When the sun goes down

di Kimera95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione: Dalle origini ***
Capitolo 2: *** 1. One night, one surprise ***
Capitolo 3: *** 2. "Ricordi" ***



Capitolo 1
*** Introduzione: Dalle origini ***


intro                  INTRODUZIONE

Mi chiamo Annabelle, ho 28 anni e abito in California. Oggi vorrei pubblicare la mia storia, per questo sto battendo queste parole a macchina. Voglio far conoscere la mia storia, la storia di Annabelle la fantastica ragazza - mascotte della band più famosa al mondo: gli Avenged Sevenfold.
Ma vorrei partire dal principio, dal giorno in cui i miei occhi color nocciola hanno incontrato gli occhi color acqua marina del secondo chitarrista di questa band. Zacky Backer.
Era un giorno d'estate, Luglio mi pare, la mia famiglia ha insistito a portarmi al fiume che alla fine accettai. Avevo 15 anni.
Sembrava molto famoso come posto e mi immaginavo le ragazze con i costumi sgargianti a prendere il sole e i ragazzi a giocare in acqua; eppure quel giorno non c'era anima viva. Una volta arrivati i miei iniziarono a preparare la tovaglia per il pic nick, mentre io ero seduta sull'erba con i piedi nell'acqua. Ero una persona un po' solitaria, non mi piaceva stare in mezzo alla gente, al casino. Preferivo starmene da sola, in pace e tranquilla, come in quel momento; da sola con i piedi che ondeggiavano mi persi nel mio mondo, ma il rumore di un sasso che balza sull'acqua mi fece ritornare in me. Mi voltai per vedere chi fosse stato a lanciare qual sassolino, che saltava sulla superficie dell'acqua come fosse fatta di gomma. La prima cosa che mi colpì erano i suoi grandi occhi azzurri, che si abbinavano perfettamente al colore limpido dell'acqua. Mi sorrise e si mise a sedere accanto a me porgendomi la mano, che ricambiai subito. "Sono Zacky" Mi disse tranquillo accennando un sorriso. "Io sono Annabelle" Risposi a mia volta. Ci guardammo sorridendo come pesci lessi, ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, cosa che nemmeno ora riesco a fare, è una delle cose che Zacky riesce a fare, mantenere l'attenzione su di se senza far nulla. Passammo tutto il pomeriggio insieme, tra risate e scherzi. QUando fu ora di andare mi sentivo triste, non l'avrei più rivisto, non avrei più sentito quella sintonia che si era creata tra di noi in un solo pomeriggio. Lui mi tese un foglio di carta con il suo numero di telefono. "Chiamami quando ti va". Sorrisi e gli diedi il mio.
Un paio di giorni dopo ci trasferimmo in Inghilterra e da quel momento persi il contatto con quel meraviglioso ragazzo.                     
        

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Capitolo 2
*** 1. One night, one surprise ***


1 Capitolo 1: one night, one surprise.

I giorni che passarono divennero lentamente mesi e infine anni. Non passò notte che non sognai quei meravigliosi occhi color azzurro acqua. Ma lentamente il volto di quel ragazzo mi pareva sempre più lontano, come se non appartenesse alla mia vita. Passarono così tanti anni che il ricordo di quei momenti si faceva sempre più meno nitido e l'immagine del ricordo volò via come una foglia in autunno, strappata dall'albero con una folata di vento.

*Beeep* *Beeeep* *Don't go.*
La suoneria del mio cellulare iniziò a squillare e mi svegliò dall'ennesimo sogno riguardante lui, il ragazzo di quando avevo 15 anni che ogni giorno che passava era sempre più distante, -Ma forse un giorno lo ricontrerò...- mi dicevo a me stessa ogni volta che mi svegliavo.
Presi il mio cellulare e feci scorrere il dito sullo schermo attivando la chiamata. Era la mia collega che si era insospettata del mio ritardo.
"Annabelle! Stai bene? Dovevi essere qui 30 minuti fa. Non è da te.".
"Sì, perdonami Mary, mi vesto e arrivo."
"Va bene, intanto faccio portare la colazione a lavoro, solito cappuccino e brioches al cioccolato?"
"Sì sì, grazie."
Chiusi la telefonata e corsi a vestirmi. Ormai la colazione a lavoro era diventata un abitudine che durava da circa 4 anni, il barista Josh ormai ci conosceva bene e mandava la sua cameriera Ramona ogni giorno lavorativo con la nostra colazione. Giusto, non ho ancora spiegato dove lavoro, dopo la morte precoce di mia madre decisi di seguire le sue orme prendendo il suo posto e svolgendo il lavoro che tanto amava, nel negozio di antiquariato. Lei amava quei oggetti, per me è solo roba antica che maneggio ogni giorno ma per lei... per lei era un mondo completamente suo. Per lei ogni oggetto aveva un preciso significato, le pieaceva immaginare la quantità di persone che si sono sedute su un certo divano, o quante cose avesse visto quello stesso divano. Lei viveva in un mondo tutto suo, che pian pianino solo ora riesco a intrevedere la vera bellezza, ma torniamo al passato. Una volta vestita presi la mia tracolla, ci infilai : chiavi, cellulare, fazzoletti, mentine e infine set di cacciaviti, non si sa mai. Mi infilo in macchina e guido velocemente in negozio, appena in tempo per pagare Ramona che mi rivolse il solito sorriso dolce.
"Ragazze vi va di venire alla mia festa?"
Ramona diede a ognuna di noi un volantino *THE BEAUTIFULL NIGHT*. Lo guardai attentamente: sfondo blu scuro che richiama la notte, le stelle e la luna piena con in basso la scritta in color giallo vivo. Avevo bisogno di svago e divertimento e credo che la stessa cosa lo abbia pensato Mary.
"Io ci sono"
Affermai sorridendole, ringraziandola poi per la colazione.
"Tu Mary?"
"Bhe non posso di certo perdermi una festa del genere!"
Mary sembrava una ragazza composta ed educata.... SEMBRAVA. Lei era il perfetto tipo da "animale delle feste". Se c'era musica e alcool lei era la prima ad andarci. La cosa di lei che frega all'apparenza è il visino pallido ma ben curato, gli occhi verdi smeraldo che ti guardano con sguardo sempre dolce e cordiale; il poco trucco che si mette sul volto e la lunga chioma riccia e bionda che le arriva a metà schiena; snella e bassina, con gesti sempre dolci e delicati. Non ti aspetteresti mai di trovartela ubriaca su un divano a raccontare di pony colorati malvagi o trovartela nella fontana della città che nuota cantando "i migliori anni della nostra vita".
"Mi sembrava strano che non mi avevi ancora dato una risposta chiara"
Rise, una risata delicata rispetto al suo aspetto; camiciette bianche sempre scollate che mettono in evidenza il reggiseno rosso sotto. Le mini gonne nere lucide o gli shorts in jeans. Lei era la classica tipa che si mette in mostra ma fa la difficile, la "Guardare ma non toccare"
un sacco di volte l'ho vista tirare schiaffi dopo aver stuzicato con la sua immagine uomini seduti al bar, poco lucidi.
Eravamo un trio equilibrato del resto... La sobria (la sottoscritta) L'animo indomabile e passionale (Ramona) e quella che pensa a divertirsi senza pensare alle conseguenze (Mary).
Dopo che Ramona ritornò al suo lavoro, noi ritornammo al nostro.
"Cosa ti metterai stasera?"
Mi domandò Mary sedendosi sul bancone e ondeggiando le gambe.
"Io non so se mettermi il top nero e la gonna blu con le scarpe nere con il tacco 12, che dici?"
"A te sta sempre bene tutto Mary, io sono indecisa... abitino nero o abitino rosso?"
"Abito rosso! Assolutamente!"
"Andata per quello rosso."
Quell'abito mi arrivava un pochino sopra al ginocchio, seguiva alla perfezione le mie forme magre e delicate. Era senza spalline ed era la cosa che adoravo di quell'abito.
"Scarpe?"
Mi chiese guardandomi con i suoi occhi smeraldo.
"Io pensavo ai sandali neri, quelli che ho preso con te la scorsa settimana sul mercato."
"Ci stanno da dio sotto!"
"A che ora ci troviamo?"
Guardai il volantino e l'ora era fissata per le 21.
"Facciamo che alle 20 e 40 ti passo a prendere?"
"Certo"
Ci soridemmo e ritornammo al nostro lavoro, servendo i clienti che sembravano essere difficili.


Alle 8 e 40, puntuale come un orologio svizzero Mary mi venne a prendere e insieme andammo a quella festa. All'entrata c'era un tipo con la maschera simile a quelle veneziane che ci diede una maschera a testa e la cosa mi esaltò ancora di più.
All'inizio sembrava tranquilla ma con il tempo che passava il tranquillo e sobrio lasciò spazio all'incosciente e selvaggio party.
Mentre ballavo e bevevo, cosa non da me vista la mia solita coscienza severa, vidi 5 ragazzi che mi stavano guardando. Uno di loro mi si avvicinò, aveva la maschera nera che arrivava fino al naso.
"Ti va di ballare?"
Annuii e iniziai a ballare con il ragazzo misterioso, ma appena mi guardò negli occhi un brivido percorse la mia schiena. Lo conoscevo già?
Mi sembrava di conoscerlo ma non riuscivo a ricordare. Decisi di seguire la mia ragione, era l'alcool che aveva alterato la mia mente. Era impossibile che conoscessi quel ragazzo, ma una fitta sensazione mi diceva il contrario.

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Capitolo 3
*** 2. "Ricordi" ***


ff Capitolo 2: "Ricordi"

Da quella sera passarono ben 2 settimane e i sogni del ragazzo occhi acqua marina si fecero sempre più frequenti.
Intanto in quelle settimane Ramona si trovò un ragazzo, un certo Brian... All'inizio diceva che era uno sbruffone e che pensasse solo con quello che ha in mezzo alle gambe, mentre ora si è trasformato nel "ragazzo perfetto" : dolce, premuroso, morevole, gentile... bla bla bla. Perfetto un corno! Appena i due avevano un litigio lui ne approfittava per andare al bar Johnny's, un locale che abbiamo sempre frequentato e che tutt'ora lo facciamo, a ubriacarsi... dove poi combinava cazzate  di cui se ne sarebbe pentito a vita. Brian era così, un ragazzo che seguiva solo il suo istinto primordiale, ovvero era un farfallone. Si mise a posto con il cervello con la nascita del primo figlio avuto con Ramona, Benjamin un fantastico bambino con sempre il sorriso sulle labbra e gli occhi che brillano. Ma ritorniamo al passato ora. Brian era altro, moro con i capelli sempre ingellati verso l'alto che davano l'idea che avesse messo le dita nella presa della corrente; occhi color cioccolato sempre contornati da una spessa riga di matita nera che gli dava un non so chè di misteriso... e scemo, secondo i miei gusti.
Aveva sempre un aria da sbruffone, non capisco cosa ci trovi in lui Ramona... bha.

***

-Oggi ci sei?-
Una voce mi distolse dai miei pensieri, era Mary che mi guardava con gli occhi luminosi e trasognanti.
-Per cosa?-
Risposi guardandola confusa, visto che non avevo seguito il suo discorso dall'inizio alla fine e non capivo il suo sguardo.
-Arriva dall'inghilterra il mio migliore amico!! Te lo devo far conoscere assolutamente!- Si mise a saltellare per la stanza sorridendo come una bambina  quando le hanno portato un giocattolo nuovo.
-Avete un sacco di cosa in comune! Amate la musica,cantate, siete degli artisti... aaah vedrai che ti piacerà!-
-Ok-
Annuii, non avevo altra scelta. Del ragazzo in questione sapevo solo che si chiamava Matthew, che ascoltava i miei stessi gruppi musicali, quindi heavy metal/hard rock e che a volte si esibiva in qualche locale della città cantando, come a volte facevo io.
Non so perchè ma mi aspettavo un ragazzo basso, esile con i capelli ricci e rossi, ma invece...
Era alto, molto alto; massiccio, attenzione massiccio non grasso! Era un armadio a 4 ante, castano e con gli occhi color smeraldo, l'esatto opposto delle mie aspettative.
Mi tese la mano "enorme" sorridendomi mostrando due piccole fossette ai lati della bocca incurvata in un sorriso.
-Ciao! Tu devi essere Annabelle, mi ha parlato tanto di te-
Sorrisi a mia volta e ricambiai la stretta di mano, la mia mano scompariva completamente nella sua... non era normale come cosa.
-Piacere mio, tu invece devi essere Matthew-
-Chiamami pure Matt.-
Mi sorrise di nuovo guardandomi negli occhi. Il suo sorriso, i suoi occhi... avevano un che di familiare...

*Flashback*

Stavo per salire in macchina con gli occhi tristi sapendo che una volta tornata a casa sarei riemmersa nella solitudine e disperazione. Stavo abbassando il finestrino quando sentii la sua voce che mi chiamava.
-Annabelle!! Aspetta!-
Vidi una sagoma correre verso di me, era lui, il ragazzo dagli occhi acqua marina.
-Dimmi che ci rivedremo un giorno-
-Mh, vedremo- Sorrisi -Io penso che un giorno il destino ci farà incontrare di nuovo-
-Speriamo allora che lo faccia presto. Tieni-
Il ragazzo allungò la mano porgendomi un ciondolo.
-Portalo sempre con te e quando ci rincontreremo me lo mostrerai e saprò che sei tu la ragazza del fiume.-
-Certo, è bellissimo-
Era un ciondolo blu a forma di quadrifoglio. Ci sorridemmo amaramente e ci salutammo, proprio in quel momento un ragazzo alto con le fossette sorrise tristemente mettendo la mano sulla spalla del ragazzo.
-Dai Vengeance, è ora di tornare a casa-
Annuì e gli sorrise.
-Arrivo, ancora qualche minuto-
Il ragazzo alto tornò alla macchina lasciandoci soli ancora per qualche istante.
-Allora, alla prossima-
Mi disse sorridendo
-Alla prossima, grazie per il ciondolo e quando ci rivedremo tu tira fuori questo.-
Gli porsi un braccialetto di cuoio con all'interno la lettera "A"
-Alla prossima Zacky-
-Alla prossima.-
Mi sorrise e mi salutò con la mano, mentre i miei misero in moto la macchina e mi trascinarono nel più grigio dei ricordi.
Non sapevo perchè lo avesse chiamato in quel modo, ma qualcosa dentro di me mi diceva che lo avrei rivisto in futuro e così fu.

***

-Annabelle? stai bene?-
Rimassi a fissare gli occhi del ragazzo che mi guardava imbarazzato, il suo sguardo era come un libro apreto per me, riuscivo a leggergli dentro a guardare nei ricordi più profondi e lontani.
-Ehi?-
Mary mi guardava in modo strano e preoccupato. Le sorrisi e scrollai la testa.
-Scusa è che mi sembra di averti già visto da qualche parte e mi stavo scervellando per capire dove posso averti già visto.-
Il ragazzo scrollo le spalle sorridendo ma appena vide la mia collana il sorriso si smorzò e sbiancò.
-Non so-
Mi rispose cercando di evitare il mio sguardo.
Mi aveva riconosciuta? Cosa nascondeva? Perchè ritorno sempre al mio passato? e il suo sorriso smorzato?
Mi osservai la collana e capii... lui sapeva, gli e lo si leggeva negli occhi. Ero vicina a ri incontrarlo. .

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