Un disastro come Paradiso

di RedDisposition
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


(Abbie's POV)
erano le 10.30 e il suono della campanella mi fece notare che era finita l'ora di matematica. Mi affrettai a uscire dalla classe ed andai alla lezione di scienze. Entrai nella classe, l'ultima di tante, era la piú piccola, cupa e fredda. in quel momento fui la prima ad arrivare, mi sedetti al penultimo banco come sempre, sperai che accanto a me si sedesse il mio ragazzo, Sam, ma non arrivó nessuno. Ascoltai la professoressa fare l'appello. - Abbie Hall- sentii il mio nome, ma non riuscii a rispondere, perchè qualcuno aveva bussato alla porta - Avanti- dicemmo tutti insieme. entrò una ragazza, capelli e occhi bruni, labbra carnose, il mento marcato, non troppo alta, la sua corporatura era normale, non capivo perchè allora tutti gli altri la chiamavano "grassa" non conoscevo il suo nome proprio per questo. Era timida o almeno lo sembrava, quasi si voleva nascondere fra i libri e un diario che aveva in mano. aveva una di quelle grandi felpe che ti nascondono le curve, forse a causa di quei "bulli" aveva iniziato ad odiare il suo corpo. aveva un jeans e delle vans. - S-salve, scusate il ritardo- la sua voce quasi mi sembrò un sussuro. - Non si preoccupi, è perdonata, entri, signorina?- la professoressa cercó di essere accogliente- Lovato, Demetria Lovato-. Neanche la prof sapeva il suo nome, quella ragazza mi fece quasi pena, avrei voluto farla sentire piú a casa, quindi quando la prof le disse se voleva accomodarsi, lei andó a cercare un posto - Hei, Ciao, se vuoi puoi sederti qui, è libero.- mi guardó, sembrava stesse piangendo, evidentemente poche persone le avevano rivolto la parola- davvero?- mi disse- certo, siediti.- si sedette e in silenzio inizió a seguire la lezione di scienze. Mi sembrava una ragazza cosí indifesa e dolce, come potevano trattarla in certi modi.

(demi's POV)
è il 2 anno che faccio il corso qui, e neanche la prof sa come mi chiamo, si è vero, sono insignificante, grassa, brutta, sono tutto di negativo, ha ragione questa voce nella mia testa. - Hei, Demetria mi passeresti la mia penna?- mi girai e guardai Abbie, quasi mi ero dimenticata che era li -S-si- gli passai la penna, perchè ha voluto farmi sedere vicino a lei? non so, forse per prendermi in giro. è la prima persona nella mattinata che mi chiama con il mio nome e non con i stupidi soprannomi, cos'ha ? forse non sa che io sono nella zona degli "intoccabili" ? no è impossibile, del resto è l'ex capo delle chearleaders. La ammiro sin dal primo anno, non mi ha mai preso in giro ne altro, ma mi chiedo perchè sia cosi? - Hei, tu ci hai capito qualcosa di quello che sta dicendo?- mi risveglió dinuovo- Eh?- sembravo una stupida, ecco lo sapevo ora mi sputtana - hai capito qualcosa di quello che sta dicendo la prof?- mi lanció un lungo sorriso, non era come pensavo; una smorfiosa, vanitosa e prepotente. - Ehm... no- iniziò a ridere - neanche io- mi sorrise dinuovo, forse non voleva prendermi in giro, voleva solo essermi amica - C-omunque chiamami Demi- cercai di fingere un sorriso, ormai non facevo altro.

(Abbie's POV)
Mi sta simpatica, ma perché si perde nei suoi pensieri, cioè all'improvviso sembra che non ci sia più, vorrei esserle amica, vorrei aiutarla. Quel sorriso poi, più falso di quello che faccio io, cosa le è successo, voglio saperlo e voglio aiutarla. -Oh, vabbene, Demi- In quel momento la prof disse il nostro compito per casa - Per la prossima settimana dovrete svolgere un progetto di scienze sul sistema immunitario, a coppie. Sceglierete voi con chi- quando disse che avremmo avuto ampia scelta scrissi su un pezzo di carta " Lo facciamo insieme?" e lo dieti a Demi, lei annuì. Uscimmo insieme dalla classe, avevamo la stessa materia dopo e io avevo intenzione di sedermi accanto a lei.

(Demi's POV)
Okkey, vuole essermi amica, devo solo stare attenta a non farle capire niente. il sistema immunitario cazzo, proprio a noi, lo odio, mi fanno pensare al male, tutte quelle immagini sul sangue che esce, al sol pensiero mi brucia il braccio. Nei corridoi fa parecchio caldo, la mia felpa struscia contro i miei tagli, mi bruciano ma non posso farlo capire. Siamo quasi arrivate alla stanza, okkey per almeno 100 metri nessun bullo mi ha preso in giro. O almeno credevo, un colosso alto e muscoloso mi è apparso avanti, forse è un giocatore di football, forse è il Quaterback. Mi ha spinto con forza verso l'armadietto, facendo sbattere le mie cicatrici contro il ferro fresco - Hei, cucciolo di balena, come va? hai cacato dal mento stamattina?- Mi ha guardato con cattiveria, ma cos'hanno tutti contro di me ? e come se non bastasse Abbie era proprio davanti a me, mi sento ridicola, l'unica cosa che riesco a fare è scappare in bagno.

(Abbie's POV)
Ma cosa cazzo? un attimo fa stavamo parlando e ora questo gigante l'ha sbattuta contro l'armadietto, ma cos'hanno contro di lei? Mi dispiace così tanto, deve credere di essere una stupida.

(Demi's POV)
Ed eccomi come ogni giorno, nel bagno, a piangere, mi sto convincendo sempre di più che hanno ragione. Ho la felpa bagnata, sulla manica, è sudicia di sangue, il mio sangue, dalle ferite che non mi ha provocato quel bestione ma che mi sono fatta da sola , fanno più male del solito, come faccio? - Demi?- okkey ci mancava solo che Abbie venisse qui dentro - Vattene, lasciami in pace- dovevo farla andare via - No, sto qui finchè non esci- intanto il sangue stava inziando a diminuire - Ma tanto a te non importa niente- le dissi- a me importa di te più di quanto importa a te- mi disse, sembrava sincera, quindi mi misi il giubbotto per non mostrare il sangue della manica ed aprii la porta - Sono un disastro, chi vorrebbe mai un disastro come amica? - le dissi, Abbie era un po' sorpresa di vedermi col giubbotto - anche io sono un disastro- tu un disastro? perfavore non dirmi cazzate - starai pensando come mai una come me è cosí , se usciamo dal bagno e andiamo a lezione te lo spiego quando faremo il progetto- ero curiosa e poi volevo esserle amica, quindi uscimmo dal bagno e andammo a lezione.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


(Abbie's POV )
entrammo in classe e al secondo banco vidi Sam, il suo sorrriso era splendente come il sole. si era seduto accanto a Tresh ,un suo compagno di squadra. Quando Demi vide Tresh rabbividí e stava per uscire dalla classe; Tresh era uno dei ragazzi che la molestavano di insulti sin dall'anno in cui era arrivata qui. - Hei di che hai paura? È solo Tresh, è un ragazzo come gli altri se non ha la sua banda intorno- le sorrisi per darle sicurezza, in quel istante i suoi occhi mi sembrarono più vuoti del solito, non sapevo bene cosa, ma qualcosa mi legava talmente tanto a quella ragazza da farmi sentire obbligata a farla stare bene, era intimidita in quel momento, non sapeva che dire, ma poi dopo un po' si convinse, entró con me in classe, ci sedemmo all'ultimo banco, come tutte le volte di quella giornata e cercammo di stare attente alla lezione di Letteratura.

(Demi's POV)
Non ci sto capendo niente di quello che sta dicendo sta tipa, ho solo un pensiero che mi gira in testa , Tresh è davanti a me di qualche banco, con il ragazzo della mia compagna di banco, non mi ha degnato di uno sguardo e per adesso sta andando bene. - Heiii sveglia-Abbie non faceva che svegliarmi in continuazione dai miei momenti di riflessione - che c'é, stavo per addormentarmi- avevo gli occhi stanchi e stavo per accocolarmi con la testa sul banco ma mi arrivó uno strattone - No no, poi chi mi fa compagnia? A chi sveglio dai suoi momenti di riflessione profondi? A chi rompo le palle- continuava a bisbigliarmi in un orecchio ridendo, in fondo era una cogliona ma le volevo bene - uffaa, sta un po' zitta, potrebbe sentirci quella tipa li- feci il gesto del silenzio e chiusi gli occhi, con la speranza di riaprirli a casa mia davanti al camino con la mia chitarra. - eddaii- Abbie non smetteva di parlare, stavo per darle un pizzicotto, ma mi afferò per il polso, la stretta era leggera, ma non per chi ha tagli. Cercai di non urlare, mettendo tutto il dolore all'interno, ma mi scesero delle lacrime e Abbie mi lasciò il polso - Ma che hai?- mi guardó in modo strano, okkey sono fottuta, - un livido, ora lasciami dormire- e feci il gesto come per scacciare una mosca - non costringermi a farti il solletico- aveva un sorriso scherzoso ma malizioso - non lo soffro- spensi tutte le sue speranze - allora ... no okkey dormi- finalmente si era arresa. Non durò molto il periodo del mio riposo, sentii qualcuno che mi stringeva, pensavo fosse un sogno, nessuno mi abbracciava dalle elementari ormai, ma poi mi sono svegliata e avevo Abbie addosso che mi abbracciava - Sei sveglia adesso- Mi sorrise e subito dopo iniziò a ridere - ma vaffanculo, avevo sonno uffi- misi il broncio e feci finta di non parlarle per i 5 minuti prima della fine della campana che annunciava il pranzo, uscimmo dalla classe - Abbie vado in bagno tu inizia ad andare a mensa- Non mi rispose ma alzò il pollice in senso di approvazione.


(Abbie's POV)
Spero che quel abbraccio le abbia fatto bene. ora però era ora di fare un po' di chiasso, andai verso Sam e lo spinsi verso gli armadietti sorridendo, mi guardo e urlando come un indiano mi prese il fianco sulla spalla - Hei, Samino mi fai da taxi- gli diedi un bacetto mentre mi aveva ancora in braccio, mi portò nello stanzino delle scope, in un posto più tranquillo anche se pieno di scope e palette, mi diede un bacio, non così casto, io non mi tirai certo indietro e quando fece per staccarsi gli diedi un morso al labbro inferiore, amavo le sue labbra, amavo lui. All'improvviso mentre scherzavo con Sam mi venne in mente Demi e quello che le avevo detto - Porca miseria Sam, Mi sono dimenticata di Demi!- mi guardó e capì subito - Okkey ho capito , andiamo- in pochissimo tempo arrivammo in mensa e vidi Demi da lontano, aveva il pranzo avanti,non aveva toccato niente . Prima il giubbotto sopra la felpa, poi il forte dolore al polso per una piccola presa e adesso non mangia, no non può essere. - Demi, scusami, ho fatto tardi- e lanciai un occhiata a Sam- non c'è problema- mi sorrise forse l'unico vero da quando la conosco, - Tieni, il mio numero, oggi iniziamo a studiare per il progetto?- Demi annui.Mi sedetti e iniziammo a parlare del più e del meno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


(Abbie's POV)
sono le quattro, a momenti demi sarà qui. ho giustò il tempo di darmi una ripulita. - Will se arriva Demi falla salire-. andai di sopra e mi feci una doccia.

(Demi's POV)
Okkey sono davanti casa sua, ora busso, e se non ci fosse? Basta DEMETRIA NON ESSERE CODARDA. -Chi é?- Arrivò un ragazzo alla porta, forse era il fratello - Hei ciao, tu devi essere Demi, Abbie ti aspetta sopra- mi fece accomodare e mi mostrò la strada. -Demi, sono qui, entra pure-. Ero nella sua stanza, Fantastica. Le pareti Viola chiaro, c'erano molti poster e su un lato una chitarra, non sapevo che suonasse.- Ciao - mi salutò, era in accappatoio, era magra, molto piú di me, vorrei essere come lei, magra e snella. Ma non tutti siamo fortunati. Dopo essersi messa il jeans che le cadeva a pennello, stava per mettersi la maglia quando notai qualcosa di strano sul suo fianco, cicatrici, come le mie-Abbie ma cos'hai li?- Abbie mi guardò e subito abbassò la maglia - N-niente-stava mentendo- Ne sei così sicura?- le dissi in tono sospettoso.

(Abbie's POV)
Oddio sono fottuta, ora che faccio? se scopre che mi sono tagliata qualche tempo fa mi abbandona, non lo sa neanche Sam, porca miseria che faccio? CI SONO, la chitarra, lei sa suonare -Si certo che ne sono sicura, Guarda qui- le porsi la chitarra e lei iniziò a cantare e a suonare, la sua voce era fantastica. Mentre cantava capii che era un testo scritto da lei, si chiamava Believe in Me e parlava di una ragazza che si odiava, con delle voci nella sua testa, e per essere come le altre si stava distruggendo. Avevo capito subito cosa intendeva dire.-Demi, scusa, da quant è che non mangi?- la interruppi - Eh? ma che domande? da oggi a pranzo- una luce di terrore si accese nei suoi occhi - Mettiti a mezze maniche!- le ordinai, sarei potuta sembrare antipatica, ma volevo salvarla se quello che pensavo era vero -Ma che stai dicendo? Che ti succede?- Aveva sempre più paura. forse credeva che una volta scoperto il suo segreto l'avrei abbandonata.

(Demi's POV)
ti prego no, non può essere, non può aver capito. Del resto cosa mi aspettavo, i segreti prima o poi vengono scoperti. Non voglio che se ne vada, ho bisogno di qualcuno come lei, cosa faccio! -Cosa stai aspettando ? alzati le maniche- che faccio? - No!- ora si che ero fottuta, mi ero buttata nella fossa da sola. -Ma perchè? Di che hai paura?- Come poteva averlo scoperto... Aspetta, quei segni sul fianco, era anche lei un'autolesionista. - Lasciami in pace e studiamo- le urlai . La vidi che mi guardava in modo strano, poi prese il suo cuscino e me lo gettò contro- Vuoi la guerra allora!- Le restituii il lancio e le corsi contro spingendola sul letto, non avevo capito che era una trappola e stava cercando un modo per stringermi il braccio, me ne accorsi solo dopo averla spinta, quando mi afferò per il polso e mi bloccò, non so come ma non riuscii più a muovermi. - dimmi cos'hai altrimenti lo capirò da sola- aveva un tono più disperato che minaccioso- ma cosa ti interessa?- non era mai importato a nessuno- Perché ti voglio bene!- quelle parole mi fecero sentire meglio, ma non le avrei detto niente lo stesso, quindi cercai di liberarmi dalla sua presa e mi avvicinai all'orecchio- Mi dispiace, ma potrai fare quello che vuoi, ma non saprai mai cos'ho, le persone se ne vanno quando glielo dico- le sussurai e credo che abbia pensato che stavo per dirglielo dato come rimase delusa e la vidi pensare, vorrei sapere io cos'è che ha lei.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


(Demi's Pov)
Ieri sono stata da Abbie tutto il pomeriggio, abbiamo studiato e credo che lei abbia capito il mio segreto, o meglio i miei segreti. Speravo proprio di non vederla.

(Abbie's POV)
erano le otto e mezza e avevo un sonno tremendo, se poi penso che avevo algebra la voglia non mi arrivava proprio, però sapevo che il corso di Algebra era lo stesso di Demi e quindi ci andai con piacere. appena entrata in classe la vidi, all'ultimo banco quasi per non farsi notare. - Hey ciao- la salutai, ma lei ricambiò con un semplice gesto della mano.

(Demi's POV)
Non posso resistere altre ore con lei senza dirle niente, non ce la faccio, devo resistere. Arrivò il momento dell'appello e la prof arrivò al mio nome -Demetria Devonne Lovato- alzai la mano ma non dissi niente, perchè non volevo farmi notare. - forse voleva dire Demetria grassona Lovato- tutta la classe scoppiò a ridere e io corsi in bagno, dove ormai andavo sempre, per piangere, per vomitare o per tagliarmi. Non sopportavo piú la mia vita, la odiavo ma non sapevo come cambiarla. -Demi dove sei?- abbie era venuta a cercarmi, ultimamente non faceva altro che rincorrermi.- sono nel bagno al centro- Arrivò fuori la porta e bussò - Va tutto bene? - mi disse con tono dolce - non va tutto bene dalla quarta elementare- mi sedetti su quel pavimento sudicio con la schiena contro la porta, sentii Abbie che dall'altro lato della porta si era messa nella mia stessa posizione, -lo sai non sei l'unica, in prima media la mia migliore amica mi sostituì e andai nel panico totale, quei segni che vedesti sul mio fianco non erano niente, ne sono uscita da poco, so riconoscere un'autolesionista quando me ne trovo una davanti - la conoscevo in prima media, sembrava sempre felice. - Non voglio che tu ne abbia la certezza, perché poi te ne andrai, e non voglio che ciò accada- mi scese una lacrima - Io non me ne andrò mai, voglio aiutarti, non so cosa mi lega a te, ma ti voglio un mondo di bene, a me importa di te- un'altra lacrima mi rigò il viso, questa era di gioia però, mi alzai aprii la porta e la trovai ancora a terra seduta, si alzò e l'abbracciai, uno di quelli felici . - Ora ti va di tornare in classe? - mi disse e abbassai la testa per non farle capire che stavo piangendo, mi alzô la testa con il dito - Non permettergli di farti essere come loro vogliono, sei perfetta così come sei, non hai bisogno di quelle lamette e di evitare di mangiare- in quel momento mi accorsi che avevo le maniche alzate - Ma io sono un disastro, chi vorrebbe mai un disastro come amica?- nell'abbraccio mi erano cadute le lame dal jeans. -Per me sei più un paradiso che un disastro. Dai andiamo su- mi diede un bacio sulla guancia e tornammo in classe.

(Abbie's POV) 
Deve stare bene, assolutamente, non voglio che nessuno sia male come sono stata io, ti senti persa in un mondo che non ti appartiene, vuota e quelle voci nella tua testa non fanno che uccidederti dentro. Col tempo si diventa mostri, e la voce nella tua testa è il tuo unico amico, ascolti solo lui, è davvero difficile uccidere quei demoni. Ti mettono spalle al murp, non puoi scappare, e continui, sperando che qualcuno ti salvi, spesso quel qualcuno non arriva così facilmente, ma con Demi non sarà cosi, io la aiuterò a salvarsi, non permetterò che si senta sola neanche un attimo.

(Demi's POV)
Sono le tre , ho appena finito di leggere il mio libro preferito che è suonato il campanello, era Abbie -Heeyy- mi abbraccio e la feci entrare -Siamo sole? - mi chiese ed io annui - Vabbene, allora prima di iniziare che ti va di fare- mi chiese -Aspettami un attimo qui- andai nella mia stanza e tornai da lei- voglio buttare queste- aprii la mano e c'erano le mie lamette - Sono orgogliosa di te, su dai che aspetti buttale- andai in bagno e le gettai nello scarico. -Perché sei andata vua dalla tua vecchia scuola? - mi chiese - Perché una ragazza si era innamorata di me, era troppo possessiva, non capisco cosa abnia mai trovato in me quella tipa - mi diede uno schiaffo - non dirlo più sei bellissima tu, aspetta ma hai detto RAGAZZA?- la sua faccia era sconvolta - si- risi, - ma tu non sei, cioè non ti piacciono le ... ehm...- Non smettevo di ridere -No, non sono Lesbica, e se pure fosse qual è il problema? - mi avvicinai verso di lei in modo malizioso, vidi che aveva paura e volevo scoppiare a ridere, mi avvicinai così tanto che rimase spalle a muro e mi ritrovai difronte a lei poi mi avvicinai all'orecchio - Booom- e risi, vidi che era sollevata che la stessi prendendo solo in giro - ma fottiti- mi spinse e caddi, feci finta di farmi male -oddio scusami- mi porse la mano e la tirai così cadde, addosso a me -togliti di dosso- le urlai - l'hai voluto tu- ni fece la linguaccia e inizió a farmi il solletico -okkey mi arrendo questa volta, Ab senti non ho voglia oggi di studiare andiamo a farci un giro? - le dissi e mi assecondò smettendo di farmi il solletico.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


(Demi's POV)
andammo al parco quel giorno, sarebbe stato meglio non andarci, appena arrivate iniziammo a parlare del più e del meno, quando vedemmo arrivare Sam e Tresh, il mio cuore mancò di un battito quando vidi Tresh - Ciao Abbie, potreste lasciarmi solo con Demi? - Abbie lo guardò, capii che gli stava tirando un pugno, ma Sam la fermò, forse non voleva aggredirmi. quindi si allontanarono un po, Tresh si sedette sulla panchina e mi invitò a sedermi - No grazie preferisco stare alzata - almeno se mi avrebbe aggredito sarei fuggita più velocemente. - Okkey, volevo dirti che mi dispiace davvero molto per tutto quello che ti facciamo passare, non so perché fanno così, non li capisco - era impazzito per caso? In ogni caso non sembrava volesse aggredirmi, quindi mi sedetti accanto a lui - M-a tu non mi hai mai fatto niente - Non volevo dirlo porca miseria-forse è vero ma avrei potuto fermarli, e non l'ho mai fatto, non ascoltare quello che dicono. - abbassai la testa - hanno ragione - sperai inutilmente che non mi avesse sentito, ma troppo tardi mi alzò il viso con una mano, i suoi occhi, castani si certo, ma così profondi che ci si poteva affondare - Tu sei perfetta così come sei, non farti del male per questo - a quelle parole mi alzai dinuovo - Come lo sai tu? - l'unica che lo sapeva era Abbie, come poteva averlo fatto, non ci credevo, lei... no, non era possibile, avevo gli occhi pieni di lacrime, urlavo, nella mia testa, ma nessuno riusciva a sentirmi  -in realtà io...- non lo feci neanche finire si parlare che andai verso Abbie.

(Abbie's POV)
Stavo cercando di capire cosa le stava dicendo, tanto che non facevo neanche caso a ciò che mi diceva Sam, ero pronta ad andare li e mollare un ceffone a quel Tresh, all'improvviso però poi vidi Demi venire verso me correndo con le lacrime agli occhi e i pugni stretti - Perché lo hai fatto, ti credevo un'amica! Fanculo non farti vedere mai più! Credevo che fossi diversa dalle altre, credevo che almeno tu mi volessi bene! Credevo che ti importava di me, non ti importava se ero un disastro per te ero il paradiso, non me lo aspettavo, scompari dalla mia vita! -. non sapevo neanche di che parlava - che stai dicendo? io non ho fatto niente - mi guardó delusa e se ne andò, corsi da Tresh - che cosa le hai detto? - piangevo anch'io ormai - Niente, solo che mi dispiace e che non voglio che si tagli - sussultai alle sue ultime parole - e tu come lo sai? - in quel momento capi che aveva detto qualcosa di sbagliato - in realtà io vi ho sentite, stavo passando fuori dal bagno l'altro giorno e per caso ho sentito tutto -. Corsi verso casa di Demi, non potevo permettere che se ne andasse, avevamo bisogno l'una dell'altra. quando arrivai a casa di Demi le mie lacrime scendevano ancora, bussai e demi era sola in casa, rispose dal citofono - Demi, sono io, devo spiegarti come sono andate davvero le cose, ti prego - la mia voce era fatta per lo più di singhiozzi, per un attimo ci fu silenzio poi mi rispose - ti ho detto di non farti più vedere,scompari dalla mia vita! -. chiuse il citofono e tornai a casa, triste,persa,con un vuoto nel petto, le voci tornarono nella mia mente e corsi di nuovo in bagno, un taglio netto sulla mia pancia, poi mi immersi nella vasca da bagno.

(Demi's POV )
Ero rimasta nella stessa posizione di quando Abbie era andata via, Spalle al muro, sguardo nel vuoto e forza per continuare a vivere zero. Avevo troppo bisogno di lei, mi mancava già troppo.Cosa dovevo fare? L'unica cosa che facevo quando ero triste era usare quella lama fredda sulla mia pelle chiara e delicata, ma di lame non ne avevo più, le avevo buttate tutte e due, per lei, mi ero promessa che sarei stata bene, forse la felicità non fa per me. Cosa mi resta fare? Domani per fortuna non c'è scuola, starò a casa sola per tutta la giornata. Scriverò qualche canzone.
Abbie non faceva che inviarmi messaggi "Non gli ho detto niente" lo lessi e gettai il cellulare lontano sul mio letto " TI PREGO DEVONNE" l'ultimo messaggio fu alle 3.30 di notte, ero ancora sveglia, non riuscivo a dormire, non per il messaggi, ma per il vuoto e il nodo allo stomaco che avevo. Alla fine decisi di risponderle " Lasciami in pace, non hai bisogno di me, in realtà tu non hai bisogno di nessuno, fai come se io non fossi mai esistita! Ciao" non le pensavo quelle cose, ma dovevo stare un po' sola. A quel punto sperai fosse solo un brutto incubo, e mi addormentai.

                                                                                                                                                         ***
Erano passati tre giorni ormai da quando avevo detto a Abbie di non farsi più vedere, a scuola la incontravo spesso,nei banchi il suo sguardo era sempre rivolto nel vuoto. un giorno Tresh mi chiese di uscire e accettai, subito dopo corsi in bagno a sciaquarmi la faccia .Appena arrivai in bagno sentii qualcuno piangere - Che successo? - sapevo che era Abbie - Succede che ho perso la mia ragione di vita e non ho più voglia di vivere . quel ragazzo ci ha sentite parlare e ora crede che sia io ad averglielo detto, voglio morire lasciami in pace - andai nel panico -Apri questa porta! - ti prego dimmi che non è tardi- ma chi sei? - avevo iniziato a dare calci e pugni alla porta - " Sono un disastro, chi vorrebbe mai un disastro come amica? " la ricordi questa frase? ricordi anche chi l'ha detta? - stavo piangendo - Apri la porta, fallo per lei-Abbie si decise ad aprire, le braccia sanguinanti, gli occhi gonfi. nonostante questo stava bene , e l'abbracciai fortissimo - mi hai fatto morire dalla paura, non farla più una cosa del genere - le dissi in un orecchio- se ci sei tu non lo farò mai più- mi strinse forte - Scusami davvero.- il sangue si stava fermando - non importa, basta che stai bene.Scusa per le cose che ti ho detto, sono stata una stupida a non crederti. Migliori amiche?- le dissi, e lei mi sorrise - Noi non siamo migliori amiche, non lo saremo mai- il mio sorrisò svanì, cosa intendeva dire? - noi siamo sorelle- il mio cuore mancò di un battito, l'abbracciai e lei ricambiò. Quindi uscimmo da quel bagno, che ci aveva unite e riunite tante volte ormai, e andammo a casa. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


(Demi's POV)
è passata una settimana da quando io ed Abbie abbiamo fatto pace, stiamo sempre insieme, beh una perfetta coppia di amiche o meglio di sorelle. stamattina non l'ho ancora vista. Boh forse ha da fare. Stavo prendendo i libri dentro al mio armadietto, mi sono sentita osservata, mi sono guardata un po' attorno e mi sono ritrovata mezza squadra di Football che mi guardava, uno di loro aveva un bicchiere di granita in mano, sapevo cosa volevano fare-Hei Demetria ti piace la fragola?- un sorriso maligno comparve sul viso di tutti, poco prima di chiudere gli occhi e di attendere l'impatto con la bibita gelata vidi che Tresh non era presente. Sentii il rumore di un armadietto chiudersi in lontananza che mi distolse dai miei pensieri -HEI! VOI ALLONTANATEVI DA LEI! IMMEDIATAMENTE- era Abbie, i colossi si girarono -Hall non dirmi che difendi questa tipa qui- scoppiarono tutti in una gran risata, mi sentivo sempre più schiacciata verso il mio armadietto- Che problema c'è? non la conoscete! lasciatela in pace!- si mise tra me e la squadra e iniziò a puntare il dito in segno di minaccia, ero alle sue spalle e vidi che i giocatori persero il loro sorriso presuntuoso, perchè avrebbero dovuto avere paura di lei? era solo una ragazza - Altrimenti?!- il tipo più alto del gruppo rispose da dietro e si fece spazio, doveva essere nuovo dato come lo guardavano i compagni - altrimenti ti faccio tornare dalla mamma piangendo, mi hanno insegnato tutte le parolacce di questo mondo, mia nonna mi cullava per farmi addormentare con esse!- gli disse sempre puntando il dito con fare minaccioso - Okkey Hall, abbiamo capito per oggi ti è andata bene.- disse il tipo con la granita - Andiamo- il tipo più alto ci guardò in modo strano, così in un secondo prese la granita dalle mani del compagno e ce la versò adosso.- Ma sei idiota per caso?! la pagherai per questo!- Abbie era poco credibile con la faccia coperta di ghiaccio rossiccia -Dai Abbie andiamo a darci una ripulita, mi capita sempre- le presi il braccio e andammo verso gli spogliatoi mentre continuava a gettare bestemmie contro il gruppo di bulli


(Abbie's POV)
avevo il viso congelato, i miei capelli erano diventati appiccicaticci, la mia camicia nuova non era più nuova e mi sentivo una grande gomma da masticare. Al solo pensiero che a Demi succedesse quasi tutti i giorni mi veniva da star male, come faceva a sopportare tutto questo? é sempre stata un loro bersaglio facile - A cosa pensi?- mi risvegliò Demi che stava cercando di togliermi la granita dai capelli - Non posso credere che tu sopporti quasi tutti i giorni queste granite, perchè non ti sei mai ribellata?- lei continuò a pulirmi i capelli, sembrava stesse pensando - Ci sono abituata, e poi il freddo rigenera le cellule del viso, sarò sempre giovane- rise - Hei dico sul serio- le dissi sciogliendole la treccia che aveva e iniziando a ripulirle i capelli come aveva fatto lei con me - Scusa, ma non riesco a prenderti sul serio con la faccia rossa, mi sembri un pomodoro- rideva in continuazione , la mia pelle era molto delicata e al freddo si irritava e diventava spesso rossa- Non sono un pomodoro- misi il broncio e feci un'espressione dolce - Si sei un piccolo pomodorino dolce - mi toccò il naso con l'indice togliendo un piccolo residuo di granita - e hai anche un gusto buono, sai di fragola- disse portandosi l'indice alla bocca - Smettila- Mi girai facendo la finta offesa - non costringermi a farti il solletico- mi disse abbassando la voce - Okkey l'hai voluto tu- disse dopo qualche secondo di silenzio,iniziò a farmi il solletico sulla pancia, non smettevo di ridere, finchè non toccò il mio taglio che mi ero fatta quando avevamo litigato, non glielo avevo detto, a quel contatto sussultai dal dolore - Che cos'è questo?- anche se avevo la maglia quel taglio si notava subito.- niente- abbassai lo sguardo - quando l'hai fatto? un mese fa vero?- annuii sempre a testa bassa, credevo che avrebbe fatto uno dei suoi discorsi a filosofa ma si limitò solo a darmi un forte abbraccio da dietro appoggiando la sua testa sulla mia spalla - Mi dispiace- disse a bassissima voce - non fa niente , è acqua passata, andiamo che tra poco inizia l'ultima ora-. Uscimmo dallo spogliatoio e ci dirigemmo verso l'aula di Canto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


(Demi's POV)
Il giorno dopo il ragazzo che ci aveva versato la granita addosso era stato cacciato dalla squadra di football, in giro dicevano che Abbie avesse detto al coach delle Chearleaders, attuale preside, quello che avava fatto, ora capisco la paura dei giocatori, Abbie ha una grande popolarità e in certe situazioni è davvero una tipa convincente, non mi piaceva quello che aveva fatto, ma se era per difendermi mi sembrava una cosa un po' piú giusta.
                                                                                                                                     ***
Sono tre mesi che Abbie ed io siamo migliori amiche, ormai inizio a credere che non ci separeremo mai. In questi tre mesi i bulli hanno continuato a molestarmi, ma con l'aiuto di Abbie e grazie ai suoi abbracci improvvisi riesco a prenderla meglio, credo davvero di stare bene. Non tocco una lama e non vedo sangue da due mesi, ho riiniziato a mangiare come prima e le voci non si sentono quasi più. Quel pomeriggio stavamo Abbie ed io a casa mia e all'improvviso squilló il mio cellulare - Amore, sono la mamma, ciao, scusa se ti disturbo, ho un convegno, torno fra una settimana- era raro che la mamma mi chiamasse al cellulare- E io che fine faccio? E Dallas dov'è? e Maddi?- Abbie mi guardò con sguardo interrofativo - Dallas è andata dai nonni, Maddi è con me, e ho chiesto alla mamma di Abbie se poteva dormire con te per la settimana e lei ha detto che non c'è problema- io e Abbie sole per una settimana, l'idea mi sembrava divertente - Okkey mamma, allora vad...- non mi diede neanche il tempo di parlare - Quest'anno andrai alla gita, vabbene?- sorrisi e sentii che la mamma lo capì dall'altra parte del cellulare - Vabbenissimo, mamma vado a studiare a dopo, ciao un bacio- chiusi il telefono e guardai Abbie - andiamo a prendere le tue cose, dormi per tutta la settimana da me- le sorrisi e iniziai a saltare euforica - Ma mia ma...- la zittii- sa già tutto. Allora andiamo?- annui e ci avviammo verso casa sua. Per la strada le raccontai tutto, quando ritornammo a casa decidemmo di prepararci qualcosa da mangiare, feci della pasta - Fra qualche giorno è il tuo compleanno vero?- mi disse quando ebbe finito di mangiare - si, ma non è una festa importante- si alzò dalla sedia - Sei nata tu, qualsiasi cosa che ha a che fare con te è importante! - sorrisi e le diedi un bacetto sulla guancia - Vado a farmi una doccia- le dissi alzandomi. presi il mio pigiama e andai in bagno, una bella doccia calda mi fce comodo, tutte le volte che facevo la doccia pensavo, avevo sempre enigmi da affrontare, ma quella volta niente, ero serena, sicura, stare con lei mi faceva stare bene - Deeemiii- Sentii Abbie urlare - Aiutamiii- chiusi la doccia, indossai l'accappatoio e scappai verso la mia camera - Cosa c'è?- la ritrovai in piedi sul letto - C'è un insetto, li- mi disse indicando con il dito che tremava - Hai paura di una farfallina?- iniziai a ridere, e mi arrivó una cuscinata in faccia - portala via da lii- continuaca ad urlare - Ma sono in accappatoio! - feci un gesto per mostrarglielo - l'ho notato, ma toglilo adesso, ti pregoo- mi fece una facis da cucciolo - okkey - le dissi sbuffando. Dopo aver rimosso l'insetto e dopo che Abbie decise di calmarsi si mise il pigiama anche lei, e andammo a letto.

(Abbie's POV)
Non ho sonno, ho troppi pensieri, devo pensare ai regali e alle sorprese da farle per il suo compleanno, devo pensare -Abbie- Demi mi cercó con la mano - che c'è? - mi girai verso di lei- Ho avuto un incubo- nel buio non vedevo niente, ma dalla sua voce capii che stava piangendo - tu te ne andavi e mi lasciavi da sol....- non la feci neanche finire di parlare- era solo uno stupido incubo per fortuna giusto? - sorrisi - mi abbracci?- mi disse , mi avvicinai a lei e allungai il mio braccio sulla sua pancia, lei si strinse forte a me, come per non staccarsi mai, erano le due di notte, decisi du addormentarmi , così mi alzai per bere e mi misi seduta, guardai Demi, dormiva come una bambina, il mio braccio lo teneva ancora stretto a se, non mi andava di svegliarla, era troppo serena, quindi tornai ad abbracciarla e misi la mia testa sulla sua spalla - Buonanotte Abbie- Stavo per addormentarmi - Notte Demi-. Dormimmo così per molto tempo, ognuna stretta all'altra per non perderci mai.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


(Demi's POV)
20 Marzo, era il mio compleanno, odiavo quella data, erano le sette di mattina e accanto a me Abbie non c'era, forse si era alzata prima. Comunque dato che era ancora presto decisi di risprofondare nel mio cuscino e mi addormentai immediatamente , feci un sogno, c'era Tresh, era vestito con lo smoking e io avevo un lungo vestito da ballo color pesca attilato, mi stava alla perfezione, Tresh si avvicinò mi diede un bacio, poi sentii una voce, la voce di Abbie- Auguri sorellina!- mi svegliai, non aprii gli occhi del tutto perchè la forte luce mi faceva male, quando riuscii a mettere a fuoco mi ritrovai davanti Abbie, con un vassoio e su di esso una tazza di latte e caffè e un tortino con sopra scritto A+D con la panna e sopra aveva una candelina. - ma cosa?- rimasi a bocca aperta, si era svegliata prima per fare ciò - é il tuo compleanno stupidina, augurii- mi diede un bacio sulla guancia e mi misi a sedere. Mangiai tutto - Guarda sotto il cuscino- mi disse indicando il cuscino, lo alzai e trovai un cofanetto, all'interno c'era una collana, con un ciondolo, una chiave d'oro con dietro inciso Abbie - E questo cos'è?- Abbie prese anche lei una collana che aveva al collo, era un cuore che aveva una serratura al centro e dietro c'era inciso Demi- é il mio regalo, saremo sempre sorelle, e questo é un simbolo che ci ricorderà ovunque saremo che non siamo mai sole.- l'abbracciai e mi feci mettere la collana. Che dire se il buon giorno si vede dal mattino allora ci sono buone speranze di avere una buona giornata.

(Abbie's POV)
Credo proprio che le siano piaciuti il regalo, devo preparare la festa e ho bisogno di qualcuno che la distragga fino alle 8.00, ci sono, Tresh! - Hey Tresh- gli urlai quando lo vidi, lui si girò e mi venne incontro - oggi é il compleanno di demi e vol...- demi era dietro di me e Tresh me lo fece capire, quindi facemmo finta di parlare di scuola - si la terrò impegnata, ora vado, controlla se la mia sorpresa le è piaciuta- mi fece l'occhiolino e si allontanò - ma quale sorpre....- non finii neanche di parlare che demi aprì il suo armadietto e una centinaia di rose le caddero giù, nell'armadietto c'era un biglietto " per la più bella ragazza dell'universo. Tresh". In quel momento mi sentii un po' gelosa, avevo la convinzione che quel tresh potesse farci allontanare - Abbie, abbiee, hai visto quant'é dolce Tresh- la guardai con indifferenza - Si- le risposi in modo asciutto e freddo - Sei gelosa?- inizió a ridere - lasciami stare- mi allontanai ma lei mi corse appresso - sei una stupidina, sarai sempre più inportante tu che lui se è quello che volevi sapere- mi venne spontaneo sorridere - che tenera che sei - rise dinuovo - smettila- le diedi uno schiaffo leggerissimo sulla spalla e iniziai a sentirmi in imbarazzo.



Ueilaa, scusate se è molto corto, ma ho avuto dei problemi, giuro che il prossimo sarà più lungo. Grazie per le visualizzazioni/recenzioni. Un bacio.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


(DEMI’S POV)
Non ricordo niente di quello che è successo ieri sera, so solo che ieri alle 4 Tresh mi ha chiesto di passare la giornata con lui, siamo andati al ristorante italiano sulla nona e poi subito dopo siamo andati al centro commerciale, da starbucks, in un negozio di strumenti dove ho visto una chitarra fantastica, fatta di vetro con le corde fatte di luci a led, ricordo una cosa bellissima però, Tresh mi ha baciata, si ora lo ricordo, mi ha baciate tre volte, in realtà una volta l’ho fatto io.

Flash back
-Hai un po’ di frappè- mi pulì l’angolo della bocca, e per un attimo ci guardammo negli occhi, i suoi occhi, mori e profondi, mi persi dentro, finchè non smise di guardarmi e mi diede un bacio, anche se era un semplice bacio innocente sentii qualcosa dentro di me che svolazzava, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata e nella mia testa c’era del vuoto, sapevo solo che le sue labbra erano morbidissime e che desideravo non si staccassero mai da me – scusami, non dovevo- si staccò credendo di aver fatto uno sbaglio- in realtà dovevi- gli sorrisi e mi avvicinai dandogli un altro bacio, questo più lungo e meno innocente, fu il mio primo e vero bacio.

(DEMI’S POV)
Del resto non ricordo quasi più niente, solo che Tresh mi accompagnò a casa, entrò con me ed all’improvviso mi ritrovai Abbie, Sam e alcune chearleaders che mi urlavano sorpresa. Dopo l’inizio della festa ricordo che Tresh mi si avvicinò e mi diede un altro bacio mentre parlavo con Abbie – scusa, avevo voglia di darti un bacio, ti amo- a quelle parole rimasi un po’ sconvolta, e feci finta di non capire, non sapevo che dirgli, avevo paura,ritorna ad essere la ragazza insicura dopo quelle parole, Abbie mi guardò e capii cosa stava pensando “ che aspetti, rispondi”. Di tutto quello che successe dopo ho un gran vuoto, ho la testa che scoppia, e ho una forte nausea, cerco di trovare una posizione comoda e quindi mi sono girata sul lato. Quando mi girai vidi una cosa che mi fece scordare della nausea, quella chitarra neon, come l’avevo soprannominata, era li – Tel’ha regalata Tresh ieri, credo che eri troppo sbronza per ricordartene- Abbie entrò nella mia stanza con il suo gran bel sorriso – Ma perché cos’è successo ieri?- mi misi a sedere, abbie mi guardò e iniziò a ridere- è la tua prima sbronza vero? Ieri ti sei bevuta due litri di Vodka, e dopo mezz’ora sbraitavi e cantavi acuti ovunque, a mezza notte hai vomitato e quando gli invitati se ne sono andati ho dovuto portarti di sopra in braccio perché ti eri già addormentata- mi disse stendendosi sul letto e massaggiandosi la schiena –oddio,mi dispiace, ho perso un po’ il controllo, cos’hai li?- aveva una tazza – è una tisana contro le sbronze, mi fa bene ogni volta, bevi- non avevo bisogno di tisane, più tosto di una medicina per lo stomaco e per la testa – la bevo dopo magari, mi prenderesti una di quelle bustine per il mal di testa che sta nell’armadietto in bagno- appena aprì l’armadietto mi ricordai che non le avevo buttate tutt e due le lame ma una sola – Abbie, ferma non aprire quel..- troppo tardi, Abbie venne in camera con una lama in mano – e questa? Mi spieghi che cazzo ci fa la dentro?- era furiosa ma come le avrei dovuto dire che mi sentivo più al sicuro con una di quelle – rimettila al suo posto- gli dissi-no ora questa cosa la butti- mi alzai dal letto e gliela tolsi di mano- questa cosa mi fa sentire meglio di qualsiasi altra persona che conosco o che mi aiuta- capii che con quelle parole la ferii – aspetta, scusami- abbie scese di sotto si preparò lo zaino ed andò a scuola, rimanendomi a casa, la cosa sicura, io non ci sarei andata.

(ABBIE’S POV)
Che nervoso, dopo tutto quello che ho fatto per lei se ne esce con il fatto che una lama la fa stare più bene di quanto la faccia stare bene io, vorrei farle capire che io posso salvarle la vita, quella cosa può solo rovinargliela, sono arrabbiata… ma chi voglio prendere in giro non riuscirò mai ad essere arrabbiata con lei, perché faccio così, mi fa così incazzare eppure non riesco ad odiarla, forse perché è l’unica che non mi ha mai distrutto. Con lei mi sento indistruttibile, ma quando fa certe cose la picchierei, questa voce dolce nella mia testa che mi ripete “ la picchieresti, si di coccole” sta un po’ zitta, dov’è la vecchia me? La stronza che non faceva altro che odiare ed offendere le persone. Ci voleva una ragazza del Texas per farmi capire che sono una persona buona infondo? Non lo so, so solo che sono una persona migliore da quando lei è con me. Non ce la faccio a stare a scuola per tutte quelle ore senza parlare con lei –scusami, non so che mi è preso, ti giuro che quando torni a casa la butto, ti voglio bene. Demi- il mio telefono vibrò e io sorrisi, infondo anche a me quelle lame facevano stare bene. Okkey ci rinuncio, torno a casa sua, già siamo state litigate per troppo, quanto un quarto d’ora? Arrivata a casa sua bussai, ma lei non mi rispose, sentivo la chitarra, stava sicuramente cantando. Da quando la madre era in giro per l’America si può dire che io vivevo con lei, avevo anche un paio di chiavi. Aprii la porta con esse e andai verso la voce, entrai nella sua stanza, stava di spalle e aveva la sua chitarra nuova, stava cantando, quando si accorse di me smise di cantare e mi venne vicino – scusa- guardò verso il basso – sei una stupida- sorrisi – lo so- stava ancora a testa bassa –Vieni qui stupida- allargai le braccia e si fiondò contro di me, mi accorsi che stava piangendo –Per un attimo ho provato ad usarle, ma poi ho pensato a cosa avresti detto se avresti trovato qualche altro segno sul mio corpo, ho pensato a come ti avrei delusa e non l’ho fatto, ma spesso sarei voluta scappare in bagno e farlo- era sconvolgente come riuscisse a sfogarsi così facilmente, io invece mi tenevo le cose dentro e non ne parlavo, non sapeva che odiavo quel Tresh perché una volta mi fece litigare con una mia amica, non sapeva che mi sento sola spesso, e che ho bisogno di un abbraccio praticamente sempre, spero solo che lei riesca a capirlo. – che dici la buttiamo?- si staccò e si asciugò le lacrime – come vuoi- le sorrisi – perché sei così con me?- così come? Così dolce? Non lo so, ti giuro che non lo so – io veramente- feci una pausa – non lo so- scoppiò a ridere – sarà perché sono adorabile- si puntò il dito al petto con aria da superiore – spiritosa- finsi una falsa risata e alzai gli occhi a cielo – vuoi che ti uccida? Dimmelo che lo faccio- mi guardò con aria di sfida – tanto non ci riesci, mi vuoi troppo bene- il mio tono era come quello di una bambina viziata –per una volta la Hall ha ragione- rise, odiavo quando qualcuno mi chiamava per cognome –io ho sempre ragione Lovato- anche lei odiava quando la chiamavano così – sisi come no, comunque noi non dovevamo buttare una certa cosa?- mi indicò la lama – si giusto, dammi qui- me la porse e andai in bagno e la gettai nello scarico. Finalmente la maggior parte dei mostri del passato erano rimasti bloccati in quel passato.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


(Demi’s POV)
-Lovato mi stai evitando?- chiusi il mio armadietto per guardare Tresh, era dalla sera del mio compleanno che non gli rivolgevo la parola. Sì, devo ammetterlo, quelle due parole magiche mi avevano fatto paura. Ci conoscevamo da così poco, non mi sentivo di dirgli che lo amavo, lui che tra l’altro era stato uno dei compagni dei miei bulli. Non sapevo che fare, se gli avessi risposto gli sarei sembrata una ragazzina stupida che si innamora del primo che passa, se lo avessi ignorato avrebbe pensato che sono una bambina viziata che gioca con i sentimenti delle persone, non sapevo che fare, mi piaceva davvero tanto, ma non mi sentivo di dirgli che lo amavo, la parola “amare” era davvero troppo per una come me, troppo grande da poter sostenere. – sto parlando con te- sembrava arrabbiato – No, non ti sto evitando- presi i miei libri mi girai e andai verso l’aula, per mia sfortuna mi seguì – dobbiamo parlare, vieni con me- mi prese per un braccio – ma devo andare a lezione, rimandiamo dai- fece finta di non avermi sentito e andammo nel ripostiglio dei bidelli – senti, so perché mi stai evitando, scusami, quella sera ero troppo ubriaco per capire cosa dicevo- fece una pausa e lo interruppi bruscamente – perché cosa mi hai detto?- feci finta di non sapere niente- ma dai,Devonne, lo sai meglio di me quello che ti ho detto- feci ancora una finta faccia interrogativa –“ti amo” ti ho detto porca miseria, lo so che fingi di non saperlo, volevo solo chiarire che non era mia intenzione dirtelo, no che tu non mi piaccia, però ero ubriaco, non so neanche cosa ho fatto in quel momento, non mi aspetto che tu risponda, ci conosciamo da poco, mi sembra assurda una cosa del genere, volevo solo dirti che non volevo confonderti le idee, scusami- mi diede un bacio sulla fronte ed uscì dallo stanzino. Ora si che avevo le idee confuse. Mi aveva detto che mi ama, ma me l’ha detto perché era ubriaco e perché non sapeva che diceva oppure me l’ha detto perché ci tiene davvero? Non lo so ho bisogno di schiarirmi le idee, oggi non è giornata per andare in classe, sarà meglio tornare a casa.
 
(Abbie’s POV)
Demi non si fa viva da stamattina, è da un po’ che è più fredda. Sta sempre per i fatti suoi, spero che la vecchia Demetria Lovato non sia tornata, “ Ma dove sei finita? Mi hai lasciata sola durante l’interrogazione di letteratura. Abbie” le scrissi il messaggio, e dopo poco mi rispose “ giusto scusami, sono tornata a casa, non ce la facevo a stare in quella gabbia”. –Hall sai Demi dov’è?- Tresh mi si avvicinò proprio dopo che ebbi letto il messaggio – si, è a casa, cosa le hai detto o fatto?- gli puntai il dito contro come per accusarlo – niente ho solo cercato di rassicurarla dicendole che ero ubriaco quando le ho detto che l’amavo- alzò le mani in segno di innocenza –Non so cosa le sia preso, è da quando ci sei tu che è strana, spero per te che stia bene , altrimenti io …- strinsi i pugni, lo odiavo, con tutta me stessa, non accettavo affatto che stesse con Demi – sei solo una ragazzina montata Hall, salutami demi, ci sentiamo- si girò e se ne andò, avrei voluto tirargli un pugno in piena faccia, ma poi Demi mi avrebbe ucciso quindi è meglio se sto ferma “ sto tornando a casa, devi spiegarmi cosa ti sta succedendo”non mi rispose.
Dopo aver preso il pulman della scuola arrivai a casa di Demi, aprii la porta e andai in camera sua , stava nel letto sprofondata nel suo cuscino, dormiva. Non mi andava di svegliarla, così posai la borsa, mi tolsi il giubino e mi gettai a peso morto sul letto, sprofondai fra le sue coperte che ultimamente erano diventate anche un po’ mie.
Dormimmo per qualche ora, quando mi svegliai Demi si era già alzata. –che ci fai qui dovresti essere a scuola- mi chiese quando mi fui risvegliata –devi spiegarmi cosa ti sta succedendo- invitai a farla sedere accanto a me sul letto –vabbene, Tresh mi ha detto che quando mi ha detto che mi amava era ubriaco, e non aveva intenzione di dirmelo, e ora io sono confusa, mel’ha detto perché era ubriaco e non sapeva che diceva oppure perché ci credeva veramente?- quando sentii quel nome alzai gli occhi al cielo –si può sapere cos’hai contro di lui?- si mise le mani incrociate al petto –vuoi saperlo? Okkey. Hai presente Marie Rivera? Stava con Tresh prima che tu arrivassi qui, ci provò con me e Marie se la prese con me, era la mia migliore amica e da quel giorno fino a qualche mese fa a causa di Tresh non ne ho avuta una, pensala come vuoi, ma io lo odierò sempre- mi gettai all’indietro a peso morto sul letto –h-ha fatto davvero questo?- mi guardò –si ma non significa che lo rifarà, io non mi fido per me rimane un bastardo, ma poi vedi tu, ora mi faccio altre ore di sonno, buonanotte-. Credo di averla confusa di più, ma era più giusto che lo sapesse –posso dormire con te?- mi chiese con la voce da persona indifesa –certo, vieni – le sorrisi, lei si mise accanto a me con la testa sulla mia spalla, dopo un po’ ci addormentammo, erano le 11.00 di mattina, era un po’ da pigri dormire, ma non ci importava, dovevamo lasciare quel mondo che era diventata una gabbia e rifugiarci nei sogni, insieme come sempre.  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


(Demi's POV)
-Heii, ragazze sveglia- sentii la voce di mia madre che mi fece sussultare dal sonno, Abbie era accanto a me e si svegliò lentamente -Mamma? E tu che ci fai qui?- mi grattai la fronte - Sono a casa, non sei contenta?- mi guardò e aspettò che mi alzassi e andassi ad abbracciarla -Contenta? Torni dopo mesi, dove sei stata? Avevi detto che saresti stata fuori solo una settimana! Come faccio ad essere contenta?!- Abbie si alzó- Io... ehm... vi lascio sole- si avvió in cucina - Sono stata in Messico, ho trovato lavoro li, e ho pensato che tu - la interruppi bruscamente - Io non vengo con te! Tornatene da sola li! Sono magiorenne e sto qui!- puntai il piede a terra - Si hai ragione, ma - cercó qualche scusa - niente ma, io resto qui, mi farà compagnia Abbie,sono maggiorenne faccio quello che voglio- la mamma fece uno sguardo rassegnato - E poi chi ti da i soldi? Inizierai a lavorare?-non voleva capire che io non me ne sarei andata, proprio ora che avevo trovato il mio posto poi - Hai trovato un lavoro hai detto- misi le mani al petto - Si, hai ragione, non posso obbligarti a lasciare la tua vita qui per seguirmi in Messico, non fa niente, resta pure qui.- mi diede un abbraccio - Comunque, ho portato al preside i tuoi dati per la partenza di dopo domani, andrai in gita quest'anno- mi sorrise. La gita, l'avevo quasi dimenticata. Era la mia prima gita in 5 anni di liceo. cel'avrei fatta, del resto c'era Abbie con me.-Grazie mamma, quando riparti allora?- le chiesi mentre mi toglievo il pigiama - Domani.- la guardai - Okkey- nella mia voce c'era un po' di malinconia, ma non avrei permesso a nessuno di rovinarmi la gita di dopo domani.
 
(Abbie's POV)

-Abbie!- Demi venne verso di me correndo - Dopo domani  parto con te- mi disse saltellando - Uii che bello- Iniziai a saltellare pure io, in quel momento entrò sua madre, mi avvicinai a lei con voce bassa- cosa ti ha detto-  le dissi - te lo spiego dopo, ora preparati che andiamo a scuola-. Ci preparammo e andammo a scuola, per tutto il tragitto Demi mi spiegó quello che le aveva detto la madre - Potrei stare da te allora?- le sorrisi, lei ebbe un attimo di disorientamento - Se tua madre é d'accordo perché no, a patto che tu dorma nel letto accanto al mio e non nel mio, perché poi ho troppo caldo- ridemmo - no, poi chi mi consola quando faccio gli incubi- gli feci l'occhiolino - ma tu sei un orso, dai troppo calore- mi guardò - Si sono un panda, dolce e caldo- feci una faccia soddisfatta - Muoviamoci Panda, dobbiamo entrare in classe-.
Quando entrammo in classe vidi qualcosa che mi fece infuriare. Tresh era lì, con una Chearleader, che si baciavano.  Vidi la faccia di Demi, voleva sembrare forte, far capire che non gliene importasse niente, ma i suoi occhi si fecero tristi e cupi, pieni di lacrime, non sopportavo vederla così. Sapevo che di quello non ci si poteva fidare, il lupo perde il pelo e non il vizio. -Portami via da qui- sentii la voce di Demi come un sussurro, cercava di soffocare il suo pianto, era molto dura per lei cercare di essere forte come un uragano, anche se aveva un vuote nel petto e un nodo allo stomaco. La vita non smetteva di metterle sgambetti per farla cadere, ormai aveva i lividi sulle gambe. È dal primo giorno che l’ho visto che ho cercato di non prenderla mai in giro perché sapevo quello che si provava. Stavo cercando di riempire quel vuoto, di sciogliere quel nodo e di renderla davvero un uragano, ma come appena uno stupido si metteva in mezzo tutto quello che avevamo costruito crollava - si, aspetta solo un attimo- lei annuì, mi avvicinai a Tresh –hei scusami- gli bussai sulla spalla - Ma chi... Oh ciao Hall- quando mi vide rabbrividì - Questo é per la mia migliore amica, ti avevo avvisato!- poco dopo Tresh si ritrovava con un ceffone in faccia, quella soddisfazione avrei dovuto togliermela già qualche tempo fa. - Andiamo Demi- Demi rimase lì a guardare la scena con soddisfazione, finché non la portai via di li- Tutto bene?- le chiesi una volta arrivate vicino al suo armadietto - Non proprio, scusami, avevi ragione dovevo ascoltarti- abbassó lo sguardo - non importa, almeno ci siamo tolte una soddisfazione giusto?- le mostrai la mia mano ancora rossa e calda per il forte schiaffo - Giusto- Le sorrisi e lei mi abbracció - la saltiamo questa lezione?- non stava bene del tutto, lo capii dai suoi occhi - Certo, andiamo al bar giù alla scuola, magari c'é qualcosa di buono- Mi sorrise e ci avviammo verso il bar. –scusami avrei dovuto dirti com’era fatto, è tutta colpa mia- abbassai lo sguardo- non è per niente colpa tua, sono stata io a credere che a uno come lui, popolare e bello, gli fosse mai piaciuta una come me, io che beh… sono semplicemente io- si guardò le braccia e poi la pancia, ho sempre saputo che non credeva in se stessa, era bulimica per il bullismo, ma non sapevo perché era un’autolesionista, quello di sicuro non era il momento migliore –tu sei molto più di quel che credi, vali molto più di una di quelle tipe, sei bellissima, simpatica, dolce e la tua voce fa paura, cos’altro vuoi? Hai tutto!- abbassò dinuovo lo sguardo e guardò la sua pancia, stava per parlare ma stette zitta –andiamo altrimenti ci perdiamo la lezione- mi sorrise, uno dei suoi soliti sorrisi falsi che ormai a me non fregavano più – si certo, andiamo.- ci avviammo in classe per subire un’altra stupida lezione di Letteratura.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


(Demi’s POV)
Qualche secondo fa ho chiuso un attimo gli occhi e ora non mi ritrovo più nel caldo letto di casa mia. Sono in un cortile di una casa, quella casa la conoscevo, l’avevo già vista, ma non ricordavo dove. Le sue pareti erano bianche ed era a due piani, nel cortile c’erano due altalene, mi andai a sedere su una di esse, dietro le altalene c’era un albero, molto alto e robusto, credo sia un albero di pigne. Stavo cercando di capire dov’ero e perché ero li, decisi di scendere dall’altalena e andare sotto l’ombra dell’albero, era così alto e robusto che decisi di girarci intorno, ad un certo punto, nella parte alta dell’albero c’era inciso qualcosa, la corteccia ricresciuta ormai lo copriva, quindi cercai di scostarla, c’era un cuore, e dentro inciso Trenton e Demi. In quell’instante capii dov’ero e mancai di un battito. Corsi in casa, veloce, più che potevo, sentii le urla di una donna, stava riaccadendo questa volta però l’avrei salvato –Trenton!- urlai, ma non mi rispose nessuno, vidi qualcuno avvicinarsi, era sua madre –se ne andato- scappò piangendo e andò a chiamare un autombulanza. Andai nella sua stanza; le mura dipinte di blu, come i suoi occhi, i poster dei giocatori di football ovunque, una grande foto di alcune macchine, dei modellini di aerei, un modellino del pianeta solare e una nostra foto del ballo di fine anno . Mi sedetti sul suo letto, profumava ancora di lui, quel profumo che non avrei più dimenticato e che non se ne sarebbe più andato. Sotto al cuscino trovai una lettera
:
Cara Demi,
sono io Trenton, forse quando troverai questa lettera non ti ricorderai neanche chi sono, volevo dirti che mi dispiace, non sono stato forte,ho lasciato che la paura si prendesse la parte migliore di me. Che quel demone riuscisse a dominarmi, mi dispiace tantissimo ma tu ora non devi stare male per me, pensa che adesso sono felice e sono in un posto in cui nessuno mi giudica, non sentirti in colpa, tu non potevi aiutarmi, nessuno poteva. Da domani io non ci sarò a scuola o dovunque tu sia, non avere paura, sei forte come un uragano, sei bellissima, e tutti ti vogliono bene, e soprattutto io ti voglio bene. Non chiederti perché l’ho fatto, chiediti solo come sto adesso. So risponderti, sto bene. Non cercarmi nei tuoi sogni, sarò sempre con te. Ho passato due anni di inferno, sono stato vittima di bullismo, non te ne parlavo quasi mai per paura che potesse succedere qualcosa anche a te. Ora sono forte, e sto bene, forse ho scelto il modo peggiore per esserlo, ma forse è meglio così. Promettimi che sarai forte ,sempre, fallo per me. Un giorno troverai una persona che ti fa stare davvero bene, una persona speciale a cui interessa la vera Demi, non quella che fingi di essere. Tu devi vivere, sarai grande, andrai al college, farai carriera e nessuno potrà fermarti, perché tu sei un uragano Demi, non dimenticarlo mai. Ti vorrò sempre bene, non ti dimenticherò.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Addio migliore amica, ti voglio bene                                                                                                                                                                                    TRENTON.

 

Quella lettera fu l’unica cosa che mi rimase di lui. Non sapevo dove era avvenuta la sua morte però, mi aveva detto la madre che si era suicidato con la sua cinta nella sua stanza, ma dove. Aveva una cabina armadio, magari lì. Aprii la porta della cabina, fui sommersa dal suo odore, da una dozzina di suoi vestiti, poi lì, fra i vestiti invernali ed estivi vidi una trave, da essa pendeva una cintura, con un nodo stretto sulla trave fino a chiudersi come se stesse intorno al collo di qualcuno. Pendeva pesantemente, ma nessuno c’era appeso lì. – Trenton dove sei!- iniziai ad urlare, piangevo –Trenton! Ti prego non andartene- continuavo a piangere, i miei sensi di colpa salirono alle stelle, caddi a terra come se non avessi più la forza nelle gambe –è solo colpa mia, avrei dovuto salvarti- lanciai un grido e la cintura cadde dalla trave, la strinsi forte a me dopo averla presa, continuavo a piangere senza sosta e ad urlare, quella scena l’avevo già vista, solo che ero fuori da casa sua, e non potei fare niente, ma questa volta, avrei  potuto salvarlo, e invece sono stata a guardare, come per quei due anni , non mi sono mai accorta quanto stesse male, ho pensato sempre e solo a me stessa sono un’idiota –Demi apri gli occhi- qualcuno mi stava chiamando, ma non vedevo nessuno –Demi ma che cazzo!?-aprii gli occhi.
Mi ritrovai a casa mia, dinuovo, Abbie era all’in piedi che mi fissava, avevo il viso bagnato dal sudore e dalle lacrime, il mio cuore batteva all’impazzata –Trenton…- Abbie si sedette accanto a me –era solo un incubo- mi tolse una ciocca di capelli dalla fronte e mi sorrise –che cosa sta succedendo? Che ci fai sveglia- mi misi a sedere – ti ho sentito urlare, credevo stesse succedendo qualcosa così sono venuta vicino a te, eri nel panico, stavi sudando e non riuscivo a svegliarti, ho avuto paura che ti stesse succedendo qualcosa- presi il cellulare, vidi l’ora e la data :

12 maggio , ore 5.30
Ogni 12 maggio da quando Trenton era andato via sognavo quella scena, in modi spesso diversi, per darmi un speranza che potessi ancora salvarlo, ma questa speranza arrivava e subito dopo moriva –hei mi stai ascoltando?- Abbie aveva le mani al petto e stava aspettando una mia risposta –si , era solo un incubo- non riuscivo a mentire facilmente con lei –lo so che non era solo un incubo, chi era Trenton?- abbassai lo sguardo, mi sdraiai –lasciami dormire domani devo preparare le valige- ci rimase un po’ male –okkey, vabbene, fa come ti pare, vado a dormire, cerca di non svegliarmi più con i tuoi soliti incubi e i tuoi ragionamenti da depressa! Buona notte!- si era offesa, ma cosa potevo farci? Non lo sapeva nessuno tranne mia madre. Depressa, mi aveva chiamato così, io non ero depressa, ero bipolare! Ma non lo sapeva lei, chi poteva mai immaginarselo che a 15 anni mi avevano portata dallo psicologo e avevo scoperto di essere bipolare! Perdere Trenton aveva fatto aggravare la situazione!–Abbie io…- le andai dietro con tono duro –vai a dormire!- le presi il braccio –ascoltami!- si liberò dalla mia stretta e si giro –non ci sono problemi se non vuoi dirmi quello che succede, ora vai a dormire- le strinsi dinuovo il braccio –lasciami il braccio!- mi fulminò con gli occhi –altrimenti ? mi cacci dalla squadra di football? Cresci Abbie! Sei una bambina viziata! Ti credi di essere dio ma sei solo una ragazza insicura! Cresci !- cosa avevo detto, oddio, non sapevo stare zitta, quando ero arrabbiata sparavo cose che non credevo, ora si che era arrabbiata – perché tu? Non fai altro che incolparti per qualsiasi cosa, finirai per l’incolparti persino di essere nata! Insicura io? Ti sei vista? Quella bulimica qua sei tu non io!- mi vennero le lacrime agli occhi, quasi senza controllarla la mia mano partì e le arrivò uno schiaffo, come poteva avermi detto quelle cose! Si è vero , l’avevo chiamata bambina viziata e magari mi meritavo pure una risposta, ma lo sa cosa sto cercando di fare per non essere più bulimica, ha toccato proprio il fondo.

 (Abbie’s POV)
Cosa avevo fatto! Zitta mai io eh! Chiamarla bulimica, che stupida che sono, neanche i ragazzi a scuola la chiamavano così –me lo meritavo- le dissi dopo che mi diede lo schiaffo – scusam..- la feci stare zitta – smettila di scusarti per qualsiasi cosa! Me lo meritavo, anche due, scusami tu, non dovevo chiamarti così, sono una ragazza anzi una bambina viziata, la popolarità mi è andata in testa. Non avrei dovuto chiamarti depressa dopo tutto quello che è successo, soprattutto non dovevo chiamarti bulimica, spesso perdo la ragione e sparo cazzate a raffica. Ma perché non vuoi dirmi che succede? Hai paura di quello che potrei pensare?- ci pensò su per un attimo – non fa niente, scusami anche tu, anche io dico cose stupide quando mi incazzo, è da quando a 15 anni mi hanno… ehm… mi hanno preso in giro per la prima volta- quel “ ehm”, cosa voleva significare? Alzai un sopracciglio e Demi capì che stavo cercando di capire cosa intendesse quando ha detto quella cosa –okkey ! ho capito! Cosa vuoi sapere?-sorrisi – chi è Trenton?- chi era sto tipo? Un altro come Tresh? I nomi si somigliavano del resto – allora, forse è meglio che inizi dal principio : Trenton ed io eravamo migliori amici. Ci conoscevamo da quando avevo 2 anni e lui era più grande di un anno. Trenton era diventato ormai della mia famiglia e stava tutti i giorni con noi. lui ha avuto tanti pensieri suicida a 7 anni ma è riuscito a continuare. Rimase forte per me. E da quel momento  cominciai ad avere disturbi alimentari. Lui cercava di aiutarmi per non farmi avere i stessi problemi che aveva lui , dato che lui era stato vittima di bullismo e proprio quando cercava di aiutarmi hanno cominciato anche a picchiarlo. Trenton ed io andavamo tutti i giorni a scuola insieme, ma un giorno lui mancò. Mi preoccupai per lui, visto che non era mai mancato. Dopo la scuola, la madre mi la chiamò dicendo che Trenton se ne era andato. Andai subito a casa sua, una casa bianca, a due piani con delle altalene e un grande albero in cortile dove avevamo inciso i nostri nomi . Vidi le ambulanze e il corpo di Trenton..ma non sapevo cosa era successo, ne perché era successo. Mi inginocchiai a terra e iniziai a piangere. Dopo sua madre mi spiegò tutto, disse che Trenton si era impiccato con la cintura a causa del bullismo. Mi sentii in colpa perchè pensavo che avrei potuto salvarlo, ma pensavo solo a come essere felice e a come essere più magra. Io e Trenton ci eravamo promessi che saremmo andati alla gita del quinto anno insieme, ma lui ora è morto. Quella mattina a scuola avevo intensione di dirgli che mi ero innamorata di lui, ma era troppo tardi, la mia timidezza e la mia insicurezza non mi ha permesso di dirglielo per tutto quel tempo. Quella storia mi fece crollare definitivamente, quella stessa notte mi tagliai per la prima volta, volevo solo esternare quel forte dolore e quei forti sensi di colpa. Dopo quell’esperienza sono andata dallo psicologo fino all’età di 17 anni- L’avevo ascoltata per tutto il discorso, ormai avevo le lacrime – perché non me l’hai mai detto? – attesi una risposta –preferisco non pensarci, però poi ogni 12 maggio faccio diversi incubi su di lui, mi manca molto, di solito gli altri anni nessuno mi aveva mai risvegliato, mia madre non c’era mai, Dallas ha il sonno pesante e Maddie usciva preso con la mamma, spesso ha dormito nel letto dove ora dormi tu, l’abbiamo costruito insieme, ormai era mio fratello, mi fidavo tanto di lui- solo ora mi rendo conto di quanto il bullismo la faccia stare male, ma non perché ne è vittima, ma perché ha perso il suo migliore amico a causa del bullismo, però c’era qualcosa che non andava, perché mentre era felice e forte dopo due secondi pensava alla morte –questo non spiega perché hai continui sbalzi di umore…- c’era qualcosa che non andava in lei – Abbie io sono bipolare…- rimasi sorpresa – cosa? Chi te l’ha detto? Perché non me l’hai detto prima?- abbassò lo sguardo – hai capito bene, sono bipolare, me l’hanno detto quando avevo 15 anni, la mia psicologa non si spiegava perché durante ogni seduta a momenti ero felice e a momenti ero triste, quindi mi hanno fatto fare degli esami e sono uscita compatibile al bipolarismo. Non te l’ho detto perché quando una persona ha una specie di “patologia” viene esclusa, credevo che ti fossi allontanata.- la guardai, capii quanta paura aveva di essere lasciata sola di nuovo –sono rimasta per la bulimia, per l’autolesionismo, per la tua prima sbronza, che diciamolo era la peggiore delle tre- sorrise – le abbiamo superate tutte e tre, anche questa la supereremo- mi avvicinai per darle un abbraccio – è una malattia Abbie, non si guarisce- si scostò – e allora? Sei sempre la stessa, poi credo di essere più psicopatica io che tu- ridemmo –ora seriamente, non si può guarire, che ci frega, ti aiuterò a contenerla, e quando avrai bisogno di qualsiasi cosa anche di picchiarmi, fallo perché starò sempre qui.- l’abbracciai – ora andiamo a dormire che abbiamo solo altre due ore di sonno poi dobbiamo preparare le valige, domani si parte!- c’era un po’ di euforia nella mia voce. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***



(Abbie's POV)
13 Maggio.
Okkey oggi si parte, fra 3 ore dobbiamo stare nel pulman. La cosa più difficile da fare: svegliare Demi.-Demi sveglia- le ho dato dei colpetti sul braccio eppure non si sveglia - Demina svegliati- le dissi in modo dolce nell'orecchio, ma niente dormiva come un bradipo - Cazzo Devonne svegliati!-  le urlai -Cosa vuoi Abbie lasciami dormire- mi rispose girandosi dall'altro lato e mettendosi le coperte sulla faccia - non costringermi a farti svegliare con la forza Devonne- sembrava infastidita che la chiamassi cosí - non chiamarmi così- stava ancora sotto le coperte e poco dopo capii che si era riaddormentata. Quindi andai verso il letto e mi buttai a peso morto su di lei -Ma sei impazzita per caso? spostati o ti sposto io- mi urlò da sotto le coperte -non puoi- mi agganciai a lei come per abbracciarla - togliti non riesco a respirare- cercava di liberarsi - se forse cacci la testa fuori- iniziai a ridere e vidi che piano piano la sua testa stava uscendo da sotto le coperte - guarda chi ha deciso di uscire dal guscio- le diedi un pizzicotto sulla guancia -ora ti sposti?- aveva l'aria molto scocciata, Demi amava dormire - No- le sorrisi - e levati!- si giró come per mettersi a pancia sotto,  cercando di buttarmi a terra,  ma peggioró solo la situazione , per non fare testa e testa io mi mantenevo sui gomiti - che occhi neri che hai Abbie- mi disse dopo un po' che stava guardando i miei occhi - Sono Ispanica, è raro che abbiamo gli occhi chiari- le sorrisi -  Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima- si scostó una ciocca di capelli e mi sorrise. Nel frattempo non mi ero accorta che mi stava solo distraendo e aveva aspettato il momento giusto per gettarmi via dal letto. Dopo poco feci una grande botta a terra e mi massaggiai la schiena - mi hai fatto male- si giró verso di me - magari ti saresti fatta più male senza quei canottini- iniziò a ridere - Davvero? ora te li faccio vedere io i canottini- andai verso di lei e mi sedetti sul tuo stomaco - ora ti alzi? - fece un colpo di tosse - si vabbene, inizia a prendere le valigie-.
 
(Demi's POV)
La madre di Abbie ci venne a prendere poco dopo, ora stiamo partendo quasi, sto giù al pulman ed Abbie sta salutando sua madre - Lovato ci si è visto finalmente- Tresh stava venendo verso di me con il suo strano modo di parlare che lui credeva fosse "figo", una faccia schifata mi venne spontanea - Ciao Tresh- dissi con poca allegria - allora come va?- mi chiese sfoggiando uno dei suoi sorrisi - meglio, grazie ad Abbie di sicuro non grazie a te- gli alzai il pollice  e gli feci l'occhiolino in senso dispregiativo - Okkey senti , scusa mi dispiace- stavo con le spalle contro il pulman e lui stava a un centimetro da me, si avvicinava sempre di più,  non avrei resistito ne sono sicura - Demi dove sei?- la voce di Abbie mi fece tornare in me - La solita rompi palle- alzò gli occhi al cielo - Non dire certe cose su lei !- lo allontanai da me - Maddai, è solo una tipa facile che alla prima occasione ti lascerà sola- un sorriso malizioso sul suo viso comparve - lei non è come le altre!- ribbattei - ci scommettiamo? - mi porse la mano e gliela strinsi a mia volta. Vidi Tresh andare verso Abbie, sentii la conversazione - Hei perfezione- Tresh gli fece l'occhiolino - Ti prego non farmi vomitare- fece per mettersi un dito in gola - lo so che ti piaccio - le aveva allungato le mani ai fianchi - dopo quello che hai fatto alla mia migliore amica ?- abbie gli tolse le mani dai fianchi- è meglio se vai,  mi fai schifo sappilo- Abbie lo allontanò da lei. Dopo poco Tresh tornò con aria sconfitta - avevi ragione, ti lascio in pace- mi fece un finto inchino. Il momento di entrare nel pulman era arrivato,  dopo l'appello entrai e ritrovai difronte a me Abbie che mi salutava con la mano, andai verso di lei - ti va di stare vicino a me?- annui e mi sedetti. Per il primo quarto d'ora di viaggio nessuna delle due parlò,  ma poi fui io a rompere quel silenzio - Grazie per prima con Tresh- si scostó il ciuffo scuro come la pece dagli occhi - e tu come fai a saperlo?- iniziò a gesticolare, quando era nervosa lo faceva sempre - vi ho ascoltati, a me piace ancora,  ma per quello che ha fat...- mi mise un dito davanti alla bocca per farmi stare zitta - stiamo in gita, dobbiamo divertirci, non pensare a lui okkey? - le sorrisi - si hai ragione, ora se permetti dormirei un po' perché qualcuno non mi ha fatto dormire- feci uno sbadiglio - jaaa ma tu lo sai che sei la mia vita - mi sorrise - si solo a fatti tuoi- feci finta di essere arrabbiata e lei mi abbracciò - Tu fai parte dei fatti miei - le ricambiai l'abbraccio, era sempre cosí dolce con me - Comunque dormi quanto vuoi tu- mi appoggiai sulla sua spalla e il movimento del pulman mi fece da ninna nanna, dopo poco mi addormentai sulla sua spalla
 
(Abbie’s POV)
Siamo quasi arrivate a New York, sia meglio se inizio a prendere la borsa. La mia è accanto a quella di Demi, e nel scostarla è caduto qualcosa, un diario, sulla copertina principale c’è la foto di una band, i Panamore, è la band preferita di Demi, nella copertina posteriore ci sono diverse frasi e sul bordo c’è scritto “DD:Demi’s Diary” era il suo diario segreto. Avrei voluto leggerlo, lo stavo anche aprendo quando sentii Demi che si stava svegliando. Quindi misi a posto il diario e presi la mia borsa –dove siamo ?- mi domandò sbadigliando – siamo a Morristown, i professori ci hanno dato questa giornata libera, possiamo fare quello che ci pare- le sorrisi, mi rimisi seduta accanto a lei –bene, prima di tutto vorrei sapere con chi devo dormire per cinque giorni, mi hai tenuto allo scuro- guardò fuori dal finestrino –siamo io tu e altre due ragazze- mi guardò –cioè?- mi disse di sbotto –fammi finire- iniziò a ridere –stavo dicendo, stiamo io,tu, Savanna e Bridget- mi guardò  in modo interrogativo – sono due chearleaders, non preoccuparti, non sono presuntuose e vanitose, le conosco da quando avevo tre anni, Savanna è ispanica come me e spesso può risultare antipatica e scontrosa, ma stanne certa che ha un cuore d’oro. Bridget è inglese, si è trasferita quando aveva due anni, quando la incotrerai non far caso a come parla ne come ragiona, i suoi genitori si sono separati e lei ha avuto un trauma ed è un po’, come devo farti capire…- alzò un sopracciglio – stupida?- iniziò a ridere –forse non è l’aggettivo migliore, però si, è un po’ così- le sorrisi –sai che non sono il tipo di persona che mette etichette, quindi stai tranquilla- mi sorrise. Poco dopo il professore ci annunciò che a momenti saremo arrivate a New York, iniziammo a prepararci.
Quando arrivammo andammo ognuna nelle proprie stanze, quando Demi entrò in stanza si ritrovò Savanna e Bridget davanti –tu devi essere Demi- le lanciò un lungo sorriso Bridget –s-si, tu sei Bridget, e tu devi essere Savanna?- Savanna si avvicinò con le mani intrecciate al petto –si, sono io, ora basta con le presentazioni, io dormo qui, Bridget a te va bene il letto accanto al mio- eravamo appena arrivate e già iniziava a dettare leggi, Demi mi guardò e alzai gli occhi al cielo –Savanna non iniziare, io dormo nel letto dalla parte della finestra, e credo che a Demi vada bene quello vicino alla porta- Demi mi sorrise –Vabbene Hall, scusatemi per la mia prepotenza- Savanna alzò gli occhi al cielo –ecco- le feci l’occhiolino e lei mi sorrise –cosa vogliamo fare?- chiese Demi – una doccia- rispondemmo tutte in coro – chi è Hall?- chiese Bridget a Demi, lei mi guardò e le feci un cenno – oh beh, è il soprannome di Abbie- Demi le sorrise massaggiandosi la tempia.
 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


(Abbie’s POV)
Siamo arrivati ieri qui a New York e già mi sembra di essere a casa. Abbiamo disfatto le valigie ieri sera, dopo esserci fatte una doccia. Siamo state fino alle 4 di notte a parlare di noi,di chi amiamo, la cosa strana è che Savanna non ha parlato di nessun ragazzo, è strano, lei è stata con molti ragazzi. Mi sono anche accorta che mentre parlavamo Demi aveva lo sguardo nel vuoto, da quando avevo scoperto che era bipolare non facevo altro che preoccuparmi per lei.
-Buongiorno- Savanna mi sorrise –io e Bridget andiamo a fare colazione, voi volete qualcosa?- io ero sveglia già da un po’, stavo pensando, a quel cavolo di diario di Demi, ero curiosa, volevo sapere cosa ci scriveva e se aveva parlato di me. Demi come al solito dormiva –quello che vuoi, abbassa la voce, Demi sta ancora dormento- la indicai e savanna la guardò –oh scusami, allora ci vediamo fra un po’- mi salutò e lei e Bridget uscirono dalla stanza. Quello era il momento giusto, dovevo prendere quel diario, tanto Demi quando dormiva non sentiva niente quindi. Non è una cosa giusta lo so, ma la mia curiosità è troppo forte per essere domata. Mi assicurai che Demi stesse dormendo quindi presi la sua borsa. Dovetti svuotarla, l’aveva nascosto bene, quindi facendo molta attenzione a rimettere le cose a posto mi sedetti sul letto di Savanna per controllare che Demi non si svegliasse. Aprii il diario e andai al giorno in cui le chiesi di sedersi accanto a me, era il 20 gennaio, lo ricordo bene.


20 gennaio

Hei ciao DD,
oggi sono andata a scuola, come sempre del resto, però oggi è stato diverso, non mi sentivo così da prima che Trenton se ne andasse. Ti ricordi di quella ragazza di cui ti parlavo sempre, la capo-cheerleader? È da quando mi sono trasferita qui che desidero che un giorno mi rivolga la parola, mi sembra una così brava ragazza. Del resto non mi ha mai giudicata, almeno spero. È diversa da tutti in questa scuola. Spesso l’ho incontrata in bagno, alcune volte sembrava stesse piangendo, le ho sempre voluto rivolgere la parola, ma non ci sono mai riuscita. Avevo paura, io sono la strana ragazza della scuola, l’asociale, la depressa. Beati loro che vivono nell’ignoranza. Comunque stavamo dicendo. Oggi sono arrivata tardi alla lezione di scienze, come al solito la prof non si ricordava di me. Sono andata a cercare un posto alla fine dell’aula e indovina un po’ chi mi ha chiesto di sedermi accanto a lei ? sii Abbie, non sapevo a che pensare, credevo mi stesse prendendo in giro, finchè non mi ha sorriso, quel sorriso mi ha riscaldato dentro, per un attimo non mi sono sentita più così vuota. Mi ha fatto sentire un uragano solo sorridendomi…


Decisi di saltare la parte che sarebbe arrivata dopo, era un po’ triste
 

…Entrammo in classe, al primo banco c’era un ragazzo, Tresh, mulatto, capelli ricci, labbra carnose e gli occhi, anche se mori, erano profondissimi. Lui però era un amico dei miei bulli.
 
Saltai anche quella parte, non mi andava proprio di leggere qualcosa su Tresh
 

…avevo un grande sonno, mi stavo per addormentare, io amo dormire. Dopo una battaglia con Abbie mi sono appisolata. Però dopo un po’ mi sono dovuta svegliare perché Abbie mi stava abbracciando per farmi svegliare. È stato il momento migliore della giornata. Ormai non calcolo più da quando qualcuno non mi abbracciava. Mi ha dato così tanto calore che mi sono sentita così forte da poter rompere un muro. Mi ha detto che vuole fare il progetto ,che ci hanno assegnato, con me. Che cosa carina. Forse ho trovato un’amica vera dopo tanto tempo no? Ora devo andare.
                                                                                                                                                                                                                Baci, Demi.


Continuai a leggere le parti che riguardavano me, più leggevo più mi veniva da sorridere. Lessi fino all’ultima volta in cui ci aveva scritto, cioè quando mi aveva rivelato di essere Bipolare.
 
Devo parlarti,
l’ho detto, Abbie sa cos’ho, mi sento più leggera, sa anche di Trenton, finalmente. È la mia migliore amica, la persona migliore che mi sia potuta capitare. Sai da quando c’è lei non mi odio più, lei non lo fa e il suo parere importa più del mio. Pian piano stiamo ricostruendo tutto. Le cicatrici si stanno cucendo e sto riprendendo peso, ma non mi importa anzi sono felice, Abbie dice che preferisce un po’ più di pancia almeno quando mi abbraccia le dò molto più calore. Dove la trovo io una come lei? Ogni giorno riesco ad andare avanti grazie a lei. Non mi interessa se in giro mi chiamano grassa e quant’altro, lei mi ha fatto capire che devo pensare con la mia testa. Non ho più bisogno di avere dei segreti, ora ho una sorella, la migliore. Scusami se non parleremo molto, ma non ho più intenzione di stare a guardare la mia vita che mi sfugge dalle mani. Ho deciso di sopravvivere.
                                                                                                                                                                                               Ci sentiamo allora, Demi.


Ora ridevo come una cogliona –Abbie porca miseria che stai facendo!- le urla di Demi mi fecero alzare la testa dal diario-io…- si alzò dal letto e me lo strappò  da mano –si chiama Diario Segreto per un motivo Abbie! E togliti quel sorriso dalla faccia- mi disse severa –davvero pensi quelle cose- le dissi quasi imbambolata –non sono cose che ti riguardano- mise a posto il diario. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai, così forte che mi disse che stava soffocando. –siamo tornate dormiglione- Savanna irruppe nella stanza con un vassoio di prelibatezze e un sorriso stampato sulla faccia, Bridget era dietro di lei, i capelli biondi scompigliati, il pigiama con gli unicorni e le pantofole a forma di coniglio –hei che succede qui dentro?- disse la bionda –niente, su mangiamo, ho una fame- sfregai le mani come chi non vede qualcosa da mangiare da anni, mi sedetti e iniziammo a mangiare.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


(Demi’s POV)
Il mio quarto giorno in gita, sembra che ieri siamo arrivate eppure sono già passati 4 giorni. Oggi si va al Luna Park, finalmente! Dicono che li ci siano giostre da far paura, una la chiamano Heart Attack perché arriva a 30 metri di altezza e poi scende tutta in un botto.
Stamattina mi sono svegliata prima di tutte le altre, chi dice che i miracoli non esistono.
Abbie,Savanna e Bridget stanno ancora nel mondo dei sogni, mi sembra crudele svegliarle. Però ripensando al modo in cui mi ha svegliato abbie prima di partire. Sono andata a prendere una bottiglia, l’ho riempita di acqua e sono corsa vicino al letto di Abbie, le ho tolto le coperte di dosso –ma che stai fac…- prima che finisse di parlare le ho gettato l’acqua in faccia –VENDETTAA- le ho urlato. Lei si è alzata e mi ha rincorso per tutta la stanza, finchè non mi ha preso e mi ha scaraventato a terra e mi ha bloccata . fortunatamente ho riuscito a prendere la bottiglia e l’avevo in mano, ha allascato un po’ la presa e ho bevuto un sorso, ho fatto finta di ingoiarlo –ora che vendetta fai?- aveva il viso ancora bagnato e si è asciugata vicino alla mia spalla, quindi quando si è avvicinata le ho sputato l’acqua in faccia, lo so è una cosa un po’ disgustosa – Demii, ma che schifo- mi ha lasciato le braccia per asciugarsi la faccia – io ti uccido- è venuta verso di me in modo minaccioso – Heii voi due, smettetela di fare le bambine e state zitte- la voce di Savanna risuonò dall’altro lato della stanza, io ed Abbie iniziammo a ridere –guarda mi hai bagnato il letto. E io stasera come dormo?- fece una faccia imbronciata – eh pazienza- mi guardò storto – vabbene dormi con me- alzai gli occhi al cielo –vado a vestirmi, dopo andiamo a vedere a che ora si parte, tu sveglia a queste due dormiglione- mi indicò Savanna e Bridget, credo che Abbie non lo abbia notato, ma Savanna e Bridget stavano dormendo quasi mano nella mano, avevano entrambe mezzo braccio fuori dalle coperte e dal letto rivolto uno verso l’altra, per un attimo ho pensato che… naah è solo un caso. –Savanna- mi avvicinai al suo letto – hei, pss- mi avvicinai al suo orecchio – Sono sveglia Lovato- mi girò e mi sorrise –non preoccuparti la sveglio io a Bridget, andate a vedere a che ora si parte, poi ci avvisate- si alzò – Sono pronta- Abbie uscì ed entrambe andammo a chiedere l’orario per la partenza.

-Demi io sono pronta, ho già preso tutto, puoi andare tu ad avvisare Savanna e Bridget?- mi sorrise –vabbene-. Mi apprestai ad andare in stanza, non bussai, avevo le chiavi –Ragazze si parte fra una mezz…- mi bloccai. Stavano entrambe vicino alla finestra, Bridget abbracciava Savanna da dietro e in quel momento le diede un bacio a stampo, rimasi bloccata, finchè non mi girai e mi chiusi la porta alle spalle –Demi aspetta!- riuscii appena a sentire Savanna. Corsi da Abbie – Che succede? Sembra che hai visto un mostro- non ero sicura che Abbie sapesse di Savanna e Bridget, quindi preferii stare zitta –niente, stavo inciampando- le sorrisi e mi massaggiai la spalla.
Dopo qualche ora arrivammo al Luna Park, io ed Abbie stavamo parlando e stavamo scegliendo quale delle giostre andare prima –Scusa Abbie, te la rubbo un attimo, Bridget ha paura dell’altezza, vorrei andare sulla ruota panoramica, Demi mi aveva promesso che ci saremmo fatte un giro insieme- fece un sorriso Savanna mi prese sotto braccio e ci allontanammo. –quanto ti ho fatto questa promessa?- le dissi quando fummo arrivate sotto la ruota panoramica –Abbie non lo sa. Scusa , devo parlare con qualcuno, con Bridget mi sembra quasi inutile, e da come Abbie parla di te sembra che tu sappia ascoltare- le accennai un sorriso. Salimmo su uno di quei seggiolini. Di solito ci andavo per rilassarmi oppure per stare sola, quella volta invece ci andammo perché sembrava il posto più tranquillo per parlare. La ruota somigliava tanto a una a cui ero andata da piccola, in Texas con mia madre e Dallas. Sotto ogni seggiolino c’era il disegno di una città del mondo diversa. A noi capitò Parigi. Il giro iniziò e io mi sedetti difronte a Savanna per poterla ascoltare meglio –prima di tutto, mi dispiace che tu l’abbia scoperto così, avrei voluto dirvelo sia a te che a Abbie ma avevo paura, paura che voi mi giudicaste, vedi è da quando Bridget è arrivata qui che è iniziato tutto. Sono sempre stata la più stronza della scuola, ho rubato i ragazzi a tutte le mie amiche, però mi sono sempre accorta che non provavo niente quando uno di loro mi sorrideva o mi abbracciava, mi sono sempre sentita diversa perciò non permettevo mai a nessuno di conoscermi davvero. La mia vita era noiosa al massimo prima che arrivasse lei, feste ogni settimana, sbronze a non finire, fumo e ragazzi di continuo, iniziai a sentirmi vuota. Un giorno però la vidi la prima volta, mi fece un effetto strano, mi persi nei suoi occhi azzurri, cercai di convincerla a fare le audizioni per le cheerleader e lei accettò. Mentre eravamo in palestra mi diede un bacio sulla guancia, arrossii, non so perché ma mi sentii più calda dentro, da quel giorno mi attaccai sempre più a lei, non sapevo perché ne come, ma mi ero diciamo “innamorata”, lei crede che per me sia un gioco, un passatempo, ma non sa cosa provo ogni volta. Non riesco a dirglielo, non lo sa nessuno, tranne te.- quando finì di parlare stavamo sulla parte più alta della ruota, ci girammo entrambe per ammirare il paesaggio e da lontano si intravedeva la statua della libertà –io ti direi di dirglielo, tanto che c’è di male, sei uguale a tutte le altre, e poi provi cose così profonde per lei che non dirglielo sarebbe uno spreco.- iniziò a pensarci –e poi cosa succederà a scuola? E con Abbie?- abbassò lo sguardo e io mi sedetti accanto a lei – è da quando sono arrivata qui che soffro di bullismo, mi offendevano, mi dicevano che ero grassa, eppure sono ancora in piedi, sei la ragazza più forte che abbia mai conosciuto, non ti distruggeranno mai. Abbie, lo sai bene anche tu che non è il tipo di persona che etichetta la gente, ti capirà,credo proprio che ti abbraccerà- le sorrisi, alzò lo sguardo e mi sorrise anche lei –grazie- mi diede un forte abbraccio –tu sei un angelo Demi, le tue cicatrici lo dimostrano- rimasi a bocca aperta – t-t-tu come lo sai?- mi mise una mano sulla spalla –Ieri mattina mi sono svegliata prima di tutte, tu stavi con le braccia fuori e le maniche alzate, li ho visti. Abbie si tagliava prima di conoscere te, sono stata per due anni a cercare di salvarla, poi grazie a te ha smesso, e ti sei anche salvata tu, chi dice che non sei un angelo dimmelo che gli spacco la faccia- ridemmo, ormai il giro era finito e dovemmo scendere –mi ha fatto bene parlare con te- mi sorrise e prima che potesse aggiungere altro Abbie si avvicinò –finalmente vi sto aspettando da una vita, che stavate facendo? Sembra che vi stesse mettendo insieme- disse ironica, vidi con la punta dell’occhio che Savanna si era fatta rossa –ragazze io vado a cercare Bridget, stasera in stanza dobbiamo parlare- mi fece l’occhiolino e andò a cercare Bridget. Io ed Abbie andammo nella casa degli specchi. Appena entrate ci ritrovammo fra mille specchi che ci sformavano il corpo, all’improvviso mi fermai davanti uno specchio, il mio corpo diventò improvvisamente magrissimo –Demi? Che stai facendo?- Abbie venne verso di me –N-niente,usciamo da qui- le presi la mano ed uscimmo –non hai bisogno di essere così magra- le sorrisi e mi diede un bacio sulla guancia, riusciva sempre a capirmi. Per il resto della serata Savanna e Bridget non stettero con noi, Abbie ed io andammo su tutte le giostre del Luna Park, prima di tornare nel pulman sfinite.

(Abbie’s POV)
Siamo tornate dal Luna Park e ci siamo fiondate tutte nel bagno a farci una doccia, sono ansiosa su cosa deve dirci Savanna, però prima ho fame. Sarà meglio mangiare.
Dopo aver mangiato Savanna ci fece sedere in cerchio e iniziò a parlare –Abbie, vedi io, ehm.. mi sono innamorata- Savanna? Innamorata? Finalmente – oh che bello- feci un applauso –Abbie falla finire- mi fermò Demi –di Bridget…- Savanna abbassò lo sguardo, Bridget era dietro di lei e le brillavano gli occhi. Una delle persone più importanti della mia vita è lesbica, non so cosa dire, non ho nessun problema, anzi sono sollevata dal fatto che non sia mai innamorata di uno di quei uomini delle caverne che abbiamo a scuola, rimasi un attimo a guardare nel vuoto, a pensare a cosa dire e a cosa fare, mi accorsi che Savanna guardava Demi preoccupata, così le corsi in contro e l’abbracciai –non mi interessa di chi ti piaccia, per me sarai sempre la stessa persona, anzi sono felice, almeno nessuno di quei burberi della scuola ti hanno fatto innamorare- fece un respiro di sollievo –Bridget, vieni, anche tu Demi, ABBRACCIO DI GRUPPO- urlai, rimanemmo per qualche minuto abbracciate, finchè Savanna non prese una busta dalla sua tasca –guardate cosa ho trovato venendo qui- era una busta con dell’erba, Marijuana, prese una cartina e la arrotolò, la accese e si fece un lungo tiro, è inutile dire che dopo cinque minuti stavamo tutte e quattro drogate, Demi fumò per la prima volta –Sai Abbie, questo è un ottimo rimedio per la mia bipolarità- non smetteva di ridere, essendo drogata non sapeva quello che diceva –Demi!!- le urlai, Savanna alla destra di demi la guardò sconvolta, Bridget invece continuò a fumare –uuh quanti unicorni- non smetteva di urlare, all’improvviso Savanna si fece seria –Demi è bipolare?- mi chiese preoccupata – si, non dirlo a nessuno- mi vennero le lacrime agli occhi – deve essere molto difficile per te, non preoccuparti non ne parlerò con nessuno- mi sorrise –Ora finiamo di fumare e andiamo a dormire, domani si torna a casa- Savanna si fece l’ultimo tiro e andò a letto. Bridget la seguì a ruota e anche Demi, io aspettai un altro po’, pensai a quanto fosse diventata perfetta la mia vita, andai a controllare se il mio letto era asciutto –è ancora bagnato, scusa, se vuoi dormo io lì- sentii Demi alle mie spalle –non preoccuparti, un po’ di bagnato che può farmi- le sorrisi –vieni vicino a me sentirai freddo- mi allungò la mano, le sorrisi e dopo essermi messa accanto a lei ci addormentammo come la prima volta che dormimmo insieme, abbracciate contro il mondo.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


(Demi’s POV)
Sono a casa ormai da tanti giorni, devo dire la verità, mi manca molto New York, mi mancano Savanna e Bridget, la prima è partita per il Messico da quattro giorni e la seconda stava da sua  nonna a Beverly Hills, Abbie ha sempre da studiare, deve prepararsi per l’esame. L’esame, quasi me ne ero dimenticata, fra tre settimane c’è il diploma, e fra una settimana c’è la mia audizione per la AADA, American Academy of Dramatic Arts. Ho fatto domanda per diventare una cantante, ma il fatto è che è a New York a più di 1000 kilometri da qui. Come farò con Abbie? Lei ha intenzione di andare alla facoltà di medicina, si trova qui. Lo sa che se mi accettano andrò a New York gliel’ho detto, ma non sono pronta.
Sono le 8.00 di mattina e sto ancora nel letto, non ho intenzione di andare a scuola, Abbie è a casa sua a studiare e io sono sola, quindi me ne starò a dormire fino alle due. Come non detto, il mio telefono ha iniziato a squillare –Hei, fra mezz’ora fatti trovare pronta, ci sono delle sorprese, sono stanca di studiare, oggi non si entra a scuola, sono li fra una mezz’ora, ciao un bacio- era Abbie –Va bene- le dissi sbadigliando. Quindi mi alzai e decisi che mettermi. Mi misi un semplice jeans, una delle mie grandi felpe con un panda in petto e le Converse. Mi sedetti e aspettai che Abbie arrivasse.
Dopo esattamente 30 minuti arrivò – Buongiorno- mi sorrise, le feci un gesto per farla entrare – no, sei tu che devi uscire, prima di tutto ho una brutta notizia e due belle notizie, da quale vuoi che inizi- mi sorrise- dalla brutta, meglio- le dissi –allora, ho lasciato Sam, si sentiva con una- vidi un po’ di tristezza nel suo sguardo, guardò a terra, ma poi scosse la testa come per cancellare quel brutto ricordo – la prima bella notizia è che oggi andiamo al centro commerciale a comprare un abito per il ballo- mi sorrise euforica. Il ballo, giusto, non avevo neanche l’idea di andarci, ma come dire di no al sorriso di Abbie –ma io non ho un accompagnatore- le dissi – neanche io! Allora che vuoi fare rovinarti la serata e stare chiusa in casa? No no, non te lo permetto, è il tuo ultimo ballo- mi mise una mano sulla spalla –va bene, ma io non ho ancora la patente e neanche tu, come ci andiamo al centro commerciale?- il mio esame di guida lo avrei fatto fra qualche giorno, e anche Abbie – questa è la seconda bella notizia- mi sorrise e io alzai un sopracciglio – ecco a voi signori e signore, la neopatentata Savanna- da dentro una Mercedes in lontananza uscì una ragazza, pelle scura, capelli neri come la pece, era inconfondibile la sua camminata da diva –Savanna!- le corsi in contro e le diedi un grande abbraccio –quando sei tornata dal Messico? Hai sentito Bridget? Aspetta un attimo, quelle cosa sono?- rimasi sconvolta guardando il suo petto che era diventato più grande –ho fatto un ritocchino alle due gemelle- mi sorrise mettendosi le mani incrociate sul petto –allora cosa stiamo aspettando?- guardò prima Abbie e poi me –andiamo forza, oggi devo andare da Bridget dopo le compere, è tornata ieri-.entrammo nella Mercedes grigia di Savanna e ci avviammo verso il centro commerciale. -Ho sentito dire che Tresh vuole invitarti al ballo- appena sentii quel nome uscire dalla bocca di Savanna sentii le mie guance andare a fuoco e vidi la faccia di Abbie, gli occhi al cielo quasi infastidita -Oh... non so, forse-  imbarazzata 
mi misi una ciocca di capelli dietro un orecchio -sappiamo tutte che a te piace ancora - Savanna mi sorrise - okkey possiamo evitare di parlrne?- Abbie si mise in mezzo alla conversazione -stai calma principessina- Savanna alzò gli occhi al cielo - ma cos'hai,sembri tu la bipolare - io e Savanna ridemmo -okkey smettetela! Savanna guarda la strada credo che le tue "gemelle" ti oscurino la vista- le due si guardarono, o mio dio, ora si picchiano, si sono fulminante solo con lo sguardo -Almeno non ho due uvette! Cara "sogliola" sta attenta che qualcuno potrebbe scambiarle per due brufoli!- ora si uccidono - smettetela, non litigate, dobbiamo divertirci!  più tosto parliamo di cose serie,  Savanna con chi andrai al ballo?- sembrò pensarci su -Con le gemelle ovviamente!- Abbie fece un piccolo applauso ma poi la smise dato il modo in cui la guardavamo e il ghigno di Savanna -Ehm... non saprei,  avevo intenzione di chiederlo a Bridget- abbassò lo sguardo verso la strada - ti dirà di si vedrai- le sorrisi - chi può dire di no a Savanna?- Abbie si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia -Grazie ragazze,  ora però zitte che devo trovare un posto dove parcheggiare-.
Dopo aver trovato un posto ci dirigemmo verso il miglior negozio della zona. dovevamo essere perfette quella sera. Quando entrammo ci fiondammo tutte e tre su dei vestiti. Savanna decise di provare due vestiti, uno rosso con la scollatura dietro che andava dal collo alla fine della schiena, strettissimo che le metteva in risalto le forme ed uno blu notte con una scollatura a cuore, stretto sopra e un po' più largo sotto.Abbie ne prese uno, aveva le idee molto chiare, era un tubino, violaceo.io non avevo idea di cosa prendere. 
Mi fiondai sulle scarpe, amavo i tacchi. Guardai tutte le scarpe e le provai finché non trovai un paio perfetto, tacchi alti almeno 8 centrimetri, neri con delle borchie sui tacchi,  li comprai prima che Abbie potesse rapirmi e portarmi nel camerino. Dopo qualche minuto Abbie è tornata con un vestito molto attillato, lungo molto sopra dal ginocchio, cobalto. Feci provare i vestiti prima alle altre due, quando uscirono da dietro le tende con quel vestito mi sembrarono delle Barbie ispaniche, erano perfette,  la gambe magrissime e la pancia piatta. Fu difficile quando dovetti provarlo io, quando mi ritrovai senza maglia difronte allo specchio guardai il mio corpo,  non ero più bulimica, ma mi sentivo grassa lo stesso,  i fianchi poi, cicatrizzati come le gambe e i polsi, che orrore, mi facevo schifo da sola - Demi va tutto bene li dentro?- Abbie aprì la tenda del camerino -Si, tutto bene, chiudimi la zip non ci arrivo- mi sentivo strana, non avevo mai messo un vestito di quel genere, era bellissimo, era il corpo che non lo era-Sei bellissima - Abbie mi sorrise - forza fai vedere a Savanna come ti sta- mi diede una pacca sulla schiena. Quando uscii avevo immaginato che Savanna si mettesse a ridere  per il mio aspetto ridicolo e stupido, mi sentivo diversa. Ma Savanna non rise ne parlò, rimase solo a guardarmi con la bocca aperta, non sapevo se era una cosa positiva o se era negativa -Svegliati- Abbie le schioccó le dita lei fece un sussulto come svegliata da un sogno -S-sei b-bellissima- balbettò, Abbie iniziò a ridere -te la stai mangiando con gli occhi, lo dico a Bridget- Savanna iniziò a ridere -anche l'occhio vuole la sua parte, ora andiamo, dobbiamo andare, io devo andare da Bridget, vi va di venire?- ci disse -Mi dispiace devo studiare- rispose Abbie - per me va bene, non ho niente da fare e poi se Abbie sta a casa a studiare io sto da sola quindi-. ci affrettammo a pagare tutto e ci avviamo verso casa di Abbie per accompagnarla -Ci vediamo domani Sav, grazie- ci salutò e Savanna ed io rimanemmo sole, è da quando stavamo a New York che non stavamo sole, e per qualche minuto rimanemmo in silenzio - Credi davvero che mi stia bene questo vestito- guardai fuori dal finestrino -certo che ti sta bene, ma perché non ti fidi di te stessa? Sei una ragazza stupenda sia dentro che fuori- smisi di guardare fuori dal finestrino - è che è da quando avevo 8 anni che mi ritengo grassa, a nove anni a causa del bullismo ho sviluppato un disordine alimentare, l'ho superato poco tempo fa- Savanna fermò l'auto e mi guardó -Non lo sapevo, siamo a casa mia, devo fare una cosa ti dispiace scendere? Vivo con la mamma e lei è a lavoro fino a tardi- mi disse un po' dispiaciuta per quello che le avevo detto -certo che no, non mi dispiace- le sorrisi, scendemmo dalla macchina ed entrammo in casa. Era adorabile, per non parlare della sua stanza, c'erano sue foto ovunque, sul letto dei peluche e sul comodino accanto al letto una foto di lei e Bridget -fai come se fossi a casa tua, arrivo subito- mi disse, mi sedetti sul letto e guardai la foto - Tua mamma lo sa?- la sua voce si sentiva dal bagno - Cosa? che non mi piacciono i ragazzi? Si, l'ha presa bene, almeno si spiega perché da piccola amavo far baciare due barbie- sentii una risata soffocata, mi alzai dal letto e mi avvicinai ad una mensola,  su di essa c'era una foto con una bambina e un signore, quell'uomo le somigliava molto, ed accanto ad essa c'era una lettera:
 

Cara bambina mia                                                                                                                                                                                                                     
  Un giorno ti sveglierai e capirai che giocare con le bambole é ridicolo.                                                                                                                                  
Un giorno incontrerai una persona che ti farà battere il cuore.                                                                                                                                                 
Un giorno qualcuno ti deluderà.                                                                                                                                                                                                 
Un giorno inizierai a sentirti grassa, poco abbastanza.                                                                                                                                                              
Un giorno se non sarai forte la società ti schiaccerà.                                                                                                                                                            
 Inizierai a fumare.                                                                                                                                                                                                                      
Inizierai a smettere di mangiare per essere come gli altri.                                                                                                                                                 
Un giorno sarai adolescente.                                                                                                                                                                                            
Ti diranno che sarà il momento più bello.                                                                                                                                                                         
 Non crederci.                                                                                                                                                                                                                            
Cara bambina mia ti auguro di essere forte abbastanza da reggere il peso della società.                                                             
  Ti auguro di non credere mai che sia inutile giocare con le bambole.                                                                                                                             
 Ti auguro che nessuno ti deluda.                                                                                                                                                                                                
  Cara bambina mia, ti auguro di rimanere sempre bambina, la mia bambina, Sei forte, realizza i tuoi sogni, non rinunciarci mai, so che ami ballare, ti prego realizza i tuoi sogni, fallo per me, quando me ne sarò andato tu devi promettermi che sarai sempre una ragazza speciale, non mi interessa se a te piacciono le ragazze, sarai sempre la mia bambina .
                                                                                                                                                                                                        
  ti amo tanto . -Papà                                                                
                                                            
 -Che stai facendo? - sussultai e posai la lettera -Scusami non volevo- mi venne vicino -Non preoccuparti, è una lettera di mio padre che mi scrisse quando ero piccola- le si fecero gli occhi lucidi - che cosa gli è successo? - si andó a sedere sul letto e mi invitò a sedermi - è morto due anni fa, un infarto, lui era il mio eroe,  non ho mai potuto dirgli che ero diversa, ma lui lo sapeva già, era molto intelligente, avrei voluto presentargli tutte voi, e fargli vedere che persona forte che sono diventata grazie a lui, mi ha insegnato a realizzare i sogni, e io sto cercando di farlo per lui, ma è difficile- aveva la voce spezzata dal pianto,  aveva perso suo padre,  molto peggio di perdere il migliore amico, io non lo avevo mai conosciuto, l'abbracciai -Sarebbe molto fiero di te tuo padre sai- la strinsi a me  e le accarezzai i capelli finché non smise di piangere -dopo tutto quello che ti è successo e che ti hanno fatto le chearleaders sei sempre così con me, io che sono diversa, non hai paura- sciolse l'abbraccio - io ti voglio bene Savanna, anche se staresti con un ragazzo non mi cambierebbe,  anzi sarebbe peggio, sei mia amica,  e per me sei perfetta così- mi sorrise -ti voglio bene anch'io, non ho più voglia di andare da Bridget, quando sono triste lo è anche lei  e non mi va di farla essere triste,  ti accompagno a casa dai- si alzò - prendi le tue cose dormi con me e Abbie stasera- le sorrisi - oh vabbene,  chiamo la mamma aspetta un attimo -. Dopo aver chiamato sua madre e aver ricevuto il consenso andammo a casa dove ci stava aspettando Abbie.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


(Abbie’s POV)
Storia ,Geografia, Filosofia, Letteratura, di tutto e di più, non capisco più niente, nella mia testa c’è di tutto, sento che potrei scoppiare. Tanto che sto annebbiata dallo studio non ho sentito neanche il campanello –Chi è?- aprii il portoncino della casa di Demi, davanti a me c’era un ragazzo, alto, palestrato, occhi castani, capelli ricci e pelle scura, la sua aria da “figo” non poteva essere smentita –Tresh la casa degli idioti e dall’altro lato della strada- gli stavo per chiudere la porta in faccia ma mi fermò –posso entrare?- aveva un tono di voce diverso da quello che aveva sempre, era più calmo, quasi …dolce. –vabbene, Demi non c’è- lo invitai ad entrare e mi sedetti riprendendo le mie scartoffie per l’esame –io in realtà cercavo te- alzai gli occhi dal foglio –Oh, al momento sto studiando- ritornai a posare gli occhi sul foglio, perché adesso mi sentivo così? Mi batteva il cuore e qualcosa svolazzava nella pancia, oddio no, non poteva piacermi, la mia migliore amica ne è innamorata, porca miseria, quelle farfalle devono essere abbattute –che studi?- si sedette accanto a me e mi sorrise,la perfezione solo in un sorriso –tante cose- sbuffai –fa vedere- me le prese di mano e per sbaglio la mia mano sfiorò la sua, un brivido mi percorse la schiena, mi guardò e credo che lo capì. Forse non era vero che lo odiavo, mi piaceva e non volevo ammetterlo neanche a me stessa per paura di deludere Demi. Cosa dovevo fare, sentivo sempre più quelle farfalle, il cuore non smetteva di battere, “fallo per Demi” continuai a ripetermi, non potevo fare una cosa così cattiva, soprattutto non potevo farla a lei. –ehm .. è la tesina dell’esame- gli dissi quando mi sfiorò. Si avvicinò a me, “uno…due…tre” pensai, un bacio, un solo eterno bacio, mi avrebbe fatto capire tutto, “ma cosa sto facendo, smettila di pensare”. Ormai era a un centimetro e da me e ad un certo punto le nostre labbra si sfiorarono finchè non iniziammo a baciarci, le sue labbra soffici e carnose, non avrei voluto che si staccassero mai da me, era vero quello che diceva Demi, aspetta, Demi, no non posso farlo. Mi staccai da lui –non posso, Demi, a lei piaci ancora, è la mia migliore amica, non posso scusa- mi accarezzò una guancia, Dio i suoi occhi! –si forse hai ragione, scusami tu- mi sorrise di nuovo. Proprio in quel instante Demi e Savanna entrarono a casa –Hei, Sav dorme con no…- sussultò quando vide Tresh che la salutava con il gesto della mano e che le sorrideva –e lui che ci fa qui?- che le dovevo rispondere? –io veramente… ehm… ero qui per chiederti di venire al ballo con me come amici- mi lanciò un occhiata, aveva capito che non potevo rischiare di perdere Demi, aveva salvato la situazione –io vado di sopra- feci una finta smorfia per ingannarla e non farle capire di come ero imbarazzata per tutto quello che era successo prima.
Appena mi ritrovai nella stanza di Demi mi guardai allo specchio, cosa stavo facendo, mi stavo innamorando di un ragazzo che aveva fatto del male prima a me e poi alla mia migliore amica. Non potevo permettere che un ragazzo ci dividesse come era successo con Marie, lei era una mia grande amica, era la mia vice capo-cheerleaders, eravamo le più popolari, lei stava con Tresh e io ero appena uscita da una strana relazione. Ci conoscemmo il primo giorno di scuola, quando feci il provino per le Cheerleaders, diventammo amiche, molto, stavamo sempre insieme. Un giorno però Tresh mi baciò, Marie lo venne a sapere e se ne andò, mi lasciò sola. Era di due anni più grande di me, quindi ha preso il diploma già da un po’, io non l’avevo mai dimenticata, finchè non è arrivata Demi. Non voglio che lui si rimetta dinuovo in mezzo fra me e qualcuno di importante.

Però ormai ci sono dentro, non riesco a fare a meno di pensare a lui, di pensare al nostro bacio. Quando ha invitato Demi h sentito un po’ di gelosia salire, lo so che a Tresh piace davvero Demi. Non dovrei, ma non riesco a non ascoltare cosa si stanno dicendo –si vabbene, come amici però- sentii la voce di Demi, poi Tresh la salutò e sentii qualcuno salire. Decisi di prepararmi, sarei uscita quella sera, quando Sav e Demi salirono mi chiesero dove andavo –esco, torno stasera, non aspettatemi sveglia- diedi un bacio sulla guancia a Savanna e scesi dalle scale, non salutai Demi, non avevo il coraggio di guardarla negli occhi –Aspetta, ma dove hai intenzione di andare?- Demi mi venne dietro –boh ,non lo so in qualche discoteca ,lasciami in pace, non sei mia madre!-. chiusi la porta dietro di me, non era da me essere fredda, ma non riuscivo proprio a controllarlo.

(Demi’s POV)
Cosa le prendeva adesso, rispondermi in quel modo, “non sei mia madre”, fa come ti pare, i suoi cambiamenti di umore mi fanno impazzire, meno male che dovrei essere io la bipolare–non preoccuparti, quando è stressata fa sempre così, il troppo studio- Savanna era difronte a me con le braccia incrociate e il sorriso stampato sulle labbra –vabbene, che ti va ti fare?- le dissi cercando di non pensare ad Abbie –dovrei studiare- la guardai con aria interrogativa, Savanna non sapeva neanche cosa significasse studiare –hei sto scherzando- iniziò a ridere-devo dirti una cosa- si sedette sul secondo scalino che portava al piano di sopra, mi sedetti accanto a lei e aspettai che iniziasse a parlare –qualche mese fa ho fatto domanda alla AADA di New York, non so se la conosc…- aveva fatto domanda alla mia stessa università, oddio che bello –o porca miseria!- l’abbracciai –hei staccati- rise-mi hanno accettata, devo andare a fare le audizioni fra qualche giorno- oddio, lo stesso giorno- ma anche ioo- Savanna mi guardò e iniziammo ad urlare e a saltare per la stanza, sembravamo due bambine la mattina di Natale. Andrò a vivere con una delle mie amiche più strette, cosa potrebbe andare meglio!?

–ci guardiamo un film?- mi chiese ed io annuii, andai a prendere i Dvd –HUNGER GAMES!- urlammo in coro per poi iniziare a ridere.
Stavamo guardando l’ultima parte quando bussarono il campanello con insistenza –un attimo- urlai, andai ad aprire. Bridget era sull’uscio della porta, con Abbie sotto spalla –ma che è successo?- le guardai e Savanna mi venne incontro –oddio portatela dentro-, le facemmo entrare e sedere, presi un bicchiere d’acqua e lo porsi a Abbie, ubriaca fradicia –stavo vedendo uno di quei film sugli unicorni, quando il mio telefono ha iniziato a squillare, subito dopo ho risposto, e dall’altra parte del telefono c’era Abbie, mi ha detto di essere in un Pub della zona e sono corsa con mia sorella a prederla, era sbronza e quando sono arrivata non si reggeva in piedi, quindi ho deciso di portarla qui- Abbie diceva cose senza senso, le appoggiai la testa sulle mie gambe, mentre Savanna e Bridget si baciavano –smettetela, sto per avere un aumento improvviso di diabete- ridemmo tutte e tre –Mi dispiace, non ho potuto evitare- Abbie mi disse in tono lunatico –non fa niente, vieni andiamo a dormire, ti porto una tisana- la feci alzare e la presi sotto braccio –Brid, non far uscire tua sorella a quest’ora, dormi qui, avvisala- guardai Savanna che aveva una strana luce negli occhi –Sav fai scomparire quel pensiero che ha appena partorito la tua testa, nel letto di mia madre dormiamo io ed Abbie- Bridget iniziò a ridere e Savanna arrosì e mi tirò un cuscino del divano in pieno viso –lo so sono una guastafeste, Brid mia sorella Maddy ha la stanza con gli unicorni, ti piacerà seguimi, Sav tu dormi nella mia stanza- le feci un sorriso di sfida e Savanna mi rispose con un ghigno –basta che dormo, Demi dobbiamo finire di vedere il film- indicò la Tv- ma Abbie?- feci uno sguardo sofferente, volevo vedere il film, ma Abbie aveva bisogno di qualcuno – non preoccuparti, vado io con lei, così potrete finire di vedere il film- Bridget sorrise, un sorriso un po’ forzato- Grazie Brid- le sorrisi –credo che sia un po’ gelosa- Savanna iniziò a ridere –finiamo di vedere il film dai-.

Erano ancora le 23.30 quando salii per vedere come stesse Abbie. Stava dormendo beatamente e Bridget si era addormentata accanto a lei già con il pigiama ma con le coperte a metà, non mi andava di svegliarle, quindi le andai vicino diedi un bacio sulla fronte ad entrambe e le coprii con la coperta, ora sembravo davvero sua madre. C’era solo un piccolo problema, dove avrei dormito io? Nella stanza di Maddy non se ne parlava, odiavo gli unicorni. Nella mia stanza c’era il letto di Trenton avrei potuto dormire lì, Savanna dormiva nel mio e io in quello di Trenton-Sav, scusa, dormo qui, Brid si è addormentata accanto ad Abbie- entrai con il cuscino sotto il braccio, la coda di cavallo e le pantofole con i panda, amavo infinitamente quegli animali –vabbene- stava seduta sul mio letto con le cuffie nelle orecchie e quando mi aveva vista se le era tolte –che ascolti?- le dissi avvicinandomi al mio letto –i Panamore, ho visto che ti piacciono, ti va di ascoltarli con me?- diede uno sguardo alla mia stanza piena di poster delle mie band preferite –certo- mi misi sotto le coperte e iniziai ad ascoltare la musica, dopo un po’ vidi che Savanna si stava alzando e andò nell’altro letto –buonanotte, stai pure nel tuo letto, non vorrei litigare con Brid domani- scoppiò a ridere. Dopo un po’ calò il silenzio e capii che si era addormentata, e decisi di farlo anche io.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


(Demi’s POV)
-Demi sveglia ho una sopresa!- sentii la voce di Bridget e decisi di aprire gli occhi. Aveva gli occhiali da sole che le nascondevano gli occhi blu, un pantaloncino e il bikini che si intravedeva dalla T-shirt –ma come ti sei vestita?- le dissi sbadigliando e mettendomi a sedere –andiamo al mare , è domenica, non accetto un no- mi sorrise e andò verso Savanna, stava dormendo ancora, la testa nel cuscino, un piede sotto le coperte e uno no e i capelli sul viso. Bridget glieli scostò –svegliati dormigliona- le diede un bacio sulla guancia. La tenerezza di quelle due era immensa, sembravano due cuccioli innamorati –io vado a svegliare Abbie- mi alzai e mi recai verso la stanza della mamma, lasciando alle due piccioncine un po’ di intimità.
-Abbie svegliati- le dissi sotto voce –non urlare ti prego- il post-sbronza era peggiore anche della sbronza stessa, sembra che la testa ti stia per scoppiare, tutto si muove, sembra che c’è un terremoto, non fai altro che vomitare per tutto il giorno –non sto urlando, alzati andiamo al mare, ti farà bene- parlavo così a bassa voce che un altro po’ non sentivo neanche il tono della mia stessa voce –non ho bisogno di andare al mare! Andateci voi, io sto qua, e ti ripeto non fare la mamma con me!- ma che aveva contro di me ultimamente –vabbene, sta chiusa in queste 4 mura! Divertiti da sola!- sbattei la porta e per sicurezza che la sentisse la sbattei anche una seconda volta, poi me ne andai a prepararmi sbattendo i piedi. –Abbie viene?- mi disse Savanna una volta che fui pronta –no la signorina non vuole che ci preoccupiamo per lei!- alzai gli occhi al cielo, le due cheerleaders iniziarono a ridere-che avete da ridere voi? Mi deve fare sempre innervosire! Andiamo forza!- presi la borsa e Savanna prese le chiavi della sua auto. Quando salimmo in macchina iniziammo a cantare a cappella, sapevano cantare bene. Più che bene, da Savanna me lo aspettavo doveva venire all’AADA –Siete brave, Brid perché non vieni anche tu con me e Sav a New York?- Savanna mi fulminò con lo sguardo –Andate a New York? Perché non mel’hai detto Sav?- Bridget, che stava al posto accanto al guidatore, la guardò –io… ehm… volevo farti una sorpresa, e poi non volevo che tu rinunciassi al tuo sogno di essere insegnante- Bridget insegnante? Boh, non so se la vedevo adatta, però i sogni non si ostacolano quindi –Allora dobbiamo festeggiare!- Savanna tirò un respiro di sollievo e lo feci anche io, credevo proprio di aver creato una discussione, mentre le due parlavano del da farsi prima di partire Abbie mi inviò un messaggio non lo lessi però, ero troppo arrabbiata.
Appena arrivammo in spiaggia ci mettemmo in costume e io mi misi a prendere il sole. -Andiamo a fare una partita a pallavolo dai?- chiese la bionda a Sav -Vabbene- le rispose ed entrambe andarono a giocare .rimasi per un po' a fissare l'orizzonte e a pensare,  stasera ci sarebbe stato il ballo, avrei visto Tresh,  sarebbe andata bene, avevo questa sensazione.
I messaggi di Abbie ormai erano più di 30 così decisi di chiamarla -Demi ascoltami,  mi dispiace, sono arrabbiata scusami- mi rispose in un attimo come se stesse aspettando la mia chiamata - Sei arrabbiata con me?  perché non vengo con te al ballo a farti compagnia? Non puoi arrabbiarti per qualsiasi cosa !- il mio tono si fece freddo e distaccato e dall'altra parte del cellulare sentii un sospiro -No,  non sono arrabbiata con te, ma con me- iniziai ad innervosirmi - e che cazzo te la prendi a fare con me ?- urlai da dentro al telefono tanto che Savanna dal campo di pallavolo si giró verso di me -Hai ragione scusa,  devo prendermela con me stessa- il mio cuore mancò di un battito, sapevo cosa intendeva - non ti permettere di pensare ad una cosa del genere! non sono arrabbiata okkey? - ora urlavo ancora ma era in tono protettivo -Scusami devo andare ci vediamo dopo- le dissi -Demi- mi disse prima che riuscissi a chiudere la chiamata -ti voglio bene- sorrisi -anche io Abbie- staccai la telefonata e vidi Savanna venire verso di me mentre Bridget si avviava alle docce -Tutto bene? ti ho sentito urlare- si massaggio una tempia - si tutto bene,  ma hai chiesto a Brid di accompagnarti al ballo?- il suo viso si fece cupo - No,  ieri l'ho vista che parlava con un giocatore di football e appena mi ha salutato sono scappata come una cogliona- si sdraió sull'asciugamano posata sulla sabbia -ma le hai chiesto le spiegazioni?- mi fece un gesto con la testa che voleva significare un "no" -allora aspettala qui- le sorrisi e mi alzai andando verso Bridget -Aspetta cosa vuoi fare! Fermati!- mi urlò ma non la stetti a sentire.
-hei Brid con chi vai al ballo stasera?- le chiesi una volta arrivata vicino a lei -Avevo intenzione di chiederlo a Savanna- mi guardó con aria sospettosa -credo che lei abbia paura che tu ci debba andare con quel giocatore di football con cui ieri hai parlato - le sorrisi -Ah si lo ricordo, mi ha chiesto di andarci e io gli ho detto che volevo andarci con Savanna dato che stiamo insieme- sussultai alle sue ultime parole -Cosa gli hai detto? porca miseria!- mi misi una mano nei capelli -Comunque chiediglielo sono sicura che ti dica di si- le sorrisi e come se le avessi dato speranza andó verso Savanna che prima di vedere Bridget stava ascoltando la musica, poi mi aveva guardato e le avevo alzato il pollice.  Avevo capito che glielo aveva chiesto quando le ho viste abbracciate. - dobbiamo tornare a casa, si è fatto tardi- mi avvicinai all'ombrellone e dopo pochi minuti eravamo già pronte per tornare a casa. dove mi stava aspettando Abbie .
 
Dopo una mezz'ora arrivai a casa ed entrai, ero sporca di sabbia, i capelli bagnati ancora, le infradito al piede e gli occhiali da sole, dovevo buttarmi sotto la doccia immediatamente -Ciao..- Abbie mi salutò un po' in imbarazzo -Oh... ehm.. buon pomeriggio- Abbie si avvicinò -Scusa...- le feci un cenno con la testa e le sorrisi -vado a farmi una doccia, faresti meglio a prepararti, abbiamo un ballo da festeggiare- mi sorrise dinuovo per poi abbracciarmi -Grazie per la forte pazienza che hai per me- le sorrisi e le accarezzai i capelli- sei salata, ora mi hai sporcata tutta di sabbia. Vai a farti una doccia - iniziò a ridere e si ripulì dalla sabbia. Salii le scale, presi il mio vestito e le mie amate scarpe, mi feci una coda di cavallo ed entrai nel box doccia.
Dopo un quarto d’ora Abbie bussò alla porta della mia stanza, ero pronta, in realtà lo ero da qualche minuto, ma mi ero bloccata a guardarmi allo specchio, non ero mai stata così, sembravo altissima con quei tacchi, il vestito mi faceva sembrare magra, o forse lo ero davvero, in quel momento non riuscivo a capirlo, vedevo solo una persona diversa d’avanti a me, una ragazza stupenda sicura di se, tutto il mio opposto –Tresh è arrivato- Abbie si bloccò a guardarmi – e tu che ne hai fatto di Devonne?- la guardai e iniziai a ridere, ero sorpresa di me stessa. Decisi di non far aspettare troppo il mio cavaliere, quando scesi lo ritrovai sul divano seduto, poi quando alzò lo sguardo dal suo cellulare gli brillarono gli occhi, non so se era per me, non so se era perché ero pronta. Dietro di me c’era Abbie che mi spingeva. Lui indossava uno smoking semplice, con la cravatta abbinata al mio vestito. Si avvicinò a me e mi porse un bouquet da polso, con un nastro del colore dei suoi occhi. –Sei stupenda- mi sorrise, quanto amavo quel sorriso –Allora andiamo?- mi chiese, mi girai a guardare Abbie, mmi sentivo un po’ in colpa, del resto sarebbe rimasta sola, lei però mi sorrise e mi fece un cenno con la testa. Tresh mi prese sotto braccio ed uscimmo da casa mia.
 
(Abbie’s POV)
Credo proprio che non ci andrò, rimango a casa, non ce la farei a vedere quei due mentre ballano. Il modo in cui l’ha guardata, per un attimo ho sperato che stesse guardando me, Demi è la mia migliore amica, non riesco a perdonarmi di quello che sto facendo. Me la sono presa con lei per un giorno intero, quando poi la colpa era solo mia, non riesco più a guardarla negli occhi, potevo fare tutto a tutti, ma ho fatto la cosa peggiore ad una persona come lei, dire che mi odio e poco. Cosa succederebbe se scoprisse quello che è successo fra me e Tresh, cosa farebbe? Cerca sempre di mostrare di essere forte, io lo so che non lo è, vorrei proprio smetterla di deludere le persone.
-preparati abbiamo un ballo che ci aspetta! Non crederai che ti lascerò andare al ballo da sola? Demi mi ha chiamata e mi ha detto che da sola non avrebbe permesso che ci andassi e mi ha chiesto se potevo passare a prenderti, sai che è impossibile dire no alla Lovato- Savanna interruppe all’improvviso i miei pensieri affacciandosi dalla finestra, cosa le avrei dovuto dire? Non ci voglio venire? Mi avrebbe chiesto sicuramente il perché, mi sentivo ancora più in colpa, Demi non faceva che preoccuparsi per me e io le ricambiavo innamorandomi del suo “ragazzo”. Mi limitai ad annuire e basta. –hei Ab tutto bene?- Bridget ci stava aspettando in macchina, ed aveva notato che guardavo il basso –eh? Si tutto bene- accennai un falso sorriso e ci avviammo.
Entrammo nella palestra della scuola, per quella sera diventò una sala da ballo, mi girai intorno; una palla da discoteca pendeva dal soffitto, c’erano decorazioni ovunque, il tavolo era ricco di patatine e caramelle e ovviamente non poteva mancare il Punch analcolico della preside che ogni anno veniva manomesso. C’era tutta la scuola, in un angolo li vidi, la mia migliore amica era con il suo cavaliere, il suo sorriso era inconfondibile, splendente come non mai. Li guardai in modo malinconico e credo che Savanna se ne accorse, perché mi prese per un braccio e mi portò in un luogo più silenzioso, il più vicino risulto come il bagno delle ragazze –cosa c’è vuoi provarci?- scoppiai a ridere –no! Non sei il mio tipo, volevo parlare- incrociò le braccia al petto –che hai?- mi avvicinai allo specchio e mi guardai, mi sarei presa a pugni –mi piace un ragazzo e mi ha baciata- abbassai lo sguardo, Savanna sorrise –e allora?- si avvicinò a me – è Tresh- dissi tutto d’un fiato sperando invano che non mi avesse sentito, si allontanò da me e mi guardò per qualche secondo –ma sei cretina o cosa? Come hai fatto? Cioè è il ragazzo della tua migliore amica! Ma cosa ti viene in mente- mi girai verso di lei che mi stava guardando con sguardo severo –non l’ho fatto apposta, non è stata colpa mia, non so cosa fare, aiutami. Sento che sto per scoppiare, non riesco a guardarla più negli occhi senza provare rancore, mi faccio totalmente, infinitamente schifo, sono sicura che se glielo dicessi o se lo scoprisse non mi guarderebbe neanche più in faccia- Savanna rimase impassibile, aveva ancora lo sguardo serio nonostante le mie lacrime –è la seconda volta Abbie, ma cos’hai al posto del cervello una nocciolina? Non far stare male quella ragazza, credo sia l’unica cosa buona che ti sia capitata in tutta la tua vita- Savanna andò via quasi come una furia, io rimasi lì a guardarmi. Aveva ragione , era la seconda volta che succedeva, e per la seconda volta stavo rischiando di perdere qualcuno di importante –Ma che succede?- la sua voce, inconfondibile, era la persona che non avrei voluto vedere in quel momento –Niente Demi- mi asciugai una lacrima, ora che le dico? –mi è andato un po’ di mascara nell’occhio- le sorrisi –sei sicura?- smisi di singhiozzare –si, mi dai un abbraccio?- mi sorrise e mi abbracciò –Tresh ti starà cercando vai- mi allontanai e ritornai vicino allo specchio ad aggiustarmi il trucco, mi guardò un po’ stranita e si allontanò e tornò in palestra . I miei sbalzi d’umore facevano impazzire anche me stessa.

(Demi’s POV)
Lei , i suoi sbalzi di umore, mi danno sui nervi. Non è possibile che un momento prima mi abbraccia e poi mi manda via. Perché piangeva poi? Del mascara non procura così tante lacrime, devo capire cos’ha. Forse Savanna lo sa, devo cercarla. All’improvviso ho visto Bridget in lontananza, si sa, dove c’è Bridget c’è anche Savanna. –Brid!- le urlai alzando la mano, mi venne incontro –Sai dov’è Savanna?- fece spallucce, dove poteva essere –l’ho vista andare verso i corridoi con uno dei miei compagni di squadra, sai com’è Savanna- Sam mi sorrise –ciao Sam, grazie- il mio cuore iniziò a battere, sapevo com’era Savanna, e sapevo che a lei non piacevano i ragazzi, in quel momento mi ricordai di quello che mi aveva detto Bridget in spiaggia. Nonostante i tacchi iniziai a correre, sperando di trovarla il prima possibile.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


(Demi's POV)
la sto cercando da almeno un'ora, ho cercato nei bagni delle ragazze, dei ragazzi, nell'aula di letteratura, in aula canto, ma di Savanna neanche l'ombra mi chiedo dove sia andata. il mio cuore non smetteva di battere, Bridget aveva detto a quel giocatore che lei e Savanna stavano insieme, si sa qui i ragazzi sono anti diversità, ho troppo paura che le sia successo qualcosa -Savanna?- urlo da mezz’ora ma niente. poi dopo aver setacciato tutte le classi mi ritrovai vicino alla biblioteca e sentii delle voci -Mi hanno detto che tu e la bionda stupida state insieme- era la voce di un ragazzo, calda e profonda -lasciami in pace- come confondere quella voce, era Savanna, iniziai a cercarla per le file di libri -lascia che ti riporti sulla retta via- quella voce si faceva sempre più maliziosa e io iniziai a correre fra le file - Ti ho detto di lasciarmi in pace! non sono fatti tuoi quello che faccio nella mia vita privata!- Savanna urlava e dal rumore che sentivo cercava di muoversi, forse lui l'aveva bloccata.

quando finalmente trovai fra quale fila di libri stavano vidi la faccia di Savanna disgustata ed impaurita, dato che il ragazzo cercava sempre più di baciarla. quando Savanna mi vide mi lanció uno sguardo che significava solo una cosa "aiutami" , così mi avvicinai e picchiettai sulla spalla del ragazzo -Scusami- si giró non gli diedi il tempo di parlare che lo spinsi via da Savanna e lei mi venne incontro - va tutto bene?- le dissi abbracciandola e lei annuì -tu saresti?- mi domandò il ragazzo, rimasi sorpresa dalla sua ignoranza, era uno di quelli che ogni giorno mi gettavano granite addosso -Davvero non sai chi sono?- fece spallucce -Sono Demi, la Lovato- ancora non capiva - porca miseria, sono la ragazza che ogni giorno chiami  grassa, ogni giorno da quando sono qui mi getti granite addosso!- puntai il piede a terra, Savanna era dietro di me a fissare la scena con le braccia incrociate al petto, il suo sguardo si faceva sempre più cupo . il ragazzo mi guardó dal basso verso l'alto - sei sicura che io ti abbia detto certe cose? sai sei il tipo di ragazza che mi farei- scoppiò in una fragorosa risata, mi feci rossa dalla rabbia, ma c'era qualcuno dietro di me che lo rispose prima che potessi farlo io -¿cómo mierda se atreve? ¿Sabes quién es? Hijo de puta! no vale la pena incluso una pierna por el amor de Dios! Usted es un tecla  lesbiana? Me importa una mierda! Me encanta lo que quiero! y no permiten más que decir una cosa a Demi! porque de lo contrario te rompo la cara, y con lo poco que quedará de ti me entrego a los perros vagabundos- Savanna era davanti a me, con i pugni chiusi, rossa in viso i denti stretti . il ragazzo la guardò stupito, neanche io capii cosa aveva detto, sembrava spagnolo, o forse lo era, so solo che all'improvviso si era incazzata così tanto da iniziare a sparare parole senza che nessuno la capisse -ma che hai detto?- le disse il ragazzo in tono arrogante - che se non te ne vai e se non lasci in pace Demi te la faccio pagare, lei è la migliore amica della Hall e anche un po' la mia, quindi scegli tu!- gli disse Savanna in tono calmo e tranquillo -Okkey, ma la Lovato dovrebbe sapere che la sua cara dolce amica Hall ha baciato il suo ragazzo- il ragazzo uscì con un sorriso beffardo sul viso.  Quelle parole mi mandarono in confusione,  del resto quando lui mi aveva invitato e stava a casa mia Abbia gli stava molto vicina, non riesco a crederci, no non poteva essere vero, ecco perché era così fredda con me, ecco perché era triste prima, lei si sta innamorando, no non ci credo -Savanna dimmi che non è vero- iniziai a piangere e non me ne accorsi -Ti mentirei - abbassò la testa ed uscii dalla biblioteca, però lei mi venne incontro e mi bloccò il braccio -cosa vuoi fare? - mi girai verso di lei, non lo sapevo in realtà, non sapevo che fare, avevo lo sguardo perso , mi avevano già deluso molte volte, ma Abbie, lei no, mai -non lo so, aiutami Sav, non so che fare- mi strinse forte a se ed iniziai a singhiozzare -dai, su su calma- mi accarezzo i capelli - si scioglierà tutto il trucco, dai su sorridi - mi prese le guance e mi formò un sorriso sul viso, dopo qualche faccia buffa le ho sorriso - Grazie Sav- mi asciugai le lacrime e le diedi un bacio sulla guancia -ma cosa hai detto prima in spagnolo?- mi sorrise - meglio che tu non lo sappia, ora andiamo, Brid mi sta aspettando.- mi cinse le spalle con il suo braccio –scusami Sav, ma non ho voglia di tornare lì dentro, chiamo un taxi e torno a casa, dopo la delusione ho la rabbia e non vorrei iniziare a parlare spagnolo come qualcun altro- mi sorrise –sei sicura che non ti vuoi far accompagnare?- dovevo stare un po’ sola e poi non mi andava di rovinarle il ballo –non preoccuparti, va da Brid, io me la caverò- sorrisi –vabbene, allora ci sentiamo- mi salutò con il gesto della mano e si allontanò. Chiamai un taxi e aspettai che arrivasse, quando sarei arrivata a casa mi sarei buttata sotto la doccia.


(Abbie’s POV)
-avete visto Demi?- Savanna e Bridget si guardarono per poi rispondermi in coro –io, ehm, noi non lo sappiamo- mi sorrisero falsamente – vorrei la verità se non vi dispiace - gli indicai un dito contro –sta calma sogliola, è andata a casa- odiavo quando Savanna mi chiamava così –grazie Sav, come va con le gemmelle?- alzò un sopracciglio mentre Bridget scoppiò a ridere –cerca la tua migliore amica invece di pensare alle mie gemelle- mi fece un occhiolino. Cosa voleva significare, tornarono i sensi di colpa in un attimo, Savanna sapeva quello che avevo fatto –cosa le hai detto?- le dissi sospettosa –niente, io niente- fece spallucce e si allontanò, però le andai dietro e la bloccai –chi gliel’ha detto? Cosa le hanno detto?- sentii i miei occhi bagnarsi –un giocatore della squadra di football ha provato a baciarmi e Demi mi ha difesa e lui per ripicca gli ha detto quello che è successo fra te e Tresh- Savanna abbassò lo sguardo – cosa? Devo cercarla, devo andare da lei, dobbiamo chiarire- mi avviai verso la porta e Savanna mi venne dietro –ti accompagno a casa – mi sorrise e io ricambiai.

Per tutto il tragitto non abbiamo parlato nessuna delle due finchè non ho rotto il silenzio –Sav posso farti una domanda?- mi girai verso di lei che stava guidando –mhm- mi rispose, supposi fosse un si- hai mai deluso Bridget? Come migliore amica intendo- scosse la testa poi si girò verso di me –si, in realtà si- mi sorrise –cos’è successo poi?- mi guardò e cercò di ricordare, sorrideva, non so perché, ma ogni cosa che la riportava a Brid le faceva bene – ricordi quando diventammo migliori amiche?- io annuii – lo dissi a Brid e dopo averlo fatto scappai, il giorno dopo venne a casa mia ed iniziammo a parlare….-



FLASHBACK DI SAVANNA
-potevi dirlo prima che non mi volevi più come migliore amica!- Bridget entrò nella mia stanza come una furia –ciao Brid- le feci un cenno con la mano mentre fissavo un libro per la scuola, sapevo a cosa alludeva, ma come glielo avrei dovuto spiegare –allora mi spieghi cos’è questa cosa che mi dici che hai una nuova migliore amica e poi scappi? Per caso hai paura?!- continuava ad urlarmi contro, l’avevo delusa, molto, stavo peggio di lei, avevo deluso tante persone prima, ma non mi ero mai sentita prima così di merda –cosa c’è ho solo un’altra nuova migliore amica! Cosa ti cambia!- ero brava a non far capire come stavo realmente, di solito ci riuscivo, mi veniva bene con tutti. Come glielo avrei dovuto far capire che non potevamo essere amiche? Ogni volta che facevamo qualcosa insieme e lei mi guardava con quei suoi occhioni blu avevo le farfalle nello stomaco – mi cambia, perché ti perderei! Spiegami almeno perché!- alzai la testa dal libro, sempre senza guardarla, avevo paura, già Savanna aveva paura, mi facevano paura tutte quelle cose che provavo per lei. Mi bloccai davanti allo specchio a guardarmi e a guardarla dal riflesso –non possiamo più essere amiche e basta- sentivo i miei occhi umidi, non avevo mai pianto per qualcuno, e non lo avrei fatto quella volta, quindi soffocai le lacrime e dallo specchio vidi Bridget che si avvicinava –ma perché?- disse in tono più calmo, abbassai la testa, non riuscivo più a soffocare quel pianto, Bridget mi mise una mano sulla spalla e mi fece voltare verso di lei –puoi dirmi tutto lo sai- mi sorrise, eccole, qualcosa nella pancia iniziò a svolazzare –ho capito una cosa da un po’ di tempo- feci una piccola pausa – a me non piacciono i ragazzi- abbassai di nuovo la testa –e allora? Sarebbero tutti questi i problemi- aveva capito cosa intendevo o mi prendeva solo in giro –Brid ma hai capito io sono lesb…- mi mise un dito sulle labbra e mi fece stare zitta –non sono stupida ho capito, a me non cambia niente, sei sempre la stessa, solo che invece di stare con un ragazzo starai con una ragazza- era quello il problema, una parte di me voleva che fosse lei quella ragazza –non capisci- le dissi allontanandomi di nuovo, mi venne dietro e mi bloccò –non sono stupida, tutti mi chiamano così, ma me ne sono accorta già da tempo sai- la guardai con aria interrogativa, si avvicinava sempre di più finchè non mi prese la faccia fra le mani e mi diede un bacio. Avevo già baciato diverse volte qualcuno, ma non mi aveva mai fatto niente, invece con lei mi sentii come sopra le nuvole, leggera, come in un sogno, credevo davvero di essermi, come si dice, innamorata?

-Brid io…- ci staccammo – sta zitta, non rovinare questo momento-mi sorrise e io ricambiai dandole un abbraccio.



(Abbie’s POV)
-da quella volta siete inseparabili?- non avevo mai sentito una storia più tenera di quella –si, ma aspetta non pensare male, non dovete mettervi insieme- scoppiai a ridere –abbiamo litigato per un ragazzo Sav, hai troppa fantasia- mi sorrise –comunque, volevo solo farti capire che basta semplicemente parlarne, basta dire la verità, vedrai tutto passa- eravamo fuori casa di Demi ormai, aprii la portiera e uscii ma mi sentivo che mi ero dimenticata qualcosa, andai dal lato di Savanna e lei vedendomi abbassò il finestrino –grazie, sei molto più di quel che dimostri- le diedi un bacio sulla guancia e mi sorrise. Andai fuori al portoncino feci un lungo respiro e mi girai verso Savanna che mi aveva alzato i pollici. Aprii la porta ed entrai.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


(Demi’s POV)
Stavo con la testa sotto le coperte quando sentii la porta aprirsi, non mi preoccupai di chi fosse, lo sapevo già, solo tre persone avevano le chiavi di casa mia, mia madre, lei non veniva mai, Dallas, stava al college di Yale, ed Abbie, solo che lei poteva essere . -Demi?- Abbie urló dalla cucina, feci finta di dormire quando sentii Abbie avvicinarsi alla mia stanza.  Avevo il viso rigato dalle lacrime, e mi misi le coperte appena sotto gli occhi. Abbie si sedette sul letto, ancora nel suo splendido vestito e mi guardó per qualche secondo -Smettila di guardarmi mentre dormo- le dissi in tono acido aprendo gli occhi -S-scusa- si alzò e voltò lo sguardo verso l'altro lato della camera, la guardavo incazzata nera -Hai qualcosa da dire? - incrociai le braccia -mi odi a morte lo so ma lasciami spieg..- la interruppi -Cosa devi spiegare? Che per magia ti sei innamorata di Tresh? Eri la mia migliore amica cazzo! Potevo aspettarmelo da tutte! Ma non da te! Mi fai schifo!- Aveva le lacrime agli occhi, forse avevo esagerato -Io non l'ho fatto apposta... Aspetta "ero"?- mise una mano sulla mia ma gliela tolsi immediatamente -Va al diavolo Abbie- le strinsi il polso -fammi spiegare - singhiozzava -vattene- dissi sotto voce, sapevo che me ne sarei pentita ma ormai la mia bocca parlava da sola - non farti più vedere! Va via!- le dissi in tono duro, avevo gli occhi lucidi, ma cercavo di essere forte, sarei andata lì ad abbracciarla in quel momento, ma quello che mi aveva fatto... non potevo perdonarglielo in un'ora. Abbie scoppiò in un pianto dirotto ed uscì velocemente dalla porta. Quando fu uscita non riuscii più a resistere. Iniziai a piangere e presi a calci la chitarra che mi aveva regalato Tresh per il mio compleanno. Mi gettai sul letto, la testa nel cuscino e le lacrime che scendevano, mi addormentai sfinita dal pianto.
 
(Abbie's POV)
non sapevo dove andare, mia madre stava dai nonni e mio fratello era andato alla Columbia,  avevo rovinato tutto quello che avevamo costruito, aveva ragione ad odiarmi. Mi aveva cacciato via, dove sarei andata adesso? Ci pensai e raggiunsi la prima casa più vicina che conoscevo. Era la casa di Bridget, lei viveva da sola, le avrei fatto compagnia, quindi appena arrivai bussai. -Chi é?- Una voce familiare mi venne ad aprire, non era Brid ma Savanna, che ci faceva lei li lo avrei chiesto più tardi ora stavo solo male -Oddio Ab che è successo- Savanna mi vide con gli occhi gonfi e le lacrime agli occhi -P-p-posso entrare?- Savanna mi sorrise e mi fece segno di entrare. mi tolsi il cappotto e salutai Brid, poi mi sedetti con lo sguardo verso il vuoto. Sentii un calore all'improvviso che mi svegliò, Brid mi stava abbracciando forte e continuava a ripetere che sarebbe andato tutto bene, evidentemente sapevano già che era successo -Dormi qui da stasera okkey? - Brid mi diede un bacio sulla guancia e andó a preparare una cioccolata calda -non ti ha lasciato parlare eh?- Savanna si sedette accanto a me, aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo, un pigiama che dagli unicorni sembrava essere di Bridget e i piedi scalzi -neanche un mi dispiace...- abbassai la testa -vedrai che le passerà- mi mise una mano sulla spalla - e se non le passa - mi alzò il viso con un dito - ti ho detto che le passerà- mi fece un occhiolino e le sorrisi - ma perché hai il pigiama di Bridget? - le guardai la maglia e iniziai a ridere -I fatti tuoiii- mi fece la linguaccia. Dopo poco tornò Brid con la cioccolata, che trovó Savanna che mi abbracciava, vidi un piccolo lampo di gelosia nei suoi occhi così mi allontanai e Savanna scoppiò a ridere -Cretina- Brid le diede uno schiaffo sul viso e mi porse la cioccolata. Quando finimmo di berla andammo a letto, non riuscii a dormire per tutta la notte, mi chiedevo se anche Demi si sentiva così.
-Abbie sveglia dobbiamo andare a scuola- dopo essermi lamentata per tre volte Savanna mi lanció un cuscino -Sveglia cica! Dobbiamo andare a scuola- mi alzai ancora mezza addormentata, mi recai in cucina dove le "Bridanna" si stavano dando un bacio a stampo –Per favore anche la mattina no- si staccarono e mi guardarono con rabbia -Hall va a prepararti! Veloce- mi dissero in coro e feci un segno come un soldato ed andai a prepararmi. Accesi un telefono, ne una chiamata, ne un messaggio, iniziai a credere proprio che Demi non voleva più avere a che fare con me-Ab andiamo o faremo tardi- mi urlò Savanna.
Quando arrivammo andai subito al mio armadietto, dietro di me c'era Tresh -Hei piccola- era sempre più bello, ma questa volta non avrei ceduto, Demi stava a qualche metro da me e sapevo che poteva sentire -Hei- mi limitai a salutarlo, si avvicinò per baciarmi ma mi scansai -Scusa ma credo che quello che sia successo è stato solo un errore- mi guardó deluso - è per la Lovato vero?- sentii gli occhi di Demi su di me -in realtà si, lei vale molto più di te, non ho bisogno di un ragazzo se ho lei, ho rovinato tutto per un ragazzo e voglio aggiustare le cose , quindi se vuoi scusarmi- chiusi il mio armadietto e notai che Demi aveva un leggero sorriso sul viso. Sav e Brid si avvicinarono proprio quando avevo allontanato Tresh -Abbiamo sentito tutto, e l'ha fatto anche lei- Savanna mi indicò con gli occhi Demi che si stava avvicinando -Ciao Cuore, dopo domani le audizioni raccomando- Demi diete un bacio sulla guancia a Savanna e poi passò a salutare Brid, fece finta di non vedermi. Mi sentii invisibile, forse me lo meritavo davvero, ma a me mancava la mia migliore amica.
Per il resto della giornata andó così, non fece che ignorarmi. Ci incontrammo a pranzo e non faceva che parlare con Sav e Brid, del college. Non sapevano che mi avevano accettato all’università di medicina, ma non volevo andarci, sarei andata con Brid. Avevo già spedito la domanda, fra qualche giorno mi sarebbe arrivata la conferma
.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


(Demi's POV)
la sveglia suonò alle sette quella mattina, ma non servì a svegliarmi, lo ero già dalle sei, mi aveva solo avvisato che quello era il grande giorno -È ora! che lo spettacolo abbia inizio!- mi alzai di sbotto e scesi in cucina, non avevo ancora fatto l'abitudine a non sentire lo sbuffo della macchinetta del caffè di mia madre, il bacio sulla fronte di mia sorella, ma soprattutto non avevo ancora fatto l'abitudine a non mangiare e sentire l'odore delle frittelle di Abbie, stavo pensando a lei, non facevo altro dal giorno del ballo, pensavo a come si sentisse, a cosa stesse facendo e se aveva voglia di parlarmi -Alle 9 audizioni, ti aspetto all'entrata del liceo, un bacio, ti voglio bene- un messaggio di Sav mi svegliò dai miei pensieri -puntuale, un bacio di rimando, ti voglio bene anch'io- le risposi velocemente. Dopo aver fatto colazione iniziò il mio rituale che usavo fare quando dovevo fare cose importanti. per prima cosa mi facevo una lunga doccia, poi mi lavavo i denti con collutorio e per dieci minuti usavo il filo interdentale, mi spazzolavo i capelli per due minuti e sceglievo cosa mettere. Nel percorso fra casa mia e la scuola cantavo e riscaldavo la voce . -Emozionata?- mi chiese Savanna quando fui arrivata accanto alla sua Mercedes, le risposi deglutendo -Che canterai? io "I kissed a girl" di Katy Perry- mi sorrise -io.. ehm.. volevo cantare Rolling in the deep ma poi ho deciso di cantare Broken Strings di James Morrison- cercai di non abbassare lo sguardo - bella canzone, parla di delusioni vero?- la voce di Abbie mi risuonò alle spalle, era appena arrivata con Brid -Sav andiamo? sono quasi le nove. Oh ciao Brid- la salutai e come sempre ignorando Abbie presi sotto braccio Sav e ci avviammo in Auditorium. 
 
-Ho scoperto chi è il... diciamo talent scout- Sav si avvicinò a me con le mani congiunte, capì dal mio sguardo che volevo sapere di chi si trattasse - tieniti forte... hai presente la protagonista del film Sister Act? Whoopi Goldberg, dicono che sia insegnante all'AADA - sorrisi a quel nome, era uno dei miei film preferiti, amavo quella donna, mi faceva ridere -Cos'hai da ridere? mi sto facendo sotto dalla paura- le diedi un forte abbraccio senza smettere di ridere -tu sei matta- mi disse stringendosi a me chiudendo gli occhi, assaporai l'odore dei suoi capelli poi qualcuno fece il mio nome, iniziai a tremare ed andai sul palco . Mi posizionai al centro, fra le sedie ritrovai la signora Goldberg, Brid ed Abbie, quando mi vide sorrise, io non le degnai di uno sguardo -Salve, mi chiamo Demetria Devonne Lovato, conosciuta più semplicemente come Demi, e canterò Broken Strings di James Morrison- la Goldberg mi fece un piccolo applauso e mi diede il consenso per iniziare a cantare. Appena partì la musica ed iniziai a cantare tutti i ricordi su Abbie mi tornarono alla mente; la prima volta che eravamo state compagne di banco, il primo abbraccio mentre tentavo di dormire sul banco, lei che mi inseguiva nei bagni della scuola e mi ascoltava, tutte le nostre rivelazioni, ogni volta che avevo un attacco di panico dato dal bipolarismo lei mi aiutava. Quasi alla fine della canzone mi ritornò la sensazione di vuoto che avevo provato quando avevo scoperto del bacio fra lei e Tresh, avevo capito in quel momento che non stavo male perché lei si era innamorata di Tresh e lo avevo baciato, sì magari all'inizio era per questo, ma ora ero triste perché mi mancava, si era portata via una parte di me, ero come il cielo di notte senza stelle, buio e vuoto.
 
Solo quando ebbi finito di cantare mi accorsi che avevo le lacrime che mi rigavano il viso e che non avevo mai smesso di guardarla -Yeeah! è stata FANTASTICA- mi disse la talent scout, le sorrisi e feci un piccolo inchino con la testa -mi permette una domanda?- annuii sempre con il sorriso -Chi le manca così tanto da farla piangere e da farle scegliere questa canzone?- sentii il cuore in una morsa e un nodo allo stomaco, guardai per l'ennesima volta verso Abbie, ma non ebbi il coraggio di dire niente - m..mia s..sorella è andata al College e non ci vediamo da molto- chinai il capo per non guardare lo sguardo deluso di Abbie che dopo le mie parole andó via dall'auditorium - Oh, mi dispiace, spero per lei che il college in cui va sua sorella sia vicino all'AADA, se è così credo che dal prossimo anno vi vedrete più spesso - mi sorrise, ero felicissima, c'era una grande percentuale che mi avessero accettata, il mio sogno si stava realizzando, ma Abbie dov'era? Era scappata così all'improvviso , forse avevo sbagliato a dire che mi mancava mia sorella e non lei. Volevo andare a cercarla ma avevo promesso a Savanna che avrei visto la sua audizione quindi. - Salve sono Savanna Martines e canterò I kissed a girl di Katy Perry-.
 
(Abbie's POV )
Ora basta, ci rinuncio, non siamo fatte per essere amiche, da settembre non ci vedremo più,  forse sarà un bene per lei, sicuramente non per me. più i giorni passavano più mi sentivo soffocare, volevo urlare, volevo dire a tutto il mondo che mi mancava qualcosa, o meglio qualcuno. Urlavo  dentro di me ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo, ma nessuno riusciva a sentirmi se non Demi che faceva finta di non farlo. Mi sentivo una merda, ormai ne sono sicura, non mi vuole più come amica. Ero convinta che le mancassi, per tutta la canzone non ha fatto che guardarmi e piangere, ma poi ha detto che era per sua sorella, mi è crollato il mondo addosso. Sarà meglio non pensarci ed andare a lezione.
 
(Demi's POV)
- Sei stata formidabile! - ho urlato a Savanna quando ebbe finito di cantare e l'avevo raggiunta nello spogliatoio - anche tu niente male piagnucolona- mi diede un pizzicotto sulla guancia destra prima di fondarsi fra le braccia di Brid -Io vado ragazze - le salutai mandandole un bacio e lasciandole da sole. mi diressi verso il mio armadietto ed iniziai a prendere i miei libri, avevo ancora una foto mia e di Abbie attaccata al lato più alto dell'armadietto -Quella foto l'abbiamo fatta in gita lo ricordi? - la sua voce si fece sentire dietro di me, era diversa dal solito,  ora sembrava stesse piangendo -Avevo sentito odore di falsità in giro, allora Hall che vuoi?- il mio tono era infastidito, le avevo parlato per la prima volta dopo tutto quel tempo, mi girai verso di lei e mi ritrovai a guardarla negli occhi, era la mia più grande paura, mi perdevo  spesso nei suoi occhi ispanici e profondi - Guardami negli occhi e dimmi che quella canzone era per Dallas e non mi vedrai mai più- mi disse in tono disperato mettendosi davanti a me con una mano contro il ferro dell'armadietto, rimasi bloccata con la schiena contro il ferro,  non avevo via d'uscita, non sapevo come scappare, al diavolo la mia canzone, non era per Dallas , io e lei ci sentivamo tre volte al giorno, era per Abbie, ma sarei stata troppo debole per ammetterlo -Sto aspettando- mi stringeva sempre più contro il mio armadietto - era per...per  mia sorella che ...- non mi fece concludere la frase che si giró abbassò la testa e sperando che io la fermassi mi disse sotto voce in modo da poterla capire solo io -Spero tu venga ammessa a quella scuola- potei capire che stava singhiozzindo dal modo in cui sussultava ogni due o tre secondi -Aspetta- le corso dietro, ma cosa stavo facendo, "fermati stupida, ti prenderà per debole" si giró con la speranza nel viso -Hai dimenticato il libro- le crollò il mondo addosso e notai che aveva il nostro ciondolo in mano. la guardai allontanarsi rendendomi conto del grave errore che avevo commesso -Hei piccola- la voce calda di Tresh mi rimbombò nelle orecchie -Smettila, so tutto- gli dissi e lui sussultò -Tel'ha detto Abbie?- abbassò lo sguardo -no, l'ho scoperto da sola, potete stare insieme ormai..- alzò il viso -mi ha mollato- spalancai gli occhi -dice che se ci metteremo insieme perderebbe qualcuno di importante- feci finta di non capire che stesse parlando di me- andiamo Demi! lo sai bene che lei tiene a te più di qualsiasi altra cosa! Ho cercato di baciarla durante il ballo ma mi ha scansato, mi ha detto di sentirsi in colpa, ha detto che se ti perderebbe non avrebbe senso vivere- Tresh si allontanò e i sensi di colpa iniziarono a salire,i  miei occhi si inumidirono, l'avevo mandata via, dopo quello che ha fatto, ha rinunciato a lui per me, come ho potuto? sbattei la schiena contro il pilastro, per poi scendere giù fino a mettermi a sedere, mi girava la testa, iniziai a tremare, riuscii solo a sentire Savanna che mi prendeva in braccio poi buio.
 
mi risvegliai dopo qualche ora sul lettino dell'infermeria della scuola, ai piedi del letto c'era Abbie che giocava con le coperte e aspettava che io mi svegliassi. "mi ha salvato la vita, di nuovo" pensai, poi mi schiarii la voce in modo che lei potesse alzare lo sguardo verso di me -Ciao- mi salutò con la mano - che ci faccio qui?- mi misi una mano sulla fronte dove avevo una benda con del ghiaccio -Attacco di panico- mi sorrise avvicinandosi -Demi io..- le misi un dito davanti alla bocca e accennai uno "shh" poi presi un bel respiro ed iniziai a parlare - mentre cantavo prima mi sono passati davanti tutti i momenti più belli della mia vita, e in essi ci sei sempre e soltanto tu. La canzone era per te, tu sei mia sorella,Dallas mi chiama ogni giorno, non mi manca, ma tu, insomma, mi manchi Abbie, non so perché , ma sono sempre stata incazzata con il mondo, odiavo tutti per come mi trattavano e soprattutto odiavo me stessa, ma poi un giorno sei arrivata tu, tutto è cambiato, hai presente il cielo? Non sai mai com'è davvero quando è nuvoloso, oltre le nuvole c'è una serenità infinita. Io sono il cielo, e tu sei il vento che ha portato via le nuvole. lo so sono stata una stupida a non farti parlare, avevo paura, che un ragazzo ci potesse allontanare come poi è successo, credevo di essere sembrata debole mostrandoti che non me ne fregava un cazzo se vi eravate baciati. perché a me non frega niente, a me importa solo che tu mi sia amica o meglio che tu sia mia sorella, scusa se hai rinunciato a lui per me..- non disse niente, tirò solo su con il naso e mi sorrise - come faccio a non amarti? non ho parole, ho solo vuoti che devono essere riempiti, da qualcuno, sento che sto per crollare - l'abbracciai -sono io che riempirò i tuoi vuoti, io non ti farò crollare, mi hai salvato la vita una decina di volte da quando ci conosciamo, sei tutto il bene che c'è in me- iniziammo a piangere entrambe, ci abbracciammo a lungo, mi mancavano i suoi abbracci. Si avevo abbracciato Sav o Brid ultimamente ma i suoi erano diversi, riusciva a farmi sentire al sicuro anche se era solo una ragazza, era la persona più dolce del mondo, era come un panda, solo meno peloso. A quel paragone sorrisi come un ebete -Perché ridi?- mi domandò guardandomi -Perché stavo pensando- feci una piccola pausa -sei un panda! il mio panda!- mi diede un bacio sulla guancia e io l'abbracciai ancora più forte
 
-Demi, hei sveglia- Sentii Savanna che cercava di svegliarmi, aprii gli occhi lentamente ed Abbie non c'era, allora quello di prima? le scuse e gli abbracci dove erano finiti ? Stavo solo sognando -Abbie dov'è? - mi misi a sedere -lei non c'è- abbassò lo sguardo, mi alzai -aspetta dove vai, non sei ancora forte, sei appena svenuta- si mise davanti a me - non è la prima volta che succede, di solito c'è Abbie a salvarmi. Vado a rimediare agli errori che ho fatto- mi sorrise -Aspetta,  ho un'idea, fidati non potrai rifiutarti poi- le sorrisi.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


(Savanna’s POV)
- quale idea Sav?- quando uscimmo di scuola erano già le 4 eravamo state trattenute dalla preside che chiedeva sulla salute di Demi, quest’ultima si fermò davanti a me prima di arrivare alla mia Mercedes –Abbie sta da Brid, quindi avevo pensato di cantarl…- fummo interrotte da una figura maschile che mi salutava da lontano –hei biondino- lo salutai, guardai Demi che mi aveva dato una gomitata –ti va di andare a mangiare una pizza stasera?- il ragazzo mi sorrise, che male c’era, del resto eravamo amici, a me non piaceva, in realtà a me non piacevano i ragazzi, non ne ero sicura però, volevo capirlo – va bene, come amici però- annuì –passo stasera da te alle 8- si avvicinò per darmi un bacio ma lo scansai –giusto come amici- si grattò dietro la testa e se ne andò –che intenzioni hai? Ti sei dimenticata di Brid?- Demi si mise davanti a me, con le braccia incrociate sotto il petto –è una semplice pizza, io amo Brid, quindi non c’è nessuna paura- Demi stava con un sopracciglio alzato e continuava a fissarmi – cosa le dirai?- mi chiese dopo poco –la verità- feci spallucce e la invitai ad entrare in auto.
Dopo poco arrivammo a casa di Brid, bussai e dopo poco lei venne ad aprire, salutandomi con un bacio a stampo, che avevo intenzione di approfondire, quando sentii Demi che si schiariva la voce per farsi notare ci staccammo e ridemmo tutte e tre. –Abbie dov’è?- chiese la più bassa fra noi, fino a quel momento non avevo mai notato che era davvero bassa – da quando siamo tornate da scuola non l’ho più vista, vuoi che la chiami?- Brid prese il telefono, la chiamò e dopo poco rispose – Ciao Abbie, sono Brid, dove sei?.... si…. Vabbene…. Ciao- staccò la chiamata e si girò verso Demi –è da un’amica, non torna stasera- notai che una luce di speranza si spense nei suoi occhi –allora cosa facciamo stasera?- Brid cercò di tirarla su di morale, sentii le mie guance andare a fuoco dall’imbarazzo –io devo… ehm… vado a mangiare una pizza con Sam- Brid per poco non inciampò e Demi soffocò una risata, mi girai verso di lei con rabbia, quando notò il mio sguardo si fece di nuovo seria –Vabbene, io e Demi avevamo pensato alla stessa cosa- mi disse in tono freddo e distaccato, mi girai verso la più bassa che mi rivolse subito uno sguardo interrogativo, poi si girò verso Brid ed annuì. Brid era un tipo molto geloso, a me faceva impazzire quando succedeva, volevo stuzzicarla ancora un po’ quindi andai a scegliere i vestiti, scelsi i più corti che avevo e chiamai le mie due “bionde”, Brid lo era a naturale e Demi si era tinta i capelli di biondo il giorno prima dell’audizione, vennero a consigliarmi. La più alta abolì tutte le mie scelte mentre la più bassa moriva dalle risate –vabbene, ho capito dovrò sceglierlo da sola- fissai gli abiti per un attimo e poi scelsi quello più corto, lanciando un occhiata maliziosa a Brid che mi lanciava occhiatacce. Andai sotto la doccia e ci rimasi per qualche minuto, all’improvviso sentii la porta aprirsi come in uno di quei film horror, chiusi l’acqua e misi appena il viso fuori la doccia, Demi ed io sussultammo quando ci vedemmo –scusa dovevo iniziare a prepararmi, la tua ragazza non smette di ripetermi di volermi portare a cena- le sorrisi vedendola sbuffare in modo dolce, ritornai sotto la doccia per un attimo, quando finii, poco dopo, mi misi l’accappatoio ed uscii dalla doccia, Demi era ancora lì e mi sentivo un po’ in suggestione –non preoccuparti, non cercherò di toglierti l’accappatoio di dosso- mi guardò dal riflesso dello specchio e mi sorrise, rimasi a fissarla, non mi ero mai accorta del suo sorriso gigantesco, le prendeva quasi metà faccia, pensai ad un soprannome e iniziai a ridere –cos’hai da ridere?- si girò verso di me con il mascara in mano – niente splendiriso- scoppiai a ridere a quel suono –come mi hai chiamata?- alzò un sopracciglio – splendiriso, splendido più sorriso- le sorrisi, un leggero sorriso le oltrepasso il viso –allora tu sarai fossettina- mi toccai le guance e misi un dito nella mia fossetta destra – mi piace- sbattei le mani come una bambina, notai che il sorriso sul viso di Demi era scomparso, diventò pensierosa –credi che Abbie mi stia evitando- si guardò le scarpe e mi avvicinai a lei – ha solo bisogno di tempo, è solita scappare quando ha paura di affrontare qualcosa, vedrai tutto passa- le misi una mano sulla spalla e finii di vestirmi, erano quasi le otto e Sam sarebbe arrivato a momenti –perché esci con lui?- mi bloccai, volevo capire davvero cos’ero io, se ero lesbica o non, non ci capivo più niente nella mia vita – devo capire chi sono- le dissi semplicemente, cercando di essere più sicura possibile, come risposta mi ha dato un abbraccio. Demi non era tanto brava con le parole, e quando parlava o citava qualche canzone scritta da lei oppure piangeva, però una cosa la sapeva fare, abbracciava, sempre e comunque raccoglieva i cocci del tuo cuore e li riattaccava solo con un abbraccio.
Dopo poco Sam arrivò e salutai Splendiriso e la mia bionda, che però fece finta di non sentirmi. Arrivammo al ristorante e Sam fu molto gentile, ma io non facevo altre che pensare a Brid e a come mi fosse piaciuto stare con lei in quel momento. –posso dirti una cosa?- mise una mano sulla mia, niente, ne un battito mancato ne niente. Lo guardai, aveva i capelli biondi, la bocca sottile ma non come quella di Brid, gli occhi azzurri, anche quelli non erano come quelli di Brid dove ti ci si potevi specchiare dentro –io sono uscito con te perché- fece una piccola pausa –mi piace Demi- fiuuuh che sollievo, un sorriso mi venne spontaneo, quando poi vidi entrare nel ristorante le mie due bionde lasciai la sua mano e lo guardai seria. -Oddio guarda, c'è Demi e Bridget- Sam si giró e io abbassai lo sguardo –quant’è bella con quei capelli, dio mi viene voglia di abbracciarla e riempirla di baci- quando si rese conto di quello che aveva detto si giró verso di me e fece una faccia da ebete, mi venne spontaneo ridere -stai sbavando biondo- era davvero un ragazzo dolce -hai visto che gambe quella Bridget- alzai velocemente lo sguardo e le fissai le gambe, aveva un vestito cortissimo, le mie guance diventarono rosse dalla gelosia -ho detto qualcosa che non va?- notai che Brid mi stava guardando così subito distolsi lo sguardo -no, tu no- continuai a fissarla, aveva dato un bacio al cameriere quando le aveva portato la torta e Demi mi guardava stranita -Terra chiama Savanna- Il ragazzo mi schioccò le dita davanti al naso –scusami è che non ci sto con la testa- lo guardai ancora con aria sognante, in quel momento capii dov’era il mio posto –ma cos’hai?- mise di nuovo una mano sulla mia e notai Brid che mi guardava verde dalla gelosia – niente, è che non ho fame- tirai via la mano e ritornai a fissare il tavolo delle due bionde, Sam esitò a dirmi qualcosa ma poi si girò verso le sue spalle seguendo il mio sguardo. Quando capì dove stavo guardando mi fissò intensamente -Sav a te piace!- disse sconvolto mettendosi una mano sul viso, mi girai verso di lui arrossendo e abbassando lo sguardo -n..no ma che dici!- si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla per rassicurami -non ho nessun problema, non preoccuparti, ho capito già, mia sorella era proprio come te, si fece tutti i ragazzi della scuola, un giorno però incontrò una ragazza che la fece sentire strana e da lì scoprì di essere diversa- alzai di poco lo sguardo –ora si sono sposate e vivono insieme a New York- aggiunse e gli sorrisi. Vidi che Brid si stava dirigendo in bagno -scusami, devo chiarire una cosa, ora ti faccio un favore- gli sorrisi e poi cercai lo sguardo di Demi, quando arrivò al mio tavolo la feci sedere -Ciao Demi- la salutò Sam, gli feci un occhiolino e mi diressi verso il bagno.
 
Brid si stava rifacendo il trucco, io andai verso lo specchio e rimasi a fissarmi dopo un po’ non riuscii più a controllare la mia gelosia -Che stavi facendo con quel cameriere?-vidi Brid con un sorriso spavaldo -quello che facevi tu con il tuo biondino- si giró verso di me e mise il peso sulle braccia appoggiate al lavandino - stavi capendo chi sei veramente?- si rattristò a quel pensiero della mia insicurezza- e poi a lui piace Demi, e per me esiste solo una persona bionda dagli occhi a calamita- senza volerlo mi persi nei suoi occhi - Perché hai bisogno di capire chi sei?- il suo battito di ciglia mi distrasse -Perché- deglutii a vuoto, non ero brava a parlare di quello che avevo dentro - ho paura, di innamorarmi di te, ma ormai credo sia troppo tardi, ho cercato di ignorarti, usando Sam e tutti gli altri ragazzi ma niente, pensavo solo a quanto i tuoi occhi fossero diversi rispetto ai suoi. Devo capire se mi piacciono le ragazze o i ragazzi- si avvicinò a me con un sorriso e mi diede un bacio - le ragazze sanno di lucidalabbra a fragola quando baciano, i ragazzi sanno di patatine e birra-mi disse e scoppiò a ridere , la sua risata era contagiosa al massimo, tanto che le sorrisi -ti amo- le dissi senza rendermene conto, lei si bloccò a guardarmi -cosa?- le sorrisi - ti amo- le dissi a voce più alta, mi abbracciò fortissimo.
 
(Demi's POV)
-Non ho mai visto qualcuno con il tuo sorriso- mi disse tutto d'un tratto mentre mi fissava imbambolato con la testa appoggiata sul dorso della mano, dovevo ammetterlo, era dolcissimo e divertente, c'era solo un problema era l'ex di Abbie – io non ho mai visto un ragazzo dolce e simpatico come te- mi prese la mano e mi accarezzò il dorso con il pollice -che dici se usciamo più spesso- ci pensai su, ma poi mi ricordai che Abbie si era innamorata di Tresh quindi annuii e mi sedetti accanto a lui, avevo uno strano svolazzare nello stomaco, vidi la bionda e la mora uscire dal bagno che si davano la mano, feci un applauso e si sedettero difronte a me e a Sam. quando decidemmo di tornare a casa le Bridanna entrarono in casa e io rimasi fuori a salutare Sam -sono bellissime - guardai le stelle del cielo -si molto- abbassai lo sguardo verso di lui e mi accorsi che non aveva smesso di guardarmi gli occhi -io ehm devo andare, ci sentiamo- gli diedi un bacio sulla guancia e corsi in casa a salutare Brid e Savanna, poi andai a casa mia, mi addormentai e credo di averlo sognato.
 
sono le otto e devo scappare a scuola. oggi avrei incontrato Abbie e avremo fatto pace. solo quel pensiero mi dava forza. Quando fui pronta presi la mia auto, avevo fatto l'esame di guida qualche giorno prima. Arrivai a scuola e mi diressi al mio armadietto -Giorno bellissima- Sam mi diede un bacio sulla guancia -Ciao biondo- gli scompigliai i capelli -andiamo a pranzo insieme? - annuii e lui andó via lasciandomi un bacio sulla fronte -hai fatto colpo eh?- Sav e Brid arrivarono alle mie spalle -Emozionata? - mi chiese la bionda, deglutii a vuoto sapendo che parlava di Abbie. Mi girai un attimo per risponderle e qualcosa mi arrivó in faccia. era una granita, non le ricevevo da prima del ballo, mi ero dimenticata com'era, quel impatto freddo sul viso, era insopportabile, Savanna e Bridget mi aiutarono a scostarmi la bevanda gelida dal viso, avevo imparato a combattere, e quella volta non avrei fatto finta di niente, andai dietro a quella tipa ,che non avevo mai visto prima d’ora, stava con il gruppo delle ragazze/bulle, le avevo viste spesso per i bagni e dietro gli spalti del campo di football a fumare -Stronza! Girati se hai il coraggio!- nel frattempo la bionda e la mora mi avevano raggiunto -forse è meglio se andiamo via- mi dissero in coro, ma io rimasi ferma li, quando il mio aggressore si giró mi sorrise, un sorriso amaro e triste come per significare qualcosa –Hall andiamo, non vorrai farti beccare dalla preside dopo aver tirato una granita sul viso di una tua coetanea- le disse una delle ragazze, capii perché dovevo andarmene, era Abbie, in nostri occhi si incontrarono e lessi un velo di tristezza, rimasi sconvolta e tutto intorno a me scomparve, finché non sentii la mano di Brid che stringeva la mia e Sav che mi cinghiava le braccia -andiamo a darti una ripulita- mi dissero e riuscii a muovermi, non potevo crederci, la mia migliore amica mi aveva preso a granitate in faccia, ma poi com'era vestita, aveva un piercing al naso, cosa non affatto da lei, non indossava la sua divisa da chearleaders e sembrava avesse iniziato a farsi delle canne, un senso di colpa mi invase all’istante, pensai che fosse solo colpa mia se lei adesso era così. La Abbie che conoscevo io odiava il bullismo e le granitate in faccia, dov’era finita la mia Abbie? Forse non era più la mia Abbie ? Guardavo nel vuoto mentre Sav e Brid mi aiutavano a pulire la mia faccia dalla granita, pensavo e non smettevo di domandarmi del perché mi avesse fatto una cosa del genere, perché si era unita a quel gruppo di strane ragazze.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


(Abbie’s POV)
Quasi nove mesi fa non mi sarei mai immaginata di arrivare a questo punto, ero il capo delle cheerleaders e avevo una migliore amica e due amiche speciali, avevo un ragazzo ed ero una ragazza modello. Ora faccio parte della banda delle bulle della scuola, non ricordo neanche più i loro nomi, le chiamo solo scema, più scema e scema delle sceme, prima avevo sempre i pompon nella mia mano destra ora ho una sigaretta. mi guardo dallo specchio che ho nell’armadietto, mi faccio totalmente schifo, la cosa che più odio è quel piercing che mi sono fatta “spillare” sul naso, ho sempre odiato quei cosi, cosa mi sta succedendo.

Presi l’accendino e il libro di Algebra, quella materia di solito la odiavo, ma da quando c’era Demi che mi accompagnava a ogni singola lezione non più, Demi… cosa le avevo fatto, una granitata in faccia, l’avevo protetta fin dall’inizio dal bullismo, ed ora ero io a farle ripassare quell’inferno, sarà meglio che lei si salvi, si salvi da me. Un po’ mi manca, ma che dico, mi manca tanto da star male. Era bello svegliarsi la mattina e sapere che almeno una persona nella tua vita ti voglia bene, ci sia sempre, che ti capisca solo guardandoti, perché con Demi era così, non avevi bisogno di parlare che lei già ti faceva sentire al sicuro fra le sue braccia. Non si può tornare indietro, non esiste un modo? Voglio solo darmi un pugno in faccia prima di tirarle quella granita e prima di dare quel bacio a quel ragazzo, dovrò farmi perdonare da troppe cose. Le avevo detto che sarei scomparsa dalla sua vita, invece le sono ripiombata addosso con una bevanda gelida che le era entrata anche nelle ossa.

-Hall, andiamo, non vorrai fare tardi, abbiamo qualcosa da fare dietro gli spalti del campo da Football- la scema mi fece svegliare dai miei pensieri in modo tanto burbero da farmi sussultare –che hai ti fa paura anche la tua ombra? Andiamo a rimediarci qualche soldo per il pranzo- aggiunse la più scema, non dissi niente e le seguii. mentre loro discutevano sul da farsi prima del giorno del diploma, cioè domani, ci capitò per caso di passare fuori al bagno delle ragazze, sentii qualcuno cantare, come avrei potuto non ricordarmi quella voce? La prima volta che la sentii avevo già capito cos’aveva ,perché era così triste e cupa, come avrei fatto a dimenticarla? Dopo che l’avevo resa felice per poi ridistruggerla? Non lo sapevo… in un modo o nell’altro avrei imparato a non tremare al suo suono – Credo di aver trovato un modo per rimediarci il pranzo- disse la più piccola di loro guardando verso la direzione del bagno in modo minaccioso –vado io ragazze- la mia voce ebbe una forte scarica, come se avessi avuto paura, paura che le avessero fatto del male, quello non potevo sopportarlo.

Quando entrai dalla porta olivastra Demi non si accorse neanche che ero lì dietro di lei, continuò a cantare e a guardarsi allo specchio, alla ricerca di qualcosa, credo che stesse cercando quel poco di forza che le era rimasta. Le strisciai dietro, poi quando mi vide dal riflesso dello specchio si girò verso di me e aprì la bocca per parlare, ma le misi una mano davanti per tappargliela –Shh, fa silenzio, sto cercando di aiutarti, esci di qui fra qualche minuto, ripeto sta zitta!- ricevetti in un risposta uno sguardo terrorizzato e un “mhm”. Uscii dal bagno velocemente, quelle tre già mi aspettavano –non c’era nessuno lì dentro, credo che stesse cantando la sfigata del glee con l’armadietto difronte- indicai un armadietto a caso e loro si girarono –Vabbene- scandirono le sillabe –andiamo dietro gli spalti, abbiamo da fare- fecero per avviarsi –io vi raggiungo dopo, ho dimenticato le sigarette- mi girai e andai verso il mio armadietto. Aspettai che si allontanassero e mi sedetti con le spalle verso il pilastro che divideva la porta dei bagni dagli armadietti, mi accesi una sigaretta e me la portai alla bocca, dopo qualche minuto la porta si aprì.
-sei ancora qui fuori- mi disse una voce timida ma abbastanza incazzata, non le risposi, mi limitai semplicemente a tirare fuori del fumo –sto parlando con te- il mio sguardo era fisso verso a finestra difronte a me, cercavo qualcosa di interessante da guardare, Demi mi si avvicinò si abbassò e mi strappo la sigaretta di bocca –ma che ! l’avevo appena accesa!- mi girai verso di lei, incontrai i suoi occhi, li ricordavo pieni di speranza e sprizzanti di gioia, ora però erano tornati come molti mesi fa, vuoti e cupi, ed era per colpa mia –è questo il modo che devo usare per attirare la tua attenzione?- incrociò le braccia al petto, mi alzai e mi allontanai scocciata dal suo modo di parlarmi –ma che intenzioni hai? Prima scappi, poi torni e mi getti bibite addosso, poi cerchi di aiutarmi, ma tu da che parte stai? Cosa vuoi da me?- mi fermai di scatto, non riuscivo a muovere un solo passo, e sentivo che lei si avvicinava, sempre di più, fino a stare a qualche passo da me –io…io voglio salvarti- le davo le spalle ma nonostante questo potei capire che era sorpresa –ma da cosa? Da chi?- sembrò calmarsi per un attimo –da me- le dissi con un filo di voce per poi scappare dietro gli spalti con le altre. Demi rimase lì bloccata, non so se ne andò quando mi fui allontanata, cercavo di correre più veloce che potevo, sbattendo di tanto in tanto contro qualcuno, quei corridoi mi sembrarono immensi.


(Demi’s POV)
Perché mi sarei dovuta salvare da lei? Lo capisce o no che se io mi salvo è per lei non perché mi allontano da lei, non ce la facevo più a stare così. Da quando lei era andata via mi sentivo diversa, come se la parte migliore di me fosse morta, ora avevo solo la parte peggiore. Gli incubi erano raddoppiati senza di lei, e avevo riiniziato a sentire quelle strane voci nella mia testa. Avevo riiniziato ad odiarmi come non mai, insomma avevo riiniziato a distruggermi, ma questo lei non lo sapeva. Rimasi bloccata lì per qualche secondo, ma poi mi accorsi che le era caduta qualcosa dalla borsa, mi avvicinai e la raccolsi, era una lettera di ammissione dall’università per insegnanti. Non sapevo avesse fatto domanda lì, credevo andasse a Medicina, saremo ancora più lontane quindi, lei e Brid sarebbero andate al college per diventare insegnanti, si trova qui, in questo paesino attaccato a Los Angeles, invece io e Sav saremo andate a New York. Pensai che non me l’aveva detto perché non le avevo dato il tempo di parlarmi, mi sentii in un certo senso in colpa per me stessa, decisi di seguirla, sapevo dov’era andata, di solito la sua banda si radunava dietro gli spalti fra il campo di Football e il muro che lo chiudeva.

Mentre camminavo per arrivare al campo, dove in quel momento si stavano allenando le cheerleaders, vidi una Savanna eccitata e super gioiosa venirmi incontro con una lettera dell’AADA in mano, la mia l’avevo già ricevuta, ero stata accettata, già… tutti i miei sogni si stavano avverando, tutti o quasi, avrei voluto che Abbie fosse con me quando ho aperto la lettera, ma c’era solo il silenzio e la solitudine di casa mia. –Sono stata presa! Mi hanno presa!- non faceva che ripetere per poi abbracciarmi fino a stritolarmi le ossa, sentii il suo cuore battere violentemente contro il suo petto –oddio, devo dirlo a Brid- si ricordò dopo un attimo, sciolse l’abbraccio e andò via alla ricerca della sua ragazza, dire quelle cose mi faceva ancora strano, era passato tanto tempo da quando mi aveva detto di essere omosessuale, eppure non ci avevo ancora fatto l’abitudine.

Dopo qualche minuto arrivai dietro li spalti, e trovai Abbie e le sue sottospecie di amiche, lei fissava un punto fisso del pavimento, sembrava che le sue scarpe fossero più interessanti di tutto quello che dicevano le altre tre –ehmm- mi schiarii la voce e si girarono tutte e quattro di scatto –cosa vuoi mento a culetto?- feci finta di niente e la ignorai –posso parlarti- Abbie si puntò un indice al petto mimando con le labbra un leggero “io?” io mi limitai ad annuire –hei hei, stavamo facendo qualcosa di importante, quindi Demi, Demetria, Balenottera come ti chiami tu, vai a mangiarti qualche altro delfino- comparì un sorriso pieno di cattiveria in tutte e tre –non parlarle così! Non permetterti neanche di ripronunciare una cosa simile! E lei si chiama Demi! Porca puttana!- Abbie si alzò come una furia e all’improvviso perse lo sguardo intontito che aveva nel vuoto, la capogruppo si alzò di scatto e le andò contro facendola indietreggiare, Abbie in poco si ritrovò con le spalle verso il muro, l’altra ragazza alzò appena il braccio e chiuse la mano. Mi mossi velocemente verso di lei, non sapevo che fare, ne perché lo stavo facendo, ma le bloccai il polso con una forza che non so neanche io da dove usciva, nel frattempo Abbie aprì gli occhi che aveva chiuso poco prima, fece una specie di ghigno che era il risultato fra un sorriso e un sospiro di sollievo –prova a torcerle solo un capello!- le sussurrai, la sentii irrigidirsi e mi allontanai di poco sorpresa, senza mai allascare la presa al suo polso –va dalle tue amiche che se la fanno insieme, sai che posizione useranno più spesso? Mi chiedevo se tu facessi da spettatrice-sentii delle risate dall’altro lato dello spalto, mi diede una gomitata con l’altro braccio, e caddi all’indietro battendo il sedere a terra. Vidi il volto della ragazza ispanica , nonché mia migliore amica o quasi, caricarsi di ira, poi un sorriso che hanno i cattivi nei fumetti le invase la faccia –e tu? Come ti chiami? Giappocinesa? Mulatta? Tu cosa sei? A proposito, tu quando farai coming out?- la ragazza che aveva tratti asiatici ed africani si irrigidì, poi si girò verso di me, subito dopo verso una delle altre due ragazze , il suo volto si riempì di terrore e fuggì via. Le sue amiche la seguirono a ruota.

Mi ritrovai la mano di Abbie davanti a me, la strinsi forte e mi alzai –stai bene?- mi chiese dopo avermi visto mentre mi massaggiavo la schiena –hai intenzione di gettarmi un’altra granita?- mi sorrise un po’ in imbarazzo –cosa dovevi dirmi- mi ricordai della lettera e di tutto il discorso che mi ero preparata durante il percorso dagli armadietti al campo –allora- mi andai a sedere su una panchina del campo e la invitai a sedersi accanto a me –domani ci sono i diplomi e dopo domani io e Sav andiamo a New York, tu e Brid rimarrete qui a fare il college- alzò un sopracciglio, presi la busta dalla borsa –scusa, non ho potuto evitare di aprirla, ti hanno preso- mi sorrise quando le feci un piccolo applauso –comunque, stavamo dicendo, abbiamo ancora due giorni da passare come migliori amiche, quindi ora mi aspetto che tu ti rimetta la tua uniforme e ti rifaccia la coda- mi guardò e poi mi disse –non posso, io ti ho delusa, ti ho rubato il ragazzo, ti ho preso a granitate in fac..- le feci segno di stare zitta –non mi importa, se ti sei innamorata di quello, non mi importa se così tutto d’un tratto hai abbandonato le cheerleaders e hai iniziato a fare la bulla della situazione , non mi importa se hai abbandonato anche me, lo so cosa stai facendo, ti stai distruggendo dall’esterno, facendo cose che non meriti, ma la vuoi sapere una cosa? Io non te lo permetterò, perché a me non interessa, a me importa solo che tu mi abbracci, adesso, in questo preciso istante- non finii neanche di parlare che mi diede un forte abbraccio e iniziò a piangere e a scusarsi fra un singhiozzo e l’altro ,ciò che le avevo detto non era quello che avevo in mente, ma era già un inizio, mi stava abbracciando, la cosa prometteva bene –va tutto bene?- le chiesi mentre metteva la testa sulla mia spalla e si calmava –ora si- mi rispose sotto voce.

All’uscita di scuola ormai fra me ed Abbie andava tutto bene, ci vennero in contro Sav, Brid e Sam, le prime due si limitarono a sorriderci vedendoci di nuovo unite, mentre Sam rimase un po’ sorpreso dal modo in cui Abbie lo salutava, era convinto che ce l’avesse a morte con lui, quindi aveva paura di dirmi che gli piacevo, me l’aveva detto al ristorante lo scorso giorno. –Ciao Ab, volevo chiederti scusa per quello che ho fatto, mi sono pentito a morte- Sam abbassò la testa e si posso una mano fra i capelli –non importa più, ormai le cose non andavano più bene fra di noi- gli sorrise e le porse la mano, Ab con mia sorpresa lo strinse in un abbraccio, quando capì che ci guardavamo in modo imbarazzante io e il ragazzo biondo mi diede una spallata per farmi avanti –ehm.. mi chiedevo se ti andava stasera di uscire?- gli sorrisi alla domanda, ma prima che potessi rispondere la voce di Savanna mi bloccò –no no no no, stasera niente impegni, dobbiamo festeggiare l’ultimo giorno di liceo- odiavo quando faceva la guastafeste –potrebbe venire anche lui e ..Tresh- Abbie mi lanciò un occhiata che le ricambiai con un sorriso – se volevamo fare una festa a coppie bastava dirlo- Sav ringhiò –ma c’è Brid con te, lo stesso sarebbe stata a coppie- lanciammo un’occhiataccia fulminea a Sam –non ci avevo pensato, va bene, portate i vostri accompagnatori- quando notò il nostro sguardo verso Sam scoppiò a ridere –heii calme, calme, gliel’ho dett0 io- tirammo un sospiro di sollievo. Mentre Ab chiamava Tresh per chiederle se poteva spiegai tutto quello che era successo qualche ora prima con quelle ragazze –e così è scappata dopo aver pronunciato il coming out?- Sav aveva una faccia stupita, io non capivo cosa c’era da stupirsi, cioè cos’era questo coming out, quando la ragazza accanto a me vide il mio viso imbronciato e pensieroso si mise davanti a me – praticamente, coming out è quando ti rendi conto che ormai nascondere quello che sei veramente è inutile, quindi esci allo scoperto, ammetti davanti a tutti che sei diverso, che non sei etero- aprii la bocca per dire un “ah” ma mi sorse una domanda spontanea – tu non hai intenzione di farlo? Cioè dichiararti?- Savanna si immobilizzò davanti a me dandomi le spalle –di…dichiarare cosa?- prima che potessi risponderle Brid la salutò con un bacio e le sussurò all’orecchio –ci vediamo a casa- le fece un occhiolino e se ne andò –ecco, appunto- alzai gli occhi al cielo –non lo so vabbene? Questa cosa mi distrugge, lo so chi sono e non me ne vergogno, ma ho paura che le persone possano giudicarmi- si girò di scatto e le si bagnarono gli occhi – ma sei la stronza più temuta del liceo e lo sarai dell’AADA- mi sorrise per poi ridiventare triste –non sono pronta nana, ho paura, hai sentito di quei ragazzi che si suicidano no?- quando finì la frase deglutii rumorosamente, la parola suicidio mi metteva ansia, mi ricordava Trenton –dio mio, scusami- mi diede un forte abbraccio –non fa niente- mi asciugai una lacrima –quando sarai pronta conta pure su di me- sciolsi l’abbraccio per sorriderle –che succede qui?- Ab si avvicinò con un’altra sigaretta in bocca, oltre a quello aveva riacquisito le sue vecchie sembianze, divisa da cheerleaders, coda di cavallo e quel piercing al naso era scomparso, ero felice di rivederla “normale”, ma il vizio del fumo doveva toglierlo –via questa cosa- tossimmo io e Sav –scusate, allora andiamo? Tresh viene, sei sicura che non ti dia fastidio?- le risposi con un sorriso –andiamo a casa. Insieme- mi guardò prima di stringermi forte a se. Tutto era tornato normale, o almeno quasi tutto.


 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


(Demi’s POV)
Quella sera decidemmo di fare quella piccola festa per diplomandi a casa mia. Le ragazze arrivarono alle otto in punto, Sav aveva un vestitino rosso fuoco, come al solito, che le arrivava sopra al ginocchio, Abbie una gonna con un top abbinato sopra e Brid aveva anch’essa un vestitino. Mi sentii leggermente in imbarazzo guardando i loro magnifici vestiti e poi osservando me, jeans, felpa e vans. Non sapevo fosse una festa in cui ci si doveva preparare –ma che ci fai con questa roba addosso? Cambiati su!- Sav mi ammonì vedendo il mio abbigliamento, mentre le altre due mi sorridevano divertite –credevo fosse una festicciola formale- mi misi le mani in tasca –se stavamo fra amiche lo era, vengono anche i ragazzi, forza Devonne devi sembrare una strafiga- Abbie continuò alla fine dovetti ammettere che forse quello non era il miglior abbigliamento per una festa –ti aiutiamo noi, su- sbuffò Brid –siete i miei tre angeli custodi!- le sorrisi –poche smancerie- l’acidità di Savanna si fece sentire.
Andammo nella mia stanza e decidemmo cosa avrei dovuto mettere, alla fine vinse il vestitino corto a tubino bianco e nero che aveva scelto Savanna, contro un pantaloncino con le borchie di Brid e una gonna di Tulle scelta da Ab. Indossai il vestito e lanciai nell’armadio la mia felpa e il mio jeans, scelsi un tacco nero e mi feci fare una treccia ai capelli sul lato. Ero pronta per le nove quando suonò il campanello, segno che i ragazzi erano arrivati.
Aprii la porta e dopo aver ricevuto sguardi sopresi li lasciai entrare, notai che avevano delle bottiglie di birra –cosa ci fa la birra in casa mia?- gli dissi scontrosa –vuoi festeggiare l’addio al liceo con dell’acqua?- era vero, dopo tutto non era una vera festa senza alcol, soprattutto se era una festa di neo diplomati, la birra non era la cosa migliore, puzza ed è da barboni, quindi mi diressi verso la dispensa di mia madre. Di solito lì nascondeva a me a Dallas le bottiglie di alcol. Tornai verso i ragazzi con uno scatolo in cui c’erano due bottiglie di Vodka tre di Martini e una di Rum. –no, ho intenzione di bere questi, via quella birra- presi due bottiglie e gliele mostrai, i ragazzi iniziarono a festeggiare –non credevo fossi così trasgressiva Hall- Savanna mi sussurrò ad un orecchio –non sai tante cose di me- gli sorrisi.
Dopo meno di mezz’ora i ragazzi erano quasi tutti ubriachi eccetto Sam –perché non bevi?- mi avvicinai a lui –sono il guidatore designato- mi disse con un bicchiere di semplice coca cola in mano, aveva lo sguardo fisso verso l’altra parte della stanza dove Abbie e Tresh si stavano baciando, ma per lo più sembrava si stessero divorando. Feci una faccia un po’ schifata a quella vista, ma poi mi ricordai che era la mia migliore amica e fui semplicemente felice per loro –fa ancora male eh?- gli chiesi con l’ennesimo bicchiere di vodka in mano e portandomelo alla bocca –alcune volte si, ma poi …- lo interruppi sentendo il mio cellulare vibrare –scusami mi stanno chiamando- andai in cortile perché con il fracasso della musica non sentivo niente –Dallas!- urlai al telefono dopo aver capito chi fosse –ciao sorellina, va tutto bene?- cercai il meno possibile di sembrare ubriaca –si tutto bene- sentii una piccola pausa e poi una risata –non bere troppo, come sta andando la festa?- era impossibile nascondere qualcosa a mia sorella, stava a chilometri da me, ma era come se fosse accanto a me, sapeva tutto e non potevo nasconderle niente –diciamo di si- sono sicura stesse per chiedermi il motivo –non ci pensare, più tosto quel Sam c’è?- arrossii quando mi ricordai di averle parlato di Sam –si sorellona- la sentii sorridere dall’altra parte del telefono –allora divertiti, lasciati andare- mi disse in tono malizioso –scusami ma adesso devo studiare, domani ho un esame, ci vediamo, non fate tardi, salutami Ab- le dissi in bocca al lupo e staccai la chiamata, pensai a quello che mi aveva detto, mia sorella aveva ragione, dovevo divertirmi, ormai Tresh era parte del mio passato, devo andare avanti. Avevo paura che Sam mi stesse usando, insomma io lo sapevo quello che provava ancora per Abbie, del resto lo sto usando anche io, forse un po’ ma lo sto usando lo stesso. –Demi che ci fai qui fuori, dobbiamo festeggiare torna dentro- la voce di Sam mi fece rinsanire, senza pensarci mi decisi a lasciarmi andare, mi avvicinai a lui velocemente, lo tirai per la maglietta verso di me, lo strinsi forte e premetti le mie labbra sulle sue, all’iniziò rimase sorpreso, ma poi ricambiò quel bacio, quello che era un semplice bacio a stampo innocente si trasformò in un bacio passionale –piccioncini abbiamo finito le patatine- alzai gli occhi al cielo quando vidi Tresh che rideva sotto i baffi dopo averci interrotti –si sto arrivando- alzai gli occhi al cielo di nuovo, presi la mano di Sam e rientrammo in casa

 
-abbiamo il diploma oggi, svegliati- sentii a mala pena la voce dolce di Abbie che cercava di svegliarmi, iniziai a chiedermi se quello che avevo sognato era successo davvero, mi portai la mano sulle labbra dopo aver aperto gli occhi, mi resi conto di avere un forte mal di testa, il solito post-sbronza –se te lo stai chiedendo si, ieri è successo davvero- mi alzai a sedere con la mano sulla fronte, notai che Abbie guardò le pareti della stanza con sorriso malizioso –dovremo far isolare questa stanza dai suoni- spalancai gli occhi e la bocca sapendo a cosa alludeva –io..io- non riuscii a dire altro –hei hei sta calma, stavo scherzando, il rumore strano proveniva dalla stanza di Dallas- scoppiò in una fragorosa risata quando sbarrai gli occhi ricordando che Sav e Brid stessero “dormendo” nella stanza di mia sorella–non ricordi quasi niente? – mi chiese vedendomi sconvolta – ricordo solo che la coppietta di cheerleaders sono rimaste a dormire qui dato che erano troppo sbronze, ma a proposito come ci sono finita nel mio letto se stavo sul divano sfinita?- mi massaggiai la fronte - come al solito quando se ne sono andati ti sei addormentata sul divano e ti ho dovuto riportare sopra in braccio- feci un respiro di sollievo, però ripensando a quello che aveva detto Ab sui rumori diventai paonazza in viso –che succede?- si mise davanti a me preoccupata –n..niente – feci un finto sospiro, mi guardò sospettosa e poi si alzò e uscì dalla stanza. Le andai dietro sapendo che mi stesse preparando la colazione. La mia cucina era un disastro, c’erano bottiglie ovunque e patatine sparse sul divano –Buon giorno- sentii la voce di Savanna dietro di me seguita da quella di Brid, mi girai a guardarle cercai di evitare il diretto contatto con i loro occhi per non arrossire , erano vestite uguali, capelli spettinati, maglie lunghe con il panda e , aspetta, quella erano le mie maglie –che ci fate con le mie maglie?- le guardai furiosa –non potevamo mica dormire in intimo, ieri eravamo troppo sbronze per tornare a casa- si sorrisero maliziosamente, alzai gli occhi al cielo e dopo aver ricevuto uno sguardo da killer da Sav ci avvicinammo al tavolo per la colazione. –mi viene da vomitare- aggiunse Brid quando vide la colazione davanti a se, la allontanò con sguardo schifato e corse su a cambiarsi –devo dirvi una cosa- dissi all’improvviso, dopo che ebbi l’attenzione di tutte due iniziai a parlare –forse è un po’ anticipato, e non è la miglior cosa per noi- guardai Abbie –sono costretta a partire oggi per New York- quando conclusi la frase Savanna per poco non si strozzava con del bacon, Abbie si limitò a guardarmi, si alzò e andò sopra a prepararsi –saremo dovute partire insieme- mi disse Savanna quando si riprese –lo so, mi dispiace ma ho tante cose da fare- Savanna mi fece un sorriso triste accompagnato da un semplice “va bene” , una pacca sulla spalla e poi andò anche lei a vestirsi.
 
 (Abbie's POV)
Bussò alla porta della sua stanza dove mi ero rifugiata dopo la notizia della sua partenza anticipata, mi stavo vestendo -posso?- una voce timida si sentí dall'altro lato della porta -è casa tua che me lo chiedi a fare- le risposi in modo freddo. Dopo qualche secondo aprì la porta e si appoggiò sul suo letto dove io le davo le spalle, ma riuscivo a vederla dallo specchio -hai intenzione di parlare oppure continuerai a guardarmi muta?- le dissi dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, il mio tono era come quello di Savanna, inorridii al solo pensiero -lo so dovevo dirtelo prima - disse così a bassa voce tanto che lo sentii appena -tu dici?!- ancora più acida di prima, non ero pronta alla sua partenza, non avevamo ancora recuperato il tempo che avevamo perso - mi dispiace ma io...- la interruppi in modo brusco -tu cosa? abbiamo fatto pace da neanche 12 ore! non abbiamo neanche avuto il tempo di dirci qualcosa! e ora che ti aspetti? che ti accompagno alla stazione per andare a New York? da domani ci separeranno più di mille chilometri e io non ho avuto il tempo neanche di parlarti, di dire alla mia migliore amica come mi sento- il mio tono iniziò a calare, diventò più cupo e i miei occhi iniziarono a diventare lucidi -ci sono troppi ricordi in questa citta- abbassò la testa guardando le sue scarpe - e non è bello? qui hai la tua famiglia , i tuoi amici, qui c'è Sam, qui ci sono io...- mi avvicinai verso di lei e le alzai il viso con un dito, avevo un tono decisamente dolce - mi sono provocata il vomito tre volte questa settimana- mi bloccai, mi caddero le mani lungo i fianchi e rimasi a guardarla per qualche minuto, mi ritornarono tutti i ricordi pessimi che avevamo avuto io e lei, soprattutto in quella casa e a scuola, iniziai a capire perché volesse andarsene, perché volesse scappare, era l'unico modo per non stare male, per lasciarsi il passato alle spalle e crearsi un nuovo presente e un nuovo futuro, mi sentii mortalmente in colpa, era colpa mia se lo aveva fatto, non le ero stata vicino in quei giorni, si era sentita sopraffare dall'odio verso se stessa ed era colpa mia, solo mia. non sapendo cosa fare mi avvicinai a lei e l'abbracciai, cercando di darle sicurezza attraverso le mie braccia. -Dio Demi stai tremando- tremava come una foglia e non smetteva di singhiozzare -ho paura Abbie, ho paura di crollare, ho paura che torni tutto quello che abbiamo cacciato via, ho paura di ricaderci- fu l'unica cosa che riuscì a dire -non glielo permetterò, ci sono io, ci sarò sempre indipendentemente dal fatto che tu sia a New York o dall'altra parte del mondo, sto qua, sempre e soltanto qua- la strinsi più forte e le diedi un bacio sulla fronte come fosse una bambina - la cheerleaders e la sfigata, chi lo avrebbe mai detto- non capii bene le parole ma il suo sorriso mi fece ritornare come prima -Cos'hai detto? - sciolse l'abbraccio per guardarmi negli occhi -ho detto che sei l’aria che respiro, il mio angelo a cui hanno tagliato le ali, sei mia sorella, la mia gioia più grande, il mio universo- feci un sorriso così grande e splendente che somigliò alla mezza luna – ma dai sta zitta mi fai emozionare- le scompigliai i capelli e feci per allontanarmi, ma quando vidi il suo sguardo da cucciolo bastonato mi riavvicinai –sei la mia guerriera, sei tutto ciò che ho, ti voglio bene- mi sorrise. -Ragazze abbiamo da prendere i diplomi quindi o scendete adesso oppure andiamo a farci fottere- la delicatezza di Savanna si era persa mentre lei veniva al mondo -arriviamo - urlammo in coro , ci sorridemmo e prendendoci a braccetto andammo verso la scuola.
Dopo qualche ora ci ritrovammo con un mantello e un cappello rosso e con un diploma fra le mani, la celebrazione non durò molto, si limitarono a chiamarci per farci andare sul palco, il discorso di fine anno lo tenette prima il preside (noia mortale) poi un ragazzo della squadra di football, alla fine della celebrazione tutte le neo diplomate cheerleader dovevano pranzare insieme, ma io, Sav e Brid decidemmo di rimanere con Demi fino alla sua partenza che sarebbe avvenuta da lì a qualche ora. –mi passi il pettine?-la voce squillante di Demi risuonò per tutta la stanza –non c’è bisogno di urlare- glielo lanciai scocciata –Ragazze che combinate voi due? Dateci una mano- urlai alle due cheerleader –vado a vedere cosa stanno combinando- mi avviai verso la cucina dove si erano messe a guardare un film, quando arrivai rimasi scioccata da tanta dolcezza, Brid aveva una maglia a mezze maniche ed erano evidenti i suoi brividi di freddo sulla pelle, Sav cercava di darle calore mettendole un braccio sul ventre stringendola a sè e mettendole l’altro braccio sotto il collo per farla stare più comoda, dormivano entrambe, l’una nelle braccia dell’altra –Abbie ma che diamine! Vieni a darmi una mano- le tappai la bocca appena arrivò in cucina, non volevo distruggere quel momento di dolcezza infinita, Demi lo capì, chiuse la bocca ed andò a prendere il plaid, le coprì e subito notammo il viso della mora appacificarsi, le lasciammo a dormire e tornammo a preparare le valige. Quando furono pronte le due cheerleader dormivano ancora e a Demi non andava di svegliarle quindi le diede un bacio sulla guancia accompagnato da un “mi mancherai” per Brid  e un “ ci vediamo domani” per Sav, fummo sicure che ci avessero sentito perché la risposero con un gemito.
–tu e Brid vivrete a casa sua dato che è molto vicino alla scuola?- mi chiese una volta entrate in auto, come risposta le annuii –okay ascolta- si posizionò in modo da poter guardare il mio profilo –ti ascolto- le dissi –lo so che è difficile, non stiamo insieme da molto, in questi giorni abbiamo fatto cose di cui non abbiamo parlato, credo sia il momento di parlare di una cosa che ehm è parecchio imbarazzante – abbassò lo sguardo diventando rossa –dimmi pure- cercò un contatto con i miei occhi. Mi girai a guardarla sorridendole -io... scusami non ci riesco- guardó fuori dal finestrino -hei sai che puoi dirmi tutto- cercai di rassicurarla prendendole la mano - ecco vedi io e Sam ...- abbassó dinuovo lo sguardo e scoppiai in una grossa risata -quando? Cioè non me ne sono accorta?- guardò fuori dal finestrino –ieri, mentre voi festeggiavate, è un po’ strano, non ti sei accorta di niente eppure..- le tappai la bocca –hei hei niente dettagli sconci Lovato – mi sorrise -non posso crederci, la santarellina sotto le felpe con i panda nasconde una diavoletta a quanto pare- feci sorridere anche lei - Cosa faccio adesso senza te- guardó dinuovo fuori dal finestrino e il suo sguardo diventó triste - ti ho detto che ci saró sempre! Starò nella colazione della mattina, staró nelle lezioni di danza, nel tuo cuscino, se necessario staró nell'aria che respiri, vabbene?- si giró con qualche lacrima che le rigava il viso, un sorriso le illuminó il viso, strinse la mia mano -Promettimelo- nel frattempo eravamo arrivate, avevo spento il motore e dopo aver aperto la mia stavo andando ad aprire la portiera di Demi - Promesso!- scese dalla macchina e le diedi un bacio sulla guancia -andiamo non vorrei perdere l'aereo- prendemmo le valige ed andammo all'imbarco -mi mancherai sorellina-non mi rispose ,ci abbracciamo per molto tempo, finchè non sentimmo che il volo per New York stava per partire -salutami quelle due piccioncine- le sorrisi ed annuii, la vidi salire sull'aero, mi era dispiaciuto il fatto che non mi mi avesse detto che le mancherò, vidi l'aero decollare e in un battibaleno sentii una parte di me, la migliore, andare via, avevo promesso di esserci sempre, le promesse le mantenevo, sempre -a me manchi già adesso- un suo messaggio mi fece sorridere come un ebete.
Quando fui tornata a casa Sav e Brid non c'erano più, c'era solo un loro biglietto - Stiamo da Sav a preparare le valigge, parte domani mattina alle 9- lessi il biglietto e scrissi un messaggio a Brid - ci vediamo domani, dai un bacio a Sav da parte mia, Demi vi saluta- dopo aver cliccato il tasto invio andai a mettermi sotto le coperte, stetti un po' a pensare a quello che ora era la mia vita -sono arrivata, la mia coinquilina arriva domani, ora vado a dormire che sono stanca morta- lessi il messaggio di Demi –Buonanotte piccolina mia - le risposi e mi addormentai.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


(Demi’s POV)
Sono arrivata nella mia stanza prima della mia coinquilina, la cosa è buona almeno potrò scegliere il letto che più mi fa comodo, quello che sta dalla parte della finestra andrà più che bene, le valige le disfo domani ora ho troppo sonno, dopo aver inviato un messaggio ad Abbie mi metto a letto, chiudo gli occhi ma niente, non riesco a dormire. Decido di riprovarci, ma ho troppi pensieri in testa, Sam mi manca da morire, per non parlare di Abbie e Brid, sono curiosa di sapere chi sarà la mia coinquilina, chissà Sav se ha già preso l’aereo. Con tutti questi pensieri è impossibile dormire, quindi ho deciso di andarmi a fare una doccia, i bagni comuni a quest’ora spero siano vuoti, del resto sono le due di notte.
Appena arrivata nel bagno con il mio pigiama e la mia asciugamano sotto braccio mi scelgo una doccia e apro l’acqua. –chi c’è?- una voce mi fa chiudere l’acqua, mi guardo intorno, finchè non vedo una ragazza, non troppo alta, con i capelli bruni e gli occhi nocciola, le labbra carnose, aveva un pigiama rosa che mi ricordava quelli che usava Brid solo senza unicorni, a quel pensiero un sorriso mi invase, la ragazza venne verso di me –scusami, credevo fossero vuoti i bagni a quest’ora, sai ho bisogno della mia intimità- mi sorrise imbarazzata, quando la potei vedere da vicino mi ricordai di chi era –Michele, e tu che ci fai qui?- la ragazza si fermò a guardarmi –ma tu chi… o porca pupazza Demi! io qui ci studio, secondo anno- mi sorrise, un sorriso enorme, a trentadue denti –anche io, matricola però. Che stanza?- riaprii l’acqua nella doccia -109, tu?- posò il suo idratante sul lavandino – 108- iniziai a saltellare e anche lei, poi mi abbracciò –hei ragazze mezza scuola vuole dormire!- una voce maschile arrivò da dietro una doccia. Il ragazzo aveva i capelli castani scompigliati evidentemente dal brusco risveglio, gli occhi azzurri, un pigiama un po’ strano, non aveva i soliti giocatori di football o le altre tematiche maschili, era un pigiama all’ultima moda –oh scusa Paul, io e Demi stavamo facendo una doccia- notai che i due ragazzi si conoscevano –se per questo anche io, vengo di notte per non trovare ragazze qui, stanotte non mi è andata bene- ci sorrise –allora non mi presenti la tua nuova amica?- il ragazzo mi guardò con un sorriso sul viso –oh si, non è una nuova amica, stavamo nel glee insieme prima che lei si trasferisse in un altro liceo, comunque lei è Demi- allungai la mano verso il ragazzo che ricambio –piacere Paul, spero ti troverai bene- gli risposi con un sorriso – piacer mio, Demi, è da tanto che vi conoscete? Voi due intendo?- ero un po’ imbarazzata, insomma avevo il pigiama ,il trucco sciolto e i capelli spettinati e avevo un ragazzo davanti a me –Paul è arrivato a scuola quando tu sei andata via- mi spiego Michele –Demi adoro il tuo pigiama- Paul mi fece un occhiolino e scoppiò a ridere, io gli sorrisi, un sorriso isterico –oh non preoccuparti, non essere in imbarazzo, non hai mai visto come mi sveglio io la mattina- scoppiarono a ridere e io mi sentii meno in imbarazzo –che ci fai la notte nei bagni comuni delle ragazze?- alzai un sopracciglio –non prendermi per un pervertito-scoppiò a ridere –comunque i bagni dei ragazzi sono meno accoglienti per le persone come me- mi sorrise –le persone come te?- gli chiesi di getto –Demi io sono gay- mi disse con tono fiero, feci una “o” con le labbra –sei una persona coraggiosa Paul- Michele gli sorrise per smorzare la tensione –già, non hai paura?- continuai io –sono stata vittima di bullismo per questo, non ha fatto altro che farmi diventare più forte- si mise una mano sul petto –ragazze credo che ormai sia inutile farci questa doccia, sono le 4, più tosto, che ne dite di un giro notturno per la nuova matricola- mi indicò –certo! Comunque non riuscivo a dormire- gli sorrisi, Paul mi porse il braccio da gentil uomo, Michele alzò gli occhi al cielo e i due iniziarono a parlottare fra loro –è appena arrivata e già vuoi togliermi una compagna- Michele gli disse –sta zitta Puffa!- Paul gli rispose sorridendo –ti uccido Garganella- si guardarono in modo assassino per poi scoppiare a ridere e pensai che avevo trovato già due amici che somigliavano tanto a me e Sav, le cose sarebbero andate bene. Mi fecero fare il giro di tutto l’istituto, passando dall’aula di danza a quella di canto fino alla mensa –ora credo sia ora di andare a dormire sono le sei di mattina- disse Paul con uno sbadiglio –si credo di si- rispondemmo io e Michele. Una volta arrivati fuori ai dormitori maschili e femminili salutammo Paul che si ritirò nella sua stanza e io e Michele ci avviammo verso le nostre –ho sentito che la tua coinquilina arriverà in mattinata- mi sorrise –lo spero, questa è la mia , allora, buona notte- le sorrisi e lei mi salutò con la mano. La mia stanza era rimasta proprio come l’avevo lasciata, così mi catapultai nel mio letto e mi misi a dormire.


(Abbie’s POV)
Mi sto girando e rigirando nel letto, senza pace, non riesco a dormire, l’ansia mi sta divorando, ho paura di non essere abbastanza brava per quella scuola. Fortunatamente la voce di Savanna fece finire le mie ansie, ieri dopo aver accompagnato Demi e aver capito che non ce l’avrei fatta a dormire dove prima dormiva anche lei, decisi di andare a casa di Brid dove stava anche l’ispanica–Abbie alza quelle chiappe ! hanno riinviato il volo delle nove, o parto entro mezz’ora oppure non posso andare a New York- alzai gli occhi dal cuscino e la guardai, rimisi la testa sotto le coperte –ti prego, ho bisogno della mia migliore amica- si avvicinò al letto –chiama Demetria allora- stavo per scoppiare a ridere ma mi trattenni, mi stava pregando, cosa che non succedeva mai –non costringermi a torturarti- ecco la cara vecchia Sav, questa volta però non avrei ceduto così facilmente ,mi alzai dalle coperte solo con la testa, e la vidi con un sorriso spavaldo convinta di avermi intimato paura, le feci una pernacchia –ti odio Abbie!- si girò –non è vero- mise il broncio, mi alzai dal letto e mi avvicinai a lei –dai stupida- le feci il solletico sui fianchi, poi le tappai la bocca dato che rideva rumorosamente – shh, Brid sta ancora dormendo- mi diete un morso e la lasciai con la mano dolorante –va a vestirti, io la sveglio- mi diete un bacio sulla guancia. In un batter d’occhio mi vestii ed andai verso la stanza di Brid, mi appoggiai con una spalla sullo stipite della porta con le braccia incrociate –amore sveglia- Sav le diete un bacio a fior di labbra –che bel risveglio- Brid sorrise con gli occhi chiusi –fra mezz’ora ho l’aereo- Brid si alzò di scatto –ma non sono ancora le nove- si rattristarono –lo hanno riinviato quello e quindi devo prendere questo- Brid abbassò la testa e Sav le andò vicino abbracciandola – tornerò fra qualche sabato, te lo giuro, ora però va a vestirti, mi accompagni- le sorrise per poi rubarle un altro bacio, assistetti a tutta la scena in completo silenzio, finchè dopo che Brid andò a prepararsi, Sav non si avvicinò a me –la ami davvero eh?- mi guardò con aria sognante –non sai quanto- abbassò lo sguardo –non so come farò a stare senza di lei- l’abbracciai forte –ora lasciami, so che ti manca la tua nana canterina, però non usare me per riempire quel vuoto- Sav era sempre così con me, acida e fredda, ma io lo sapevo, nel profondo lei a me ci teneva –perché fai così? Con Demi e Brid sei diversa da come sei con me- mi guardò – perché con te so che anche se ti mandassi via tu rimarresti qui perché sei la mia migliore amica- le sorrisi, un pensiero così profondo non lo aveva mai rivolto a me –ragazze sono prontaa- Brid tornò sorridendo con un pantaloncino e una maglia abbastanza scollata –Brid ma non hai freddo?- Sav la guardò da testa a piedi –che c’è sei gelosa?- capii subito il gioco di Brid e iniziai a ridere –no, io volevo solo..io.. oh insomma! Mi sembra normale che una sia gelosa della propria ragazza- Sav diventò paonazza –Savanna Martines che è gelosa, a quale santo devo questo miracolo- Brid scoppiò a ridere – devo prendere l’aereo- prese la valigia e si avviò verso la macchina, alzai gli occhi al cielo –smettila di cambiare le carte in tavola ogni volta che sembri dolce!- le urlai seguendola.

Il viaggio fu imbarazzantissimo, nonostante durò poco le due cheerleader, o dovevo dire ex cheerleader, rimasero per tutto il tempo a copulare nei posti posteriori, mentre io rischiavo di vomitare –siamo arrivate, smettetela!- si allontanarono e mi guardarono con sguardo assassino –non starò con lei per un mese, devo rimediare- si sorrisero –io sono la tua migliore amica però- Sav sbuffò ed uscì dalla macchina accompagnata da Brid. Una volta arrivate all’imbarco Sav salutò Brid con un bacio e poi salutò me, imprevedibilmente con un abbraccio –mi mancherai rompi palle, ti saluto splendiriso appena la vedo- le sorrisi , Brid ed io rimanemmo a vedere la partenza dell’aereo per poi tornare a casa.

(Demi’s POV)
Sentii la porta aprirsi, guardai la sveglia, era mezzo giorno, eppure non avevo voglia di svegliami. La mia coinquilina era arrivata, la curiosità che avevo molte ore prima era scomparsa, ora volevo solo dormire, cosa che però mi fu impedita da qualche idiota che aveva fatto cadere qualche valigia, sentii un tonfo e sussultai –Mierda – sentii qualcuno imprecare in spagnolo, una voce che mi sembrava di conoscere abbastanza bene ma non ci feci tanto caso e tornai sotto le mie coperte, mi sentii osservata da quella ragazza, come se stesse cercando di capire chi sono senza svegliarmi. Decisi che ormai era inutile continuare a dormire così mi alzai dal letto mezza addormentata e andai a prendere del caffè, camminavo con gli occhi socchiusi per tutta la stanza, presi la mia tazza ed andai verso il mio letto, ora camminavo con gli occhi chiusi. All’improvviso urtai contro qualcosa, o meglio qualcuno, rovesciando il mio caffe –¡Dios mío! Usted ha manchado mi camisa preferi...- la ragazza si bloccò, aprii gli occhi e mi ritrovai davanti il suo collo data la sua altezza, sulla maglia c’era un unicorno con scritto “Bridanna”, riconobbi quella maglia e immediatamente alzai il volto, ritrovando due pozzi neri che mi fissavano sbalorditi almeno quanto i miei, mi allontanai da lei, cercai di capire se era un sogno, una ragazza ispanica, alta e snella, con le labbra carnose e gli occhi neri e profondi come un pozzo, i capelli corvini e lunghi, quella ragazza la conoscevo, ma non volevo dire niente, poteva essere anche solo un sogno, l’altra ragazza dal canto suo mi guardava allo stesso modo, sbalordita dallo strano regalo che ci aveva fatto il caso. Rimanemmo per qualche secondo a guardarci, poi decise di rompere il silenzio – splendiriso guarda cos’hai fatto alla mia maglia! Se Brid lo scopre mi uccide, aspetta ma tu che ci fai qui?- si rese conto di quanto la cosa fosse strana, mi avvicinai a lei e la guardai da più vicino, avevo fatto proprio un bel pasticcio –viviamo insieme, non sto sognando allora- dissi a bassa voce ma la ragazza lo capì –siamo coinquiline- mi sorrise, quel sorriso mi era mancato –ho la migliore amica come coinquilina!- mi disse sorpresa, le sorrisi - mi sei mancata nana canterina- mi cinse in un abbraccio, lei non mi abbracciava quasi mai di sua spontanea volontà, o lo facevo io oppure lo faceva lei se le succedeva qualcosa di particolarmente triste –devi toglierti questa maglia, altrimenti la macchia non si toglie- le dissi dopo che ci fummo staccate, si sfilò la maglia rimanendo in intimo, mi guardò imbarazzata e mi porse la maglia, andai verso il piccolo bagno che avevamo in stanza, non era munito di doccia, chissà perché. Sentii la porta bussare, e i passi di Sav avvicinarsi alla porta –buongiorno, ehm, Demi c’è?- la voce di Paul rimbombò nella stanza il suo tono era abbastanza imbarazzato, del resto aveva difronte una ragazza in intimo, e anche se è gay c’è sempre quell’imbarazzo –si, entra- Sav era decisamente gentile, chi lo avrebbe mai detto. Quando ormai avevo messo la maglia in lavatrice uscii da quella specie di bagno, nel frattempo era arrivata anche Michele, arrivai vicino al mio letto e li vidi seduti ad aspettarmi, mentre Sav cercava una maglia nella sua valigia. –ciao ragazzi- ricambiarono il mio saluto con un sorriso –è la tua coinquilina?- Michele mi chiese indicando Sav con gli occhi –migliore amica per precisare, comunque si- sentii la voce di Sav avvicinarsi alle mie spalle –non mi dire che lei è la ragazza insopportabile di cui ci hai parlato stanotte- Savanna mi fulminò - credo che prima di domani ti faccio diventare uno gnomo da giardino Lovato- i due scoppiarono a ridere –ci somigliate- aggiunse Michele –non sai quanto- dissi a bassa voce, sfortunatamente Paul e Sav ci sentirono –comunque io sono Savanna Martines- la mora sfoggiò uno dei suoi più grandi sorrisi –oddio sei ispanica, hai un cugino o che ne so, parente da queste parti?- urlò Paul con una voce da femminuccia –Ora si spiega come mai non mi sei saltato addosso- Savanna mi guardò scoppiando a ridere,Paul annuii con la testa per dirle che quello che aveva pensato era vero –non iniziare Paul, non sbavare addosso a qualche parente di Sav- i due scoppiarono a ridere – ho un fratello, se vuoi te lo faccio conoscere- Sav ci fece rimanere a bocca aperta –sto scherzando- scoppiò a ridere –no, che hai capito, io cioè, no non è come pensi - lo guadai con un ghigno divertito –ecco, ehm, noi giochiamo nella stessa squadra- Sav sorrise a Paul che tutto d’un tratto divento euforico, Michele rimase perplessa-tu sei.. sei lesbica?- la mora annuì, Michele le sorrise. Quel gesto da persona matura non me lo sarei mai aspettato da lei, mi aveva detto che non aveva alcuna intenzione di fare coming out, mi ha sorpreso, l’abbraccerei volentieri, ma so che potrei infastidirla quindi rimango al mio posto. Dopo aver pranzato Michele e Paul decisero di tornare ognuno nelle rispettive stanze per prepararsi alle lezioni di domani. Io e Sav tornammo in stanza e iniziammo a disfare le valige –ci ho pensato sai- disse dopo un po’ di silenzio, alzai di poco la testa dalla mia valigia e la guardai –a quello che mi hai detto, forse il liceo non era il posto migliore per dichiarare la mia diversità, ma il college chissà, forse è un posto diverso- le sorrisi per tanta forza di spirito, mi era mancata da morire, anche se non l’avevo vista solo per un giorno, avevo bisogno di un abbraccio, uno che solo le mie due ispaniche mi sanno dare, scossi la testa rimovendo quel desiderio e tornai con la testa verso la mia valigia senza parlare –puoi abbracciarmi se vuoi- sentii quella richiesta e mi catapultai verso di lei, stringendola –ora mi stai soffocando, ma non importa, soffocami quanto vuoi-ricambiò l’abbraccio e io le sorrisi –ah quasi dimenticavo, Abbie ti saluta- le sorrisi, per quel poco tempo mi ero dimenticata della distanza che ci divideva, sentendo la sua mancanza le scrissi un messaggio –scusami se non ti ho chiamato, mi sono svegliata qualche ora fa e stavo con la mia coinquilina, a proposito, indovina chi è?- glielo inviai velocemente –Non preoccuparti, chi è? Non ne ho idea-la risposta non tardò ad arrivare –rispondimi su skype- presi velocemente il computer e mandai una video chat ad Abbie, Sav si sedette accanto a me, quando Ab rispose lei iniziò a salutarla con la mano e mandarle dei baci–oddio, di a Sav che mi manca, anche tu ovviamente, ha detto Brid che le devi dire che la ama tanto, ora dobbiamo andare, Ci sentiamo, ti voglio bene- non ebbi il tempo di risponderle che lei era già andata via, ma non ci diedi tanto peso, ero a New York, con una delle mie migliori amiche.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


(Savanna’s POV)
Seconda settimana a NY, fino a qualche giorno fa è andato tutto bene, ho fatto il provino per la protagonista del musical di inizio anno e le lezioni vanno benissimo, a danza vado alla grande per non parlare del canto. Va tutto bene, o almeno andava, ora mi ritrovo con un occhio dolorante e un dolore al labbro inferiore da cui sento scorrere qualcosa di caldo, mentre raggiungo in fretta la mia stanza.

106… corro, sembra non arrivare mai…107… ci sono quasi, un altro sforzo e potrò stare in santa pace, 108 quel numero mi sembra come l’apparizione di un santo, mi schiatto letteralmente sulla mia porta, usando la carta magnetica la apro e me la chiudo alle spalle, faccio un sospiro profondo e mi ritrovo avvolta dal buio, Demi starà a lezione, sono sola in quella stanza che è diventata casa mia, è abbastanza grande, la stanza principale con il letto mio e di Demi, verso la finestra si può notare un corridoio che porta a due porte, da una parte c’è un piccolo bagno e dall’altra c’è una piccola stanza che è munita di una cucina ,dato che i pasti a mensa sono disgustosi per lo più io e Demi, spesso seguite da Paul e Michele, mangiamo in camera, abbiamo anche arrangiato un piccolo tavolo stile Giappone, formato da un tappeto le cui sedie sono i cuscini. Il mio letto è quello verso la porta, abbiamo l’armadio in comune, perché nel mio ci abbiamo messo tutte le scarpe (più di Demi che mie), fortunatamente abbiamo le stesse taglie, nel mio armadio c’è uno specchio, appena accendo la luce mi rendo conto dello stato in cui sia la stanza, completo caos, mi rendo conto che negli ultimi giorni non abbiamo avuto tempo di mettere a posto, domani abbiamo la giornata libera, quindi credo che domani penseremo a riordinare tutto, ameno che non sia io a riordinarlo oggi . Facendo uno slalom dall’interruttore della luce fino al mio armadio arrivo allo specchio, posso subito notare che il mio occhio è gonfio e sta diventando sempre più scuro, il mio labbro è rotto, ma fortunatamente il taglio non è profondo, non rimarrà la cicatrice, il sangue che prima stava scorrendo ormai si è seccato, mi avvicino sempre di più all’immagine di me stessa riflessa, finchè non sento la porta scattare, sussulto a quel rumore –Sav che ci fai qui? Sono tornata a prendere le mie punte per la danza, pensavo che tu stessi a lez..- si bloccò e le caddero i libri dalle mani, si avvicinò velocemente, percorrendo lo slalom che avevo percorso io – cosa ti è successo?- mi guardò la ferita e poi l’occhio, non sapevo che risponderle, la verità non gliel’avrei detta, non volevo che anche lei fosse in mezzo a quel casino, quindi finsi un sorriso, e da buona attrice recitai la mia parte –stavo prendendo i libri e l’armadietto mi è schizzato in faccia- mi grattai la nuca, cercando di mostrare un sorriso imbarazzato, mi guardò sospettosa, per poi riposare gli occhi sulla ferita - dobbiamo disinfettare quella ferita- andò in bagno e dopo qualche minuto tornò con dell’acqua ossigenata e un po’ d’ovatta, bagnò l’ovatta e avvicinò quel batuffolo al mio labbro –brucerà un po’- tamponò con delicatezza, nonostante questo bruciava come fuoco –fa male- tolse il tampone di ovatta e aspettò qualche secondo, giusto il tempo di farmi passare il bruciore, successivamente tamponò di nuovo –è normale che faccia male, ma tra un po’ non brucerà più, io lo so- mi sorrise, nonostante amassi il suo sorriso mi allontanai da quel batuffolo che sembrava fuoco – lo so che brucia, ma devi resistere, potresti prendere qualche malattia- si avvicinò di nuovo ma le scostai il braccio –è solo un graffio, non rischierò di prendere l’AIDS, non mi sono tagliata di proposito con delle lame arrugginite, non è neanche profondo, non sono idiota, solo le persone senza cervello rischiano di farsi male davvero, non rovinerei mai le mie labbra poi- Demi mi guardò, per un attimo mi sembrò delusa, gettò l’ovatta ed andò a cercare le sue punte in completo silenzio, finchè non tirò su col naso, capii della grande cazzata che avevo detto, le avevo dato dell’idiota, le avevo dato di persona senza cervello, aveva cercato di aiutarmi, se le avessi detto la verità magari mi avrebbe anche protetta, dio sono una cogliona, non posso rovinare sempre tutto, dannata la mia acidità –Demi io…- si girò sull’uscio della porta –non importa Savanna, non importa- mi lanciò un’altra occhiata triste e poi chiuse la porta dietro le sue spalle rimanendomi da sola, non mi chiamava con il mio nome intero da mesi ormai, solo quando litigavamo, credo di averla fatta grossa sta volta, devo prepararmi un bel discorso, devo chiederle scusa, che cogliona, mi ucciderei se non fossi così stanca. Mi getto fra le mie coperte pensando a quello che mi è successo poco prima, iniziò a piangere, non mi sono mai sentita così umiliata.


-Si, fra qualche settimana vengo a trovarti Brid, salutami la Hall, ora devo andare, ti amo piccola- staccai la chiamata e con un grande sorriso mi avviai verso il mio armadietto –Abbiamo una ragazza innamorata qui, tra l’altro di un’altra ragazza, woow- sentii una voce maschile sussurrarmi quelle parole all’orecchio, rabbrividii –scusami?- mi girai di scatto e lo guardai, un tipo alto con i capelli alzati in un ciuffo alla Elvis Presley, il corpo sembrava fatto di plastica –ti ho sentito parlare con la tua ragazza, direi proprio che hai tanto coraggio- scoppiò a ridere –comunque piacere, sono Jonathan Colins, andiamo allo stesso corso di canto- mi sorrise e mi porse la mano –Savanna Martines, piacere mio- gli strinsi la mano e gli sorrisi –Bene Savanna, scusami devo andare a lezione, allora ci si vede in giro- mi fece un occhiolino e si incamminò per i corridoi. Arrivai al mio armadietto, pensando che mi allontanavano dalla mia Brid solo qualche settimana, sorrisi alla nostra foto nel mio armadietto, finchè non mi si chiuse di botto –ma che cazzo!- mi girai e davanti a me c’era una ragazza bionda, con gli occhi azzurri, il prototipo di una Barbie –lascia in pace Jonathan!- la squadrai dalla testa ai piedi –forse non hai capito io non…- mi mise una mano davanti alla bocca ,le tolsi la mano dalle mie amate labbra, mi girai alzando gli occhi al cielo riaprendo il mio armadietto –non voglio spiegazioni, evidentemente sei una poco di buono da quattro soldi, a giudicare dal tuo abbigliamento vieni da un paese caldo , e dalla tua pelle ambrata deduco che sei di origini Latine, ma sappi una cosa- si avvicinò al mio orecchio –forse eri la più popolare, o che ne so quella che si portava a letto qualsiasi cosa si muovesse, ma qui non sei nessuno, sei solo una delle tante lesbiche che per la fine dell’anno verrà portata in chissà quale centro di recupero mentale, siamo all’AADA non all’asilo del Bronx- diede un piccolo sguardo alla foto di me e Brid e dicendo questo si allontanò – Crudelia Demon hai dimenticato le pellicce a casa? Sei più falsa di Barbie, poi con tutta quella plastica credo che il tuo caro dolce Jonathan/Ken scappi da te perché non vuole dei figli fatti di silicone! Ah e quasi dimenticavo! Faresti meglio a rifarti la faccia, credo che fra qualche anno sarà come quella di uno Shar Pei, non stare troppo al sole, rischi di scioglierti- sorrisi divertita, vedendola bloccarsi, rimasi un po’ meno divertita quando si girò e scatto verso di me spingendomi a terra dandomi dei calci prima sulla faccia e poi sull’addome –sposta quel culo omosessuale dal mio territorio!- mi alzai sputando sangue, mi misi in posizione per prenderla a pugni –cosa vuoi fare? Picchiarmi? Forza fallo- scoppiò a ridere, i corridoi iniziarono a popolarsi – io so come sei, scommetto che sei stata tutto il liceo innamorata di una ragazza, ma andavi con tutti i ragazzi senza provare niente, per non destare sospetti, e magari alla fine vi siete messe pure insieme, non hai mai fatto coming out al liceo, sei arrivata qui e l’hai fatto, credendo che il college fosse diverso, ma non è vero, è uguale solo che qui al posto delle cheerleader ci sono le ballerine di punta, lo sei anche tu vedo- fissò le mie ballerine – ma sei una matricola, questo ragionamento non vale , ti renderò la vita un inferno, ti sei messa contro la persona sbagliata- la ragazza mi diede uno spintone verso l’armadietto –ops scusa, credevo che le tue labbrone da Martin Luther King avessero protetta dagli urti, ma da come vedo dal loro sangue non è così- mi fece un sorriso meschino e il resto del corridoio scoppiò a ridere, mi toccai le labbra, sanguinavo, scappai verso la mia stanza.

Scossi la testa sul mio cuscino per dimenticare l’accaduto, quella ragazza mi aveva presa alla sprovvista, ora doveva vedersela con la rabbia di Savanna Martines, eppure perché avevo quella fottuta paura addosso? Era così che si sentiva Demi al liceo? Era così che ci si sentiva ad essere una vittima? Vorrei andare lì e prenderla a pugni, ma ho questa strana sensazione alla bocca dello stomaco, sarà mica paura? Devo smettere di pensare a questo, più tosto devo capire come fare per rimediare con Demi, sarà meglio chiamare la mia Brid.

(Abbie’s POV)
Sono appena tornata dalla mia prima lezione, va a meraviglia qui, io e Tresh stiamo ancora insieme, io e Brid condividiamo il suo appartamento e abbiamo quasi gli stessi orari di lezione. Però mi mancano da morire la mia Nana Canterina e quell’acidona di Savanna.
­-Brid sono in casa- poso le chiavi sul tavolo e vedo la mia coinquilina intenta a far mangiare dei semi di girasole alla sua nuova cricetina –Tutto bene a scuola Ab?- girò appena il viso e mi sorrise –benissimo, cosa succede? Non vuole mangiare lei, ehm, come hai detto che si chiama?- sentii la sua risata –Savanna, comunque credo non abbia ancora fame- sorrisi sentendo quel nome, sentimmo il suo cellulare vibrare in lontananza –puoi vedere chi è?- mi domandò tornando a pensare alla criceta –si, ma dovrai dirmi perché le hai dato quel nome- sorrisi, presi il cellulare –è Sav, rispondo io?- la vidi accentuare un si con la testa e risposi –Pronto?- chiesi –Amore mi serve una mano- andai verso il salone –Ciao Sav, grazie per quel bell’aggettivo- scoppiai a ridere- comunque Brid sta dando da mangiare alla criceta Savanna- sentii una pausa –Abbiee, tesoro, tutto bene? No aspetta! Come mai una criceta ha il mio nome?- mi chiese sbalordita, scoppiai a ridere –io in realtà non lo so, comunque a me va tutto bene a te?- la sentii deglutire a vuoto –in realtà è per questo che ho chiamato- la sentii tirare su col naso –vuoi parlare con Brid?- ci pensò un po’ su –credo che tu ne sappia di più, si tratta di Demi- tirò di nuovo su col naso –cos’è successo a Devonne?- le chiesi spaventata, iniziò a spiegarmi che aveva sbattuto contro il suo armadietto e si era fatta un taglio al labbro, poi Demi aveva cercato di aiutarla disinfettando la ferita e lei come ringraziamento le aveva detto di essere idiota e persona senza cervello, in modo indiretto ma l’aveva fatto –non so come fare, dovevi vedere la sua faccia, cazzo Abbie sono una cretina- scoppiò a piangere –nono, dai su, Demi lo sa che tu non pensi quello di lei, le basterà che tu le chieda scusa e le dia un abbraccio di tua spontanea volontà, vedrai ti perdonerà, tiene a te almeno quanto tiene a me, sei importante per lei, non ti manderà via per una stupidaggine come questa, smettila di piangere dai- sentii un sospiro, segno che avesse smesso di piangere – si hai ragione, grazie mille, puoi passarmi Brid devo dirle una cosa- le risposi con il silenzio –ah Abbie?- sentii che mi chiamava –cosa c’è Sav?- un attimo di pausa –ti voglio bene- sorrisi –anche io Sav, anche io- andai verso Brid e le porsi il telefono le sentii parlare da lontano – anche tu mi manchi da morire….si, ti amo anche io- la vidi sorridere davanti al cellulare per poi staccare la chiamata , le andai dietro –allora mi spieghi perché si chiama in quel modo questa cricetina?-alzò i suoi occhi azzurri verso di me –perché così sentirò la presenza di Sav accanto a me- abbassò lo sguardo per nascondere una lacrima, le diedi un abbraccio da dietro, la strinsi per farla sentire meno vuota.

(Demi’s POV)
-Ci vediamo domani Devonne- Michele mi diede un bacio su una guancia e andò nella sua stanza. Erano le nove di sera quando avevamo finito di provare, entrai nella mia e ritrovai tutto ordinato, Sav stava seduta sul mio letto quasi addormentata intenta a leggere un libro che le aveva regalato Brid, mi schiarii la voce e lei alzò la testa dal libro –Ciao, dobbiamo parlare..- mi disse chiudendo il libro –di cosa?- andai a togliermi il tutù rimanendo in intimo, non ci facevo più caso se dovevo spogliarmi con lei davanti, mi misi il pigiama e mi sedetti accanto a lei –allora cosa c’è?- incrociai le braccia al petto –scusami, sono una cogliona, io quelle cose su di te non le penso, non volevo dirle, è solo che ero infastidita dal bruciore, e me la sono presa con te che cercavi solo di aiutarmi- il mio sguardo era rimasto freddo e asciutto, per un momento cercai di somigliare al suo –sorridi ti prego.. – fu come un sospiro –perché dovrei?- alzai un sopracciglio –perché quando sorridi scoppia la primavera a dicembre, e si non mi importa se adesso stiamo a Settembre, il tuo sorriso è un sole, e di sera è la luna. Tu sei la stella che rende le notti meno buie, sei tutto ciò che ho di bello in questa città- sorrisi, un sorriso grande e spontaneo –mi avevi già convinto al “scoppia la primavera a dicembre”- mi si fiondò addosso in un abbraccio –quando mi abbracci così forte tutti i pezzi rotti tornano al loro posto- le dissi sotto voce, lei mi strinse più forte, per poi staccarsi con mio grande disappunto –ho bisogno di acqua ossigenata per le mie labbra- mi sorrise –non ce ne bisogno, è solo un graffio, quest’occhio è ridotto abbastanza male- mi sporsi e le diedi un bacio sull’occhio come una mamma – no, non pensarci nemmeno non farò lo stesso con le tue labbra- Sav scoppiò a ridere –tanto un giorno non potrai resisterle- fece per mimare un bacio – resisto a tante cose, e poi ci tengo troppo alla mia vita ,alla tua e alla fedina penale di Brid - scoppiammo a ridere e ci sdraiammo nel mio letto –com’è? Cioè com’è che ci si sente ogni volta che ci si graffia?- mi bloccai, la guardai e mi persi nei suoi pozzi neri, nessuno me l’aveva mai chiesto –ehm, è come quando mangi del cioccolato, inizi a volerne sempre di più, finche non arrivi ad ingrassare, fortunatamente io non ci sono arrivata- mi strinse di nuovo –già, fortunatamente sei ancora qui a rompermi le palle- scoppiammo a ridere, con lei funzionava così, si era seri per un attimo, per poi diventare immediatamente due bambine che ridono e scherzano, con lei non si può non stare bene.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


(Abbie’s POV)
-Hall mi sa dire il pensiero di Aristotele?- il signor Smith, il mio docente si filosofia mi svegliò dai miei pensieri, più che pensieri erano sogni, avevo immaginato diverse volte delle storie su qualcuno, ma ultimamente mi capitava spesso, non sentivo Demi da giorni ormai, mi aveva chiamato solo dopo aver fatto face con Sav cinque giorni fa, la sentivo distaccata, ma avevo fatto una promessa, l’avrei mantenuta a costo di prendere un aereo ed avvicinarmi a lei, pensavo a cosa stesse facendo in quel momento, se avesse lezione e quale avesse –Allora Hall?- il professore sembrò spazientito, stavo per parlare quando qualcuno mi fermò –La signorina Hall è cercata dal preside- una donna entrò nella classe, la segretaria del preside evidentemente, era una donna non troppo alta, un po’ grassa con i capelli corvini raccolti in una crocchia e degli occhiali a mezza luna, la sua voce era quasi uno squittio, quando la donna fu entrata guardai il professore che mi accennò un si con la testa, uscii dall’aula chiedendo cosa volesse il preside da me.
Arrivai nell’ufficio del preside, lo vidi intento a svolgere una conversazione con un ragazzo, alto, moro . Quando il preside mi vide fece cenno di entrare –Salve signorina Hall, lui è mio nipote, è arrivato da poco dalla Spagna, per un viaggio interculturale, mi chiedevo che dato che lei è ispanica potrebbe farlo ambientare meglio, non sa molte cose sull’America, avevo pensato anche che lei poteva magari ospitarlo, che dice?- era una richiesta assurda, ospitare un ragazzo spagnolo niente male in un appartamento con sole ragazze –signore mi scusi, ma non le sembra un po’ azzardato far dormire un ragazzo con due ragazze? Io e Brid siamo entrambe fidanzate, non vorrei litigare con il mio ragazzo- il preside mi sorrise –non devi preoccuparti su questo, in Spagna ha il ragazzo- spalancai la bocca –il..il r..ragazzo?- gli chiesi e in quel momento il ragazzo che non avevo mai sentito parlare si intromise nella nostra conversazione -no importa si hay problemas, puedo ir a casa- capii perfettamente quello che aveva detto “se ci sono problemi non importa, posso anche tornare a casa” , vidi che lo zio , cioè il preside, mi guardò con uno sguardo d’aiuto -No, no hay ningún problema, va a vivir conmigo y mi amiga Bridget- (=no, non ci sono problemi, verrai a vivere con me e la mia amica Bridget) gli sorrisi e lui ricambiò il sorriso. Non parlavo quasi mai in spagnolo, o per lo meno non lo usavo per imprecare, sclerare e cose del genere. Lo usavo solo se parlavo con mia nonna, non mi piaceva e basta, mi faceva sentire come un’emigrata. Quando tornai in classe il professore mi fece dire il pensiero di Aristotele, che fortunatamente sapevo. Nei corridoi incrociai qualche volta il ragazzo, non sapevo neanche il suo nome, sapevo solo fosse spagnolo e che era gay, se avevo capito bene, incontrai Brid alla lezione di letteratura e le dissi che dovevamo parlare, lei mi rispose con un sorriso.

Alla sesta ora appena svoltai l’angolo vidi il ragazzo spagnolo che veniva sbattuto contro un armadietto da un tipo –hei lascialo in pace!- gli urlai, ero arrivata da poco, ma non smentii il fatto di essere una stronza, era qualche mese che eravamo andate al college e io già ero la stronza della situazione, la cosa mi piaceva. Il ragazzo vedendomi si allontanò -¿Estás bien?- gli chiesi se andasse tutto bene –si, bene, non parlare sempre spagnolo con me, conosco la tua lingua, mio zio crede che in Europa siamo tutti ignoranti, ma non è così, ho studiato la tua lingua e la parlo bene- feci un sospiro di sollievo, almeno non avrei dovuto parlare per tutto il tempo in spagnolo. –allora vieni, andiamo a casa, devo presentarti una persona, ah come ti chiami?- gli sorrisi e mi prese sotto braccio –Juan Carlos, ma chiamami Carlos e basta- mi sorrise e ci avviammo a casa.

Mentre Carlos parlava con Brid io decisi di provare a chiamare per l’ennesima volta Demi. il telefono squillava e sembrava non finisse mai, all’improvviso però rispose –Pronto?- una voce a me non familiare rispose, non era Demi e neanche Sav –Ciao scusa cercavo Demi- sentii un attimo di silenzio –Devi essere Abbie? Comunque piacere sono Michele, una vecchia amica di Demi, lei sta a lezione di ballo e ieri ha dimenticato il cellulare da me, lo stavo giusto riportando a Sav, dato che lei non ci sarà per tutta la giornata, vuoi che le lasci qualche messaggio?- chi era adesso questa tipa –no vabbe, fa niente, allora ci vediamo è stato un piacere Michele- chiusi la telefonata e mi gettai sul divano, mille pensieri mi giravano per la testa, chi era quella ragazza? Se Demi avesse trovato nuove amiche me l’avrebbe detto no? Forse non sono abbastanza per come vuole lei? Dio devo smetterla, mi sto torturando –Andiamo a prendere qualcosa da Starbucks oggi?- un messaggio di Tresh mi fece tornare il sorriso –certo amore- gli risposi subito –allora ci vediamo alle 4.00 da te, un bacio piccola, ti amo- quando mi chiamava così mi scioglievo come ghiaccio al sole. Era ancora l’una quindi avevo tempo, decisi di fare un pisolino per passare un po’ di tempo senza pensare.

(Demi’s POV)
-perché non vuoi parlare con lei ?- Michele mi stava trapanando da quando aveva chiuso quella chiamata con Abbie –perché capirebbe come mi sento dal tono della mia voce, e le avevo promesso di essere forte!- Michele mi guardò –ma cos’è successo?- mi chiese preoccupata –Niente, non ne voglio parlare, ho bisogno della mia migliore amica! Ma dove diamine è quando ne ho bisogno? Mannaggia la miseria! Sav è sempre qui a rompermi le palle e poi quando ho bisogno di lei scompare!- mi sedetti sul mi letto con la testa fra le braccia, Michele mi venne dietro, accarezzandomi i capelli per recarmi sicurezza –Sav sarà qui a momenti, dai tutto passa, è solo un brutto momento- alzai la testa e scoppiai a piangere fra le sue braccia –shh- mi cullava ormai, era sempre stata una sorella per me, come Dallas, però più bassa e più dolce –Grazie Mich- mi sorrise e poi guardò l’orario –DIO! Scusami, è tardissimo devo andare a fare l’esame d’inizio anno, non preoccuparti, tra un po’ la tua latina sarà qui, ci vediamo, sta tranquilla- mi diede un bacio sulla fronte. Appena uscì dalla porta mi sdraiai sul letto, scoppiai in un pianto isterico e mi addormentai.

Davanti a me c’era l’aula di danza, piena di specchi, sentivo delle risate ed ovunque mi girassi non vedevo nessuno, iniziai a ballare, ma dopo poco caddi e le risate iniziarono a diventare più forti, più grandi fino a rompermi i timpani, mi bloccai a terra inerme, senza riuscire a muovermi finchè una figura mi venne incontro, i capelli biondi e gli occhi azzurri, lo riconobbi subito –Sam!- gli urlai porgendogli la mano, lui la prese e mi aiutò ad alzarmi, poi mi sorrise, non era il suo solito sorriso dolce, ma un sorriso ghiacciato, gelido, che mi fece rabbrividire –non sei abbastanza per me, per noi, per tutto questo- sentii un violento soffio di vento scompigliarmi i capelli e alle spalle di Sam ci ritrovai la mia dolce/aspra latina –Non ascoltarlo! Ti prego non ascoltarlo!- all’improvviso Savanna fu trascinata via per la maglia, all’inizio la vidi che cercava di liberarsi, poi le vidi il volto, l’occhio gonfio e nero e il labbro inferiore pieno di graffi, mi ricordai di quello che le era successo, l’armadietto, e iniziai a credere più che mai che non fosse vero. Me la stavano portando via, iniziai ad urlare, urlavo il suo nome e le dicevo che l’avrei salvata, le dicevo che nessuno le avrebbe fatto del male, nessuno –non sei stata neanche abbastanza brava da capire cosa le sta succedendo, sei un disastro Devonne- detto questo Sam mi spinse, in una fossa che si era creata dietro di me, un grande buco, io caddi all’indietro a peso morto, urlando finchè non uscì più nessun suono dalla mia bocca. Stavo per toccare terra, per schiantarmi, andavo a qualche centinaio di chilometro orario, mi sarei spappolata al terreno, a chi doveva importare poi? Aveva ragione Sam, non sono mai stata abbastanza e non lo sarò mai. Un ultimo respiro, un ultimo pensiero, un utimo battito, poi tutto questo finirà…

-Mierda! Svegliati! Mierda Demi!- sentii qualcuno chiamarmi –cazzo! Cazzo cazzo!- sentii ancora finchè un forte dolore alla guancia mi fece aprire gli occhi facendomi sussultare, ero sudata, le guance bagnate dalle lacrime e una guancia arrossata dallo schiaffo che mi aveva dato la latina davanti a me – che ti è preso?- mi massaggiai la guancia –scusami, tu non ti svegliavi, urlavi e io..io ho avuto paura, dicevi cose su me senza senso, dovevi salvarmi, non smettevi di urlare, e per un attimo..- si allontanò e abbassò la testa –per un attimo?- la rialzò con le guance rigate dalle lacrime –hai smesso di respirare- mi guardò negli occhi, mi alzai e corsi da lei, cingendola in un abbraccio –calma, sono qui, non mi è successo niente- piano piano iniziò a calmarsi –Posso chiederti una cosa?- mi chiese asciugandosi le guance con le maniche della sua camicia , annuii leggermente –cos’hai ultimamente? Cioè sono un po’ di giorni che stai così, che è successo?- cercai le parole giuste per dirglielo, un modo che non mi avrebbe fatto male, decisi di dirgli tutto dall’inizio –qualche giorno fa io e Mich tornammo da un pub sulla nona, era tardi e tu stavi ancora provando il tuo musical, arrivai fuori la nostra stanza, vidi un ragazzo, girato di spalle, alto e biondo, era Sam, mi salutò col cenno della mano, lo invitai ad entrare e mi fece sedere, iniziò a parlare, mi disse che già da tempo voleva dirmelo, solo che non ne aveva il coraggio, la distanza gli aveva fatto male, e la mia mancanza non riusciva a sopportarla, così ci siamo lasciati con un bacio, io sono sicura che lui ha un’altra- deglutii a vuoto –del resto chi amerebbe un disastro come me? Me lo spieghi perché cazzo, ogni volta che sono felice c’è sempre qualcuno che mi ricorda che non sono abbastanza, che sono solo una su sei miliardi- ormai non riuscivo più a parlare, i singhiozzi avevano preso possesso di me –Smettila di autocommiserarti, tu sei speciale, sei fantastica, non pensare a loro, ascolta me, sei stupenda, hai una voce che fa invidia al mondo, non sei una su sei miliardi, lo sarai pure, ma non sei una persona qualsiasi! Sei stata capace di salvare molte persone persino te stessa, sei riuscita ad essere una ragazza così dolce e spontanea da rompere il muro che mi ero creata intorno, tu sei una guerriera Demi, non ti avranno mai come vogliono, non glielo permetterai tu e non glielo permetterò io- le diedi un abbraccio, spesso quella ragazza era l’unica che mi faceva stare bene, era speciale e lei lo sapeva –staccati un po’, devo cambiarmi- feci una breve risatina e la lasciai. Mentre si toglieva la maglia potei notare dei lividi sulla schiena, la guardai confusa pensando che sembrava che qualcuno l’avesse picchiata, mi ricordavano… oddio no. Credo che se qualcuno mi avesse visto in quel momento mi avrebbe detto che avevo una lampadina sospesa sopra la testa. Mi avvicinai alla sua schiena nuda e le diedi uno schiaffo leggerissimo su un livido, sussultò dal dolore –ma sei impazzita?- si girò di scatto coprendosi con una maglia –cos’hai combinato?- la vidi pensarci –ho sbattuto contro la porta durante le prove- alzai un sopracciglio –e hai sbattuto cento volte? Sav ci sono due spiegazioni, o tradisci Brid, non sapevo ti piacesse violento- scoppiai a ridere per sdrammatizzare la situazione, ma sapevo benissimo a cosa erano dovuti quei lividi, Sav mi guardò con sguardo da killer –oppure lovato?- mi chiese avvicinandosi – sono stata vittima di bullismo Sav, lo so come sono quei lividi- la latina si blocco, con la bocca mezza aperta, gli occhi le si riempirono di lacrime –chi è stato?- le chiesi con rabbia avvicinandomi a lei –la ragazza bionda che sembra barbie, la ballerina di punta- strinsi i pugni e feci per uscire dalla camera, ma lei mi prese per un polso e mi avvicinò a lei abbracciandomi, bloccandomi più che altro –non ti permetterò di farti fare del male per me- non piangeva più –non esiste, a me possono toccarmi fin quando vogliono, ma che ti toccano a te! No! Non se ne parla neanche! Io la uccido- un sorriso spuntò sul volto della latina, due fossette ai lati delle guance si fecero vive –lo farai domani, ora ho bisogno di qualcuno che stia con me- la guardai, sprigionava così tanta dolcezza che non sembrava neanche lei, ricambiai il suo abbraccio, stringendola forte, facendo attenzione a non farle del male. Riusciva a trasformarsi da donna forte a cucciolo bastonato.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***




(Demi’s POV)
-la lezione di oggi è stata davvero noiosa - Mich fece uno sbadiglio e si fermò davanti al suo armadietto –si infatti- le risposi distrattamente – per il resto della giornata abbiamo le lezioni sospese, che fortuna- annuii, in realtà non stavo ascoltando, avevo troppi pensieri, dovevo trovare quella ragazza che faceva del male alla mia migliore amica, dovevo dirgliene quattro, non doveva passarla liscia. Il rumore di un armadietto sbattuto violentemente mi fece voltare. Da lontano vidi una ragazza bionda sbattere contro un armadietto un’altra ragazza, quest’ultima cercava di difendersi ma era stata accerchiata da altre ragazze. Riconobbi la ragazza quando iniziò a sclerare, mi scusai con Mich e andai verso la ragazza. Proprio come pensavo, Savanna era stata aggredita di nuovo da quel gruppo di ballerine –stai bene?- le diedi una mano e si alzò, annuì leggermente. Quando Michele si avvicinò a noi andai alla ricerca di quella ragazza bionda.
Dopo aver corso per i corridoi ed aver chiesto a qualche studente la trovai nella sala da ballo senza le sue compagne di avventura. Mi appoggiai allo stipite della porta, osservandola, era sicura di se, tanto da diventare egocentrica, se sbagliava o cadeva dava la colpa alle ballerine e non a se stessa, solo quando finì di ballare si rese conto che qualcuno la stava osservando, che io la stavo osservando –cos’hai da guardare?- mi chiese in tono acido, mi sfilai la felpa –sei pessima nei movimenti, continui a cadere e credi così tanto di essere brava che non ti rendi neanche conto di quanto faccia pena a ballare, sarai entrata qui dentro per la tua voce, sarai ballerina pure, ma quando esci di qui, senza quel tutù e quelle scarpette, tu cosa sei?- mi posizionai alla sbarra e iniziai a fare qualche esercizio –scusami? Come osi?- la guardai con un sopracciglio alzato –Demi Lovato- le tesi una mano che non accettò – tu come osi fare del male a qualcuno ?- la ragazza spalancò gli occhi traumatizzata, mi girai e sorrisi malignamente verso lo specchio, continuai i miei esercizi alla sbarra – cosa vuoi da me?- mi si avvicinò – che tu la smetta- iniziò a fare anche lei degli esercizi –decido io quello che devo smettere di fare, non una ragazzina di qualche città venuta qui credendo di meritarselo- quello era uno dei punti di forza di quella ragazza, riusciva a demolire le persone solo parlando, ci sarebbe riuscita con chiunque non con me, io che ormai a quelle offese ci ero abituata – ti ho detto che devi smetterla- sbattei un piede a terra –mi stai minacciando? Vuoi risolverla con le maniere forti?- la ragazza smise di fare i suoi esercizi –non mi intimidiscono i spintoni e i pugni- mi guardai allo specchio –intendevo risolverla come si risolve da queste parti- si allontanò dalla sbarra e si avvicinò allo stereo. Diede il via ad una canzone ed iniziò ad improvvisare alla meglio, voleva sfidarmi nella danza? Davvero? La consideravo già sconfitta allora. Quando finì il suo pezzo iniziai io, feci le mosse migliori che mi avevano insegnato e nonostante fossi solo una matricola la ragazza bionda diede cenni di stupore.
Quando la canzone finì la vincitrice ero io –ora la lasci in pace- scossi i capelli e feci per uscire, la ragazza mi venne dietro e mi spinse contro un muro, in quell’istante capii, aveva picchiato Sav dopo averla vista ballare, non l’aveva sfidata perché sapeva che avrebbe perso –sei una codarda- mi scoccai il collo – e tu sei morta- mi venne vicino con aria minacciosa –prova a demolirmi- incrociai le braccia al petto, vide la mia indifferenza e ci rimase di stucco –lascia in pace la mia migliore amica- mi avvicinai e dicendole questo le diedi uno spintone così forte da gettarla a terra, mi rimisi la felpa ed andai via, lasciando quella strana ragazza lì, pensai immediatamente che fosse psicopatica –Hei, ciao scusa- un ragazzo mi si piombò davanti all’improvviso –ciao, scusami?- gli chiesi –Jonathan Colins, sono un amico di Savanna, volevo sapere come sta e mi chiedevo se ti andava di , ehm, andare a cena qualche volta- lo guardai, era carino, dannatamente carino, non lo conoscevo, però se era un amico di Savanna forse dovevo provarci –Demi- gli strinsi la mano –Savanna starà bene- gli sorrisi –ho visto quello che hai fatto per lei e woow sei formidabile, dico sul serio, mi hai fatto rimanere col fiato sospeso, sei una ballerina eccezionale e io..- lo bloccai prima che continuasse a parlare a mitraglietta –uoo calma, calma, grazie mille- gli sorrisi –per me sarebbe un vero onore venire a cena con te che ne dici domani sera alle otto? la mia stanza è la 108, scusami ma devo andare- mi sorrise ed annuì, mi salutò con un cenno della mano. Subito dopo mi recai nella mia stanza. Vi trovai Sav che si preparava le valige –dove stai andando?- chiusi la porta facendola scattare –da Brid, dovevamo vederci tre giorni fa, ma non mi andava di farmi vedere in quello stato, almeno devo andarci prima che mi risucceda- mi avvicinai a lei e la aiutai a preparare le valige –non ti risuccederà- le sorrisi e lei alzò gli occhi spalancando la bocca –quella barbie ha avuto una bella lezione- mi abbracciò o meglio, mi saltò addosso –oddio Demi, Grazie, grazie ,grazie! Ti ho mai detto che sei la mia vita?- mi riempì di baci per tutto il viso e mi strinse –smettila Savanna- la allontanai ridendo –oh, ehm, si hai ragione scusa- ritornò al suo stato di acidità perenne e continuò a preparare la valigia –ti preferivo prima- scoppiammo a ridere –va bene splendiriso, ho l’aereo alle 5 oggi e tu mi accompagnerai – feci il gesto del soldato e andai a sdraiarmi sul letto.
Alle quattro e mezza la latina mi svegliò con un acuto nelle orecchie, rompendomi decisamente i timpani –devo partire, dai sbrigati!- mi alzai e sbadigliai –hai così tanta fretta di scappare via da me eh?- scoppiai a ridere –non me ne andrei mai se non fosse per Brid- mi sorrise e ricambiai –per quanto rimarrai lì?- le chiesi –credo di tornare lunedì- le accennai un sorriso. Mi alzai e andai a farmi una doccia, quando uscii Savanna era pronta, munita di occhiali da sole e Jeans super attillati –allora andiamo?- mi domandò, annuii e l’aiutai a portare le valige, una volta arrivate accanto alla sua macchina entrammo e mettemmo in moto, Savanna salutò il campus come facevano le bambine che abbandonano un luogo che le mancherà – domani ho un appuntamento- le dissi tutto d’un botto –cosa? Tu e ?- rimase a fissarmi –Jonathan Colins- la guardai –oh lo conosco, abbiamo alcuni corsi insieme, è un bravo ragazzo, ma deve sapere solo una cosa- la guardai interrogativa –tu sei di mia proprietà- scoppiai a ridere, assecondandola –mi stai prendendo in giro Lovato?- alzò un sopracciglio –Martines è meglio che chiudi il becco e muovi quelle chiappe da Cheerleader siamo arrivate all’aeroporto- tolsi le chiavi e scesi, Sav mi seguì e prendemmo le valige. Il tempo di salutarla che lei era già andata via, mi sentii già sola, era brutto vederla partire, ma almeno per un po’ non avrebbe visto quella ragazza e io mi sarei goduta una serata senza le sue battutine.
 

(Savanna’s POV)
-Martines!- sentii la voce della mia migliore amica venirmi incontro –Hall!- la raggiunsi e l’abbracciai –dov’è Brid?- chiesi delusa nel non vederla –non sa che saresti venuta, non le ho detto niente- accennai un sorriso e ci dirigemmo verso la sua macchina – Allora come vanno le cose lì? Demi come sta?- mi chiese Abbie, non le avrei detto che ero stata vittima di bullismo per qualche settimana, quindi mi limitai a sorridere e a risponderle banalmente –tutto bene, Demi è la prima di tutti i corsi, sta andando davvero bene, e anche fra di noi anche se non smette mai di parlare di quello che avresti fatto tu se fossi stata con lei- sbuffai, ma notai un sorriso comparire sul suo viso –come va a voi qui?- le chiesi –qui va bene, Tresh ed io stiamo ancora insieme, la cricetina di Brid sta bene e abbiamo un coinquilino per qualche settimana- mi sorrise – ho saputo che Demi ha un’amica, Michele- Abbie strinse forte il volante –oh si, Mich e Paul, sono due ragazzi formidabili, stavano nel vecchio liceo di Demi sai?- Abbie annuì un po’ sconfitta, la nostra conversazione fu interrotta dal mio cellulare –Demi scusami mi sono dimenticata di avvisarti che sono arrivata, stiamo andando a casa, sto con Abbie- Abbie mi guardò con un velo di tristezza negli occhi –Oh salutamela e digli che mi manca- disse malinconica –Perché non glielo dici tu?- sentii un attimo di silenzio –lo sai che non posso, ora devo andare ciao Sav- Demi chiuse la telefonata appena avevamo iniziato a parlare della sua migliore amica, non si parlavano da tempo, non la capivo, non capivo perché si ostinasse ad abituarsi ad una vita in cui non ci fosse la sua migliore amica –non parlate tanto ultimamente vero?- Abbie mi guardò e annuì –mi dispiace sta solo cercando di crearsi una vita in cui non senta la tua mancanza- Abbie fece gli occhi lucidi e poi sorrise –lo so, ma io non riesco a capire, perché non posso far parte della sua vita?- spense il motore e scese dall’auto, la seguii, guardai la casa davanti a me, non era affatto cambiata, era rimasta uguale da quando ero partita, sapevo bene che una parte di me faceva parte di quelle mura –non lo so Abbie- le risposi dopo un po’ –entriamo, Bridget e Carlos mi staranno aspettando- alzai un sopracciglio –Carlos è il nuovo coinquilino, non preoccuparti lui è…- non sentii l’ultima parola perché ero in casa, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, la visione davanti a me mi faceva venire la nausea, non riuscii a parlare, ne a battere ciglio, nel entrare mi era caduta la valigia di mano, facendo un botto a terra, la mia ragazza, se così la potevo ancora definire, si girò di scatto sorpresa da chi si ritrovava davanti, accanto a lei c’era un ragazzo, pelle scura e capelli neri, la mia perfetta copia al maschile, i due stavano abbracciati e il ragazzo le dava dei baci sulla guancia diciamo ogni secondo –Savanna- la bionda avanti a me sciolse l’abbraccio e si alzò, con un ghigno sul viso che era il risultato di un sorriso felice e di un’espressione imbarazzata –Che succede ragazzi?- Abbie entrò con le chiavi della macchina, notando subito la tensione che c’era in quel momento, mi guardò con aria interrogativa, notando che ormai avevo gli occhi lucidi - Abbie creo que es mejor dejarlos solos- (=Abbie credo sia meglio lasciarle sole) il ragazzo si alzò e prese la mia migliore amica sotto braccio –No! Me ne vado io- finalmente riuscii a parlare, ripresi la mia valigia caduta e mi girai per andarmene –Sav aspetta- sentii Bridget seguirmi, ma fu troppo tardi, avevo già fermato un taxi e gli avevo dato la direzione, mi sentivo male, mi girava la testa e il cuore batteva troppo forte, non potevo crederci, la mia ragazza del liceo stava in quella situazione compromettente, con un ragazzo, neanche con una ragazza, mi ripassò quel momento nella mente, mi diedi della cretina perché non le avevo dato neanche il tempo di parlare. Mi stavo torturando in quel momento, non riuscivo a smettere di chiedermi perché stesse in quella posizione, si era vero, non ero tornata per due settimane di seguito, ma cosa avrei dovuto dirle? Ero stata presa a pugni da una ragazza, non mi andava di farmi vedere così –siamo arrivati, sono 30 dollari signorina- l’uomo mi aiutò a prendere la valigia e gli pagai il viaggio. Andai a sedermi in aeroporto, aspettando l’aereo per tornare a casa, il prossimo per New York era fra qualche ora, quindi sarei arrivata abbastanza tardi a casa.


(Demi’s POV)
Jonathan arrivò alla mia stanza alle 8.00 in punto, dopo la chiamata di Savanna avevo iniziato a prepararmi, avevo indossato un pantalone di pelle e una maglia a giro maniche sopra, i capelli li avevo rimasti sciolti e avevo i tacchi che mi allungavano di almeno cinque centimetri, lui aveva una semplice maglia con un giubbotto di belle e un jeans. Quando lo vidi gli sorrisi e   notai che aveva un cestino da picnic , mi invitò ad uscire. Mi portò in un’aula della scuola che non avevo mai visto, era grande il doppio dell’aula di danza e le pareti erano blu notte, con il soffitto ricco di punti bianchi –sembrano stelle- rimasi a fissare il cielo per qualche secondo –lo sono- lo fissai – questa è l’aula di astronomia, quello è un grande finestrone quasi invisibile, quest’aula non la usiamo mai, viene sfruttata da noi studenti per rilassarci e guardare le stelle- lo guardai con la bocca spalancata –è bellissimo- lui mi sorrise –hai fame?- io annuii leggermente, mi porse un tramezzino ed iniziammo a mangiare –allora parlami un po’ di te- finii di mangiare ed incrociai le gambe – vengo dalla california, i miei genitori sono separati, ho un fratello ma non ci vediamo molto, avevo una migliore amica lì, con diversi problemi, odio i prepotenti e soprattutto li omofobi, e amo le belle ragazze che difendono qualcuno pur di farsi picchiare- sorrisi –so cosa si prova tutto qua- Jonathan si avvicinò a me –raccontami la tua storia Demi, giuro che non scapperò- mi sorrise e mi prese la mano –va bene- feci una pausa –vengo da Dallas ma poi mi sono trasferita in un paesino vicino Los Angeles a causa del bullismo, ero bulimica e autolesionista, il mio migliore amico si è suicidato e sono dovuta andare dallo psicologo per molto tempo, ho scoperto di essere bipolare, ma questa è la parte brutta della mia vita, dove abitavo prima avevo una migliore amica , si chiamava Abbie, mi aiutò in tutto nonostante fosse una popolare, mi fece conoscere Savanna e Bridget, la ragazza di Savanna, e da quando l’ho conosciuta ho smesso di vomitare e di tagliarmi, insomma lei mi ha salvato la vita- mi accorsi di come avevo parlato di Abbie dallo sguardo di Jonathan, mi accorsi che stavo sbagliando a tagliarla dalla mia vita –avrei scommesso che tu fossi una cheerleader- si avvicinò –davvero?- mi avvicinai anch’io –si, sei perfetta- sorrisi prima di sentire le sue labbra sulle mie, ricambiai subito, lo conoscevo da poco, ma era come se lo conoscessi da sempre, era così dolce, passai le braccia dietro il suo collo e lui mi strinse –Demi?- lo guardai –credo che il cellulare ti stia vibrando nei pantaloni- scoppiammo a ridere –torno subito è Savanna- mi allontanai –hei tesoro- sentii un sospiro –Demi vienimi a prendere ti prego- spalancai gli occhi –che succede dove sei?- la sentii singhiozzare –all’aereoporto, ti prego vieni, mi dispiace lo so che sei all’appuntamento, ma non ce la faccio- mi girai e guardai Jonathan –arrivo subito- staccai la chiamata ed andai verso il ragazzo –devo andare Savanna ha bisogno di me, scusami- mi chinai e gli diedi un altro bacio –non fa niente, ci rivedremo?- lo baciai di nuovo –puoi scommetterci, ciao- andai via da quella stanza e iniziai a correre verso l’auto nel parcheggio.
Il viaggio fu silenzioso, infatti Savanna non disse niente finchè non arrivammo nella nostra stanza, chiusi la porta e la vidi seduta sul letto con la testa sulle gambe che piangeva –hei mi spieghi che succede?- proprio non riusciva a smettere di singhiozzare –cosa c’è?- le presi il viso fra le mani e notai quei suoi occhi neri di solito brillanti che erano spenti –Bri…Brid stava con …con- scoppiò di nuovo a piangere –hei, con chi stava?- Savanna si calmò –con un ragazzo- mi abbracciò e scoppiò a piangere, pensai che era leggermente impossibile, ci doveva essere una spiegazione, sentimmo il cellulare di Savanna vibrare –rispondi tu- lo presi e senza vedere chi fosse risposi.


(Abbie’s POV)      
Da quando Savanna se ne era andata Bridget non faceva altro che piangere, cosa devo fare? Non posso vederle così, è solo un maliteso, Savanna come al solito si è fatta un film mentale, c’è solo una cosa da fare, sarà doloroso ma devo farlo; chiamai Savanna sperando che rispondesse Demi –chi è?- proprio come speravo –sono Abbie, fermati non chiudere, sto chiamando solo per Brid e Sav, non mi interessa se hai deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita, c’è stato un malinteso, Carlos è gay, non sta con Brid- il mio tono non era deciso –non voglio tagliarti fuori dalla mia vita- sentii la sua voce tremare –parleremo dopo di questo, ora dobbiamo aiutare queste due, domani siamo a New York dobbiamo trovare un modo per farle tornare insieme- sentii una pausa –io cel’ho, domani c’è un aereo per New York da Los Angeles alle sei di mattina, quindi per le otto sarete qui, vi passo a prendere poi vi spiego in macchina, ora devo andare, rassicura Brid, ci vediamo domani- stavo per staccare quando sentii che mi chiamava, rimisi il cellulare vicino l’orecchio – mi dispiace, io non volevo allontanarti, ma stavo cercando di crearmi una vita senza bisogno di essere salvata, ma ho capito che io senza te non mi salvo, perché sei la mia ancora, ho bisogno di te Abbie, ne ho sempre avuto bisogno, ma ora mi sono persa, poi ho ritrovato la via, sei la mia migliore amica, e lo sarai sempre- sorrisi –ti voglio bene piccolina, sei la mia famiglia- sono sicura che la sentii ridere –buona notte allora, ci vediamo domani- la salutai e chiusi la chiamata, aiutai Brid ad addormentarsi ed andai a dormire anche io, domani avrei incontrato la mia migliore amica dopo tanti mesi e avrei aiutato l’altra a fare pace con la sua ragazza, ditemi voi se non siamo una famiglia di matte.

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