Facciamo un gioco? Chi s'innamora prima perde

di FrancyCece9
(/viewuser.php?uid=241120)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricerca di scienze ***
Capitolo 2: *** Scommettiamo... ***
Capitolo 3: *** Qualcosa in comune ***
Capitolo 4: *** Meglio non fidarsi troppo ***
Capitolo 5: *** Chiara, avevi ragione ***
Capitolo 6: *** In vino veritas ***
Capitolo 7: *** Vagando per le strade di Venezia ***
Capitolo 8: *** Pronto a correre ***
Capitolo 9: *** L'ultimo pensiero che la notte mi culla ***
Capitolo 10: *** Di uscite, trabocchetti e prime volte ***
Capitolo 11: *** Ripensamenti e mal indentimenti ***
Capitolo 12: *** Una canzone per due ***
Capitolo 13: *** Gelosie ***
Capitolo 14: *** Rinchiusa nell'armadio ***
Capitolo 15: *** Un'alleanza pericolosa ***
Capitolo 16: *** Una ragazza in due ***
Capitolo 17: *** Pazzo di te.. ***
Capitolo 18: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 19: *** Conquistarlo o dimenticarlo? ***
Capitolo 20: *** Indimenticabile ***
Capitolo 21: *** L'amore è una fregatura ***
Capitolo 22: *** Gelosia canaglia ***
Capitolo 23: *** Si va in scena! ***
Capitolo 24: *** Finalmente felici e contenti? ***



Capitolo 1
*** Ricerca di scienze ***


Facciamo un gioco?
                                                                    Chi s'innamora prima perde




-Emma! Muoviti –urlò mia sorella Chiara fuori dal bagno dove sono da soli cinque minuti
-Chià smettila- le risposi io scocciata mentre cercavo di mettermi la matita nera. Dopo alcuni minuti uscii dal bagno
-Senti principessina, la mattina siamo tutti in ritardo, non puoi impiegarci dieci minuti solo tu- urlò Chiara appena aprii la porta del bagno
-Se ti svegli prima il bagno è libero- risposi io tranquilla, oramai ci avevo fatto l’abitudine, Chiara è la mia gemella, e siamo molto legate ma la mattina lei era intrattabile ed io ero l’unica che riusciva a sovrastare le sue urla con la mia calma. Dopo aver fatto una colazione veloce, mi precipitai a scuola
-Buon lunedì Corvaglia. Quanto hai studiato questo week-end? 48 ore?- mi chiese Marco Ferri, il mio odiosissimo compagno di banco
-Ma buon lunedì anche a te, Ferri. Quante te ne sei scopate questo week-end?- gli domandai io sfidandolo
-Corvaglia, Corvaglia. Cosa ti porta a fare supposizioni simili a uno come me?- mi chiese lui
-Lo sappiamo benissimo tutti e due che alla festa della Marta te le sei fatte tutte e che il sabato fai a gara con quel demente di Montali a chi se ne fa di più in discoteca- gli rinfacciai quasi schifata dal suo abituale comportamento con le ragazze
-Bè, devo dire che la mia lista si allunga sempre di più, ma me ne manca ancora una che sarebbe scopabilissima- mi disse guardandomi con un sorrisetto malizioso
-E chi sarebbe la fortunata?- chiesi io fintamente interessata mentre tiravo fuori i libri dalla cartella
-Tu- disse con voce roca, io mi fermai a metà tra la cartella e il banco, lentamente mi tirai su e lo guardai con un sorrisetto
-Quindi io sarei scopabile?- gli chiesi incredula che avesse fatto un commento del genere, su di me poi
-Si, hai un bel culetto e le tue tette sono veramente grosse- disse come se fosse la cosa più naturale del mondo, dopo alcuni secondi gli tirai uno schiaffo
-Aho! Perché l’hai fatto?- mi domandò massaggiandosi la guancia
-Smetti di fare commenti cretini su di me- gli dissi proprio mentre entrava in classe la professoressa
-Corvaglia e Ferri! Basta, siete sempre voi a fare baccano!- ci riprese la prof andando verso la cattedra –Avevo proprio bisogno di due ragazzi che venissero domani alla presentazione della scuola- disse lasciando intendere che io e Ferri eravamo i prescelti
-Ma io ho da fare, non sono come Corvaglia, prof- si lagnò il mio compagno di banco
-E come sarei io?- chiesi spazientita a Ferri
-Una secchiona con una vita sociale pari a zero- disse a bassa voce, io lo fulminai con il solo sguardo
-Niente scuse Ferri. Tu e Corvaglia domani pomeriggio siete convocati a scuola- ribatté la prof, mi abbandonai sulla sedia sbuffando
-Ti odio- dissi a Ferri, mentre aprii un libro
-Perché, io no?- mi domandò sarcastico incrociando le braccia. Al termine della seconda ora mi alzai e andai a salutare Carlotta, la mia migliore amica.
-Totta!!!- le dissi, quando arrivai al suo banco –Sei sempre in ritardo e poi ti addormenti in classe- la ripresi dopo che ebbe alzato la testa
-Emma, ma che problemi hai?- mi domandò
-Hai sentito la prof? Devo venire qua, domani pomeriggio, con Ferri. Voglio spararmi- mi lamentai
-Sei sempre così tragica, ma cosa puoi farci? Niente, quindi verrai, starai zitta e pregherai che finisca in fretta- mi disse proprio mentre stava entrando in classe il prof di scienze, svogliatamente mi trascinai fino al mio banco
-Allora ragazzi! Ho un’idea da proporvi- disse il prof entusiasta –Ho deciso di farvi fare una ricerca a coppie- dette le ultime parole mi girai verso Carlotta e le sorrisi, era il nostro tacito accordo –Ma- ecco –Le coppie le ha scelte io- concluse, lo sapevo era troppo bello per essere vero, il prof tirò fuori un foglio  e cominciò a leggere le coppie –Malesani e Fantini, Lonardi e Montali, Corvaglia e Ferri- no, con tutti ma non con lui. Mi girai sconvolta verso di lui che mi guardava quasi schifato, feci una smorfia di disappunto
-Cosa c’è Corvaglia, non le sta simpatico Ferri?- mi chiese il prof dopo avermi visto
-No,no prof, va bene così- mentii sorridendo, mi girai verso Carlotta che stava ridendo –Ma cosa ridi?- le chiesi sottovoce -Tu sei con Montali, io starei zitta- la sua espressione cambiò, come se non si fosse accorta che era in coppia con il migliore amico di Ferri. La mattinata passò in fretta e dopo aver salutato Carlotta presi l’autobus dove incontrai Chiara
-Indovina con chi devo fare la ricerca di scienze?- le domandai
-Non lo so, con chi?- mi domandò lei a sua volta
-Con Ferri- dissi secca
-Con Ferri?- mi domandò stupefatta Chiara –Quel gran figo di Ferri?- continuò lei tutta contenta, bè, su questo Chiara aveva ragione, Ferri era il classico bello, biondo, occhi azzurri e fisico scolpito, ma oltre a quello non aveva altro
-Dai Chià, non ti piacerà mica?- le chiesi stupita
-No, ma voglio dire, io farei la firma per dovermi incontrare con uno come lui per fare una ricerca- mi spiegò cercando di farmi cambiare idea
-Chià no!- replicai io tentando di troncare la conversazione
-Be, bacia bene- commentò Chiara, la guardai sconvolta
-Chià! Te lo sei fatto?- le domandai sottovoce
-si, ad una festa, circa un anno fa. Ma è finito tutto li- mi raccontò quasi imbarazzata. Scendemmo alla nostra fermata e c’incamminammo verso casa senza dire una parola
-Ciao!- salutammo all’unisono appena entrate in casa
-Ciao amori miei- disse nostra madre facendo capolino dalla cucina -Guardate chi è tornato?- ci disse poi con un sorriso da un lato all’altro del viso, dietro di lei comparve Emanuele, mio fratello più grande che era tornato dalla settimana bianca con la scuola
-Ema!- urlai io buttandogli le braccia al collo, seguita da Chiara
-Come stanno le mie gemelline preferite?- ci domandò abbracciandoci
-Bene, anzi benissimo- disse Chiara sciogliendo l’abbraccio
-Ci sei mancato un po’- gli dissi io
-Anche voi, mi mancavano le vostre urla la mattina- disse ridacchiando
-Si, insomma, il solito simpaticone- lo apostrofò Chiara
-Grazie anche tu non sei niente male- ribatté Emanuele ironico.
Emanuele aveva 18 anni e frequentava l’ultimo anno dell’accademia di scultura, era l’unico fratello che avevo e d eravamo molto legati, era il mio consigliere e migliore amico.
-Ragazzi c’è pronto- dichiarò mia mamma interrompendo lo scambio di battute tra Chiara ed Emanuele.

 

Angolo dell'autore

Eccomi qui con la mia prima fanfic a capitoli, la storia è ancora in esecuzione. Per ora sono arrivata al quarto capitolo, circa a metà, vi anticipo che non sarà una storia lunga. Come vi sembra il primo capitolo (che è molto di presentazione, le cose si faranno subito chiare nel secondo capitolo)?
Un bacio
Francesca


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Scommettiamo... ***


Facciamo un gioco?

                                                                               Chi s'innamora prima perde

Il pomeriggio successivo, come aveva deciso la prof andai a scuola per presenziare all’open-day. Mentre percorrevo il tragitto dalla fermata dell’autobus a scuola ascoltai la musica del mio I-Pod
-Corvaglia- disse Ferri dietro di me, mi affiancò e prese una cuffietta per sentire che musica ascoltavo -No, Corvaglia mi deludi. Che musica orrenda ascolti?- mi domandò ridandomi la cuffietta
-Senti Ferri, Mengoni è Mengoni e non è musica orrenda!- replicai quasi offesa allungando il passo
-Dai, non te la prendere- mi disse rincorrendomi e raggiungendomi, io mi fermai e lo guardai
-Da quand’è che t’interessa se me la prendo o meno?- gli chiesi
-Da mai. Di te non me ne frega niente- mi ripose ricominciando a camminare. Entrammo a scuola e andammo a cercare la professoressa per sapere cosa fare.
-Non sarà perché sono l’unica che non ti sei ancora fatta?- lo provocai dopo che la prof ci ebbe detto cosa avremmo dovuto fare
-No. Ho detto che sei scopabile, ma non farti strane idee- disse mettendo in chiaro le cose
-Secondo me sei tu che ti fai strane idee-azzardai io sorridendo
-Ok, scommettiamo?- mi chiese appoggiando le mani sui fianchi
-Su cosa?- domandai non capendo dove volesse arrivare
-Scommettiamo che entro un mese sarai nel mio letto?- mi disse
-Oh no cocco. Sarai tu a supplicarmi di venire a letto con te- dissi –Comunque accetto- dissi io, come mi era saltato in mente?
-Il primo che cede, perde- concluse lui tendendomi la mano che io strinsi, poco dopo mi sciolsi i capelli ondulati e scossi la testa con fare sensuale
-Sai fare solo questo?- mi chiese quando mi girai verso di lui per vedere l’effetto che aveva fatto su di lui
-No, caro- dissi avvicinandomi al suo viso e alzandogli il mento con un dito -È solo l’inizio- conclusi girandomi di spalle a lui per dirigermi verso le macchinette. Mi raggiunse e si appoggiò al vetro delle macchinette di fronte a me con le braccia incrociate
-Si?- gli domandai cercando di sembrare Chiara che in queste cose era molto più brava di me
-Volevo dirti che non sarà facile conquistarmi, quindi se vuoi lasciar perdere, ti capisco- ma a che gioco giocava, prima me lo proponeva e poi mi diceva che potevo tirarmi indietro quando volevo, forse aveva paura di perdere
-Ma a me piacciono le sfide, io non mollerò, sarai tu a cedere perché io sarò incontentabile- gli risposi fissando i suoi occhi azzurri –Ora devo andare, ci vediamo domani- conclusi infilandomi la giacca.
 
Dopo cena chiesi a Chiara di venire in camera nostra
-Che c’è?- chiese lei sedendosi sul letto
-Aiutami ad essere sensuale, sexy e provocante- le dissi mettendomi davanti all’armadio
-Mimì, sei impazzita?- mi domandò stupita
-No, devo solo vincere una scommessa- le risposi
-Che scommessa?- chiese Emanuele, al posto di Chiara, comparso sulla porta
-Ho scommesso con Ferri che l’avrei conquistato e che non mi sarei fatta conquistare da lui-spiegai ai miei fratelli seduti sul letto di Chiara
-Perché?-domandò Chiara
-Mi voglio divertire un po’- risposi aprendo l’armadio
-E se ti conquista e ti innamori di lui?-chiese Emanuele
-Me lo scorderò, non sarà difficile- dissi tirando fuori dall’armadio un paio di jeans attillati di Chiara e una canottiera blu
-Io te li presto i jeans, però mettiti anche questa- mi disse Chiara prendendo una camicia a scacchi blu e bianchi
-Rimanete qui- gli dissi uscendo dalla stanza.
Pochi minuti dopo uscii e tornai in camera
-Allora? Come sono? Sono abbastanza sexy e provocante?-domandai ai miei fratelli
-Io- disse Emanuele alzandosi dal letto -Chiuderei qua- concluse abbottonando la camicia, che io avevo lasciato aperta
-No Ema!- dissentì Chiara alzandosi dal letto –Devi lasciarla aperta- lo riprese sbottonandomi la camicia
-Senti Chiara, io mia sorella in giro così non ce la mando-protestò Emanuele
-A lei si e a me no!-chiesi io –Eh no, questa è discriminazione nei miei confronti- continuai
-Senti Mimì, questa non è discriminazione è protezione nei tuoi confronti- mi rispose lui
-Lei la proteggi e me no- s’intromise mia sorella –L’ho sempre saputo che era la tua preferita-
-Ma che cazzo dici Chiara?!-le domandò Emanuele –La difendo perché lei è insicura, a te se ti fanno dei commenti stronzi gli rispondi per le rime, lei no, lei invece comincia a farsi mille teghe, che io le sto evitando- le spiegò Emanuele, Chiara rimase senza parole
-Ema, ma sei dolcissimo- esclamai io abbracciandolo
-Scusa- sussurrò Chiara ad Emanuele
-Vieni qua- le rispose lui, segno che l’aveva perdonata, lo sentii accogliere anche lei nell’abbraccio
-Ma guarda che bel quadretto familiare- disse la voce di mia madre qualche secondo dopo
-Manchi solo tu- le rispose Chiara sciogliendo l’abbraccio
-Ma guardali i miei bambini che crescono- esclamò mia mamma abbracciandoci tutti e tre, come faceva quando eravamo piccoli
-Mamma- disse Emanuele –Non siamo più bambini- si lamentò
-Per me rimarrete sempre i miei bambini- concluse lei scoccando un bacio in fronte ad ognuno di noi.
Il mattino successivo, mi misi i vestiti provati il giorno prima e dopo aver fatto colazione andai a scuola. Quando arrivai, Ferri era seduto sul banco e stava parlando con Alessandro, un nostro compagno di classe, dopo aver appoggiato la cartella vicino al mio banco mi tolsi lentamente il cappotto sapendo di avere i suoi occhi puntati addosso
-Vedo che abbiamo cominciato a vestirci come si deve- commentò a bassa voce mentre il prof entrava in classe, lo fulminai con gli occhi
-Allora mi guardavi?- domandai sedendomi
-Eri oscena, era difficile guardarti e non ridere- rispose lui come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo, alzai gli occhi al cielo e non gli risposi
-Dobbiamo trovarci per fare la ricerca di scienze- mi disse qualche ora dopo
-Lo so- sbuffai –E se ci trovassimo oggi pomeriggio?- gli domandai
-Dove?- mi domandò lui
-Se vuoi possiamo trovarci a casa mia- ipotizzai
-Va beh- disse lui indifferente –A che ora vengo?- mi chiese subito dopo
-Per le quattro va bene- dissi io
-Ok- mi rispose, gli spiegai dove abitavo e fortunatamente suonò la campanella. All’uscita di scuola trovai Emanuele, gli corsi incontro dopo aver salutato Carlotta
-Ciao!- mi salutò contento –Sono venuto a prenderti- continuò
-Grazie- lo ringraziai salendo in macchina dove c’era Chiara
-Cosa volete per pranzo?- domandai io mentre stavamo tornando a casa
-Pasta col pesto- risposero i miei fratelli in coro
-Ok acconsentii io che facevo sempre da mangiare quando non c’era la mamma.


Angolo dell'autrice:
Eccomi qua con un nuovo capitolo. Le cose di cominciano a schiarire. Io credo che Emanuele sia dolcissimo con Emma, e c'è un perchè che verrà svelato nei prossimi capitoli, non vi resta che aspettare.
Come vi è sembrato questo capitolo?
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le seguite, le preferite e nelle ricordate e soprattutto a chi l'ha recensita. aspetto altre recensioni
Un bacio
Francesca

 


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Qualcosa in comune ***


Facciamo un gioco?

                                                                              Chi s'innamora prima perde

Alle quattro il campanello suonò, segno che Ferri era arrivato, dopo dei pietosi convenevoli andammo subito in camera per studiare. Ad un certo punto si tolse la felpa e notai una scritta in arabo sul suo collo
-Posso farti una domanda?- gli chiesi posando la penna sul collo
-Si- mi rispose senza alzare la testa
-Il tatuaggio che hai sul collo…che significa?-gli domandai, lui tirò su la testa di scatto e mi guardò senza dire una parola, oh mio Dio, cos’avevo combinato?
-È il nome di mio padre…in arabo. Non sono uno strano, è che è morto quando ero piccolo…- mi raccontò, il mio cuore mancò un battito
-Mi dispiace- fu l’unica cosa che riuscii a dire
-Quello che dicono sempre tutti- commentò schivo
-Anche mio papà è morto quando ero piccola…si chiamava Gabriele e il tuo?- gli dissi, era la prima volta che lo raccontavo a qualcuno, chi l’avrebbe mai detto che l’avrei detto proprio lui
-Luca- mi rispose poco dopo –Vedi che anche noi due abbiamo qualcosa in comune?- mi domandò nervoso
-Era meglio se non ce l’avevamo- commentai tentando di mandare indietro le lacrime
-Tu stai piangendo- constatò vedendo una lacrima rigare il mio viso
-No- negai asciugandomi velocemente le lacrime che scorrevano sulle mie guance
-Tu piangevi- continuò lui mentre io non riuscivo a smettere di piangere –Se vuoi puoi sfogarti- disse lui, io mi lasciai andare
-Mio padre è morto perché aveva il cancro quando io avevo sette anni. Non mi ricordo molto, ma l’unica cosa che non scorderò mai sono le sue ultime parole. Mi ha detto di prendermi cura di Emanuele, di Chiara e di mia mamma. Poi dopo che è morto tutti hanno cominciato a dirmi che dovevo essere forte per i miei fratelli e per mia mamma, io ero piccola e ho cominciato a prendermi cura di tutti. Sono cresciuta in fretta, ho imparato a fare tutto da sola, mi sono fatta carico delle esigenze di Chiara, di Emanuele e della depressione di mia madre. Mia mamma è stata un vegetale per mesi, mia nonna ci dava una mano ma non bastava. Due anni dopo mia mamma si è ripresa completamente, abbiamo cambiato casa e cominciato una vita nuova. Nonostante questo io mi sento ancora responsabile per Chiara, ma basta guardarci; lei è quella che si è divertita, io quella che è cresciuta troppo in fretta, eppure abbiamo la stessa età- raccontai tra le lacrime a un Ferri commosso
-Mio padre è morto in un incidente stradale, io ero nel sedile posteriore, l’ho visto morire con i miei occhi, avevo solo cinque anni, da quel giorno ho la fobia della macchina. Non sono più entrato in una macchina da quella volta. Mio fratello ce l’ha con mia mamma, era legatissimo a mio padre e non ha perdonato a mi madre il fatto che su quella fottuta macchina avrebbe dovuto esserci lei. Appena ha potuto è andato via da casa, io lo odio, non lo sento da un anno. La mia famiglia si riduce a me, mia mamma e mia nonna- raccontò dopo alcuni attimi di silenzio
-Quello che ti ho detto non deve uscire da qui, chiaro?- gli intimai
-Certo, lo stesso vale per me?- mi domandò lui subito dopo
-Ovvio- risposi
-Bè, io devo andare- annunciò mezz’ora dopo
-Ok- gli risposi laconica alzandomi dalla sedia, lo accompagnai alla porta e lo salutai.
Il martedì successivo alla quarta ora andammo in palestra, la prof ci fece giocare a palla infinita, dopo dieci minuti di corsa rimanemmo io, Ferri e Montali. Ferri aveva il possesso palla, io ero contro il muro, lui mi vide e con tre falcate si era avvicinato, eravamo l’uno di fronte all’altra, io respiravo affannata. Lo guardai negli occhi blu, profondi, lui mi fissava con la palla in mano pronto a colpirmi, tutta la classe lo incitava silenziosamente, sentivo il suo respiro sul mio viso, Montali fermo dietro Ferri. Dopo alcuni interminabili secondi lasciò cadere la palla che rimbalzò al suo fianco, mi sorrise dolcemente, io ricambiai non capendo il gesto
-Cazzo Marco, sei un coglione!- urlò Montali attonito –La prendevi e vincevamo io e te- continuò sconcertato dall’atteggiamento dell’amico
-Bè Pippo, farti un piatto di cazzi tuoi!?- gli rispose Ferri
-Finito di riscaldarvi?- domandò la prof entrando in palestra, noi annuimmo senza dire una parola –Bè, cos’è? Avete perso la lingua?- ci domandò sconcertata, noi non parlavamo, io e Ferri eravamo vicini, Montali di fronte a noi e tutta la classe seduta per la palestra –Se non volete dirmelo, giochiamo a pallavolo, pari contro dispari, Avanti dividetevi- ci esortò la prof, noi, sempre in silenzio ci dividemmo in campo e cominciammo a giocare. Dopo venti minuti stavamo vincendo, mi girai verso la panchina per chiedere una cosa a Carlotta mentre la prof fischiò, in poco tempo mi ritrovai per terra, sotto Ferri, la classe si zittì nuovamente
-Marco sei un gentiluomo- constatò la prof, mentre Ferri si alzava e io mi mettevo seduta
-L’ho fatto d’istinto- si giustificò lui, mi misi in piedi e lo guardai cercando di non sembrare stupita, lui mi sorrise e io ricambiai.
-Vogliamo parlare di Ferri?- mi domandò Carlotta mentre stavamo mangiando a casa mia
-Ferri?- urlò Chiara quasi strozzandosi –Cos’è successo?- chiese poi
-Niente- minimizzai io cercando di troncare il discorso
-Ma che dici?- mi contraddì Carlotta –Durante l’ora di ginnastica abbiamo giocato a uno contro tutti e Ferri che era rimasto con la palla in mano, si è avvicinato a lei, ma erano vicinissimi, si sono guardati per un po’, poi lui invece di colpirla ha lasciato cadere la palla per terra- raccontò
-Cosa?- urlò mia sorella
-E non è finita- continuò eccitata Carlotta
-Racconta, racconta- le disse Chiara facendo degli urletti
-Dopo abbiamo giocato a pallavolo e lui l’ha salvata dalla palla buttandosi addosso a lei- raccontò Carlotta
-Ah!- urlò Chiara –Hai vinto la scommessa! È cotto- urlò guardandomi
-Che scommessa?- chiese Carlotta
-Ho scommesso che entro un mese Ferri mi avrebbe implorato di andare a letto con lui e lui lo stesso con me- spiegai a Carlotta
-Ma sei stupida?!- m’insultò Carlotta –E se t’innamori?- mi chiese
-Non succederà- dissi io concludendo il discorso
 




Angolo dell'autrice
Ciao a tutti!!! Sono tornata con un nuovo capitolo. Le cose cominciano a chiarirsi, spero di non aver affrettato troppo la conclusione ma non sapevo cosa scrivere.
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che recensiranno. Ringrazio anche i lettori silenziosi. Un bacio a tutti e buona Pasqua
Continuate a recensire
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Meglio non fidarsi troppo ***


Facciamo un gioco?
                                                                             Chi s'innamora prima perde

La sera stessa andai su Facebook, cominciai a vagare tra le pagine di Emma, Marco Mengoni e Amici quando mi si aprì una chat, guardai il nome “Marco Ferri”
M.F Durante la nostra scommessa non puoi vederti con altri ragazzi

Altri ragazzi? Quali ragazzi? Io non vedevo nessun ragazzo, non ero interessata a nessuno

E.C. Ragazzi? Che cazzo dici? Io non vedo nessuno

Dopo alcuni secondi

M.F. E quello che ti è venuto a prendere l’altro giorno?

E.C. Emanuele?

M.F. Non mi interessa come si chiama, non lo devi vedere!!!

E.C. Emanuele è mio fratello

Ecco che non risponde più, è geloso di me, è geloso, segno che stavo facendo breccia nel suo cuore

M.F. An, scusa… sempre meglio non fidarsi…

E.C. Uh!! Sei geloso??!?

M.F. No, io non sono geloso di nessuno. Io non mi fido

E.C. Perché?

M.F. Le ultime parole di mio padre prima di morire sono state ”Marco non è successo niente, io sto bene, stai tranquillo. Ti prometto che stasera vengo a vedere la tua partita di calcio”. A quella partita non è mai venuto perché è morto, da allora io non mi fido più di nessuno. Be ora devo andare ciao

E.C. Ciao :)

Povero Ferri, ha sofferto tanto e non si fida di niente e nessuno, anche io ho sofferto tanto però ho avuto una famiglia fantastica alle spalle, un fratello meraviglioso. Ho dovuto crescere in fretta per mia mamma e i miei fratelli, ma anche loro sono cresciuti in fretta assieme a me. Povero Marco, forse non è poi così male, forse l’ho giudicato senza conoscerlo bene o forse ha ragione lui, non bisogna fidarsi di niente neanche delle apparenze.
-Ciao!- lo saluto il giorno dopo
-Ciao- mi salutò lui con una voce cavernosa
-Che c’è?- gli domandai
-Oggi mio padre avrebbe compiuto 46 anni- mi rispose guardando fuori dalla finestra
-Oh- dissi spiazzata –Io ogni anno, il giorno del compleanno di mio papà vado a trovarlo al cimitero- continuai –Vuoi che ci andiamo insieme?- gli proposi
-Non ci sono mai andato al cimitero- mi disse –Ma se vuoi possiamo andare- concluse
Il pomeriggio andai al cimitero come avevamo programmato, lo aspettai per un’ora, poi entrai delusa dal fatto che non fosse venuto, cominciai a vagare per il cimitero per cercare la tomba di suo padre dopo averla trovata dissi una preghiera, mi girai per tornare a casa e vidi Ferri dietro a un albero che mi guardava, lo guardai per alcuni secondi e poi me ne andai. Appena uscita venni presa per un polso da qualcuno, mi girai e guardai Ferri negli occhi
-Si può sapere perché sei rimasto nascosto, era importante per te- gli dissi cercando di rimanere calma
-Scusa io…io non ce l’ho fatta, c’ho provato, sono venuto fino a qui ma poi non ce l’ho fatta. Io pensavo che il dolore per mio padre fosse passato- disse prima di fare una pausa –Invece non è così, gli volevo bene e lui mi ha deluso. Io non ce la faccio a passarci sopra, ma tanto tu non puoi capire- concluse andandosene, lo fermai prendendolo per il braccio
-Quando è morto mio padre ogni volta che suonava il campanello andavo ad aprire sperando che fosse lui- feci una pausa e un respiro profondo- Lo capisco che quando prendi le botte impari a difenderti però Emanuele mi ha insegnato una cosa- altro respiro profondo –Che se giochi sempre in difesa non vinci mai- conclusi  guardandolo negli occhi blu
-Sarà, ma a me basta stare in piedi- concluse andandosene
-La vita è una sola, non basta sopravvivere, bisogna vivere- urlai dopo alcuni minuti mentre lui si allontanava.
Tornai a casa e mi diressi in camera mia, spalancai la porta e trovai Chiara seduta alla scrivania intenta a studiare, senza salutarla mi buttai sul letto a faccia in giù. Poco dopo sentii il rumore della poltrona girevole su cui era seduta Chiara avvicinarsi al mio letto
-Cos è successo?- mi domandò subito dopo
-Ho combinato un casino- dissi mettendomi a sedere
-Più o meno grave degli altri?- mi chiese Emanuele sbucando dal letto di Chiara sopra la mia testa
-Più- risposi incrociando le gambe
-Cos hai fatto?- chiese Chiara alzando gli occhi al cielo
-Io credo di aver perso la scommessa- sussurrai velocemente in modo che non capissero
-Che?- disse Emanuele protendendosi verso di me con l’orecchio
-Credi di aver perso la scommessa- ripetei ancora una volta
-Non la scommessa che credo io, vero?- mi domandò Chiara preoccupata, io abbassai la testa e annuii colpevole
-Emma!- esclamò Chiara, se mi chiamava con il mio nome intero voleva dire che era arrabbiata
-Non dire io te l’avevo detto- la supplicai
-Io te l’avevo detto- commentò lei
-Grazie Chiara, tutti sognano di avere una sorella come te. Sei così confortante- le dissi ironica
-Ma tu sei stupida!- urlò lei –Solo una scema poteva accettare una scommessa simile- concluse infierendo
-Mimi, sei sicura di quello che dici?- mi domandò Emanuele
-Non lo so, so soltanto che oggi dovevamo trovarci al cimitero per andare a trovare suo padre, lui non si è presentato, o meglio, è venuto ma è rimasto nascosto, poi quando sono uscita mi è venuto dietro e abbiamo parlato. Io…io mi sono sentita tradita, sono andata al cimitero per lui e lui non si è neanche presentata, era importante per me, ma soprattutto per lui, so cos’ha provato perché l’ho provato anche io, però lui è sempre sulla difensiva, io non riesco ad aiutarlo- spiegai ai miei fratelli.
-Ma allora non ti piace, sei solo dispiaciuta perché non riesci ad aiutarlo a superare il lutto?- chiese Chiara più calma
-Non lo so, ok- sbottai stufa di tutte quelle domande –Mi ci sono affezionata è normale, è solo una stupida cotta, voglio dire, è la prima persona che conosco che forse mi capisce. Me lo dimenticherò state tranquilli, non c’è pericolo che io m’innamori. Solo gli altri possono- continuai –Io sono diversa dagli altri, io non posso avere una vita normale- conclusi piangendo, Emanuele scese dal letto di Chiara e venne ad abbracciarmi
-Ma nessuno ha detto che non devi innamorati- mi consolò Emanuele
-Senti Mimì, lo conosci meglio di me. Sai com’è fatto, lo sai che è un puttaniere, ti farebbe soffrire. Io l’ho detto per il tuo bene- continuò Chiara
-Esiste il proverbio “Gli opposti si attraggono”- replicai stretta nell’abbraccio di Emanuele
-Senti Emma, io non ci posso fare niente, al cuore non si comanda, se ti dovessi innamorare di Marco io sarei contenta, te l’ho detto è bello e bacia bene, se poi tu l’hai conosciuto meglio caratterialmente e sai che solo all’apparenza è un puttaniere, ancora meglio, sarei la sorella più contenta del mondo- concluse Chiara senza essere dolce, si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza
-Giuro che se mai ti facesse soffrire la pagherebbe cara- mi disse Emanuele strappandomi un sorriso.




Angolo dell'autrice
Eccomi qui con un nuovo capitolo. Allora Emma e Chiara che litigano, Emma che è alle prese con Ferri e Ferri che non riesce a fidarsi di nessuno, Emma compresa. Povera Emma fa tanti sforzi, ma verrà ricompensata? Per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po', dato che sabato parto per la Francia, mi aspettano ben 14 ore, e dico 14 di pullman. Grazie per le recensioni che avete lasciato, mi hanno fatto molto piacere, continuate a recensire, sennò niente capitolo quando torno dalla Francia!
Ultima cosa, vorrei dedicare questo capitolo alle mie tre amiche Vanessa, Arianna e Martina che sono le prime lettrici di questa storia e che mi esortano ad andare avanti, vi voglio bene ragazze!
A presto
Francesca


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chiara, avevi ragione ***


Facciamo un gioco?
                                                                  Chi s'innamora prima perde

Il sabato seguente sarei andata ad un a festa di compleanno, ero riuscita a strappare alla mamma il permesso di poter dormire fuori, così venerdì pomeriggio uscii con Carlotta e Chiara alla ricerca del vestito perfetto
-Mimì prova questo?- mi esortò Carlotta sventolandomi davanti al naso un vestito blu con le maniche corte ricoperto di pizzo, molto di moda adesso
-Ok- acconsentii, entrai in un camerino e lo indossai, mi guardai allo specchio e tirai la tenda
-Wow, così Ferri lo uccidi. Sei una bomba sexy- disse Carlotta esaltata, io guardai Chiara che mi fissava senza guardarmi, era ancora arrabbiata, sapevo che non mi aveva ancora perdonata –Devi prendere questo- concluse Carlotta, svegliandomi dai miei pensieri
-Chià?- le domandai cercando la sua approvazione
-Bello, stai bene, prendi questo- disse senza guardarmi, era chiaro che ce l’aveva ancora con me. Mi rivestii e comprai il vestito e dopo aver girato per vari negozi tornai a casa assieme a Chiara
-Senti Chià, io non so perché sei ancora arrabbiata con me, volevo solo chiederti scusa perché non ce la faccio a vederti sempre col muso e a non rivolgerti la parola. Se è per colpa mia… scusami, non volevo- dissi quando entrammo in camera; Chiara si tolse le scarpe e salì sul suo letto senza dire una parola
-Senti Mimì, non te l’ho mai detto, però io alle medie sono stata innamorata di Marco, siamo stati insieme due mesi. Poi un pomeriggio l’ho visto che si baciava con un’altra e il mio cuore si è spezzato, sono stata malissimo per mesi. Da allora ne è passato di tempo, ma io non so se Marco è cambiato, da come lo descrivi tu e da come lo vedo io in discoteca non è cambiato di una virgola. Io ti voglio bene e per questo non volevo che stessi male quanto lo sono stata io- mi confessò qualche minuto dopo, lei era stata con Ferri? Aveva sofferto per Ferri? Ecco perché piangeva sempre, e io che credevo che piangesse per Matteo, il nostro vicino di casa, poveretto, l’ho anche trattato male
-Io me lo dimenticherò, te lo prometto. Alla festa di sabato non viene, puoi stare tranquilla che sono al sicuro e poi c’è Carlotta, non la mollerò un attimo- la rassicurai salendo sul letto e abbracciandola
-Oh, quando mi sei mancata- disse ridendo
-Oh, quanto sei scema- le dissi subito dopo.

Il sabato sera andai a casa di Carlotta per prepararmi, dopo suo padre ci accompagnò alla festa. Dopo aver salutato Alice, la festeggiata ci dirigemmo al buffet per mangiare qualcosa, poi cominciammo a ballare e parlare con altri invitati. Ad un certo punto mi voltai e il mio cuore mancò un battito, rimasi immobilizzata a guardare chi stava entrando dalla porta principale, Marco Ferri, appoggiai il bicchiere che avevo in mano e mi diressi nel giardino di Alice. Mi appoggiai al muro di mattoni e feci un respiro profondo, il mio cuore batteva velocissimo, possibile che Ferri mi facesse un tale effetto? Presi il cellulare e chiamai Chiara
-Pronto?- rispose dopo alcuni squilli
-Chià ho un problema- affermai quasi urlando
-Che problema?- chiese con la voce assonnata
-Alla festa c’è Ferri, non lo so perché, io avevo sentito che non veniva, invece l’ho visto e…- cominciai
-Calma. Allora se ho capito bene, Ferri è alla festa- m’interruppe Chiara
-Si, e io non so cosa fare- urlai agitata
-Ignoralo, goditi la festa e cerca di ignorarlo, stagli distante e non pensarci- mi consigliò Chiara
-Ok, ci proverò- risposi titubante, la salutai e chiusi la chiamata, feci un respiro profondo e entrai in casa, mi fiondai a ballare assieme alla maggior parte della gente, vagavo con gli occhi cercando i suoi, cercando il suo sorriso. Ad un tratto qualcuno mi sfiorò il braccio, trasalii, mi voltai e mi ritrovai il suo sguardo addosso
-Corvaglia, Corvaglia siamo bellissime stasera- disse ridendo, arrossii a quel complimento, credo fosse il primo commento positivo e non volgare da parte sua
-Ferri sei ubriaco, stammi distante- dissi allontanandolo da me, lui mi prese per i fianchi e mi attirò a se, traballai sui tacchi e mi appoggiai al suo petto
-Sei così cotta che ti butti addirittura tra le mie braccia?- mi domandò con sguardo malizioso
-No- negai arrossendo- Lasciami- provai a divincolarmi ma lui mi teneva stretta
-Dai balliamo- mi supplicò intrecciando le braccia attorno al mio collo
-No- risposi allontana dolo, ma dove si era cacciata Carlotta?
-Solo un ballo- si avvicinò, cominciò a dondolare, si abbassò sul mio cuore e cominciò a baciarmi il collo –Sei bellissima- mi sussurrò, mi staccai e mi rifugiai in un angolo buio della casa. Non mi accorsi che mi aveva seguito –Sei bellissima- mi ripeté –Tu sei diversa da tutte le altre ragazze che conosco, ti dico che sei una secchiona soltanto perché non so come prenderti- mi guardai intorno, ero bloccata, quando gli amici servono non ci sono mai, dov’era Carlotta? –E poi la vuoi sapere una cosa, io ogni tanto ti guardo la scollatura, si, perché quando ti vedo provo qualche cosa- si avvicinò pericolosamente al mio viso e mi baciò velocemente, a fior di labbra
-Ma che fai scusa?- fu l’unica cosa che riuscii a dire, lui si avvicinò di nuovo e stavolta anche io mi avvicinai al suo viso, i nostri nasi si sfiorarono, si avventò sulle mie labbra, mi mise un braccio dietro la schiena, io mi alzai in punta di piedi nonostante i tacchi, le nostre lingue s’intrecciarono come se si conoscessero da tempo. Sentii lo stomaco contorcersi e riempirsi di farfalle, il cuore impazzito batteva fortissimo quasi volesse uscire dal mio petto, dopo essersi staccato si allontanò per poi lanciarsi nella mischia a ballare, mi misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi si stampò sulla faccia un sorriso ebete, avevo baciato Marco Ferri, il mio peggior nemico, peccato che fosse stato il bacio più bello che avevo mai dato, Chiara aveva ragione, Ferri bacia bene, anzi benissimo.

Il mattino seguente, dopo aver dormito qualche ora sul divano a casa di Alice, mi svegliai con un fortissimo mal di testa, eppure la sera prima non mi ero ubriacata. Mi ricordavo tutto, anche il bacio di Ferri, al solo pensiero arrossii, poi pensai alla cavolata che avevo fatto, avevo perso la scommessa, come avevo fatto, io che accettavo le scommesse solo se ero sicura di vincere, io che non sopportavo perdere, io che tra tutti quelli di cui potevo infatuarmi, mi ero presa una cotta per il mio peggior nemico?
A casa di Alice aveva dormito parecchia gente, speravo vivamente che lui fosse tornato a casa, non l’avevo ancora visto, ero troppo indaffarata a mettere in ordine la cucina, ero sola con i miei pensieri, sentii dei passi entrare nella stanza, come non detto, alzai la testa dal bancone per vedere chi fosse, rimasi impietrita, con gli occhi nei suoi e la spugnetta a mezz’aria
-Ciao- sussurrò qualche minuto dopo imbarazzato
-Ciao- replicai io abbassando la testa sul bancone
-Senti Emma, noi dobbiamo parlare- continuò poi
-Di cosa?- domandai intimorita, senza guardarlo  e continuando a pulire il bancone
-Eh… di ieri sera- rispose lui, io annuii e continuai a passare la spugnetta sul bancone che oramai splendeva, sentii dei passi, stava venendo verso di me, mi prese il polso per fermarmi, io alzai di scatto la testa e incontrai i suoi occhi azzurri –Io quando sono ubriaco straparlo, non mi ricordo cos’è successo, ma qualunque cosa io abbia fatto tu, per favore, dimenticatela- mi disse, buttai indietro le lacrime, annuii e uscii dalla cucina, mi appoggiai al muro, mi asciugai le lacrime e dopo aver salutato Alice imboccai la porta e tornai a casa correndo.

Angolo dell'autrice:
Bonjour!! Comment ça va? (Buongiorno! Come va?) per i poveretti come me che non capiscono il francese. Sono ritornata dopo una settimana e come promesso ho messo il capitolo nuovo. Quello precedente non vi è piaciuto, dato che ho ricevuto poche recensioni? FAtemi sempre sapere cosa nepensate, visto che la storia è ancora in fase di svolgimento (cioè la sto ancora scrivendo) potrei ancora migliorare i capitoli futuri. Fatemi sapere come vi sembra questo, la mia compagna di classe, nonchè grande amica, Arianna, quando l'ha letto si è arrabbiata per il finale. E voi? Siete rimaste arrabbiate o stupite?(Ho sistemato la formattazione, ma quanto sono brava?)
Un bacio e a presto
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** In vino veritas ***


Facciamo un gioco?

                                                                                                          Chi s'innamora prima perde

Camminai per le strade, verso casa mia, con i miei tacchi. Traballavo, dannati tacchi, mi fermai e mi appoggiai al muro, slacciai il cinturino e mi liberai di quelle trappole, odiavo i tacchi, odiavo quel vestito, odiavo la mia stupidità. Tutto mi ricordava lui, i suoi occhi blu nei quali mi perdevo tutte le volte che lo guardavo, le sue labbra morbide e carnose, il suo fisico scolpito che ieri ha aderito al mio per pochi secondi, i suoi capelli corti che facevano il solletico alle mie mani, il suo sorriso splendente che negli ultimi tempi mi faceva capitolare ai suoi piedi, la sua voce suadente e calda che mi ha detto, seppur sotto effetto di alcolici, “Sei bellissima” “Tu sei diversa da tutte le ragazze che conosco”. Ripercorsi tutte le scene della sera precedente, che erano scolpite nella mia mente, le lacrime silenziose solcavano le mie guance. Arrivai finalmente a casa, aprii il cancelletto, lo chiusi alle mie spalle e mi trovai davanti Emanuele

-Cosa ti è successo?- mi domandò dopo avermi visto, il trucco sbavato, le scarpe in mano e il cuore in mille pezzi

-Sono una cretina- sussurrai prima di tuffarmi tra le sue braccia, mi accarezzò i capelli e mi passò una mano lungo la schiene per calmarmi

-Stai tranquilla, ci sono io qui- mi rassicurò stringendomi a se

-Dov è Chiara?- domandai

-È uscita, torna stasera- m’informò, Chiara non doveva sapere niente, era una questione che dovevo risolvere da sola

-Cos’è successo?- mi richiese Emanuele, ecco, la mia resa dei conti

-È tutto un casino- cominciai, dopo essere entrati in casa –L’amore è davvero così?- gli domandai

-Così come?- mi chiese lui

-Uno schifo, il dolore al cuore, i pianti, la depressione- spiegai sedendomi sul divano

-No, L'amore è quando non capisci più niente, in poche parole. Io mi sono innamorato solo una volta e posso dire che sei in un altro mondo, ti parla qualcuno e non te ne frega proprio niente, non riesci a fare discorsi sensati. Quando ti tremano le gambe, le farfalle girano nello stomaco e sei sempre felice..-disse prima che io lo interrompessi

-allora io non sono innamorata- dissi

-Non lo so, quello lo sai tu. Ma l’amore è anche pianti e notti insonni, dolori al cuore. L’amore non ha una logica. L’amore è tutto e niente, l’amore è gioia e dolore. L’amore non si può descrivere o definire- concluse lui

-Ieri sera ho baciato Ferri e questa mattina lui mi ha detto che non si ricorda cos’è successo però io devo dimenticarmi tutto- spiegai a lui e anche a me stessa, un colpo al cuore sentire la mia voce raccontare l’accaduto era terribile, bruttissimo, le lacrime ripresero a scendere, fermavo la loro corsa con il palmo della mano e tiravo sul con il naso

-E tu sei scappata da quella casa?- mi domandò –Non gli hai chiesto spiegazioni?- continuò

-Ma che spiegazioni gli chiedevo? Era ubriaco, ovvio che non si ricordasse niente, certo, non so come mai mi abbia detto certe cose…- replicai

-Cosa ti ha detto?- m’interruppe curioso

-Che sono bellissima e che sono diversa da tutte le altre ragazze che conosce e che mi dice che sono una secchiona solo perché non sa come prendermi e che quando mi vede prova qualcosa- risposi facendo ritornare alle mente i ricordi della sera prima

-Si dice “In vino veritas”, magari è vero quello che ti ha detto- ipotizzò Emanuele

-No, non mi voglio attaccare a una flebile speranza, a un’illusione effimera. Quando lo faccio vengo prontamente smentita- conclusi alzandomi dal divano.

 

Il lunedì successivo c’era in programma una gita di tre giorni a Venezia, arrivai quasi in ritardo, erano tutti seduti, Carlotta era seduta vicino a Montali e nessuno era seduto da solo, mi sedetti vicino al finestrino e appoggiai lo zaino sul sedile affianco, presi l’I-pod e mi eclissai per alcuni minuti guardando fuori dal finestrino. Non avevo ancora visto Ferri da sabato, ed ero abbastanza in ansia. Qualcuno mi picchiettò sulla spalla, mi voltai e trovai ferri che mi squadrava quasi disgustato

-Posso sedermi qui? Non mi hanno tenuto il posto- disse dopo che mi tolsi una cuffietta

-Si si- risposi io togliendo lo zaino dal sedile, mi rimis la cuffietta e continuai a guardare fuori dal finestrino

-Senti- cominciò dopo una decina di minuti, mi girai verso di lui e lo guardai scocciata, tirai via la cuffietta –Dopo quello che è successo sabato….- continuò

-Sabato?- domandai –Cos’è successo sabato? No perché se è successo qualcosa l’ho dimenticato- dissi con tono sprezzante

-Non lo so cos’ successo sabato, ma qualcosa è successo!- esclamò zittendo tutto l’autobus, mi guardò, poi rivolto agli altri disse –Beh? Fatevi gli affari vostri impiccioni- istintivamente cominciai ad arricciarmi sul dito una ciocca di capelli, l’attenzione di Ferri ritornò su di me

-Sei nervosa?- mi domandò con un sorrisetto irritante

-No- mentii

-Invece si- mi contraddì –Quando sei nervosa ti arrotoli le ciocche di capelli attorno alle dita- continuò, mi fermai e mollai la ciocca –Lo fai sempre- aggiunse abbassando la testa, lo guardai infastidita e mi rimisi la cuffietta

-Io non ho perso- disse dopo alcuni minuti

-Nemmeno io- replicai mentendo, ma a chi mentivo di più? A me o a lui?

-E se mi stessi mentendo?- mi domandò, sbiancai, mi aveva scoperta, e ora? Dovevo salvare la situazione, come diceva Carlotta? Negare sempre

-E se fossi tu a mentirmi?- controbattei avvicinandomi a lui

-Io non mi ricordo niente- sentenziò lui poco dopo

-E chi ti dice che io mi ricordi tutto?- gli domandai, l’autobus si fermò e la prof ci diede indicazioni sullo svolgimento della giornata, Ferri non ebbe il tempo di replicare.

Valigie alla mano ci dirigemmo verso l’hotel dove avremmo soggiornato per i prossimi tre giorni, ci assegnarono le camere, ero in camera con Carlotta e Gloria. In camera Carlotta si buttò a peso morto sul letto matrimoniale

-Io dormo qui- disse subito dopo- E tu Mimì, dormi con me- concluse

-Ok Totta- le risposi buttandomi vicino a lei

-Mimì, mi spieghi cosa succede tra te e Ferri?- mi domandò Gloria uscendo dal bagno, il sorriso scomparve dal mio volto, cercai di rimanere calma

-Niente- deglutii –Perché?- le chiesi

-No, perché ho visto che vi siete seduti vicini- mi rispose sedendosi sul letto

-Qualcuno non mi ha tenuto il posto e ha preferito sedersi vicino a Montali- puntualizzai girandomi verso Carlotta

-Qualcuno è arrivato in ritardo- ribatté lei girandosi verso di me –Comunque mi sono divertita un sacco durante il viaggio, Filippo è strasimpatico, e me ne sono accorta dopo tre anni. Abbiamo cantato tutte le canzoni del momento, sapete che è pure bravo a cantare?- continuò lei mettendosi a sedere, mi girai verso di lei quasi sconvolta

-Filippo?- chiese Gloria, che, guardando la sua faccia, era sconvolta quanto me –E Montali dov’è finito?- le chiese ancora

-Me perché usare i cognomi. Ognuno ha il suo nome, secondo me- disse indicandomi- Anche tu, Marco non lo devi chiamare Ferri- concluse, la guardai sempre più sbigottita

-Ma tu sei fuori!- commentai- Ma proprio come un balcone- conclusi ridendo seguita da Gloria

-Dai scendiamo, ci staranno aspettando- disse Gloria

-Voi andate, vi raggiungo subito- dissi io prima di andare in bagno.

Uscii e chiamai l’ascensore, quando la porta si aprì vidi Ferri che, appoggiato alla parete di fronte a me smanettava con il telefono, alzò la testa sperando di essere arrivato, ma appena mi vide si bloccò

-Credevo di essere arrivato- disse soltanto, mentre abbassava la testa

-No, manca ancora un piano- risposi io entrando e spingendo il pulsante per arrivare al piano terra

-Noi due dobbiamo parlare- sentenziò alcuni secondi dopo.

Angolo dell'autrice:

Scusatemi, scusatemi, scusatemi!!! Chiedo perdono in ginocchio, mi dispiace di non aver aggiornato per ben due settimane, ma la scuola non mi lascia tregua e visto che la storia la sto scrivendo a mano, poi devo ricopiarla sul computer e ci metto un'eternità. Spero di essermi fatta perdonare e di aver scritto un bel capitolo, sicuramente più lungo degli altri. Vi ho lasciato col fiato sospeso, lo so. Ma è proprio questo il bello, se vi svelo tutto subito che gusto c'è? Grazie davvero a tutti quelli che recensiscono e che leggono silenziosamente, mi fa sempre piacere ricevere complimenti e anche critiche. Allora? Come vi sembra? Fatemi sapere

Un bacio

Francesca <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Vagando per le strade di Venezia ***


Facciamo un gioco?

                                                                                                          Chi s'innamora prima perde

Il cuore si fermò un nanosecondo poi ricominciò a battere all’impazzata

-Mi sembrava di essere stata chiara, quello che è successo tra noi per me è stato un incidente…- cominciai io agitata

-Io…- m’interruppe –Non volevo parlare di quello- disse, bene… che bella  figura di merda, adesso crederà che penso solo a quello che è successo sabato, che per me non è stato un incidente e non è stato insignificante

-Ah no?- gli domandai facendo la finta tonta

-No- rispose secco, l’ascensore si fermò e la porta si aprì, uscimmo e andammo verso i nostri compagni, Carlotta mi guardava con un sorriso malizioso –Volevo parlarti di Pippo e la Totta- Ferri attirò di nuovo la mia attenzione

-Pippo e la Totta?- chiesi io

-Si, non so se hai notato che negli ultimi tempi stanno sempre insieme- continuò

-Si, ho notato- risposi girandomi verso Carlotta che rideva con Montali

-Prima in camera, Pippo continuava a parlare della Totta- mi disse abbassando la voce

-Anche la Totta parlava di Filippo, e allora?- domandai non capendo

-Ma non capisci?- mi chiese lui spazientito

-Ma cosa devo capire?- domandai io innervosita

-Che si piacciono!- disse abbassando la voce, la mia migliore amica innamorata del migliore amico del mio peggior nemico? Impossibile

-Ma va, cosa dici?- gli dissi ridendo, lui mi guardò alzando un sopracciglio, mise le mani sulle mie spalle e mi girò verso i nostri compagni e verso Carlotta e Filippo

-Guardali- disse avvicinandosi al mio orecchio, sempre con le mani sulle mie spalle, Filippo e Carlotta ridevano e si guardavano con gli occhi

-Cosa centra?- domandai io –Anche io rido con gli altri, ma non mi piace nessuno- dissi

-E li guardi come si guardano loro?- chiese a sua volta Ferri, li fissai nuovamente, Carlotta guardava Filippo in un modo con cui non aveva mai visto nessuno, Carlotta rideva dopo ogni battuta di Montali, Carlotta si stava innamorando

-Carlotta dice che Filippo è strasimpatico- commentai sempre guardandoli

-Filippo dice che Carlotta è strafiga- disse lui, guardai Carlotta, capelli biondi lisci poco più lunghi delle spalle e occhi verdi, l’avevo sempre reputata più bella di me, avevo sempre cercato di imitarla, bella e spigliata, aveva già infranto un sacco di cuori e ora aveva fatto capitolare pure Filippo Montali

-Beh, Carlotta è figa- constatai girandomi verso di lui e incontrando i suoi occhi azzurri, lui arricciò il naso

-Si- rispose titubante –Ma non è il mio tipo- concluse squadrandomi da capo a piedi

-Magari è il tipo di Filippo- insinuai io

-Carlotta è la ragazza ideale di Pippo- sentenziò lui, è qual è la tua ragazza ideale caro Ferri?

-Quindi cosa vuoi fare?- gli domandai scacciando i miei pensieri

-Loro si piacciono, devono solo capire che sono ricambiati- disse lui, ma prima che potessi ribattere i professori chiesero il silenzio e ci illustrarono nuovamente il programma della giornata. Dopo aver appurato che non mancava nessuno cominciammo a dirigerci verso il teatro “La Fenice”, io andai verso Carlotta ma Ferri mi prese per un polso

-Lasciali da soli- disse quando mi girai per chiedere spiegazioni –Rimani qui con me- disse lui, sembrò quasi una supplica

-Ma Pippo la mollerà tra due giorni?- chiesi guardando i due che procedevano fianco a fianco

-No, Pippo è diverso da me- mi rispose fermandosi per fare una foto con il cellulare, ne approfittai per scattargli una foto senza che se ne accorgesse

-E come sei tu?- gli domandai appoggiandomi al parapetto del ponte guardando il canale, il vento trascinava indietro i miei capelli, aspettavo una sua risposta che tardava ad arrivare, mi voltai verso di lui che puntava il suo I-Phone verso di me

-Ferma così- m’intimò lui –Sei bellissima- disse concentrato a fotografarmi, aveva detto che ero bellissima? Era ubriaco? Era drogato? Ma soprattutto, l’aveva detto veramente o me l’ero immaginato?

-Bellissima?- chiesi perplessa, lui mi guardò stranito, ecco me l’ero immaginato, non l’aveva detto davvero

-Si, cioè, il vento, il sole, i tuoi capelli. Eri bella- disse quasi imbarazzato

-Grazie- lo ringraziai abbassando la testa

-Dai andiamo- mi esortò riprendendo a camminare, lo seguii ma dei nostri compagni non c’era traccia, si fermò e si girò verso di me –Ci siamo persi- m’informò

-Come “ci siamo persi”?- gli chiesi raggiungendolo

-Ci siamo persi, ci siamo fermati e loro sono andati avanti- rispose lui tirando fuori il cellulare

-E adesso?- chiesi posando le mani sui fianchi

-E adesso chiediamo a qualcuno la strada e li raggiungiamo alla Fenice- disse lui, poi si avvicinò ad una signora con una bambina sui 7/8 anni –Mi scusi, sa per caso dirmi la strada per arrivare al teatro “La Fenice”?- domandò, mentre la signora gli spiegava la strada lo guardai, concentrato e serio, impegnato a memorizzare la strada, si passò la lingua sulle labbra per umettarle e una mano tra i capelli per ravviarli. Ci incamminammo per raggiungere i nostri compagni di classe

-Ehi tu- chiamò una vocetta, ci fermammo e ci voltammo indietro, la bambina della signora a cui avevamo chiesto la strada ci corse incontro –Ascolta me- disse riferita a Ferri che, s’inginocchiò alla sua altezza- Non portare la tua fidanzata alla Fenice, è più bello un giro con la gondola- continuò, io mi girai verso di lui, che mi stava guardando, poi si girò verso la bambina

-Ce la porterò sicuramente- disse sorridendo, io lo guardai scioccata, ma cosa diceva? Io e lui non stavamo insieme…non ancora, almeno –Te lo prometto- concluse alzandosi e scompigliandole i capelli, poi mi sorrise e mi diede un bacio a fior di labbra mentre la bambina ci guardava incantata, io rimasi impietrita a guardarlo mentre salutava la bimbetta bionda, si girò e riprese a camminare. Io rimasi li in mezzo alla strada a fissarlo mentre si allontanava, si fermò e si accorse che non lo stavo seguendo, si girò  e mi guardò –Oh Corvaglia ci sei?- mi chiese, scossi la testa e lo raggiunsi –Cosa c’è? Sei rimasta sbalordita dal modo stupendo in cui bacio?- mi domandò

-Ma ti puoi figurare!- mentii, ma… io in fondo l’avevo già baciato, purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, lui non si ricordava –Perché l’hai fatto? Per la scommessa? Guarda che io non ci casco…- cominciai

-L’ho fatto per la bambina- m’interruppe, lo guardai con aria interrogativa -L’hai vista la sua faccia dopo che ti ho baciato? Era felicissima, l’ho… l’abbiamo resa contenta, lei voleva la favola… il principe e la principessa, cosa importa se non lo siamo davvero, lei era felice e questo basta- mi spiegò

-Non ti credevo così..- non trovavo le parole –Così…- mi fermai, lui si avvicinò a me, io indietreggiai fino a quando non  incontrai il muro di una casa e mi fermai, mi ritornarono in mente le immagini della festa

“Sei bellissima” 

“Io provo qualcosa che..”

-Così affettuoso e carino nei confronti di una bambina che non rivedrai mai più- conclusi io piuttosto agitata, lui era a pochi centimetri da me –Ti ricordo che a 50 centimetri scatta automatico il bacio- dissi rievocando il film “Notte prima degli esami” in una scena simile a questa che, se non ricordo male, terminava con un bacio. Ma cosa dicevo? Era un palese invito a baciarmi, che… che era quello che volevo, ma lui non doveva saperlo, nemmeno sospettarlo. Ok, era ufficiale, stavo delirando

-49…48…47…46…- cominciò il conto alla rovescia, avvicinandosi pericolosamente al mio viso, mi spiaccicai  ancora di più sul muro, mi morsi il labbro inferiore nervosamente, girai la testa a destra e a sinistra, il vicolo era deserto, ma dov’era tutta la gente?

-8…7…- Ferri soffiò sulle mie labbra-2…1…0…- detto l’ultimo numero posò le labbra sulle mie, il battito del cuore accelerò, Ferri mi mise una mano sulla testa e con la lingua chiese il permesso per entrare nella mia, schiusi le labbra e le nostre lingue s’incrociarono, dopo dei secondi bellissimi e troppo brevi si staccò da me e guardandomi si passò la lingua sulle labbra come a godersi ancora il sapore delle mie labbra

-Ma che fai?- gli domandai ancora più confusa

-Ti ho baciata, perché…- cominciò lui –Perché mi andava- gli andava?! Come gli andava?! Ero furiosa

-Ti andava?!- gli domandai urlando e puntandogli un dito addosso, mi allontanai da lui –Ma chi ti credi di essere?- chiesi fuori di me e con le lacrime agli occhi, lui era fermo e mi fissava, mi girai e ripresi a camminare

-Dai Emma- mi chiamò, non risposi –Vuoi fermarti?- mi domandò seguendomi, io accelerai il passo –Fermati- disse prendendomi per un polso, mi fermò e mi costrinse a girarmi verso di lui

-Ti ho baciato perché volevo sapere cosa si provava- si giustificò sempre tenendomi per il polso, provai  a divincolarmi ma lui non mollava la presa –Così adesso siamo pari- disse alzando un sopracciglio, mi accorsi che era sempre e troppo tremendamente sexy

-Pari?- domandai cercando di non guardarlo negli occhi

-Mi hanno detto che sabato ti ho baciato. Tu sapevi come baciavo e io no- si difese, lo guardai e senza dire niente mi liberai dalla sua presa e ricominciai a camminare. Mi sentivo uno schifo, mi sentivo usata, lo odiavo, odiavo ufficialmente Marco Ferri. Lo odiavo e allo stesso tempo appena lo vedevo perdevo la ragione e facevo cose insensate, le mie sicurezze cadevano come un castello di carte dopo un alito di vento, il cuore batteva accelerando sempre di più e tremavo come una foglia.

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti!!! Avete visto? Stavolta non vi ho fatto aspettare, ho aggiornato una settimana giusta dopo.Vi ho deluso? Lo so, ho sbagliato Ferri non doveva dire niente d'importante a Emma, mi dispiace tanto di avervi creato troppe aspettative. Passando al capitolo fa schifo, non mi piace il finale, cosa ne pensate voi? Fatemi sapere la vostra opinione anche se è contraria, ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito(che dopo questo capitolo non recensiranno più perchè le ho deluse) e tutti quelli che l'hanno letto in silenzio. Aggiornerò a 5 recensioni.  

Un bacio

la vostra Francy

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Pronto a correre ***



Facciamo un gioco?

                                                                                                          Chi s'innamora prima perde

La sera successiva ero in camera, stavo sistemando la valigia, la mattina dopo saremmo ritornati a Verona, bussarono alla porta, andai ad aprire, essendo sola in camera e mi trovai davanti Ferri, un colpo al cuore, era appoggiato allo stipite della porta con un braccio, i capelli arruffati, la polo  grigia che gli segnava il fisico

-Cosa vuoi?- gli domandai scocciata alzando gli occhi al cielo

-Sono venuto a farti compagnia- rispose ammiccando, avvampai

-Sto bene da sola, grazie mille per il pensiero- rifiutai velocemente prima di chiudere la porta, ma il suo piede me lo impedì

-Dai lasciami entrare- m’implorò guardandomi fisso negli occhi, abbassai lo sguardo sulla moquette e mi arresi riaprendo la porta

-Ti si compra con poco Corvaglia- commentò entrando e sedendosi sul letto matrimoniale, mi girai verso di lui e lo incenerii con il solo sguardo, mi sedetti di fronte a lui sul letto di Gloria

-Allora di cosa vuoi parlare?- gli domandai fingendomi interessata

-Mah.. non saprei…- cominciò, vagava con gli occhi in cerca di qualcosa –Oh oh oh, non mi dire- rise alzando gli occhi verso di me –Questa è la tua valigia!- affermò avvicinandosi alla suddetta, mi catapultai sopra per difenderla dalle grinfie di Ferri

-Non ci provare- gli intimai, alzai lo sguardo e incontrai il suo, si avvicinò a me, indietreggiai ma, sfortunatamente, inciampai nel phon di Carlotta, maledetta, mi avrebbe sentita, Ferri prontamente mise una mano dietro la mia schiena per non lasciarmi cadere, mi tirò su e mi attirò a se

-Sei una frana, Corvaglia- mi fece notare a pochi centimetri dal mio viso con voce sensuale e roca

-Smettila- mi dimenai, lui me lo impedì con un bacio, dopo un po’, invece d’interrompere il bacio mi stese sul letto e si sistemò sopra di me puntellandosi sui gomiti per non pesarmi addosso, mi sollevò la maglietta e in poco tempo me la tolse, provò a slacciarmi il reggiseno, cosa stava facendo? Cosa stavo facendo? Una cazzata, stavo facendo una cazzata, mi ero fatta trascinare da Ferri

-Fermati!- urlai, lui chi si stava dedicando al mio collo si fermò, lo spinsi lontano da me, presi la maglietta e me la rimisi

-Cosa c’è?- mi domandò stupito

-Cosa c’è?- gli domandai io di rimando –Cosa c’è? Tu devi smetterla, smettile di trattarmi come un giocattolo, sono umana anch’io cazzo, provo dei sentimenti anch’io- urlai sconvolta

-Hai perso la scommessa allora?- mi domandò lui con un sorrisetto irritante

-Ma allora non hai capito un cazzo!- strillai alzandomi dal letto –Fai quello che vuoi e mi domandi anche perché ti ho interrotto?- gli domandai –Sei un bambino, un bambino che non sa ancora quello che vuole, che si prende ciò di cui ha voglia, ci gioca quando gli pare e quando si stufa lo butta via- le lacrime cominciarono a scorrere sul mio viso

-Io? Mi sembrava ti andasse bene. Ieri mi hai baciato anche tu, prima c’eri anche tu su quel letto, mi hai permesso tu di toglierti la maglietta- gridò lui – La verità è che ti piaceva, che ero riuscito nel mio intento. Tu hai perso la scommessa e non lo vuoi ammettere perché sei troppo orgogliosa!-

-Hai sempre preso tu l’iniziativa, mi hai baciato tu, mi hai buttato tu sul letto- gli vomitai addosso queste ultime parole in lacrime

-Vaffanculo Emma- disse guardandomi con odio –La scommessa finisce qui- concluse prima di lasciarmi sola nella stanza, lo seguii e chiusi la porta, mi voltai e mi lasciai scivolare per terra, mi raggomitolai per terra e rimasi li a piangere, Ferri aveva ragione, avevo perso la scommessa e non riuscivo ad ammetterlo, ne a lui, ne a me

 

P.O.V. MARCO

 

Chiusi la porta di camera mia, Filippo e Andrea mi guardarono, ero furioso, fuori di me

-Che cacchio hai combinato?- domandò Andrea

-L’hai fatta urlare quella finta santarellina?- rincarò la dose Filippo

-State zitti- gli intimai

-Cos’è la verginella non te l’ha data?- chiese ancora Filippo, lo fissai per alcuni secondi, poi mi scagliai su di lui e lo presi per la maglietta

-Non chiamarla più così?!- urlai ad un Filippo impaurito dalla mia rabbia

-Calma fratello, questa Emma ti ha mandato in fumo il cervello, non sei più lo stesso. Ripigliati amico mio- disse Filippo dandomi una pacca sulla spalla. Feci la valigia e andai a letto, accessi la radio sul telefono, in quel momento Mengoni cantava il nuovo singolo “Pronto a correre” quella che piaceva tanto ad Emma, quella che l’altro giorno in autobus continua a cantare, ora mi sembrava di risentirla cantare il ritornello riferendosi a me “Grazie per avermi fatto male, non lo dimenticherò”, ero stato un coglione, l’avevo fatta soffrire, l’avevo persa io la scommessa, non lei. Lei era riuscita in meno di un mese a diventare il primo e l’ultimo pensiero delle mie giornate, l’avevo ingannata, avevo messo le cose in chiaro e poi l’avevo tentata di nuovo. Prima avevo negato di sapere cosa fosse successo sabato, invece lo sapevo, me lo ricordavo, ero ubriaco ma non al punto di non ricordare niente. Me lo ricordavo fin troppo bene il sapore delle sue labbra, la morbidezza dei capelli che avevo accarezzato, lo spavento e la sorpresa che avevo letto nei suoi occhi dopo averle detto che la trovavo bellissima e che quando la vedevo provavo qualcosa, non ero neanche riuscito a concludere la frase, la tentazione e la voglia che avevo di sentire il sapore delle sue labbra, avevano preso il sopravvento sulla ragione e l’avevo baciata. Poi la mattina avevo finto di non ricordare niente, solo per la mia codardia. Chi ero io per poter fare quello che mi pareva? Io non ero nessuno, non avevo nessun diritto su di lei, non potevo rivendicarla, non potevo fare niente e invece avevo infranto le regole, senza chiederle il consenso. La volevo solo per me.

L’avevo persa e adesso toccava a me chiederle scusa, farmi perdonare, questa volta non è come le altre volte, questa volta è diverso, e io ero pronto a tutto pur di riconquistarla e, come diceva la canzone ero pronto a correre.

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Sono sempre io PrincessEmmy9, solo che ho cambiato nickname. Allora? Ecco  l'ottavo capitolo, cosa ne pensate? Fatemelo sapere. Scusate per avervi fatto aspettare. A 6 recensioni continuo, sempre se la mia ispirazione me lo permette.

Un bacio

Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'ultimo pensiero che la notte mi culla ***


Facciamo un gioco?

                              Chi s'innamora prima, perde

La mattina dopo scesi a fare colazione assieme a Carlotta e Gloria, mangiai in fretta continuando a fissare la porta, sperando non entrasse lui, poi tornai in camera per prendere la valigia. Mentre andammo verso il pullman presi Carlotta per un polso

-Carlo, ti devo parlare- le dissi –Ti siedi vicino a me?- le domandai cercando di non farla sembrare una supplica

-Ok- rispose lei allegra –Anche io ti devo parlare- concluse. Dopo aver messo la valigia nel baule del bus salii e trovai due posti, mi sedetti vicino al finestrino e misi la cartella di fianco a me per tenere il posto a Carlotta, che doveva ancora salire. Marco mi passò di fianco, si fermò a guardarmi, io distolsi lo sguardo girandomi verso il finestrino, lo vedevo riflesso nel vetro, immobile a osservare i miei capelli, senza dire una parola

-Marco! Ti muovi?- urlò la voce di Andrea Maggio, dietro Ferri si era formata una fila di gente che aspettava di potersi sedere

-Si si, un attimo- disse Ferri che, lanciatomi un ultimo sguardo andò avanti, poco dopo arrivò Carlotta

-Allora, di cosa volevi parlarmi?- mi chiese dopo essersi sistemata

-Dimmi prima tu- le risposi

-Ok- rispose lei tutta sorridente –Io e Filippo ci siamo messi insieme- mi comunicò, allora Ferri aveva ragione? Bastava lasciarli un po’ da soli, peccato che per far felici loro, ora ero triste io

-Davvero?- domandai cercando di sembrare contenta –Quando?-

-Si, ieri sera, volevo dirtelo, ma quando sono tornata in camera stavi già dormendo. Cos’è successo?- mi chiese con aria interrogativa

Niente, ero stanca- mentii

-Emma!- continuò lei alzando un sopracciglio

-Ok, ok. Ho litigato con Ferri, ci ha provato- le raccontai

-E l’hai capito ieri che ci stava provando?- mi chiese lei, come se fosse ovvio

-Però in camera da soli non ha perso tempo e mi è saltato addosso- continuai io

-E tu cos’hai fatto?- mi chiese incredula

-Ho cominciato a urlargli di fermarsi, poi quando si è fermato abbiamo litigato e lui ha concluso la scommessa- spiegai

-Meglio così- commentò lei, questo era l’unico conforto che sapeva darmi? Ne avrei parlato con Emanuele, lui avrebbe saputo cosa consigliarmi.

 

La notte, nel mio letto provai a dormire, invano, mi rigirai più volte, non trovando la giusta posizione, mi alzai e andai in cucina, poi uscii in giardino, erano gli inizi di Marzo e stranamente non faceva freddo, mi accoccolai sul dondolo a guardare le stelle. Scovai il carro e anche la stella polare, la luna m’illuminava bella rotonda, il silenzio regnava, il vento mi cullava

-Come al solito- sobbalzai, mi girai verso la porta-finestra della cucina, Emanuele era sulla porta che mi sorrideva, lo guardai con aria interrogativa –Anche da piccola quando eri nervosa, avevi paura dei mostri o non riuscivi a dormire, venivi in giardino, in inverno con la giacca, d’estate con solo il pigiama- mi spiegò sedendosi vicino a me

-La notte mi calma, lo sai- ribattei appoggiando la testa sulla sua spalla

-Certo che lo so, non sai quante volte mamma ti ha trovato addormentata qui, ha anche provato a chiudere a chiave la porta, ma tu sei uscita dalla finestra del bagno- mi raccontò, cominciai a ridere assieme a lui, non mi ricordavo di aver fatto una cosa simile –Cosa c’è?- mi chiese a bruciapelo

-Niente- mentii, mi guardò con un sopracciglio alzato, io lo fissai con un sorrisetto irritante stampato in faccia

-Non è vero, non saresti qua fuori- mi sbugiardò lui appoggiando il braccio allo schienale del dondolo

-Domani ho un compito importante- m’inventai

-Emma, non sparare cazzate. Cos’è successo tra te e Marco in gita?- continuò lui pacifico, ma come faceva  a prenderci sempre?

-Da cosa l’hai capito?- gli domandai sconfitta

- Dal fatto che non si può nominare la parola “Gita” che subito scatti sulla difensiva- spiegò lui, ok, mi conosceva troppo bene

-Diciamo che Marco ha superato il limite, che l’ho fermato e che…- cominciai

-Ti ha messo le mani addosso? Ma io lo uccido quello!- disse Emanuele stringendo i pugni sulle ginocchia –Come si è permesso! Ah, non la passa liscia questa- continuò sempre più nero dalla rabbia

-Tu non farai niente, Emma se la sa cavare da sola, Emma ormai è grande- gli spiegai cercando di calmarlo

-Perché parli di te in terza persona?- mi domandò confuso

-Per autoconvincermi- spiegai –Comunque lui ha detto che non accetto di perdere e che la nostra scommessa si è conclusa- ripresi il discorso di prima

-La scommessa è chiusa per lui, ma per te no…- continuò lui, io abbassai la testa e annuii –Ti sei innamorata?- mi domandò accarezzandomi la schiena

-Credo di si. Credo ci siano buone possibilità che io mi sia innamorata di lui. Ma non capisco perchè? È tutto il giorno che ci penso eppure non riesco a trovare una soluzione- mi lamentai, disegnando con il dito il contorno dei fiori stampati sui cuscini del dondolo

-Cara Mimì, l’amore non ha un perché, non è la risposta a una domanda, si ama e basta, non esiste un motivo per il quale tu ti sia innamorata proprio di lui, è capitato e basta- mi spiegò lui

-Maledetto Cupido- conclusi io abbandonandomi nel suo abbraccio

-Dagli tempo- mi consigliò –Si accorgerà di te, ne sono sicuro- continuò -Andiamo dentro?- mi chiese, annuii e mi alzai –Sei troppo pesante per essere portata ancora in braccio- commentò seguendomi, mi girai con aria offesa

-Ma come ti permetti?- gli dissi dandogli uno schiaffo sul braccio

-Sei cresciuta, non ho detto che sei ingrassata. Sei sempre bellissima- disse lui prendendomi per i polsi perché non lo picchiassi

-Hai sempre la risposta pronta- gli dissi ridendo

-Vai a dormire cicciona- mi disse ridendo, lo fulminai con lo sguardo –Fuscello- si corresse, gli sorrisi e chiusi la porta per tornare a letto con la sua immagine negli occhi.

Angolo dell'autrice:

Buondì! Eccomi ritornata, anche se il capitolo precedente non ha ricevuto 6 recensioni. Allora, io adoro Emanuele, è il fratello maggiore che vorrei avere, poi, in versione consigliere e protettore è il massimo. Ora che la scuola è finita avrò più tempo per scrivere e aggiornerò più frequentemente. Quando Emma parla di se in terza persona, è un omaggio a Vanessa96directioner, mia compagna di classe e grandissima amica, a cui dedico tutto il capitolo e la storia in generale.

Se vi va di passare a leggere qualcosa di mio, mi farebbe solo piacere, ovviamente recensite.

A presto, un bacione

La vostra Francy

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Di uscite, trabocchetti e prime volte ***


Facciamo un gioco?

                                                                                                          Chi s'innamora prima perde




Era passato più di un mese da quando c’era stata la gita, e Ferri non mi aveva più rivolto la parola, ogni giorno a scuola ci ignoravamo, ci sedevamo vicini ma eravamo distanti. Chi aveva sbagliato, io o lui? Forse un po’ di colpa ce l’avevamo tutti e due

-Senti Emma!- Carlotta irruppe nei miei pensieri, alzai la testa dal diario dove stavo finendo di appuntare i compiti –Ora basta, non voglio più vederti con questa faccia appesa- continuò appoggiando le mani sul mio banco –Non voglio scuse, oggi pomeriggio vieni in centro con me, per un pomeriggio di shopping- mi disse sorridendo, io la guardai annoiata

-Dai Charlie, non ne ho voglia, non sono dell’umore giusto- mugolai io, lei mi guardò alzando un sopracciglio

-Non cambi idea neanche se ti dico che ho la carta di credito della mamma- propose ancora Carlotta, lo sapevo che era tenace, ma questa volta era insistente

-Ma Filippo non ti può accompagnare?- glissai sull’ultima sua affermazione, lei alzò gli occhi al cielo

-No, si annoia- ammise, sorrisi, meglio non avere il ragazzo, non avevo di questi problemi, o forse avrei voluto avere questi problemi

-Ok, ti accompagno, ma solo perché mi sembri disperata- mi arresi io, sul suo viso comparve un sorriso a 32 denti

-Grazie mille- disse abbracciandomi –Allora ci troviamo ai Portoni per le quattro e un quarto- disse prima di andare al suo posto, vidi Ferri entrare dalla porta, stava ridendo con i suoi amici, si diresse verso di me, o meglio, verso il nostro banco, abbassai lo sguardo sui fogli che avevo sul banco, lo sentii passare dietro di me e poi sedersi al suo posto, non osai alzare lo sguardo verso di lui, non osai dirgli niente, da un mese ogni giorno passava così, non ci prendevamo più in giro, rimanevamo in silenzio dalla prima all’ultima ora.

Il pomeriggio stesso, mi preparai, jeans e camicetta e uscii, alle quattro e un quarto mi trovavo nel punto prestabilito, ma di Carlotta nessuna traccia

-Ehila!- mi girai e mi trovai Carlotta, Filippo e… Ferri, strabuzzai gli occhi, poi guardai Carlotta che a braccetto con Filippo sorrideva imbarazzata, poi mi voltai verso Ferri che mi guardava con un’aria più sconvolta della mia, Carlotta mi prese il polso, in pochi secondi mi ritrovai ammanettata a Ferri

-Ora voi due passate il pomeriggio assieme, vi staccheremo tra tre ore, e adesso andate- ci spiegò Filippo, poi ci girò e ci diede una piccola spinta

-Ciao ciao- ci salutò Carlotta, mi girai verso di lei, mi passai la mano libera sul collo in segno che appena libera l’avrei uccisa con le mie mani

-Ti odio- le urlai infuriata, ma Ferri mi tirò e giocoforza dovetti girarmi e continuare la strada, mi fermai e si fermò anche lui

-Senti Ferri, patti chiari e amicizia lunga, mi hanno ingannato, non è colpa mia- spiegai arrabbiata, lui mi fissò –E ora andiamo- lo trascinai per la via

-Io non vengo a fare shopping, mettitelo in testa- urlò lui

-E invece si- lo corressi io, entrando in un negozio, lui mi seguì, io cominciai a guardare i vestiti, poi ne presi uno e lo trascinai nei camerini

-Hai capito la piccola e innocente Corvaglia, vuoi arrivare subito al sodo- disse lui malizioso, io mi fermai e lui mi venne addosso

-Spostati- gli intimai, lui non accennava a spostarsi, alzò il suo braccio e quindi fui costretta ad alzare il mio

-Non posso- disse lui avvicinandosi sempre di più, indietreggiai, ma me lo portai dietro, sbattei contro il muro –Sei in trappola- soffiò sulle mie labbra

-Perché?- piagnucolai, lui mi guardò con aria interrogativa

-Perché cosa?- chiese lui sempre più vicino

-Tu…tu…- non riuscivo nemmeno a dirlo, insieme a lui perdevo la ragione, non riuscivo a pensare in modo normale, Ferri è la mia Kriptonite

-Io?- domandò lui, non riuscii a rispondere, in pochi secondi le sue labbra furono sopra le mie, quanto mi era mancato, sentii la sua lingua che chiedeva di entrare, schiusi le labbra, le nostre lingue s’incontrarono, bacia veramente da Dio, lasciai cadere a terra il vestito che volevo provarmi, lui infilò una mano sotto la mia camicetta, cominciò a vagare sul mio ventre provocandomi dei brividi fortissimi, mi staccai dalle sue labbra per respirare e gemere dal piacere, lui sorrise, poi riprese a mordicchiare il mio labbro, con la mano arrivò a slacciarmi il reggiseno, tolse la mano dalla camicetta e prese il mio polso libero, indietreggiò fino ad entrare in un camerino, tirò la tenda, mi sbatté al muro, con entrambe le mani cominciò a sbottonarmi la camicetta, poi me la tolse

-Ops- si accorse che non avrebbe potuto togliermela del tutto perché eravamo ancora ammanettati, sorrisi, lasciò la camicetta penzolare attaccata alla catenella delle manette, lui si avventò con foga sulle mie labbra, gli tolsi la maglia che andò a finire assieme alla camicetta, il mio reggiseno fece la stessa fine, mi abbassò i pantaloni, io mi fermai, scesi lungo il suo torace scolpito lasciando una scia di baci, poi lentamente cominciai a sbottonare i suoi jeans, lui gemeva in silenzio, vedevo la sua erezione crescere, ero proprio io a causargli tutto quello? Mi alzai, lui si abbassò sul mio collo e cominciò a baciarmi, io mi stavo eccitando sempre di più

-Sei vergine?- mi chiese dolcemente vicino all’orecchio, io annuii, lui sorrise –Ti confesso un segreto- lo guardai stupita –Anche io- sussurrò abbassando gli occhi, senza lasciarmi pensare mi sollevò, ed entrò in me, piano piano, io allacciai le gambe attorno al suo bacino, continuava a baciarmi mentre con una mano mi massaggiava il seno, poi scese e cominciò a lasciarmi una scia di baci bollenti sul ventre e sul seno, raggiungemmo l’apice insieme, mi strinse a se

-Sei bellissima Emma- mi sussurrò, ci vestimmo e sistemammo e uscimmo senza dire una parola. Oh mio Dio, avevo perso la verginità con il mio peggior nemico, ma cos’avevo combinato? Mi ero lasciata trasportare dalle sensazioni senza pensare alle conseguenze, ero stata una stupida.

Camminavamo in silenzio, uno affianco all’altra, fino ad arrivare al posto in cui Filippo e Carlotta ci avrebbero liberati

-Allora? Com’è andato il pomeriggio?- ci domandò Filippo infilando la chiave nelle manette, io e Ferri ci fissammo occhi negli occhi senza dire una parola

-Molto…molto interessante- disse lui sorridendomi, io abbassai lo sguardo imbarazzata, Carlotta osservava la scena, appena libera mi prese da una parte

-Non me la racconti giusta? Cos’è successo?- mi chiese sottovoce, io cercai Ferri con lo sguardo

-Niente, siamo stati in silenzio per tutto il tempo- mentii, lei alzò il sopracciglio

-Facciamo che mi spieghi domani- disse –Ora devo andare- mi salutò con un bacio sulla fronte, io salutai con un cenno Filippo e Ferri e mi avviai verso casa, avevo urgente bisogno di una consulenza con Emanuele.



Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Sono ritornata, vi devo le mie scuse, ma ho avuto il famoso blocco dello scrittore e non riuscivo ad andare avanti. Allora? come vi sembra questo capitolo? Troppo hot? Sappiate che è il primo capitolo hot che scrivo quindi siate clementi. Recensite recensite recensite così so cosa devo modificare
Un bacione a tutti
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ripensamenti e mal indentimenti ***


Facciamo un gioco?
                             Chi s'innamora prima, perde

-Ema!- urlai appena entrata in casa, gettai le chiavi nella ciotolina dove stavano solitamente, mi tolsi in fretta le scarpe e lanciai la borsa sul divano

-Dimmi- lui scese le scale con calma con il portatile sottobraccio

-Ho fatto una grandissima cazzata!- comunicai, mi buttai a peso morto sul divano, Emanuele mi guardò preoccupato, si sedette sull’altro divano e rimase in silenzio, aspettava che a parlare fossi io –Io… si, insomma, ho….- ero imbarazzata e arrabbiata con me stessa, gesticolai con le mani –Dai, hai capito…- lui mi guardò sconvolto

-Tu? Ma con chi?- mi chiese allarmato

-Ferri- sussurrai, poi mi abbandonai ad un sospiro

-Quel Ferri? Ma dove? Quando? E soprattutto… perché?- mi domandò quasi urlando

-Quel Ferri, oggi, in un camerino di H&M, perché sono una cretina- spiegai mettendomi le mani sulla faccia dalla disperazione

-In un camerino di H&M?- chiese ancora più sconvolto

-Si, ed è stato squallido, capisci, squallido, schifoso, orribile, una “prima volta” da dimenticare- urlai rabbiosa –Uno schifo, oddio, solo al pensiero mi viene da vomitare- mi lamentai sempre distesa sul divano

-Ma perché l’hai fatto se adesso ti lamenti?- mi chiese lui, mi tirai su e mi misi a sedere

-Non lo so, perché l’ho fatto, sono stata stupida, una vera cretina, mi sono lasciata trasportare da quel coglione. Oh, mi prenderei a pugni- urlai ripiombando sul divano

-Adesso smettila, devi calmarti e mettere ordine nella tua testa, mi dispiace, ma più di così non posso fare- concluse Emanuele alzandosi dal divano e lasciandomi da sola

-Ema?- chiamai incerta, lui si voltò verso di me

-Si- rispose lui

-Rimarrà tra noi due vero?- domandai sperando in una risposta affermativa, lui mi fissò per alcuni secondi senza dire niente

-Hai fatto la stronzata più grande della tua vita e sono profondamente incazzato con te perché hai fatto una cosa troppo importante per essere sputtanata così, in uno squallido camerino di H&M- fece una pausa, deglutii nervosa –Ma sei pur sempre mia sorella e ti voglio bene e non tradirò questo segreto, però tu vedi di mettere in ordine il caos che ti ritrovi nella tua testolina- concluse lui sorridendomi –Ora esco, ci vediamo- mi salutò sulla porta.

 

La mattina successiva, mi svegliai di controvoglia, mi preparai il più lentamente possibile, temevo di incontrare Ferri, il che era probabile se non addirittura sicuro, era il mio compagno di banco. Arrivata a scuola, mi rifugiai in su per le scale,al sicuro da Ferri, almeno per dieci minuti, come al solito, si sarebbe trattenuto nel cortile fino al suono della campanella, salutai Carlotta che era appiccicata a Filippo proprio davanti alla porta ed entrai in classe, mi fermai impietrita sulla porta, Marco Ferri era già seduto al suo posto intento a copiare dei compiti, lo fissai, era veramente bello, le farfalle cominciarono a fare le capriole nella pancia, le gambe diventarono molli ed ero incapace di fare pensieri di senso compiuto, un sorriso idiota mi comparve sulle labbra proprio mentre lui alzava la testa in mia direzione, mi fissò per alcuni secondi, poi mi sorrise come io stavo facendo con lui, scostai una ciocca si capelli dal mio viso e ripresi a camminare verso il banco, lui abbassò lo sguardo sui compiti, io appoggiai la cartella per terra e mi tolsi la giacca

-Ciao- sussurrai imbarazzata

-Ciao- mormorò lui senza guardarmi, feci un respiro profondo e mi sedetti

-Senti Marco, noi due dobbiamo parlare- annunciai guardando dritta davanti a me con le mani sulle gambe, lo guardai con la coda dell’occhio, lui alzò la testa guardando davanti a se, poi si girò verso di me

-Ok, se vuoi possiamo parlarne anche adesso- mi rispose lui tranquillamente, feci un respiro profondo

-Ecco, insomma, quello che è successo ieri…- cominciai imbarazzata

-Carlotta Lonardi e Filippo Montali, smettetela di sbaciucchiarvi davanti alla porta della classe, fatele a casa vostra queste cose- urlò la voce arrabbiata della professoressa d’italiano, interrompendomi

-Continuiamo a ricreazione ok, nel cortile- mi disse lui chiudendo il quaderno che aveva davanti e alzandosi in piedi. Alla ricreazione lo vidi uscire dalla porta, ero seduta sul banco di Carlotta ed incrociai il suo sguardo

-Ti aspetto giù- mi mimò in silenzio, io annuii, poi sparì fuori, io rimasi un po’ a parlare con Carlotta e Gloria, poi con una scusa uscii dalla classe e andai in cortile, lo individuai assieme ai suoi amici seduto di schiene sul muretto della salita che portava alla palestra, lo raggiunsi

-E allora? Vuoi dirmi che avete scopato?- chiese Andrea Lentini tutto eccitato, mi fermai proprio sotto di loro immobilizzata dalle parole che avevo sentito

-Si si- disse la voce inconfondibile di Ferri

-Ma dove scusa? Eravate in centro- convenne Filippo, mi avvicinai al muro, erano proprio sopra la mia testa

-In un camerino di H&M- raccontò Marco

-E com’è stato?- domandò curioso Luca Niboli

-Beh, come prima volta non c’è male, anche per lei era la prima volta- continuò Ferri

-Ma lei ti piace?- chiese Filippo, alcuni secondi di silenzio

-No, lei non mi piace- il mio cuore mancò un battito, le lacrime invasero i miei occhi, mi appoggiai al muretto con la schiena, non sentii più niente, la testa mi girava, la vista era annebbiata, trovai la forza di scappare verso la palestra –Emma!- urlò Ferri, io continuai a correre, le lacrime scorrevano sul mio viso, una mano mi prese il polso e fermò la mia corsa, mi voltai completamente in lacrime, il mascara colava sulle mie guance, Marco mi fissava senza dire niente

-Lasciami- urlai dimenandomi, lui non mollava la presa, mi prese per i polsi per farmi stare ferma –Non mi toccare- urlai

-Smettila!- urlò lui scuotendomi, io continuai a piangere, serrai i pugni

-Io devo smetterla? Tu mi hai usato!- urlai con tutta la voce che avevo

-Ti prego, Emma, ascoltami- mi supplicò stringendomi i polsi, abbassai la testa singhiozzando, cercai di fare mente locale, ma le immagini del pomeriggio prima riaffioravano nella mia mente

-L’hai finita di prendermi in giro? Sono stanca! Sei solo un bambino!- gridai tra le lacrime

-Non ti ho mai preso in giro, quello che c’è stato tra me e te è stato tutto vero, quello che ho detto ai miei amici è una cazzata, credimi ti prego- piangeva anche lui, io lo fissavo mentre mi agitavo ancora stretta dalle sue mani

-Smettila smettila, di prendermi in giro, smettila di farmi del male- urlai andando con la testa verso la sua spalla

-Ti prego, ascoltami!- mi supplicò nuovamente spingendo indietro i miei polsi, io singhiozzavo - Non lo capisci che ieri in quel camerino c’ero io, non c’erano i miei amici, io con te sto bene, tu mi fai stare bene, io non scorderò mai tutto il bene che hai fatto  a me- mi spiegò tra le lacrime, smisi di dimenarmi –Con te ho imparato a fidarmi delle persone, con te riesco ad essere me stesso e non lo spaccone montato che divento con i miei amici- mi guardò piangendo –Credimi ti prego, credimi- mi implorò, io continuavo a piangere, mi dimenavi un ultima volta, poi crollai piangendo tra le sue braccia, abbassai tutte le difese

-Come faccio a crederti? Una volta mi dici una cosa, e la volta dopo ti contraddici, non riesco a crederti Marco, non ci riesco- ammisi appoggiata al suo petto, lui mi strinse a se

-Emma io credo di essermi innamorato di te- pianse lui, rimasi in silenzio, lui mollò i miei polsi, mi scostai da lui e senza dire niente scappai verso la scuola, mi fermai per fissarlo da una finestra, era piantato nel piazzale e singhiozzava, mi si strinse il cuore, mi girai e appoggiai la schiena al muro, piano piano mi lasciai scivolare fino ad arrivare a sedermi per terra e scoppiare nuovamente in un pianto a dirotto.





Angolo dell'autrice:

Eccomi tornata per l'undicesimo capitolo!Scusate per il ritardo, ma tra vacanze e impegni ho avuto poco tempo per scrivere, spero di farmi perdonare. Che ne dite? a me piace molto, ma forse è un po' incoerente o distante dai fatti successi prima. Che ne pensate? Fatemi sapere la vostra opinione, per me è molto importante.
Se vi va di leggere qualcos'altro di mio, basta visitare la mia pagina, mi farebbe molto piacere.
Un bacio,
alla prossima

Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Una canzone per due ***


Facciamo un gioco?
                                                                                              Chi s'innamora prima, perde...

Dopo un passaggio in bagno, per ricompormi e togliere il rimmel sbavato, tornai in classe

-Mi scusi prof, ma ero in segreteria- inventai, quando entrando in classe trovai la prof seduta alla cattedra, mi avviai verso il mio banco, Marco era già seduto e scarabocchiava sul diario, era chiaro che non voleva incontrare il mio sguardo, mi sedetti e ascoltai la prof

-Allora, ragazzi per lo spettacolo di fine anno, come ogni terza farete dei duetti coreografati a coppie, che, dopo avervi ascoltato attentamente, ho scelto personalmente, a voi basterà interpretarli- spiegò la prof tirando fuori da una cartellina un plico di fogli –Allora, tanto per cominciare vi dirò le coppie e i duetti, poi inizieremo a provarli- iniziai a pregare che non fossi con Ferri –Zanisi e Raspini, Ferri e Lonardi, Lovati e Vivaldo, Murialdi e Soratte, Montali e Corvaglia- non ero con Marco, non ero con Marco!! Iniziai a esultare interiormente, mi girai verso Filippo e gli feci l’occhiolino lui mi sorrise amichevolmente, poi guardai Carlotta che mi stava silenziosamente fulminando con lo sguardo

-Scusa Totta, ma le coppie sono queste- le spiegai a bassa voce

-Allora posso spassarmela con Marco?- mi chiese rabbiosa, alzai un sopracciglio

-Fai quello che ti pare, non mi interessa- risposi piccata

-Se se- disse con un sorrisetto irritante –Se tu non sei interessata a Ferri io sono la regina d’Inghilterra- alzai gli occhi al cielo e mi girai verso la professoressa

-Bene, e ora le canzoni. Zanisi e Raspini canterete Total eclipse of the heart, Ferri e Lonardi, I’ve had the time of my life, Lovati e Vivaldo, Endless Love,Sabatino e Filangeri, Vivo per lei Murialdi e Soratte, Non amarmi, Montali e Corvaglia, un mash up di We’ve got tonight e Grazie perché- un mash up, bello, mi piace la mia canzone, mi girai verso Filippo che mi guarda in modo confuso, gli chiesi a gesti cos’aveva

-Ma cos’è un mash up?- mi domandò ingenuamente

-Un mash up, è la fusione o unione di due canzoni, We’ve got tonight e Grazie perché sono la stessa canzone in inglese e italiano- gli spiegai sorridente

-Figata- commenta felice di questa scoperta

-Montali e Corvaglia, visto che avete tanta voglia di parlare, cominciamo proprio da voi- c’interruppe la prof, mi girai di scatto –Gli altri si mettano a coppie e comincino a provare, le canzoni sono abbastanza conosciute, potete usare la LIM per andare a risentirvele se vi sfugge qualcosa, poi a turno lavoreremo insieme per mettere a posto tutto quanto, cominciate a pensare a una coreografia- spiegò la prof mentre io e Filippo ci avviammo verso la cattedra con in mano il testo della canzone –E ora a noi tre, allora cari Filippo e Emma, questo è il vostro pezzo, la divisione è molto semplice, Filippo canterà le parti in italiano e tu, Emma le parti in inglese, le parti insieme sono quelle in grassetto- ci spiegò, presi un evidenziatore ed evidenziai la mia parte –La conoscete?- ci chiese mentre noi guardavamo il testo, entrambi annuimmo

-Io prof la conosco solo in italiano- c’informò Filippo

-Non c’è problema, in inglese devi solo adattare il testo- spiegò la prof, lui annuì -La proviamo?- ci domandò, io mi girai verso di lui, lui annuì, io annuii a mia volta –Bene, metto la base- disse sorridente, io e lui ci preparammo

-Grazie perché mi eri vicina ancora prima di essere mia- cominciò lui, cantava bene, mi guardava e sorrideva, la sapeva a memoria

-Still here we are, both of us lonely. Longing for shelter from all that we see- puntai gli occhi sul foglio, poi alle ultime parole alzai gli occhi e lo guardai

 -Grazie che vai per la tua strada piena di sassi come la mia, grazie perché anche lontano tendo la mano e trovo la tua- mi tese la mano fissandomi negli occhi, io avvampai

-Deep in my soul, I've been so lonely, all of my hopes, fading away- appoggiai le mani sulla cattedra e respirai - I've longed for love, like everyone else does I know I'll keep searching, even after today- lo guardai e lo lasciai continuare

-Io mi riposo dentro i tuoi occhi- puntò i suoi occhi nei miei, io li abbassai sul foglio

-And here we are. What do you say?- mi voltai verso la classe, tutti in silenzio ascoltavano la nostra canzone, mi trovai gli occhi di ferri addosso, respirai

-Grazie perché, anche lontano, tendo la mano e trovo la tua- le nostre due voci si unirono fino a formarne una sola, ci girammo e ci prendemmo per mano

-Con te ogni volta è la prima volta- cantò lui, mi arrotolai sulle nostre braccia fino ad essere davanti a lui –Non ho paura vicino a te- alzai lo sguardo ed incontrai il suo, subito lo distolse

-Still here we are- la mia voce riecheggiò nella stanza, tornai al mio posto

-Both of us lonely- cantammo assieme, entrambi guardammo Carlotta che non prestava attenzione, gli occhi fissi sul foglio davanti a lei –Both of us lonely- ripetemmo a voce più bassa

-Grazie perché vivere ancora non fa paura solo con te- si allontanò da me, aveva capito anche lui

-Turn out the light come take my hand now- respirai e mi guardai le scarpe
-We've got tonight ,why don't you stay?- cantammo guardando altrove -Why don't you stay?- la canzone sfumò, la classe, tranne Marco e Carlotta, che parlavano tra di loro, probabilmente del loro duetto, applaudì, sorrisi imbarazzata

-Bravi, come prima prova è andata più che bene- si complimentò la prof, noi ci battemmo il cinque, ci andammo a sedere

-Scusami se sono stato distaccato, ma Carlotta è gelosa- mi confessò quando fummo seduti, sorrisi, era veramente innamorato della mia migliore amica

-Tranquillo, avevo capito- lo rassicurai, poi misi a guardare verso la lavagna con il mento appoggiato sulla mano

-Marco e Carlotta, venite qui voi, ora, visto che prima provavate anche durante l’esibizione di altri- commentò la prof, lo si scambiarono un occhiata e andarono alla cattedra con i loro fogli in mano –La conoscete la canzone?- domanda di rito, Marco annuì, Carlotta pure –Bene, allora facciamo come prima, vediamo cosa viene fuori- continuò cercando la base tra i file del computer

-Now I've had the time of my life no I never felt like this before yes I swear it's the truth and I owe it all to you- fissava lo sparito che teneva in mano

-Cause I've had the time of my life and I owe it all to you – Carlotta guardò prima Marco  e poi Filippo

 -I've been waiting for so long. Now I've finally found someone to stand by me- cantò Marco, poi guardò Carlotta e le passò silenziosamente la parola

-We saw the writing on the wall as we felt this magical fantasy- Carlotta si sciolse e fece un giro attorno a Marco

-Now with passion in our eyes there's no way we could disguise it secretly- si misero l’uno di fronte all’altra e intonarono il pezzo che dovevano cantare assieme -So we take each other's hand 'cause we seem to understand the urgency- si presero per mano sorridendo, continuarono a cantare alternando le voci

-I’ve had the time of my life- Carlotta stonò, la nota era troppo alta per lei –No, I’ve never felt this way before- la faccia di Carlotta spiegava a pieno quello che stava succedendo, la sua voce, non arrivava alle note di Jennifer Warnes, la prof stoppò la canzone –Mi scusi prof, ma veramente, non ci arrivo con la voce, la tonalità di Jennifer Warners è troppo alta per me- spiegò alla prof, che annuiva

-Hai centrato il problema- rifletté la professoressa –Credevo fossi quella che tra tutte si avvicinasse di più a questa tonalità, ma mi sbagliavo- continuò scrutando il foglio dove aveva scritti tutti i duetti, Carlotta era agitata, imbarazzata, Marco si guardava le punte delle scarpe –Beh, avendo visto l’esibizione di prima, l’unica cosa che posso fare, è quella di chiedere ad Emma se vuole invertirsi con te e scambiarvi quindi i duetti- il mio cuore mancò un battito, strabuzzai gli occhi, cosa? Io dovevo lasciare il mio duetto perfetto e andare a cantare la colonna sonora di Dirty dancing, assieme a Marco Ferri, con il quale circa un ora fa ho avuto uno scontro verbale che ha compromesso ogni rapporto che si era creato tra di noi? Smisi di macchinare pensieri su pensieri, Filippo mi guardava stupito, Carlotta mi implorava silenziosamente, la prof aspettava una mia risposta e Marco sperava dicessi di no, o almeno, era quello che speravo desiderasse.

Angolo dell'autrice: 

Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo, questa volta sono stata veloce, mi è tornata l'ispirazione, sarà perchè sta per ricominciare la scuola? Forse si. Vi ringrazio sempre per le recensioni che lasciate ai miei capitoli, continuate a dirmi la vostra opinione, mi fa sempre molto piacere.
Come ultima cosa, vorrei dedicare questo capitolo a Carolina e Chiara, due mie amiche che negli ultimi mesi ho avuto il piacere di conoscere meglio, vi voglio bene ragazze <3.

Recensite, recensite, recensite

Un bacio 

Francesca







Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Gelosie ***


Facciamo un gioco?
               Chi s'innamora prima, vince..


-Ma non può abbassare la tonalità?- chiesi cercando di trovare una soluzione, Carlotta alzò un sopracciglio, si aspettava ce accettasi senza battere ciglio

-Beh, sarebbe molto difficile, dovrei riarrangiare la canzone- obiettò la prof, io abbassai la testa, combattuta, il mio duetto mi piaceva tanto, inglese e italiano si fondavano perfettamente, ma Carlotta voleva duettare con Filippo e, senza farlo apposta sembrava che il destino fosse dalla sua parte

-Posso pensarci e dirglielo domani quando ci vediamo?- chiesi io, sulla faccia di Carlotta campeggiava una faccia più che contenta, Filippo le sorrideva, Marco non faceva trasparire niente

-Ok- acconsentì la prof –Però domani venite giù in aula magna, così facciamo le prove sul palco, abbiamo tre ore, la professoressa di matematica e fisica ci ha gentilmente ceduto le due ore che avevate- ci annunciò, in classe ognuno iniziò a esultare –E ora al posto, voi due, chiamiamo Silvia e Marco Soratte- continuò mentre questi due si dirigevano alla cattedra

-Potevi anche dire subito si- mi fece notare Carlotta

-Forse se ho detto che ci devo pensare è perché ci devo pensare-ribattei io

-Ma cosa devi pensare? Io sarei col Pippo e tu con Marco, meglio di così- mi spiegò, come se non ce l’avessi già chiaro

-E se io con Marco non ci volessi stare?- continuai alzando gli occhi al cielo

-Perché mai? Gli sbavi dietro da un po’ e non dire di no, perché ti conosco- insinuò lei, andai su tutte le furie, era da un po’ che lei sembrava una sconosciuta

-Beh, se mi conosci davvero bene quanto credi, perché non ti sei accorta che c’è qualcosa che non va? Perché non ti sei accorta che oggi a ricreazione non sono arrivata in ritardo perché ero in segreteria- le rinfacciai tutto, da quando eravamo tornati dalla gita e lei si era messa con Filippo vedeva tutto rosa, era convinta che io stessi benissimo e tutto andasse bene, mentre niente andava bene, ma lei era troppo occupata per accorgersene

-E dove cazzo sei stata alla ricreazione? Cosa c’è che non va?- mi chiese esasperata, alzai la mano, la prof mi diede la parola

-Scusi prof, possiamo andare in bagno?- chiesi anche per Carlotta, la prof annuì, mi alzai e seguita dalla mia migliore amica uscii dalla classe, arrivata alla porta del bagno mi fermai –Cosa c’è che non va? C’è che non sono più vergine e la mia migliore amica non lo sa, che oggi Marco mi ha ferita e poi mi ha tentato di riparare, c’è che sono a pezzi e tu non te ne accorgi perché sei troppo impegnata con Filippo per rendertene conto- avevo le lacrime agli occhi, lei era sconvolta

-L’hai fatto?- chiese incredula –Ma con chi?- non risposi, lei capì –Marco- mi si avvicinò, mi scostai –Scusami, io sono solo una cogliona, non me ne sono accorta, credevo che tra te e lui andasse tutto bene, ma mi sbagliavo- continuò, le lacrime cominciarono a scendere silenziose, mi appoggiai al muro –Ma cos’è successo oggi a ricreazione, anche Marco è tornato in classe sconvolto?- mi chiese ancora

-Gli avevo chiesto se potevamo parlare, lui mi aveva dato appuntamento nel cortile a ricreazione, quando sono arrivata loro non mi hanno visto- feci un respiro –Gli stava raccontando di ieri pomeriggio e alla fatidica domanda “Lei ti piace” lui ha risposto no, io sono scappata, lui mi ha visto e mi ha rincorso, mi ha detto che le cose che aveva detto ai suoi amici non erano la verità, che ieri con me c’era lui, che con me è se stesso, io gli ho detto che non riesco più a fidarmi di lui, piangevamo entrambi, io gli sono letteralmente crollata addosso e lui mi ha detto “Credo di essermi innamorato di te” a quel punto, sono scappata via e l’ho lasciato li a piangere- raccontai con la voce rotta dal pianto, lei mi abbracciò

-Scusami, scusami scusami- si scusò -Ora cosa farai?- mi domandò, mi staccai da lei e mi asciugai in fretta le lacrime

-Non so cosa farò, volevo evitare il duetto assieme, ma se a te fa piacere cantare con Pippo ok, faccio il duetto assieme a lui- accettai

-Guarda che se lo fai per me, non lo fare- disse Carlotta

-Non lo faccio per te, lo faccio per tutti, è meglio per tutti- commentai guardando fuori dalla finestra

-Senti, fai quello che ti pare, basta che non ti senti obbligata- concluse lei, l’abbracciai in silenzio.

 

Il giorno successivo, prima delle ore di musica, passai dal bagno assieme a Carlotta

-Allora? Cos’hai deciso di fare?- mi chiese mentre mi lavavo le mani

-Non te lo dico, sennò, che sorpresa è- le dico sorridendo, lei mi abbracciò da dietro –Ehi! Mica ti ho detto che faccio il duetto al posto tuo- la smontai, lei si staccò mogia –Ma non ti ho neanche detto che non lo faccio- lei sorrise

-Allora, ci vogliamo muovere- disse spingendomi fuori dal bagno –Voglio vedere cosa farai- ci dirigemmo in auditorium, stavano provando, I’ve had the time of my life, entrammo dalla platea, Marco era da solo sul palco e stava cantando, la prof non prestava attenzione a lui mentre la base andava, stava scrivendo sul registro, mi sedetti in ultima fila, Carlotta invece andò vicino a Filippo, mi concentrai su Marco, fermo in mezzo al palco con il foglio in mano, impacciato, una mano in tasca, teneva il tempo con il piede, era bellissimo, i capelli leggermente scompigliati, giunse al ritornello, alzò la testa e guardò verso la platea, vagava con gli occhi in cerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno, poi si fermò su di me, io abbassai lo sguardo imbarazzata, feci finta di non essermene accorta, appoggiai le mani sulla poltroncina e sprofondai, fissandomi le punte delle scarpe, rimasi nella stessa posizione fino alla fine della canzone

-Bravo Marco! Per quanto riguarda il tuo duetto ho trovato una soluzione - disse la prof –Farai il duetto con Alice- aggrottai la fronte, ma come? Non dovevo farlo io?

-Scusi prof, ma quindi io devo farlo con Andrea che cantava assieme ad Alice?-domandò Carlotta, spostai lo sguardo sulla prof

-No, tu farai il duetto con Filippo, con Andrea duetterà Emma- Carlotta esultò con un urletto, io mi alzai dalla poltroncina, come?

-Ma scusi, lei non sapeva se io avrei accettato o meno?- m’intromisi io, Marco puntò i suoi occhi addosso a me che percorrevo la navata centrale dell’aula magna fino ad arrivare a dove erano seduti gli altri

-Lo so cara, ma pensandoci, la voce di Alice mi è sembrata più propensa a cantare quella canzone- mi sedetti vicino a Gloria, Marco continuava a guardarmi

-Va bene, per me non c’è nessun problema- acconsentii gesticolando, poi cercai Andrea con lo sguardo, lui mi fece un cenno con la mano, mi alzai e mi sedetti vicino a lui, proprio mentre Alice saliva sul palco per affiancare Marco

-Ciao Andre- lo salutai

-Ehi! Allora ci toccherà cantare insieme- disse lui sorridendo

-Vediamo se ci riusciamo, qua ogni giorno cambio canzone, penso che potrei essere un ottima sostituta per tutti i duetti- commentai ridendo, lui mi seguì, con la coda dell’occhio guardavo Marco che mi fissava stringendo il foglio che aveva in mano

-No dai, spero per te che non cambierai ancora coppia- continuò lui guardandomi –Beh, dobbiamo cantare “Lucky” la conosci?- lo guardai poco convinta, lui scoppiò a ridere –Anche io ho fatto la stessa faccia, ma in realtà è una bella canzone- mi passò il foglio

-Grazie, posso farmi una fotocopia?- gli domandai

-Anche due- mi rispose –Senti, ci possiamo trovare un pomeriggio per provarla, insomma abbiamo due giorni in meno degli altri?- gli chiesi

-Si, va bene domani pomeriggio?- gli domandai

-Si, per me va…- non finì la frase

-No, Andre domani pomeriggio abbiamo gli allenamenti- Marco Ferri era dietro di me, con le mani sui fianchi, che fissava Andrea

-Ma no, domani non ci sono gli allenamenti- lo corresse Andrea, Marco lo fissava insistentemente, io spostavo lo sguardo in continuazione dall’uno all’altro cercando di capire cosa stava succedendo

-Si, domani ci sono gli allenamenti, dovrete fare un'altra volta- continuò Marco, Andrea lo guardava confuso

-Possiamo fare un'altra volta?- mi domandò Andrea, ora avevo capito, Marco non voleva che ci incontrassimo, era geloso di me, o forse no? Forse voleva solo mettermi i bastoni tra le ruote, avrei indagato sicuramente, dovevo capire…




Angolo dell'autrice:
Eccomi di nuovo qua!Con un anno in più, giovedì ho compiuto gli anni. Sono finalmente riuscita ad aggiornare, ma voi, non recensite più come una volta, non vi piace più? Fatemi sapere, anche le critiche, servono a crescere. Tornando al capitolo, devo ringraziere la mia compagna di banco nonchè grande amica Vanessa, alla quale durante l'ora di Storia dell'arte chiedo consigli su come andare avanti con la storia. Vogli dedicare questo capitolo ad Arianna, che mi è stata tanto vicina in questi ultimi tempi, a Virginia, che questa storia non l'ha mai voluta leggere perchè sistufa a leggere le cose lunghe, ma che sa la trama meglio di me e che adesso è lontana e infine a una persona che forse sa a malapena della mia esistenza, ma oggi è il suo compleanno e volevo dedicargli questo capitolo.
Un bacio a tutti
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Rinchiusa nell'armadio ***


Facciamo un gioco?
 
                    Chi s'innamora prima, perde...
 
Alcuni giorni dopo, a ricreazione, come mio solito rimasi in classe a chiacchierare con Carlotta, Gloria e Alice
-Scusa Emma, ti posso parlare?- Andrea attirò la mia attenzione
-Si si- accettai smontando dal banco su cui ero seduta, ci allontanammo dalle mie amiche che ci fissavano
-Senti, ci dobbiamo trovare un pomeriggio per provare il duetto prima della prossima lezione di musica, secondo me ci chiama e noi non l’abbiamo mai provato- mi spiegò continuando a lanciare occhiate in giro per la classe
-Hai ragione, abbiamo due lezioni in meno degli altri- osservai –Ok, quando ci troviamo?- gli chiesi
-Oggi pomeriggio hai da fare?- mi domandò lui
-No, no oggi pomeriggio va bene- accettai
-A casa mia alle  quattro?- chiese con lo sguardo rivolto dietro di me, ma cosa guardava?
Ok- dissi, poi girai la testa curiosa, Luca, Filippo e Ferri stavano entrando in classe di ritorno dal cortile
-A oggi pomeriggio- mi salutò in fretta, poi raggiunse velocemente i suoi amici che si dirigevano verso il banco di ferri.
Il pomeriggio mi recai a casa di Andrea, viveva in una villetta, non lontana dal centro, non feci in tempo a suonare il campanello che lui mi aveva già aperto la porta, ma mi stava aspettando così tanto?
-Ciao- mi salutò sorridendo, mi fece segno di entrare, lo salutai ed entrai, così lui chiuse in fretta la porta –Andiamo in camera mia?- mi propose, annuii, lui mi fece strada fino ad arrivare in una taverna adibita  a camera sua
-Io l’ho sentita a casa la canzone, è molto bella- dissi  sedendomi su una delle due sedie girevoli
-Vero, anche a me piace- concordò lui tirando fuori il computer e gli spartiti –Beh, direi che potremmo iniziare a cantarla al karaoke su Youtube- mi propose
-Ok, per me va bene- accettai, lui si mise a cercare la canzone dopo aver accesso il computer –Poi la suonerò con la chitarra- mi disse sedendosi sull’altra sedia con le rotelle
-Wow, verrà benissimo- commentai entusiasta dell’idea –Lo sai vero che dobbiamo anche muoverci? Gli ricordai, lui annuì, poi fece partire la canzone
-Do you heard me, I’m talking to you- iniziò a cantare puntandomi un dito contro –Across the water, across the deep- si avvicinò con la sedia -Blu ocean under the open sky- si alzò dalla sedia –Oh my, baby I’m trying- mi fece fare un girò con la sedia
-Boy I hear you, in my dreams, I fell you whisper, across the see- cantai  -I keep you with me, in my heart- mi misi le mani sul petto dove si trovava il cuore –You make it easier, when life get hard- lo guardai e mi alzai, proprio in quel momento un ragazzo molto somigliante ad Andrea che ci interruppe, Andrea lo guardò e si precipitò a fermare la musica
-Dimmi Pietro- disse rivolgendosi al ragazzo, molto probabilmente suo fratello
-Su c’è il tuo amico, lo faccio venire giù?- disse appoggiandosi alla porta, avrà avuto all’incirca due anni meno di noi
-Mio amico chi?- si allarmò Andrea
-Marco mi pare- rispose poco convinto il fratello
-Ti pare o sei sicuro?- lo incalzò Andrea, io lo fissavo non capendo
-Marco è quello alto biondo?- chiese Pietro, Andrea annuì –Ok, allora è Marco- concluse, Andrea si girò verso di me preoccupato, lo guardai senza muovermi
-Nasconditi, Pietro fallo venire giù- ordinò prima a me e poi al fratello
-Perché?- domandai non capendo, ok, c’era Ferri, ma addirittura nascondermi
-Non ti posso spiegare adesso, tu nasconditi, io lo mando via e poi ti spiego- continuò trafficando al computer, diedi un rapido sguardo alla stanza
-Ma dove mi nascondo?- domandai, lui si avvicinò a me
-Nell’armadio- mi spinse davanti a quello, mi voltai alzando un sopracciglio –Ci stai ci stai- mi rispose senza che gli chiedessi nulla, alzai le spalle come a dire “Se lo dici tu”, aprii l’armadio e notai che era davvero grande come aveva detto, dentro ci stavo perfettamente –Stai tranquilla, lo mando via subito- mi tranquillizzò chiudendo le ante. C’era silenzio
-Andre!- chiamò la voce di Ferri
-Oh Marco- salutò Andrea
-Tuo fratello ci ha messo un po’, ha detto che eri con una tipa, una biondina- stavano parlando di me, ero io la biondina
-Scherzava, caso mai era una birra- Andrea cercò di sembrare più veritiero possibile, Ferri non rispose –Beh, come mai sei venuto?- domandò ancora Andrea
-Per prendermi la camicia che ti avevo chiesto- spiegò pacifico Marco, spiai dalla fessura delle due ante, Marco si stava dirigendo verso l’armadio e cioè verso di me, mi appiattii al muro e cercai di coprirmi con i vestiti appesi alle grucce tentando di fare meno rumore possibile
-È da lavare!- cercò di fermarlo Andrea, Ferri si fermò e si girò verso di lui –Si, l’ho messa da lavare, era sporca, così ho pensato di lavarla, sai, non volevo dartela sporca- spiegò con voce ferma, Ferri si allontanò dall’armadio
-Ah ok, niente allora- disse, tirai un sospiro di sollievo, ora  se ne sarebbe andato, pensai –Che stavi facendo?- domandò buttandosi sul letto, alzai gli occhi al cielo, le ultime parole famose…
-Studiavo- rispose Andrea
-Cosa?- chiese ancora Ferri, che pignolo, voleva sapere proprio tutto
-Matematica- continuò Andrea
-Ma domani non abbiamo matematica- osservò Marco, cavolo si ricordava tutto
-Mi butto avanti- si salvò Andrea, Ferri fece una smorfia
-Ma aspetti qualcuno? Sembra che mi vuoi buttare fuori di casa- obiettò Ferri, probabilmente Andrea era visibilmente agitato, non tutti rinchiudono una compagna di classe nell’armadio e cercano di mandare via il proprio migliore amico senza un apparente motivo plausibile per il quale questi due non possano incontrarsi
-Io? No, no, non aspetto nessuno- negò Andrea con voce più calma e meno traballante
-Allora posso stare qua?- continuò Ferri, Andrea non rispose subito
-Beh, effettivamente, devo uscire- s’inventò
-Ma se hai detto che non aspetti nessuno?- domandò confuso Ferri
-Ma infatti non aspetto nessuno, devo uscire- continuò Andrea arrampicandosi sugli specchi
-Con chi?- lo incalzò Marco
-Da solo- rispose subito Andrea
-E dove vai?- domandò ancora Marco Ferri che non mollava il colpo
-In ospedale a trovare mia nonna, sta poco bene, così vado a farle un po’ di compagnia- disse Andrea
-Ah, vabbè, allora vado- disse finalmente Ferri alzandosi dal letto
-Ok- acconsentì Andrea –La strada la sai o ti devo accompagnare?- domandò poi
-La so la so- rispose Marco –Ci vediamo a scuola- lo salutò –Portami la camicia- gli ricordò
-Quale camicia?- domandò Andrea
-Quella che volevo- rispose Ferri
-Ah si, giusto, sei venuto per quella- obiettò Andrea –Si, te la porto quando mia mamma la stira- concluse, non sentii più nessuna voce, aspettai che Andrea venisse a tirarmi fuori, cosa che non tardò a fare, infatti pochi secondi dopo aprì le ante dell’armadio –Scusami- si scusò mentre scavalcavo la fila di scarpe e uscivo dall’armadio
-Ora mi spieghi perché diavolo Ferri non doveva sapere che ero qua?- chiesi mettendomi le mani sui fianchi con aria indagatoria.



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti quanti!! Sono tornata con un nuovo capitolo, il 14°. Chissà perchè Andrea ha fatto tutto questo casino? Vi lascio con la suspance. Fatemi sapere cosa ve ne pare. Recensite, recensite, recensite, fatemi sapere come vi sembra, anche se vi fa schifo, per migliorarmi ho bisogno di sapere in cosa. Scusate l'attesa, ma la scuola mi riempie di compiti in classe e interrogazioni. Se vi va passate a leggere qualcos'altro di mio.
Un bacio
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Un'alleanza pericolosa ***


Facciamo un gioco?
                        Chi s'innamora prima, perde...

 





Andrea si guardava in giro con l'aria preoccupata
-Sarebbe una storia troppo lunga- tentò di divagare -Cantiamo?- mi propose subito dopo prendendo la chitarra in mano, io non mi mossi, lo guardai con aria intimidatoria
-Eh no Andre, adesso mi dici cos'è successo?- ribadii - Perchè diavolo Marco non doveva sapere che ero qua?- riformulai la domanda avvicinandomi a lui che sconfitto si sedette sul letto
-Ok, ok, ma metti giù il mio portapenne- mi chiese, mi voltai e guardai la mia mano che reggeva una tazza colma di penne di tutti i tipi, gli lanciai un occhiata veloce e lo appoggiai sulla scrivania, dalla quale probabilmente l'avevo preso, incrociai le braccia al petto e rimasi in silenzio in attesa che parlasse -Marco ci ha vietato di parlarti e di avere qualsiasi contatto con te- spiegò, non credetti alle mie orecchie
-Perché mai?- domandai
-Vallo a chiedere a lui- mi rispose allargando le braccia, feci qualche passo e mi sedetti vicino a lui sul letto, fissando il vuoto davanti a me
-Però voi siete dei coglioni- obiettai dopo alcuni secondi di silenzio -Vi fate mettere i piedi in testa da un Marco Ferri qualunque- continuai, lui si voltò verso di me, lentamente
-È il nostro leader- cercò di giustificarsi
-Ma lasciatelo nel suo brodo, voglio dire, non potete sottostare ai suoi ordini, siete i suoi amici, mica i suoi schiavi- mi alzai dal letto, con un idea in testa
-Mettiti tu contro Marco Ferri e poi vediamo- mi suggerì lui
-Certo- annuii con un sorriso sadico -Ma avrò bisogno del tuo aiuto- continuai posando lo sguardo su di lui
-No- rispose secco scuotendo la testa
-Dai?!- lo pregai ributtando in avanti il labbro inferiore, lui scosse la testa ancora una volta, mi inginocchiai davanti a lui con le mani giunte -Ti prego?- cercai di essere il più convincente possibile, lui mi fissò per alcuni secondi
-Dipenda da cosa devo fare?- disse lui, gli gettai le braccia al collo felice -Non ti ho ancora detto si- mi ricordò lui, mi staccai e mi ricomposi
-Beh, in pratica dovresti infrangere le regole- gli spiegai, lui mi guardò confuso -Dovrai diventare mio amico- gli dissi ancora
-Ma noi siamo già amici, ci conosciamo da quando avevamo tre anni- mi fece notare
-Di più- continuai, lui sgranò gli occhi
-Dobbiamo fingere di stare insieme?- domandò quasi sconvolto
-No, un gradino sotto- dissi
-Quindi, diventare migliori amici?- mi chiese, io annuii -Ma non è troppo da gay?- mi chiese ancora titubante
-Anche fosse avresti qualcosa in contrario?- domandai io sorridendo
-A parte il fatto che mi piacciono le ragazze? Io no, sono simpatici i gay- disse
-Perfetto allora, e comunque fare il migliore amico non è da gay- conclusi alzandomi dal letto
-Mi è sfuggito un piccolo e insignificante dettaglio. Perché facciamo tutto questo casino?- domandò lui
-Per capire perché non potete parlarmi- spiegai
-Ma sei sicura?- mi chiese titubante
-Hai paura di Marco?- gli domandai con aria di sfida, lui puntò i suoi occhi azzurri nei miei e scosse la testa –E allora di cosa ci preoccupiamo?- gli domandai retorica –Beh, cominciamo a provare di nuovo?- domandai
-Certo stavolta con la chitarra- disse lui sorridendo e alzandosi dal letto
-Bello- esultai in modo contenuto io.

Il giorno successivo ci trovavamo come al solito in aula magna per fare le prove dei duetti, io e Andrea eravamo seduti vicini e parlavamo tra di noi, Carlotta e Filippo dietro di noi si sbaciucchiavano ridendo e Marco sedeva dall’altro lato imbronciato vicino ad Alice che tentava invano di attirare la sua attenzione, la prof ci richiamò al silenzio schiarendosi la voce con un colpo di tosse
-Bene ragazzi, allora, da sentire mi mancano ancora Andrea ed Emma, Margherita e Carlo, Sabrina e Michele e infine Marco ed Alice, insieme- concluse spostando lo sguardo sui due nominati per ultimi –Cominciamo da Andrea ed Emma- noi annuimmo e salimmo sul palco, Andrea prese la sua chitarra e si sedette sullo sgabello, mi guardò, gli feci un cenno e lui partì, iniziammo a cantare e ad alternarci
-I’m lucky i’m in love with my best friend- le nostre voci si fusero assieme, lui mi affiancò, gli misi una mano sulla spalla mentre lui suonava la chitarra –Lucky to have been where I have been- appoggiai la mano sulle corde della chitarra come mi aveva insegnato il pomeriggio precedente -Lucky to be coming home again- mi staccai da lui e gettai un occhiata a Marco che ci guardava con odio
-They don’t know long it takes- iniziai io, indietreggiando mentre lui mi veniva incontro cantando le mie stesse parole alcuni secondi dopo –Waiting for a love like this- mi fermai e si avvicinò a me –Every day we say goodbye- mi voltai e lo salutai con la mano –I wish we had one more kiss- lui giunse le mani in segno di preghierai, io risi –I’ll wait for you I promise you, I will- mise giù la chitarra, eravamo uno di fronte all’altro, io a destra lui a sinistra, riprendemmo a cantare il ritornello avvicinandoci –I'm lucky I'm in love with my best friend, lucky to have been where I have been, lucky to be coming home again- lo guardai negli occhi, sorridendo, mi prese le mani, facemmo un passo indietro e poi ritornammo vicini -Lucky we're in love every way, lucky to have stayed where we have stayed, lucky to be coming home someday- mi lasciò una mano e mi fece fare una piroetta su me stessa davanti a lui, poi mi lasciò e riprese a cantare da solo
-And so I'm sailing through the sea, to an island where we'll meet- si sedette di nuovo sullo sgabello guardandomi -You'll hear the music fill the air, I'll put a flower in your hair- tirò fuori una margherita minuscola e me la mise tra I capelli
-Though the breezes through trees, move so pretty you're all I see, as the world keeps spinning round- mi avvicinai a lui e gli appoggiai le mani sul petto -You hold me right here right now- mi prese per mano e insieme cantammo l’ultimo ritornello ballando uno pseudo valzer finche la musica non finì.
La professoressa ci applaudì, tutta la classe la seguì
-Bravi, mi siete piaciuti proprio tanto, in più siete gli unici che hanno anche fatto una coreografia- si complimentò, guardai Marco che era impassibile
-Grazie mille prof, posso andare a bere?- chiesi, la prof acconsentì. Mentre stavo uscendo dal bagno sentii delle voci conosciute
-Ti avevo detto di starle lontano?- disse uno
-Senti, non puoi comandarmi, io faccio quello che mi pare e visto che stare assieme ad altre persone non è ancora reato, posso farlo- rispose l’altro
-Ma allora non hai capito?- lo incalzò l’altro


Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Sono ritornata con il quindicesimo capitolo, che bello, sono veramente contenta, è la prima storia lunga che porto avanti da tanto. Allora, che ne pensate, nell'ultimo capitolo ho ricevuto solo una recensione, e pensare che una volta ne avevo almeno cinque ad ogni capitolo, non vi piace più? Fatemi sapere, anche se è un commento negativo. Ci vediamo al prossimo capitolo
Un bacio
Francesca

p.s.
A chi interessasse la canone in questione è "Lucky" di Jason Mraz e Colbie Caillat, ascoltatevela è veramente bella

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Una ragazza in due ***





-Ho capito benissimo, ma non voglio eseguire, non sono un tuo schiavo, vivi la tua vita e lasciami in pace- concluse Andrea, socchiusi la porta, per vedere la scena, Ferri appoggiato al muro, le braccia incrociate al petto, una gamba piegata, dall'altra parte Andrea, la gambe leggermente divaricate, i pugni stretti.
-Io la amo- disse tra i denti Marco, il mio cuore manco un battito, era sul serio o no? Era per quello che nessuno poteva più parlarmi?
-E io non posso volerle bene come amico?- domandò Andrea
-E se la tua amicizia non fosse così vera?- lo incalzò Marco, dai Andrea, reggimi il gioco, pensai appoggiata allo stipite della porta
-La mia amicizia è vera, siamo diventati molto amici, è vietato?- chiese Andrea retorico
-Puoi essere amico di chi vuoi, ma stai lontano da lei- ribadì duro Marco
-Basta Marco, Emma non è proprietà tua, l’hai persa, te la sei fatta scappare, lasciala in pace e lascia stare pure me- gli intimò Andrea avvicinandosi al viso di Ferri, che lo spinse indietro e facendo un gesto di stizza tornò in auditorium, Andrea si appoggiò al muro e alzò gli occhi al cielo, tirò un calcio al muro e si prese la testa tra le mani
-Dannato cuore, dannati sentimenti del cazzo!- disse piano arrabbiato, ma abbastanza alto da sentirlo anche io, cosa voleva dire? Stava parlando di Marco? Aprii la porta del bagno e uscii, lui alzò la testa di scatto e appena mi vide si ricompose subito, lo guardai sorridendogli, aveva due occhi azzurri bellissimi, i capelli scuri ricci gli contornavano il volto, è davvero carino, come mai non me ne sono mai accorta? O meglio, me ne sono accorta in prima, poi l’ho lasciato perdere, ma adesso è ancora più bello di tre anni fa. Lui mi fissò come se lo avessi scoperto
-Hai sentito tutto?- mi chiese, io annuii
-Cazzo- disse subito abbassando la testa
-Mi dispiace, non volevo farti litigare con Marco e nemmeno metterti nei casini- mi scusai –La finiamo subito qua, abbiamo capito il perché del divieto di parlarmi- continuai
-Ma stai tranquilla, e comunque a me piaceva essere tuo amico- constatò lui sorridendomi
-Si, anche a me piaceva, ma se ti fa litigare con Marco forse è meglio che ritorniamo come prima- ribadii io, lui mi prese una mano
-Però se facciamo così gliela diamo vinta, non dobbiamo arrenderci, cazzo, vince sempre lui- disse, aggrottai le sopracciglia, come vinceva sempre lui?
-Vince sempre lui?- chiesi, lui si sedette per terra e mi indicò il pavimento vicino a se, io mi sedetti accanto a lui
-Lui è sempre il più simpatico, il più bello, quello più spigliato, tutte impazziscono per lui e lo so che ci sei cascata anche tu- mi disse girandosi, io sgranai gli occhi
-No- negai scuotendo la testa per avvalorare la mia risposta
-E invece si- mi contraddì lui
-Ok, hai ragione- gli diedi ragione sconfitta
-Ecco vedi, fa perdere a tutte la testa perché è capace di parlare, di ballare, di cantare, il classico bello e impossibile, quando andiamo in discoteca, ora che il Pippo sta con la Totta, tutte guardano lui e me e Luca, neanche ci cagano. Io sono stanco di vivere all’ombra di Marco Ferri, il classico fighetto, puttaniere, “Ci provo con tutte ma non sto con nessuna”. Io gli voglio bene, ma lo odio allo stesso tempo, se mi piace qualcuna, stai sicura che a lei piace Marco, tutte si innamorano di Marco e nessuna si innamora di me, nessuna lascia da parte lui e dice “Cazzo, però anche Andrea è carino”, vorrei solo che qualcuno si accorgesse di me- mi raccontò, lo guardai con tenerezza, in quel momento mi sembrava piccolo e indifeso, lo abbracciai e non c’era un motivo, volevo solo abbracciarlo, fargli sentire che lo capivo e che io c’ero
-Beh, sai è sempre successo anche a me, Carlotta è sempre stata la più bella, la più brava, fin dalle elementari, Carlotta portata in palmo di mano, Carlotta era brava a scuola, a casa aiutava, ha imparato a leggere e scrivere prima di me, ad allacciarsi le scarpe prima di me, prima veniva lei, poi c’ero io. Ci ho sempre sofferto, oltre a Carlotta io dovevo fare i conti con Chiara, mia sorella gemella, anche lei sempre meglio di me, sono cresciuta nella speranza che qualcuno si accorgesse di me, di quanto valevo anche io, di non essere sempre la seconda. Tutti guardavano gli occhi di Carlotta o di Chiara e dicevano “Guarda che begli occhi azzurri che hai” e io tra me e me ho sempre pensato “Ma i miei, che sono azzurri uguali fanno schifo? Cos’ho che non va?”. Poi ho finalmente capito che non serviva a un cazzo piangersi addosso perché i capelli di Chiara erano più ondulati e morbidi dei miei o perché lei aveva preso 9 e io solo 7, mi sono rimboccata le maniche e ho fatto vedere a tutti che le stesse cose che facevano loro due riuscivo benissimo a farle anche io- spiegai –Stai tranquillo che qualcuno si accorgerà di te, ne sono più che sicura, sei bello, simpatico, sensibile, sei il classico bravo ragazzo, quello che tutte vogliono- lo rincuorai
-Non è vero, vogliono tutte Marco Ferri- continuò lui imperterrito
-Vedrai che prima o poi qualcuno vorrà te- conclusi, lui si girò verso di me rimanemmo a fissarci per qualche secondo, poi ci avvicinammo e le nostre labbra si toccarono, mi baciò e io lo baciai, un bacio dolce, romantico, leggero
-Bastardo!- urlò una voce conosciuta che ci interruppe, velocemente ci staccammo e ci girammo verso Marco Ferri, alla fine del corridoio che avanzava a passo spedito verso di noi, Andrea si alzò e io feci lo stesso
-Chiama aiuto- mi sussurrò Andrea, Marco lo prese per la maglia e gli sferrò un pugno in piena faccia, Andrea lo spinse lontano da se e io mi buttai addosso a loro e cercai di dividerli
-Emma spostati!-  mi urlò Andrea tenendosi una mano sul naso sanguinante
-No, che cazzo fate! Smettetela! Aiuto!!- urlai, la professoressa uscì dall’aula magna e chiese aiuto al bidello e ad alcuni nostri compagni di classe che li divisero, andai da Andrea che era tenuto fermo da Luca, Matteo e Pietro, il naso che sanguinava e un occhio che stava già diventando nero
-Stronzo!- urlò Marco ad Andrea
-Marco, modera le parole!- lo richiamò la professoressa –Ora tutti e tre dal preside!- ci ordinò, alzai gli occhi al cielo.
-Marco Ferri, Emma Corvaglia e Andrea Forti, cosa ci facevate in corridoio durante l’orario di lezione?- ci domandò il preside con le braccia conserte sul petto, tutti e tre rimanemmo zitti, lanciai un occhiata a Marco che guardava fuori dalla finestra e una ad Andrea che si teneva il ghiaccio sull’occhio –Finche qualcuno non parla non vi muovete da qui- c’informò il preside, abbassai gli occhi
-Abbiamo discusso per cose private- rispose Marco –Ora possiamo andarcene?- domandò alzandosi dalla sedia
-Dove crede di andare?- domandò il preside a Marco, lui si girò e si sedette subito
-Centra anche lei, signorina Corvaglia?- mi sentii gli occhi dei tre uomini presenti nella stanza addosso, deglutii
-Io sono la causa della loro lite a quanto pare, però ho solo cercato di dividerli- raccontai
-Beh, lei può andare, mentre voi due rimanete qui con me- disse a Marco e Andrea, io mi alzai e dopo aver salutato uscii dalla porta e tornai in classe, Andrea mi aveva baciato, avevo baciato Andrea, Marco si era scaraventato contro di lui, Marco e Andrea si erano picchiati per me, piacevo ad entrambi, mille pensieri mi ronzavano nella testa e dovevo sapere la verità.

Angolo dell'autrice: Ciao a tutti!! Meglio tardi che mai, ecco il 16° capitolo, dove succedono un bel po' di cose interessanti, che ne pensate? Fatemi sapere cosa ne pensate, non vi voglio forzare, ma mi piacerebbe sapere il vostro parere. Scusate se non ho messo il titolo, ma non ci riesco. Infine dedico il capitolo ad Arianna, la mia migliore amica, che alla fine del capitolo precedente ha iniziato a fare supposizioni di tutti i tipi, ecco svelato il tutto, e ricordati "Andrà tutto bene"
Un bacio a tutti
Francesca

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Pazzo di te.. ***


https://www.google.it/search?q=martina+pinto&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=IcSxUqOSJIfwygPM64DIAg&ved=0CDIQsAQ&biw=1366&bih=595#facrc=_&imgdii=_&imgrc=wlLUMRyuyJvDVM%3A%3BIJl8ngbDjgnVzM%3Bhttp%253A%252F%252Fcinemaandrea.altervista.org%252Fallegati%252Fevent%252Fmartinapintoevent1.JPG%3Bhttp%253A%252F%252Fcinemaandrea.altervista.org%252Fcalendario.html%3B273%3B365 Chiara Corvaglia


https://www.google.it/search?q=silvia+toffanin&hl=it&rlz=1T4GGNI_itIT491IT491&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=HMWxUqCjG6f_ygPHioKYAg&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=1366&bih=595#facrc=_&imgdii=_&imgrc=CRIYvnBWljv2wM%3A%3B675HX3QV8jsrzM%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.lanostratv.it%252Fwp-content%252Fuploads%252F2012%252F12%252Fsilvia-toffanin.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.lanostratv.it%252Ftag%252Fsilvia-toffanin-verissimo%252F%3B656%3B369 Emma Corvaglia

https://www.google.it/search?q=dianna+agron&hl=it&rlz=1T4GGNI_itIT491IT491&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=bMWxUtGHAcfLywPF3YCwBw&ved=0CAcQ_AUoAQ&biw=1366&bih=595#facrc=_&imgdii=_&imgrc=DLj85ZdNm339bM%3A%3B0VPnON5FimVjSM%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.blogcdn.com%252Fwww.cambio.com%252Fmedia%252F2011%252F02%252Fdiannaexclusivejsyk021611.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.cambio.com%252F2011%252F02%252F18%252Fexclusive-interview-with-dianna-agrons-i-am-number-four-hairs%252F%3B580%3B807 Carlotta Lonardi

https://www.google.it/search?q=emanuele+corvaglia&hl=it&rlz=1T4GGNI_itIT491IT491&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=wcWxUuO6JcX_ygOOiILABg&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=1366&bih=595#facrc=_&imgdii=_&imgrc=chyyr8Lr4T_iZM%3A%3BoI8_rs0h_2OsYM%3Bhttp%253A%252F%252F1.bp.blogspot.com%252F-rJXLU9KHWGM%252FUXgc_XMKnQI%252FAAAAAAAAGrw%252F80oj8F_aZOA%252Fs400%252Femanuele-corvaglia-amici-2013.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.gossippiu.com%252F2013%252F04%252Femanuele-corvaglia-dopo-amici-2013-un.html%3B400%3B319 Emanuele Corvaglia
https://www.google.it/search?q=michele+bravi&hl=it&rlz=1T4GGNI_itIT491IT491&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=eMexUoq3DYeCzAOZ0IHoDw&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=1366&bih=595#facrc=_&imgdii=_&imgrc=HUgueFI7eJQYnM%3A%3BzbIIt8J6PSw7UM%3Bhttp%253A%252F%252Fimage.excite.it%252Fmusica%252Fnews%252Fmichele-bravi_inedito-default.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fmusica.excite.it%252Fmichele-bravi-inedito-di-x-factor-7-la-vita-e-la-felicita-di-tiziano-ferro-video-N145184.html%3B620%3B320 Andrea Bravi

Facciamo un gioco?

                                       Chi s'innamora prima, perde..



Circa un’ora più tardi tornarono in classe, Andrea si era preso una nota e Ferri se l’era cavata con un giorno di sospensione. Aspettai che finissero tutte le lezioni e quando la campanella finalmente suonò andai da Andrea
-Senti, mi dispiace- mi scusai, lui che si stava preparando lo zaino alzò la testa
-Oh, non è colpa tua- minimizzò lui sorridendomi, abbassai lo sguardo, dovevo affrontare il discorso, lui mi passò davanti e uscì dalla classe, eravamo rimasti solo noi due, lo rincorsi
-Andrea!- la mia voce riecheggiò nel corridoio deserto, lui si fermò e si girò, le cuffiette nelle orecchie e le mani in tasca –Dobbiamo parlare…- lasciai in sospeso la frase, speravo capisse da solo
-Si, hai ragione- sospirò, io rimasi in silenzio –Ok, mi piaci da settembre e vederti tutti i giorni è stato letale, e poi tu ti sei avvicinata a Marco e io ho perso tutte le speranze, ho sempre fatto finta che non me ne importasse niente di te, ma quando Marco ci ha raccontato di… si insomma hai capito…- alzai gli occhi al cielo e annuii –beh, io mi sono sentito uno schifo per giorni, ti guardavo e mi maledicevo, perché non ci avevo nemmeno provato a parlarti a far si che pensassi “Ehi , però Andrea è carino”- prese fiato, eravamo distanti circa dieci metri, di fronte, nel corridoio deserto – Poi ho cominciato ad ascoltare quella canzone dei Passengers “Let her go” la conosci?- annuii –Ecco quella li,  e mi sono convinto che se ti amavo  davvero ti dovevo lasciare andare, volevo solo vederti felice e se tu, anche se non lo dimostravi, perché eri sempre triste, eri felice con Marco allora mi andava bene. Non so cos’è successo dopo, ma il caso mi ha aiutato e hanno deciso di farci cantare assieme, ed ero contentissimo, mi hai chiesto di fingere con te per capire cosa volesse Marco e l’abbiamo capito fin troppo bene- disse indicando il suo occhi su cui era comparso un livido bluastro e violaceo –Ti ho baciato perché era da tanto che volevo farlo e mi sembrava il momento giusto, mi sono detto “O adesso o mai più” e forse era meglio che non lo facessi, ma ora che l’ho fatto, lo rifarei altre mille volte, vale molto più di un pugno e una nota- concluse, io abbassai gli occhi, e ora cosa gli rispondo?
-Io non so…- lui mi guardò interrogativo –Cioè, non fraintendermi, il bacio è stato bello, però non so se voglio iniziare una relazione stabile, non so se ne ho la forza, negli ultimi mesi sono capitate troppe cose, troppo importanti, per lasciarmi tutto alle spalle, e mi dispiace non provare quello che provi tu per me, o forse lo provo un po’ meno, o magari lo provavo in prima quando tu neanche mi guardavi- sbuffai –Ed è tutto così complicato, tutto va nel verso sbagliato, sempre in ritardo rispetto a come in realtà vorremmo- cominciai a gesticolare, segno che ero agitata
-Beh, io non ti voglio forzare, me la farò passare- disse lui
-Se vuoi possiamo frequentarci, ma non ti assicuro niente, non ti prometto che mi innamorerò, che ci metteremo insieme, sono attratta da te, questo è sicuro, ma non sono sicura di nient’altro- proposi dopo alcuni attimi di silenzio –Però capisco se mi dirai di no, magari poi soffri e io non voglio farti soffrire-
-La prenderò come un sfida, cercherò di farti innamorare di me, se tu me lo permetti proverò a conquistarti, in tutti i modi leciti e possibili e se non ci riuscirò, ma la farò passare, saremo solo amici- aggiunse lui
-Ok, ma niente scommesse o sfide, non mi piacciono- puntualizzai
-Perfetto, come vuoi tu!- sorrise lui. Lo raggiunsi e uscimmo da scuola, mi prese la mano e mi accompagnò fino alla fermata dell’autobus, poi mi diede un bacio sulla guancia e mi lasciò li da sola con i miei pensieri. In cosa mi ero imbarcata? Cosa stavo facendo? Era la cosa giusta da fare? E se l’avessi ferito? L’arrivo dell’autobus mi distolse, fortunatamente, dalle mille domande che affollavano la mia testa, domande senza risposta.

Il giorno successivo, durante l’intervallo Andrea mi propose di uscire in cortile, io lo seguii
-E allora?- gli chiesi
-Allora cosa?- mi domandò lui
-Boh, non so, ci sarà un motivo per il quale mi hai invitato a venire in cortile, e sai che io non ci vengo mai- gli feci notare, lui abbassò la testa colpevole
-Allora?- gli domandai nuovamente sorridendo
-Beh, la verità è che volevo stare un po’ con te, dopo quello che è successo ieri, Marco non mi parla più, Luca pure, l’unico che sta dalla mia parte è Filippo e poi, vabbè, Andre, ma sai non è così amico di Marco- mi spiegò, guardai dietro di lui, non riuscivo a sostenere il suo sguardo, lui mi prese il mento e mi puntò gli occhi addosso dolcemente –Non è colpa tua, toglitelo dalla testa- mi rassicurò, alzai gli occhi al cielo
-Si che è colpa mia, vi ho fatto litigare io, eppure eravate amici da tanto tempo, sono bastata io per rovinare tutto- mi colpevolizzai
-Non eravamo così amici, se a rovinare tutto è bastata una sciocchezza- continuò lui –E poi io non ho rubato la ragazza a nessuno- concluse
-Ok- annuii poco convinta
-Vieni qui- disse allargando le braccia, io mi rifugiai nel suo abbraccio –Va tutto bene- mi rassicurò ancora
-Dobbiamo trovarci!- annunciò, io mi staccai
-Abbiamo un duetto da fare e dobbiamo trovarci dei vestiti perfetti e una coreografia passabile, e la coreografia è passabile perché ci sono io, tu saresti perfetta dovunque- continuò, mi misi a ridere –Sei bellissima quando ridi, perché ridi tutta, ridono i tuoi occhi, il tuo naso, perfino i tuoi capelli cominciano a muoversi- mi disse
-Quanto sei scemo!- lo canzonai ridendo
-No, quanto sono matto… di te, però- affermò lui



Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Capitolo nuovo. Non mi entusiasma molto, in realtà non mi convince affatto, voi che ne pensate? Fatemi sapere sempre le vostre opiniono, sono molto importanti per me. Volevo dedicare il capitolo a Vanessa, colei che mi ispira sempre e mi aiuta un sacco e a Virginia che è tornata dopo tre mesi in Spagna e pure ad Arianna che sta passando un momento un po' difficile. I link sopra, sono i nostri personaggi come me li sono immaginata io, visto che qualcuno mi aveva chiesto, per ora solo Emma, Carlotta, Chiara, Emanuele e Andrea. Marco e Filippo devo ancora trovarli, voi a chi li paragonereste, voglio sapere le vostre opinioni, io non riesco proprio a immaginarmeli, nel senso, nella mia testa si, ma paragonarli a qualcuno di famoso mi riesce difficile. Ditemi anche a chi avreste paragonato i personaggi che ho già messo
Un bacio a tutti
Francesca
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Incontri e scontri ***


Facciamo un gioco?
                      Chi s'innamora perde...

Erano passate due settimane dalla rissa di Ferri e Andrea ed erano due settimane che non parlavo con Ferri, mi sedevo al mio banco e stavo in silenzio, seguivo le lezioni prendendo appunti, annoiandomi. Erano finite le settimane in cui gli chiedevo la scolorina o che lui mi spingeva il braccio mentre scrivevo facendomi fare delle righe sui fogli, erano terminate le risate o le battutine che ci facevamo, ora tra noi regnava il silenzio, i musi lunghi, aveva iniziato a studiare sul serio, forse perché era ormai aprile o forse perché stava attento in classe, prendeva appunti, faceva domande, il tutto senza mai rivolgermi la parola o uno sguardo. Lo stesso facevo io con lui, mi ero comprata una scolorina e se mi perdevo qualche nozione chiedevo a Alessandro seduto dietro di me, ogni tanto gli lanciavo uno sguardo ma lui era sempre impassibile. Per fortuna c’era Andrea che rendeva felici le mie giornate, mi portava fuori, andavamo in centro o semplicemente a prenderci un gelato, mi faceva ridere e mi faceva stare bene, ecco qua, il classico verso alla Biagio Antonacci “Mi fai stare bene” la Littizzetto dice che una frase del genere si può dire solo al proprio medico shatzu mentre ci schiaccia la pianta dei piedi, e Andrea non è il mio medico shatzu. Andrea è un po’ il mio migliore amico, questa volta per davvero, sa sempre come sto, di cosa ho bisogno, lui ha cura di me, si prende cura di me, un po’ come Battiato* o come si dice in inglese “I care” che significa io mi preoccupo per te, ti ho a cuore. Non mi sono innamorata di lui, non provo un sentimento che va oltre l’amicizia e se ci va allora lo potrei considerare un fratello, manca proprio quello scalino tra amicizia e fratellanza e penso che non ci sarà mai, però mai dire mai.

Un pomeriggio, stavo tornando a casa, Andrea sarebbe venuto a trovarmi, lo spettacolo si avvicinava e noi dovevamo ancora trovare una coreografia, incrociai Ferri per la strada, ci passammo di fianco senza dire niente, io continuai  a camminare

-Emma!- chiamò la sua voce, ebbi un sussulto, erano settimane che non sentivo il mio nome pronunciato in quel modo, come solo lui poteva fare, un po’ annoiato, un po’ sconvolto –Emma!- mi richiamò, continuai a camminare, lo sentivo che mi inseguiva da lontano –Andiamo Emma, per quanto ancora hai intenzione di tenermi il muso?- mi domandò  ancora, mi fermai e lentamente mi voltai

-Ferri, mi hai rivolto la parola, strano- commentai sarcastica e fintamente stupita

-Smettila Emma, lo sai benissimo perché non ti parlo- rispose lui avvicinandosi a me

-No, non lo so spiegamelo tu- dissi con aria di sfida appoggiando le mani sui fianchi

-Stai con quel imbecille di Andrea, mi sembra un buonissimo motivo per il quale non parlarti- spiegò lui

-Punto primo, Andrea non è un imbecille, punto secondo, non stiamo insieme, punto terzo, in realtà sarei io che non ti dovrei rivolgere la parola- replicai piccata

-E perché mai? Sentiamo- mi incitò lui

-Perché hai picchiato Andrea senza un motivo logico- spiegai inalberandomi

-Gli avevo detto di starti lontana- disse lui digrignando i denti e stringendo i pugni

-E chi sono io? Sono di tua proprietà?- gli urlai completamente infuriata

-Ti avevo detto che credevo di essermi innamorato di te- mi rispose lui

-Ne hai dette di cose Marco, me ne hai dette di cose e io so più a cosa credere, non so se credere a quello che dici a me o quello che dici ai tuoi amici- dissi prima di voltarmi e proseguire per la mia strada

-Emma, ti prego, lasciami spiegare- lui mi fermò prendendomi dolcemente per un polso, mi voltai e mi scontrai con il suo sguardo che per alcuni secondi mi fece mancare il respiro

-Non c’è niente da spiegare Marco- conclusi cercando di andarmene, ma lui mi teneva li incatenata con i suoi occhi

-Ma che cosa posso fare io, se non dirti che ti amo?- mi lasciò il polso, abbassò lo sguardo, sentii le gambe cedere

-Io non ti credo Marco, non ci riesco, dopo tutto quello che è successo. Scusami- lo lasciai li e me ne andai correndo verso casa mia.

 

Arrivai di corsa davanti al mio portone, mi fermai e presi fiato, Chiara non avrebbe dovuto sospettare niente, feci un respiro profondo e infilai le chiavi nella toppa e aprii, in salotto, Chiara e Andrea ridevano, si bloccarono appena mi videro

-Ehi Mimì!- mi salutò Chiara

-Ciao Emma- mi salutò Andrea, feci un cenno ad entrambi, mi tolsi le scarpe e lui si alzò impacciato dal divano, sembrava in imbarazzo

-Vieni Andre, andiamo in camera- gli dissi poi, lui mi seguì ed entrato in camera si chiuse la porta alle spalle e rimase li, io mi sedetti sul letto e lo fissai –Cosa fai li impalato, vieni a sederti!- lo esortai, lui mi sorrise, io lo guardai non capendo

-Non mi avevi detto di avere una sorella così simpatica- Andrea svuotò il sacco, corrugai la fronte

-Chi Chiara?- domandai retorica

-Si, proprio lei- confermò lui

-E da cosa lo deduci?- chiesi quasi sconvolta

-Si da il caso che qualcuno mi abbia dato appuntamento ad una certa ora e che sia arrivata ben venti minuti più tardi- mi ricordò lui

-Scusami, ho avuto un imprevisto- mi fermai, Marco era un imprevisto, era sempre imprevisto, mi scombinava i piani, mandava all’aria le mie certezze, sempre

-Vabbè, si da il caso che tra meno di tre settimane, noi due dovremmo fare un duetto e di pronto abbiamo solo la canzone e mezza coreografia, ci mancano i vestiti e finire la coreografia- Andrea interruppe i miei pensieri

-Si hai perfettamente ragione, allora cominciamo con i vestiti, ti faccio vedere qualcosa che potrei mettermi- dissi alzandomi dal letto e aprendo l’armadio, presi un vestito nero senza maniche, con le spalline ricoperte di strass, mi girai verso di lui sorridente –Come ti sembra?- gli domandai

-Ma non so- storse il naso, mi rigirai alla ricerca di un altro vestito –Ma che scuola fa tua sorella?- mi domandò, presi un vestito bianco con la parte alta di pizzo

-Liceo scientifico- risposi –Questo qua?- gli mostrai l’abito

-E ha il ragazzo?- continuò lui senza fare nessun commento all’abito

-Non che io sappia- dissi sempre con il vestito in mano –Allora cosa ne pensi del vestito?- richiesi spazientita

-Ma ha la tua età?- mi domandò ancora

-Siamo gemelle Andrea, ovvio che abbiamo la stessa età- risposi innervosita lanciando il vestito sul letto

-Ah si, giusto giusto- annuì lui, sbuffai

-Senti Andre, io ti voglio tanto bene, ma se vuoi che parliamo di mia sorella me lo dici- sbottai nervosa, lui rimase in silenzio

-Scusami Emma, giuro che non lo rifaccio più- si scusò lui

-Ma com’è che ti interessa mia sorella?- domandai io appoggiando le mani sui fianchi.





Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti quanti! Buon Natale e buon Anno in ritardo. Eccoci qua con il nuovo capitolo, ed ecco di nuovo, dopo un po' un confronto tra Emma e Marco, un po' duro forse,  che ne pensate? Nel frattempo, ho trovato il mio Marco, o meglio, chi si avvicina di più a come immagino io Marco, ma ve lo farò vedere al prossimo capitolo, vi lascio la suspance. Ringrazio tutti quelli che leggono, specialmente chi recensisce, anzi, vi ricordo di farmi sapere sempre quello che pensate riguardo alla storia. Dedico questo capitolo a una persona speciale che ha compiuto gli anni da poco.
Ci sentiamo presto
Un bacio a tutti
Francesca

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Conquistarlo o dimenticarlo? ***


Facciamo un gioco?
                              
                                                        Chi s'innamora prima, perde...






Andrea se ne andò dopo aver scelto il vestito per lo spettacolo e aver provato un paio di volte il pezzo abbozzando una coreografia, così io mi rifugiai in camera a terminare i compiti. Ma la pace durò ben poco, circa mezz’ora dopo, infatti, Chiara fece irruzione in camera buttandosi malamente sul mio letto e interrompendo quello che stavo facendo. Appoggiai la penna e sbuffai poi la guardai che mi sorrideva
-Cosa c’è?- domandai, lei aggrottò la fronte
-Cosa ti fa pensare che io voglia chiederti qualcosa?- mi chiese lei pacifica
-Il fatto che sei piombata in camera in questo modo, ad esempio?- domandai retorica
-No, io volevo solo chiederti come stai? Come va? È da un sacco che non parliamo- continuò lei incrociando le gambe
-Tutto bene, domani ho l’ultimo compito, poi dovrebbe essere tutto finito- raccontai chiudendo il libro
-Cavoli, due settimane prima della fine della scuola e avete già finito? Beati voi- commentò stupita lei, io mi strinsi nelle spalle
-È per via dello spettacolo, così possiamo provare senza avere i compiti o le interrogazioni- spiegai
-E con Ferri come va?- domandò poi
-Non va- risposi telegrafica
-Stai con Andrea?- mi chiese con una nota di apprensione
-No, è il mio migliore amico, cioè, lui è innamorato di me, ma io, purtroppo no- raccontai, la guardai, aveva cambiato espressione, un velo di tristezza campeggiava sul suo viso –Che c’è?- domandai
-Niente, niente, è che succede sempre così- continuò lei
-Così come?- chiesi non capendo
-A tutti quelli che piacciono a me, piaci tu- mi confessò, io spalancai la bocca, poi la richiusi e scoppiai a ridere, lei mi guardò con aria interrogativa –Beh, cosa ridi´chiese lei spazientita
-No, scusa ma cosa vai dicendo? È il contrario semmai- spiegai ridendo –Comunque non so se Andrea mi verrà ancora dietro, oggi non ha fatto altro che parlare di te- le dissi, lei si illuminò
-Davvero?- mi domandò, io annuii, lei mi abbracciò con molto slancio –Beh, cosa ti ha chiesto?-chiese tutta contenta
-Se sei fidanzata o che scuola fai, continuava, diceva che sei simpatica- spiegai e ritornai sui miei compiti
-Però devi ammettere che è carino, anzi è proprio bello- commentò lei
-Bello è bello però lo vedo solo come amico- risposi io –Ora mi lasci studiare?- domandai sbuffando
-Si si, scusa, me ne vado- disse alzandosi dal letto e lasciandomi finalmente sola a studiare

Alcuni giorni dopo, a ricreazione andai in cortile assieme a Carlotta e mentre chiacchieravamo vidi Ferri avvinghiato ad una bionda, mi bloccai, Carlotta si fermò di conseguenza e guardò nel punto che stavo fissando
-Dai Emma, non guardarli- mi consigliò la mia migliore amica cingendomi le spalle con un braccio, quasi a proteggermi
-Chi è?- domandai, lei sapeva sempre tutto, conosceva tutti
-Miriam Nardi, è una di seconda D stava con Niccolò Bellandini di quinta F poi lei lo ha tradito e quindi si sono mollati, in realtà lei è una troia e secondo me è anche stupida- mi spiegò, io continuavo a fissare i due senza dire una parola
-L’altro giorno mi ha detto che mi ama, è uno stronzo!- commentai
-Certo che è uno stronzo Emma, ma questo lo sapevi già prima di innamorarti, e non dire di no perché sei innamorata- mi disse Carlotta, poi mi prese per le spalle –Emma, adesso basta, ti sta facendo soffrire troppo, e tu non reagisci, ma hai sopportato e superato cose molto più grandi di questa- continuò, io rimasi in silenzio –Quindi ci sono due cose da fare tra le quali puoi scegliere: o te lo prendi con la forza o te lo dimentichi per sempre!- concluse dandomi questo out-out
-E se non riuscissi a credergli? Perché un giorno dice una cosa e il giorno dopo si smentisce, un giorno picchia Andrea e quello dopo lo vedo avvinghiato ad una tipa, prima dice che non gliene importa niente di me e poi dice di essersi innamorato di me, io non riesco a dimenticarlo, ma non riesco neanche a credergli e credimi, fosse facile dimenticarlo l’avrei già fatto- dissi io
-Ciao bellissime!- ci salutò Andrea, io rimasi immobile e anche Carlotta, lui aggrottò la fronte –Che succede?- ci domandò poi
-Succede che Emma è una testa dura e ci sta ancora male per quel coglione di Ferri- spiegò Carlotta, Andrea si girò verso di me
-Io gliel’avevo detto di innamorarsi di me, ma lei non ha voluto- disse facendomi sorridere, come solo lui sapeva fare
-Beh dai Andre, che ci racconti?- domandò Carlotta per cambiare discorso
-Ieri sono uscito con una tipa- annunciò lui sorridendo, io ascoltavo la conversazione in modo passivo
-Dai? E chi è?- chiese Carlotta sorpresa
-Una tipa, si chiama Chiara- continuò lui
-E di cognome?- lo incalzò Carlotta curiosa –Magari la conosco- continuò entusiasta
-Corvaglia- disse, io spalancai gli occhi e Carlotta fece lo stesso
-Mia sorella?- domandai stupita, lui annuì sorridendo –Sei uscito con mia sorella?- chiesi nuovamente –Ecco dov’era andata ieri pomeriggio- collegai –Vado a studiare in biblioteca- dissi imitando la voce di mia sorella-Si si, la biblioteca- continuai
-Beh, e allora?- continuò Carlotta eccitata dalla notizia
-E allora niente- concluse Andrea alzando le spalle
-Eh no carino!- dissi alzando il dito indice apostrofandolo –Prima mi dici che sei uscito con mia sorella e poi quando vogliamo sapere cos’è successo dici niente? Ora ci racconti tutto, per filo e per segno- gli intimai, lui mi guardò a metà tra lo stranito e l’impaurito, Carlotta annuì alle mie parole
-Ok, vi racconto- si arrese –Siamo andati a fare un giro in centro, poi ci siamo mangiati un gelato e poi siamo stati seduti su una panchina a parlare- ci raccontò, io e Carlotta ci guardammo
-E non è successo nient’altro?- chiese Carlotta con fare indagatore, lui scosse la testa vigorosamente, Carlotta continuò imperterrita a fissarlo
-Ok, ci siamo baciati- disse colpevole abbassando la testa, io ero sconvolta, Carlotta lanciò un urlo e si portò le mani alla bocca in segno di stupore, tutti si erano girati verso di noi, Ferri e quella Miriam compresi
-Stai scherzando?- chiesi ad Andrea
-No- rispose lui
-Oh mio Dio!- esultò Carlotta –Ora siete cognati!- continuò
-Beh, adesso vediamo come va, non affrettiamo le cose- rispose mentre fissava Ferri -Chi è quella tipa?- chiese lui cambiando discorso, mi voltai, i due erano ritornati ad essere avvinghiati
-Miriam Nardi- disse Carlotta, io rimasi in silenzio
-Vuoi fargliela pagare Emma?- mi chiese Andrea, io non capii -Come migliore amico, ti offro la possibilità, ma sappi che sarà l’ultima, per rispetto a tua sorella, di fargliela pagare a Ferri facendogli vedere che l’hai dimenticato e quindi baciandomi- mi spiegò, io mi girai verso Carlotta per cercare un aiuto, lei annuì solidale alla proposta di Andrea
-Non me la sento, nei confronti di Chiara, le voglio bene, è mia sorella- rifiutai scuotendo la testa
-sappi che sarebbe stato un bacio finto, tu non provi niente per me, io non provo niente per te, come quelli dei film, senza lingua- continuò Andrea –Ti conviene decidere in fretta, se ne sta andando- mi mise fretta, mi voltai a guardarlo, abbracciava la bionda, mi voltai di nuovo verso Andrea, alzai gli occhi al cielo
-Scusa Chiara!- sussurrai prima di baciare Andrea, alcuni secondi dopo, Carlotta mi batté sulla spalla, io mi staccai
-Se n’è andato, ma vi ha guardato per tutto il tragitto- m’informò Carlotta, Andrea mi sorrise e io feci lo stesso, caro Marco, non sai cosa vuol dire mettersi contro una Corvaglia, pensai sogghignando. 


Angolo dell'autrice:
Ok, il finale fa schifo, lo so, ma non sono riuscita a fare di meglio. Che ne pensate in generale? Scusatemi per il ritardo, ma la scuola mi impegna sempre di più e nei momenti liberi, scrivere era l'ultimo dei miei pensieri. Questa volta il capitolo lo dedico a tutti quelli che mi hanno aiutato, a tutti quelli che mi hanno ispirato e a tutti quelli che l'hanno letta, a chi l'ha recensita e a chi legge senza esprimersi.
Un bacio a tutti
Francesca
      

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Indimenticabile ***


Facciamo un gioco?

              Chi s'innamora prima, perde


Il sabato seguente, Carlotta mi obbligò ad andare in discoteca assieme a lei, così avrei fatto vedere a Ferri che l’avevo dimenticato, il pomeriggio ci trovammo a casa sua per prepararci. Data la mia scarsa capacità di truccarmi, lo fece lei al posto mio, poi dopo esserci vestite sua madre ci accompagnò in discoteca, al ritorno sarebbe venuto mio fratello.
-Allora? Pronta a scatenarti?- mi domandò lei sapendo il mio odio verso le discoteche
-Non vedo l’ora- mentii io. Una volta dentro, Carlotta mi trascinò al centro della pista, sotto le luci strobo per ballare, io iniziai a muovermi, sempre molto poco, cercando di non dare nell’occhio
-Emma, devi muoverti fuori! Lo vuoi far ingelosire o no, Marco?- urlò Carlotta dopo essersi avvicinata al mio orecchio, io annuii, mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con un bel ragazzo alto, iniziai a ballare attorno a lui
-Ciao, come ti chiami?- mi chiese il ragazzo, io gli sorrisi
-Emma, e tu?- gli chiesi sempre ballando
-Io sono Alessio- si presentò –Quanti anni hai?- domandò dopo
-Ne ho 17, tu?- iniziai a cercare Marco tra la gente, ma era pressoché impossibile
-Io ne ho 19- mi rispose lui, non gli diedi bado, tra una massa informe di ragazzini urlanti avevo scovato Ferri e anche lui mi aveva visto, mi fissava, mi voltai verso Alessio e mi ci avvinghiai addosso, lui mi circondò i fianchi, guardai nuovamente Ferri che ora baciava la bionda di qualche giorno fa, mi staccai dal ragazzo e con una scusa lo lasciai li, mi diressi al bar
-Un Sex on the beach- ordinai al bar sedendomi su uno sgabello libero, il barista me lo preparò, in pochi minuti l’avevo già finito, così ne chiesi un altro e un altro ancora, stavo perdendo il controllo di me stessa, iniziò a girarmi la testa, così rimasi seduta sullo sgabello e mi guardai intorno, vedevo sfocato, iniziai a mettere a fuoco un ragazzo che si dirigeva verso di me.

P.O.V MARCO

Lasciai Miriam ballare da sola in mezzo alla gente, avevo perso di vista Emma, mi diressi verso i bagni ma non la trovai, uscendo la intravidi seduta malamente su uno sgabello, appoggiata al bancone del bar, mi avvicinai
-Ciao Corvaglia!- la salutai facendo lo splendido, lei mi guardò confusa
-Ferri, non è il momento- sbiascicò lei gesticolando, era ubriaca
-Emma, quanto hai bevuto?- le domandai in tono dolce
-Non ti deve in..interessare, vattene Ferri!- mi urlò addosso perdendo l’equilibrio e cadendomi addosso, la presi prima che sbattesse la faccia per terra
-Emma dimmi quanto hai bevuto!- le intimai rimettendola sullo sgabello
-Ok, ok, non urlare che mi rimbomba tutto nella testa- mi chiese –Ho bevuto tre, o forse erano quattro, sex on the beach e due pesquito o forse di più- sbuffò –Non me lo ricordo, va bene?- mi urlò addosso
-Hai bevuto troppo- sentenziai –Vieni andiamo fuori- la presi per un braccio e piano piano la portai fuori dove si respirava di più –Perché hai bevuto così tanto?- le chiesi tenendola su
-Perché dovevo dimenticarmi te- mi confessò puntandomi un dito sul petto –Perché io ce l’ho messa tutta, ma non ci riesco- iniziò a singhiozzare, si dimenò dalla mia presa e si girò, barcollando andò a sedersi su un muretto li vicino –Io non riesco a dimenticarti, ci ho provato ma…- piangeva, mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei –Il problema è che quando sembra che ci sono riuscita, ci ricasco e tu…- si girò verso di me –Tu… non fai altro che peggiorare le cose, prima mi dici che mi ami e poi ti fai quella bionda e io non so più a cosa credere. Avanti dimmelo, mi ami?-  mi urlò addosso, a pochi centimetri dal mio viso, sentii il suo respirò irregolare sempre più vicino, io rimasi in silenzio, la guardai, lei mi fissava e piangeva, alcune ciocche dei suoi capelli biondi le si erano attaccate al viso, era bellissima anche quando piangeva e aveva il trucco tutto sbavato, le accarezzai la guancia
-Chi ti viene a prendere? Sei con Carlotta o con tua…- le chiesi cambiando discorso, lei mi prese i polsi e mi costrinse a guardarla negli occhi
-Marco, io ti amo!- urlò piangendo e interrompendo la mia domanda, io rimasi in silenzio, in sottofondo c’erano solo la musica lontana e i suoi singhiozzi
-A che ora ti vengono a prendere?- le domandai dopo alcuni minuti, lei lasciò i miei polsi e si alzò, cominciò a camminare lontano da me, barcollando, io la seguii a distanza, ad un certo punto inciampò in un sasso, e io la presi appena in tempo, ci ritrovammo faccia a faccia, lei si attaccò al mio braccio per tenersi in equilibrio e si avvicinò a me, le nostre labbra si sfiorarono fino a combaciare, mi baciò con trasporto, io non mi tirai indietro, era da ormai troppo tempo che non sentivo il sapore delle sue labbra, il suo profumo all’aroma di pesca che mi invadeva le narici, la presi in braccio e la feci sedere nuovamente sul muretto, lei allacciò le sue gambe attorno alla mia vita, continuò a baciarmi per alcuni minuti, poi si staccò e iniziò a singhiozzare di nuovo
-Ecco vedi, fai sempre così- mi fece notare, io scossi la testa
-Questa volta mi hai baciato tu- mi discolpai io
-Giusto, hai ragione, tu non ti tiri mai indietro, in fondo sono io quella che si è innamorata- continuò –Ma poi mi chiedo perché sei ancora qua? Vai da quella troia bionda- disse indicando la discoteca, io mi posizionai davanti a lei, furioso, la presi per le braccia
-Ma allora non capisci- le urlai addosso, lei si tirò indietro e chiuse gli occhi per paura –Non capisci che l’ho fatto per farti ingelosire e a quanto pare ci sono riuscito benissimo- le sputai tutto addosso, lei mi fissava senza dire una parola
-Emma, Marco!- ci chiamò Carlotta, io mi girai di scatto –Carlotta, l’ho trovata ubriaca, così l’ho portata fuori- le spiegai, lei si avvicinò a noi
-Ci deve portare a casa suo fratello, dovrebbe arrivare da un momento all’altro- m’informò, Emma si attaccò a me e scese dal muretto, Carlotta la prese prontamente dall’altra parte
-Beh Mimì, quanto hai bevuto?- le domandò fintamente arrabbiata
-Non lo so Totta- sbiascicò lei, sorrisi, era sempre bellissima, anche quando mi faceva incazzare, i fari di un’auto ci illuminarono, era il fratello di Emma
-Ciao- ci salutò, poi guardò sua sorella –Emma?- le chiese, lei alzò lo sguardo senza dire niente
-Ehi Ema, mi aiuti a metterla in macchina?- chiese Carlotta al ragazzo, lui annuì e si precipitò a prendere il mio posto, mi squadrò da capo a piedi
-Io sono Marco, Marco Ferri- mi presentai allontanandomi
-Sei tu che hai aiutato Emma?- mi chiese dopo averla sistemata in macchina, io annuii –E sei sempre tu quello di cui Emma si è innamorata?- mi domandò subito dopo, io anuuii nuovamente, lui si avvicinò a me –Ti prego, non farla soffrire troppo, ha già sofferto abbastanza- mi disse prima di salire in macchina e lasciarmi solo nel piazzale con la bellissima immagine di Emma negli occhi.

 

 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! eccomi con un altro capitolo, che vi sembra, vi piace la prospettiva di Marco? Fatemi sapere. Ringrazio tutti quelli che leggono e soprattutto quelli che recensiscono, il capitolo lo dedico a Vanessa, è un pezzo di regalo per i tuoi 18 anni, grazie per esserci sempre, per supportarmi e per gli spunti che mi dai per la storia. Ti voglio Bene Vane
Un bacio
Francesca
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** L'amore è una fregatura ***


La mattina successiva mi ritrovai nel mio letto con addosso il mio pigiama, mi tirai su, ma un giramento di testa mi fece distendere nuovamente, poi dei passi mi fecero rialzare lentamente, Carlotta era in piedi davanti a me
-Buongiorno bella addormentata- mi salutò con un bicchiere d’acqua in mano, sbuffai ancora intontita e mi ributtai sul cuscino
-Ho un mal di testa allucinante e una nausea incredibile- mi lamentai chiudendo gli occhi
-Tipici postumi post sbronza- commentò lei poi si sedette su un fianco del letto e mi porse il bicchiere e una pastiglia –Beviti un aspirina e vedi che il mal di testa passa, per la nausea non posso farci niente- mi disse mentre mandavo giù l’aspirina, poi mi distesi nuovamente
-Ma che ore sono?- chiesi
-Le tre del pomeriggio, tua mamma è uscita, Emanuele dovrebbe tornare e Chiara è fuori con Andrea, mi ha chiesto di venire a sorvegliarti- mi spiegò lei
-Cos’è successo ieri sera?- chiesi alla mia amica –Ho tipo un vuoto, da quando ho preso un sex on the beach al banco, poi da li, il buio più totale- confessai
-Beh ecco, non è che siamo state tanto insieme- mi disse lei con aria colpevole
-E con chi sono stata scusa?- domandai cercando di ricollegare
-Con Marco- aggiunse lei, cominciai a ripercorrere ciò che ricordavo della sera precedente “Quanto hai bevuto?” “Ma allora non capisci?!” “Questa volta mi hai baciato tu”  queste tre frasi mi rimbombavano nella testa
-L’ho baciato…- pensai a voce alta
-Non so se l’hai baciato, ma quando sono arrivata io ti stava dicendo qualcosa del tipo “L’ho fatto per farti ingelosire”, ma sinceramente, non ho capito cosa- mi raccontò, “L’ho fatto per farti ingelosire” mi ripetei nella mente più volte per cercare di ricordare
-Ma certo!- mi venne l’illuminazione, Carlotta mi guardava senza capire –“L’ho fatto per farti ingelosire”, baciare Miriam, l’ha fatto per farmi ingelosire e io ho baciato Andrea per farlo ingelosire- collegai i due fatti –Quindi mi ama- dedussi, Carlotta mi fissava –Carlotta, io lo amo- le dissi alzandomi dal letto, ignorai la nausea e mi vestii in pochissimo tempo –Lo amo Carlotta, devo dirglielo- continuai io, lei mi guardava sorridente e sbigottita –Oddio mi ama anche lui- mi fermai vicino all’armadio e mi misi le mani tra i capelli –Devo andare a dirglielo, non posso farmelo scappare- continuai infilandomi le scarpe –Vado- la informai e uscii dalla stanza, poi a metà corridoio mi bloccai –Ma dove vado a cercarlo?- mi chiesi a voce alta, mi voltai, Carlotta era in piedi sulla porta di camera mia
-Non so dove può essere- mi disse lei allargando le braccia
-Chiedi a Filippo- la esortai, lei scosse la testa –Dai Totta!- la pregai unendo le mani e sporgendo il labbro inferiore in avanti, lei sbuffò e dopo aver borbottato qualcosa che non capii, tirò fuori il cellulare e chiamò il suo ragazzo nonché migliore amico di Marco
-Ehi cucciolo- spalancai gli occhi e scoppiai a ridere, ma come lo chiamava? Lei diventò tutta rossa e si girò di spalle –No niente, volevo chiederti se sai dov’è Marco?- chiese poi coprendosi l’orecchio libero per sentire meglio ciò che diceva Filippo –No, non interessa a me, ma interessa ad Emma- spiegò –Dopo ti racconto- disse ancora, poi rimase in silenzio –Ok, grazie mille amore, ci vediamo dopo, si, va bene, ti amo anch’io- Carlotta chiuse la chiamata –È ai giardinetti di via Matteotti- mi disse, io mi voltai e andai in soggiorno presi al volo le chiavi
-Muoviti Carlotta!- le urlai, le mi raggiunse e uscimmo assieme, poi lei ritornò a casa e io andai verso via Matteotti e i suoi giardinetti, iniziai a correre euforica, Marco mi amava, io amavo lui, correvo per le strade, tutti mi guardavano in modo strano, ma cos’hanno da guardare, non hanno mai fatto pazzie per amore, non hanno mai avuto qualcuno da raggiungere, non hanno mai avuto voglia di correre da una persona solo per guardarla negli occhi e dirgli che la amavano. Correvo e viaggiavo ad un metro dalla terra, ero felice e avevo voglia di urlarlo a tutto il mondo, volevo urlare che amavo Marco, volevo baciarlo e accarezzarlo, volevo mi facesse sentire bellissima solo guardandomi
Imboccai via Matteotti e  andai verso i giardinetti, schivai una mamma e una carrozzina, entrai dal cancelletto e  cercai con gli occhi, desiderosi di vederlo, Marco, avanzai e guardai a destra e a sinistra, non vedevo l’ora di vederlo con i suoi occhi blu, la sua polo grigia e il suo ciuffo. Andai lungo il vialetto che divideva i giardinetti, mi voltai a destra e lo vidi, ma avrei preferito non vederlo, Marco era appiccicato a Miriam, rimasi pietrificata a guardarli, chiusi gli occhi e le lacrime cominciarono a scorrere, passai dall’essere al settimo cielo a sentirmi sotto un treno, non riuscivo a muovermi, a parlare, a pensare niente, mi sentivo svenire e la nausea era tornata
-Ti senti bene?- una signora con una bimba sulla bicicletta mi riportò alla realtà, mi voltai di scatto  e mi asciugai velocemente le lacrime
-Si, va tutto bene grazie- le risposi cercando di essere cortese e gentile
-Sei sicura? Tremi e sei molto pallida- continuò lei
-Sono sicura. Magari adesso mi siedo un attimo. Grazie mille- la ringraziai nuovamente e finalmente mi lasciò da sola, cercai un panchina libera  e mi sedetti, appoggiai i gomiti sulle ginocchia e mi misi le mani tra i capelli, scoppiai a piangere, non ci sarebbero stati baci, non ci sarebbero  state dichiarazioni, non ci sarebbero stati “Ti amo”, non ci sarebbe stato nulla, la nausea tornò più prepotente, mi portai una mano alla bocca e mi alzai di scatto, cercai velocemente un posto nascosto, poi vomitai la cena della sera prima, vomitai tutto l’alcool che avevo bevuto, vomitai i miei sentimenti, vomitai tutto ciò che avevo in corpo, andai a sciacquarmi alla fontanella, mi sentivo vuota, ferita, debole e persa, ritornai alla panchina e  presi il cellulare
-Pronto Emma- disse la voce di mio fratello, io scoppiai a piangere nuovamente –Emma? Cosa c’è?- domandò preoccupato
-Ema, sono…sono…- non riuscivo a formulare nessuna frase di senso compiuto –Mi sento male Ema- sussurrai tra i singhiozzi
-Dove sei? Ti vengo a prendere- mi disse
-Ai giardinetti di via Matteotti- gli spiegai
-Arrivo, non ti muovere da li- mi intimò, spensi la chiamata e ripresi a singhiozzare. Rimasi li a piangere finché non arrivò Emanuele
-Emma- mi disse sedendosi di fianco a me, io senza dire una parola lo abbracciai, lui mi strinse a se –Che succede? Ti va di raccontarmelo- mi chiese con fare amorevole, accarezzandomi i capelli
-Io amo Marco, ma quando sono li li per dichiararglielo convinta che lui provi ciò che provo io….- singhiozzai –Ci rimango sempre fregata… E il punto è che non riesco a dimenticarlo, non ci riesco, perché io sono proprio innamorata…- ripresi a piangere, lui mi strinse ancora più forte
-Cara Emma, benvenuta nel club. L’amore è una fregatura, prima ti fa credere che sia tutto rose e fiori, poi invece è un inferno senza fine, se ti innamori della persona sbagliata non c’è niente da fare. Ti capisco è successo anche a me, Emma la vita è tutta così, ma tu devi rifarti una vita, devi lasciarlo stare e l’occasione giusta è l’estate, per tre mesi non lo vedrai, distraiti, trovati qualcun altro e smettila di pensare a lui, smettila di farti del male con le tue mani- mi disse, io mi rannicchiai sul suo petto, sentivo il suo cuore battere forte –Ora però torniamo a casa, mamma e Chiara si saranno preoccupate- mi disse prima di alzarsi e tendermi la mano.




Angolo dell'autrice:
Eccomi con il 21° capitolo. La povera Emma ci rimane male un'altra volta e ormai le volte in cui Ferri l'ha delusa non le contiamo più. Che dire? 100 recensioni!!!! Sono molto contenta di questo e vorrei che aumentassero ancora di più, ergo, recensite. Dedico il capitolo alla mia Virgi e poi lo dedico a me, perchè ne ho bisogno pure io. Se volete leggere qualcos'altro di mio passate sul mio contatto.Un bacio
Francesca
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Gelosia canaglia ***


Facciamo un gioco?
Chi s'innamora prima, perde






Tornata a casa, mi rifugiai in camera con la scusa di non sentirmi bene e mi buttai sul letto e rimasi a guardare il soffitto bianco della mia camera, non avevo nemmeno più la forza di piangere, rimasi li a fissare il nulla finchè il mio cellulare suonò
-Ehi Mimì!- mi salutò contenta Chiara
-Ciao Totta- le dissi con un filo di voce
-Che è successo?- mi chiese
-Non mi ama- le dissi con le lacrime agli occhi
-Ma come?- mi domandò stupita –Cioè te l’ha detto in faccia…- ipotizzò
-No no- non la lasciai finire –L’ho visto- le spiegai
-In che senso Emma? Cosa vuol dire che l’hai visto?- mi domandò
-L’ho visto… mentre baciava quella Miriam- continuai a spiegarle trattenendo le lacrime
-Cazzo, ma di nuovo- fu l’unica cosa che disse
-Si- mugolai 
-Lascialo perdere Emma, questa storia va avanti da mesi, ti stai solo facendo male- mi pregò lei
-Io ci sto provando Totta…- risposi, in quel momento Chiara entrò in camera –Senti, ci vediamo domani a scuola?- le disse
-Se vuoi vengo li da te e ne parliamo- mi propose la mia migliore amica
-No grazie, c’è Chiara e c’è Ema, ci vediamo a scuola domani- risposi
-Ok, stai su- mi disse –Ti voglio bene, ciao- mi disse prima di attaccare, sorrisi, era tipico di Carlotta, a cui veniva difficile esternare i propri sentimenti, metteva un “ti voglio bene” in mezzo ad altre parole, lo diceva veloce per farlo passare inosservato, ma io lo sentivo sempre
-Ti voglio bene anche io, Charlie- le dissi prima di mettere giù, Chiara si era seduta sul mio letto e aspettava finissi la chiamata con Carlotta, appoggiai il telefono al copriletto e mi misi seduta
-Ema mi ha detto- iniziò mia sorella, io abbassai la testa e inizia a piangere di nuovo, lei si avvicinò a me e mi abbracciò –Oh Mimì- mi disse accarezzandomi la schiena –Dai, ancora una settimana e poi non lo vedi per tre mesi, sono sicura che te lo dimentichi- mi rassicurò, io non risposi –Però davvero, smettila di farti del male da sola,  lo dico per te- continuò
-Grazie Chià- le dissi ancora abbracciata  a lei
-Ma guarda te se questo deficiente deve far piangere così tanto la mia sorellina- disse cercando di farmi ridere, io mi staccai e mi asciugai le lacrime
-Ti devo forse ricordare che pure tu ti sei presa una cotta per Marco Ferri?- le ricordai sorridendo
-Certo, devi sempre copiarmi, pure con i ragazzi- mi fece notare, io scoppiai a ridere –Beh ti giuro che se ti prendi una sbandata per Andrea, non so cosa ti faccio- continuò fintamente arrabbiata
-In quel caso devi dirlo a lui, io la mia possibilità l’ho avuta- le dissi
-Ora tocca a me- rispose lei ridendo
-Chiara- la chiamai, lei mi guardò –Grazie- le dissi
-Di cosa?- rispose lei retorica mentre mi sorrideva
-Di esserci sempre, di farmi ridere quando vorrei solo piangere- le spiegai, lei rimase interdetta
-Beh, sono tua sorella, ti devo pure aiutare- mi rispose mandandomi un bacio prima di uscire dalla stanza.
Il giorno successivo, sperai di incontrare Marco il più tardi possibile, salii le scale guardandomi intorno, per fortuna di lui non c’era traccia, entrai in classe e puntai i nostri banchi vuoti, non era ancora arrivato, appoggiai la cartella e andai a salutare Carlotta, che appena mi vide mi abbracciò
-Emma- mi chiamò Andrea che era appena entrato, io mi girai  e andai verso di lui –La Charlie mi ha detto- mi confessò lui, io rimasi in silenzio –Che poi me l’aveva già detto tua sorella- aggiunse, io alzai la testa e risi
-Certo che le notizie volano- commentai, lui sorrise
-Sai che per qualsiasi cosa io ci sono- mi disse, io annuii
-Lo so, grazie Andrea- risposi prima di abbracciarlo, in quel momento entrò Ferri che ci vide abbracciati, ci squadrò da capo a piedi e poi andò verso i nostri banchi
-Buongiorno ragazzi!- ci salutò la professoressa di musica, io e Andrea ci dovemmo staccare per andare ai nostri posti, mi sedetti e non degnai Marco di uno sguardo, sentivo che mi guardava, ma nonostante questo io facevo finta di niente
-Allora ragazzi, oggi cominciamo a fare le prove generali dello spettacolo- annunciò la prof, io mi girai verso Andrea e gli sorrisi –Proveremo per questi tre giorni che mancano allo spettacolo e poi andremo in scena!- continuò la prof agitata, noi rimanemmo in silenzio –Bene, andiamo giù in aula magna dove inizieremo a provare- disse prima di alzarsi e aspettare che lo facessimo pure noi.

I tre giorni di prove erano passati, finalmente era arrivato il giorno dello spettacolo, io ero assieme alle mie compagne di classe in un aula adibita a camerino, Gloria mi stava truccando mentre Jessica si occupava dei miei capelli che stava arricciando con molta cura, Carlotta era in preda ad un attacco isterico, andava su e giù per la stanza stringendo convulsivamente il testo della canzone che avrebbe cantato ripetendo frasi tipo “Non mi ricordo niente, sbaglierò tutto!” alternandole a risatine isteriche e vocalizzi, altre compagne erano nel panico più totale, chi si sistemava nervosamente il vestito, chi fissava il vuoto davanti a se, chi ripeteva pezzi di frasi cantando, io come le altre ero parecchio agitata
-Vuoi stare ferma?- mi chiese esasperata Gloria, io annuii aprendo gli occhi
-Tra quant’è che hai finito?- domandai –Vorrei andare a vedere Andrea…- continuai mentre Gloria mi metteva il mascara e Jessica spruzzava di lacca una mia ciocca
-Ma tu e Andrea state assieme?- mi domandò Alessia
-No, noi siamo solo amici- spiegai io
-Io avevo capito di sì…- commentò Alessia quasi scontenta, Carlotta si fermò in mezzo alla stanza e in quel momento calò il silenzio
-Chi te l’ha detto Ale?- chiese Carlotta
-Marco, ha detto che vi ha visto ieri i centro assieme e pure domenica scorsa, ha detto che vi facevate- spiegò Alessia, Carlotta si girò verso di me chiedendomi con gli occhi se quello che stava dicendo Alessia era vero, io scossi la testa
-Ma io ieri pomeriggio ero con te, Totta- dissi facendo mente locale, lei annuì
-Adesso ho capito!- dissi mentre tutte le mie compagne si erano girate verso di me –Andrea è uscito con mia sorella… gemella, ecco perché Marco dice che sto con Andrea- dopo aver spiegato tutto, Carlotta mi prese per un braccio  e mi portò fuori dalla stanza
-Stai pensando quello che penso io?- mi chiese nel corridoio pieno di persone che andavano avanti e indietro in preda all’ansia, io scossi la testa –Marco crede che stai con Andrea ecco perché domenica ha baciato quella Miriam- mi spiegò –Ha visto Andrea e Chiara domenica, poi ti ha visto lunedì mentre lo abbracciavi e poi in questi giorni mentre provavate assieme, in più ieri ha di nuovo visto tua sorella e Andrea, quindi ha fatto due più due- continuò, io la guardai senza dire una parola, non credevo molto alla sua versione
-Senti Totta, queste sono cose da film, la realtà è ben diversa e cioè, lui crede che io stia con Andrea ma in realtà non gliene frega niente di me- dissi alla mia migliore amica –E ora scusami ma vado da Andrea, vado a vedere come sta- conclusi avviandomi verso l’aula dei ragazzi, lasciando Carlotta li da sola in mezzo al corridoio, quando fui davanti all’aula aspettai che uscisse qualcuno così da farmi chiamare Andrea
-Emma!- mi chiamò una voce, senza farci caso mi girai, Marco mi stava guardando, li in piedi sui tacchi, nel mio vestito blu di chiffon monospalla che scendeva stile impero fino a sopra le ginocchia, i capelli riccioli, non riuscii a dire una parola, era bellissimo, pantaloni e camicia neri, cravatta blu, i capelli perfettamente dritti –Sei…sei… bellissima- mi disse quasi imbarazzato, io avvampai, sentii le mie guance scottare, istintivamente abbassai la testa e sorrisi guardandomi le scarpe
-Grazie- sussurrai imbarazzata
-Che ci fai qui?- mi chiese, io alzai la testa
-Cercavo Andrea- risposi, lui si morse il labbro
-Guarda che se sei venuta per dargli un bacio, poi ti si rovina il rossetto- mi disse lui fissandomi con disprezzo, io lo guardai
-Non sono venuta a dargli un bacio- risposi piccata  -Comunque se ti interessa, non sto insieme a lui- continuai
-E come mai te lo fai ogni tanto? Cos’è siete scopamici?- mi domandò mettendosi le mani sui fianchi, io sbuffai infuriata
-È mia sorella, quella di cui stai parlando è mia sorella, lei si fa Andrea, io non me lo faccio Andrea- ribadii
-Anche qui  a scuola è tua sorella?- mi domandò lui imperterrito
-No, li ero io, poi si è messo con mia sorella, quindi non me lo sono più fatto- spiegai arrabbiata, lui rimase in silenzio –E comunque cosa cazzo te ne frega di quello che faccio io con Andrea?- gli domandai, lui mi guardò negli occhi
-E perché tu ti facevi Andrea?- mi chiese lui di rimando
-La domanda l’ho fatta prima io- dissi io, lui sbuffò
-Sei impossibile, Corvaglia- disse allargando le braccia, io alzai un sopracciglio
-Anche tu, Ferri- risposi –Avanti rispondi- ribadii, lui fece un respiro profondo
-Perché sono geloso….- aspettai che finisse la frase -…di te- concluse, un colpo al cuore, rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo –Ora tocca a te rispondere- disse lui
-Lo baciavo per farti ingelosire- raccontai –E a quanto pare ci sono riuscita- continuai
-Emma!- mi chiamò la voce di Andrea, lanciai un ultima occhiata a Marco, poi mi voltai per vedere Andrea, era molto carino, camicia bianca e pantaloni neri, cravatta nera, andai verso di lui e lo abbracciai
-Come stai?- mi chiese –Agitata?- mi domandò ancora
-Un po’, tu?- gli domandai, lui annuì
-Corvaglia, cosa fai qua?- mi domandò la professoressa di musica
-Mi scusi prof, volevo vedere come stava Andrea- mi scusai
-Va bene, vai a chiamare le tue compagne, tra poco cominciamo- mi disse, io annuii e salutai Andrea, poi mi allontanai e lanciai uno sguardo a Marco, era davvero geloso di me? Ero riuscita nel mio intento?



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo, che ve ne pare? Scusatemi se vi ho fatto aspettare tanto, ma la scuola mi impegna molto. Fatemi sapere cosa ne pensate, lasciando una recensione, anche piccola. Ringrazio tutti quelli che leggono e che aspettano i nuovi capitoli, vi prometto che il prossimo lo pubblicherò presto. Il capitolo lo dedico a chi legge e recensisce sempre, grazie mille
Un bacio a tutti 
Francesca
 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Si va in scena! ***


Quando la profe riuscì a radunarci tutti fece l’appello, mancava Alice e nessuno riusciva a rintracciarla, il cellulare suonava a vuoto
-Allora ragazzi, oltre a questo piccolo problemino tecnico, voi siete tutti pronti, dietro le quinte c’è l’ordine di uscita di ogni coppia, ma è quello che abbiamo provato ieri- ci disse –Non fatevi prendere dal panico, siete bravissimi, le canzoni le sapete, concentratevi e vedrete che andrà tutto bene- ci rassicurò, poi lanciò uno sguardo a noi ragazze –Voi ragazze siete bellissime, state attenti a come me le trattate- disse rivolgendosi ai ragazzi, io guardai prima Andrea e poi Marco –Tra cinque minuti cominciamo, le prime due coppie dietro le quinte, preparatevi dove abbiamo concordato almeno un balletto prima, non intralciate dietro le quinte, dopo che avete ballato potete andare in platea- continuò con le raccomandazioni, poi diede un’occhiata all’orologio –Bene, ora risolviamo il problema Alice Zorzi- bofonchiò a bassa voce –In bocca al lupo a tutti quanti- ci disse prima di congedarci, io andai da Andrea
-Allora, sei pronto?- gli domandai agitata
-Si, prontissimo, un po’ agitato, ma pronto- mi rispose lui –Tu invece? Tutto ok?- io annuii –Di cosa parlavi con Ferri prima?- mi domandò
-Niente d’importante, oltre al fatto che crede che io  e te stiamo insieme- gli dissi, lui sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere
-Io e te insieme- disse ridendo, io annuii
-Beh, lui è convinto di ciò, invece ti ha visto con Chiara e l’ha scambiata per me- dissi io per spiegare
-Che scemo- commentò lui
-Mi ha anche detto che sono bellissima- continuai
-Beh, ha ragione- disse lui dopo avermi guardato bene, io sorrisi  -Andiamo a vedere gli altri?- mi chiese lui indicando il palco, io annuii e lo seguii. Dopo alcune esibizioni ci vennero a  chiamare, era il mio turno assieme ad Andrea, subito ci posizionammo dietro al palco, io da un lato lui dall’altro, sul palco Elisa e Luca stavano finendo la loro esibizione, Andrea mi fece segno di stare tranquilla, io annuii e respirai profondo alcune volte, ero agitatissima, mi passarono in mente un sacco di pensieri, ripassai il testo mentalmente e ripercorsi la coreografia per essere sicura di saperla fare, la paura più grande era quella di rimanere in silenzio davanti al pubblico, di sbagliare il testo oppure di stonare, qualcuno mi picchiettò sulla spalla interrompendo i miei pensieri, mi voltai ma non ebbi il tempo di realizzare chi avevo davanti che Marco Ferri, mi prese per le spalle e mi baciò in modo appassionato, passionale ma allo stesso tempo dolce, rimasi impietrita stretta a lui che mi stringeva le spalle, non mi dimenai perché non ne avevo voglia, perché aspettavo quel bacio da secoli, perché era quello che volevo, e al diavolo chi mi diceva di scordarlo, come facevo a dimenticarmi del sapore delle sue labbra, delle mie mani nei suoi capelli, dei suoi occhi blu fissi nei miei che mi facevano tremare, del suo sorriso che mi mandava in estasi, Marco si staccò, rimasi con gli occhi chiusi poi li aprii, lui era ancora li che mi guardava sorridendo, io gli sorrisi
-Volevo farti l’in bocca al lupo- disse, io non ebbi il tempo di rispondere, sentii la base di Elisa e Luca sfumare, gli sorrisi e mi voltai verso Andrea che mi guardava sorridendo, poi mi fece segno con il pollice alzato per darmi la sua approvazione, si mise la chitarra e aspettò che alcuni secondi, poi salì sul palco iniziando  a suonare, io uscii proprio di fronte a lui
-Do you hear me, I'm talking to you – lasciò la chitarra per indicarmi -Across the water across the deep blue ocean under the open sky, oh my, baby I'm trying- riprese a suonare e a cantare
-Boy I hear you in my dreams- iniziai a cantare io, mi voltaic verso di lui che era dietro di me -I feel your whisper across the sea- cominciai a camminare verso di lui e lui indietreggiò come prevedeva la coreografia -I keep you with me in my heart- mi misi le mani sul petto dove si trovava il cuore -You make it easier when life gets hard- conclusi prima di riprendere fiato per il ritornello, lui mise la chitarra in un angolo
-I'm lucky I'm in love with my best friend- mi prese la mani e iniziammo a ballare un valzer, ci spostammo verso destra e poi verso sinistra -Lucky to have been where I have been, lucky to be coming home again- mi fece fare un giro su me stessa, poi mi lasciò
-They don't know how long it takes- indietreggiai e Andrea fece lo stesso  -Waiting for a love like this, every time we say goodbye- mi fece ciao con la mano, io mi misi a ridere -I wish we had one more kiss- gli mandai un bacio
-I'll wait for you I promise you, I will- cantai da sola
-I'm lucky I'm in love with my best friend, lucky to have been where I have been, lucky to be coming home again- ci riavvicinammo guardandoci negli occhi e cantando  assieme -Lucky we're in love every way, lucky to have stayed where we have stayed, lucky to be coming home someday- riprendemmo a ballare
-And so I'm sailing through the sea to an island where we'll meet, you'll hear the music fill the air I'll put a flower in your hair- Andrea canto e poi mi mise una margherita tra i capelli
-Though the breezes through trees, move so pretty you're all I see,  as the world keeps spinning round, you hold me right here right now- cantai io girandogli attorno, poi ricantammo il ritornello sempre ballando assieme, mi voltai verso la platea  cercai con gli occhi mamma, quando la trovai sorrisi, vicino a lei c’erano Chiara ed Emanuele, sul fondo del parterre vidi Marco che mi stava guardando, alla fine dell’esibizione, come previsto, Andrea mi prese in braccio e mi fece volteggiare con facilità per il palco, subito dopo la posa finale il pubblicò scoppiò in un fragoroso applauso, Andrea mi mise per terra e insieme facemmo gli inchini per ringraziare, poi uscimmo di scena, appena dietro le quinte ci abbracciamo, eravamo felici
-Bravissima, sei stata bravissima- mi disse nell’orecchio
-Complimenti Bravi e Corvaglia, mi siete piaciuti tantissimo- si complimentò la professoressa, Andrea ringraziò contento e  mi strinse a se –Sapete per caso dov’è Ferri?- ci domandò, Andrea scosse la testa
-L’ho visto in platea poco fa- risposi io, alcuni secondi dopo Marco si palesò dietro la professoressa
-Prof mi cercava?- domandò lui, la professoressa si girò
-Si, Marco cercavo proprio te, per dirti che abbiamo rintracciato Alice che purtroppo ha avuto un problema e non riesce a venire, quindi o ti esibisci da solo oppure troviamo una sostituta ad Alice- spiegò la professoressa, Marco ascoltò la professoressa, poi guardò me che ero rimasta ad ascoltare
-Prof, cantare da solo non ha senso, posso cantare con Corvaglia?- chiese alla profe, io sgranai gli occhi, la professoressa si girò verso di me e Andrea che eravamo dietro di lei
-Che ne pensi Corvaglia?- mi domandò, io guardai prima Andrea, poi guardai Marco che con gli occhi mi supplicava di accettare
-Va bene- accettai, la professoressa mi sorrise e Marco pure
-Grazie Emma, ci salvi da questa situazione- mi ringraziò la professoressa, io abbassai lo sguardo sulle mie scarpe
-Lo faccio solo per Marco- sussurrai io, ma sapevo che Marco mi aveva sentito


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Eccomi con il ventitreesimo capitolo, finalmente la scuola sta finendo e purtroppo, dopo quasi un anno  e mezzo anche l'Odissea tra Emma e Marco. Che ne pensate del capitolo? Marco ha fatto bene? Di Emma cosa pensate? Fatemi sapere le vostre impressioni lasciando una recensione. Spero di aggiornare presto.
Se vi va di passare a leggere la mia altra long "Vivimi" mi farebbe molto piacere.
Un bacio a tutti
Francesca
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Finalmente felici e contenti? ***


Dopo aver acconsentito a esibirmi una seconda volta assieme a Marco Ferri, le mie compagne di classe mi pettinarono nuovamente, come doveva essere pettinata Alice, mi misero il suo vestito, addirittura stringendolo, in pochissimo tempo, sui fianchi, mi struccarono e ritruccarono, mentre io ripassavo il testo della canzone
-E se sbaglio?- le mie ansie erano ritornate
-Macchè, con Andre sei stata bravissima, vedrai che anche con Marco andrai alla grande- mi rassicurò Flavia, una mia compagna di classe mentre mi metteva il mascara
-Devi solo stare tranquilla- disse Elena, in quel momento bussarono alla porta
-Non puoi entrare, non la puoi vedere- sentii dire da Rachele
-Avanti Rachele, fatemi entrare, mica devo sposarla- sorrisi, la voce che sentii attraverso la porta era quella di Marco
-No, no Marco, aspettala fuori- l’aiutò Giorgia battendo il cinque a Rachele
-Gio, apri questa porta e nessuno si farà male- disse ancora Marco fuori dalla porta, io mi infilai le scarpe
-Quanto sei impaziente, la vedi tra due minuti, vai a prepararti, arriva- gli disse Giorgia
-Io l’aspetto qui, non sa dove deve prepararsi- concluse Marco, io mi alzai dalla sedia, mi guardai allo specchi, i capelli raccolti in una treccia a lisca di pesce ed un fermaglio con un rosa blu, il vestito blu monospalla ricoperto di strass sul corpetto che scendeva morbido sui fianchi fino a metà coscia e le scarpe nere con cinque centimetri di tacco, Carlotta mi abbracciò
-Stai tranquilla, andrà tutto bene, divertiti- mi disse all’orecchio mentre mi stringeva a se, io la strinsi più forte
-Il testo me lo porto via per precauzione- dissi prendendo il foglio dal tavolo e ripiegandolo, Giorgia alzò gli occhi al cielo, Carlotta mi sorrise
-Non ti servirà- disse Elena sorridendomi, io diedi un bacio generale e uscii dall’aula, mi ritrovai davanti Marco, senza parole
-Sei bellissima come al solito- mi disse, io abbassai la testa imbarazzata
-Smettila non è vero- gli risposi fissandomi le scarpe, lui si avvicinò a me e mi prese il mento costringendomi a guardarlo negli occhi
-Invece è così, tutte le volte che ti vedo, m’incanto, sei sempre bellissima, sei un colpo al cuore tutte le volte, un giorno o l’altro ci rimango secco- continuò lui, io non sapevo che rispondere, mi sembrava una confessione, ma non riuscivo a crederci fino in fondo
-Dai andiamo- cambiai discorso andando verso il palco, lui mi prese per un braccio
-Cos’è non mi credi?- mi chiese lui duro
-Mi hai illuso talmente tante volte che non so più se crederti o meno- gli risposi staccandomi da lui, camminai a passo svelto fino ad arrivare all’entrata della platea, mi posizionai davanti alla porta più a sinistra, Marco stava davanti a quella più a destra, cercai di non guardarlo, mi sarei deconcentrata, ripassai
mentalmente il pezzo, me lo ricordavo tutto, sentii gli applausi del pubblico, l’esibizione prima della nostra era finita, mi voltai velocemente verso di lui
-In bocca al lupo- gli augurai sorridendo, lui si girò di scatto verso di me
-Ti amo- mi disse, il mio cuore manco un battito, non ebbi il tempo di pensare, subito partì la base, aprii la porta e lo guardai
-Now I’ve had the time of my life, no I never felt this way before- Marco uscì dalla porta assieme a me, a distanza, cantava guardandomi, io camminavo guardandolo –Yes I swear it’s the truth And i owe it all to you- continuò lui, arrivammo fino a metà platea
-‘Cause I’ve had the time of my life and I owe it all to you- dissi io prima di camminare a passo svelto verso il palco, Marco rimase a metà platea aspettando di cantare
-I’ve been waiting for so long , now I’ve finally found someone, to stand by me- Marco camminò per la restante platea mentre allargava le braccia e indicava me sul palco
-We saw the writing on the wall, as we felt this magical fantasy- cantai io mentre ballavo da sola sul palco
-Now with passion in our eyes- ci guardammo mentre cantammo assieme –There’s no way we could disguise it, secretly- mi sedetti sul palco con le gambe ciondoloni, lui arrivò sotto il palco, proprio sotto di me –So we take each other’s hand- Marco mi prese le mani e con un salto si sedette di fianco a me -‘Cause we seem to understand the urgency- mi guardò e mi fece una carezza sempre stringendomi l’altra mano
-Just remember- disse lui alzandosi e allontanandosi sul palco
-You’re the one thing- dissi indicandolo ancora seduta
-I can’t get enough of- si avvicinò di nuovo a me
-So I’ll tell you something- mi aiutò ad alzarmi, mise le mani sui miei fianchi e io le mie sulle sue spalle
-This could be love because- cantammo mentre gli saltai in braccio ancorando le gambe al suo bacino –I’ve had the time of my life, no I never felt this way before- iniziò a girare piano per il palco, un applauso quasi sovrastò la musica –Yes I swear it’s the truth, and I owe it all to you- mi mise per terra e mi allontanai da lui
-With my body and soul, I want you more than you’ll ever know- mi avvicinai a lui ancheggiando e passando le mani lungo i fianchi
-So we’ll just let it go- lui si avvicinò a me
-Yes I know what’s on your mind- mi ritrovai di fronte a lui che cantava, gli presi la cravatta, lui mi fece fare un casquet -When you say “stay with me tonight”- lo tirai vicino a me per la cravatta
-Just remember, you’re the one thing- disse lui tirandomi su, i nostri corpi aderirono l’uno all’altro, io trasalii
-I can’t get enough of- cantai soffiandogli sulle labbra, avrei voluto baciarlo, era bellissimo, in giacca e cravatta, i capelli leggermente scompigliati, il suo profumo invase le mie narici, eravamo troppo vicini, meno di cinquanta centimetri, dopo i quali, secondo il film “Notte prima degli esami” scatta automatico il bacio
-So I’ll tell you something, this could be love because I’ve had the time of my life, no I never felt this way before- ci allontanammo tenendoci per mano, poi mi fece fare una serie di piroette attorno a lui, ringraziai mentalmente i dieci anni di danza classica, serviti a fissare un punto e rimanere in equilibrio senza sembrare, alla seconda piroetta, ubriaca fino al midollo - Yes I swear it’s the truth, and I owe it all to you- incrociammo le bracci e iniziammo a girare su noi stessi tenendoci le braccia, lo guardavo, lui cantava e mi fissava, riusciva a sostenere il mio sguardo, mi ritornò in mente quel “Ti amo” detto prima, e se per una volta fosse stato sincero? Avrei potuto fidarmi di lui una volta per tutte? E se mi fossi fidata e lui mi avesse deluso un'altra volta? E se mi amasse davvero?
Continuammo a ballare e cantare fino alla fine del pezzo, quando mi tirò vicino  a lui e mi baciò davanti a tutta la platea, fu un bacio casto, ma interminabile, quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato, un po’ per il balletto e un po’ per il bacio, velocemente prendemmo gli applausi e facemmo l’inchino, poi uscimmo
-Corvaglia, Ferri, non sapevo steste assieme!- si meravigliò la professoressa, io guardai Marco, lui stava guardando me
-Infatti non stiamo assieme- dissi lui freddo, io mi voltai spalancando gli occhi
-Ma il bacio?- chiese la professoressa esterrefatta
-Era solo di scena, sa per prendere più applausi, ci si inventano un sacco di trucchi- disse sarcastico Marco, la professoressa lo guardò sconvolta
-Eppure dall’alchimia che ho visto tra di voi sul quel palco, avrei giurato che steste assieme, vi guardavate in modo passionale, e poi era la prima volta che lo ballavate e non avete avuto nessuna esitazione, il balletto era improvvisato ma sembrava architettato da mesi- continuò la professoressa, io guardai da un'altra parte, Marco si fissava i piedi –Bravissimi comunque- si complimentò ancora lasciandoci andare, io partii velocemente, uscii dal corridoio, imboccai le scale e andai fino all’ultimo piano e uscii sul grande terrazzo sopra la scuola, avevo voglia di urlare, ero confusa, non capivo più niente, non riuscivo a pensare qualcosa di logico e razionale, perché un minuto prima mi baciava davanti alla scuola e un secondo dopo diceva che il bacio era di scena, quando sapevamo entrambi che non era un semplice bacio di scena improvvisato?
-Emma!- sentii di nuovo quella voce, Marco, mi girai verso di lui
-Che cazzo vuoi?- gli ringhiai addosso, lui si avvicinò a me non capendo –Perché continui a illudermi, perché sento che non posso fidarmi di te?- gli dissi spingendolo indietro con le braccia, lui accusò il colpo –Che cazzo vuoi dalla mia vita? Perché proprio me, eh? Non potevi infastidire qualcun altro- gli urlai -Io ero felice prima di incontrare te, mi hai rovinato la vita- continuai, lui rimase fermo immobile dov’era –Ti odio- gli gridai addosso
-Non è vero- disse lui, gli tirai uno schiaffo in pieno volto, lui rimase zitto
-Come ti permetti? Mi hai offeso, mi hai umiliato, ingannato- gli dissi, mi prese le braccia per immobilizzarmi, ma io continuai a muovermi –Mi hai convinto a fare quella dannata scommessa, mi hai conquistata, ti sei preso quello che volevi e poi mi hai lasciato li, sola, abbandonata. Mi fa schifo solo il pensiero, che con te ho fatto una di quelle cose che ti devi ricordare per sempre, una delle tante prime volte della vita, e io, stupida l’ho buttata nel cesso con te- continuai –E ora, prima mi baci praticamente in mondovisione e poi neghi il fatto che per te sia significato qualcosa. Marco Ferri, lasciami in pace, smettila di giocare con i  miei sentimenti, sono una persona anche io cazzo, soffro anche io- ero un fiume in piena, non riuscivo a fermarmi –Non te lo meriti neanche tutto quello che ho sofferto, perché ho sofferto come un cane, perché ti amo, mi sono innamorata di te, dei tuoi occhi, dei tuoi capelli, dei tuoi modi di fare, della tua risata, amo tutto di te, e sarà scontato ma è così; e si, vuoi sapere chi ha perso quella scommessa?- gli domandai
-Quella scommessa l’ho persa io- urlammo all’unisono, io mi zittii, rimasi ansimante a guardarlo mentre mi dimenavo
-Quella scommessa l’ho persa io, ma lo sapevo già quando te l’avevo proposta, era persa in partenza, io ero già innamorato di te, mi serviva solo una scusa, un pretesto per conquistarti, e quando mi sembrava di esserci riuscito, beh come mio solito sono riuscito a rovinare tutto- mi spiegò, io mi calmai, lui allentò la presa –Ho rovinato la cosa più bella della mia vita e ho tentato di recuperare, ma tu facevi sempre muro, era impossibile per me riconquistarti, così ho provato a dimenticarti mettendomi assieme ad un'altra, una facile che ci stesse, a cui non importassero i sentimenti, per un po’ ha funzionato, ma appena ti ho rivisto tutto quello che ero riuscito a dimenticare mi era tornato in mente- continuò lui –Emma io ti amo, davvero, questa volta lo dico seriamente, ti amo per come sei, per come mi hai fatto diventare. Grazie a te ora ho ritrovato la fiducia nelle persone, capisci, mi hai aiutato tu- mi disse, io lo continuavo a fissare
-Ti sono servita come psicologa, mi fa piacere- gli dissi sprezzante iniziando a dimenarmi, lui strinse la presa e lottò contro di me
-Ma allora non capisci un cazzo! Avevi ragione tu,io non mi fidavo di nessuno, giocavo sempre in difesa, tu mi hai aiutato a superare le paure che avevo da quando è morto mio padre, grazie a te sono riuscito ad andare a trovare mio padre sulla tomba, ad entrare di nuovo in una macchina, senza di te, io non ce l’avrei mai fatta. Io ti amo e voglio stare con te, se mi vuoi ancora, voglio amarti per quella che sei veramente- disse lui, poi rimase in silenzio, io lo fissavo, occhi negli occhi, ci avvicinammo ancora di più fino a sentire i nostri respiri, lo baciai e con quel bacio decisi di fidarmi un ultima volta di lui, perché lo amavo davvero e per la prima volta nella mia vita mi sentivo libera e felice



Angolo dell'autrice:
Eccomi tornata con (ahimè) l'ultimo capitolo di questa storia, eh già, Emma e Marco hanno avuto il loro happy ending e io dopo quasi due anni ho finito questa storia che porterò sempre con me. Mi sento di ringraziare tutti quelli che l'hanno letta, quelli che l'hanno recensita, chi l'ha messa tra le preferite, chi tra le ricordate. Ringrazio in particolar modo chiunque mi abbia ispirato, amici e non. Infine un ringraziamento speciale alle mie amiche Arianna, Chiara, Virginia, al mio amico Marco per essermi stati vicino durante questa storia, grazie Ari per averla letta tutta.Ringrazio anche i miei personaggi ai quali mi sono affezionata e faranno sempre parte di me. E dopo tutto questo, permettetemi di fare un ringraziamento speciale alla mia migliore amica Vanessa che potrebbe essere in qualche modo la co-autrice di questa storia, grazie per avermi sopportato, supportato, aiutato e aver letto fino in fondo questa storia.(pensavi mi fossi dimenticata di te eh?) Vi voglio bene
Ci vediamo alla prossima storia
Grazie a tutti
Un bacio
Francesca
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1700578