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Lista capitoli: Capitolo 1: *** I) Unica soluzione, l’Ultima Creazione *** Capitolo 2: *** II) Al di sopra del limite umano *** Capitolo 3: *** III) Bahamut *** Capitolo 4: *** IV) Spazzatura *** Capitolo 5: *** V) Ricordi *** Capitolo 6: *** VI) Demone contro Drago *** Capitolo 7: *** VII) Tralci, cesoie, rovi, piume e spade *** Capitolo 8: *** VIII) Il Cuore Oscuro *** Capitolo 9: *** IX) Il Dragone Leggendario *** Capitolo 10: *** X) Il Drago Oscuro e la Fenice di Luce *** Capitolo 11: *** XI) L’Oscuro Cavaliere del Drago *** Capitolo 12: *** XII) Perfezione? No, umanità *** Capitolo 13: *** XIII) L’Ultima Missione ***
Questa è la
mia prima fic su Rozen Maiden, perciò non aspettatevi un’opera d’arte.
Sinceramente non ho mai letto il manga, ma ho trovato per caso gli episodi
dell’anime in uno dei tanti forum che permettono a tutti di vedere episodi di
vari anime. Ho deciso quindi di riprendere la storia dalla fine dell’ultimo
episodio e creare un finale tutto mio. Ora però diamo inizio alla
storia.
I)Unica
soluzione, l’Ultima Creazione
Jun stava
tornando a casa, quando un acquazzone improvviso lo aveva colto di
sorpresa.
La giornata
era stata per tutto il tempo soleggiata, nessuno si sarebbe aspettato che da un
momento all’altro sarebbe iniziato a diluviare.
Le vacanze
estive stavano terminando e lui si recava ogni giorno a scuola per recuperare
ciò che aveva saltato durante le sue assenze. Per sua fortuna c’era Tomoe ad
aiutarlo o sarebbe stata un’impresa a dir poco disperata.
Quando arrivò
in casa era totalmente fradicio, ma almeno era
all’asciutto.
Jun: Ragazze,
sono a casa!
Nori:
Bentornato Ju… Ma che ti è successo? Ti hanno buttato in una
fontana?
Jun: … Non ti
sei accorta che stà piovendo?
Nori: Oh, è
vero. Ora sali a cambiarti, la cena sarà pronta tra poco.
Jun: Non
c’era bisogno che me lo dicessi tu…
Suiseiseki:
Credevo che un tardo come te non ci arrivasse a capirlo
desu.
Dalle scale
fecero capolino Shinku e Suiseiseki, che guardava l’umano con uno sguardo
dispettoso.
Jun: Chi
sarebbe il tardo bambola perversa?!
Suiseiseki:
Vuoi sfidarmi desu?
Jun salì le
scale, ma si limitò ad andare in camera sua per cambiarsi.
Dopo aver
messo addosso dei vestiti asciutti si sedette vicino al computer, in attesa che
sua sorella lo chiamasse per cenare.
Rimase
abbastanza sorpreso quando vide che era già acceso.
Iniziò a
pensarci su, e si ricordò che era più o meno da una settimana che
succedeva.
Solitamente
Nori non usava il computer, e Shinku lo aveva usato una sola volta per comprare
un fumetto di Kunkun.
Vista la
precedente esperienza avuta con la bambola aprì la cronologia di quel giorno, ma
non vide nessuno dei siti sui quali era solito fare i suoi
acquisti.
Tutti i siti
visitati trattavano videogiochi, occulto, miti, leggende e creature
mistiche.
Google aveva
un’unica parola di ricerca…
Bahamut
Bahamut
Bahamut
Bahamut
Sempre e solo
Bahamut.
Controllò
anche la cronologia dei giorni precedenti, ma oltre ai suoi siti di shopping
online c’era sempre e solo quel nome.
Bahamut.
Jun: Chi
di quelle tre potrebbe volere così tante informazioni su questo essere? Forse
Shinku, lei legge sempre, è probabile che su uno dei libri che abbiamo nel
ripostiglio abbia trovato questo nome ed abbia cercato di avere più informazioni
a riguardo…
Poteva essere
la soluzione adatta, ma rimaneva un interrogativo: perché una tale insistenza
nel cercare per giorni interi?
Per lo meno
non avrebbe dovuto pagare niente che fosse stato acquistato da Shinku, a meno
che non si trattasse di una Action Figure di Bahamut proveniente da un negozio
online della Square Enix.
Poco dopo
Nori lo chiamò per la cena, il che lo convinse a lasciar perdere
l’investigazione del perché era stato cercato con tanta insistenza
Bahamut.
Arrivato in
cucina non osò volgere lo sguardo verso la televisione, perché sapeva che
avrebbe visto loro.
Hina
Ichigo.
Souseiseki.
Era da un
mese che erano in quello stato ormai, ma ogni volta si sentiva
male.
All’inizio
detestava i piagnistei di Hina Ichigo, ma poi, a lungo andare, aveva iniziato ad
abituarcisi, ed ora che si era spenta la casa gli sembrava quasi
vuota.
Per quanto
riguardava la quarta Rozen non sapeva bene che rapporto avesse avuto con lei,
ciò che sapeva di lei era che fosse molto saggia e che si preoccupasse più per
il prossimo che per se stessa. Era anche grazie a lei che era venuto a
conoscenza del passato di Shinku e del perché Suigintou la odiava
tanto.
Dopo cena
salì immediatamente di sopra, sempre evitando di guardare le due bambole, ormai
senza vita.
Non andò in
camera sua però, ma nello sgabuzzino.
Toccò la
superficie liscia e fredda dello specchio che aveva davanti, sperando che lo
catturasse come era successo molte altre volte.
Sentì dei
passi alle sue spalle, e quando si voltò vide che la quinta Rozen lo
osservava.
Questa chiuse
la porta dello stanzino, isolandoli dal resto della casa.
Shinku: Ti fa
male, vero?
Jun: Di che
parli?
Shinku: Non
guardi mai
Hina Ichigo e Souseiseki. Non riesci a
sopportare che loro siano…
Jun: … è solo
che… ormai siete diventate parte della mia famiglia e… vedere loro in questo
stato… è come vedere mia sorella in coma. La cosa più dura da sopportare è che
non posso far niente per aiutarle!
Shinku: Se ci
fosse una soluzione ci proveresti?
Jun: Lo
sappiamo entrambi che non c’è.
Shinku: Ma se
ci fosse…
Jun: è
inutile, non c…
Shinku: DEVE
ESSERCI UNA SOLUZIONE!!!
Jun guardò
Shinku, per quanto il buio nella stanza glie lo
permettesse.
La bambola
che gli era davanti sembrava così diversa dalla Shinku che aveva sempre
conosciuto.
Shinku era
sempre stata fredda, difficilmente si faceva accecare dalle emozioni, ed ancor
più difficilmente perdeva le staffe ed alzava la voce.
Quella era la
prima volta che Jun sentiva la sua bambola gridare a quel
modo.
Shinku: Forse
non te ne sei mai accorto, ma Suiseiseki non fa altro che piangere… durante
tutta la giornata fa finta di niente, ti prende in giro, si finge allegra, ma
durante la notte non fa altro che piangere… le manca la sorella, le manca Hina
Ichigo. In questi ultimi giorni sono rimasta sveglia e l’ho sentita. Chiede
disperatamente alla sorella di tornare e promette alla piccola Hina che non le
ruberà più le fragole per farle dei dispetti…anche Kanaria non è più quella di
prima. Mitsu le chiede spesso di convincerci ad andare a casa sua per poterci
fare altre foto, ma non può farlo. Anche Mitsu di certo non sarebbe indifferente
alla scomparsa di Hina e Souseiseki…
Dal viso di
Shinku iniziarono a scorrere alcune lacrime. Anche lei, in fondo, stava
nascondendo la realtà di quello che provava nel suo silenzio e nella sua
freddezza.
Jun: Ma noi…
che possiamo fare?
Shinku: Una
soluzione c’è, ma è difficile attuarla.
Jun: Sul
serio? Perché non me lo hai detto subito?
Shinku:
Perché me ne sono ricordata solo ultimamente. Era un ricordo molto vecchio e
probabilmente solo il nostro attuale stato mi ha permesso di ricordarlo.
Oltretutto è un’impresa a dir poco impossibile…
Jun: Non
importa ora. Che dobbiamo fare?
Shinku:
Dobbiamo trovare l’ultima creazione di nostro padre.
Jun:
L’ultima? Intendi la settima Rozen, quella per cui si è spacciata
Barasuishou?
Shinku scosse
leggermente il capo. Non era di lei che c’era bisogno.
Shinku: No,
non è stata lei l’ultima creazione di nostro padre.
Jun: Allora
di che si tratta?
Shinku: Hai
mai sentito parlare di una creatura chiamata Bahamut?
Jun: Si, ma
ne… Quindi è per questo che cercavi informazioni su
Bahamut!
Shinku: Come
fai a saperlo?
Jun: Non
basta chiudere le finestre per cancellare le proprie ricerche sul computer, c’è
anche un archivio che registra tutto quello che guardi.
Shinku:
Capisco… comunque, che sai su questa creatura?
Jun: Poco e
niente. So che è una creatura mitologica usata molto spesso in alcuni
videogiochi, tutto qui.
Shinku:
Allora ti spiegherò io cosa è Bahamut. A quanto pare in Arabia si pensava che
Bahamut fosse un pesce mistico che sulla schiena trasporta Kujata, un enorme
toro. Non si sa molto sulle sue origini, ma si sanno molte altre cose sul suo
conto. Secondo altre fonti questo essere era un tutt’uno col demone Behemoth, ma
Bahamut è considerata essere una divinità dai poteri positivi e quindi venne
considerato il patrono dei Draghi. Non poteva essere quindi identificato con
Behemoth, che è una creatura malvagia e peccatrice. Inoltre sembra essere
collegato a Leviathan, un serpente marino, ed entrambi possono essere minacciati
solo da Dio. Secondo altre leggende sarebbe il figlio di Io, creatore di ogni
cosa, e fratello di Tiamat, che è una dragonessa della distruzione. Viene
menzionato anche nei testi sacri di molte religioni e nell’Apocalisse descritta
da Erodoto. Secondo alcuni altri studi recenti sarebbe semplicemente un
ippopotamo o un dinosauro misterioso.
Jun: Ma
allora cos’è, un pesce, un dinosauro, un ippopotamo o un
drago?
Shinku: Ora è
identificato con i draghi, ed in quanto tale ha potenza e sapienza superiore a
quella di qualsiasi altra creatura e nonostante sembri minaccioso è di buon
cuore ed è solito proteggere chi è in difficoltà. Difficilmente scende in
battaglia, a meno che la situazione non sia critica o la sua curiosità lo spinga
a battersi. Sarebbe entrato in contatto con tutti i popoli del mondo
trasformandosi in un umano, in quanto la sua curiosità potremmo dire sia la sua
unica debolezza. Il suo corpo è ricoperte da scaglie dure più del platino e solo
l’arma più potente al mondo impregnata di potere magico potrebbe scalfirlo. Come
umano sa maneggiare ogni tipo di arma, ma quando si presenta nella sua vera
forma non può semplicemente sputare fuoco come un drago qualsiasi, ma può anche
soffiare ondate d’aria gelanti, nubi di vapore e scaraventare via i nemici con
una potente onda d’urto. Non a caso in molti videogiochi correnti è una delle
creature più frequenti e potenti.
Jun: Tutto
questo è interessante, ma… che c’entra con voi Rozen?
Shinku: Come
tu sai noi tutte abbiamo uno spirito custode. Meimei, Pizzicato, Suidream,
Renpika, Holie, Berrybell, ognuno con dei propri poteri.
Jun: Quindi
Rozen avrebbe creato uno spirito dandogli il nome di
Bahamut?
Shinku: Non
proprio, in pratica nostro padre è riuscito a trovare una squama di questa
creatura e grazie a quella a creare uno spirito con gli stessi poteri di
Bahamut. Naturalmente questo spirito è nato da una scaglia, perciò non è altro
che una microscopica entità della potenza di Bahamut. Questo spirito inoltre
avrebbe avuto il compito di concludere il Gioco di Alice.
Jun:
Concludere il Gioco? Ma non si dovrebbe concludere con…
Shinku: Il
Gioco inizia quando tutte e sette le Rozen sono sveglie, ma per permettere la
nascita di Alice Bahamut deve dare il suo consenso o Alice non nascerà.
Jun: Non
capisco, se il suo scopo è dar vita ad Alice come può…
Shinku:
Bahamut è un essere giusto ed intelligente, non sarà difficile per lui capire
che ciò che deve fare è diverso dallo scopo per cui è stato
creato.
Jun: Quindi
Bahamut dovrebbe comprendere i vostri sentimenti e fermare il Gioco,
giusto?
Shinku: Lui è
l’unico che può fermare il Gioco, in un modo o nell’altro.
Jun: Allora
ciò che dobbiamo fare è trovare una bambola che…
Shinku:
Bahamut non è una bambola. Tanto per cominciare è un essere
maschile…
Jun: Un
soldatino? Un pupazzo?
Shinku: No.
Il suo potere è troppo elevato perché questi contenitori sopportino la sua
presenza.
Jun: Allora
cos’è?
Shinku: Vedi,
quando nostro padre riuscì a crearlo sapeva già che una di noi non sarebbe mai
riuscito a sopportare quello spirito, perciò provò a creare un contenitore di
metallo come corpo, ma l’effetto fu devastante. Nonostante l’abilità di nostro
padre il corpo scelto non era abbastanza resistente per un tale potere ed il
contenitore implose, più o meno come è accaduto a Barasuishou quando ha
assorbito le nostre Rose Mistyche. Cercò anche di creare un contenitore con la
forma di un drago, ma lo stesso non funzionò. La forma poteva essere adatta, ma
lo spirito non lo riconosceva come proprio corpo.
Jun: Allora
come ha fatto a sigillarlo?
Shinku: Ci
volle molte tempo prima che nostro padre venisse a capo della cosa. Bahamut, al
contrario degli altri spiriti, è nato dall’essenza di un essere vivente, mentre
noi siamo nate da un’entità artificiale. In pratica solo un corpo di un vivente
può contenere Bahamut. Il problema ora era: quale corpo? Come ti ho già detto
Bahamut è entrato in contatto con tutti i popoli del mondo, e questa fu la
scintilla che illuminò la mente di nostro padre, perciò…
Jun: Non
dirmi che…
Shinku: Si,
Bahamut può essere contenuto esclusivamente nel corpo di un umano, così come per
entrare in contatto con i popoli del mondo si tramutava in umano, visto che i
draghi sono impossibili da trovare. Gli unici draghi esistenti tuttora sono
draghi del calibro di Bahamut ed inferiori, i quali vivono nel mondo spirituale,
un mondo che non può essere raggiunto nemmeno con gli N-Field. Nostro padre non
poteva però unirsi a quella incredibile massa di puro potere, perciò gli procurò
un ulteriore potere: scegliere lui stesso chi poteva usufruire dei suoi
poteri.
Jun: Quindi
Bahamut potrebbe essere alla ricerca di un corpo?
Shinku: No.
Bahamut è già in qualcuno ora. Ogni volta che l’esistenza terrena del corpo
prescelto finisce Bahamut entra subito in un corpo nato nell’istante della sua
morte, in modo che possa adattarsi subito al suo potere. Bahamut quindi è
un’anima che continua a reincarnarsi sempre, indipendentemente da tutto. L’unico
problema ora è trovarlo.
Jun: Al mondo
ci sono miliardi di persone, non ci basterebbe tutta l’eternità per trovarlo! È
davvero un’impresa disperata…
Shinku: Però
c’è. Mi basta questo per avere la speranza di trovarlo, prima o
poi.
Jun: Sarà
difficile riconoscerlo…
Shinku: Quasi
dimenticavo. Bahamut naturalmente è un essere superiore alla natura umana. Chi
cerchiamo deve essere potente, di buon cuore, saggio e sicuramente è
maschio.
Jun: Quindi
un essere di Luce a giudicare dalle sue caratteristiche…
Shinku:
Invece è il contrario. È un essere che appartiene alle
Tenebre.
Jun: Una
creatura così perfetta?
Shinku:
Bahamut è diverso da noi Rozen Maiden. Noi siamo nate per essere Alice, per
essere perfette, senza un briciolo di impurità. Una tale purezza deve essere
bilanciata in qualche modo, perciò Bahamut è nato dalle
Tenebre.
Jun: E
Suigintou allora perché è così?
Shinku: Lei
non è nata oscura, lo è diventata. Inoltre la sua Oscurità non danneggia Alice,
in quanto anche quel briciolo di Oscurità è compreso nella sua perfezione. Allo
stesso modo anche Bahamut ha in sé della Luce, la quale lo guida nella sua vita.
In pratica non aspettarti che chi contiene Bahamut abbia le peculiarità di un
principe azzurro. Non è biondo, non ha occhi azzurri, non ha la pelle candida,
non ha un fisico snello, non è particolarmente aggraziato nel movimento, non
veste in modo elegante, anche se può avere un proprio stile, non cavalca cavalli
bianchi. Insomma, è l’esatto contrario, ma è nettamente superiore a qualsiasi
principe per nobiltà d’animo e valore.
La bambola se
ne andò in camera. Nonostante tutto non aveva ancora perso i suoi rigorosi
orari, almeno questo non era stato cambiato da ciò che era
successo.
Sempre se,
come faceva Suiseiseki, anche lei non liberasse tutto ciò che pativa di notte,
nell’oscurità del suo scrigno, dove nessuno poteva
vederla.
Anche Jun
decise di andare a dormire.
Dovevano
trovare Bahamut, ma l’impresa non era di sicuro facile da
compiere.
Bahamut era
come una divinità minore, ma diversamente dall’essere di Luce descritto nei
testi sacri e nelle leggende lui cercava un essere appartenente
all’Oscurità.
In più era
sotto forma umana in quel momento, e non c’era niente che potesse aiutarlo a
distinguerlo da un comune umano.
Chissà,
magari era addirittura un suo compagno di classe…
Queste
domande accompagnarono Jun in un sonno profondo, ma anche lì fu tormentato da
quella creatura.
Bahamut
Bahamut
Bahamut
Era diventato
la fissazione di Shinku, ed ora, anche la sua.
Capitolo 2 *** II) Al di sopra del limite umano ***
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II)Al di sopra
del limite umano
Tomoe: Jun,
oggi sei strano. È successo qualcosa?
Jun: Eh?
Scusa, ero soprappensiero…
Tomoe: Oggi
non sei riuscito a concentrarti per niente. Cosa ti
preoccupa?
Jun: Non è
una vera e propria preoccupazione, è che…
Tomoe:
Che?
Jun: Shinku
forse ha trovato un modo di far risvegliare Hina Ichigo e
Souseiseki.
Tomoe: Cosa!?
C’è un modo per farle tornare come prima?
Jun: Si, ma
non sappiamo come fare…
Tomoe:
Racconta, forse posso fare qualcosa per aiutarti.
Jun iniziò a
raccontare all’amica tutto quello che Shinku gli aveva detto riguardo a Bahamut,
lasciandola perplessa.
Tomoe: Se le
cose stanno così questo Bahamut deve essere qualcosa di straordinario… come
potremmo fare a scoprire chi è?
Jun: Non lo
so. In questo momento potrebbe trovarsi chissà dove, e di sicuro una persona del
genere non credo metta in mostra facilmente le sue
capacità.
Tomoe:
Infatti da quanto hai detto Bahamut si getta nella mischia solo per necessità o
curiosità…
Jun: O per
proteggere chi è in difficoltà…
I due
iniziarono a cercare il modo di riconoscere il loro obiettivo, senza però
venirne a capo.
Jun si
accorse che stavano per incrociare la strada con una sua vecchia
conoscenza.
Tetsuya Kuro,
uno che fin da quando era uno studente delle superiori era solito prendersela
con chi gli sembrava indifeso solo perché aveva praticato judo per tre anni e
successivamente aveva pensato solo a gonfiarsi i muscoli. Talvolta se l’era
presa anche con lui, e di certo non gli era andata bene.
Di sicuro un
tipo del genere non sarebbe mai stato Bahamut. Troppo rozzo per
esserlo.
Purtroppo era
troppo tardi per cambiare direzione, perciò entrambi ostentarono indifferenza e
continuarono a camminare.
L’energumeno
però voleva attaccar briga, per questo, una volta di fianco alla ragazza, le
strattonò il braccio e la trascinò a se.
Tetsuya: Tu
vieni con me, voglio divertirmi un po’.
Tomoe: Hey,
ma che vuoi? Lasciami!
Tetsuya: Non
fare storie e vieni con me!
Jun cercò di
aiutare l’amica, ma Tetsuya lo colpì allo stomaco con un pugno, per poi
spingerlo vicino ad un tronco d’albero con un calcio.
Per quanto
fosse potente come Medium come persona non aveva una gran forza, ma non poteva
lasciare Tomoe nelle grinfie di quel tipo.
Si rialzò
dolorante, anche se lo sguardo preoccupato di Tomoe diceva “Lascia perdere,
non correre troppi rischi”.
La ragazza
cercò di afferrare il suo shinai, ma Tetsuya se ne accorse e la anticipò,
lanciando l’oggetto lontano da loro. Strinse ancor più forte il braccio di
Tomoe, che si lasciò sfuggire un gemito.
Improvvisamente
qualcosa di bianco andò a schiacciarsi sulla faccia dell’energumeno, facendogli
perdere la presa sulla ragazza, che corse subito
dall’amico.
?: Mio Dio
quanto sei fastidioso. Possibile che non si possa nemmeno riposare in
pace?
Jun alzò lo
sguardo e vide un ragazzo che se ne stava rilassato su un
ramo.
In mano aveva
una scatola con dentro degli onigiri, ed era probabile che fosse uno di quelli
ad essersi schiantato contro Tetsuya.
Tetsuya: E tu
che diavolo vuoi?! Impicciati dei fatti tuoi!
Il ragazzo
saltò giù dal ramo e porse la scatola ai due assaliti.
?: Servitevi
pure, tanto questo tipo mi ha fatto passare l’appetito.
Tetsuya: Ma
guarda un po’ questo. Vorresti metterti contro di me?
?: Sai, non
dovresti prendertela con quelli più piccoli di te. Solo i codardi agiscono
così.
Tetsuya:
OSERESTI DIRE CHE IO SONO UN CODARDO!?!
?: Se ti dà
fastidio saperlo vuol dire che lo sei in fondo.
Jun osservò
la persona che aveva davanti. Era totalmente diversa dal tipo col quale si stava
per confrontare.
Aveva dei
lunghi capelli scuri, molto tendenti al nero, ed indossava un giubbotto di pelle
nera lungo fino alle caviglie nonostante fossero ancora in estate. Visto che si
trovava di spalle il ragazzo non poté notare altro.
Lo
sconosciuto avanzò di qualche passo, come se avesse accettato una
sfida.
Mise la punta
del piede destro in avanti, per poi portarla rapidamente dietro al sinistro,
disegnando nel terriccio circostante, accumulatosi a causa dei lavori in un
cantiere poco distante, un semicerchio. Per il resto rimase immobile. Sembrava
di assistere ad un duello tra cavalieri dai suoi movimenti
Tetsuya: Se
vuoi battermi devi fare di più che muoverti come un cartone
animato!
L’energumeno
inizio a correre, ma arrivato vicino al ragazzo qualcosa lo spinse alla sinistra
dell’aggredito.
?: Meglio
muoversi come un cartone che fare affidamento su muscoli
falsi.
Quelle parole
sembravano senza senso, visto che chi le aveva proferite non si era nemmeno
mosso.
Solo
guardando a terra Jun si accorse che era stato il ragazzo che li aveva soccorsi
a colpirlo.
Aveva ruotato
sul piede destro, colpendo l’avversario col tallone
sinistro.
Chiunque
fosse era non solo forte, ma anche incredibilmente veloce.
Tanto veloce
che l’occhio umano non riusciva a seguirlo.
Il ragazzo si
voltò verso di loro e, dopo essersi avvicinato, disse.
?: Tutto
ok?
Tomoe: Si.
Grazie mille per l’aiuto.
?: Fammi
vedere il braccio.
La ragazza
allungò l’arto e lo sconosciuto sollevò delicatamente la manica, fino a mostrare
un grosso livido.
?: Ti pareva.
Quell’impiastro non sa proprio come ci si comporta con le donne. Mettici sopra
questa pomata, lo farà sgonfiare prima.
Tomoe: Beh…
grazie, molto gentile da parte tua.
Trovandoselo
finalmente davanti Jun ebbe la possibilità di osservarlo meglio. Aveva una
carnagione olivastra, un fisico che accennava appena una muscolatura ben
distribuita su tutto il corpo, mentre gli occhi, o meglio, l’occhio, visto che
quello sinistro era coperto da una folta tenda di capelli, color antracite
rifletteva il tramonto come uno specchio. Indossava una maglia nera, un paio di
jeans e degli anfibi. Al collo aveva un pendente che raffigurava un
dragone.
Il giapponese
che parlava era ad un buon livello, ma si vedeva che non era la sua lingua
madre. Doveva essere per forza uno straniero, anche se per parlare quella lingua
come la parlava lui ci sarebbero voluti molti anni per chiunque, anche per un
genio.
Nel frattempo
Tetsuya si era rialzato. Non sopportando di essere stato lui ad essere colpito
afferrò lo shinai che giaceva a terra e cercò di colpire alle spalle colui che
lo aveva umiliato.
?: Non so
dirvi quanto detesto i vigliacchi buoni a nulla come questo
tipo…
Il ragazzo
ruotò nuovamente su se stesso e colpì allo stomaco l’aggressore prima ancora che
potesse abbassare l’arma.
La cosa che
però colpì Tetsuya non era un pugno.
Era
l’impugnatura un pugnale, il quale aveva la forma di un
dragone.
?: Sei
fortunato che io non voglia uccidere, altrimenti saresti finito male. Un codardo
non è degno di bagnare Leviathan col suo sangue. Ora
vattene.
Tetsuya
fuggì, dolorante, mentre il ragazzo rinfoderava il pugnale al suo fianco, per
poi porgere la spada di bambù alla ragazza.
Jun faticò a
ritornare alla realtà, almeno non dopo quello che gli era sembrato di
vedere.
Nel momento
in cui aveva attaccato l’occhio visibile del ragazzo era cambiato, diventando
rosso e con la pupilla come quella di un serpente.
Ma non era
l’unica cosa strana.
Prima aveva
colpito l’avversario con il piede sinistro, mentre in quel momento aveva
impugnato la sua arma con la mano destra.
La sua
coordinazione era eccellente, a tal punto che non poteva capire se quel ragazzo
fosse mancino o ambidestro.
Qualunque
fosse la risposta rimaneva il fatto che quella persona era una vera macchina da
combattimento.
Qualcuno che
era al di sopra del limite umano.
Con un
movimento del braccio lo sconosciuto abbassò leggermente la manica del
giubbotto, in modo da poter controllare l’orologio.
?: Cavolo, si
è fatto tardi! Mi devo muovere. Scusate ma ora devo andare, è stato un piacere
conoscervi.
Detto questo
raccolse uno zaino nascosto su uno dei primi rami dell’albero e si incamminò. In
quel preciso istante Jun afferrò il braccio di Tomoe e
disse.
Jun:
Seguiamolo.
Tomoe:
Che?
Jun: Sarò
paranoico, ma credo che sia lui la persona che cerchiamo.
Tomoe: Però
lasciami, lì è dove quel tipo mi ha… cosa?!
Tomoe esaminò
minuziosamente il proprio braccio, senza trovare la minima traccia del
livido.
Tomoe: Ma
come…
Jun: Quel
ragazzo deve essere per forza Bahamut. Rifletti: è forte, è di sicuro di buon
cuore perché ci ha aiutati quando eravamo in difficoltà, ha curato il tuo
braccio, parla bene giapponese ma di sicuro è straniero, più che un principe
azzurro sembra un cavaliere nero, ha un medaglione a forma di drago, il pugnale
che aveva lo ha chiamato Leviathan e se non ho le allucinazioni prima di colpire
Tetsuya il suo occhio è diventato rosso e con la pupilla che sembrava quella di
un serpente…
Tomoe: … I
quali avrebbero la stessa pupilla dei draghi! Una bella
coincidenza…
I due
iniziarono a seguirlo di nascosto, facendo finta che dovessero per forza andare
per di là per tornare a casa. Ad un certo punto il loro obiettivo girò l’angolo,
ma quando anche loro lo seguirono di lui non c’era più
traccia.
Jun: Ma…
dov’è finito? È stato troppo veloce!
Tomoe: Forse
abita da queste parti…
?: Per caso
mi state pedinando?
Entrambi si
spaventarono e si voltarono di scatto, vedendo che il ragazzo era nascosto
dietro una pila di scatole.
Tomoe: M-ma
no! Noi… noi volevamo solo sapere almeno come ti chiami!
?: Non credo
sia un argomento interessante…
Jun:
Uffaaaaaa! Ora basta girarci attorno! Sei o non sei
Bahamut?
L’espressione
del ragazzo non cambiò, ma il suo sguardo sembrava più pungente.
Era di sicuro
più bravo di Shinku a nascondere le sue emozioni, ma era anche capace di usarle
per intimidire chi gli stava di fronte.
?: Bahamut?
Il drago mitologico?
Jun: Voglio
solo sapere se sei tu o no, nient’altro.
?: E cosa ti
farebbe pensare che sono io?
Jun: Tu non
sei un normale umano. Nessuno potrebbe sferrare un calcio con la stessa velocità
con cui lo hai fatto tu, nemmeno dopo un allenamento a dir poco estremo. Tu sei
al di sopra del limite umano, e solo chi ha Bahamut sigillato in se può essere
così potente e parlare così bene una lingua straniera.
Il ragazzo si
allontanò un po’ dai due, per poi fermarsi a pochi metri di distanza. Senza
voltarsi verso i suoi interlocutori disse.
?: Ora ho
altro da fare, c’è una persona che mi aspetta. Se volete continuare il discorso
vi aspetto domani sotto l’albero a quest’ora.
Ricominciò a
camminare, quando Tomoe lo chiamò di nuovo.
Tomoe:
Aspetta! Come ti chiami?
Senza
fermarsi il ragazzo rispose loro.
?: Mi chiamo
Giuseppe, se sapere il mio nome può farti piacere.
Dopo queste
parole Jun e Tomoe si diressero subito a casa del ragazzo per avvertire gli
altri della scoperta, mentre Giuseppe raggiunse una casa poco
distante.
Giuseppe:
Claudia, sono tornato!
Una ragazzina
bionda scese rapidamente le scale e gli si buttò addosso, felice come una
bambina che ritrova il suo pupazzo preferito.
Claudia: Era
ora che tornassi fratellone! Non puoi immaginare quante cose belle ho
trovato!
Giuseppe:
Posso immaginare… così come posso immaginare la tua reazione quando scoprirai
che ho preso…
Claudia:
Evviva! Lo sai che vado pazza per i dango!
Giuseppe:
Vedi di non ingozzarti troppo. A proposito di dango, dov’è finito il
gatto?
Claudia:
Intendi Dango? È di sopra che schiaccia un pisolino. Ora glie ne porto
uno…
Giuseppe: Che
ti ho detto riguardo ai dolciumi per gli animali?
Claudia: …
Che a gatti, cani, criceti e simili cibi dolci fanno male…
Giuseppe:
Infatti, ricordati anche i criceti della tua amica, che a forza di dargli la
cioccolata li ha fatti morire in due mesi.
Claudia: Ora
però vieni a vedere che ho preso! C’è una sorpresina anche per
te.
Giuseppe:
Come sempre dopotutto…
La ragazzina
lo portò in una stanza dove erano ammassati alcuni souvenir, alcuni anche
piuttosto ingombranti.
Claudia:
Allora… questo vaso è per mamma, questo palmare è per papà, questi poster per
Isa e…
Giuseppe:
Meglio lasciar perdere o finiamo domattina…
Claudia:
Almeno vedi che ti ho preso!
Giuseppe: E
va bene. Che hai preso stavolta?
Claudia:
Questi due! Belli vero?
La ragazza
porse al fratellone due statuine.
Un dragone ed
un serpente marino.
Giuseppe:
Dove li ha presi?
Claudia: In
una fumetteria. Ce ne erano anche altri che raffiguravano le Evocazioni di Final
Fantasy, ma ho preferito questi. Dopotutto Bahamut è come se fosse il tuo alter
ego.
Giuseppe: E
l’altro che c’entra?
Claudia: Beh,
Leviathan e Bahamut sono una bella accoppiata, non credi? E poi mi sembrano
molto adatti a te.
Giuseppe
sorrise leggermente, così da non far capire alla ragazzina che stava
pensando.
Lei non
sapeva quanto quelle due statuine avessero davvero molto da condividere con
lui…
Jun e Tomoe
si recarono di nuovo all’albero dove avevano incontrato Giuseppe il giorno
prima, ma lui non c’era ancora. Non era nemmeno appollaiato su uno dei
rami.
Aspettarono
mezz’ora, ma del ragazzo non c’era traccia.
Jun: Dove
sarà? Non è che ci ha imbrogliati?
Tomoe:
Potrebbe essere. In fondo è normale, non vuole si sappia in giro che
cos’è…
I due stavano
perdendo la speranza di poter chiarire le cose, quando Giuseppe arrivò dalla
parte opposta della strada.
Giuseppe:
Scusate il ritardo, ma oggi avevo la finale di un torneo di scherma e le
premiazioni sono durate più del previsto. Sapete, avevo messo da un po’ gli
occhi su questa riproduzione della Kusanagi no Tsurugi.
Il ragazzo
estrasse dal fodero una katana di fattura a dir poco perfetta, la cui lama
sembrava risplendere di luce propria
Jun:
L’importante è che alla fine sei arrivato. Ora possiamo finalmente continuare il
discorso di ieri.
Giuseppe: Non
ancora.
Jun: Come
sarebbe a dire non ancora?
Giuseppe:
Prima c’è qualcuno che deve uscire dal proprio
nascondiglio.
Il ragazzo
alzò lo sguardo verso il ramo dove era seduto il giorno prima, ma dove in quel
momento era seduta Shinku.
La bambola
saltò giù dall’albero, fermandosi a mezz’aria per guardare negli occhi quello
che, secondo Jun e Tomoe, era il portatore di Bahamut.
Shinku: Sei
cambiato molto dall’ultima volta che ti ho visto…
fratellino.
Giuseppe: Tu
invece non sei cambiata per niente, vero Shinku? Lieto di rivederti.
Tomoe: Quindi
è davvero lui Bahamut?
Giuseppe: Ora
capisco come avete fatto a capire chi ero. Tu sei il Medium di Shinku, ma anche
lei ha qualche collegamento con le Rozen, giusto?
Shinku: Ci
serve il tuo aiuto, è importante.
Giuseppe:
Fammi indovinare, il Gioco di Alice, vero? Per caso hai radunato tutte le Rose
Mistyche?
Shinku: No.
Però è per questo che abbiamo bisogno di te.
Giuseppe:
Faresti meglio a spiegarti, se non capisco quello che devo fare non posso
aiutarti.
Shinku: Un
mese fa c’è stata una battaglia che ci ha costrette a riprendere il Gioco di
Alice contro la nostra volontà. Purtroppo in questa battaglia c’è stata
un’impostora che ha finto di essere la settima sorella e che è riuscita a rubare
le nostre Rose Mystiche. Ora lei è stata distrutta dal potere delle Rose e
nostro padre ci ha riportate in vita. Purtroppo però questo valeva per chi è
stata sconfitta dalla falsa settima. Due di noi quindi non sono potute tornare
indietro, perché sono state battute da me e Suigintou. Ci serve il tuo aiuto per
recuperare le loro Rose Mystiche e riportarle in vita.
Giuseppe
rimase pensieroso per un po’, poi prese di tasca un cellulare e compose un
numero.
Giuseppe:
Pronto Claudia? Senti, ho una cosa da fare e probabilmente non tornerò a casa
stasera, e se torno sarà di certo a notte fonda, quindi ordina qualcosa da farti
portare a casa per cena. I numeri dei ristoranti dove puoi parlare in inglese
sono di fianco al telefono… no, non è così… è inutile, tanto non ci sarà nessuno
scoop sulla mia vita privata…senti, ora devo andare. Civediamo domani.
Nessuno oltre
Shinku riuscì a capire la conversazione, tenuta nella lingua madre del
ragazzo.
Giuseppe:
Scusate, ma credo sia meglio andare in un altro posto per parlare di questo. Non
si sa mai chi potrebbe ascoltare.
Jun: Allora…
andiamo a casa mia, è lì che si trovano le due bambole di cui ti ha parlato
Shinku.
Il gruppo
iniziò ad incamminarsi verso casa di Jun, quando questi chiese, dopo alcuni
minuti di imbarazzante silenzio.
Jun: Che
lingua era quella?
Giuseppe:
Italiano. In questa vita sono nato in Italia. È davvero un bel posto dove vivere
e nonostante la grammatica sia un po’ complessa è una delle lingue con cui mi
trovo più a mio agio a parlare.
Tomoe: Quindi
sai anche altre lingue.
Shinku:
Bahamut si è reincarnato di sicuro molte volte in questi secoli, probabilmente
avrà girato mezzo mondo.
Giuseppe: Più
o meno. Comunque non chiamarmi Bahamut, preferisco che mi chiami col nome che ho
ora.
Jun: Deve
essere difficile ricordare qual è il proprio nome dopo che se ne hanno avuti
tanti…
Giuseppe: Non
proprio, finora sono stato sempre di nazioni differenti, perciò ogni nome aveva
un suono diverso.
Tomoe: Finora
quante volte sei rinato?
Giuseppe:
Finora sono state cinque. La prima volta ero un tedesco, la seconda volta un
americano, la terza volta un brasiliano, la quarta volta un giapponese ed ora un
italiano. Nelle vite precedenti mi sono chiamato Michael, Jason, Leon, Ryu ed
adesso Giuseppe.
Jun: Avrai
una bella discendenza…
Giuseppe: In
realtà ho avuto una vita normale solo durante la mia prima vita, per il resto…
lasciamo perdere. Però posso dire di poter andare fiero dei miei nipoti, Michael
è diventato un grande pilota, ma anche Ralph non è rimasto con le mani in
mano…
Jun: T-tuo
nipote è Michael Shumacher?
Giuseppe: Si,
però non posso andare di certo in giro a raccontarlo. Immagino di dover stare
attento soprattutto qui. Nella mia vita precedente non mi è andata tanto bene…
Tomoe:
Durante la tua vita in Giappone ti sei trovato nel bel mezzo della seconda
guerra mondiale, vero?
Giuseppe: Se
si fosse trattato solo della guerra non sarebbe stato un problema… il fatto è
che abitavo proprio dove cadde la bomba a Nagasaki… ero di pattuglia con altri
soldati quando accadde. Grazie alla forza di Bahamut sopravvissi, ma vista la
straordinarietà della cosa gli scienziati cercarono inutilmente di scoprire come
fosse stato possibile tutto ciò. Ogni giorno facevano test su prelievi, campioni
di tessuti e via dicendo. Se non fossi scappato prima o poi avrebbero cercato di
sezionarmi sicuramente, ed allora di sicuro Bahamut si sarebbe risvegliato e
sarebbe stato un problema non solo per me…
Il ragazzo
rimase taciturno fino alla fine del tragitto. Probabilmente non era abituato a
parlare di se e Shinku pensò che aveva già detto troppo rivelando alcuni
particolari sulle sue vite passate.
Entrati in
casa videro Nori, Suiseiseki e Kanaria affaccendarsi al divano, dove giaceva un
ragazzo svenuto.
Jun: Che… che
è successo?
Suiseiseki:
Mentre tornavo da casa dei nonni ho urtato qualcosa all’ingresso e quando ho
aperto lo scrigno c’era questo ragazzo a terra desu.
Nori: Mi
chiedo che sia venuto a fare qui Yamamoto. Casa sua non è da queste
parti…
Kanaria:
Forse voleva intrufolarsi in casa kashira!
Jun: … Ancora
non lo avete capito…
Suiseiseki:
Cosa desu?
Jun: Niente,
lasciamo perdere.
Nori: Jun,
chi è il tuo amico?
Jun: Lui?
Beh, ecco…
Shinku: Lui è
Bahamut.
Kanaria e
Suiseiseki rimasero zitte a guardare il ragazzo alle spalle di Jun e Tomoe, il
quale posò lo sguardo sul divano dove c’erano Hina Ichigo e
Souseiseki.
Giuseppe:
Sono loro, vero?
Shinku: Si.
Spero tu possa fare qualcosa…
Il ragazzo si
mise davanti alle due bambole e le osservò per un po’ senza fare altro,
accarezzando delicatamente il viso di quelle che erano le sue
sorelle.
Jun fece
segno a tutti di uscire, lasciando nella stanza solo Giuseppe, le due bambole
inanimate, Shinku e Suiseiseki, le quali non volevano saperne di
muoversi.
Giuseppe: Hai
detto che sono state rubate loro le Rose Mystiche, giusto?
Shinku:
Si.
Giuseppe:
Allora perché non sento la Rosa di Hina dentro di
te?
Shinku:
Perché anche io, per un po’, ho perso la mia, così come tutte quante. Noi che
siamo state sconfitte da Barasuishou abbiamo ricevuto una seconda possibilità,
ma loro due…
Giuseppe:
Privare della vita qualcuno è qualcosa di terribile, dovresti saperlo. Chiunque
lo faccia poi dovrà vivere con questo rimorso per sempre.
Suiseiseki:
Ti supplico, ci deve essere qualcosa che puoi fare desu! Sei Bahamut, la
creazione più grandiosa di nostro padre, desu!
Giuseppe: Io
non sono Bahamut. Io… sono solo l’ombra di quello che è.
Suiseiseki:
Vuol dire che…
Giuseppe:
Forse mi sopravvalutate. Io sono nato con lo scopo di rendere concreta Alice,
non sono un Maestro come nostro padre. Se avessimo le loro Rose Mystiche potrei
anche tentare qualcosa ma… non posso assicurarti niente.
Suiseiseki
abbassò la testa, singhiozzando silenziosamente.
La loro unica
speranza sembrava essere vana.
Shinku:
Quindi… non c’è proprio niente da fare…
Giuseppe: Se
solo sapessimo dove sono le loro Rose potrei azzardare un recupero e tentare di
riportarle in vita, ma in queste condizioni…
Shinku:
Laplace… deve avere lui le loro Rose Mystiche…
Giuseppe: Il
demone Laplace? Sapete dove si trova?
Shinku: Prima
gestiva un negozio assieme all’allievo di nostro padre, Enju, ma poi… è
scomparso. Immagino sia da qualche parte nell’N-Field…
Suiseiseki:
Ma l’N-Field è… sconfinato desu. Anche se… anche se dovessimo cercarlo tutti
insieme… trovarlo sarebbe impossibile perché… perché quello stupido coniglio
scappa sempre desu!
La terza
Rozen scoppiò in un pianto senza freni, mentre Shinku cercava di farla
calmare.
Improvvisamente
Suiseiseki balzò sul divano e disse.
Suiseiseki:
Se ti serve una Rosa Mystica prendi la mia desu! Se Souseiseki non può
svegliarsi nemmeno io voglio esserlo desu! Ho sempre trattato male la tarda
Ichigo, darle la mia Rosa è il minimo che possa fare per farmi perdonare
desu!
Giuseppe: Non
posso.
Suiseiseki:
Perchè desu?
Giuseppe: La
tua Rosa verrebbe accettata nel corpo di Hina qualora lei fosse ancora viva. La
tua Rosa può rendere vivo solo il tuo corpo, nessun altro.
Suiseiseki si
lasciò cadere pesantemente sul divano, raggomitolandosi e ricominciando a
piangere.
Possibile che
nemmeno Bahamut, l’Ultima Creazione di Rozen, fosse capace di fare qualcosa per
le due bambole?
Shinku uscì
dalla stanza, probabilmente per avvertire gli altri di ciò che era
successo.
Giuseppe dal
canto suo cercò di consolare l’altra, finché questa non si addormentò tra le sue
braccia, sfinita.
Forse loro
non lo capivano, ma per lui questa era una vera e propria
sconfitta.
Lui, che era
nato da una creatura seconda solo a Dio non aveva alcun potere in quel
contesto.
Non solo per
il cielo, coperto da pesanti nuvoloni, ma anche per gli animi di chi, in quel
momento, si trovava in casa Sakurada.
Nori, da
brava padrona di casa, aveva invitato tutti a rimanere per cena e per la
notte.
Yamamoto, che
nel frattempo si era ripreso, preferì tornare a casa propria, troppo teso per
rimanere una notte a casa della ragazza di cui era
invaghito.
Fu un bene,
visto che, con lui in giro, le bambole avrebbero avuto meno libertà di
movimento, in quanto non sapeva della loro esistenza.
Per Tomoe non
ci furono problemi. Jun telefonò ai suoi genitori e li avvertì che sarebbe
rimasta da loro.
Kanaria
rimase volentieri per la cena, ma chiarì subito che doveva tornare da Mitsu una
volta terminato il pasto.
Giuseppe
decise di rimanere, ma non volle cenare.
Si limitò a
portare Suiseiseki in camera di Jun ed ad adagiarla nel suo scrigno, mentre lui
si sedette a terra, ai piedi del letto di Jun.
Aveva bisogno
di riflettere, e tale cosa gli riusciva meglio quando era da solo,
preferibilmente al buio.
Mentre
pensava diede una rapida occhiata alla stanza di Jun, la quale, si sa, era piena
di oggetti maledetti e poster di piloti.
Gli fece
piacere vedere suo nipote tra gli idoli del ragazzo.
Ma la cosa
che più lo colpì fu una foto appesa alla parete.
Ritraeva Jun,
Nori, Tomoe e le cinque bambole che frequentavano la casa.
Vedendo
quella Giuseppe pensò che Jun aveva da spartire con le Rozen molto più di quanto
ne avesse lui.
Ad un certo
punto la porta si aprì e da quella fece capolino Shinku.
Shinku: Non
vieni a mangiare?
Giuseppe: Non
ho fame. E non chiedermi qual è il mio piatto preferito che non ho voglia
nemmeno di quello.
Shinku
sospirò e guardò fisso il ragazzo che le stava davanti.
Shinku: Non
ti dai pace, non è così?
Giuseppe: So
come si sente Suiseiseki. Anch’io ho perso i miei fratelli e le mie sorelle, i
miei genitori, mia moglie, i miei figli … tutti morti…
Shinku: Hai
avuto una sola moglie?
Giuseppe:
Solo durante la mia prima vita. Le altre volte ho evitato di legarmi a qualcuno.
Shinku:
Quindi… vuoi solo evitare di soffrire ulteriormente.
Giuseppe:
Ogni vita che vivo non è altro che un passaggio. Alla fine l’intera esistenza
diventa monotona per chi rinasce sempre e può ricordare tutto. Niente ha più
valore…
Shinku:
Niente?
Giuseppe: La
tua immortalità è diversa dalla mia. Tu per un certo periodo di tempo sei
sveglia, vedi il posto dove ti trovi, conosci nuova gente e ti addormenti di
nuovo. Difficilmente i tuoi legami con i Medium ti coinvolgono ed anche se li
ricordi non ti mancano. Perché tu senta la loro mancanza il vostro doveva essere
un legame unico. Per un umano la faccenda è diversa. Gli umani sono costretti per natura a formare legami con gli altri. Che siano
di sangue, di amicizia o d’odio non importa, alla fine vengono coinvolti anima e
corpo in tutto ciò. E quando un legame si spezza… ne soffrono, proprio come stà
soffrendo Suiseiseki.
Shinku: Ora
capisco cosa intendi dire. Perdere le persone più care che si hanno è sempre
qualcosa di atroce…
Giuseppe:
Questa volta sono stato fortunato. Sono figlio unico ed i miei genitori sono
morti quando avevo più o meno quattro anni…
Shinku: Cosa?
E tu ti ritieni fortunato per questo?
Giuseppe: Non
ho potuto conoscerli a fondo, quindi non posso soffrire particolarmente per la
loro mancanza. Inoltre sono riuscito in un qualche modo a non finire in
orfanotrofio, visto che non avevo altri parenti.
Shinku: Ma…
se i tuoi genitori sono morti così presto… come hai fatto finora a
sopravvivere?
Giuseppe:
Riesco a ricordare tutto delle mie vite precedenti. I miei primi tre genitori mi
hanno insegnato a fare un po’ di tutto, così ho imparato ad arrangiarmi. Ho
sempre fatto dei lavoretti per mantenermi. Dipingo case, restauro mobili,
intaglio il legno, riparo tubi, mi faccio assumere alla giornata quando posso e
così via. Faccio tutti questi lavori manuali che nessuno vuole più fare e che mi
permettono di guadagnarmi da vivere. Visto che poi non ho nessuno a carico le
finanze non sono un problema, dato che ogni volta guadagno molto più di quello
che potrei spendere. Ormai dovrei avere un bel gruzzolo
conservato…
Shinku: Non
capisco perché fai così. Una vita vissuta così, in questo modo, dedita solo a continuare
ad andare avanti, non è
inutile?
Giuseppe:
Credo sia il mio stato ad impormelo. L’immortalità è probabilmente la cosa più
inutile che possa chiedere un umano. A che serve vivere in eterno se poi si
perde tutto ciò a cui si tiene?
Shinku: Tu…
invidi gli altri umani?
Giuseppe: Le
persone normali saranno pure deboli, ma loro possono morire. Questa
consapevolezza rende ogni momento prezioso. Un istante irripetibile che va
vissuto nella sua completezza. Un immortale come me può vivere svariate volte la
stessa esperienza. Anche la morte stessa è qualcosa di insignificante. Tutti
quanti, una volta morti, raggiungono qualcosa di superiore, un aldilà che io non
posso nemmeno immaginare…
Shinku:
Vorresti morire quindi?
Giuseppe: Gli
umani sono fatti così. Apprezzano qualcosa solo quando la si perde. Chiunque
vorrebbe essere immortale per non perdere ciò che lo ha coinvolto in questo
mondo, ma un immortale può desiderare la morte perché ha già perso ogni stimolo
a vivere. Io non sono la più grandiosa creazione di nostro padre, io… sono solo
il suo più grande errore.
Shinku: Non
puoi…
Giuseppe:
Invece la penso così. Gli umani sono nati mortali, che senso ha un umano che non
può morire? La vita è una cosa bellissima, ma solo quando si sa che potrebbe
tutto finire. Si assapora ogni respiro, ci si prepara ogni giorno a vivere nuove
esperienze, tutto diventa unico. Un immortale non può fare lo
stesso…
Shinku: Mi
dispiace, ma non riesco a capire fino in fondo cosa provi…
Giuseppe: Non
mi aspettavo che capissi. Ora vai, credo che Nori ti stia aspettando per la
cena.
Shinku:
Questo è un modo gentile per chiedermi di lasciarti solo?
Giuseppe: Più
o meno…
La bambola
uscì dalla camera, mentre Giuseppe chiuse gli occhi, alzando il viso verso il
soffitto.
Non aveva mai
parlato di ciò che sentiva con qualcuno, quella era la prima volta per lui che
succedeva.
Solitamente
era uno di quei tipi che indossano migliaia di maschere, una di quelle persone
enigmatiche che non possono essere analizzate con i comuni
parametri.
Ad un tratto
qualcosa solleticò il naso del ragazzo, costringendolo ad aprire gli
occhi.
Una piuma
nera.
Giuseppe
sorrise leggermente e disse.
Giuseppe:
Come mai da queste parti… Suigintou? Per caso cerchi
Shinku?
La bambola
alata si posò con leggiadria sulla finestra, scrutando con i suoi occhi rossi
l’umano.
Suigintou:
Figurati, non ho tempo da perdere con lei.
Giuseppe girò
la testa verso la bambola, la quale, per tutta risposta, girò il viso di
lato.
La luce dei
lampioni che la illuminavano da dietro la facevano sembrare davvero un angelo
delle tenebre.
Giuseppe: Sei
proprio come ti ricordo. Hai sempre il tuo fascino
misterioso…
La bambola
cercò di rimanere indifferente, ma non riuscì a non
arrossire.
La cosa che
interessava di più però a Giuseppe era ciò che Suigintou cercava di nascondere
dietro la schiena.
Teneva
dolcemente fra le mani un giglio bianco. Probabilmente stava andando da Megu
all’ospedale.
Giuseppe:
Stai andando a trovare qualcuno?
Suigintou non
era mai stata così imbarazzata, perciò per sviare la conversazione disse con
voce dura.
Suigintou:
Passavo per caso. Piuttosto, chi sei tu? E perché sai il mio
nome?
Giuseppe:
Beh, è il minimo che possa fare ricordare il nome di mia sorella maggiore.
Sbaglio o sarebbe irrispettoso?
Al sentire la
parola “sorella” l’alata degnò l’umano di uno sguardo.
La cosa le
sembrò una presa in giro. E la cosa non le andava giù di
certo.
Suigintou:
Come sarebbe a dire sorella?! Noi Rozen Maiden non abbiamo legami con gli umani!
Gli unici umani che possono avere legami con noi sono i nostri Medium e nostro
padre!
Giuseppe:
Mamma mia che caratterino! Non ricordavo fossi così
suscettibile…
Suigintou: In
che senso ricordavi? Non ti ho mai visto prima!
Giuseppe: Può
darsi che non ti abbia visto in questa vita, ma tu hai visto i vari fallimenti
di nostro padre mentre cercava di mettermi al mondo…
La bambola
spalancò gli occhi.
Anche lei,
come tutte le altre, aveva dimenticato, fino a quel momento, l’esistenza
dell’ottava ed ultima creazione.
Suigintou:
Tu… Tu sei…
Giuseppe:
Noto con piacere che finalmente ti ricordi di me.
Suigintou:
Ma… che significa tutto questo? Tu non dovresti apparire solo quando sarebbe
dovuta nascere Alice?
Giuseppe:
Forse mi sarei dovuto mostrare solo in quel momento, ma io esisto sempre,
proprio come voi. L’unica differenza è che io passo da un corpo
all’altro…
Suigintou: Se
sei qui vuol dire che una di noi deve diventare Alice. È l’unica spiegazione.
Giuseppe: No,
mi trovo qui per caso, proprio come te.
Suigintou:
Allora faresti meglio a non andartene, perché presto mi dovrai nominare
Alice.
Giuseppe: Lo
so.
Suigintou lo
guardò, senza capire se volesse prenderla in giro o stesse facendo sul
serio.
Giuseppe:
Prima o poi tutte voi diventerete Alice. L’importante è che non seguiate quello
stupido gioco. Probabilmente nostro padre ha avuto un momento di follia per
pensare a qualcosa di così sadico come una lotta tra
sorelle…
Suigintou:
Come osi dire queste cose di nostro padre?!
Giuseppe:
Perché, ti pare una cosa giusta che delle sorelle si uccidano a
vicenda?
La bambola
rimase zitta. Da quando aveva combattuto con Barasuishou era diventata insicura
riguardo i metodi che era solita adottare.
Giuseppe: Va
bene, nostro padre ha tentato di creare qualcosa di perfetto, ma sinceramente
non so quanto valga questa perfezione! Vale la pena che sette sorelle muoiano
per dar vita ad una sola creatura? E poi la perfezione è solo qualcosa di
relativo. Per me tu, Shinku, le persone che conosco, che ho conosciuto, siete
tutti perfetti così come siete! Se tutto il mondo fosse perfetto sarebbe una
noia mortale, per questo esistono le imperfezioni. Rendono ogni essere unico e
speciale.
Suigintou:
Essere imperfetti però…
Giuseppe:
Pensi ancora di essere spazzatura perché il tuo progetto non è mai stato
completato, è così?
Suigintou: …
Tu che penseresti di me? Sono sempre stata qualcosa di difettoso, qualcosa che
nessuno voleva! Sono sempre stata considerata spazzatura!
Giuseppe: Hai
poca autostima. Tu non sei spazzatura. Spazzatura è solo uno scarto,
nient’altro. Il fatto che tu possa essere qui dovrebbe dimostrarti che non sei
tu quella che dovrebbe definirsi uno scarto.
Suigintou: E
chi sarebbe allora?
Giuseppe:
Io.
Suigintou
sbuffò. Pensò che, probabilmente, ciò che il suo fratellino stesse dicendo non
erano altro che parole mosse dalla pietà.
Suigintou:
Impossibile. Una creatura come Bahamut non può essere
spazzatura.
Giuseppe:
Ancora non ricordi bene come sono nato, vero?
Suigintou:
Non che la cosa mi importi…
Giuseppe:
Comunque sappi che io sono nato dagli scarti di tutte voi.
Suigintou:
Come sarebbe a dire dai nostri scarti?
Giuseppe: È
così. Nostro padre è stato estremamente bravo a manipolare Luce ed Oscurità. Per
voi Rozen Maiden riuscì ad isolare al momento della vostra creazione l’Oscurità
che è presente in ogni creatura. Io sono nato da quell’Oscurità che è stata
scartata per rendervi perfette. Già questo dovrebbe rendermi più spazzatura di
chiunque altro. Successivamente mi è stata donata un po’ di Luce, Luce che era
avanzata dalla vostra creazione, quindi ancora scarti. Infine per il primo
tentativo fatto da nostro padre per darmi un corpo usò alcuni componenti
corporei che riteneva inadatti a voi e che furono assorbiti dal mio spirito.
Suigintou:
Non è possibile, il tuo primo corpo era di metallo!
Giuseppe: Il
metallo serviva solo come corazza restrittiva, sarebbe rimasta giusto il tempo
per permettere al mio vero corpo di adattarsi al mio potere. Ciò che era
contenuto in quel contenitore di metallo erano sei pezzi inadatti a delle
bambole che dovevano essere perfette. Ad esempio il viso che ho ora doveva
essere il tuo…
Suigintou: E
perché sarebbe uno scarto?
Giuseppe: Per
via di questo…
Il ragazzo
sollevò il ciuffo di capelli che gli copriva l’occhio, il quale nascondeva una
cicatrice, la quale partiva dalla parte destra della fronte, per poi scendere in
diagonale tra zigomo e naso sinistri, evitando di poco
l’occhio.
Giuseppe:
Questo sfregio è la causa di una crepa che si venne a creare mentre nostro padre
terminava di lavorare il tuo viso. Il calore doveva aver indebolito una bolla
d’aria della porcellana, che poi, raffreddata, si è incrinata. Fin da quando
sono nato me la ritrovo in ogni vita, c’è sempre un incidente in cui mi capiti
di riceverla.
Suigintou:
Quindi… quello sarebbe dovuto essere il mio viso?
Giuseppe: Tu
non sei uno scarto. Se nostro padre non ti ha dato un torso è per via che non è
riuscito a crearne uno davvero adatto a te.
La bambola si
lasciò librare al fianco del ragazzo, per poi sedersi dove era andata a
posarsi.
Suigintou:
Quindi… è colpa nostra se tu sei come sei ora. Allora… ci odierai di
sicuro…
Giuseppe: Non
ne ho motivo.
Suigintou lo
guardò ancora.
Giuseppe: Un
fiore può fiorire dal sale, può anche sfaldare l’asfalto per raggiungere la luce
del sole, se vuole. Può farlo per sentirsi superiore, per disperazione, oppure
semplicemente perché ha voglia di nascere. Più o meno è come mi sento io. Anche
se sono nato da scarti non me ne pento. Dopotutto te l’ho detto, sono queste
imperfezioni a renderci unici.
Suigintou non
rispose.
Il fatto che
lei, che era sempre stata considerata spazzatura, avesse in qualche modo reso
spazzatura qualcuno che non le aveva mai fatto niente di male la faceva sentire
in colpa.
Giuseppe
comprese lo stato d’animo della sorella e la poggiò sofficemente sulle sue
gambe, accarezzandole i capelli.
Giuseppe: Non
è colpa tua quello che mi è successo. Ed anche se lo fosse… ti dovrei
ringraziare. Questa cicatrice mi ricorda come sono nato ed è un profondo legame
che mi collega a te, Suigintou.
Suigintou:
Io…
Giuseppe: Ora
però smettila di sentirti in colpa. Non potrai mai diventare Alice se continui
ad accusarti di colpe non tue.
L’angelo nero
non rispose. Per tutta risposta l’umano iniziò a carezzarle le ali, come se
volesse pettinarle.
Giuseppe: Sai
cosa potrebbe renderti realmente imperfetta? Queste ali. Si vede che non le curi
molto. Le piume sono tutte arruffate, è un peccato lasciarle così. Sono sicuro
che se iniziassi a curare di più il tuo aspetto le altre inizierebbero a
guardarti sotto una luce diversa…
Suigintou: Si
è fatto tardi… devo andare ora…
Giuseppe: Vai
a trovare qualcuno?
Suigintou:
Si, la mia Medium. Lei… è malata da quando era piccola. I medici continuano a
dire che potrebbe andarsene da un momento all’altro…
Giuseppe: I
medici sono umani, sbagliano anche loro. Il fatto che lei sia riuscita a
sopravvivere finora potrebbe significare che non morirà tanto facilmente. Gli
umani sono fatti così, non si sa mai che potrebbe succedere quando hai a che
fare con loro.
Suigintou si
librò verso la finestra, e prima di volar via disse.
Suigintou: In
ogni caso… se potessi guardare nel tuo mondo interiore vedrei chiaramente che
non sei tu quello che è spazzatura…
Giuseppe: Se
vuoi posso farti vedere com’è la mia natura…
Suigintou:
Davvero puoi mostrare il tuo essere interiore agli altri?
Giuseppe: Si,
ma… non è un bello spettacolo.
La prima
bambola si fermò, aspettando che il suo fratellino facesse
qualcosa.
Questi le
posò l’indice sulla fronte, mettendola in contatto con il suo
cuore.
Ciò che vide
spinse Suigintou ad indietreggiare, a rischio di cadere dalla
finestra.
Giuseppe la
trattenne per un braccio, impedendole di precipitare.
Giuseppe:
Sbaglio o avevo ragione?
Suigintou:
Perché… perché era tutto nero? Era… era talmente opprimente! Mi sembrava di
soffocare…
Giuseppe:
Perché è la mia natura. Io appartengo all’Oscurità, non sono
altro.
La bambola
posò una mano sul petto del ragazzo, cercando di sentire il suo
battito.
Stranamente
non avvertì alcuna vibrazione che la informasse che in quel corpo c’era un cuore
che pulsava…
Suigintou:
Sapevo che Bahamut avesse una corazza impenetrabile, ma credevo che almeno si
potesse sentire il suo cuore battere sotto di essa…
Giuseppe:
Ormai sono secoli che non sento più il mio cuore. Da quando ho capito di essere
immortale.
Suigintou:
Scusa per aver risvegliato tutto questo…
Giuseppe:
Veramente non avrei dovuto fartene peso… tieni questo, per farmi
perdonare.
Il ragazzo
unì le mani, e quando le riaprì aveva sul palmo di una mano una piccola sfera
lucente.
Suigintou:
Che cos’è?
Giuseppe:
Qualcosa per la tua Medium. Ho cercato di attingere energia dalla poca luce che
possiedo per crearla. Spero la faccia sentire meglio. Non dimenticare il tuo
giglio.
Suigintou si
accorse che le era caduto di mano il fiore, probabilmente a causa dello shock
che aveva provato nel ritrovarsi immersa nelle Tenebre più
totali.
Dopo aver
preso la sfera la Rozen fece un modesto cenno di saluto e
volò via verso l’ospedale.
Ad attenderla
c’era Megu, in quel momento assopita.
Posò il
giglio in un vaso messo sul comodino, per poi avvicinarsi alla
ragazza.
Decise di
dare fiducia al ragazzo e posò la sfera sull’anello, il quale la
assorbì.
In quello
stesso istante Megu si svegliò.
Megu:
Buonasera Suigintou. Che hai fatto alle ali?
La prima
bambola si guardò le ali, trovandole molto diverse da
prima.
Non erano più
informi ed arruffate
Sembravano
delle ali d’aquila.
Doveva
avergliele messe in ordine Giuseppe mentre le accarezzava.
Suigintou:
Lascia perdere. Come stai oggi?
Megu: Prima
avevo qualche linea di febbre ma ora… non so, mi sembra passato tutto. Non mi
sono mai sentita così… c’entra qualcosa la luce che irradia
l’anello?
Suigintou:
Credo… credo proprio di si…
Suigintou si
voltò verso la finestra.
Ora non aveva
più dubbi.
Quel ragazzo
era davvero Bahamut, e quella ne era la prova.
Jun e Shinku
salirono in camera per la notte, trovando Giuseppe che metteva in ordine
l’interno degli scrigni delle sorelle. In quel momento aveva finito di
riordinare quello di Shinku, la quale, stranamente, non si sentì offesa che
fosse stato toccato qualcosa che le apparteneva.
In quel
momento sembrava un fratello maggiore che si prendeva cura delle
sorelline.
Jun: Abbiamo
deciso come sistemarci per stanotte. Se vuoi puoi dormire qui assieme alle
bambole maledette…
Giuseppe: Non
ti preoccupare, il divano va più che bene.
Jun: Sei
sicuro?
Giuseppe:
Certo. E poi non voglio disturbare.
Senza
aspettare che Jun rispondesse Giuseppe si diresse verso le scale, per poi
fermarsi poco prima di iniziare a scendere.
Giuseppe:
Dimmi, cosa è cambiato in te da quando loro sono entrate nella tua
vita?
Jun: Cosa è
cambiato?
Giuseppe: Se
non fosse cambiato niente non mi avresti cercato…
Jun: Beh,
come dire…
Shinku: Per
caso ti vergogni di rivelare la verità davanti a me?
Shinku sapeva
perfettamente come agire con il suo Medium. Per quanto fosse svogliato aveva pur
sempre il suo orgoglio, e di sicuro non gli piaceva essere preso in giro da una
bambola.
Jun: Ovvio
che no! Le tue sorelline sono come un tifone, sono entrate nella mia vita
sfondando la porta. Beh, a dire il vero Suiseiseki ha letteralmente sfondato la
finestra e continua tuttora a sfondarla. All’inizio non le sopportavo, ma… ormai
non riesco più ad immaginare la mia vita senza di loro. Da quando le ho
conosciute sono cambiato, ma di sicuro in meglio.
Giuseppe:
Merito dell’effetto benefico della loro Luce. Stare a contatto con loro ti ha
reso più forte ed hai lentamente imparato ad apprezzarle per quello che sono.
Buonanotte.
Il ragazzo
scese, mentre Jun si distese sul suo letto.
Dopo un paio
di minuti si rese conto di non aver dato al suo ospite neanche un paio di
coperte e si affrettò a prenderne un paio dall’armadio, ma Shinku lo fermò
strattonandolo per la maglia.
Jun: Ma che
fai?
Shinku:
Secondo te davvero andrà a dormire?
La bambola
salì fino alla finestra e, affacciatasi, mostrò che Giuseppe non era affatto sul
divano.
Era in
giardino che osservava le nuvole, le quali stavano rovesciando una pioggia
fittissima.
Jun: Ma che
fa?
Shinku: Non
lo so. È probabile che faccia così quando c’è qualcosa che non
va.
Jun: Però se
continua a stare sotto la pioggia si prenderà un accidenti! Vado a portargli un
ombrello.
Shinku:
Fermati.
Jun: Ma si
può sapere che…
Shinku: Il
fatto di non poter aiutare Souseiseki ed Hina Ichigo deve avergli abbattuto il
morale. Noi tutti confidavamo in lui e probabilmente si sente responsabile di
non essere stato all’altezza delle nostre aspettative. L’unica cosa che possiamo
fare è andare a dormire e sperare che trovi da se le risposte che cerca. In
fondo ha qualche secolo di vita, non c’è da preoccuparsi per
lui.
Jun si lasciò
convincere e si mise a letto, mentre Shinku si coricò nel suo
scrigno.
Stranamente
lo trovò più comodo del solito. Probabilmente era tutto merito del suo
fratellino. Si addormentò subito, iniziando a sognare un ricordo che aveva
rimosso da tempo immemore.
Quando si
svegliò per prima cosa salì sulla finestra, calpestando Jun nel processo, ma
quando si affacciò notò che Giuseppe non c’era più, così come aveva smesso di
piovere.
Al suo posto,
appeso ad uno dei rami dell’albero piantato nel giardino, un
foglio.
Anche
Suiseiseki si alzò e, quando scesero giù, trovarono Nori, Tomoe e Kanaria in
cucina che preparavano la colazione.
Nori:
Buongiorno. Jun, per caso Giuseppe è in camera tua? Ieri non è sceso nemmeno a
cenare…
Jun: Ieri ha
detto che avrebbe dormito sul divano, ma poi è stato per non so quanto tempo
fuori sotto la pioggia. Non so il motivo per cui l’abbia fatto, ma di sicuro ha
qualche rotella che non va…
La porta si
aprì, ed il Medium vide la quinta Rozen uscire, seguita dalla
giardiniera.
Jun, seguito
da Kanaria, seguì le due bambole, le quali stavano leggendo il biglietto
lasciato dal ragazzo.
Jun: Hey, che
vi prende?
Suiseiseki:
Leggi qui desu…
Jun prese di
mano alla giardiniera il biglietto, rimanendo incredulo davanti a ciò che aveva
appena letto.
“Non posso
fare niente di ciò che mi chiedete, non sono onnipotente. Ed anche se potessi
non sono affari miei. Arrangiatevi.”
Jun: Che… che
significa?
Shinku: Credo
sia un modo per dirci che dobbiamo rassegnarci
all’evidenza…
Kanaria: Ma
che maleducato kashira! Almeno poteva tentare di fare qualcosa, in fondo è o non
è Bahamut kashira?
Suiseiseki:
Chiudi il becco desu! Non hai il diritto di insultarlo
desu!
Kanaria: Ma
lui è l’unico che può aiutarci kashira!
Shinku:
Suiseiseki ha ragione. Noi… noi non possiamo fare niente, perciò abbiamo cercato
speranza nei poteri di qualcun altro, ma non abbiamo pensato che nemmeno lui
avesse i poteri necessari… siamo state solo delle stupide…
Jun: Non
giustifica ciò che ha scritto nel biglietto.
Shinku: Non
sappiamo cosa provi dentro di se. È possibile che ciò che ha vissuto lo abbia
reso cinico. Non abbiamo il diritto di giudicarlo.
Suiseiseki:
Probabilmente è lui quello che ha più bisogno d’aiuto
desu…
Shinku
ricominciò a pensare al suo sogno.
Grazie a
quello aveva capito meglio come era nato il suo fratellino, ma nello stesso
tempo non aveva compreso niente che potesse aiutarla a
comprenderlo…
Ricordava
che, quel giorno d’estate, era seduta sul tavolo da lavoro di Rozen assieme a
Suigintou, mentre il costruttore di bambole stava lavorando al suo ultimo
progetto: Bahamut.
Le altre
Rozen, al contrario della prima e della quinta, erano occupate nelle loro solite
attività, ma erano lo stesso molto ansiose di vedere ultimato il loro
fratellino.
Le bambole
osservavano stupite lo spirito nero che volteggiava davanti a loro, in attesa di
avere un corpo proprio.
Shinku:
Padre, hai detto che questo nuovo fratellino è stato creato da Bahamut, ma cosa
è Bahamut?
Rozen:
Bahamut è un drago dai poteri inimmaginabili, e visto che è così potente è
l’unico che possa farvi diventare Alice. Infatti, diversamente da voi, non gli
servirà la
Rosa Mystica per muoversi, ma il potere di
questo spirito, la sua anima, dalla quale ricaverà energia, proprio come un
essere vivente qualsiaso.
L’uomo porse
alla quinta bambola un libricino rilegato in pelle rossa.
Rozen: In
questo libro c’è tutto quello che si sa su di lui, di sicuro saprà spiegarvi
tutto meglio di quanto possa fare io.
Suigintou: E
per quanto riguarda la settima? Non avresti dovuto finire prima
lei?
Rozen: Lei è
quasi ultimata, perciò mi stò concentrando sul vostro fratellino. Temo che la
sua realizzazione non sarà molto semplice. Più o meno come per il tuo
torso.
Suigintou: In
effetti… perché non sono ancora completa io?
Rozen:
Perdonami se non ti ho ancora costruito un torso, ma tu sei l’unica Rozen Maiden
ad avere le ali, perciò il tuo corpo deve essere più leggero possibile per non
affaticarti o addirittura impedirti di volare.
Shinku:
Bahamut deve avere per forza un corpo di metallo?
Rozen: Il suo
corpo non è fatto di metallo. Questo metallo servirà a trattenere il potere
dello spirito il tempo necessario che i vostri pezzi riescano ad
abituarcisi.
Suigintou: I
nostri?
Rozen:
Sapete, tutti gli umani sbagliano, è la loro natura, perciò mentre creavo le
prime sei bambole della vostra collezione ho creato per caso dei pezzi che non
si addicevano a delle bambole eleganti e femminili come voi, erano troppo grandi
e mascolini, perciò li stò riutilizzando per lui. In lui c’è un pezzo di tutte
voi. Ora vieni qui Bahamut, il tuo corpo è pronto.
Lo spirito
volò in un’apertura sulla schiena del contenitore, ma appena pochi secondi dopo
la bambola di metallo iniziò ad accartocciarsi su se stessa, fino a che non si
ridusse alla grandezza di una biglia e si aprì a metà, lasciando libero lo
spirito.
Suigintou:
Che significa?
Rozen: Sembra
che il corpo che gli ho preparato non fosse adatto a lui… comunque c’è una buona
notizia.
Shinku:
Sarebbe?
Rozen: I
vostri pezzi non ci sono più, quindi Bahamut deve averli assorbiti. Direi che vi
ha accettate come sue sorelle.
Alcuni giorni
dopo Rozen riprovò a costruire un corpo per lo spirito, stavolta dandogli la
forma di un dragone metallico, e quella volta sarebbe stato il suo vero corpo,
senza pezzi scartati o creati apposta per lui. Al suo fianco sempre presenti
Shinku e Suigintou.
Shinku: Un
drago?
Rozen:
Bahamut è un drago, e visto che questo spirito è stato ricavato da una sua
scaglia è più facile che accetti il corpo di un drago come
contenitore.
Suigintou: E
se distrugge anche questo?
Rozen:
Dovremo trovare un altro modo per fargli avere un corpo…
Lo spirito
entrò nel nuovo contenitore, ma non implose. Dopo un paio di minuti però lo
spirito uscì da quello.
Shinku: E
adesso?
Rozen: Non
riconosce nemmeno questo come suo corpo. Devo ammettere che non avevo pensato ad
una cosa simile.
Suigintou:
Certo che questo spirito è proprio viziato…
Passarono
alcuni mesi dopo quel fallimento. La settima Rozen era stata completata nel
frattempo, ma non si era mai fatta vedere dalle sorelle e nemmeno il padre
sapeva dove andava a nascondersi ogni giorno.
In un
pomeriggio d’autunno ci fu l’illuminazione.
Shinku stava
leggendo il libro che suo padre le aveva dato, quando ad un certo punto
chiese.
Shinku:
Padre, ma la nostra Rosa Mystica cos’è? Come è stata
realizzata?
Rozen:
La Rosa Mystica? È
un’entità artificiale. L’ho creata unendo alcune varietà di pietre preziose
intrise di poteri magici e poi l’ho divisa in sette parti, una per ognuna di
voi.
Shinku: E
Bahamut? Lui è nato da una scaglia…
Rozen: La
scaglia, anche se staccata dall’intero corpo, conservava sempre alte proprietà
magiche, però è stato più facile crearne uno spirito in
quanto…
Rozen si
fermò.
Finalmente
aveva capito come fare a dare un corpo alla sua ultima
creazione.
Rozen: Ma
certo! Come ho fatto a non pensarci prima?
Shinku:
Pensare a cosa?
Rozen: Voi
siete nate da un’entità artificiale, perciò le vostre Rose riconoscono come
proprio corpo un’altra entità artificiale! Bahamut invece è nato da una creatura
vivente, perciò può essere ospitato solo in un corpo vivo! Ha assorbito i vostri
componenti per via della sua natura curiosa e per creare un legame con voi, ma
per il resto riconosce come suo corpo solo un corpo vivo, fatto di carne e
sangue!
Shinku:
Quindi dovresti rinchiuderlo in un drago?
Rozen: Mi
pare difficile. I draghi che esistevano sulla terra si sono estinti all’incirca
durante il medioevo, gli unici rimasti devono essere per forza draghi
trascendentali, tra i quali Bahamut stesso.
Shinku:
Allora come fari a dargli un corpo?
Rozen:
Bahamut in passato si è trasformato anche in umano, perciò credo che potrà
riconoscere un corpo umano come il suo…
Shinku: Un…
umano? Ma… così alla fine non morirà?
Rozen: Per
questo gli conferirò un ulteriore potere. Ogni qualvolta l’umano che lo ospita
morirà lui si trasferirà istantaneamente in un altro corpo nato nel momento
stesso della sua morte. In questo modo sarà sempre qui sulla terra e potrà
incontrarvi prima o poi.
Il giorno
dopo lo spirito vagante sparì dalla tenuta di Rozen e nessuna delle bambole ebbe
più sue notizie.
Almeno fino a
pochi giorni prima.
Sapeva che
Bahamut sarebbe stato diverso da tutte loro, ma mai si sarebbe aspettata
qualcosa del genere.
Nel frattempo
Giuseppe si era allontanato di un centinaio di metri
dall’abitazione.
Si infilò in
un vicolo e, afferrato il pugnale, avvolse la lama di energia oscura, per poi
scagliarla a terra, creando una fiamma nera.
Quello era il
suo modo per aprire un N-Field, senza alcun bisogno di usare
specchi.
Entrò nel
passaggio, pronto a cercare qualcosa.
O meglio,
qualcuno.
Laplace.
Trovato lui
avrebbe trovato le Rose Mystiche di Hina Ichigo e Souseiseki. Le avrebbe
recuperate, ridate alle legittime proprietarie e se ne sarebbe andato senza che
nessuno se ne sarebbe accorto.
Un’ombra, che
agiva senza lasciare traccia della sua esistenza.
In effetti
lui si sentiva in tutto e per tutto un’ombra.
Non era altro
che l’ombra del vero Bahamut, inoltre apparteneva alle
Tenebre.
Ma era anche
uno scarto dell’Oscurità.
Un’ombra non
è altro che un ibrido, uno scarto di luce che piomba nelle Tenebre e crea
un’Oscurità impura.
Né totalmente
Luce, né totalmente Oscurità.
Semplicemente
qualcosa che non sarebbe dovuto esistere, ma che esisteva lo
stesso.
Più o meno
quello che pensava di se stesso.
Lui era nato
dall’essenza di un drago, era stato concepito artificialmente e viveva in un
corpo umano.
Non sarebbe
mai dovuto esistere, eppure c’era. E continuava ad esserci, secoli e secoli dopo
la sua nascita.
Avrebbe
continuato la sua immortalità nell’ombra, ma prima di tagliare i ponti con le
sue sorelle doveva fare qualcosa per loro.
Lui non ci
avrebbe guadagnato niente, ma voleva che almeno loro avessero la possibilità di
essere felici, le une insieme alle altre.
Entrato nella
fiamma Giuseppe si concentrò per percepire l’energia emanata dalle due Rose
Mystiche.
Non gli ci
volle molto per trovarle.
Come pensava
vicino alle Rose c’era una terza energia, probabilmente quella di
Laplace.
Ma c’era
qualcosa che non aveva previsto.
Una quarta
presenza, ma molto diversa da quella del coniglio.
Era
incredibilmente simile a quella emanata dalle Rose Mystiche delle
sorelle.
In ogni caso
non poteva tirarsi indietro. Ogni volta che iniziava qualcosa doveva portarla a
termine, che fosse un lavoro, un corso scolastico o semplicemente una partita a
scacchi.
Trovò
facilmente la porta dietro alla quale si nascondeva Laplace ed
entrò.
Si trovava in
un mondo notturno, ricco di vegetazione, ma era più che evidente che era stato
abbandonato.
Le siepi, gli
alberi ed i fiori erano quasi del tutto avvizziti, lo stesso valeva per alcune
piantine di fragole sparse tutt’intorno, mentre vari giocattoli e disegni
giacevano impolverati ed accartocciati.
Quel mondo
doveva essere il risultato dell’unione dei mondi interiori di Souseiseki ed Hina
Ichigo, e lo stato d’abbandono del luogo mostrava chiaramente il loro stato
attuale.
Iniziò a
camminare per il luogo, fino a che non si trovò davanti ad un crepaccio profondo
una decina di metri.
Sotto di lui
c’era il Giudice del Gioco, seduto davanti ad un fuoco, in compagnia di qualcuno
che vestiva con un abito rosa pallido.
Nel
frattempo, a casa di Jun…
Nori: Quindi
non c’è proprio speranza di riportare tra noi Hina e
Souseiseki?
Shinku: A
quanto pare no. Senza Rose Mystiche nemmeno nostro padre potrebbe fare qualcosa
per loro.
Suiseiseki:
Se solo quello stupido coniglio non fosse così evanescente potremmo prenderci le
Rose Mystiche desu!
Jun: C’è solo
il problema che lui si manifesta solo nell’N-Field da quando il negozio di Enju
è chiuso.
Kanaria: E
che l’N-Field è centinaia di volte più grande della terra
kashira…
Suiseiseki:
Ora basta desu! Non possiamo rimanere con le mani in mano desu! Dobbiamo
subi…
La
giardiniera ammutolì, mentre lei e le sorelle iniziarono a guardarsi
intorno.
Tomoe: Che
succede?
Shinku: Un
N-Field…
Kanaria:
Hanno aperto un N-Field kashira!
Jun:
Suigintou?
Shinku: No,
Suigintou apre gli N-Field come li apriamo noi. Questo è…
diverso.
Suiseiseki:
Sembra un passaggio creato dall’Oscurità desu…
Nori:
Oscurità?
Jun: Sbaglio
o hai detto che Giuseppe, o meglio, Bahamut è nato
dall’Oscurità?
Shinku: Si, è
così.
Jun: Può
darsi che usi proprio l’Oscurità per aprire gli N-Field. In fondo lui è Oscuro,
avrà imparato a manipolare le Tenebre!
Kanaria:
Sarebbe andato nell’N-Field quindi kashira? Ma… perché
kashira?
Tomoe. Forse
il biglietto era falso…
I presenti
nella sala guardarono la ragazza, come se dalle sue parole dovesse provenire la
salvezza del mondo.
Tomoe:
Insomma, noi sappiamo che è un tipo solitario, ma che nonostante ciò si adopera
per aiutare gli altri, giusto?
Nori: Si, ma
che c’entra?
Tomoe: Mi
sembra probabile che il biglietto che ci ha lasciati fosse tutta una finta. È
possibile che abbia voluto andare a cercare le Rose Mystiche senza nessuno tra i
piedi che potesse intralciarlo, o forse perché non voleva che qualcun altro
potesse correre un rischio che poteva evitare…
Suiseiseki:
Deve essere per forza così desu! Jun, prendi la tarda e Souseiseki, lo
raggiungiamo nell’N-Field desu!
Jun: Ma… se
davvero vuole che noi ne stiamo fuori…
Shinku: Non
possiamo rimanerne fuori. Giuseppe ora stà cercando di ridarci le nostre
sorelle, il minimo che possiamo fare è raggiungerlo per aiutarlo!
Jun afferrò
Souseiseki, ma fu anticipato da Tomoe nel prendere Hina.
Tomoe: Vengo
con voi.
Jun:
Cosa?
Tomoe: Non
sono una Medium, ma so combattere e tu lo sai. Se sarà necessario scenderò in
campo.
Nori:
Vengo…
Jun: Nori, tu
hai la semifinale del torneo di lacrosse e la tua squadra non potrà vincere
senza di te.
Nori: Ma
io…
Jun: Già
siamo in troppi per i miei gusti. Non ti preoccupare, torneremo sani e
salvi.
Nori: Va
bene…
Jun: Ah,
ricordati che oggi avremo altre due persone a tavola.
Con questa
affermazione ottimistica Jun convinse la sorella che non c’era di che
preoccuparsi.
Il gruppo
salì al piano di sopra, attivando un N-Field nello specchio ed
entrandoci.
Nel frattempo
Giuseppe aveva osservato attentamente la ragazza al fianco del coniglio,
riuscendo a comprenderne finalmente l’identità.
Non c’erano
più dubbi.
La quarta
presenza apparteneva alla settima Rozen, Kirakishou.
Lei era
l’unica ad avere una rosa bianca al posto dell’occhio
destro.
Solo una cosa
non era chiara: che ci faceva in compagnia del demone?
Nonostante
questo interrogativo Giuseppe saltò giù, atterrando nell’ombra di alcuni alberi,
così da poter ascoltare meglio cosa si dicevano.
Kirakishou:
Questo posto è orribile. Perché sei voluto venire qui?
Laplace:
Anche se la vita non c’è più il proprio passaggio non smette di esistere.
Kirakishou:
Dovresti smetterla di parlare per enigmi, comprenderti diventa ogni volta
un’impresa.
Laplace: Le
Rose Mystiche delle tue sorelline avevano bisogno di tornare a casa loro, ma
come vedi… sono cambiate un paio di cose. Un peccato se si pensa che questi
mondi avrebbero potuto prosperare ancora…
Giuseppe uscì
dal suo nascondiglio, mostrandosi ai due.
Giuseppe: Non
credi allora sia meglio rimettere ogni cosa al proprio
posto?
Laplace
osservò il ragazzo, senza capire chi fosse.
Laplace: Il
loro tempo però è scaduto, ergo non c’è più niente da fare
ormai.
Giuseppe: Per
chi ha la possibilità di vivere in eterno il tempo non scade
mai.
Laplace:
Ottima arguzia giovanotto. Potrei sapere il tuo nome di
grazia?
Giuseppe: Non
ha importanza. Sono venuto solo per un motivo. Datemi ciò che cerco e vi lascerò
perdere.
Kirakishou: E
cosa staresti cercando?
Giuseppe: Le
due Rose Mystiche delle proprietarie dei mondi che hanno creato
questo.
Laplace:
Interessante che tu conosca ciò. Sei per caso un allievo di Rozen che non ho
conosciuto? O magari hai un legame di cui Enju non mi abbia
parlato?
Giuseppe: Ho
già detto che non ha importanza. Allora, che rispondi?
Kirakishou:
Lui è il Giudice del Gioco, è l’unico che possa rivendicare il diritto di alcune
delle Rozen Maiden a tornare a combattere.
Giuseppe: Lui
sarà pure il Giudice, ma chi decide chi possa diventare Alice non è
lui.
Quell’affermazione
tradì il ragazzo, che fu riconosciuto dalla bambola.
Kirakishou:
Ora capisco perché sai tutte queste cose…
Laplace: Sai
chi è questo ragazzo Kira?
Kirakishou:
Il mio fratellino, quello che diede tanti grattacapi a nostro padre per metterlo
al mondo. Non pensavo ti avrei mai incontrato…
Laplace: Non
sapevo della sua esistenza… come mai lui è umano?
Giuseppe:
Perché io non sono come loro. Sono sempre appartenuto al mondo dei
vivi.
Laplace: Noto
che anche a te piace parlare per enigmi…
Giuseppe:
Poche storie, non ho tempo da perdere. Che decidi?
Laplace:
Desolato ma loro rimangono con me. Perché non provi ad
estorcermele?
Giuseppe: Per
caso è una sfida?
Laplace: Sai,
potrebbe essere divertente un confronto tra me ed una creatura di
Rozen.
Kirakishou:
Decisamente qualcosa fuori dal comune. Sarà interessante sapere chi è il
migliore… il Demone o il Drago?
Kirakishou:
Nostro padre era appassionato di misticismo ed occulto, e Bahamut era una delle
creature che lo attiravano di più. Per questo si è impegnato tanto per creare
qualcosa che avesse i suoi stessi poteri.
Laplace: Hai
ragione, è tutto molto interessante.
Giuseppe:
Allora, che vuoi fare?
Laplace:
Aspetto che le nostre ospiti arrivino.
Dette queste
parole Giuseppe ebbe solo il tempo di alzare lo sguardo per prendere al volo
Shinku, Suiseiseki e Kanaria, mentre Jun e Tomoe atterrarono sorreggendosi l’un
l’altra.
Laplace
approfittò del momento di distrazione per materializzare uno stocco e tentare un
affondo, ma il ragazzo contrattaccò calciando una pietra, la quale costrinse il
Giudice a lasciarsi scappare l’attimo.
Laplace:
Niente male davvero…
Giuseppe posò
a terra le bambole, pronto ad iniziare il combattimento.
Suiseiseki:
Atterraggio perfetto desu!
Giuseppe: Si
può sapere che ci fate qui?
Shinku:
Quelle che vuoi riportare in vita sono anche le nostre sorelle, non solo le tue!
Non puoi pretendere che rimaniamo ferme ad aspettare che tu faccia tutta la
fatica!
Giuseppe: Voi
non potete far niente! So che il Giudice del Gioco può fermarvi quando vuole,
sareste dei bersagli troppo facili! Ora rimanete lì e lasciatemi fare.
Il ragazzo
allungò il braccio destro di lato.
Giuseppe:
Bahamut!
All’istante
uno spadone si materializzò in mano al moro.
L’elsa della
lama raffigurava un dragone verde, al cui centro troneggiava una sfera rossa
dalle venature nere. La lama tinta di due colori, verso l’esterno nera, mentre
la parte interna era rossa.
Kirakishou:
Cosa diavolo…
Giuseppe: Si
dice che Bahamut abbia pianto una sola volta in tutta l’eternità, quando si
innamorò di una donna umana. L’avrebbe voluta rendere immortale e portarla con
se nel suo regno, ma quando cercò di chiederla in sposa il luogo dove viveva fu
attaccato e lei uccisa mentre il drago aiutava a difendere le mura. Quando vide
il corpo senza vita della sua amata si scatenò e distrusse con una sola fiammata
invasori e buona parte delle mura. Dopo questa prodezza pianse lacrime amare
accanto alla donna, lacrime che caddero proprio su questa spada, l’unica arma
capace di uccidere Bahamut con un solo colpo. Questa è l’eredità lasciatami da
Bahamut, e la userò per perseguire il mio scopo!
Laplace:
Davvero una bella storia…
Giuseppe:
Fatti avanti, sempre se hai ancora intenzione di
combattere.
Il coniglio
provò un secondo affondo, ma arrivato vicino all’avversario si spostò
rapidamente di lato per colpire. Giuseppe usò la sua arma come appoggio e la
frappose fra se e la lama dell’avversario, che si
frantumò.
Laplace:
Notevole… immagino debba impegnarmi di più.
Giuseppe:
Anche se sono solo una scaglia non sono da sottovalutare, dovresti
saperlo.
Laplace: Se
davvero non devo sottovalutarti… userò queste.
Il demone
mise in bella vista le Rose Mystiche sottratte alle due bambole, ma prima che
qualcuno potesse azzardarsi ad afferrarle le ingoiò.
Dai polsi
iniziarono a crescergli alcuni tralci, alle cui estremità pendevano una cesoia
per mano.
Laplace:
Anche tu faresti bene a non dare per scontato niente.
Laplace
attaccò ancora, costringendo Giuseppe a schivare i suoi
colpi.
Doveva
analizzare bene la situazione.
Il Giudice
usava due cesoie, quindi doveva avere gli occhi ben aperti e tenersi pronto per
evitare di esporsi agli attacchi. Inoltre i tralci che reggevano le cesoie erano
lunghi almeno mezzo metro, aumentando notevolmente il raggio d’azione dei
fendenti, i quali poi, vista la flessibilità delle piante, diventavano difficili
da prevedere.
Infatti,
mentre parava un assalto diretto di una delle due armi, l’altra si aprì,
tentando di troncargli un braccio. Riuscì ad evitare la mutilazione dando un
calcio al coniglio, ma la lama delle cesoie aveva strappato il guanto sinistro,
ferendogli lievemente la mano.
Giuseppe:
Dovevo immaginare una cosa simile… se è uno scontro a doppia lama che vuoi
allora l’avrai.
Il ragazzo
afferrò il pugnale con la sinistra, pronto ad un nuovo
assalto.
Qualcosa però
si intromise fra i due contendenti.
Dei rovi
iniziarono ad allungarsi verso il ragazzo per intrappolarlo in una gabbia di
spine.
Kirakishou:
Ti ho preso! Vediamo come te la cavi ora.
La bambola
non fece in tempo a finire la frase che delle piume nere caddero dal cielo,
facendo a pezzi i rovi.
Giuseppe: Che
ci fai anche tu qui?
La prima
Rozen librò al fianco del fratellino.
Suigintou:
Quindi eravate voi che stavate mettendo a soqquadro
l’N-Field.
Giuseppe:
Rimani indietro anche tu, qui me la vedo io.
Suigintou:
Pensi davvero che una come me prenda ordini da qualcuno? Combatto anch’io. E poi
due contro uno non è leale, no?
Laplace: Non
ti immischiare o sarò costretto a fermarti io.
Suigintou:
Non puoi fermarmi durante il Gioco, commetteresti uno sbaglio indegno per un
Giudice…
Laplace: Non
mi sembra che il Gioco sia in atto.
Suigintou: Se
combatto contro la settima per reclamare la sua Rosa Mistica il Gioco è
considerato aperto, e non puoi fermarmi o Kirakishou perderà a tavolino per via
di un intervento esterno non concesso.
Laplace: Sei
davvero scaltra.
Suigintou
fece apparire la sua spada.
Giuseppe:
Come mai vuoi aiutarmi?
Suigintou: Ho
un paio di cose da chiarire a tuo riguardo… soprattutto riguardo il regalino che
hai fatto a Megu.
Giuseppe:
Dopo questo combattimento immagino dovrò rispondere a qualche
domanda…
Suigintou:
Contaci, perché non ti lascerò scappare prima di aver avuto delle risposte. Tu
pensa al coniglio, io me la vedo con mia sorella.
Giuseppe
assalì subito il coniglio, mentre Suigintou teneva a freno Kirakishou, che
nonostante fosse attaccata dalla Rozen mirava ad aiutare il
Giudice.
Le altre
bambole osservavano in disparte la scena.
Il ragazzo
non usava le sue armi allo stesso modo, cosa che invece Laplace
faceva.
Infatti usava
il pugnale esclusivamente per bloccare l’assalto di una delle cesoie, mentre con
lo spadone sferrava dei fendenti estremamente violenti, probabilmente con lo
scopo di spezzare almeno una delle armi del nemico, che, però, rimanevano
intatte.
Alla fine non
si poteva dire che le Rozen combattessero tra loro, in quanto tentavano di
supportare il proprio alleato, chi attaccando l’avversario, chi intercettando
l’attacco diretto al compagno.
Dopo un paio
di minuti di lotta Laplace finse di attaccare il suo avversario, ma all’ultimo
istante si spostò di lato, dirigendosi verso Suigintou, la quale, dovendo
proteggersi dall’attacco del coniglio, era alla mercè della settima bambola, che
ne approfittò
per scagliare alla sorella i suoi rovi.
Giuseppe si
gettò addosso al Giudice, liberando la bambola dall’assalto, ma fu colpito alla
spalla al posto della sorella.
Kirakishou:
Miravo a togliere di mezzo Suigintou, ma visto che ti sei lasciato colpire
assorbirò la tua energia.
I rovi
iniziarono ad emanare luce, ma il ragazzo afferrò il rampicante e
disse.
Giuseppe:
Sicura di poterlo fare?
La pianta
iniziò ad oscurarsi, fino a che non raggiunse la bambola, la quale dovette
troncare il rovo, per poi cadere sulle ginocchia e coprirsi la bocca con le
mani, tormentata da un senso di nausea che la soffocava.
Laplace:
Kira, come stai? Che ti succede?
Giusepe:
L’energia oscura che ha assorbito è un veleno a dir poco distruttivo per una
creatura di Luce come lei. La mia Luce è un’entità infima, e cercando di
prelevare le mie energie si è soltanto fatta del male da
sola.
Laplace:
Quindi è così che stanno le cose… desolato ma qui urge una
ritirata.
Il coniglio
aprì un varco nel terreno per fuggire.
Da quanto
detto dalle bambole Laplace era qualcosa di evanescente, e lasciarlo andare
sarebbe significato perderne le tracce per chissà quanto
tempo.
Senza
pensarci due volte i loro avversari si lanciarono all’inseguimento, seguiti
dagli spettatori del duello.
Quando però
giunsero a destinazione non videro più nulla.
Ciò che li
avvolgeva era una cupa oscurità.
Solo la luce
degli Spiriti Artificiali illuminava quel posto.
Jun; Dove
siamo finiti?
Shinku:
Potrebbe essere una trappola di Laplace…
Suigintou:
Questa Oscurità… no, non è una trappola. Questo è…
Giuseppe: Lo
hai riconosciuto, vero?
Suigintou:
Questo… questo è il tuo cuore, non è vero?
Jun: Il suo
cuore? Questo vuol dire che siamo…
Suiseiseki:
Siamo nel suo mondo desu.
Shinku:
Questo posto è straripante di Oscurità. Non ci sono dubbi, è il suo
cuore.
Improvvisamente
iniziarono ad echeggiare nell’aria parole incomprensibili. Molte lingue diverse
si mischiavano tra loro, e l’unico che riusciva a comprenderle era il
proprietario di quel mondo.
Jun ricordò
quella volta in cui Suigintou lo segregò nel suo mondo, con lo scopo di
distruggerlo psicologicamente.
La stessa
cosa stava accadendo in quel momento.
Giuseppe
chiuse gli occhi, inspirò profondamente e, riaprendo di scatto gli occhi,
gridò.
Giuseppe:
SILENZIO!
Le voci si
acquietarono ed il ragazzo pose la spada davanti a Suigintou, bloccando un colpo
da parte delle cesoie usate da Laplace.
Giuseppe: Che
illuso, pensavi davvero che le voci del mio passato mi avrebbero fatto a
pezzi?
Laplace: Il
piano B non ha funzionato… in ogni caso non ha senso scappare, continueremo qui
lo scontro.
Il coniglio
esce allo scoperto assieme alla bambola.
Laplace:
Questo mondo ti appartiene, è vero, ma ricorda che ad ucciderti non possono
essere solo le ombre del tuo passato, ma anche ciò che
sei.
Giuseppe:
Suigintou…
Suigintou:
Che c’è?
Giuseppe:
Adesso è meglio se stai indietro…
Suigintou: Ti
ho già detto che…
Giuseppe: Ora
è diverso. Laplace non è stupido, sa che in questo mondo potrei essere
avvantaggiato, ma sa anche che ogni vantaggio del nemico può essere ribaltato.
L’Oscurità che ci avvolge fa parte della mia essenza, ma non posso controllarla.
Se mi distraggo potrebbe prendere il sopravvento sulla mia volontà, ed allora
sarebbe pericoloso per tutti…
Suigintou:
Una ragione in più per…
Giuseppe: Non
è il momento di discutere. Se vogliamo farcela devo tentare una mossa azzardata,
è l’unica possibilità.
Suigintou:
Quanto è azzardata?
Giuseppe:
Molto. La prima ed unica volta che la usai mi trovavo in alto mare durante la
seconda guerra mondiale e provocai un’onda anomala di dimensioni colossali. In
compenso affondai l’intera flotta nemica, anche se distrussi anche molte nostre
portaerei.
Suigintou:
Allora è davvero azzardata… io comunque non mi muovo da
qui.
Giuseppe:
Allora lo farò io.
Il ragazzo
afferrò la bambola e la lanciò verso Shinku, che la afferrò al
volo.
Fatto ciò
giunse le mani, richiamando una barriera oscura attorno al
gruppo.
Si voltò
verso il Giudice e la settima Rozen, e con uno sguardo infiammato
disse.
Giuseppe:
Volevate vedere chi fosse il più forte tra il Drago ed il Demone? Adesso vedrete
la crudeltà della bestia che è assopita in
me!
Laplace: Una
bestia dici? Dunque saresti capace di liberare qualcosa di disumano dal tuo
essere?
Giuseppe:
Disumano è poco. Siete ancora in tempo per arrendervi, sappiate che una volta
che la creatura si sarà scatenata non potrò più fermarla.
Giuseppe
rinfoderò il pugnale e fece sparire la spada, mentre l’Oscurità del suo mondo
iniziava ad avvolgerlo.
Laplace: La
faccenda si stà facendo sempre più interessante… non immaginavo che Rozen avesse
la facoltà di creare qualcosa di così… stupefacente.
Kirakishou:
Non è il momento di elogiare l’abilità del padre, dobbiamo fermarlo subito o
rischiamo di non sopravvivere!
Laplace: Tuo
fratello è tanto potente da poterci distruggere?
Kirakishou:
Non solo. Se non stà attento potrebbe distruggere anche se
stesso.
L’Oscurità,
nel frattempo, aveva avvolto del tutto il ragazzo, e continuava ad ammassarsi su
di lui in proporzioni gigantesche. La bambola lo avvolse con i suoi rovi, mentre
il Giudice affondò entrambe le cesoie nelle tenebre.
Sia rovi che
cesoie passarono senza problemi, dissipando l’alone oscuro che avvolgeva il loro
avversario.
Laplace: Ma…
qui non c’è nulla!
Kirakishou:
Com’è possibile? Era lì un istante fa!
Laplace: Le
mie lame hanno trapassato questo velo di tenebra come se tagliassero il vento,
se ci fosse stato qualcosa l’avrei sentito. Deve essere diventato un tutt’uno
con l’Oscurità.
Suiseiseki:
Io non ci capisco più niente desu…
Shinku:
Nemmeno io. Quello che stà accadendo qui è al di fuori del
comune.
Suigintou:
Che gli salta in mente?! Hey tu, fammi uscire subito di
qui.
Jun: Calmati
pennuta, tanto da qui non può uscire nessuno.
Suigintou: A
chi hai dato della pennuta quattrocchi?!
Tomoe: Basta,
calmatevi! Finché Giuseppe non lascia dissolvere la barriera non possiamo far
nient’altro che aspettare, perciò cerchiamo di non
scaldarci.
Shinku: Cosa
ti ha detto prima di lanciarti qui?
Suigintou: Ha
detto che avrebbe fatto una mossa molto azzardata. Da come la descrive è
qualcosa di estremamente rischioso, soprattutto per chi gli si trova
intorno.
Kanaria:
Allora anche noi siamo nei guai kashira!
Jun: Non
essere stupida. Se ha creato questa barriera è di sicuro per
proteggerci.
Suigintou: Io
so cavarmela benissimo da sola, non ammetto di essere lasciata in
disparte!
La bambola
colpì lo scudo con la spada, senza però riuscire a
scalfirlo.
Shinku: Temo
sia inutile. È lui a controllarla, e finché non lo desidera non potremo
andarcene.
Nel frattempo
Laplace e Kirakishou stavano cercando di colpire il loro avversario, senza però
avere successo.
I loro colpi
andavano a vuoto, ovunque tentassero di colpire.
Improvvisamente
l’oscurità iniziò ad addensarsi in un solo punto, fino a che non furono travolti
da una potente onda d’urto, che dipanò le tenebre e li scaraventò
via.
Però di
Giuseppe non c’era più traccia.
Al suo posto
c’era un enorme dragone grigio.
Si era
tramutato in Bahamut, il leggendario Signore dei Draghi.
La creatura
mastodontica iniziò a lanciare fiammate e soffi gelidi a destra e a manca, senza
controllo.
Laplace e
Kirakishou non sapevano in che modo reagire, trovandosi obbligati a dover
evitare ogni attacco per non essere spazzati via dal potere distruttivo del
dragone.
Lo scudo
faceva il suo dovere e proteggeva senza problemi le bambole ed i due umani, che
rimanevano allibiti a guardare la scena.
Tomoe:
Bahamut… è davvero fenomenale. Non pensavo esistesse qualcosa di così
potente.
Jun: Riesce a
scatenare questa potenza solo perché è in Berserk. Normalmente non
potrebbe.
Kanaria:
Cos’è Berserk kashira?
Jun: Una
persona normalmente può usare il 20, massimo il 25% della propria forza fisica.
Il cervello blocca il corpo attraverso il dolore, evitando che questa soglia
venga superata. Gli umani non possono forzare oltre il proprio fisico o
rischiano di autodistruggersi. Ci sono casi in cui però il cervello non risponde
più delle azioni del corpo, e questo viene chiamato Berserk. Il corpo non
recepisce più il dolore e può spingersi a fare cose inimmaginabili, anche se
questo significa danneggiare se stessi in modo molto grave. Inoltre, visto che
non può ragionare, rischia anche di ferire chi non c’entra niente con il suo
combattimento…
Shinku: È
questo il motivo per cui ci ha isolati dal resto del suo mondo, perché non
potendosi controllare avrebbe potuto anche ucciderci… questo spiega perché non
ci volesse tra i piedi.
Suigintou: E
poi, contando che un drago è meno limitato di quanto sia un umano può anche
sperare di non riportare lesioni al suo corpo…
Kanaria:
Allora è potentissimo kashira!
Suiseiseki:
Potente si, ma pericolosissimo, soprattutto per se stesso
desu.
Kanaria: Per
se stesso Kashira?
Suiseiseki:
Ti ricordo che questo è il suo mondo interiore, e dovunque ci sia un mondo
interiore c’è un albero che gli dà vita desu. qualora colpisca e distrugga
quell’albero sarà la fine non solo per lui, ma anche per tutti coloro che si
trovano all’interno di questo mondo desu.
Jun: Quindi
rischiamo di morire?!
Shinku: Non
può essere stato così sconsiderato. Deve avere qualcosa in
mente.
La battaglia
continuava senza sosta.
Il coniglio e
la bambola non potevano far altro oltre quello che già stavano facendo. Il drago
non permetteva loro di avvicinarsi per tentare almeno di ferirlo, e per ferire
una creatura di quel calibro ci sarebbe voluta un’arma
portentosa.
Probabilmente
anche le cesoie da giardiniere non avrebbero fatto altro che infliggergli un
graffio del tutto irrilevante.
Fiamme e
ghiaccio continuavano a solcare l’Oscurità, quando Suiseiseki fu come presa dal
panico.
Suiseiseki:
C’è mancato poco desu! Qualche metro più in basso e sarebbe stata la fine
desu!
Jun: Che ti
prende?
Suiseiseki:
L’albero desu! Ho visto il suo albero desu! È stato illuminato da una palla di
fuoco vagante desu!
Tomoe: Ne sei
sicura?
Suiseiseki:
Assolutamente desu! Era molto simile a quello del tardo, ma sembra che sia
accartocciato su se stesso desu!
Suigintou:
Deve essere così per via di quello che sente…
Jun: Che hai
detto?
Suigintou:
Niente, lascia perdere. Quell’albero influisce su tutto il suo essere,
giusto?
Suiseiseki:
Esattamente desu.
Suigintou: Se
lo annaffiassi con il tuo annaffiatoio quindi ci sarebbe la possibilità che
Giuseppe riprenda il controllo di se?
Suiseiseki:
In teoria si, ma non possiamo uscire desu.
Suigintou: Un
modo deve esserci!
La prima
Rozen iniziò a camminare in circolo, fino a che non le venne
un’idea.
Suigintou: Mi
dispiace ammetterlo, ma mi serve il vostro aiuto…
Shinku: Che
vorresti fare?
Suigintou:
Dobbiamo attaccare tutte e quattro la barriera in un solo punto, in modo da
indebolirla e creare un varco per uscire.
Kanaria:
Funzionerà kashira?
Suiseiseki:
Deve funzionare, o potremmo non andarcene più da qui desu.
Le quattro
bambole si volsero nella direzione dove la giardiniera aveva visto la pianta e
congiunsero i loro attacchi in un punto in alto della barriera, in modo da non
rischiare di danneggiare l’albero.
La barriera
però era più resistente di quanto si aspettassero, e solo dopo dei minuti
iniziarono ad aprire un piccolo varco.
Fecero
appello a tutte le loro energie e Jun contribuì rafforzando i poteri di Shinku e
Suiseiseki, fino a che non crearono un varco abbastanza
grande.
Suigintou
afferrò per mano Suiseiseki e spiccò il volo, uscendo pochi istanti prima che il
danno alla barriera si riparasse da sola.
La bambola
alata posò a terra la giardiniera, mentre lei si diresse verso il
drago.
Suigintou:
Muoviti, cerca l’albero! Io cercherò di non farlo
avvicinare!
La bambola cercò di fare come le era
stato detto, ma trovare l’albero era incredibilmente
difficile.
L’Oscurità
avvolgeva ogni cosa e la luce dello spirito artificiale non riusciva ad
illuminare oltre un paio di metri.
Suigintou nel
frattempo cercava di distrarre Giuseppe e riportarlo alla
ragione.
Ogni suo
sforzo però fu vano.
Le sue parole
non riuscivano a far breccia nella furia della creatura.
Il drago
afferrò la bambola con una zampa ed iniziò a stritolarla.
La
Rozen cercò di
liberarsi, ma la stretta era troppo forte.
Shinku: Se
continua così la distruggerà! Bisogna fare qualcosa!
Jun:
Suiseiseki, muoviti a trovare quella pianta!
Suiseiseki:
Non è facile desu! Qui è tutto buio desu!
Jun si
concentrò, trasferendo una buona quantità d’energia a Suidream, che emanò una
luce molto potente, la quale permise alla bambola di scorgere l’albero di
Giuseppe.
Appena si
avvicinò alla pianta Suiseiseki si accorse che il drago aveva spalancato le
fauci, pronto a divorare la bambola alata, svenuta per la stretta così forte da
toglierle il fiato.
Annaffiò
subito l’albero, il quale iniziò ad aprirsi.
Dai rami che
si disgiungevano iniziarono a farsi strada dei raggi di
luce.
Quando i rami
tornarono nella loro posizione originale liberarono una piccola luce, più
piccola anche degli spiriti artificiali.
Improvvisamente
la luce emanò un bagliore accecante, mostrando un mondo verdeggiante e
rigoglioso.
C’era una
cascata dalla quale nasceva un arcobaleno, che si estendeva per tutto il
cielo.
Loro si
trovavano in una prateria circondata da colline, colline che sembravano essere
piene di vita.
Quello che
era il suo vero mondo, nascosto dalle Tenebre di più vite vissute senza un
bagliore di vera felicità e la consapevolezza di essere diverso, ma in modo
differente.
La
consapevolezza di un’immortalità che non avrebbe mai portato a nulla di
lieto.
Il drago si
fermò all’istante.
I suoi occhi,
da spenti ed inespressivi, tornarono lucenti specchi di
un’anima.
Il suo corpo
ricominciò a trasformarsi in Oscurità, la quale si allontanò lentamente da dove
si trovava.
Capitolo 10 *** X) Il Drago Oscuro e la Fenice di Luce ***
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X)Il Drago
Oscuro e la Fenice di Luce
Non aveva più
il controllo di se.
Aveva
liberato la bestia che albergava in lui per non avere alcun freno e combattere
al meglio.
Aveva anche
preso tutte le precauzioni per non ferire le sue sorelle ed i due umani che
erano assieme a loro.
Edo ora era
lì, immobile, perso nella sua stessa Oscurità, mentre ciò che teneva celato
dentro di se agiva come meglio voleva, senza che qualcuno lo potesse
fermare.
Ogni tanto
sembrava che qualcosa volesse giungere alle sue orecchie, ma qualsiasi parola
veniva soffocata dalle Tenebre.
Si sentiva
intorpidito, come se quello stato lo avesse condotto in un dormiveglia profondo,
dal quale non riusciva a svegliarsi.
Improvvisamente
una luce balenò in quella marea nera, accecandolo.
Da dove
poteva provenire tutta quella luce?
?: Mi
hai deluso ragazzo mio, non pensavo che ti saresti lasciato catturare
dall’Oscurità pur di raggiungere il tuo
scopo.
Giuseppe: Chi… chi sei? Di chi è questa
voce?
?: Io
sono ciò da cui sei nato, la creatura dalla quale hai ereditato i tuoi
poteri.
Giuseppe: Bahamut? Il Signore dei
Draghi?
Bahamut: Esatto. L’Oscurità aveva preso pieno controllo sul tuo
essere, rendendoti sordo ad ogni mio
richiamo.
Il ragazzo
non riusciva a vedere la creatura. Probabilmente quella che sentiva era solo la
sua voce, trasportata fino alla sua mente per telepatia.
Ma la voce
era più che sufficiente per comprendere la maestosità del
dragone.
Si trattava
di un essere di livello superiore a qualsiasi creatura, questo era
certo.
Giuseppe: Come mai sei qui?
Bahamut: L’Oscurità. Non deve essere lei a soggiogarti. Devi essere
tu a manipolarla. Se le Tenebre ti inghiottissero del tutto non saresti più
quello che sei.
Giuseppe:
Però io appartengo alle Tenebre, sono una creatura Oscura, prima o poi
accadrà e…
Bahamut: Non
puoi permetterlo. Non lasciare che Tenebras ti abbindoli offrendoti il suo
potere. Anche se sei un’Ombra ricorda che in un’ombra c’è sempre Luce, non solo
Tenebre.
Giuseppe: Io
però… non sono come te. Non c’è abbastanza Luce in
me…
Bahamut: A
chi credi appartenga questa Luce?
Giuseppe: Come?
Bahamut: La
tua terza sorella ha liberato la
Luce che cercavi di mantenere pura nelle Tenebre. È grazie a
questa Luce se sono riuscito finalmente a mettermi in contatto con
te.
Giuseppe non
sapeva cosa dire.
Possibile che
quel piccolo scarto di Luce che cercava di proteggere potesse illuminare quella
densa Oscurità?
Bahamut: Ora
stà a te scegliere cosa fare. Decidi se seguire le Tenebre e servire Tenebras o
combattere per la
Luce ed essere l’Ombra che annuncia l’arrivo del
giorno.
Giuseppe: Una
decisione da seguire in eterno…
Bahamut: Non
è detto. Tu ti senti imperfetto perché sei immortale, ma sappi che puoi
diventare un umano in tutto e per tutto, pur mantenendo i tuoi
poteri.
Giuseppe:
Cosa? Come posso fare per diventare
umano?
Bahamut: Lo
saprai al momento opportuno. Dopo questa battaglia saprai quale strada dovrai
percorrere. Non sarà semplice, ma puoi farcela. Ricorda soprattutto questo:
Bahamut e Leviathan sono una grande squadra, ma Bahamut e la Fenice sono praticamente
imbattibili insieme.
Improvvisamente
le Tenebre iniziarono a propagarsi di nuovo attorno al ragazzo, senza però
oscurare del tutto la
Luce.
?: Non
dargli ascolto figlio mio, la
Luce non ti renderà felice, né il diventare
umano.
Giuseppe: Questa voce… Tu… tu sei…
Tenebras?
Tenebras: Si,
figlio mio. Ascoltami, segui tuo padre. Se lo farai avrai il pieno controllo
sull’Oscurità ed avrai ogni libertà che vorrai. Niente e nessuno potrà
ostacolarti.
Giuseppe non
sapeva cosa fare, né a chi dare ascolto.
Tenebras non
era un’entità preesistente, era semplicemente l’incarnazione dell’Oscurità.
Della sua Oscurità, quella dalla quale fu
creato.
Bahamut
invece era ciò dal quale aveva ereditato tutto. Curiosità, potenza, senso di
giustizia e via dicendo. L’unica differenza con Tenebras era che Bahamut non era
mai entrato in contatto con lui prima, né pretendeva di essere suo padre, cosa
che invece Tenebras sottolineava ad ogni occasione chiamandolo
figlio.
Giuseppe: Cosa…cosa
devo fare?
Bahamut: Stà
a te decidere. La vera libertà è poter scegliere tra Luce e Tenebre, così come
si ha il vero potere solo quando si può decidere se fare del bene o del
male.
Quelle parole
furono quelle che finalmente convinsero il ragazzo a
scegliere.
Era libero di
seguire ciò che voleva, senza dover tener conto di
nessuno.
Giuseppe: …
Ho deciso.
Il ragazzo
chiuse gli occhi, lasciando che le Tenebre penetrassero nel suo
corpo.
Quando li
riaprì aveva tra le braccia Suigintou. Al suo fianco Suiseiseki, visibilmente
preoccupata per la bambola alata.
Giuseppe la
porse delicatamente alla giardiniera, quindi fece riapparire Bahamut
Tear.
Giuseppe:
Come stà?
Suiseiseki:
Per fortuna è solo svenuta desu. Sai che stavi per mangiartela
desu?
Giuseppe:
Grazie per avermi fermato. Ma voi non dovevate rimanere nella
barriera?
Suiseiseki:
Ma rischiavi di colpire il tuo albero desu!
Giuseppe: Non
aveva importanza. Quella barriera funge anche da N-Field. Se mi fosse successo
qualcosa sareste tornati tutti a casa vostra.
Suigintou si
risvegliò in quel momento, guardandosi attorno sorrise
soddisfatta.
Suigintou:
Ce… ce l’abbiamo fatta allora…
Giuseppe:
Scusami per quello che ho fatto sorellina. Ora però raggiungete gli altri. È
giunta l’ora di finire questa battaglia. Ma prima…
Tenebras:
Allora, cosa hai scelto?
Giuseppe: Ti
interessa così tanto saperlo?
Il ragazzo si
alzò, rimanendo però di spalle alla creatura incappucciata che gli era dietro,
mentre la bambola indietreggiò, spaventata da quell’apparizione
improvvisa.
Tenebras:
Ovviamente. Una creatura del tuo calibro non è adatta alle fila della Luce. Le
Tenebre ti si addicono di più.
Giuseppe:
Allora perché non ne discuti con il mio fratellino?
Tenebras:
Come?
Giuseppe:
Fenice!
Giuseppe fece
apparire una seconda spada.
Questa aveva
un’elsa raffigurante una fenice rossa al cui centro era incastonata una sfera
rossa dalle venature bianche, mentre la lama, molto più sottile dell’altra, era
ancora una volta tinta di due colori, la parte esterna bianca, mentre l’interna
rossa.
Tenebras:
Cosa significa?
Lo spadaccino
si voltò di scatto, piantando la spada nel corpo
dell’entità.
Giuseppe: Io
sono una creatura Oscura, ma ho rinnegato ciò che le Tenebre nascondono sotto il
loro manto nero. Mi dispiace per te, ma io sono nato da Bahamut, ed anche se
sono la sua antitesi condivido la sua stessa opinione e saggezza. Non ho alcun
bisogno di te, né del tuo potere. Puoi sparire per quanto mi
riguarda.
Giuseppe
colpì Tenebras con lo spadone, dissolvendolo.
Finalmente si
era liberato del tormento che lo attanagliava da sempre.
Suiseiseki:
C- cos’era quello desu?
Giuseppe: Io
sono nato da un’Oscurità pura, alla quale solo successivamente è stata data un
po’ di Luce. Da quell’Oscurità è nato Tenebras, che rappresenta ciò che ho
rinnegato delle Tenebre e tutto ciò che ha comportato la mia immortalità. Lui…
era il mio eterno tormento.
Laplace uscì
allo scoperto assieme a Kirakishou, applaudendo il gesto dello
spadaccino.
Laplace: I
miei complimenti, non è da tutti liberarsi dei propri demoni con tanta abilità.
Ora, se permetti, riprenderei il combattimento da dove eravamo
rimasti…
Giuseppe:
Come desideri. Suiseiseki, porta Suigintou nella barriera, e non ammetto
discussioni.
Le due
bambole raggiunsero la barriera, che le lasciò entrare senza
problemi.
Il ragazzo
intanto si rivolse alla sua seconda spada e disse.
Giuseppe:
Allora, sei pronto fratellino? Dimostriamo che la Fenice e Bahamut non possono essere
sconfitti quando sono assieme.
Laplace:
Allora, intendi richiamare di nuovo la bestia che è dentro di
te?
Lo spadaccino
scosse il capo, sorridendo ironicamente.
Liberare un
dragone non era l’unico modo che aveva per diventare più
forte.
Giuseppe: No,
intendo perfezionarla e controllarla. Il dragone da solo non è completo, perciò
sarà la fenice a dargli ciò che gli manca ed a portarlo sulla retta
via.
Capitolo 11 *** XI) L’Oscuro Cavaliere del Drago ***
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XI)L’Oscuro
Cavaliere del Drago
Giuseppe
guardò Laplace beffardo, sicuro che non avesse capito a cosa
alludeva.
Si tolse il
giubbotto, che cadde pesantemente a terra.
Per fare ciò
che voleva fare aveva bisogno di non avere impedimenti.
Soprattutto
perché era la prima volta che usava seriamente quella cosa, la sua arma segreta
più distruttiva, ancor più devastante del dragone
impazzito.
Giuseppe: Ali
di Tenebra!
Alle spalle
del ragazzo si addensò una massa oscura, la quale prese una vaga forma di due
ali, che coprirono per intero lo spadaccino.
Improvvisamente
l’oscurità schizzò via, come scacciata da una potente onda
d’urto.
Giuseppe era
avvolto in due ali di drago, ricoperte di piume nere.
Le ali si
dischiusero, mostrando di nuovo il ragazzo, il cui aspetto era nettamente
differente.
La sua pelle
aveva un colore grigio molto intenso, dalle tempie gli partivano delle lunghe
appendici ossee simili a corna che si stendevano all’indietro, come quelle che
Bahamut aveva sopra gli occhi, occhi di un rosso talmente acceso che sembravano
fiamme e contrastavano con la carnagione.
Jun: Si è
trasformato ancora?
Shinku: Ha
preso delle sembianze simili al dragone di prima, ma non lo ha liberato del
tutto. Deve essere riuscito in qualche modo a contenere la trasformazione,
rendendola parziale.
Kanaria: Che
significa kashira?
Tomoe: Stà
usando lo stesso potere di prima, solo che ora lo tiene sotto controllo
diventando una via di mezzo tra un umano ed un drago.
Laplace:
Interessante, davvero molto interessante. Cosa saresti
ora?
Giuseppe: Ora
sono solo la via di mezzo tra le due creature che dovrei
essere.
Kirakishou:
Bahamut era considerato il Lucente Cavaliere del Drago quando era in forma
umana, ma tu sei diverso da lui. Tu sei l’Oscuro Cavaliere del Drago, l’altra
faccia di una sola medaglia.
Giuseppe:
Fatevi avanti, io sono pronto.
Giuseppe
chiuse gli occhi, stendendo le braccia ai lati, le lame parallele alle
braccia.
Il demone e
la settima Rozen attaccarono, sicuri che la trasformazione non avesse cambiato
molto il loro avversario.
Laplace tentò
un doppio fendente laterale, mentre Kirakishou si spostò alle sue spalle per
colpirlo con i suoi rovi.
Dovettero
ricredersi.
Lo spadaccino
si limitò a ruotare rapidamente i polsi, tranciando i rovi e respingendo le
cesoie, le quali si incrinarono.
Laplace:
Direi che abbiamo sbagliato la valutazione. Se è stato capace di danneggiare
queste cesoie magiche senza distruggere le sue armi può contare su armi a dir
poco eccezionali e forza praticamente illimitata…
Giuseppe:
Preparatevi, perchè ho intenzione di finire qui la nostra battaglia.
Il Cavaliere
giunse le mani, iniziando a concentrarsi.
Giuseppe:
Isolamento Dimensionale!
Il Giudice e
la bambola, sentite quelle parole, temettero che l’avversario volesse isolarli
in una dimensione da lui creata e cercarono di aprire un varco, senza però avere
successo.
Kirakishou:
Cosa significa?
Giuseppe: Mi
dispiace per voi, ma finché non lo decido io voi due rimarrete qui. Ho isolato
questo mondo da tutto il resto dell’universo, così non potrete
scappare.
Laplace:
Cosa?!
Giuseppe:
Questo era solo un preparativo, il pezzo forte arriva ora.
Bahamut Tear
scomparve, lasciando il posto ad un alone tetro attorno alla mano destra dello
spadaccino.
Giuseppe: Se
ora io muoio tutto ciò che è presente in questo mondo scomparirà con me, ed è
quello che ho intenzione di fare!
Tomoe: Che
gli prende ora? È impazzito per caso?
Kanaria:
Aiuto! Vuole uccidere anche noi kashira!
Shinku: No,
non può essere così irresponsabile. Deve esserci qualcosa sotto…
Suiseiseki:
Temo voglia davvero uccidersi desu…
Jun: Quindi
vuole portarci con lui all’altro mondo?!
Suiseiseki:
No desu! Questa barriera è anche un N-Field che ci porterà a casa in caso lui
muoia desu!
Jun: Ma a che
gli servirà morire? È del tutto insensato!
Suigintou:
Lui può ritornare in vita, e questo lo sa benissimo. Intanto facendo così
eliminerà per sempre Laplace e Kirakishou.
Tomoe: Ma le
Rose Mystiche non rischiano di andare perdute?
Suiseiseki:
No desu. Questo mondo si distrugge e si ricrea ad ogni ciclo vitale e quando si
ricrea ritorna qui qualsiasi cosa ci sia stata un tempo
desu.
Shinku: In
pratica mentre noi lasceremo questo mondo tramite questo N-Field lui eliminerà
Laplace e Kirakishou, e quando rinascerà potrà tornare da noi con ciò che
cercavamo, perché le Rose Mystiche di Souseiseki ed Hina Ichigo saranno al
sicuro nel suo mondo.
Laplace:
Intendi davvero suicidarti pur di eliminarci? Sei
impazzito?!
Giuseppe: Per
una volta la mia immortalità mi servirà a qualcosa. Le mie sorelle riavranno
indietro due persone speciali, e senza un Giudice il gioco non potrà
continuare!
Il coniglio e
la bambola non potevano fare più niente.
Non sarebbe
servito a nulla tentare di fermarlo.
Potevano solo
attendere.
Giuseppe
sorrise.
Il piano
aveva funzionato.
Si lanciò
contro Laplace, affondandogli la mano nel petto, senza però
ferirlo.
L’Oscurità
che gli avvolgeva la mano non era altro che un’energia distorta che gli
permetteva di penetrare la carne senza ferire.
Giuseppe: Ora
rimanete fermi o ti strappo il cuore.
Laplace sentì
una pressione attorno al cuore.
Quel ragazzo
non scherzava quando diceva di potergli strappare la vita.
Ad un tratto
la stretta si affievolì, e Giuseppe saltò indietro, sfruttando la potenza delle
sue ali.
Giuseppe:
Bene, è andato tutto come previsto.
Il Cavaliere
lanciò qualcosa verso la barriera, la quale non oppose resistenza e lasciò che
gli oggetti colpissero in pieno Hina e Souseiseki.
Le due
bambole iniziarono ad emanare una debole luce, quindi si sollevarono in
aria.
Quando la
luce si spense tornarono tra le braccia dei due umani, mentre loro due
riaprirono gli occhi.
Le Rose
Mystiche.
Giuseppe
aveva messo praticamente con le spalle al muro l’avversario, al quale ora non
rimanevano più poteri.
Le due Rozen
si guardarono attorno, ed appena ebbero visto le facce conosciute Hina si
aggrappò al collo di Tomoe.
Hina: Tomoe!
Che bello rivederti! Mi sei mancata tanto na no!
Souseiseki:
Ma cosa…
Shinku: Non
preoccuparti, è tutto a posto ora.
Il Giudice
guardò cosa accadeva all’interno della barriera,
incredulo.
Laplace: Mi…
mi hai imbrogliato! Sei ricorso ad uno sporco trucchetto pur di battermi?
Fingere il suicidio e bloccare ogni via di fuga…
Giuseppe: Io
avevo solo intenzione di riprendermi quelle Rose Mystiche, combattere contro di
te è stata un’azione che non ho potuto evitare. E poi chi ti dice che stessi
fingendo?
Laplace:
Come?
Giuseppe: Ora
come ora solo Bahamut Tear può uccidermi, ed oltre lei solo lo stesso potere che
ho usato per prenderti le Rose Mystiche può distruggermi colpendomi
dall’interno. Ora che ho fatto quello che dovevo fare potrei facilmente porre
fine a tutto in questo modo.
Laplace: Cosa
vorresti fare, metterti contro la volontà di tuo padre?
Giuseppe: No,
semplicemente contro il Gioco, e finché tu ci sarai il gioco continuerà, ma
senza te…
Kirakishou
usò la maggior parte delle sue energie per creare un enorme ammasso di rovi
attorno alla barriera, la quale collassò sotto la stretta.
Le spine però
non arrivarono a colpire chi era al suo interno, perché Giuseppe con un rapido
movimento arrivò all’ammasso di rovi e lo tranciò in decine di
pezzi.
Kirakishou:
Mettersi contro il Gioco vuol dire mettersi contro nostro padre. Non vuoi che il
suo desiderio si realizzi? Non vuoi vederlo felice?
Giuseppe: Una
persona non può essere felice a costo di sacrificare altre persone. Se per
renderlo felice dovete distruggervi la sua è una felicità falsa e
sadica.
Kirakishou:
Non importa! Io diventerò Alice e sarò colei che renderà nostro padre felice,
anche se questo vuol dire affrontarti!
Giuseppe: Ci
tieni così tanto a diventare Alice?
Kirakishou:
Questo è lo scopo per cui sono nata.
Giuseppe fece
sparire l’altra arma e si diresse lentamente verso la
sorella.
Arrivato
davanti a lei si inginocchiò e, mettendole una mano in testa e tenendole con
l’altra la mano in cui aveva l’anello di rose, disse.
Giuseppe: E
sia allora, te lo concedo. Ma non solo a te, ma a tutte quante voi. Diventate
tutte quante Alice se volete, ma senza farvi del male a vicenda. La perfezione
non nasce dall’assassinio.
Kirakishou
sorrise.
La bambola
iniziò ad irradiare una Luce candida, la quale la avvolse del
tutto.
La
Luce che
irradiava però non era fastidiosa, di quelle che
accecavano.
Era una Luce
delicata, fatta proprio per essere vista in tutto il suo
splendore.
Nel guardarla
Giuseppe pensò che quelle Luce era l’esatto contrario di come era
lui.
Lui non solo
era pieno di Oscurità, ma la sua era anche un’Oscurità soffocante, la quale
impediva qualsiasi cosa.
Laplace:
Bene, direi che il disegno di Rozen è completo,
finalmente.
Giuseppe: Che
intendi dire?
Laplace: Che
le sue sette creature sono finalmente perfette.
Sentendo
quelle parole il ragazzo si voltò.
Jun e Tomoe
stavano cercando di svegliare le sei Rozen, misteriosamente a terra, prive di
sensi.
Le loro Rose
Mystiche si disgiunsero dai loro corpi, andandosi a fondere con gli spiriti
artificiali ed irradiando una Luce simile a quella di
Kirakishou.
Giuseppe: Ma
cosa?!
Laplace: Il
Gioco ormai è concluso, e come aveva previsto Rozen sei stato tu a portarlo a
termine.
Improvvisamente
l’intero mondo interiore del ragazzo fu pervaso di Luce, catapultando tutti nel
candore più assoluto.
Qualcosa di
unico era appena accaduto, ma non sapevano ancora cosa…
Jun: Cosa stà
succedendo? Non ci capisco più niente.
Laplace: Non
c’è nulla da capire. Quello che doveva essere si è compiuto. Alice è nata, come
voleva Rozen.
Tomoe: Come è
possibile? Loro non hanno combattuto!
Giuseppe:
Però… io ho dato loro la possibilità di diventare Alice… ho detto loro che
qualora avessero voluto lo sarebbero diventate.
Jun: Ma… cosa
ne sarà ora di loro?
?: Non
temere, non accadrà nulla di male.
Giuseppe:
Questa voce… Sei tu…
?: Lo sapevo
che mi avresti riconosciuto, anche se quando ti vidi l’ultima volta eri ancora
un’anima senza corpo.
Laplace: Alla
fine tutto si è risolto grazie a Bahamut, ho perso la
scommessa.
Jun: Con chi
state parlando?
Giuseppe: Con
l’uomo che mi ha fatto esistere, il mio primo padre…
Rozen.
Jun: I-il
costruttore di bambole?
Rozen: Si,
sono io. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per le mie prime sei
creazioni. Stando a contatto con te hanno imparato cose che secoli fa non hanno
avuto modo di conoscere. Sono queste esperienze a rendere ogni vita unica, e tu
hai reso la loro importante.
La Luce si
affievolì, mostrando l’uomo che Jun vide mesi prima, dopo il combattimento
contro Barasuishou.
Nonostante
fossero passati secoli dalla sua nascita l’artigiano era sempre giovanissimo,
probabilmente grazie alle sue ricerche alchemiche.
All’uomo si
avvicinò subito Kirakishou.
Non era più
una bambola, ma una bellissima donna.
I suoi
capelli erano di un biondo tenue, mentre la rosa che aveva dell’occhio destro si
era spostata sui capelli ed indossava un sontuoso abito
nuziale.
Rozen: Ecco,
alla fine Alice è nata, e senza inutili lotte. E con lei sono nate altre sei
persone pronte a vivere a pieno la loro vita.
Tomoe: Cosa
significa questo?
Rozen: Voi
non lo sapete, ma Kira in realtà è sempre stata Alice. Quando nacque non feci
errori nel costruirle un corpo, cosa che feci invece con le altre bambole. Lei
nacque già perfetta. Questa perfezione però non poteva essere ancora resa
totale, in quanto Bahamut non era ancora in grado di usare i propri poteri. Kira
divenne perciò solo uno spirito e visse fin dall’inizio nell’N-Field. Nonostante
Alice fosse praticamente già nata mi dispiaceva che le altre mie bambole non
potessero diventare perfette, perciò chiesi aiuto a Laplace, assieme al quale
conducevo i miei esperimenti alchemici. L’unico errore è stato lasciargli campo
libero riguardo il metodo da usare.
Laplace: Mi
dispiace che non la pensiamo allo stesso modo, ma se una cosa la si desidera
bisogna combattere e guadagnarsela per averla, per questo ho inventato il Gioco
come tutti lo conoscono.
Rozen: Ora
però non pensiamo più a questo. Le sei Fanciulle stanno per mostrarsi a noi in
tutto il loro splendore.
La Luce che
era scaturita dalle Rose Mystiche e dagli spiriti artificiali si
attenuò.
Al posto dei
frammenti di cristallo apparvero sei umane, quattro ragazze e due
bambine.
Rozen: In
realtà nessuna di loro è stata creata per essere perfetta. La perfezione è cosa
relativa. La perfezione non è umana, ma l’umanità è una cosa perfetta in
se.
Le sei ex
bambole si guardarono, stupite di quel cambiamento così
improvviso.
Suigintou,
Suiseiseki e Souseiseki sembravano delle liceali, in quanto il loro corpo era
già più maturo rispetto a quello delle loro sorelle. Shinku appariva come una
ragazzina più o meno dell’età di Tomoe, mentre Hina e Kanaria erano in tutto e
per tutto delle bambine delle elementari.
Suigintou
indossava degli stivali neri con
tacco, guanti a mezze dita bianchi, un fermaglio nero con una rosa viola a
sinistra, una gonna nera lunga fino al ginocchio dal lato destro che andava
scalando più in basso verso sinistra, una cintura con una fibbia a forma d’ali,
una camicetta bianca a mezze maniche che le lasciava scoperto l’ombelico, la
quale aveva sopra una maglia nera scollata con una manica lunga a sinistra,
mentre a destra era assente.
Suiseiseki
indossava delle scarpette nere con tacco, la sua solita bandana, un lungo
vestito verde a mezze maniche con merletti ai bordi della gonna e delle maniche,
sotto al quale indossava una maglietta bianca, mentre il busto era coperto da un
corpetto nero allacciato sul davanti.
Souseiseki
indossava un paio di scarpe da ginnastica nere, guanti blu di jeans, un basco
alla francese, un jeans a vita bassa, una maglietta bianca a mezze maniche
annodata a destra che lasciava scoperto l’ombelico ed un gilet di
jeans.
Shinku
indossava delle ballerine rosse con delle calze a strisce rosse e bianche, un
guanto bianco lungo al braccio destro, un cono di stoffa rosso che le copriva il
sinistro, i capelli raccolti come sempre in due codini con nastri verdi ed un
abito tradizionale giapponese stretto in vita da una cintura di
stoffa.
Hina
indossava un paio di scarpette rosse e calzette con le fragole, il suo
immancabile fiocco rosa, una gonna rosa corta con merletti ai bordi, una
maglietta bianca smanicata ed una camicetta rosa con merletti alle
maniche.
Kanaria
infine indossava un paio di stivali di gomma giallo canarino, il suo fermaglio a
forma di cuore, una maglietta a maniche corte gialla ed una salopette
arancione.
Shinku: Ma
cosa…
Rozen: Alla
fine avete raggiunto anche voi il vostro traguardo, mie care. Non la perfezione,
ma l’umanità, ciò a cui siete state a contatto finora ora è totalmente parte di
voi. Siate felici con le persone che amate.
Le Rozen
alzarono lo sguardo verso l’uomo, riconoscendolo.
Suigintou:
Padre…
Souseiseki:
Sei… sei davvero tu?
Rozen: Si,
sono io. Perdonatemi per avervi ingannate per tutto questo tempo, ma era
necessario affinché ognuna di voi diventasse ciò che desiderava. Nel profondo
voi non avete mai desiderato la perfezione. Voi volevate essere umane, e ciò che
è successo ne è la prova. Vi auguro ogni bene possibile.
Suiseiseki:
Aspetta, cosa significa tutto questo desu? Perché parli come se non sarai più
con noi desu?
Rozen: Voi
siete nate per essere libere e seguire i vostri cuori. Tornerò a trovarvi, ma
non interferirò con le vostre vite. Io resterò qui con la mia Alice, e quando
sarà il momento torneremo tutti assieme.
L’artigiano
alzò una mano, creando un varco di Luce dietro di loro.
Rozen: Ora
per noi è giunto il momento dei saluti. Arrivederci, figlie mie. Il passaggio vi
porterà a quella che per voi è la vostra casa.
Le ragazze e
Jun furono avvolte dalla Luce e sparirono assieme ad i loro precedenti corpi,
mentre Giuseppe rimase dov’era.
Giuseppe: Il
mondo è cambiato in questi secoli, non basta essere fatti di carne e sangue per
essere considerati persone ormai…
Rozen: Ho
previsto anche questo. Nei loro scrigni troveranno i documenti di cui hanno
bisogno per essere accettate nella nuova società. In ogni caso devo farti i miei
complimenti figliolo, hai dimostrato a tutti quanto vali.
Giuseppe:
Grazie, ma… posso chiederti una cosa?
Rozen:
Certamente.
Giuseppe: Ora
che ho adempiuto al mio compito… diventerò anch’io un umano comune come
loro?
Laplace:
Faresti prima a chiedere se puoi morire definitivamente come qualsiasi
umano.
Rozen: Mi
dispiace, ma non puoi. Il potere di Bahamut è superiore al mio, e nonostante sia
riuscito a creare qualcosa di concreto da una sua scaglia non ho alcun potere su
di te. Al contrario di te invece le mie precedenti creazioni sono diventate
umane in tutto e per tutto, pur conservando i loro poteri.
Giuseppe:
Capisco…
Rozen: Tu sei
molto più potente di me. Probabilmente la risposta non è in me, ma in
te.
Improvvisamente
nella mente del ragazzo ebbe un’illuminazione e tra i suoi pensieri si fece
strada una frase.
Lo saprai al
momento opportuno. Dopo questa battaglia saprai quale strada dovrai percorrere.
Non sarà semplice, ma puoi farcela.
Bahamut.
Ora sapeva
cosa fare.
Giuseppe:
Grazie. Spero di rivederti, prima o poi.
Il ragazzo
allungò il braccio sinistro, creando una fiamma nera, il suo passaggio personale
per il mondo reale.
Rozen: Non
usi il passaggio che ho creato io?
Giuseppe:
Sono pur sempre una creatura Oscura, passare per varchi di Luce non mi si
addice.
Il ragazzo
scomparve nelle Tenebre, lasciando il padre in compagnia della sua Alice e del
Demone.
Nel frattempo
Jun, Tomoe e le ex bambole erano tornate a casa del
ragazzo.
Davanti allo
specchio Nori era in fibrillazione, preoccupatissima per
loro.
Nori: Jun!
Finalmente siete tornati! Cosa è successo? Ce l’avete
fatta?
Shinku: Non
preoccuparti Nori, è tutto a posto ora.
La ragazza
guardò la bionda, senza capire chi fosse.
Nori: Chi è
questa ragazza, una vostra amica?
Jun: Nori,
lei è Shinku. Sono diventate umane.
Tomoe: Un
momento, dove sono Kanaria e Suigintou? E Giuseppe?
Shinku: Per
loro questa non è la loro casa. Probabilmente Kanaria è a casa sua, Suigintou
all’ospedale assieme a Megu, mentre Giuseppe… non so dove possa
essere.
Improvvisamente
la porta si spalancò.
Suiseiseki
era appena uscita di corsa, senza dare spiegazioni.
Shinku le
corse dietro, tentando di raggiungerla.
Anche Nori
tentò di seguire la giardiniera, ma Souseiseki la fermò, mettendole una mano
sulla spalla.
Souseiseki:
Lasciale andare.
Nori:
Ma…
Souseiseki:
Non c’è motivo di preoccuparsi. Credo che Suiseiseki abbia qualcosa di
importante da fare, così come Shinku. Torneranno presto, e visto che ormai è ora
di pranzo… facciamo trovare loro un bel piatto caldo.
La ragazza
non sembrò molto convinta, ma rimase lo stesso in casa e si adoperò ai
fornelli.
Intanto
Suiseiseki continuava a correre, fino a che Shinku non la obbligò a fermarsi,
prendendola per un braccio.
Shinku: Che
ti è preso? Perché sei scappata così, senza dire niente.
Suiseiseki:
Lasciami, devo trovarlo desu!
Shinku:
Trovare cosa?
Suiseiseki:
Devo assolutamente parlare con Giuseppe desu!
La dama delle
rose lasciò il braccio della giardiniera con un sorriso.
Aveva capito
il perché di quella fuga improvvisa.
Shinku: Vengo
con te allora.
Suigintou:
Shinku!
Le due
ragazze furono raggiunte dalla prima Rozen.
Sembrava
molto affaticata, probabilmente a causa del volo.
Shinku: Cosa
succede?
Suigintou:
Giuseppe non è con voi?
Suiseiseki:
Lo stiamo cercando desu. Perché lo cerchi anche tu desu?
Suigintou:
Devo dirgli una cosa… Megu… Megu è…
Shinku: No,
non sarà…
Suigintou:
Non pensare subito in tragico! Megu è guarita! Quando sono arrivata all’ospedale
l’avevano dimessa da un paio d’ore!
Shinku e
Suiseiseki si guardarono in volto.
Non c’era
bisogno di altre parole.
Anche lì
c’era la mano del loro fratellino.
Decisero di
cercarlo assieme, anche se Shinku aveva già qualche idea di dove
cercarlo.
Nel frattempo
Giuseppe era tornato nel mondo reale, più precisamente nello stesso vicoletto
dove si era nascosto per entrare nell’N-Field.
Chiuse gli
occhi e tornò normale, per poi cadere in ginocchio.
Era davvero
arrivato al limite.
Fino a quel
momento non aveva mai sfruttato la trasformazione parziale in un frangente del
genere. Le uniche volte in cui l’aveva usata era per imparare a controllarla,
cosa che però non provava spesso perché temeva di non riuscire a controllare il
dragone.
Dopo un paio
di minuti si rialzò ed uscì dal vicolo, ansimante, ma almeno il suo corpo
riusciva ancora a sorreggerlo.
Shinku:
Eccolo! Finalmente ti abbiamo trovato!
Il ragazzo si
voltò verso le sorelle, senza capire che ci facessero lì.
Giuseppe: E
voi che diavolo…
Suigintou: Mi
avevi promesso delle spiegazioni, non pensare che ti lascerò scappare
così.
Giuseppe non
disse niente.
Alzò la mano
sinistra, fece apparire tre ombrelli e li lanciò alle
ragazze.
Senza che
avessero il tempo di chiedere spiegazioni iniziò a
piovere.
Shinku: Ma
cosa sei, un veggente?
Giuseppe: No,
vado a sensazioni.
Suigintou:
Ma… dov’è il tuo ombrello? Ti verrà un colpo sotto questa
piaggia!
Giuseppe: Non
preoccuparti, stare sotto la pioggia è una cosa normale per me, più di quanto
sia camminare sotto il sole. Comunque, cosa volete? Ho fatto quello che dovevo
fare, quindi non avete più motivo di cercarmi.
Suiseiseki:
Ce l’abbiamo eccome desu!
La terza
Rozen iniziò a singhiozzare, mentre delle lacrime già le rigavano il
viso.
Suiseiseki:
Tu… tu mi hai ridato mia sorella desu! Ci hai aiutate senza chiedere niente in
cambio, ma non puoi sparire come se niente fosse accaduto desu! Io… io non posso
fare chissà cosa, ma vorrei restituirti il favore o non mi sentirò in pace con
me stessa desu!
Suigintou: E
non solo lei! Non so come, ma sono certa che sei stato tu a guarire Megu! Tu non
sei uno scarto, come dici di essere, ma sei l’unica creatura capace di fare
davvero del bene in questo mondo!
Giuseppe:
Grazie per l’interessamento, ma non potete far niente. L’unica cosa di cui ho
bisogno non è una cosa che potete darmi voi, ma solo una
creatura…
Shinku: La
stessa creatura dalla quale sei stato generato…
Giuseppe
cercò di andarsene, ma Suigintou gli si parò davanti, bloccandogli la
strada.
Suigintou:
Aspetta, ho un’ultima cosa da chiederti.
Giuseppe:
Cosa?
Suigintou:
Perché hai chiamato fratellino quella spada, Fenice? È qualcos’altro che non
sappiamo di te?
Giuseppe:
Faresti meglio a dire qualcosa che non dovreste sapere…
Shinku:
Riguarda una delle tue vite, vero?
Giuseppe: No,
riguarda questa vita…
Suiseiseki:
Cosa è successo desu?
Giuseppe:
Sarei dovuto essere come te.
Shinku:
Come?
Suigintou:
Allora Fenice è…
Giuseppe: In
questa vita avrei dovuto avere un gemello. Io sarei stato la parte Oscura,
mentre lui la Luce. Purtroppo però non è mai nato, la Luce che ho non è
abbastanza per creare vita, ma solo per stabilizzare le mie Tenebre. Morì prima
del parto, ma la sua anima rimase con me.
In mano del
ragazzo apparve la spada della Fenice.
Giuseppe: Mi
sentivo terribilmente in colpa. Per via mia lui non era potuto nascere. Quando
poi però rimasi da solo richiamai per caso questa spada. Allora capii che, visto
che Bahamut non poteva dividersi in due, la parte che era stata costretta a
soccombere sarebbe tornata in vita, così come una Fenice brucia e rinasce dalle
proprie ceneri. In questa spada è sigillata l’anima di mio fratello, e finché io
sarò qui lui mi accompagnerà nel mio viaggio.
Suigintou: La
Fenice… forse è diventato Fenice grazie al tuo potere di rinascere, proprio come
l’uccello sacro…
Giuseppe:
Comunque sia dovrei dirvi anch’io una cosa. Nostro padre vi ha lasciato un
regalo nei vostri scrigni, qualcosa che attesti che siete davvero umane
ora.
Il ragazzo
riprese a camminare, ma poco dopo si fermò.
Giuseppe: Ah,
comunque… io domani mattina parto. Torno in Italia. Visto che non potete
occupare casa di Jun o qualsiasi altra… potete andare a vivere a casa mia. Per
le bollette non preoccupatevi, la casa è intestata a me, quindi pagherò tutto
io. Non sono ricchissimo, ma visto che non ho nessuno a carico credo di
potermelo permettere. L’unica cosa di cui dovreste preoccuparvi è di riempire la
dispensa, per il resto c’è già tutto, letti, divani, televisori e tutto quello
che vi serve.
Shinku:
Perché vuoi fare tutto questo?
Giuseppe:
Deve esserci per forza un motivo?
Megu: Sai, a
questo mondo ormai nessuno fa nulla per nulla, è una cosa unica ormai trovare
qualcuno che aiuti disinteressatamente gli altri.
Suigintou:
Megu! Cosa ci fai qui?
Megu: Volevo
fare una passeggiata. Tu però cosa hai fatto? Sei cambiata non
poco…
Suigintou:
Sono successe un paio di cose, poi ti racconterò…
Megu sorrise
e spostò lo sguardo su Giuseppe.
Megu: Tu chi
sei?
Giuseppe:
Beh, come dire… sono il fratellino di Suigintou e delle altre Rozen
Maiden.
Megu:
Davvero? Pensavo fossi il suo ragazzo…
Suigintou:
M-Megu! Ma come ti saltano in mente certe cose?!
Megu: Dai,
scherzavo. Per caso sei tu quello che ha dato a Suigintou quella piccola Luce
che mi ha guarita?
Giuseppe: Mi
fa piacere sapere che ti è stata utile.
Megu: Ti
ringrazio per avermi guarita. C’è il tuo zampino anche in quello che è successo
alle tue sorelle?
Suiseiseki:
Sveglia la ragazza desu…
Megu: Vorrei
chiederti… ma tu cosa sei? Sei un angelo come tua sorella?
Giuseppe: Un
angelo dici?
Megu: Si, un
angelo nero, come Suigintou.
Giuseppe: Mi
dispiace deluderti, ma non è così. Io sono proprio ciò che più si allontana
dall’essere un angelo. Mi dispiace, ma è giunto il tempo dei saluti. Tornerò a
trovarvi, prima o poi, ma per ora… questo è il nostro
addio.
Giuseppe
sparì lentamente dalla vista delle quattro ragazze, mentre Megu
ridacchiò.
Megu: Sai
Suigintou, tuo fratello è davvero un tipo simpatico.
Suigintou:
Simpatico? Io direi che è un ragazzo un po’ particolare…
Shinku: Mi
sembra normale che lo sia. Dopo ciò che ha vissuto non può essere una persona
normale.
Suigintou
decise di accompagnare Megu a casa sua, mentre Shinku e Suiseiseki tornarono a
casa di Jun, dove tutti le stavano aspettando.
La storia
stava avendo un lieto fine, almeno per loro.
Claudia:
Uffa, ma quando arriva? Tra poco partiamo e nessuno è ancora venuto a salutarti!
I miei amici sono venuti, perché…
Giuseppe:
Claudia, te l’ho già detto, nessuno verrà a salutarmi. Non ho amici da queste
parti, al contrario di te che da quando siamo arrivati hai conosciuto almeno una
ventina di persone.
Claudia: Ma
qualcuno ci sarà! E poi sono certa che sei stato in dolce compagnia la notte che
non sei tornato a casa…
Giuseppe:
Acqua, acqua. Se non sono tornato è semplicemente perché avevo da
fare.
Claudia: E
cosa? Siamo in vacanza, non hai la scusa di dover lavorare! Dì la verità, hai
trovato una bella ragazza durante questi giorni e sei rimasto tutta la notte con
lei senza dire niente alla tua sorellina. Perché non lo vuoi
ammettere?!
Giuseppe:
Perché stai toppando clamorosamente. Certo che sei ossessiva!
Claudia: Dai
fratellone, lo sai che a me puoi dire tutto!
Giuseppe:
Invece non ti posso dire un bel niente.
Claudia:
Ecco, ricominci a fare l’enigmatico. Forza, esternati un po' con la tua
sorellina! Fammi sapere cosa ti tieni dentro!
Giuseppe: Non
puoi capire ciò che tengo dentro, e non voglio fartene
peso.
Claudia:
Uffa! Sempre queste battute da superuomo invincibile! Sii più
umano!
Giuseppe: Non
sai quanto mi piacerebbe poterlo essere…
Claudia: Allora perché non lo
fai?
Giuseppe:
Perché semplicemente non sono del tutto umano.
Claudia: Si,
si, come no. Almeno dimmi con chi hai passato la serata due giorni
fa!
Giuseppe:
Fammi pensare… sono stato in un mondo parallelo a combattere con un coniglio
antropomorfo ed una bambola fantasma per riportare in vita due bambole morte
assieme ad un ragazzino delle medie, una sua amica e quattro bambole magiche.
Poi è arrivato un mago che ha trasformato tutte le bambole in ragazze vere e
siamo tornati a casa. Dimentico qualcosa? Ah, si, ho guarito da una malattia
incurabile al cuore una ragazza che secondo i medici sarebbe dovuta morire già
da molto tempo.
Claudia: Per
caso è la trama di una nuova storia?
Giuseppe: No,
è quello che ho fatto prima di tornare a casa.
Claudia: Si,
come no. Ora scommetto che queste bamboline voleranno qui per ringraziarti di
quanto hai fatto…
Giuseppe: Non
ci contare, preferisco dimentichino che io esisto.
Improvvisamente,
al brusio dei passanti, si aggiunsero alcune voci molto note a
Giuseppe.
Di sicuro
avevano scelto il momento peggiore per arrivare, almeno per come la vedeva
lui.
Jun: Ve l’ho
detto, l’unico volo mattutino per l’Italia parte tra venti minuti, siamo in
perfetto orario, a meno che gli orari che ho trovato non siano
vecchi.
Suigintou:
Prega perché siano quelli giusti o ammazzo te e quelli che mettono gli orari dei
voli su internet!
Hina: Jun!
L’ho trovato!
Hina corse
verso Giuseppe, saltandogli in braccio.
Hina: Ecco
dov’eri na no!
Giuseppe: … E
voi che ci fate qui?
Souseiseki:
Non potevamo lasciarti partire senza nemmeno salutarti. Non dopo tutto quello
che hai fatto per noi…
Giuseppe: Io
non ho fatto proprio nulla…
Qualcuno
afferrò per una manica il ragazzo.
Claudia stava
alternando lo sguardo tra lui e le quattro Rozen più grandi, come se cercasse di
carpire qualcosa dai loro visi.
I suoi occhi
luccicavano come gemme al sole.
Giuseppe:
Quello sguardo non mi piace…
Claudia:
Fratelloneeeeee…
Giuseppe:
Ecco, ci risiamo…
Shinku: Ma tu
non eri figlio unico?
Giuseppe: Non
è mia sorella di sangue…
Claudia: Sono
la sua sorellina perché lui mi fa da fratellone anche se abitiamo a chilometri
di distanza, mi dà consigli quando mi servono, mi consola quando ne ho bisogno…
insomma, più che l’amico fa il fratellone.
Tomoe: Aiuti
gli altri per deformazione professionale, vero?
Giuseppe:
Preferirei sorvolare…
Claudia:
Invece non si sorvola niente! Avanti, chi è tra loro? Questa bella albina?
Oppure la bionda coi codini? O una delle gemelle?
Chièchièchièchiè???
Giuseppe:
Ancora con questa storia? Ti ho già detto che…
Claudia: Hai
detto che non conoscevi nessuno, ma allora come me le spieghi queste belle
ragazze il giorno della partenza? Hai fatto il galante con loro per tutto il
tempo per cui siamo stati qui, vero? Vero?!
Giuseppe: Che
te lo dico a fare? Tanto già lo so che non cambi idea, anche se ti dico che ti
sbagli…
Claudia:
Forza, ditemelo! Chi di voi è quella che ha rubato il cuore del fratellone?
Eh?
Le ragazze si
sentirono a disagio davanti a così tanta esuberanza, se poi si contava che dalla
loro risposta dipendevano anche quelle che si potevano definire speranze della
ragazzina era logico che nessuna di loro avesse intenzione di aprire
bocca.
Ci pensarono
Jun, Nori e Tomoe a tirarle fuori d’impiccio.
Jun: Se vuoi
ti dico io qualcosa di interessante su cosa ha fatto tuo fratello mentre era con
noi…
Claudia:
Davvero?
Nori:
Certamente! Però dobbiamo lasciarlo un attimo da solo con loro. Sai devono
parlare di qualcosa di molto importante…
Claudia: Se è
davvero così importante voglio sentire!
Giuseppe:
Claudia, se fai la brava poi ti racconto chi sono queste ragazze,
ok?
Claudia si
lasciò convincere, mentre Giuseppe rimase da solo con le
sorelle.
Giuseppe:
Scusate, ma lei è fatta così. Non so perché ma ambisce a quelli che lei chiama
scoop sulla mia vita sentimentale. Come mai siete qui?
Shinku: Mi
pare ovvio. Tu hai fatto molto per noi, ed anche se non potremo mai ripagarti
vogliamo lo stesso fare qualcosa.
Kanaria: Ti
abbiamo portato dei regali, almeno così ti ricorderai di noi.
La seconda
Rozen porse al ragazzo un cd.
Kanaria: Qui
ci sono tutte le mie serenate al violino. Mitsu le ha registrate ed ho pensato
che ti sarebbe piaciuto ascoltarle.
Giuseppe: Non
dovete sentirvi obbligate a farlo…
Hina: Non
siamo obbligate, lo vogliamo fare e basta na no!
La bambina
gli diede un foglio.
Hina: Guarda!
Qui c’è Shinku, qui c’è Hina, qui c’è Kana, Suiseiseki e Souseiseki, Suigintou,
questo è Jun, questa è Tomoe, questa è Nori, Mitsu, i nonni, Megu, e questo sei
tu!
Hina guardò
Giuseppe teneramente, ed il ragazzo non potè fare a meno di sorridere al
ritratto dell’innocenza dell’infanzia.
Giuseppe:
Grazie. Quando sarò a casa lo appenderò in camera mia.
Souseiseki:
Questi invece sono da parte nostra.
Le due
gemelle consegnarono al fratello una un sacchetto, l’altra una boccetta
contenente del liquido.
Souseiseki:
Qui dentro ci sono dei semi che potrai curare senza molti
problemi.
Suiseiseki: E
quest’acqua è stata presa da Sui Dream, perciò li farà crescere belli forti
desu.
Giuseppe: Che
semi sono?
Souseiseki:
Tulipani rossi. Nel linguaggio dei fiori sono la dichiarazione
d’amore.
Suiseiseki: E
visto che non hai la ragazza potresti usare proprio questi fiori per
conquistarne una desu.
Giuseppe:
Immagino che Claudia sarà del vostro stesso parere…
Shinku:
Questo invece potrebbe non servirti, ma voglio dartelo lo
stesso.
La quinta
Rozen pose tra le mani del ragazzo un libro.
Shinku: Me lo
diede nostro padre quando fece il primo fiasco nel crearti. È un libro su
Bahamut. Probabilmente non ti servirà, ma mi sembra giusto che sia tu ad averlo.
È anche per ringraziarti di qualcos’altro…
Giuseppe: Ti
sei accorta che ho riparato la spilla, vero?
Shinku: L’ho
visto mentre cercavo i documenti nel mio scrigno. Non so come
ringraziarti.
Giuseppe: Non
ce n’è bisogno.
Le cinque ex
bambole guardarono Suigintou, la quale non accennava a
muoversi.
Dovette darle
una gomitata Suiseiseki per farla smuovere.
Suigintou: Ho
capito, glie li do!
L’albina girò
la testa di lato e mise tra le mani di Giuseppe un
fagotto.
Giuseppe: Che
cos’è?
Suigintou:
Ecco… io non ho abilità particolari nel fare qualcosa al di fuori di quelle
combattive, perciò… ti ho preparato dei biscotti da mangiare durante il viaggio.
Ti avverto, è la prima volta che cucino, quindi se fanno schifo non te la
prendere, non l’ho fatto di proposito.
Giuseppe: Non
preoccuparti, è il pensiero che conta, no?
Suigintou:
Si, ma un paio di biscotti non sono abbastanza per…
L’altoparlante
riempì l’aeroporto con il suo suono, annunciando un volo in
partenza.
Giuseppe: Mi
dispiace, ma a quanto pare per me è ora di andare. È stato bello
incontrarvi.
Suiseiseki:
Cosa farai ora desu?
Giuseppe:
Credo che… farò un viaggetto per trovare il vero me stesso. E non in senso
figurato.
Shinku: Ce la
farai, ne sono certa. Ricorda, tu sei Bahamut, l’unica ed ineguagliabile Rosa
Nera della nostra famiglia. Se c’è qualcuno che può raggiungere un obiettivo
impossibile quello sei tu. Credi in te.
Giuseppe: Io
sarò pure la Rosa Nera, ma se non fosse stato per voi probabilmente per me non
sarebbe cambiato niente. Grazie di tutto.
Giuseppe
prese i bagagli, mentre Claudia, tornata da loro assieme agli altri, andò a
salutare le sei ex bambole.
Jun: Quindi…
adesso partirai, vero?
Giuseppe:
Questa è solo una tappa. Il viaggio vero inizierà una volta tornato a
casa.
Tomoe:
Mancherai molto alle tue sorelle. Sei stato con noi poco tempo, ma credo sia
stato abbastanza per tutte loro.
Giuseppe: Non
preoccuparti, prima o poi tornerò. Ho solo un’ultima faccenda da sbrigare.
L’ultima missione da immortale.
Nori: Buona
fortuna allora. Spero di rivederti presto. Però la prossima volta che rimani a
cena mi piacerebbe che tu stessi con noi.
Le due
ragazze andarono a dare un ultimo saluto a Claudia, mentre Jun rimase con
Giuseppe.
Jun: Sai, un
po' ti invidio. Nonostante tutte le vite passate su questo pianeta sei sempre
disposto ad aiutare gli altri, non ti tiri mai indietro, sei
fortissimo…
Giuseppe: La
forza però non vale niente senza volontà. Chiunque può avere potenza fisica, ma
solo chi ha un animo degno può usarla al meglio.
Jun: Fatto
stà che io a tuo confronto sono nulla… non sono capace di far
nulla.
Giuseppe:
Perché ne sei convinto. Convinciti del contrario e nulla sarà
irraggiungibile.
Jun: Facile a
dirsi. Tu puoi convincerti perché ne hai le capacitò, mentre
io…
Giuseppe:
Cerchi forza per caso?
Jun: Beh, non
proprio, anche se un po' di forza dà coraggio.
Giuseppe: Se
è questo che ti serve…
Giuseppe
diede a Jun una katana.
Jun: Ma
questa…
Giuseppe: Si,
è la katana che ho vinto qualche giorno fa. In realtà mi sono iscritto al torneo
dopo averti conosciuto, a casa mia ho la Kusanagi originale. Non lo sai, ma il
tuo anello mi ha trasmesso subito il tuo legame con Shinku e Suiseiseki,
facendomi comprendere quello che provi.
Jun: Ma… che
dovrei farci con questa?
Giuseppe:
Potrai richiamarla a te come faccio io con le mie spade. Ho impiantato nella
lama un po' dei miei poteri, perciò in caso di necessità potrai usarla subito e
sarà più potente di una normale katana.
Jun: Perché
lo stai facendo?
Giuseppe:
Perché ne hai bisogno. Così come le mie sorelline hanno bisogno di te. Io per un
po' non ci sarò e non potrò raggiungervi. Proteggile tu al posto mio. E non dire
che non puoi, perché puoi farcela. Dentro di te c’è una grande forza, solo che
sei tu che non riesci a sfruttarla. Quando tornerò voglio vederti cambiato, ed
in meglio.
I due ragazzi
si salutarono e Giuseppe, assieme a Claudia, salì sull’aereo che lo avrebbe
riportato in Italia.
Ma quella,
come aveva detto, era solo una tappa.
Avrebbe detto
a Claudia che quelle ragazze erano delle sue lontane parenti, cosa non del tutto
falsa, e poi sarebbe partito.
Aveva solo un
modo per diventare umano in tutto e per tutto.
Doveva
trovare Bahamut, solo lui poteva renderlo umano per
davvero.
Era una cosa
difficile da attuare, ma poteva farcela.
Perché c’era
chi credeva in lui, e sarebbe tornato vittorioso proprio per queste
persone.
E sarebbe
tornato come uno di loro.
Il ragazzo
guardò fuori dal finestrino, scorgendo le sorelle che lo salutavano ancora una
volta.
Quando non
furono più in vista si accorse che Claudia dormiva.
Aprì il
fagotto di Suigintou, addentando un biscotto mentre guardava il disegno di
Hina.
Erano un po'
bruciacchiati, ma nonostante ciò avevano un buon sapore.
Il sapore di
qualcosa fatta col cuore.
Fine
Ok, ora sarà
meglio fare delle precisazioni su quanto ho scritto in questa fan
fiction…
Bahamut,
Leviathan e Fenice: Come avrete capito non li ho inventati io, ma sono realmente
creature bibliche. Anche le tecniche di Bahamut non le ho inventate, né la
storia della sua esistenza. Unico fatto inventato è riguardo la spada, ma dovevo
trovare un motivo per cui si chiamasse Bahamut Tear.
Claudia:
Alias Koyochan, la nostra commentatrice assieme a _Khozen, le quali ringrazio
per la pazienza di aver letto questa storia. Comunque sia Claudia è, come nella
fic, un’amica che tratto più o meno come una sorellina. Inutile quindi dire a
chi sia ispirato il personaggio di Giuseppe…
L’anima nella
spada Fenice: Questa è una cosa molto personale, perciò non ne parlerò qui. E
probabilmente ne è un bene per tutti.
Detto questo
vi ringrazio ancora una volta per aver letto questa fan fiction. Spero di
scriverne presto un’altra di eguale successo. Alla prossima fan
fiction!