Viaggio inaspettato

di Seranna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza ***
Capitolo 2: *** "Questa è Parigi!?" ***
Capitolo 3: *** "Permanenza a Londra" ***



Capitolo 1
*** La partenza ***


Quel giorno non era come tutti gli altri …
Io e mia sorella Serena avevamo deciso di partire per le vacanze. Precisamente avevamo deciso di trascorrere l’estate in Francia per frequentare un collage molto rinomato dal nome impronunciabile.
Quella mattina ci eravamo recate in agenzia per prenotare i biglietti per il volo. Avevamo intenzione di partire quella sera stessa. Avevamo preparato i bagagli con tutto il necessario, soprattutto non dimenticai i fogli dell’iscrizione, altrimenti avremmo potuto dire addio alla vacanza.
Appena entrai in agenzia ci sedemmo davanti ad una scrivania piena di carte e fogli vari, con un computer al centro. Stavamo aspettando l’arrivo della ragazza.
Io: - ti giuro non vedo l’ora di andarmene … - dissi scocciata.
S: - a chi lo dici … non ce la faccio più a stare in questo manicomio … - la adoravo quando la pensava al mio stesso modo.
Io: - che ha detto papà a proposito del nostro viaggio?- chiesi.
S: - uffa Anna te lo sto ripetendo da tutta la giornata … ha detto che è d’accordo, si preoccupa semplicemente perché siamo ancora minorenni … ma non mi ascolti quando ti parlo? – mi disse con tono di rimprovero.
Io: - scusami lo so sono la solita distratta ma che ci posso fare … e poi comunque siamo quasi maggiorenni che miseria! Si preoccupa ancora per noi – continuai scocciata - che palle …-
S: - beh dici bene! Siamo QUASI maggiorenni … questo vuol dire che abbiamo ancora diciassette anni! E poi credo sia normale che un genitore si preoccupi per i propri figli non credi? – continuò.
Io: - beh questo lo so! io voglio vivermi la mia vita da diciassettenne e non voglio persone che mi opprimono. Ma sai quante ragazze come noi vanno in viaggio studio anche se sono minorenni?  – borbottai.
S: - in realtà non  conosco nessuna persona che fa cose del genere– disse guardandomi interrogativa.
Io: - beh non è colpa mia se tu non conosci gente pazza  – dissi scherzando.
Serena mi diede un pacca su una spalla fingendosi offesa e poi mi disse: -guarda che conosco molta più gente pazza di te – mi fece la linguaccia.
Io: - beh quello che so è che tu sei la prima persona pazza che conosco ahahahah  … ma dove sta quella maledetta ragazza? – dissi sviando il discorso prima di finire in una rissa con mia sorella.
S: - quale ragazza? – domandò.
Io: - quella che si occupa dei viaggi e dei biglietti aereo – dissi scocciata.
S: - ah eccola! – disse indicandola.
Io: - scusi noi stiamo aspettando! – dissi arrabbiata.
La signorina si avvicinò scusandosi e si presentò. Aveva uno di quei nomi da ragazze stupide e da rincitrullite. Ah ecco! Si chiamava Jessica!
J: - allora ragazze cosa posso fare per voi? –
Io: - vorremmo prenotare due biglietti di sola andata per Parigi -
J: - Uh Parigi! E cosa dovete fare a Parigi? – mi chiese curiosa.
Io: - si faccia gli affari suoi e faccia il suo insignificante lavoro – risposi scontrosa. La ragazza mi guardò allibita, Serena intervenne per salvare la situazione.
S: - la perdoni … sa è nervosa di questo periodo – sparò una cazzata a caso – comunque abbiamo intenzione di frequentare un collage in Francia – rispose fin troppo gentilmente.
S:- allora ? c’è un volo per stasera? – chiese impaziente.
J: - certo! Partite stasera e arrivate domani sera a Parigi – disse poi continuò – ma necessitate dell’autorizzazione.
Cavolo! Pensai nella mia mente.
Io: - si ma i nostri genitori sono al corrente del nostro viaggio! – dissi per convincerla ma niente da fare.
J: - e chi mi dice che non stai mentendo? – disse scontrosa.
Io: - senti cosa o ti calmi o ti calmi … - ribattei.
S: - non c’è bisogno di scaldarsi … avanti Anna stai calma! – mi rimproverò.
Io: - devo stare calma? Stai scherzando? – dissi alterata – questa qui fa la sbruffona e devo stare calma? Bene! – continuai alzando la voce – senti sere vedi di risolvere tu la situazione con questa sclerata del cazzo! Già mi sono rotta le scatole! -
Con questo uscì dall’agenzia e mi allontanai. Mi sedetti su degli scalini di un palazzo poco distante dall’agenzia e incominciai ad ascoltare la musica sul mio ipod. Tra centinaia, ne scelsi direttamente una, la nostra preferita sin da sempre: California King bed di Rihanna. Era strano come quella canzone, nonostante trattasse di un tema abbastanza forte, riguardante la lontananza e la sofferenza, avesse il potere di calmarmi, trasmettendomi sicurezza e voglia di affrontare la vita, risolvendo ogni tipo di problema che si presentasse quotidianamente. Mi ricordava tanto  nostra madre. Withney, è così che si chiamava, deceduta 3 anni fa circa, a causa di un terribile incidente, avvenuto nel momento in cui, prese le sue cose per ritornare a casa, abbandonato l’ufficio di lavoro in cui lavorava come avvocato più famoso della città, fu investita da un auto, la quale, al momento dell’accaduto, incurante di ciò che fosse capitato, continuò a sfrecciare lungo la strada, lasciando nostra madre a terra, avvolta da una pozza di sangue, in fin di vita. Dopo inutili tentativi da parte dei medici di salvare la sua vita, nostra madre volò via, lasciandoci per sempre. Io principalmente, non riesco a superare il fatto che ci abbia lasciato così, da un momento all’altro, completamente da sole, affidandoci alla nostra figura paterna. Serena, invece, essendo stata quella che si è rinchiusa nel suo guscio, da allora non ha più avuto il coraggio di metter piede nella camera di nostra madre. Non parla mai di lei, e quando se ne presente l’occasione, cerca di sviare il discorso, o meglio ancora, si rinchiude nella sua camera. Nel frattempo, nostro padre ha avuto la brillante idea di rifarsi una vita, con un’altra donna, differente dalla punta dei capelli fino all’unghia dei piedi da nostra madre. Non lo abbiamo mai perdonato nostro padre, ogni tanto ci parliamo, principalmente trattando del rendimento scolastico, ma niente di più. Si chiama Penelope la nuova fiamma di papà, e nonostante sia dolce e carina nei nostri riguardi, non abbiamo un rapporto che faccia invidia al mondo, dal momento in cui non riusciamo a vedere nostro padre con una donna che non sia mamma.
Dopo aver ripensato al passato, asciugai le lacrime che erano scese sul mio viso senza nemmeno chiedermi il permesso, scacciando via ogni sorta di pensiero.
Vidi Serena uscire da quel luogo che avrei odiato per tutta la vita, con dei biglietti in mano: li aveva presi! Ce ne aveva messo di tempo, ma nonostante tutto, ce l’aveva fatta ad ottenere quei maledetti pezzi di carta, non so in che modo, e non mi interessa nemmeno.
Le andai in contro e la abbracciai così forte: finalmente potevamo realizzare il nostro sogno di visitare Parigi!!
S: - non c’era bisogno di arrabbiarsi con quella lì! – disse quasi divertita per la reazione che avevo avuto.
Io: - mi credi mi stava terribilmente sulle palle quella ragazza … ahahah – continuai ridendo.
L’importante adesso che avevamo i biglietti il resto non contava …

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Capitolo 2
*** "Questa è Parigi!?" ***


La sera stessa partimmo dall’Italia. Ebbene si eravamo italiane che in estate invece di andarsene al mare, preferivano andare a fare un viaggio a Parigi per studiare qualcosa addirittura! anche se non sapevamo cosa … probabilmente qualche lingua straniera da approfondire.
Ma quello che non sapevamo era che quel viaggio sarebbe stato più che particolare e di certo non avremmo passato l’estate a studiare.
Ci dirigemmo all’aeroporto, cercammo di fare il check-in. Nonostante fossimo inesperte seguimmo la folla di persone che pensavamo stessero andando nella nostra stessa direzione. Eravamo piuttosto confuse sul da farsi poiché era la nostra prima esperienza in un paese diverso dall’Italia. Finito il tutto salutammo papà e Penelope partimmo per una nuova avventura lontana da tutto ciò che prima ci circondava.
Passarono ore ed ore e già incominciavamo a fare progetti su come passare quelle vacanze che secondo noi sarebbero state meravigliose, certo, come no, chiuse in un collage! Per di più questo viaggio non lo volevamo affatto. Sempre colpa di nostro padre che crede poterci rendere la vita migliore spedendoci in una scuola per studiare … durante il periodo estivo! Ahh che nervi e che angoscia! Pensai.
Quando l’aereo atterrò, scendemmo velocemente per assaporare l’aria di Parigi, ma all’improvviso mi resi conto che quel posto era tutt’altro che la capitale della Francia!
Chiamammo un taxi per cercare di visitare il posto in cui eravamo capitate. Notammo che il tassista parlava in inglese e capimmo al volo di aver preso i biglietti per il posto sbagliato: Londra!
Io: -S (S era il soprannome che davo a mia sorella) ma che hai combinato? – dissi un po’ scioccata.
S: - Anna credimi non lo so! Credevo che quella ragazza ci avesse prenotato i biglietti giusti per la destinazione giusta! – continuò confusa anche lei.
Io: - maledizione! E adesso che facciamo? Dove andiamo a dormire? È notte fonda! – incominciai a preoccuparmi.
S:  - Anna vedi di calmarti se ti alteri peggiori solo la situazione … - cercò di rassicurarmi.
Io: - me lo ha fatto apposta! – dissi irritata.
S: - chi? – chiese perplessa.
Io: - come chi? Quella stronza dell’agenzia! Tanto stupida non è! Qua mi sa che le uniche ingenue siamo state noi a fidarci di quella sbandata! Lo ha fatto per ripicca! – dissi piuttosto arrabbiata – si vede che le mie offese l’hanno infastidita. -  Dovevo ammetterlo in quegli ultimi tempi ero piuttosto arrabbiata con il mondo.
S: - come ho fatto ad essere così distratta? Mi dispiace … - continuò un po’ persa nei suoi pensieri.
Io: - adesso l’importante è trovare un posto dove dormire e dove poterci sistemare … e poi chi ti dice che a Londra non ci siano collage? – ribattei per rassicurarla, anche se in realtà non avevo proprio voglia di rinchiudermi in una stupida scuola quando avevo la possibilità di non fare niente fino al mio ritorno a casa.
S: - lo spero tanto altrimenti diciamo addio alla nostra vacanza studio sister. –  
Io: - per il momento non diciamo niente ai nostri genitori, per loro noi dobbiamo essere a Parigi nel collage … e comunque vedi il lato positivo della cosa …  potremmo trascorrere una vacanza fantastica qui, dedicata al solo divertimento. – sorrisi euforica
Ci incamminammo per le strade di Londra, dopo aver pagato il taxi.
Cercammo hotel, bed and breakfast dove poter pernottare, ma niente da fare era tutto pieno … chissà per quale motivo poi … avevamo con noi una bella somma di denaro: in qualcosa papà era buono! Ci dava sempre dei soldi per le nostre esigenze in più avevamo i nostri risparmi ma in quel momento i soldi non servivano perché tanto non c’era nessun posto che avesse una camera in cui alloggiare.
Eravamo disperate al massimo e non sapevamo che fare soprattutto perché la stanchezza incominciava a farsi sentire e la lucidità veniva a mancare.
Continuammo a camminare finché non ci ritrovammo in una via piuttosto buia. A volte Londra poteva essere bellissima ma allo stesso tempo inquietante, dipendeva in che quartiere ti andavi a cacciare.
Io: - mi credi posso collassare da un momento all’altro. – dissi con il respiro pesante per la paura, il quale era mischiato ad un senso di stanchezza.
S: - beh cerchiamo di stare unite, basta che raggiungiamo una via più illuminata. – disse sicura di sé
Mi fidavo di lei. Eravamo sorelle, ma sentivo che eravamo come migliori amiche. Con lei mi sentivo libera di dire tutto ciò che pensavo senza vergognarmi. Nei periodi difficili, dopo la morte di nostra madre, non mi aveva mai abbandonata. Ci supportavamo a vicenda  e sapeva dirti sempre le parole giuste al momento giusto. Era davvero una sorella  che tutti potevano invidiare. E nonostante qualche volta litigassimo, il tutto finiva con la riconciliazione, con gli abbracci e se si trattava di qualcosa di più grave, finivamo per piangere per il dispiacere di esserci date contro. Con lei avevo vissuto le avventure più strane e più emozionanti e questa era una di quelle.
Da lontano notammo due figure sedute su di un muretto, che stringevano  qualcosa che bruciava tra le mani come un foglio di carta arrotolato: apparentemente sembrava una canna a tutti gli effetti!
Apparivano tetre, incappucciati fino al collo, come se volessero nascondere la loro identità: in un certo senso, trasmettevano inquietudine.
Ma, siccome erano le 3.00 di notte, non sapendo dove andare, né tantomeno a chi rivolgerci, ci incamminammo verso di loro, incuranti del fatto che probabilmente, visto il loro aspetto, avrebbero potuto perfino aggredirci. Chissà, magari avremmo potuto sfoggiare le nostri doti da Kung Fu Panda, in fondo, com’è solito  dire, a mali estremi, estremi rimedi. A parte gli scherzi, eravamo davvero spaventate, non avevamo idea di cosa avrebbero potuto farci, ma in ogni caso, ci saremmo difese con le unghie.
Avvicinandoci verso quelle figure, interrompendo bruscamente il discorso dei due per chiedere informazioni riguardo dove avremmo potuto trovare alloggio.
X: - senti Harry, meglio che ce ne stiamo qui, non mi va di entrare dentro quello schifo di locale, e stare lì, ore e ore a scattare foto con le fan. Oggi non ne ho proprio voglia, non è giornata.- disse il ragazzo dalla felpa blu con quella voce, che sembrava essere scocciata ma sensuale e profonda allo stesso tempo. Stava fumando una sigaretta e notai che nonostante fosse incappucciato Serena era attratto da quel ragazzo mascherato.
X: - come vuoi, per me va bene. In fondo, anche io stasera non ho voglia, per cui ti capisco. – continuò quello dagli occhiali neri che gli coprivano ancora di più il volto. Cosa davvero strana! Da quando gli occhiali si indossavano di sera?
S: scusatemi se vi interrompo … siamo venute qui a Londra e ci siamo perse … ehmm … insomma volevamo sapere dove possiamo trovare un posto dove pernottare – chiese con un velo di timore.
I ragazzi continuavano ad avere il volto abbassato, cosa che mi dava sui nervi ma cercai di mantenere la calma.  Il primo che rispose fu quello dalla felpa blu.
X: scusate ma state chiedendo alle persone sbagliate … andate via … - disse quasi come per cacciarci.
S: scusami ma non siete di Londra? – domandò leggermente confusa.
X: si lo siamo ma non parliamo con le estranee… – continuò il tipo con gli occhiali in modo indifferente.
Io: senti prima cosa vedi di levarti gli occhiali che siamo in piena notte, a meno che non sei cieco. Sei alquanto ridicolo per i miei gusti! E poi seconda cosa vedi di alzare la testa che ci sono delle persone che ti stanno parlando e non siamo invisibili. Questa si chiama maleducazione! E poi voglio capire un estraneo non ti ha mai chiesto un’informazione? Beh perché se è così vedi di farti vedere da qualcuno, perché se non rispondi a nessuno vuol dire che sei un asociale e che non cerchi di avere nessun approccio con le persone!– alzai leggermente il tono di voce mostrandomi infastidita. E fortunatamente quel ragazzo mi rivolse lo sguardo, guardandomi negli occhi, e nonostante fosse buio, in un attimo mi sembrò di vedere il paradiso, arrivando addirittura a notare una punta di dolcezza, la quale fu subito mascherata dal suo viso duro e faccia da perfetto stronzo quale era.
X: senti ragazzina vedi di levarti dai piedi … sai con chi stai parlando?- disse in modo arrogante il ragazzo incappucciato: stava cercando di difendere il suo amico probabilmente.
Quello con gli occhiali, invece, cercò di trattenere il ragazzo, per evitare di dire qualcosa di sbagliato e che si sarebbe potuto trasformare in una stupida discussione.
S: - non so con chi sto parlando dal momento in cui tu, essere insignificante, continui maleducatamente a non rivolgermi lo sguardo da persona civile. Illuminami, di sicuro non sei Johnny Depp!- disse S con un tono sarcastico, che fece ridere anche me in quel momento.
X: - Vuoi vedere chi sono realmente?! – disse sicuro di sé.
Dal ragazzo con gli occhiali uscì solo una parola: - merda! –
Eravamo sorprese dalla sua reazione, chi poteva mai essere?
Quando si tolse il cappuccio con le mani dal colore leggermente scuro rispetto al nostro, scorgemmo una figura che ci lasciò sbalordite.
Serena non era così contenta della visione che aveva davanti agli occhi. Poiché quella figura era proprio la persona che più odiava al mondo: Zayn Malik.
S: - tu!? – disse isterica         
Io: - o mio dio! – mi uscì dalla bocca accompagnato ad una risata per la reazione di Serena.
Mi avvicinai al tipo con gli occhiali e glieli tolsi e la mia reazione non fu come quella di Serena. Insomma ero sorpresa ma non lo diedi a vedere.
Io: - ah e tu sei Harry … - dissi con tono scocciato. Insomma mi aspettavo fosse lui.
H: - si e per te sono Harry Styles dei one direction– disse sicuro di sé.
Volevo assolutamente andarmene da quel posto e volevo allontanarmi da loro.
Io: - Serena andiamo via, non ho intenzione di stare con questi ridicoli … - continuai sbuffando.
H: ehi ma come non vuoi neanche una foto? – disse un po’ sorpreso. Aveva anche la faccia tosta di chiedermi se volevo una foto con lui?
Io: - non ci tengo, e comunque non sei così bello da poterti fare una foto con me! – feci per zittirlo.
H: -infatti sono bellissimo e non posso farmi foto con gente simile a te – disse con un’aria da sbruffone
Io: - senti stronzetto vedi di non fare quello che se lo crede perché altrimenti vedi che ti combino …  e poi tu mi hai chiesto di fare una foto – continuai – e andiamo per favore non voglio stare un momento di più –
S: - e dove ce ne andiamo scusa? Non abbiamo dove andare … -
Io: - da qualche parte che non sia qui … non con questi froci … - dissi per offenderli
Z: venite da noi! – propose con uno sguardo serio. Non riuscivo a capire se stesse facendo sul serio o ci stesse prendendo per il culo. Faceva tanto il gradasso e poi ci invitava a dormire a casa sua? Davvero non riuscivo a capire quale fosse il suo scopo.
S:- AHAHAHAHAHA questa è bella. Sei volevi farmi ridere, ci sei riuscito alla grande AHAHHAHAHA. Io?! Con te?! Con la persona che più odio al mondo. Scordatelo! – continuò leggermente alterata. Nonostante fossimo sorelle Serena era quella più pacata tra le due e di questo ne andavo fiera perché era lei a calmarmi nei miei sbalzi di umore. In quel momento però fui io a ragionare, notando che la proposta non era affatto male, potevamo sfruttarla a nostro piacimento. Anche se mi stavo contraddicendo in tutti i sensi … io con quelli li non ci volevo avere niente a che fare.
A:- Ser, proviamo a ragionare. Accettiamo, in fondo, come sappiamo, non abbiamo posto in cui stare. Sarà solo per qualche giorno, poi troveremo una sistemazione, te lo prometto.- dissi tranquillamente, essendo consapevole che erano la nostra unica speranza.
S:- fate meglio a mostrarci la strada, prima che cambi idea.- disse con una punta di sarcasmo. La stavo ringraziando per aver messo da parte il suo odio profondo per quel ragazzo che in realtà non era odio ma solo una cotta che si era presa per lui, chi non si innamorava di una celebrità? Soltanto che mia sorella era una ragazza che odiava coloro che si portavano a letto qualsiasi ragazza che avesse le tette e il culo, ma soprattutto non sopportava chi cambiava donna ogni volta semplicemente per sfruttarla a suo piacimento. E Zayn apparentemente somigliava ad uno di questi ragazzi, per questo era come se riservasse del rancore nei suoi confronti che probabilmente secondo lei era odio allo stato puro. Soltanto che ultimamente avevo sentito che il giovane Zayn aveva trovato una nuova gallina che gli andava dietro, una certa Perrie Edwards.
Senza neanche accorgermene arrivammo a casa dei tizi , o meglio in quella struttura che sembrava somigliare ad  una reggia, altro che casa. E come previsto, spuntarono anche gli altri tre della band: Liam, Louis, e Niall, i quali, al contrario degli stronzi che ci avevano offerto, stranamente e dico stranamente, ospitalità si presentarono con fare dolce e amichevole. Una volta ricambiato il tutto, salimmo al piano di sopra dove Liam ci mostrò quella che sarebbe stata la nostra camera per un po’. Sulle pareti, erano affisse varie foto dei ragazzi, di sicuro non era la stanza degli ospiti. Era sicuramente di Liam, visto che c’erano maggiormente sue foto, e la conferma ci fu data dal momento in cui pronunciò esattamente queste parole:
-io dormo sul divano, non preoccupatevi , starò bene lo stesso. Spero che non sia tutto in disordine, sapete non era previsto che ospitassimo delle persone a casa! – esclamò.
Apprezzammo davvero quel gesto. Notai che era molto simpatico ed amichevole e subito ebbi un approccio con lui.
Io: - Liam volevo solo dirti grazie … ma come mai non sei stronzo? – chiesi perplessa
Li: -stronzo? – chiese anche lui perplesso.
S: - già i tuoi amichetti sono veramente poco amichevoli … se lo credono un po’ troppo per i miei gusti … comunque grazie davvero – continuò lei
Li: - guarda che qui mica siamo tutti stronzi!? E poi loro non lo sono è che semplicemente vi avevano scambiato per delle nostre fan … e non so se ne siete al corrente ma sono delle pazze scatenate … ci inseguono per tutta Londra … ed è ingestibile la situazione … insomma cercate di capirli, sono costretti ad assumere un comportamento scorbutico nei confronti di ragazze della vostra età.-
Io: - guarda che abbiamo diciassette anni – dissi pensando che ci avesse scambiato per ragazze più piccole.
Li: beh lo so … ma ci sono anche ragazze della vostra età che ci seguono e poi comunque apprezzate il fatto che Zayn vi abbia invitato a stare da noi … altrimenti credo che sareste rimaste per ore ed ore a cercare un posto dove passare la notte – disse dolcemente.
S: - guarda che noi apprezziamo … non prenderla per un rimprovero quello che ti abbiamo detto insomma … - rimase senza parole, insomma Liam in un certo senso aveva girato la situazione come se adesso noi fossimo le colpevoli dell’accaduto.
Io: - comunque davvero Liam grazie per averci ceduto la tua stanza è davvero molto carina ed accogliente – conclusi.
Li: - non rigraziatemi! Basta che non mi sfasciate la camera! – urlò prima di chiudere la porta.
Il tutto si concluse con una risata di gruppo.
Sistemammo le nostre cose in camera e cercammo di andare a letto ma in quel preciso momento mi squillò il telefono, e la persona era proprio l’ultima che avrei voluto sentire: papà …
Spazio autore
Ciao a tutte ragazze. Questa è la nostra prima ff. Dico nostra perché siamo in due a scriverla!
Ieri abbiamo postato il nostro primo capitolo.
Ecco a voi il secondo adesso! Speriamo vi piaccia anche questo. Se vi va recensite anche per segnalare qualche errore nel capitolo. Cercheremo di aggiornare ogni giorno. Grazie a tutte!
 


 

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Capitolo 3
*** "Permanenza a Londra" ***


 

- ehi papà – risposi con tono stanco.
- tesoro, allora come va? Siete arrivate? – chiese con dolcezza. Ma io non avevo bisogno di dolcezza.
- ti prego non chiamarmi tesoro … piuttosto dillo alla tua cara Penelope … e comunque siamo arrivate, siamo a Parigi. – continuai cercando di scandire l’ultima frase che non era per niente veritiera, per rendere la cosa più convincente.
-potresti smetterla di essere così scorbutica per favore? – mi rimproverò. sono tuo padre- continuò con tono di superiorità.
- scordatelo, hai capito? – dissi acida – e smettila di preoccuparti per noi, non lo hai mai fatto da quando la mamma non c’è più … quindi cerca di finirla con questa farsa – continuai corrugando la fronte.
- cosa?! – mi urlò al telefono – e tutte le cose che vi compro e tutti i capricci che soddisfo? – continuò – questo lo chiami non prendersi cura dei propri figli?  Spendo un sacco di soldi per voi! -
- credi di renderci felici con dei stupidi vestiti o con un telefono nuovo? – urlai – credi che questa sia la cosa giusta? L’unica cosa che non sei riuscito a darci è stato il tuo affetto! Hai capito? – urlai più forte sull’orlo del pianto – hai cercato di colmare il vuoto che ha lasciato la mamma comprando le cose che desideravamo … ma non hai capito che l’unica cosa che volevamo era avere una famiglia più unita, piena d’amore e di affetto … cosa che non hai fatto! … …sai in un certo senso sono felice di essermene andata … non voglio starti vicino … - terminai il tutto con un singhiozzo fin troppo rumoroso che mi pentii di aver fatto uscire: non volevo mostrarmi debole ai suoi occhi.
L’unica cosa che seppe dirmi mio padre fu: - passami tua sorella … adesso … – non ebbi il coraggio di ribattere, passai il telefono a Serena e scesi giù sbattendo la camera.

Serena’s pov

Mia sorella mi passò il telefono e se ne andò sbattendo la porta.
Cercai di rispondere con tono pacato al telefono .
-hey … papà …- risposi.
 - Serena … allora siete arrivate? – chiese stanco.
 - si non ti preoccupare … – continuò lei.
- mi dispiace per tua sorella … sono davvero così cattivo come padre? … - mi chiese e in quel momento non seppi che rispondergli … perché insomma pensavo le stesse cose che gli aveva detto Anna … ero bloccata!
 - non lo so – mi uscì e in un certo senso mi sentì in colpa ma era la verità … non lo avevo mai vissuto mio padre, anzi forse da piccola ma la mia mente non ricordava niente … perciò non sapevo cos’altro dire se non quel “non lo so”. Perché era vero non sapevo come era mio padre e in un  certo senso mi sentivo spiazzata e forse un po’ colpevole.
- ti auguro una buona notte … piccola mia – mi disse un po’ affranto e stanco – ci sentiamo domani – concluse la chiamata, lasciandomi senza parole. Anzi forse mi lasciò con quel “piccola mia” che mi fece perdere un battito … non mi aveva mai chiamata in quel modo e fu una bellissima sensazione. In un certo senso mi sentivo protetta come quando ero piccola … cosa che non accadeva da anni. Tutto questo scatenato da due semplici parole. Chiusi la telefonata ma soprattutto chiusi gli occhi per far scendere quelle lacrime  conservate per troppo tempo. Forse era sbagliato quello che stavamo facendo contro nostro padre … forse potevamo rivivere il tempo perduto … forse non era tutto perso … potevamo tornare ad essere quelli che eravamo senza complicazioni … mi accasciai sul letto con il pensiero che forse un giorno saremmo potuti   ritornare una famiglia con la mamma che vegliava su di noi … perché in quel momento eravamo tutto fuorché una famiglia …

Anna’s pov

Scesi in salotto singhiozzando … i ragazzi mi videro … stavano facendo una partita a Fifa e si divertivano tra loro. Ma quelle risate vennero interrotte dalla mia presenza.
 - ehi che succede? – chiese preoccupato Liam avvicinandosi.
 - no no, solo allergia … non preoccuparti per me … - dissi per rassicurarlo.
 - sicura? – ripeté.
 - certo, mi serve solo una boccata d’aria … - dissi sicura.
 - ok, però torna presto – continuò

Me ne uscì da quella casa e andai in giardino. Notai che avevano una magnifica piscina, era molto grande. Improvvisamente mi venne la voglia di buttarmi per farmi avvolgere dall’acqua fredda.
Mi tuffai, e lasciai che l’acqua mi avvolgesse e mi isolasse dal mondo esterno. Trattenni il respiro per un po’, finché non senti un tonfo, segno che qualcuno si era tuffato insieme a me. Sentì che qualcuno mi aveva preso per i fianchi per portarmi a galla.

- ehi ma sei impazzito chiunque tu sia? – chiesi arrabbiata.
 - tu sei impazzita, scusa eh? Che fai? – mi urlò Harry
 - mi schiarivo le idee – dissi tranquillamente.
 - si … e come scusa? Volevi morire annegata? – mi rimproverò.
 - mi sembrava rilassante … - dissi un po’ in colpa.
- rilassante?! – urlò isterico – ti tuffi in piscina di notte? – continuò con voce stridula, non voglio avere morti nella nostra piscina – mi rimproverò.
 - senti già sto in brutto periodo della mia vita quindi vedi di moderare il tono di voce – dissi sempre molto calma. Non volevo avere inutili discussioni, già ne avevo avute troppe durante la giornata.
 - capisco … scusa – si calmò e rise, e quel sorriso troppo bello, accompagnato dai capelli bagnati che gli scivolavano sul viso, e quegli occhi meravigliosi che mi facevano impazzire … erano di un color indefinito … simile allo smeraldo … - e comunque se volevi farti il bagno potevi anche metterti il costume – continuò. Fece ridere anche me.
 - lo so faccio solo pazzie … - risi ancora.
 - bene almeno ti ho fatto ridere – disse uscendo dalla piscina – ho visto che stavi piangendo … e non dire che non è così … non hai nessuna allergia non è vero? … - continuò dandomi una mano per uscire dalla piscina e porgendomi un telo con cui asciugarmi.
 - cosa te lo fa credere? – dissi incupendomi leggermente e abbassando lo sguardo.
 - so distinguere un pianto da un’allergia … - rise. Era troppo allegro quel ragazzo – e poi avevi tutto il trucco sciolto – continuò toccandomi la guancia per togliere il residuo di mascara che mi faceva sembrare un panda. In quel momento stavo morendo dentro … forse per il suo gesto troppo spontaneo o forse per il suo tocco così delicato. Sta di fatto che arrossì terribilmente a quel movimento che mi sembrava quasi una carezza.
 - ti prego non dirlo a nessuno – dissi con le lacrime agli occhi.
 - a chi lo dovrei dire scusa? Non metterei mai in cattiva luce una persona che non conosco … e poi sulla base di quale fatto? – continuò sorridendo
 - sei simpatico – dissi senza pensare. Mi uscivano le parole di bocca senza un filo logico: ero ufficialmente distrutta e troppo stanca.– pensavo fossi più stronzo – continuai ridendo.
 - chi ti dice che non lo sia? – ribatté alzando un sopracciglio.
 - beh … allora stai alla larga – dissi cercando si scacciarlo.

Lui cominciò a ridere come uno stupido e incominciai a ridere anche io senza motivo.

 - allora mi vuoi dire perché stavi così? – mi chiese con un sorriso smagliante.
 - è una lunga storia – continuai.
 - abbiamo tutta la notte – ribatté.

Mi sorprese per come mi rispose … non me lo aspettato … era davvero interessato a quello che mi era capitato?
Sentì che mi potevo fidare così gli raccontai quella che era la mia vita di merda.

 - non so come andare avanti … - continuai ed incominciai a piangere silenziosamente.
 - non preoccuparti vedrai che risolverai i tuoi problemi … io non so come aiutarti … non ho vissuto tutto questo … - disse cercando di asciugarmi le lacrime con dolcezza.
 - credevo di dover essere acida con te ancora per molto – dissi per sdrammatizzare il discorso deprimente.
 - ahahaha … abbiamo iniziato con il piede sbagliato … mi dispiace – continuò parlando silenziosamente. Era davvero tardi. E in un certo senso non era una cattiva persona, anzi era molto simpatica. È sorprendente come le persone possano cambiare in così poco tempo.
 - Harry figurati … scusami tu … sono stata troppo acida … - dissi con lo sguardo basso – beh credo che l’importante si che tutto si sia risolto no? – domandai ancora.
 - certo … almeno per noi! – disse sorridendomi riferendosi a Zayn e a mia sorella.
 - è tardi devo andare – conclusi.

Lo salutai, salì in camera e notai che mia sorella dormiva beata. Mi asciugai i capelli senza fare rumore e mi misi il pigiama. Mi accasciai sul letto, ormai stanca, con il pensiero di aver passato una giornata del tutto fuori dall’ordinario.


Spazio Autore.
Ciao ragazze ecco a voi un nuovo capitolo. Ci scusiamo se abbiamo aggiornato in ritardo e naturalmente se vi va potete recensire, anche per segnalare errori presenti nel testo.
Speriamo lo apprezziate.
Grazie a tutte!

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