Green ice di Julie Darkeh (/viewuser.php?uid=565983)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 1 *** I ***
Green ice
I
Mi
è
sempre piaciuta l'aria fresca del mattino, soprattutto quando il fumo
di una sigaretta mi entra nella gola e il panorama del piccolo
terrazzo di casa mi rilassa gli occhi. Proprio come quel giorno, a
metà maggio.
Mi
svegliai presto. Solo, come d'abitudine. La prima cosa che pensai,
ancora avvolto nelle coperte, fu il concerto che avrei dato quella
stessa sera ad Helsinki, la mia città natale.
Un
concerto importante, la prima tappa del nuovo tour con la band.
Avremmo suonato e cantato per la prima volta i nostri nuovi pezzi ed
ero elettrizzato all'idea.
Non
volevo che l'ansia cominciasse a divorarmi dai primi minuti della
giornata, così mi alzai, afferrai il pacchetto di sigarette
che
stava sul comodino ed uscii in terrazza.
Fui
investito subito dal profumo primaverile che emanava la
città, da
quell'altezza. Mi stropicciai gli occhi, non ancora abituati alla
luce del giorno, poi accesi una sigaretta. Cominciai a sentirmi
meglio quando me la portai alla bocca e un senso di piacere mi
pervase tutto il corpo.
Mi
affacciai al massiccio parapetto in pietra e osservai con
tranquillità la città sotto di me, poi il cielo.
Limpido, senza
nuvole.
Non
avevo tutto il tempo, però, per godere di quei attimi di
beata
solitudine, poiché Madalina sarebbe arrivata a momenti. Me
ne
accorsi quando mi voltai verso la portafinestra aperta e diedi
un'occhiata all'orologio da parete che stava appeso in camera. Ancora
un quarto d'ora e non sarei più stato solo.
Scrivevo
canzoni con Madalina, a volte. Quella mattina l'avevo invitata per
concludere un nuovo pezzo, magari da imparare per poi suonarla in
anteprima in una prossima data live, chissà in quale
città
straniera. I fans avrebbero gradito la sorpresa, ne ero certo.
Finita
la prima sigaretta della giornata, tornai dentro e mi preparai per
l'incontro con la mia scrittrice, nonché mia cara amica.
Adoravo
scrivere con lei, c'era sintonia tra noi. Nonostante la nostra
differenza d'età, ci intendevamo sempre perfettamente,
proprio come
se i miei trentaquattro anni e i suoi venticinque fossero la stessa
quantità di tempo vissuto.
Mi
liberai del pigiama e mi infilai sotto la doccia. Mi lavai in pochi
minuti, mi vestii e mi asciugai i capelli. Due spruzzate di profumo
mi coprirono lievemente la pelle, dandomi una piacevole sensazione di
freschezza sul collo.
Preparai
il salotto per l'incontro: posi dei quaderni, fogli volanti e delle
penne sul tavolino, posto di fronte al divano in pelle nera, poi
presi dal frigo una bottiglia di succo d'ananas e due bicchieri di
plastica dal ripiano della cucina e misi il tutto accanto alle carte.
Proprio
quando diedi degli ultimi ritocchi al nostro occorrente, sentii
suonare il campanello.
Avvertii
un colpo al petto nello stesso instante in cui sentii quel suono e mi
precipitai ad aprire.
-Buon
giorno, Mad- salutai la mia piccola amica dopo aver controllato nello
spioncino della porta che fosse lei e averle aperto.
-Buon
dì, vecchio musico- mi schernì Madalina con il
suo buonumore di
sempre. Teneva una busta marrone in mano.
-Cos'è
quello?- le chiesi indicando il curioso bottino macchiato d'unto.
-Sono
brioche alla crema, sono per noi- mi annunciò contenta Mad e
sollevò
il sacchetto, poi lo diede in mano a me. Lo aprii e vi introdussi il
naso per sentire il profumo della nostra colazione.
Madalina
entrò in cucina quando chiusi la porta. I suoi occhi azzurri
continuavano ad esplorare la casa come se ci fosse entrata per la
prima volta. Non capivo perché lo facesse sempre.
-C'è
del succo d'ananas in salone- dissi mentre accompagnavo Madalina al
divano. Lei si sedette accanto a me poco dopo che presi posto
anch'io.
-Uh,
adoro l'ananas- confessò lei sorridendo. -E con queste
brioche
dev'essere una bomba.
-Bé,
sicuramente- concordai. -Ne vuoi un po'?- le offrii subito il
bicchiere. Lei annuì e le versai il succo facendo attenzione
a non
rovesciarlo fuori dai bordi.
Tirai
fuori dal sacchetto una brioche e l'addentai su un lato. La crema era
così tanta che mi sporcai i pantaloni con una grossa goccia
gialla.
-Oh,
merda- imprecai, ma subito dopo mi misi a ridere per l'imbarazzo e mi
pulii la bocca con un tovagliolino che presi dalla busta marrone.
-Che
pasticcione che sei!- mi prese in giro Madalina, contagiata dalle mie
risate.
-Non
credevo che ci fosse così tanta crema- mi giustificai mentre
provai
a togliere la macchia dai pantaloni, ma l'alone aveva bisogno di
detersivo per dissolversi.
-La
prossima volta morderai la brioche con meno voracità.
-E' da
ieri pomeriggio che non mangio, ho saltato la cena- confessai
ritornando a mangiare la mia colazione.
-Come
mai?- chiese Madalina masticando la pasta morbida e zuccherosa.
-Ho
preferito suonare un po'- risposi indicando la mia chitarra acustica,
sorretta dal piedistallo nero, accanto alla TV.
-Hai
ripassato qualche canzone per stasera?
-Sì,
provare non fa mai male- dissi annuendo. Madalina mi sorrise
teneramente mentre continuava a mangiare la brioche facendo
attenzione a non sporcarsi. Era adorabile quando si leccava le labbra
per pulirle dalla crema che fuoriusciva dal dolce ad ogni suo morso.
Finita
la colazione, Mad tirò fuori dalla sua borsa dei fogli a
righe,
alcuni bianchi e alcuni scritti. Erano un po' spiegazzati, ma tenere
le cose in ordine non è mai stata una qualità di
Madalina.
-Ho
scritto qualche poesia questa settimana, mi sentivo ispirata.
-Lo
vedo, ma quanti fogli sono?- chiesi sbalordito nel vedere Mad cercare
qualcosa in quell'ammasso di carta.
-Non
prendermi per pazza, alcune le ho scritte tempo fa! Oh, guarda, qui
c'è In joy and sorrow- estrasse dal
mucchio un foglio, sul
quale era scritta una delle canzoni con cui io e la band facemmo
più
successo. Personalmente l'amavo, ma il merito della sua bellezza era
soprattutto di Madalina.
-Adoro
cantarla- ammisi prendendo il testo della canzone in mano e lo
guardai.
-E
questa è Circle of fear- mi
mostrò lei un altro foglio,
facendomi alzare lo sguardo.
-Dove
l'hai messa When love starts to die? Siamo qui per
completarla, no?- le ricordai, giusto per non perdere altro tempo.
-Oh,
sì, adesso la cerco- Mad ricominciò a smistare
l'insieme di fogli.
Posai
il testo di In joy and sorrow sul
divano, accanto a me, poi riempii il mio bicchiere di succo e bevvi.
Il sapore ricco e dolce dell'ananas mi ha sempre deliziato il palato
e quella bevanda l'ho sempre bevuta a fiumi. Non è mai
mancato nel
mio frigorifero.
-Eccola!-
esultò felice Madalina. -Allora, dove eravamo rimasti? Il
ritornello
l'abbiamo sistemato, tant'è che abbiamo pure determinato il
titolo
di tutta la canzone, ma dobbiamo sistemare la seconda strofa, ho
ragione?- fece, infine, un riepilogo del nostro lavoro svolto la
volta precedente. Mad aveva davvero una bella memoria.
-Assolutamente
sì- concordai e le sorrisi. -Fa' vedere- allungai una mano
verso di
lei e Madalina mi passò il foglio. Appoggiai la testa su una
mano
mentre cominciai a leggere la strofa che doveva essere modificata.
My
foot fail me?
In
heart and stone
Still
waiting for your cold
Ooh
Love
is a cirlce?
Like
angel wings spread
Riflettei
qualche secondo per capire cosa ci fosse di sbagliato in quel pezzo.
Non suonava tanto bene, ma il problema era trovare cosa spaccasse
l'equilibrio tra quella parole.
-Sai,
a casa l'ho riletto qualche volta- disse Madalina. -Forse dovremmo
eliminare qualche verso, anziché modificare solo due parole-
propose
grattandosi il mento con un dito.
La
guardai come se il suo corpo stesse brillando di luce propria. Come
sempre, aveva ragione.
-Certo!-
esclamai. -E' l'insieme dei versi che non funziona- osservai
più
attentamente, poi provai a canticchiare il testo e me ne resi conto
ancora di più.
-Prendi
la chitarra, proviamo a mettere questa strofa in musica- mi
suggerì
Mad. Mi fiondai sullo strumento musicale e mi risedetti sul divano.
Posizionai la chitarra sopra di me, cominciai a strimpellare qualche
nota e cantai.
Madalina
mi guardava con interesse. Sapevo che la mia voce le piaceva e
ciò
mi faceva sentire bene. Adoravo cantare per lei.
-Secondo
me dovresti fermarti a “Still waiting for your cold”,
poi
riproponi il ritornello- mi consigliò la mora gesticolando
con le
dita
-E
gli altri versi? Un po' mi dispiace eliminarli, in sé sono
belli.
-Uhm,
potremmo spostarli dopo il secondo ritornello, che ne dici?
-Proviamo.
La
mano pizzicava ancora le corde della chitarra mentre cominciai a
cantare la canzone tutta d'accapo, provando per la prima volta il
testo modificato. Tenni gli occhi concentrati su dove mettevo le
dita, ma di tanto in tanto lanciai qualche sguardo a Madalina, la
quale mi stava guardando con la stessa espressione di poco prima, di
sempre. Le sue guance erano lievemente imporporate, così
dolci.
Provai
una soddisfazione immensa quando cantai il pezzo nuovo della canzone
nel sentire quanto suonasse bene. Mad, ancora una volta, aveva fatto
centro. Anche lei sorrise non appena notò la differenza
rispetto
alla prima volta che cantai When love starts to die,
quella
mattina.
-Ce
l'abbiamo fatta!- esultò lei mostrandomi il palmo della
mano,
invitandomi a battere la mia sulla sua.
-E
ci è bastato così poco- constatai nel momento in
cui le nostre mani
si scontrarono in una mossa complice. Una bomba mi scoppiò
in petto,
ma volli ignorarla.
-Già,
perfetto.
-Il
merito è tuo, hai una mente straordinaria- mi complimentai
con lei
per le sue idee, mai sbagliate.
-Non
esagerare, sei tu la star, qui- precisò Madalina, ma non ero
d'accordo con lei.
-Io
ho la voce, ma il cervello è tuo.
-No,
è nostro- mi corresse. -Noi collaboriamo, non lavoriamo
ognuno per
conto proprio.
Annuii,
anche se non avevo ancora abbandonato l'idea che fosse tutto merito
del suo ingegno.
Mad
guardò lo schermo del suo cellulare per controllare
l'orario. Sperai
che non avesse fretta di andarsene.
-Ti
va se proviamo pezzi che abbiamo già scritto? Magari quelli
che io e
i ragazzi faremo questa sera- proposi sperando che Madalina potesse
accettare. Mi sarebbe piaciuto averla lì con me per altro
tempo,
prima di raggiungere Migé, Linde, Gas e Burton alle prove.
-Non
le suonerai oggi, con loro, dopo pranzo?
-Certo,
ma mi piacerebbe anche cantare qualcosa con te, se non ti dispiace...
Madalina
si irrigidì sul posto, come se non avesse voluto sentirsi
chiedere
di rimanere a casa mia.
-Ehm,
certo, ma solo un paio di canzoni, che dopo ho da fare- si
giustificò
con voce incerta.
-Che
cosa?
-Varie
faccende... e poi devo uscire con un'amica- mi rispose. -Bé,
dai,
cantami Into the night! La suonerete, no?
-Certo,
è la terza in scaletta.
Ricominciai
a suonare la chitarra e a cantare. Provai a concentrarmi pensando che
dovevo sapere la canzone alla perfezione, se non volevo fare
figuracce al concerto. I fans si sarebbe sciolti dalla tenerezza nel
vedermi sbagliare, soprattutto le donne, ma per orgoglio personale
non mi andava di commettere errori.
Mentre
la musica mi entrava nelle orecchie insieme alla mia voce, una
preoccupazione mi assalì il cuore: non era la prima volta
che
Madalina desiderava andarsene presto da casa mia, dopo aver lavorato
un po' sulle canzoni. Pensai che dovesse avere qualche problema con
me, ma non ci sperai.
Poi,
però, quando la vedevo osservarmi suonare, era
così serena e dolce
in viso. Se le piaceva così tanto sentirmi cantare,
perché non
vedeva mai l'ora di andare via?
Forse
erano tutte mie strane ed infondate sensazioni, ma non riuscivo ad
ignorarle. Mi pesavano sul cuore, come potevo toglierle da
lì e
dissolverle nell'aria?
-Sempre
bravissimo- mi fece i complimenti Mad, applaudendomi.
-Grazie-
risposi semplicemente. -Ti prego, vieni stasera- la invitai al
concerto piegando la testa da un lato e facendo la faccia
più tenera
che potessi fare. Non è mai stato il mio forte fare smorfie
dolci,
ma ci provai.
Madalina
scoppiò a ridere. La mia espressione era più
buffa di quanto
pensavo.
-L'ultima
volta che sono venuta, sono tornata a casa tardissimo- mi
ricordò
lei, ma io insistetti.
-Ti
accompagnerò io a casa, dai! E poi, dovresti considerarti
molto
fortunata: sai quante fans vorrebbero avere un pass per vedermi nel
backstage, dopo il concerto? Tu ce l'hai e non vuoi venire, ti rendi
conto?
Mad
rise di nuovo e scosse la testa portandosi una mano in fronte.
Sembrava non poterne già più della mia insistenza.
-Okay,
va bene, ci sarò- confermò lei mostrandomi i
palmi delle mani, in
segno di resa.
Suonai
un altro paio di canzoni prima che Madalina se ne andasse: The
funeral of hearts e The sacrament, le sue
preferite.
L'accompagnai
alla porta a malincuore, ma non feci trasparire nessuna delusione dal
mio viso. Probabilmente, se l'avessi fatto, Mad si sarebbe sentita a
disagio.
-Allora
a stasera- disse lei dopo aver varcato la porta d'ingresso e si
voltò
verso di me. Mi appoggiai allo stipite con una spalla ed incrociai le
braccia al petto.
-Mi
ha fatto piacere suonare per te, oggi- le dissi sorridendole e lei
arrossì. Portò lo sguardo al suolo e si
schiarì la voce.
-A
me ha fatto piacere ascoltarti, sono contenta di aver risolto il
problema con When love starts to die. Sai, spero
che
l'aggiungerai ad un prossimo album.
-Mi
piacerebbe inserirla in Tears on tape, ma ormai
è già
uscito.
-Non
fa niente- Madalina scrollò le spalle e
indietreggiò di qualche
passo. -Adesso vado, a più tardi!
-Ci
si vede al concerto, Mad. Ciao- la salutai quando mi diede
già le
spalle e la vidi allontanarsi, dritta verso le scale.
Chiusi
la porta e gettai un sospiro. Mi ritrovai ancora solo, in casa mia.
Le pareti bianche, la cucina in disordine e il silenzio che si
estendeva per tutta l'area. Essere uomini solitari, a volte, non
è
il massimo. A volte si sta bene, a volte si soffre... e in quel
momento mi sentii vuoto.
Vuoto
perché Madalina se n'era andata.
Andai
in salotto per rimettere la chitarra a posto e riordinare il
tavolino. Guardai i miei quaderni, rimasti intatti. Peccato che quel
giorno non scrissi nulla di nuovo, ma dovetti rassegnarmi all'idea.
Mi
chinai per prendere la bottiglia di succo d'ananas, ma la mia
attenzione cadde su un paio di fogli che Mad, probabilmente, fece
cadere distrattamente sul divano quando sistemò le sue
carte, prima
di andare. Li raccolsi e li osservai con interesse. Il primo era il
testo di Love, the hardest way. Oh, quante canzoni
ho scritto
insieme a quella ragazza.
Portai
quel foglio dietro al secondo, ma quello che mi si presentò
sotto
gli occhi era un testo a me sconosciuto. Una poesia, forse.
S'intitolava Green ice. Mi sedetti sul divano
mentre cominciai
a leggere quelle parole mai cantate prima.
When
I look at you
There's
no land under my feet
No
oxygen in my lungs
Nothing's
better than your eyes
'Cause
they're made of green ice
So
cold, so hot
'Cause
they're made of green ice
And I love it
And
I suffer in my silent secret
When
I look at you
I
imagine my arms around you e and yours around me
I
wanna feel your warmth on my body
Touch
my heart
Touch
my soul
And
touch my ears with your velvety voice
[Chorus
x2]
Rimasi
immobile e senza respiro. Non era una poesia qualsiasi. Era una
canzone scritta per me. Non potevo avere dubbi, perché
quelle parole
parlavano di me e di quei momenti in cui io e Madalina lavoravamo sui
testi per i miei album.
Allora
Mad provava qualcosa per me? Così tanto da ispirarsi per una
canzone?
Immaginai
Madalina cantarla e suonarla pensando a me, mentre mi portai quei due
fogli al petto. Un'emozione mi fece vibrare lo stomaco e si accese in
me una nuova speranza.
Mi
sentivo tanto come quando avevo quindici anni e morivo dietro alle
ragazzine carine.
No,
Mad non era una ragazzina carina. Lei era una donna bellissima.
Quella
sera l'avrei rivista al concerto. Non vedevo l'ora di trovarla in
prima fila a sentirmi cantare e di poterle parlare. Le avrei
restituito Green ice. A quel punto non avrebbe
potuto trovare
una scusa per scappare da me.
O
forse sì, ma io non glielo avrei permesso.
––––•(-•♥•-)•––––
E DARKEH COMINCIA DA QUI.
ciao
a tutte, mie care himsters!
questa è la prima volta che scrivo qualcosa per il fandom
degli HIM e sono felice di proporvi questa breve storia.
dura per soli due capitoli, ma spero di riuscire a realizzare una long
in futuro.
per Green ice
mi sono ispirata sia a dati veri su Ville che alla mia
fantasia.
qui Ville non abita in una torre, l'età dei personaggi
è stata decisa per mia comodità, non so se Ville
vada matto per il succo d'ananas e il testo della canzone Green ice l'ho
inventato io.
lo so, è pietoso, ma non sono riuscita a fare di meglio,
chiedo perdono.
come vi è sembrata questa prima parte? secondo voi cosa
succederà nella seconda?
lo scoprirete tra qualche giorno con il nuovo ed ultimo capitolo! ;)
Kisses and heartgrams,
Darkeh
|
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Capitolo 2 *** II ***
Green ice
II
Avevo
ancora tra le mani Green ice. Non riuscivo a
smettere di
leggerla e di assorbire quelle parole che sapevano di me per fissarle
nella mia testa. Lessi la canzone in continuazione prima delle prove,
e adesso ero ancora lì, dietro le quinte, a perdermi tra
quei versi,
poco prima di salire sul palco ed emozionare la mia Helsinki con la
band.
-Ville,
noi saliamo, siamo pronti per l'introduzione- mi avvisò Gas
afferrando le bacchette della batteria da un tavolino nero.
Alzai
di scatto lo sguardo su di lui e sbattei le ciglia, come se mi fossi
risvegliato all'improvviso da un sogno.
-Uh?
Oh, sì, tra poco salgo anch'io- dissi piegando il foglio in
quattro
e lo conservai nel mio piccolo zaino che stava adagiato sul divanetto
marrone, accanto a me.
-E'
da minuti buoni che leggi quel foglio, ma cos'è?- mi chiese
curioso
Migé.
-Una
canzone- rimasi sul vago, non mi andava di svelare quel piccolo
segreto prima di aver parlato con Madalina.
-Abbiamo
provato tutto il pomeriggio, la smetti di ripassare? Incendieremo la
città, come abbiamo già fatto in passato, stai
tranquillo- mi
rassicurò il mio bassista. Io gli sorrisi.
-Sali,
prima che i fans si chiedano dove sia Migé- lo incitai a
lasciarmi
perdere e a raggiungere gli altri sul palco. Quel barbuto si decise a
farsi vedere dal pubblico, mentre un insieme di voci urlanti mi
arrivò alle orecchie.
Il
pubblico mi stava aspettando e le voci mi diedero subito la carica
per affrontare la prima tappa del tour. In prima fila sarebbe dovuta
esserci Madalina. Non vedevo l'ora di scrutarla in mezzo alla gente e
di incrociare i suoi occhi cerulei, i quali mi avrebbero fissato per
tutto il concerto.
Mentre
Linde, Burton, Gas e Migé cominciarono a suonare, mi diedi
una
spinta e mi feci vedere anch'io. I fans urlarono più forte
alla mia
comparsa e il cuore cominciò a battermi più forte
per l'emozione.
-Ciao
Helsinki!- salutai al microfono con euforia, e il piccolo popolo mi
rispose con altre grida. Era davvero gratificante il calore dei fans,
li ho sempre adorati e ringraziati con tutto me stesso.
Tirai
fuori da una tasca interna della giacca il mio pacchetto di
sigarette. Ne estrassi una e l'accesi mentre i ragazzi, dietro di me,
fusero le note dell'introduzione con quelle di Wicked game,
un nostro classico. Dopo di essa sarebbero cominciate alcune tracce
del nuovo album, poi saremmo tornati sui nostri più grandi
successi.
Aspirai la prima boccata di fumo, poi una
nuvola biancastra e leggera fuoriuscì dalle mie labbra.
Poggiai le mani sul microfono, ben incastrato
sull'asta, di fronte a me.
The
world was on fire
no
one could save me but you...
Mentre
Wicked
game
si faceva cantare da me e dal pubblico, i miei occhi cercarono
Madalina tra le persone in prima fila, con ansia. C'era troppa gente
per riuscire a riconoscere il viso di qualcuno, ma poi,
all'improvviso, la mia attenzione cadde su un volto angelico,
incorniciato da lisci capelli neri e impreziosito da due occhi
azzurri, brillanti come zaffiri.
Eccola. Madalina.
Era venuta.
Sui nostri visi scoppiarono sorrisi, non appena
ci accorgemmo di esserci visti.
No
I don't wanna fall in love...
Cominciare
il
ritornello mi fece sorridere, ma subito dopo cessai di farlo. Il
testo non coincideva con quello che pensavo realmente, in quel
momento.
O forse solo in parte.
Un
po' ero spaventato, se ripensavo al testo di Green
ice
e all'intensità con cui Mad la scrisse pensando a me. A
parte le mie
fans più sfegatate, chi poteva mai innamorarsi davvero di
Ville
Valo?
Un uomo solitario con un carattere piuttosto
insolito e che vive di sola musica avrebbe mai potuto infatuare una
donna?
Un uomo che a volte si mette la matita nera
sugli occhi, che non sa staccarsi dalle sigarette e che salta i pasti
per suonare avrebbe mai potuto attirare una donna bella, controllata,
un po' timida e misteriosa come Madalina?
Stentavo un po' a crederci, ma tutto ciò mi
rendeva felice.
Felice perché nonostante credessi di essere
destinato alla solitudine, qualcuno era riuscito ad innamorarsi di me
e di ciò che sono sempre stato davvero.
Il concerto era appena cominciato, ma già
sapevo che mi sarei divertito ed emozionato da morire.
Mi asciugai il sudore sul viso con
una
salvietta, non appena mi ritrovai nel backstage. Il concerto era
appena finito, ma dentro di me l'adrenalina continuava a scorrere.
-Siamo stati dei grandi!- esultò Linde
battendo il cinque a Migé, poi anche al resto del gruppo. Io
venni
per ultimo.
-Che stanchezza!- si lamentò Burton
sistemandosi i capelli dietro le orecchie. Afferrò una
bottiglia
d'acqua e bevve come un cammello in mezzo al deserto. Quasi mi fece
paura.
Nelle mie vene continuò a scorrere
l'agitazione più velocemente, al solo pensiero che presto
avrei
incontrato Madalina.
Alcune fans si fecero avanti per degli
autografi e per fare alcune foto con noi della band. Una di loro, dai
capelli rosso fuoco, stava per svenire dall'emozione, poiché
si
sorresse sulla spalla dell'amica, la quale l'incoraggiò a
ricomporsi
dandole delle pacche sulla schiena.
Quante fans vidi in quello stato...
-Oh mio Dio, non ci posso credere!- esclamò
una ragazza accompagnata da un individuo con la cresta verde,
probabilmente il suo fidanzato. Si tenevano per mano, i due.
-Sì, sono proprio io- scherzai poco prima che
la fan si avvinghiasse a me per un abbraccio. Nel frattempo, Linde si
prestò per delle foto mentre il ragazzo con cui fece i primi
scatti
giocava con i suoi capelli. Gli altri firmarono autografi e
scambiarono qualche battuta con i nostri ammiratori, vincitori del
concorso per accaparrarsi un pass per il backstage.
Lo stesso che donai a Madalina, ma di lei non
c'era nemmeno l'ombra. Stavo cominciando a diventare impaziente.
La ragazza dai capelli rossi mi schioccò un
bacio sulla guancia e le mani le tremavano senza sosta. La sua amica,
più alta e con i capelli neri, non la smetteva di ridere.
Feci una
foto con entrambe le fans: il fianco destro mi vibròper
cinque
secondi, mentre il braccio sinistro rischiò di scoppiare,
poiché la
mora me l'aveva stretto un po' troppo forte per l'emozione.
Che tortura... ma non era poi così male.
Durante la mia sessione di fotografie, Madalina
fece finalmente la sua apparizione. In quell'attimo non c'era nessun
altro che avrebbe potuto attirare la mia attenzione. I miei occhi
esistevano solo per lei.
-Ehi, Ville! Disturbo?- chiese timidamente Mad,
avvicinandosi.
-No, tranquilla... basta foto, per stasera- le
comunicai, ma qualcosa mi disse che con quella frase ammazzai la
felicità di qualche fan là presente.
Però, secondo i miei calcoli,
ero riuscito ad accontentare tutti.
La ragazza dai capelli rossi, ancora tremante
come una foglia, lanciò un'occhiata infuocata a Madalina.
Facile
immaginarne il motivo...
Sorrisi tra me per quel pensiero, ma lo
scacciai subito dalla mente.
-I fans vi adorano- disse Mad scuotendo la
testa e sfoggiando un sorriso smagliante.
-Già, e noi adoriamo loro- risposi annuendo.
-Ti va di andare in camerino? Chiacchieriamo con più
tranquillità,
se per te va bene- la invitai avvicinandomi di qualche passo a lei,
ma Mad indietreggiò.
-In camerino?- chiese lei, come se non avesse
ben capito. Deglutì, nervosa.
Ed eccolo, di nuovo, quel suo lato misterioso.
-Sì, hai qualche problema?- chiesi
preoccupato.
-No, no- rispose Madalina, ma il suo tono di
voce incerto la tradì.
Era splendida quella sera: il vestito nero,
ricoperto di pizzo all'altezza del petto, le fasciava perfettamente
il corpo morbido e le scopriva le gambe dalle ginocchia in poi; gli
stivaletti in pelle nera si abbinavano bene all'abito e al trucco,
composto da un ombretto sfumato nero, le guance rosee e le labbra
dipinte da un rossetto rosso ciliegia. I capelli, lucenti e lisci, le
incorniciavano il volto con piccole ciocche scalate e le punte
più
lunghe le ricadevano soffici sulle spalle e il petto.
Madalina era perfetta nella sua bellezza ed
eleganza.
Gli occhi azzurri sembravano due fari, sempre
pronti ad abbagliarmi.
-Ciao, Mad!- la salutò Linde, dietro di me,
seguito poi dal resto del gruppo.
-Ciao, miei cari HIM- ricambiò i saluti con la
sua dolcezza di sempre.
-Allora? Andiamo? Dovrei avere qualcosa da bere
in camerino- poggiai una mano sulla schiena di Madalina per condurla
insieme a me verso la piccola stanza. Con l'altra mano afferrai il
mio zainetto, dove dentro stava piegato il foglio di Green ice,
insieme all'altro, poi proseguii verso la nostra meta.
-Succo d'ananas?- chiese Mad speranzosa.
-Uhm, no, non credo proprio- risposi con ironia
e risi.
Sul palmo della mia mano, oltre la sua schiena,
percepii un brivido.
E non era mio.
-Spero che ti piaccia bere
champagne- dissi
mentre stappai una bottiglia dal vetro verde e circondata da
un'etichetta dorata.
-A cosa brindiamo?- chiese Madalina dietro le
mie spalle, seduta sul divanetto.
-Bé, a questa sera- risposi facendo spallucce,
poi versai lo champagne in due bicchieri di carta. Non erano
eleganti, ma non avevo altro a disposizione. Mi voltai verso Mad e la
raggiunsi per potermi sedere accanto a lei. -Il concerto è
stato
fenomenale, a te è piaciuto?
-Come sempre, siete stati grandi- si
complimentò lei e mi sorrise teneramente.
-Cin cin!- feci incontrare il mio bicchiere
insieme al suo e cominciai a bere. Stessa cosa fece Mad.
Ero un po' ansioso, ma non vedevo l'ora di
intraprendere il discorso che avrei voluto sostenere quella sera. In
testa avevo così tante parole confuse e non sapevo quali
fossero le
più adatte da utilizzare. Non mi capitava spesso di avere
quella
difficoltà, ma Madalina mi riduceva il cervello
completamente in
poltiglia.
-Mi fa piacere che ti sia divertita.
-Lo sai che vengo sempre con piacere ai vostri
concerti, però è già abbastanza tardi-
disse Mad abbassando lo
sguardo e si grattò la nuca.
-Vuoi già andare via?- le chiesi dispiaciuto.
-Se tu fossi disposto ad accompagnarmi...
-Ti prego, resta ancora due minuti- provai a
convincerla prendendole una mano, e lei si voltò di scatto
verso di
me. Le sue guance presero più colore sopra il trucco.
-Uhm, e va bene- riuscii a convincerla. -Ma
sappi che tengo d'occhio l'orario- aggiunse lei mostrandomi lo
schermo del suo cellulare.
-Mad, ma perché hai sempre fretta di
andartene?- le domandai perplesso e lasciandole la mano. Pensai che
probabilmente con quella domanda avrei potuto introdurre tutto
ciò
che volevo dirle di noi, di Green ice.
Madalina si irrigidì e le gote sembrarono
esploderle a momenti.
-Ho parecchio sonno- disse lei, ma era evidente
che si trattasse di una scusa. Lei non è mai stata brava a
mentire.
-E stamattina? E settimana scorsa?
-Te l'ho detto, avevo impegni.
-Mad, mi nascondi qualcosa, vero?- provai a
farle uscire le parole di bocca, ma sapevo che di lì a poco
sarei
riuscito ad arrivare ad una conclusione, alla verità.
-Cosa dovrei nasconderti?- mi domandò lei
scuotendo la testa e facendo finta di non capire.
Mi alzai dal divanetto e posai il mio bicchiere
vuoto per metà sulla scrivania bianca.
-Hai perso una cosa a casa mia, stamattina- le
confessai aprendo il mio zainetto ed estraendo i due fogli, ma uno lo
nascosi dietro la schiena. L'altro glielo mostrai.
-Cos'è?- chiese Madalina curiosa.
-Il testo di Love, the hardest way-
risposi sorridendole. Lei prese il foglio tra le mani e lo
aprì per
guardarlo.
-Oh, che tesoro, me l'hai riportato!- esclamò
sollevata. -Ma cosa c'entra con ciò che stavamo dicendo?
Cos'hai lì
dietro?
-Ciò che nascondo c'entra molto- confessai con
un sorriso malizioso stampato in volto. Mad sembrò diventare
di
pietra, come se avesse capito cos'altro aveva dimenticato sul mio
divano. Tolsi il foglio da dietro la schiena e lo aprii per leggerlo.
-Questo testo dice che i miei occhi sono fatti
di ghiaccio verde- dissi tenendo lo sguardo fisso sulla carta, ma
subito dopo lo riposi su Madalina, la quale si alzò
immediatamente
dal divanetto e mi strappò la sua poesia dalle mani. Dal suo
viso
traspariva imbarazzo, così tanto da non potermi guardare in
faccia.
-Oddio, non ci posso credere- farfugliò a
bassa voce, agitata, e mi diede le spalle. Afferrò la sua
borsa e
fece per uscire dal camerino. -Non doveva accadere, che stupida!- si
rimproverò, sempre con tono basso.
-Aspetta, Mad!- la richiamai prima che potesse
toccare la maniglia della porta e lei si fermò subito, senza
voltarsi indietro. La raggiunsi a passi larghi, ma rallentai non
appena Madalina mi fu più vicina.
-Senti, vorrei parlarne- le sussurrai quasi.
-Non avresti dovuto leggerla- mi disse lei dopo
un lungo respiro.
-E perché no? Dopotutto è dedicata a me, o
sbaglio?- la provocai e la feci girare lentamente verso di me,
poggiandole delicatamente le mie mani sulle sue spalle. Una fitta al
petto liberò una miriade di farfalle che, sbattendo contro
ogni
parete del mio stomaco, mi fece quasi perdere il controllo delle mie
emozioni.
-No, non ti sbagli- confermò Mad, finalmente
guardandomi negli occhi. Durò per un secondo quell'incrocio
di
sguardi dai colori freddi, poiché il suo tornò
subito a fissare il
suolo.
Posai un indice arricciato sotto il suo mento e
le sollevai il viso, in modo che lei potesse guardarmi ancora.
-Perché scappi da me?- le chiesi dolcemente.
Madalina scostò il volto dalla mia delicata
presa per sviare di nuovo i miei occhi. L'imbarazzo la stava
divorando sempre più, minuto dopo minuto.
-Tu non provi le mie stesse emozioni- disse con
sicurezza passandomi oltre le spalle e raggiunse il divanetto. Rimase
in piedi davanti al mobile. Mi voltai a guardarla, rimanendo
là alla
porta.
-Come puoi esserne sicura?- le chiesi facendo
una smorfia.
-Ville Valo non si innamora delle ragazze
chiuse e impacciate come me.
-E se ti dicessi che a Ville Valo, invece,
piacciono le ragazze come te?- le feci notare.
Madalina mi
guardò con gli occhi che le vacillavano.
Mi avvicinai a lei a passi lenti, senza
smettere di fissarla.
-Bé, non ci crederei.
-Dovresti, invece- controbattei. -Sai a cosa
non credo, io?- la provocai ancora. Le distanze tra me e Mad andavano
sempre più ad accorciarsi.
-Sentiamo- mi sfidò lei.
-A tutte le scuse che inventi per non passare
del tempo in più con me- le confessai a due centimetri dal
suo naso,
ma Madalina indietreggiò di qualche passo. -Odio quando te
ne vai e
mi lasci solo, sai?
Mad deglutì rumorosamente ed infilò i due
fogli ripiegati a caso nella borsa, in fretta.
-E io odio quando sei insistente- mi sputò
quelle parole in faccia, quasi come se fossero una difesa abbastanza
potente da potermi abbattere.
-Ti comporti sempre così con gli uomini? Non
ti ho mai sentito parlare di maschi.
-Sai com'è, non ho nessuno di cui parlarti-
ammise lei incrociando le braccia al petto.
-Sei lesbica, forse?- le chiesi un po'
preoccupato.
-No, che c'entra?- reagì male. -Semplicemente
non ho ex ragazzi di cui parlare, tutto qui- confessò Mad, e
i suoi
occhi si inumidirono. Temetti di vederla piangere, ma nessuna lacrima
riuscì a rigarle il dolce viso.
-Come è possibile che una ragazza così bella
come te non abbia mai avuto un ragazzo in venticinque anni?- le
chiesi incredulo. Avevo paura di toccare tasti dolenti, ma mi
servì
farlo: solo così avrei potuto capire meglio il comportamento
della
mia collaboratrice di canzoni.
-Sto meglio sola, è forse vietato non voler
qualcuno accanto?- ironizzò lei, irritata. Si sedette di
nuovo sul
divanetto e spostò la borsa dietro di sé.
-Ma non ci credo che non ti sei mai innamorata,
prima di me- le dissi sedendomi accanto a lei.
-Ville, io non sono fatta per stare con
qualcuno.
-Parli tanto d'amore quando idealizziamo nuove
canzoni, ma perché lo neghi a te stessa? Non puoi importi di
privartene- le domandai con l'amaro nel cuore. Non riuscivo a sentire
le sue parole, così tristi e colme di malinconia da farmi
male. Non
sopportavo vedere Madalina con quel velo nero sopra il viso.
-L'amore non fa per me- mi rispose secca.
-Non si direbbe, da quel che scrivi...
-Mi fa paura, tremendamente paura- ammise Mad
mentre cominciò a vibrarle il labbro.
Io le cinsi le spalle con un braccio e le
baciai la testa.
-Non hai niente di cui temere, Mad- la
rassicurai. -L'amore è una cosa bellissima e quando senti
che
arriva, tu non devi respingerlo.
-Perché no?
-Ma non lo vedi coi tuoi occhi? Ti fai soltanto
del male- le feci notare portandole la testa sopra il mio petto e la
cullai lentamente. -E fai male anche a me.
Madalina rialzò il capo dal mio corpo e mi
guardò con gli occhi lucidi. Due lacrime le solcarono le
guance e io
gliele asciugai con i pollici.
-Scappo da te perché scappo dall'amore- le
uscirono queste parole tra le labbra rosse e mi colpirono il cuore
come piccoli proiettili.
Dando ascolto al mio istinto, afferrai il volto
di Mad e la baciai con dolcezza, a stampo. La mia bocca rimase
premuta sulla sua per un paio di secondi, poi mi staccai. Le mie mani
erano ancora sulle sue guance e i miei occhi incastrati nei suoi.
Attendevo una risposta mentre sperai che quel silenzio si rompesse
con il suono della voce di Madalina.
-Cos...- provò a parlare, ma si bloccò per un
motivo a me sconosciuto.
-Ti fa paura anche un bacio?- ironizzai
sorridendole e lei soffocò una risata.
-Sono un po' scossa.
-Vuoi rifarlo?- le proposi cautamente. Mad si
morse il labbro inferiore e, dopo aver esitato per un istante,
annuì.
Mi avvicinai ulteriormente a lei e le nostre
labbra di unirono una seconda volta con più passione e
calore. La
mia lingua cercò subito quella di Mad e dovetti reprimere un
sorriso
quando esse s'incontrarono. Sentii Madalina tremare e il suo respiro
mi sfiorò il viso, così caldo, così
piacevole.
Il baciò perse intensità e per un attimo io e
Mad rimanemmo fronte contro fronte.
-Come dice la nostra ultima canzone, quando
l'amore comincia a morire inizia con un bacio- feci riferimento a
When love starts to die, ai primi due versi del
ritornello.
-Così divino- aggiunse lei, sempre ripensando
alle parole che componemmo per il testo.
Sorrisi nel vedere che accettò di stare al
gioco e un forte impulso continuava a indurmi di impossessarmi ancora
e ancora delle sue labbra carnose. Ora che le avevo sperimentate,
sapevo che ne andavo già pazzo.
All'improvviso sentimmo bussare alla porta e
trasalimmo a quel rumore.
-Ville? Si può?- la voce ovattata di Migé,
oltre la porta, si fece sentire.
-Vai a farti un giro!- gli ordinai, ma lui si
mise a ridere malizioso.
-Che stai combinando, amico? Lo so che c'è
Madalina, lì dentro.
-Ecco, appunto, smamma- insistetti.
-Sei sempre il solito! Possibile che dopo un
concerto hai sempre il bisogno di farti qualcuna?
La voce di quel barbuto perse volume, il che mi
fece intuire che Migé, finalmente, si arrese e raggiunse gli
altri
nel backstage.
Io scoppiai a ridere, ma nello sguardo di
Madalina lessi ancora una volta un grande senso di disagio.
-Ti fai sempre delle ragazze dopo un concerto?-
mi chiese lei, delusa.
-Non dare retta a quel cretino, non è vero- le
risposi. -O almeno, succede solo quando mi ubriaco- tenni a
precisare, in fondo era la verità.
-Stasera hai bevuto champagne.
-Sciocca, non abbastanza da perdere il
controllo di me stesso- la corressi, divertito.
-Giusto- concordò Mad, sempre più
imbarazzata.
-Allora? Non mi hai detto che ne pensi del
bacio... oh, sì, pensi che sia stato divino.
Madalina cercò di reprimere un sorriso, ma la
mia ironia glielo impedì.
-Bé...
-Ti fa ancora paura l'amore?- le chiesi
premuroso, avvicinandomi di nuovo a lei, ma non la toccai.
-Sempre più- rispose. -Ma adesso che ne ho
assaggiato un pezzo, sono curiosa di sperimentare il resto- mi
confessò Madalina, ed io le sorrisi felice.
La baciai di nuovo. Promisi a me stesso che non
avrei lasciato che Mad potesse scapparmi un'altra volta, anzi,
probabilmente lei non l'avrebbe più fatto e presto saremmo
diventati
una cosa sola, guerrieri impavidi che avrebbero affrontato qualsiasi
critica, ostacolo e gossip dato dalla stampa, ma soprattutto non le
avrei permesso di intimorirsi ancora davanti all'amore, ossia a me.
Le avrei fatto capire che un rifugio l'avrebbe trovato senz'altro in
me, per poter fuggire da qualsiasi cosa. Tutto tranne dai sentimenti,
dalle farfalle nello stomaco e dal cuore, sempre più
palpitante.
Presto avrei spiegato tutto anche ai ragazzi
della band, e anche se inizialmente non avrebbero potuto capire, col
tempo si sarebbero abituati alla situazione.
Dopo quel lungo e caldo bacio, i miei occhi e
quelli di Madalina si incastrarono tra loro.
Così potei affondare di nuovo il mio ghiaccio
verde nel suo mare blu.
Proprio come un iceberg nel Mar Glaciale
Artico.
FINE
OH
L'AMOUR.
buon pomeriggio a tutti.
dopo un po' di tempo ho deciso di aggiornare con questo secondo ed
ultimo capitolo, che ve ne pare?
vi è piaciuta la storia? o avete qualcosa che non vi
è chiara?
per qualsiasi cosa scrivete una recensione :)
a proposito di questo, mi dispiace che fin ora non ci sia stato nessuno
che abbia lasciato un commento, ma spero che almeno uno di voi abbia il
coraggio di farlo in futuro.
non mordo eh ;)
spero di tornare presto con un nuovo racconto per voi e che vi possa
piacere.
mi scuso se avete incontrato errori durante la lettura.
ringrazio per le 47 visualizzazioni e spero che almeno due di queste
siano di lettori che sono riusciti ad arrivare alla fine.
bé, alla prossima!
Kisses and
heartgrams,
Darkeh
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