The Battle Pentagram

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Tra sogno e realtà: l'incontro ***
Capitolo 3: *** Supposizioni, segreti e sentimenti ***
Capitolo 4: *** Scuse ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

<< Non piangere, Homura-chan… sapevamo che sarebbe finita così, un giorno..>>.

Madoka stava morendo, lì davanti ai suoi occhi… e lei non poteva fare nulla per evitarlo. Si era impegnata tanto per essere utile, per sentirsi alla altezza di lei: l’unica vera amica che avesse mai avuto. Aveva dato tutto, perfino l’anima, pur di poter rivivere la storia della loro amicizia, sperando di trovare un modo per vivere felicemente ma, a quanto sembrava, era tutto inutile. Quante volte aveva già visto quella scena? Troppe. Ma , almeno quella volta, non avrebbe dovuto sopportare di perderla.

‘’ È finita…’’, pensò. Si sarebbe fatta sopraffare dalla negatività e avrebbe seminato morte e distruzione ovunque sarebbe andata. Finchè altre ignare Maho Shoujo non l’avessero eliminata. E quella spietata caccia avrebbe ripreso il suo ciclo. Controllò la soul gem. Stava assumendo le sfumature nerastre tipiche della disperazione. Non sarebbe durata a lungo. Poi, di nuovo, ecco un raggio di speranza proveniente dalla voce tremante della ragazza.
<< Ci ho pensato a lungo, sai? E se ci fossero state anche Mami-san e le altre al nostro fianco..forse sarebbe andata diversamente…>>

Dei violenti spasmi percorsero il fragile corpo della ragazza, facendole inarcare la schiena con violenza. << Che intendi dire?>>, chiese Homura, prendendole la mano con delicatezza e stringendola, incuriosita.
<< Se ci fossimo state tutte e cinque…forse..il nostro potere avrebbe potuto fermare la notte di Walpurgis e avremmo potuto vivere felici…>>
Certo! Perché non ci aveva pensato prima? Rimase a fissarla, il cuore che batteva a mille per l’emozione. Forse, non tutto era perduto.
<< Lascia fare a me! >>, esclamò tirandosi su a fatica.
<< Io tornerò indietro nel tempo e farò in modo che questa tua idea si realizzi…te lo prometto, Madoka…>>.
La ragazza annuì all’amica con le lacrime agli occhi e la vide alzarsi in piedi e usare il suo potere. Era tornata indietro nel tempo.
 

 

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Capitolo 2
*** Tra sogno e realtà: l'incontro ***


Era tornata precisamente al primo aprile di quell’anno; il giorno nel quale l’avevano dimessa. Il primo giorno nella sua nuova scuola, il luogo nel quale avrebbe incontrato Madoka. Sospirò, alzandosi dallo scomodo lettino e sciogliendo le morbide trecce che imprigionavano i suoi lunghi e setosi capelli corvini. Quella volta, diversamente dalle altre, avrebbe dovuto riuscire a conciliare le cinque Maho Shoujo che aveva conosciuto nei precedenti viaggi. Ora che aveva sperimentato le loro reazioni e che poteva dire con certezza di ‘’conoscerle’’, non si sentiva affatto impaurita o ansiosa. Sarebbe andato tutto secondo i piani. O almeno lo sperava.

Indossò la colorata uniforme scolastica e uscì dal tanto odiato complesso ospedaliero nel quale aveva passato gran parte della sua infanzia e, infine, giunse ai cancelli della scuola, mescolandosi tra i normali studenti che, ignari dell’esistenza della magia, si lamentavano della monotonia della loro vita. Da lontano, la vide: Madoka che rideva e scherzava con la sua amica Miki Sayaka.Si passò una mano tra i capelli, lasciandoli ricadere con grazia sulla spalla. Quelli sarebbero stati gli ultimi momenti davvero spensierati che avrebbe vissuto. Un po’ le dispiaceva, tuttavia, quel momento era necessario. Si incamminò a passo rapido verso l’aula. Verso una nuova vita. Verso la loro ultima speranza.
                                                                                                                         ***
Un altro anno cominciava e Madoka sorrideva felice, seduta al suo banco vicino la finestra. Da quando aveva conosciuto la senpai Mami ed era diventata una Maho Shoujo, aveva l’impressione di aver trovato il suo scopo nella vita. Lei, una ragazza comune, senza particolari abilità e senza la capacità di eccellere in nessun campo, aveva il potere salvare delle vite. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. E, infatti, non lo fece. Espresse il desiderio di diventare una Maho Shoujo. E, in cambio, aveva ottenuto dei fantastici poteri, persino superiori a quelli di Mami. Purtroppo però, non poteva dire a nessuno di questo suo ‘’dono’’. Non che desiderasse farlo sapere a mezzo mondo, ovviamente. Le bastava sentirsi utile.

Con questi pensieri, la lezione cominciò e la professoressa entrò nell’aula, presentando la nuova alunna. Appena la vide, si ritrovò a trattenere il respiro. Era identica alla ragazza che popolava i suoi sogni, da qualche giorno a quella parte: in una città devastata da una strega, vi era una Maho Shoujo viola intenta a combattere da sola.

Si scrollò rapidamente quei pensieri di dosso, dandosi delle leggere pacche sulle guancie e sorridendo allegramente alla nuova arrivata.
                                                                                                                        ***
La professoressa iniziò a fare il solito discorso di presentazione, chiedendo a tutti gli studenti di essere gentili con lei, di aiutarla nello studio e cose varie. Ma lei teneva fisso lo sguardo sulla ragazza dai capelli rosa. Anche dopo le svariate volte in cui aveva vissuto il loro incontro, si sentiva emozionata come la prima volta. Questa indossava i soliti nastri fucsia. Non le era mai piaciuto quel colore, tuttavia doveva riconoscere che le donava, e parecchio. Senza rendersene conto, si diresse verso di lei a passo spedito.

<<  Piacere di conoscerti, Kaname Madoka. Io sono Akemi Homura. >>, disse prima di chinare leggermente la testa. Dopodiché si sedette nel banco vuoto accanto a lei e aspettò che la lezione cominciasse.
                                                                                                                    ***
Era rimasta a dir poco scioccata. Chi era in realtà quella ragazza? Come sapeva il suo nome? E soprattutto, perché le sembrava così familiare? Non lo sapeva ed era anche inutile pensarci. Probabilmente la professoressa le aveva detto il suo nome perché era la capoclasse e, come tale, era incaricata di accompagnarla in infermeria. Prese ad osservarla, sperando di non essere indiscreta. Il suo sguardo scese lungo i fini lineamenti del suo viso, tracciando una linea che, dalla mandibola arrivava fino alle caviglie, passando per il ventre piatto. Era bellissima, sembrava quasi una modella.

Quasi le venne un colpo quando questa si girò dalla sua parte, probabilmente sentendosi infastidita dal suo  sguardo. Voleva saperne di più su di lei, tuttavia decise di mettere da parte la sua curiosità e di concentrarsi sulla lezione. Tutto si sarebbe svelato col tempo. Nonostante avesse deciso, anche dopo che la lezione finì, non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quella ragazza.
                                                                                                             ***
Avrebbe voluto avvicinarla subito dopo la campanella della pausa pranzo, tuttavia era stata circondata da una schiera di ragazze, curiose di sapere tutto su di lei e non era riuscita a tirarsi indietro se non dopo una buona quindicina di minuti. Nel frattempo, Madoka era stata avvicinata da una ragazza bionda. Aveva l’aria preoccupata e sembrava agitatissima. La riconobbe subito: era Tomoe Mami. Uscì di fretta dall’aula, alla ricerca della ragazza.
                                                                                                                           ***
Si sentiva pressata dal desiderio di parlarle. In primo luogo, perché doveva assicurarsi che prendesse le medicine. E poi anche perché, da quando si era presentata, si sentiva quasi come attratta da lei. Fece per muovere un passo nella sua direzione, però,in quel esatto istante, Mami era corsa da lei. Era agitatissima e respirava a fatica. Non era assolutamente da lei. La seguì, preoccupata e quando furono abbastanza lontane, questa parlò.
<< Kaname-san, è apparsa una nuova strega nella zona attorno la scuola… >>, disse, con aria grave.

<< Cosa? Un’altra? >>, rispose lei mentre cercava di riprendersi. Non era il primo caso. Ne erano apparse parecchie nella zona ultimamente e nessuno, neppure Kyube, aveva saputo spiegare loro il perché.

Mami scosse la testa. << Questa è diversa dalle altre.. >>

<< Come sarebbe a dire diversa? >>, chiese confusa.
<< Lo vedrai con i tuoi occhi.. >>

Raggiunsero il retro dell’edificio e, in un baleno, si trasformarono, rivelando il loro potere. Poco dopo, entrarono nella strega.
Si ritrovarono in uno spazio enorme, senza inizio, né fine. Il che era abbastanza normale per una strega..se non fosse stato per la scena che si presentava loro. Non vi era assolutamente niente; solo un’infinita parete lattiginosa, simile per consistenza ad una lieve foschia.


<< Ma..dov’è la strega?! >>, chiese Madoka, guardandosi attorno nella confusione più totale. << Qui non c’è assolutamente niente… >>

<< Esatto, niente. >>, rispose Mami con fare serio. << Questo spazio è completamente vuoto, tuttavia.. >>, scioccò le dita, facendo apparire un paio di fucili a canna corta. << Faresti bene a non abbassare la guardia. >>

Quelle parole furono quasi profetiche. In quel esatto momento, le pareti cominciarono a tremare e un suono assordante riempì l’ambiente.
<< kaname-san! >>

Presa alla sprovvista, Madoka cadde a terra, tappandosi le orecchie. Non aveva mai sentito nulla di più tremendo in tutta la sua vita. Tuttavia quel suono, acuto e sgraziato, era molto diverso dal puro frastuono. Nella sua bruttezza, sembrava avere un certo equilibrio, come se fosse la strofa di una canzone. Poi, ascoltando meglio, cominciò a sentire delle voci.
‘’ Questa scuola è troppo impegnativa per te. Vola basso, Madoka..’’
‘’ Oh, non preoccuparti se non ci riesci…non è una cosa da tutti. È già tanto che sia arrivata fin qui..’’
‘’ Sicura di volerlo fare, Madoka? Fare la maratona è faticoso, richiede un allenamento costante e, senza offesa, ma tu sei davvero pigra..’’
Quelle parole, che non aveva mai rettificato e alle quali rispondeva sempre con un sorriso, erano la sua croce, i suoi demoni, i suoi fardelli. Senza neppure rendersene conto, venne avvolta tra le profonde spire della strega.
                                                                                                                       ***
Nel frattempo, Mami era impegnata su due fronti. Vedendo L’amica in difficoltà, si diresse subito da lei, cercando di liberarla dalle grinfie della strega, ma venne immediatamente respinta da una scarica elettrica che la sbalzò a terra. Tentò di reagire, appropriandosi delle proprie armi, tuttavia non le riuscì: il pavimento sotto di lei divenne immediatamente molliccio e lei perse l’equilibrio cadendo al suolo.


 

Le ritornò in mente quella volta, quando aveva rischiato di morire. Era sul sedile posteriore di una macchina e stava riposando. Aveva la febbre alta e i suoi zii correvano come pazzi verso l’ospedale. Percepiva una strana sensazione che, all’epoca, non sapeva decifrare: era un presagio di morte. Dopo pochi metri, l’auto sbandò.


Durante la caduta nel vuoto, non si sentiva spaventata o triste. Pensava ai suoi genitori, morti solo qualche settimana prima. ‘’Rivedrò mamma e papà..’’, pensava. Poi, davanti a lei, ecco la speranza. Una strana creatura, un estraneo, l’aveva salvata e lei, in cambio, decise di dedicare la sua esistenza a salvare gli estranei. Era uno di quei miracoli che accadono una sola volta nella vita. Miracolo,quello, destinato a ripetersi.
                                                                                                                          ***
Buio. Freddo. Erano le uniche cose che riusciva a percepire. La sua vita, quella che aveva vissuto fino a poco fa, sembrava lontana, mentre lei sprofondava in un abisso senza fine. Mentalmente, salutò e ringraziò tutti coloro con cui aveva riso e scherzato…e anche lei, Akemi, la ragazza nuova che avrebbe tanto voluto conoscere. Chiuse piano gli occhi, lasciandosi andare.

Poi, improvvisamente, un fascio di luce viola la investì e, davanti a lei, apparve una figura, alta e flessuosa. Questa le lanciò un breve sguardo poi, con velocità impressionante, prese a muoversi da un punto all’altro dello spazio, portando in salvo Mami, priva di sensi, e posandola fra le sue braccia.
Successivamente si voltò e ,  senza dire una parola, azionò una fitta rete di esplosivi, che fecero dissolvere il tutto nel vuoto. Erano tornate nel giardino della scuola. Di Grief Seed non vi era traccia.

<< Era solo un misero famiglio. La strega vera e propria è ancora nei paraggi… >>. Come se le avesse letto nel pensiero, la ragazza rispose alla sua domanda, voltandosi lentamente.

Non aveva più dubbi. Era lei, la ragazza del suo sogno! E non solo…

<< Homura….chan? >>, chiese,trattenendo il fiato e spalancando gli occhi.



<< Sì.. >>, disse la ragazza. <<  Il mio nome è Akemi Homura… >>. Si passò una mano fra i capelli corvini.<< E sono una Maho Shoujo >>.

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Capitolo 3
*** Supposizioni, segreti e sentimenti ***


 
Non aveva più dubbi. Era lei, la ragazza del suo sogno! E non solo…
<< Homura….chan? >>, chiese,trattenendo il fiato e spalancando gli occhi.
<< Sì.. >>, disse la ragazza. <<  Il mio nome è Akemi Homura… >>. Si passò una mano fra i capelli corvini.    << E sono una Maho Shoujo >>.

 
Ancora incredula, Madoka non disse nulla: rimase lì, a fissarla coi suoi occhioni castani, mentre l’altra rilasciava il suo potere e ritornava ad essere la studentessa taciturna della mattina. Rimasero a fissarsi per minuti che sembravano interminabili. Trasformata, la ragazza sembrava ancora più atletica e maestosa, quasi fosse una regina. 

‘’ Vorrei tanto essere come lei..’’ pensò Madoka estasiata , ma altrettanto ansiosa a causa della possente aura dell’altra. Poi Homura ruppe il silenzio.

<<  Questa strega non è come quelle che si è soliti incontrare. Fossi in te, farei più attenzione. >>

Appena dopo aver pronunciato quelle parole, Mami accennò un segno di ripresa muovendo appena le palpebre.  Entrambe si girarono ad osservarla.

<<  Mami-san… Mami-san! >> esclamò con le lacrime agli occhi, mentre le sorrideva con un’espressione di sollievo dipinta in viso. 

<< Grazie per averci salvate Hom… >> alzò lo sguardo sorridente per ringraziare la ragazza, ma questa si era già dileguata.

<< Kaname-san? Tutto a posto? >> chiese Mami,mettendosi a sedere e osservando il vuoto davanti a loro, nella stessa direzione dell’altra.

<<  S-sì… >> rispose lei distrattamente. Non era solita omettere particolari importanti con Mami ma, per quella volta, decise di fare un’eccezione. 
<<  Non c’è assolutamente nessun problema… >>

 
***
Le lezioni continuarono a svolgersi normalmente: l’insegnante entrava in aula, iniziava la lezione, il tempo di una piccola pausa e poi il tutto si ripeteva ancora e ancora… Madoka però, per una volta, aveva cose più importanti a cui pensare delle solite lezioni. La nuova ragazza, per esempio, era il pensiero che occupava la sua mente più di tutti. In primo luogo, perché le aveva salvato la vita e poi anche perché la sua espressione, così gelida e impassibile, sembrava celare un terribile segreto. Si chiese a lungo quale potesse essere, ma invano.

Inutili erano anche stati i tentativi di avere qualche informazione dal personale sullo stato di salute di Mami. Prima che la pausa terminasse, infatti, aveva insistito perché si fermasse in infermeria e non a vuoto: anche se psicologicamente stava bene, si era ferita durante l’esplosione e sarebbe stato strano (per non dire imprudente) non denunciare il fatto a chi di dovere. Qualcuno avrebbe senz’altro fatto domande.

In fin della fiera, era stata tenuta fuori aula per tutta la durata delle lezioni, tempo impiegato per parlare con Kyube della situazione. Gli aveva raccontato tutto: dal nuovo ‘’tipo’’ di strega in cui si erano imbattuti allo strano fascio di luce viola che era intervenuto in  loro aiuto. 
L’altro la lasciò parlare, per poi rimanere in silenzio. Probabilmente stava rimuginando su quei dati anche se, a causa della mancanza di espressività, non sapeva dirlo con certezza. Ancora dopo tutti quegli anni, non ci aveva ancora fatto l’abitudine. 

‘’Non so che pensare, Mami. È davvero molto strano.. vedrò di fare qualche ricerca in giro..’’ sentenziò poi, saltando giù dalla cornice della finestra. 

La ragazza sospirò, sdraiandosi sul sottile materassino in lattice. Avrebbe fatto delle ricerche.. era già qualcosa. Ora dopo ora, la scuola terminò.
***
<< Mi spiace da morire per la senpai, Madoka.. >> disse Sayaka con fare sincero mentre accompagnava l’amica a prendere la ragazza in questione. << Ma come è  successo? Voglio dire, chiunque fosse l’aggressore deve essere stato una scheggia. Nessuno ha visto né sentito nulla di sospetto... >>

<< Eh, già… i malviventi oggi giorno sono molto più scaltri di quelli di prima..>> rispose l’altra, emettendo una risatina nervosa. Naturalmente non vi era alcun malvivente: era tutta una bufala che si erano inventate loro per giustificare le ferite e i lividi. Secondo la loro versione, l’aggressore avrebbe colpito la ragazza più anziana alle spalle, mentre Madoka, prendendolo alla sprovvista con la usa improvvisa apparizione, lo avrebbe messo in fuga.

Quella ‘’teoria’’ faceva acqua da tutte le parti, ma lei,che non riusciva a mentire neppure sulle insufficienze che prendeva a scuola, non aveva saputo raccontare di meglio agli insegnanti che, come da manuale, l’avevano creduta all’istante e avevano denunciato il fatto alla polizia.

<< Nah, io non penso. Non hai sentito il telegiornale? Nel quartiere di Ikebukuro l’altro giorno hanno arrestato un ragazzo sulla trentina che aveva tentato di violentare una ragazza in un parco in pieno giorno! Si può essere così scemi?! D’accordo che sei arrapato, ma datti una regolata figliolo…>> La sua espressione divenne da seria a arrabbiata e lei, malgrado la notizia, non potè trattenere un sorriso.

 Sayaka era fatta così: non sopportava le ingiustizie e, secondo lei, tutti i malviventi avrebbero dovuto far fronte alla Grande Divinità della Giustizia, prima o poi. Ecco perché seguiva tutti i notiziari e faceva attenzione a tutti gli annunci di persone o animali scomparsi. Se l’avesse aiutata, anche lei ne avrebbe tratto dei vantaggi. Il migliore di tutti? Sentirsi un’eroina. 

<<  Però non preoccuparti! Io, Sayaka Miki, ti proteggerò a qualunque costo. In nome della Giustizia! HAHAHAH!  >> aggiunse poi, parandosi davanti a lei e mettendosi le mani sui fianchi, per poi scoppiare a ridere a squarciagola.

Stavano ancora ridendo quando Mami le raggiunse.

<<  Quanto siete rumorose, voi due… che ci fate ancora qui? È tardi.. >> chiese poi, sorridente.
.
<<  Che domande! Siamo passate a prenderti, ovvio! Non vorrai tornartene a casa sola soletta dopo quello che è successo oggi, spero?!  >> esclamò  la sorridente Sayaka, mettendo un braccio attorno la spalla dell’amica.

<<  Beh, veramente io avrei da fare.. sul serio, andate. I vostri genitori saranno in pensiero.. >> disse lei, sempre sorridendo, ma sentendo ugualmente una fitta nel cuore. La vita solitaria faceva esattamente al caso suo: poteva decidere cosa mangiare, quando riposare e, soprattutto, quando uscire per la ‘’caccia’’ senza dar conto delle sue azioni a nessuno, però.. le sarebbe piaciuto, sentire un ‘’Bentornata’’, ogni tanto.

<<  Sicura senpai? >> chiese Sayaka, un po’ delusa.
Mami annuì.
<<  Ci vediamo domani.. >> E con questo corse via.

<<  Che cosa avrà mai di tanto importante da fare a quest’ora?! >> chiese, assumendo la tipica posa del detective. <<  Non dovrebbe sforzarsi tanto.. non dopo essere stata così a lungo in infermeria… AHHHH! >> esclamò improvvisamente. Ma certo! Oggi avrebbero ricevuto i risultati del suo amico Kamijou, ricoverato da più di anno in ospedale per problemi alla mano.

<<  Perdonami, Madoka! Ci sentiamo domani! Ciaaaao! >> disse, correndo poi verso l’uscita più veloce che poteva e lasciando sola un’ incredula Madoka che, ancora confusa, si diresse verso casa,  ridendo, ma senza dimenticare il mistero attorno la nuova compagnia.
***
Si ritrovava lì, a correre come una dannata sperando di non aver sforato l’orario di visita. Quella non ci voleva proprio, non quel giorno, almeno. Era più di anno che, quasi ogni giorno, Sayaka faceva visita al suo amico di infanzia, non che il migliore  piccolo violinista della città: Kyosuke Kamijou.

Fin da piccolo, questo aveva dimostrato uno spiccato talento per la musica, in particolare nell’uso del violino.  Più cresceva la persona, più cresceva il suo talento, ottenendo via via parecchi riconoscimenti. Tutto questo, però, finì un maledetto giorno d’inverno dove, in seguito ad una brutta caduta, perse la sensibilità alla mano destra e, da allora, non riuscì più a intonare neppure una nota.

Tutti, a parte la famiglia, sembravano essersi dimenticati di lui e della magia che creava sotto forma di musica. Tutti tranne Sayaka. Grazie a lui, e, soprattutto, ai sentimenti che provava nei suoi confronti fin da piccola, aveva imparato ad apprezzare la musica classica, tanto da comprare sempre nuovi CD che, puntualmente, ascoltava assieme a lui.

Alle porte dell’ospedale si fermò bruscamente, appoggiandosi alle ginocchia e prendendo respiri profondi. Dopodiché, prese a controllare il suo aspetto nella porta a vetro dell’ingresso: ci teneva ad apparire il più curata e femminile possibile, ai suoi occhi. Altrimenti,  si diceva, non avrebbe avuto alcuna speranza di piacergli.

Si diede dei leggeri schiaffetti sulle guance e, sorridendo, entrò nell’edificio, dove lui la stava aspettando.
***
‘’ Allora? Che mi dici?’’

<<  E che ne so, mica sono un centralino! Io di mostri simili non ne ho mai visti… non nella mia zona, almeno.. >> rispose la ragazza con fare seccato, mentre dava un morso ad una succosa mela verde.

<<  E poi… >> continuò con la bocca piena. <<  Fasci di luce viola? Sul serio? Secondo me, quella tipa si è fatta e non te lo vuole dire, amico.. >>

‘’ Se me lo ha riferito doveva essere qualcosa di importante. Potrebbe essere una nuova Maho Shoujo.’’ ribattè Kyube, impassibile come sempre.

<<  Bah.. io ho i miei dubbi… >> disse l’altra alzandosi. <<  Tuttavia, se davvero ce n’è un’altra, penso che dovrei come minimo controllare… >>

‘’ Che hai in mente Kyouko?’’

<<  Lo vedrai… >> disse sorridendo in modo sfrontato, lasciandosi cadere giù, verso l’asfalto. Chiunque stesse tentando di nascondersi, non l’avrebbe fatta senz’altro franca.

 
Salve a tutti e grazie per aver letto il secondolo capitolo di Battle Pentagram! Finalmente posso affermare di aver capito come si edita (finalmente) così  ora posso ringraziare tutti voi come si deve! 
Mi raccomando recensite sia che via sia piaciuta la storia o meno. Sono ancora nuova nel mondo della scrittura per un pubblico e ho bisogno di una mano. 
Alla prossima ^^

 
 

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Capitolo 4
*** Scuse ***


Purtroppo, a causa di alcuni contrattempi, mi vedo costretta a interrompere provvisoriamente Battle Pentagram. Se tutto andrà come spero, riprenderò la settimana prossima, pubblicando almeno due capitoli. Mi scuso per l'inconveniente.

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