Green ice

di Julie Darkeh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


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Green ice

I







Mi è sempre piaciuta l'aria fresca del mattino, soprattutto quando il fumo di una sigaretta mi entra nella gola e il panorama del piccolo terrazzo di casa mi rilassa gli occhi. Proprio come quel giorno, a metà maggio.
Mi svegliai presto. Solo, come d'abitudine. La prima cosa che pensai, ancora avvolto nelle coperte, fu il concerto che avrei dato quella stessa sera ad Helsinki, la mia città natale.
Un concerto importante, la prima tappa del nuovo tour con la band. Avremmo suonato e cantato per la prima volta i nostri nuovi pezzi ed ero elettrizzato all'idea.
Non volevo che l'ansia cominciasse a divorarmi dai primi minuti della giornata, così mi alzai, afferrai il pacchetto di sigarette che stava sul comodino ed uscii in terrazza.
Fui investito subito dal profumo primaverile che emanava la città, da quell'altezza. Mi stropicciai gli occhi, non ancora abituati alla luce del giorno, poi accesi una sigaretta. Cominciai a sentirmi meglio quando me la portai alla bocca e un senso di piacere mi pervase tutto il corpo.
Mi affacciai al massiccio parapetto in pietra e osservai con tranquillità la città sotto di me, poi il cielo. Limpido, senza nuvole.
Non avevo tutto il tempo, però, per godere di quei attimi di beata solitudine, poiché Madalina sarebbe arrivata a momenti. Me ne accorsi quando mi voltai verso la portafinestra aperta e diedi un'occhiata all'orologio da parete che stava appeso in camera. Ancora un quarto d'ora e non sarei più stato solo.
Scrivevo canzoni con Madalina, a volte. Quella mattina l'avevo invitata per concludere un nuovo pezzo, magari da imparare per poi suonarla in anteprima in una prossima data live, chissà in quale città straniera. I fans avrebbero gradito la sorpresa, ne ero certo.
Finita la prima sigaretta della giornata, tornai dentro e mi preparai per l'incontro con la mia scrittrice, nonché mia cara amica. Adoravo scrivere con lei, c'era sintonia tra noi. Nonostante la nostra differenza d'età, ci intendevamo sempre perfettamente, proprio come se i miei trentaquattro anni e i suoi venticinque fossero la stessa quantità di tempo vissuto.
Mi liberai del pigiama e mi infilai sotto la doccia. Mi lavai in pochi minuti, mi vestii e mi asciugai i capelli. Due spruzzate di profumo mi coprirono lievemente la pelle, dandomi una piacevole sensazione di freschezza sul collo.
Preparai il salotto per l'incontro: posi dei quaderni, fogli volanti e delle penne sul tavolino, posto di fronte al divano in pelle nera, poi presi dal frigo una bottiglia di succo d'ananas e due bicchieri di plastica dal ripiano della cucina e misi il tutto accanto alle carte.
Proprio quando diedi degli ultimi ritocchi al nostro occorrente, sentii suonare il campanello.
Avvertii un colpo al petto nello stesso instante in cui sentii quel suono e mi precipitai ad aprire.
-Buon giorno, Mad- salutai la mia piccola amica dopo aver controllato nello spioncino della porta che fosse lei e averle aperto.
-Buon dì, vecchio musico- mi schernì Madalina con il suo buonumore di sempre. Teneva una busta marrone in mano.
-Cos'è quello?- le chiesi indicando il curioso bottino macchiato d'unto.
-Sono brioche alla crema, sono per noi- mi annunciò contenta Mad e sollevò il sacchetto, poi lo diede in mano a me. Lo aprii e vi introdussi il naso per sentire il profumo della nostra colazione.
Madalina entrò in cucina quando chiusi la porta. I suoi occhi azzurri continuavano ad esplorare la casa come se ci fosse entrata per la prima volta. Non capivo perché lo facesse sempre.
-C'è del succo d'ananas in salone- dissi mentre accompagnavo Madalina al divano. Lei si sedette accanto a me poco dopo che presi posto anch'io.
-Uh, adoro l'ananas- confessò lei sorridendo. -E con queste brioche dev'essere una bomba.
-Bé, sicuramente- concordai. -Ne vuoi un po'?- le offrii subito il bicchiere. Lei annuì e le versai il succo facendo attenzione a non rovesciarlo fuori dai bordi.
Tirai fuori dal sacchetto una brioche e l'addentai su un lato. La crema era così tanta che mi sporcai i pantaloni con una grossa goccia gialla.
-Oh, merda- imprecai, ma subito dopo mi misi a ridere per l'imbarazzo e mi pulii la bocca con un tovagliolino che presi dalla busta marrone.
-Che pasticcione che sei!- mi prese in giro Madalina, contagiata dalle mie risate.
-Non credevo che ci fosse così tanta crema- mi giustificai mentre provai a togliere la macchia dai pantaloni, ma l'alone aveva bisogno di detersivo per dissolversi.
-La prossima volta morderai la brioche con meno voracità.
-E' da ieri pomeriggio che non mangio, ho saltato la cena- confessai ritornando a mangiare la mia colazione.
-Come mai?- chiese Madalina masticando la pasta morbida e zuccherosa.
-Ho preferito suonare un po'- risposi indicando la mia chitarra acustica, sorretta dal piedistallo nero, accanto alla TV.
-Hai ripassato qualche canzone per stasera?
-Sì, provare non fa mai male- dissi annuendo. Madalina mi sorrise teneramente mentre continuava a mangiare la brioche facendo attenzione a non sporcarsi. Era adorabile quando si leccava le labbra per pulirle dalla crema che fuoriusciva dal dolce ad ogni suo morso.
Finita la colazione, Mad tirò fuori dalla sua borsa dei fogli a righe, alcuni bianchi e alcuni scritti. Erano un po' spiegazzati, ma tenere le cose in ordine non è mai stata una qualità di Madalina.
-Ho scritto qualche poesia questa settimana, mi sentivo ispirata.
-Lo vedo, ma quanti fogli sono?- chiesi sbalordito nel vedere Mad cercare qualcosa in quell'ammasso di carta.
-Non prendermi per pazza, alcune le ho scritte tempo fa! Oh, guarda, qui c'è In joy and sorrow- estrasse dal mucchio un foglio, sul quale era scritta una delle canzoni con cui io e la band facemmo più successo. Personalmente l'amavo, ma il merito della sua bellezza era soprattutto di Madalina.
-Adoro cantarla- ammisi prendendo il testo della canzone in mano e lo guardai.
-E questa è Circle of fear- mi mostrò lei un altro foglio, facendomi alzare lo sguardo.
-Dove l'hai messa When love starts to die? Siamo qui per completarla, no?- le ricordai, giusto per non perdere altro tempo.
-Oh, sì, adesso la cerco- Mad ricominciò a smistare l'insieme di fogli.
Posai il testo di In joy and sorrow sul divano, accanto a me, poi riempii il mio bicchiere di succo e bevvi. Il sapore ricco e dolce dell'ananas mi ha sempre deliziato il palato e quella bevanda l'ho sempre bevuta a fiumi. Non è mai mancato nel mio frigorifero.
-Eccola!- esultò felice Madalina. -Allora, dove eravamo rimasti? Il ritornello l'abbiamo sistemato, tant'è che abbiamo pure determinato il titolo di tutta la canzone, ma dobbiamo sistemare la seconda strofa, ho ragione?- fece, infine, un riepilogo del nostro lavoro svolto la volta precedente. Mad aveva davvero una bella memoria.
-Assolutamente sì- concordai e le sorrisi. -Fa' vedere- allungai una mano verso di lei e Madalina mi passò il foglio. Appoggiai la testa su una mano mentre cominciai a leggere la strofa che doveva essere modificata.


My foot fail me?
In heart and stone
Still waiting for your cold
Ooh
Love is a cirlce?
Like angel wings spread


Riflettei qualche secondo per capire cosa ci fosse di sbagliato in quel pezzo. Non suonava tanto bene, ma il problema era trovare cosa spaccasse l'equilibrio tra quella parole.
-Sai, a casa l'ho riletto qualche volta- disse Madalina. -Forse dovremmo eliminare qualche verso, anziché modificare solo due parole- propose grattandosi il mento con un dito.
La guardai come se il suo corpo stesse brillando di luce propria. Come sempre, aveva ragione.
-Certo!- esclamai. -E' l'insieme dei versi che non funziona- osservai più attentamente, poi provai a canticchiare il testo e me ne resi conto ancora di più.
-Prendi la chitarra, proviamo a mettere questa strofa in musica- mi suggerì Mad. Mi fiondai sullo strumento musicale e mi risedetti sul divano. Posizionai la chitarra sopra di me, cominciai a strimpellare qualche nota e cantai.
Madalina mi guardava con interesse. Sapevo che la mia voce le piaceva e ciò mi faceva sentire bene. Adoravo cantare per lei.
-Secondo me dovresti fermarti a “Still waiting for your cold”, poi riproponi il ritornello- mi consigliò la mora gesticolando con le dita
-E gli altri versi? Un po' mi dispiace eliminarli, in sé sono belli.
-Uhm, potremmo spostarli dopo il secondo ritornello, che ne dici?
-Proviamo.
La mano pizzicava ancora le corde della chitarra mentre cominciai a cantare la canzone tutta d'accapo, provando per la prima volta il testo modificato. Tenni gli occhi concentrati su dove mettevo le dita, ma di tanto in tanto lanciai qualche sguardo a Madalina, la quale mi stava guardando con la stessa espressione di poco prima, di sempre. Le sue guance erano lievemente imporporate, così dolci.
Provai una soddisfazione immensa quando cantai il pezzo nuovo della canzone nel sentire quanto suonasse bene. Mad, ancora una volta, aveva fatto centro. Anche lei sorrise non appena notò la differenza rispetto alla prima volta che cantai When love starts to die, quella mattina.
-Ce l'abbiamo fatta!- esultò lei mostrandomi il palmo della mano, invitandomi a battere la mia sulla sua.
-E ci è bastato così poco- constatai nel momento in cui le nostre mani si scontrarono in una mossa complice. Una bomba mi scoppiò in petto, ma volli ignorarla.
-Già, perfetto.
-Il merito è tuo, hai una mente straordinaria- mi complimentai con lei per le sue idee, mai sbagliate.
-Non esagerare, sei tu la star, qui- precisò Madalina, ma non ero d'accordo con lei.
-Io ho la voce, ma il cervello è tuo.
-No, è nostro- mi corresse. -Noi collaboriamo, non lavoriamo ognuno per conto proprio.
Annuii, anche se non avevo ancora abbandonato l'idea che fosse tutto merito del suo ingegno.
Mad guardò lo schermo del suo cellulare per controllare l'orario. Sperai che non avesse fretta di andarsene.
-Ti va se proviamo pezzi che abbiamo già scritto? Magari quelli che io e i ragazzi faremo questa sera- proposi sperando che Madalina potesse accettare. Mi sarebbe piaciuto averla lì con me per altro tempo, prima di raggiungere Migé, Linde, Gas e Burton alle prove.
-Non le suonerai oggi, con loro, dopo pranzo?
-Certo, ma mi piacerebbe anche cantare qualcosa con te, se non ti dispiace...
Madalina si irrigidì sul posto, come se non avesse voluto sentirsi chiedere di rimanere a casa mia.
-Ehm, certo, ma solo un paio di canzoni, che dopo ho da fare- si giustificò con voce incerta.
-Che cosa?
-Varie faccende... e poi devo uscire con un'amica- mi rispose. -Bé, dai, cantami Into the night! La suonerete, no?
-Certo, è la terza in scaletta.
Ricominciai a suonare la chitarra e a cantare. Provai a concentrarmi pensando che dovevo sapere la canzone alla perfezione, se non volevo fare figuracce al concerto. I fans si sarebbe sciolti dalla tenerezza nel vedermi sbagliare, soprattutto le donne, ma per orgoglio personale non mi andava di commettere errori.
Mentre la musica mi entrava nelle orecchie insieme alla mia voce, una preoccupazione mi assalì il cuore: non era la prima volta che Madalina desiderava andarsene presto da casa mia, dopo aver lavorato un po' sulle canzoni. Pensai che dovesse avere qualche problema con me, ma non ci sperai.
Poi, però, quando la vedevo osservarmi suonare, era così serena e dolce in viso. Se le piaceva così tanto sentirmi cantare, perché non vedeva mai l'ora di andare via?
Forse erano tutte mie strane ed infondate sensazioni, ma non riuscivo ad ignorarle. Mi pesavano sul cuore, come potevo toglierle da lì e dissolverle nell'aria?
-Sempre bravissimo- mi fece i complimenti Mad, applaudendomi.
-Grazie- risposi semplicemente. -Ti prego, vieni stasera- la invitai al concerto piegando la testa da un lato e facendo la faccia più tenera che potessi fare. Non è mai stato il mio forte fare smorfie dolci, ma ci provai.
Madalina scoppiò a ridere. La mia espressione era più buffa di quanto pensavo.
-L'ultima volta che sono venuta, sono tornata a casa tardissimo- mi ricordò lei, ma io insistetti.
-Ti accompagnerò io a casa, dai! E poi, dovresti considerarti molto fortunata: sai quante fans vorrebbero avere un pass per vedermi nel backstage, dopo il concerto? Tu ce l'hai e non vuoi venire, ti rendi conto?
Mad rise di nuovo e scosse la testa portandosi una mano in fronte. Sembrava non poterne già più della mia insistenza.
-Okay, va bene, ci sarò- confermò lei mostrandomi i palmi delle mani, in segno di resa.
Suonai un altro paio di canzoni prima che Madalina se ne andasse: The funeral of hearts e The sacrament, le sue preferite.
L'accompagnai alla porta a malincuore, ma non feci trasparire nessuna delusione dal mio viso. Probabilmente, se l'avessi fatto, Mad si sarebbe sentita a disagio.
-Allora a stasera- disse lei dopo aver varcato la porta d'ingresso e si voltò verso di me. Mi appoggiai allo stipite con una spalla ed incrociai le braccia al petto.
-Mi ha fatto piacere suonare per te, oggi- le dissi sorridendole e lei arrossì. Portò lo sguardo al suolo e si schiarì la voce.
-A me ha fatto piacere ascoltarti, sono contenta di aver risolto il problema con When love starts to die. Sai, spero che l'aggiungerai ad un prossimo album.
-Mi piacerebbe inserirla in Tears on tape, ma ormai è già uscito.
-Non fa niente- Madalina scrollò le spalle e indietreggiò di qualche passo. -Adesso vado, a più tardi!
-Ci si vede al concerto, Mad. Ciao- la salutai quando mi diede già le spalle e la vidi allontanarsi, dritta verso le scale.
Chiusi la porta e gettai un sospiro. Mi ritrovai ancora solo, in casa mia. Le pareti bianche, la cucina in disordine e il silenzio che si estendeva per tutta l'area. Essere uomini solitari, a volte, non è il massimo. A volte si sta bene, a volte si soffre... e in quel momento mi sentii vuoto.
Vuoto perché Madalina se n'era andata.
Andai in salotto per rimettere la chitarra a posto e riordinare il tavolino. Guardai i miei quaderni, rimasti intatti. Peccato che quel giorno non scrissi nulla di nuovo, ma dovetti rassegnarmi all'idea.
Mi chinai per prendere la bottiglia di succo d'ananas, ma la mia attenzione cadde su un paio di fogli che Mad, probabilmente, fece cadere distrattamente sul divano quando sistemò le sue carte, prima di andare. Li raccolsi e li osservai con interesse. Il primo era il testo di Love, the hardest way. Oh, quante canzoni ho scritto insieme a quella ragazza.
Portai quel foglio dietro al secondo, ma quello che mi si presentò sotto gli occhi era un testo a me sconosciuto. Una poesia, forse. S'intitolava Green ice. Mi sedetti sul divano mentre cominciai a leggere quelle parole mai cantate prima.


When I look at you
There's no land under my feet
No oxygen in my lungs
Nothing's better than your eyes


'Cause they're made of green ice
So cold, so hot
'Cause they're made of green ice
And I love it
And I suffer in my silent secret


When I look at you
I imagine my arms around you e and yours around me
I wanna feel your warmth on my body
Touch my heart
Touch my soul
And touch my ears with your velvety voice


[Chorus x2]


Rimasi immobile e senza respiro. Non era una poesia qualsiasi. Era una canzone scritta per me. Non potevo avere dubbi, perché quelle parole parlavano di me e di quei momenti in cui io e Madalina lavoravamo sui testi per i miei album.
Allora Mad provava qualcosa per me? Così tanto da ispirarsi per una canzone?
Immaginai Madalina cantarla e suonarla pensando a me, mentre mi portai quei due fogli al petto. Un'emozione mi fece vibrare lo stomaco e si accese in me una nuova speranza.
Mi sentivo tanto come quando avevo quindici anni e morivo dietro alle ragazzine carine.
No, Mad non era una ragazzina carina. Lei era una donna bellissima.
Quella sera l'avrei rivista al concerto. Non vedevo l'ora di trovarla in prima fila a sentirmi cantare e di poterle parlare. Le avrei restituito Green ice. A quel punto non avrebbe potuto trovare una scusa per scappare da me.
O forse sì, ma io non glielo avrei permesso.

––––•(-•♥•-)•––––


E DARKEH COMINCIA DA QUI.

ciao a tutte, mie care himsters!
questa è la prima volta che scrivo qualcosa per il fandom degli HIM e sono felice di proporvi questa breve storia.
dura per soli due capitoli, ma spero di riuscire a realizzare una long in futuro.
per Green ice mi sono ispirata sia a dati veri su Ville che alla mia fantasia. 
qui Ville non abita in una torre, l'età dei personaggi è stata decisa per mia comodità, non so se Ville vada matto per il succo d'ananas e il testo della canzone Green ice l'ho inventato io.
lo so, è pietoso, ma non sono riuscita a fare di meglio, chiedo perdono.
come vi è sembrata questa prima parte? secondo voi cosa succederà nella seconda?
lo scoprirete tra qualche giorno con il nuovo ed ultimo capitolo! ;)

Kisses and heartgrams, 
Darkeh


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Capitolo 2
*** II ***


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Green ice
II








Avevo ancora tra le mani Green ice. Non riuscivo a smettere di leggerla e di assorbire quelle parole che sapevano di me per fissarle nella mia testa. Lessi la canzone in continuazione prima delle prove, e adesso ero ancora lì, dietro le quinte, a perdermi tra quei versi, poco prima di salire sul palco ed emozionare la mia Helsinki con la band.
-Ville, noi saliamo, siamo pronti per l'introduzione- mi avvisò Gas afferrando le bacchette della batteria da un tavolino nero.
Alzai di scatto lo sguardo su di lui e sbattei le ciglia, come se mi fossi risvegliato all'improvviso da un sogno.
-Uh? Oh, sì, tra poco salgo anch'io- dissi piegando il foglio in quattro e lo conservai nel mio piccolo zaino che stava adagiato sul divanetto marrone, accanto a me.
-E' da minuti buoni che leggi quel foglio, ma cos'è?- mi chiese curioso Migé.
-Una canzone- rimasi sul vago, non mi andava di svelare quel piccolo segreto prima di aver parlato con Madalina.
-Abbiamo provato tutto il pomeriggio, la smetti di ripassare? Incendieremo la città, come abbiamo già fatto in passato, stai tranquillo- mi rassicurò il mio bassista. Io gli sorrisi.
-Sali, prima che i fans si chiedano dove sia Migé- lo incitai a lasciarmi perdere e a raggiungere gli altri sul palco. Quel barbuto si decise a farsi vedere dal pubblico, mentre un insieme di voci urlanti mi arrivò alle orecchie.
Il pubblico mi stava aspettando e le voci mi diedero subito la carica per affrontare la prima tappa del tour. In prima fila sarebbe dovuta esserci Madalina. Non vedevo l'ora di scrutarla in mezzo alla gente e di incrociare i suoi occhi cerulei, i quali mi avrebbero fissato per tutto il concerto.
Mentre Linde, Burton, Gas e Migé cominciarono a suonare, mi diedi una spinta e mi feci vedere anch'io. I fans urlarono più forte alla mia comparsa e il cuore cominciò a battermi più forte per l'emozione.
-Ciao Helsinki!- salutai al microfono con euforia, e il piccolo popolo mi rispose con altre grida. Era davvero gratificante il calore dei fans, li ho sempre adorati e ringraziati con tutto me stesso.
Tirai fuori da una tasca interna della giacca il mio pacchetto di sigarette. Ne estrassi una e l'accesi mentre i ragazzi, dietro di me, fusero le note dell'introduzione con quelle di Wicked game, un nostro classico. Dopo di essa sarebbero cominciate alcune tracce del nuovo album, poi saremmo tornati sui nostri più grandi successi.
Aspirai la prima boccata di fumo, poi una nuvola biancastra e leggera fuoriuscì dalle mie labbra.
Poggiai le mani sul microfono, ben incastrato sull'asta, di fronte a me.


The world was on fire
no one could save me but you...


Mentre Wicked game si faceva cantare da me e dal pubblico, i miei occhi cercarono Madalina tra le persone in prima fila, con ansia. C'era troppa gente per riuscire a riconoscere il viso di qualcuno, ma poi, all'improvviso, la mia attenzione cadde su un volto angelico, incorniciato da lisci capelli neri e impreziosito da due occhi azzurri, brillanti come zaffiri.
Eccola. Madalina.
Era venuta.
Sui nostri visi scoppiarono sorrisi, non appena ci accorgemmo di esserci visti.


No I don't wanna fall in love...


Cominciare il ritornello mi fece sorridere, ma subito dopo cessai di farlo. Il testo non coincideva con quello che pensavo realmente, in quel momento.
O forse solo in parte.
Un po' ero spaventato, se ripensavo al testo di Green ice e all'intensità con cui Mad la scrisse pensando a me. A parte le mie fans più sfegatate, chi poteva mai innamorarsi davvero di Ville Valo?
Un uomo solitario con un carattere piuttosto insolito e che vive di sola musica avrebbe mai potuto infatuare una donna?
Un uomo che a volte si mette la matita nera sugli occhi, che non sa staccarsi dalle sigarette e che salta i pasti per suonare avrebbe mai potuto attirare una donna bella, controllata, un po' timida e misteriosa come Madalina?
Stentavo un po' a crederci, ma tutto ciò mi rendeva felice.
Felice perché nonostante credessi di essere destinato alla solitudine, qualcuno era riuscito ad innamorarsi di me e di ciò che sono sempre stato davvero.
Il concerto era appena cominciato, ma già sapevo che mi sarei divertito ed emozionato da morire.




Mi asciugai il sudore sul viso con una salvietta, non appena mi ritrovai nel backstage. Il concerto era appena finito, ma dentro di me l'adrenalina continuava a scorrere.
-Siamo stati dei grandi!- esultò Linde battendo il cinque a Migé, poi anche al resto del gruppo. Io venni per ultimo.
-Che stanchezza!- si lamentò Burton sistemandosi i capelli dietro le orecchie. Afferrò una bottiglia d'acqua e bevve come un cammello in mezzo al deserto. Quasi mi fece paura.
Nelle mie vene continuò a scorrere l'agitazione più velocemente, al solo pensiero che presto avrei incontrato Madalina.
Alcune fans si fecero avanti per degli autografi e per fare alcune foto con noi della band. Una di loro, dai capelli rosso fuoco, stava per svenire dall'emozione, poiché si sorresse sulla spalla dell'amica, la quale l'incoraggiò a ricomporsi dandole delle pacche sulla schiena.
Quante fans vidi in quello stato...
-Oh mio Dio, non ci posso credere!- esclamò una ragazza accompagnata da un individuo con la cresta verde, probabilmente il suo fidanzato. Si tenevano per mano, i due.
-Sì, sono proprio io- scherzai poco prima che la fan si avvinghiasse a me per un abbraccio. Nel frattempo, Linde si prestò per delle foto mentre il ragazzo con cui fece i primi scatti giocava con i suoi capelli. Gli altri firmarono autografi e scambiarono qualche battuta con i nostri ammiratori, vincitori del concorso per accaparrarsi un pass per il backstage.
Lo stesso che donai a Madalina, ma di lei non c'era nemmeno l'ombra. Stavo cominciando a diventare impaziente.
La ragazza dai capelli rossi mi schioccò un bacio sulla guancia e le mani le tremavano senza sosta. La sua amica, più alta e con i capelli neri, non la smetteva di ridere. Feci una foto con entrambe le fans: il fianco destro mi vibròper cinque secondi, mentre il braccio sinistro rischiò di scoppiare, poiché la mora me l'aveva stretto un po' troppo forte per l'emozione.
Che tortura... ma non era poi così male.
Durante la mia sessione di fotografie, Madalina fece finalmente la sua apparizione. In quell'attimo non c'era nessun altro che avrebbe potuto attirare la mia attenzione. I miei occhi esistevano solo per lei.
-Ehi, Ville! Disturbo?- chiese timidamente Mad, avvicinandosi.
-No, tranquilla... basta foto, per stasera- le comunicai, ma qualcosa mi disse che con quella frase ammazzai la felicità di qualche fan là presente. Però, secondo i miei calcoli, ero riuscito ad accontentare tutti.
La ragazza dai capelli rossi, ancora tremante come una foglia, lanciò un'occhiata infuocata a Madalina. Facile immaginarne il motivo...
Sorrisi tra me per quel pensiero, ma lo scacciai subito dalla mente.
-I fans vi adorano- disse Mad scuotendo la testa e sfoggiando un sorriso smagliante.
-Già, e noi adoriamo loro- risposi annuendo. -Ti va di andare in camerino? Chiacchieriamo con più tranquillità, se per te va bene- la invitai avvicinandomi di qualche passo a lei, ma Mad indietreggiò.
-In camerino?- chiese lei, come se non avesse ben capito. Deglutì, nervosa.
Ed eccolo, di nuovo, quel suo lato misterioso.
-Sì, hai qualche problema?- chiesi preoccupato.
-No, no- rispose Madalina, ma il suo tono di voce incerto la tradì.
Era splendida quella sera: il vestito nero, ricoperto di pizzo all'altezza del petto, le fasciava perfettamente il corpo morbido e le scopriva le gambe dalle ginocchia in poi; gli stivaletti in pelle nera si abbinavano bene all'abito e al trucco, composto da un ombretto sfumato nero, le guance rosee e le labbra dipinte da un rossetto rosso ciliegia. I capelli, lucenti e lisci, le incorniciavano il volto con piccole ciocche scalate e le punte più lunghe le ricadevano soffici sulle spalle e il petto.
Madalina era perfetta nella sua bellezza ed eleganza.
Gli occhi azzurri sembravano due fari, sempre pronti ad abbagliarmi.
-Ciao, Mad!- la salutò Linde, dietro di me, seguito poi dal resto del gruppo.
-Ciao, miei cari HIM- ricambiò i saluti con la sua dolcezza di sempre.
-Allora? Andiamo? Dovrei avere qualcosa da bere in camerino- poggiai una mano sulla schiena di Madalina per condurla insieme a me verso la piccola stanza. Con l'altra mano afferrai il mio zainetto, dove dentro stava piegato il foglio di Green ice, insieme all'altro, poi proseguii verso la nostra meta.
-Succo d'ananas?- chiese Mad speranzosa.
-Uhm, no, non credo proprio- risposi con ironia e risi.
Sul palmo della mia mano, oltre la sua schiena, percepii un brivido.
E non era mio.




-Spero che ti piaccia bere champagne- dissi mentre stappai una bottiglia dal vetro verde e circondata da un'etichetta dorata.
-A cosa brindiamo?- chiese Madalina dietro le mie spalle, seduta sul divanetto.
-Bé, a questa sera- risposi facendo spallucce, poi versai lo champagne in due bicchieri di carta. Non erano eleganti, ma non avevo altro a disposizione. Mi voltai verso Mad e la raggiunsi per potermi sedere accanto a lei. -Il concerto è stato fenomenale, a te è piaciuto?
-Come sempre, siete stati grandi- si complimentò lei e mi sorrise teneramente.
-Cin cin!- feci incontrare il mio bicchiere insieme al suo e cominciai a bere. Stessa cosa fece Mad.
Ero un po' ansioso, ma non vedevo l'ora di intraprendere il discorso che avrei voluto sostenere quella sera. In testa avevo così tante parole confuse e non sapevo quali fossero le più adatte da utilizzare. Non mi capitava spesso di avere quella difficoltà, ma Madalina mi riduceva il cervello completamente in poltiglia.
-Mi fa piacere che ti sia divertita.
-Lo sai che vengo sempre con piacere ai vostri concerti, però è già abbastanza tardi- disse Mad abbassando lo sguardo e si grattò la nuca.
-Vuoi già andare via?- le chiesi dispiaciuto.
-Se tu fossi disposto ad accompagnarmi...
-Ti prego, resta ancora due minuti- provai a convincerla prendendole una mano, e lei si voltò di scatto verso di me. Le sue guance presero più colore sopra il trucco.
-Uhm, e va bene- riuscii a convincerla. -Ma sappi che tengo d'occhio l'orario- aggiunse lei mostrandomi lo schermo del suo cellulare.
-Mad, ma perché hai sempre fretta di andartene?- le domandai perplesso e lasciandole la mano. Pensai che probabilmente con quella domanda avrei potuto introdurre tutto ciò che volevo dirle di noi, di Green ice.
Madalina si irrigidì e le gote sembrarono esploderle a momenti.
-Ho parecchio sonno- disse lei, ma era evidente che si trattasse di una scusa. Lei non è mai stata brava a mentire.
-E stamattina? E settimana scorsa?
-Te l'ho detto, avevo impegni.
-Mad, mi nascondi qualcosa, vero?- provai a farle uscire le parole di bocca, ma sapevo che di lì a poco sarei riuscito ad arrivare ad una conclusione, alla verità.
-Cosa dovrei nasconderti?- mi domandò lei scuotendo la testa e facendo finta di non capire.
Mi alzai dal divanetto e posai il mio bicchiere vuoto per metà sulla scrivania bianca.
-Hai perso una cosa a casa mia, stamattina- le confessai aprendo il mio zainetto ed estraendo i due fogli, ma uno lo nascosi dietro la schiena. L'altro glielo mostrai.
-Cos'è?- chiese Madalina curiosa.
-Il testo di Love, the hardest way- risposi sorridendole. Lei prese il foglio tra le mani e lo aprì per guardarlo.
-Oh, che tesoro, me l'hai riportato!- esclamò sollevata. -Ma cosa c'entra con ciò che stavamo dicendo? Cos'hai lì dietro?
-Ciò che nascondo c'entra molto- confessai con un sorriso malizioso stampato in volto. Mad sembrò diventare di pietra, come se avesse capito cos'altro aveva dimenticato sul mio divano. Tolsi il foglio da dietro la schiena e lo aprii per leggerlo.
-Questo testo dice che i miei occhi sono fatti di ghiaccio verde- dissi tenendo lo sguardo fisso sulla carta, ma subito dopo lo riposi su Madalina, la quale si alzò immediatamente dal divanetto e mi strappò la sua poesia dalle mani. Dal suo viso traspariva imbarazzo, così tanto da non potermi guardare in faccia.
-Oddio, non ci posso credere- farfugliò a bassa voce, agitata, e mi diede le spalle. Afferrò la sua borsa e fece per uscire dal camerino. -Non doveva accadere, che stupida!- si rimproverò, sempre con tono basso.
-Aspetta, Mad!- la richiamai prima che potesse toccare la maniglia della porta e lei si fermò subito, senza voltarsi indietro. La raggiunsi a passi larghi, ma rallentai non appena Madalina mi fu più vicina.
-Senti, vorrei parlarne- le sussurrai quasi.
-Non avresti dovuto leggerla- mi disse lei dopo un lungo respiro.
-E perché no? Dopotutto è dedicata a me, o sbaglio?- la provocai e la feci girare lentamente verso di me, poggiandole delicatamente le mie mani sulle sue spalle. Una fitta al petto liberò una miriade di farfalle che, sbattendo contro ogni parete del mio stomaco, mi fece quasi perdere il controllo delle mie emozioni.
-No, non ti sbagli- confermò Mad, finalmente guardandomi negli occhi. Durò per un secondo quell'incrocio di sguardi dai colori freddi, poiché il suo tornò subito a fissare il suolo.
Posai un indice arricciato sotto il suo mento e le sollevai il viso, in modo che lei potesse guardarmi ancora.
-Perché scappi da me?- le chiesi dolcemente.
Madalina scostò il volto dalla mia delicata presa per sviare di nuovo i miei occhi. L'imbarazzo la stava divorando sempre più, minuto dopo minuto.
-Tu non provi le mie stesse emozioni- disse con sicurezza passandomi oltre le spalle e raggiunse il divanetto. Rimase in piedi davanti al mobile. Mi voltai a guardarla, rimanendo là alla porta.
-Come puoi esserne sicura?- le chiesi facendo una smorfia.
-Ville Valo non si innamora delle ragazze chiuse e impacciate come me.
-E se ti dicessi che a Ville Valo, invece, piacciono le ragazze come te?- le feci notare. Madalina mi guardò con gli occhi che le vacillavano.
Mi avvicinai a lei a passi lenti, senza smettere di fissarla.
-Bé, non ci crederei.
-Dovresti, invece- controbattei. -Sai a cosa non credo, io?- la provocai ancora. Le distanze tra me e Mad andavano sempre più ad accorciarsi.
-Sentiamo- mi sfidò lei.
-A tutte le scuse che inventi per non passare del tempo in più con me- le confessai a due centimetri dal suo naso, ma Madalina indietreggiò di qualche passo. -Odio quando te ne vai e mi lasci solo, sai?
Mad deglutì rumorosamente ed infilò i due fogli ripiegati a caso nella borsa, in fretta.
-E io odio quando sei insistente- mi sputò quelle parole in faccia, quasi come se fossero una difesa abbastanza potente da potermi abbattere.
-Ti comporti sempre così con gli uomini? Non ti ho mai sentito parlare di maschi.
-Sai com'è, non ho nessuno di cui parlarti- ammise lei incrociando le braccia al petto.
-Sei lesbica, forse?- le chiesi un po' preoccupato.
-No, che c'entra?- reagì male. -Semplicemente non ho ex ragazzi di cui parlare, tutto qui- confessò Mad, e i suoi occhi si inumidirono. Temetti di vederla piangere, ma nessuna lacrima riuscì a rigarle il dolce viso.
-Come è possibile che una ragazza così bella come te non abbia mai avuto un ragazzo in venticinque anni?- le chiesi incredulo. Avevo paura di toccare tasti dolenti, ma mi servì farlo: solo così avrei potuto capire meglio il comportamento della mia collaboratrice di canzoni.
-Sto meglio sola, è forse vietato non voler qualcuno accanto?- ironizzò lei, irritata. Si sedette di nuovo sul divanetto e spostò la borsa dietro di sé.
-Ma non ci credo che non ti sei mai innamorata, prima di me- le dissi sedendomi accanto a lei.
-Ville, io non sono fatta per stare con qualcuno.
-Parli tanto d'amore quando idealizziamo nuove canzoni, ma perché lo neghi a te stessa? Non puoi importi di privartene- le domandai con l'amaro nel cuore. Non riuscivo a sentire le sue parole, così tristi e colme di malinconia da farmi male. Non sopportavo vedere Madalina con quel velo nero sopra il viso.
-L'amore non fa per me- mi rispose secca.
-Non si direbbe, da quel che scrivi...
-Mi fa paura, tremendamente paura- ammise Mad mentre cominciò a vibrarle il labbro.
Io le cinsi le spalle con un braccio e le baciai la testa.
-Non hai niente di cui temere, Mad- la rassicurai. -L'amore è una cosa bellissima e quando senti che arriva, tu non devi respingerlo.
-Perché no?
-Ma non lo vedi coi tuoi occhi? Ti fai soltanto del male- le feci notare portandole la testa sopra il mio petto e la cullai lentamente. -E fai male anche a me.
Madalina rialzò il capo dal mio corpo e mi guardò con gli occhi lucidi. Due lacrime le solcarono le guance e io gliele asciugai con i pollici.
-Scappo da te perché scappo dall'amore- le uscirono queste parole tra le labbra rosse e mi colpirono il cuore come piccoli proiettili.
Dando ascolto al mio istinto, afferrai il volto di Mad e la baciai con dolcezza, a stampo. La mia bocca rimase premuta sulla sua per un paio di secondi, poi mi staccai. Le mie mani erano ancora sulle sue guance e i miei occhi incastrati nei suoi. Attendevo una risposta mentre sperai che quel silenzio si rompesse con il suono della voce di Madalina.
-Cos...- provò a parlare, ma si bloccò per un motivo a me sconosciuto.
-Ti fa paura anche un bacio?- ironizzai sorridendole e lei soffocò una risata.
-Sono un po' scossa.
-Vuoi rifarlo?- le proposi cautamente. Mad si morse il labbro inferiore e, dopo aver esitato per un istante, annuì.
Mi avvicinai ulteriormente a lei e le nostre labbra di unirono una seconda volta con più passione e calore. La mia lingua cercò subito quella di Mad e dovetti reprimere un sorriso quando esse s'incontrarono. Sentii Madalina tremare e il suo respiro mi sfiorò il viso, così caldo, così piacevole.
Il baciò perse intensità e per un attimo io e Mad rimanemmo fronte contro fronte.
-Come dice la nostra ultima canzone, quando l'amore comincia a morire inizia con un bacio- feci riferimento a When love starts to die, ai primi due versi del ritornello.
-Così divino- aggiunse lei, sempre ripensando alle parole che componemmo per il testo.
Sorrisi nel vedere che accettò di stare al gioco e un forte impulso continuava a indurmi di impossessarmi ancora e ancora delle sue labbra carnose. Ora che le avevo sperimentate, sapevo che ne andavo già pazzo.
All'improvviso sentimmo bussare alla porta e trasalimmo a quel rumore.
-Ville? Si può?- la voce ovattata di Migé, oltre la porta, si fece sentire.
-Vai a farti un giro!- gli ordinai, ma lui si mise a ridere malizioso.
-Che stai combinando, amico? Lo so che c'è Madalina, lì dentro.
-Ecco, appunto, smamma- insistetti.
-Sei sempre il solito! Possibile che dopo un concerto hai sempre il bisogno di farti qualcuna?
La voce di quel barbuto perse volume, il che mi fece intuire che Migé, finalmente, si arrese e raggiunse gli altri nel backstage.
Io scoppiai a ridere, ma nello sguardo di Madalina lessi ancora una volta un grande senso di disagio.
-Ti fai sempre delle ragazze dopo un concerto?- mi chiese lei, delusa.
-Non dare retta a quel cretino, non è vero- le risposi. -O almeno, succede solo quando mi ubriaco- tenni a precisare, in fondo era la verità.
-Stasera hai bevuto champagne.
-Sciocca, non abbastanza da perdere il controllo di me stesso- la corressi, divertito.
-Giusto- concordò Mad, sempre più imbarazzata.
-Allora? Non mi hai detto che ne pensi del bacio... oh, sì, pensi che sia stato divino.
Madalina cercò di reprimere un sorriso, ma la mia ironia glielo impedì.
-Bé...
-Ti fa ancora paura l'amore?- le chiesi premuroso, avvicinandomi di nuovo a lei, ma non la toccai.
-Sempre più- rispose. -Ma adesso che ne ho assaggiato un pezzo, sono curiosa di sperimentare il resto- mi confessò Madalina, ed io le sorrisi felice.
La baciai di nuovo. Promisi a me stesso che non avrei lasciato che Mad potesse scapparmi un'altra volta, anzi, probabilmente lei non l'avrebbe più fatto e presto saremmo diventati una cosa sola, guerrieri impavidi che avrebbero affrontato qualsiasi critica, ostacolo e gossip dato dalla stampa, ma soprattutto non le avrei permesso di intimorirsi ancora davanti all'amore, ossia a me. Le avrei fatto capire che un rifugio l'avrebbe trovato senz'altro in me, per poter fuggire da qualsiasi cosa. Tutto tranne dai sentimenti, dalle farfalle nello stomaco e dal cuore, sempre più palpitante.
Presto avrei spiegato tutto anche ai ragazzi della band, e anche se inizialmente non avrebbero potuto capire, col tempo si sarebbero abituati alla situazione.
Dopo quel lungo e caldo bacio, i miei occhi e quelli di Madalina si incastrarono tra loro.
Così potei affondare di nuovo il mio ghiaccio verde nel suo mare blu.
Proprio come un iceberg nel Mar Glaciale Artico.

FINE

OH L'AMOUR.

buon pomeriggio a tutti.
dopo un po' di tempo ho deciso di aggiornare con questo secondo ed ultimo capitolo, che ve ne pare?
vi è piaciuta la storia? o avete qualcosa che non vi è chiara?
per qualsiasi cosa scrivete una recensione :)
a proposito di questo, mi dispiace che fin ora non ci sia stato nessuno che abbia lasciato un commento, ma spero che almeno uno di voi abbia il coraggio di farlo in futuro.
non mordo eh ;)
spero di tornare presto con un nuovo racconto per voi e che vi possa piacere.
mi scuso se avete incontrato errori durante la lettura.
ringrazio per le 47 visualizzazioni e spero che almeno due di queste siano di lettori che sono riusciti ad arrivare alla fine.
bé, alla prossima!

Kisses and heartgrams, 
Darkeh

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