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di weallshineon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** cap.3 ***
Capitolo 4: *** cap.4 ***
Capitolo 5: *** cap.5 ***
Capitolo 6: *** cap.6 ***
Capitolo 7: *** cap.7 ***
Capitolo 8: *** cap.8 ***
Capitolo 9: *** cap.9 ***
Capitolo 10: *** cap.10 ***
Capitolo 11: *** cap.11 ***
Capitolo 12: *** cap.12 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


Cap.1

Se ne stava lì, seduta sulla panchina a immaginare il sole che le scaldava il viso dietro i suoi occhi bianchi, con qualche timida sfumatura azzurra ai lati.

Era così da quando era nata: cieca, completamente cieca. Non sapeva come fosse fatta, come apparisse agli altri. Non aveva mai visto quei capelli ramati tendenti al biondo  che le cadevano mossi sulle spalle, il viso pallido e quelle labbra così perfettamente disegnate che con un sorriso avrebbero potuto illuminare il mondo, e invece restavano serrate, come a contenere un grande dolore.

Dolore per tutta quella solitudine, per la consapevolezza di vivere in un buio perenne.

Si era chiesta tante volte perché proprio lei fosse stata condannata a quello. Era una cosa genetica, dicevano i medici… destino, diceva lei.
L’unico luogo dove i suoi tormenti trovavano pace era quello: il piccolo parco della provincia londinese, lontano dal lavoro, da casa, da tutto. Ci andava tutti i giorni sempre alla stessa ora, sempre sulla stessa panchina, quella vicina ai vasi di fiori e alla piccola fontana delle tartarughe.
Verso le quattro il parco cominciava ad affollarsi. Improvvisamente un rumore da sotto la panchina la fece risvegliare dal suo mondo di fantasie e di sogni; prese il guinzaglio, accarezzando il muso del suo fedele amico a quattro, Freund, che in quegli anni era diventato tutto per lei: i suoi occhi, il suo migliore amico, il suo tutore, la sua famiglia, e forse in fondo, anche il suo cane!
I due si alzarono e mentre si avviavano verso l’uscita, l’animale non riuscì ad evitare lo scontro con un uomo che veniva in direzione opposta.
"Hey, stai attenta!" gridò lui seccato.
Il cane in risposta mostrò i canini, prima che la padrona lo accarezzasse.

"Mi scusi" disse con un sussurro portandosi i capelli dietro le orecchie.
L’uomo la osservò per un attimo e rimase scioccato da quegli occhi così inespressivi. Distolse rapidamente lo sguardo. Non si era accorto che fosse cieca. Cercò di fissarla il meno possibile, sentendosi in colpa per il proprio comportamento.

"Comunque... piacere, John" esordì per interrompere l’imbarazzante silenzio che si era venuto a formare

"Zoe" rispose lei timidamente.
"Che strano nome... non lo avevo mai sentito" rise l’uomo.
"Lo so, è greco... il tuo invece è molto comune" disse lei prima di unirsi alla risata.
"Se vuoi ti accompagno a casa" propose lui grattandosi la nuca. Le guance di lei diventarono improvvisamente rosse, prima che annuisse con un cenno del capo.
Prima di salire sull’auto Zoe si appoggiò a lui, lasciandolo pietrificato sotto il suo tocco. Era qualcosa di così nuovo per lui... si sentiva teso ed eccitato allo stesso tempo e non aveva il coraggio di spostare quelle piccole mani.
"Che strano naso" rise lei, mentre lo accarezzava. John arrossì e lei ritrasse le mani chinando appena la testa.
Il ragazzo sorrise alzandole dolcemente il viso.
"Hai ragione, in effetti è un po' strano. Non sei la prima a dirlo, sai?" mormorò lui ridacchiando.
Si sorrisero appena, prima di salire in auto.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


Cap.2

 

“Eccoci... siamo arrivati” disse John, fermandosi vicino al marciapiede.

La ragazza annuì baciandogli la guancia.

“Grazie mille. Spero di incontrarti di nuovo!” i due si guardarono. Lei esitò un attimo, ma poi si fece coraggio e disse: ”Puoi venirmi a trovare a Notting Hill. Lavoro lì tutti i giorni...” poi aprì lo sportello e scese con il cane al suo fianco “Se vuoi ti accompagno io, incomincia a fare buio” disse il ragazzo e lei acconsentì con un cenno della testa.

“Grazie” sussurrò accarezzandogli il viso. L’altro sorrise, lascandole una carezza tra i capelli.

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John continuava a muoversi irrequieto nel letto, mentre sua moglie era assopita in un sonno profondo vicino a lui.

La guardò dolcemente prima di alzarsi e dirigersi nella cabina armadio. Ne uscì poco dopo vestito, pronto per uscire.

Diede un piccolo bacio sulla fronte della donna bionda ancora distesa nel letto, prima di lasciarle un biglietto sul comodino per avvisarla che sarebbe uscito. Poco dopo era già in auto. C’era parecchia foschia ed era quasi impossibile vedere la fine del viale con tutti quegli alberi spogli.

Erano da poco passate le sette, ma in centro la vita era già attiva: caffetterie piene di impiegati, madri che salutavano i figli che salivano sugli autobus...

Sorrise, guardando tutto quel caos, prima di chiudere gli occhi e provare a sentire com’era quel mondo nel quale la ragazza del parco viveva.

Continuava a pensare a lei e allo stile di vita che doveva avevere, quando fu risvegliato dal suono di un clacson che lo costrinse a riprendere il controllo della vettura, per poi proseguire verso la casa della ragazza.

L’ambiente era piuttosto degradato e solo ora, grazie alla luce del giorno, poteva notare gli infissi in legno fatiscenti e la muffa sul cornicione.

La porta era semiaperta e John riuscì a vedere due figure femminili, ma nessuna somigliava a Zoe, così, preoccupato, entrò di corsa.

Le due rimasero sorprese da quella visita inaspettata “Chi è lei?” gli chiese una, seccata.

Lui si presentò, continuando però a guardarsi intorno alla ricerca della giovane.

C’era una luce accesa e immediatamente si precipitò verso quella direzione, senza curarsi della voce delle due donne che lo invitavano a non entrare .

La scena che lo accolse lo lasciò senza parole: la ragazza era sul letto, rannicchiata su se stessa,quasi completamente nascosta da una coperta.

Guardò la flebo che dal treppiede proseguiva con un sottile tubo trasparente fino ad inserirsi nel braccio della fanciulla sembrava così fragile, indifesa…

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Capitolo 3
*** cap.3 ***


Cap.3

Guardò la flebo che dal treppiede proseguiva con un sottile tubo trasparente fino ad inserirsi nel braccio della fanciulla sembrava così fragile,indifesa…

Rimase immobile per qualche secondo. Cosa era successo a quella creatura ? ieri stava bene, ed ora era lì ..

Distolse rapidamente lo sguardo ,allontanandosi dalla stanza e tornando dalle due in soggiorno chiese “che cos’ ha?” .

Per un momento calò il silenzio, poi una delle due,probabilmente la più anziana,sospirò e incomincio a raccontare:

“Le è stato diagnosticato un tumore, e ora deve sottoporsi alla terapia prima di poter essere operata, sapevamo che non avrebbe avuto la forza di vivere da sola in questo stato ,né sostenere tutte le spese che la sua malattia comporta,così abbiamo deciso di prenderci cura di lei” continuarono a parlare mentre John ascoltava e intanto la sua mente formulava un’idea ,e prima di rendersene conte aveva già deciso “lei viene da me” la signora rimase piuttosto turbata dalla richiesta , ma lui continuò”lei viene con me starà a casa mia voi non dovrete più preoccuparvene solo ditemi dove posso trovare queste medicine che le servono “

Le due si guardarono indecise sul da farsi ,ma vedendo la sua insistenza alla fine cedettero. Non fecero in tempo a spiegargli tutto ciò che andava fatto, che lui era di nuovo dalla fanciulla.

Si avvicinò a lei silenziosamente,accarezzandole i capelli ramati ,”buongiorno” sussurrò lei appoggiando la mano sul suo viso. John sorrise “vieni a casa con me sei contenta ?”disse, avvicinandosi al suo orecchi.

“ Ma non do fastidio ? “ mormorò mentre si sollevava dal letto. John la aiutò dicendole di non preoccuparsi.

Zoe sorrise ed insieme prepararono tutto ciò che serviva per il trasloco “oggi ti porto al lavoro con me ..ti va?”disse l’uomo mentre metteva i suoi vestiti in una valigia.

La ragazza non stava più nella pelle,e dal momento in cui partirono non smise un attimo di fare domande a John .

Sembrava avesse ripreso in un attimo tutte le sue forze.

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Era molto raro vedere una ragazza negli studi di Abbey Road mentre i quattro Beatles registravano, ma per quella volta era stata fatta un’eccezione.

“Hey Johnny ,hai compagnia oggi ?” disse George finendo la sua colazione

“Si. Da oggi verrà sempre qui con me” rispose stringendo la ragazza a se

Nella stanza calò il silenzio : nessuno di esterno aveva mai assistito alle sessioni di registrazione ,a maggior ragione una sconosciuta che arrivava da chissà dove !

“John sai come sono le regole” intervenne McCartney ,il bassista sembrava innervosito più dal fatto che John fosse riuscito a conquistare la ragazza e portarla lì ,piuttosto che dal fatto che avesse violato una delle regole più importanti imposte a inizio carriera.

"Macca ti si vede l’invidia lontano un miglio quindi rilassati ..tanto lei sta qui" rispose soddisfatto Lennon “potreste almeno presentarvi brutti maleducati!”  per un attimo nessuno aprì bocca prima che scoppiassero in una risata e il bravo Ringo si avvicinasse alla ragazza presenandosi.

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Capitolo 4
*** cap.4 ***


Dopo essersi presentati tutti educatamente e bevuto una tazza di caffè accompagnata da una sigaretta,i quattro cominciarono a registrare.

“1,2,3…Girl prima!” la chitarra solista cominciò a produrre malinconiche note prima che la voce graffiante di John intonasse i versi.

Zoe lo ascoltava come incantata,trasportata da quella voce magnetica,seduta in un angolo della stanza con le gambe tenute vicino al petto mentre Freund era accucciato vicino a lei,sonnecchiando,tra un assolo e l’altro.

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Rimasero nello studio quasi tutto il giorno e uscirono quando ormai il sole era calato e una brezza invernale incominciava a soffiare .

Zoe teneva così stretta la mano di John da bloccargli la circolazione e mente si dirigevano verso l’auto disse “incomincio ad avere fame..” ,l’uomo sorrise “cosa vuoi mangiare? Ristorante o pizza a casa?” rispose di preferire la pizza.

La casa era vuota: Cynthia e il piccolo Julien erano andati in Francia per una veloce vacanza di una settimana.

John preparò il grande tavolo in mogano del salotto decorandolo con delle candele e apparecchiando con il miglior servizio di ceramica disponibile. Passarono così la cena,tra un trancio di pizza e l’altro. L’uomo avrebbe voluto brindare con del vino o magari con dello champagne, ma dovette ripiegare su un semplice succo di mela essendo la ragazza astemia.

“Vuoi ballare ?” propose John,la ragazza scosse la testa “no,raccontami una storia” rispose.

L’uomo sorrise incredulo e si arrese alla richieste della ragazza andando a prendere un libro di favole della libreria.

Mentre lui leggeva la giovane stava ad occhi chiusi appoggiata al suo petto.

Qualche volta i due si guardavano e John le accarezzava i capelli.

“… e vissero tutti felici e contenti”sussurrò, prima di prendere un lungo respiro e continuare la frase” senti Zoe … so che ti potrebbe sembrare precoce perché è poco che ci conosciamo … ma vedi … tu mi piaci e ,beh, che ne diresti se …” non continuò vedendola ormai dormire profondamente.

La prese in braccio e la portò nella sua camera da letto, distendendola al posto della moglie. Stava quasi per mettersi vicino a lei, quando il cane saltò improvvisamente sul letto.

“oh no,bello,tu qui non dormi” disse prendendo il cane dalla collotta, ma l’animale, quasi con aria di sfida,si sistemò ancora meglio sul cuscino della padrona,fino ad addormentarsi. “va bene … ho capito” disse sconfitto prima di sistemarsi nel piccolo angolo che gli era stato lasciato

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Capitolo 5
*** cap.5 ***


Nelle notti seguenti i due non riuscirono più a dormire insieme,Zoe stava sempre peggio ed era sempre più debole, passava le giornate distesa sul letto quasi sempre a dormire.

John non si era mai allontanato dalla poltrona vicino a lei. In studio aveva detto di non sentirsi bene e che per un po’ non avrebbe potuto essere presente. Per lui il suo lavoro era tutto: aveva sempre odiato stare per lunghi periodi chiuso in casa, ma ora non riusciva a pensare altro che alla ragazza.

“John” sussurrò con un filo di voce cercando la sua mano,lui la strinse baciandogliela “Potresti tagliarli” continuò ,quasi sul punto di piangere. John non capì subito a cosa si stesse riferendo, poi guardando il cuscino pieno di capelli capì.

La aiutò ad alzarsi dal letto e ,lentamente, si avviarono verso il bagno.

La fece accomodare sul brodo della vasca e poi prese le forbici … le mani gli tremavano. Non poteva farlo,non voleva, erano stati la prima cosa che aveva notato nel loro primo incontro ,adorava mettersi vicino a lei e accarezzarli erano :così lisci e setosi.

Fece un respiro profondo prima di prendere tra le mani le ciocche e tagliarle. Nessuno dei due parlava qualche volta si sentiva solo un sospiro.

“sono orribile..vero?” disse Zoe ,quando l’uomo aveva ormai finito, “no, sei sempre bellissima …” ripose accarezzandole la guancia.

Lei lo abbracciò incavando la testa nel suo collo e scoppiando a piangere. L’uomo la strinse a sé cullandola fino a quando non si fu tranquillizzata.

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La ragazza ormai dormiva quando John chiamò Paul.

Il bassista rispose ancora addormentato e rimase quasi sconcertato dalla richiesta dell’amico che lo pregava di raggiungerlo a Kenwood il prima possibile.

Si alzò pigramente del letto,si guardò per un attimo allo specchio prima di vestirsi e andare a casa dell’amico.

Al suo arrivo la casa era avvolta da un silenzio quasi surreale,tutte le luci erano spente; tranne quella del bagno. Si diresse in quella direzione e trovò il compagno di band ,seduto sul bordo del lavandino con una sigaretta tra le labbra.

“Voglio che mi tagli i capelli” disse senza neanche guardarlo,l’altro rimase a bocca aperta, per la richiesta che aveva appena udito ,“ John sei sicuro di stare bene ? Tu mi chiami nel mezzo della notte per chiederti di tagliarti i capelli … non puoi andare domani dal barbiere ?” rispose seccato McCartney “No, lo devi fare adesso … “ disse dandogli le forbici in mano. Per un momento i due si guardarono ,senza dire una parola “ l’ho vista piangere oggi ..” a qual punto l’atteggiamento dell’uomo più giovane cambiò ,capendo che la richiesta non era un semplice capriccio, lo abbracciò chiedendogli di raccontare cosa era successo

“Mi ha chiesto di tagliarle i capelli prima …  non è stato bello, lei era triste. Detto così può sembrar strano ma per lei erano importanti ;come una modo per non far sapere al mondo che fosse malata ,invece ora tutti lo sapranno.

Mi sta facendo pensare a molte cose averla qui vicino, sai ? Ho sempre creduto di essere solo a questo mondo,incompreso, senza nessuno che mi amasse veramente però adesso vedo che lei ha più bisogno di affetto che di me.

Ho sempre cercato qualcuno che mi stringesse a se , che donasse una parte del suo cuore non al Beatle famoso ma a John … a me.

E con Zoe sta succedendo questo : lei mi ama … mi ama per quello che sono, per quello che faccio e questo mi fa sentire bene ” disse accennando un piccolo sorriso mentre l’amico terminava il lavoro

“Ti piace vero ?” chiese Paul posando le forbici e raccogliendo i capelli sul pavimento

“Si … credo di si”

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Capitolo 6
*** cap.6 ***


Nei giorni seguenti John e Zoe non si parlarono mai ,la ragazza continuava a stare male, era sempre più magra e anche i capelli che le erano rimasti non c’erano più.

I medici dicevano che era normale , un semplice effetto collaterale delle cure, ma che poi sarebbe stata meglio.

Quella sera, però John pensò per un memento che la stesse per perdere.

Lei era sdraiata sul letto: aveva la febbre molto alta, continuava a muoversi nel tentativo di togliere la flebo. L’uomo non sapeva più cosa fare,vederla così lo faceva stare male,male non solo mentalmente ma  anche fisicamente. Sentiva quel bruciore nelle vene e quel peso sullo stomaco esattamente identico a quello della ragazza.

Si mise sotto le coperte stringendola a sé “sono qui Zoe ... sono qui” “basta,papà, ti prego accendi la luce ti prego!” urlò lei straziata da dolore.

La strinse ancor più forte“Zoe, senti il mio cuore?” sussurrò dolcemente. Lei annuì, smettendo per un attimo di dimenarsi “questa è la luce..ora è accesa ,la senti?” “si” non ebbe il tempo di dire altro prima di chiudere gli occhi …

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Quella mattina il sole era già alto nel cielo quando Zoe aprì gli occhi “buongiorno” disse John accarezzandole la guancia, lei sorrise “ti senti meglio oggi?” “si,grazie” rispose la ragazza.

 “ Bene, perché ti porto a fare una bella gita”.

Lei mostrò il suo sorriso migliore , John la aiutò ad alzarsi dal letto e poi a vestirsi prima di partire per la loro piccola scampagnata.

La spiaggia di Blackpool era deserta,nell’aria si sentiva ancora l’odore della pioggia mischiata alla salsedine del mare.

Per un po’ rimasero seduti sul bagnasciuga a sentire il rumore del mare ,”che cosa c’è qui ?” chiese lei,appoggiandosi al petto dell’uomo che ridacchiò piano :” mm … ci siamo io e te in mezzo ad un nulla di sabbia” . Si allungò a prendere un bastone “prendilo tu” disse porgendolo alla ragazza. Lei annuì ,cercandolo a tentoni,e quando la sua piccola mano fu poggiata sul legno John coprì la sua mano con la sua “sai scrivere?” lei scosse la testa “bene,allora ti insegnerò io” scoppiarono a ridere prima che le mani dei due cominciassero a scrivere sulla sabbia :‘Zoe and John are here’

“cosa abbiamo scritto ?” domandò ,curiosa la ragazza, “che io e te siamo qui” sussurrò l’altro.

“quindi tutti quelli che passeranno lo leggeranno,giusto?” “no cara la mia Zoe, solo noi e il mare lo sapremo … vedi il mare fa scomparire tutte le scritte sulla sabbia e le porta con sé , come se le ricordasse” la ragazza annuì pensierosa ,prima di alzarsi traballando leggermente ,“mi prendi?” disse cominciando a correre , John rise seguendola fino a quando non la prese.

I due caddero uno sopra l’altro, sulla sabbia. Zoe non smetteva di ridere, accarezzò il viso dell’uomo prima di alzarsi leggermente e baciarlo.

Rimasero come cristallizzati in quel bacio per poco tempo, che però sembrò eterno per entrambi.

Poi John la allontanò “scusa … non dovevo” disse lei mortificata ,l’uomo la guardò incapace di dire qualcosa, “mi dispiace ,John, è solo che non so quanto tempo abbia ancora e … mi sarebbe piaciuto baciarti. Come hai potuto vedere io non ho nessuno ,tu  sei l’unica persona che mi vuole bene. Non so cosa sia l’amore ,so come si dice in francese, in tedesco, in greco … ma non so dire cosa sia perché non l’ho mai provato … “.

John non voleva baciarla ,non poteva. La sera prima lo aveva chiamato papà e ora diceva di amarlo non poteva essere così … c’era qualcosa di sbagliato.

Lui sapeva che la stava perdendo e non voleva che questo addio fosse così doloroso … ma in certi casi la razionalità non funziona.

Così la baciò.

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Capitolo 7
*** cap.7 ***


La mattina dopo John fu svegliato dalle pesanti zampe di Freund sullo sterno. Per un po’ cercò di ignorarlo e tornare a dormire, ma non ci fu niente da fare : il cane lo tirò,letteralmente giù dal letto, incominciando poi a correre per la casa.

“va bene ,ho capito” disse John ,aprendo la porta della veranda per farlo uscire. Intanto preparò la colazione alla ragazza che dormiva ancora profondamente.

“Buongiorno” disse ,mentre posava il vassoio sul comodino. Lei sorrise baciandolo “che ore sono?” chiese,appoggiandosi al petto dell’uomo,lui la accarezzò “quasi le sette … se vuoi ti faccio riposare ancora un po’,è solo che devo uscire …” Zoe sembrò delusa da questa risposta. Sperava che avrebbero passato la giornata insieme.

“Tanto tu devi fare le tue cure stamattina,no? Bene quindi aspettiamo che lo zio Paul venga qui e poi io vado via per un po’ d’ore … però quando torno ti prometto che ti porto in un bel posto “, il viso della ragazza sembrò rallegrarsi ; la giornata precedente era stata così bella :la spiaggia, le scritte sul bagnasciuga … il bacio.

John diede un piccolo bacio alla ragazza prima di andare ad aprire all’amico,che stava sulla porta fumando una sigaretta.

“Perché mi ha fatto venire qui ?” chiese McCartney,ancora addormentato “ sai,l’infermiera viene alle dieci però visto che dobbiamo lavorare ho pensato che avresti potuto farlo tu … “ rispose

“Ma io non sono un’infermiera”

 “ Paul sappiamo tutti e due benissimo che sei bravissimo nei lavori da donna . Poi scusa tua madre era infermiera “

 “ostetrica” corresse l’uomo più giovane

“Va beh è uguale” tagliò corto John accompagnandolo dalla ragazza.

Lei era sul letto ,a guardare un punto indefinito del soffitto, quando i due uomini entrarono. Paul la salutò avvicinandosi a lei,così da permetterle di riconoscerlo.

“Mi puoi dare il braccio? Così mettiamo la flebo” sussurrò imbarazzato ,lei aggrottò la fronte “piccolina ,zio Paul è una bravissima infermiera ,non sentirai niente. Se fai ora le tue cure dopo possiamo uscire … ti va?” spiegò John a lei anche se ancora perplessa, sollevò la manica del pigiama e permise all’uomo di inserire la flebo.

Paul si stava alzando quando Zoe chiese” è vero che voi avete fatto uno spettacolo teatrale ?” i due uomini si guardarono sperando che la ragazza non chiedesse loro di …

Un paio di minuti dopo i due erano davanti al letto a recitare per la ragazza, inventando dialoghi e scene.

La ragazza rideva di gusto li definì una vecchia coppia di sposati e a Paul questo non piacque molto ,visto che ,finita la rappresentazione di Tisbe e Piramo, i due si ritrovarono ad improvvisare varie scene da piano bar in cui lui era una vecchietta che litigava con il marito (John).

Passarono così quasi tutta la mattina ,fino a quando Paul propose di andare a fare compere in centro città insieme a Jane ,la sua ragazza.

Quando la ragazza arrivò John stava ancora aiutando Zoe a vestirsi.

Jane rimase subito scioccata dalla vista della ragazza:si aspettava di trovare Cynthia ,non lei ma fu comunque cordiale . Tra le due sembrò subito esserci intesa. Anche se Zoe non vedeva, sembrava conoscere abbastanza bene il mondo dello spettacolo e della modo ,il che fece molto piacere alla giovane compagna di McCartney.

Parlarono quasi tutto il pomeriggio poi, finché le due coppie si fermarono davanti ad un negozio di fiori e Zoe disse “voi aspettatemi qui, torno subito”.

Tornò poco dopo con tre fiori diversi ,uno per  ciascun presente :

Il primo era un fiore di loto : e lo diede a Jane dicendo che era un fiore raro e delicato proprio come lei, non si trovavano mica tutti i giorni ragazza così belle e famose disposte a passare una giornata con lei.

A Paul diede un girasole : un fiore orgoglioso e allegro che porta ovunque il buon umore, un fiore bello che incanta ma che rimane sempre distaccato dal suo osservatore ..come Paul, tutti lo ammiravano, lo amavano ma lui era sempre un po’ distaccato da questo ammirazione.

A John diede un orchidea :un fiore con i petali dispari,un imperfezione di natura, di cui non si conoscono mai le sfumature ma che affascina : John per lei era questo una creatura difficile da capire che riusciva ad essere dolce e protettivo con lei ,ma cinico e scontroso con il resto del mondo. Un fiore che andava contro tutte le leggi di natura per un uomo fuori dagli schemi.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** cap.8 ***


  Per i giorni successivi John e Zoe rimasero quasi sempre a casa, erano in un mondo parallelo :il loro.

John spesso suonava la chitarra in salotto mentre la ragazza stava distesa sul pregiato tappeto, ascoltandolo ad occhi chiusi, diceva che quelle poesie in musica erano la vera cura :non le medicine … ma quelle note,quella voce,quelle parole erano qualcosa che la rimetteva in forze che faceva bene alla sua anima.

John ebbe l’impressione che quella ragazza non avesse mai avuto nessuno, uno straccio di amore,una persona cara.

Lei non aveva mai parlato di se ,del suo passato e John non voleva forzarla a farlo; riteneva fossero cose private.

Lui stava finendo la sua minestra quando Zoe posò le posate e chiese :”posso raccontarti una storia ?”, l’uomo lo guardò sorpreso,solitamente non parlava mai durante i pasti e soprattutto non aveva mai avuto quel tono di voce così cupo e distaccato “certo “ rispose lui allontanando il piatto da se .Lei prese un respiro profondo prima di incominciare :” Mia madre era una prostituta,da quel che mi hanno detto sono nata in autunno in un casolare abbandonato … non ricordo molto della mia infanzia so solo che passavo ore intere seduta su quel pavimento sporco ad aspettarla.

L’inverno era freddo lì dentro e qualche volta prendevo uno dei vestiti di mia madre e lo usavo come coperta ..avevano un buon odore sai?

 Avevo un amico,amico ciò era un cane … era dolce, c’erano molti randagi in quella zona ma lui si era affezionato a me e mi faceva compagnia; poi è andato via … gli hanno sparato perché cercava da mangiare nei rifiuti. È stata una grande perdita per me.

Mia madre voleva che seguissi le sue tracce diceva che fossero l’unica strada che una come me poteva avere …

Ho avuto solo un cliente ed è stato … è stato bruttissimo, mi sembra ancora di sentire quelle mani così possenti e sporche. Non mi sentivo un oggetto ,un semplice oggetto nelle  mani di quel mostro.

Non ha neanche finito di spogliarmi che sono scappata via, vedevo ancora le ombre a quel tempo ,quindi sono riuscita ad allontanarmi da lui.

Ho vagato per non so quanti giorni, finchè non mi hanno trovato praticamente in fin di vita.

Poi sono andata a vivere in una comunità … lì era bello mi hanno insegnato a leggere , a scrivere e mi hanno affidato Freund. Ho dei bellissimi ricordi c’erano altri malati, ma la maggior parte erano dei senzatetto poco affidabili, io ero la più giovane ero praticamente la preferita delle volontarie,di solito al mio compleanno facevano sempre una festicciola e una volta ho passato il natale con una di loro: per la prima volta mi sono sentita amata, ed era bello  stare in quella casa calda,con i bambini che cantavano e giocavano.

Poi mi hanno trovato un lavoro e mi hanno dato la casa dove vivevo prima, non era molto bello vivere lì .. mi sentivo un po’ isolata, poi con la malattia ancor di più.

Non so perché ti sto raccontando tutto questo è solo che qui con te mi sento bene, sei forse la prima persona che tiene a me.

Io non ti posso dare molto ma se basta vorrei dirti grazie per tutto John … tu mi hai fatto vedere la luce e per questo te ne sarò sempre grata.Credo che sia il più bel regalo che abbia mai ricevuto”

Sorrise, avvicinandosi a John , lui le prese la mano baciandola lievemente “ti voglio bene Zoe” disse con un sussurro “anche io” rispose accarezzandogli il viso.

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“… ed infine ho scoperto che ieri era il suo compleanno” disse John giocando con i tasti della sala controllo degli studi di Abbey Road “ quindi vuoi dirmi che lei ti ha raccontato tutto quella storia solo per dirti che era il suo compleanno ?” disse Paul stupito, l’altro fece un cenno della testa “voglio organizzarle una festa quindi tu ,mio caro signorino ,mi devi trovare un po’ di gente da invitare, non troppa ovviamente. Poi vai a cercare la miglior pasticceria di Londra e fatti fare una torta senza cioccolato però :non le piace.

Poi cercami tanti palloncini e altre cose da festa … vedi tu tanto sei bravo in queste cose, ed infine molto succo di frutta niente alcool” disse

“John perché dovrei fare tutto ciò … mica sono la tua domestica!” rispose seccato McCartney.

“dai zio Paul … non vorrai mica deludere la tua nipotina acquisita “ ridacchiò John

Paul odiava dire di no a John però questo era veramente troppo, però in fondo si stava affezionando anche lui a quella ragazza così’ accettò :” per quando ti servono queste cose ?” sbuffò

“stasera caro …” disse John mandandogli un bacio.

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Capitolo 9
*** cap.9 ***


Paul aveva lavorato tutto il pomeriggio per quella festa : la torta era in frigo, le bibite erano fresche e i primi ospiti stavo per arrivare . Non era uno di quegli eventi grandiosi a cui era abituato, era qualcosa di riservato,di piccolo … gli ricordava la sua infanzia, quelle festicciole organizzate nel giardino di casa con quattro amici e qualcosa da mangiare.

John aveva portato fuori Zoe ,con la scusa di far sgranchire le zampe a Freund ,e quando tonarono la ragazza rimase praticamente commossa dal piccolo evento organizzato per lei.

Le guance le si erano arrossate improvvisamente e gli occhi si erano riempiti di lacrime. Continuava a dire che non era necessario tutto ciò, era così emozionata ,continuava a ringraziare e a rimanere senza parole per tutti i pacchetti che le venivano offerti.

Erano piccole cose, ma per lei sembravano avere un valore inestimabile. “questo è per te” disse Jane avvicinandosi  ,dandole un vestito; Zoe rimase incantata da quanto il tessuto fosse liscio e setoso. Non aveva mai avuto un vestito così lungo ed elegante, “ se vuoi andiamo sopra e lo mettiamo, ti va ?” propose l’attrice accarezzandole il viso, lei annuì.

Le cadeva a pennello e anche il colore sembrava quello giusto, la rendeva meno pallida e malata; dopo averle sistemato il vestito Jane la truccò , “non l’avevo mai fatto” disse Zoe ridendo.

“sei bellissima”

“trovi?”

“certo e farai di sicuro un figurone”

Le due risero prima di scendere di nuovo in sala.

John rimase folgorato, l’unica cosa che riuscì a pensare fu “che bella”,non aveva mai visto Zoe in quel senso. Le voleva bene, la proteggeva, a lui piaceva già prima … ma ora era diverso. Si avvicinò a lei prendendole la mano “questa volta me lo concedi un ballo?”

Lei rise accettando.

Ballarono stretti uno all’altro quasi tutto il tempo, John le accarezzava la schiena mentre lei rabbrividiva per il suo tocco.

“non c’era bisogno di tutto questo” sussurrò lei “oh invece si … ” rispose, lei annuì baciandogli l’angolo della bocca.

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Anche se Jane era andata a casa Paul aveva deciso di fermarsi dall’amico ,così da aiutarlo a sistemare tutto dopo la festa.

“Allora sei riuscito a portatela a letto ?” chiese il bassista ,mentre finiva di pulire il tavolo, John non rispose si accese semplicemente una sigaretta ,finendo di raccogliere la carta dei regali sul pavimento.

“mi sembra di no, dalla tua risposta … bah prima dici che ti piace , la fai dormire con te, nel tuo letto … e non fai nulla” , John strinse i pugni. Non voleva ammettere che lui non fosse pronto, era strano ma per la prima volta non osava farlo,non voleva toccarla,non voleva ferirla... Zoe era da proteggere, non da usare … ma come poteva dirlo a Paul ? Si ,era uno dei suoi più grandi amici; ma non poteva ammettere ciò :era il primo a non accettarlo.

“ figurati, secondo te lei mi interessa in quel senso? Dai è una cieca malata di cancro … per favore Paul.

Cioè la tengo qui solo perché mi fa pena, poverina, era sola ,io pure, quindi tanto vale stare insieme, no ? poi tanto appena torna Cyn la riporto da dove l’ho presa”.

Lui spense la sigaretta guardando l’amico, per un attimo ci fu silenzio fino a quando non si sentì un rumore provenire dal corridoio …

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Capitolo 10
*** cap.10 ***



I due si affrettarono per vedere cosa fosse successo : trovarono Zoe in camicia da notte.

Era scesa per ringraziare entrambi per quello che avevano fatto per lei, ma aveva sentito quello che avevano detto …

I due uomini la guardarono con imbarazzo non capendo se avesse ascoltato la discussione o no “piccola che succede ?” chiese John dolcemente “ non mi chiamare così John “ la sua voce era incredibilmente fredda , i suoi lineamenti avevano perso la loro morbidezza, diventando come di marmo “io mi fidavo di te John,mi fidavo. Credevo fossi un mio amico, che mi volessi aiutare sul serio … invece per te non valgo nulla, sono solo qualcosa che ti fa ridere eh? … Quando dicevo di volerti bene era la verità, non ti ho mai mentito e pensavo che tu facessi lo stesso con me ,che fossi una persona sincera. Invece sei solo un mostro, sei solo uno uomo orribile !” da rigida e impenetrabile la ragazza si era lasciata andare ad un pianto, un pianto amaro, pieno di delusione. John cercò di spiegare prendendole la mano e baciandola in continuazione, lei l’aveva ritirata e gli aveva dato uno schiaffo prima di allontanarlo e dirigersi a tentoni verso la porta di uscita, con il cane al seguito.

La ragazza correva veloce per il viale, e John cercava di starle dietro, ma dopo pochi metri era svanita nella nebbia.

Non poteva lasciarla andare, sarebbe potuto succederle di tutto, così tornò velocemente a casa prendendo le chiavi dell’auto “tu resta qui” ordinò all’amico.

La cercò per tutta la zona, ma nulla,chiese a tutti i passanti ma la risposta era sempre la solita delusione.

Il suo cuore era a mille, cosa aveva fatto ? perché aveva detto quello cosa ? era stato così stupido e adesso chissà dov’era Zoe.

Si era ormai fatta l’alba quando stava per tornare verso casa, incominciava ad essere stanco ma qualcosa lo fece risvegliare immediatamente. “Freund!” disse ad alta voce sentendolo abbaiare.


Scese velocemente dall’auto “ Freund, dov’è ?dov’è?” disse stringendogli la collottola.

Fu proprio lui a portarlo dalla padrona : era al parco, quel parco in cui si erano incontrati la prima volta. Era rannicchiata su una panchina , la sua pelle era fredda e bianca ; immediatamente John pensò fosse morta ,ma avvicinandosi si accorse del suo debole respiro.

La strinse a sè, cercando di scaldarla prima di portarla in auto e dirigersi velocemente verso l’ospedale.

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La sala d’aspetto era deserta , una minuscola stanzetta con le mattonelle bianche che riflettevano la luce delle lampade e i raggi di quel timido sole che stava nascendo.

Dopo averla accompagnata lì i medici avevo immediatamente capito che era qualcosa di grave e avevano portato via la ragazza,ancora senza sensi.

Poco dopo  John aveva chiamato Paul chiedendo di raggiungerlo ed ora erano lì seduti uno vicino all’altro. Nessun rumore, oltre all’ansimare continuo di Freund; quell’animale sembrava aver capito tutto: rimaneva seduto con le orecchie dritte ad aspettare che arrivasse la sua padrona.

Erano quasi le otto quando qualcuno si avvicinò a loro :  era una dottoressa sulla cinquantina,occhiali a mezzaluna sul naso e l’aria di quelle che sanno dare solo cattive notizie.

John scattò in piedi appena il medico si avvicinò a loro : “come sta?” chiese , lei guardò la cartella clinica facendo un lungo sospiro :” è appena uscita dalla sala operatoria, deve riposare e poi vedremo come sta. Ha preso  molto freddo ed è piuttosto debole. Tornate domani, è meglio”.

John continuava a scuotere la testa, non voleva andarsene e lasciarla lì da sola: aveva bisogno di lui.

Fu solo Paul che, con molta dolcezza, riuscì a portarlo via, mentre il grande pastore tedesco rimase in quella sala d’aspetto in attesa che la sua Zoe tornasse.

John voleva tornare a casa soltanto per una doccia, bere un po’ di caffè e tornare dalla ragazza, ma la stanchezza era troppa e l’uomo finì con l’addormentarsi.

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Capitolo 11
*** cap.11 ***


John tornò il giorno dopo in ospedale: aveva comprato dei fiori alla ragazza,aveva fatto fare un mazzo di orchidee e Jane aveva dato da portarle una torta di mela fatta da sua madre e i suoi saluti.

Mentre era in auto pensava ad un discorso per far capire a Zoe cosa veramente pensava e che quello che aveva detto a Paul era il semplice risultato delle sue debolezze.

Rimase qualche secondo fuori dalla porta della camera prima di prendere un respiro profondo ed entrare : non c’era nessuno. Stupito, incominciò a cercare un medico, che potesse spiegargli dove fosse; trovò la dottoressa del giorno prima ,vicino ad una finestra , “dove è?” chiese guardandola disperato, lei fece un piccolo sorriso mettendogli una mano sulla spalla “l’abbiamo dimessa stamattina, è andata via” John annuì ringraziandola velocemente.

Giudò come un matto fino al piccolo appartamento della giovane, ma anche lì non c’era più nulla : la casa era vuota, era stato tolto tutto. John ricadde sul pavimento come se tutte le forze lo avessero abbandonato in quel preciso istante. Le prime lacrime stavano incominciando a scorrere quando la sua attenzione fu catturata da un foglietto vicino a lui , lo prese ma non riuscì a capire cosa ci fosse scritto : era in braille.

John lo prese mettendolo nella tasca dei pantaloni.

Qualche giorno dopo Cynthia e Julien tornarono, John era seduto in salotto ad osservare quel pezzo di carta quando i due entrarono in casa. Baciò entrambi , fingendo di essere contento del loro ritorno.

“Cosa hai fatto in questi giorni Johnny?” chiese la moglie mentre disfava le valige.

“Nulla … assolutamente nulla” rispose.

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Non seppe più nulla di Zoe da quel giorno, pensò alla ragazza per un bel po’ di tempo prima di relegarla per sempre nel profondo della sua anima.

Si era trasferito a New York, gli anni sessanta erano finiti e con loro i Beatles, gli hippie, la summer of love, la guerra del Vietnam erano ormai un lontano ricordo in quel freddo mattino di dicembre.

“Sean stai attento!” disse John guardando il suo secondogenito allontanarsi.

Il bambino era stato colpito da quel grosso cane nero seduto vicino ad una panchina, si avvicinò un po’ impaurito prima di capire che l’animale non le avrebbe fatto nulla.

“Posso accarezzarlo signora?” chiese un po’ intimidito

“Certo che puoi” disse la donna sorridendo

Il piccolo sorrise accarezzando il manto del terranova “come si chiama?”chiese

“ Si chiama Sean e tu ?”

Il piccolo rise rispondendo di avere lo stesso nome “ e tu come ti chiami?” chiese poi sedendosi vicino a lei, “mi chiamo Zoe” Sean rise :”che strano nome che hai, non lo avevo mai sentito” disse, Zoe accennò un sorriso pensando a quella frase che aveva già sentito tanti anni prima alla stessa identica maniera,con la stessa cadenza.

“Sean non disturbare la signora” disse l'ex- beatle avvicinandosi , prese il piccolo in braccio guardando la donna portarsi i capelli dietro le orecchie e arrossire … non poteva essere lei, erano passati più di vent'anni “Zoe “ disse senza neanche pensarci, lei si alzò in piedi avvicinandosi a lui e accarezzandogli il viso “non puoi essere tu..” sussurrò incredula “ sono io” rispose.

Per un attimo ci fu silenzio prima che John la abbracciasse stringendola a se “Zoe” sussurrò baciandole i capelli.

Lei si asciugò gli occhi prima di continuare ad accarezzare quel viso che anche se era dimagrito e aveva qualche ruga in più era sempre lui ...



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Capitolo 12
*** cap.12 ***


Zoe e John parlarono a lungo  di quello che avevano fatto in tutti quegli anni; mentre i due Sean giocavano allegramente.

La donna raccontò di esser tornata a vivere  nella comunità ,dove aveva vissuto da ragazza ,prima di trasferirsi a New York ,dove le avevano offerto un buon lavoro, gli raccontò della morte di Freund ,avvenuta qualche anno prima, e del nuovo arrivato: Sean.

Ora viveva in un piccolo appartamento vicino Brooklyn  e spesso si recava a Central Park, proprio come faceva a Londra.

“Ti va di fare un giro ?” propose l’uomo ad un certo punto “ va bene … ma tuo figlio?” “tranquilla ora lo porto dalla madre” rispose alzandosi dalla panchina e richiamando il piccolo.

Poco dopo erano già in giro, per le vie di New York addobbate già a festa.

“Ti ho pensato” disse John con un sussurro.

Lei annuì “le pensavi veramente quelle cose ?”

”No … non avevo il coraggio di accettare di essermi innamorato di te”

“So che non ero il tipo di ragazza per uno del tuo livello, ma io ti amavo veramente … stavo bene con te. Come ti avevo già detto, tu mi hai fatto vedere la luce :per una volta nella mia vita ho sentito che un altro essere umano mi voleva bene. Invece poi hai detto quelle cose ed è crollato tutto.”

Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto , era passato tanto tempo ma l’ aveva ferita nel profondo e da quelle parole si capiva.

Mangiarono in un piccolo caffè del centro prima di andare a pattinare al Rockefeller Center.

John  la aiutò a mettere i pattini prima di portarla in pista “sono una frana in queste cose” disse lei “anche io ,cosa credi ?” entrambi risero, fecero qualche giro prima che Zoe si bloccasse all’improvviso, John si avvicinò per capire meglio cosa avesse, lei non disse nulla, semplicemente lo avvolse in un abbraccio e lo baciò, fu un bacio lungo, intenso come quello della spiaggia.

Quando arrivarono a casa di Zoe ormai era buio fuori, la casa era carina, semplice ed essenziale come quella di Londra.

Lei si sdraiò sul letto togliendosi le scarpe, John si avvicinò a lei baciandola e accarezzando i suoi lunghi capelli ramati …

 Senza neanche pensarci erano già nudi sotto le coperte...

“Sono passati quasi vent’anni” rise lei accarezzandogli il viso, “ ce la siamo presa con calma “ rispose baciandola.

Quella sera fu la loro sera,finalmente potevano stare insieme. Erano cambiati,erano cresciuti, ma quello che provavano l’uno per l’altro era sempre uguale.

“Cosa c’era scritto su quel biglietto ?” chiese John dopo un po’.

Lei sorrise,sapeva perfettamente a cosa si riferisse,” c’era scritto ti amo”.

I due scoppiarono a ridere, rimanendo accoccolati uno vicino all’atro.

“Sei stanca piccolina?” disse John appoggiandosi sul cuscino “un po’…” disse lei baciandogli il petto.

“Io devo andare ora ,ma se vuoi ci vediamo domani, vengo a prenderti qui ok?” lei annuì mentre lui si alzava dandole un rapido bacio sulla fronte e si rivestiva.

“A domani”disse lei

“A domani “ la baciò prima di mettersi il capotto “ti amo Zoe”

“Anche io John “ sorrise addormentandosi stretta al cuscino.


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La giornata era calda e il sole splendeva quando Zoe arrivò a Strawberry Fields, si chinò lentamente tenendosi il pancione, allungò leggermente la mano fino a toccare i tasselli del mosaico

“Ciao Johnny … come … come stai ? io bene, anche se mi manchi.

È buffo pensare che non ci siamo visti per vent’anni e finalmente appena ci siamo ritrovati tu sei andato via...

Sai, ho una bella notizia... cioè, spero sia bella anche per te... aspettiamo un bambino, John , sei contento ?

Spero sia come te... sarebbe così bello.

Mi manchi tanto, John, io non sono brava a fare lunghi discorsi … l’unica cosa che ti posso dire è un grazie  ,un grazie per tutto quello che hai fatto per me … perché mi hai aiutato tanto, sei l’unico che mi ha fatto vedere la luce e per questo te ne sarò per sempre grata” disse con un sussurro asciugandosi gli occhi per evitare che le lacrime solcassero le sue guancie.

 Prima di alzarsi posò un orchidea, quel fiore che lo rappresentava così bene.

Un paio di settimane dopo venne alla luce il piccolo John Lennon, chiamato così in onore di suo padre.

Forse non si amavano veramente, forse era stata solo un'attrazione reciproca. Ma si erano aiutati, erano entrati improvvisamente uno nel mondo dell’altra e avevano portato la luce dove prima non c’era.

 

 

NOTA AUTRICE :credo che, essendo ormai giunti al termine di questa storia, sia ora di ringraziare tutti quelli che l'hanno letta,seguita e recensita.

Mi ha fatto veramente piacere vedere che il mio lavoro sia stato apprezzato!

Non so cosa aggiungere oltre ad un grande grazie a tutti quelli a cui la storia e piaciuta, spero che non mi abbandonerete ora!.. Ho intenzione di pubblicare al più presto nuove storie che spero appassionino tutti voi tanto quanto ha fatto questa.

un grande abbraccio,

chiara_mingrone

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