Your eyes of an angel

di _Yozora_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 : Come back to me! ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 : I'm here ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 : Welcome back ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 : Talk to me ***
Capitolo 5: *** Cap. 5: Echoes from the past ***
Capitolo 6: *** Cap. 6: Maybe one day ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 : Come back to me! ***


Dean fissava il soffitto sdraiato sul letto.

Al buio.

Di nuovo.

Da quando era tornato dal purgatorio lo faceva ogni notte.

Ogni sacro santa notte ci metteva ore per prendere sonno.

Le immagini dell'ultima volta che aveva visto quel angelo continuavano a ripetersi e ripetersi davanti ai suoi occhi e non lo abbandonavano un attimo.

Ogni giorno, tutti il giorno, si tormentava nel tentativo di capire perchè sembrava che Castiel, all'ultimo minuto, avesse rinunciato.

Forse aveva perso ogni traccia di fiducia in lui, forse aveva pensato che fosse meglio restare in quel pandemonio che tornare ad essere il personale “ angelo custode “ di Dean Winchester.

Forse, dopo tutti i casini che entrambi avevano combinato, pensava di non essere più perdonato o di non riuscire più a passare sopra a tutto ciò che faceva di sbagliato.

Forse aveva gettato la spugna con lui, arrivando persino a pentirsi di averlo salvato dall'inferno.

 

Qual'è il problema? Tu...non pensi di meritare di essere salvato.

 

Quelle parole gli tornarono in mente all'improvviso.

Quello era ciò che l'angelo gli aveva detto durante il loro primo incontro.

La prima volta in cui i suoi occhi blu si erano legati a quelli verdi del cacciatore e gli aveva letto dentro, come nessuno aveva mai fatto prima.

A Dean, inizialmente, quello sguardo aveva fatto paura.

Nessuno l'aveva mai guardato in quel modo.

Era come se, attraverso gli occhi, potesse vedergli l'anima, vedere ogni ferita e cicatrice che vi era impressa, leggere tutti i suoi tormenti, timori, sensi di colpa.

Tutto il peso che portava sulle spalle e cercava di nascondere era lì, esposto alla vista di quell'essere di cui lui neanche riconosceva l'esistenza.

Adesso era diverso.

Riconosceva Castiel e quello che era, e lo accettava.

Non gli andava giù che avesse il vizio di cercare di leggergli l'anima e di riuscirci ogni benedetta volta, ma ci aveva fatto l'abitudine e doveva ammettere che delle volte era tornato utile.

Le volte in cui lui si teneva tutto dentro fino a rischiare di esplodere.

Era strano quanto gli riuscisse facile parlare con lui.

Anche più che con Sam.

Quella notte, comunque, non ci sarebbe stato nessuno a guardarlo fisso negli occhi e chiedergli qual'era il problema.

Castiel aveva ragione.

Lui pensava di non meritare di essere salvato perchè non lo meritava.

Puro e semplice.

Eppure eccolo lì, ancora una volta, sdraiato nel letto di una camera di uno squallido motel, accanto a quello di suo fratello ignaro del tormento da cui era afflitto dal giorno che era tornato.

Lui era a casa e Castiel no.

Lui era riuscito a salvarsi mentre l'angelo era ancora in quel posto circondato da Leviatani che non volevano altro che la sua morte.

Non riusciva a darsene pace.

Di nuovo quella notte, come tutte le altre notti, si ritrovò a pregare.

Prese un respiro profondo e cominciò, sussurrando per non svegliare Sam.

- Ehy Cas! Non so se riesci a sentirmi da dove sei. In realtà non so nemmeno dove tu sia. È passato un mese dall'ultima volta che ci siamo visti. Qui la vita è sempre la stessa. Io e Sam cacciamo demoni, spiriti e mostri, come sempre. Niente segno di angeli all'orizzonte per il momento -

 

Neanche uno. Pensò tra sé.

 

Prese un altro respiro profondo e continuò.

 

- Mi sento un maledetto idiota in questo momento. Mi chiedo in continuazione cos'è successo nel Purgatorio. Dimmelo tu Cas perchè io non riesco a capire. Cosa ti è successo lì dentro? Hai davvero smesso di fidarti di me? - la sua voce si era colmata di tristezza.

Una tristezza disarmante mescolata a solitudine.

- Non posso credere che tu abbia rinunciato a salvarti. Cosa diavolo ti è passato per la testa? Ti prego, dimmi che mi sbaglio. Dimmi che non hai preferito rischiare di rinunciare alla tua vita solo perchè...- un nodo alla gola gli spezzò la voce.

Deglutì e disse ciò che più gli faceva male.

- Perchè hai capito che sono una causa persa, che non c'è niente che possa essere salvato in me. Non è così – era disperato.

Nonostante lui fosse il primo a pensare che non ci fosse niente in lui degno di essere salvato, nonostante per tutti quegli anni avesse continuato a chiedersi come potesse un angelo essere sceso fino alle fiamme dell'inferno per salvare uno come lui, in quel momento avrebbe detto o fatto qualsiasi cosa pur di riaverlo accanto.

- Ti prego, Cas. Abbiamo bisogno di te. Ormai sei parte della famiglia e, adesso, è come se ne avessimo perso un membro. Ti prego, torna. Ritorna a casa, da noi -

 

Torna da me.

 

Con quell'ultimo pensiero, che non avrebbe svelato nemmeno sotto tortura, e con un'unica lacrima a solcargli il volto, Dean lasciò che il sonno prendesse il sopravvento e lo trascinasse nell'oscurità più profonda.

 

 

Quella notte una figura si trovava all'esterno della finestra di una stanza di motel.

Un paio di occhi blu, del blu più brillante, guardavano all'interno, fissi sulla sagoma di un uomo, sdraiato in uno dei due letti, che dormiva.

Una lacrima solitaria scivolò da quegli occhi, sfuggita al controllo del proprietario.

- Mi dispiace, Dean -

Solo un sussurrò portato via dal vento, poi la figura sparì.

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Note autrice: Buonasera a tutti! Mi presento sono Yozora e sono una patita di Supernatural ( nonostante non abbia ancora visto la nona stagione, ma rimedierò lo giuro ^^ ). è la prima volta che scrivo in questa sezione, ma forse qualcuno di voi ha già letto alcune delle mie storie =) Spero che questa vi piaccia, farò del mio meglio per farla funzionare. Promesso. Miraccomando fatemi sapere cosa ne pensate apprezzerei tantissimo. Al prossimo capitolo, spero =)
_Yozora_

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Capitolo 2
*** Cap. 2 : I'm here ***


- Sammy, vuoi uscire da quel dannato bagno? -

Così iniziava un'altra giornata.

La millesima, nella vita di Dean e Sam Winchester, che sarebbe stata coronata dalla stessa routine.

Il lavoro.

La quarantesima dal ritorno di Dean dal Purgatorio.

La quarantesima senza Castiel.

Il maggiore dei Winchester si era affacciato alla porta della stanza di motel che stavano per lasciare per richiamare il fratello sparito nel bagno da 20 minuti.

- Sei affogato nella tinozza del water, Sammy? - chiese ironico.

La porta si aprì e ne uscì un ragazzo più alto di Dean.

Si sistemò dietro l'orecchio una ciocca di capelli che per il fratello maggiore stavano diventando decisamente troppo lunghi, ma che lui non avrebbe mai ceduto a tagliare.

- Sono pronto, calmati -

- Sei rimasto chiuso lì dentro per 20 minuti, stavo per chiamare i pompieri – gli fece notare lui.

- Esagerato come sempre – rispose il minore che, mentre gli passava accanto, gli diede una leggera spinta ad una spalla.

- Puttana! - esclamò il ragazzo sogghignando.

L'altro, che aveva raggiunto la macchina e stava per aprire la portiera dal lato passeggero, si voltò a guardarlo e, con un sorrisetto divertito sulle labbra ribattè

- Fesso! -

Quella scena tra loro era un classico.

Dean la usava per non insospettire il fratello sul suo reale stato d'animo e Sam fingeva di non essersi accorto che ogni notte, quando pensava che lui dormisse, lo sentiva pregare Castiel.

Dean raggiunse il posto guidatore della sua Impala, ma, prima di aprire la portiera, con la coda dell'occhio, aveva scorto un movimento poco distante da lui e gli era sembrato di vedere il lembo di un trench di colore marrone sparire dietro ad un angolo.

Si ritrovò a fissare quel punto, inebetito.

Sam si appoggiò al sedile accanto al quale aveva preso posto per vedere cosa aveva trattenuto il fratello.

- Dean, va tutto bene? -

Il biondo si voltò a guardarlo

- Credevo di aver visto...- cominciò, ma si interruppe

- Non importa -

Salì in macchina e mise in moto dirigendosi verso la loro prossima meta.

 

 

Era sera inoltrata ormai e i fratelli Winchester erano nella stanza di un motel trasandato a rammendarsi le ferite.

Come sempre, la caccia era stata un successo anche quella notte, ma naturalmente qualche acciacco lo avevano subito.

Niente di particolare importanza.

Ancora una volta, come succedeva spesso in quelle settimane, un uomo sui 35 anni si teneva a distanza di sicurezza, fuori da quella stanza, ma abbastanza vicino da poterli osservare.

La sua espressione era un misto di gioia, tristezza e malinconia.

Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di farsi avanti, di tornare, ma aveva paura.

Temeva la reazione del maggiore dei fratelli soprattutto dopo come si era comportato nel purgatorio.

Conosceva Dean meglio di quanto conoscesse sé stesso e sapeva bene che prima di cercare di capire le sue motivazioni, probabilmente gli avrebbe tirato un pugno in faccia.

Ma il tempo di esitare era finito.

Aveva provato a tenersi alla larga poco dopo il suo ritorno, non c'era riuscito e adesso aveva praticamente cominciato a fare lo stalker.

Era l'ora di farla finita.

Avrebbe sistemato le cose.

Prima o poi.

Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.

Un istante dopo l'uomo era sparito.

 

 

Dean era andato a sciacquarsi la faccia sempre immerso nei suoi pensieri.

Il fratello iniziava ad essere seriamente preoccupato per lui, era ancora peggio di quando era tornato dall'inferno.

Aveva l'impressione che prima o poi sarebbe esploso a forza di tenersi tutto dentro.

Temeva che quando sarebbe successo non ci sarebbero più stati pezzi da raccogliere, stavolta.

Il maggiore dei Winchester appoggio le mani al lavandino e fissò il rubinetto per qualche minuto.

 

Dove diavolo sei finito,Cas?

 

Chiese più a sé stesso che all'angelo che ormai dubitava potesse sentirlo.

- Sono qui – rispose una voce bassa e roca alle sue spalle.

Dean si voltò di scatto alle sue spalle, una mano era istintivamente scattata alla pistola che teneva alla cintura dei pantaloni, ma si bloccò una volta che vide chi aveva davanti.

- Cas – sussurrò talmente piano il biondo da essere impercettibilmente udibile persino alle orecchie dell'angelo che comunque lo sentì.

Il moro fece un sorriso forzato e puntò i suoi occhi blu in quelli verdi del ragazzo che, ancora una volta, ebbe la sensazione di venir spogliato della sua stessa pelle

- Ciao, Dean -

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Capitolo 3
*** Cap. 3 : Welcome back ***


- Ciao, Dean -

 

Il ragazzo rimase immobile a fissare la persona che aveva davanti come se fosse la prima volta che la vedeva.

Aveva temuto il peggio, si era quasi convinto che non lo avrebbe più rivisto e invece eccolo là.

Capitava ogni volta.

Tutte le volte che Castiel scompariva per un periodo troppo lungo, Dean pensava al peggio e quando cominciava a rassegnarsi all'idea che non sarebbero più riusciti a vederlo, lui ricompariva all'improvviso.

Senza preavviso.

Lo osservò per un momento che sembrò un'eternità.

Era mal ridotto e sporco.

La barba era cresciuta ed i capelli spettinati arrivavano quasi a coprirgli gli occhi.

Il biondo si sentì invadere da un sollievo che non aveva previsto.

Era vivo.

Si sentì come se, per tutto quel tempo, non fosse riuscito a respirare e, adesso, i polmoni si aprissero di nuovo lasciando entrare l'ossigeno.

Strinse un pugno che a stento riusciva a trattenere, abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo prima di ripuntare gli occhi in quelli dell'angelo.

- Ciao, Dean! - sussurrò per poi cominciare ad urlare

- Ciao,Dean! Quasi due mesi senza dare tue notizie, neanche una telefonata e tutto quello che riesci a dire è...Ciao,Dean! Hai la minima idea di quante volte ti abbia pregato? - sbottò.

Castiel trasalì.

Si era aspettato una reazione del genere, ma la tonalità della voce del cacciatore lo aveva preso alla sprovvista.

Sam, che ancora non si era reso conto del fatto che non fossero soli, scattò in piedi e si precipitò nel bagno.

- Dean, che succed....- si interrumpe appena vide il moro.

- Cas! - esclamò.

 

- Cavolo,amico, è una sorpresa rivederti. Pensavamo fossi bloccato nel purgatorio – disse Sam.

Erano seduti al tavolo del motel dove i fratelli alloggiavano. Davanti a loro, tre tazze fumanti di caffè.

Il biondo squadrava il moro con attenzione, come se cercasse qualche strana ferita mortale, o come se si aspettasse che sparisse davanti ai suoi occhi da un momento all'altro.

Castiel sapeva benissimo cosa gli passasse per la testa e non solo perchè lo aveva sentito pregare ogni notte negli ultimi due mesi, ma perchè ormai gli bastava solo uno sguardo per capirlo.

A volte non serviva neanche quello.

- Già, lo credevo anch'io – rispose rauco.

- Come hai fatto ad andartene? - chiese Dean all'improvviso, sospettoso.

- Credevo che il passaggio usato da me non fosse più riutilizzabile -

L'angelo non lo guardò.

Quello era uno di quei momenti in cui sapeva cosa stesse pensando senza neanche aver bisogno di guardarlo negli occhi.

Il tono di voce era stato abbastanza eloquente.

Sospirò prima di rispondere

- Sì, ma non era l'unico -

Il cacciatore inarcò un sopracciglio e fece per chiedere qualche spiegazione in più, ma il fratello lo fulminò con lo sguardo.

In fondo il loro amico era appena tornato, non era il caso di tartassarlo di domande.

Domande alle quali, Dean ormai lo sapeva bene, Castiel non avrebbe dato risposta.

Sospirò e bevve un sorso di caffè.

- Perchè non ti fai una doccia? - chiese Sam tranquillamente

- Parliamo dopo – aggiunse per bloccare ogni protesta del fratello maggiore, che sospirò ancora una volta.

- Va bene, grazie – rispose l'altro per poi alzarsi e dirigersi in bagno.

 


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Angolo autrice: Chiedo umilmente scusa per questo ritardo pazzesco ma l'università occupa praticamente tutto il mio tempo e ora è anche periodo di sessioni di esami perciò il poco tempo che avevo si è ristretto ancora...però oggi mi è venuta voglia di scrivere un pochino e ho finito questo capitolo perciò l'ho postato subito dato che ne avevo il tempo.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 : Talk to me ***


Castiel se ne stava semi sdraiato sul letto del motel che Dean occupava con la schiena appoggiata alla ringhiera ed in religioso silenzio.

Il suo sguardo sembrava perso nel vuoto a fissare un punto della coperta senza vederlo davvero.

Mille pensieri continuavano a sfrecciargli nella mente, talmente tanti e talmente tanto velocemente da non riuscire a focalizzarne uno soltanto.

Dean, seduto al tavolo davanti al portatile, ogni tanto lo guardava di sott'occhi.

Sam era uscito a comprare qualcosa da mangiare, lasciandoli soli.

A volte l'abitudine di suo fratello di riuscire a capire la situazione era quasi irritante.

Dopo qualche minuto il cacciatore smise di fingere di riuscire a concentrarsi su quello che stava facendo e, con un sospiro, chiuse il suo computer e si voltò verso l'angelo facendo unire una mano con l'altra con un battito.

- Cas – chiamò.

L'altro sembrò riscuotersi dallo stato di torpore in cui era caduto e voltò la testa fino ad incrociare il suo sguardo.

Il biondo trattenne a stento un sussulto.

Quello non era il suo sguardo.

C'era talmente tanta disperazione in quegli occhi.

Il moro non disse niente, ma Dean sapeva che stava semplicemente aspettando che lui andasse avanti.

Sospirò di nuovo prima di parlare.

- Cas, perchè non ti fai un giretto lassù? - chiese.

Non c'era la minima esitazione nella voce o nei suoi occhi verdi che continuavano a puntare dritti nei suoi senza timore.

Quella fase l'avevano superata ormai molto tempo prima.

La fase della paura e dello scetticismo.

Castiel non ricordava neanche più quando Dean aveva smesso di guardarlo come se fosse qualcosa che non poteva esistere né in quello né in qualsiasi altro mondo e con una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti.

Fatto stava che ad un certo punto l'espressione negli occhi del cacciatore era cambiata, così come i suoi sentimenti ed il legame che gli univa si era fatto ogni giorno sempre più forte.

Fino ad allora.

Adesso quello schivo era proprio Castiel.

Lo guardò per un momento confuso, poi incredulo.

- In paradiso? -

- Sì. Credo che ti farebbe bene tornare a casa per un po', forse...-

- No – lo interruppe l'angelo secco, distogliendo lo sguardo.

Il cacciatore lo guardò incredulo.

Quello sì che non era da Cas.

Era strano non volesse tornare a casa.

- Soltanto per qualche giorno, se tu tornassi e vedessi gli altri...-

- Ho detto di no, Dean – lo interruppe di nuovo alzando ancora una volta lo sguardo su di lui.

Freddo.

Lo fissò per non più di qualche secondo, poi si mise seduto dandogli spalle.

Il ragazzo restò a fissargli le spalle, incurvate sotto un peso troppo grande da portare.

Si alzò dalla sedia e si sedette sul letto di Sam, di fronte a lui.

- Parla con me – disse.

Soltanto quelle tre parole, senza aggiungere altro, con un tono di voce che Castiel poche volte gli aveva sentito usare.

Era come se quei mesi non ci fossero mai stati, come se tutto quello successo nel purgatorio non fosse mai accaduto, come se non ci fossero nemmeno mai finiti in quel posto.

Alzò lo sguardo su di lui e Dean la vide di nuovo.

Disperazione.

Ma non era l'unica cosa che dominava il suo sguardo. C'erano anche tristezza, paura, colpevolezza e solitudine.

- Non posso tornare, Dean – disse in un sussurrò.

La voce gli tremava appena

- Dopo tutto quello che è successo, mentre... - un nodo alla gola lo obbligò ad interrompersi per un momento.

Deglutì e riprese

- Mentre non ero in me, ho paura -

- Hai paura che ti ucciderebbero – disse solenne.

Non era una domanda.

- Ho paura che se vedessi cosa ho fatto al Paradiso, se vedessi come l'ho ridotto, potrei uccidermi io stesso – confessò.

Lo sguardo di Dean mutò a quelle parole.

Il terrore si impadronì dei suoi occhi, Castiel lo vide espandervisi come una macchia d'olio.

Sapeva che quelle parole gli facevano male, ma non poteva continuare a tenersele dentro ed in fondo il ragazzo meritava di sapere come si sentiva davvero.

Era il suo migliore amico.

Lui aprì bocca come a voler dire qualcosa, ma in quel momento Sam rientrò.

I due si alzarono e aiutarono il castano con la cena e la tavola.

Dean ogni tanto guardava Castiel senza farsi notare.

Adesso che sapeva non lo avrebbe fatto allontanare tanto facilmente ed alla prima occasione avrebbero parlato.

 

 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Cap. 5: Echoes from the past ***


Tutto era tornato alla normalità.

Castiel era tornato da una settimana ed era come se non se non fosse mai stato assente.

Come se tutto quello che era successo da quando aveva cominciato a lavorare con Crowley non fosse mai successo.

Eppure i segni che il “ tradimento “ dell'angelo aveva lasciato erano presenti.

Castiel lo vedeva nello sguardo di Dean ogni volta che i loro occhi si incrociavano.

Lo sentiva nella cautela con cui sceglieva le parole quando parlava con lui.

Le ferite che aveva procurato al cacciatore sarebbero state difficili da curare e avrebbero lasciato cicatrici indelebili, ogni volta che l'angelo ci pensava si sentiva morire dentro.

Sapeva che non era tanto quello che aveva fatto a ferire Dean, ma più il fatto che era stato proprio lui a farlo.

Non era stata una persona qualsiasi ad ingannarlo e mentirgli, ma Castiel.

Non sarebbe stato facile da digerire, l'uomo lo sapeva bene e malediva in continuazione il giorno che aveva deciso di fidarsi del Re dell'Inferno.

Continuava a ripetersi che non aveva avuto altra scelta, che tutto ciò che aveva fatto lo aveva fatto con le migliori intenzioni, e ci credeva.

Ci credeva davvero.

 

- Dov'eri quando avevo bisogno di te? -

- Io c'ero. Tu dov'eri? -

 

Ricordava ancora lo sguardo che il biondo aveva mentre diceva quelle parole.

La sofferenza che vi aveva letto aveva travolto anche lui.

In quel momento non aveva capito, come avrebbe potuto, immerso com'era nella sua missione.

Con il senno di poi, ripensandoci, aveva capito cosa gli stava veramente chiedendo.

Dean era sempre stato lì.

Davanti ai suoi occhi.

A portata di mano, se solo avesse voluto.

Nonostante cercasse di mantenere la promessa fatta al fratello di avere una vita normale con Lisa e Ben, sarebbe bastato che Castiel si fosse presentato davanti la porta di casa per far sì che il cacciatore rivolgesse tutta la sua attenzione su di lui.

Lo avrebbe aiutato, se solo gliel'avesse chiesto.

Lo avrebbe ascoltato, se solo gli avesse parlato.

Sarebbe anche solo rimasto in silenzio a confortarlo come solo Dean sapeva fare, se solo si fosse fatto vedere.

Sarebbe soltanto bastato che Castiel avesse bussato a quella porta o che gli si fosse avvicinato una delle innumerevoli volte in cui si trovava fuori o in garage.

Invece niente.

Il moro era rimasto ad osservarlo in silenzio senza essere visto.

Abbastanza vicino da poter vedere il sorriso tirato e stanco che il biondo rivolgeva ai vicini ogni volta che li incrociava per strada, ma troppo lontano per poter poggiare la mano sulla sua spalla come aveva sempre fatto per fargli sentire che non era solo.

Si rese conto che Dean aveva ragione.

Non era il cacciatore che non c'era stato quando l'angelo aveva più bisogno di lui, era stato l'angelo a chiudere gli occhi davanti alla silenziosa e disperata richiesta d'aiuto del cacciatore.

Ancora una volta una fitta si fece sentire al cuore dell'uomo dagli occhi blu e si sentì morire ancora un po' quando si rese conto di essere stato lui ad abbandonare il suo migliore amico, ma che il suo migliore amico non lo aveva mai abbandonato.

 

 

Era tutto troppo normale.

Talmente normale da far venire a Dean i brividi.

Non ci era abituato.

Nella sua vita, ogni volta che sembrava potesse rilassarsi scoppiava una bomba.

Stavolta, invece, era passata una settimana e non era ancora successo niente.

Erano tornati al bunker, portandoci Castiel per la prima volta.

Lo sguardo abbagliato dell'angelo alla vista del luogo che una volta era stato il rifugio degli Uomini di Lettere aveva fatto sorridere il cacciatore.

Per molti versi Castiel non era diverso da un bambino che esplora il mondo per la prima volta, nonostante fosse più vecchio della Terra stessa.

Era un dettaglio quello, che Dean dimenticava fin troppo spesso.

Alzò lo sguardo sull'oggetto dei suoi pensieri e lo trovò seduto al tavolo della stanza accanto a quella dove si trovava lui a fissare un punto non ben definito del pavimento, anche lui immerso nei suoi pensieri.

Una morsa gli strinse il cuore.

Non avevano più parlato dopo la confessione del moro al motel, non davvero.

Le sue parole avevano spaventato il biondo e non avevano fatto altro che farlo preoccupare di più per lui.

Eppure non era ancora riuscito a trovare il momento adatto per parlargliene.

Pensare che una volta gli veniva così naturale parlare con l'angelo.

Prima che tutta quella storia cominciasse non serviva neanche che parlassero per capirsi, per sapere cosa passava in testa all'altro.

Eppure adesso Dean non riusciva più ad entrare nei pensieri di Castiel, come se all'improvviso fosse troppo lontano per poterlo raggiungere.

Strinse un pugno.

La situazione che si era creata tra di loro non gli piaceva per niente.

Sapeva che l'uomo che stava osservando in quel momento aveva in gran parte contribuito a renderla tale, sapeva che entrambi erano rimasti seriamente feriti emotivamente molto più che fisicamente, sapeva anche che se il moro aveva agito in quel modo, alleandosi con Crowley, tagliandolo fuori, era stato perchè in quel momento aveva reputato che fosse la cosa migliore da fare.

Sapeva che aveva avuto le migliori intenzioni, lui stesso, più di una volta, aveva fatto carte false per ciò che credeva fosse giusto.

Cavolo, era finito all'Inferno pur di riavere indietro il suo amato fratellino.

Chi meglio di lui avrebbe potuto capire Castiel?

Eppure aveva fatto un male cane quando aveva capito che lo aveva ingannato.

Credeva di essere riuscito a superlarlo.

In Purgatorio quando, trovandolo, aveva provato un sollievo fuori dal normale e l'aveva abbracciato come pochissime volte prima aveva fatto, pensava di essere riuscito a superare quel dolore.

Poi c'era stato lo sconforto di averlo perso, quando era riuscito a tornare con Benny sulla Terra e Castiel era rimasto intrappolato in un luogo al quale non apparteneva e con quello la ferita del tradimento aveva ripreso a pizzicare.

Era felice che l'amico fosse di nuovo con loro, sano e salvo.

Lo era davvero, ma qualcosa si era allentato tra di loro e non sarebbe bastata qualche pacca sulla spalla a rafforzarlo.

Non quella volta.

 

 

- Tu non capisci. Dov'eri quando avevo bisogno di te? -

 

Dean ricordava perfettamente lo sguardo dell'angelo mentre diceva quelle parole. In quel momento non aveva saputo leggervi dentro, o semplicemente non aveva voluto, ma ripensandoci conosceva quel sentimento nei suoi occhi.

Abbandono.

Castiel aveva visto l'amico cercare di costruirsi la vita che suo fratello avrebbe voluto per lui e si era sentito perso.

Sapeva benissimo che si era alleato con Crowley perchè non voleva frantumare in mille pezzi ciò che con grande faticava cercava di ottenere, aveva preferito che il suo peso non gravasse anche sulle spalle del cacciatore che già ne aveva passate tante.

Lo maledì per aver pensato, anche solo per un secondo, che non sarebbe corso in suo aiuto se solo gliel'avesse chiesto e maledì sé stesso per essersi allontanato tanto da lui quando aveva perso Sam in quella gabbia.

Si odiò per aver preferito chiudersi da solo nel suo dolore e aver allontanato colui che per lui, a suo tempo, aveva sacrificato tutto.

 

- Ho rinunciato a tutto. Ho rischiato tutto...per TE! Ed è così che mi ripaghi? -

 

Dean ricordava la rabbia con cui Castiel lo aveva picchiato, sbattuto al muro e gli aveva sputato in faccia quelle parole, quando pensava di dire di sì a Michele.

Non aveva mai visto l'angelo così infuriato.

In quel momento aveva avuto paura.

Il suo cuore fece male al ricordo che quella volta lui non lo aveva abbandonato andando contro persino alla sua stessa famiglia per un essere umano, mentre lui non era riuscito a rimanere accanto a Castiel anche solo per portargli un po' di conforto, un po' di sollievo.

Si rese conto che non era stato il suo migliore amico a tradirlo, ma lui a deludere il suo migliore amico.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Cap. 6: Maybe one day ***


 

- Cas -

Un uomo moro chiuse gli occhi a quel richiamo godendosi il modo in cui la voce che lo aveva pronunciato suonasse così dolce e roca in quel momento.

Non si voltò, conosceva quella voce, l'avrebbe riconosciuta anche tra miliardi di altre voci.

Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, neanche sotto tortura, ma il mese che aveva passato lontano gli era maledettamente mancata quella persona.

Per essere completamente onesto con sé stesso gli mancava ancora.

Era tornato eppure continuava a sentirsi solo.

Non sapeva come sarebbe riuscito a risolvere la situazione quella volta.

Lui gli era sempre stato vicino, aiutandolo più di quanto il biondo stesso sapesse, ma adesso era proprio il loro rapporto ad essere incrinato.

L'ennesima dolorosa fitta al petto gli lasciò dentro una sensazione dolce-amara.

- Ciao, Dean. - sussurrò.

Era una notte limpida, non una nuvola a coprire le stelle e una luna così grande da illuminare tutto quello che la circondava.

Il cacciatore si affiancò all'angelo e lo guardò di sbieco.

Si vedeva lontano un miglio che Castiel non stava bene, ma in realtà era l'unico ad essersene accorto.

Quando qualche giorno prima aveva provato a chiedere al fratello, Sam gli aveva risposto che secondo lui era ancora un po' scosso per ciò che era successo in purgatorio, e sicuramente contribuiva.

Ma poi, cos'era successo in purgatorio esattamente?

Dean non lo sapeva, aveva passato il mese di assenza dell'uomo ad arrovellarsi il cervello per cercare di capire e a darsi la colpa, e ancora non aveva smesso.

Comunque qualcos'altro tormentava l'animo dell'angelo dagli occhi blu.

Lui sapeva cos'era, lui gliel'aveva detto chiaramente e Dean era rimasto talmente schiacciato da quelle parole che non aveva saputo cosa dirgli.

Troppo occupato a trattarlo con i piedi di piombo perchè era ancora ferito, per trovare anche solo il tempo di parlargli.

Quella sera, dopo cena, Castiel si era alzato e aveva detto che sarebbe andato a prendere una boccata d'aria.

Era passata quasi un'ora prima che Dean uscisse a cercarlo.

Lo aveva trovato subito fuori dalla porta a fissare il cielo, appoggiato al muro del rifugio come una volta stavano appoggiati all'Impala fuori dalla casa di Bobby.

Al ricordo il cacciatore sentì un nodo legarglisi in gola.

- Ne vuoi parlare? - gli chiese senza nemmeno dirgli a cosa si riferiva.

Sapeva che avrebbe capito.

L'altro sorrise senza guardarlo.

Quella cosa tra loro non era cambiata affatto, in realtà la loro intesa non era cambiata sotto nessun punto di vista, si erano semplicemente allontanati e quell'allontanamento feriva più che essere colpiti da migliaia di lame.

Nessuno dei due, però, lo avrebbe mai detto ad alta voce.

- Non c'è niente da dire. Ho detto che se vedessi quello che ho fatto potrei uccidermi, per questo non ho intenzione di tornare lassù. - fece una pausa.

Fissava la luna che con la sua luce pallida gli colpiva il viso esponendo agli occhi del cacciatore tutta la sua sofferenza e stanchezza.

- Non voglio morire, Dean. - lo disse con così tanto impeto che l'interpellato non potè fare a meno di voltarsi a guardarlo.

- Non prima di aver almeno provato a rimettere le cose apposto -

Quell'ultima frase fu un sussurro che, però, non faticò ad arrivare al ragazzo i quali occhi verdi si sgranarono di sorpresa.

Abbassò lo sguardo e sorrise.

Non c'era da sorprendersi, quel comportamento era proprio da Castiel.

Cercare di mettere apposto qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, anche se significava gettare via sé stesso.

Anche se significava sacrificare tutto.

Ancora una volta la frase che l'angelo gli aveva rivolto con rabbia tre anni prima gli rimbombò nelle orecchie, schiacciandolo con la loro intensità.

Alzò lo sguardo verso la luna.

- Pensi di farcela? - chiese.

Stavolta fu il moro a voltarsi verso di lui.

Era arrivato a dubitare di lui fino a quel punto?

- Senz'altro farò del mio meglio. Devo risolvere la situazione, è una cosa che posso fare solo io – rispose.

Il cacciatore sorrise di nuovo tra il triste ed il divertito.

L'angelo, senza accorgersene, era arrivato proprio dove lui voleva andare a parare.

Certe volte la sua ingenuità lo commuoveva.

Non doveva neanche guardarlo per sapere cosa aveva pensato, però non lo biasimava.

Come poteva?

Il comportamento di Dean nei confronti di Castiel da quando era tornato lasciava trapelare da ogni parte che non si fidava più dell'amico.

Non come prima.

Scosse la testa.

- Intendo da solo. Pensi di riuscire a fare tutto da solo? - improvvisamente si voltò e incatenò i suoi occhi verdi a quelli blu dell'angelo che per un attimo rimase senza fiato.

Per un attimo, vide in quegli occhi il Dean prima del suo tradimento.

La determinazione che ne bruciava dentro.

- Non credere che non sappia a cosa stai pensando, sei ancora un libro aperto per me. Non gravare le tue spalle di tutto il peso del mondo. -

Poi la determinazione sparì, cedendo il posto all'insicurezza, non per le parole che stava per pronunciare, ma per sé stesso.

- Non provare a sparire di nuovo, Castiel – sussurrò.

L'angelo sgranò gli occhi.

Non era preparato a quello.

Non era preparato al fatto che il Dean che in quei giorni con ogni gesto non faceva altro, anche se inconsapevolmente, che ricordargli che la tensione tra i due era colpa sua, potesse mostrare ancora tutto quell'affetto per lui.

Distolse lo sguardo alla svelta.

Ne era commosso, sapeva che c'era ancora tanto lavoro da fare, tante cose da chiarire, ma sapere che Dean c'era ancora, che ci sarebbe stato, che era pronto a prendere parte del fardello su di sé, lo rincuorava e accendeva una scintilla di speranza che credeva morta da tempo.

Fissando la luna si azzardò a chiedere

- Pensi che potrà ritornare...come una volta? -

Stavolta fu il turno del cacciatore di capire a cosa si riferisse senza che lui lo dicesse.

Attese qualche secondo prima di rispondere.

Lo sperava davvero.

Lo voleva con tutte le sue forze.

- Forse...un giorno – rispose.

Castiel sorrise di un sorriso sincero, come ormai non gli capitava da mesi.

Gli bastava.

 


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Angolo della scansafatiche: Sono pessima lo so! Scusatemi infinitamente tanto per queste assenze vergognose, ma proprio non riesco a fare di meglio. L'università mi sta distruggendo T.T. Ringrazio ancora una volta di cuore _Winchester_ per la favolosa recensione dell'ultimo capito e tutti voi che mi seguite. Ora devo scappare, alla prossima che spero avvenga prima di questa. Godetevi il capitolo che spero vi piaccia.
Baci
_Yozora_

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