbracciarli. Ma fuori c'è soltanto buio, un buio che la
terrorizza sempre di più, e lei chiede aiuto a Dio.
ANNA,
ELSA E KRISTOFF: Mio Dio,
mio
Dio,
mio
Dio, pietà!
Pietà,
per i nostri simili,
siamo
il pianto agli occhi tuoi,
non
abbandonarci mai!
KRISTOFF:
Quando vivi da re
tutto
è un sogno per te...
ELSA:
Ma un sogno non è, perché...
ANNA,
ELSA E KRISTOFF: Perché?
ANNA:
Quando l'anima è in prigionia
e
non c'è nessun'altra via...
KRISTOFF:
Perché un senso resti in noi,
e
il buio non vinca mai...
ELSA:
Quando l'anima è in agonia,
solo
Tu sei la nostra via!
ANNA,
ELSA E KRISTOFF: Pietà, per i nostri simili,
in
ginocchio siamo qui,
perché
Tu ci dica sì!
KRISTOFF:
Quando il male grida in noi...
ANNA:
E non hai più sogni ormai...
ANNA,
ELSA E KRISTOFF: Mio Dio.
Elsa
guarda ancora il cielo.
Non
perdere la speranza, Anna, pensa. Sii forte, sto arrivando!
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
Ciao
a tutti, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto!
Il
viaggio di Elsa è solo all'inizio, ma Pitch è deciso a
fermarla e a portare avanti il suo piano. Eppure qualcosa, o meglio
qualcuno, sta interferendo nei suoi piani... Elsa ha davvero
riconosciuto da una semplice risata la persona che può
aiutarla a salvare Anna?
In
questo capitolo ho messo un'altra canzone: cercavo qualcosa che
facesse capire quanto Elsa e Kristoff fossero angosciati per la sorte
di Anna, a sua volta angosciata dal pensiero di loro due in pericolo,
e Mio Dio Pietà dal musical Romeo e Giulietta Ama e Cambia il
Mondo (ve lo consiglio, è meraviglioso!) mi sembrava perfetta!
Fatemi sapere che ne pensate ;)
Come
ho già detto una volta, i grazie non sono mai troppi con voi,
siete dei lettori fantastici! =)
Ci
vediamo al prossimo capitolo, a presto, Giulia.
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Capitolo 9 *** 9- La Leggenda si rivela ***
9- La Leggenda si rivela
9-
La Leggenda si rivela
Il
sole oscuro è alto nel cielo. Anna, che ancora una volta si
trova al cospetto di Uomo Nero, lo vede distintamente fuori
dall'unica stretta finestra che illumina quell'immensa sala nera. Si
chiede come Pitch abbia potuto arrivare a negare a tutti la sua luce.
L'Uomo Nero le dà le spalle. Questo non è carino, pensa
Anna, ma in quel momento Pitch, alzando di scatto il braccio, scaglia
un turbine di sabbia nera contro un muro, facendo comparire su di
esso una lunga crepa. Anna trasale.
Pitch
si volta verso di lei, ma guarda fisso gli Incubi che la stanno
circondando.
PITCH:
Ve la siete fatta SCAPPARE!
L'urlo di Pitch fa tremare
i muri. L'Uomo Nero colpisce alcuni dei suoi Incubi distruggendoli. I
nitriti stridenti degli Incubi distrutti fanno urlare Anna che,
spaventata, si copre la testa con le braccia. Pitch punta il dito
contro gli Incubi rimasti.
PITCH:
La Regina di Ghiaccio era sola, sola contro di voi... ed è
RIUSCITA A SCAPPARE?
Anna si copre le orecchie
e continua a tenere la testa bassa. Sospira sollevata. Elsa sta bene,
pensa. Sta venendo per riportarmi a casa. Gli Incubi non l'hanno
catturata.
Un Incubo gira intorno a
Pitch, nitrendo.
PITCH:
Come sarebbe, non era da sola?
Anna alza la testa verso
Pitch.
PITCH:
Come sarebbe, NON SIETE RIUSCITI A RICONOSCERLO?
Anna abbassa di nuovo la
testa, coprendosi le orecchie.
Pitch lancia a terra una
sfera di sabbia nera, che spinge indietro Anna e cancella gli Incubi.
Anna urla e atterra violentemente sul pavimento freddo e scuro della
sala.
PITCH:
Razza di INCAPACI, TORNATE LAGGIU'! E NON FATEVI PIU' VEDERE FINCHE'
NON MI PORTERETE LA REGINA!
Gli Incubi nitriscono più
forte e partono al galoppo, travolgendo Anna, che tenta di
proteggersi. Si volta e segue gli Incubi con lo sguardo.
ANNA:
Elsa, fa' attenzione...
Sussurra Anna, ma dopo
poco si sente tirare per un piede. In un attimo, si ritrova di nuovo
al centro della sala e Pitch la sovrasta guardandola furioso.
PITCH:
Avevi ragione, principessina: evidentemente ho sottovalutato il
potere di tua sorella.
Anna stringe gli occhi
verso Pitch.
PITCH:
Ma esulta per l'ultima volta, Anna, perché presto i
patetici sforzi di tua sorella per salvarti saranno inutili!
Pitch schiocca le dita e
ordina alle ombre nere di riportare Anna in cella.
Anna precipita nel buio,
ritrovandosi poi scaraventata a terra nella sua prigione.
La fioca luce che entra
dalla stretta finestra le accarezza gli occhi. Anna si avvicina
tremante alla finestra. Cerca di guardare fuori, sperando con tutto
il cuore che gli Incubi non trovino la sua coraggiosa sorella.
Nel frattempo, Elsa, Olaf
e Sven, che cammina a fatica, sono arrivati alla Montagna del Nord.
Elsa sa che una volta
attraversato il posto che per un po' di tempo era stata la sua casa,
il posto dove aveva potuto liberarsi dal ruolo di ragazza perfetta
che le avevano sempre imposto soprattutto per nascondere il suo
potere, si sarebbe lasciata alle spalle Arendelle e il suo ormai
fragile regno.
OLAF:
Ti ricordi, Elsa?
Le chiede Olaf sorridendo.
Elsa guarda il fianco
della montagna dove quella notte, dopo essere fuggita, aveva dato la
libertà ai suoi poteri.
Non li avrei più
nascosti qui, pensa. Non è un difetto, è una virtù,
e non la fermerò mai più, mi dissi. Questa montagna, il
freddo sarebbero diventati casa mia.
E così ho creato
Olaf, dandogli la vita perché il cuore aveva guidato il mio
potere, e il mio palazzo di ghiaccio, il posto in cui sarei stata
libera di essere me stessa.
Ma poi, grazie ad Anna, ho
capito che il mio posto era accanto a lei, e che il calore del suo
cuore mi avrebbe aiutata a non odiare mai più i miei poteri.
E ora del mio palazzo di
ghiaccio non rimane che un bellissimo ricordo. Elsa sorride ad Olaf e
lo accarezza sulla testa.
ELSA:
Su, Olaf, andiamo. Dobbiamo attraversare le montagne prima che faccia
più buio.
OLAF:
Sì, andiamo!
Olaf
saltella e prende la mano di Elsa.
Cominciano
a camminare sulla neve che ricopre tutta la montagna, compreso
l'enorme crepaccio su cui un tempo si allungava la lunga scala di
ghiaccio creata da Elsa. La mente di Elsa è ancora
attraversata dai ricordi.
ELSA:
Io lo so, sì, lo so,
come
il sole tramonterò,
perché
poi, perché poi,
all'alba
sorgerò.
Ecco
qua
la
tempesta che
non
si fermerà!
Da
oggi il destino appartiene a me!
Elsa
canta sottovoce, provocando il sorriso di Olaf. Sven strofina il muso
sulla mano di Elsa, che sorride e lo accarezza. Procedendo con
cautela, Elsa, Olaf e Sven scendono dal fianco della montagna. Elsa
si guarda intorno: gli alberi con i rami pieni di neve, le rocce
anch'esse innevate, si percepisce una tale calma... una calma che
entra anche nel cuore di Elsa.
OLAF:
E' bello, vero?
ELSA:
Sì.
OLAF:
Ma è tutto così bianco! Ci vorrebbe un tocco di colore,
come a casa!
ELSA:
A dire il vero, Olaf, credo che in questo momento sia Arendelle ad
aver bisogno di un tocco di colore!
Esclama
ironica Elsa.
OLAF:
O magari, proprio Uomo Carbone! Tutto quel nero è
raccapricciante!
Ribatte
Olaf allargando le braccine ramose e facendo ridere Elsa e Sven.
Dopo
aver camminato tutto il giorno, Elsa, Olaf e Sven sono arrivati nel
cuore delle Grandi Montagne. I tre si ritrovano in una gola di rocce
innevate.
Elsa
si guarda intorno. Dobbiamo attraversare questa gola prima che la
corona solare sparisca, pensa. Elsa viene distratta da Olaf, che
ridacchia vedendo Sven zoppicare. La renna sembra offendersi un po'.
ELSA:
Olaf, non prendere in giro Sven, non è divertente!
OLAF:
Ma sembra un vecchietto per come zoppica!
ELSA:
Olaf!
Olaf
continua a ridere, ma la sua risata viene interrotta da un suono
minaccioso. Anche Elsa lo sente e si ferma. Alza le mani in avanti,
finché la vicinanza del suono non la fa voltare.
Sono
gli Incubi, che avanzano nitrendo verso i tre, circondandoli. Olaf
trasale, prendendosi la testa fra le mani. Elsa prova a usare i suoi
poteri per aprirsi un varco, ma questi sembrano non risponderle.
ELSA:
Oh, no!
OLAF:
Elsa, fa' qualcosa!
ELSA:
Non ci riesco, non mi rispondono...
Dalle
mani di Elsa, senza che lei possa controllarlo, esce però un
violento getto di ghiaccio, che spazza via gli Incubi.
Elsa
osserva terrorizzata la sua mano, ma capisce che non può
rimanere immobile e così comincia a correre, tentando di far
correre veloce anche Sven. Olaf, sulla groppa di Sven, si volta e
vede gli Incubi inseguirli.
OLAF:
Più veloce, Sven!
ELSA:
Avanti!
I
tre corrono a perdifiato in mezzo a quelle rocce, sperando di
seminare gli Incubi, ma si trovano la strada sbarrata da una rupe
altissima.
Elsa
osserva ogni angolo di quella rupe, ma non vede un'uscita. Sente
vicini i nitriti degli Incubi e si volta. Gli orridi cavalli neri si
avvicinano sempre di più.
Olaf
salta in braccio ad Elsa, che indietreggia fino a toccare con la
schiena la parete rocciosa.
OLAF:
Siamo in trappola!
Elsa
stringe a sé Olaf, guarda spaventata gli Incubi che si
avvicinano.
ELSA:
No, vi prego...
Gli
Incubi si impennano con un forte nitrito, ma improvvisamente un getto
di ghiaccio distrugge quelli più vicini ad Elsa. Elsa osserva
di nuovo la sua mano. Non posso averlo lanciato io, pensa. Olaf
sarebbe schizzato via.
OLAF:
Elsa, guarda!
Elsa
alza lo sguardo e guarda nella direzione che le sta indicando Olaf.
Un
ragazzo mingherlino sta distruggendo gli Incubi con dei getti di
ghiaccio, agitando un bastone di legno lungo e ricurvo. Elsa spalanca
gli occhi. Il bastone... è lui!
Un
nitrito fa alzare lo sguardo ad Elsa. Su una sporgenza della rupe
alle sue spalle ci sono due Incubi. Olaf tira via Elsa, che però
inciampa in un ramo contorto.
Elsa
cade sulla neve, si volta e vede la Leggenda saltare e distruggere
gli Incubi con i colpi glaciali del suo bastone. Gli Incubi si
dissolvono in una nuvola di sabbia nera.
La
Leggenda adagia i piedi sulla rupe, dando le spalle ad Elsa, Olaf e
Sven. Ride agitando il suo bastone. Elsa riconosce la sua risata, la
stessa della sera prima. Si alza lentamente con l'aiuto di Olaf,
senza staccare gli occhi da lui.
Il
ragazzo fa per riprendere il volo, ma Elsa, alzando un braccio,
esclama:
ELSA:
Aspetta, ti prego!
Lui
si blocca, ma continua a rimanere di spalle.
ELSA:
Ho bisogno del tuo aiuto!
Elsa,
che non riesce a trattenere le lacrime, spera con tutto il cuore che
non scappi di nuovo.
Devo
salvare Anna, devi aiutarmi, prega dentro di sé. Il pianto di
Elsa arriva alle orecchie del ragazzo, che si volta lentamente. Elsa
alza lo sguardo e lo vede finalmente in viso.
E'
un giovane che sembra avere la sua stessa età, vestito con
abiti semplici, ha i capelli bianchi, gli occhi color del ghiaccio
che la osservano confuso. Elsa lo guarda con gli occhi lucidi e
sgranati. E' lui, pensa. Lui è come me. Il ragazzo scende
dalla roccia e con un salto atterra davanti a lei.
JACK:
Chi sei tu?
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! E finalmente entra in scena il nostro amato Jack Frost!
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, ma soprattutto che nessuno di voi
venga a minacciarmi sotto casa per aver interrotto sul più
bello xD
Scherzi
a parte, finalmente Elsa si ritrova davanti la persona che può
aiutarla, ma soprattutto una persona con i suoi stessi poteri... Che
succederà? E come si comporterà Jack?
Ringrazio
come sempre tutti i lettori e chi recensisce, e un ringraziamento
particolare va a wings1873: le tue recensioni sono fantastiche =)
e
a nikla84 per i suoi complimenti capaci di far salire l'autostima a
livelli stellari!
Vi
do appuntamento al prossimo capitolo, con affetto, Giulia.
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Capitolo 10 *** 10- Jack Frost ***
10- Jack Frost
10-
Jack Frost
JACK:
Chi sei tu?
Chiede
il ragazzo. Elsa non risponde, continua a guardarlo negli occhi. Lui
la guarda a sua volta con uno sguardo incuriosito e sorpreso. Non ho
mai visto una ragazza così bella, pensa. I suoi occhi sembrano
uguali ai miei, e sono così pieni di luce da illuminarle tutto
il viso, malgrado le lacrime. E' immobile, ma la sua figura sembra
così aggraziata. Le leggo la paura negli occhi, ma voglio
sapere chi è.
JACK:
Cosa c'è, gli Incubi ti hanno rubato la lingua?
Dice
con ironia, appoggiandosi al suo bastone.
Elsa,
non appena realizza cosa ha detto, stringe gli occhi verso di lui. Ma
che impertinente, pensa. Olaf, al suo fianco, saltella.
OLAF:
CIAO, io sono Olaf e amo i caldi abbracci!
Olaf
viene avanti e appoggia una delle sue mani ramose su quella del
ragazzo, che si scansa, guardando Olaf con gli occhi sgranati.
JACK:
Che cosa... un pupazzo di neve... vivo?
Il
ragazzo si avvicina di nuovo, si piega e tocca il naso di carota di
Olaf con un dito. Olaf guarda il punto dove lui lo sta toccando.
Prova a staccargli un braccio, ma la piccola mano ramosa di Olaf
schiaffeggia la sua.
JACK:
Ahi!
Elsa
si lascia sfuggire una risata. Il ragazzo alza subito lo sguardo su
di lei, colpito dal suono della sua risata. Elsa smette di ridere non
appena incrocia il suo sguardo.
Lui
la guarda fisso e Elsa, imbarazzata, si sposta una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
OLAF:
Tu sei una Leggenda, vero?
La
domanda di Olaf attira di nuovo su di lui l'attenzione del ragazzo.
JACK:
Tu sai che cosa sono io?
OLAF:
Sì, i troll hanno detto a me e ad Elsa di venire a cercarti!
Il
ragazzo solleva di nuovo lo sguardo su Elsa e si alza.
JACK:
Così ti chiami Elsa...
ELSA:
Elsa, Regina di Arendelle.
Completa
Elsa, facendo un piccolo inchino. Il ragazzo sorride e alza un
sopracciglio.
JACK:
Regina?
ELSA:
Bè, che c'è di strano?
Chiede
Elsa, visibilmente imbarazzata. Il ragazzo alza le mani.
JACK:
Niente. Io mi chiamo... Jack Frost.
China
il capo, come se volesse imitare l'inchino appena fatto da Elsa.
JACK:
Allora, come mai una Regina e una palletta di neve inspiegabilmente
viva girano per queste montagne alla mercé degli Incubi?
OLAF:
EHI, palletta di neve a chi? Ti faccio vedere io!
Olaf
chiude le mani a pugno e colpisce sulle gambe Jack. Elsa si copre la
bocca con la mano per non far vedere che ride.
OLAF:
Elsa, fammi diventare un pupazzone, così lo picchio!
La
prega Olaf. Jack ridacchia.
JACK:
E perché lo chiedi proprio a lei?
OLAF:
Perché mi ha fatto lei, che domande!
Jack
alza gli occhi su Elsa e la guarda stupito.
JACK:
Cosa? Ti ha fatto lei?
OLAF:
Sì, fagli vedere, Elsa!
Elsa,
un po' intimorita dallo sguardo di Jack su di lei, apre la mano
destra e da questa ne escono dei piccoli cristalli di neve.
Jack
non crede ai suoi occhi. Alza anche lui la mano destra, mostrando una
scia di piccoli fiocchi di neve. Elsa sorride.
Non
posso crederci, pensa Jack. Lei ha i miei stessi poteri...
Jack
abbassa lo sguardo su Olaf, che fa una faccia come a dire: visto? Poi
guarda di nuovo Elsa.
JACK:
Io e te abbiamo gli stessi poteri...
ELSA:
Sì!
Risponde
Elsa con entusiasmo. E' vero, una persona come lei esiste davvero ed
è qui, davanti a lei. Elsa muore dalla voglia di fargli mille
domande, di mostragli cosa sa fare e farsi mostrare qualcosa da lui,
ma poi lascia perdere il suo entusiasmo e con la sua innata eleganza
dice:
ELSA:
E' proprio per questo che siamo venuti a cercarti. Abbiamo bisogno
del tuo aiuto.
JACK:
Ah, davvero? E perché?
Chiede
Jack con tono canzonatorio. Elsa stringe di nuovo gli occhi. Sarà
anche vero che abbiamo gli stessi poteri, pensa, ma è così
irritante!
ELSA:
Perché Uomo Nero ha rapito mia sorella!
Jack
spalanca di nuovo gli occhi.
JACK:
Pitch?
ELSA:
Sì. Lui vuole il mio potere, mi ha chiesto di diventare sua
alleata. Io ho rifiutato, e per costringermi a cedere ha rapito Anna!
JACK:
E' impossibile, io e gli altri Guardiani lo avevamo sconfitto!
ELSA:
E' quello che ci hanno detto anche i troll. Loro pensano che tu e le
altre Leggende possiate aiutarmi a usare i miei poteri per combattere
Uomo Nero e salvare Anna e il mio popolo!
JACK:
Bè, se le cose stanno così, devo portarvi subito dagli
altri Guardiani!
Elsa
sorride nel sentire quelle parole.
JACK:
Non ci metteremo molto volando!
ELSA:
Volando?
JACK:
Certo, come credi di arrivarci se no?
ELSA:
Sven non può ancora camminare bene...
Dice
Elsa, indicando Sven, che si avvicina zoppicando a Elsa. La renna
strofina il muso sul braccio di Elsa, che subito lo accarezza.
ELSA:
Io non posso abbandonare lui e Olaf qui.
Olaf
si stringe alla gamba di Elsa, che accarezza anche lui. Jack,
guardandoli, si passa una mano fra i capelli bianchi.
JACK:
Perfetto, come minimo arriveremo laggiù l'anno prossimo!
Elsa
è irritata dal suo tono, ma prima che possa aprire bocca per
replicare, Olaf fa una linguaccia a Jack. Anche a lui fa venire i
nervi, a quanto sembra, pensa lei.
JACK:
Su, forza, seguitemi: cerchiamo un posto sicuro dove passare la
notte.
Elsa
guarda alle sue spalle: la corona solare è sparita e il buio
si intensifica.
ELSA:
Vieni, Olaf.
Elsa
prende la mano di Olaf e insieme a Sven seguono Jack.
Dopo
una lunga camminata, Jack porta Elsa, Olaf e Sven davanti a una
grotta.
JACK:
Per stanotte può andare bene.
Elsa
e Olaf osservano la grotta, poi si scambiano un'occhiata confusa.
ELSA:
Sei certo che qui saremo al sicuro?
JACK:
Cosa c'è? Sua Altezza Reale ha paura di entrare oppure è
un posto troppo squallido per lei?
ELSA:
Come, prego?
Elsa
sente la rabbia salire. Le sue guance si colorano di rosso. Ma come
si permette, si chiede.
JACK:
A meno che tu non voglia passare la notte sugli alberi per paura di
essere mangiata dai lupi, e che tu non abbia un'idea migliore, questo
è l'unico posto dove possiamo stare al sicuro.
Elsa
si avvicina e si para di fronte a lui.
ELSA:
Sai che ti dico, Jack Frost? Puoi benissimo andarci a dormire tu
sugli alberi, credo che per uno che svolazza a mezz'aria vada più
che bene!
Elsa
butta tra le braccia di Jack tutta la legna che hanno raccolto per il
fuoco.
ELSA:
Sven, Olaf, andiamo!
Elsa
entra nella grotta, seguita da Sven e Olaf. Olaf fa una linguaccia a
Jack, che stringe gli occhi. Entra anche lui nella grotta e vede Elsa
agitare le mani e creare un piccolo lettino di ghiaccio per lei ed
Olaf. Olaf, meravigliato, si prende tra le mani la sua testa di neve.
Wow,
pensa Jack. E' perfetto, sembra intagliato nel ghiaccio. Elsa ci
mette sopra delle coperte, poi alza lo sguardo su di lui. Nota che
sta osservando il lettino che ha appena creato.
ELSA:
Che c'è? Pensi che abbia paura a dormire per terra?
JACK:
Cos'è, hai la coda di paglia, Regina di Ghiaccio?
ELSA:
Come mi hai chiamata?
I
due ragazzi si guardano in cagnesco, ma un verso scocciato di Sven li
fa voltare entrambi.
Olaf
e Sven li guardano come a dire: la fate finita? Elsa guarda di nuovo
Jack, per poi dargli le spalle stizzita. Anche Jack si volta,
mettendosi il cappuccio della sua felpa blu in testa.
Esce
dalla grotta e si arrampica sulla roccia. Si stende mettendo le mani
dietro la testa. Osserva il cielo scuro, ma sente delle risate
provenire dall'interno della grotta. Si mette a testa in giù e
vede Elsa, Olaf e Sven giocare insieme.
Gli
occhi di Jack si soffermano su Elsa più del dovuto, la risata
di Elsa gli provoca un sorriso.
E'
un tipino particolare, questa Regina di Ghiaccio, pensa rimettendosi
a guardare il cielo.
Ancora
non ci credo, abbiamo gli stessi poteri! Ho sempre pensato di essere
l'unico al mondo ad averli, e invece all'improvviso spunta fuori lei,
che è capace persino di dar vita a un pupazzo di neve. Se è
capace di fare questo, chissà che altro sa fare... Dopo un
po', trascinato da tutti questi pensieri, Jack si addormenta.
Il
mattino dopo, Jack si risveglia e vede il cielo ancora oscuro come la
notte prima. Guarda verso il sole, ma una eclissi lo oscura. Jack si
alza in piedi e si toglie il cappuccio della felpa dalla testa.
Una
cosa del genere può essere solo opera di Pitch, pensa.
Abbassa
lo sguardo e vede Olaf zampettare davanti all'ingresso della grotta.
Cammina in un modo così buffo, pensa Jack.
JACK:
Buongiorno, palletta di neve!
Il
pupazzo di neve alza lo sguardo e lo vede in piedi sulla roccia. Olaf
stringe gli occhi verso di lui.
OLAF:
Io mi chiamo Olaf!
Jack
scende dalla roccia e cammina verso di lui, facendo diventare bianca
di brina l'erba su cui posa il bastone. Si china all'altezza di Olaf
e lo guarda attentamente.
JACK:
Sai, sei la cosa fatta di neve più carina e curiosa che abbia
mai visto.
Olaf
strabuzza gli occhi per quello che ha sentito.
OLAF:
Veramente?
JACK:
Sì, io non sarei capace di fare un pupazzo di neve e dargli la
vita così!
OLAF:
Cavolo, forse mi sbagliavo. Non sei così antipatico come
sembri!
Jack
sorride e gli prende la piccola mano ramosa. La stringe per un po'.
ELSA:
Olaf?
Jack
si volta e quello che vede lo lascia senza parole.
Elsa
esce dalla grotta camminando verso di loro con una grazia e
un'eleganza incredibili.
Jack
la guarda dalla testa ai piedi, ammirando la sua figura esile. Il
vestito color del ghiaccio e il lungo mantello di brina sembrano
donare luce al suo volto. Le labbra rosse di Elsa sono curvate in un
sorriso, i suoi occhi azzurri hanno un'espressione così dolce.
JACK:
Wow...
Sussurra
Jack, mentre dietro di lui Olaf saltella e corre verso Elsa. Lei lo
accarezza sulla testa, poi alza lo sguardo su Jack.
ELSA:
C'è una bella notizia...
Jack
sbatte gli occhi, riprendendosi dal momento di paralisi. Jack,
sveglia, pensa il ragazzo. Ritorna sulla terra!
JACK:
Quale?
ELSA:
Sven sta meglio, quindi oggi potremmo proseguire il viaggio senza
problemi.
JACK:
Ok, perfetto.
Sven
viene fuori dalla grotta e Olaf ci salta subito in groppa. Sven
sembra gradire le attenzioni di Olaf. Elsa tira fuori da un fagotto
sistemato sul fianco della renna una carota e la offre a Sven, che la
mangia avidamente. Elsa lo accarezza, poi sale su di lui.
Cavalca
all'amazzone, pensa Jack osservando Elsa. Bè, in effetti le da
un non so che di elegante, la fa sembrare più bella... ehi,
Jack, ma che stai pensando? Sei fuori di testa?
ELSA:
Che c'è? Preferisci proseguire a piedi?
Lo
provoca Elsa, notando il gioco di espressioni sul viso di Jack.
JACK:
No! Io proseguo volando, anzi...
Jack
si avvicina di più ad Elsa, che lo guarda stringendo gli
occhi.
JACK:
Voglio proprio vedere se riuscirai a starmi dietro, Regina di
Ghiaccio!
Jack
schizza via volando.
ELSA:
Ehi!
Elsa
incita Sven a correre e la renna comincia a correre veloce seguendo
Jack.
Jack
vola ridendo, convinto che Elsa non lo raggiungerà mai.
Elsa
lo guarda infastidita. E' un insopportabile, irritante, egoista,
impertinente ragazzino, pensa. Vorrei tanto prenderlo e trasformarlo
in un ghiacciolo!
JACK:
Allora, è tutto qui quello che sapete fare?
Urla
da lontano Jack. Sven comincia a correre più veloce, Elsa si
tiene forte. Olaf ride divertito, pensa che sia tutto un gioco. Sven
raggiunge Jack, che vola sopra di loro.
JACK:
Ah, finalmente, come mai ci avete messo così tanto?
ELSA:
Sei un piccolo imbroglione!
JACK:
Non mi pare di aver stabilito delle regole, Regina di Ghiaccio.
ELSA:
Ah, sì? Adesso ti faccio vedere io!
Elsa
lancia un getto di neve e crea una ragnatela di cristalli di ghiaccio
fra due alberi proprio sulla traiettoria di volo di Jack, che
resosene conto troppo tardi, ci finisce dentro intrappolato. Elsa lo
supera e accarezza Sven.
ELSA:
Bravissimo, Sven!
OLAF:
Sei grande, Elsa!
Esulta
Olaf, saltellando.
Jack
cerca di rompere la ragnatela con le mani, ma il ghiaccio è
troppo spesso.
Ma
come l'ha fatta, pensa. Jack, svegliati, non è il momento di
apprezzare le creazioni di ghiaccio di Elsa! Devi recuperare terreno.
Con
il bastone, tocca entrambi gli alberi che mantengono la ragnatela e
riesce a scioglierla.
Corre,
si dà una spinta con i piedi e ricomincia a volare.
Dopo
poco, raggiunge Elsa, che ride vedendolo con i resti della sua
ragnatela attaccati ancora alla sua felpa.
JACK:
Sei così scorretta!
ELSA:
Non mi pare tu abbia stabilito delle regole, quindi ben ti sta! Forza
Sven, più veloce!
La
renna scatta in avanti, Olaf urla divertito:
OLAF:
Corriamo a far tornare la luce!
Jack
ride e spinge di più nelle gambe. Arriva di nuovo di fianco a
Elsa.
I
loro occhi si incrociano. Jack capisce che si sta divertendo.
Elsa,
però, con un agile colpo di mano, lo spinge con un getto di
neve contro un albero. La neve che caricava i rami si riversa addosso
a Jack. Elsa ride, voltandosi a guardare la scena.
Jack
riemerge dalla neve, tossendo. Si friziona i capelli per togliere la
neve e svuota la tasca della felpa. Si spinge contro l'albero e
ricomincia a volare. Questa gliela faccio pagare, pensa. Sta quasi
per raggiungerla, ma vede davanti a loro un laghetto. Grande idea,
pensa, sorridendo beffardo.
Da
lontano comincia a ghiacciare il laghetto, per poi rendere più
liscio il ghiaccio.
Sven
corre ancora e raggiunge il laghetto, ma non appena mette le zampe
sul ghiaccio, scivola maldestramente, incrociando le zampe anteriori
e disarcionando Elsa e Olaf che cadono sul ghiaccio. Olaf si spacca
in tre parti e perde il naso.
Jack
atterra sul ghiaccio e saltella divertito, agitando il bastone in
segno di vittoria.
JACK:
Sì!
Le
chiappette di Olaf girano senza controllo sul ghiaccio. Raggiungono
la testa di Olaf e inciampano su di essa.
OLAF:
Ahi!
JACK:
Ops!
Jack
osserva le chiappette di Olaf provare a recuperare la testa di Olaf,
che però scivola sempre di più sul ghiaccio. Jack ride.
JACK:
Oh, come vorrei avere una macchina fotografica!
Jack
si volta poi verso Elsa e le offre la mano per aiutarla ad alzarsi.
Elsa lo guarda male, poi si rimette in piedi. Strofina con un gesto
elegante delle mani il suo vestito, per poi unirle in grembo.
ELSA:
Con permesso, vado ad aiutare Olaf.
Elsa
lo supera. Il suo portamento regale fa roteare gli occhi di Jack.
JACK:
Accidenti, quanti formalismi! Guarda che lo so che ti sei divertita!
Elsa
lo ignora e continua ad andare verso Olaf. Lo aiuta a ricomporsi, poi
insieme aiutano Sven a uscire dal laghetto di ghiaccio.
OLAF:
E' stato divertente, vero Elsa?
Elsa
apre la bocca per rispondergli, ma si volta verso Jack, che li
raggiunge sorridendo soddisfatto. Jack, tenendo il suo bastone in
spalla, supera Elsa. Elsa arrossisce per la rabbia. E'
insopportabile, pensa. Dopo poco, però, Elsa sorride. Olaf ha
ragione, è stato divertente, dopotutto.
Poco
dopo, Elsa, Jack, Olaf e Sven arrivano sul fianco di una montagna
altissima.
Da
lì Elsa riesce a vedere Arendelle. Il suo cuore e il pensiero
volano alla sua gente e a Kristoff. Chissà come stanno, pensa
con aria triste.
Jack
la affianca guardando nella sua stessa direzione.
JACK:
E' casa tua?
Elsa
annuisce. Jack abbassa lo sguardo su di lei. Elsa incrocia le
braccia, come se avesse freddo.
ELSA:
Spero tanto che stiano bene...
Jack
le mette una mano sulla spalla. Elsa si volta a guardarlo.
JACK:
Sta' tranquilla. Pensiamo a ritrovare tua sorella, poi toccherà
a Pitch!
Jack
sorride, e anche Elsa non può fare a meno di sorridere.
Lui
la guarda dritto negli occhi e Elsa si sente imbarazzata. Non
dovrebbe fissarmi in quel modo, pensa, cercando di nascondere il
rossore.
Elsa
rivolge un'ultima occhiata ad Arendelle, poi insieme a Jack, Olaf e
Sven si rimette in cammino.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! =) Qualcuno di voi era rimasto a bocca aperta e con il fiato
sospeso per il precedente capitolo, quindi spero che questo capitolo
sia stato all'altezza delle vostre aspettative e che vi sia piaciuto!
Jack
e Elsa finalmente si sono incontrati ma, benché siano rimasti
colpiti l'uno dall'altra, sembrano non sopportarsi troppo... =)
I
“dispetti congelati” fra i due sono stati la cosa più
bella e divertente da scrivere =D
Che
succederà? Bè, lo scoprirete solo leggendo =)
Ringraziando
ancora quei lettori e recensori fantastici che siete, vi do
appuntamento al prossimo capitolo ;) ciao da Giulia!
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Capitolo 11 *** 11- Arendelle in ginocchio ***
11- Arendelle in ginocchio
11-
Arendelle in ginocchio
Intanto,
ad Arendelle, Kristoff, Lord Deverau e il Conte Max, con le guardie
al seguito, distribuiscono per le strade cibo e altri beni primari
agli spaventati e impotenti abitanti di Arendelle.
Da
quando il sole si era oscurato, la terra aveva smesso di produrre
frutto. E anche senza pioggia, la terra rischiava di inaridirsi fino
a diventare incolta. I commerci via mare non erano più
possibili a causa delle continue tempeste. Il cibo cominciava a
scarseggiare fino a ridurre a poco le riserve di cibo di tutto il
regno.
Il
Duca di Drammen aveva già provveduto ad inviare un messo al
suo regno perché spiegasse la delicata situazione dei loro
alleati. Il generoso Duca aveva assicurato a Kristoff che il re
avrebbe inviato ad Arendelle alcune riserve di cibo.
Kristoff
consegna ad una donna l'ultimo fagotto di cibo, poi si volta verso
Lord Deverau.
KRISTOFF:
Questo era l'ultimo?
LORD
DEVERAU: Sì, Altezza.
KRISTOFF:
Molto bene.
Kristoff
si volta verso le montagne. Non fa che chiedersi dove siano Elsa,
Sven e Olaf, ma soprattutto si chiede dove sia Anna.
Oh,
Anna, dove sei? Dio solo sa quanto vorrei mollare tutto e venire a
cercarti, anche fino in capo al mondo. Voglio ritrovarti, riportarti
al sicuro a casa e sposarti, ignorando tutte quelle paure e quelle
incertezze che mi porto ancora dietro. Ma come faccio ad abbandonare
questa gente, la nostra gente? Non posso abbandonarli, ogni giorno
non fanno altro che ringraziarmi per tutto quello che sto facendo per
proteggerli, non posso tradire la loro fiducia, anche se ho paura.
Una paura grande, che mi paralizza e non mi abbandona un secondo.
CONTE
MAX: Principe Kristoff?
Kristoff
si volta. Il Conte Max si inchina.
CONTE
MAX: Perdonatemi, Altezza, ma i Lord di
Trondheim sono tornati.
LORD
DEVERAU: Cosa?
KRISTOFF:
Di già? Sono partiti soltanto ieri!
CONTE
MAX: Non so che dirvi, Altezza.
Kristoff
si avvia, scortato dalle guardie, verso il castello, dove l'odioso
principe e il suo ambasciatore leccapiedi lo aspettano.
Poco
dopo, Kristoff è nella sala del trono con Lord Deverau, il
Conte Max e il Duca di Drammen ad accogliere i Lord di Trondheim. Il
Principe Elias e l'ambasciatore Alecto si inchinano.
Elias
si toglie il mantello e lo consegna ad uno dei domestici.
ELIAS:
Purtroppo ci sono brutte notizie da Trondheim: una grandine
improvvisa ha distrutto i nostri ultimi buoni raccolti. Il popolo ha
bisogno delle scorte per l'inverno. Non possono essere mandate ad
Arendelle.
LORD
DEVERAU: Mi dispiace per voi, Principe!
ELIAS:
La Regina Elsa non è ancora tornata?
KRISTOFF:
No. Non capisco il vostro darvi tanta pena per Sua Maestà. Sua
Maestà è in grado di cavarsela da sola!
ELIAS:
Come faccio a non preoccuparmi per colei che sarà la mia
futura sposa?
KRISTOFF:
La Regina Elsa non è la futura sposa di nessuno! Siete stato
rifiutato, è ora che lo accettiate, Principe Elias!
ELIAS:
Cosa c'è, montanaro? Dopo la principessa, volete ingraziarvi
anche la Regina?
Kristoff
non ci vede più dalla rabbia. Fa' per avventarsi su di lui, ma
il Conte Max e Lord Deverau lo trattengono per le braccia.
CONTE
MAX: Altezza, vi prego, non vi compromettete in questo modo!
KRISTOFF:
Non accetto che si parli in questo modo della mia promessa sposa e
della mia Regina!
ELIAS:
Non affannatevi, non potete dirmi di tacere. Io non prendo ordini da
un villico ignorante!
Kristoff
cerca di scrollarsi di dosso i due Lord, ma questi lo trattengono
ancora. Prima che la situazione degeneri, il Duca di Drammen prende
la parola.
DUCA:
Principe Elias, vi dispiacerebbe andare in cortile a dare ordine alle
guardie di continuare le ronde per proteggere i confini?
Elias
guarda ancora in cagnesco Kristoff, che ricambia il suo sguardo
ostile.
ELIAS:
Assolutamente no, Duca. Alecto, venite con me!
Risponde
Elias, indicando anche il suo ambasciatore leccapiedi. I domestici
riportano a Elias il suo mantello. Kristoff si libera dalle braccia
dei Lord e si volta verso il trono tenendosi la testa fra le mani. I
Lord di Trondheim lasciano la sala del trono e percorrono il
corridoio.
ALECTO:
Dovete stare attento, Principe: alla prossima provocazione, il
montanaro non esiterà a farvi un occhio nero.
ELIAS:
Ah! Non mi abbasso a ignobili lotte fra villici, e poi quel montanaro
non oserebbe mai sfidarmi a duello. Il duello è una cosa da
nobili, Alecto, e lui non lo sarà mai. Deve arrendersi!
ALECTO:
Questo è vero, ma... sapete bene che il montanaro non si farà
mai da parte. Il popolo in lui vede la sua Regina. Il popolo lo ama!
Elias
blocca con un braccio il passo del suo ambasciatore.
ELIAS:
Io ottengo sempre, sempre quello che voglio!
L'ambasciatore
Alecto guarda dritto negli occhi il principe.
Elias
tira fuori da sotto il mantello una busta da lettere piuttosto
grande, che consegna nelle mani di Alecto. L'ambasciatore sfiora la
busta con le dita, soffermandosi su un punto preciso e rigonfio.
ELIAS:
Porta questo al nostro uomo. Voglio un lavoro fatto a regola d'arte.
Non ammetto errori. Mi sono spiegato?
L'ambasciatore
china il capo in cenno di assenso, nasconde la busta nel mantello e
percorre il corridoio, precedendo Elias. Elias si guarda intorno con
aria subdola e soddisfatta, prima di dirigersi anche lui in cortile.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Chiedo umilmente perdono per il ritardo e per il capitolo
breve, ma purtroppo il mio computer sta, come si dice dalle mie
parti, per schiattare! XD
Per
un po' di tempo riuscirò sia a scrivere che a pubblicare, ma
poi dovrò aspettare che il problema si risolva del tutto...
Comunque, andiamo avanti: come avete visto, la situazione ad
Arendelle non è delle migliori. Per Kristoff non è
facile e le continue provocazioni di Elias non lo aiutano... Elias è
qualcuno di cui potersi fidare oppure no?
Grazie
a tutti, vi do' appuntamento al prossimo capitolo, un bacio da
Giulia! =)
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Capitolo 12 *** 12- Due universi a parte ***
12- Due universi a parte
12-
Due universi a parte
Il
mattino dopo. Jack, Elsa, Sven e Olaf hanno viaggiato tutta la notte.
Sono ormai lontanissimi da Arendelle, davanti a loro ci sono le
sconfinate Terre del Nord, dove i fiordi sono ghiacciati anche tutto
l'anno, su fino al Capo Nord, l'ultimo scoglio prima del Mare
Glaciale Artico e del Polo Nord. Jack, rimasto sveglio, continua a
guidare Sven, mentre Olaf e Elsa dormono sul suo dorso. Dopo aver
attraversato una foresta di alberi bruciati, Jack vede davanti a sé
un lungo sentiero, contornato da alberi dalla forma strana.
JACK:
Il Viale dei Demoni.
Sussurra
Jack. Elsa finalmente si sveglia. Si strofina gli occhi e si guarda
intorno.
ELSA:
Dove siamo?
Jack
e Sven si voltano a guardarla. Anche Olaf sbadiglia e si strofina gli
occhi.
JACK:
Siamo al Viale dei Demoni.
OLAF:
Aspetta, il Viale dei che?
Olaf
balza subito in braccio ad Elsa, guardando Jack con gli occhi
spalancati.
JACK:
Si chiama così perché tanti anni fa, molto prima che i
Guardiani mi prendessero con loro, le Terre dei Fiordi furono
minacciate dalla furia di esseri orribili: demoni dalle sembianze di
giganti che distruggevano tutto sul loro cammino con il fuoco e la
lava dal quale erano stati creati. Sarebbero arrivati a minacciare
anche i Regni del Sud se i Guardiani non fossero intervenuti. Dopo
una battaglia estenuante, i Guardiani imprigionarono i Demoni al
centro della terra. L'unico ricordo che si ha di loro sono le loro
orride mani che supplicano la Luna.
Spiega
Jack, indicando ad Elsa e Olaf gli alberi.
OLAF:
Vuoi dire che questi alberi contorti sono le mani di quei Demoni?
Chiede
Olaf incredulo.
JACK:
Esatto.
OLAF:
Cavolo!
JACK:
Vecchie storie da quelli che vengono chiamati i Secoli Bui, quando
Pitch era molto più potente di adesso. Parliamo di secoli e
secoli fa.
Elsa
osserva quegli alberi altissimi. I rami sembrano delle dita
gigantesche con lunghi artigli. Sembrano le mani di chi al tempo
stesso maledice e supplica. Le mani di un mostro. Elsa guarda davanti
a sé e nota che Jack la sta guardando con aria saccente. Elsa
distoglie lo sguardo, incrociando le braccia. Adesso si mette a fare
anche il saputello, pensa. Come se non desse già abbastanza
sui nervi. Jack scuote la testa e alza gli occhi al cielo. Muove il
suo bastone a destra e a sinistra, colpendo i tronchi degli alberi,
che si ricoprono di un sottile strato di ghiaccio. La magia attira
l'attenzione di Elsa, ma subito dopo la giovane scuote la testa. I
suoi trucchetti non mi incantano. Ma chi si crede di essere?
Qualche
ora dopo, i quattro si ritrovano in mezzo a una fitta foresta. Elsa
cammina al fianco di Jack, guardandosi intorno. Olaf è steso
sul dorso di Sven a guardare i pochi spicchi di cielo che riesce a
distinguere fra i fitti rami.
ELSA:
Tu sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?
Chiede
ad un certo punto Elsa. Jack la guarda con il suo solito sorrisetto
ironico.
JACK:
Per caso vorresti fare tu da guida, Regina di Ghiaccio?
Chiede
stendendo un braccio in avanti.
ELSA:
Piantala di chiamarmi così! Mi sembra solo curioso il fatto
che abbiamo evitato le strade!
JACK:
In caso non te ne fossi accorta, Regina di Ghiaccio, sei stata
attaccata due volte dagli Incubi e, guarda caso, tutte e due le volte
sono dovuto intervenire io. Ma da quando sono qui con voi, gli Incubi
non li abbiamo proprio visti!
ELSA:
E allora?
JACK:
Abbiamo evitato le strade perché è proprio lì
che Pitch si aspetterebbe di trovarti.
ELSA:
Bene, grazie dell'informazione! E ora spostati!
Elsa
lo spinge alla sua destra e continua a camminare in avanti. Olaf e
Sven li guardano confusi, poi si scambiano un'occhiata ancora più
confusa. Jack segue Elsa.
JACK:
Che stai facendo, si può sapere?
ELSA:
Sto andando a salvare mia sorella, quante volte devo dirtelo?
Gli
risponde Elsa, senza voltarsi.
JACK:
E pensi di riuscirci così, camminando alla cieca senza sapere
da che parte andare?
Elsa
si volta stizzita, camminando all'indietro.
ELSA:
Puoi stare tranquillo, ho un ottimo senso dell'orientamento!
JACK:
Davvero? E' migliore del controllo che hai sui tuoi poteri?
ELSA:
Come, prego?
JACK:
Bè, da una persona che scatena un inverno perenne sul proprio
Regno c'è da preoccuparsi!
Elsa
si ferma e sposta lo sguardo su Olaf, che non appena incrocia gli
occhi di Elsa comincia a fischiettare alzando gli occhi al cielo.
Elsa stringe gli occhi verso Jack.
ELSA:
Pensa pure quello che vuoi.
Elsa
si volta stizzita e continua a camminare. Jack, però, incalza:
JACK:
Allora funziona così con te, vero? Oh, perdonatemi, Regina di
Ghiaccio, se non vi tratto come la grande Regina che credete di
essere!
Olaf
guarda Sven, facendo una smorfia agli angoli della bocca. Elsa si
volta ancora una volta, ma stavolta si para davanti a Jack.
ELSA:
Ma chi credi di essere tu? Tu non sai chi sono io, io non so chi sei
tu! Oh, forse lo so: solo un insopportabile, egoista e sfacciato
ragazzino!
JACK:
Hai dimenticato: unico Guardiano che può aiutarmi a salvare
mia sorella!
ELSA:
Ah sì? E come credi di potermi aiutare? Insegnandomi a
costruire palle di neve per lanciarle addosso a Uomo Nero? Grazie, ma
ho bisogno di qualcosa di meglio!
Elsa
si volta prima di dare a Jack la possibilità di replicare,
incrocia le braccia e continua a camminare. Jack sospira stizzito,
Sven e Olaf lo affiancano.
JACK:
Certo che io e te proprio due universi a parte, eh?
Alza
la voce Jack per farsi sentire da Elsa, che, in tutta risposta, alza
la mano e la apre a imitazione del becco di una papera. Sven e Olaf
raggiungono Elsa, mentre Jack, visibilmente nervoso, li segue da
lontano muovendo avanti e indietro il suo bastone.
JACK:
Io e lei due universi a parte,
anche
con le istruzioni non la capirei.
Lei,
regina di un regno remoto,
se
potessi lì io la rispedirei.
Siamo
simili, lo so,
ma
la verità è che per lei
non
lo saremo mai.
Olaf
guarda Elsa, ancora nervosa, con uno sguardo strano e malizioso. E
anche Sven sembra fare lo stesso sguardo. Elsa se ne rende conto e
sospira scocciata.
ELSA:
Io e lui due universi a parte,
anche
con le istruzioni non lo capirei.
Lui
è soltanto un ragazzino insolente,
in
un ghiacciolo io lo trasformerei.
Pensa
pure quel che vuoi,
tanto
non mi importa,
io
non sono come credi tu.
Jack
vola su un albero e, tenendo il bastone sulle spalle, cammina sui
rami fino a farli riempire di neve. I rami più piccoli e
fragili si coprono di un sottile strato di ghiaccio.
JACK:
Mi chiedo perché ha cercato me
se
invece così orgogliosa è,
con
quelle sue arie da regina che
crede
di esser migliore di me.
Rimanere
o volar via?
Jack
si mette a testa in giù, costringendo Elsa a fermarsi. Lei lo
guarda infastidita.
ELSA:
Lasciami in pace!
Elsa
lo ignora e continua a camminare. Sven e Olaf la raggiungono. Il
pupazzo di neve, con ancora lo stesso sguardo furbetto, chiede ad
Elsa:
OLAF:
Non vi sopportate, eh?
ELSA:
No, di lui proprio non mi piace niente,
nemmeno
quei poteri che in comune abbiamo.
Crede
di essere chissà che cosa,
sono
tutte storie,
è
solo un dilettante.
Jack,
avendo sentito l'ultima parola, scende dal ramo stringendo gli occhi
e il bastone nella mano. Dilettante io, pensa infastidito. Elsa crea
dai palmi delle mani dei fiocchi di neve, poi stende le braccia e
ricopre il sentiero di neve. La magia fa cambiare espressione a Jack,
che si avvicina.
ELSA:
Ho fiducia in quel che ho,
lascerò
che sia il freddo
a
guidarmi da lei!
Gli
occhi di Elsa incontrano quelli di Jack.
ELSA:
Mi chiedo perché sei qui con me,
perché
stai aiutando me?
Non
so se fidarmi, io non so chi sei,
ma
presto lo scoprirò.
Rimani
o voli via?
Jack
guarda ancora per un po' Elsa negli occhi, per poi scattare in avanti
in volo. Elsa, Olaf e Sven gli corrono dietro. I quattro arrivano
sulle rive di un fiume. Jack ha un'idea e si volta verso Elsa. Jack,
seguito da lei, si avvicina di più alla riva e, sbattendo il
bastone sull'acqua, crea dal ghiaccio quello che sembra essere un
piccolo ponte incompleto.
JACK
E ELSA: E' tempo di dimostrare
che
il ghiaccio i limiti romperà.
La
paura è ormai alle spalle,
e
il buio non ci fermerà...
Elsa
osserva quello che Jack ha appena fatto. Posa un piede sul ghiaccio
coperto di neve, rendendolo liscio. Elsa sorride. Corre sul ghiaccio,
dando una forma perfetta e armoniosa al ponte. Elsa completa il ponte
e arriva sull'altra sponda. Jack si ferma a metà del ponte e
tocca con la mano la ringhiera del ponte. E' perfetto, pensa. Alza lo
sguardo su Elsa, che si volta sorridendo. I loro occhi si incrociano
di nuovo, e Jack sorride e la raggiunge.
JACK
E ELSA: Mi chiedo perché sei qui con me,
due
universi a parte io e te,
ma
io sono qui e io combatterò,
il
freddo appartiene a me.
Rimani
o voli via?
Jack
e Elsa si voltano entrambi ad osservare quello che hanno fatto
insieme. Jack sorride.
JACK:
Niente male...
Anche
Elsa sorride e, un po' imbarazzata, dice:
ELSA:
Anche tu te la cavi molto bene.
Jack
si volta di nuovo verso Elsa e le rivolge un sorriso. Un sorriso che
lei ricambia, ma che poi la fa arrossire.
ELSA:
Per essere un dilettante.
Aggiunge
Elsa, nervosa. Jack alza il sopracciglio, ma anche lui aggiunge:
JACK:
Niente male per... una Regina di Ghiaccio.
Il
soprannome fa irritare per un attimo Elsa, che unisce le mani in
grembo e si volta. Entrambi fanno un sorriso che l'altro non può
vedere. Jack stringe il suo bastone, poi fa cenno con la testa a Sven
e Olaf di seguirlo. Olaf, seduto sulla groppa di Sven, fa alzare lo
sguardo della renna su di lui.
OLAF:
Sai Sven, amo considerarmi un esperto in amore.
Sven
fa un verso, come a voler far capire che è d'accordo con lui,
poi ricominciano a camminare e raggiungono Jack e Elsa.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, ragazzi! =) Questi ultimi giorni sono stati molto intensi
per me e la mia ispirazione ne ha giovato!
Jack
e Elsa non si sopportano, si vedono troppo diversi l'uno dall'altra,
tanto da definirsi “due universi a parte”. La canzone che ho
usato stavolta è Mi Chiedo Perché di Matteo
Branciamore, tratta dalla quinta serie de I Cesaroni. Mi sembrava
perfetta per descrivere la convinzione dei nostri due protagonisti di
essere troppo diversi, ma non avete idea della fatica che ho fatto
per cambiare le parole e adattare il testo alla storia! L'ho
riscritta talmente tante volte che ora non riesco più ad
ascoltare la canzone originale! Fatemi sapere che ne pensate ;)
Ma
Olaf e Sven sembrano aver notato qualcos'altro nel comportamento dei
loro amici... che sia davvero come pensano?
Bè,
per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere! =)
Ringrazio
tutti i lettori: chi ha messo la storia fra le preferite, chi fra le
seguite, chi recensisce e chi legge semplicemente, non credevo che
questa storia sarebbe stata così apprezzata!
Grazie
ancora, non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni xD un saluto
da Giulia =)
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Capitolo 13 *** 13- L'imboscata ***
13- L'imboscata
13-
L'imboscata
Nel
frattempo, ad Arendelle, il Duca di Drammen aveva mantenuto la sua
promessa.
Il
messo da lui mandato era tornato con le riserve di cibo che il Lord
aveva richiesto al suo Re. Egli si presenta dinnanzi a Kristoff e
agli altri Lord nella sala del trono con tutto il carico.
Il
duca di Drammen conta tutti i sacchi e verifica che non manchi nulla
di ciò che aveva richiesto, consultando la lista del messo.
Alla fine, si toglie i piccoli occhiali e dice:
DUCA:
Sì, c'è tutto, Altezza. Tutto quello che avevo
richiesto.
Kristoff
tira un sospiro di sollievo.
MESSO:
C'è anche questa, Milord.
Il
giovane messo consegna al Duca una lettera, poi chiede a Kristoff il
permesso di congedarsi.
KRISTOFF:
Certo. Grazie.
Il
giovane si inchina ed esce dalla sala del trono. Il Duca di Drammen
inforca di nuovo i piccoli occhiali e apre la lettera.
KRISTOFF:
Brutte notizie?
DUCA:
Affatto. Sua Maestà il Re è felice di aiutare i nostri
più valenti alleati. Chiede se ci sono notizie della Regina
Elsa e della Principessa.
Risponde
il Duca, ripiegando la lettera.
Kristoff
abbassa lo sguardo. Dà le spalle ai Lord e si passa una mano
tra i capelli.
Risente
nella sua testa per l'ennesima volta quelle grida, quelle voci che lo
tormentano in ogni momento. Stringe gli occhi per ricacciare indietro
le lacrime, davanti ai suoi occhi l'immagine di Elsa che crolla a
terra piangendo disperata. Il duca scambia un'occhiata con il Conte
Max.
DUCA:
Perdonatemi, Altezza, forse non dovevo...
KRISTOFF:
No...
Kristoff
si volta di nuovo verso i Lord.
KRISTOFF:
Non scusatevi, Duca. Va tutto bene.
ELIAS:
Non scusatevi mai, Duca, per aver fatto emergere la mancanza di
disciplina e di lucidità di questo individuo!
Si
mette in mezzo Elias. Kristoff lo fulmina con lo sguardo.
KRISTOFF:
E' il vostro passatempo preferito, vero? Provocarmi?
ELIAS:
Pensala come vuoi, montanaro, ma un principe è in grado di
rimanere lucido davanti alle circostanze funeste e di nascondere le
sue debolezze, cosa che voi non siete assolutamente in grado di
fare... al contrario di me.
Kristoff
si avvicina. Il Conte Max fa un passo verso Kristoff, temendo che
possa arrivare a colpirlo, ma il giovane alza il braccio e scuote la
testa. Il panciuto conte sembra rasserenarsi. Kristoff si mette
davanti a Elias e lo guarda dritto negli occhi.
KRISTOFF:
Credetemi Principe, se devo imparare da voi come comportarmi da
principe, credo che preferirei tornare alla mia vita di prima!
ELIAS:
E allora fatelo!
KRISTOFF:
Io ho fatto una promessa alla mia Regina, e io non tradisco la parola
data!
Ribatte
Kristoff alzando i toni. Il Conte Max e Lord Deverau si guardano
preoccupati.
KRISTOFF:
La mia lealtà è per Arendelle, la vostra invece dov'è?
Gli
altri Lord trasalgono.
Anche
Kristoff si rende conto di aver detto una frase troppo forte, ma è
quello che pensa.
Una
Regina non capisce mai chi le è veramente amico, a meno che
non le dimostri la sua lealtà senza riserve, gli aveva detto
Elsa una volta. E Kristoff in Elias non vede alcuna lealtà
verso Arendelle. Elias tace, guardando duramente Kristoff, ma Alecto
si interpone fra i due Principi.
ALECTO:
Principe Kristoff, non vi permetto questa infamia! Ricordate che
state parlando con il futuro Re di Trondheim!
ELIAS:
Tacete, Alecto!
Tuona
Elias, ammutolendo l'ambasciatore.
ELIAS:
Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per difendermi dalle infamie di
questo villico!
Kristoff
lo prende per il bavero della sua divisa, ma il Conte Max lo ferma,
mettendogli una mano sulla spalla.
CONTE
MAX: Vi prego, Principi, la giornata è stata lunga, e
quindi sarà meglio ritirarci e riposare. E pregare che la
Regina Elsa torni a casa sana e salva insieme alla Principessa.
Kristoff,
che non ha staccato gli occhi da quelli di Elias, ripete nella sua
testa le parole del conte. Ha ragione, pensa. Ma la voglia di colpire
con un pugno quest'imbecille è forte.
Alla
fine, Kristoff lascia andare Elias, che si risistema la divisa.
Kristoff
ordina alle guardie presenti di portare via i sacchi e, insieme agli
altri Lord, lascia la sala del trono. Raggiunge la sua camera e
chiude la porta dietro di sé. La stanza è buia, solo
una fioca luce arriva dalla finestra. Kristoff si butta sul letto,
sospirando.
A
che serve addormentarsi quando mi aspetta un sonno senza sogni, si
chiede. A che serve addormentarsi se sarò tormentato da incubi
e voci?
Anna,
amore mio, non so dove sei, non so cosa ti stia facendo quel mostro.
Ho talmente tanta paura di perderti da non riuscire neanche a
respirare. Ogni parte di me dice: corri Kristoff, corri da lei e
riportala a casa. E invece... Vorrei tanto che Elsa fosse qui. Lei
ora non starebbe così. Stringerebbe i denti e farebbe la cosa
giusta.
Kristoff
chiude gli occhi, abbandonandosi al buio e alla stanchezza e
desiderando di riacquistare quella forza e quel coraggio che ogni
giorno sembra venirgli meno.
Dei
colpi violenti alla porta.
Kristoff
spalanca gli occhi. Si tira su passandosi una mano fra i capelli. I
colpi si ripetono ancora, facendo alzare lo sguardo a Kristoff.
Ma
che succede? Si alza dal letto e spalanca la porta. Davanti a lui ci
sono Elias, l'ambasciatore Alecto, con una candela accesa in mano, e
Lord Deverau.
KRISTOFF:
Miei Lord, che cosa succede?
ELIAS:
Li ho visti, Principe!
Esclama
Elias. Kristoff alza gli occhi al cielo, esasperato.
KRISTOFF:
Cosa avete visto, Principe Elias?
ELIAS:
Quelle creature, gli Incubi...
Kristoff
spalanca gli occhi.
KRISTOFF:
Cosa? E dove li avete visti?
ELIAS:
Sulle colline a est, alle spalle del castello.
KRISTOFF:
Svegliate le guardie, dobbiamo fermarli, subito!
LORD
DEVERAU: Sì, Altezza!
I
tre Lord si inchinano a Kristoff e spariscono nel corridoio. Kristoff
rientra in camera sua e si cambia velocemente.
Nel
cortile del castello, illuminato dal fuoco delle torce, le guardie
corrono avanti e indietro, urlando gli ordini a destra e a manca. Kai
e gli altri servi portano dei cavalli al Conte Max, al Duca di
Drammen e all'ambasciatore Alecto.
KAI:
I cavalli dei Principi, sbrigatevi!
Ordina
Kai ai servi troppo lenti. Kristoff, Elias e Lord Deverau arrivano
nel cortile e raggiungono gli altri Lord.
ELIAS:
Dalle mura sono riuscito a vederne solo due o tre, ma devono
essercene altri.
KRISTOFF:
Se sono qui, è sicuramente per attaccare Arendelle!
ELIAS:
Infatti. Se ce ne sono altri, a guidarli ci sarà sicuramente
Uomo Nero!
LORD
DEVERAU: Se siamo fortunati, Altezza, riusciremo a scoprire
dove quell'essere tiene rinchiusa la vostra sposa!
KRISTOFF:
Lo spero davvero, Milord, lo spero davvero!
Kai
e gli altri servi si avvicinano, portando gli ultimi tre cavalli.
Kristoff sale in sella al suo e tira le briglie. Guarda dietro di sé,
le guardie sono pronte. Elias tira le briglie facendo nitrire forte
il suo cavallo. Lui e Kristoff si lanciano uno sguardo duro. Kristoff
si rivolge ai Lord e alle guardie della scorta.
KRISTOFF:
Ascoltatemi bene: gli Incubi di Uomo Nero non devono avvicinarsi
assolutamente ad Arendelle. Se lo facessero, distruggerebbero tutto.
GUARDIA:
Sì, Altezza.
KRISTOFF:
Badate però, se qualcuno di voi li distruggerà senza
che avremo scoperto dove si nasconde Uomo Nero, dovrà
risponderne a me. Distruggeteli solo in caso di estrema necessità.
Sono stato chiaro?
Tutte
le guardie danno la loro risposta affermativa.
KRISTOFF:
Principe Elias?
Elias,
senza dire una parola, dà un colpo di speroni al suo cavallo,
avanzando verso Kristoff.
KRISTOFF:
Portateci nel punto esatto in cui avete visto gli Incubi.
Elias
annuisce. Con un colpo di redini, Kristoff comincia la sua corsa al
galoppo, seguito da Elias, dai Lord e dalle guardie reali. I servi
aprono i cancelli del retro del castello, permettendo così ai
cavalieri di uscire. Una volta fuori, i cavalli percorrono il lungo
ponte di pietra che porta alle colline alle spalle del Palazzo Reale.
Kristoff si volta alla sua sinistra e incrocia di nuovo lo sguardo di
Elias, che sprona il suo cavallo ad andare più veloce. Anche
Kristoff aumenta la sua corsa e, in poco tempo, i cavalieri arrivano
nei fitti e oscuri boschi delle colline. Le guardie accendono delle
torce. Kristoff e Elias ne prendono una ciascuno e cominciano a
guardarsi intorno.
KRISTOFF:
E' qui che li avete visti?
Chiede
Kristoff alle spalle di Elias.
ELIAS:
Questi boschi sono visibili dalle mura del Palazzo Reale. Sono stati
qui...
KRISTOFF:
Come fate a dirlo?
Elias
abbassa la torcia verso il basso, mostrando a terra, proprio davanti
a Kristoff, delle tracce di sabbia nera. Kristoff si piega e ne
prende un po' fra le dita. Alza lo sguardo osservando il buio davanti
a lui.
ELIAS:
Sarà meglio dividerci. Non possono essere andati lontano se
hanno lasciato delle tracce!
Propone
Elias. Kristoff si rialza e si volta verso i Lord.
KRISTOFF:
D'accordo.
ELIAS:
Alecto, voi venite con me e con il Duca.
ALECTO:
Sì, Altezza.
Anche
il Duca di Drammen annuisce. Kristoff si rivolge al Conte Max e a
Lord Deverau.
KRISTOFF:
Miei Lord, voi seguite il capitano...
Il
capitano delle guardie si mette sull'attenti e poi china leggermente
il capo. Kristoff fa poi cenno a tre guardie della scorta.
KRISTOFF:
Voi venite con me, gli altri seguano i Lord!
CAPITANO:
Sì, Maestà.
KRISTOFF:
Tenetevi a portata d'orecchio. Se qualcosa non va, usate il fuoco e
non esitate a chiamarci.
Kristoff
si volta e, seguito dalle tre guardie, si addentra in quel bosco
oscuro. I Lord fanno lo stesso, prendendo però sentieri
diversi.
Kristoff
si fa strada fra i rami intricati, con le orecchie a ogni rumore.
Abbassa la torcia e nota un'altra traccia di sabbia nera sparsa sulle
radici di un albero contorto. Un fruscio lo fa voltare di scatto
verso sinistra, costringendo una delle guardie dietro di lui ad
alzare la balestra. Ma in quel momento un altro suono costringe
Kristoff a voltarsi: un nitrito in lontananza.
KRISTOFF:
Di qua.
Kristoff
si allontana dal sentiero e sfodera la spada. Segue il suono di quel
nitrito, sposta con le braccia i rami che gli impediscono di vedere e
si ritrova in mezzo a una radura circondata da alte rocce. Kristoff
scorge fra le rocce una sorgente e una piccola pozza d'acqua e si
avvicina.
GUARDIA:
Altezza, forse è meglio raggiungere i Lord...
Dice
timidamente la guardia più giovane delle tre. Kristoff si
volta verso di lui.
KRISTOFF:
Di cosa hai paura, ragazzo?
La
giovane guardia non risponde.
Kristoff
si piega sulle rocce che circondano la pozza, immerge la mano destra
in acqua e la agita un po'. Ne raccoglie un po' nel palmo e la beve.
Il
suono di un nitrito, stavolta più chiaro e vicino, taglia il
silenzio. Kristoff si alza e stringe la spada in pugno. Avanti,
venite fuori, pensa il giovane principe. La guardia più
giovane si gira verso Kristoff, ma qualcosa cattura il suo sguardo.
GUARDIA:
Attenzione, Maestà!
Urla
il giovane terrorizzato, facendo voltare di scatto Kristoff.
Alle
spalle del principe ci sono tre cavalli neri che subito si impennano
emettendo un forte nitrito. Kristoff e le guardie finiscono a terra.
Il
giovane principe riprende la spada, puntandola contro gli Incubi, ma
non appena alza lo sguardo, si rende conto che quelli che ha davanti
non sono gli Incubi di Uomo Nero.
KRISTOFF:
Non sono gli Incubi...
La
voce di Kristoff è ridotta ad un sussurro. Si sente una
risata.
Nascosto
sul dorso di uno dei cavalli neri, vi è un uomo dagli occhi
verdi, solcati però da delle profonde occhiaie, su un viso
ricoperto di cicatrici e dall'espressione spietata. L'uomo, vestito
con abiti semplici, ma logori e strappati, tira fuori una lunga spada
e scende da cavallo. Kristoff lo osserva mentre cammina verso di lui.
Una persona così non può che essere un brigante, un
assassino, pensa. L'uomo tocca con la sua spada quella di Kristoff.
BALTHAZAR:
Non ritornerete nel vostro castello stanotte, mio Principe.
Dice
sommessamente il brigante con una voce che fa rabbrividire Kristoff.
Tenta
un affondo con la spada che però Kristoff riesce a parare in
tempo. Il giovane principe riesce a rialzarsi e comincia anche lui ad
attaccare. Le guardie provano ad intervenire, ma vengono trattenute
da altri uomini armati che sbucano dalle roccie.
BALTHAZAR:
Uccideteli!
Ordina
l'uomo, scatenando le grida di quegli altri. In quelle grida,
Kristoff riesce a distinguere un nome: Balthazar. Deve essere il nome
di questo furfante che mi trovo davanti, pensa.
Kristoff
cerca di colpire alla spalla il suo avversario, ma lui è
troppo veloce: riesce a parare il colpo, per poi colpirlo con un
calcio. Kristoff cade di nuovo.
KRISTOFF:
Chi siete?
BALTHAZAR:
Balthazar non è qui per le chiacchere, Principe!
Balthazar
alza la spada e si avventa su Kristoff, che però si sposta. La
sua lama cozza violenta su quella di Balthazar, provocando un forte
rumore che risuona in tutta la radura. La velocità del
brigante stordisce Kristoff, che però riesce a parare
qualsiasi suo colpo.
CAPITANO:
Principe Kristoff!
Il
capitano delle guardie di Arendelle a cavallo colpisce con un colpo
secco di spada chiunque tenti di avvicinarsi. Dietro di lui, i Lord e
le guardie rimaste attaccano tutti gli altri briganti.
Sono
troppi, pensa Kristoff, non ce la faranno mai. Kristoff colpisce
Balthazar sul ginocchio, per poi correre verso il Conte Max,
circondato e visibilmente in difficoltà. Con dei colpi decisi,
riesce a ferire e ad allontanare i briganti. Mette una mano sulla
spalla del conte.
KRISTOFF:
State bene, Conte?
CONTE
MAX: Principe, dietro di voi!
Kristoff
spalanca gli occhi e si volta, ritrovandosi Balthazar di nuovo
davanti.
BALTHAZAR:
La vostra Regina vi ha insegnato bene a combattere, Principe!
Balthazar
prova a colpirlo in basso, ma Kristoff lo ferma e attacca. Balthazar
lo prende per la mano che impugna la spada e gli storce il braccio,
facendolo urlare dal dolore. Kristoff riesce a liberarsi dalla sua
stretta e a spingerlo via con un pugno, ma poi in un attimo avverte
un dolore lancinante al fianco, un dolore che gli fa perdere il
fiato. Balthazar ritira la lama che ha provocato una profonda ferita
a Kristoff, facendo una risata crudele.
BALTHAZAR:
Ma, purtroppo per voi, non rivedrete mai più la vostra sposa.
Continua
con voce crudele.
Kristoff
crolla a terra, premendo la mano sulla ferita. Stringe gli occhi, il
dolore è troppo forte. Balthazar alza di nuovo la spada per
infliggergli il colpo di grazia, ma qualcuno che Kristoff non riesce
a distinguere si frappone fra lui e il brigante. La vista di Kristoff
comincia ad annebbiarsi.
CONTE
MAX: PRINCIPE!
Il
Conte Max si precipita al fianco di Kristoff, gli solleva la testa e
osserva la sua ferita con una maschera di terrore dipinta in volto.
CONTE
MAX: Resistete, Principe! Guardatemi, restate sveglio! AIUTO!
Kristoff
riesce a vedere il Conte, ma intorno a lui le voci si affievoliscono
fino a scomparire, niente più forme, niente più ombre.
L'ultima cosa che riesce a sentire è la sua voce che sussurra
debolmente:
KRISTOFF:
Anna...
Poi
il buio.
Angolo
dell'autrice:
E
rieccomi qua! =) Vi ringrazio ancora tutti per il sostegno che mi
date, mi sembra ancora incredibile!
Già
immagino che qualcuno di voi avrà la faccia sconvolta del
tipo: O.o una volta arrivato alla fine di questo capitolo... e
immagino anche che qualcuno voglia strozzarmi xD
Comunque,
il nostro Kristoff e i Lord sono stati attaccati da un
pericolosissimo brigante, il crudele Balthazar, e dalla sua banda, e
il nostro coraggioso principe è stato gravemente ferito...
Che
succederà a Kristoff? Chi è Balthazar? Lo scoprirete
solo continuando a leggere, perciò vi do appuntamento al
prossimo capitolo, un bacio! Giulia.
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Capitolo 14 *** 14- Kristoff è in pericolo! ***
14- Kristoff è in pericolo!
14-
Kristoff è in pericolo!
Tutto
è tranquillo ad Arendelle. La gente comincia a riversarsi per
le strade, malgrado la corona solare non sia ancora apparsa in cielo
annunciando l'inizio di un nuovo giorno.
La
tristezza e l'angoscia invade il popolo.
Gli
uomini guardano il cielo, maledicendo il sole nero, mentre le donne e
i bambini pregano per la loro amata Regina, per la loro Principessa
rapita e per il loro Principe che tanto sta facendo per loro. Le
donne però notano che le porte del Palazzo Reale sono ancora
chiuse.
Qualcuno
rivive nella sua mente il giorno in cui il Re Agdar e la Regina Idunn
morirono: un giorno buio, senza luce, in cui ogni singolo individuo
di Arendelle si è sentito perso. E si chiede: quando si
sentirà perso e solo il Principe Kristoff senza la sua
famiglia?
In
quello stesso momento, però, si sentono dei nitriti, il suono
degli zoccoli sul terreno. Nella piazza compaiono a cavallo i Lord e
le guardie reali.
CAPITANO:
Presto! Presto!
I
cavalli vengono spronati a correre e la gente si scansa per
permettergli di raggiungere le porte del castello. Lord Deverau
scende da cavallo e comincia a battere forte con i pugni sul grande
portone di legno del castello.
LORD
DEVERAU: Aprite! APRITE!
Le
urla del Lord attirano la curiosità dei presenti in piazza che
cominciano ad avanzare sul ponte che porta al castello.
LORD
DEVERAU: APRITE!
Il
portone finalmente si spalanca, mostrando Kai e tutti gli altri
servi. Kai si fa avanti.
KAI:
Miei Lord, siete tornati!
Le
guardie, il Duca di Drammen e il Conte Max scendono da cavallo con
fatica. Il Conte Max si tocca una spalla, dove una profonda ferita ha
macchiato il suo abito di sangue. Kai, vedendolo, spalanca gli occhi.
KAI:
Ma che cosa è successo?
Nessuno
risponde, le guardie si scostano e mostrano ai servi una piccola
lettiga bianca dove è adagiato Kristoff, ferito al fianco e
incosciente.
KAI:
Oh, mio Dio! Principe Kristoff!
LORD
DEVERAU: Portatelo nelle sue stanze e chiamate immediatamente
il medico!
KAI:
Sì, Milord! Presto!
Kai
e gli altri servi portano Kristoff all'interno del palazzo, mentre i
Lord, ancora inorriditi e senza forze dopo quella terribile notte,
riportano i cavalli nelle scuderie.
Il
medico di corte arrivò immediatamente al castello e venne
scortato dai servi nella stanza di Kristoff. La visita si rivelò
più lunga di quanto ci si aspettasse, e questo riempì i
Lord e tutti gli abitanti del palazzo di angoscia.
Intanto,
la notizia dell'imboscata e del critico stato di salute del Principe
di Arendelle aveva sconvolto il popolo a tal punto da farlo riversare
nel grande cortile del castello. Ogni persona pregava per il suo
Principe, ma la paura e la disperazione crescevano.
Alle
tre del pomeriggio, tutti i Lord sono riuniti nello studio della
Regina, dove aspettano impazienti e preoccupati notizie di Kristoff.
Il
Conte Max e Lord Deverau sono seduti ad osservare il fuoco nel
camino, l'unica cosa a far luce nella stanza. Il Duca di Drammen
guarda praticamente ogni secondo il suo orologio da taschino.
L'ambasciatore Alecto guarda fuori dalla finestra, osservando ad una
ad una le persone che si sono radunate nel cortile. Elias fissa il
ritratto di Elsa. Stringe gli occhi sul viso della Regina,
desiderando che lei possa guardarlo con quegli occhi così
pieni di luce, ma così tremendamente glaciali. Ma lei non lo
farà mai, pensa rassegnato. E questo vuol dire solo una cosa:
continuare.
LORD
DEVERAU: Non capisco, perché ci mettono tanto?
La
voce spezzata di Lord Deverau fa voltare Elias.
CONTE
MAX: Avremmo dovuto fare qualcosa...
DUCA:
Qualcosa? E che cosa? Chi poteva immaginare una simile trappola?
Le
parole del Duca fanno voltare tutti verso di lui.
CONTE
MAX: Cosa volete dire?
DUCA:
Quei briganti non hanno attaccato a caso, sapevano benissimo chi
fosse Sua Altezza e sapevano che saremmo andati su quella collina.
Secondo me, si è trattato di un vero e proprio agguato!
CONTE
MAX: Un agguato?
Il
Conte Max si alza dalla sedia, spalancando gli occhi. L'ambasciatore
Alecto e Elias si scambiano un'occhiata. Il Duca di Drammen alza lo
sguardo su Elias.
DUCA:
Principe, siete stato voi a vedere quelle creature dall'alto delle
mura, come può essere che...
ALECTO:
Che cosa volete insinuare, Duca?
Si
intromette l'ambasciatore. Il Conte Max prende la parola.
CONTE
MAX: Miei Lord, il Principe Elias ci ha mostrato le tracce del
passaggio di quelle creature, le abbiamo viste tutti! Eravamo sulla
pista giusta! Avremmo potuto trovarli e scoprire dove tengono
prigioniera la nostra Principessa se non ci fossimo imbattuti in quei
maledetti! Ma soprattutto, se il Principe Elias non fosse
intervenuto, a quest'ora avremmo riportato ad Arendelle il cadavere
del nostro Principe!
Il
Duca di Drammen abbassa lo sguardo, per poi tornare a guardare Elias.
ELIAS:
Miei Lord, sono inorridito quanto voi per quello che è
successo. Dei maledetti briganti che approfittano della nostra
sventura per colpirci non meritano pietà! Per questo ho
provveduto a emettere una sentenza di condanna a morte per il
brigante che ha osato ferire il Principe Kristoff!
Elias
tira fuori dalla giacca della divisa un rotolo di pergamena,chiuso
con un sigillo di ceralacca raffigurante uno zaffiro stellato, il
simbolo di Trondheim. Il Duca di Drammen la prende, la apre e ne
legge il contenuto. Alla fine, la sua espressione fa capire agli
altri che il documento è vero. La pergamena viene consegnata
ad Alecto, che rivolge un'altra occhiata al suo Principe.
ELIAS:
Ora più che mai, è l'unità fra di noi che deve
restare forte, o verremmo schiacciati tutti!
Conclude
Elias, mentre i Lord annuiscono energicamente. In quel momento, si
sente bussare alla porta ed entra il medico di corte.
CONTE
MAX: Dottore!
I
Lord si avvicinano tutti.
CONTE
MAX: Come sta Sua Altezza?
MEDICO:
La ferita è molto grave e molto profonda. Se non fossi
intervenuto subito, a quest'ora il Principe sarebbe morto. Tuttavia,
non ha ancora ripreso conoscenza e la cosa mi preoccupa.
CONTE
MAX: Potrebbe... non svegliarsi più?
Il
medico abbassa lo sguardo, per poi rispondere.
MEDICO:
Ho paura di sì...
I
Lord distolgono lo sguardo addolorati.
MEDICO:
Mi dispiace.
Il
medico si ritira nella stanza che i servi hanno preparato per lui,
lasciando i Lord in totale sgomento. Il Conte Max si volta e osserva
il ritratto di Elsa. Pensa al dolore che potrebbe provare la Regina
nel sapere suo cognato in pericolo di vita e al dolore che proverebbe
tutta Arendelle se Kristoff non dovesse farcela. Di una cosa i Lord
sono assolutamente certi: se il Principe Kristoff muore, Arendelle
morirà con lui.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
ragazzi! =) In questo capitolo (corto, lo so!) i Lord hanno riportato
Kristoff, ferito e incosciente, ad Arendelle. Il giovane Principe è
in grave pericolo di vita e qualcuno sospetta che l'attacco dei
briganti si sia trattato di un agguato. Ma è davvero così?
E voi, di chi sospettate?
Allora,
io domani parto per il Campo Scuola, perciò per il prossimo
capitolo dovrete pazientare un po'... anche perché vi piacerà
sicuramente ;)
Ringrazio
come sempre tutti voi che leggete, non vedo l'ora di leggere le
vostre recensioni, anche le più pazze (ogni riferimento a ioaz
è puramente casuale xD)! A presto, Giulia.
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Capitolo 15 *** 15- Dente Da Latte ***
15- Dente da Latte
15-
Dente da Latte
Intanto,
Elsa, ignara di tutto quello che succede ad Arendelle, insieme a
Jack, Sven e Olaf, sta quasi per lasciare definitivamente le Grandi
Montagne.
Lei,
Jack, Olaf e Sven avevano trascorso la notte nei boschi delle
colline, al riparo dalla vista degli Incubi e, una volta svegli, non
si erano fermati un attimo. Da quando aveva trovato Jack, Elsa era
più che decisa a trovare le Leggende e riportare a casa sua
sorella.
Mentre
ancora camminano, Elsa tira fuori dal fagotto che le hanno preparato
i Troll due carote e le offre a Sven, che mangia avidamente. La
giovane si gira e osserva Olaf che, come sempre, contempla il cielo
sdraiato sulla groppa di Sven.
OLAF:
Sole caldo su di noi, ci sareste anche voi...
Canticchia
Olaf a voce bassa. Elsa sorride debolmente.
Torna
a guardare avanti e vede Jack volare giù da un albero. Il
ragazzo comincia a muovere il bastone, ricoprendo di neve i rami
degli alberi. I rami troppo carichi lasciano cadere la neve a terra
con un rumore sordo.
La
magia attira l'attenzione di Elsa.
E'
incredibile, pensa. Ogni volta che fa una magia scatto come una
molla. Lo governa in modo straordinario. Io, invece, sono ancora
troppo debole. Elsa si guarda le mani, ma un suono curioso invade le
sue orecchie. Elsa alza lo sguardo su Jack.
ELSA:
Hai sentito?
JACK:
Sentito cosa?
ELSA:
Non lo so. Sembrava una piccola voce.
Risponde
Elsa, guardandosi intorno. Anche Jack si guarda intorno, ma riabbassa
subito lo sguardo.
JACK:
Sarà stato il vento...
ELSA:
E se fosse qualcos'altro?
JACK:
Qualcos'altro tipo cosa? La tua testa?
Jack
si volta per continuare a camminare.
Le
guance di Elsa si colorano di rosso per la rabbia, le sue mani si
chiudono. Ma come si permette? Comincia a roteare le mani formando
una palla di neve più grande del normale, per poi
scaraventarla su Jack, che cade in avanti. Olaf e Sven, vedendo Jack
quasi sepolto dalla neve, cominciano a ridere. Jack si volta.
JACK:
Ma sei impazzita?
ELSA:
Non osare mai più parlarmi in questo modo, Jack Frost!
Jack
si rialza, scrollandosi di dosso la neve.
JACK:
Se no che fai? Mi prendi a palle di neve come prima? Io parlo come mi
pare, Regina di Ghiaccio!
ELSA:
Ah sì?
Elsa
comincia a lanciare getti di ghiaccio contro di lui, ma Jack riesce a
pararli tutti con facilità grazie al bastone. Jack colpisce
Elsa con una palla di neve, facendola cadere, e scoppiando a ridere
divertito. Elsa, infastidita, gli lancia contro una stalattite. Jack,
colto alla sprovvista, riesce ad evitarla, ma casca giù
dall'albero.
Sven
e Olaf li osservano a bocca aperta, per poi scambiarsi un'occhiata.
OLAF:
Secondo te, dobbiamo fermarli?
Sven
fa una faccia confusa.
OLAF:
Sì, forse hai ragione.
Conclude
Olaf, incrociando le sue braccine ramose. Jack si rialza,
scrollandosi di nuovo la neve di dosso e riprendendo il bastone.
JACK:
Sei solo un'isterica viziata!
Esclama
seccato.
ELSA:
Ti faccio vedere io!
Elsa
corre verso di lui con il ghiaccio che le brilla fra le mani pronto
ad essere scagliato.
Ma
prima che possa colpirlo, davanti ai suoi occhi compare un piccolo
esserino dalle sembianze di un colibrì, che muove le piccole
braccia velocemente e guarda Elsa con i suoi piccoli occhi dall'aria
minacciosa, emettendo un versetto curioso, ma molto dolce.
Elsa
riconosce il suono che aveva sentito prima, ma è costretta ad
indietreggiare perché l'esserino si avvicina sempre di più
al suo viso.
JACK:
Dente da Latte!
Esclama
Jack. L'esserino si volta e con un versetto felice si avvicina a
Jack, volandogli sul naso. Jack ride e la prende fra le sue mani.
JACK:
Ma come hai fatto a trovarmi?
La
piccola sembra rispondergli e Jack la avvicina sorridendo alla sua
guancia.
La
tenera scena fa sorridere Elsa. Jack accarezza con un dito la
testolina di Dente da Latte, poi alza lo sguardo su Elsa.
I
loro occhi si incrociano. Jack si accorge del sorriso che curva le
labbra di Elsa, e sorride a sua volta. Dente da Latte guarda prima
lui e poi lei, per poi pizzicare Jack sulla mano con il lungo
beccuccio. Jack abbassa lo sguardo su di lei, ridacchiando.
JACK:
Ehi, mi fai il solletico!
Jack
solleva la mano e alza di nuovo lo sguardo su Elsa, Olaf e Sven.
JACK:
Elsa, Olaf, Sven, vi presento Dente da Latte, una delle tantissime
fatine dei dentini che lavorano insieme a Dentolina. Dente da Latte,
lui è Sven...
Jack
indica Sven e la fatina si posa sulle corna della renna, che la
osserva sorridendo. Sven comincia a fare dei buffi versi e Dente da
Latte ride divertita.
OLAF:
Ciao, fatina!
Saluta
Olaf, avanzando.
JACK:
Lui è Olaf!
Continua
Jack. Dente da Latte risponde al saluto di Olaf posandosi sul suo
naso.
OLAF:
Quant'è carina! E' come una piccola ape!
Dente
da Latte sembra gradire il complimento di Olaf, ma poi lo sguardo
della fatina si sposta su Elsa. Vola all'altezza degli occhi di
ghiaccio di Elsa e la guarda incuriosita.
JACK:
E lei è Elsa.
Elsa
allunga la mano e la fatina si posa su di essa.
ELSA:
Ciao, piccola. Ma quanto sei graziosa!
Dente
da Latte fa quello che sembra essere un piccolo urletto. Elsa ride e
le accarezza la testolina con un dito, esattamente come ha fatto
Jack. La fatina si alza in volo e volteggia entusiasta intorno a
Jack. Elsa sorride.
JACK:
A quanto pare le piaci.
La
fatina si ferma a mezz'aria e comincia a parlare con Jack.
JACK:
Cosa?
Elsa
sposta lo sguardo su Jack, ma la sua faccia sembra più confusa
della sua. Ad un certo punto, però, Jack spalanca gli occhi,
dicendo:
JACK:
Davvero?
ELSA:
Cosa?
JACK:
Dente da Latte, portaci lì!
Esclama
Jack, entusiasta. Dente da Latte annuisce energicamente e comincia a
tirare il cappuccio della felpa di Jack. Elsa e Olaf si guardano
senza capire. Jack si gira verso di loro e fa cenno di seguirlo.
JACK:
Coraggio, andiamo!
Elsa,
Olaf e Sven cominciano a seguirli. Dente da Latte tira Jack per un
dito e li conduce nel punto più oscuro del bosco. Elsa non è
tranquilla e comincia a guardarsi attorno.
ELSA:
Jack, dove ci sta portando?
Jack
si volta verso di lei.
JACK:
Fidati di me.
Elsa
lo guarda negli occhi e annuisce. Jack le offre la mano sorridendo.
Elsa
sposta lo sguardo dalla sua mano tesa agli occhi, per poi allungare
la mano e posarla su quella di Jack. Nel momento in cui sente Jack
stringerle la mano, Elsa avverte uno strano, caldo e piacevole
formicolio alla mano.
Dente
da Latte tira ancora Jack, costringendo il gruppo a proseguire.
Jack
cammina a testa bassa, sentendosi a disagio. La mano di Elsa si muove
nella sua e avverte uno strano calore, un formicolio, come se fosse
riuscito a toccare il fuoco. Sente questo calore attraversare tutto
il braccio fino ad arrivare al cuore.
Jack,
ma che ti prende, si chiede. Cerca di controllarti, capito? Le stai
solo tenendo la mano, non significa niente.
I
versetti di Dente da Latte interrompono i suoi pensieri. Jack alza lo
sguardo e sorride soddisfatto. Si gira verso Elsa.
JACK:
Ci siamo!
ELSA:
Ma qui non c'è niente.
Dice
Elsa guardando davanti a sé.
Dente
da Latte attira la sua attenzione e le fa cenno di venire avanti.
Elsa guarda Jack, che annuisce e le lascia lentamente la mano. La
fatina la precede, per poi fermarsi e girarsi verso Elsa, che guarda
confusa Jack accanto a lei. Jack alza la mano e su di essa si posa
della sabbia nera. Elsa spalanca gli occhi. La sabbia nera, gli
Incubi, Pitch...
Elsa
allunga la mano e tocca quel muro di sabbia nera con un leggero tocco
delle dita.
Nello
stesso momento, la sabbia comincia a ghiacciarsi fino a formare un
grande fiocco di neve. Elsa, Jack, Olaf e Sven sono a bocca aperta.
Elsa,
vedendolo, ricorda il grande fiocco di neve dal quale ha creato il
suo palazzo di ghiaccio.
Sulla
mano della giovane, ancora tesa, si posa quella di Jack.
Quel
piccolo contatto li fa voltare entrambi, facendoli perdere uno nello
sguardo dell'altra. Jack risente di nuovo quello strano calore
arrivargli al cuore. Elsa, invece, sente le guance avvampare di
rossore. Olaf li guarda sorridendo, ma poi il suo sguardo è
attirato da qualcos'altro.
OLAF:
Guardate!
Jack
e Elsa sbattono le palpebre, come se si fossero appena svegliati da
un sogno, e tornano a guardare il fiocco di neve davanti a loro.
Il
fiocco di neve, che da azzurro è diventato di un bellissimo
colore rosso, comincia a sparire fino ad aprire un varco in quel muro
di oscurità. Ai piedi di Elsa compare una luce. La giovane
guarda sorpresa quello spiraglio di luce, per poi guardare davanti a
sé e attraversare il varco. Una volta fuori, però, Elsa
si copre gli occhi con la mano accecata da una forte luce.
Quando
riapre gli occhi, quello che vede davanti a sé la lascia senza
parole: un campo di grano illuminato dalla forte luce di uno
sgargiante sole, che illumina un bellissimo cielo azzurro senza
nuvole. Elsa sente il vento accarezzarle il viso e sfiorarle i
capelli. Il canto degli uccelli risuona nell'aria.
ELSA:
Non posso crederci!
Esclama
Elsa, felice. Olaf, accanto a lei, comincia a urlare, tenendosi la
testa fra la mani.
OLAF:
Evviva, abbiamo ritrovato il sole!
Olaf
comincia a correre in mezzo alle tante spighe dorate, seguito da Sven
e Dente da Latte. La renna comincia a saltellare, strappando anche
qualche stelo con la bocca e le corna. Olaf canticchia e saltella
felice. Elsa li osserva ridendo.
JACK:
Sei molto bella quando ridi.
Elsa
smette di ridere e si volta verso Jack, che le sorride. Il ragazzo si
alza in volo e comincia a fare acrobazie a mezza aria, ridendo
divertito. Scuotendo il bastone, fa nevicare su Sven, Olaf e Dente da
Latte. Olaf alza le braccia ramose al cielo, Sven tira fuori la
lingua assaporando i fiocchi di neve, provocando la risata di Jack,
che viene poi raggiunto in volo da Dente da Latte.
Elsa
lo guarda sorridendo, ma decide di divertirsi un po' anche lei: rotea
le mani fino a formare una palla di fiocchi di neve e la lancia in
aria, facendola scoppiare davanti a Jack, che cade sulle spighe. Elsa
ride insieme ad Olaf e Sven. Jack riemerge dalle spighe, ridendo a
sua volta. Si passa la mano nei capelli per togliere gli steli che si
sono impigliati. Dente da Latte gli vola sulla guancia,
accarezzandolo con il capino. Jack si avvicina ad Elsa.
JACK:
Bè, adesso sì che Pitch avrà difficoltà a
trovarti! Soltanto pochi giorni di cammino e arriveremo a Capo Nord,
il Mar Glaciale Artico e da lì dritti fino ai Guardiani!
OLAF:
Sì!
Jack
e Elsa abbassano lo sguardo su Olaf, che saltella felice. Si avvicina
e prende per mano Elsa.
OLAF:
Su, andiamo! Anna, stiamo arrivando! A noi due, Uomo Carbone!
Olaf
tira un po' Elsa per la mano, poi comincia ad incamminarsi in mezzo
al campo, seguito da Sven, mentre Jack si avvicina di nuovo ad Elsa,
ridendo.
JACK:
Uomo Carbone?
ELSA:
Ammetterai che sembra un carbone vivente!
JACK:
Non ci avevo mai pensato! Pitch... un carbone!
Jack
e Elsa ridono insieme. Quando le risate finiscono, i loro sguardi si
incrociano di nuovo.
Non
ho mai visto un sorriso più bello del suo, pensa Jack. E' così
bella quando ride, è come se ogni volta non vedesse l'ora di
farlo.
Ehi,
frena, frena Jack, ma che miseriaccia stai pensando? Ma sei fuori di
testa davvero, allora!
OLAF:
Ehi, voi due, volete venire o no?
Urla
Olaf da lontano, riportando Jack alla realtà. Sven fa un lungo
verso in direzione dei due ragazzi, che si voltano nello stesso
momento. Jack si scansa e allunga il braccio in avanti.
JACK:
Dopo di voi, Regina di Ghiaccio.
Elsa,
a sentire il solito soprannome, stringe per un po' gli occhi verso
Jack, senza però smettere di sorridere. Lei lo precede e
insieme a Sven, Olaf e Dente da Latte continuano il viaggio,
lasciandosi alle spalle l'oscurità di Pitch e ritrovando quel
sole che Elsa vuole far ritornare ad Arendelle.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, ragazzi! Sono tornata! =) Il Campo Scuola Diocesano è
una magnifica esperienza, dalla quale i miei legami, ma soprattutto
la mia fede, sono usciti ancora più rafforzati. E proprio per
questo dedico questo capitolo a tutte (nessuna esclusa!) le persone
che mi sono state vicino, a cui ho dato e da cui ho ricevuto in
questi 4 giorni.
Ma,
nel tempo trascorso a Capracotta, non mi sono affatto dimenticata di
voi ;)
In
questo capitolo, Elsa, Olaf e Sven hanno conosciuto Dente da Latte,
la dolce e fedele fatina dei dentini tanto legata a Jack. Grazie a
lei, i nostri eroi sono riusciti ad uscire dal buio creato da Pitch e
a ritrovare il sole. E ora che succederà?
#CasoMai
vi dico grazie, a tutti tutti tutti xD Vi aspetto al prossimo
capitolo e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! Un
abbraccio, Giulia. =)
|
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Capitolo 16 *** 16- Oggi o mai... ***
16- Oggi o Mai...
16-
Oggi o mai...
Intanto,
nella Rocca Oscura dell'Uomo Nero, Anna viene di nuovo portata al
cospetto di Pitch.
L'Uomo
Nero, seduto su un trono di pietra nera dalla forma di un sole, la
osserva con uno sguardo a metà tra il maligno e l'annoiato.
Anna
viene scaraventata a terra dall'Incubo alle sue spalle. L'impatto
violento con il pavimento nero e freddo le fa salire le lacrime agli
occhi.
Ricaccia
indietro le lacrime, Anna, prova a darsi coraggio la giovane
Principessa. Devi essere più forte di tutto questo. Fallo per
Elsa. Fallo per Kristoff.
Dopo
non sa quanto, riesce a sollevare lo sguardo, incontrando gli occhi
ambrati di Pitch.
L'Uomo
Nero si alza e viene avanti, guardando i suoi Incubi.
PITCH:
Allora, cosa avete visto di così importante da farvi smettere
di cercare la Regina di Ghiaccio?
Gli
Incubi, emettendo dei forti nitriti, si mettono in cerchio intorno al
piccolo globo illuminato da piccole lucine al centro della sala. Lo
guardano fisso con i loro occhi gialli e vuoti e all'interno del
globo si forma un'immagine. L'immagine di una fatina. Pitch si
avvicina e guarda l'immagine con aria confusa.
PITCH:
Una fatina dei denti...
Un
nitrito e la scena cambia.
La
fatina si posa sulla mano di qualcuno. La mano di Elsa.
ANNA:
Elsa!
Esclama
Anna, tentando di alzarsi e avvicinarsi di più al globo.
Pitch, però, la spinge indietro con una mano, facendola
cadere.
Anna
rialza la sguardo e guarda di nuovo l'immagine di sua sorella, che
cambia nuovamente, mostrandola in compagnia di un ragazzo con i
capelli bianchi, più chiari di quelli di Elsa, gli stessi
occhi di ghiaccio e un sorriso pieno di gioia. Pitch spalanca gli
occhi, per poi stringerli furioso.
PITCH:
Jack Frost...
Nella
voce di Pitch si avverte tanto disprezzo. Anna continua a guardare la
figura accanto alla sorella, chiedendosi chi sia e perché sia
con lei.
PITCH:
Avrei dovuto immaginare che ci fosse lui dietro gli attacchi ANDATI
IN FUMO!
Esclama
Pitch, scaraventando con violenza una palla di sabbia nera
all'interno del globo.
Anna,
spaventata, si copre le orecchie con le mani e abbassa la testa.
Sente la sabbia nera posarsi sulla sua veste grigia e strappata.
Quando rialza lo sguardo, vede che all'interno del globo non c'è
più nessuna immagine. Sente le lacrime prepotenti risalire ai
suoi occhi.
ANNA:
Elsa...
In
quel momento, Anna sente un dolore atroce alle mani. Un dolore
talmente forte che non può trattenersi dall'urlare. Vorrebbe
tanto maledire la causa di quel dolore, ma non riesce a pensare a
niente. Uno schiocco di dita e l'atroce stretta delle catene si
allenta. Anna si sfiora i polsi, non riuscendo più a
trattenere le lacrime. Pitch non batte ciglio. Si tocca il mento con
la mano destra.
PITCH:
Quella piccola palla di piume da cuscino mi è stata di grande
aiuto, e credo proprio che mi sarà ancora utile per il mio
ingegnoso piano. Come tutte le sue piccole sorelline, d'altronde...
Dice
ridacchiando.
Anna
stringe gli occhi verso di lui. Detesta la sua risata.
L'espressione
di Pitch si inasprisce.
PITCH:
Ma non posso permettere che i Guardiani e quello stupido ragazzino di
Frost si mettano di traverso e mi rovinino i piani...
ANNA:
Cosa c'è, hai paura adesso?
Pitch
si volta verso di lei e le rivolge uno sguardo truce.
ANNA:
Mia sorella è ancora viva e non è sola. Non riuscirai
mai a fermarla!
Il
volto contratto di Pitch comincia a rilassarsi.
Questa
ragazzina è più coraggiosa di quanto credevo, pensa.
Non si stanca mai di sfidarmi. Però, devo ammettere che ammiro
molto questa sua qualità. Se potessi portarla dalla mia parte,
non si fermerebbe davanti a niente.
Un
momento... dalla mia parte, eh? Oh, Anna, ma tu potresti odiare tua
sorella.
Un
sorriso maligno si allarga sul viso dell'Uomo Nero.
PITCH:
Mia cara Principessa, siamo solo a metà del mio piano. Il
meglio deve ancora venire!
Ride
ancora Pitch, alzando gli occhi al cielo.
ANNA:
Perché fai tutto questo? Che cosa speri di ottenere così?
Pitch
smette di ridere e torna a guardare Anna. Rotea gli occhi,
infastidito da quella domanda che la Principessa gli ha rivolto già
più di una volta.
PITCH:
Che cosa spero di ottenere?
Ripete
Pitch, per poi voltarsi e sedersi sul suo trono.
Gli
Incubi compaiono alle spalle del trono e puntano i loro occhi vuoti
su Anna.
PITCH:
L'oscurità, la madre mia,
lei
mi ha creato e adesso sono proprio qua.
Le
sue follie, le sue magie,
paure,
vizi e misteri
nasconderà.
Intorno
a lui, le ombre si allungano e si muovono.
PITCH:
Nel buio, nel ghiaccio,
TUTTO
sprofonderò,
il
potere a me, soltanto a me...
Follia!
Paura!
LA
SORTE è strana,
il
desiderio muta in odio dentro me.
Delle
Leggende, no, io NON accetterò
il
potere che vorrei fosse solo mio!
Pitch
si alza dal trono, mentre gli Incubi si impennano e galoppano intorno
a lui, sparendo e riapparendo nell'ombra. Le ombre danno vita ad una
danza che fa rabbrividire Anna.
PITCH:
Oggi o mai, oggi o mai!
Oggi
o mai, oggi o mai!
Le
strapperò il potere io,
al
cuore suo può dire addio,
ti
ucciderò, no!
Ti
ferirò, come fa lei!
La
tua indifferenza, Elsa pagherai!
Pitch
avanza verso Anna, che striscia all'indietro ad ogni suo passo.
Riesce ad alzarsi e prova a scappare via da quella sala, ma le catene
la trattengono. Anna le tira, vuole spezzarle una volta per tutte, ma
è tutto inutile. Pitch accarezza il dorso a due Incubi,
guardandola fisso.
PITCH:
L'oscurità, materia mia,
ed
è col freddo che io vorrei poter regnar!
E
l'Uomo Nero sa,
non
più si nasconderà!
Adesso
che per lei brucerà l'inferno!
Oggi
o mai, oggi o mai!
Oggi
o mai, oggi o mai!
Le
ombre consegnano a Pitch una delle catene e l'Uomo Nero la tira fino
a costringere Anna ai suoi piedi. Le prende il viso con una mano e la
fissa ancora, ma stavolta con uno sguardo ancora più
minaccioso.
PITCH:
La Regina combatterà,
ma
la mia tempesta non fermerà!
Ti
ucciderò, no!
Ti
ferirò, come fa lei!
La
tua indifferenza, Elsa pagherai!
Anna
si libera dalla stretta di Pitch e lo guarda con disprezzo.
ANNA:
Questo mai!
PITCH:
Il cuore grida!
ANNA:
Questo mai!
PITCH:
E' una bestemmia in me!
ANNA:
Questo mai!
PITCH:
Glielo strapperò io!
ANNA:
Questo MAI!
PITCH:
Assurdo amore il suo!
Pitch,
insensibile alle grida di Anna, continua la sua tortura, facendo
stringere le catene. Anna, stavolta, riesce a resistere e a non
urlare.
PITCH:
Solo una parola è l'amore, ah!
E'
il giorno del terrore!
Ti
troverò, Elsa,
TI
UCCIDERO', ELSA!
Lo
giuro a me,
il
mondo saprà che chi mi sfida cadrà!
Gli
Incubi si impennano e emettono i loro nitriti stridenti, costringendo
Anna a coprirsi le orecchie e a stringere gli occhi. Quando li
riapre, sente Pitch dare un'ordine agli Incubi:
PITCH:
Trovateli e togliete di mezzo Frost!
Gli
Incubi nitriscono ancora, come se volessero dare una risposta
affermativa. Ma Ptch non ha ancora concluso:
PITCH:
Ma la Regina di Ghiaccio è mia!
Solo
a quel punto, gli Incubi si lanciano fuori dalle mura della Rocca
Oscura. Anna li osserva allontanarsi, impotente, mentre Pitch si
lascia andare a una lunga e malvagia risata. Elsa, ti prego, fa'
attenzione...
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! =) Ancora non ci credo: 20 preferiti, 6 ricordati e 30
seguiti, per non parlare delle meravigliose recensioni che mi
lasciate, grazie grazie grazie! =D
A
grande richiesta, ho inserito la canzone del cattivo: per trovare la
canzone giusta, ho provato ad ascoltare varie opzioni guardando
alcuni video su Pitch, e Oggi o Mai dal musical Romeo e Giulietta Ama
e Cambia il Mondo (mi ripeto, ma ve lo consiglio, è stupendo!)
gli stava veramente bene addosso! Di questa canzone ci sono due
versioni: una live dell'Arena di Verona e quella cd, aiuto enorme per
adattare il testo! Fatemi sapere che ne pensate ;)
Comunque,
Pitch ora sa che Elsa è insieme a Jack e che la giovane Regina
vuole chiedere aiuto ai Guardiani, ma lui non ha intenzione di farsi
rovinare i piani... Che cosa ha in mente ancora l'Uomo Nero? Per
scoprirlo, non vi resta che continuare a leggere, aspetto le vostre
recensioni e ci vediamo al prossimo capitolo, ciao! =) Giulia.
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Capitolo 17 *** 17- Ricominciare (parte 1) ***
17- Ricominciare (parte 1)
17-
Ricominciare (parte 1)
Il
sole è tramontato e ha lasciato posto alle stelle in cielo.
Elsa
e Olaf osservano il cielo stellato come se non lo avessero mai visto
prima, soffermandosi su ogni stella. Ma poi, nel cielo compare
qualcos'altro: una lunghissima aurora boreale che spezza il blu del
cielo con un colore verde talmente intenso da illuminare tutto il
bosco.
Olaf,
sdraiato sul dorso di Sven, alza un braccino ramoso e la indica alla
sua amica renna.
OLAF:
Sven, guarda: si è svegliato il cielo.
La
renna fa un verso compiaciuto mentre alza gli occhi al cielo.
Jack
sorride alla tenera scena e scambia un'occhiata complice con Dente da
Latte. Alza gli occhi e osserva anche lui l'aurora.
ELSA:
Si è svegliato il cielo.
Jack
sorride nel sentirlo dire anche da Elsa, ancora di più quando
la vede sorridere al suo fianco.
JACK:
Che significa questa frase?
Chiede
curioso il ragazzo. Elsa abbassa lo sguardo su di lui.
ELSA:
Io e Anna la dicevamo sempre da bambine. Ricordo che ogni volta che
la guardavamo insieme ai nostri genitori e dicevamo: si è
svegliato il cielo, subito dopo la mamma e Anna mi chiedevano di far
nevicare per poter giocare e fare un pupazzo di neve tutti e quattro
insieme.
Jack
la ascolta interessato, ma alla parola “genitori” avverte una
fitta di dolore al petto. Sente le lacrime salire e inumidire i suoi
occhi di ghiaccio, costringendolo ad abbassare lo sguardo.
Per
la prima volta nella sua lunga vita da immortale, i ricordi del suo
passato riaffiorano prepotentemente, dopo quasi trecento anni in cui
era riuscito a rinchiuderli in una piccola scatola, lontano dalla sua
testa e dal suo cuore. I suoi genitori, sua sorella, la sua casa:
tutte cose che aveva perso e che mai sarebbero tornate.
ELSA:
Sai, quando penso a quei momenti insieme a loro è come se non
fosse cambiato niente.
La
voce di Elsa riscuote Jack dai suoi pensieri. Il ragazzo ricaccia
indietro le lacrime e si gira verso di lei, ma stavolta è lei
ad avere un'aria triste dipinta sul volto.
ELSA:
Invece... è cambiato tutto.
Jack
non capisce il perché della sua tristezza.
In
quel momento, si rende conto di non sapere nulla di quella ragazza
dai poteri simili ai suoi.
Si
rende conto di non aver mai parlato veramente con lei, malgrado il
desiderio di conoscerla meglio fosse forte fin dal primo momento che
l'aveva vista.
Si
rende conto di averla chiamata “Regina di Ghiaccio” solo perché
finora Elsa aveva mostrato una corazza, un muro di austerità e
compostezza che impediva a chiunque di ferirla ancora di più
di quanto non fosse già ferita.
Nei
giorni passati, Jack aveva imparato a riconoscere le sue espressioni
di imbarazzo, di fastidio, aveva visto il suo sorriso e aveva
ascoltato il suono della sua risata. La prima volta che si erano
visti erano stati i suoi singhiozzi spaventati e bisognosi di aiuto a
farlo restare.
Ma
ora, in quel momento, non riesce a comprendere la ragione di tanta
tristezza.
Elsa
fa un respiro profondo e risolleva lo sguardo, notando quello confuso
di Jack. Il ragazzo abbozza un sorriso, per poi tornare ad osservare
l'aurora nel cielo.
JACK:
I Guardiani mi stanno cercando.
Sussurra
Jack.
ELSA:
Come lo sai?
JACK:
L'aurora è il nostro richiamo. Ogni volta che uno di noi ha
bisogno degli altri, questa compare nel cielo. E siccome sono via da
molto, mi stanno sicuramente cercando.
ELSA:
Allora dobbiamo affrettarci.
JACK:
Meglio di no. Sven mi sembra troppo stanco per un viaggio notturno.
Elsa
guarda Sven, che guarda l'aurora sopra di loro sorridendo. Olaf
sbadiglia.
ELSA:
Forse hai ragione.
Conclude
Elsa. Jack spalanca gli occhi.
JACK:
Ho sentito bene? Mi state dando ragione, Regina di Ghiaccio?
ELSA:
La finisci di chiamarmi così?
Elsa
si volta verso Jack, fingendo di essere infastidita, ma finisce col
sorridere. Anche Jack sorride.
ELSA:
Va bene, ti sto dando ragione, ma non farci l'abitudine, Jack Frost!
Ammette
Elsa alla fine.
Jack
ridacchia e, appoggiandosi al suo bastone, la osserva mentre
raggiunge Olaf e Sven. La renna tira Elsa fino a raggiungere un
castagno dal tronco forte e Olaf scivola giù dal suo dorso,
dicendo che è il posto perfetto per dormire.
Jack
vola nella loro direzione e li raggiunge. Alza gli occhi al cielo.
Almeno è un posto riparato, pensa. Dopo aver acceso un piccolo
fuoco, Elsa slega dalla sella di Sven un fagotto e lo apre,
mostrandone il contenuto.
OLAF:
SI MANGIA!
Olaf
si fa avanti con la sua vocetta acuta, facendo sorridere Jack,
stesosi di pancia su uno dei rami più alti del castagno,
proprio sopra gli altri tre. Sven prova a mordere il naso del pupazzo
di neve, che fa un saltello all'indietro divertito. Elsa ride.
ELSA:
Si divide, vero Sven?
La
renna fa sì con la testa, poi avvicina il muso alla guancia di
Elsa, che lo accarezza sorridendo.
Jack,
dall'alto del ramo e con Dente da Latte poggiata sulla sua spalla,
osserva la scena con il viso poggiato sulla mano chiusa a pugno.
Elsa
si volta e alza lo sguardo su di lui, che non appena incrocia lo
sguardo ghiacciato della ragazza si solleva, mettendosi in ginocchio.
ELSA:
Tu non hai fame?
Gli
chiede lei, mostrandogli la frutta che ha nella mano. Jack scuote la
testa.
ELSA:
Sicuro?
Lui
annuisce. Elsa alza la mano carica di frutta in su.
ELSA:
E tu, Dente da Latte?
La
fatina scambia prima un'occhiata con Jack, quasi volesse chiedergli
il permesso. Lui annuisce e la fatina, contenta, gli pizzica
dolcemente la guancia. Vola giù dal ramo e si posa sulla mano
di Elsa, che subito le accarezza dolcemente la testolina piumata.
Elsa
rialza di nuovo lo sguardo e rivolge un sorriso a Jack.
Non
appena si gira, Jack abbassa lo sguardo, confuso.
Quella
sensazione di calore che aveva già avvertito torna a farsi
sentire nel suo cuore. Lo sente battere ad una strana velocità,
tanto da fargli venire il fiato corto.
E
basta, pensa. Smettila, Jack.
Si
stende di schiena sul ramo e si porta il cappuccio sulla testa. Si
porta la stoffa fin sugli occhi, sospirando rassegnato. Basta, ma che
miseriaccia mi prende?
Qualche
ora dopo, Jack, ancora sveglio, si leva il cappuccio dalla testa e
guarda in basso.
Il
fuoco si è ormai spento. Olaf dorme sulla groppa di Sven,
aprendo e chiudendo la bocca in un russare senza suono. Il che fa
coprire la bocca con una mano a Jack, sul punto di scoppiare a
ridere.
Lo
sguardo del giovane Guardiano viene però catturato da Elsa,
che dorme serena con la testa adagiata su una delle radici del
castagno, mentre Dente da Latte dorme posata sulla sua spalla.
Jack,
facendo attenzione a non fare rumore, scende dal ramo e si mette
accanto a lei. Si solleva su un gomito e la osserva ammirato.
Mio
Dio, quant'è bella, pensa. E' bella da impazzire.
I
suoi lineamenti così delicati, la pelle candida come la neve
appena caduta, le ciglia lunghe delle palpebre che adesso mi
nascondono quegli occhi così azzurri, così uguali ai
miei.
Mi
incanto a guardare le sue labbra sottili, più rosse delle rose
di un giardino fiorito, e in un momento sono assalito da mille
perché.
Perché
sono qui, così deciso ad aiutarla?
Perché
improvvisamente il mio passato sta tornando a galla nella mia testa,
dopo che avevo giurato di dimenticare?
Ma
soprattutto, perché ora sono qui, a guardarla dormire, a
desiderare che mi guardi ancora con quegli occhi di ghiaccio vivi e
pieni di luce, a desiderare che mi rivolga ancora un sorriso, come ha
fatto prima? Perché sto desiderando le sue labbra?
Mi
tengo la testa fra le mani, questi pensieri mi martellano e mi
confondono.
Fino
a ieri pensavo che io e lei fossimo due universi a parte, adesso che
cosa è cambiato?
Torno
a guardarla e mi lascio sfuggire un sospiro che ho trattenuto fin
troppo. La vedo agitarsi nel sonno e stringere le labbra per un
momento. Sento un brivido corrermi su per la schiena, il respiro
farsi più corto di prima. Allungo la mano e, tremando, le
sfioro una guancia rosea.
In
un attimo, è come se una scossa fortissima mi attraversasse la
mano, il braccio e arrivasse al mio cuore impazzito.
I
miei pensieri vengono di nuovo sconvolti dai ricordi del passato,
ricordi di qualcosa che non sono riuscito a proteggere, ricordi di
qualcosa che mi hanno crudelmente strappato. Un velo di lacrime mi
annebbia la vista.
Con
un sospiro, ricaccio indietro le lacrime e riposo lo sguardo su Elsa.
Non posso permettere che anche lei soffra quello che ho sofferto io,
non lo permetterò mai.
Un
debole raggio di sole si posa sul viso di Jack, che apre gli occhi
lentamente.
Avrei
giurato di aver dormito su quel ramo lassù, non sull'erba,
pensa passandosi una mano sulla faccia.
Si
volta e vede Elsa, ancora addormentata. Jack, sollevandosi, ricorda
di averla ammirata per tutta la notte. Si alza in piedi e,
raccogliendo il bastone con il piede, se lo porta in spalla e vola
sul ramo.
Elsa
si sveglia e sorride sentendo i raggi del sole scaldarle il viso.
Abbassa lo sguardo sulla sua spalla e vede Dente da Latte fare un
lungo sbadiglio.
ELSA:
Buongiorno, piccolina!
Dente
da Latte risponde al suo saluto strofinando la testolina sulla
guancia di Elsa, che sorride.
ELSA:
Ehi, mi fai il solletico!
La
fatina si posa di nuovo sulla sua spalla. Elsa si alza in piedi e si
stiracchia.
JACK:
Buongiorno, Regina di Ghiaccio.
Jack
sbuca alla sinistra di Elsa, che si volta spaventata, portandosi una
mano al cuore. Sorride nel vedere Jack a testa in giù,
aggrappato al ramo con le gambe lunghe.
ELSA:
Buongiorno, Jack.
Lui
le sorride e Elsa, imbarazzata, si sposta una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
JACK:
Dormito bene?
ELSA:
Sì, tu?
C'
eri tu accanto a me, non ho mai dormito così bene, vorrebbe
risponderle.
JACK:
Ah... sì, anch'io.
Elsa
abbassa lo sguardo, sorridendo. Vuole nascondere il leggero rossore
che ha colorato le sue guance.
Comincio
a pensare che forse siamo partiti con il piede sbagliato, pensa.
Oddio, per me rimane il solito insopportabile sbruffone, però
sembra che abbia cominciato a prendere seriamente il fatto che ho
bisogno del suo aiuto. Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa di più
su di lui e allo stesso tempo riuscire a raccontargli di me. Insomma,
fidarci l'uno dell'altra...
JACK:
Ci rimettiamo in marcia?
Elsa
annuisce. Jack si stacca dall'albero e posa finalmente i piedi a
terra. E' così bella, pensa il ragazzo, incrociando di nuovo i
suoi occhi.
OLAF:
Ehm ehm... non dovevamo rimetterci in marcia, noi?
Jack
e Elsa si voltano nello stesso istante.
Olaf,
Sven e Dente da Latte li guardano inarcando le sopracciglia. Dente da
Latte vola e si posa sulla spalla sinistra di Jack, incitandolo a
proseguire la marcia tirandogli il cappuccio della felpa.
JACK:
Ok, va bene, andiamo!
OLAF:
Bene bene bene!
Esclama
Olaf, salendo in groppa a Sven. Jack allunga il braccio in avanti e
guarda Elsa.
JACK:
Prego.
Elsa
gli sorride ancora e, dopo avergli fatto un elegante cenno con la
testa, lo precede raggiungendo Sven e Olaf. Jack rimane immobile, con
gli occhi fissi su di lei.
Dente
da Latte, notando la sua espressione, comincia a pizzicargli la
guancia con il suo beccuccio. Jack si ritrae, infastidito.
JACK:
Ok, ok, mi muovo!
La
fatina prova a non ridere. Jack la guarda scuotendo la testa, poi
raggiunge il resto del gruppo.
Dopo
aver camminato tutto il giorno, Jack, Elsa e i loro amici avevano
finalmente raggiunto i fiordi perennemente bloccati e coperti dal
ghiaccio.
I
due ragazzi si guardano attorno, ammirando il paesaggio innevato,
colorato dalle luci del tramonto. Intorno a loro regna il silenzio
assoluto.
Elsa,
seduta sulla groppa di Sven, abbassa lo sguardo su Olaf, addormentato
accanto a lei. Il pupazzo di neve dorme con la bocca aperta.
JACK:
Ma dorme sempre così?
Chiede
Jack, che guarda divertito Olaf. Elsa sorride, poi gli chiede:
ELSA:
E' ancora molto lontano il Capo Nord?
JACK:
Non molto, pochissimi giorni e ci arriveremo.
ELSA:
E il mare? Come faremo ad attraversarlo?
JACK:
E' coperto dal ghiaccio. Ce la faremo, vedrai.
Jack
e Elsa si sorridono a vicenda. E Sven sembra rendersene conto, tanto
da guardare in modo strano Jack.
JACK:
E tu che hai da guardare, renna?
Gli
chiede il ragazzo, con il suo solito tono canzonatorio. Sven buffa,
ma dei rumori ovattati giungono alle sue orecchie.
ELSA:
Cosa c'è, Sven?
Chiede
Elsa, piegandosi su di lui. La renna continua a muovere le orecchie
per sentire meglio. Un rumore più vicino costringe Jack a
voltarsi e ad alzare il bastone. Accanto ad Elsa, Olaf sbadiglia.
OLAF:
Ehilà, che succe...
Inizia
Olaf, alzando un po' troppo la voce, ma Jack gli tappa la bocca con
la mano, facendogli spalancare gli occhi.
JACK:
Zitto, Olaf, cerco di sentire!
OLAF:
Ma io non sento niente...
Ribatte
Olaf, parlando dentro la sua mano.
JACK:
Shhh...
Jack
continua a guardarsi intorno, pronto a congelare chiunque si
avvicini.
Ma
all'improvviso, qualcosa colpisce Sven alle spalle, facendolo
impennare con un grido spaventato e stridente. Elsa, colta di
sorpresa, non fa in tempo ad aggrapparsi alle corna della renna e
cade all'indietro sulla neve.
OLAF:
Elsa!
Jack,
vedendola a terra, si inginocchia accanto a lei. Elsa si tocca la
testa.
ELSA:
Ma cosa...
Elsa
non riesce a concludere la frase.
Davanti
a loro, camminando a grandi falcate e sbuffando minacciosi, ci sono
gli Incubi.
Elsa
e Jack spalancano gli occhi. Come hanno fatto a trovarci, si chiede
il ragazzo alzandosi e puntando il bastone contro di loro.
JACK:
Elsa, corri!
Un
violento getto di ghiaccio esce dal bastone di Jack, colpendo gli
Incubi. Elsa ne approfitta e comincia a correre, seguita da Sven e
Olaf. Jack colpisce ancora gli Incubi con il ghiaccio, per poi volare
via. Gli orrendi cavalli neri, però, gli corrono dietro e
cercano di colpirlo con delle frecce di sabbia nera. Il ragazzo,
però, riesce ad evitarle tutte volando.
ELSA:
Jack!
JACK:
Corri!
Jack
prende la mano di Elsa e comincia a correre a perdifiato per le rocce
ghiacciate del fiordo. Olaf, sulla groppa di Sven, vede che gli
Incubi ancora li seguono.
OLAF:
Occhio, questi non mollano! Aiuto!
Olaf
si abbassa ed evita una palla di sabbia nera tirata contro di lui.
Sven comincia a correre più veloce. I nitriti degli Incubi si
fanno più forti, costringendo Jack a voltarsi.
Tutti
gli Incubi si uniscono e formano un unico grande mostro di sabbia
nera.
Il
ragazzo ferma la corsa e si mette davanti ad Elsa. Stringe gli occhi
in una fessura e scaraventa addosso al mostro una pioggia di
stalattiti.
Il
mostro, però, riesce a spezzarle tutte e continua a venire
avanti.
Jack
continua il suo attacco, ma è inutile: il mostro è
troppo forte. Elsa ha un'idea.
ELSA:
Jack, fatti da parte!
Esclama
Elsa, facendo voltare Jack.
JACK:
Cosa? No!
ELSA:
Non discutere, fa' come ti dico!
Elsa
alza le mani e lancia sul mostro una forte tempesta di ghiaccio e
neve.
Il
mostro, completamente intrappolato in quella gelida morsa, comincia a
muoversi senza controllo cercando di uscirne.
Jack
non crede ai suoi occhi, ma il vento troppo forte lo costringe ad
alzare la mano per ripararsi la vista. Dente da Latte si nasconde nel
suo cappuccio. Olaf, per paura di essere spazzato via dal furioso e
gelido vento scatenato da Elsa, si aggrappa stretto alle corna di
Sven.
Elsa
continua a spingere il suo potere contro il mostro. Le stalattiti
riescono ad accecare il mostro, che urla dal dolore. Elsa stringe
lentamente le mani a pugno, richiamando verso di sé il freddo,
ma in quel momento i poteri smettono di risponderle.
ELSA:
Oh no!
JACK:
Elsa!
Il
richiamo di Jack le fa alzare lo sguardo.
Il
mostro, in preda al dolore, alza il suo enorme piede di sabbia nera
per poi sbatterlo a terra con una violenza inaudita.
La
terra comincia a tremare, fino a che non iniziano a formarsi delle
crepe, prima piccole, poi sempre più profonde. Jack,
vedendole, spalanca gli occhi.
JACK:
Corri!
Jack
prende Elsa per mano e cominciano a correre, seguiti da Sven e Olaf.
La
terra comincia ad aprirsi in un enorme burrone che inghiotte il
gigantesco Incubo. Le crepe arrivano fin sotto i piedi dei due
ragazzi e della renna, che aumenta subito la sua corsa.
Sven
nota però che le crepe si fermano in un punto fino ad aprire
un altro burrone. Volta la testa e riesce ad attirare l'attenzione di
Jack, che guarda nella stessa direzione della renna. Jack stringe più
forte la mano di Elsa. Il crepaccio davanti a loro si allarga sempre
di più. Ci siamo, pensa Jack.
JACK:
Ora, Sven, ora!
Arrivati
sul ciglio del crepaccio, Jack e Elsa riescono ad aggrapparsi a Sven
prima che la renna spicchi un salto enorme. Olaf urla vedendo il
vuoto sotto di sé.
Sven
riesce per un pelo ad arrivare dall'altra parte del crepaccio, ma non
riesce a mettere bene le zampe a terra e rotola sulla neve.
Jack
perde la presa su Sven e finisce contro un albero, battendo la testa.
In
quel momento, la furia del vento si placa.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Già immagino che qualcuno di voi stia dicendo: ah,
rieccola finalmente a degnarci di un nuovo capitolo! Lo so, sono in
ritardo e sono imperdonabile, ma questo capitolo è molto
lungo, perciò ho dovuto dividerlo nel modo giusto! In più,
ci si è messo anche lo studio di mezzo, quindi chiedo
umilmente perdono =)
Comunque,
Jack e Elsa hanno capito di aver iniziato con il piede sbagliato il
loro rapporto e di non sapere niente l'uno dell'altra. Jack, dal
canto suo, sembra essere sempre più attratto da Elsa, ma dei
ricordi lontani stanno cominciando a tormentarlo...
Inoltre
il loro viaggio sta cominciando a farsi sempre più insidioso.
Cosa succederà dopo questo enorme salto? Lo scoprirete solo
nella seconda parte del capitolo, perciò vi aspetto curiosa di
leggere le vostre recensioni stratosferiche e vi ringrazio ancora
tutti! Un saluto da Giulia =)
|
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Capitolo 18 *** 17- Ricominciare (parte 2) ***
17- Ricominciare (parte 2)
17-
Ricominciare
Il
tramonto del sole illumina di nuovo il fiordo.
Sven
riesce a fatica a rimettersi in piedi e si scrolla la neve di dosso,
facendo cadere anche Olaf.
OLAF:
Ahia!
Sven
raggiunge Jack, che riprende conoscenza. Il ragazzo si rialza, ancora
intontito dalla forte botta alla testa e recupera il suo bastone. Si
tocca la testa facendo una smorfia di dolore.
JACK:
Ah... Dente da Latte, tutto ok?
Chiede
Jack alla fatina, che si stringe tremante nel cappuccio di Jack.
Dente da Latte risponde di sì e annuisce. Jack alza lo
sguardo, ma non trova Elsa. Oh, no, pensa allarmato.
JACK:
Elsa!
L'eco
della voce di Jack risuona per tutto il fiordo. Nessuna risposta.
Jack
sente il cuore perdere un battito, il fiato farsi sempre più
corto.
JACK:
ELSA!
OLAF:
Jack, dov'è Elsa?
Olaf
si avvicina al ragazzo, guardandosi attorno spaventato.
JACK:
ELSA!
ELSA:
JACK!
Un
grido alle sue spalle fa voltare Jack, che corre verso il crepaccio.
Si
ferma giusto in tempo sul ciglio del crepaccio e sotto di lui vede
Elsa, aggrappata con una sola mano ad uno sperone di roccia. Lei alza
lo sguardo su di lui, gli occhi pieni di paura.
JACK:
Elsa!
ELSA:
Jack, aiutami!
JACK:
Prendi la mia mano!
Jack
allunga la mano verso di lei. Elsa allunga il braccio, ma riesce
soltanto a sfiorare le dita di Jack. Prova a mettere il piede su un
altro sperone e stavolta riesce a prendere la mano di Jack.
Ma
nel momento in cui prova a darsi forza verso l'alto, il suo piede
scivola.
In
un attimo Jack sente il suo petto battere violentemente contro il
suolo, mentre Elsa scivola più in basso, urlando spaventata.
JACK
E OLAF: Elsa!
Jack
rafforza la stretta sulle mani e sui polsi di Elsa e comincia a
tirarla forte. Lei cerca, invano, di riaggrapparsi alle rocce.
JACK:
Forza, Elsa, puoi farcela!
Sven
si avvicina, prende Jack sulle corna e comincia ad indietreggiare.
Olaf saltella ridendo.
OLAF:
Ahah, bravissimo Sven!
Sven
continua ad indietreggiare finché non vede Elsa emergere dal
crepaccio.
Jack
non le lascia la mano, quasi avesse paura che possa scivolargli dalle
dita.
Un
ultimo sforzo e Elsa è in salvo, in ginocchio sulla neve di
fronte a Jack.
I
due ragazzi sospirano pesantemente, con il cuore che batte a mille e
le mani tremanti. Elsa incrocia lo sguardo di Jack, che la guarda
preoccupato. Non riesce a staccare gli occhi dai suoi e sente un
brivido correrle su per la schiena, e non perché è
seduta sulla neve.
JACK:
Stai bene?
Le
chiede lui, dopo un tempo che le sembra infinito. Lei fa un respiro
profondo, poi risponde:
ELSA:
Sì...
Ed
è un attimo, troppo rapido perché entrambi possano
rendersene conto.
Jack
la tira a sé e la abbraccia fortissimo. Elsa è sorpresa
dal suo gesto, eppure ricambia subito la sua stretta. Sente il suo
cuore battere più veloce di prima e quello di Jack battere
forte contro il suo.
Non
è un abbraccio come quelli di Anna, pensa Elsa. E'
completamente diverso, mi dà un calore diverso. Mi sento
protetta, al sicuro, a casa. Sento la paura, il tremore scivolarmi
addosso, lasciando il posto a una pace che credo di non aver mai
provato prima.
Tutto
quello che provo quando sono accanto a lui non l'ho mai provato
prima.
La
sto abbracciando. Perché lo sto facendo? La sento ricambiare
la stretta, sento il mio cuore impazzire nel petto, come se volesse
schizzare fuori da un momento all'altro.
Il
mio respiro, prima affannato e pesante per la paura, ora si fa
regolare.
Nemmeno
ricordo quando è stata l'ultima volta che ho abbracciato così
una persona, gli abbracci ricevuti volevo solo dimenticarli perché
venivano tutti dalle persone che ho perso e io non volevo soffrire
ancora.
Sto
abbracciando Elsa per questo? Perché avevo paura di perderla?
Elsa
scioglie l'abbraccio e incrocia il mio sguardo.
JACK:
Sicura di stare bene?
ELSA:
Sì, sto bene... grazie.
Dente
da Latte vola verso di noi e Elsa le sorride.
Io
le prendo le mani e ci rimettiamo in piedi, ma vedo Elsa barcollare e
stringere i denti. Io la sorreggo subito.
JACK:
Elsa! Sei ferita?
ELSA:
No, credo che sia una storta.
Elsa
abbassa lo sguardo sulla sua caviglia. Prova a fare un passo, ma
barcolla ancora. Dalla sua espressione capisco che deve farle molto
male.
JACK:
Non puoi camminare così. Aspetta...
Mi
piego e la prendo in braccio. Lei mi circonda il collo con le
braccia, mentre io la guardo intensamente negli occhi. Vedo il
rossore salire a colorarle le guance, ma stavolta non abbassa lo
sguardo.
Per
un attimo, il mio sguardo si posa sulle sue labbra. Jack, ma che stai
facendo?
OLAF:
Elsa, stai bene?
La
voce di Olaf mi fa distogliere lo sguardo da lei.
Il
pupazzo di neve ha sollevato la testa con le sue braccine ramose.
Elsa gli sorride e scuote la testa. Dente da Latte comincia a tirarmi
il cappuccio e mi dice che dobbiamo trovare un posto sicuro per
stanotte. Ci voltiamo per seguirla e, dopo aver chiesto ancora ad
Elsa se va tutto bene, ci rimettiamo in marcia.
E'
ormai calata la notte.
Dente
da Latte ha guidato i suoi amici fino ad una grotta poco distante
dalla riva ghiacciata del fiordo. Jack, aiutato da Olaf, ha acceso al
suo interno un piccolo fuoco e sistemato sull'erba una coperta sulla
quale poi ha adagiato Elsa.
Mentre
Olaf, Sven e Dente da Latte dormono come ghiri, il giovane Guardiano
le osserva la caviglia.
JACK:
Fa ancora male?
ELSA:
No.
JACK:
Meno male, ma per sicurezza domani viaggerai in groppa a Sven!
ELSA:
Agli ordini!
Esclama
Elsa, facendo un cenno col capo. Ridono tutti e due.
Quando
le risate si esauriscono, Elsa abbassa lo sguardo sulle sue mani.
Avanti,
Elsa, non è così difficile, pensa.
ELSA:
Jack... ti ringrazio per avermi salvato la vita. Un'altra volta.
Dice
Elsa, alzando di nuovo lo sguardo. Jack sorride.
Però,
la Regina di Ghiaccio che mi dice grazie, pensa. Be', in effetti è
stato facile!
JACK:
Di niente.
Di
niente? Ho detto davvero così?
JACK:
Anche se... sei stata tu a salvare noi con quella magia. Non credevo
che potessi esserne capace. Sono rimasto molto colpito.
Ok,
io devo stare veramente male! Dove è finito il Jack Frost
sbruffone?
Non
posso credere di star perdendo la faccia con me stesso solo per...
per lei.
Però
è la verità: sono rimasto molto colpito da quello che
ha fatto.
ELSA:
Grazie, ma... poi non so cosa è successo, i miei poteri non mi
rispondevano più e...
Risponde
Elsa, visibilmente agitata.
JACK:
Non preoccuparti, l'importante è che ce la siamo cavata.
Risolveremo questa cosa quando arriveremo al Polo.
La
rassicura Jack. Elsa sorride.
ELSA:
Io volevo anche chiederti scusa, Jack.
JACK:
Per cosa?
ELSA:
Ma sì, in questi giorni sono stata un po' ingiusta con te.
Credevo che fossi solo un ragazzino insopportabile e che non ti
importasse di aiutarmi.
JACK:
Hai dimenticato: egoista, sbruffone, fastidioso, irritante,
saccente...
Elsa
ride, sentendo tutti gli aggettivi con cui l'ha definito fin da
quando si sono conosciuti.
ELSA:
Dai, smettila! Guarda che penso ancora che tu sia uno sbruffone
insopportabile, solo che... credo che siamo partiti con il piede
sbagliato... e mi dispiace.
Jack
abbassa lo sguardo e passa la mano sulla punta ricurva del suo
bastone.
JACK:
Be', anch'io ti devo delle scuse. Diciamo che sono stato un tantino
insopportabile...
ELSA:
Molto insopportabile!
Conclude
Elsa. Jack, però, ingoia il rospo, continuando il suo
discorso.
JACK:
E che ti ho dato motivo di pensare tutte quelle cose...
ELSA:
Più di un motivo, questo è poco ma sicuro!
Jack
la guarda facendo il finto offeso, ma decide di sorvolare ancora.
JACK:
E diciamo che mi sono meritato anche le palle di neve in testa per
averti risposto male qualche volta...
ELSA:
Concordo in pieno!
JACK:
Ma insomma!
Ribatte
Jack, incapace di lasciar correre ancora.
Elsa
ride divertita e Jack, per quanto cerchi di trattenersi, ride insieme
a lei.
JACK:
Perciò, ti chiedo scusa.
Conclude
il ragazzo.
ELSA:
Ricominciamo, vuoi?
Chiede
Elsa. Jack indugia per un momento, ma solo per guardarla negli occhi.
JACK:
Certo.
Elsa
allunga la mano verso di lui.
ELSA:
Ciao, sono Elsa.
JACK:
Piacere, Jack Frost.
Jack
stringe la mano ad Elsa e si sorridono a vicenda.
Quel
semplice contatto provoca in entrambi le stesse sensazioni del loro
primo abbraccio.
JACK:
Be', visto che siamo tornati in buoni rapporti, ti va di raccontarmi
qualcosa di te?
Dice
Jack, dopo un lungo silenzio.
ELSA:
Di me?
JACK:
Sì. Io non so praticamente niente di te, Elsa... a parte il
fatto che sei la Regina di Arendelle, che hai una sorella di nome
Anna, che abbiamo gli stessi poteri e che senza volerlo hai scatenato
un inverno perenne sul tuo regno.
ELSA:
Che cosa vuoi sapere?
JACK:
Per esempio, perché ieri, mentre parlavi dei tuoi genitori,
sei diventata di colpo così triste?
Elsa
abbassa lo sguardo e Jack rivede nei suoi occhi la stessa tristezza
della sera prima.
JACK:
Se non vuoi parlarne, ti capisco.
ELSA:
E' che... è molto difficile per me...
Non
so da dove cominciare, pensa Elsa. Eppure, sento di volergli
raccontare tutto.
ELSA:
Io ci sono nata con questi poteri, Jack...
JACK:
Anche io.
Elsa
alza lo sguardo su di lui.
ELSA:
Sì, ma... hai avuto mai paura di loro?
Jack
non sa che rispondere.
Non
mi ha mai spaventato quello che ero in grado di fare, pensa. Ma
quando... quando è successo tutto, ho finito per odiarli,
questi poteri. Per causa loro, avevo perso tutto quello a cui tenevo
di più.
Elsa,
non ricevendo risposta, continua.
ELSA:
Quando ero piccola, amavo questi poteri... perché adoravo
giocare e divertirmi con la neve insieme ad Anna. Ma una notte...
Elsa
si ferma. Malgrado sia passato tanto tempo da quella notte, il
ricordo non ha mai smesso di farle male.
ELSA:
Ma una notte, proprio durante quei giochi, ho colpito Anna con i miei
poteri.
Jack
spalanca gli occhi. Cosa?
ELSA:
I miei genitori ci portarono dai troll, gli stessi che mi hanno detto
come trovarti, e lì Granpapà ci rassicurò
dicendo che avevo colpito Anna alla testa e che presto sarebbe stata
bene. Ma oltre al ghiaccio rimosse dalla sua mente anche i ricordi
dei miei poteri. Granpapà mi disse che il mio potere sarebbe
cresciuto insieme a me. C'è bellezza in esso, ma anche un
grande pericolo. Mi disse di imparare a controllarlo... la paura
sarebbe stata il mio più grande nemico.
Elsa
stringe gli occhi per un attimo, fa un respiro profondo e continua.
ELSA:
I miei genitori presero la decisione di chiudere le porte del Palazzo
Reale e di tenere nascosti i miei poteri a tutti. Compresa Anna.
Jack
la guarda dispiaciuto. Vederla così triste, con gli occhi
lucidi di lacrime, gli provoca una stretta al cuore fortissima.
ELSA:
Ho passato anni rinchiusa in una stanza a cercare di domare questi
poteri che diventavano sempre più forti. Celare, domare, non
mostrare: non facevo altro che ripeterlo. Mentre Anna non faceva
altro che bussare alla mia porta, pregandomi di uscire e di giocare
con lei, di stare con lei. Ma io avevo paura di farle del male di
nuovo e le ho sempre chiuso le porte in faccia, persino quando sono
morti i nostri genitori.
Jack
spalanca di nuovo gli occhi. I suoi genitori sono morti, si ripete.
Proprio come i miei. Morti per causa mia. Basta, basta con questi
ricordi, basta!
ELSA:
Quel giorno ci è caduto il mondo addosso. Anna aveva tanto
bisogno di me in quel momento. E io avrei tanto voluto un suo
abbraccio, poter piangere insieme a lei. Volevo uscire da quella
stanza con tutte le mie forze, ma non potevo mettere in pericolo
Anna. Non ho potuto nemmeno salutare per l'ultima volta i miei
genitori... sono passati solo quattro anni, ma...
Elsa
alza gli occhi ormai diventati lucidi su Jack. Il ragazzo, però,
non la guarda.
Cerca
di nasconderle il dolore di quei ricordi che vorrebbe solo mettere a
tacere.
Lui,
dopo un po', riesce a guardare di nuovo Elsa negli occhi, ma lei si
rende conto che c'è qualcosa che non va.
ELSA:
Jack...
JACK:
Mi dispiace tanto, Elsa.
ELSA:
E non è tutto: un anno fa sono diventata Regina e sono stata
incoronata davanti a tutto il mio popolo. Dopo tanti anni, ho rivisto
Anna. Malgrado tutto quello che le stavo facendo passare, non aveva
mai perso il suo carattere allegro e gioioso. Ricordo che quel giorno
aveva così tanta voglia di stare in mezzo alla gente, di stare
accanto a me. Avrei tanto voluto che fosse così sempre. Poi
però ho rovinato tutto.
JACK:
Perché?
ELSA:
Perché i miei poteri uscirono allo scoperto. Anna aveva
conosciuto un uomo, il Principe Hans delle Isole del Sud, e voleva
sposarlo...
JACK:
Aspetta, fammi capire: il giorno della tua incoronazione, tua sorella
ha conosciuto un uomo e ci si è fidanzata in quello stesso
giorno?
La
interrompe Jack, visibilmente sorpreso.
ELSA:
Esatto.
JACK:
Ma dai, non puoi sposare un uomo che conosci appena!
ELSA:
Non ci crederai, ma è quello che ho detto anch'io!
Jack
sembra sorprendersi ancora di più.
JACK:
Oh. Be', se non altro la pensiamo allo stesso modo!
Ridono
tutti e due. Jack è sollevato per essere riuscito a farla
ridere. Elsa smette e continua.
ELSA:
Avevano chiesto la mia benedizione, ma quando gliel'ho negata Anna mi
ha rinfacciato tutti gli anni di solitudine. E aveva ragione. Volevo
che la smettesse, volevo chiudere le porte, ma invece ho solo
rovinato tutto, rivelando i miei poteri e scatenando un inverno
perenne su Arendelle. Non hai idea di come ci si sente quando il tuo
popolo ti chiama mostro, Jack...
Elsa
sospira avvilita, chinando il capo.
Ti
sbagli, Elsa, pensa il ragazzo. So bene come ci si sente a sentirsi
un mostro. Vorrebbe poterglielo dire, ma tutto quello che esce dalla
sua bocca è:
JACK:
Tu non sei un mostro, Elsa.
Lui
le prende la mano.
Elsa
alza lo sguardo, sentendo una scossa incredibile alla mano. Ancora
una volta, sente accelerare i battiti del cuore.
JACK:
Eri solo spaventata, non volevi farlo.
ELSA:
Lo pensava anche Anna. Infatti, partì subito per venire a
cercarmi e riportarmi a casa. Io mi rifugiai sulla Montagna del Nord,
poco distante da dove ti abbiamo trovato, e lì per la prima
volta ho lasciato liberi i miei poteri, ho lasciato libera me stessa.
Elsa
sorride al bellissimo ricordo del suo palazzo di ghiaccio, il primo
posto in cui si era sentita veramente sé stessa.
ELSA:
Lì ho creato un bellissimo palazzo di ghiaccio e, senza
rendermene conto, ho dato la vita ad Olaf...
JACK:
Davvero?
Chiede
Jack, sorpreso. Elsa annuisce.
JACK:
Wow, avrei tanto voluto vederlo! E' incredibile quanto tu sia in
grado di fare!
Elsa
arrossisce e subito abbassa lo sguardo per cercare di nasconderlo.
JACK:
Poi che cosa è successo?
ELSA:
Anna mi ha raggiunto sulla montagna insieme ad Olaf e Kristoff,
l'uomo del quale si è innamorata davvero. Voleva che tornassi
ad Arendelle per fermare l'inverno, ma in quel momento ho perso il
controllo e l'ho colpita di nuovo, al cuore. E poi l'ho cacciata via.
Il giorno seguente, Hans e alcuni uomini arrivarono nel mio palazzo e
tentarono di uccidermi...
JACK:
Ucciderti?
ELSA:
Sì. Hans riuscì ad evitarlo, ma mi riportò ad
Arendelle in catene. Io non lo sapevo ma, mentre io cercavo di
fuggire di nuovo, Anna era tornata ad Arendelle debole e fredda, le
avevo gelato il cuore. I troll le dissero che solo un atto di vero
amore avrebbe potuto sciogliere il suo cuore ghiacciato e lei credeva
che Hans potesse salvarla.
JACK:
Un atto di vero amore?
Elsa
annuisce.
ELSA:
Ma Anna si sbagliava. Hans non l'aveva mai amata. Anzi, la lasciò
a morire. E se non fosse stato per Olaf, forse sarebbe morta davvero.
Io ero riuscita a fuggire dalle prigioni, ma non dalla tempesta che
il mio cuore tormentato e gonfio di dolore aveva scatenato. Hans mi
raggiunse in quella tempesta e mi disse una cosa terribile: che Anna
era morta per colpa mia.
Elsa
stringe gli occhi, non riesce più a trattenere le lacrime.
ELSA:
Ero disperata, per me niente aveva più senso. La tempesta si
placò. Io ero immobile e Hans sguainò la spada per fare
quello che voleva fin dall'inizio: uccidermi. Ancora mi chiedo perché
non mi abbia fatta uccidere quando si è presentò al
palazzo di ghiaccio. E' successo tutto così in fretta: in
mezzo a quella tempesta c'era anche Anna. Malgrado fosse debole e
terribilmente fredda, voleva raggiungere Kristoff. Ma quando vide
quello che Hans stava per fare, si mise tra noi, mi salvò la
vita... sacrificando però la sua. Il ghiaccio l'aveva
congelata...
Elsa
si copre il viso con le mani e scoppia in lacrime.
Jack
non sa che cosa fare. La stretta al cuore torna a farsi sentire,
stavolta più forte di prima.
Non
posso credere che abbia sofferto tutto questo da sola, pensa. Le
prende di nuovo la mano e la guarda negli occhi senza dire una
parola.
ELSA:
In quel momento mi sono sentita morire, Jack. La mia sorellina, che
avevo disperatamente cercato di proteggere tutta la vita, era lì
davanti a me completamente di ghiaccio. Non sapevo che fare, la
abbracciai e desiderai che il ghiaccio congelasse anche me.
JACK:
Elsa...
Lei
si asciuga le lacrime, senza però lasciare la mano di Jack.
ELSA:
Ma poi... è successa la cosa più incredibile. Anna
riuscì a salvarsi e finalmente, dopo tanti anni, l'ho
riabbracciata davvero. Il suo sacrificio per salvarmi la vita fu
l'atto di vero amore che sciolse il suo cuore di ghiaccio. E anche il
mio.
JACK:
Anche il tuo?
ELSA:
Sì. L'amore, l'amore era la chiave di tutto. Grazie all'amore
fermai l'inverno e cominciai a controllare i miei poteri. Finalmente
non mi spaventavano più... e così sono potuta tornare a
casa. Ripresi il mio posto di Regina, chiesi perdono al mio popolo,
il perdono più importante per me dopo quello di Anna.
JACK:
E quell'Hans che ha cercato di ucciderti?
ELSA:
Lo abbiamo rispedito nelle sue terre dai suoi dodici fratelli, dopo
che Anna gli ha sferrato un pugno in faccia!
JACK:
Wow!
Jack
ride divertito e la sua risata provoca anche quella di Elsa. I due
tornano a guardarsi sorridendo.
JACK:
Spero davvero che tua sorella abbia trovato un uomo migliore di lui!
ELSA:
Oh, sì. Kristoff la ama tantissimo, le ha anche chiesto di
sposarlo!
JACK:
E adesso lui dov'è?
ELSA:
E' ad Arendelle. Si sta prendendo cura del nostro popolo in mia
assenza. Spero solo che siano al sicuro...
Jack
abbassa lo sguardo con una espressione triste dipinta sul volto.
Non
potevo immaginare tutto quello che le è successo, pensa.
Non
potevo immaginare quanto sia sentita sola.
Non
potevo immaginare che dietro a quella risata così gioiosa,
dietro a quel sorriso e a quegli occhi pieni di luce ci fosse tutto
quel dolore.
Ma
soprattutto, non immaginavo che fossimo simili fino a questo punto.
Anche
lei si è sentita un mostro a causa di questi poteri, ma lei è
riuscita a salvarsi e a salvare sua sorella, ed è pronta a
salvarla ancora adesso.
Io,
invece, non ci sono riuscito.
E
ora, dopo tanti anni, dopo aver creduto di aver dimenticato, il mio
passato torna a tormentarmi.
Jack,
ricacciando indietro le lacrime con uno sforzo enorme, alza lo
sguardo su di lei e le stringe ancora la mano.
JACK:
Ehi, andrà tutto bene, vedrai. Ritroveremo Anna e salveremo il
tuo popolo!
La
tranquillizza Jack. Elsa gli rivolge uno sguardo colmo di
gratitudine. Non è stato facile, pensa, ma mi sento meglio ora
che sono riuscita a parlare veramente con Jack. Sono contenta di
avergli detto tutto, credo di averlo aiutato a capirmi meglio.
ELSA:
E tu?
JACK:
Cosa?
Le
chiede Jack, senza capire.
ELSA:
Be', anch'io non so niente di te, Jack. A parte il fatto che siamo
nati con gli stessi poteri e che sei molto legato a Dente da Latte.
Non so neanche se hai una famiglia.
JACK:
I Guardiani sono la mia famiglia.
Risponde
semplicemente Jack.
ELSA:
Sì, ma una volta dicesti che i Guardiani ti avevano preso con
loro, quindi... prima avevi un'altra famiglia, giusto?
Jack
si sente morire dentro.
No,
non posso, pensa. Non ce la faccio. Non posso dirle questo.
Non
posso dirle tutto il dolore che mi porto dentro da quasi trecento
anni.
Non
ce la faccio a rivivere quei ricordi, a vedermeli scorrere davanti
agli occhi.
ELSA:
Ho detto qualcosa che non va?
Chiede
Elsa, preoccupata dalla sua espressione.
Maledizione,
Jack, impreca fra sé il ragazzo. Controllati, nascondi! Ma
come faccio a nasconderle questo dopo che mi ha raccontato tutto di
sé? Io voglio che si fidi di me, voglio essere...
Jack
scuote la testa.
JACK:
No, per niente. E' solo che... è meglio dormire un po'. Domani
dobbiamo essere in forze.
Elsa,
pur avendo notato che Jack ha volutamente sviato il discorso, gli
sorride.
Non
capisco, pensa. E' stato lui a dire che dovevamo raccontarci tutto,
che c'è che non va? Ma forse è meglio così per
ora. Avrò tempo per conoscerlo meglio.
ELSA:
Hai ragione.
JACK:
Non credo che saremo molto brillanti come oggi se ci mettiamo a
parlare tutta la notte. Sven potrebbe non reggere il peso di due
ragazzi super assonnati!
I
due ragazzi ridono ancora, ma Jack è il primo a smettere.
Il
suono della risata di Elsa scaccia via dal suo cuore il tormento e
l'angoscia. Torna a guardarla negli occhi e vede le sue guance
colorarsi leggermente. Vorrebbe tanto farle una carezza, esattamente
come la notte prima mentre era addormentata, ma qualcosa lo blocca.
ELSA:
Buonanotte, Jack.
Sussurra
Elsa, avvolgendosi in una coperta e chiudendo gli occhi.
Jack
rimane incantato a guardarla, poi si mette il cappuccio sulla testa e
con voce spezzata, ma dolce, sussurra:
JACK:
Buonanotte, Elsa.
Angolo
dell'autrice:
E
rieccomi con la seconda parte del capitolo, che spero abbiate
gradito! =)
I
nostri eroi sono riusciti a sfuggire di nuovo a Pitch, Elsa ha
salvato i suoi amici e Jack ha salvato lei. Che cosa ne pensate del
loro primo abbraccio e dei loro sguardi?
Elsa
è riuscita a raccontarsi a Jack, ma il nostro giovane
Guardiano non sembra essere capace di fare altrettanto... quali
ricordi tormentano il suo cuore? Che succederà?
Per
scoprirlo non vi resta che continuare a leggere =) Lo so, sono una
palla perché non faccio altro che ringraziarvi, ma il vostro
sostegno è davvero importante per me, perciò ancora
grazie a tutti! Un saluto da Giulia.
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Capitolo 19 *** 18- Un rischio da correre ***
18- Un rischio da correre
18-
Un rischio da correre
La
corona solare circonda il sole nero di Arendelle, un nuovo giorno è
cominciato.
Il
forte rumore del mare in tempesta giunge alle orecchie delle
centinaia di persone radunate nel cortile del Palazzo Reale.
Era
passato un altro giorno e Kristoff non si era ancora risvegliato. Il
popolo cominciava a temere il peggio.
Dall'alto
delle finestre della sala da pranzo del castello, i Lord osservano
tutte le persone accorse a pregare per il loro Principe.
Al
contrario di tutti gli altri Lord, che hanno un'aria triste e
angosciata, Elias osserva la folla con aria di sufficienza. Solo dei
sempliciotti come loro possono pregare per la vita di un principe
altrettanto sempliciotto, pensa allontanandosi dalla finestra.
In
quel momento, la porta della sala si spalanca e Kai fa entrare
l'ambasciatore Alecto e i due messaggeri del Duca di Drammen. Il
Duca, Lord Deverau e il Conte Max, seduti accanto al fuoco, alzano
subito lo sguardo su di loro. Elias si fa avanti. I tre uomini si
inchinano.
ALECTO:
Miei Lord.
DUCA:
Sembrato agitato, ambasciatore. E' successo qualcosa?
ELIAS:
Parlate, Alecto.
Lo
incalza Elias.
ALECTO:
Ho appena ricevuto notizie da Trondheim. Sono giorni che il cielo si
è oscurato, la terra ha smesso di produrre frutto e sono
scoppiati numerosi incendi.
ELIAS:
Che cosa volete dire?
ALECTO:
Il maleficio che ha colpito Arendelle si sta espandendo, su tutti i
Regni dei Fiordi!
La
notizia scatena una serie di versi di stupore. Il Duca di Drammen si
alza e viene avanti.
DUCA:
Volete dire... che i nostri regni sono prigionieri di questa
oscurità?
ALECTO:
Trondheim e Drammen non sono gli unici. E' giunta notizia che il
cielo si sta oscurando anche oltre le Isole del Sud.
Il
Duca di Drammen si passa una mano sulla faccia, visibilmente
sconvolto. Elias non batte ciglio.
ELIAS:
Notizie di mio padre e dei miei fratelli?
ALECTO:
Sua Maestà vi manda a dire che sta bene.
ELIAS:
E quella ricerca che avevo ordinato?
Chiede
ancora Elias. Alecto tira fuori dal mantello una lettera e la porge
al Principe, dicendo:
ALECTO:
Sono partiti stanotte.
Elias
sorride compiaciuto. Molto bene, pensa.
CONTE
MAX: Chi è partito, Principe?
ELIAS:
Una squadra di soldati di Trondheim che ho incaricato personalmente
per scovare il criminale che ha attentato alla vita del Principe
Kristoff. E vi assicuro che lo troveranno!
Risponde
prontamente Elias, riponendo la lettera in una tasca della sua
divisa. I messaggeri del Duca di Drammen chiedono di parlare da soli
con il Lord, che acconsente alla richiesta e abbandona la sala
insieme a loro. Elias, con ancora sulle labbra il suo sorrisetto
beffardo e compiaciuto, scambia un'occhiata complice con il suo
ambasciatore, per poi guardarsi attorno stringendo i pugni.
Nel
pomeriggio, il medico di corte torna al castello per visitare
Kristoff. Entra dall'ingresso dei domestici per evitare le domande
della folla radunata davanti all'ingresso principale.
Kai
lo guida per i corridoi fino alla stanza del Principe e apre la
porta. La stanza è buia e Kai si affretta ad accendere le luci
del lampadario al centro del soffitto della stanza. Non appena è
tutto illuminato, il medico si avvicina al letto.
Kristoff
dorme serenamente, con la testa rivolta verso la finestra, coperto
fino alle spalle dalle lenzuola. Un lungo graffio sopra il
sopracciglio sinistro gli sfregia la fronte.
Il
medico prende le lenzuola e lo scopre fino al ginocchio. Una lunga e
grande fasciatura fermata sulla spalla sinistra copre il torace di
Kristoff.
La
ferita gronda ancora sangue, osserva il medico notando il colore
rosso in un punto preciso della fasciatura. Nella stanza giungono il
Conte Max e Lord Deverau. Kai si inchina loro, mentre il medico si
volta.
CONTE
MAX: Come sta Sua Altezza?
Chiede
subito il Conte Max.
MEDICO:
Dalla ferita esce ancora sangue, anche se di meno. Forse presto
riuscirò a chiuderla.
CONTE
MAX: Ma si risveglierà, vero?
Il
medico apre la bocca per rispondere, ma alle sue spalle si sente un
lamento. Lui, i due Lord e Kai si avvicinano subito al letto.
Le
palpebre di Kristoff si muovono tremolanti. Gira la testa verso
sinistra, stringendo gli occhi, come se fosse tormentato da un
incubo.
MEDICO:
Principe Kristoff? Altezza, mi sentite?
KRISTOFF:
Anna...
La
voce di Kristoff è ridotta a un sussurro, che però
tutti riescono a sentire.
CONTE
MAX: Ha parlato!
Esclama
sollevato il Conte Max. Il medico, però, continua a chiamare
Kristoff, che ancora non apre gli occhi.
MEDICO:
Principe Kristoff?
Finalmente
Kristoff riesce ad aprire gli occhi. All'inizio tutto ciò che
vede sono solo una serie di immagini appannate e sfuocate. Sbatte gli
occhi lentamente, le immagini si fanno più nitide.
CONTE
MAX: Kai, vai a dire a tutti che Sua Altezza si è
svegliato, corri!
Ordina
con voce entusiasta il Conte Max. Kai farfuglia un emozionato “sì,
Milord” e corre fuori dalla stanza. Kristoff si rende conto di
essere in camera sua, al castello di Arendelle. Il Conte Max e Lord
Deverau lo guardano con occhi spalancati e felici.
Si
guarda intorno, alla ricerca di qualcun altro nella stanza, ma vede
soltanto un uomo sconosciuto dagli occhi e dalle mani grandi, coperte
da guanti bianchi, chinato su di lui. Lei dov'è, si chiede. Si
tocca la testa con una mano, stordito dal dolore.
MEDICO:
Come vi sentite, Principe?
Domanda
l'uomo accanto a lui.
KRISTOFF:
Che è successo?
Chiede
Kristoff, provando a tirarsi su. Un dolore lancinante al fianco però
lo costringe di nuovo giù. E' talmente forte da togliergli il
respiro e strappargli dei gemiti soffocati.
MEDICO:
Piano, piano, piano!
Kristoff
guarda in giù e vede il fianco fasciato e rosso in un punto.
KRISTOFF:
Che è successo?
Ripete.
Lord Deverau si mette al fianco del medico, in modo che Kristoff
possa guardarlo senza fare sforzi.
LORD
DEVERAU: Ci hanno teso un'imboscata, Principe... ci hanno
ingannato, non erano gli Incubi di Uomo Nero... quel brigante,
Balthazar, vi ha ferito e vi avrebbe ucciso se non fosse intervenuto
il Principe Elias...
KRISTOFF:
Il Principe Elias mi ha salvato la vita?
LORD
DEVERAU: Sì, Altezza.
Kristoff,
benché confuso, sembra incredulo. Andiamo, quell'arrogante
tutto farebbe, tranne salvarmi la vita, pensa. E' assurdo. Lord
Deverau continua.
LORD
DEVERAU: Quando vi abbiamo visto svenuto, vi abbiamo subito
riportato ad Arendelle...
KRISTOFF:
Per quanto tempo sono stato svenuto?
LORD
DEVERAU: Tre giorni, Altezza.
Kristoff
stringe gli occhi.
E'
stato tutto un inganno, pensa afflitto. Credevo che fossero loro,
credevo che sarei riuscito a riportare Anna a casa, sono soltanto un
ingenuo!
Mi
sembra di impazzire. Sento di star sanguinando in un posto ben più
grave del fianco. Non so fino a quanto il mio cuore potrà
reggere un tale peso, una tale angoscia. Ho messo in pericolo le
persone che si fidano di me, le persone che ho promesso ad Elsa che
avrei guidato e protetto.
Cercando
di ignorare il dolore che mi trapassa il fianco, provo ancora a
sollevarmi dal letto.
KRISTOFF:
Non posso restare qui!
MEDICO:
Vostra Altezza, no!
Ribatte
lo sconosciuto affianco a me, risbattendomi a forza sul cuscino.
Dal
tocco delicatissimo capisco che altro non può essere se non un
medico!
MEDICO:
La vostra ferita è ancora aperta e non smette di grondare
sangue. Dovete rimanere a letto, altrimenti morirete dissanguato.
KRISTOFF:
Ma io...
MEDICO:
Fate come vi dico!
Il
tono del medico non ammette repliche.
ELIAS:
Date ascolto al medico, Principe. E' per il vostro bene.
Mi
volto di scatto sentendo la voce dell'ultima persona che avrei voluto
vedere nella mia stanza.
Il
Principe Elias mi guarda con uno sguardo che per tutti può
essere sollevato, ma che per me è solo incredibilmente falso.
Stento
a credere che sia stato lui a salvarmi da quell'assassino. Non
avrebbe mai rischiato la sua vita per quello che ritiene un semplice
montanaro ignorante.
Ma
forse questo suo gesto può significare che, malgrado quello
che pensa di me, è fedele ai suoi alleati e all'amicizia che
suo padre ci tiene a mantenere con Elsa... Sposto di nuovo lo sguardo
su di lui, ma rivedo quell'espressione così palesemente falsa.
No,
lui non avrebbe mai rischiato la sua vita per me! A meno che...
A
meno che questo non gli convenga! Ma certo!
KRISTOFF:
Non posso restare qui, devo andare dalla mia famiglia!
Provo
a rialzarmi, ma stavolta anche il Conte Max mi ferma.
CONTE
MAX: Ma siete impazzito? Non potete alzarvi dal letto, un solo
sforzo vi ucciderebbe!
KRISTOFF:
Fidatevi di me, i Troll possono guarirmi!
Il
Conte Max mi guarda senza capire. Elias mette una mano sulla spalla
del conte.
ELIAS:
Forse è meglio lasciarlo riposare, è ancora molto
confuso.
KRISTOFF:
Io non sono affatto confuso!
Sbotto
io, sollevandomi e ignorando il dolore.
Elias
stringe gli occhi in una fessura di disprezzo. La conferma che non
merita la mia fiducia. Sembra desiderare che il suo sguardo truce mi
uccida davvero.
Nel
momento in cui realizzo il pensiero che ho appena fatto, qualcosa si
accende nella mia testa.
Uccidere?
L'imboscata di Balthazar... lui sapeva di trovarci lì ed è
stato...
E'
stato Elias a condurci in mano loro! E' stato lui, ma certo!
MEDICO:
Naturalmente, Altezza, ma credo sia meglio che riposiate.
Il
medico si mette fra me e Elias e io non posso fare altro che dargli
ascolto. Io e Elias continuiamo a mandarci lampi d'odio.
Perché
mi vuole morto? Se è stato davvero lui a organizzare
l'imboscata, come faccio a dimostrarlo? E se mi stessi sbagliando? Se
fosse davvero come penso, non dovrei proteggere Arendelle solo da
Uomo Nero, ma anche da lui. Arendelle sarebbe ancora più
vulnerabile di quanto non lo sia già adesso.
MEDICO:
Vi lasciamo solo, Altezza. Chiamatemi per qualunque cosa.
Annuisco
e il medico si inchina. Cede il passo agli altri Lord, che escono
tutti.
Kai
fa per andarsene, ma io lo fermo, facendogli segno di avvicinarsi.
Lui obbedisce e si inchina, chiedendomi cosa può fare per me.
KRISTOFF:
Portami subito degli abiti puliti e prepara i cavalli senza farti
vedere da nessuno. Devo raggiungere la Radura dei Troll, stanotte!
Kai
spalanca gli occhi.
KAI:
Vostra Altezza, ma... è un suicidio! Non potete alzarvi dal
letto, figuriamoci cavalcare. Il solo provarci vi ucciderebbe!
Io
gli metto una mano sulla spalla e lo costringo a piegarsi verso di
me.
Non
posso permettere che qualcuno mi fermi. Ora come ora, lui è
l'unico a cui posso rivolgermi. Rischio di morire davvero stavolta?
Be', è un rischio che sono disposto a correre per salvare la
donna che amo, la mia Regina e il mio popolo.
KRISTOFF:
Kai, ti prego, sei l'unico a cui posso chiederlo. Io devo andare dai
Troll, ne va della vita di tutti noi!
Kai
abbassa un po' lo sguardo, ma io riesco a leggergli dentro tutta la
preoccupazione che lo attanaglia. Già una volta mi ha visto
tornare ad Arendelle in fin di vita, stavolta non vorrebbe riportare
ad Arendelle il mio corpo senza vita. Lo capisco, ma io devo farlo!
KAI:
Voi siete la nostra unica speranza, Kristoff. Arendelle non vi può
perdere.
KRISTOFF:
E non mi perderete, so quello che faccio!
Il
mio tono sicuro sembra convincerlo. Fa un cenno con la testa e lascia
la stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Mi
abbandono sul cuscino con un respiro profondo.
Spero
di farcela ad arrivare dai miei amici e di non stare facendo una
grande sciocchezza.
Ma
se è davvero come sospetto, non posso mostrarmi debole.
L'oscurità
è aumentata, è ora.
Mi
sistemo la camicia coprendo meglio la fasciatura.
Alzo
lo sguardo su Kai e gli faccio cenno di avvicinarsi. Gli passo un
braccio dietro le spalle e quando sono pronto mi alzo dal letto.
Avverto
una fitta di dolore che mi fa stringere gli occhi e barcollare. La
presa di Kai si fa più salda.
KAI:
Tutto bene, Altezza?
Piano
piano sento il dolore affievolirsi un po'.
KRISTOFF:
Sì... va tutto bene. Andiamo.
Kai
annuisce e comincia a muovere i primi passi verso la porta lasciata
aperta. Il mio passo incerto viene corretto dal suo. Chiude la porta,
senza allentare la presa, e percorriamo il corridoio.
Il
dolore al fianco mi strappa un gemito ad ogni passo. Le pupille di
Kai si spostano da me al pavimento con una velocità
incredibile ad ogni verso soffocato che sente. Prima di svoltare gli
angoli e scendere le scale, controlliamo che non ci sia nessuno nei
paraggi.
I
Lord dovrebbero essere tutti nello studio di Elsa, eppure dopo che io
e Kai abbiamo sceso le scale, noto che Elias passeggia tronfio nel
corridoio.
Kai
mi tira verso un angolo, preoccupato che possa vederci. Ma lui ci ha
visti, anzi: io voglio che lui ci veda.
I
nostri occhi si incrociano e io vorrei tanto poterlo fulminare.
Kai
mi trascina via e dopo poco siamo fuori.
Un
forte vento di sabbia nera mi sferza il viso, costringendomi a
chiudere gli occhi. Il suo sibilo diventa sempre più forte.
Aiutato
da Kai, che ne regge saldamente le briglie, monto a cavallo. Il
dolore al fianco è forte, ma non insopportabile, per ora.
KAI:
Tutto bene, Altezza?
Mi
chiede ancora il mio fedele compagno. Io annuisco e gli faccio cenno
di montare a cavallo. Lui monta e tira un po' le briglie.
KAI:
Siete sicuro di quello che state facendo?
Mi
lascio sfuggire un sospiro. Tiro le briglie per calmare il cavallo.
KRISTOFF:
Sì. Ora andiamo.
Lui
annuisce. Do un colpo di speroni e il mio cavallo parte al galoppo,
seguito da quello di Kai. Una volta varcate le mura, lui mi affianca.
Mi riparo la vista dal vento con la mano e sprono il cavallo. Devo
fare in fretta: presto scopriranno che sono andato via e non posso
lasciare ad Elias via libera per troppo tempo.
La
sabbia nera avvolta nel vento mi acceca, il suo sibilo si fa sempre
più assordante nelle mie orecchie. A stento riesco ad
avvertire la presenza di Kai al mio fianco. Non so neanche in quale
punto preciso del bosco ci troviamo. I cavalli sono sempre più
nervosi, ma non possiamo fermarci adesso.
KAI:
Altezza, torniamo indietro, è troppo pericoloso per voi!
KRISTOFF:
No, non possiamo fermarci, dobbiamo raggiungere la radura!
KAI:
Vi prego, Altezza, ascoltatemi: questo vento è troppo forte,
quasi ci acceca, e cavalcare in questo modo vi renderà sempre
più debole!
KRISTOFF:
Io non torno indietro!
Do
un colpo di speroni e scatto in avanti. Kai urla qualcosa alle mie
spalle e prova a raggiungermi. Sento però intorno a me dei
suoni strani. Mi piego fin sul collo del mio cavallo e, cercando di
tenere gli occhi aperti il più possibile, scorgo dei piccoli
occhi. Lupi.
KRISTOFF:
Kai, corri!
Sprono
di nuovo il cavallo, che nitrisce fortissimo e continua più
veloce la corsa. Non so se Kai è riuscito a sentirmi. Mi
volto, ma dietro di me vedo solo un branco di lupi famelici.
Non
riesco più a tenere il cavallo, è troppo spaventato.
Mi
tengo una mano sul fianco perché sento il dolore farsi più
acuto.
Un
nitrito stridente mi stordisce e senza rendermene conto finisco a
terra, sbattendo violentemente a terra il fianco ferito. Il forte
impatto e il dolore mi strappano un gemito soffocato, premo la mia
mano sulla fasciatura.
Non
posso restare a terra, avanti Kristoff!
Riesco
a rialzarmi, ma una fitta di dolore mi costringe a piegarmi. E solo
allora vedo che le mie mani sono sporche di sangue. La ferita si è
riaperta.
Mi
guardo intorno, stringendo gli occhi, consapevole che non ce la farò
per molto. Ma dove sono? Dov'è finito Kai? Oh, come vorrei che
Sven fosse qui...
Devo
allontanarmi da qui prima che i lupi mi ritrovino.
A
fatica e premendo la mano sulla ferita che continua a grondare
sangue, comincio a muovere dei passi veloci.
KRISTOFF:
Anna...
Sento
la forza venirmi meno, come se centinaia di spade affilate e letali
mi stessero trapassando da parte a parte, eppure soltanto pronunciare
il suo nome, in un sussurro, a denti stretti, sembra ridarmi
coraggio.
All'improvviso
sento il sibilo del vento affievolirsi sempre di più, come se
la tempesta si stesse placando.
Apro
meglio gli occhi e finalmente, in lontananza scorgo la Radura dei
Troll. Ce l'ho fatta!
Cerco
di aumentare il passo e correre, ma inciampo in una radice e cado
rovinosamente a terra. Non posso mollare adesso, ci siamo quasi!
Apro
gli occhi completamente, ma non riesco a vedere bene. No, no.
Provo
più volte ad alzarmi, ma finisco sempre in ginocchio. Una
fitta atroce mi trapassa il fianco. Premo la ferita con entrambe le
mani, ma le forze mi abbandonano.
Mi
accascio a terra, sento il freddo della terra sotto il mio viso e le
mie mani.
Riesco
a sentire soltanto dei lievi e indistinti mormorii in lontananza
prima, poi vengo inghiottito di nuovo dal buio.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Chiedo mille volte scusa per il ritardo, ma sto studiando
come una matta per gli esami all'università e sono riuscita
soltanto ora a ritagliarmi un po' di tempo per completare il capitolo
e pubblicarlo!
Come
avete visto, il nostro Kristoff si è svegliato. Sconvolto
dall'idea di essere stato ingannato e dai suoi sospetti su Elias,
decide, rischiando la vita, di recarsi dai Troll per essere
guarito... ma ce la farà a tornare ad Arendelle? Se volete
scoprirlo vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Grazie
ancora a tutti per il vostro sostegno, ci vediamo presto! Giulia =)
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Capitolo 20 *** 19- Una brutta sorpresa ***
19- Una brutta sorpresa
19-
Una brutta sorpresa
Le
stesse voci indistinte. Kristoff apre piano gli occhi.
Chinati
su di lui, a guardarlo preoccupati ci sono Bulda e tutti gli altri
troll. Sorride debolmente.
Credo
di non essere mai stato così felice di vederli, pensa.
KRISTOFF:
Allora non sono morto...
GRANPAPA':
No, ma ci sei andato vicino.
Kristoff
si tira su, sentendo la voce di Granpapà. I piccoli troll gli
saltano in braccio e sulle spalle per abbracciarlo. Il vecchio e
saggio troll si avvicina e gli mette una mano sul fianco sinistro.
Kristoff
abbassa lo sguardo e constata sorpreso che la ferita, il dolore sono
spariti. La camicia che indossa non è più macchiata di
sangue. Si tocca il fianco e si lascia sfuggire un sospiro di
sollievo.
GRANPAPA':
Hai corso un rischio enorme, Kristoff.
KRISTOFF:
Lo so.
Dice
il giovane rialzando lo sguardo su Granpapà, ma subito sente
arrivargli un forte schiaffo dietro la nuca.
KRISTOFF:
Ahia!
BULDA:
Di un po', volevi farmi morire?
Chiede
Bulda rivolgendosi al giovane con voce dura.
BULDA:
Ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere quando ti
abbiamo visto a terra in un lago di sangue? Era necessario rischiare
la vita in questo modo?
TROLL:
Oh, andiamo, Bulda, non lo rimproverare!
BULDA:
Invece lo rimprovero eccome! E' stato un'imprudente!
KRISTOFF:
E va bene, va bene, mi dispiace. Ma non avevo alternativa: Arendelle
è in pericolo!
GRANPAPA':
Cosa vuoi dire?
KRISTOFF:
Sospetto che ci sia un traditore!
Tutti
i troll, tranne Granpapà, emettono un verso di stupore.
KRISTOFF:
Se è davvero così, Arendelle è ancora più
vulnerabile. E io non posso mostrarmi debole.
I
troll si scambiano occhiate fra di loro. Kristoff abbassa lo sguardo.
KRISTOFF:
Come vorrei che Elsa fosse qui...
Sussurra.
Granpapà gli prende le mani.
GRANPAPA':
Kristoff, Elsa è al sicuro...
KRISTOFF:
Come lo sai?
GRANPAPA':
So che la cortina oscura di Uomo Nero non l'ha fermata. E non ha
fermato te nel venire qui anche a costo della tua vita. Continua a
proteggere la tua gente, figliolo... da chiunque vi minaccia.
KRISTOFF:
Lo farò.
Risponde
Kristoff senza pensarci due volte. Si alza lentamente, i piccoli
Troll saltano giù.
KRISTOFF:
Grazie.
Dice
il giovane Principe guardando i suoi amici con profondo affetto.
Bulda
ricambia fieramente il suo sguardo.
Il
sorriso di Kristoff, però, sparisce lasciando spazio a un
espressione confusa.
KRISTOFF:
Ehm, c'è un problema... Come faccio a tornare ad Arendelle?
I
piccoli Troll sospirano sconsolati alla sua domanda e fanno finta di
svenire.
KRISTOFF:
Ehi, vi ricordo, piccoli monelli, che non ho più Sven con me,
chiaro?
Dice
Kristoff, vedendo la loro reazione. Bulda e le altre femmine, invece,
si fanno avanti.
BULDA:
A questo abbiamo pensato noi!
Un
grande fischio risuona nella radura.
Tre
troll si mettono uno sopra l'altro e spariscono dietro le rocce.
Quando
ritornano, tirano le briglie di un cavallo pezzato, il cavallo di
Kristoff. Lui si avvicina e prende le redini che gli consegnano i
troll.
KRISTOFF:
Siete dei grandi, ragazzi!
Esclama
entusiasta Kristoff.
TROLL:
Modestamente!
Kristoff
sorride e sale in groppa.
BULDA:
Mi raccomando, fa' attenzione!
KRISTOFF:
Tranquilla... non ci tengo ad avere un altro scappellotto come quello
di prima!
I
piccoli Troll si lasciano sfuggire una risata divertita.
GRANPAPA':
Va', ragazzo, va'!
Lo
esorta Granpapà.
Kristoff
tira le briglie, facendo nitrire forte il cavallo, e parte al
galoppo, salutando ancora i suoi amici. Incita il cavallo ad andare
più veloce. Coraggio, torniamo ad Arendelle, di volata!
Intanto,
al castello di Arendelle, nello studio della Regina...
CONTE
MAX: Ma vi è andato DI VOLTA IL CERVELLO?
Il
tono irritato e sopra le righe del Conte Max arriva a far tremare i
muri. Lord Deverau e il Duca di Drammen si guardano, facendo una
smorfia. Kai si fa piccolo piccolo, vorrebbe scomparire.
CONTE
MAX: Il Principe Kristoff è ferito gravemente, doveva
rimanere a letto assolutamente per non morire dissanguato, e voi gli
avete permesso di fare una tale PAZZIA?
Kai
si stringe ancora di più nelle spalle, sentendosi enormemente
a disagio.
Elias
e l'ambasciatore Alecto osservano la scena divertiti.
KAI:
Ma, ma, Milord... io ho, ho provato a dissuadere Sua Altezza da fare
una tale pazzia... ma... ecco, lui... non ha voluto ascoltarmi, e poi
mi aveva ordinato di aiutarlo...
Farfuglia
Kai, cercando di far capire all'irato conte le sue ragioni.
CONTE
MAX: Ma dovevate rifiutarvi! Accidenti, ma non capite che
avete rischiato la vita? Non so nemmeno come voi abbiate fatto a
tornare vivo dopo i lupi!
Ribatte
esasperato il Conte Max. Lord Deverau gli si avvicina e mette una
mano sulla spalla.
LORD
DEVERAU: Signori, per favore, calmiamoci. Qui non si tratta di
quello che ha fatto Kai, il punto è un altro.
ELIAS:
Il punto è che il Principe Kristoff è sparito alla
ricerca di questi... troll! È passato quasi un giorno intero,
ma non è ancora tornato. Io credo che sia...
Interviene
Elias, che però viene subito interrotto dal Conte Max.
CONTE
MAX: Ma perché dite così, Principe Elias?
Elias
non tollera il tono agitato e nervoso del conte.
ELIAS:
Guardiamo in faccia la realtà: il Principe Kristoff è
ferito gravemente, non reggerebbe un secondo là fuori con una
tale ferita. E lo dimostra il fatto che non sia ancora tornato. Mi
dispiace doverlo dire, ma... credo che Sua Altezza non ce l'abbia
fatta.
Sentendo
le ultime parole pronunciate da Elias, il Conte Max abbassa lo
sguardo e stringe i denti addolorato. Kai fa scivolare lo sguardo fra
il conte e Elias e prova a controbattere.
KAI:
Perdonatemi, Altezza, ma credo che sia troppo presto per dire una
cosa del genere e poi...
ELIAS:
Come, prego?
Chiede
Elias, con voce irritata. Kai, vedendo lo sguardo truce del Principe,
si stringe nuovamente nelle spalle.
ELIAS:
Ascolta bene, miserabile servo: non sei nella condizione di poter
contraddire nessuno dei presenti, dato che sei stato TU a permettere
al Principe Kristoff di fare una simile pazzia.
Elias
punta il dito contro Kai, apostrofandolo con voce dura e fredda.
Il
Duca di Drammen vorrebbe intervenire, ma Elias non glielo permette e
continua.
ELIAS:
Benché odi i servi sciocchi e disubbidienti, questa volta
dovevi rifiutarti di eseguire gli ordini del tuo Principe. Se lo
avessi fatto, a quest'ora sarebbe qui, vivo, a prendersi cura del suo
popolo. Ma non è così!
DUCA:
Principe, vi prego...
Cerca
di intervenire il Duca, ma Elias gli intima di tacere e si rivolge
ancora a Kai.
ELIAS:
Sappi, servo, che ti ritengo responsabile, quindi ci saranno delle
conseguenze!
Lo
sguardo truce di Elias su di lui fa tremare Kai. Dalla sua bocca
asciutta non esce una parola. E' completamente sbiancato in volto.
Elias
si volta verso i Lord, ignorandolo. Guarda i Lord con un'espressione
dispiaciuta, ma i suoi occhi sembrano dire tutt'altro.
ELIAS:
Miei Lord, so che per voi non è facile accettare questa
terribile realtà. E' dura anche per me. Ma il nostro compito è
difendere Arendelle finché la mia promessa sposa, la Regina,
non tornerà a casa.
Se
tornerà, pensa malignamente Elias, facendo una pausa.
ELIAS:
Perciò, a nome della Regina Elsa e del suo Principe caduto,
io, Principe Elias di Trondheim, chiedo a voi di stare al mio fianco
per proteggere questa terra.
I
Lord si scambiano occhiate e mormorii confusi. Non sanno né
che dire, né che fare.
Qualunque
cosa dicano, non mi importa, pensa il Principe altezzoso. Per cariche
e per essere la persona più vicina alla Regina, la reggenza
spetta a me.
Finalmente
Arendelle sarà mia e nessuno, nemmeno la sua Regina, mi
fermerà!
CONTE
MAX: Principe Elias... Arendelle si affida a voi.
Dice
il Conte Max con un tono a metà fra l'addolorato e il
riluttante.
Alecto
si inchina davanti a Elias, il quale scambia un'occhiata complice con
lui.
Il
Principe alza di nuovo lo sguardo sui Lord e rivolge loro un cenno di
gratitudine.
ELIAS:
Vi ringrazio, miei Lord. Vi prometto che farò qualsiasi cosa
per proteggere Arendelle.
KRISTOFF:
Non fate promesse che non siete in grado di mantenere, Principe.
Elias,
Kai e i Lord si voltano verso la porta dello Studio.
Kristoff
è lì, vivo, appoggiato alla porta con le braccia
incrociate, con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.
I
Lord non riescono a trattenere la loro gioia e gli si avvicinano.
DUCA:
Principe Kristoff!
CONTE
MAX: Altezza, siete vivo!
KAI:
Oh, sia ringraziato il Cielo!
Elias,
l'unico dei Lord a non essersi avvicinato, non riesce a credere ai
propri occhi.
E'
impossibile, pensa, mentre sente la rabbia crescere dentro di lui.
Come ha fatto a cavarsela? A stento riusciva a camminare ieri sera.
Aveva bisogno di essere sorretto da quello sciocco servo che si porta
sempre dietro. Come può essere ancora vivo?
CONTE
MAX: State bene, Altezza?
KRISTOFF:
Benissimo. Non dovete più preoccuparvi, sono completamente
guarito.
Risponde
Kristoff, mettendo una mano sulla spalla del conte. Poi si gira verso
Kai e dice:
KRISTOFF:
Grazie, Kai. Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto.
Kai
fa un profondo inchino al suo Principe e cerca di nascondere le
lacrime di sollievo e commozione. Kristoff sorride, poi alza lo
sguardo su Elias.
I
due Principi si guardano duramente senza dire nulla.
Che
cosa devo fare per liberarmi di te, maledetto, si chiede Elias.
L'espressione
incredula e furiosa di Elias provoca un sorriso beffardo di Kristoff.
Adesso
sai che non ti conviene sottovalutarmi, principino egoista e
insolente, pensa. Non ti libererai così facilmente di me.
LORD
DEVERAU: Be', visto che Sua Altezza è tornato a casa
sano e salvo, direi che possiamo ritirarci e lasciare le cose come
stanno, dico bene?
Afferma
Lord Deverau.
Elias
si sente come quando suo padre, dopo avergli promesso una ricca
ricompensa per i suoi servigi da buon erede al trono, gliela negava
solo perché si vantava troppo di se stesso e delle sue
capacità. Devi imparare cos'è l'umiltà, gli
ripeteva in continuazione.
Odio
che le cose che voglio mi sfuggano dalle mani, pensa. E odio lo
sguardo vittorioso di quel villico ignorante.
Elias
fa cenno ad Alecto di seguirlo e, insieme a Kristoff e tutti gli
altri Lord, lasciano lo studio della Regina.
I
versi furiosi di Elias risuonano nella sua stanza.
Il
principe scaraventa per terra tutto quello che gli capita fra le
mani, mentre Alecto, in piedi davanti alla porta, lo osserva senza
scomporsi.
Elias
scaraventa a terra un vaso per i fiori. Alcuni cocci finiscono ai
piedi di Alecto. Elias lo guarda con il fiato corto e gli occhi
iniettati di sangue.
ELIAS:
Com'è possibile, eh? Com'è possibile che quell'insulso
sia ANCORA VIVO?
Gli
chiede. Alecto lo guarda senza dire niente.
ELIAS:
Non me la bevo la storia dei troll! IO L'HO VISTO! Ieri sera non
poteva camminare senza essere sorretto, quella ferita era talmente
grave da UCCIDERLO SUBITO!
Alecto
continua a non dire niente. Elias, non potendo tollerare quel suo
ostinato mutismo, lo prende per il bavero e lo sbatte contro la
porta.
ELIAS:
Ci mancava tanto così, TANTO COSI', e Arendelle sarebbe stata
MIA!
Alecto
afferra i polsi del Principe e lo costringe a lasciarlo. Si risistema
la camicia e mantenendo la stessa espressione dice:
ALECTO:
Anch'io sarei seccato quanto voi dopo che questo regno mi è
scivolato dalle dita.
Elias
fa per avventarsi di nuovo su di lui, ma l'ambasciatore lo blocca con
la mano.
ALECTO:
Ma sono abbastanza lucido da ricordarvi che avete ancora una carta da
giocare.
Il
Principe, sentendo quelle parole, a poco a poco rilassa il volto.
Mi
costa ammetterlo, ma ha ragione, pensa. Alecto lo guarda sorridendo
cinicamente. Elias alza di nuovo lo sguardo su di lui.
ELIAS:
Sarà meglio per lui trovarla, altrimenti...
Elias
si interrompe, lasciando che il suo ambasciatore comprenda da solo.
Alecto ridacchia in modo sinistro, provocando anche la risata di
Elias.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Finalmente gli esami sono finiti e sono andati bene! E con
il riposo sono riuscita a finire anche questo capitolo, che spero
abbiate apprezzato!
Il
nostro amato (si fa per dire...) Elias era convintissimo che sarebbe
stato lui a capo di Arendelle, ma non ha fatto i conti con la magia
dei Troll e con il coraggio e la tenacia del nostro Kristoff! XD
Devo
ammettere che mi sono divertita a scrivere la parte in cui se lo
ritrova davanti ahahah xD e voi che ne pensate?
Grazie
ancora per tutto l'appoggio che mi date, per tutti i complimenti,
qualcuno anche per le critiche, e ringrazio anche i lettori
silenziosi!
Detto questo, #CasoMai vi do appuntamento al prossimo
capitolo! Un abbraccio da Giulia.
|
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Capitolo 21 *** 20- Di che cosa hai tanta paura? ***
20- Di che cosa hai tanta paura?
20-
Di che cosa hai tanta paura?
Nel
frattempo, sulle montagne dei fiordi ghiacciati, Olaf attira
l'attenzione dei suoi amici. Comincia a tirare Jack e Elsa per la
mano e i due ragazzi, insieme a Sven, cominciano a seguirlo, senza
capire dove li voglia portare.
JACK:
Olaf, si può sapere dove ci stai portando?
Dente
da Latte, posata sulla spalla di Jack, pare chiedere la stessa cosa.
OLAF:
Dai, e forza!
Il
pupazzo di neve continua a tirarli, fino a che non si ferma in cima a
una rupe innevata. Saltella e indica qualcosa ai suoi amici. Elsa non
capisce, Jack raggiunge Olaf e stringe gli occhi per vedere meglio in
mezzo alla nebbia.
Questa
dopo un po' si dirada, mostrando in lontananza una lunga falesia a
strapiombo sul Mar Glaciale Artico.
JACK:
Capo Nord!
Esclama
Jack, sorridendo. Olaf urla e salta in braccio a lui.
JACK:
Sei stato bravissimo, Olaf!
Elsa
si avvicina ai due e guarda anche lei verso Capo Nord.
ELSA:
Oh, mio Dio, Jack!
JACK:
Possiamo raggiungerlo, Elsa.
Elsa
si gira verso di lui.
JACK:
Possiamo, se ci affrettiamo.
ELSA:
Ce l'abbiamo fatta?
Gli
chiede Elsa, guardandolo fisso negli occhi.
Jack
sorride nel vedere i suoi occhi brillare di felicità e
annuisce. Elsa sorride insieme a lui, poi gli butta le braccia al
collo e lo abbraccia forte.
Il
gesto sorprende Jack, che sente il suo cuore battere fortissimo e lo
stesso calore diffondersi in tutto il corpo. Dopo un po' sorride e
ricambia la sua stretta.
OLAF:
Ehm ehm...
Jack
e Elsa, imbarazzati, si separano immediatamente, Dente da Latte si
mette fra loro come se fosse gelosa. Olaf li guarda alzando un
sopracciglio.
OLAF:
Allora? Vogliamo andare?
Jack
scambia un'occhiata complice e divertita con Elsa, poi risponde:
JACK:
Ok.
OLAF:
Bene bene bene!
Olaf
comincia ad incamminarsi seguito da Sven. Dente da Latte si posa
sulle corna della renna, provocando un suo verso entusiasta.
Jack
cede il passo ad Elsa con galanteria. La giovane lo ringrazia con un
elegante cenno del capo e lo precede. Jack si appoggia al suo bastone
e la osserva, rapito dalla sua bellezza.
Mio
Dio, quant'è bella, pensa. Credo di essere impazzito, anzi
peggio di essermi ammalato. Ma io sono un'immortale, non posso
ammalarmi. E poi che razza di malattia è questa, che mi fa
desiderare di stringerla fra le mie braccia senza lasciarla più
andare via? Oh, è un bel guaio!
E'
ormai calata la notte.
Malgrado
la stanchezza, Jack, Elsa e i loro amici continuano la loro marcia,
più che decisi a raggiungere Capo Nord il prima possibile.
Per
tenere lontano il sonno, Jack racconta ad Elsa e Olaf la sua vita con
i Guardiani: i viaggi in giro per il mondo insieme a Nord, ossia
Babbo Natale, sulla sua slitta; i giorni in cui Nord lo costringeva
ad aiutarlo a costruire i giocattoli, i cosiddetti “giorni da
schiavista”; la sua collezione di oggetti dal futuro; il tantissimo
tempo passato insieme ai bambini; i tanti scherzi fatti a
Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua, e ai piccoli elfi aiutanti di
Nord, che dopo tanti anni erano arrivati ad odiare Jack. Elsa e Olaf
ridono divertiti.
ELSA:
Ma povero elfo!
Esclama
Elsa, ridendo dopo l'ennesimo racconto di Jack sugli elfi.
JACK:
Era uno scherzetto innocente, dai!
ELSA:
Ah, ma certo! Farlo inseguire da Nord e da centinaia di altri elfi
arrabbiati perché tu, e non lui, hai fatto bruciare l'intero
pranzo di Natale? Ma sì, è uno scherzo innocente!
Jack
e Elsa ridono ancora. I loro occhi si incrociano e le risate si
esauriscono.
Jack
è il primo ad abbassare lo sguardo e comincia a muovere su e
giù il bastone.
ELSA:
Credevo di essere l'unica a non sopportarti...
JACK:
No, diciamo che sei l'unica a non esserci abituata!
ELSA:
Sì, è vero.
Stavolta
è Elsa ad abbassare lo sguardo. Jack inclina la testa
sorridendo.
ELSA:
Immagino che anche i tuoi genitori ci fossero abituati, vero?
Chiede
Elsa, rialzando lo sguardo.
Jack,
alla parola “genitori”, si ferma di colpo. Il suo sorriso
sparisce, mentre gli occhi si spalancano in un'espressione di dolore.
Davanti agli occhi, le stesse immagini. Nella mente, gli stessi
dolorosi ricordi.
Elsa
subito si accorge del cambio di umore di Jack. La sua espressione, la
stessa che tante volte vedeva nella sua immagine riflessa allo
specchio e che a tanti aveva mostrato lei stessa, la spaventa e la
preoccupa.
ELSA:
Jack...
Elsa
gli mette una mano sulla spalla, ma lui si scosta bruscamente, come
se una scossa elettrica gli avesse attraversato la spalla. Dente da
Latte vola via dal suo cappuccio.
Jack
si volta verso Elsa, stringendo gli occhi.
Ha
gli occhi lucidi, si rende conto Elsa, guardandolo fisso. Perché
fa così? Non mi ha mai allontanato da sé in questo
modo.
ELSA:
Jack, che cos'hai?
Chiede
ancora, avvicinandosi preoccupata.
JACK:
Elsa, ti prego...
Lui
alza un braccio verso di lei e indietreggia di un passo.
JACK:
Lasciami in pace.
ELSA:
Ma che cosa ti ho fatto?
JACK:
Non mi hai fatto niente, ok? Niente!
Risponde
Jack, alzando la voce e guardandola con rabbia.
Elsa
è ferita dal tono della sua voce. Perché mi parla così?
Sven
e Olaf guardano confusi Dente da Latte, ma la fatina sembra più
confusa di loro.
Jack
fa per voltarsi e riprendere la marcia, ma Elsa lo afferra per la
spalla e lo costringe a girarsi.
ELSA:
No, questo non è niente!
La
voce di Elsa trema. Jack la scaccia di nuovo in modo brusco.
JACK:
Lasciami in pace, Elsa!
ELSA:
No!
JACK:
Elsa, ti ho detto di LASCIARMI IN PACE!
Jack
la allontana da sé con più forza.
Elsa
lo fissa, quasi sull'orlo delle lacrime. Non riesco a capire, pensa.
Non l'ho mai visto così, non sembra neanche lui.
ELSA:
Che ti succede?
Che
mi succede, ripete Jack nella sua mente. Succede che non ce la faccio
più.
Non
ce la faccio più a vedere quelle immagini, quei volti, i loro
volti, passarmi davanti agli occhi ogni volta. Odio ricordare la
ragione per cui per tanto tempo ho maledetto me stesso e i miei
poteri.
Ma
perché sto reagendo così con Elsa? Lei non sa niente,
non c'entra niente...
JACK:
Basta, Elsa, BASTA!
Jack,
ma che stai facendo?
ELSA:
No, perché? Perché ti comporti così? Perché
non ti fidi di me? DI CHE COSA HAI TANTA PAURA?
JACK:
ORA BASTA, BASTA!
Jack
chiude gli occhi e stringe i denti.
Il
suo bastone, stretto saldamente nelle mani, si illumina di una luce
azzurra e da esso esce un violento getto di ghiaccio contro Elsa,
Olaf e Sven, che indietreggiano spaventati.
Elsa
osserva inorridita quelle stalattiti puntate contro di lei. Alza
lentamente gli occhi su di lui e non riesce a credere di vederlo
puntare contro di lei il bastone, il suo potere, con gli occhi
stretti in una fessura di rabbia e dolore.
Credevo
di potermi fidare di te, pensa Elsa, sentendo il suo cuore perdere i
battiti e il respiro farsi sempre più affannato. Credevo che
fossimo simili, che avremmo potuto aiutarci a vicenda, ma mi
sbagliavo. Sono stata una stupida a credere che tra noi potesse
nascere qualcosa, soltanto una stupida.
Elsa
stringe gli occhi, lasciando che le lacrime le righino le guance.
Jack
rilassa il volto e respira pesantemente, abbassando di poco il
bastone.
Il
suo sguardo si sposta dal viso in lacrime di Elsa all'espressione
impietrita di Olaf e Sven, per poi finire sulle stalattiti davanti a
loro.
Jack
spalanca gli occhi, rendendosi conto di quello che ha appena fatto.
Ma che cosa ho fatto, si chiede abbassando immediatamente il bastone.
Alza
di nuovo lo sguardo e incrocia quello ferito di Elsa. Oh, mio Dio,
avrei potuto farle del male...
Elsa
stringe gli occhi verso di lui, per poi voltarsi e correre via.
OLAF:
Elsa!
La
richiama Olaf, ma lei non si volta e continua a correre. Olaf le
corre dietro continuando a chiamarla e pregandola di fermarsi.
Dente
da Latte vola verso Jack, ma lui non la guarda. Si volta e continua a
camminare. Dente da Latte scambia uno sguardo con Sven. La renna
emette uno sbuffo e, insieme alla fatina, segue Jack, sperando di
riuscire a fermarlo.
Non
so dove mi stanno portando i piedi e non mi importa. La sola cosa che
voglio è andare via. Allontanarmi da lui.
Cammino
a passi veloci, le lacrime mi scorrono sulle guance.
Che
senso ha piangere, mi ripeto più di una volta, eppure ogni
volta che mi passo le mani sugli occhi per cercare di asciugare le
lacrime, queste continuano a scendere.
Sento
i passettini veloci di Olaf dietro di me e la sua voce che mi prega
di fermarmi.
OLAF:
Elsa, ti prego, torna indietro!
ELSA:
Lasciami stare, Olaf.
La
mia voce è spezzata. Olaf mi raggiunge e mi si para davanti,
con le braccine aperte.
OLAF:
Eh, no! Non ti lascio stare proprio per niente! Non possiamo fermarci
adesso, non ora che siamo così vicini al Polo!
ELSA:
Olaf...
OLAF:
Elsa, non so perché Jack ti abbia scacciato via in quel modo.
Sono arrabbiato con lui quanto te. Ma qui non si tratta di lui, si
tratta di Anna!
Io
spalanco gli occhi, per poi voltarmi indietro. Il Capo Nord è
vicino.
OLAF:
E Anna non vorrebbe vederti rinunciare così!
Continua
Olaf. Io continuo a guardarmi alle spalle. Stringo gli occhi e tiro
su col naso.
Olaf
ha ragione. Non posso arrendermi adesso.
Anna
è più importante di tutto. Il mio popolo è più
importante di tutto.
Se
Jack non vuole più aiutarmi, andrò avanti da sola, come
ho sempre fatto.
Mi
volto di nuovo verso Olaf, mi inginocchio davanti a lui e lo guardo
dritto negli occhi.
ELSA:
Tu non mi abbandoni, vero?
Olaf
mi sorride.
OLAF:
Non potrei mai!
ELSA:
Allora andiamo!
OLAF:
Sì!
Lui
mi salta in braccio e mi abbraccia forte forte. Ricambio il suo
abbraccio e ritrovo tutto il coraggio di cui avevo bisogno. Olaf
saltella e mi prende per mano.
OLAF:
Coraggio, ANDIAMO!
BALTHAZAR:
Voi non andate da nessuna parte!
Una
voce roca alle mie spalle.
Mi
volto di scatto e mi ritrovo circondata da un gruppo di uomini
armati, vestiti di stracci, che mi guardano minacciosi, come se fossi
la preda di una battuta di caccia. Alzo le braccia, pronta ad
attaccare chiunque si avvicini, mentre Olaf si attacca a me.
Uno
di loro, un uomo dai grandi occhi verdi, solcati da profonde occhiaie
scure, il viso ricoperto da cicatrici, alto e robusto, si stacca dal
gruppo brandendo una lunga spada. Io allungo il braccio verso di lui.
ELSA:
Fermo!
Lui,
per niente turbato dal mio comando, continua ad avvicinarsi ridendo.
BALTHAZAR:
La Regina di Arendelle... finalmente vi abbiamo trovato!
ELSA:
Chi siete? Che cosa volete da me?
Il
ghiaccio comincia a brillare fra le mie mani. Quell'uomo, però,
continua ad avvicinarsi.
BALTHAZAR:
Non credo vivrete abbastanza per scoprirlo, mia Regina! Prendetela!
Sento
la paura attanagliarmi mentre lo sento pronunciare l'ultima parola.
Gli uomini alle sue spalle sfoderano le spade e si avvicinano
minacciosi.
ELSA:
State lontani!
Con
un agile colpo di mano, scaglio contro di loro il ghiaccio. Sento,
però, che ce ne sono altri alle mie spalle. Mi volto
velocemente, alzo entrambe le mani e alzo davanti a loro una parete
di ghiaccio.
ELSA:
Olaf, corri!
Olaf
mi tira per la mano e cominciamo a scappare. Alle mie spalle sento il
rumore del ghiaccio che si frantuma e la voce di quell'uomo, che
urla:
BALTHAZAR:
NON LASCIATEVELA SCAPPARE!
Io
e Olaf aumentiamo la velocità della corsa. Mi volto e li vedo
ancora dietro di noi. Scaglio ripetutamente il ghiaccio alle mie
spalle, non devono raggiungerci.
OLAF:
Sven! Sven! Jack! AIUTO!
Comincia
a gridare Olaf.
Io
mi volto ancora una volta. Vedo uno di quei briganti scagliarmi
contro delle frecce, ma riesco a distruggerle tutte lanciando delle
stalattiti.
Improvvisamente,
sento che qualcosa alle mie spalle mi trattiene e mi fa cadere in
avanti. Il mio mantello si è impigliato in una roccia. Provo a
tirarlo via, a strapparlo, ma vedo quegli uomini avvicinarsi sempre
di più. Alzo di nuovo le mani, ma stavolta da esse non esce
niente.
Oh,
no! Non adesso! Mi guardo le mani terrorizzata, per poi portarmele al
petto.
ELSA:
Olaf, scappa!
Ordino
ad Olaf, chinato su di me per aiutarmi.
OLAF:
No, non me ne vado senza di te, Elsa!
ELSA:
Trova Jack e digli che mi dispiace! Vai!
Allontano
Olaf da me, vedo i suoi occhi inumidirsi. Mi dispiace, amico mio.
Lui
stringe gli occhi, si volta e comincia a correre. Con le lacrime agli
occhi, lo vedo sparire tra le rocce. Abbasso la testa toccando la
terra fredda con la fronte, mentre il mio corpo è scosso dai
singhiozzi. Sento qualcuno tirarmi su per le braccia e vani sono i
miei tentativi di ribellarmi.
Continuo
a camminare a testa bassa, senza guardare nemmeno dove sto andando.
Stringo forte nella mano destra il mio bastone. Non capisco perchè
sto qui a camminare, quando potrei volare e raggiungere il Polo in un
attimo. I miei piedi, però, non si staccano da terra. Alle mie
spalle sento la vocina di Dente da Latte e il passo ovattato di Sven,
che si ostina a seguirmi.
Non
faccio altro che chiedermi come ho potuto fare quello che ho fatto.
Avrei potuto fare del male ad Elsa e lei non c'entra niente con tutto
il dolore che mi porto dentro.
Lei
si è fidata di me e ora l'ho delusa.
Sento
Sven sbuffare dietro di me, ma dopo poco me lo ritrovo davanti e mi
fermo. Lui sembra dirmi qualcosa che però non capisco.
JACK:
Che hai, Sven?
Gli
chiedo, spazientito. Lui cammina verso di me con le corna in avanti,
costringendomi ad indietreggiare.
JACK:
Ehi, ma che ti prende?
Lui
comincia ad apostrofarmi con i suoi strani versi, fissandomi con
rabbia.
JACK:
Scusa, non parlo il rennese!
Dico
cercando di levarmelo di torno, ma lui mi ferma e mi prende con le
corna.
JACK:
Ehi, ehi, ehi, fermo! Mettimi giù, mettimi giù!
Lui,
però, non mi ascolta. Malgrado io mi divincoli, non riesco a
scendere da qui.
Guardo
Dente da Latte, chiedendole con lo sguardo di aiutarmi, ma lei mi
ignora.
JACK:
Sven, accidenti, mettimi giù!
Sven
scrolla violentemente la testa e mi fa cadere con la testa nella
neve. Sento ancora i suoi versi arrabbiati. Riemergo dalla neve e mi
friziono i capelli. Sven sbuffa ancora, mentre io mi rimetto in
piedi.
JACK:
No, Sven! Io non torno indietro!
Sven
e Dente da Latte mi urlano contro arrabbiati. Io mi scrollo la neve
dalla felpa e riprendo il bastone.
JACK:
Avete visto quello che è successo, avrei potuto farle del male
e io non voglio!
Dente
da Latte mi chiede esasperata perchè ho reagito in quel modo
se non volevo ferirla.
JACK:
Non lo so perchè ho reagito così, non so cosa mi sia
preso!
Mi
prendo la testa fra le mani e stringo gli occhi e i denti.
All'improvviso,
sento qualcuno gridare forte il mio nome. Mi volto di scatto.
JACK:
Avete sentito?
OLAF:
JACK!
JACK:
Olaf?
Io,
Sven e Dente da Latte ci guardano intorno, cercando di capire da dove
viene la voce di Olaf.
Corro
fino a che non sento le mie gambe sbattere contro qualcosa di freddo.
Abbasso lo sguardo e vedo Olaf.
JACK:
Olaf!
Sven
e Dente da Latte mi raggiungono. La renna sorride nel vedere Olaf e
lo accarezza con il muso.
Io
mi guardo intorno cercando Elsa, ma lei non c'è. Non c'è.
Sento
l'angoscia salire. Dov'è Elsa?
Guardo
Olaf e gli leggo la paura negli occhi, così mi inginocchio
davanti a lui.
JACK:
Olaf, dov'è Elsa?
OLAF:
L'hanno... l'hanno... l'hanno...
JACK:
Ehi, ehi, riprendi fiato, cosa è successo?
Dico
cercando di tranquillizzarlo. Olaf fa un bel respiro e finalmente
riesce a parlare.
OLAF:
Degli uomini cattivi l'hanno catturata, vogliono farle del male,
Jack!
Io
spalanco gli occhi, sconvolto. Sento il mio cuore perdere un battito,
costringendomi a portarmi una mano al petto. In un attimo, però,
sento la rabbia salire e butto a terra il bastone. Mi prendo di nuovo
la testa fra le mani con un moto di rabbia.
E'
tutta colpa mia. Non avrei dovuto lasciarla andare.
Non
avrei dovuto abbandonarla.
Se
le dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai.
JACK:
Olaf, portami da lei, presto!
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Lo so, anche stavolta sono in ritardo, ma l'università
mi ha tolto molto tempo, quindi spero che mi perdoniate, ma
soprattutto che il capitolo vi sia piaciuto!
Sorpresona,
è tornato in scena Balthazar! Elsa, dopo un litigio con Jack,
viene allontanata da lui e viene catturata dal crudele brigante.
Jack, pentito di quanto è successo, viene avvertito
dell'accaduto da Olaf. Riuscirà il nostro coraggioso Guardiano
a salvare la sua Elsa? Lo scoprirete soltanto nel prossimo capitolo,
perciò vi aspetto! ;)
Grazie
ancora a tutti per il sostegno e per l'affetto che mi dimostrate, vi
adoro! Un abbraccio a tutti da Giulia =)
|
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Capitolo 22 *** 21- La fuga ***
21- La fuga
21-
La fuga
Sono
rinchiusa in un capanno buio e spoglio, illuminato solo da una
finestra dai vetri rotti.
Le
catene mi stringono le braccia lungo il corpo e le mani, provocandomi
dolore. Ho cercato di spezzarle con i miei poteri, ma è
inutile: non mi rispondono.
Mi
alzo a fatica e mi volto verso sinistra, verso la finestra.
Riesco
a sentire le voci e le risate sguaiate dei briganti che mi hanno
rapita. Devono essere intorno a un falò perché l'aria è
molto calda.
Un
rumore mi fa voltare. La porta del capanno si è aperta.
Il
capo di questi briganti, il cui nome è Balthazar, avanza verso
di me, sorridendo beffardo.
Dietro
di lui, vedo una figura più piccola: una ragazzina di forse
quattordici anni, molto magra, i capelli neri raccolti in una treccia
laterale disordinata, i grandi occhi verdi, uguali a quelli di
Balthazar, mi guardano in modo diverso da lui. E' come se fosse
dispiaciuta, come se mi stesse chiedendo perdono. Mi chiedo chi sia.
Il mio sguardo si posa di nuovo su Balthazar.
ELSA:
Perché mi hai portata qui? Che cosa vuoi da me?
Gli
chiedo, avvicinandomi e sfidandolo con lo sguardo.
Lui ridacchia.
BALTHAZAR:
Mi avevano detto che catturarvi sarebbe stato molto difficile, dati i
vostri poteri, Vostra Maestà... a quanto pare si sbagliavano!
ELSA:
Di che cosa state parlando?
BALTHAZAR:
A che serve parlarvene? Non potete fuggire, non potete nemmeno
condannarmi a morte.
Balthazar
afferra una delle catene e la tira, costringendomi a tornare in
ginocchio e ad abbassare la testa. Malgrado il dolore che sento in
ogni centimetro del mio corpo, rialzo subito lo sguardo e guardo
fisso negli occhi il mio carceriere. Se crede che io sia debole, si
sbaglia. Lui si china su di me e i suoi occhi si stringono in una
fessura.
BALTHAZAR:
Dopo stanotte, il vostro Regno sarà costretto a piangervi, a
dimenticarvi e a scegliere un nuovo Re, se non vuole essere raso al
suolo!
ELSA:
Non succederà mai!
BALTHAZAR:
Ne siete davvero sicura? Sta già accadendo, mia Regina. Il
Regno di Arendelle cesserà di esistere senza la sua Regina...
e senza il suo Principe!
Io
rimango a bocca aperta. Cosa? No, non può essere! Che cosa
hanno fatto a Kristoff?
ELSA:
Kristoff?
BALTHAZAR:
Proprio così. Il vostro Principe è in fin di vita!
ELSA:
No! Che cosa gli avete fatto?
La
mia voce trema, non riesco più a trattenere le lacrime.
BALTHAZAR:
Niente di tanto diverso da quello che farò adesso a voi,
Altezza.
Balthazar
si lascia sfuggire una risata orribile.
Io
mi tengo la testa fra le mani, non ce la faccio a sentirlo. Vorrei
distruggere queste catene, il luogo in cui mi trovo, correre fino ad
Arendelle e scoprire che sono tutte bugie, che Kristoff è al
sicuro, ma i miei poteri non mi rispondono più. Mi hanno
abbandonato anche loro.
BALTHAZAR:
Ma purtroppo per voi, mi diverte molto vedervi in questo stato,
perciò vi lascerò soffrire ancora un po' prima di
morire!
Le
sue parole e la sua risata crudele mi provocano ancora più
dolore. Le lacrime scivolano giù dal mio viso e bagnano le
assi di legno scheggiate del pavimento.
Oh,
mio Dio, Kristoff... Anna... è tutta colpa mia.
Alzo
di pochissimo lo sguardo e vedo Balthazar trascinare via la
ragazzina, che però si volta verso di me e mi rivolge lo
stesso sguardo dispiaciuto di prima.
La
porta si chiude e rimango di nuovo sola. Di nuovo chiusa dentro.
Mi
copro il viso con le mani, piango forte pensando a tutte le persone
che amo: Anna, Kristoff, Olaf, il mio popolo, Jack... sì,
anche lui.
Vorrei
che fosse qui, che mi abbracciasse, che mi dicesse che andrà
tutto bene. Mi dispiace tanto.
Se
solo non avessi discusso con lui, tutto questo non sarebbe mai
successo e ora sarei dai Guardiani e avrei una speranza per salvare
mia sorella.
Una
piana desolata al centro del quale brucia un enorme falò.
Intorno ad esso è radunato un gruppo di uomini che mangiano a
sbafo e ridono sguaiatamente. Le loro armi sono tutte ammucchiate in
un solo punto, mentre i cavalli sono tutti legati vicino a un capanno
fatiscente. Vedo uscire dal capanno un uomo alto e robusto che
trascina via una ragazzina di forse quattordici anni. L'uomo si
guarda intorno.
JACK:
Olaf, sta' giù!
Gli
ordino, nascondendomi a mia volta dietro le rocce. Olaf torna a
guardare l'uomo accanto alla ragazzina e me lo indica.
OLAF:
E' lui!
JACK:
Forse Elsa è lì dentro.
Sussurro
indicando il capanno.
JACK:
Dobbiamo distrarli se vogliamo avvicinarci!
OLAF:
Sì, ok, distraiamoli!
Esclama
Olaf, ridendo. Ma dopo neanche cinque minuti, la sua espressione
diventa confusa.
OLAF:
Ehm... tu hai qualche idea su come distrarli?
Chiede
alla fine, grattandosi la testa. Io ridacchio.
JACK:
Stai parlando con un professionista, Olaf! Sta' a vedere!
Con
un salto scavalco la roccia e volo giù dalla montagna, per poi
nascondermi di nuovo.
Faccio
segno ad Olaf e Sven di seguirmi. I due strisciano lentamente giù
dalla montagna, anche se io vorrei che aumentassero la velocità.
Scambio
un'occhiata rassegnata con Dente da Latte, che è posata sulla
mia spalla.
Quando
finalmente mi raggiungono, mi sporgo a guardare che cosa succede.
Due
di quegli uomini si avvicinano al mucchio di armi e prendono due
spade. Cominciano a discutere animatamente su quale delle due sia la
più affilata e letale.
BRIGANTE:
E' inutile che ti vanti così tanto della tua lama, tanto sarà
la lama di Balthazar a finire la Regina!
Le
parole del brigate mi fanno spalancare gli occhi. Vogliono uccidere
Elsa? No, non glielo permetterò, fosse l'ultima cosa che
faccio!
Alzo
la mano destra e punto gli occhi sulle due spade. Le lame cominciano
a coprirsi di uno strato di ghiaccio prima sottile, poi sempre più
spesso. I due briganti osservano le spade con gli occhi sgranati, non
riescono a spiegarsi lo strano fenomeno. Quando il ghiaccio è
spesso al punto giusto, chiudo la mano a pugno e le lame si
frantumano come se fossero fatte di un fragile vetro. Le facce
incredule dei due mi fanno sorridere.
BRIGANTE:
Questo è strano davvero! Dobbiamo avvertire Balthazar!
Si
girano e fanno per andarsene. Colpisco il terreno con il bastone e
una lunga striscia di ghiaccio compare sotto i piedi dei due
briganti, che scivolano provocando le risate di tutto il resto della
banda.
Faccio
cenno a Olaf e Sven di seguirmi. Intanto, l'uomo e la ragazzina si
avvicinano.
BALTHAZAR:
Che diavolo succede qui?
Chiede
lui, con un tono talmente duro da far cessare all'istante le risate
dei suoi uomini.
Io
esco dal mio nascondiglio. Alzo il bastone in aria, per poi sbatterlo
a terra. Il ghiaccio parte da quel punto e arriva fino a uno degli
alberi, poco distanti dal falò. Tiro a me il bastone e
l'albero che ho colpito cade, provocando un gran fracasso. Tutti si
voltano verso sinistra, mentre io torno a nascondermi.
BALTHAZAR:
Che cosa è stato?
Il
capo della banda sfodera la spada e intima ai suoi uomini di
seguirlo.
Sì!
Tranquilla, Elsa, sto venendo da te!
Sento
dei rumori e le voci agitate di quegli uomini venire da fuori.
Ho
provato a rompere di nuovo queste catene, ma i miei poteri continuano
a non rispondermi.
Non
capisco, non mi era mai capitato in tutti questi anni, anzi succedeva
il contrario: più avevo paura di mostrarli, più essi
uscivano fuori. Invece, adesso più cerco di usarli, più
non mi rispondono.
Ho
la fronte appoggiata al legno della parete, gli occhi chiusi e la
testa abbassata.
Non
riesco a non pensare a quello che mi ha detto Balthazar: Kristoff è
in pericolo di vita ed è stato lui a cercare di ucciderlo. Ed
è successo tutto mentre io ero via. Non so che fare...
JACK:
Elsa...
La
voce di Jack.
Sollevo
lo sguardo immediatamente.
Lui
è lì, fuori dalla finestra e mi guarda sorridendo
teneramente. Scavalca la finestra e si posa sul pavimento davanti a
me. Tocca le catene con il bastone e queste si ricoprono di ghiaccio,
fino a spezzarsi del tutto. Sono libera.
ELSA:
Oh, mio Dio, Jack!
Esclamo,
buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte a me. Piango
sulla sua spalla, mentre sento la sua stretta aumentare.
Mi
accarezza i capelli dolcemente e finalmente mi sento al sicuro.
Lui
scioglie l'abbraccio e mi prende il viso tra le mani. Anch'io
accarezzo il suo con le mie mani.
JACK:
Elsa, mi dispiace, mi dispiace tanto!
Mi
dice asciugandomi le lacrime con le dita.
ELSA:
No, Jack, la colpa è mia!
Io
mi rifugio di nuovo fra le sue braccia che mi stringono forte, come
se avesse paura che io possa scomparire da un momento all'altro. Come
io ho paura di vederlo svanire davanti ai miei occhi senza poter fare
niente..
JACK:
Perdonami, ti prego.
Stavolta
sono io a sciogliere l'abbraccio.
Mi
guarda fisso negli occhi, il suo respiro è più pesante
del mio. Mi accarezza ancora il viso, poi unisce la sua fronte alla
mia, chiudendo gli occhi.
Li
chiudo anch'io, ascoltando il suono del suo respiro e lasciando che i
brividi mi corrano sulla pelle.
Riapro
gli occhi e mi perdo negli occhi di Elsa.
La
sua fronte contro la mia, il suo respiro che si mischia al mio. E'
così vicina, eppure ho troppa paura che possa svanire
inghiottita dal buio. Il
senso di colpa per averla lasciata da sola torna ad attanagliarmi.
JACK:
Perdonami, ti prego.
Ripeto,
accarezzandole di nuovo il viso.
ELSA:
Scusami, Jack, scusami.
Mi
dice, tornando a piangere sulla mia spalla. Io la stringo forte.
JACK:
No, Elsa, tu non hai colpa.
Sciolgo
l'abbraccio e le sollevo il viso con due dita.
JACK:
Non avrei dovuto lasciarti da sola.
Le
lacrime scorrono ancora sul suo viso. Io unisco ancora la fronte alla
sua.
Non
piangere. Se piangi, mi uccidi.
Non
mi chiedo neanche più quali pensieri sto facendo.
E'
così ormai: senza di lei potrei morire.
Vederla
stare male mi trafigge l'anima.
Vedere
invece la felicità nei suoi occhi è per me come vedere
il sole.
Sentire
la sua voce mi fa vibrare il cuore.
E
se qualcuno mi chiedesse di riassumere tutto questo in poche parole,
non esiterei a rispondere: sono innamorato di lei.
OLAF:
Elsa!
Olaf
piomba alla mia sinistra, costringendo me ed Elsa a voltarci. Il
pupazzo di neve salta in braccio a lei e la abbraccia forte.
ELSA:
Olaf!
OLAF:
Stai bene, vero?
Le
chiede, sciogliendo l'abbraccio. Elsa annuisce, poi torna a guardare
me.
Dente
da Latte vola sulla mia spalla e attira la mia attenzione.
JACK:
Hai ragione, dobbiamo uscire da qui!
ELSA:
Non possiamo, ci uccideranno!
JACK:
Non succederà!
ELSA:
I miei poteri non mi rispondono, Jack!
JACK:
I miei poteri basteranno, Elsa. Sta' tranquilla...
Le
dico, facendole una carezza. Vedo le sue labbra curvarsi in un
piccolo sorriso.
HANNELI:
Non credo che bastino contro mio padre, però.
Io,
Elsa, Olaf e Dente da Latte ci voltiamo.
Dalle
ombre che oscurano questo capanno, vediamo uscire e venire verso di
noi la ragazzina che ho visto prima insieme ai briganti. Lei si
inginocchia davanti a noi, con gli occhi puntati su Elsa, e fa un
inchino.
HANNELI:
Perdonatemi, Maestà, per quello che mio padre vi ha fatto.
ELSA:
Tuo padre?
HANNELI:
Sì, io sono la figlia di Balthazar, Hanneli...
Elsa
e io ci guardiamo.
HANNELI:
Avete bisogno del mio aiuto.
JACK:
E perché dovremmo fidarci di te?
Le
domando con voce dura. Lei mi sorride beffarda, ma non vedo
cattiveria nel suo sguardo.
HANNELI:
So per quale motivo la Regina Elsa è qui, so chi la vuole
morta. Ma se lei sfuggisse dalle mani di mio padre, rovinerebbe i
piani di chi lo ha mandato. Vi sto offrendo la possibilità di
salvare quello a cui tenete di più, Maestà.
Lo
sguardo di Hanneli si ferma su Elsa. Lei cerca subito il mio sguardo.
Leggo nei suoi occhi la voglia di provarci. Vedo Olaf stringere la
mano ad Hanneli, decidendo di fidarsi. Torno a guardare Elsa negli
occhi e dico:
JACK:
Se tu ti fidi, io sono con te.
Elsa
mi sorride e mi stringe forte la mano. Si volta verso Hanneli e le
chiede:
ELSA:
Che cosa devo fare?
Balthazar
e i suoi compagni tornano al falò. Balthazar, furioso, sbatte
la spada a terra.
BALTHAZAR:
La prossima volta che VOI incapaci mi fate allontanare per una
sciocchezza come un albero caduto vi pianterò la mia spada in
faccia!
BRIGANTE:
Sì, ma...
BALTHAZAR:
Ma cosa?
Chiede
Balthazar, girandosi di scatto il suo compagno dalla barba lunga.
BRIGANTE:
Quando la uccidiamo?
A
quella domanda, Balthazar stringe ancora di più gli occhi in
una fessura.
BALTHAZAR:
E a te cosa importa?
HANNELI:
Che succede qui?
Balthazar
si volta.
Sua
figlia è dietro di lui e lo guarda alzando il sopracciglio e
incrociando le braccia.
L'uomo
che stava discutendo con Balthazar si rivolge a lei.
BRIGANTE:
Ah, Hanneli, sei qui. Portaci dell'altro vino che l'abbiamo finito!
HANNELI:
Prenditelo da solo, non sono la tua serva!
Gli
risponde Hanneli, sfidandolo con lo sguardo.
L'uomo
comincia a farsi rosso in viso per la rabbia e stringe i pugni.
BRIGANTE:
Come ti permetti, ragazzina?
Prima
che possa avvicinarsi a lei, Balthazar lo blocca con un braccio.
BALTHAZAR:
E' mia figlia, perciò si può permettere come e quando
vuole, chiaro?
HANNELI:
Grazie, papà!
Hanneli
ringrazia suo padre, continuando però a guardare l'irato e
barbuto brigante con aria di sfida. Balthazar nota però che
alle spalle della figlia c'è qualcosa, o meglio, qualcuno.
BALTHAZAR:
Che hai dietro la schiena?
Hanneli
trascina Olaf davanti a sé, provocando i versi stupiti e gli
sguardi meravigliati di tutta la banda. E' il segnale, pochi minuti e
si va in scena!
HANNELI:
Beccato mentre cercava di aiutare a scappare la Regina!
OLAF:
Lasciami, lasciami!
Prova
a divincolarsi Olaf. Balthazar ride sguaiatamente.
BALTHAZAR:
Coraggioso, per essere solo una stupida palla di neve!
JACK:
E' quello che gli dico sempre anch'io!
Balthazar,
Hanneli, Olaf e tutta la banda si girano verso di me.
Stringo
il bastone nella mano e da esso esce una lunga falce di ghiaccio che
finisce a terra davanti a loro, facendoli cadere come marionette a
cui hanno tagliato i fili.
Balthazar
si risolleva e recupera la spada. Olaf corre verso di me e si mette
alle mie spalle.
BALTHAZAR:
Chi sei tu?
JACK:
Uno dei Guardiani di queste terre e sono qui per riprendermi qualcosa
che tu hai rubato.
Balthazar
si scaglia contro di me, urlando. La lama della sua spada cozza
violentemente contro il mio bastone, che però è
protetto dal ghiaccio. Gli sferro un calcio, approfittando della sua
sorpresa.
Dico
a Olaf di raggiungere Elsa e lui si allontana.
Balthazar
continua a cercare di colpirmi, ma io riesco ad evitare qualsiasi suo
colpo.
Mi
volto verso il capanno e vedo Elsa uscirne insieme ad Hanneli.
Dobbiamo andarcene subito.
In
un attimo, però, sento il mio corpo colpire violentemente il
suolo. Balthazar è sopra di me e cerca di colpirmi.
ELSA:
JACK!
Sento
la voce di Elsa. Balthazar si volta e la vede, io approfitto per
togliermelo di dosso.
BALTHAZAR:
PRENDETE LA REGINA!
Urla
Balthazar ai suoi uomini. Io comincio ad attaccarlo usando il
ghiaccio, ma lui riesce ad evitare le stalattiti.
JACK:
ELSA, SCAPPA!
Urlo
rivolta a lei, ma Balthazar mi raggiunge e mi scaraventa a terra.
Prova
a tenermi fermo, ma riesco a liberarmi mollandogli una gomitata nel
fianco.
Provo
a riprendere il bastone, ma lui colpisce la mia mano con l'elsa della
sua spada. Il colpo mi fa stringere i denti.
ELSA:
JACK!
Di
nuovo la voce di Elsa. Con la coda dell'occhio riesco a vederla,
anche se Balthazar mi tiene stretto in una morsa.
Vedo
Jack scaraventato a terra da Balthazar. Lui gli punta contro la spada
con forza, ma Jack la blocca, provando a spingerla via con tutta la
forza che ha.
ELSA:
Devo aiutare Jack!
HANNELI:
No, Maestà, dovete fuggire adesso!
Hanneli
e Olaf bloccano la mia corsa.
ELSA:
Io non me ne vado senza di lui!
OLAF:
Elsa, attenta, DIETRO DI TE!
L'urlo
di Olaf mi fa voltare di scatto.
Uno
degli uomini di Balthazar lancia un coltello contro di me. Mi riparo
il viso con le braccia e chiudo gli occhi.
Quando
li riapro, vedo che una lastra di ghiaccio ha fermato il coltello.
Altri due uomini si fanno avanti con le balestre.
ELSA:
State lontani!
Le
stalattiti colpiscono le balestre che volano via dalle braccia dei
due. Alzo entrambe le braccia e davanti a loro faccio comparire un
lastra di ghiaccio, che poi spingo verso di loro con il mio potere.
Invano cercano di resistere e di spingere via il ghiaccio, ma riesco
a intrappolarli contro le rocce.
Il
terzo prova di nuovo a lanciare un coltello, stavolta verso Hanneli.
Sbatto un piede per terra e ghiaccio il terreno fino ai suoi piedi
che scivolano.
Mi
avvicino a lui e prima che possa scappare, gli blocco un lembo della
veste con una stalattite.
BRIGANTE:
Maledetta strega!
Mi
dice guardandomi con odio. Lo stesso sguardo di quel Weselton quando
mi ha chiamata “mostro”.
Eppure,
adesso quello sguardo e quel ricordo non mi feriscono, perché
nella mia testa risuona una sola frase, una sola voce: la voce di
Jack che mi dice: “tu non sei un mostro, Elsa”.
Mi
chino su quell'uomo e gli rispondo così:
ELSA:
Una strega ti avrebbe ucciso. Io no!
Mi
tiro su velocemente e corro verso Jack, che cerca di liberarsi di
Balthazar. Non me ne vado senza di lui. Mi fermo e alzo le mani. Due
scie di ghiaccio escono dalle mie mani e colpiscono Balthazar,
liberando Jack dalle sue grinfie.
Jack
si tira su e riesce ad afferrare il bastone. Si volta verso di me e
io mi avvicino velocemente.
ELSA:
Stai bene?
JACK:
Sì, tu?
ELSA:
Sto bene.
Aiuto
Jack a rimettersi in piedi.
JACK:
Su coraggio, andiamo via!
Jack
mi prende per mano e ci voltiamo per raggiungere Hanneli e Olaf, che
intanto hanno raggiunto Sven sulle rocce.
Mentre
corriamo, sento qualcuno prendermi per le braccia, costringendomi a
lasciare la mano di Jack. E' Balthazar.
ELSA:
JACK!
Riesco
a urlare prima che lui mi tappi la bocca con la mano.
Jack
si volta all'istante, ma prima che possa avvicinarsi e colpire
Balthazar con il bastone, Balthazar mi punta un coltello alla gola.
La lama fredda mi blocca il respiro.
JACK:
LASCIALA ANDARE!
BALTHAZAR:
Butta a terra quel bastone, se non vuoi vedere la tua Regina morire!
Vedo
Jack stringere gli occhi.
Provo
a divincolarmi dalla presa di Balthazar, ma è inutile.
Stringo
gli occhi per il dolore alla gola, ma in quel momento mi rendo conto
che, alle spalle di Jack, c'è Hanneli che tende una freccia
con l'arco verso Jack. Cosa sta facendo? La freccia viene scoccata.
ELSA:
JACK, ATTENTO!
Riesco
ad urlare col poco fiato che mi resta.
Jack
si volta di scatto, vede arrivare la freccia, ma questa vola sopra la
sua testa e si conficca nella mano di Balthazar che, urlando di
dolore, lascia cadere il coltello.
L'altra
mano che mi tiene stretta a lui viene stretta dalla mia e il ghiaccio
la congela.
Balthazar
urla ancora una volta per il dolore.
Mentre
mi scosto velocemente da lui, vedo che ai miei piedi è caduto
qualcosa. Sembra un sigillo.
Lo
raccolgo e quello che vedo mi lascia incredula: l'immagine di uno
zaffiro a forma di stella. Un simbolo che conosco troppo bene.
ELSA:
Trondheim...
Sussurro,
stringendo con rabbia quel sigillo nella mano. Ora capisco perché
tutto questo.
Corro
da Jack e lui mi abbraccia forte, chiedendomi se sto bene.
HANNELI:
Maestà, andate via, presto!
La
voce di Hanneli ci fa voltare. Jack mi prende per mano e ricominciamo
a correre verso di loro.
Non
appena Sven mi vede, si avvicina per farsi accarezzare. Olaf sale con
me in groppa, ma poi mi volto verso Hanneli.
ELSA:
Hanneli, forza, vieni!
HANNELI:
Non posso venire con voi, Maestà!
Mi
dice sorridendomi.
Io
non capisco, non posso lasciarla qui. Balthazar la ucciderebbe, anche
se è sua figlia.
Lei
sembra aver indovinato i miei pensieri e mi mette una mano sulla
spalla.
HANNELI:
Non vi preoccupate per me, Maestà. Raggiungete il Capo Nord e
mettetevi in salvo. Vi prometto che ci vedremo ancora.
ELSA:
Non ti dimenticherò, Hanneli.
Lei
mi sorride e i suoi occhi verdi brillano di una luce di speranza,
quella speranza che ha contribuito a ridarmi. Jack la ringrazia con
lo sguardo, mentre Olaf le sorride.
HANNELI:
Forza, bello, corri!
Dice
rivolta a Sven, che non se lo fa ripetere due volte e comincia a
correre veloce, portandoci via da quel luogo.
Abbiamo
corso tantissimo.
Jack
ha detto che siamo vicinissimi a Capo Nord.
Mi
guardo indietro, spero che Balthazar abbia perso le nostre tracce, ma
soprattutto che Hanneli stia bene.
Io
e Olaf ci appoggiamo a Sven, esausti. Olaf cade subito in un sonno
profondo.
Jack
mi accarezza i capelli, sorridendo. Sorrido
anch'io, anche se mi è un po' difficile tenere gli occhi
aperti.
JACK:
Forse è meglio se ci fermiamo, sei troppo stanca.
ELSA:
Ho paura. E se ci trovassero?
JACK:
Devi stare tranquilla, siamo al sicuro adesso.
Mi
tiro su e lo guardo dritto negli occhi. Il suo sorriso provoca il
mio.
Mi
aiuta a scendere dalla groppa di Sven, prendendomi per i fianchi.
Sento
i brividi corrermi su per la schiena, anche perché mi guarda
in un modo che mi fa avvampare di rossore immediatamente.
Abbasso
lo sguardo per cercare di nasconderlo e vedo che il mio vestito è
ridotto proprio male. Il mio mantello si è strappato quasi del
tutto e non tocca più a terra, nella parte bassa della gonna
ci sono strappi e buchi sfilacciati e anche la manica destra si è
rovinata.
JACK:
Eh sì, è ridotto male...
Sussurra
Jack, seguendo il mio sguardo. Io mi stringo nelle spalle.
ELSA:
Non credo che voi Guardiani abbiate degli abiti femminili al Polo
Nord...
Nel
momento in cui dico questa cosa, mi imbarazzo ancora di più e
il mio rossore aumenta, anche perché Jack si avvicina sempre
di più.
JACK:
Non preoccuparti, una soluzione la troviamo.
ELSA:
Grazie a te la trovo sempre.
E'
vero, con lui mi sento così al sicuro, così bene che
penso di poter risolvere tutto.
Il
suo aiuto, la sua presenza, il suo capirmi con un semplice sguardo è
diventato importantissimo per me. Lui è davvero qualcosa di
più per me.
Sorride
ancora, poi abbassa lo sguardo sulle mie labbra. Io abbasso lo
sguardo sulle sue, mentre sento il mio cuore battere talmente forte
da uscirmi dal petto. Credo anche che stiano per finire le mie
riserve d'aria.
Si
avvicina ancora e chiude gli occhi, mentre la sua mano mi accarezza
dolcemente la guancia.
Ho
il cuore che mi batte a mille nel petto, come se fosse impazzito.
Mi
avvicino ancora e chiudo gli occhi. Le accarezzo dolcemente la
guancia calda di rossore con le dita fredde.
Lei
è agitata e nervosa quasi quanto me, lo sento dal suono del
suo respiro, ma non mi importa.
Io
la amo e voglio che ora lo sappia...
Un
rumore curioso e un verso agitato di Sven ci fanno voltare nello
stesso momento.
ELSA:
Che cos'era?
Chiede
Elsa spaventata. Io mi metto davanti a lei e alzo il bastone.
Dente
da Latte, posata sulle corna di Sven, mi indica qualcosa oltre le
rocce. Stringo gli occhi per vedere meglio, ma è troppo buio.
Sento
una voce alla mia sinistra che mi saluta con un laconico “Ciao
Jack”. Mi volto in quella direzione e stringo di più il
bastone.
JACK:
Chi c'è?
Una
figura alta, ma non umana, esce fuori dall'ombra e viene verso di
noi. E fortunatamente per noi, è la figura di qualcuno che
conosco fin troppo bene.
CALMONIGLIO:
Ti ho cercato dappertutto, Jack.
E'
Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua, o forse dovrei dire il
“Canguro” di Pasqua!
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti! In questo capitolo (bello lungo, come piace a voi :D) ne
sono successe di cotte e di crude, quindi spero davvero che vi sia
piaciuto!
Vi
prego, non mi uccidete o minacciate per non averli fatti baciare
adesso che hanno ammesso di essere cotti l'uno dell'altra, vi prego
:'( anzi, sapete che vi dico? Riconosco la mia cattiveria eccessiva,
perciò scatenatevi pure! XD
A
parte gli scherzi, questo capitolo è stato duro da scrivere,
anche perché all'inizio non sapevo bene come inserire il
personaggio di Hanneli, la figlia di Balthazar, che ho creato
ispirandomi alla figlia del brigante presente nella fiaba La Regina
delle Nevi. Però, alla fine ho trovato l'ispirazione e il
risultato mi ha soddisfatto. E voi che ne pensate?
In
più, ho fatto entrare in scena il nostro amato Cangu... ehm,
volevo dire Coniglietto di Pasqua, Calmoniglio! Che succederà
adesso? Lo scoprirete solo nella prossima puntata... Eh, puntata,
sient a' me, volevo dire nel prossimo capitolo ;D
E'
incredibile, ho appena visto che il primo capitolo di questa storia
ha raggiunto le 2700 visite, siete dei grandi, 2700 grazie ad ognuno
di voi! Un abbraccio a tutti e a presto, Giulia.
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Capitolo 23 *** 22- Le Leggende dei Fiordi ***
22- Le Leggende dei Fiordi
22-
Le Leggende dei Fiordi
Calmoniglio
si avvicina a grandi passi, mentre io abbasso il bastone.
Sento
Elsa fare un verso di sorpresa e questo mi fa capire che non ha mai
visto un “coniglio” alto un metro e ottantacinque, più per
la lunghezza delle orecchie che per il fatto di camminare su due
zampe, in grado di parlare.
Calmoniglio
si rigira nella mano... bè, dico mano per non dire zampa, si
rigira nella mano ricoperta di pelo grigio uno dei suo boomerang, per
poi indicarmi.
CALMONIGLIO:
Finalmente ti ho trovato!
JACK:
Calmoniglio! Cosa ci fai qui?
CALMONIGLIO:
Bè, sei sparito da giorni. Nord era, come dire, preoccupato e
ha mandato me a cercarti, pensa un po'!
Io
scambio uno sguardo con Elsa. Alle mie spalle sento uno sbadiglio.
Olaf si sveglia stropicciandosi gli occhi e protestando.
OLAF:
Oh, insomma, possibile che non posso dormire cinque minuti?
Dente
da Latte gli vola sul naso e gli intima di tacere.
Io
e Elsa ci voltiamo di nuovo verso Calmoniglio, che ha una faccia un
po' confusa.
JACK:
Calmoniglio, loro sono...
Comincio
io, ma lui mi interrompe alzando il boomerang.
CALMONIGLIO:
Me lo racconterai quando saremo al Polo, ok? Ragazzi!
Io
alzo un sopracciglio, ma in un attimo sento qualcuno tirarmi e
sollevarmi per il cappuccio.
JACK:
Ehi!
Mi
ritrovo davanti Phil, uno degli yeti di Nord. Borbotta qualcosa,
mentre mi tiene sospeso in aria per il cappuccio.
JACK:
Mettimi giù!
ELSA:
Jack!
Mi
volto all'istante e vedo un altro yeti afferrare Elsa per le braccia.
Un altro ancora prende Sven per le corna, anche se lui cerca di
divincolarsi più volte.
Olaf
scende dalla groppa della renna urlando, ma Phil subito lo
riacchiappa con la mano libera. Lo yeti che ha preso per la corna
Sven butta ai piedi di Phil un enorme sacco. No, il sacco no, vi
prego!
JACK:
Ehi, fermi, fermi, no, il sacco no, dai!
Dico,
cercando di divincolarmi, ma niente: io, Elsa e Olaf veniamo sbattuti
lì dentro. Il sacco viene chiuso e non vedo più niente.
ELSA:
Jack, non vedo niente!
JACK:
Nemmeno io!
ELSA:
Ma che succede?
Prima
che possa risponderle, sento una strana sensazione prendermi alla
bocca dello stomaco, come se mi avessero appena staccato
violentemente la terra sotto i piedi e ora stessi vagando in un
vortice.
Oddio,
non può essere, esattamente come la prima volta! E meno male
che avevo detto a Nord di non farlo mai più!
Sento
Elsa e Olaf stretti a me che urlano, finché non battiamo
violentemente contro una superficie dura. Finalmente riesco a vedere
qualcosa, oltre ai versi nervosi di Sven e alla voce di Calmoniglio
riesco a distinguere altre voci. Abbasso lo sguardo e incrocio quello
di Elsa.
JACK:
Stai bene?
Le
chiedo subito. Lei sembra piuttosto imbarazzata.
Io
non capisco il perché, finché non mi rendo conto che
siamo uno sopra l'altra.
Per
la prima volta, sento le mie guance avvampare di rossore, il cuore
comincia a battere peggio di un tamburo, eppure resto lì fermo
immobile. Elsa ride.
ELSA:
Il rossore ti dona, Jack Frost!
Vorrei
sprofondare tre metri sottoterra, eppure non riesco a non sorridere.
La
guardo negli occhi e sento riaffiorare la voglia di baciarla, ma
quando sto per avvicinarmi di più sento qualcuno tirare via il
sacco e scoprirci. Io e Elsa ci mettiamo subito in ginocchio.
NORD:
Oh, eccolo qua il nostro Jack Frost!
Siamo
nella sala del Globo e davanti a noi ci sono Nord, che tende le
braccia verso di me, Dentolina, dietro di lui, che vola attorniate
dalle altre fatine dei denti e Sandman, il più anziano di noi
e Guardiano dei Sogni, che mi guardano con aria felice.
Wow,
devo essergli mancato parecchio se fanno queste facce!
Olaf,
ripresosi dal viaggio burrascoso, salta in braccio ad Elsa. Gli yeti
si avvicinano e mi prendono per le braccia.
JACK:
Ehi, ehi, ehi, giù le zampe!
Dico,
costringendoli a lasciarmi andare.
NORD:
Ma dov'eri finito? Ti abbiamo cercato dappertutto!
Mi
chiede subito Nord. Noto che il suo accento da uomo della steppa
russa fa sorridere Elsa. Sollevo con il piede il mio bastone da
terra, lo prendo e lo porto sulla spalla.
JACK:
Sì, lo so, Calmoniglio me l'ha detto. Avrei evitato volentieri
il viaggio nel sacco stavolta!
NORD:
Ma come, l'ultima volta avere detto che ti piaceva!
Io
alzo gli occhi al cielo.
JACK:
Il mio era sarcasmo, Nord!
CALMONIGLIO:
La tua specialità, vero?
Interviene
Calmoniglio con il suo solito tono pungente. Dopo tutti questi anni,
si diverte ancora a punzecchiarmi. Peccato che io sono sempre pronto
a rispondergli.
JACK:
E la tua qual è? Colorare le uova?
Colpito!
Calmoniglio
mi rivolge uno sguardo truce, che però dura poco perché
sento Olaf scoppiare a ridere.
Tutti
gli sguardi sono su di lui ed Elsa. Dentolina mi si avvicina e
chiede:
DENTOLINA:
E chi sarebbe questa adorabile, giovane signora?
Io
mi volto verso Elsa che abbassa lo sguardo sorridendo. E'
imbarazzata, lo vedo. Allungo la mano verso di lei e le sorrido.
Lei
mi guarda per un attimo, ricambiando il mio sorriso, e quando sento
la sua mano stringersi alla mia, quella scossa incredibile mi
riattraversa di nuovo tutto il corpo fino ad arrivare al cuore.
La
aiuto ad alzarsi, poi mi volto di nuovo verso i Guardiani.
JACK:
Ragazzi, lei è Elsa, la Regina di Arendelle.
Elsa
rivolge loro un inchino aggraziato.
Nord,
Calmoniglio e Sandman sgranano ancora di più gli occhi.
Dentolina, stupita, rivolge il suo sguardo verso Dente da Latte e le
altre fatine. Le fatine volano attorno ad Elsa, facendola ridere.
Mio
Dio, è bellissima.
DENTOLINA:
Ragazze, un po' di contegno, per favore!
La
voce di Dentolina mi riporta alla realtà.
DENTOLINA:
Oh, mi piacerebbe tanto vedere come sono i suoi denti!
ELSA:
I miei... che?
Chiede
Elsa, chiaramente confusa. Io so dove vuole andare a parare Dentolina
e, per esperienza, è una cosa abbastanza imbarazzante!
JACK:
Dentolina, no!
DENTOLINA:
Ti prego!
Mi
prega lei, ma anche io metto le mani giunte.
JACK:
Ti prego io, Dentolina!
Lei
sbuffa. Olaf attira la mia attenzione.
OLAF:
Ehi, ci sono anch'io, eh!
JACK:
Ma certo! Lui è Olaf!
Olaf
alza la mano e saluta con la sua vocetta allegra.
OLAF:
Ciao a tutti!
Vedo
Nord spalancare occhi e bocca per la sorpresa, ma la faccia più
divertente è quella di Calmoniglio: ha praticamente la
mascella a terra!
NORD:
Un pupazzo di neve... vivo?
Olaf
abbassa lo sguardo sulle sue braccine di legno.
OLAF:
Ehm... credo di sì!
NORD:
Per la barba di Tchaikovskj, non ho mai visto cosa del genere in
tutta mia vita!
Esclama
Nord, entusiasta. Olaf si gratta la testa, visibilmente nervoso. Nord
alza lo sguardo su di me.
NORD:
Jack, come...
JACK:
Oh, no, non l'ho fatto io. L'ha fatto Elsa.
Incrocio
di nuovo lo sguardo di Elsa, che mi rivolge ancora il suo splendido
sorriso.
NORD:
Jack, questa ragazza ha i tuoi stessi poteri.
JACK:
Sì...
Dalla
mia bocca non esce altro. E' proprio così. Io e lei abbiamo
gli stessi poteri e siamo più simili di quello che pensavo
quando l'ho conosciuta.
Nord
offre ad Elsa la sua grande mano e lei, un po' timorosa, vi posa
sopra la sua.
NORD:
Benvenuta al Polo Nord, Regina Elsa!
ELSA:
Grazie, ma vi prego, chiamatemi Elsa.
NORD:
Certo, Elsa. Immagino che abbiate conosciuto Calmoniglio...
Nord
indica Calmoniglio, che stavolta non batte ciglio. Il solito raggio
di sole!
Elsa
annuisce, mentre Nord le presenta Dentolina e Sandy.
ELSA:
Jack mi ha molto parlato di te.
Dice
Elsa, rivolta a Dentolina.
DENTOLINA:
Davvero?
Chiede
lei, guardandomi.
ELSA:
Bè, in realtà mi ha parlato di tutti voi.
CALMONIGLIO:
Sì, va bene, d'accordo... Adesso che abbiamo fatto le
presentazioni, si può sapere perchè l'hai portata qui?
Prima
che possa rispondergli, Dentolina mi precede e si scaglia su di lui.
DENTOLINA:
Calmoniglio! Ti sembra questo il modo di parlare ad un'ospite?
NORD:
Perdonalo, ti prego...
Interviene
Nord, ma Elsa alza le mani, come a volerli tranquillizzare.
ELSA:
No, non fa niente, davvero. Io sono qui perché ho bisogno del
vostro aiuto.
Gli
occhi di Elsa cominciano a farsi lucidi.
NORD:
Aiuto?
ELSA:
Uomo Nero ha imprigionato il mio Regno nell'oscurità e ha
rapito mia sorella Anna!
Le
parole di Elsa scatenano nei miei amici un coro di “Cosa?” che
risuona per tutta la sala. Dentolina si avvicina e si rivolge a Nord.
DENTOLINA:
Allora è per questo...
JACK:
Che cosa?
Chiedo
confuso. Di che stanno parlando? Che succede?
Nord
mi mette una mano sulla spalla e mi porta sotto il Globo, vicino al
cerchio di legno incastrato nel pavimento che contiene il Pentagono
dei Guardiani.
Tanti
anni fa, quando i Guardiani erano ancora quattro, la G che si trova
al centro si aprì e da esso uscì il Cristallo di Luna,
grazie al quale Uomo nella Luna mi scelse come nuovo Guardiano.
Dopo
il mio giuramento, il quadrato con le immagini dei quattro Grandi
cambiò in un pentagono di pietra e da allora io sono il
Guardiano del Divertimento, da allora io vivo insieme a loro. Loro,
che mi hanno accolto dopo aver perso tutto.
Mi
volto verso sinistra e vedo Elsa e Olaf osservare il Pentagono. Io mi
chino e tocco con le dita la mia immagine all'interno di uno degli
angoli della figura.
OLAF:
Guardate!
Olaf
tira Elsa per il mantello strappato e indica qualcosa sopra di noi.
Io,
Elsa e gli altri alziamo gli occhi e veniamo quasi accecati da un
fascio di luce intensa. Non appena riesco a mettere a fuoco, vedo che
quella luce non è altro che la luce della Luna.
NORD:
Uomo nella Luna!
La
voce di Nord ci fa voltare tutti e tre. Leggo negli occhi di Elsa
tanta confusione.
Il
fascio di luce si posa sul Pentagono. Su di esso compare un'ombra,
l'ombra di qualcuno che io e i Guardiani conosciamo fin troppo bene:
Pitch.
Elsa
cerca subito il mio sguardo, io le prendo la mano e la stringo forte
nella mia, come se attraverso quel semplice contatto potessi
trasmetterle tutto il mio coraggio.
NORD:
Manny, che dobbiamo fare?
Chiede
Nord, avanzando. Il centro del Pentagono si apre e da esso esce il
Cristallo di Luna. La luce riflessa su di essa si irradia ovunque.
JACK:
Che cosa significa?
Chiedo,
ma Sandman mi fa cenno di tacere.
Dalla
punta del cristallo esce un fascio di luce, dalla quale poi si
formano delle immagini nitide.
Immagini
che ritraggono Elsa e una ragazza dai capelli rossi e gli occhi
azzurri che assomiglia in modo incredibile alla mia Regina di
Ghiaccio. Sua sorella.
ELSA:
Anna!
Elsa
alza una mano, come se volesse toccare l'immagine, ma questa cambia,
mostrando la ragazza in catene sotto lo sguardo maligno di Pitch.
Io
stringo gli occhi per la rabbia, ma il mio cuore perde un battito
quando vedo l'immagine di Elsa che crolla a terra piangendo
disperata, mentre il sole viene oscurato dalla stessa eclissi che ho
visto il giorno in cui ho incontrato Elsa, il cielo tingersi di un
nero funesto che spazza via qualsiasi luce.
Lo
stesso incantesimo, lo stesso ricatto, la stessa arma di allora...
L'ultima
immagine mostra me e Elsa liberare i nostri poteri.
A
quel punto la luce della Luna comincia ad affievolirsi finché
il Cristallo non rientra all'interno del Pentagono, scomparendo dalla
nostra vista.
Qualcos'altro
attira però la mia attenzione: sul Globo, esattamente sulle
nostre terre, c'è un enorme velo nero.
CALMONIGLIO:
Che diavolo è quello?
Calmoniglio
mi toglie le parole di bocca. Io mi alzo in volo e raggiungo il Globo
per osservare meglio quella macchia nera.
In
un punto preciso leggo Arendelle, il Regno di Elsa. Ma questa macchia
non copre solo Arendelle.
JACK:
Si sta espandendo...
Dico
più a me stesso, ma le mie parole vengono udite anche dagli
altri. Mi volto e torno da loro.
JACK:
Il maleficio con cui Pitch ha imprigionato Arendelle nell'oscurità
si sta espandendo su tutte le Terre dei Fiordi. Se non lo fermiamo
potrebbe espandersi su tutto il mondo.
Mentre
parlo i miei occhi si spostano da Elsa a Calmoniglio, da Sandy a
Dentolina, fino a che non indugio su Nord. Lui spalanca gli occhi, ha
capito cosa voglio dire.
NORD:
Jack, vuoi dire che sta...
Lui
si interrompe, io so già come finisce la sua domanda. Io
abbasso la testa e non so come faccio a trattenere le lacrime, Nord
non ha bisogno che gli risponda.
ELSA:
Jack...
Sollevo
lo sguardo e incrocio lo sguardo di Elsa, l'unica cosa che riesce ad
alleviare il peso che mi porto dentro, anche se lei non ne sa il
motivo.
Mi
sento un idiota perché vorrei riuscire a dirle tutto, riuscire
ad aprirmi a lei completamente, rivelarle chi ero e chi sono.
Se
riuscissi a dirle questa dolorosa verità, forse sarebbe anche
più facile rivelarle i miei sentimenti.
NORD:
Jack, vieni con noi, dobbiamo parlarti. In privato.
Io
scambio un altro sguardo con Elsa, poi annuisco.
NORD:
Dentolina, che ne dici di prenderti cura di nostri ospiti?
DENTOLINA:
Ma certo!
Risponde
lei entusiasta, ma io non nascondo la mia preoccupazione.
JACK:
Dentolina, ti prego!
La
mia amica alza gli occhi facendo un verso scocciato.
DENTOLINA:
Sta' tranquillo, non le guarderò i denti... anche se la
tentazione è forte!
JACK:
Dentolina!
DENTOLINA:
Senti, avete fatto un viaggio lungo, sa il Cielo cosa avete passato!
Elsa ha bisogno di riposo, di cibo e di un cambio d'abito, perciò
non scocciare!
Io
faccio un sospiro rassegnato. Elsa ride divertita e questo mi fa
subito spuntare un sorriso.
Mi
avvicino e le prendo la mano. Mentre il mio cuore comincia a battere
peggio di un tamburo, vedo le sue guance colorarsi di rosso.
JACK:
Allora... ci vediamo dopo.
Il
sorriso di Elsa si allarga.
ELSA:
Ci vediamo dopo.
Le
sorrido anch'io e mi perdo nei suoi occhi. Dentolina le fa cenno di
seguirla, lei si volta e comincia a seguirla sulle scale ai lati
della sala. La sua mano scivola via dalla mia.
OLAF:
A dopo, Jack!
Mi
saluta allegramente Olaf, alzando il suo braccino ramoso.
JACK:
A dopo, Olaf.
Elsa
lo guarda intenerita, poi sposta il suo sguardo su di me.
Il
mio cuore è partito, il fiato è sempre più
corto.
Dobbiamo
separarci solo per poco, eppure vorrei restare accanto a lei, voglio
saperla al mio fianco. La guardo e malgrado il suo vestito sia
strappato e rovinato da tutto quello che abbiamo passato in questo
viaggio, io la trovo meravigliosa.
La
cosa più bella che abbia mai visto in vita mia.
Segue
Dentolina fino alla fine della scale per poi sparire dietro al muro,
ma non prima di avermi rivolto quel sorriso che tanto amo.
CALMONIGLIO:
Ehm ehm, non dovevamo parlare noi?
La
irritante voce di Calmoniglio mi distoglie dai miei pensieri.
Realizzo
di aver fatto la bella statuina per troppo tempo, ma in questo
momento ho una specie d'istinto omicida, o forse dovrei dire
“coniglicida”, verso Calmoniglio.
Ed
è la seconda volta oggi: la prima è stata quando avrei
voluto baciare Elsa...
Gli
rivolgo un'occhiata truce, poi mi lascio trascinare via da Nord e
Sandman.
Ancora
non posso credere di aver trovato le Leggende!
Io,
Jack e Olaf siamo arrivati qui solo da poche ore e già sono
successe delle cose incredibili: ho conosciuto le persone di cui Jack
mi ha tanto parlato, le Leggende hanno saputo tutto quello che mi è
successo e il perché sono qui.
Perché
è stata la Luna a dirglielo. E' incredibile!
Continuo
a seguire Dentolina che mi conduce per i corridoi di questa fabbrica
enorme, dove vedo passare creature di cui non sapevo l'esistenza.
Olaf guarda tutto con uno sguardo meravigliato e curioso. Le luci, i
colori, persino gli odori, mi riportano per un attimo ad Arendelle.
Olaf
spesso corre dietro a degli strani piccoli esseri vestiti di rosso e
con la testa a punta, che però scappano via.
ELSA:
Che cosa sono?
Chiedo
a Dentolina, indicandoli.
DENTOLINA:
Sono gli Elfi!
ELSA:
Quelli che costruiscono i giocattoli?
DENTOLINA:
No... non proprio.
Mi
risponde lei, cercando di trattenere le risate.
Guardo
meglio e vedo che in realtà questi scorrazzano liberi per la
fabbrica, facendosi dispetti o qualcosa di incredibilmente buffo,
come impacchettarsi al posto dei regali. La vista di due Elfi con il
fiocco in testa mi fa scappare una risata.
Dentolina
mi richiama accanto a sé e proseguiamo. Olaf corre e mi
raggiunge ridendo.
ELSA:
Chissà dove sarà Sven...
Dico
sospirando.
DENTOLINA:
Chi è Sven?
E'
Olaf a risponderle al posto mio.
OLAF:
E' la nostra amica renna, è lui che ci ha portati fin qui.
DENTOLINA:
Oh, bè, sicuramente gli yeti lo avranno portato dalle altre
renne.
Io
abbasso lo sguardo su Olaf, che mi sorride.
Dentolina
apre una porta e mi fa entrare in una stanza illuminata dal caldo
sole del mattino.
La
stanza è un po' spoglia: gli unici mobili presenti sono un
letto di legno intarsiato dalle coperte viola e un piccolo armadio
sempre di legno. Guardo alla mia sinistra e vedo un caminetto con
sopra una pila di libri e fogli impolverati.
DENTOLINA:
Quella porticina bianca lì è il bagno. Se vuoi, ti
aiuto.
ELSA:
Grazie.
DENTOLINA:
Dopo chiederò agli yeti di accendere il fuoco, ti farò
portare le lenzuola e un abito puliti e anche qualcosa da mangiare.
E' da tanto che non abbiamo degli ospiti, quindi è tutto un
po' sottosopra...
Mi
dice con un po' di imbarazzo nella voce, ma io la ringrazio di nuovo.
Per me sarà perfetta.
Olaf
si butta sul letto e ci saltella sopra. Ride e fa ridere anche me.
Adagia la testa sul cuscino e dopo neanche cinque minuti piomba tra
le braccia di Morfeo.
Dentolina
mi fa entrare nella stanza da bagno, al centro del quale vedo una
vasca. Comincia a riempirla di acqua calda, mentre Dente da Latte e
le altre fatine che le volano accanto le portano dei teli, una
spugna, del sapone e degli oli profumati.
Dentolina
mi aiuta a togliere il vestito, poi entro nella vasca. Un sottile
strato di ghiaccio comincia a ricoprire la superficie dell'acqua, ma
mi basta un gesto della mano per fermare la magia. Mi passo la spugna
sulle braccia, mentre Dentolina mi scioglie la treccia e mi lava i
capelli.
Sento
scivolare via tutte le tensioni, le preoccupazioni, anche se i
pensieri non mi abbandonano. Specialmente quelli che riguardano Jack.
Mi chiedo di cosa stia parlando con Nord e gli altri Guardiani.
Una
volta finito tutto, mi avvolgo in un telo bianco ed esco dalla vasca.
DENTOLINA:
Meglio, vero?
Mi
chiede Dentolina, asciugandomi i capelli.
ELSA:
Assolutamente sì.
Usciamo
dal bagno e vedo che il fuoco è acceso.
Olaf
continua a dormire, mentre Dentolina continua a dare ordini alle sue
fatine, ma io non le presto attenzione.
Ripenso
agli sguardi di Jack su di me, alla sua mano che cerca la mia, ai
suoi abbracci che ogni volta mi fanno sentire a casa.
Ripenso
a quel momento, poco prima che Calmoniglio ci trovasse, in cui avrei
voluto che qualsiasi distanza, qualsiasi differenza, qualsiasi verità
non detta venisse annullata da un suo bacio. Il cuore comincia a
battermi forte, esattamente come ieri notte.
DENTOLINA:
Elsa?
La
voce di Dentolina mi riporta alla realtà. Lei mi mostra un
vestito blu molto semplice.
DENTOLINA:
Lo so, rispetto a quello che avevi prima non è niente di che,
ma penso che per ora vada bene.
ELSA:
E' perfetto, Dentolina, grazie!
Lo
indosso e mi calza a pennello. Dente da Latte e le altre fatine mi
guardano con gli occhietti sognanti, facendomi sorridere. Dentolina
mi fa sedere sul letto e comincia a pettinarmi i capelli.
ELSA:
Tu sai di cosa stanno parlando Jack e gli altri?
Chiedo
dopo un lungo silenzio.
Noto
che Dentolina esita un po' a rispondermi e questo mi fa capire che
questa chiacchierata non riguarda la mia presenza qui, ma riguarda
Jack.
Io
so che Jack ha un segreto, un segreto molto doloroso che gli pesa
sulle spalle, ieri notte ne ho avuto la conferma.
Ma
so anche che i segreti hanno un costo.
Il
mio segreto mi è costato anni di solitudine, di angoscia e
insicurezza, mi è costato l'amore di Anna.
Non
so quale sia il segreto di Jack, ma vorrei tanto fare qualcosa per
alleggerire questo peso, esattamente come ha fatto lui con me.
DENTOLINA:
Non devi preoccuparti, Pitch la pagherà cara per quello che ha
fatto a te e tua sorella, te lo garantisco.
Decido
di accontentarmi di questa risposta.
Dentolina
mi lega i capelli in una treccia che poi io faccio cadere sulla
spalla. Mi giro e la guardo negli occhi.
DENTOLINA:
Lo sai, in tutti questi anni non abbiamo mai trovato nessuno che
avesse gli stessi poteri di Jack. Addirittura pensavamo che fosse
l'unico ad averli.
ELSA:
Anche io lo pensavo. Ma poi ho incontrato Jack e non credevo
possibile che ci fosse... qualcuno come me.
DENTOLINA:
Sì, lui è speciale...
ELSA:
Sì, lo è. E pensare che all'inizio, quando l'ho
conosciuto, non lo sopportavo neanche un po'! Mi sembrava solo un
ragazzino insopportabile, egoista e saccente.
DENTOLINA:
Mi sembra di sentir parlare Calmoniglio!
Io
rido. Vedo Dentolina cambiare espressione, come se mi stesse
osservando.
ELSA:
Ma poi, mi sono resa conto che sotto la sua aria dispettosa c'è
molto di più: è pieno di vita, di gioia, è
coraggioso...
DENTOLINA:
Lo sai che quando parli di lui ti brillano gli occhi?
Mi
interrompe Dentolina. Senza che io possa fermarlo, sento il rossore
salirmi alle guance.
ELSA:
Che? No, non è vero...
DENTOLINA:
Dì la verità: c'è qualcosa tra di voi?
Cosa?
Sento la mia faccia completamente in fiamme. Dei piccoli fiocchi di
neve cominciano a cadere nella stanza.
ELSA:
Che? No, come ti viene in mente?
Dico,
distogliendo lo sguardo e cercando di riprendere il controllo.
Come
le viene in mente? Tra me e Jack non c'è niente... eppure
tutte le volte che mi è vicino sento il cuore battere
fortissimo, sentire la sua voce mi rassicura, quando mi abbraccia o
mi prende per mano è come se sentissi il calore, l'affetto di
casa mia. E ieri notte, quando era così vicino...
Dentolina
mi solleva il viso con la mano, costringendomi a guardarla.
DENTOLINA:
Sta' tranquilla, puoi fidarti di me.
Io
sorrido debolmente perché in questo momento ho sentito in
maniera più forte la mancanza di Anna. Avrei voluto che fosse
lei a farmi questa domanda imbarazzante, per poi urlare a tutto il
mondo: “la mia sorellona si è innamorata!”. Ma lei non è
qui. La nevicata si interrompe e i miei occhi si fanno lucidi.
ELSA:
Mi manca Anna. Mi manca da morire!
Sono
incapace di trattenere le lacrime. Dentolina mi avvicina a sé
e mi abbraccia forte, accarezzandomi i capelli dolcemente.
DENTOLINA:
Sta' tranquilla, vedrai che tutto si aggiusterà. La riavrai
indietro, è una promessa!
NORD
E CALMONIGLIO: COSA?
Io
alzo gli occhi al cielo, mentre sulla testa di Sandman compare un
gigantesco punto di domanda di sabbia dorata, il suo personalissimo e
aggiungerei anche chiarissimo modo di comunicare! La prima volta che
ci ho parlato ho capito poco e niente!
Siamo
ancora chiusi tutti e tre nello Studio di Nord.
Ho
spiegato a tutti e tre cosa è capace di fare Elsa, ma anche
della sua insicurezza dovuta al suo doloroso passato.
Ma,
dato quello che Pitch ha intenzione di fare, sono stato costretto a
rivelare anche il mio amore per lei.
CALMONIGLIO:
Stai scherzando, vero?
Chiede
Calmoniglio, ancora incredulo.
JACK:
No, non sto scherzando, Coda di Cotone! Io amo Elsa!
CALMONIGLIO:
Ma, ma... ma lo senti?
Dice
rivolgendosi a Sandman, che fa comparire di nuovo il punto di
domanda.
CALMONIGLIO:
Sì, parole sante!
NORD:
Lei non sa niente di tuo passato, vero?
Mi
chiede Nord, guardandomi fisso negli occhi.
Ci
metto un po' a rispondere perchè, anche se loro sanno tutto,
anche parlarne con loro mi distrugge.
JACK:
No, non sa niente. Non riesco a dirle la verità. Ma io ho
giurato di aiutarla, di proteggerla. La amo, non posso tornare
indietro!
Dico
guardandoli ad uno ad uno dritto negli occhi.
Nord
è sorpreso: non mi hai sentito parlare così.
Calmoniglio sospira rassegnato, mentre Nord mi si avvicina.
NORD:
Jack, io... capisco quello provi, ma tu... tu sei un'Immortale, lei è
un'umana. Io non voglio vederti soffrire quando sarai costretto a
separarti da lei.
Io
spalanco gli occhi. Cosa? Separarmi da lei?
JACK:
Che cosa dovrei fare allora? Stare lontano da lei? Lasciare che Pitch
distrugga tutto quello a cui tiene di più, esattamente come ha
fatto con me?
NORD:
Non ho detto questo, Jack...
JACK:
Io non posso permettere che le succeda quello che è successo a
me!
Il
tono della mia voce continua ad alzarsi, mentre sento un peso enorme
schiacciarmi lo stomaco. Ricaccio indietro le lacrime un'infinita di
volte. Nord mi mette le mani enormi sulle spalle e comincia a
scuotermi.
NORD:
Non lo permetteremo, Jack, questo te lo posso giurare!
Guardo
dritto negli occhi Nord e so che è sincero.
Da
quando mi hanno preso con loro, per lui sono sempre stato come un
figlio, perciò non lascerà mai che Pitch la passi
liscia, lo so. So che è dalla mia parte.
Ma
il solo pensiero che mi dica di stare lontano da Elsa mi fa
impazzire.
NORD:
Credimi, Jack, io sono felice di tuoi sentimenti perché so
quanto hai sofferto. Ora però non voglio che tu soffra ancora!
Lui
mi accarezza i capelli. Abbasso lo sguardo perché sento una
lacrima scendere e bagnarmi la guancia destra. Risollevo lo sguardo e
dico con voce decisa:
JACK:
E allora lasciate che la protegga, vi prego!
Nord
annuisce e mi accarezza di nuovo sulla testa. Calmoniglio non sa che
dire e guarda Nord esterrefatto.
Il
vecchio Guardiano, però, esce dallo Studio e comincia ad
urlare qualcosa agli Elfi.
Lo
seguo fino alla sala del Globo e lo vedo tiranneggiare i poveri Elfi
che lo circondano. La scena mi strappa una risata e finalmente sento
il peso allo stomaco di prima svanire.
Qualcosa,
però, in cima alle scale, attira la mia attenzione. O meglio,
qualcuno.
Da
dietro il muro, sul quale scivola giù la sua mano, vedo uscire
Elsa, che subito mi rivolge quel suo sorriso meraviglioso. I miei
occhi sono incatenati ai suoi.
Prende
in mano un lembo della gonna del vestito blu scuro molto semplice che
indossa e scende le scale con quel passo elegante che la
contraddistingue.
E'
meravigliosa, ma la preferisco di gran lunga con il suo vestito color
del ghiaccio: rende più giustizia alla sua bellezza.
Ora
che è davanti a me sento le labbra curvarsi in un sorriso.
Chissà che faccia da stupido devo aver fatto prima!
Vedo
le sue guance colorarsi di rosso, poi abbassa per un po' lo sguardo.
JACK:
Sei bellissima.
Le
parole escono senza che io possa fermarle, infatti dopo poco mi
gratto nervosamente la testa.
Lei
mi ringrazia facendo un cenno con la testa. Deve aver notato il mio
imbarazzo, perché la vedo ridere.
ELSA:
Grazie. E' tutto a posto, vero?
Mi
chiede, unendo le mani in grembo. Io annuisco, so che si riferisce
alla chiacchierata fra me e gli altri Guardiani.
JACK:
Sì, tranquilla. Hai riposato un po'?
ELSA:
A dire il vero, no. Volevo vedere dove hanno portato Sven.
Mi
avvicino di più e le metto le mani sulle spalle.
JACK:
Elsa, hai fatto un lungo viaggio per arrivare fin qui. So che
vorresti subito fare qualcosa per Anna, lo capisco. Ma devi essere in
forze per lei, perciò devi riposare.
Le
accarezzo il viso e io sento un brivido corrermi su per la schiena.
JACK:
Ti porterò io da Sven più tardi, ok?
ELSA:
Grazie, Jack.
La
sua voce è ridotta ad un sussurro, il mio sguardo torna a
posarsi sulle sue labbra, ma proprio quando sto per annullare quella
maledetta breve distanza fra noi, sento una voce alle mie spalle.
CALMONIGLIO:
Brutti Elfi insopportabili, quante volte vi ho detto di non toccare
le mie uova?
Io
e Elsa ci voltiamo all'istante.
Calmoniglio
sta rincorrendo gli Elfi brandendo uno strano attrezzo da lavoro
degli yeti.
In
un altro momento questa scena mi avrebbe fatto ridere e forse avrei
anche fatto qualche scherzetto agli Elfi per farli cadere nelle
grinfie di Coda di Cotone, ma in questo momento sento di nuovo
l'istinto di fare un “coniglicidio”!
Mi
giro e vedo Elsa ridere accanto a me. Il suono della risata è
così bello da provocarmi un sorriso.
Osservo
di nuovo la scena e, per quanto mi sforzi di non ridere, alla fine
scoppio a ridere anch'io.
Devo
ammetterlo: mi sono mancati!
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, ragazzi! :D Lo so che mi odiate per avervi fatto aspettare
così tanto e che non mi merito niente, ma questi giorni sono
stati un casino! Spero che la lunghezza del capitolo sia sufficiente
a farmi perdonare, ma soprattutto spero vi sia piaciuto!
Finalmente,
Elsa è arrivata al Polo Nord e ha conosciuto le nostre amate
Leggende, che sono più che decise ad aiutarla a salvare Anna.
Jack
ha raccontato a Nord e agli altri Guardiani dei poteri di Elsa e ha
rivelato loro il suo amore per lei. Ma qual è l'enorme segreto
che tormenta Jack? E cosa c'entra Pitch con questo?
Se
volete sapere come continuerà la storia, vi aspetto al
prossimo capitolo! Vi ringrazio per le 3010 visite al primo capitolo,
siete stupendi! Con affetto, Giulia.
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Capitolo 24 *** 23- Alla ricerca di prove ***
23- Alla ricerca di prove
23-
Alla ricerca di prove
Nel
frattempo, ad Arendelle, il ritorno di un Kristoff completamente
ristabilito aveva ridato al popolo quella speranza che credevano
ormai persa.
Il
giovane Principe era tornato immediatamente ai suoi impegni e ai suoi
doveri per proteggere tutti, ma purtroppo era stato informato che il
maleficio di Uomo Nero si stava diffondendo a macchia d'olio fin
oltre le Terre dei Fiordi.
Kristoff
ne era rimasto sconvolto: questo significava che presto non avrebbero
più potuto ricevere aiuto dai Regni alleati. E, a parte
pochissime riserve di cibo, ad Arendelle non era rimasto nulla.
Più
che determinato a trovare una soluzione, Kristoff aveva radunato
tutti i Lord nella sala del trono.
LORD
DEVERAU: Io e le guardie abbiamo dato uno sguardo a tutto ciò
che ci è rimasto...
Esordisce
Lord Deverau, dando un rapido sguardo alla lista che ha in mano.
KRISTOFF:
E?
Chiede
Kristoff con un moto di speranza nella voce.
LORD
DEVERAU: Quello che abbiamo ci basterà solo per pochi
giorni. Le provviste, le medicine... I nostri alleati non possono più
aiutarci.
Conclude
Lord Deverau. Kristoff si passa una mano fra i capelli biondi,
imprecando a bassa voce e abbassando lo sguardo.
Maledizione,
pensa. Pochi giorni. Pochi giorni e la mia gente morirà di
fame. No, non posso permetterlo. Ma che altro possiamo fare? Io
stesso mi sono tolto il pane di bocca pensando prima al mio popolo,
ma neanche questo basterà!
KRISTOFF:
Dobbiamo trovare una soluzione!
Esclama
perentorio il giovane Principe. Il Conte Max si avvicina.
CONTE
MAX: Altezza, abbiamo fatto tutto il nostro possibile, ma...
KRISTOFF:
Mi state dicendo che devo arrendermi?
Chiede
Kristoff, alzando di scatto lo sguardo.
CONTE
MAX: No, Altezza, non intendevo dire...
Si
affretta a rispondere il Conte, ma Kristoff lo interrompe, sbottando:
KRISTOFF:
Dovessi anche MORIRE, NON LASCERO' CHE TUTTO QUESTO SIA SPAZZATO VIA!
I
Lord abbassano tutti i loro sguardi rassegnati.
La
rassegnazione, pensa Kristoff. L'ultima cosa che avrei voluto vedere
sui loro volti.
Mi
volto e mi avvicino alla finestra, passandomi ancora e ancora la mano
tra i capelli.
Fuori
vedo una Arendelle oscura e spezzata. Osservo ad una ad una le
persone che ogni giorno bussano alla porta per essere sfamate,
curate, protette. Sulle loro facce vedo l'angoscia, la paura, la
stanchezza, la fame, eppure i loro occhi brillano di speranza.
E
quella speranza ha due nomi: il mio e quello di Elsa.
Elsa
però non è qui. Non è qui ad aiutarmi, a
consigliarmi nel fare la cosa giusta.
Granpapà
mi ha detto che è ancora viva, ma il non sapere dov'è
mi fa stare ancora peggio.
Non
mi rimangerò quello che ho appena detto, pensa. Ma non ce la
faccio più ad essere forte.
Le
urla terrorizzate della mia Anna mi rimbombano ancora nelle orecchie,
l'immagine di lei in catene e di Elsa disperata invade ancora una
volta la mia vista.
Stringo
gli occhi e sento una lacrima scendermi sulla guancia. La scaccio via
rabbiosamente e mi metto una mano sulla bocca per reprimere un verso
soffocato che non riesco a trattenere oltre.
Mi
volto e chiedo predono per aver alzato la voce. Il Conte Max mi
rivolge uno sguardo comprensivo. Vedo che però l'ambasciatore
Alecto, il leccapiedi di Elias, chiede la parola. Io annuisco.
ALECTO:
Altezza, io e il Principe Elias ci chiedevamo: e se rimettessimo le
navi in mare e riprendessimo i commerci?
Le
parole di Alecto scatenano un coro di “Cosa?” nella stanza e
delle occhiate truci verso i due Lord di Trondheim.
DUCA:
Siete uscito di senno?
LORD
DEVERAU: Il mare è continuamente in tempesta. Se anche
facessimo salpare una nave, verrebbe subito distrutta!
ELIAS:
Oh, suvvia, i marinai esperti sanno navigare anche in condizioni
peggiori, specialmente quelli di Trondheim!
Esclama
Elias, con tono arrogante.
LORD
DEVERAU: Anche i marinai di Arendelle sono molto abili,
Principe, ma voi rischiereste la vita di interi equipaggi solo per
riprendere i commerci?
ELIAS:
E voi lascereste morire un intero popolo solo per salvare la vita di
pochi individui?
CONTE
MAX: Ma questo è un SUICIDIO!
Urla
il Conte Max, mettendosi fra i due Lord.
KRISTOFF:
ADESSO BASTA!
La
mia voce sovrasta quelle dei Lord, che si voltano tutti verso di me.
Mi metto davanti ad Elias e lo sfido con lo sguardo.
KRISTOFF:
Non so quanto per voi possa valere la vita di un essere umano, ma per
me la vita di ogni singola persona di Arendelle è
preziosa.
Dico
sottolineando la parola singola. Elias stringe gli occhi in una
fessura.
KRISTOFF:
I commerci riprenderanno a seconda delle nostre possibilità,
ma nessuna nave partirà da Arendelle. Non voglio che nessuno
sia costretto a piangere martiri. Sono stato chiaro?
Gli
occhi di Elias si fanno ancora più piccoli e pieni di odio.
Non
ti conviene contraddirmi, principino, gli dico con lo sguardo. Loro
sono dalla mia parte.
ELIAS:
Cristallino.
Risponde
fra i denti.
KRISTOFF:
Bene!
Ci
guardiamo in cagnesco ancora per un po', poi mi volto verso il Conte
Max e Lord Deverau.
KRISTOFF:
Miei Lord, fate circolare l'ordine di riprendere i commerci.
Porterete un mio atto scritto al porto per sospendere ancora i
commerci via mare.
I
due Lord si inchinano. Congedo tutti gli altri e lascio la sala del
trono, ma non prima di aver lanciato un'occhiata truce ad Elias, che
non esita a ricambiare.
La
mia voglia di spaccargli la faccia è forte, ma mai quanto la
mia voglia di smascherare il suo tradimento. Perché, ne sono
sicuro, è stato lui a mandare Balthazar ad uccidermi.
Ma
non posso puntargli il dito contro così, mi servono le
prove...
Qualche
ora dopo...
Sono
seduto alla scrivania nello studio di Elsa a scrivere l'atto da
portare al porto. Non so quanto possa servire far ripartire i
commerci via terra, ma non possiamo rimanere con le mani in mano.
Qualunque
cosa possa servire a resistere fino al ritorno di Elsa può
essere utile. Ma non sono tranquillo: sono certo che Elias farà
qualsiasi cosa per cercare di ostacolarmi.
Sento
qualcuno bussare alla porta.
KRISTOFF:
Avanti.
La
porta si apre poco, mostrando Kai, il Conte Max e Lord Deverau.
CONTE
MAX: Ci avete fatto chiamare, Vostra Altezza?
KRISTOFF:
Venite avanti.
Kai
chiude la porta dietro di sé, per poi avvicinarsi alla
scrivania insieme ai due Lord.
KRISTOFF:
Qualcuno vi ha visto venire qui?
La
domanda spiazza i due Lord, che però subito fanno cenni di
diniego.
KRISTOFF:
Molto bene...
Abbasso
lo sguardo sull'atto che stavo scrivendo, lo concludo e mi alzo dalla
scrivania.
KRISTOFF:
Non voglio che qualcuno sospetti a sua volta.
KAI:
Sospetti... Altezza?
Lord
Deverau e il Conte Max si guardano confusi.
Io
mi appoggio alla scrivania e li guardo negli occhi. Loro sono le tre
persone di cui mi fido di più in questo momento, le persone
che più di tutte mi hanno dimostrato lealtà. Per questo
so di poter parlare con loro liberamente dei miei sospetti sempre più
fondati.
KRISTOFF:
Proprio così. E' da quando mi sono risvegliato dopo
l'imboscata che sospetto che ci sia qualcuno dietro
quell'aggressione.
La
sorpresa si dipinge sui volti dei tre uomini.
KRISTOFF:
Qualcuno di molto vicino a noi.
CONTE
MAX: Chi, Altezza?
KRISTOFF:
Elias di Trondheim.
Vedendo
le loro facce, capisco che se prima li avevo sorpresi, adesso li ho
letteralmente sconvolti!
LORD
DEVERAU: Lo credete davvero?
CONTE
MAX: Avete delle prove?
KRISTOFF:
No, non ho prove, ma io sto cominciando a mettere insieme i pezzi:
Elias che dice di aver visto gli Incubi, Balthazar che sapeva dove
trovarci, il fatto che sia stato Elias e non qualcun altro a
intervenire per salvarmi la vita...
CONTE
MAX: Ma se fosse stato lui a mandare quell'assassino... questo
significa tradimento!
KRISTOFF:
Esatto!
Dico
annuendo. Il Conte Max si passa una mano sulla faccia.
CONTE
MAX: Ma è assurdo! Lui, lui ha emesso una condanna a
morte per quell'assassino e ha incaricato personalmente una truppa di
soldati di Trondheim per scovarlo!
Non
appena sento queste parole, capisco che abbiamo trovato già un
modo per cercare prove contro Elias. Chiedo al Conte Max se hanno
letto il documento della condanna a morte per Balthazar.
CONTE
MAX: Sì, l'abbiamo letto tutti, Altezza.
KRISTOFF:
E questi soldati li avete visti arrivare qui e poi partire?
LORD
DEVERAU: No, Altezza. Ma l'ambasciatore Alecto aveva dato al
Principe una lettera in cui dicevano che erano già partiti.
KRISTOFF:
L'ha letta soltanto Elias?
LORD
DEVERAU: Credo di sì, l'ha letta in privato...
Abbasso
lo sguardo. Se questo documento c'è, allora sarà facile
ritrovarlo negli archivi delle condanne al Palazzo di Giustizia.
Sulle
truppe inviate ho dei seri dubbi... Se Elias avesse dato l'ordine di
scovare Balthazar, il Re suo padre lo saprebbe.
Mi
giro e chiudo il documento da portare al porto e lo sigillo. Porgo la
pergamena al Conte Max.
KRISTOFF:
Portate quest'atto al porto. Nessuna nave deve muoversi da Arendelle.
La questione di Elias deve rimanere tra noi!
LORD
DEVERAU: Sì, Altezza.
Il
Conte Max prende la pergamena, facendo un cenno con la testa. I due
Lord si voltano e se ne vanno, ma prima che Kai possa seguirli lo
blocco dicendo:
KRISTOFF:
Per favore, Kai, rimani.
Lui
si ferma, aspetta che la porta sia chiusa, poi mi chiede:
KAI:
Cosa posso fare per voi, Altezza?
Io
mi siedo di nuovo alla scrivania.
KRISTOFF:
Voglio che spedisci per me una lettera che adesso scriverò al
Re Edvaard di Trondheim.
Kai
mi guarda con aria confusa.
KAI:
Quindi dovrò affidarla all'ambasciatore Alecto?
KRISTOFF:
No, i Lord non devono sapere niente di questa lettera. Dopo che te
l'avrò consegnata, la affiderai a uno dei nostri messaggeri, e
mi raccomando: che sia una persona fidata!
Inizialmente
non sembra convinto. Credo che abbia paura che io faccia un'altra
pazzia. Ma poi lo vedo annuire con decisamente.
Io
gli sorrido, sapevo che non mi avrebbe deluso. Si inchina e mi lascia
da solo.
Prendo
dal cassetto un foglio di pergamena pulito, prendo la penna e
comincio a scrivere:
“A
Sua Maestà Re Edvaard di Trondheim...”
Angolo
dell'autrice:
Ciao a tutti =) So già che
qualcuno di voi vorrà tirarmi qualcosa in faccia per avervi
fatto aspettare così tanto, ma l'università mi ha tolto
parecchio tempo e, diciamocelo, non è proprio una passeggiata
di salute :D
Questo è un capitolo di
passaggio, ma spero vi sia piaciuto lo stesso!
Ad Arendelle non arriveranno più
aiuti e la situazione si fa sempre più disperata. Kristoff
cerca di fare del suo meglio e intanto cerca pure di smascherare
Elias... Ma troverà mai le prove che sta cercando? Per
scoprirlo, vi aspetto al prossimo capitolo, che immagino vi piacerà
tantissimo... la voglia di spoilerare è tanta... ma io ho la
bocca cucita xD
1000 grazie per le 1000 visite al
decimo capitolo, siete fantastici! Con affetto, Giulia.
|
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Capitolo 25 *** 24- "Nessuno mi porterà via da te..." ***
24- "Nessuno mi porterà via da te..."
24-
“Nessuno mi porterà via da te...”
Il
cielo del Polo Nord è illuminato da una bellissima aurora boreale.
Elsa
la guarda dalla enorme finestra della sua stanza e ripensa a tutto
quello che è successo nella sua prima giornata al rifugio dei
Guardiani.
Dopo
il suo arrivo e dopo essersi sistemata, Jack aveva portato lei ed
Olaf nelle stalle delle renne di Babbo Natale per stare un po' con
Sven. Olaf e Sven avevano giocato tutto il tempo, coinvolgendo le
altre renne e facendo impazzire Elfi e Yeti. Elsa era convinta che
avrebbe passato del tempo con Jack, ma il giovane Guardiano era stato
richiamato da Nord per sbrigare dei lavoretti urgenti e per questo
non si erano più visti per il resto della giornata.
Elsa
torna a guardare l'aurora, dopo aver dato una veloce occhiata ad
Olaf, che dorme beato sul letto. Il suo pensiero vola subito ad Anna.
Le
sarebbe piaciuto tanto venire qui, giocare con Olaf e fare impazzire
gli Elfi insieme a lui, pensa. Sarebbe esplosa di gioia nel rendersi
conto che la sua sorellona si è innamorata.
Sollevo
una mano, nella quale stringo il sigillo che ho strappato a
Balthazar.
Lo
zaffiro stellato, il simbolo di Trondheim, il Regno alleato più
fedele a mio padre.
Stringo
le labbra, cercando di trattenere le lacrime al pensiero di Kristoff
in fin di vita.
Sono
stata una stupida. Sapevo che Elias non aveva mandato giù il mio
rifiuto alla sua proposta di matrimonio, ma... Come ha potuto
arrivare a tanto?
JACK:
Ehi...
Alzo
lo sguardo e vedo Jack a testa in giù, che mi sorride.
Sento
il mio cuore aumentare il ritmo dei battiti e le mie labbra curvarsi
in un sorriso. Lui vola sul davanzale, per poi mettersi seduto
accanto a me. Appoggia il bastone al muro, poi mi chiede:
JACK:
Non dormi?
ELSA:
Non ci riesco. Che fine hai fatto?
JACK:
Da qualche parte a creare bufere di neve!
Abbasso
lo sguardo ridendo, ma la vista di quel sigillo ancora fra le mie
mani mi cancella il sorriso. Stringo le labbra e gli occhi, non posso
piangere.
Jack
mi solleva il mento con le sue dita fredde, facendo incrociare i
nostri sguardi.
JACK:
Ehi, che cos'hai?
E'
inutile: lui è capace di leggermi dentro in un modo che mi spaventa
e rassicura allo stesso tempo.
Faccio
un respiro profondo e gli mostro il sigillo. Lui se lo rigira tra le
mani, poi il suo sguardo torna su di me.
ELSA:
L'ho strappato dalle vesti di Balthazar. E' il sigillo di Trondheim,
il Regno alleato più fedele ad Arendelle.
Jack
mi osserva confusa, incitandomi con lo sguardo di continuare.
ELSA:
Il figlio del re di Trondheim, Elias, è uno dei pretendenti alla mia
mano...
Faccio
una pausa perché il solo parlare di lui mi fa stare male, ma vedo
Jack cambiare espressione e distogliere lo sguardo alla parola
“pretendenti”. Sembra a disagio, nervoso, e la cosa mi fa
sorridere per un attimo.
ELSA:
Lui mi ha fatto una proposta di matrimonio, ma io ho rifiutato.
JACK:
Perché?
Mi
chiede subito, alzando di scatto lo sguardo.
ELSA:
Perché è un uomo odiosamente egoista e arrogante, non ha onore e
non ha principi... E poi, non lo amo. Anzi, non potrei mai amare un
uomo come lui.
Mentre
dico queste ultime parole mi metto a guardare fuori. Ricaccio
indietro le lacrime di rabbia.
Jack
non dice una parola e io mi volto a guardarlo. Lui mi incita di nuovo a continuare, stavolta con un cenno del capo.
ELSA:
Lui però non ha mai accettato il mio rifiuto e la notte che hanno
rapito Anna abbiamo avuto un duro confronto...
JACK:
Vuoi dire che ti ha fatto del male?
Chiede
Jack, con la voce diventata di colpo più dura.
ELSA:
No, ha solo detto delle cose orribili su di me e su Kristoff.
JACK:
Non capisco: se questo è un sigillo reale, come faceva Balthazar ad
averlo?
Jack
prende il sigillo dalle mie mani. La fredda carezza delle sue dita
sulla mia mano mi provoca lo stesso formicolio di sempre. Io non
rispondo, so già che capirà.
Infatti,
dopo essersi rigirato il sigillo fra le dita, si blocca
all'improvviso per poi alzare lentamente lo sguardo su di me.
JACK:
Non penserai mica...
Lui
si avvicina di più, visibilmente sorpreso.
ELSA:
Sì. Ad Arendelle c'è un traditore. Questo vuol dire che è ancora
più vulnerabile.
La
mia voce è spezzata da singhiozzi che non riesco più a trattenere.
Stringo gli occhi, ma il solo immaginarmi Kristoff in pericolo di
vita mi spezza il cuore.
Non
riesco a pensare che potrebbe essere... Mi copro il viso con le mani.
E
proprio lì, sento le braccia di Jack intorno a me, la sua mano che
mi accarezza dolcemente i capelli e che mi fa appoggiare la testa sul
suo petto. Sento il suo profumo e il battito accelerato del suo
cuore, e questo mi fa stringere a lui ancora di più.
E'
qui che voglio stare. Stretta fra le sue braccia. Perché è l'unico
posto in cui posso sentirmi al sicuro, amata.
JACK:
Va tutto bene, ci sono io con te, Elsa.
Mi
bacia dolcemente la testa, accarezzandomi ancora. Respiro a fatica,
tirando su col naso.
Lui
mi costringe a sciogliere lentamente l'abbraccio, per poi prendermi
il viso tra le mani e asciugarmi gli occhi bagnati.
Mi
guarda fisso negli occhi e io non riesco a non arrossire. Sento il
cuore uscirmi dal petto, esattamente come la sera prima.
JACK:
Nessuno mi porterà via da te.
JACK:
Nessuno mi porterà via da te.
La
mia voce è appena un sussurro, perché starle così vicino,
accarezzarla e desiderare le sue labbra mi toglie il fiato.
Le
asciugo di nuovo quelle lacrime prepotenti che non vorrei mai vedere
sul suo viso con una tenera carezza.
Abbasso
lo sguardo sulle sue labbra che tremano, chiudo gli occhi lentamente
e mi avvicino di più, esitando, perché ho paura che possa
allontanarmi. Che mi dica di no.
Ma
lei non mi ferma, non mi allontana e finalmente le mie labbra si
posano sulle sue.
Il
mio è un bacio dolce, senza fretta, eppure mi fa sentire felice come
non mi sono mai sentito.
La
paura che possa respingermi però è ancora lì.
Una
decisa, ma dolce pressione delle labbra di Elsa sulle mie mi fa
capire che posso approfondire il bacio. Mi abbandono totalmente al
calore del sue labbra e al sentimento d'amore che mi riempe tutto e
questo bacio dolce diventa il bacio appassionato che ho sempre
desiderato.
Adesso
lo sai, Elsa. Ti amo.
Le
sue parole sussurrate, la sua pericolosa vicinanza mi hanno fatto
scoppiare il cuore.
Non
so come definire altrimenti questo battito del cuore che mi fa male e
bene, spaventata e felice allo stesso tempo.
Ma
ora tutte quelle cose che mi hanno spinta a trovare rifugio fra le
sue braccia, le angosce che mi tormentano, le distanze e tutte le
cose ancora non dette fra noi, sono state annullate, spazzate via da
nient'altro che un bacio. Il suo bacio.
Ripenso
a quando fino a poco tempo fa, vedendo Anna e Kristoff insieme, mi
chiedevo se e quando avrei trovato qualcuno a cui donare il mio cuore
e tutta me stessa.
E
ogni volta mi davo la stessa risposta: che mi bastava amare chi avevo
già accanto a me.
Solo
ora mi rendo conto che senza l'amore che provo per Jack non sarò mai
completa.
E
questa è la ragione per la quale adesso sto mettendo da parte tutte
le paure e mi abbandono totalmente ai sentimenti e a questo bacio che
diventa sempre più appassionato, come ho sempre sognato che sia.
Intreccio la mia mano alla sua che mi accarezza dolcemente il viso.
Non
so quanto tempo sia passato, anzi credo che il tempo abbia smesso di
esistere in questo bacio.
Jack
si separa dolcemente da me, rimanendo però con la fronte unita alla
mia. Il suono del suo respiro, diventato mio, mi sembra la musica più
bella del mondo.
Riapriamo
gli occhi nello stesso momento. Lui è sempre riuscito a capire
quello che provavo solo guardandomi negli occhi.
Ora
spero che da questi occhi miei capisca quanto lo amo.
Perché
io ti amo, Jack Frost. Ti amo.
L'immagine
che vedo all'interno del globo di Uomo Nero mi lascia senza parole. E
credetemi, nel mio caso ce ne vuole!
Elsa,
la mia amata sorellina, sta baciando un ragazzo!
Per
un attimo ho creduto di avere le traveggole o come si dice, al punto
che mi sono anche strofinata gli occhi, ma l'immagine di Elsa e quel
ragazzo che Uomo Nero chiama Jack Frost non è scomparsa.
Non
posso crederci, la mia sorellona si è innamorata!
I
miei pensieri vengono interrotti dalla risata maligna del mio
carceriere.
PITCH:
Oh, ma che cosa dolce! Non ho mai visto due innamorati così teneri!
Odio
il tono canzonatorio che usa nel descrivere mia sorella e quel
ragazzo, soprattutto perché scatena i versi divertiti degli Incubi.
Hanno
una risata maligna e sinistra, esattamente come chi li comanda.
Quando
quegli orribili versi si esauriscono, Pitch si volta verso di me,
costretta a terra dalle catene.
PITCH:
L'amore... la cosa più prevedibile e più facile da distruggere
di tutte...
Queste
parole mutano la mia espressione dura in una sconvolta.
Non
ho il tempo di dire nulla che la stessa tortura di sempre si abbatte
su di me. Le catene si stringono più forte ai miei polsi e ai miei
piedi, facendomi urlare dal dolore.
PITCH:
Scommetto che la nostra cara Elsa non sia del tutto informata del
passato del suo innamorato.
Dice
Pitch, ignorando completamente le mie urla, il mio dolore.
Quando
finalmente la stretta si annulla e riesco a fatica a ritrovare il
respiro, trovo la forza di sfidare di nuovo Uomo Nero con lo sguardo.
Lui mi rivolge un sorriso maligno. Non mi piegherai mai!
PITCH:
Sarebbe una vera tragedia se venisse a sapere da altri cose che
spettavano a Frost rivelare... i loro cuoricini si spezzerebbero come
fragile vetro!
Di
nuovo la sua orribile risata.
ANNA:
Non ti permetterò di farle del male in questo modo!
Esclamo
con tutto il coraggio possibile. Pitch si avvicina e mi prende il
mento con la sua mano lunga e grigia.
PITCH:
Ah sì? E come pensi di fare, ragazzina?
Sostengo
il suo sguardo, anche se dentro muoio di paura al solo pensiero che
possa uccidere mia sorella. La sua stretta sul mio viso si fa più
forte, facendomi stringere i denti e divincolare.
PITCH:
Se credi che ti lascerò mettermi i bastoni tra le ruote, ti sbagli
di grosso. Ho seccatori più importanti di te di cui disfarmi... a
cominciare da quel Frost!
Mi
libero dalla sua stretta e mi accarezzo i punti dove ha stretto di
più.
Uomo
Nero si volta verso gli Incubi e dopo poco li vedo volare via.
Io
mi volto verso il globo, al centro del quale vedo ancora l'immagine
di Elsa e Jack Frost. Vedo la mia sorellina felice e questo rafforza
la mia speranza di tornare a casa da lei e dall'uomo che amo.
Angolo
dell'autrice:
Ciao
a tutti, ragazzi! Sono tornata! =)
Lo
so, ci ho messo un'eternità ad aggiornare, ma mi è successo di
tutto: una volta vi informai che il mio computer stava per
schiattare, come si dice da me, e che avrei dovuto cambiarlo e
infatti così è stato. L'università, lo studio, gli impegni in
parrocchia (si avvicina Natale...) e un'improvviso blocco della
scrittrice (we, mai successo O.o) si sono messi di mezzo e hanno
rallentato il tutto!
Comunque,
spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, che spero vi
sia piaciuto!
Finalmente
Jack e Elsa si sono baciati – cori di “era ora!”-, ma i nostri
ghiacciolini non si sono accorti che Pitch li ha fatti spiare,
cogliendo di sorpresa anche Anna, che ora sa che sua sorella si è
innamorata. Ma cosa succederà adesso? Lo scoprirete nel prossimo
capitolo ;)
Colgo
l'occasione per ringraziare le tre persone che mi hanno messo fra gli
autori preferiti: Bababui, lusy97 e Noemi 99, sono onorata! E vi
ringrazio anche per le 1000 visite al secondo capitolo, davvero
grazie mille! A presto, Giulia.
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Capitolo 26 *** 25- Il primo allenamento ***
25- Il primo allenamento
25-
Il primo allenamento
Il
mattino dopo...
OLAF:
Elsa, sveglia, sveglia, svegliati!
Apro
gli occhi lentamente. Vedo Olaf seduto su di me che mi scuote la
spalla. Alzo una mano per coprirmi gli occhi, la luce è troppo
forte. Olaf mi sorride.
ELSA:
Olaf... buongiorno, piccolo!
OLAF:
Buongiorno!
Olaf
mi abbraccia forte e io ricambio la sua stretta, sorridendo.
Mi
volto verso la finestra. Il ricordo di me e Jack abbracciati mentre
l'aurora illumina il cielo notturno e del nostro bacio mi fa battere
forte il cuore e il mio sorriso si allarga.
Oh,
ancora non posso credere che sia successo! E se fosse stato solo un
sogno?
No,
non era un sogno. Le sue braccia che mi stringevano forte, le sue
parole: nessuno mi porterà via da te e poi la sensazione bellissima
del suo bacio... no, non è stato un sogno! Ed è stato così bello!
Voglio
vederlo, guardarlo dritto negli occhi, dirgli che lo amo e sentirmelo
dire a mia volta.
OLAF:
Elsa, ci sei?
Olaf
agita la sua mano ramosa davanti ai miei occhi e io subito li sbatto,
riscuotendomi dai miei pensieri.
OLAF:
Dai, vatti a preparare, dobbiamo scendere!
Esclama
il mio piccolo amico, saltando giù dal letto. Io mi alzo dal letto e
prendo il mio vestito dalla poltrona davanti al camino. Noto, però,
che Olaf sembra più allegro del solito.
ELSA:
Come mai sei così euforico?
OLAF:
Potrei farti la stessa domanda. Non ho mai visto i tuoi occhi così
luminosi, Elsa.
Mi
risponde lui con dolcezza. Io sorrido e abbasso lo sguardo, mentre le
mie guance avvampano di rossore. Ad Olaf non si può proprio
nascondere nulla! Gli sorrido ancora, poi apro la porta ed entro nel
bagno per prepararmi a scendere.
Svolazzo
per tutta la fabbrica, ridendo e facendo piccoli scherzi agli Elfi,
che mi rivolgono occhiate truci. Oh, andiamo, tanto non ci riuscite a
lavorare seriamente!
Rido
ed esulto facendo capriole a mezz'aria, attirando su di me gli
sguardi degli Yeti. Si guardano l'un l'altro confusi, chiedendosi che
mi prende.
Che
mi prende? Non sono riuscito a dormire tutta la notte perché non ho
smesso di pensare un secondo a quel bacio fra me ed Elsa. Ogni volta
che cercavo di chiudere gli occhi, quel momento e le emozioni che mi
ha provocato tornavano a farmelo rivivere.
Come
avrei potuto dormire? Se mi fossi addormentato, oggi, appena sveglio,
avrei sicuramente pensato di aver sognato tutto! Invece no, l'ho
baciata davvero!
Dio,
non posso ancora credere di averlo fatto! E ora, sono qui a
svolazzare per la fabbrica più o meno da quando è spuntata l'alba e
ho tanta voglia di vederla!
Mi
metto a volare intorno al Globo, partendo dal basso verso l'alto,
liberando con il bastone una scia di fiocchi di neve dietro di me.
CALMONIGLIO:
Ma cos'è tutto questo fracasso?
La
voce di Calmoniglio frena di botto il mio volo. Mi volto e vedo che
il canguro e Sandman sono appena entrati nella Sala. Atterro davanti
a loro, salutandoli.
JACK:
Buongiorno, ragazzi!
CALMONIGLIO:
Jack, si può sapere che stai...
Non
gli lascio il tempo di finire la frase che subito lo prendo per le
mani e lo sollevo a mezz'aria senza fatica. Una forza superiore a
quella di un comune mortale, uno dei vantaggi di essere Immortale! E
dato il peso effettivo di Calmoniglio, ce ne vuole!
Lui,
preso alla sprovvista, comincia ad urlare mentre io lo faccio
volteggiare in aria fino a fargli girare la testa.
JACK:
Oh, questo è in assoluto il giorno più bello della mia vita!
Senza
rendermene conto, lascio andare Calmoniglio, che sbatte violentemente
il muso a terra, schiacciando con il suo corpo peloso il povero
Sandman, che si lascia sfuggire un “Ahia” di sabbia dorata. Rido
osservando la scena. Sandy prova a togliersi di dosso Calmoniglio, ma
lui deve ancora riprendersi dalla botta e dal capogiro.
JACK:
Non riesco a smettere di pensare a lei!
Dico
non appena smetto di ridere.
Mi
stendo su una delle travi del soffitto, mi giro verso la grande
finestra sul Globo e mi metto a guardare il cielo, sospirando.
JACK:
Ah, è di un altro mondo!
CALMONIGLIO:
MA SEI IMPAZZITO?
L'urlo
di Calmoniglio è talmente forte da far tremare la trave. Guardo in
basso e lo vedo in piedi, una mano sul muso e l'altra alzata contro
di me. Sandy, invece, è ancora a terra.
CALMONIGLIO:
VOLEVI UCCIDERMI, PER CASO?
Continua
ad urlare il canguro, costringendomi a coprirmi le orecchie.
CALMONIGLIO:
Riporta subito qui la tua faccia da schiaffi, Jack Frost, CAPITO?
JACK:
Oh, andiamo, Calmoniglio, sorridi che è una giornata bellissima!
Dico,
mettendomi seduto sulla trave, con il bastone posato sulla spalla.
CALMONIGLIO:
ERA una giornata bellissima, prima che TU mi facessi venire LE
VERTIGINI!
Io
alzo gli occhi al cielo. Ma quanto è esagerato!
NORD:
Si può sapere cosa essere tutto questo trambusto?
Nord
entra nella Sala. Non appena vede Sandy a terra, si avvicina e lo
aiuta a rialzarsi. Sandy si tocca la testa, facendo una smorfia. Nord
alza lo sguardo su di me.
NORD:
Jack, che ci fai lassù? Scendi!
CALMONIGLIO:
Sì, avanti, scendi così ti sistemo per le prossime Feste di Pasqua!
Si
mette in mezzo Calmoniglio.
Nord,
però, gli mette una mano sotto il mento, glielo alza e gli chiude la
bocca. Mi trattengo dal ridere, altrimenti il canguro è capace di
tirarmi le uova appresso!
CALMONIGLIO:
Ehi...
NORD:
Piantala, Calmoniglio! E tu, Jack, vieni subito giù!
Il
tono di Nord non ammette repliche, perciò recupero il bastone e
atterro davanti a lui.
Calmoniglio
mi rivolge un'occhiata truce, che io però ignoro perché vengo
distratto dall'ingresso di Elsa e Olaf nella Sala. Con loro ci sono
anche Dentolina e Dente da Latte.
La
voce squillante di Olaf ci saluta tutti, ma io non riesco a staccare
gli occhi da Elsa.
Non
riesco ad evitare di pensare a quanto sia bella, anzi bellissima.
Lei
incrocia il mio sguardo e le mie labbra subito si curvano in un
sorriso, mentre il respiro mi si fa sempre più corto.
NORD:
Buongiorno, Elsa!
ELSA:
Buongiorno a voi. Va tutto bene?
Chiede
guardandoci ad uno ad uno. Sento un colpo arrivarmi dietro la nuca.
JACK:
Ahia!
Esclamo,
massaggiandomi la nuca e voltandomi. E chi poteva essere se non Coda
di Cotone? Stavolta sono io a rivolgergli un'occhiata truce, anche se
vorrei fargli molto peggio!
NORD:
Assolutamente!
Esclama
Nord, ignorandoci completamente.
NORD:
Oggi cominci tuo addestramento, Elsa!
Continua
Nord, allargando le braccia. Il viso di Elsa si illumina e un sorriso
meraviglioso compare sulle sue labbra rosse.
ELSA:
Davvero?
NORD:
Sì. Coraggio, seguitemi tutti.
Nord
comincia ad incamminarsi fuori dalla Sala, seguito da un allegrissimo
Olaf e da tutti gli altri.
Dente
da Latte vola verso di me e mi pizzica con affetto la guancia,
facendomi sorridere.
Il
suono della risata di Elsa mi fa alzare lo sguardo, che subito si
incrocia al suo.
Il
mio cuore batte fortissimo nel momento in cui ripenso al nostro bacio
di ieri notte.
Vedo
lei arrossire e abbassare lo sguardo nel tentativo di nasconderlo.
Credo di aver amato questo suo modo di fare fin dal primo momento...
Sento
Dente da Latte richiamarmi e abbasso lo sguardo su di lei, posata
sulla mia mano.
JACK:
Tranquilla, raggiungi pure Dentolina, io arrivo subito.
Lei
annuisce e si alza in volo. La seguo con lo sguardo finché non
sparisce dalla mia visuale.
Mi
volto verso Elsa e mi avvicino. Le prendo la mano, facendo scattare
quella piacevole scintilla che arriva fino al mio cuore impazzito.
Lei
mi sorride imbarazzata, vorrebbe dire qualcosa ma non sa da dove
cominciare.
JACK:
La Regina di Ghiaccio che non ha nulla da dire?
Scherzo
io, facendola ridere.
ELSA:
Potrei dire la stessa cosa di te, Jack Frost.
Sorridiamo
tutti e due, mentre io le accarezzo dolcemente il viso. Mi avvicino a
lei, chiudendo gli occhi e le mie labbra incontrano di nuovo le sue.
Il mio cuore batte più veloce di prima.
Le
labbra di Elsa si schiudono per permettermi di approfondire di più
il bacio. Le sue braccia si stringono intorno al mio collo e la sua
mano mi accarezza i capelli, provocandomi brividi in tutto il corpo.
L'abbraccio anch'io, per ricordarle che io sono qui e che nessuno mi
porterà via.
Lei
si separa da me e la sento sorridere. Riapro gli occhi ritrovando i
suoi e sorrido anch'io. Sfioro dolcemente il suo naso con il mio.
JACK:
Non sai da quanto tempo aspettavo tutto questo.
Lei
sorride e mi sfiora le labbra con una tenera carezza delle dita.
ELSA:
Anch'io.
Mi
sussurra. Io sorrido e la bacio ancora.
Non
ne ho ancora abbastanza delle sue labbra rosse e dal sapore più
dolce di un frutto maturo. E dubito che potrei arrivare a desiderare
qualcun altro che non sia lei.
Elsa
interrompe il bacio e unisce la fronte alla mia.
ELSA:
Dobbiamo andare.
Io
sospiro. Lei alza un sopracciglio in una espressione di rimprovero,
avendo capito che non sono d'accordo.
Pur
di rimanere accanto a lei così, rimanderei questo primo allenamento
all'infinito.
La
sua espressione cambia e leggo una preghiera nei suoi occhi.
Ridacchio, perché non credevo che gli occhi dolci fossero un suo
metodo per convincere le persone.
Questo
allenamento è importante, non possiamo rischiare che Pitch ci colga
impreparati.
E
così mi decido ad annuire.
JACK:
Va bene.
Stavolta
è lei a baciarmi. E' un bacio breve, il suo, ma talmente dolce da
lasciarmi per un attimo completamente immobile. Io giuro che non mi
riconosco più!
Le
prendo le mano e si lascia guidare da me verso il luogo
dell'allenamento.
Le
farfalle nello stomaco, il respiro farsi sempre più corto, il cuore
che mi batte a mille.
Ho
provato tutto questo prima, mentre Jack mi donava i suoi baci.
Mentre
ero ancora in camera a prepararmi, c'è stato un momento in cui ho
pensato che forse si era pentito del bacio di ieri notte. Ho pensato
che, una volta giù, mi avrebbe detto che quel momento era stato una
stupida leggerezza, o peggio un errore, e che non avrebbe dovuto mai
più succedere.
E'
sempre così: quando mi succede una cosa bella come questa, quando mi
sento così felice, ho sempre paura che qualcosa rovini tutto e mi
riporti alla realtà più brutta.
Invece
lui era lì, a guardarmi con quello sguardo pieno d'amore che mi farà
sempre arrossire, a sorridermi e a tenermi stretta come se volesse
dirmi che non mi lascerà mai.
L'ho
convinto a raggiungere Nord e gli altri per iniziare il mio
allenamento per combattere Pitch, ma non riesco a staccarmi da lui.
Ho paura soltanto a pensare una cosa del genere, ma credo che Jack
non mi basterà mai...
NORD:
Oh, eccoci qua!
La
voce di Nord mi distrae dai miei pensieri. Il vecchio Guardiano ci ha
portati davanti a un grande e largo portone di legno.
OLAF:
Siamo arrivati?
Chiede
Olaf con la sua vocetta entusiasta.
NORD:
Elsa, benvenuta nella tua area da allenamento personale!
Detto
questo, Nord spalanca l'enorme portone e ci fa entrare in una enorme
sala circolare. I muri di pietra alti e massicci, decorati da arazzi
che riportano scene tipiche del Natale, sorreggono un tetto con un
apertura, sempre circolare, nel mezzo.
Mi
guardo attorno e mi dà l'idea di una piccola arena. Solo che nelle
arene non ci sono tappeti.
Infatti,
un enorme tappeto rosso, quasi identico a quello nella Sala del
Globo, copre il pavimento.
La
stanza è completamente vuota, ma non deserta perché subito mi
accorgo della presenza di Sven.
ELSA:
Sven!
Lascio
andare la mano di Jack e insieme ad Olaf vado ad accarezzarlo. Le
coccole appiccicose di Olaf lo fanno sorridere e ogni tanto lo vedo
tirare fuori la lingua per assaporare i fiocchi di neve che cadono
dalla sua nuvoletta.
NORD:
Allora, Elsa...
Mi
volto verso Nord. Lui apre le braccia e si guarda intorno.
NORD:
Che ne pensi?
A
dir la verità, non so cosa dire. Sembra lo spazio perfetto per
potermi esercitare con i miei poteri, però... non lo so, qualcosa di
questa sala non mi convince.
NORD:
Prima era vecchia fucina attrezzi da lavoro degli Yeti, ma dopo
averla svuotata e risistemata... bè, eccola qua!
Nord
posa le sue manone sui fianchi. Jack mi si avvicina, continuando a
guardarsi intorno. Quando il suo sguardo incontra il mio, anche lui
mi chiede:
JACK:
Che ne pensi?
ELSA:
Non lo so... non credi che manchi qualcosa a questa sala?
Gli
rispondo. Lui alza un sopracciglio, non capendo dove voglio andare a
parare. Apro una mano, facendone uscire dei piccoli fiocchi di neve.
Le sue labbra si curvano in un sorriso. Ma certo, hai ragione,
sembrano dire i suoi occhi.
NORD:
Che vuol dire manca qualcosa?
Chiede
Nord, grattandosi la testa, mentre io mi metto nel centro della sala.
JACK:
Oh, tranquillo Nord, credo che Elsa voglia aggiungere qualcosa di suo
a questo posto.
Spiega
Jack. Nord e Calmoniglio si scambiano un'occhiata confusa, al
contrario di Sandman e Dentolina che sembrano entusiasti.
JACK:
Dopotutto, vuole imparare a usare al meglio i suoi poteri ed è
giusto che si senta se stessa fino in fondo, no?
Dice,
voltandosi infine a guardarmi. Io gli sorrido, perché ha capito
perfettamente quello che avevo in mente. Lui ricambia il mio sorriso,
facendomi battere il cuore a mille.
Mi
incoraggia con un cenno del capo e a quel punto, scosto un po' un
lembo della gonna e sbatto il piede a terra.
Il
pavimento viene coperto da un ghiaccio liscio e perfetto, che prende
la forma di un gigantesco fiocco di neve. I versi di sorpresa dei
Guardiani mi giungono alle orecchie, facendomi sorridere.
Giro
sul fiocco di neve, facendolo illuminare, mi fermo e alzo le braccia
verso il fondo della sala, lasciando che il ghiaccio copra
interamente le pareti. Il ghiaccio arriva fino all'apertura del
tetto, senza però chiuderla.
Sorrido,
soddisfatta di quanto ho fatto, ma abbassando lo sguardo mi rendo
conto che non ho finito.
Il
ghiaccio si posa sul mio vestito blu e si modella su di me,
riempiendomi di luce. Alzo le braccia per modellare le maniche, poi
le mani creano di nuovo il mio mantello di fiocchi di neve.
Ora
sì che sono perfetta!
OLAF:
Elsa, sei fantastica!
Esclama
Olaf, saltandomi in braccio e stritolandomi in un caldo abbraccio. La
piccola Dente da Latte vola verso di me e mi solletica la guancia,
facendomi ridere. Sulla testa di Sandman vedo comparire delle
immagini, sta cercando di dirmi qualcosa.
NORD:
Quello che sta cercando di dire è che: non crede a suoi occhi. E
nemmeno io.
Mi
spiega Nord. Io sorrido. Olaf scioglie l'abbraccio e saltella giù.
NORD:
Davvero Elsa, hai fatto qualcosa di meraviglioso!
JACK:
Se sei riuscita a far diventare bellissimo un posto così, non oso
immaginare quanto fosse bello il tuo palazzo di ghiaccio.
Dice
Jack, avvicinandosi e prendendomi le mani. Io arrossisco
immediatamente.
ELSA:
Grazie, Jack.
Ci
guardiamo fisso negli occhi, intensamente, e tutto quello che vorrei
adesso è stare tra le sue braccia, senza scappare. Senza avere
paura.
Comincio
a pensare che forse il sentimento più forte di cui mi parlava
Granpapà prima di cominciare questo viaggio sia proprio il mio amore
per Jack.
Le
parole di quella notte che ancora non capisco sono sempre le stesse:
a un inganno cederà e la fiamma si spegnerà.
Sento qualcuno schiarirsi la gola
e Jack e io ci voltiamo imbarazzati.
Per un attimo ci siamo
completamente scordati di dove eravamo. E tutto con un semplice
sguardo.
Nord mi mette una mano sulla
spalla.
NORD:
Elsa, mia cara, quello che tu e tuoi poteri siete in grado di fare è
straordinario. Ma ora quello che voglio che mostri è tua forza.
ELSA:
La mia forza?
NORD:
Se vuoi salvare tua sorella, dovrai essere forte e pronta a
combattere. Perciò, per prima cosa, voglio vedere se sei brava a
difenderti da nostri attacchi.
Vedo Jack rivolgere un'occhiata
preoccupata a Nord, ma lui continua a guardare me. Io annuisco con
decisione.
ELSA:
Sono pronta.
Nord
mi invita con un cenno ad andare in fondo alla sala. Jack mi segue e
mi mette una mano sulla spalla.
JACK:
Sei sicura? Non voglio sbagliare e farti del male.
Io
sorrido, stringendo la sua mano ancora posata sulla mia spalla.
ELSA:
Sono sicura. So di potermi fidare di te, Jack.
Lui sorride debolmente, come se
non fosse convinto. Come se mi stesse dicendo che non dovrei fidarmi.
Quel velo di tristezza, fatto di segreti e distanze, è ancora lì
tra di noi.
Ma non voglio farlo stare male
ora. Unisco la mia fronte alla sua e gli accarezzo i capelli bianchi.
Anche se lo desidero tanto, non posso permettermi di baciarlo adesso,
davanti agli altri. In più non posso lasciare che le mie emozioni
compromettano il mio allenamento. Devo essere concentrata, per Anna.
Nelle successive tre ore, Nord,
Sandman e Calmoniglio hanno messo alla prova la capacità di difesa
di Elsa.
Le prime cose dalle quali Elsa ha
dovuto sapersi difendere sono le armi tipiche degli umani, tipo le
spade, i coltelli, le balestre: Nord è sempre stato bravo nel
maneggiarle e ha voluto che Elsa cominciasse a difendersi da qualcosa
che già conosce.
Infatti, Elsa è riuscita a
difendersi molto bene, anche se ammetto che ogni volta che una
freccia o un coltello volavano verso di lei ho trattenuto il fiato.
Calmoniglio ha fatto un solo
esercizio con i boomerang e le uova esplosive.
Ufficialmente perché Elsa aveva
già dimostrato una buona difesa contro le armi di Nord.
Ufficiosamente perché ho chiesto,
o forse dovrei dire minacciato Coda di Cotone di andarci piano se non
voleva finire su un piatto d'argento con delle patate per contorno.
C'è voluto un po' a convincerlo
che non scherzavo, ma alla fine ha recepito il messaggio.
Difendersi dalla sabbia magica di
Sandy è un altro paio di maniche, sia perché Sandman è talmente
forte da tenere testa a chiunque (mai prenderlo per il verso
sbagliato, fidatevi!), sia perché Nord ha incoraggiato Elsa a
rispondere all'attacco.
In quel momento le ho letto la
paura negli occhi. La paura di perdere la concentrazione e il
controllo, la paura di fare del male.
Riesce a difendersi bene da Sandy,
ma quando arriva il momento di rispondere all'attacco esita. E Sandy
approfitta della sua esitazione. E questo non mi fa stare tranquillo,
per niente.
NORD:
Jack, scendi da nuvole, tocca a te!
La voce di Nord mi riscuote dai
miei pensieri. Un momento... tocca a me cosa?
JACK:
Cosa?
Nord mi spinge in avanti al centro
della sala, pochi passi mi separano da Elsa.
JACK:
No, no, no! Io non lo faccio!
Protesto io, tornando indietro.
Vedo Calmoniglio alzare gli occhi al cielo, sbuffando.
NORD:
Oh, andiamo, Jack! Avete praticamente gli stessi poteri, è
impossibile che possiate nuocervi fatalmente l'uno con l'altro!
JACK:
Ne sei sicuro?
Gli chiedo ancora, ma lui continua
a spingermi verso Elsa.
NORD:
Jack, apprezzo tua preoccupazione nei confronti di Elsa, ma sono
sicuro a cento per cento di ciò che ho detto, quindi tranquillo! E
adesso comincia tua prova!
Apro la bocca per ribattere, ma
lui mi ignora. Mi volto e incrocio lo sguardo di Elsa.
Lei curva le labbra in un sorriso
incoraggiante, poi alza le braccia: è pronta.
Stringo il mio bastone forte nelle
mani, continuando a tenere fermo il mio sguardo su di lei. E'
concentrata, lo vedo.
Muovo in avanti il bastone, ma
prima che possa rendermene conto un getto di ghiaccio mi colpisce le
ginocchia, facendomi cadere all'indietro e perdere la presa sul
bastone. Sento la risata sorpresa di Calmoniglio e sento Olaf e Sven
esultare. Riprendo il bastone e mi rimetto in piedi.
Elsa sembra non battere ciglio,
come se quel getto di ghiaccio non fosse arrivato da lei. Io faccio
qualche piccolo passo in avanti e, sorridendole, le dico:
JACK:
Non cominciare a fare la scorretta, Regina di Ghiaccio!
ELSA:
Non sto facendo la scorretta, sto solo rispondendo all'attacco, come
Nord mi ha detto!
Mi risponde lei, per poi lanciarmi
subito un getto di stalattiti. Stavolta, però, non mi lascio
cogliere di sorpresa e volo sul soffitto, aggrappandomi all'apertura
del tetto con le gambe.
Elsa mi scaglia contro altri getti
di ghiaccio, ma io li evito ancora e ancora.
Creo delle palle di neve e
colpendole con il bastone, le lancio alle spalle di Elsa, che cade in
avanti sulle ginocchia. Io rido, guadagnandomi però una sua
occhiataccia.
NORD:
Jack, piantala di scherzare e attacca seriamente!
Mi riprende Nord con tono duro.
Io alzo gli occhi al cielo e poso
i piedi sul pavimento di ghiaccio.
Elsa si rialza in piedi, scostando
il suo mantello con la mano. I suo modi aggraziati mi fanno
sorridere. Mi giungono alle orecchie le voci di Olaf e di Coda di
Cotone.
CALMONIGLIO:
Scommetto un uovo su Jack, quando si deciderà a fare sul serio.
OLAF:
Nah, Elsa è molto più brava! Due
ovette su Elsa!
CALMONIGLIO:
Va bene, ci sto, palletta di neve!
Vedo Calmoniglio stringere la mano
ramosa di Olaf. Mi volto verso Elsa.
NORD:
Molto bene, Elsa. Continua così.
La elogia Nord. Lei lo ringrazia
con un cenno del capo, poi si gira verso di me, rimettendosi nella
stessa posizione di prima. Mi rivolge un sorriso di sfida, poi mi
chiede:
ELSA:
Allora, sei pronto, Jack Frost?
JACK:
Sono nato pro...
Non faccio in tempo a terminare la
frase che un suo getto di ghiaccio mi colpisce di nuovo alle
ginocchia, sbalzandomi all'indietro. Sento la risata di Olaf e io
mando un'occhiataccia a Nord.
NORD:
Che vuoi? Tieni alta la guardia invece di guardare male!
Mi risponde lui, seccamente.
Mi rialzo in piedi e faccio
partire dal bastone una falce di ghiaccio verso Elsa. Lei però la
blocca, la distrugge chiudendo a pugno le mani, poi mi scaglia contro
una stalattite, che a stento riesco ad evitare.
Rispondo ai suoi attacchi con
destrezza, ma anche lei se la cava benissimo.
La nostra sfida dura a lungo, ma
nessuno di noi due riesce a sopraffare l'altro.
La mia Regina di Ghiaccio non
sembra però intenzionata a darmela vinta. Peccato che anche io sia
dello stesso avviso! Io non perdo mai una sfida e non inizierò di
certo ora, per lei!
Smettiamo di attaccarci per
riprendere fiato, anche se io non ne ho affatto bisogno. Nord ci fa i
complimenti.
NORD:
Molto bene, Elsa! Bel lavoro, Jack!
JACK:
Grazie!
Ringrazio, facendo un
profondissimo inchino. Calmoniglio non si trattiene dal lasciarsi
sfuggire un verso scocciato.
Ma proprio mentre sto per
rimettermi dritto, sento la mia schiena battere contro il muro di
ghiaccio. Scuoto la testa e mi rendo conto che tre spuntoni di
ghiaccio mi hanno intrappolato alla parete.
Accidenti, non riesco a muovermi e
il bastone è troppo lontano da me!
Alzo lo sguardo e vedo che Elsa si
avvicina ridendo. Ma cos'ha da ridere? Oh, è così disonesta!
Lei smette di ridere e mi rivolge
lo stesso sorriso di sfida di prima.
ELSA:
Oh, Jack, non dovresti abbassare la guardia in questo modo!
Apro la bocca per cercare di
replicare, ma la vedo appoggiarsi con i gomiti a uno degli spuntoni
che mi tengono fermo e poggia lieve la mano sulla guancia sinistra,
catturandomi con il suo sguardo.
Sento il cuore che accelera i
battiti e la solita sensazione di calore riempirmi dalla testa ai
piedi, tanto che se toccassi questo ghiaccio lo scioglierei
all'istante e potrei liberarmi.
Ma al momento non è di questa
trappola di ghiaccio che mi preoccupo, ma di una trappola ancora più
grossa dove sono irrimediabilmente caduto: la trappola dell'amore.
La guardo, così meravigliosa in
questa stanza di ghiaccio da lei creata e già non riesco più ad
avercela con lei per i suoi tiri mancini.
Ad un certo punto, tira le mani
verso di sé e finalmente vengo liberato. Atterro in piedi sul
pavimento e recupero il bastone con un piede. Me lo metto in spalla e
mi avvicino di più ad Elsa, che continua a rivolgermi quel sorriso,
tutt'altro che fastidioso.
Prima che però possa dire o fare
qualunque cosa, Nord si mette fra noi, ci fa i complimenti per la
splendida prova, poi ci dice di seguirlo nel suo studio al piano di
sopra. Io e Elsa ci guardiamo per un attimo senza capire, poi lo
seguiamo tenendoci per mano per tutto il tragitto.
Quando entriamo nello studio di
Nord, rivedo sul viso di Elsa la stessa espressione stupita che avevo
io la prima volta che ci sono entrato.
E' una piccola stanza per metà di
ghiaccio, eppure non ricordo mai di aver sentito Nord lamentarsi di
questo. Al centro della stanza ci sono due lunghi tavoli da lavoro
con sopra sistemati attrezzi di ogni genere e oggetti che Nord
intaglia dal ghiaccio. Il tetto è sorretto da due enormi travi di
legno dalle sfumature rosate e in mezzo ad esse sono sistemate delle
piccole candele accese sotto vetro. Alla nostra destra, c'è la
libreria, mezza occupata dalla collezione di oggetti dal futuro del
mio vecchio amico. Accanto ad essa, c'è l'alberello di Natale:
quello non manca mai! Sparsi un po' sul pavimento ci sono i
giocattoli che solo lui è in grado di produrre al meglio e quelli da
aggiustare.
Mi volto a guardare un punto
preciso della libreria e sorrido nel vedere che la matriosca che
conserva il Centro di Nord è sempre lì. Elsa nota che la sto
guardando e mi chiede:
ELSA:
E' quella di cui mi parlavi? Quella del Centro?
JACK:
Esatto.
Rispondo sorridendole.
NORD:
Panfrutto, ragazzi?
Ci voltiamo verso Nord che ci
offre un dolce che hanno appena portato gli Elfi. Un dolce profumo di
cioccolato mi invade le narici. Elsa rifiuta con un cenno della mano
ed è quello che faccio anch'io. Nord lo riconsegna nelle mani dei
due Elfi che lo hanno preparato, ma questi inciampano e finiscono
entrambi con la testa nel dolce. La scena strappa a me ed Elsa una
risata, poi la voce di Nord ci fa tornare seri.
NORD:
Bene, direi che possiamo andare sodi al dritto!
Elsa mi guarda confusa. Io però
faccio una smorfia preoccupata. L'ultima volta che mi ha detto questa
frase mi ha letteralmente rinchiuso in questa stanza!
NORD:
Elsa, mia cara, ieri mi hai detto che sono stati nostri amici Troll a
dirti come arrivare fin qui, giusto?
ELSA:
Sì. Mi hanno detto che voi e Jack mi avreste aiutato a padroneggiare
meglio i poteri.
NORD:
Immagino, però, che non sia tutto, vero?
Insiste Nord. Elsa abbassa per un
attimo lo sguardo, per poi rialzarlo velocemente.
ELSA:
Le ultime parole che mi ha rivolto...
NORD:
Cioè?
Chiede Nord, con una punta di
curiosità nella voce. E devo ammettere che anch'io sono curioso.
Durante il viaggio, Elsa mi ha solo raccontato che i Troll gli
avevano detto come trovarmi e nient'altro. Se le hanno detto
dell'altro, evidentemente ha voluto aspettare che arrivassimo qui
sani e salvi.
ELSA:
Mi ha detto: Un cuore di ghiaccio
non
può chiudere le porte
a
un sentimento più forte.
Lascia
che si liberi quell'immenso potere,
impedisci
alla paura di fermarlo,
o
a un inganno cederà
e
la fiamma si spegnerà.
Mi ripeto queste parole nella
testa per un bel po', mentre Nord si tocca i baffi con espressione
meditabonda.
Un cuore di ghiaccio... immenso
potere... cioè, si riferisce a noi due? Ai nostri poteri?
Impedisci alla paura di fermarlo,
e qui sono più che sicuro che c'entri Pitch!
Ma sono le ultime parole quelle
che più di tutte non riesco a decifrare. Si parla di un inganno,
ma...
NORD:
Curioso, davvero...
La voce di Nord mi distrae dal mio
tentativo di decifrare le parole appena pronunciate da Elsa.
ELSA:
Tu sai che vogliono dire?
Chiede Elsa, guardando speranzosa
Nord.
NORD:
Bè, mi sembra chiaro che si riferiscano a te, Elsa. Però c'è
qualcosa che non mi è del tutto chiaro... per questo voglio farti
una domanda, Elsa.
Elsa esita per un attimo. Io le
prendo la mano e le rivolgo un sorriso incoraggiante, il tutto sotto
lo sguardo attento di Nord. Lei torna a guardarlo, facendo un cenno
di assenso.
Nord fa la sua domanda.
NORD:
Jack mi ha raccontato quello che tu e tua sorella avete passato. E mi
ha anche detto come avete fatto a ritrovarvi. Ma quello che voglio
sapere è: credi che l'amore che hai dentro sia più forte dell'odio
di Pitch?
Nella stanza cala un silenzio
strano. Elsa non sa che cosa rispondere. E a dirla tutta, se mi
trovassi al suo posto anch'io non saprei cosa rispondere.
A stento so che cosa significhi
amore. Chi avrebbe dovuto insegnarmi a capirlo mi è stato portato
via. E quello che Elsa mi sta facendo riscoprire è ancora troppo
fragile.
Sono io con le mie bugie, con la
mia incapacità di dire la verità a renderlo fragile.
Nord prende le mani di Elsa fra le
sue.
NORD:
Libera il tuo Centro, Elsa.
Elsa risponde con un debole
sorriso. E' confusa, e io con lei.
Nord mi rivolge uno sguardo, per
poi toccarmi all'altezza del cuore con un dito. Mi sta dicendo che
anch'io devo liberare il mio Centro?
Mentre ancora ci penso, sento un
forte battito d'ali provenire fuori dalla finestra. Mi volto e riesco
a distinguere la figura di Dentolina e delle altre fatine.
Sulla soglia della stanza
compaiono Calmoniglio e Sandy.
CALMONIGLIO:
Abbiamo un problema. Al palazzo di Dentolina.
Dice con voce preoccupata. Nord e
io stringiamo gli occhi. Non ci vuole un genio per capire che il
problema è Pitch.
Incrocio lo sguardo preoccupato di
Elsa. Devo proteggerla, tenerla lontano da Pitch a tutti i costi. Le
faccio una lieve carezza sulla guancia rosea, poi mi volto verso
Calmoniglio, dicendo:
JACK:
Andiamo ad aiutarla!
Angolo
dell'autrice:
Ciao a tutti, ragazzi! =) Lo so,
sono un'imperdonabile ritardataria, ma sembra che tutti i blocchi
della scrittrice si siano messi d'accordo per colpirmi, è assurdo!
Comunque, spero che la lunghezza
del capitolo sia sufficiente a farmi perdonare la lunga attesa che
avete sopportato, ma soprattutto spero che vi sia piaciuto!
Jack e Elsa sono innamorati l'uno
dell'altra e i Guardiani stanno cominciando seriamente a rendersene
conto (Calmoniglio certamente non si scorderà la botta che ha preso
xD).
Elsa ha fatto il suo primo
allenamento e riferito a Nord delle parole di Granpapà. Ma che cosa
significano le parole “Libera il tuo centro”, riferite anche a
Jack? Che cosa succederà al palazzo di Dentolina? Perché Pitch è
là?
Se volete scoprirlo, continuate a
seguirmi, ci rivediamo al prossimo capitolo ;)
Vi saluto ringraziando Elsa Ai,
Fred Halliwell, Lily13amore e Mellivan01 che mi hanno aggiunta ai
loro autori preferiti e ringrazio tutti per le 4100 visite al primo
capitolo :D
Auguro a tutti voi un felice 2015,
un abbraccio da Giulia.
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Capitolo 27 *** 26- Ricordi Rimossi e dolorose verità... ***
26- Ricordi Rimossi e dolorose verità...
26-
Ricordi Rimossi e dolorose verità...
NORD:
Muoviamoci, giovanotti, non abbiamo tempo da perdere!
Le urla di Nord che risuonano in
tutta la fabbrica. Un gran viavai di Elfi e Yeti insieme.
E' da quando Calmoniglio ci ha
avvertiti che Pitch si trova al palazzo di Dentolina che la
situazione va avanti così.
Nord ha trascinato me, Jack,
Calmoniglio e Sandman verso l'inizio di una rampa di ghiaccio. Olaf e
Sven ci raggiungono nel momento in cui l'enorme portone all'inizio
della rampa si apre rumorosamente, facendo uscire, in fila per due,
otto renne dalle corna lunghe che tirano quella che mi sembra
tutt'altro che la vecchia e traballante slitta di Babbo Natale che
descrivono i libri. Anzi, questa slitta sembra appena stata costruita
e tirata a lucido. Infatti, io e Olaf siamo rimasti a bocca aperta.
Nord sale sulla slitta, si volta e mi offre la mano dicendo:
NORD:
Tutti amano slitta! Prego, mia Regina!
Io abbasso lo sguardo sulla grande
mano di Nord, poi mi giro verso Jack, che mi rivolge un sorriso
d'incoraggiamento. Stringo la mano di Nord e salgo sulla slitta.
Jack, Olaf e Sandman mi seguono, mentre Nord afferra le redini. Sven
tocca con le corna la slitta, facendo dei versi impazienti. Mi
inginocchio davanti a lui e lo accarezzo.
ELSA:
No, bello, non posso portarti stavolta.
La sua espressione delusa mi fa
tenerezza. Olaf, accanto a me, alza un braccino ramoso e lo saluta
allegramente.
OLAF:
Ciao, Sven.
ELSA:
Anche tu, Olaf.
Dico, prendendogli la mano. Il
sorriso svanisce dal candido viso del mio amico.
OLAF:
Anch'io?
ELSA:
Vi voglio entrambi al sicuro.
OLAF:
Ma io...
Prova a protestare Olaf.
ELSA:
Ti prego, Olaf, rimani qui con lui.
Olaf abbassa lo sguardo, triste,
ma alla fine annuisce. Scende dalla slitta, saltellando sulla groppa
di Sven. La mano di Jack si posa sulla mia spalla. Alzo lo sguardo e
incontro i suoi occhi.
NORD:
Calmoniglio, muoviti, che aspetti?
Tuona Nord, facendo voltare me e
Jack verso di lui. Calmoniglio esita.
NORD:
Oh, per i baffi di Stravinskij, non mi dire che hai ancora paura di
slitta?
Le parole di Nord mi sorprendono:
credevo che Calmoniglio non avesse paura di niente!
CALMONIGLIO:
Ma che paura e paura...
E mi sembrava strano!
CALMONIGLIO:
E' che... ho appena mangiato!
Io alzo un sopracciglio, senza
capire cosa c'entri il fatto che ha appena mangiato. Sento Jack
ridacchiare accanto a me.
JACK:
Quindi, pericolo vomito?
ELSA:
Cosa?
Chiedo, voltandomi allarmata verso
di lui. Jack, dimmi che stai scherzando, ti prego!
Prima che lui posa dire o fare
qualcosa, Nord afferra Calmoniglio per le orecchie e lo carica sulla
slitta.
NORD:
Non perdiamo altro tempo, Dentolina ha bisogno di noi! Pista!
Uno scoppio di redini e le renne
cominciano la loro corsa.
La slitta procede ad una tale
velocità che sono costretta a tenermi forte.
Calmoniglio, accanto a me, già
comincia ad agitarsi. Jack, in piedi davanti a me (non so come
faccia!), lo guarda ridacchiando.
Entriamo in una specie di tunnel
ghiacciato, fatto di giri della morte che in più di un'occasione mi
fanno finire a testa in giù. Nord sprona le sue renne ripetutamente,
ridendo divertito.
Calmoniglio si mette una mano
davanti la bocca, spalancando gli occhi. L'unico a divertirsi qui
dietro sembra Sandman.
NORD:
Ci siamo!
I giri della morte finiscono e in
un attimo ci ritroviamo fuori. Chiudo gli occhi per un attimo,
infastidita dalla luce del sole.
Senza neanche rendermene conto,
perdo l'equilibrio e vado a sbattere contro Jack. Per paura di
scivolare di nuovo e di volare giù dalla slitta, mi aggrappo forte
alle sue spalle.
JACK:
Ehi, tutto bene?
La sua domanda mi costringe ad
aprire gli occhi e alzarli su di lui. La distanza di un respiro ci
separa e, nel rendermene conto, arrossisco. Lui deve essersene
accorto, perché sorride compiaciuto.
ELSA:
Ok, adesso ho capito perché ami la velocità!
Dico, cercando di ignorare
l'instabilità della mia voce. Lui ride, per poi guardarmi
intensamente. E sento il cuore battere ancora più forte. Il suo
sguardo viene però attirato da qualcos'altro. Alle mie spalle, vedo
Calmoniglio sporgersi fuori dal suo lato della slitta. Jack ride, ma
a me fa pena!
Si avvicina a lui, salendo sul
corrimano con i piedi. Si sporge tenendosi al suo bastone, e per un
attimo trattengo il fiato. Calmoniglio crolla dentro la slitta,
tenendosi lo stomaco.
JACK:
Passata la sbronza?
CALMONIGLIO:
Ah, ah, ah, spiritoso!
ELSA:
Jack, puoi scendere da lì, per favore?
Non riesco a trattenermi dal
dirlo. Jack si gira verso di me e mi guarda con aria furba. No, a che
sta pensando?
JACK:
Perché? E' così bello! Guarda che panora... aaahhh!
Un minuto prima parlava e il
minuto via lo vedo precipitare giù dalla slitta urlando.
ELSA:
JACK!
Scatto verso il corrimano dove era
posato, quasi ci sbatto contro, incapace di nascondere il tremore che
ha invaso le mie mani e tutto il mio corpo.
ELSA:
Calmoniglio, fa' qualcosa!
Dico, girandomi verso Calmoniglio,
che però rotea gli occhi infastidito e dice un laconico:
CALMONIGLIO:
Jack, piantala!
ELSA:
Cosa?
Io non capisco. Poi sento una
risata, la sua risata. Abbasso lo sguardo e mi sporgo leggermente.
Jack è sdraiato sul pattino della
slitta, il bastone adagiato sul suo braccio destro e un piede che
penzola nel vuoto. Mi rivolge un sorriso beffardo, uno di quei
sorrisi che, quando ci siamo conosciuti, mi facevano tanto
arrabbiare. E infatti è proprio così che mi sento adesso,
soprattutto perché mi dice:
JACK:
Oh, allora ti preoccupi per me, Regina di Ghiaccio!
ELSA:
Mi preoccupo? Mi hai quasi fatto venire un infarto, Jack!
Sbotto io. Lui ridacchia, si
arrampica sul suo bastone, posandosi sulla punta ricurva e mettendosi
proprio di fronte a me. Mi guarda negli occhi, ma se crede di
incantarmi così si sbaglia di grosso!
JACK:
Dai, ammettilo che ti preoccupi per me!
Dice, accarezzandomi il mento con
le dita. In un altro momento, questa carezza mi avrebbe mandato il
cuore a mille, ma sono così arrabbiata che lo costringo a lasciarmi,
dicendogli:
ELSA:
Ti odio.
Mi volto dall'altra parte,
incrociando le braccia. Lo sento sorridere, mentre scavalca per
tornare sulla slitta. Nord attira la nostra attenzione.
NORD:
Se voi piccioncini avete finito di litigare, io direi di prendere
scorciatoia!
Della frase di Nord registro solo
le parole “scorciatoia” e, prima ancora, “piccioncini”.
Piccioncini? Mi giro verso Jack per un attimo e sembra divertito da
quel nomignolo. Cerca il mio sguardo, ma io lo distolgo subito.
Piccioncini? Ma assolutamente no!
Prima che possa rendermene conto,
veniamo risucchiati in un portale magico.
Quando riapro gli occhi, ci
ritroviamo davanti ad un altissima montagna. Non è una montagna
delle nostre terre e questo vuol dire che non sono più né al Polo
Nord, né nelle Terre dei Fiordi.
Mi guardo intorno. Il cielo, le
nuvole sono di tenue colore rosa, come se avesse appena fatto l'alba.
NORD:
Attenti!
L'urlo di Nord mi fa voltare
giusto in tempo per vederli. Gli Incubi.
Sfrecciano intorno alla slitta,
emettendo i loro nitriti talmente striduli da farmi mettere le mani
sulle orecchie.
JACK:
Sta giù!
Mi intima Jack, tenendomi vicino a
sé. Vedo la sua mano aumentare la stretta sul bastone.
Alzo di poco lo sguardo e vedo
Sandman e Calmoniglio che cercano di colpire gli Incubi. Ma questi,
più che colpire noi, cercano di catturare dei piccoli esserini verdi
e alati. Sono le fatine di Dentolina.
JACK:
Dente da Latte!
Jack balza in alto. Una falce di
ghiaccio esce dal bastone, ma l'Incubo riesce ad evitarla e sparisce
tra le nuvole. Prima che un altro Incubo lo raggiunga, Jack prende
Dente da Latte fra le sue mani e si lascia cadere sulla slitta,
accanto a me, mentre Sandman distrugge l'Incubo.
Mi avvicino e vedo Dente da Latte
tremare tra le mani di Jack. Le accarezzo il capino e lei mi risponde
con uno dei suoi adorabili versi.
Io e Jack sorridiamo l'uno
all'altra: sta bene. Accarezzo di nuovo Dente da Latte, ma un attimo
dopo sento Jack gridare:
JACK:
Nord, attento!
Grida lui, ma è troppo tardi: un
Incubo annebbia la vista di Nord e la slitta sbatte contro una delle
cupole d'oro dai mille colori che compongono il Palazzo dei Dentini.
L'impatto contro il pavimento è
talmente forte che ci sbalza tutti fuori dalla slitta.
Sbatto con i gomiti sul pavimento
di foglie d'oro di colore rosa, qualcuno invece rotola, per poi
lamentarsi per la botta. Rialzo la testa, tenendomela con una mano e
cercando di farmi forza sui gomiti per alzarmi.
Davanti a me, vedo solo la slitta,
dal quale si sono sciolte le redini, e la piccola Dente da Latte.
ELSA:
Dente da Latte!
Mi avvicino a fatica a lei e la
prendo fra le mani. La accarezzo per un po', finché non la vedo
strofinare il capino sul mio palmo. Sta tremando.
ELSA:
Tranquilla, ci sono io.
JACK:
Elsa!
Alzo lo sguardo e vedo Jack
correre verso di me, si inginocchia lasciando cadere il bastone e mi
stringe forte a sé, tirando un sospiro di sollievo. Dietro di lui
vedo arrivare anche Nord e Sandman. Jack scioglie l'abbraccio e mi
prende il viso fra le mani.
JACK:
Sei ferita?
ELSA:
No, sto bene. Stiamo bene.
Gli rispondo, mostrandogli Dente
da Latte, che ancora trema fra le mie mani.
CALMONIGLIO:
Dentolina!
La voce di Calmoniglio. Sandman ci
indica un punto sotto di noi. Ci avviciniamo e sul pavimento della
torre sotto di noi c'è proprio Calmoniglio che sostiene Dentolina,
incosciente, fra le sue braccia.
JACK:
Oh, no!
Jack mi tira a sé e mi prende in
braccio. Voliamo giù insieme agli altri. Nord e Sandman corrono
subito verso gli altri due Guardiani.
NORD:
Dentolina, mi senti?
Io e Jack ci avviciniamo. Vedo le
palpebre della fata tremolare. Mi inginocchio davanti a lei e Dente
da Latte vola dalle mie mani verso il suo viso e le parla.
Il suono della voce della nostra
piccola amica le fa aprire lentamente gli occhi. Jack sospira,
sollevato.
JACK:
Oh, grazie al Cielo stai bene!
Dentolina, con espressione
spaventata, comincia a parlare in modo sconnesso.
DENTOLINA:
Oh, no... le mie fate... i Ricordi Rimossi... li ha rubati!
JACK:
Che cosa dici?
Nessuno di noi sembra capire, è
molto agitata.
Poi sento una voce. Una voce che
mi fa gelare il sangue.
La voce del mostro che mi ha
portato via Anna.
PITCH:
Oh, che meraviglia! I miei vecchi amici e compari che vengono a
trovarmi di buon mattino!
Jack, non appena sente quella
voce, si para davanti a me, con il bastone stretto saldamente in
pugno. Si guarda intorno, cercando di capire da dove provenga la
voce. E lo stesso fanno anche gli altri Guardiani.
Io alzo lo sguardo, ed è allora
che lo vedo, dall'alto della piccola cupola sopra di noi. Pitch.
Jack stringe gli occhi e punta il
bastone contro di lui.
PITCH:
Ti faccio i complimenti per l'atterraggio, Nord. E' stato bello
vederti cadere su quelle grandi, grosse chiappe che ti ritrovi!
Pitch ridacchia, mentre Nord
stringe gli occhi verso di lui.
PITCH:
Ma devo dire grazie soprattutto a te, Dentolina: sei stata gentile a
consegnarmi le tue adorabili e patetiche fatine e... i Ricordi
Rimossi, naturalmente!
DENTOLINA:
Pitch, ridammi subito i Ricordi Rimossi... oh!
Dentolina prova a rimettersi in
piedi, ma subito crolla a terra tenendosi il fianco. Calmoniglio la
sostiene, rivolgendole uno sguardo preoccupato, per poi girarsi con
rabbia verso Pitch.
CALMONIGLIO:
Schifosa ombra strisciante! Che COSA LE HAI FATTO?
PITCH:
Oh, andiamo, rilassati coniglietto!
Pitch compare proprio sotto
Calmoniglio, che invano cerca di afferrarlo.
Io mi alzo in piedi, stringendomi
di più a Jack, che continua a farmi scudo con il suo corpo.
Pitch parla ancora, ma stavolta la
sua voce non viene da un punto preciso, ma risuona per tutto il
Palazzo.
PITCH:
Un momento... ma guarda un po' chi abbiamo qui! Il mio caro amico
Jack Frost!
Sento il corpo di Jack tremare di
rabbia, il ghiaccio delle sue mani si sprigiona su tutta la
superficie del bastone, fin sotto la punta ricurva. I suoi occhi sono
stretti in una fessura, mentre si guarda intorno. La breve risata di
Pitch mi fa di nuovo gelare il sangue.
PITCH:
Da come la nostra Regina di Ghiaccio si stringe a te, devo supporre
che vi siate finalmente detti quanto vi amate!
Jack spalanca gli occhi.
JACK:
Cosa?
PITCH:
Come lo so?
Sento la sua voce alle mie spalle.
Non faccio in tempo a girarmi che Jack subito mi costringe dietro di
lui. Pitch è appoggiato con il gomito ad uno degli archi che
sostengono le cupole più alte davanti a noi e ci guarda con una
finta aria sognante.
PITCH:
Oh, be', ho i miei informatori. Ma la cosa non mi stupisce. Sai come
si dice: Dio crea i mostri e poi li accoppia!
Jack spalanca di nuovo gli occhi,
ma non per la sorpresa stavolta. La sua è un'espressione di dolore.
Io però non accetto che mi si
chiami mostro quando il vero mostro ce l'ho davanti. Mi libero dalla
presa protettiva di Jack e lo affronto.
ELSA:
Bada bene a chi chiami mostro, Uomo Nero, perché l'unico mostro che
vedo qui sei tu!
Pitch mi guarda sorridendo
beffardo. Io stringo gli occhi e alzo le mani contro di lui, il
ghiaccio brilla fra le mie mani.
JACK:
Elsa, no!
Esclama Jack, ma io lo ignoro: il
mio incantesimo parte, ma Pitch si rifugia su una cupola più alta,
ridendo ancora.
ELSA:
Dov'è Anna? Che cosa le hai fatto?
PITCH:
Io? Niente! Volevo solo che vedesse con i suoi occhi quella verità
che le è stata rimossa dalla mente!
I miei occhi, stretti in una
fessura piena di rabbia, si spalancano. Jack si fa di nuovo avanti
per proteggermi.
JACK:
Di cosa stai parlando?
Pitch ridacchia ancora e alza una
mano. Una piccola scatolina viola, decorata con gli stessi motivi che
caratterizzano il Palazzo è nel suo palmo. Sento Dentolina dietro di
me dire un debole “no”.
La sabbia nera rompe il sigillo
della scatolina, per poi formare una sfera di sabbia nera.
All'interno di essa si formano delle immagini.
Immagini che riguardano due
bambine che giocano nella neve. E non sono due bambine qualunque.
Siamo io e Anna.
PITCH:
Ti ricorda qualcosa, Regina di Ghiaccio?
Le risate, i giochi, fino a che
non ho alzato la mano e quel maledetto getto di ghiaccio è partito,
colpendo la testa della mia sorellina.
Le mie urla disperate, le mie
lacrime, il freddo e il dolore.
Tutto questo era stato rimosso
dalla mente di Anna per proteggerla.
E ora l'essere che me l'ha portata
via mi costringe a riviverlo per torturarmi.
PITCH:
Oh, pensa come ti odierà quanto vedrà con i suoi stessi occhi che
cosa le hai fatto!
Mi dice con quel suo tono maligno.
Odiarmi?
I miei occhi cominciano a
riempirsi di lacrime, ma poi vedo Jack levarsi in aria verso Pitch,
scagliandogli contro un getto di ghiaccio.
Uomo Nero riesce però a parare il
colpo e rispedirlo con maggiore potenza contro Jack, che cade
rovinosamente sul pavimento davanti a me.
ELSA:
Jack!
Mi inginocchio al suo fianco e
anche Nord si avvicina. Lo aiutiamo a rimettersi in piedi, mentre
Pitch se la ride accarezzando il dorso di uno dei suoi Incubi.
PITCH:
I tuoi trucchetti sono diventati così prevedibili, Jack, che saprei
respingerli ad occhi chiusi!
Jack punta nuovamente il bastone
contro di lui.
JACK:
Libera Anna e il popolo di Arendelle dalla tua maledizione o ti farò
pentire di essere nato!
Esclama con durezza, mentre
Sandman si fa avanti, nelle sue mani la sabbia dorata prende la forma
di una frusta, la sua arma. Pitch ride ancora, stavolta più
sguaiatamente.
PITCH:
Allora la cosa è seria! Dimmi un po', questo tuo così caldo
interesse è perché speri di lavarti la coscienza, Jack?
Un'espressione confusa mi si
dipinge sul volto. Che sta dicendo?
Vedo le mani di Jack allentare la
presa sul bastone, il ghiaccio comincia a ritirarsi lentamente dal
bastone.
PITCH:
Lo sai anche tu che sarà inutile: i tuoi genitori, tua sorella...
niente e nessuno potrà cancellare la tua colpa.
Io spalanco gli occhi, mentre Jack
abbassa il bastone e anche lo sguardo.
I suoi occhi si riempiono di
lacrime, il suo respiro si fa pesante. No, non può essere...
ELSA:
Di cosa sta parlando?
Quasi non riconosco la mia voce.
Mi avvicino a Jack, mettendogli
una mano sulla spalla, ma lui si scosta e sfugge il mio sguardo,
esattamente come quella notte.
PITCH:
Non te l'ha detto, Elsa?
Mi chiede Pitch, con tono
divertito. Io alzo gli occhi e gli rivolgo uno sguardo carico di
disprezzo.
PITCH:
Non ti ha detto che anche lui, come te, è nato in una famiglia di
sangue reale? Non ti ha detto di avere un padre Re e di essere
l'erede al trono di uno splendido Regno chiamato Firnen?
Cosa? Il mio sguardo torna su
Jack, che però continua a non guardarmi. Jack è figlio di Re?
Non è possibile, Pitch deve stare
mentendo... ma se sta mentendo, perché non lo fa tacere? Perché non
si ribella, perché non lo attacca?
PITCH:
Non ti ha detto che aveva una sorellina più piccola alla quale salvò
la vita proprio con i suoi poteri? Non ti ha detto che quando si è
rifiutato di unirsi a me, ha raso al suolo il suo stesso Regno con i
poteri che avrebbero potuto salvarlo?
Guardo Jack, sconvolta. No, non
può essere vero. Nord si avvicina a me e mi prende per le spalle.
NORD:
No, Elsa, questo non è vero!
PITCH:
Altroché se è vero! E' stato lui a distruggere Firnen, è stato lui
a uccidere i suoi genitori e tutto il popolo che diceva di amare!
NORD:
Non è vero, Elsa, sta mentendo! Jack non c'entra niente con
distruzione di suo Regno!
Mi scuote ancora Nord. Nel sentire
le sue ultime parole, alzo gli occhi colmi di lacrime su di lui.
Allora è vero, Jack è figlio di Re!
NORD:
La colpa di tutto è sua!
Esclama, indicando Pitch, che
ridacchia.
NORD:
Jack è stato... è stato... non voleva... non voleva farlo...
Esita Nord, girandosi più di una
volta verso Jack, aspettandosi che dica qualcosa.
Ma lui rimane fermo, immobile, con
lo sguardo basso, incapace di guardarmi negli occhi, incapace ancora
una volta di dirmi tutta la verità.
Allontano Nord da me. Gli archi,
il pavimento, le cupole intorno a me cominciano a ghiacciarsi sempre
più velocemente, intorno a me cominciano a cadere fiocchi di neve,
mentre il mio cuore si spezza lentamente, come un fragile cristallo.
Jack ha distrutto il suo Regno e
la sua famiglia! L'ha fatto intenzionalmente, non è stato
un'incidente come è stato per me!
Non ha avuto neanche il coraggio
di dirmi chi è, mentre io sono stata sincera con lui fino in fondo.
Mi sono fidata di lui, mi sono
innamorata di lui. Invece lui mi ha mentito.
Lo guardo, lasciando uscire fuori
le lacrime, ignorando la crudele risata di Pitch che mi sovrasta.
Non riesco a muovermi.
Sono paralizzato dalla rabbia, dal
dolore, dal ghiaccio che ha coperto il pavimento sotto i miei piedi e
da quello che si è formato dentro di me, fino a trafiggermi il
cuore.
Le lacrime di un dolore, di una
colpa che mi porto dentro da quasi trecento anni mi scorrono copiose
sulle guance, diventando anch'esse di ghiaccio.
Sento gli sguardi di tutti puntato
su di me, compreso quello dell'unica persona al mondo che non avrei
voluto soffrisse a causa mia.
La persona a cui ho promesso il
mio aiuto.
La persona che avevo giurato di
proteggere.
La persona a cui il mio cuore
innamorato si è abbandonato per la prima volta in tutta la vita.
Non so come, ma, a fatica, riesco
a sollevare lo sguardo. Incrocio lo sguardo di Elsa e il dolore
lancinante che sento al petto si fa ancora più forte.
Non posso credere che quei
meravigliosi occhi azzurri, dove soltanto poche ore fa ho letto tutto
l'amore possibile, ora siano pieni di lacrime, di rabbia, di
delusione.
Perdonami, Elsa. Non volevo che
sapessi la verità così, in modo così meschino. Non ho avuto il
coraggio, il dolore di quei ricordi era ed è troppo forte.
ELSA:
Era questo che non avevi il coraggio di dirmi? Era QUESTO DI CUI
AVEVI TANTA PAURA?
La sua voce splendida è stata
sostituita da una carica di disprezzo.
Stringo gli occhi, incapace di
sopportare la vista di lei così delusa.
Sento i suoi passi risuonare sul
pavimento ghiacciato. Mi prende per un lembo della felpa,
costringendomi a guardarla.
ELSA:
Guardami in faccia! Era questo che non avevi il coraggio di dirmi?
La guardo negli occhi, ma mi
sembra insopportabile.
Il mio cuore è gonfio di vergogna
e non riesco a far uscire una sola parola.
La nevicata intorno a noi si fa
più fitta e pesante. Non so se però dipenda solo da me o solo da
Elsa.
Lei mi lascia andare e
indietreggia.
ELSA:
Tu... mi hai mentito sempre!
PITCH:
Sì, esatto, Elsa. Lui ti ha sempre mentito.
I miei occhi si stringono in una
fessura che rivolgo verso Pitch e sento l'odio ribollirmi nel sangue.
PITCH:
Hai scelto la persona peggiore di cui fidarti, mia Regina di
Ghiaccio. Ma la mia offerta è ancora valida: unisciti a me e tua
sorella e il tuo popolo non avranno più niente da temere!
Sento la rabbia dentro di me
scoppiare, le mie mani tornano a stringere forte il bastone, ma prima
che possa scagliare i miei poteri su Pitch, Nord mi spinge dietro di
lui, mentre Calmoniglio e Sandman si lanciano contro Pitch.
NORD:
Adesso basta!
Fermate
quell'ombra infame!
Va'
via di qua,
o
ce la pagherai cara!
Tuona Nord, con il suo vocione.
Sandman e Calmoniglio attaccano
ripetutamente Pitch, non vogliono dargli l'occasione di scappare, ma
quel viscido riesce a parare i loro attacchi.
Vedo Elsa correre verso Dentolina
e sorreggerla. Il mio sguardo corre poi su Pitch, glielo leggo negli
occhi che vuole Elsa.
Non posso permettere che le
succeda qualcosa, devo continuare a proteggerla.
Mi paro davanti a Nord.
JACK:
Porta via Elsa!
Portala
al Polo al sicuro!
Andate
e non voltatevi,
a
lui ci penserò io!
Nord prova a ribattere, ma capisce
che se terrò occupato Pitch, lui e gli altri avranno abbastanza
tempo per portare Elsa e Dentolina al sicuro. Elsa alza lo sguardo su
di noi. Mi inginocchio accanto a lei e Dentolina.
JACK:
Elsa, ti prego, va' via!
Non
puoi più restare qui,
ho
promesso di proteggerti,
ti
ho deluso, ma lo farò!
Le prendo la mano e la intreccio
alla mia, ma subito lei mi costringe a lasciarla.
ELSA:
Vattene via!
Mi
hai già ferita
abbastanza.
Io,
Elsa di Arendelle,
non
credo alla tua promessa!
Non so se mi faccia più male il
suo sguardo duro e gelido o le parole che mi ha appena detto.
L'ho ferita, l'ho ingannata, la
mia parola per lei non ha più valore.
Lei si volta dall'altra parte e,
aiutata da Nord, porta via Dentolina. Non mi chiede di seguirla, non
mi dice “non me ne vado senza di te”, non mi dice nulla. Soltanto
Nord si volta per dirmi:
NORD:
Sta' attento, Jack!
Alzo lo sguardo sulla cupola dove
Calmoniglio e Sandman ancora combattono.
Con un balzo, li raggiungo e
impugnando il bastone, scaglio una pioggia di stalattiti contro
Pitch, che lui, colto alla sprovvista, non fa in tempo a evitare,
finendo a terra.
JACK:
Sandy, Calmoniglio, tornate al Polo, a lui ci penso io!
CALMONIGLIO:
Assolutamente no, non puoi farcela da solo, non sei abbastanza
lucido!
JACK:
Calmoniglio, dì ad Elsa che mi dispiace!
Dico con la voce spezzata. Lui
spalanca gli occhi.
CALMONIGLIO:
Che stai dicendo?
JACK:
VAI!
Il mio grido viene però
interrotto da un getto di sabbia nera che ci fa precipitare tutti e
tre giù dalla torre. Pitch ride sguaiatamente.
Sbatto il petto contro il
pavimento di ghiaccio e il mio respiro si smorza, il mio bastone
scivola sulla superficie, fermandosi prima di raggiungerne il ciglio.
Indistintamente, sento la voce
rabbiosa di Calmoniglio, che dice a Sandman:
CALMONIGLIO:
Quel maledetto, è riuscito a scappare!
Ha portato via le fatine, ha
portato via quei Ricordi Rimossi di cui parlava Dentolina e mi ha
fatto perdere Elsa con quella dannatissima verità.
Stringo gli occhi, tenendomi la
testa fra le mani. Non è così che doveva andare, non è così che
doveva saperlo. Oh, Dio, ho rovinato tutto!
Angolo
dell'autrice:
Eccomi qua, ciao ragazzi! Vi
chiedo umilmente perdono per il ritardo ad aggiornare. Stavolta non
erano problemi di ispirazione, il mese scorso l'ho praticamente
passato a studiare per gli esami all'università che, almeno per me,
si sono conclusi l'altro ieri. Il 31 gennaio, poi, è stato il mio
compleanno e vicino al computer ci sono stata pochissimo =)
A proposito, siete dei lettori
sorprendenti: altri due capitoli hanno raggiunto le 1000 visite
(sicuramente le avrete raggiunte per esasperazione, dicendo: ma
questa quando aggiorna? xD), grazie grazie grazie!
Allora, il capitolo è molto lungo
(dovevo farmi perdonare per bene!): Pitch ha rapito le fatine e
rubato a Dentolina i Ricordi Rimossi, di cui parleremo più avanti,
ma quel che è peggio ha rivelato ad Elsa una terribile verità: Jack
era figlio di Re ed è stato responsabile della distruzione del suo
stesso Regno. Inoltre, in questo capitolo ho inserito una piccola
canzone: per chi conosce o ha visto il musical Notre Dame de Paris è
la canzone di quando Febo arresta Quasimodo perché aveva provato a
rapire Esmeralda, meglio nota come Un Tentativo di Sequestro. Non so
come mi è venuto in mente, ma mi sembra che ci stia bene, in ogni
caso fatemi sapere che ne pensate =D
Ma ora che succederà? Perché
Pitch ha rubato proprio i Ricordi Rimossi? Quanto c'è di vero in
quello che ha detto su Jack? Jack troverà il coraggio per raccontare
tutta la verità?
Se volete scoprirlo, vi aspetto al
prossimo capitolo! Un abbraccio a tutti da Giulia.
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Capitolo 28 *** 27- I ricordi di Jack (parte 1) ***
27- I ricordi di Jack (prima parte)
27- I
ricordi di Jack
Qualche ora dopo, nella Sala del
Globo, Elsa, Nord, Olaf, Sven e Dentolina, adagiata su un piccolo
divano rosso portato dagli Yeti in fretta e furia, con accanto la
piccola Dente da Latte, aspettano impazienti e preoccupati il ritorno
di Calmoniglio, Sandy e Jack.
OLAF:
Come ti senti, Dentolina?
Chiede Olaf, avvicinandosi al
divano insieme a Sven. Dentolina sorride debolmente.
DENTOLINA:
Non molto bene, Olaf. Sono molto preoccupata per le mie fatine.
Dente da Latte scoppia a piangere.
OLAF:
Oh, no, ti prego, non piangere, Dente da Latte!
Olaf prende la fatina fra le sue
mani ramose e la accarezza dolcemente, ma lei continua a piangere.
DENTOLINA:
E' preoccupata che sia successo qualcosa a Jack.
Spiega Dentolina.
OLAF:
Anche Elsa è molto preoccupata. Ma perché non mi dite cos'è
successo?
DENTOLINA:
Non ora, Olaf.
Dentolina tocca con un dito il
naso di Olaf, che fa un piccolo sorriso. Il pupazzo di neve si gira
verso Elsa, che cammina avanti e indietro per la sala, abbracciandosi
come se avesse freddo. E infatti, sulle travi di legno della sala
comincia a formarsi uno spesso strato di ghiaccio.
ELSA:
Cerca di dominarti...
Sussurra. Jack mi ha mentito,
pensa. Mi ha nascosto la verità.
Non
te l'ha detto, Elsa?
Non
ti ha detto che anche lui, come te, è nato in una famiglia di sangue
reale? Non ti ha detto di avere un padre Re e di essere l'erede al
trono di un Regno chiamato Firnen?
Le parole di Pitch risuonano
continuamente nella mente di Elsa, che si tiene la testa fra le mani.
ELSA:
Controllati...
Non
ti ha detto che quando si è rifiutato di unirsi a me, ha raso al
suolo il suo stesso Regno con i poteri che avrebbero potuto salvarlo?
Mi ha detto solo bugie. E'
impossibile, impossibile. Eppure è così.
Chi è la persona di cui mi sono
innamorata? A chi ho dato così stupidamente la mia fiducia?
ELSA:
Niente emozioni, niente emozioni, niente emozioni...
Ripete Elsa, alzando di poco il
tono della voce. I suoi passi agitati risuonano sul pavimento.
E'
stato lui a distruggere Firnen, è stato lui a uccidere i suoi
genitori e tutto il popolo che diceva di amare! Lui ti ha sempre
mentito.
Elsa si volta di scatto,
togliendosi le mani dalla testa e stringendole a pugno.
ELSA:
Niente emozioni!
La sua voce viene coperta da uno
strano rumore. Elsa alza lo sguardo verso il soffitto. Dalle travi si
allungano enormi spuntoni di ghiaccio appuntiti, che si colorano di
una scura sfumatura di rosso. Olaf, Dentolina e Nord osservano
preoccupati la magia.
DENTOLINA:
Elsa, ti prego, cerca di stare tranquilla.
Dice Dentolina, incrociando lo
sguardo di Elsa.
DENTOLINA:
Finirai per farti del male se non riesci a controllarti.
Elsa distoglie lo sguardo e
stringe gli occhi, cercando di non fare uscire le lacrime e di
mettere a tacere la voce di Pitch nella sua testa.
ELSA:
Non lo vedi? Io sto già male!
Olaf e Dentolina si guardano.
Elsa si siede sui gradini prima
del Cerchio dei Guardiani, portando le ginocchia al petto. Il punto
in cui si trova comincia a ghiacciarsi, prendendo la forma di un
fiocco di neve. Poggia la testa sulle ginocchia.
Dio, come ho potuto essere così
stupida, si chiede, mentre un leggero tremito le attraversa il corpo.
Sapevo che Jack aveva un segreto,
ma questo... è troppo. Tutto immaginavo, tranne che fosse un mostro.
L'assassino della sua stessa famiglia, la rovina di un regno.
Avrebbe continuato a mentirmi se
non l'avessi saputo ora. E la cosa peggiore è che è stato Pitch, il
mostro che ha rapito Anna, e non lui a rivelarmi questo.
Doveva dirmi la verità, doveva
dirmi tutto e farmi decidere se fidarmi o no.
Come faccio a fidarmi di lui
adesso?
Come faccio a volere il suo aiuto?
Come faccio solo a pensare di
poter provare quel sentimento nei suoi confronti dopo questo?
In questo momento vorrei solo
correre via, correre fuori e lasciar uscire fuori da me questa
tempesta di orribili sensazioni. Ma non riesco ad abbandonare questa
sala.
Una parte di me non si dà pace
perché sono passate più di due ore da quando siamo tornati al Polo
senza lui e gli altri e temo che sia successo qualcosa. La mia ansia
è unita al mio orgoglio che pretende di avere finalmente da Jack
quella verità che ancora non vedo chiara fino in fondo.
Dall'altra parte, invece, non
voglio ascoltare una sola parola. Non voglio che Jack mi si avvicini
per dirmi altre bugie.
OLAF:
Elsa!
La voce di Olaf mi costringe ad
alzare lo sguardo. Intorno al Globo vedo comparire dal nulla una
lunga scia di sabbia dorata, sulla quale vedo scivolare fino a terra,
davanti a noi, Sandman. Vederlo mi riempe il cuore di sollievo. Mi
alzo, sollevando di poco un lembo della mia veste. Accanto al piccolo
omino, compare una buca da cui viene fuori Calmoniglio.
NORD:
Ragazzi!
Esclama Nord, venendo avanti. Sul
viso di Calmoniglio leggo una grande rabbia.
Alzo lo sguardo e vedo Jack volare
sopra il Globo, per poi lasciarsi cadere dolcemente giù. Mi lascio
sfuggire un sospiro di sollievo, pentendomene subito dopo. Non appena
i suoi piedi toccano terra, si scosta nervosamente i capelli dalla
fronte.
Nord si avvicina e gli chiede:
NORD:
Cosa è successo?
Jack non risponde, continua a
tenere lo sguardo basso.
Quella piccola traccia di sollievo
provata nel rivederlo svanisce nel vedere che continua a mentire,
persino con coloro che considera la sua famiglia. Una morsa di dolore
mi stringe il cuore, smorzando il mio respiro e costringendomi a
distogliere lo sguardo.
CALMONIGLIO:
Quel maledetto è riuscito a filarsela con i Ricordi Rimossi...
Dice Calmoniglio. Dietro di me
sento Dentolina lamentarsi.
CALMONIGLIO:
Lo abbiamo cercato ovunque, ma zero! E' sparito senza lasciare una
sola, sporca traccia!
Calmoniglio estrae uno dei suoi
boomerang e lo scaraventa violentemente a terra. Nord gli mette una
mano sulla spalla, dicendogli:
NORD:
Sta' calmo, ce la pagherà!
Stringo gli occhi e rialzo lo
sguardo a fatica.
Jack è lì fermo, non sa se
avvicinarsi o no a me. Rivedo nei suoi occhi quell'espressione
addolorata, piena di rabbia e di dispiacere che ho visto prima mentre
Pitch mi rivelava la verità. La sua mano stringe rigida il bastone,
quasi del tutto ricoperto dal ghiaccio.
Olaf, seguito in volo da Dente da
Latte, corre ad abbracciarlo. Jack, però, evita l'abbraccio del mio
piccolo amico e, senza staccare gli occhi da me, si avvicina.
JACK:
Elsa...
La sua voce, la voce che
all'inizio trovavo irritante e fastidiosa, la voce calda che tante
volte mi ha rassicurato, ora mi sembra il suono più stridente e
insopportabile. Vorrei portare le mani alle orecchie e coprirmele per
non sentirla, ma non è questo che faccio.
La mia mano destra colpisce forte
la sua guancia, facendolo girare violentemente dall'altra parte.
Il rumore sordo del bastone che
cade a terra mi rimbomba più volte nelle orecchie e nella testa.
Tutti nella sala trattengono il
fiato, e anch'io faccio fatica a respirare.
Jack stringe gli occhi e, tenendo
lo sguardo basso, rigira il viso. Lo nasconde con le mani, per poi
stringere e tirare i suoi capelli bianchi.
ELSA:
Sei una persona senza coraggio... e io che credevo di poterlo
imparare da te...
Lui alza lo sguardo. I suoi occhi
sono lucidi di lacrime, proprio come i miei. Mi guarda confuso.
ELSA:
Ma mi sbagliavo.
Mi volto e faccio per andarmene,
ma la sua mano mi afferra con forza un braccio.
JACK:
Elsa, ti prego, aspetta!
ELSA:
LASCIAMI!
Urlo, divincolandomi dalla sua
presa. Per quanto mi faccia male, lo guardo fisso negli occhi.
ELSA:
Io mi fidavo di te, Jack. Mi sono aperta a te e invece tu non hai
fatto altro che mentirmi!
JACK:
Lo so... lo so, hai ragione. Avrei dovuto dirti tutto subito, ma...
Prova a poggiare le mani sulle mie
spalle, ma io lo allontano di nuovo, dicendo:
ELSA:
Ma cosa?
JACK:
Avevo paura, Elsa!
ELSA:
Pensi che io non abbia avuto paura di dirti quello che ho fatto?
Pensi che sia stato facile per me?
JACK:
No, no, non sto dicendo questo!
Mi dice, prendendomi il viso fra
le mani. Provo a spingerlo via, ma non ci riesco.
JACK:
Ho sbagliato a ingannarti, è stato vile, lo so. Ma io... cercavo di
proteggerti, Elsa!
ELSA:
NO! Tu volevi proteggere TE STESSO!
I miei poteri lo spingono via da
me, facendolo cadere rovinosamente. I muri della sala si ricoprono di
spuntoni di ghiaccio, una raffica di vento freddo mi taglia il volto
rigato dalle lacrime.
NORD:
Jack!
Nord si avvicina a lui,
preoccupato. Olaf mi tira il mantello e mi prega di smetterla.
OLAF:
Elsa, ti prego, basta!
NORD:
Elsa, ti prego...
Mi implora Nord. Jack si rimette
in piedi e gli fa cenno di tacere. Si volta a guardarmi e si avvicina
di nuovo.
JACK:
Elsa, ascoltami, ti prego!
ELSA:
Tu... hai ucciso la tua famiglia, hai distrutto il tuo Regno...
JACK:
No...
ELSA:
Come puoi vivere con questa colpa?
Gli chiedo, con la voce rotta dal
pianto. Lui si prende la testa fra le mani, stringendo di nuovo gli
occhi. Abbasso gli occhi, lasciando scorrere le mie lacrime, che
ghiacciano insieme a tutto il resto.
DENTOLINA:
Elsa, calmati!
Mi prega Dentolina, ma io mi
prendo la testa fra le mani e faccio per correre via.
JACK:
Elsa, fermati! FERMATI!
Prima che possa raggiungere le
scale che mi porteranno al sicuro in camera mia, vengo afferrata per
la spalla e costretta a girarmi. Jack mi blocca anche i polsi con
forza.
ELSA:
LASCIAMI STARE!
Urlo, divincolandomi, ma la sua
stretta è troppo forte e comincia a farmi male.
JACK:
Fai bene ad odiarmi, ma ti prego, ascoltami!
ELSA:
NON VOGLIO ASCOLTARE UNA SOL A DELLE TUE BUGIE!
Lui continua a stringermi i polsi,
ma poi lo vedo inginocchiarsi. Non capisco che voglia fare e cerco di
allontanarmi da lui.
ELSA:
LASCIAMI!
JACK:
Elsa, ti prego, lascia che ti spieghi! Io... io ti amo! Ti amo!
Quelle parole mi lasciano
interdetta e senza parole, esattamente come tutti gli altri. Con la
mente ritorno alla sera prima, al nostro bacio, a quando mi aveva
promesso che niente ci avrebbe separato. Prima di sapere la verità,
prima di sapere che lui mi ha sempre mentito. Il che rende queste
parole, che ho sognato sentirmi dire per tutta la vita, false e prive
di significato.
ELSA:
Tu mi ami?
Gli chiedo, riuscendo finalmente a
spingerlo via da me.
ELSA:
E perché dovrei crederti?
JACK:
Se c'è una cosa su cui non ho mai mentito è il mio amore per te!
ELSA:
No, IO non ho mai mentito sul mio amore per te!
Replico indicandomi. Con la coda
dell'occhio vedo Nord passarsi una mano sulla faccia. Jack fa di
nuovo per avvicinarsi, ma io indietreggio ancora.
ELSA:
Sappi che hai scelto il modo e il momento peggiore per dirmi che mi
ami. Quelle parole adesso non significano più niente.
Una fitta di dolore al petto, come
se qualcuno ci avesse introdotto dentro una spada, mi fa stringere
gli occhi per un attimo. Per un attimo, rivivo il momento in cui Anna
mi ha salvato la vita.
Rivedo la spada di Hans che, se
non fosse stato per lei, si sarebbe abbattuta su di me.
Ma ora è come se quella spada mi
avesse trafitto da parte a parte, senza che nessuno l'abbia impedito.
Jack abbassa di nuovo gli occhi,
ed è lì che vedo scendere di nuovo le sue lacrime. Quelle lacrime
che mi ha sempre nascosto, esattamente come tutto il resto.
Mi volto e salgo le scale, le mie
mani e le mie gambe tremano e ho paura di cadere e mostrarmi ancora
più debole e ferita di quanto già non sia. Stavolta non c'è
nessuno a fermarmi e trattenermi, piango e corro via, portando con me
questo vuoto fin troppo gelido anche per me.
Asciugarsi o nascondere queste
lacrime non ha più senso.
Mi prendo la testa fra le mani di
nuovo e le lascio scorrere. Ho rovinato tutto. Tutto.
Quando rialzo lo sguardo, Elsa non
è più davanti a me. Tutto è congelato intorno a me, i miei amici,
Olaf, persino il tempo.
JACK:
Elsa...
Sussurro il suo nome per far
tacere questo silenzio che mi punta il dito contro. Che mi giudica
colpevole. Come se non lo sapessi già di aver ingannato la persona
che amo più di me stesso.
Ha ragione lei, a che è servito
dirle quel ti amo dopo tutte quelle bugie? Ma io non riesco a fare
finta che non sia così. Io la amo.
NORD:
Ho tanto sperato questo non accadesse. E invece...
La voce di Nord sembra far
ripartire il tempo, ma non ho bisogno di qualcun altro che mi dica
quanto ho sbagliato.
JACK:
Nord, ti prego...
DENTOLINA:
Dille tutta la verità, Jack.
Mi volto di scatto verso
Dentolina. Lei scambia uno sguardo con Dente da Latte, che annuisce e
vola via.
Dire la verità? E' quello che
devo fare, lo so. Avrei dovuto farlo fin dall'inizio.
Ma dopo che succederà? E se
rovinassi tutto ancora di più?
Non ce la faccio a rituffarmi in
quei ricordi.
I versi di sforzo di Dente da
Latte mi costringono a rialzare lo sguardo.
La vedo consegnare a Dentolina una
scatolina dorata, il contenitore dei dentini.
Non è un contenitore dei dentini
qualunque. Lì dentro ci sono i miei Ricordi.
Le due fate toccano il centro
della scatola e il rumore che sento mi fa capire che hanno sciolto il
sigillo che tiene rinchiusi i miei Ricordi.
Dentolina si fa forza sulle
braccia, si alza e viene verso di me. Mi posa la scatola sulla mano
destra, per poi stringermi la mano. Vuole farmi coraggio, ma ho
paura.
JACK:
Non ce la faccio, Dentolina...
Dico con un filo di voce, ma
Dentolina incalza dicendo:
DENTOLINA:
Se la ami davvero, devi dirle la verità.
Ha ragione. Elsa deve sapere
tutto, se lo merita.
A costo di farmi male? Già sto
male, perché ho deluso lei.
Sì, ma dopo? Pensi che ti butterà
le braccia al collo e ti perdonerà?
Quello che so è che la amo e non
posso continuare a tenerle nascosto tutto questo.
Faccio un sospiro sconsolato, per
poi correre fin su le scale, verso la sua stanza, verso di lei.
ELSA:
Vattene via!
Sono qui davanti alla sua porta,
busso perché mi apra e ascolti tutta la verità, ma la sua risposta
è sempre la stessa.
ELSA:
Vattene, non ti voglio più vedere!
Anche se non posso vederlo,
immagino il viso di Elsa rigato dalle lacrime.
Immagino lei, raggomitolata sul
letto come se volesse farsi piccola fino a sparire, mentre il
ghiaccio e la neve infuriano intorno a lei.
Stringo il contenitore dei miei
ricordi nella mano destra talmente forte da farmi i segni, poi torno
a bussare forte.
JACK:
Elsa, ti prego... dammi la possibilità di spiegarti tutto!
ELSA:
Perché? Per dirmi altre bugie?
Mi chiede lei da dentro, alzando
la voce. Io tocco con la fronte la porta, chiudendo gli occhi e
sospirando.
JACK:
Elsa... se ora al tuo posto ci fosse tua sorella, arrabbiata con te
perché le hai nascosto i tuoi poteri, non faresti qualsiasi cosa per
spiegarle perché l'hai fatto?
ELSA:
Non osare paragonarti a me, Jack!
La rabbia nella sua voce fa' sì
che un sottile strato di ghiaccio ricopra l'esterno della porta, ma
non sarà certo questo a farmi allontanare.
JACK:
Abbiamo mentito entrambi alle persone che amiamo. Tu hai mentito ad
Anna... e io ho mentito a te.
Silenzio dall'altra parte.
JACK:
Ma tu non avresti fatto di tutto per spiegarle perché hai fatto
tutto quello che hai fatto?
Lei non risponde. Se potessi
guardarla negli occhi e capire attraverso di essi cosa sta
pensando... ma sono dietro ad una porta, tagliato fuori, e questo
silenzio vuol dire solo una cosa. Ho perso Elsa. Lascio scivolare via
dalla porta le mie mani, sospirando.
Mi metto il cappuccio sulla testa
e mi volto per andare via.
Il rumore della serratura che
scatta e il cigolio della porta mi fermano.
Mi volto, lasciando cadere giù il
cappuccio della felpa, aspettandomi di trovare Elsa sulla porta, ma
lei non è lì.
E' davanti alla finestra e mi dà
le spalle.
Mi guardo intorno e la sua stanza
sembra diventata come la nostra arena di allenamento, se non fosse
per le stalattiti appuntite che escono dal soffitto e delle strane
sculture che sembrano sovrastare Elsa.
Lei si abbraccia come se avesse
freddo e la sento piangere.
Alzo la mano e faccio chiudere
lentamente la porta.
Elsa gira lentamente il viso verso
di me, e la vista dei suoi occhi rossi di pianto mi provoca
l'ennesimo colpo al cuore. Come ho potuto ferirla in questo modo?
Adesso dovrei cominciare a parlare
o a mostrarle i Ricordi, ma non faccio né l'una né l'altra cosa.
Sono immobile, in silenzio, con lo sguardo basso, fisso su quella
scatola dorata.
ELSA:
Sei venuto qui a spiegarti...
La voce di Elsa, rotta e spezzata
dal pianto, mi fa alzare lo sguardo.
ELSA:
Eppure non parli.
E' vero. Sono qui, eppure non
parlo. Non riesco a parlare. Ogni parola che cerco di dire mi si
strozza in gola. Stringo di nuovo la scatola nella mano. Perché?
Perché è così difficile?
ELSA:
E' il tuo silenzio a uccidermi, Jack.
Sussurra Elsa, coprendo di poco la
distanza che ci divide. Distanza che mi sembra ancora troppo grande,
che sembra dividermi da lei anche più di prima. Ma non so come,
forse le parole di Elsa attivano qualcosa dentro di me e mi avvicino
a lei finalmente. La guardo dritto negli occhi.
JACK:
Allora parlerò... solo quando sarai tu a deciderlo...
Dico con fatica. Lei mi guarda
senza capire. Sollevo la mano destra, mostrandole la scatola dei miei
ricordi. Elsa osserva la luce che irradia da esso, poi alza di nuovo
lo sguardo su di me.
JACK:
Ti mostrerò... tutto quello che non ho avuto il coraggio di dirti.
Spingo con le dita il centro della
scatola e da esso esce una grande luce. Elsa si ripara subito gli
occhi, mentre io chiudo gli occhi e sospiro.
Sto ritornando indietro, a quando
la mia vita non era eterna, a quando avevo una famiglia, a quando
avevo un futuro tutto da realizzare.
A quando ero solo Jack di Firnen.
Angolo
dell'autrice:
Ciao ragazzi! Mi dispiace tanto di
avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo, per di più
diviso a metà, ma dall'ultima volta che ho aggiornato non ho passato
un periodo facile e... bè, non c'è molto da dire, spero che
capirete.
Vi ringrazio per le più di 5000
visite al primo capitolo e per il vostro continuo supporto, che
temevo che avrei perso a causa di questa attesa troppo lunga.
Come avete visto, Elsa è molto
delusa dal fatto che Jack le abbia mentito, ma il giovane Guardiano
ha deciso di dirle tutta la verità, mostrandole i suoi Ricordi.
Che cosa scoprirà Elsa nei
Ricordi di Jack? Jack è davvero il mostro che Pitch vuole far
credere ad Elsa o c'è un'altra spiegazione? Lo scoprirete solo nella
seconda parte del capitolo, perciò vi aspetto ;) un abbraccio da
Giulia.
|
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Capitolo 29 *** 27- I ricordi di Jack (parte 2) ***
27- I ricordi di Jack (parte 2)
27- I
ricordi di Jack
Quando la luce è ormai sparita,
alzo lo sguardo su Elsa, che ancora si copre gli occhi con la mano.
Dopo poco, la abbassa e comincia a
guardarsi intorno, perché non siamo più nella sua stanza gelata al
Polo Nord, ma in un giardino. Un giardino pieno di grandi querce, le
cui chiome si allungano verso un cielo limpido, colorato dal
tramonto. Elsa si gira e mi guarda negli occhi.
ELSA:
Dove siamo?
JACK:
Vieni con me.
Le offro la mano. Lei la guarda,
per poi rialzare dubbiosa lo sguardo su di me.
Capisco la sua diffidenza, ma
voglio che veda.
Dopo un po' la sua mano stringe la
mia. Cerco di non pensare al calore che mi provoca quel semplice
contatto e la guido tra questi grandi alberi, che mi sono
piacevolmente familiari.
Non guardo Elsa, ma sento il suo
sguardo su di me. Ad un certo punto, mi fermo e mi volto verso
sinistra. Da dietro il ruvido tronco di una delle querce, sento il
clangore di due spade che cozzano l'una contro l'altra, seguito poi
da una risata. Una risata che Elsa riconosce, perché la vedo
spalancare sorpresa gli occhi.
ELSA:
Ma...
Stringo più forte la mano di
Elsa.
Giriamo intorno al tronco della
quercia, Elsa solleva di poco la sua veste per non inciampare nelle
radici, ed è lì che lo vedo. Anzi, mi vedo.
Un ragazzo dai capelli quasi
bianchi, gli occhi azzurri come il ghiaccio che illuminano un viso
dalla carnagione chiara, ma non pallida, alto e dal fisico esile, ma
allo stesso tempo forte, sta duellando con un uomo alto, robusto e
con le spalle larghe, le spalle di chi ha visto e combattuto molte
battaglie.
Io, Jack di Firnen, che combatto
contro Caius, il mio maestro di scherma, ma soprattutto il comandante
dell'esercito di Firnen e braccio destro di mio padre.
ELSA:
Jack, ma sei tu!
Elsa non riesce a credere a quello
che vede. Io non dico una parola e continuo a guardare quello che ho
davanti, soffermandomi per un po' su Caius.
Caius è sempre stato un uomo
forte, caparbio e dai modi duri, ma nessuno come lui riusciva a tirar
fuori la forza e il coraggio dai propri allievi. Lui mi aveva visto
crescere e speravo che mi avrebbe visto diventare uomo e Re.
CAIUS:
Mantenete la posizione, Principe, e non affannatevi a cercare una
strada più facile per colpirmi: le vostre mosse diventano più
prevedibili.
Il ricordo di quello che ero
sorride con affanno e si asciuga la fronte imperlata di sudore con il
dorso della mano.
CAIUS:
En guard!
Non appena sono in posizione,
Caius tenta un affondo con la sua spada, ma il Jack umano lo para con
destrezza, per poi rispondere con velocità e forza al suo attacco.
Il mio duello con Caius continua
fino a che non vedo avvicinarsi una bambina.
Una bambina bassina, piccolina in
tutto, dai capelli castani e gli occhi vivaci, che corre verso di me,
reggendo la gonna marrone del suo vestitino per non inciampare,
mentre una donna alta e vestita con abiti semplici, la nostra balia,
le corre dietro dicendole di stare attenta a non cadere.
Il mio cuore perde un battito
vedendo quella bambina, che non è una bambina qualunque.
E' Emma, mia sorella.
EMMA:
Jack, Jack!
Caius interrompe il duello e
abbassa la spada. Emma raggiunge il Jack umano e gli salta in
braccio, abbracciandolo forte.
Un colpo al cuore più forte di
tutti gli altri mi fa appoggiare al tronco della quercia. Il ruvido
legno su cui ho posato la mano comincia a ricoprirsi di uno strato di
ghiaccio che si fa sempre più spesso. I miei occhi sono fissi su
quell'abbraccio, che ora come tutti i giorni, vorrei che fosse reale
e non un ricordo fatto di rimorsi e colpe.
ELSA:
Jack... lei è...
La voce di Elsa mi arriva come da
un altro mondo, come se lei fosse solo un eco lontano, come se io
fossi ancora parte di questo mondo che ho perduto.
JACK:
Mia sorella.
Completo la sua frase, senza
voltarmi.
Vedo la balia avvicinarsi a me e
mia sorella, che si lascia mettere giù.
La balia mi fa un breve inchino,
che mi fa alzare gli occhi al cielo. Non sopportavo le cerimonie,
anche se ero tenuto ad impararle e rispettarle.
BALIA:
Vostro padre mi manda a chiamarvi, Principe.
JACK
(ricordo): Grazie, Balia.
Dico, chinandomi a raccogliere la
spada. Passo una mano sulla lama, per poi riporla nel fodero che ho
legato alla cinta. Faccio un cenno col capo a Caius, a cui lui
risponde con lo stesso cenno. Emma mi prende la mano e comincia a
tirarmi.
EMMA:
Jack, fa' la magia, fa' la magia!
Accanto a me, sento Elsa
trattenere il respiro. Con la coda dell'occhio, la osservo e vedo che
il suo sguardo ora è basso e perso, come se anche lei fosse in balia
di un ricordo.
Torno a guardare me stesso e mia
sorella, che mi guarda estasiata mentre uso i miei poteri per
provocare una piccola nevicata.
EMMA:
E' stupendo!
Emma alza le braccia al cielo e
ride, cercando di acchiappare i fiocchi di neve. Stendo le braccia e
il prato intorno a noi si ricopre di neve bianca e soffice. Emma ride
e comincia a saltarci dentro, mentre la balia la rincorre, dicendole:
BALIA:
Ma no, principessa! Così prenderà freddo!
Ma la mia adorata sorellina non la
ascolta e continua a saltare in mezzo alla neve, mentre la sua risata
risuona per tutto il giardino.
Quanto mi mancava sentire la sua
risata... e quanto mi manca tuttora.
Vorrei muovere i piedi e andare da
lei, abbracciarla e farla ridere, ma lei non può vedermi, non
appartengo al suo mondo. Se provassi ad avvicinarmi, mi passerebbe
attraverso come se fossi un fantasma.
La Balia si ferma e raggiunge il
Jack umano, che ancora sorride alla sorella.
BALIA:
Non fate aspettare vostro padre, Altezza!
JACK
(ricordo): No, Balia!
Risponde il mio me stesso con aria
divertita. La balia mi fa un altro piccolo inchino e se ne va. Io
chiamo mia sorella, che mi raggiunge ridendo e mi prende la mano,
stringendola forte. Li osservo andare via, finché la loro immagine
non si spezza in un nuovo fascio di luce.
ELSA:
Jack!
Sento la mano di Elsa stringersi
alla mia, il suo viso appoggiato alla mia spalla per proteggersi
dalla luce. La sento tremare, ma io chiudo gli occhi, aspettando che
il prossimo ricordo arrivi.
Riapro gli occhi e giro il viso
verso destra. Elsa si tiene ancora stretta alla mia spalla,
nascondendo il viso e stringendomi la mano.
Vorrei tanto baciarla,
accarezzarla, dirle che non deve avere paura, ma a che servirebbe?
Non mi farebbe stare bene, non mi darebbe il coraggio per continuare
a mostrarle tutto. Un coraggio che già sento venirmi meno.
JACK:
Elsa...
Lei solleva la testa e i nostri
sguardi si incrociano.
Vedo le sue guance colorarsi di
rosso e la sento trattenere il fiato.
Abbasso lo sguardo sulle sue
labbra rosse e la voglia di baciarla cresce sempre di più, malgrado
cerchi di non pensarci e di metterla da parte. Non serve a niente,
Jack, non serve a niente...
Non so come, ma ignoro quella voce
e mi avvicino di più, cercando le sue labbra. Ma che sto facendo?
Elsa si gira dall'altra parte,
stringendo le labbra e abbassando lo sguardo. Il suo rifiuto mi
spezza il cuore e mi do' dello stupido, perché dovrei pensare solo a
quello che le sto per mostrare e non a baciarla.
Rialza lo sguardo per guardarsi
intorno. I suoi occhi esplorano l'immensa sala in cui ci troviamo, si
soffermano sui mosaici che decorano le pareti, sulle grandi vetrate
che danno sul giardino, sul pavimento che sembra appena stato
lucidato.
ELSA:
Dove siamo, Jack? Perché mi sono ritrovata davanti un altro te? Che
cosa mi stai mostrando?
Mi chiede lei, tornando a
guardarmi. La porto al centro della sala.
Sobbalza nel vedere che in fondo
alla sala c'è un uomo alto e distinto, dai capelli e gli occhi dello
stesso castano di quelli di mia sorella, vestito con una giacca nera
decorata con una fascia rossa che parte dalla spalla sinistra fino al
fianco destro, fermata con una spilla raffigurante una fenice con le
ali spiegate, il simbolo di Firnen, e i lunghi pantaloni grigi. Tiene
fra le sue mani grandi dei lunghi rotoli di pergamena. Li legge
avidamente, qualche volta toccandosi il mento, ricoperto da poca
barba, perché a lui non piaceva portarla troppo lunga.
E' così che ricordo Christian di
Firnen, mio padre.
Elsa è sorpresa dal fatto che non
si sia accorto della nostra presenza e mi guarda confusa.
ELSA:
Jack, che sta succedendo?
JACK:
Lui non può vederci perché noi siamo reali. Tutto quello che vedi,
Elsa, sono ricordi.
ELSA:
Chi è quest'uomo, Jack?
Chiede ancora lei, lo sguardo che
corre fra me e mio padre.
JACK:
Re Christian di Firnen, mio padre.
Elsa si volta di nuovo a guardare
mio padre, che non è più solo. Davanti a lui c'è l'altro me, il
mio ricordo, che gli fa un profondo inchino.
Mi piaceva farlo per mio padre. Da
principe, era mio dovere farlo per rispetto, ma per me significava
molto di più. Significava dirgli che gli dovevo tanto e,
soprattutto, che ero fiero di essere suo figlio.
JACK
(ricordo): Volevate vedermi, padre?
RE
CHRISTIAN: Sì, figlio mio. Ma dimmi, dove sei stato?
JACK
(ricordo): A lezione di scherma, con Caius.
Mio padre sorride soddisfatto.
RE
CHRISTIAN: Lo immaginavo. Anch'io alla tua età non facevo
altro.
L'altro me sorride. Alle nostre
spalle, sentiamo la porta aprirsi.
Mia sorella Emma entra correndo,
seguita da una donna dai lunghi capelli biondi legati in una lunga
treccia dietro la schiena, gli occhi azzurri e luminosi, esattamente
come il suo sorriso, vestita come del sole al tramonto e bellissima.
Mia madre, la Regina Clara.
ELSA:
Lei è tua madre?
Mi chiede Elsa, guardando mia
madre come se fosse un quadro meraviglioso. Annuisco.
Mia madre porge la mano a mio
padre, che la bacia senza staccare i suoi occhi da quelli di lei. Si
guardano intensamente, come se al mondo non ci fossero altri che
loro.
ELSA:
Sembrano molto innamorati.
Elsa li guarda intenerita.
JACK:
Lo erano. Il loro matrimonio è stato combinato fin da quando erano
bambini, ma sono praticamente cresciuti insieme e alla fine si sono
innamorati e sposati molto giovani.
ELSA:
Anche i miei genitori si sono sposati molto giovani. Però non sono
cresciuti insieme. Mi hanno raccontato che il giorno in cui li
presentarono per decidere il matrimonio, non appena mio padre ha
visto mia madre si è innamorato di lei, talmente tanto da non voler
aspettare per sposarla.
Osservo i gesti di Elsa mentre
parla dei suoi genitori e tutto quello che vorrei fare adesso è
abbracciarla forte e dirle che la amo, forse fin dal primo momento
che l'ho vista. Ma non lo faccio. Ho paura di essere rifiutato
ancora, malgrado me lo meriti.
RE
CHRISTIAN: Hai usato i poteri, Jack?
La domanda di mio padre attira sia
la mia attenzione che quella di Elsa.
JACK
(ricordo): Ho solo giocato con Emma, padre.
RE
CHRISTIAN: Lo sai come la penso.
JACK
(ricordo): Sì, lo so, ma questi poteri sono un dono prezioso
per me. Mi rendono speciale.
Mio padre si passa una mano fra i
capelli e un attimo dopo Elsa mi guarda sorridendo.
ELSA:
Hai i suoi stessi gesti...
Sussurra. Io continuo a tacere.
Non è vero, Elsa. Io non
assomiglio per niente a mio padre. Lui non avrebbe mai ferito mia
madre come io ho ferito te. Lui non le ha mai mentito, io invece l'ho
fatto.
Mio padre si avvicina al Jack
umano e gli mette le mani sulle spalle.
RE
CHRISTIAN: Jack, un giorno tu sarai Re...
JACK
(ricordo): Lo so, padre.
RE
CHRISTIAN: Tu hai forza e hai coraggio, hai tutte le qualità
che contraddistinguono un re. Ma non basta avere una corona in testa
o dei poteri come i tuoi per esserlo. Il nostro popolo dovrà fidarsi
di te, delle tue parole e del tuo giudizio. Non avrai mai la loro
lealtà se non saprai guadagnarti il loro rispetto.
Io abbasso lo sguardo sospirando,
mentre l'altro me, sollevando i palmi delle mani, chiede:
JACK
(ricordo): Quindi che dovrei fare, nasconderli?
RE
CHRISTIAN: Non si tratta di nascondere, ma di controllare.
Dimostra che usi questi poteri giudiziosamente, ma anche che non sono
la tua unica qualità e sono sicuro che sarai un Re anche migliore di
me!
REGINA
CLARA: Christian, Jack è più giudizioso di quanto crediamo.
Interviene mia madre, accarezzando
la testa all'altro me.
Chiudo gli occhi, beandomi del
suono dolce della sua voce, la voce che tante volte ho ascoltato
mentre cantava per farmi addormentare da bambino o che mi rassicurava
e consolava dopo le lacrime.
REGINA
CLARA: Lascia che faccia la sua strada e vedrai che quando
salirà al trono sarà pronto.
RE
CHRISTIAN: Lo spero bene, perché quel giorno non sarà più
un ragazzo... ma un uomo.
Sulle ultime parole, mio padre si
siede sul trono. La sua immagine comincia a spezzarsi in tanti fasci
di luce. Elsa si copre gli occhi con la mano destra, con l'altra
afferra forte la mia.
BALIA:
State attenti.
La voce della Balia mi fa aprire
gli occhi. Mi guardo intorno e mi ritrovo fuori dal castello. Anche
Elsa apre gli occhi e si guarda intorno. Tutto intorno a noi è
ricoperto dalla neve. Elsa guarda verso le mura e mi indica qualcosa.
ELSA:
Jack, guarda!
Guardo nella direzione che lei mi
indica e vedo la porta dell'ingresso della servitù aprirsi.
Mia sorella Emma esce tirandomi
per la mano, mentre la Balia rimane sulla porta. Io e Emma siamo
vestiti con abiti semplici, ma pesanti. In più io indosso un piccolo
vecchio mantello marrone e sopra la spalla destra porto dei vecchi
pattini.
Quello che stiamo vedendo è il
mio ultimo inverno da umano, l'ultima volta che avrei pattinato con
mia sorella, ma soprattutto il giorno in cui ho scoperto da dove
venivano i miei poteri.
JACK
(ricordo): Sì, fidati.
Rispondo tranquillo alla Balia,
mentre mia sorella, ridendo, continua a tirarmi, impaziente di poter
pattinare sul ghiaccio con il suo fratellone.
La magia dei Dentini ci fa
arrivare subito sul quel laghetto ghiacciato in mezzo alle grandi
querce del giardino, dove io e mia sorella andavamo spesso a
pattinare, a volte da soli e a volte con nostra madre. Elsa guarda
prima me, poi il mio ricordo e mia sorella senza capire.
ELSA:
Perché siamo qui, Jack?
Un urlo spaventato di Emma ci fa
voltare entrambi.
Emma è ferma al centro del
laghetto. Le sue manine, le sue gambe, tutto il suo fragile corpicino
trema. Trema di paura. Perché sotto le lame dei suoi pattini si
stanno formando delle piccole crepe. Elsa se ne accorge.
ELSA:
Oh, santo cielo!
Spaventata, cerca di avvicinarsi
per portare via Emma da lì, ma sono costretto a fermarla, mettendomi
davanti a lei e bloccandola con le mie braccia. Lei mi guarda confusa
mentre scuoto il capo. Non possiamo fare niente, non apparteniamo a
questo mondo. Lei sembra leggermi questa frase negli occhi e nota
anche la mia espressione affranta.
JACK
(ricordo): Sta' tranquilla, andrà tutto bene. Non guardare
giù, guarda... guarda me!
Io mi volto. Le crepe sotto i
piedi di mia sorella si fanno sempre più grandi.
EMMA:
Jack, io ho paura!
La sua voce trema. Esattamente
come allora, trattengo il fiato. Elsa se ne accorge e mi prende la
mano, mentre un brivido mi sale lungo la schiena.
JACK
(ricordo): Andrà tutto bene. Non cadrai lì dentro. Ah... Ci
divertiremo un mondo, invece!
EMMA:
No, non è vero!
JACK
(ricordo): Ti direi mai una bugia?
EMMA:
Sì, tu dici sempre le bugie.
La risposta di mia sorella mi fa
sorridere.
E' vero. Ho perso il conto di
quante volte ho detto bugie a mia madre, alla Balia, alle cuoche e
agli altri servi quando ero mortale. E adesso che sono un'Immortale
sono più bugiardo di prima.
JACK
(ricordo): Sì, ma... non... non questa volta. Te lo prometto,
andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Devi credere in me.
Devi credere in me.
Queste parole mi rimbombano nella
testa e mi ripassano davanti agli occhi tutti i momenti in cui ho
dato la mia fiducia a Jack. Mi rendo conto che senza di lui non avrei
mai raggiunto il Polo Nord. Senza di lui, forse sarei già finita
nelle mani di Pitch.
Sono arrabbiata, sono delusa dalle
sue bugie, eppure... Eppure sono qui, con lui, in questi suoi Ricordi
che ancora mi lasciano confusa.
Sto guardando il suo passato, lo
vedo per come era. E in più di un'occasione mi ha ricordato me
stessa da bambina con Anna.
Osservo il Jack umano che tenta di
tranquillizzare sua sorella e ripenso a quando Anna mi ha raggiunta
sulla montagna del Nord, a quando mi ha detto che avrei potuto
fermare l'inverno, che sapeva che potevo farcela. Anna ha sempre
creduto in me.
Giro il viso verso Jack e i nostri
occhi si incontrano. Lo guardo e non riesco a far finta di non essere
delusa da lui, ma allo stesso tempo non riesco a negare di non aver
creduto in lui. Di non avergli dato fiducia. Di non amarlo.
JACK
(ricordo): Facciamo un gioco insieme? Ora giochiamo a campana,
come facciamo ogni giorno. E' facilissimo... ah, uno...
La voce divertita ma impaurita
dell'altro Jack mi fa distogliere lo sguardo da lui.
Sotto il piede nudo del Jack umano
si forma una crepa lunghissima, ma lui fa finta di star perdendo
l'equilibrio, facendo ridere sia la bambina che me.
Arriva al tre, balzando sul
ghiaccio sicuro e ai suoi piedi vedo un bastone. Il suo bastone.
Lo prende con entrambe le mani,
senza staccare gli occhi da sua sorella, nei suoi occhi vedo la paura
di vedersela sprofondare in quell'acqua gelida da un momento
all'altro.
JACK
(ricordo): Ok, ora tocca a te. Uno...
La bambina muove un primo, incerto
passo. Il rumore del ghiaccio che si sta rompendo mi fa trattenere il
fiato.
JACK
(ricordo): Ci sei quasi, così, due...
Sussurra Jack, continuando a
contare. La bambina si avvicina di più.
JACK
(ricordo): Tre!
In un attimo, Jack afferra sua
sorella con la punta ricurva del bastone e la tira forte verso di sé.
Talmente forte da perdere l'equilibrio.
Jack e la bambina sollevano lo
sguardo nello stesso momento e si sorridono. Lui si rialza e stende
la mano verso di lei.
Ma nel momento in cui muove un
passo verso di lei, il ghiaccio sotto i suoi piedi cede.
EMMA E ELSA:
JACK!
Urlo anch'io senza quasi
rendermene conto. Ma è troppo tardi.
Faccio per voltarmi verso Jack, ma
il ghiaccio cede all'istante sotto di me, facendomi finire in acqua.
Presa dal panico, mi dimeno per
cercare di tornare su, trattenendo il fiato più a lungo che posso.
L'acqua è così scura che non riesco a scorgere il ragazzo caduto
prima di me. Cerco di tornare su, ma le mie vesti rendono complicato
qualsiasi movimento. Non ce la faccio più...
Una luce sopra di me attira la mia
attenzione e all'improvviso lascio andare il fiato.
Nessuna bolla d'aria esce dalla
mia bocca e non sto annegando.
Abbasso lo sguardo sulle mie
braccia. I miei movimenti non sono più rallentati dall'acqua. E'
come se questa non mi toccasse. Come se non ci fossi caduta.
ELSA:
Questo non è reale.
JACK:
Tutto quello che vedi sono ricordi, Elsa.
Mi volto e vedo Jack venire verso
di me. Io torno a guardare su, quella luce bianca ci sovrasta.
ELSA:
Che cos'è quella luce?
JACK:
E' la luce della Luna.
Solo ora riesco a vederla
chiaramente.
Così grande, così luminosa, è
come se cacciasse via il buio in cui siamo finiti.
La luce si fa più intensa e
intorno a me torno a vedere il bosco di querce innevato e lo stagno.
Un pianto mi fa abbassare lo
sguardo e vedo la piccola Emma piangere vicino alla spaccatura dove
suo fratello è appena caduto, stringendo forte tra le sue piccole
mani il bastone con cui Jack l'ha salvata, mentre la Regina Clara la
stringe fra le braccia.
La Balia accanto a lei piange
sommessamente, coprendosi il volto con le mani.
Dietro di loro, lontano dal
ghiaccio, c'è il padre di Jack.
Le sue lacrime sono silenziose,
abbassa la testa per cercare di nasconderle e questo suo gesto mi
ricorda esattamente quello che Jack ha fatto neanche poco tempo fa.
Vederli così mi spezza il cuore.
La luce della Luna torna a
brillare più intensamente, stavolta nel punto dove il Jack umano è
caduto. Il ghiaccio si richiude facendo un rumore sordo.
Ma dopo neanche un minuto, sul
ghiaccio si formano nuove crepe. Muovo un passo avanti, spaventata
dall'idea che Emma, sua madre e la Balia possano finire nell'acqua
gelida.
Ma mi blocco all'istante, quando
vedo uscire dal ghiaccio Jack, vivo!
Anche la bambina si accorge dello
strano fenomeno e alzo lo sguardo verso il fratello.
EMMA:
Jack!
I genitori di Jack e la Balia
alzano lo sguardo, stupefatti. Il ghiaccio si richiude non appena i
piedi di Jack lo toccano. Lui, però, traballa sulle gambe e fa per
cadere in avanti. La Regina Clara però lo sostiene, buttandogli
subito le braccia al collo.
REGINA
CLARA: Oh, figlio mio!
JACK
(ricordo): Madre.
Jack ricambia forte l'abbraccio di
sua madre, che lo tiene sulle sue gambe come fosse un bambino
piccolo. Lui cerca subito Emma e la riempie di baci, prima di farsi
abbracciare anche da lei.
Suo padre si avvicina il più
velocemente possibile e lo abbraccia anche lui.
Sorrido intenerita, ma sono anche
incredibilmente confusa. Jack amava la sua famiglia, non avrebbe mai
potuto distruggere tutto così...
BALIA:
Oh, grazie a Dio!
Esclama la Balia, alzando gli
occhi al cielo. La Regina Clara prende il viso di suo figlio fra le
mani.
REGINA
CLARA: Stai bene, figlio mio? Ho avuto così paura, tua
sorella ci ha detto che...
JACK
(ricordo): Sto bene, madre. E' stata la Luna a salvarmi.
I genitori di Jack si guardano
confusi negli occhi.
RE
CHRISTIAN: Di cosa stai parlando?
JACK
(ricordo): Credetemi, è la verità. Ero lì... era buio, ma
poi... ho visto la Luna e... e mi ha parlato. Mi ha detto:
Jack
di Firnen,
più
forte ora è il tuo potere
ma
in verità ti dico:
presto
il tuo destino affronterai
e
scegliere saggiamente dovrai,
o
al Male cederà
fino
a che non ti annienterà.
A un inganno cederà e la fiamma
si spegnerà, ricordo io. Le parole che l'altro Jack ha appena
pronunciato sembrano le stesse parole che Granpapà ha detto a me. Ma
perché? Che cosa significa?
RE
CHRISTIAN: Figliolo, stai... stai dicendo cose senza senso!
La voce del padre di Jack mi
riscuote dai miei pensieri e dalle mie domande.
NORD:
Temo di no, Maestà.
E' la voce di Nord! Mi volto
immediatamente verso il bosco e dagli alberi vedo uscire sia lui che
Sandman. Sono esattamente come li ho conosciuti. Su di loro non passa
mai il tempo.
Il Jack umano e la sua famiglia
guardando nella mia stessa direzione. Il padre di Jack si alza
lentamente, mentre i due Guardiani si avvicinano.
RE
CHRISTIAN: Chi siete voi?
NORD:
Mi chiamo Nord e lui è Sandman.
Il padre di Jack spalanca gli
occhi.
RE
CHRISTIAN: Impossibile... Le Leggende dei Fiordi...
NORD:
Proprio così.
EMMA:
Voi siete quelli che mi fanno fare tanti bei sogni e che mi portano i
regali a Natale! Esistete davvero!
Esclama la piccola Emma,
staccandosi dal fratello. Nord le sorride e le fa una carezza, per
poi rivolgersi al Jack umano.
NORD:
Jack, tu hai qualcosa di molto speciale in te. Qualcosa di prezioso,
che ha spinto Uomo nella Luna a salvare tua vita, dopo aver visto con
quanto coraggio hai salvato tua sorella.
Jack abbassa lo sguardo sulle sue
mani, per poi guardare sua sorella, che gli sorride.
NORD:
Tuoi poteri sono diventati più forti proprio perché ti aiuteranno
lungo cammino, ma dovrai saper scegliere con saggezza. E so che lo
farai. D'altronde, sei figlio di un grande Re.
Jack sorride e guarda suo padre,
che gli accarezza i capelli.
Nord prende dalle mani della
piccola Emma il bastone e lo porge a Jack. Lui lo impugna esitante e
questo si ricopre di un sottile strato di ghiaccio.
Il bastone trema fra le mani di
Jack, finché la punta non tocca il ghiaccio dello stagno, formando
dei fiocchi di neve sulla superficie.
NORD:
Benché creda che tu non abbia problemi a governare tuoi poteri,
questo ti aiuterà a controllarli meglio!
Jack sorride e alzo lo sguardo su
Nord. China il capo in segno di ringraziamento.
JACK
(ricordo): Grazie.
NORD:
Ci rivedremo presto, Jack.
JACK
(ricordo): Lo spero anch'io.
Nord fa una piccola risata.
NORD:
Ora va'. Addio.
Jack non fa in tempo a rispondere
al suo saluto che i due Guardiani sono già scomparsi in mezzo alle
querce. L'immagine si frammenta, la luce mi investe di nuovo e mi
proteggo gli occhi.
Quando li riapro, non so dove mi
trovo. Sembra di stare in mezzo alla neve, è tutto così bianco,
eppure non c'è neve.
JACK:
Elsa!
Mi volto. Jack si avvicina e mi
prende le mani. Sento il cuore battermi forte nel petto e vorrei
farlo smettere. Lui mi guarda dritto negli occhi e inevitabilmente
arrossisco.
ELSA:
Jack, non riesco a capire: come è possibile che la Luna ti abbia
detto quasi le stesse parole che Granpapà ha detto a me?
JACK:
Quello che vedrai adesso, Elsa, sono i miei ricordi peggiori.
Risponde, stringendomi più forte
le mani.
Nei suoi occhi leggo tanta paura.
E anch'io ho paura di quello che mi mostrerà adesso. Non voglio
vederlo trasformarsi in un mostro, un assassino. Forse dovrei dirgli
basta...
JACK:
Dopo quello che è successo allo stagno, ho cominciato a usare il
bastone. Riuscivo a governare i miei poteri perfettamente, al punto
che neanche mio padre si preoccupava più. Passati alcuni mesi, mio
padre mi mandò a chiamare e mi disse che era arrivato per me il
momento di sposarmi...
ELSA:
Sposarti?
Lo interrompo, sorpresa da quello
che mi sta dicendo. Lui, un promesso sposo?
JACK:
Sì, presto avrei compiuto 21 anni. Secondo mio padre, era il momento
giusto. Ma voleva che io conoscessi la donna che avrei dovuto
sposare, voleva che mi prendessi il tempo necessario per farlo. Ma
proprio il giorno in cui mi fu presentata... Pitch irruppe nella mia
vita.
ELSA:
Cosa è successo?
JACK:
Mi propose di unirmi a lui, di diventare suo alleato contro le
Leggende. Loro, che mi avevano fatto capire da dove provenissero i
miei poteri. Non li avrei mai traditi, così rifiutai. Proprio come
hai fatto tu, amore mio.
Mentre dice le ultime parole, mi
prende il viso fra le mani e mi accarezza dolcemente. Sento il mio
cuore battere talmente forte da togliermi il respiro. Imbarazzata,
abbasso e rialzo lo sguardo più di una volta.
JACK:
Ma Pitch non accettò un no come risposta... e me la fece pagare... a
caro prezzo.
La voce di Jack è spezzata, gli
occhi di nuovo lucidi. Intorno a noi tornano a formarsi delle
immagini.
Siamo di nuovo nel Palazzo Reale
di Firnen, ma rispetto a prima sembra più buio. Che sia notte?
Mi guardo intorno e vedo una
finestra. Mi allontano da Jack e guardo fuori. Tutto è buio.
Alzo gli occhi al cielo per vedere
se c'è la Luna o anche solo le stelle, ma al loro posto vedo un
eclissi di sole. La stessa eclissi che ho visto ad Arendelle.
Angolo
dell'autrice:
Ciao ragazzi! Siete liberissimi di
lanciarmi addosso dei coltelli affilati per avervi fatto aspettare
così tanto, ma in questo mese e mezzo (più o meno, boh...) sono
stata molto impegnata e quindi scrivevo proprio a tratti. E adesso
che si avvicinano gli esami all'università sarà anche peggio!
Comunque, non ce l'ho fatta a racchiudere tutto in una seconda parte
del capitolo, quindi ci sarà anche una terza parte (e anche qui
potete lanciarmi i coltelli! xD)
Come avete visto, Elsa è entrata
nei Ricordi di Jack e siccome all'inizio non sapevo come renderli, ho
pensato di fare tipo come Harry Potter nel Pensatoio (chi ha letto i
libri, capisce che intendo).
Jack ha mostrato ad Elsa sua
madre, suo padre, sua sorella e la sua vita da mortale, ma per lui è
molto difficile e doloroso.
Ho ripreso la scena del
salvataggio della sorella di Jack nel film, ma ho fatto in modo che
Jack lì non morisse, ma che scoprisse solo da dove venivano i suoi
poteri.
Ma quali sono i Ricordi peggiori
di Jack? Se volete scoprirlo, vi aspetto alla terza parte del
capitolo ;)
Vi ringrazio tantissimo per i
capitoli arrivati alle 1000 visite e per le 6000 e passa del primo,
siete davvero incredibili! Vi abbraccio tutti tutti tutti, Giulia.
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Capitolo 30 *** 27- I ricordi di Jack (parte 3) ***
27- I Ricordi di Jack (parte 3)
27- I
ricordi di Jack
In quel momento, ho capito. Pitch
aveva distrutto Firnen con lo stesso maleficio che ora aveva colpito
Arendelle. Voleva costringere Jack e suo padre a cedere, e a quanto
pareva c'era riuscito.
ELSA:
Lo stesso maleficio...
Sussurro, voltandomi verso Jack.
JACK:
Sì. Ma io e mio padre non ci arrendemmo...
Torno verso di lui, guardandomi
attorno. Siamo nella stessa grande sala dove prima ho visto i suoi
genitori, ma prima, così poco illuminata com'è, facevo fatica a
riconoscerla.
JACK:
Chiedemmo aiuto ai Guardiani per proteggere il nostro popolo e loro
ci aiutarono.
ELSA:
Perché è il tuo ricordo peggiore? Che succederà adesso?
Chiedo, guardandolo dritto negli
occhi. Un rumore alle nostre spalle ci fa voltare entrambi. La porta
della sala si apre ed entrano il Jack umano e suo padre, che si gira
verso il figlio, chiedendogli:
RE
CHRISTIAN: La principessina di Arendelle è partita?
Io spalanco gli occhi. Ha detto
Arendelle?
JACK
(ricordo): Sì, padre. E' al sicuro ora.
Io mi volto verso Jack e lo
guardo, ancora incredula. Lui era promesso ad una principessa di
Arendelle! Ma come, perché non me l'ha detto? Lo guardo e anche lui
sembra sorpreso.
ELSA:
Arendelle? Eri il promesso sposo di una principessa di Arendelle?
JACK:
Ti giuro che sono stupito quanto te.
ELSA:
Jack, sono i tuoi Ricordi...
JACK:
Sì, ma prima d'ora non sono mai riuscito a sentire questa frase di
mio padre.
Lo guardo confusa.
JACK:
Ti spiego: alcuni Ricordi, con il passare degli anni, possono sfumare
fino a non esistere più. Le persone non li ricordano, ma li
conserveranno per sempre come immagini grigie e senza suono.
ELSA:
E adesso perché questo Ricordo non è più sbiadito?
JACK:
Non lo so...
Risponde Jack, rivolgendo lo
sguardo a sé stesso e suo padre. I suoi occhi poi si perdono, come
se gli fosse venuto in mente qualcosa, per poi tornare fissi nei
miei.
JACK:
Forse, forse perché tu sei qui con me...
Per quanto creda che la mia
presenza non possa influenzare i suoi Ricordi, potrebbe essere una
risposta. Ma credo che solo Dentolina possa dirci se è davvero così.
Torno a guardare il Jack umano che
si congeda con un inchino da suo padre e mi sembra impossibile che
lui, più di trecento anni fa, fosse destinato ad una principessa di
Arendelle, una donna della mia famiglia, una mia antenata.
Era destino che dovevamo
incontrarci? E' anche per questo che Granpapà mi ha detto di cercare
Jack? C'è un legame così forte tra noi?
JACK:
Guarda, Elsa.
La flebile voce di Jack mi
riscuote dai miei pensieri.
Sbatto gli occhi e mi ritrovo in
una stanza completamente diversa: una camera da letto immersa nel
buio più totale. Nemmeno la finestra in fondo alla stanza riesce a
fare un po' di luce.
L'unica cosa che riesco a
distinguere chiaramente è un letto a baldacchino alla mia sinistra.
Jack mi fa avvicinare di più.
Sdraiato sotto quelle coperte, vedo il Jack umano dormire
rannicchiato su se stesso, le palpebre tremano e mi chiedo quale
incubo lo tormenti.
All'improvviso, alle mie spalle,
sento una voce che mi fa raggelare il sangue. Mi volto lentamente e
dal buio emerge Uomo Nero. Scruta il Jack umano con i suoi occhi
ambrati, ridotti in due fessure sprezzanti, e sorride malevolo.
Si avvicina a passi lenti al letto
e tende il braccio verso il ragazzo addormentato.
Dal suo palmo escono rivoli di
sabbia nera, che circondano il corpo esile del ragazzo, fino a che
non lo sollevano. Il mio sguardo corre da Pitch al Jack umano, per
poi tornare su Pitch che pronuncia una strana frase, come una formula
magica, in una lingua che non riesco a capire. Quel che mi è chiaro
è che non è niente di buono.
Il ghiaccio mi brilla fra le mani,
ma non posso fare niente per impedire quello che vedo e questo senso
d'impotenza mi schiaccia. Mi schiaccia perché non posso aiutare la
persona che amo.
Pitch serra il pugno, la sabbia
avvolge lui e il Jack umano e spariscono.
Dopo poco, l'oscurità si attenua
fino a mostrarci una grande sala. I muri di pietra nera sostengono un
soffitto altissimo insieme a colonne e archi in rovina. Ovunque poi
si diramano lunghe scalinate, che portano sia in alto verso un grande
ponte sulle nostre teste, sia più giù in profondità, chissà dove.
JACK
(ricordo): Ma dove mi trovo?
Un sussurro alle mie spalle mi fa
voltare di scatto.
Al centro della sala, davanti a
quello che sembra un trono, vedo il Jack umano rialzarsi in piedi e
guardarsi intorno con la mia stessa aria sbalordita.
JACK
(ricordo): Che cosa ci faccio qui?
Sussurra ancora, girandosi verso
di me e Jack. Guarda nella nostra direzione, ma so che non può
vederci.
PITCH:
Ci incontriamo di nuovo, principino!
Il Jack spalanca gli occhi e si
volta verso il trono, sul quale Pitch è più sdraiato che seduto,
sempre con quel suo ghigno malefico dipinto in faccia. Il ragazzo
davanti a me alza il braccio contro Pitch, tra le sue mani brilla il
ghiaccio.
PITCH:
Non avere paura...
Pitch si alza lentamente dal
trono, senza staccare gli occhi da Jack.
PITCH:
Non farò del male a te.
JACK
(ricordo): Paura? Io non ho paura di te!
Ribatte Jack, sfidandolo con lo
sguardo. Pitch osserva le mani di Jack.
PITCH:
Lo so, il coraggio non ti manca, piccolo Re.
JACK
(ricordo): Perché sono qui? Come ci sono arrivato?
Pitch sorride malevolo e comincia
a muovere qualche passo verso di lui.
JACK
(ricordo): Fermo!
Gli intima Jack, cercando di usare
i suoi poteri, ma questi sembrano non rispondergli. Osserva le sue
mani rigirandole, quando un violento getto di ghiaccio esce da esse,
sbalzandolo in aria contro una delle pareti. Io trattengo il fiato,
mentre Pitch ridacchia.
Il Jack umano si porta la mano
alla testa, stringendo gli occhi per il dolore. Torna a guardarsi le
mani, ma dietro di lui la parete comincia a ghiacciarsi. Alza lo
sguardo, per poi allontanarsi dalla parete strisciando all'indietro
sul pavimento.
JACK
(ricordo): Non capisco. Che cosa...
PITCH:
Non capisci, vero?
Il ragazzo si volta verso Pitch e
lo guarda con disprezzo.
PITCH:
Dunque, mi chiedevi come sei arrivato nella mio nascondiglio... Ma è
ovvio: ti ci ho portato io, principino!
JACK
(ricordo): Se ancora credi che mi unirò a te, stai perdendo
il tuo tempo!
Esclama Jack. Pitch alza il
braccio e dalla sua mano esce una fune di sabbia nera che immobilizza
Jack e lo tira verso di lui. La fune scompare e la mano nera di Pitch
si chiude stretta sulla gola del ragazzo.
PITCH:
Non ho bisogno del tuo consenso per impadronirmi dei tuoi poteri,
Jack di Firnen...
Sibila Uomo Nero, fissandolo
dritto negli occhi e aumentando la stretta sulla sua gola.
Jack, al mio fianco, mi tiene
ferma tra le sue braccia. Ma lui trema come una foglia e questo
aumenta di più in me il senso d'impotenza, perché lui sta rivivendo
tutto questo facendosi un male immenso. Tutto perché io ho voluto
sapere a tutti i costi la verità che mi ha nascosto. Ora invece
farei qualunque cosa per tirarlo fuori da questi Ricordi.
PITCH:
Ho trovato un modo migliore per farli miei.
Conclude Pitch, facendo di nuovo
scattare il mio sguardo su di lui. Di che sta parlando?
PITCH:
Sai, principino, i tuoi amici Guardiani custodiscono nei loro
nascondigli i più grandi segreti sulla magia, anche quelli più
oscuri. Quelli che non dovrebbero finire assolutamente nelle mani
sbagliate.
Il Jack umano tenta di
divincolarsi da quella stretta d'acciaio, ma invano.
PITCH:
Uno di questi è molto... singolare. Un'antica formula in una lingua
ancora più antica che è in grado di avvelenare i poteri magici di
un altro.
Avvelenare i poteri di una
persona? Sta farneticando, penso immediatamente. E' assurdo.
PITCH:
Ora ti spiego come funziona...
Pitch tira indietro il braccio
libero e per un attimo ho paura che voglia colpire Jack con un pugno.
Guardo meglio e vedo la mano di Pitch posarsi sul cuore di Jack, che
si ritrae stringendo gli occhi per il dolore, come se fosse stato
appena marchiato. I lamenti strozzati di Jack mi provocano una
stretta al cuore, mentre Pitch lo osserva ridacchiando.
PITCH:
Fa male, vero? Una volta pronunciata la formula, bisogna toccare la
sede del potere della persona a cui vogliamo toglierlo e quasi sempre
questa si trova nel cuore.
Io abbasso gli occhi, continuo a
non capire.
PITCH:
Il tuo cuore, i tuoi poteri sono neri quanto i miei ora...
JACK
(ricordo): Io non sono come te!
Ribatte il Jack umano, tentando
nuovamente di liberarsi dalle grinfie di Pitch. Uomo Nero, però, non
batte ciglio. Anzi, dopo un po' riprende a ridacchiare.
PITCH:
Ma non ti ho detto la parte più divertente: pur avendo il cuore
avvelenato, soltanto il tuo potere è sotto il mio controllo. Questo
vuol dire che quando distruggerò, anzi distruggerai il tuo piccolo
stupido Regno, non potrai fare niente per fermarmi!
ELSA:
Cosa? NO!
Esclamo, sconvolta dalle parole di
Pitch. Non è possibile, è assurdo...
JACK
(ricordo): Non succederà mai! Ah!
Il Jack umano prova ancora a
ribellarsi, a fare appello alla sua forza e al suo coraggio, ma Pitch
non lo lascia andare e ride sguaiatamente, facendomi rabbrividire.
PITCH:
Vieni, Jack di Firnen, andiamo a divertirci un po'!
Non ho avuto il tempo di reagire,
di provare a fare qualunque cosa, che le immagini davanti a noi si
sono spezzate di nuovo in quell'accecante luce, riportandoci nella
sala del trono di Firnen.
Quando riapro gli occhi, il mio
sguardo si posa prima su Jack, accanto a me immobile, che non mi
guarda. I suoi occhi, di nuovo lucidi, sono fissi su suo padre, che è
seduto sul trono, torturandosi i capelli con aria angosciata.
La Regina Clara è davanti a lui e
tiene in braccio la piccola Emma, che piange nascondendo il viso
nella spalla della madre, che le accarezza dolcemente i capelli.
Anche lei ha l'aria angosciata
quasi quanto il marito. I suoi occhi azzurri sono velati da lacrime.
Una mano si posa sulla sua spalla.
DENTOLINA:
State tranquilla, Maestà. Sono sicura che vostro figlio sta bene.
La Regina le sorride e rivolge uno
sguardo anche a Nord, Calmoniglio e Sandman. Alza lo sguardo al
cielo, cercando di trattenere le lacrime.
REGINA
CLARA: Ho tanta paura, se gli accadesse qualcosa io...
RE
CHRISTIAN: Clara, vedrai che tornerà... E' del nostro Jack
che stiamo parlando...
La rassicura il Re, sollevandole
dolcemente il mento e guardandola con tutto l'amore del mondo,
esattamente come ieri notte Jack ha guardato me.
Il Re prende dalle braccia di sua
moglie la piccola Emma e le asciuga le lacrime. Le sussurra che andrà
tutto bene.
Vorrei tanto credere che sia così,
ma avverto dentro di me la paura di quello che sta per succedere. Ma
la cosa di cui ho più paura è di vedere Jack crollare davanti ai
miei occhi.
E' il suo dolore, la sua rabbia
che temo di più. E sento crescere ancora di più il mio senso di
colpa per averlo costretto a mostrarmi questo. E non ho ancora visto
il peggio...
All'improvviso, sento delle urla
disperate provenire da fuori. Il padre di Jack si volta verso la
finestra, con ancora Emma stretta fra le braccia, ma non fa in tempo
ad avvicinarsi che un servo irrompe trafelato nella sala del trono.
SERVO:
Maestà!
RE
CHRISTIAN: Che succede?
SERVO:
Il Principe Jack...
Il servo si piega in due, mettendo
le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, ma la Regina
Clara lo incalza:
REGINA
CLARA: Cosa? Dov'è mio figlio? Parla!
Nord si avvicina alla finestra e
spalanca gli occhi.
NORD:
Oh, perdiana! Dobbiamo sbrigarci!
La magia dei Ricordi ci conduce
fuori dal Palazzo. Subito una raffica di vento forte e gelido mi
taglia il viso e sono costretta a proteggermi con le braccia.
Intorno a me, non vedo altro che
neve, ghiaccio e persone che fuggono in ogni direzione, urlando e
cercando di evitare delle vere e proprie piogge di stalattiti.
ELSA:
Jack, che sta succedendo?
Lui si avvicina e mi tiene stretta
a sé. I nostri occhi si incontrano, le sue braccia cercano di
stringermi più forte, ma è come se gli mancasse la forza.
Una risata sinistra ci fa voltare
tutti e due verso l'enorme parete rocciosa della montagna che
sovrasta Firnen.
Pitch ordina con grandi gesti ai
suoi Incubi di attaccare e distruggere tutto. Fino a che non vedo la
frusta dorata di Sandman colpirlo sulla mano destra. Il colpo
proveniva da dietro di noi, così mi volto insieme a Jack.
NORD:
Pitch, ferma tutto questo!
Urla il vecchio Guardiano al di
sopra del forte sibilo del vento.
DENTOLINA:
Sono persone innocenti, perché lo fai?
PITCH:
Non potete fare niente per fermarmi, non ora che ho tutto il potere!
Pitch solleva la mano, da cui esce
la stessa fune di sabbia nera che ho visto prima, la tira e fra le
sue grinfie vedo il Jack umano, che guarda davanti a sé inorridito.
REGINA
CLARA: Jack, figlio mio!
JACK
(ricordo): MADRE!
La voce di Jack è così disperata
e spaventata che non riesco più a trattenere le lacrime. Nord
spalanca gli occhi e sussurra:
NORD:
Il Veleno di Sitra...
PITCH:
Però, che intuito, vecchio mio!
Lo sbeffeggia Uomo Nero. Dalla
mano destra di Jack esce un getto di ghiaccio troppo forte perché
lui possa fermarlo, ma Nord riesce ad evitarlo per un soffio,
rotolando sulla neve.
NORD:
Sei un FOLLE! Lascia andare il ragazzo!
PITCH:
Se vuoi il ragazzo, vieni a prendertelo, avanti!
Lo sfida Pitch. Lascia andare
Jack, ma le funi di sabbia nera continuano a stringere le mani di
Jack. Spalanco gli occhi e finalmente capisco quello che ha tentato
di dirmi Nord al Palazzo di Dentolina: Jack era stato manovrato da
Pitch come un burattino e lui non ha potuto fare niente per liberarsi
da quel maledetto incantesimo, che lo condannava anche a osservare
impotente il male che lui stesso stava facendo. Le lacrime mi rigano
le guance.
NORD:
LASCIALO ANDARE!
Nord sfodera due enormi sciabole e
insieme agli altri Guardiani si lancia su Pitch, che però sfugge
loro cavalcando uno dei suoi Incubi.
Nota che sotto di lui ci sono i
genitori di Jack e sorride malevolo.
La frusta di Sandman si allunga
verso di lui, pronta a colpirlo e a disarcionarlo dalla sua oscura
cavalcatura, ma lui crea una enorme ascia dalla scie dei suoi Incubi
e para tutti i colpi di Sandman. Calmoniglio lancia contro di lui
delle uova esplosive, ma Pitch è più veloce e le distrugge roteando
l'ascia. Con la coda dell'occhio, vede arrivare Dentolina alle sue
spalle.
Pitch si volta di scatto e scaglia
su di lei un getto di sabbia nera, che la spinge via.
CALMONIGLIO:
Dentolina!
NORD:
Ci pensiamo noi, tu aiuta lei!
Calmoniglio fa un cenno di assenso
a Nord e salta sui tetti fino a raggiungere Dentolina.
Un violento getto di ghiaccio li
colpisce, intrappolandoli tra grosse stalattiti.
Jack è davanti a loro, che tende
le mani in avanti, stringendo gli occhi.
Dentolina cerca di parlargli.
DENTOLINA:
Jack, va tutto bene, va tutto bene...
JACK
(ricordo): Ti prego, Dentolina, aiutami...
La prega lui, con voce tremante.
DENTOLINA:
Ma sì che ti aiuto, Jack.
JACK
(ricordo): Non sono io a volere questo, ti prego, credimi!
DENTOLINA:
Lo so, lo so, Jack, ma tu devi stare tranquillo, noi... possiamo
aiutarti.
Risponde in maniera agitata
Dentolina.
EMMA:
MAMMA!
Il Jack umano si gira verso la
montagna, sussurrando il nome della sorellina, per poi correre verso
la voce. Corre a perdifiato per le stradine innevate di Firnen,
malgrado il vento cerchi di piegarlo. Aggira una casa ormai distrutta
e vede Emma circondata dagli Incubi.
JACK
(ricordo): Emma!
La bambina si gira e cerca di
correre incontro al fratello, ma gli Incubi si impennano emettendo
dei nitriti minacciosi e stridenti. La bambina urla spaventata, ma in
quel momento due forti braccia la sollevano e la portano via. Re
Christian guarda dritto negli occhi suo figlio, che però
indietreggia.
JACK
(ricordo): Padre, state lontano da me, vi prego!
RE
CHRISTIAN: Jack, che cosa dici? Sono io, tuo padre!
Re Christian è confuso. Continua
ad avvicinarsi per abbracciare suo figlio, che però indietreggia
sempre di più.
JACK
(ricordo): No! Vi prego, state lontano da me! State lontano!
PITCH:
Fallo!
Mi giro e alle mie spalle c'è
Pitch, che osserva la scena compiaciuto, mentre io mi chiedo perché
e come possa arrivare a tanto. Arriva alle spalle del Jack umano, che
scuote la testa con forza.
PITCH:
Fallo!
Ripete Pitch, stavolta con più
forza, mentre io sento mancarmi il fiato.
JACK
(ricordo): NO!
Jack si piega sulle ginocchia, il
suo grido disperato mi spezza il cuore.
L'Uomo Nero digrigna i denti
contrariato da quel rifiuto e solleva il braccio in avanti su Jack,
che si rimette in piedi.
Lui cerca di rimanere a terra, di
liberarsi da quella magia, ma invano. E' la sua marionetta.
Pitch solleva lo sguardo sul padre
di Jack.
PITCH:
Addio, Vostra Maestà!
Dalle mani di Jack esce un grande
e violento getto di ghiaccio che colpisce il Re, che invano cerca di
proteggere la sua bambina, che si stringe al padre urlando
spaventata.
Presto le urla disperate di Jack
si sostituiscono a quelle della bambina.
JACK
(ricordo): NO! PADRE! EMMA!
Jack corre verso di loro e, con le
lacrime agli occhi, comincia a tempestare di pugni il ghiaccio che
lui stesso ha scagliato.
Pitch, divertito dalla scena,
scioglie il ghiaccio muovendo la sabbia nera. E' allora che li vedo,
padre e figlia, stretti in un abbraccio.
Il Jack umano cerca di tirare su
suo padre, aspettandosi che si rimetta in piedi da solo. Lo tira, lo
scuote, lo chiama, ma lui non può più rispondergli.
JACK
(ricordo): Padre! PADRE!
ELSA:
No...
Sussurro, portandomi la mano alla
bocca. Il vento di fiocchi di neve, insieme ad un velo di lacrime, mi
annebbia la vista. Sento le gambe cedermi e finisco in ginocchio
sulla neve.
Jack prende fra le sue braccia la
piccola Emma, le parla, le supplica di aprire gli occhi, di restare
con lui. La più disumana disperazione si abbatte su di lui. Nasconde
il viso nel petto della bambina e la stringe forte a sé, piangendo.
REGINA
CLARA: Christian!
Una flebile voce mi costringe a
voltarmi verso sinistra.
Vedo la Regina Clara correre e
inginocchiarsi vicino al corpo senza vita del marito.
Prende il suo viso fra le mani,
gli accarezza i capelli. Scuote la testa, non riesce a credere a
quello che vede. Le lacrime cominciano a sgorgare dai suoi occhi
azzurri così belli, così uguali a quelli di Jack. Piange stringendo
a sé l'uomo che ha amato e che ama e mi chiedo quanto faccia male.
La Regina alza lo sguardo su Jack,
che tiene ancora stretta a sé la piccola Emma.
Lui incrocia lo sguardo di sua
madre, uno sguardo incredulo e addolorato, ma non di accusa. Non di
condanna. Eppure Jack non riesce a reggere il suo sguardo e torna a
guardare il viso della sua sorellina.
ELSA:
Non è stata colpa tua... lei lo sapeva...
Dico tra le lacrime. Sento Jack
dietro di me sospirare.
Non crede a quello che ho detto.
Pensa che sua madre lo abbia odiato in quel momento, ma io so che non
è così. L'ho visto nei suoi occhi.
“Perché
ti comporti così? Perché non ti fidi di me? DI CHE COSA HAI TANTA
PAURA?”
E' tutta colpa mia! Dio, perché
non ho voluto aspettare? Perché non ho voluto capire?
Gli faceva troppo male ricordare,
forse anche di più di quanto potesse far male a me raccontargli la
mia vita.
Aveva troppa paura di dirmi che
nessun atto di vero amore aveva salvato le persone che più amava.
Non volevo questo, non era questo
che avrei voluto vedere o sentire.
Questa verità è troppo anche per
me!
La Regina Clara prende tra le
braccia la sua bambina e comincia a cullarla come se fosse solo
addormentata. Le accarezza il visino dolcemente, mentre il suo pianto
si fa sempre più disperato.
Una risata maligna però sovrasta
i lamenti del Jack umano e di sua madre. Mi volto e lo fisso con
rabbia, vorrei poterlo incenerire. Pitch.
Il Jack umano si alza di scatto e
corre verso l'Uomo Nero per colpirlo con i suoi poteri, ma Pitch gli
blocca il polso destro e lo gira, facendolo gemere dal dolore.
REGINA
CLARA: Jack, NO! FERMO!
PITCH:
Povero Jack... assassino del suo stesso padre, della sua stessa
sorella, del suo stesso popolo.
E ora anche della donna che gli ha
dato la vita.
Sibila Pitch, guardandolo dritto
negli occhi. Jack spalanca gli occhi, prima di stringerli per il
dolore. Le sue mani vengono di nuovo legate strette dalla sabbia nera
e un nuovo getto di ghiaccio esce da esse. Questo va a colpire una
parete rocciosa colma di neve, che comincia a cadere in una immensa
slavina su Firnen.
JACK
(ricordo): Madre, SCAPPATE!
La Regina, dopo aver stretto per
l'ultima volta suo marito e sua figlia si alza a fatica. Anch'io mi
rialzo e mi metto alle spalle di Jack, la mia mano stretta alla sua.
Trema come una foglia, i suoi occhi sono bagnati di lacrime mentre
osserva quell'enorme massa di neve venire giù.
ELSA:
Jack, ho paura...
Jack si volta verso di me e i
nostri occhi si incrociano di nuovo.
Non avevo il coraggio di dirgli
che ho paura. Volevo essere forte per lui, per aiutarlo, ma ora, dopo
aver visto tutto questo, non ci riesco.
DENTOLINA:
Regina Clara!
E' la voce di Dentolina! Ci
voltiamo entrambi e quello che vedo mi fa raggelare il sangue.
Dentolina tiene fra le sue braccia
la madre di Jack, la scuote cercando di risvegliarla, ma il braccio
della Regina cade abbandonato sulla neve. Se ne è andata anche
lei...
JACK
(ricordo): Madre, MADRE!
Il Jack umano corre verso la fata
e si getta in ginocchio accanto alla madre, tenendosi la testa fra le
mani. Lui le prende le mani, le stringe.
JACK
(ricordo): Madre, MADRE! NON LASCIARMI, TI SUPPLICO!
DENTOLINA:
Jack, no, basta!
Dentolina prende le mani di Jack e
lo abbraccia forte. Lui piange sulla sua spalla, mentre la fata gli
accarezza i capelli.
Si sentono poi dei forti rumori e
i due alzano lo sguardo sulla montagna.
Seguendo i loro sguardi, vedo
Nord, Calmoniglio e Sandman attaccare Pitch e i suoi Incubi. Pitch
però non si fa sorprendere dai loro attacchi e li respinge tutti
sghignazzando.
JACK
(ricordo): UOMO NERO!
Non faccio in tempo a girarmi che
il Jack umano già corre verso la montagna, seguito in volo da
Dentolina che gli urla di fermarsi. Il ragazzo comincia ad
arrampicarsi su per la roccia, colpendo con delle stalattiti ogni
Incubo che cerca di sbarrargli la strada.
NORD:
Jack, fermati, non fare pazzie!
Anche Nord cerca di fermarlo, ma
Jack non ascolta nessuno e una volta arrivato in cima scaglia i suoi
poteri su Pitch. Questi, però, sembrano ancora sotto il controllo di
Pitch, che non viene scalfito.
PITCH:
Non l'hai ancora capito, eh? I tuoi poteri non possono più nuocermi,
non sei più niente!
JACK
(ricordo): Combatti! Assassino, COMBATTI!
Jack continua a scagliare i suoi
poteri contro Pitch, ma ancora una volta Uomo Nero riesce a evitare
gli attacchi , ridendo sguaiatamente.
PITCH:
Assassino io? No, mio caro ragazzo, sei tu l'assassino qui!
Il Jack umano smette di attaccare
Pitch e i suoi occhi, prima ridotti a due fessure piene di rabbia, di
dolore e di odio, si spalancano sempre di più.
PITCH:
Sei stato tu a provocare tutto questo. Sei stato tu ad uccidere i
tuoi genitori, non io! Chi ha le mani macchiate di sangue sei solo e
soltanto tu!
La voce spietata di Pitch risuona
per tutta la valle innevata. Sia il Jack umano che quello accanto a
me si guardano le mani inorriditi, come se fossero veramente
macchiate di sangue innocente.
Io prendo la mano di Jack e la
stringo forte. Non voglio che pensi una sola parola di tutto quello
che dice quel mostro...
ELSA:
No, non è vero...
Gli sussurro, ma lui non mi
risponde. Distoglie lo sguardo e stringe gli occhi, lasciando uscire
le lacrime. La risata di Pitch mi costringe a rialzare lo sguardo.
PITCH:
Adesso posso anche sbarazzarmi di te, ragazzino!
NORD:
NON TOCCARLO!
PITCH:
Addio per sempre, Jack di Firnen!
Esclama Pitch, ignorando le grida
di Nord e creando una sfera di sabbia nera fra le mani. Jack spalanca
gli occhi. Pitch spinge con forza la sfera nera contro di lui, che
finisce contro la fredda roccia della montagna. Il ragazzo sbatte la
testa, per poi cadere giù, nelle acque gelide di un laghetto che si
sta congelando.
ELSA:
No!
Intorno a me tutto si fa oscuro e
avverto più forte la paura.
Capisco che sono di nuovo in acqua
quando vedo una luce illuminare il corpo di Jack. La luce della Luna,
di nuovo.
Sorrido perché penso che gli
salverà di nuovo la vita e mi volto verso Jack. Ma la sua
espressione mi fa capire che stavolta è diverso.
Il ghiaccio del laghetto comincia
a incrinarsi e a rompersi, fino a fare uscire Jack vivo!
La luce della Luna lo solleva in
alto per poi adagiarlo dolcemente sul ghiaccio, che si chiude.
Esattamente come la prima volta.
Jack trova il bastone sul
ghiaccio, lo prende e comincia ad usarlo, congelando tutto intorno a
sé. Finalmente lo vedo ridere, lo vedo divertirsi, ma poi succede
qualcosa che mi fa capire.
Jack riesce a raggiungere volando
(in modo un po' maldestro) un villaggio lì vicino, ma lì un bambino
gli passa attraverso, come se fosse un fantasma.
ELSA:
Eri diventato un'Immortale...
JACK:
Sì. Nessuno riusciva mai a vedermi o a sentirmi. Non sapevo perché
fossi lì e quale fosse il mio scopo. Sapevo solo che mi chiamavo
Jack Frost perché era stata la Luna a dirmelo.
ELSA:
Vuoi dire che non ricordavi nulla di ciò che era successo?
JACK:
No. Il mio nome è la sola cosa che mi fu rivelata quella notte. Da
allora sono passati più di 300 anni. Desideravo con tutte le mie
forze che qualcuno mi vedesse, ho provato a fare di tutto... ma
nessuno ci è mai riuscito. Finché non ho incontrato i Guardiani e
la Luna non mi scelse come nuovo Guardiano.
Le immagini cambiano velocemente
intorno a noi, mostrandomi le Leggende, ma vedo che Dentolina è
inginocchiata e guarda tristemente una scatolina dei Dentini.
DENTOLINA:
E' per questo che raccogliamo i Dentini, Jack. Perché contengono i
Ricordi più importanti dell'infanzia.
La fata si alza in volo e mostra
all'altro Jack un dipinto sulla roccia, raffigurante le fate dei
Dentini che ricevono i Dentini dai bambini. Un dipinto bellissimo e
pieno di colori meravigliosi.
DENTOLINA:
Io e le mie fate li custodiamo e se qualcuno vuole ricordare qualcosa
di importante noi lo aiutiamo. Avevamo i ricordi di tutti. Anche i
tuoi.
Conclude Dentolina, mettendo una
mano sulla spalla di Jack.
JACK
(ricordo): Ah, i miei Ricordi?
DENTOLINA:
Di quando eri piccolo, prima di diventare Jack Frost.
Jack indietreggia, scuotendo la
testa.
JACK
(ricordo): Ma... non ero nessuno prima di diventare Jack
Frost.
DENTOLINA:
Ma certo che lo eri! Lo eravamo tutti prima di essere scelti.
Jack spalanca gli occhi, sorpreso
da quella rivelazione.
JACK
(ricordo): Stai dicendo, stai dicendo che avevo una vita?
Prima, con... una casa... e una famiglia?
DENTOLINA:
Davvero non ricordi più?
L'immagine si spezza e io torno a
guardare Jack negli occhi. Legge nei miei occhi la stessa domanda che
gli ha fatto Dentolina: come è possibile che non ricordasse più?
JACK:
Non ricordavo nulla del mio passato. Ricordo solo degli incubi, delle
immagini sconnesse nei miei incubi. Per tutti questi anni le risposte
erano lì, al Palazzo di Dentolina, e io le volevo quelle risposte.
Ma Pitch se ne era impadronito, così accettai di aiutare i
Guardiani, senza sapere che in passato loro avevano già aiutato me.
ELSA:
Poi cosa è successo?
JACK:
Ho cominciato ad aiutare i Guardiani, anche se allora non riuscì a
salvare la vita a Sandman. Con loro sentivo finalmente la mia vita da
Immortale avere un senso. Ma avevo paura che nessuno mai credesse in
me come loro, avevo paura di deluderli, perciò cedetti ad un ricatto
di Pitch, che mi consegnò i miei Ricordi. Scoprendo poi che con il
mio gesto avevo fatto in modo che nessuno credesse più nei
Guardiani.
Jack si passa una mano fra i
capelli e sospira.
JACK:
Pitch mi propose di unirmi a lui così che tutti avrebbero creduto a
tutti e due, ma la mia risposta è stata questa...
Una nuova immagine si materializza
davanti a noi. Pitch parla con Jack, mostrandogli un'altissima
scultura di ghiaccio, contorta e spigolosa, unita a della sabbia
nera. Sembra la stessa scultura che mi mostrò quella notte ad
Arendelle prima di rapire Anna.
PITCH:
Crederanno in tutti e due!
JACK
(ricordo): No, avranno paura di tutti e due. E non è
questo che voglio.
L'immagine si dissolve nuovamente
e Jack riprende a parlare.
JACK:
Quella volta minacciò di uccidere Dente da Latte se non gli avessi
dato il bastone. Lo spezzò in due e mi fece finire in fondo ad un
crepaccio. Avevo rovinato tutto, Elsa. Ma poi Dente da Latte mi
mostrò i miei Ricordi e capì tutto. Quando avevo salvato la vita di
mia sorella al lago, i miei poteri si erano rafforzati perché la
Luna mi aveva già scelto. Mi aveva solo dato la possibilità di
scegliere, di vivere la mia vita da Mortale. Ma in seguito capì
anche cosa mi era stato tolto e quanto spietatamente.
Io abbasso lo sguardo, avvertendo
di nuovo il senso di colpa. Poi davanti a noi si crea l'immagine di
un bambino dai capelli castani e gli occhi scuri e vivaci, dalla
risata cristallina e felice, resa ancora più carina dal fatto che al
bambino manca un dente davanti.
ELSA:
Lui chi è?
Chiedo, guardandolo intenerita
mentre gioca a palle di neve con i Guardiani e altri bambini.
JACK:
Lui è Jamie, il primo bambino che è riuscito a vedermi, il primo
che ha creduto in Jack Frost... è anche grazie a lui se abbiamo
sconfitto Pitch l'ultima volta. Lui e gli altri bambini sono stati in
grado di proteggerci. Lui è rimasto sempre nel mio cuore. Ogni volta
che lo guardavo pensavo ad Emma e a quanto avrei voluto vederla
crescere.
Ad un certo punto, vedo la scatola
dei Dentini di Jack illuminarsi della stessa forte luce di prima,
quando è stata aperta.
Chiudo gli occhi e li proteggo
coprendoli con le mani e quando li riapro sono di nuovo nella mia
stanza, da cui però è sparito tutto il ghiaccio. Jack mi dà le
spalle.
JACK:
Dopo che Pitch è sparito, portato via dai suoi stessi Incubi, i
Guardiani mi hanno preso con loro e tutti hanno cominciato a credere
in Jack Frost, rendendomi felice e aiutandomi a non pensare più a
cosa era successo prima che diventassi quello che sono. Poi sei
arrivata tu...
Jack si volta e mi guarda negli
occhi.
Io non riesco a reggere il suo
sguardo. Mi sento in colpa. Avrei dovuto capire la sua paura... e ora
vorrei non aver saputo nulla di tutto questo!
JACK:
E... i Ricordi sono tornati.
Sussurra debolmente, come se gli
mancasse il fiato.
Non so che fare. Vorrei chiedergli
scusa, dirgli che non volevo che si facesse del male in quel modo pur
di dirmi la verità, ma l'unica cosa che riesco a fare e alzare la
mano e fargli una carezza sul viso.
Ma lui ferma la mia mano.
JACK:
No, Elsa, no.
Cosa? Perché?
JACK:
Non merito la tua dolcezza, non merito il tuo amore. Nord ha ragione:
non possiamo continuare a farci del male sapendo che tra noi non
potrà mai esserci niente.
Il mio cuore perde un battito nel
sentire queste parole e mi sento di nuovo mancare il respiro.
JACK:
Dobbiamo dimenticare quello che ci è capitato. Non ha più valore.
Non adesso che ho tradito la tua fiducia.
Abbasso la testa e stringo gli
occhi. Non ho la forza di trattenere le lacrime e le lascio scorrere.
Scuoto leggermente la testa, perché non posso sopportare che lui mi
abbandoni adesso, non per un mio errore. Vorrei parlare, dirgli che
mi dispiace, che non voglio che mi lasci, ma dalla mia bocca escono
solo singhiozzi.
JACK:
Addio, Elsa.
Queste deboli parole mi colpiscono
al cuore senza pietà.
Lui si avvicina e poggia le sue
labbra dolcemente sulla mia fronte, per poi scivolare via da me e
fuori dalla stanza. Dopo un po', sollevo lo sguardo sulla porta
lasciata aperta.
Elsa, non puoi lasciarlo andare
via. Non puoi lasciare che ti dica addio. Non lo voglio un addio, non
da lui. Corro fuori dalla stanza, i corridoi avvolti dal buio,
urlando il suo nome.
Arrivo a quella che so essere la
sua stanza, anche se non ci passa quasi mai il suo tempo, ma la sua
porta è già chiusa.
ELSA:
Jack, ti prego... non puoi avermi detto addio...
Sussurro, appoggiandomi alla porta
e continuando a piangere. Non si sente un suono dall'altra parte, ma
so che lui è lì.
ELSA:
Mi dispiace, scusami... non volevo farti del male, ma... ti prego...
non lasciarmi da sola.
Sto ferma, aspettando una sua
risposta che non arriva, aspettando che la porta si apra, ma non
succede niente di tutto questo. Stringo gli occhi e mi lascio
scivolare a terra.
Finalmente capisco cosa ha provato
Anna a vedersi tutte le mie porte chiuse in faccia, perché ora
anch'io ne ho una. E da una persona che nonostante le bugie o le
parole che mi ha appena detto non smetto di amare.
Sono qui, a terra, appoggiato a
questa dannata porta e invece vorrei essere dall'altra parte, a
stringere forte fra le mie braccia la donna che amo, per dirle che
non deve sentirsi in colpa.
Non è colpa sua se Pitch ha
distrutto la mia vita, non è colpa sua se tra noi non è possibile.
Mi è costato tanto, troppo dirle
quelle parole e dirle addio è stato come morire un altro migliaio di
volte. Mi rifiuto di pensare che quel bacio che le ho dato sulla
fronte, prima di rinchiudermi qui dentro, sarà l'ultima volta.
La amo troppo per rinunciare a
lei. La amo troppo per sopportare di vederla ogni giorno e non
poterla abbracciare.
L'ho ferita già abbastanza. Prima
con le bugie, poi con la verità, quella dannata verità!
Mai come oggi quei Ricordi mi
hanno fatto così male. I miei genitori, la mia sorellina, il mio
popolo... tutto quello a cui tenevo di più spazzato via!
Elsa deve stare lontano da me,
altrimenti si farà del male come loro.
Mi prendo la testa fra le mani,
cercando di mettere a tacere i pensieri. Ma non è solo la testa a
scoppiarmi, ma anche questo mio cuore disgraziato.
Chi e che cos'altro sarò
costretto a perdere? E perché?
Appoggio la fronte alla porta,
lasciando cadere le lacrime. E' troppo tardi, adesso non posso
davvero più fare niente.
Angolo
dell'autrice:
Ciao a tutti, ragazzi! Lo so, sono
imperdonabile perché sono due mesi (e dico due!) che non aggiorno e
avete ragionissima! E' inutile parlarne: la sessione estiva degli
esami all'università dovrebbe assolutamente essere abolita!
Fortunatamente per me, ci sono
stati anche eventi piacevoli che non mi hanno permesso di aggiornare
prima, primo fra tutti la messa in scena del nostro Romeo e
Giulietta! E' stato fantastico =D... se vi capita di passare per
Vietri, io e la Glooming Peace Company torniamo in scena il 30 agosto
;)
Tornando a noi, questa è la terza
parte del capitolo (fatta un po' lunghetta, lo so, ma è per farmi
perdonare), dove ci sono i Ricordi peggiori del nostro Jack. Scrivere
questa parte è stato straziante, specie sulla fine =(
Jack, dopo aver rivelato tutto ad
Elsa, decide a malincuore di allontanarsi da lei, che intanto si
sente in colpa per averlo ferito... ma che succederà adesso? Jack e
Elsa si sono davvero detti addio?
Bè, se volete scoprirlo
continuate a seguirmi! =D
Pur consapevole che le avete
raggiunte per esaurimento, vi ringrazio di cuore per le 7000 e passa
visite al primo capitolo e per le 2000 del decimo, davvero grazie
mille!
Vi do' appuntamento al prossimo
capitolo, prometto che non ci metterò un'eternità! Un abbraccio a
tutti da Giulia.
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