Ouran Host Club - Gemini Syndrome

di Lady Cheshire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- First day at Ouran ***
Capitolo 2: *** 2- Benvenuta nell' Host Club ***
Capitolo 3: *** 3- Preda e Predatore ***
Capitolo 4: *** 4 - Pioggia ***
Capitolo 5: *** 5- Look into my eyes It's where my Demons hide ***
Capitolo 6: *** 6- On Top of the World ***
Capitolo 7: *** 7- Ti va di ballare? ***
Capitolo 8: *** 8- Neve e Farfalle ***
Capitolo 9: *** 9- Natale con l'Host Club ***
Capitolo 10: *** 10- Febbre ***
Capitolo 11: *** 11- Via dalla tempesta ***



Capitolo 1
*** 1- First day at Ouran ***


First day at Ouran

I corridoi della scuola parevano deserti, erano a metà della lezioni, e tutti gli studenti erano nelle rispettive aule a seguire le lezioni mentre una professoressa accompagnava un ragazzo verso la sua nuova classe. Un aspetto atipico, per essere un ragazzo. Era di statura media, di costituzione esile, anche se la divisa dell’Ouran gli calzava a pennello e lo faceva sembrare ancora più slanciato di quanto non fosse.
  «Nervoso per il primo giorno?» domandò cordiale la professoressa, mentre si fermavano davanti all’aula.
«Come potrei sentirmi nervoso con una presenza rassicurante come la sua?» scherzò il ragazzo con un sorriso affascinante, che fece arrossire la donna. Anche se, dentro di se, era tremendamente nervoso. Era la prima volta che interagiva con dei suoi coetanei per più di due ore… quelle erano ben 5 ore, per 6 giorni alla settimana.
  «Meglio così Ishikawa… entriamo» disse la donna, entrando in classe precedendolo «Allora ragazzi, da oggi avremo un nuovo studente con noi. Per lui è in assoluto la sua prima esperienza scolastica ed è qui grazie ad una delle borse di studio rilasciate dalla scuola, quindi vi prego di essere disponibili nei suoi confronti, ok? Entra pure» lo presentò la donna, mentre il ragazzo, fuori dall’aula, si era legato i capelli corvini in una coda bassa. Era strano per un ragazzo portare i capelli lunghi, eppure i suoi arrivavano fin quasi alla vita, mentre dei ciuffi ribelli gli incorniciavano il viso, dandogli un’aria misteriosa, accentuata dai profondi occhi blu e l’elegante neo che aveva sotto l’occhio destro.
  «Ragazzi, lui è Yuki Ishikawa… Vuoi dire qualcosa?»
«Buongiorno a tutti, è un piacere essere qui. Spero che vi prenderete cura di me» si presentò Yuki sfoderando il suo miglior sorriso che, a giudicare dai versi di apprezzamento delle ragazze, aveva funzionato. Solo una non aveva reagito, una ragazza abituata ad essere circondata da ragazzi bellissimi, una ragazza con la divisa maschile.
  «Bene, il posto davanti a Fujioka è libero, puoi sederti li… Harui, posso affidarti il nuovo arrivato?» domandò la professoressa a quello che, oggettivamente, era lo studente più affidabile della classe.
 «Certamente» rispose Harui con un sorriso, mentre il nuovo arrivato si sedeva davanti a lei
    «Ehi, lui è qui con la borsa di studio? Sarà un povero come Harui?» domandò Hikaru al gemello, senza preoccuparsi e Harui, seduta in mezzo, potesse sentirli
     «Forse, eppure indossa la divisa regolare…» rispose Kaoru
 «Voi due…» sospirò Harui irritata, mentre Yuki si voltava verso di lei, guardandola intensamente
«Hai dei lineamenti molto delicati per essere un ragazzo…» disse lui, mentre i tre sussultavano, convinti che la ragazza venisse scoperta. Anche dopo la fine del primo anno di scuola, avevano deciso di mantenere ancora il segreto di Harui, fino al giorno del diploma «Sono sicuro che andremo molto d’accordo» ammiccò ancora il ragazzo, per poi voltarsi.
-Che sia gay?- pensarono i tre ragazzi, leggermente confusi, mentre Yuki si voltava per seguire le lezioni. La giornata era passata piuttosto velocemente e molto meglio di quanto il ragazzo si potesse aspettare, i suoi nuovi compagni di classe erano disponibili nei suoi confronti, e i tre seduti dietro di lui si erano dimostrati gentili e simpatici, forse un po’ strani.
     «Ehi novellino, Harui pensava ti avrebbe fatto piacere fare un giro da noi oggi» chiese Kaoru al ragazzo mentre lui si preparava per andarsene
«Mh? Da voi?» domandò confuso Yuki mentre chiudeva la borsa
 «Si, facciamo parte di un club e abbiamo un numeroso afflusso di persone, sono per lo più ragazze, ma potrebbe aiutarti ad ambientarti» spiegò calma Harui
«Sembra interessante, ma purtroppo oggi non posso proprio...» disse lui, mentre uscivano dall’aula. Gli dispiaceva davvero, gli avrebbe fatto davvero piacere conoscere altre persone, ma quel giorno aveva un impegno che proprio non poteva rimandare.
 «Oh, non ti preoccupare, ci riuniamo tutti i pomeriggi. Passa quando puoi, mi farebbe molto piacere, siamo nell’aula di musica n° 3. Solo una cosa, quando entrerai, non spaventarti se quello che vedrai sarà… un po’ strano, ok?» disse ancora Harui con un sorriso
«Grazie, me ne ricorderò» rispose Yuki
    «Bene, speriamo di vederti presto baci, abbracci, ora andiamo!» disse Hikaru velocemente, trascinando via Harui
     «Scusalo, è un po’ irruento» si scusò Kaoru, giustificando il fratello «Ci vediamo domani» lo salutò il rosso.
Fuori dal cancello della scuola una macchina scura aspettava Yuki, e lo portò velocemente davanti agli studi televisivi. Era entrato di corsa e percorso con euforia i corridoi dei camerini per entrare nel suo. Si cambiò velocemente, liberandosi delle scomode fasce che le stringevano il seno e indossando il costume di scena e correndo fuori. Veloce come il vento, da Yuki era diventata Aoi ed era corsa sul palco allestito per lei, mentre i fari le illuminavano il viso, la base musicale partiva e lei sentiva l’adrenalina correrle sotto la pelle. Si, era una ragazza, ed era una cantante anche abbastanza famosa, e ciò le impediva di frequentare la scuola. E quale modo migliore per andarci comunque, se non diventare un’altra persona?
«It’… SHOW TIME!»

Lady Cheshire: Ok, sono un po' nervosa, è la prima volta che scrivo in questo fandom quindi siate clementi :) era un po' che avevo in mente questa storia, spero che piaccia a qualcuno e che me lo facciate sapere ^^ So che questo annuncio non sarà letto da nessuno, ma ci provo lo stesso: ANNUNCIO! In questa storia, la protagonista vivrà dei momenti con i nostri amati Host (escluso Tamaki, ovviamente, poichè è troppo innamorato per tradire Harui) quindi avverto fin da subito, i lettori che avranno voglia, potranno lasciare dei suggerimenti su delle scene che vorrebbero vedere tra Aoi e i ragazzi e sulla sua scelta finale :) Spero di avervi incuriosito ^^

 

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Capitolo 2
*** 2- Benvenuta nell' Host Club ***


2- Benvenuta nell' Host Club

Il secondo giorno di Aoi fi decisamente più movimentato del primo. Non per le lezioni, quelle si svolsero regolarmente e senza intoppi, se non si contavano gli schiamazzi dei due gemelli dai capelli rossi seduti dietro a lei. Li aveva riconosciuti, quei capelli erano difficili da dimenticare, specie se poi affiancati a personalità come quelle dei gemelli e della loro madre, i capelli rossi erano un tratto somatico della famiglia Hitachiin. Li aveva visti in una foto mostratele dalla madre dei ragazzi, che da un anno creava tutti i suoi costumi di scena, e non si era dimenticata di quei sorrisi furbi e di quegli occhi che sembrano scrutarti l’anima, pronti a cogliere i tuoi segreti o in che tasca tieni il portafogli. Erano simpatici, anche se forse un po’ chiassosi, ma tenevano alto il morale della classe. La ragazza quel giorno decise di fermarsi a scuola e passare, come le aveva chiesto Harui il giorno prima, dall’aula di musica del terzo piano, anche se vi mise più tempo del previsto, quell’istituto era enorme e ci impiegò quasi mezz’ora per trovare l’aula di musica… anche poiché lei si aspettava, ingenuamente, di sentire della musica.
«Finalmente eccola qua…» disse quando si trovò davanti all’aula. Era un po’ incerta, Harui le aveva detto che avrebbe potuto trovare qualcosa di strano al di la di quella porta, ma non sapeva davvero che cosa aspettarsi
«Beh, non può esserci nulla di pericoloso… siamo in una scuola, dopotutto» si disse tra se, mentre abbassava la maniglia e veniva invasa dal profumo di rose come se una folata di vento glielo avesse sbattuto in faccia.
  «Benvenuta» dissero delle voci maschili davanti a lei. Si era ritrovata davanti ad un ragazzo alto e biondo, uno un po’ più basso con gli occhiali, uno altissimo e uno bassissimo... Ma dei compagni di classe nessuna traccia. Che si fosse sbagliata? Tornò un attimo sui suoi passi, sporgendo la testa fuori dall’aula e controllando la targa.
«No, l’aula di musica è questa… uhmmm…» disse tra se, portandosi una mano sotto il mento, mentre i quattro ragazzi la osservavano.
   «Hei, Tama-chan, ma quello è un ragazzo? Hai i capelli luuuunghi» disse il ragazzetto con tono infantile
 «Così sembrerebbe…» rispose il ragazzo con gli occhiali, mentre appuntava qualcosa su un block notes nero
  «Benvenuto, devi avere ottimi gusti, se sei venuto da noi…» disse il ragazzo biondo facendosi vicino ad Aoi che colse, nei suoi occhi, una sfumatura violacea e particolare.
«Gusti? Io sono qui su invito di…»
  «Ah, non serve mentire, qui siamo molto aperti come mentalità» la interruppe il biondino
«Ma io non sto mentendo! Stai seriamente pensando che io sia finocchio?!» sbottò irritata la ragazza. La parte migliore dell’essere un ragazzo, era che nessuno le impediva di lasciare le sue emozioni a briglia sciolta. Difatti la sua irruenza aveva destabilizzato il ragazzo, che non si immaginava tanta schiettezza.
   «Beh, se sei qui… questo è un Host Club quindi… ecco… io pensavo…» balbettò il ragazzo, mentre si torceva le mani, nervoso, e venne interrotto da un’altra voce
  «Ishikawa! Sei passato!» esclamò Harui correndole incontro con il suo solito sorriso
   «Harui! Chi è questo tipo?!» sbottò il biondo, ma venne ignorato da entrambe
«Beh, te lo avevo promesso no? Ma… mi spiegheresti chi sono loro e perché questo qui pensa che io sia frocio?» domandò la ragazza
  «Loro? Loro sono gli altri membri del club e lo pensa perché questo è un’Host Club» rispose Harui
«Si, il biondo li aveva detto una cosa del genere… quindi voi passate il tempo per chiacchierare con le ragazze?» domandò ancora Aoi
  «Si, in sostanza è quello che facciamo»
«E vi fate pagare?»
  «Si.. anche se qui sono tutti pieni di soldi da fare schifo» sospirò Harui con un sorriso mesto, oramai era abituata agli strani vezzi dei suoi amici
«Interessante…» disse semplicemente Aoi
  «Bene, ora le presentazioni! Il ragazzo con il blocco, è Kyouya Ootori, terzo anno, il ragazzo alto è Takashi Morinozuka, noi lo chiamiamo semplicemente Mori, e frequenta il primo anno di università insieme al ragazzo che sta abbracciando il coniglio rosa, lui è Mistrukuni Haninozuka, ed è anche suo cugino» a quella constatazione Aoi sgranò gli occhi, non sembravano minimamente parenti! E quel ragazzino non aveva per niente l’aria di un universitario! «I gemelli già li conosci, poi ci sono io… mentre il babbeo qui davanti è Tamaki Shou» disse infine Harui, concludendo le presentazioni, mentre i gemelli si erano uniti al gruppo.
    «Ehi, ben arrivato Ishikawa» la salutarono i due ragazzi, portandosi ai suoi fianchi e posandogli un braccio sulle spalle ciascuno
«Grazie… ma credo che dovreste andare… vedo un sacco di ragazze in attesa…» disse Aoi, osservando gli occhi che, luccicanti, osservavano da sopra i divanetti i ragazzi riuniti insieme. -In effetti- pensò Aoi –Di roba da vedere ce n’è eccome..-
E velocemente i ragazzi si erano dileguati, tornando tutti al loro lavoro e lasciando Aoi da sola, così decise di sedersi su un divanetto li vicino, aspettando che accadesse qualcosa.
    «Ehm… scusa, sai dove dobbiamo andare per le richieste?» le domandò una voce femminile. Aoi si voltò con calma e con un’intonazione ironica e un sorriso sornione, rispose
«Mi spiace deludervi, ma non è affar mio… ma potete sempre sedervi qui, agnellini» disse con voce roca, la migliore che con mesi e mesi di prove e lezioni di canto era riuscita a realizzare, il che fece arrossire le due ragazze che, timidamente, accettarono l’invito.
    «Ehm… scusa… ma tu…» azzardò la prima
«Si?»
    «Ecco… tu sei… un nuovo membro? Potrei richiederti?» domandò la seconda
«Mi dispiace agnellino, ma non posso limitarmi ad una sola di voi, sarebbe ingiusto.. non credi?» rispose Aoi, prendendo il mento della ragazza tra le dita, e avvicinandosi a lei. Si divertiva un mondo a comportarsi in quella maniera, anche se non aveva la benchè minima idea di perché si comportasse come il suo amico, però ora capiva perché lui lo faceva tanto spesso, era troppo divertente!
    «Benvenute» li interruppe Kyouya «Voi eravate in lista per Tamaki vero? Vi sta aspettando» disse gentilmente, mentre le ragazze si dirigevano verso il ragazzo, lasciando Aoi sogghignante e divertita.
    «Vuoi rubarci le clienti per caso?» domandò Kyouya scettico
«No, semplicemente mi divertivo… le ragazze di qui sono così frivole» disse Aoi, osservandole mentre arrossivano per poche parole sussurrate
    «Non sono tutte così» replicò il ragazzo
«Beh, io ancora non ne ho conosciute» disse ancora lei, alzandosi. Kyouya la superava di una buona spanna, ma non abbastanza da impedirle di guardarlo negli occhi scuri, nascosti dalle lenti degli occhiali.
    «Sei sicuro?» domandò ancora lui con un sorriso ironico. Cosa intendeva chiedendole se era sicuro? Che avesse intuito qualcosa? In fondo aveva la faccia di uno intelligente, eppure lei era convinta di aver recitato bene la sua parte.
«Sicuro» rispose laconica, dando il via ad una sfida di sguardi con il ragazzo, tanto che nessuno dei due si accorse che Honey correva con un vaso di fiori in mano, ma senza prestare attenzione a dove andava. Solo Hikaru, poco distante se ne era accorto. Tutto successe molto in fretta: Honey inciampò nei suoi piedi, facendo volare il vaso, Aoi si era voltata verso Honey mentre Hikaru correva verso di lei. Alla fine Hikaru si era ritrovato steso a terra con la ragazza lunga e distesa sopra di lui, entrambi fradici e coperti da petali rossi.
     «Perdonatemi… Hika-chan, Yuki-chan…» si scusò Honey facendo gli occhi da cucciolo, sinceramente dispiaciuto
   «Non preoccuparti senpai» sussurrò Hikaru, mentre guardava Yuki, e sentiva che in quel ragazzo, c’era qualcosa che non andava… un qualcosa di troppo.
«Capita…» disse semplicemente Aoi, alzandosi il più velocemente possibile, nel frattempo erano arrivati anche gli altri
     «Kaoru? Stai bene?» chiese il ragazzo al fratello
  «E’ tutto a posto? Niente di rotto?» domandò ancora Harui, avvicinandosi ad Aoi
«Si, è tutto a posto» rispose lei, allontanandosi e chiudendosi la giacca. Se la camicia fosse diventata trasparente si sarebbero intraviste le fasciature, e non poteva permettersi un passo falso… anche se i capelli che continuavano a gocciolare non facilitavano il compito.
    «Ragazzi, abbiamo delle divise di cambio, andate a cambiarvi… dovremmo avere anche un phon» disse Tamaki, mentre Kyouya porgeva ai due delle buste. Ma dove le aveva tirate fuori?
«Vi ringrazio» disse Aoi, prendendo una busta, e si diresse sul retro, iniziando a cambiarsi… anche le bende si erano bagnate, non poteva levarle, ma neanche rimanere con il busto umido con li rischio di ammalarsi. Mentre cercava una soluzione cercava di asciugare i capelli, si era tolta la camicia nella speranza che il calore del phon asciugasse anche le bende, per arginare il pericolo raffreddore, la tendina si era scostata un poco.
    «Senti, ti ho portato una camicia più piccola, mi sa che quella di sta… gran…de…» era Hikaru, a cui le parole erano morte in gola, e che ora la fissava ad occhi sbarrati, notando che quel qualcosa di troppo che aveva sentito poco prima era il seno della ragazza, nascosto dalle bende strette attorno al busto. Aoi reagì d’istinto, afferrando il polso del ragazzo e trascinandolo dentro al camerino, sperando che nessuno lo avesse visto.
«Non devi dirlo a nessuno, chiaro?!» lo ammonì la ragazza
    «Sei una ragazza?» domandò retorico lui, mentre arrossiva fino alle orecchie. Quelle davanti a lui erano forme diverse da quelle di Harui, a cui si era abituato
«Grande Capitan Ovvio! Non devi dirlo a nessuno! Nemmeno ai tuoi amici, nemmeno a tuo fratello! Nessuno deve sapere chi sono» disse lei, infilandosi la camicia, per fortuna non si era tolta i pantaloni che, posandosi sui fianchi della ragazza, ne nascondeva la forma «E ora esci, o si insospettiranno»
    «Qual è il tuo nome?»
«Giuri di non dirlo a nessuno?»
    «Si» affermò il ragazzo
«Mi chiamo Aoi Yamashita…» sussurrò la ragazza
    «Quella? QUELLA YAMASHITA?!» urlò sorpreso il ragazzo, mentre Aoi gli premeva le mani sulla bocca e lo bloccava contro lo specchio
«Zitto! Vuoi che lo sappiano tutti?!»
    «Scusa… è che io e Kaoru siamo tuoi fan» confessò il ragazzo con un mezzo sorriso
«Davvero? Oh… grazie allora… ma ora vai, e cuciti la bocca. Se mi scoprono mi assaliranno tutto il giorno, e addio normalità» disse spingendo il ragazzo fuori dal camerino. Finì di cambiarsi, anche se la giacca le andava un po’ larga e la cravatta era lunga, almeno era asciutta, diede anche una sistemata ai capelli e uscì, trovandosi davanti una visione orribile.
Kyouya la osservava in silenzio, appoggiato contro la parete, le labbra stese in un sorriso a metà tra il malefico e il sorriso dei cattivi dei cartoni animati, gli occhi illuminati da una strana luce. Aoi deglutì rumorosamente, mentre cercava in fretta una via d’uscita, ma l’unica era proprio alla destra del ragazzo il quale, imperterrito, continuava nel suo silenzio. Aoi decise di tentare, quindi si diresse verso l’uscita, che l’avrebbe riportata nella sala del club, a testa alta e ignorando il senpai. Proprio mentre passava accanto al compagno più grande, quest’ultimo le afferrò il polso, fermandola.
«Hai bisogno?» domandò lei, cercando di sembrare indifferente
   «Sei stata brava…. Nemmeno io c’ero arrivato» disse lui, avvicinandosi, mentre lei indietreggiava, seppur sempre a testa alta. Come un’animale selvatico, quel ragazzo la intimoriva. Preda e predatore.
«Arrivato dove?»
   «Sei una donna, ma lo hai nascosto bene… se non avessi sentito la tua discussione con Hikaru, probabilmente non ci sarei arrivato» confessò con un certo sforzo lui
«Anni di scuola di recitazione» disse semplicemente lei. Oramai era con le spalle al muro, sapeva che il ragazzo con avrebbe mai mantenuto il suo segreto
   «So chi sei, i ragazzi del club ti apprezzano come cantante. Ma se sei famosa, perché nascondersi?»
«Appunto perché sono famosa… Volevo andare a scuola normalmente»
   «E perché l’Ouran? Potevi andare in una comune scuola di periferia» disse lui
«Quello è stato un caso…» sussurrò lei «Ma ora parliamo di cose importanti!» esclamò ancora Aoi
   «Del tipo?»
«Mi sembra inutile chiederti di mantenere il silenzio»
   «Sarebbe uno sforzo inutile e senza profitto» rispose lui
«Senza profitto dici? Ma tu sai chi è la famiglia Ishikawa?» chiese lei ironica
   «Al momento non mi sovviene»
«Siamo i proprietari di una famosa ditta farmaceutica, nonché produttrice di macchinari medici» asserì lei, con un sorriso vittorioso sul volto
   «E questo in cosa mi riguarderebbe?»
«Il tuo cognome non mi è nuovo, gli Ootori gestiscono una catena di ospedali in tutto il paese… Potremmo collaborare, non farebbe comodo alla tua famiglia avere a che fare con chi produce i farmaci per i pazienti?» domandò lei, inarcando il sopracciglio sinistro e l’aria di chi ha già vinto
   «… Un interessante punto di vista…» ammise lui, in effetti procurare un’alleanza del genere alla sua famiglia gli avrebbe fatto guadagnare punti agli occhi del padre «Ci sto, manterrò il tuo segreto, ma non ti aiuterò… dovrai continuare a nasconderlo a tutti da sola»
«Perfetto, non hanno l’aria molto sveglia» rispose lei, allontanandosi
   «Non sottovalutarli.. Tamaki è un’idiota, ma gli altri no»
«Lo terrò a mente… Allora? Affare fatto senpai?» domandò Aoi, porgendo la mano al ragazzo. Lui fece nuovamente quel ghigno che gli aveva visto poco prima, le prese la mano
   «Affare fatto.. e benvenuta nell’Host Club, Aoi Yamashita» disse lui, portandosi alle labbra la mano della ragazza, in un elegante baciamano, che la fece arrossire.
«…CHE COSA?!»


Lady Cheshire: Perfetto, secondo capitolo pubblicato :) é un po' lungo, purtroppo qui avevo un po' di cose da dire e si è allungato a vista d'occhio, ma spero che piaccia a qualcuno ^^ Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente, mi ha fatto molto piacere, e spero di vedere altre recensioni per questo capitolo. Anche per questo capitolo lascio l' AVVISO a chi è interessato, questa è una storia interattiva, le lettrici (dubito ci siano lettori, se ci sono mi scuso xD) potranno chidere momenti e scene con gli Host e partecipare attivamente allo sviluppo della storia e alla scelta di Aoi!! Detto questo vi lascio, spero di rivedervi al capitolo tre! :D

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Capitolo 3
*** 3- Preda e Predatore ***


Preda e Predatore

Era confusa, come ci era finita in quella situazione? Tutto era iniziato la scorsa settimana, quando Kyouya-senpai l’aveva fatta entrare di forza nell’Host Club, dicendole che l’alleanza delle due famiglie era il pezzo per il silenzio con il preside e la scuola, ma la partecipazione al club, era quello per il silenzio con gli altri membri. Nei giorni successivi a quel fatto, era rimasta assente da scuola perché doveva fare diverse prove per il concerto che, la prossima domenica, avrebbe tenuto poco lontano da Tokyo. La cosa che però la metteva più a disagio, era che quel pomeriggio avrebbe fatto visita a casa Hitachiin per la prova dei costumi di scena e il fatto che Hikaru l’avesse scoperta la rendeva irrequieta.
    «Buongiorno Ishikawa!» la salutò Kaoru davanti a lei
«Buongiorno a te Hitachiin» rispose a lei, rivolgendosi anche ad Hikaru, che l’aveva salutata con un cenno della mano per poi andarsi a sedere. Apparentemente sembravano identici, vivevano in simbiosi e parlavano insieme, ma emanavano due aure completamente diverse, se si prestava attenzione a quelle, e al loro modo di comportarsi, si notava quanto in realtà fossero diversi. Mentre Hikaru era scoppiettante e un po’ infantile, Kaoru era un po’ più calmo e maturo, rispetto al gemello. Questa differenza la si notava anche solo nel loro sorriso.
    «Vedo che sei tornato, che cosa era successo?» gli aveva chiesto ancora Kaoru, mentre si sedeva al suo banco
«Non sono stato molto bene e sono rimasto a casa qualche giorno»
    «Ah, giusto, la prof ci aveva detto che sei di salute fragile… se dovessi aver bisogno di qualcosa chiama pure il club, il Lord non vede l’ora di fare irruzione nelle case degli altri» scherzò lui, strappando un sorriso alla ragazza
«Ahah, va bene me ne ricorderò Hitachiin» rise lei
    «Suvvia, adesso facciamo parte dello stesso club, puoi chiamarci per nome, Yuki, vero Hikaru?» domandò al gemello
   «Si… giusto oramai Ao-Yuki, fa parte del gruppo» asserì il ragazzo, correggendo da solo il suo errore. Stava per chiamarla Aoi, doveva fare più attenzione.
«Allora grazie, Kaoru, Hikaru» ringraziò con un sorriso. Erano due dolci ragazzi, come gli altri del club, avrebbe voluto non tenere segreta la sua identità a tutti… ma non poteva perdere contro quel demone coi capelli neri! Era questione di principio!
  «Cosa confabulate voi tre?» domandò Harui mentre posava la cartella sul banco
«Nulla Fujioka, si parlava del più e del meno»
    «Parlando di cose inutili!» disse Kaoru cambiando discorso «Avete sentito che la Yamashita si esibirà poco lontano da Tokyo questo fine settimana?»
   «Certo che lo so, te l’ho detto io stamattina!» esclamò ironico Hikaru, mentre lanciava uno sguardo verso Aoi
  «Davvero? Caspita, mi piacerebbe poterci andare» disse Harui piano, mentre tirava fuori il quaderno
«Fujioka, anche tu sei un suo fan?» domandò Aoi, stupita che un ragazzo serio come lui fosse fan di una Idol
  «Si, me l’hanno fatta sentire loro una volta e abbiamo finito per appassionarci tutti noi del club… Persino Kyouya-senpai l’ha definita “una voce degna di nota”» rispose Harui sorridente
   «E non è poco…»
    «Contando che l’ha detto Kyouya-senpai» dissero i gemelli, completandosi la frase a vicenda. Aoi dovette ammettere a se stessa che le faceva piacere sentire che era apprezzata, specie dai ragazzi che vedeva tutti i giorni… Persino da Kyouya.
   «Comunque Harui, noi pensavamo di andarci, ti va di venire con noi?» propose Hikaru all’amico
  «Non posso pagare il biglietto… e poi devo studiare»
    «Il biglietto te lo paghiamo noi, ovviamente. E’ un invito galante il nostro… e non accetteremo un no come risposta» disse Kaoru con un sorriso vittorioso, mentre Harui sospirava con finta esasperazione, ma dal sorriso si capiva che in realtà ne era felice. In quel momento Aoi decise che, in quel concerto, avrebbe dato il 110% sapendo che i suoi amici erano presenti nel pubblico
«Verranno anche Tamaki  e gli altri?» domandò la ragazza, mentre si sedeva al banco e il professore entrava in aula
    «Io non vorrei, ma se lo facessimo a sua insaputa probabilmente il Lord metterebbe il broncio» disse Kaoru sospirando
  «E poi finirebbe chiuso nel ripostiglio di casa mia a far crescere funghetti a caso, mentre mio padre si metterebbe a urlargli contro» continuò il moro, scuotendo la testa rassegnato
   «Come l’ultima volta che ci hai telefonato disperato per venirlo a recuperare!» esclamò Hikaru ridendo e trascinando gli altri con se. Finite le lezioni, c’era la sua prima riunione del club e si era stupita quando aveva visto quante richieste avesse già… dodici solo nelle quattro ore che avrebbe passato li.
«Ma com’è possibile? Non sono nemmeno venuto negli ultimi giorni» disse lei, osservando il foglio con le firme delle ragazze
     «Beh, evidentemente le due ragazze dell’altro giorno devono averti fatto pubblicità» disse Kyouya spuntando alle spalle di Aoi, che sobbalzò leggermente
«Ma non sapevano ancora che fossi un’ Host… non lo sapevo nemmeno io»
     «Beh, diciamo che potrebbe esserci il mio zampino» disse ancora lui, sistemandosi gli occhiali sul naso sottile. La vedeva solo Aoi l’inquietante aura nera che lo circondava?
      «Mammina!!»sentirono urlare i due, Aoi sorpresa e Kyouya esasperato «Harui ha detto che non mi vuole e che andrà da sola con i gemelli diabolici!! Fai qualcosa!» supplicava Tamaki abbracciando le ginocchia dell’amico –Mammina?!- pensò confusa Aoi, guardando la scena con occhi sgranati
     «Papino, non dovresti smetterla di chiedermi di influenzare le scelte di Harui? Sai benissimo che non posso farlo… intanto dove dovrebbero andare?» domandò Kyouya, reggendo il gioco e stupendo Aoi
      «Vanno al concerto di Aoi e non mi vogliono!»
     «Sei abbastanza grande da andarci da solo, potresti sempre fingere di trovarti li per caso» disse Kyouya continuando a scribacchiare sul suo blocco
      «Giusto! Nessuno avrà da ridire se mi trovo li per puro caso» esclamò convinto il biondo, per poi tornare al suo lavoro
«Ma è davvero convinto che i gemelli crederanno a quella storia?» domandò scettica Aoi, alzando il sopracciglio destro
     «Si. E imparerai a comprendere che, per il quieto vivere il questo club, la felicità del nostro Lord è essenziale» le rispose lui, mentre guardava Tamaki sbandierare allegramente in faccia ai gemelli che lui sarebbe stato li “per caso”, mentre Harui portava una mano alla fronte con fare esasperato
«Penso di aver afferrato il concetto… Se il Re è felice, tutto continua serenamente» affermò la ragazza «E tu? Non vai li “per caso”?» domandò sorniona la ragazza
     «Dovrei? Non vale due ore di macchina quel concerto» disse lui, senza guardarla
«Mh.. peccato, dicono che sia brava..» insinuò lei
     «Mh.. ti dico un segreto Ishikawa» disse lui calcando il cognome falso della ragazza e avvicinandosi all’orecchio di quest’ultima, facendola arrossire un poco, troppa vicinanza la metteva a disagio, specie se così in pubblico. Le aveva soffiato nell’orecchio per poi dirle «Se non fili a lavorare mi metto a cantare come un usignolo il tuo piccolo segreto a chiunque nel mio raggio d’azione» le disse lui, facendole fare un salto indietro
«Tu… malefico demone dai capelli neri!» sibilò lei, abbandonando per un momento la voce costruita di Yuki per tornare alla sua «Non perderò contro di te, è una questione di principio!» affermò prima di andarsene. Con le clienti si comportò esattamente come faceva Ren, il suo amico Idol. Parole dolci, ma niente affetto, distaccato, ma passionale, interessato a tutte ma a nessuna.. le ragazze impazzivano, e lei si divertiva, un sacco, difatti le sei arrivarono in un lampo e alle sei e mezza aveva appuntamento a casa Hitachiin per i costumi. Per fortuna le clienti erano finite, quindi raccolse le sue cose e fece per uscire, ma Honey le tirò la giacca
  «Yuki-chan, non ti fermi un po’ con noi? Pensavamo di riunirci a casa di qualcuno per il pomeriggio» le disse il ragazzo con gli occhioni da cucciolo. Yuki diede un’occhiata al gruppo che la aspettava in attesa.
«Ragazzi, mi spiace oggi non posso, ho un controllo oggi» disse tranquilla, oramai era abituata a quel genere di bugie
    «Controllo?» domandò preoccupato Hikaru
«Si, ma solo per monitorare la ricaduta di pochi giorni fa. Ora sto bene, davvero» lo rassicurò lei, felice di sapere che qualcuno si preoccupava per lei. Poi, guardando gli altri, si accorse che anche loro lo erano, e si disse che, forse, aveva trovato degli amici fantastici. Solo Kyouya la guardava sospetto, ma lei si limitò a sorridergli e ad uscire. Corse alla macchina che la aspettava fuori dal cancello, e dentro vi trovò il cambio, pantaloni bianchi, camicia rosa, giacca bianca e sciarpa rosa scuro. Appena finito di cambiarsi era già davanti a casa Hitachiin.
Ad aprirle era venuta direttamente la madre dei gemelli che, come un ciclone dai capelli rossi, l’aveva trascinata nel suo studio, iniziando a mostrarle bozzetti, stoffe e modelli già pronti appesi a manichini allineati lungo la parete.
 «Devi solo scegliere quale vuoi indossare cara» le disse la donna allegra come un fringuello, che saltellava allegra tra i manichini, esaltando le qualità o i difetti di ogni completo.
«A me piace quello, Hitachiin-san» disse indicando un completo bianco e viola, minigonna bianca plissettata, stivali neri come il top e una lunga giacca bianca, bordata di piume nere.
 «Bene, allora vallo a provare, ti aspetto qui» disse ad Aoi, che subito corse in camerino. Erano tutti modelli splendidi, ma quello l’aveva colpita, perché la rappresentava, eccentrica nella sua semplicità, non appena uscì la donna la squadrò con occhio critico.
 «Ho una o due modifiche da fare… leva la giacca e raccogli o capelli, devo stringere il top, è troppo largo, Sali sulla pedana per piacere» le disse, mentre prendeva una scatoletta di aghi. Il top non era troppo grande, le copriva poco sotto il seno, e oggettivamente le stava largo, quindi raccolse i capelli ubbidiente e lascio scorrere le abili dita della donna sulla stoffa. In quel mentre, la porta dello studio di aprì.
    «Ehi, mamma, siamo a casa, ci sono anche Tamaki e gli altri» disse Kaoru, affacciandosi alla porta
 «Oh, di loro che arrivo appena ho finito… non girarti Aoi, altrimenti sbaglio a prendere i punti» disse lei, rivolgendosi al figlio che, sbalordito, fissava la ragazza che, sgomenta, constatava la propria sfortuna… e capì che doveva per forza esserci la mano di un certo senpai con gli occhiali.
    «Ma…Ma tu sei… HIKARU! Sali subito nello studio!!» urlò il ragazzo agitato, mentre osservava la ragazza che controllava l’operato della madre
   «Dimmi, dimmi, che vuoi Kaoru… » disse il gemello sporgendo la testa oltre la porta dello studio «Ciao mamma, ciao Aoi… aspetta! Tu sei qui!?» domandò sorpreso il ragazzo, mentre Aoi si limitava a sorridergli e ad ammiccare, nel tentativo di fargli capire che doveva fare attenzione.
  «Perdonali, i miei ragazzi sono un po’ irruenti a volte… Siate più educati con lei, è una cliente, non un’amica di famiglia, chiaro?» li rimproverò la madre, mentre puntava l’ultimo spillo. Ora la fascia nera le calzava come una seconda pelle
«Perfetto Hitachiin-san, non mi aspettavo niente di meno» affermò Aoi mentre si rimetteva la giacca e si scrutava allo specchio.
  «Ti ringrazio cara, ma manca ancora qualcosa»
«Ma… è già perfetto così» replicò Aoi
  «No, sono i dettagli a rendere bello un lavoro… Ragazzi, vi ricordate dove avevo messo quella lunga cintura nera che ho comprato in Germania l’hanno scorso? Ne erano rimaste due mi sembra» domandò ai figli con fare pensoso, mentre iniziava ad aprire i cassetti del mobile vicino alla pedana
    «Mi pare fossero nell’ultimo cassetto.. Non mi sembra vero che sei tu in carne ed ossa» disse piano Kaoru, mentre Aoi rideva piano. Era buffo per lei sentirsi dire quelle parole da una persona che vedeva tutti i giorni.
«Ti ringrazio sei molto gentile… ehm?» la sua recitazione era impeccabile, non c’era da dire nulla in proposito, sembrava davvero che non lo avesse mai visto e che Yuki Ishikawa fosse solo un’ombra di somiglianza sul viso della ragazza
    «Kaoru.. E lui è mio fratello Hikaru» rispose lui, presentando il fratello
«E.. Loro sarebbero?» domandò indicando i ragazzi dell’Host Club che la osservavano curiosi
   «Sono… i nostri amici… Harui, Tamaki, Kyouya, Takashi e Mistukuni» li presentò velocemente Hikaru mentre si facevano avanti
  «Ah, eccoli qua!» esultò la stilista, tornando verso di lei «Oh, benvenuti ragazzi» li salutò per poi tornare a dedicarsi alla ragazza. Le avvolse due cinture nere attorno ai fianchi intrecciandole, le legò un nastro attorno al polso destro e un bracciale di borchie a quello sinistro e una sciarpa viola molto lunga.
  «Bene, ora solleva un po’ la gonna per piacere» disse la donna prendendo ancora due nastrini, mentre i ragazzi arrossivano
    «Mamma! Ti ricordo che qui ci siamo anche noi!» esclamò Kaoru
  «Mica le ho chiesto di levarsela la gonna» replicò lei tranquilla «E se proprio ti da fastidio, puoi sempre girarti» aggiunse, mentre sollevava di qualche centimetro la gonna di Aoi, legando i nastri elasticizzati attorno alla coscia, nello stesso modo delle cinture,  facendo in modo che spuntassero da sotto la gonna.
«Ehm… Hitachiin-san, sono necessari questi nastrini?» domandò indicando la sua gamba
  «Si, fanno molto sexy non ti pare?» esclamò ingenuamente la donna, ammirando il suo operato
«Se lo dice lei… la ringrazio per il suo lavoro» ringraziò Aoi con un inchino «Oltre a questo modello ne vorrei far portare altri allo studio, così non sarò costretta a disturbarla anche per il prossimo concerto»
  «Figurati se è un disturbo, è così bello creare per il tuo fisico. È sempre una sfida viste le tue forme europee… sei straniera per caso? Non te l’ho mai chiesto..» chiese calma la donna, mentre Aoi si sfilava la giacca
«Mia madre era spagnola, forse è per questo che non sembro molto giapponese» disse pensierosa lei, anche se non ricordava con piacere sua madre, era passato troppo poco tempo
  «Ah, ecco mi sembrava… vai pure a cambiarti, farò arrivare il modello all’agenzia domani mattina… Quando hai finito mi trovi di sotto con i ragazzi» disse uscendo dalla porta portandosi dietro i membri dell’Host Club, forse intuendo che non voleva parlarne volentieri. Era proprio vero che le madri, di qualunque stato sociale, si somigliavano tutte, avevano un sesto senso innato
 Si cambiò lentamente e ripose il completo sul manichino, era emozionata e non vedeva l’ora di indossarlo anche se doversi esibire davanti ai suoi amici, anche se non sapevano chi era davvero. Scese al piano inferiore e osservò la scena dalla cima delle scale, per un attimo le sembrò di essere nell’aula di musica dell’Ouran, i gemelli infastidivano Harui, facendo scoppiare Tamaki in un pianto disperato sulle ginocchia di Kyouya che, disinteressato, lavorava su un notebook portatile, Honey mangiava dei biscotti e Takashi lo ammoniva di non esagerare. La loro amicizia non era costruita ai fini del club, erano sempre così, giorno dopo giorno, e la ragazza pensò che fosse una cosa meravigliosa.
   «Ehi, vuoi unirti a noi?» le chiese Tamaki, accortosi della ragazza in cima alle scale
«Mi piacerebbe, ma dubito di averne il tempo» rispose lei, mentre scendeva le scale e prendendo l’agenda dalla borsa «Strano, non ho niente da fare… mi avranno imbottito gli altri giorni» affermò lei, mentre si metteva a scrivere sulla piccola agendina nera, controllando che gli appuntamenti fossero accettabili, quando Honey fece un’uscita a dir poco inquietante.
     «Ehi, non trovate anche voi che Aoi-chan somigli a Yuki-chan?» domandò il ragazzo addentando un biscotto e facendo voltare tutti verso la ragazza che, colta di sorpresa, sobbalzò
«Non so di chi tu stia parlando…» disse lei, cercando di mascherare la paura
     «In effetti, Honey-senpai non ha tutti i torti» affermò Kyouya, sistemandosi gli occhiali «Ha anche lo stesso neo sotto l’occhio sinistro» concluse con un sorriso beffardo
   «Deve essere una coincidenza senpai» disse Kaoru calmo
 «Giusto, è un caso» concordò Harui, mentre Aoi pensava convinta che, se le parole dei due ragazzi avessero fatto effetto sugli altri, avrebbe costruito loro un monumento
«Oh, ho dimenticato di sopra il cellulare» disse la ragazza che, effettivamente, aveva scordato il telefono, ed era capitato fortuitamente quando aveva bisogno di un diversivo. Corse di sopra nello studio e trovò il suo telefono sulla scrivania, dove lo aveva posato appena arrivata.
«Per fortuna non mi ha cercato nessuno dall’ agenzia» disse sollevata, constatando che non c’erano chiamate perse
     «Un ottimo diversivo, complimenti, forse non sei stupida come credevo» disse la voce strafottente di Kyouya che, appoggiato alla porta chiusa, sorrideva beffardo
«Potevi risparmiartela quella battuta sul neo» esclamò lei sdegnosa, dirigendosi verso la porta che il ragazzo aveva chiuso alle sue spalle entrando. In meno di qualche secondo si era ritrovata bloccata contro la porta dal ragazzo che la teneva ferma con una mano sulla spalla
     «Ti avevo avvertito che non ti avrei aiutata» disse lui piano
«Ma non avevi accennato niente sul fatto che mi avresti messo i bastoni fra le ruote» replicò lei, cercando di scrollarsi di dosso la mano del ragazzo
     «Quello era implicito, altrimenti non mi divertirei a guardarti, non ti pare?» chiese lui con quel sorriso tanto angelico quanto falso che usava con le clienti
«Sei proprio il Signore Oscuro, Voldemort non ti pulisce neanche le scarpe» disse lei con un sorriso, in fondo Kyouya la divertiva, avevano un carattere opposto che li portava a scontrarsi e ciò la divertiva parecchio
     «Mh, allora sei davvero intelligente, hai già capito come funzionano le cose» disse lui con un sorriso impertinente e avvicinandosi alla ragazza, schiacciandola ancora di più contro la porta di legno, gli sguardi che si scontravano. Beffardo e determinato. Blu e nero, onice e zaffiro, preda e predatore che si guardano negli occhi e aspettano chi farà la prima mossa. Attaccare o fuggire?
«E tu invece ti stai avvicinando a me troppo e troppo spesso… il Re si sente minacciato da me?»
     «Da te? Devo essere disperato allora… No semplicemente mi diverte vederti agitare mentre ti metto con le spalle al muro» disse lui assottigliando gli occhi dietro agli occhiali, mentre Aoi sentiva la rabbia salire. Il rumore che la mano di Aoi aveva prodotto scontrandosi con il viso del ragazzo, era stato scambiato con un rumore esterno dai ragazzi del piano di sotto.
Kyouya si sfiorò la guancia, dove sentiva la pelle pizzicare. Era stupito, nessuno lo aveva mai colpito in quel modo.
«Io non sono il passatempo di nessuno, senpai, vedi di ricordartelo» sibilò lei, uscendo dalla porta per poi scendere in fretta le scale. Salutò i ragazzi dell’Host Club, dicendo loro che le avrebbe fatto piacere se fossero venuti al concerto, e lasciò loro sette biglietti per poi uscire e salire in macchina. L’autista era arrivato puntuale alle sette e trenta e la stava aspettando, come se avesse saputo che non si sarebbe fermata ulteriormente li.
 «La riporto allo studio signorina?»
«No, accompagnami a casa, per favore» disse piano, mentre ancora sentiva il rumore dello schiaffo sul viso di Kyouya, gli aveva perfino fatto cadere gli occhiali. Certo che se l’era cercata. Nel frattempo, Kyouya era ancora nello studio di casa Hitachiin, e aveva appena raccolto i suoi occhiali da terra.
-Cosa le sarà preso?- si chiese tra se, massaggiandosi la radice del naso. Gli era venuto un gran mal di testa. In fondo al corridoio una testolina castana stava elaborando delle teorie, dopo aver sentito per caso la discussione tra Aoi e Kyouya mentre andava in bagno.

Lady Cheshire: Ok, ecco il terzo capitolo, anche questo abbastanza lungo, di questo passo la storia sarà breve xD Spero che vi sia piaciuto anche il terzo, fatemi sapere cosa ne pensate, cosa non vi piace o cosa andrebbe cambiato, e invece cosa va bene e volete rivedere nei prossimi episodi ^-^  Ringrazio La_Faith per le sue recensioni, mi strappano sempre un sorriso e mi fa vedere che a qualcuno piace la mia storia, ti ringrazio davvero tanto!! L' AVVISO è sempre valito, se avete delle idee, non esistate a comunicarle.. See you soon!! <3

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Capitolo 4
*** 4 - Pioggia ***


4 - Pioggia

A volte ci sono cose che non vorresti mai scoprire! Ecco a cosa pensava Aoi che, seduta nel retro dell' Host Club, guardava perplessa Harui davanti a lei, che affermava di essere una donna. Doveva essere uno scherzo, eppure le sembrava serio mentre le raccontava di come era entrato a far parte del Club, ma Aoi non voleva credergli, insomma non era possibile, giusto?
«Scusa Harui, ma mettendo caso che io ti creda, anche se mi sembra un po' inverosimile che nessuno a parte Kyouya se ne fosse accorto, io che cosa centro?» aveva domandato Aoi stizzita. L'aula di musica era vuota dato che il Club avrebbe aperto le porte solo un'ora dopo, e Harui l'aveva fatta entrare perché diceva di volerle parlare. 
  «Beh, ecco perché pensavo che... Ti avrebbe fatto piacere sapere di non essere l'unica che si nasconde» le aveva risposto. Dire che Aoi era sbiancata era un eufemismo, come aveva fatto. 
«Non capisco di cosa tu stia parlando...»
  «Ho sentito la tua conversazione con Kyouya-senpai a casa del gemelli l'altro giorno... Aoi» disse l'altra con tono grave, e la ragazza rischiò di svenire 
«Non dirlo a nessuno, anche se oramai è superfluo vero?» 
  «Mori ha capito, Honey pure, gli unici che sembrano totalmente all'oscuro sembrano essere Kaoru e Tamaki...» rispose Harui mentre la faceva sedere sul divano, triste e abbattuta.
«Non ci credo... Non voglio lasciare la scuola. Mi piace stare qui, non voglio andarmene, è la prima volta che frequento la scuola, non voglio rinunciare, è la mia ultima possibilità» disse piano Aoi, la testa china a fissare i suoi piedi, quando la mano di Harui si posò sulla sua spalla.
  «Non ti preoccupare Aoi, fidati dei membri del club. Per quanto possano essere fuori di testa, sanno essere degli ottimi amici... Poi a te la scelta» le disse ancora lei per poi lasciare il retro e raggiungere i ragazzi che erano arrivati in anticipo.
  «Ragazzi che ci fate già qui?» domandò Harui andando loro incontro
   «Siamo venuti ad indossare i costumi, ci vuole un po'» gli rispose Kaoru.. Aoi si era dimenticata che quel giorno si sarebbero messi in costume.
  «Giusto, che cosa ci tocca oggi?» domandò svogliata Harui, già pronta al peggio.
    «Harem arabo... Drappeggi colorati, soffici cuscini, turbanti e candida sabbia calda... Sarà meraviglioso!» aveva affermato convinto il senpai biondo con il solito fare da attore di teatro.
     «Ovviamente abbiamo pensato anche a te Harui, per te giacca chiusa» aveva aggiunto Kaoru allungando una busta alla ragazza.
  «Vi ringrazio...» disse lei, sbirciando il contenuto della borsa e lasciando intravedere della stoffa color oro
    «Ehi... Ciao Yuki...» l'aveva salutata Hikaru con un sorriso mentre si accorgeva di lei, appoggiata alla porta del retro.
«Ciao a tutti...»
   «Anche tu sei arrivato prima?» le chiese Kaoru
«Si... » rispose semplicemente lei
  «Ah ragazzi, l'ho detto anche a Yuki...» disse Harui tranquilla mentre i ragazzi sgranavano gli occhi.
    «Cosa?!?! Harui, hai confessato il tuo segreto a questo soggetto pericoloso?!» aveva strillato Tamaki indicando Aoi come un' appestata.
«Soggetto... Pericoloso?» chiese confusa la ragazza che non si sentiva affatto pericolosa.
    «Si! Adesso che sai che la mia piccola Harui è una ragazza così carina non ti farai scrupoli ad approfittarti di lei!»
«Approfittare? Senti, non é assolutamente mia intenzione...»
    «Non mentirmi! So che non aspettavi altro fin dall'inizio! So che sapevi che Harui era una ragazza e aspettavi solo di saltarle addosso come un animale famelico!!» esclamò Tamaki stringendo a se la povera Harui che, disperata, cercava di staccarsi dal ragazzo. 
«Senti bello io non ho intenzione di fare niente alla tua ragazza! A me piacciono i maschi!!» urlò Aoi in preda alla disperazione e dalla rabbia, quel ragazzo aveva il potere di farle saltare i nervi come nessun' altro. Solo dopo pochi istanti si era resa conto di cosa aveva detto e nei panni di chi lo aveva fatto. Gli occhi divertiti di Kyouya erano la conferma del suo passo falso.
    «Quindi avevo ragione io! Sei gay!» esclamò convinto Tamaki agitandole l’indice sotto al naso. L'irritazione era troppa e non resistette e morse il dito del biondo.
    «Ahia!! Harui, Yuki mi ha morso il dito... L’avevo detto io! E’ un animale randagio!» disse lui con tono piagnucoloso mostrando alla ragazza la parte lesa
  «Così impari a dare del gay alla gente» lo rimproverò la ragazza
    «Ma lui ha detto...»
      «Io credo che Yuki intendesse dire che le piacciono i maschi... Perché lei è una ragazza!» esclamò Honey che se ne stava appeso alle spalle del cugino che, come al solito, si era limitato ad annuire in silenzio. L'affermazione del piccolo senpai aveva ammutolito tutti.
   «Una... Ragazza... Yuki? Ma ha il petto largo e la voce profonda..» disse Kaoru con voce flebile
«Veramente...» disse Aoi con la sua voce normale ma venne interrotto dallo spalancarsi della porta.
    «Ne discuteremo dopo, ora tutti a cambiarsi, sono arrivate le clienti» li richiamò Kyouya spingendoli nel retro.
«Suppongo di non doverti alcun ringraziamento» disse piano Aoi mentre prendeva la sua busta.
     «Perspicace, devo ammetterlo» disse il ragazzo «Ma mi sono permesso di richiedere un gilet con doppia fila di bottoni per te» aggiunse ancora mentre andava a cambiarsi e lasciava Aoi sola mentre arrossiva un poco. Che fosse il suo modo per scusarsi? Impossibile, sicuramente non voleva perdere un'Host che aveva tante richieste quanto Tamaki, doveva sicuramente essere per quello!    
Quando uscì si trovò davanti al suddetto interessato che, le costava dirlo, stava benissimo senza camicia. 
     «Legati i capelli in una coda alta» disse lui porgendole un nastro bianco, in tinta con il suo costume color avorio. Erano tutti vestiti con varie tonalità di bianco e decorati con ricami colorati. Tra loro però solo Tamaki indossava un turbante, gli altri si erano rifiutati. I gemelli, per esempio, si erano limitati a dei nastrini avvolti attorno alla fronte e decorati con piume... La cosa che più accomunava i costumi era che lasciavano decisamente poco all'immaginazione. Aoi si chiedeva come facesse Harui a non reagire davanti a quei ragazzi. Forse era troppo presa dallo studio ma loro erano decisamente una forte distrazione...
    «Ehi Yuki, come va il costume?» domandò Hikaru andandole incontro 
«È perfetto» rispose con un sorriso per poi andare a lavorare. Quel giorno c'era una particolare affluenza, doveva essersi sparsa la voce dei costumi orientali. 
Lavorarono fino alle sei e mezza di sera, quando finalmente chiusero la porta dell'aula di musica.
  «Ah, che giornata infinita..» sospirò Harui appoggiandosi al muro
    «Oggi sembravano iperattive» disse Hikaru mentre si stendeva sul divano
     «Davvero… bene direi che possiamo andarcene a casa» disse Kyouya spegnendo il suo inseparabile portatile
   «Ehi, fermi tutti!» esclamò Tamaki alzandosi in piedi «Bisogna chiarire ancora una cosa!»
    «Lord per piacere, vogliamo tornare a casa» si lamentò Kaoru
   «Non me ne andrò finché non capirò se Yuki è una ragazza o se è gay!» affermò il biondo portandosi davanti alla ragazza che, nervosa, passava in rassegna gli occhi di quei ragazzi con cui aveva passato tanti pomeriggi.
  «Yuki… ricordi cosa ti ho detto prima?» le domandò Harui
«Che posso fidarmi…» sospirò piano Aoi «D’accordo la verità è che…!» si interruppe bruscamente quando la porta di spalancò violentemente mostrando un uomo sulla  quarantina che pareva piuttosto irritato.
      «AOI! So che sei qui! Eccoti! Mi pareva di averti chiesto di ritirarti immediatamente da questo istituto!» esclamò irritato l’uomo passandosi la mano tra i capelli scuri
«Vattene, la mia vita scolastica non è più affar tuo» sibilò la ragazza, mentre i ragazzi si guardavano confusi
      «Certo che lo è tu sei di mia proprietà!»
«Proprietà, ma sentilo! Sono una persona, non una delle tue filiali! Non appartengo a nessuno!» esclamò rabbiosa alzando di un tono la voce, oramai prettamente femminile. L’uomo l’afferrò per il braccio, oramai nessuno dei due si curava della presenza dei ragazzi
      «Fino a prova contraria sei mia figlia e vanto su di te tutti i diritti che voglio!»
«Non hai nessun diritto su di me! Mi hai tenuta nascosta per diciassette anni e solo ora che Yuki è morto ti importa qualcosa di me?! Per quanto mi riguarda io non ho nulla a che spartire con te» disse lei, sputando le parole velenose come fiele. L’uomo avrebbe continuato e una mano affusolata non gli si fosse posata sul braccio.
   «E’ pregato di lasciare l’istituto…» disse freddo Tamaki, inducendolo a staccare la mano dal braccio di Aoi
      «E tu chi saresti per dirmi cosa devo fare?!» domandò l’uomo, gli occhi verdi che lampeggiavano rabbia
   «Il figlio del preside, quindi la pregerei di allontanarsi prima che mio padre venga avvertito che lei ha usato violenza su uno studente»
      «Si da il caso che si tratti di mia figlia!» replicò lui
     «Ancora peggio, in tal caso dovremmo chiamare la polizia. Signor Ishikawa, è pregato di allontanarsi dalla ragazza» disse minaccioso Kyouya
      «Chiamatela pure, sono dalla parte della ragione!» urlò l’uomo avvicinandosi nuovamente alla ragazza «Ora non puoi nemmeno più nasconderti a casa tua Aoi, è appena bruciata!» le sputò addosso quelle parole con disprezzo facendo sgranare gli occhi alla ragazza. Quella era la casa dove aveva vissuto con sua madre, che aveva comprato a fatica e per cui aveva dovuto litigare, quella casa che aveva visto tutte le sue lacrime e i suoi successi, era crollata come un castello di carte. Honey decise di passare alle maniere forti, facendo letteralmente volare l’uomo contro la parete opposta.
     «Stai lontano da questa scuola chiaro?!» disse piano il ragazzo, bloccandolo contro la porta. Probabilmente lo avrebbe massacrato se Mori non lo avesse fermato. L’uomo uscì di fretta, senza dire una parola, lasciando cadere nella stanza un raggelante silenzio.
«E’ finita…» sussurrò piano Aoi, gli occhi pieni di lacrime. Non si curò dei ragazzi che chiamavano il suo nome, corse fuori dalla classe e dalla scuola, percorse meccanicamente le strade che portavano a casa sua, ignorando i muscoli che chiedevano pietà, l’aria che le feriva i polmoni come vetro, nulla paragonabile al dolore che le invase il petto nel vedere la sua piccola villetta bianca ridotta ad un cumulo di macerie annerite.
Ora, finalmente sola sotto alle nuvole nere che minacciavano pioggia, crollò a terra in ginocchio, le lacrime che le rotolavano giù per le guance. Cosa avrebbe fatto ora? Suo padre l’aveva trovata, era senza casa, fortunatamente aveva ancora il suo lavoro. La pioggia aveva iniziato a scendere, prima leggera, poi sempre più forte. Il nero della fuliggine iniziava a colare via, lasciando solo un’ombra grigiastra sull’intonaco bianco. Era strisciata fino alle macerie di quella che, poche ore prima, era camera sua… il cuscino bruciato, il comodino distrutto e, all’interno, una cornice rotta, e dentro una foto bruciacchiata di lei e sua madre.
«Mamma… e adesso cosa faccio?» domandò sconsolata alla foto che non le avrebbe mai dato risposta.
Non aveva idea di quanto tempo avesse passato li, immobile sotto l’acqua, si riprese solo quando qualcosa le si posò sulle spalle.
    «E’ pericoloso stare qui da sola…» le disse Hikaru, poggiandole la giacca della divisa sulle spalle «Vieni, ci stanno aspettando» le disse dolcemente aiutandola ad alzarsi
«Non ce la faccio Hikaru… questa era la casa mia e di mia madre… non riesco ad accettare che sia crollata» disse singhiozzando
    «… Preferisco ascoltarti in silenzio, piuttosto che dire cose inutili» disse semplicemente lui, inginocchiandosi accanto alla ragazza e cingendole le spalle con un braccio, mentre lei continuava a piangere e la pioggia li bagnava senza pietà
«Grazie Hikaru…» disse tra i singhiozzi lei, trovando rifugio tra quelle braccia amiche. Poi dei passi l’avevano svegliata, sotto la pioggia, anche gli altri membri del club erano li con lei. Tamaki e Honey piangevano, Mori era visibilmente intristito e Kyouya esprimeva il suo dispiacere con gli occhi, Kaoru aveva gli occhi lucidi mentre Harui si era inginocchiata ad abbracciarla. Sotto alla pioggia battente, i membri dell’Host Club erano venuti tutti per lei.
    «Hikaru non tornava e ci siamo preoccupati…» disse Kaoru spiegando la loro presenza
«Ragazzi… grazie…» disse piano lei con un’ombra di sorriso. Tamaki si fece avanti e le porse la mano per rialzarsi.
   «Vieni, credo che tu abbia bisogno di vestiti asciutti e di qualcosa di caldo. Hai un po’ di cose da raccontarci» disse il ragazzo mentre la sollevava.
     «Sono matti da legare, ma puoi fidarti di noi» disse Kyouya al suo fianco, mentre si alzavano anche Hikaru e Harui. Tutti insieme si diressero a casa Ootori, dove sarebbero stati soli vista l’assenza di tutti i membri della famiglia. Seduta in macchina al fianco di Hikaru, la ragazza cercava di mettere in ordine le idee, dovevano sapere tutta la verità, era il minimo visto quello che avevano fatto per lei.
Sette paia di occhi amici la guardavano fiduciosi in quella spaziosa limousine nera e Aoi si accorse che entrare all’Ouran e nell’aula di musica del terzo piano erano state le cose più belle che le fossero capitate, e decise che loro avrebbero saputo la vera storia di Aoi Ishikawa.

Lady Cheshire: Finalmente un capitolo di dimensioni normali! So che mi odiate per aver tagliato qui, sento le vostre onde malefiche trafiggermi il retro della nuca (?) Sul serio, se avessi scritto tutto qui sarebbe uscito un capitolo di dimensioni bibliche xD Sono anche riuscita a pubblicare domenica, alle ore 21:51 e cioè puntuale! Sono fiera di me ^.^ Spero mi farete sapere cosa ne pensate, io trovo che i ragazzi siano stati dolcissimi ad andare da lei sotto la pioggia, sopratutto Hikaru, ma il mio parere non conta, sono l'autrice xD Spero anche che sarete in tanti a dirmi cosa ne pensate della storia di Aoi nel prossimo capitolo, ci vediamo la prossima settimana!!!!

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Capitolo 5
*** 5- Look into my eyes It's where my Demons hide ***


5- Look into my eyes It’s were my demons hide

Casa Ootori era immensa, fredda e silenziosa esattamente come Aoi se l’era immaginata. Nel tragitto in macchina nessuno aveva parlato e il silenzio era continuato fino a quando non avevano messo piede in casa, li si erano divisi e a ognuno era stata indicata indicata una stanza per cambiarsi dopo la pioggia presa. La ragazza non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, quei ragazzi erano usciti sotto la pioggia a causa sua. Non chiese chi aveva portato un cambio di abiti nella stanza, continuava a pensare a come uscire da quella situazione. Sicuramente la prima cosa che avrebbe fatto, una volta salutati i ragazzi, sarebbe stata chiamare la sua manager e chiederle ospitalità per qualche giorno, nel frattempo avrebbe cercato un posto dove stare. Probabilmente avrebbe dovuto lasciare l’Ouran… Scacciò velocemente quel pensiero, non voleva nemmeno considerare l’idea. Indossò la camicia e i pantaloni, da uomo, si capiva lontano un miglio visto quanto le stavano larghi, e scese di sotto, e trovò i ragazzi impegnati a telefonare ai genitori, dicendo loro che sarebbero rimasti a dormire fuori.
Aoi si era seduta sul divano e aveva chiuso gli occhi, non si sentiva pronta ad esternare tutto e mille domande le affollavano il cervello. Avrebbero capito? Avrebbe fatto male rievocare tutto? Avrebbe pianto? L’avrebbero indotta ad abbandonare il Club?
  «Ehi, come ti senti?» le aveva domandato la voce gentile di Harui. Aoi riaprì gli occhi e la trovò davanti a se con il solito sorriso comprensivo.
«Meglio… grazie a tutti»
   «Figurati, ci siamo sempre per gli amici» disse Tamaki sedendosi accanto a lei.
«Amici… giusto amici…» disse con voce sottile lei, tanto che nessuno la sentì
 «Hai detto qualcosa?» domandò Hikaru, appoggiato allo schienale dietro di lei.
«No, niente… solo, penso che vogliate delle spiegazioni per un bel po’ di cose… chi vuole cominciare?»
  «Sicura di sentirtela? C’è tempo…»
«Non preoccuparti Harui, avete il diritto di conoscere la verità» rispose Aoi cercando di sorridere.
    «Inizio io. Chi sei veramente?» domandò Kyouya seduto sulla poltrona davanti a lei.
«Il mio vero nome è Aoi Ishikawa, figlia illegittima dell’uomo che avete visto oggi e di una donna spagnola, Esmeralda Valdez da cui ho preso parecchi tratti somatici» rispose lei e già sentiva un groppo in gola
-Cominciamo bene- pensò la ragazza ignorando il peso all’altezza dello stomaco
     «Illegittima? Quindi tuo padre era..» disse Kaoru, ma Aoi lo aveva interrotto subito
«E’ tuttora sposato con una donna che sa della mia esistenza, ma non si sono mai curati molto di me, avevano i loro soldi e il loro erede, cosa poteva importargli di una figlia bastarda?»
   «Erede?» chiese confuso Tamaki «Hai un fratello?»
«Avevo… Yuki Ishikawa era il primogenito maschio della famiglia nato un anno dopo di me. Un sospiro di sollievo per tutta la famiglia, se fossi diventata l’erede ufficiale sarebbe stato un guaio» rispose con voce atona «Con il passare del tempo divenni la compagna di giochi di Yuki, sapevamo entrambi di essere fratelli e lui era l’unico della famiglia a volermi bene e ad apprezzarmi, litigava spesso con sua madre per venirmi a trovare, a nostro padre la cosa non faceva ne caldo ne freddo. Ma lei mi odiava, e mi odia anche adesso. Eravamo sempre insieme e non ci preoccupavamo del fatto che la gente lo considerasse una cosa disdicevole, come se il mondo fosse al di la della nostra piccola bolla privata. Quella bolla si è rotta tre anni fa, quando a Yuki ritrovarono un tumore al cervello» disse con tono grave, facendo sobbalzare tutti «Inutile dire che resistette appena un anno, morì il giorno del mio compleanno, il suo regalo fu il suo ultimo sorriso per me. E sua madre mi odia, perché ogni volta che andava a trovarlo le diceva “Voglio arrivare al suo compleanno, voglio vivere ancora un po’” Sapeva che senza di lui sarei rimasta sola…» concluse il suo racconto, accasciandosi allo schienale del divano.
  «Dovevi volergli molto bene…» disse Harui piano
«Così tanto che per un attimo aveva pensato di seguirlo…» rispose lei fredda, lo sguardo perso nel vuoto
   «Perché? Perché avresti dovuto compiere un gesti così folle?!» chiese Tamaki allarmato, quasi spaventato che la ragazza ci stesse ancora pensando
«L’anno prima mia madre era morta in un incidente stradale, Yuki mi aveva aiutato a rialzarmi. Poi il Gatto si è portato via anche lui…»
     «Il gatto?» domandò confuso Hikaru
«Si. Il Gatto… Era il gatto rosso dei miei vicini quando ero bambina. Essendo figlia illegittima, io non esistevo e non ero registrata, quindi non lasciavo mai la mia stanza, vivevo sola con mia madre che, per compagnia quando lei era al lavoro, mi aveva regalato una coppia di canarini. Il loro canto mi riempiva le giornate, e cantare con loro mi illudeva di essere libera. Ma vedevo che quel gatto aveva adocchiato i miei uccellini e un giorno trovai solo le piume gialle dei miei piccoli amici. Da quel giorno quell’orribile gatto dal muso schiacciato divenne, ai miei occhi di bambina, la personificazione della morte. Il Gatto si era portato via tutti… Kanato e Yui... La mamma… Yuki… che senso aveva vivere ancora se sapevo che nessuno si sarebbe mai curato di me? Che nessuno mi avrebbe mai amata?» chiese retorica, la voce più acuta di un’ottava e le lacrime che scendevano copiose.
     «E poi? Cosa ti ha indotto a cambiare idea?» domandò Kyouya, alzandosi e raccogliendosi, come gli altri, attorno a lei
«Mi volevo buttare da un ponte, era notte fonda e nessuno mi avrebbe vista. Per salutare quel mio ultimo giorno, mi ero messa a cantare. Anche quella sera pioveva, esattamente come oggi… mentre cantavo passò di li una ragazza che mi afferrò e mi tirò indietro, aiutata da altri ragazzi, poiché ero accecata dal desiderio di morire. Mi urlarono addosso, poi mi ascoltarono e piansero con me… e mi diedero una seconda possibilità. Quella piccola donna di nome Nanami e quei ragazzi mi hanno salvato la vita e adesso sono miei colleghi e lavoriamo per la stessa agenzia. Sono la mia nuova famiglia adesso, devo a loro il fatto di essere qui. E sempre grazie a loro mi sono finta Yuki, mi hanno aiutata ad imparare a comportarmi da uomo e hanno avuto loro l’idea di prendere il nome di mio fratello… Così iniziò la mia doppia vita…»
   «Ma perché tenerti nascosta al mondo?»
«Era una vergogna che il capo di una grande ditta come lui avesse una figlia al di fuori del matrimonio, ancor peggio meticcia. Così decise di non registrarmi all’anagrafe, se voi andate a cercare Aoi Ishikawa non troverete niente»
  «Ma adesso vivi come una persona normale, esci e lavori…» disse Harui con voce bassa
«Mi sono fatta registrare come Aoi Yamashita, utilizzando un cognome falso, avrei voluto usare quello di mia madre, ma sarebbe stato troppo strano da sentire… divenne anche il mio nome d’arte e tutto andava a meraviglia… tranne per una cosa»
     «Tuo padre?» chiese Kyouya
«Si, ora che aveva perso il suo erede maschio non aveva tempo di generarne un altro, quindi decise di ripiegare su di me.. decisione che gli costò un anno di tempo.. l’anno in cui debuttai come Idol. Finalmente ero felice, libera… e lui voleva rinchiudermi di nuovo. Ho passato tutta la vita a fare del mio meglio, per cercare di essere all’altezza di mio fratello, per farmi notare da lui, per farmi amare… ma non era mai abbastanza. Arrivai persino a tagliarmi i capelli per sembrare un maschio con il solo risultato di sentimi dire che sembravo un pulcino spelacchiato… Dopo una vita passata a cercare la sua approvazione sperava che sarei tornata con uno schiocco di dita?» domandò retorica ai ragazzi. Per un attimo, il cuore di Kyouya si fermò, e rivide in quella ragazza piegata dalle lacrime, il ragazzino che, dentro di lui, provava le stesse cose.
«Litigammo furiosamente, lo ferii alla testa lanciandogli un vaso. Dopo quell’episodio non ebbi più sue notizie fino ad oggi, se non quando i giornali avevano detto che presto sarebbe nato un nuovo erede. Fui dispiaciuto per quel bambino, sarebbe cresciuto come Yuki che, senza la mia presenza, sarebbe diventato freddo e cinico come nostro padre. Io continuai la mia carriera, e tentai la borsa di studio all’Ouran. Non pensavo di passarla, e invece eccomi qui.. Il resto della storia la sapete» concluse con un sospiro… era stanca, piangere la spossava, forse perché non vi era abituata, non piangeva quasi mai. Il silenzio regnava sovrano, e due braccia la strinsero da dietro.
    «Non so cosa sia preso a tuo padre o perché ti voglia ritirare dalla scuola, ma non gli permetteremo di portarti via» disse Hikaru rompendo il silenzio, il viso premuto nei capelli della ragazza.
«Ma… perché?» domandò confusa la ragazza
  «Beh, perché sei nostra amica, per quale altra ragione se no?» domandò ironica Harui con gli occhi lucidi…
«Harui… ma tu stai piangendo…» disse piano Aoi per poi notare che tutti avevano le lacrime agli occhi, persino Kyouya stava pulendo gli occhiali.
«Che serata deprimente per essere venerdì sera si poteva fare di meglio…» constatò la ragazza facendo ridere tutti. Non le era mai piaciuto che la gente fosse triste per lei
   «Allora che ne dite di un bel film di quelli stupidi? Mammina ha più di mille canali sulla TV» disse Tamaki appropriandosi del telecomando
     «Vorrei proprio sapere chi ti ha dato il permesso di fare proposte in casa mia…» sospirò Kyouya, sedendosi sul divano. Si divertirono molto, tutti e otto ammassati sul divano, a guardare un film primo di trama e a farsi il solletico o gli scherzi. Tamaki cercava di tenere in braccio Harui, Aoi veniva sballottata dai gemelli fino a cadere addosso a Kyouya portandosi anche Honey con lei. Le risate erano state generali, persino il Re dell’ombra si era divertito, nonostante negasse con tutte le sue forze, Aoi poteva giurare di averlo visto sorridere. Erano anche riusciti a vedere Tamaki nella tradizionale “crescita dei funghetti” dopo una delle risposte acide di una stanca Harui.
Senza che nessuno se ne rendesse conto si era fatta mezzanotte, e il giorno dopo lei avrebbe avuto il concerto, quindi le conveniva riposare, il film era appena finito, ma i ragazzi sembravano intenzionati a continuare ad infastidire Tamaki.
«Ragazzi, sarà meglio che chiami Nanami e mi faccia venire a prendere, domani mi devo esibire… ok che il trucco fa miracoli sulle occhiaie, ma per la stanchezza non può nulla» disse ironica prendendo il suo cellulare, ma subito fermata da Tamaki
   «Eh no signorina, tu non vai proprio da nessuna parte a quest’ora di notte!» disse il biondo assumendo il tono da padre preoccupato
«Ma al massimo mi vengono a prendere i ragazzi…»
   «Ancora peggio, la mia bimba nelle mani di sconosciuti! Morirei dalla preoccupazione, tu non vuoi che tuo padre muoia vero?»
«Veramente non mi dispiacerebbe..»  disse con tono maligno, mentre il ragazzo impallidiva
   «Mammina, la nostra bimba mi vuole morto!» urlò disperato rivolto a Kyouya
«Ah… ma con padre ti riferivi a te stesso? Allora no che non ti voglio morto… ma perché ti consideri mio padre?» domandò confusa
     «Fa sempre così, ci farai l’abitudine… comunque ti fermi qui anche tu stanotte» disse Kyouya con un tono che non ammetteva repliche
«Ok, avete vinto voi, però ora sarà meglio andare per me… posso usare la stanza di prima?» sperava di si, aveva adocchiato quell’enorme letto matrimoniale non appena era entrata
     «Si, usala pure a tuo piacimento… andiamo anche noi, se non sbaglio domani sera abbiamo un concerto, no?» chiese Kyouya, mentre tutti salivano su per le scale
«Non ci credo! Il Re dell’Ombra al mio concerto… senza offesa, ma non mi sembri il tipo» disse lei con un ghigno che lui, prontamente le restituì avvicinandosi al suo viso
     «Potrei sempre sorprenderti, non ti pare?» le domandò a pochi centimetri dal viso e, in risposta, lei sollevò un sopracciglio, e lo allontanò spingendogli l’indice sulla fronte
«Vedremo domani sera… mi piace la musica movimentata, sarai in grado di starmi dietro senpai?» domandò lei ironica.
     «Di solito sono abbastanza resistente. Dipende dal tipo di ginnastica che devo fare...» disse lui con un velo di malizia. Il doppio senso se lo era immaginato vero? Il freddo re di ghiaccio dell’Ouran non poteva appena averle lanciato una frecciatina a doppio senso… era una cosa che avrebbero fatto i gemelli, ma non lui. Si era anche immaginata che lui le stesse sfiorando il fianco con le dita, vero?
«Sono curiosa di vedere che sai fare» disse semplicemente lei, voltandosi e salendo su per le scale «Buonanotte senpai» salutò per poi sparire nel corridoio, sentiva caldo al viso…
    «Ah, tra parentesi la mia camicia ti sta benissimo» le disse lui per poi rimettersi a lavorare al suo immancabile pc… ecco, la speranza di non arrossire era andata a farsi benedire.
-Maledetto demone, è riuscito a mettermi in imbarazzo… spero non mi abbia vista altrimenti sono rovinata- pensò stizzita la ragazza mentre si dirigeva verso la sua stanza. Strinse tra le mani la camicia…
  «Qualcosa non va Aoi? Sei tutta rossa» davanti alla porta c’era Hikaru
«Hikaru… hai bisogno di qualcosa?»
  «No, volevo solo vedere se era tutto a posto…» rispose lui
«Ah… si tutto a posto, grazie»
  «Ho visto che Kyouya ti ha trattenuto… E’ successo qualcosa?» chiese sospetto il rosso
«No… assolutamente niente, ma ha solo chiesto una cosa»
  «Bene… I tuoi occhi nascondono molti demoni vero?»
«Demoni… si, credo li si possa anche definire così» rispose lei
  «Prometto che li estirperemo tutti, uno ad uno… dovessero volerci anni» disse lui di nuovo sorridente «Ora ti lascio riposare, buonanotte» la salutò, per poi stamparle un bacio sulla guancia e sparire nella stanza di fronte.
«Notte…» sussurrò piano lei. Una volta sotto le coperte si rilassò e ripensò a quanto era successo.
-Perché ho l’impressione di essermi cacciata in un gran casino?- si chiese tra se, prima che il sonno la avvolgesse. 

Lady Cheshire: Capitolo deprimente, lo so, ne sono cosciente. Sono anche sicura che ora Aoi vi sembrerà la solita ragazza complessata trita e ritrita, ma in fondo in fondo spero non la pensiate così. Una notte importante quella appena passata, i ragazzi hanno scoperto la verità sulla loro nuova amica. Ora vi faccio una domanda lettrici (e lettori, se ci sono): Avrete notato che, le basi di questa serata, sono tre. Hikaru, Kyouya e Aoi oramai sono diventati, senza che io me ne accorgessi, il fulcro di questa storia quindi vi chiedo, vi piacerebbe conoscere, con due capitoli in più, i pensieri dei due ragazzi? Se siete d'accordo battete un clic, ma vi avverto che prima ci sarà comunque il capitolo del concerto... vi lascio una piccola anticipazione, il prossimo capitolo sarà un crossover con un altro anime che io amo molto... Musicale direi xD Se avete capito di che anime parlo buon per voi, cercate di indovinare ^-^ Ora vi lascio, alla prossima domenica <3

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Capitolo 6
*** 6- On Top of the World ***


6– On the Top of the World
Per un attimo Aoi non si era resa conto di non essere a casa sua. Le sembrava tutto normale, ma non appena aprì gli occhi tutto le venne in mente. Era a casa Ootori. Casa sua era bruciata. Colpa di suo padre. Quella sera aveva un concerto. Doveva chiedere a Nanami se poteva andare a casa sua mentre era via. Doveva andarsene da casa Ootori.
Si stupì di se stessa, per essere le sette del mattino era riuscita a formulare una serie di pensieri con senso logico, di solito doveva seguire dei bigliettini attaccati al muro che le dicevano cosa fare per poi recarsi a scuola. Notò una cosa insolita. Sulla sedia vicino al suo letto erano posate due buste, una completamente bianca, l’altra celeste a pois.
«Ieri sera non c’erano, ne sono sicura…» disse scrutandone i contenuti. Entrambi contenevano un vestito e un completo di intimo femminile, e lei sperò che le misure fossero tirare a caso. O più precisamente quella bianca un normale vestito bianco a maniche lunghe e scollo a barca, quella celeste uno decisamente più sgargiante azzurro a balze con maniche a tre quarti a sbuffo… optò subito per la busta bianca. Intimo color carne e vestito bianco, semplice ma grazioso. Doveva essere stata Harui a portarle quelle due buste, quindi decise che dopo sarebbe andata a ringraziarla, si era presa tanto disturbo, era il minimo che potesse fare. Decise di farsi una doccia, quella stanza era enorme, aveva persino un bagno. Appena finito di frizionarsi i capelli con l’asciugamano, si era messa il vestito bianco che, tra parentesi, le piaceva parecchio. Si stava pettinando i capelli, quando sentì un rumore fuori dalla porta.
«Che succede, qualcosa non va?» domandò sporgendosi  fuori dalla porta, per trovare Hikaru in mutande e sfracellato per terra.
   «Tutto a posto, mi hanno solo dato l’ingrato compito di svegliare Kyouya e Honey» disse il ragazzo mettendosi seduto
«Se vuoi ci vado io» disse lei calma
   «Se ci tieni a morire giovane fa pure» scherzò lui, mentre lei usciva dalla stanza
«Senti… ma non hai freddo?» domandò lei a bruciapelo
   «No.. perché me lo chiedi? E poi sei tu quella coi capelli bagnati»
«Si, ma tu sei quello che indossa solo i boxer» disse lei con un sorriso tra il malizioso e il diverto, mentre lui si guardava e arrossiva fino alle orecchie… era normale, visto che i boxer erano azzurri con gli unicorni.
   «F-fai finta di non aver visto niente!» urlò imbarazzato facendola ridere poi si fece serio di colpo, e la squadrò da capo a piedi «Hai messo il vestito bianco…» disse piano lui
«Si… non trovi che sia bello?» domandò sorridente lei, mentre il ragazzo arrossiva un poco
   «Si, è molto bello… il vestito…» disse per poi ritirarsi nella stanza da dove, in tutta tranquillità, stava uscendo Kaoru
«Kaoru, Hikaru ha qualcosa che non va per caso?» domandò preoccupata al gemello che, sorridendo, si voltò verso la porta
    «No, non ha nulla… è solo un po’ passionale, tutto qui» rispose lui con un sorriso, lasciando perplessa la ragazza
«Passionale? Che intendi?»
    «Niente, niente… vieni, andiamo a vedere se le due belve sono sveglie» disse lui, spingendola verso la porta di Honey, dove tutti erano assiepati.
«Come mai tutta questa folla?» chiese Aoi aprendo la porta della stanza, tra le sentite proteste di tutti che la imploravano di non farlo. Il piccolo senpai dormiva placidamente, e la ragazza di sedette accanto a lui sul materasso.
     «Non farlo.. potresti morire… vieni da papino… non fare sciocchezze» aveva sussurrato Tamaki dalla porta
«Senpai… è ora di alzarsi…» disse dolcemente la ragazza, mentre il ragazzo si rannicchiava ancora di più su se stesso «Forza senpai… di sotto c’è la colazione che aspetta… l’ha preparata Harui sai?» disse ancora con lo stesso tono, mentre accarezzava i capelli biondo miele.
      «Davvero…?» domandò con voce assonnata
«Si, è tutto pronto in cucina che ti aspetta»
      «Allora vado» disse lui, prendendo il suo coniglio e strisciando i piedi fino alle scale, immerso nello stupore generale mentre lei sfoggiava un sorriso vittorioso
    «Non hai ancora concluso, hai battuto la Bestia te lo riconosciamo…» disse Kaoru con tono serio
   «Ma devi ancora fronteggiare il Demonio!» concluse Hikaru con tono di sfida aprendole la porta della stanza di Kyouya. Lei entrò piano a piccoli passi. Lui la spaventava decisamente più di Honey-senpai.
Non vedeva nulla del ragazzo se non i capelli neri spuntare da sotto le coperte, sparsi in disordine sul cuscino.
«Ehi… devi alzarti…» disse lei punzecchiandogli la spalla, ottenendo solo un mugugnare indistinto «Senpai…» riprovò lei, iniziando a tirargli i capelli e a scompigliarglieli con la mano. Erano inaspettatamente morbidi, mentre lei se li era immaginati secchi e sfibrati. Finalmente, dalle coltri color perla, emerse la faccia del ragazzo
  «Che vuoi?» domandò secco
«Che ti alzi»
  «No…» rispose laconico, tornandosene sotto le coperte, ma lei aveva sempre la mano tra i suoi capelli, e ne tirò una ciocca con più forza.
«Se non la smetti continuo a torturarti, ho un sacco di tempo a disposizione»
  «Non mi pare di aver detto che la cosa mi infastidisca» replicò lui, prendendola per il polso mentre si metteva a sedere.
«Caspita, il mio polso è davvero gettonato nell’ultimo periodo» commentò ironica
  «Potrei rompertelo… è talmente sottile» constatò, notando la differenza tra il braccio della ragazza e la sua mano mentre gliela stringeva delicatamente intorno al braccio sottile
«Gradirei non lo facessi…» commentò lei con un sorriso, sapeva che il ragazzo non l’avrebbe mai ferita fisicamente. Era perfido ma non fino a quel punto… o almeno sperava.
  «Hai sempre avuto i ricci?» domandò dal nulla il ragazzo che, evidentemente ancora nel mondo dei sogni, aveva per un momento dimenticato i suoi freni
«Si, ma di solito li piastro, non mi piacciono»
  «Dovresti lasciarli così secondo me…» disse lui alzandosi dal letto e prendendo un boccolo tra le dita «Sei molto bella» concluse per poi chiudersi nel bagno
«Avrà la febbre?» si chiese la ragazza, osservando scioccata la porta del bagno. Intanto l’uscio della stanza si era socchiuso piano.
   «Come sta andando?» domandò titubante Tamaki
«E’ in bagno, è sveglio… credo» dubitava che fosse completamente sveglio dopo quello che le aveva detto
   «Ha detto o fatto qualcosa di strano?»
«Si…»                                  
   «E’ normale, per lui è insolitamente presto per essere una mattina del fine settimana» scherzò Tamaki mentre uscivano dalla camera e raggiungevano gli altri in cucina.
   «Buongiorno Aoi, Tamaki…» li salutò Harui seduta al tavolo della cucina intenta, come gli altri, a fare colazione
    «Incredibile» esclamò Kaoru «Hai svegliato Kyouya-senpai e sei ancora viva!»
«Già chi lo avrebbe mai detto…» disse piano lei sedendosi era ancora perplessa da quello che il ragazzo le aveva detto poco prima. Altro che su un altro pianeta, appena sveglio doveva essere proprio in un altro universo.
   «Qualcosa non vai Aoi?» chiese Harui porgendole una tazza di caffè
«No, assolutamente nulla.. Grazie Harui» rispose lei con un sorriso, ricambiato dall’amica che, inconsciamente, non aveva ben capito il motivo del suo ringraziamento, le aveva solo portato il caffè.
  «Buongiorno…» disse Kyouya entrando nella stanza. Faceva uno strano effetto vederlo senza divisa e con i capelli in disordine, Aoi si era abituata all’integerrimo e glaciale Vice dell’ Host Club, vederlo scompigliato e assonnato la straniva.
   «Buongiorno a te senpai, mi sono permessa di preparare la colazione.. tieni»
  «Ti ringrazio» rispose lui prendendo la tazza tra le mani
    «Programmi per la giornata?» chiese Hikaru impaziente
  «Come fai ad avere tutte queste energie di prima mattina?» domandò scocciato Kyouya
«Sono le nove del mattino senpai…» disse Aoi mentre sorseggiava la bevanda calda
  «L’alba…» rispose lui scatenando le risa degli altri
«Comunque, a parte tutto, io adesso me ne vado» aggiunse Aoi
     «Ehhh?! Aoi-chan, perché che te vuoi andare?» domandò Honey con i tipici occhioni da cucciolo
«Non è che voglio, ma devo. Ho le prove per stasera» rispose mentre si alzava in piedi
  «Giusto, il concerto è stasera, è ovvio che lei abbia delle prove da fare»
«Roba da poco, soundcheck, luci, cose così.. purtroppo ci devo essere anche io» disse ancora la giovane Idol mentre aiutava l’amica a sparecchiare
«Ah, dietro ai vostri biglietti c’è la mia firma, vi servirà per entrare nel backstage, se ne avete voglia» disse lei salendo le scale. La divisa si era asciugata ed era riuscita a piegarla e a farla stare nella sua cartella, prese il telefono e chiamò uno degli autisti dell’agenzia, che l’avrebbe portata al luogo del concerto, poco lontano da Tokyo.
«Bene allora io vado» disse mettendo la testa dentro la cucina.
  «Certo, buone prove» salutò Harui, seguita dagli altri, mentre Kyouya si alzava e la accompagnava alla porta
«Wow, che padrone di casa eccellente» scherzò Aoi sulla porta
  «Non ridere, vi voglio solo fuori da casa mia il prima possibile.. sei la prima di una lunga serie» rispose lui con fare malvagio
«Oh ma come siamo dolci di mattina Oscuro Signore»
  «Trovi? E io nemmeno mi impegno» rispose ironico lui
«Ma davvero? E io che pensavo ci fosse un lungo e approfondito studio dietro»
  «Ci sarebbe anche qualcosa con quegli aggettivi, ma non si tratta di studio» frecciò lui. L’aveva fatto ancora! Le aveva nuovamente lanciato una battuta a doppio senso
«Mh… argomentazione interessante, ma forse non adatta alle nove e trenta del mattino» disse la ragazza, cercando di dissimulare l‘imbarazzo crescente, mentre l’autista parcheggiava vicino a casa Ootori «Perfetto! Io me ne vado, vi auguro una buona giornata» salutò lei, alzando lo sguardo  sul ragazzo che, con sorriso malefico, stava appoggiato allo stipite della porta
  «Bene, ci si vede stasera allora» la salutò lui, spostandole un riccio ribelle da davanti agli occhi
«Li detesto…» sbuffò lei riferendosi ai capelli
  «Un vero peccato» disse semplicemente lui «Sbrigati, l’autista sembra piuttosto impaziente» fece notare infine il ragazzo, mentre lei iniziava a correre verso la macchina. I suoi tanto detestati ricci saltellavano ad ogni suo passo, rivelando riflessi blu e viola tra i capelli corvini, poi si voltò di scatto
«Grazie ancora dell’ospitalità senpai!» gridò per poi riprendere a correre. Mentre si voltava al sole e con i capelli che mulinavano disordinati attorno a lei, Kyouya la trovò, per la prima volta da quando la conosceva, bella.
Mentre Aoi saliva in macchina, senti Tamaki urlare verso l’amico con gli occhiali
    «Che ti salta in mente?! Cosa sono quegli occhi?! Incesto! IN-CES-TO! Ѐ la nostra bambina, non puoi guardarla così! Harui!!» sembrava davvero disperato, ma ad Aoi veniva solo da ridere come una matta, non ricordava di aver mai riso tanto come da quando era entrata nell’Host Club.
Il viaggio era stato breve, mentre continuava a ripensare agli strani comportamenti del senpai e di Hikaru. Le prove erano state un po’ meno leggere visto che le avevano fatto provare tutte le canzoni e tutte le luci disponibili nel repertorio, rischiando persino di accecarla un paio di volte.
Ma, alla fine, arrivarono le nove di sera, e la piazza dove era allestito il palco, iniziava a riempirsi di gente. Sapeva che, in mezzo a tutte quelle persone, c’erano delle persone molto importanti, i suoi amici. Li cercava con lo sguardo, nascosta dietro alle impalcature, cercando di scorgere i ragazzi, e non rimase delusa. I capelli rossi dei gemelli spiccavano come una macchia di colore quasi quanto quelli biondo oro di Tamaki.
«Sono arrivati…» sussurrò Aoi contenta, mentre i ragazzi si facevano largo per arrivare vicino al palco. Le venne da sorridere guardando Honey arrampicarsi sulle spalle di Mori perché non riusciva a vedere niente, e vi rimase anche una volta arrivati davanti alle sbarre di ferro che tenevano i fan a distanza di sicurezza dal palco.
 «Chi è arrivato?» domandò il suo manager dietro di lei
«Amici…» rispose lei contenta, mentre Tamaki la salutava con il solito ed infantile modo di fare, agitando convulsamente il braccio. Accanto a lui anche gli altri la salutavano più composti, nel mentre Harui cercava inutilmente di allungare il vestito nero stile impero che, sicuramente costretta dai gemelli, stava indossando. Lei rispose agitando piano la mano e mimando un “ciao” con le labbra
 «Bene, allora dai il meglio di te, come sempre» disse l’uomo mentre le luci iniziavano ad abbassarsi e calava il silenzio. A passi lenti e misurati arrivò al centro del palco, mentre un brusio eccitato serpeggiava tra la folla. Si portò il microfono alle labbra e tutto divenne superfluo.
«It’s… SHOW TIME!» la sua voce riecheggiò, amplificata di centinaia di decibel mentre la luce illuminava il palcoscenico, tutto era diventato irrilevante, suo padre, la sua famiglia, la doppia vita… ora era il momento del suo sogno. Iniziò a cantare, nota dopo nota, canzone dopo canzone, vedeva le persone davanti a lei sorridere, ballare e cantare con lei e niente poteva renderla più felice di così. Era stancante, dopo undici canzoni passate a correre e saltare per il palco aveva iniziato a farla sudare. Ma era la sua indole, quando cantava non riusciva a stare ferma per più di qualche secondo, anche se la canzone era lenta, non riusciva a non camminare.
«Bene, ora siamo giunti all’ultima canzone ragazzi, mi ha reso davvero felice vedere così tanta gente stasera. Vi devo ringraziare, senza di voi non sarei mai arrivata fino a qui, per ciò vi ringrazio di tutto cuore… e adesso…» l’improvviso spegnersi delle luci l’aveva sorpresa, così come aveva sorpreso il pubblico. Poi sullo schermo dietro di lei, erano apparse le siluette di sette ragazzi, mentre delle voci in coro, nel silenzio, esclamavano:
«Are You Ready?!» mentre dei fuochi d’artificio esplodevano dal bordo del palco… e sei ragazzi erano comparsi intorno ad Aoi a cui era spuntato un sorriso più grande della sua faccia.
«Ragazzi, che ci fate qui?! Non dovreste essere nel Kyushu?!» domandò euforica, abbracciandoli uno ad uno
     «Beh, abbiamo deciso di farti una sorpresa» spiegò contento un ragazzo biondo con gli occhiali
«Oh ragazzi, come farei senza di voi?» chiese felice, per poi voltarsi verso il pubblico «Ecco a voi gli STARWISH!» esclamò Aoi felice come non mai, mentre i ragazzi dell’Host Club realizzavano che quei sette ragazzi vestiti con un simulacro di divise militari erano i ragazzi che avevano salvato la vita di Aoi in quella notte di pioggia. Iniziarono a cantare, continuando a far girare Aoi come una trottola e a farla ridere come una bambina… non l’avevano mai vista così felice
«Ecco a voi i principi della canzone!» gridò ancora lei, mentre ballava e cantava con loro, e centinaia di bolle piovevano sul pubblico che, come per magia, venne invaso da una sensazione di calore e gioia.
  «Sono davvero straordinari…» disse piano Harui allibita
   «Harui, non ti sarai mica innamorata di loro?!» domandò Tamaki scioccato
 «Ma piantala zucca vuota! Li trovo solo molto bravi» rispose lei
    «E guardate Aoi… Ha un’intesa perfetta con ognuno di loro…» disse Hikaru mentre guardava l’amica ballare e scherzare con ognuno dei ragazzi in maniera diversa ma comunque trasudava un complicità perfetta, come se ballassero insieme giorno dopo giorno, e separarla da lor fosse una cosa impossibile. La canzone chiuse il concerto e dopo che la ragazza e i membri del gruppo ebbero firmato un paio di autografi a qualche fan fortunato si ritirarono nel backstage, dove per entrare i ragazzi del club mostrarono i biglietti con la firma della ragazza, ed entrarono senza problemi, raggiungendola nel camerino. La trovarono in canottiera e pantaloncini e con un asciugamano sulle spalle
«Ragazzi, ciao! Come vi è sembrato?» domandò la ragazza andandogli incontro
     «Eri bellissima Aoi-chan, davvero spettacolare!» esclamò Honey contento.
   «Concordo, eri favolosa» di complimentò Hikaru
    «La mia bambinaaaa!» urlò Tamaki piangendo e abbracciandola «Papino è così fiero di te!»
«Senpai… levati… sono sudata!» protestò lei cercando di levarselo di dosso, mentre qualcun altro entrava dalla porta
      «Ehi Aoi, tuo padre me lo immaginavo un po’ più vecchio da come lo avevi descritto» disse una voce ironica dalla porta.
«Ah-ah, molto divertente Sho, esilarante… Qualcuno mi leva Tamaki-senpai di dosso?!» domandò esasperata, mentre i gemelli trascinavano via il biondo
     «Vedo che ti sei fatta degli amici, meno male» disse un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi verdi
       «Eravamo preoccupati che la cosa stesse andando a rotoli» confessò il ragazzo con gli occhiali, posandole una mano sulla spalla
«Natsuki… Ragazzi, non avete di che preoccuparvi, va tutto alla perfezione»
       «Così alla perfezione che loro ti conoscono» commentò freddo un ragazzo dai capelli blu
«Grazie per la precisazione Masato… passiamo alle domande importanti. Dov’è Nanami?» domandò impaziente guardando la porta, dove spuntò una ragazzina minuta con i capelli rossi tagliati a caschetto
        «Aoi!» esclamò felice la ragazza abbracciandola «ho ricevuta la tua email stamattina, puoi fermarti tutto il tempo che vuoi, non dovevi neanche chiederlo»
     «Ѐ anche per questo che siamo qui…» disse pacato un altro ragazzo dai capelli color notte
«Tokiya… Oh, giusto! Ragazzi, vi presento gli Starwish! In ordine Masato, Tokiya, Otoya, Cecil, Sho, Ren e Natsuki e la loro compositrice, e a volte anche la mia, Nanami» li presentò indicandoli uno ad uno per poi fare lo stesso con i membri dell’Host Club
  «Quindi siete voi i ragazzi che hanno salvato Aoi» domandò Kyouya che, fino a quel momento, non aveva aperto bocca
     «Si, siamo noi» esclamò il ragazzo biondo di nome Sho
«Sono la mia famiglia… come dei fratelli» disse Aoi guardandoli e i ragazzi del Club giurarono di aver sentito dei cuori frantumarsi, da qualche parte nella stanza
       «Angioletto mio, relegandomi al ruolo di fratello mi ferisci» disse con fare teatrale Ren
«Smettila di fare così, con me non attacca»
       «Sei davvero di marmo…»
«Lavoro con loro… oramai i feromoni maschili mi scivolano addosso come l’acqua» disse con noncuranza mentre si infilava un paio di jeans sopra i pantaloncini
        «Sentite, non sarà il caso di tornare a casa?» domandò timidamente Nanami, le cui occhiaie parlavano chiaro, era stanca morta
«Si, ormai è tardi e Tokyo è a due ore da qui. Ragazzi, grazie per essere venuti a vedermi, mi ha fatto molto piacere»
    «Ehi, volevamo venire quando eravamo convinti che tu fossi solo Yuki, ora che sei nostra amica era ovvio che saremmo venuti» dissero Hikaru e Kaoru in coro
«Vi ringrazio…» disse mentre si avviavano all’uscita
  «Sei stata davvero brava… sono riuscito anche a starti dietro, visto?» sussurrò Kyouya impercettibilmente
«Come? Potresti ripetere senpai?» domandò Aoi anche se aveva sentito
  «Ripetere cosa? Io non ho detto nulla» disse lui atono, mentre lei sorrideva. –Strano- pensò tra se               -ricevo spesso dei complimenti, quello dei gemelli non più di qualche minuto fa, ma allora perché il suo mi fa così piacere… oddio, sto sorridendo come un’idiota-
        «Aoi, è tutto a posto?» le chiese premurosa Nanami
«Si, sto bene»
  «Sicura? Sei tutta rossa» rincarò Harui
«Rossa? Come rossa?!» domandò retorica guardandosi nello schermo del telefono . Le guance color porpora parlavano chiaro «Accidenti» esclamò seccata mentre rimetteva il cellulare in tasca «Forse ho qualche linea di febbre… ho sudato parecchio e il costume di scena lascia scoperto più di quanto copra» disse lei imbarazzata, doveva dissimulare, anche se non mentiva del tutto, si sentiva un po’ accaldata
      «Sarà meglio andare allora» disse Otoya passandosi la mano tra i capelli rosso acceso «Potrebbe salirti la febbre»
«Ma non preoccuparti, sono resistente»
      «Zitta e fila in macchina» esclamò laconico Masato, spingendola verso la grande macchina nera
«Ok, ho capito… quanto siete esagerati… ciao ragazzi, ci vediamo lunedì a scuola» li salutò in fretta mentre il ragazzo la caricava di peso in macchina
        «Scusateci, siamo solo preoccupati» si scusò Natsuki con i membri del Club
   «Fate bene, fate bene! Seguitela al posto mio, visto che non vivo con lei» asserì Tamaki convinto
        «Lo faremo, non temere» gli diede corda Natsuki che era considerava, e forse era uno dei pochi del gruppo, Aoi come una sorella. Per gli altri era un’amica, una confidente, una ragazza, ma solo per lui e Masato era una piccola sorellina da proteggere.
  «Sarà meglio andare… è stato un piacere conoscervi» salutò Harui a nome di tutti, e ciascun gruppo prese la sua strada e mentre Aoi guardava la macchina dei suoi amici allontanarsi, scivolò nel sonno.

Lady Cheshire: Eccomi qui, nonostante la malattia mi abbia costretto a letto eccomi qui, traballante ma puntuale, con nove pagine tutte per voi. Allora, come vi è sembrato il crossover? Piaciuto l'intervento dei Principi della Canzone? I miei amati Starwish *-* Qualcuno a parte me li conosce? Per chi non  sa chi sono vi consiglio caldamente entrambe le stagioni dell'anime, sono spettacolari!!! Ora basta fangirleggiare, torniamo al capitolo e spero vivamente che vi sia piaciuto, se trovate dettagli fuori posto o altro mi scuso, ma sono in preda alle vertigini e faccio un po' fatica ^^'' Ringrazio La_Faith per le sue continue recensioni notturne che aspetto sempre con ansia e blomik che ha recensito tutto d'un colpo e spero lo farà ancora xD Un ringraziamento va anche a Yourloveisenough_1 e Violys che, anche e hanno recensito una volta sola, mi hanno resa tanto felice. Ovviamente anche grazie a chi legge e apprezza in silenzio :) Ora vi lascio, ci si vede domenica prossima ^^

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Capitolo 7
*** 7- Ti va di ballare? ***


7 – Ti va di ballare?

    «La prossima domenica parteciperemo ad una festa organizzata da una famiglia con cui stiamo cercando di stringere degli allacci, quindi dovrete essere impeccabili» la voce profonda e autoritaria era arrivata lontana alle orecchie del figlio più giovane.
  «Non temete padre, non vi deluderemo» esordì il secondogenito della famiglia Ootori
   «Oggi dovrete essere al meglio, soprattutto voi due. Hanno una giovane figlia di diciassette anni e non voglio perdere questa occasione» esclamò freddo l’uomo rivolto ai due ragazzi e se il figlio di mezzo sembrava nervoso all’idea del padre, a Kyouya non sembrava importare molto.
  «Di che famiglia stiamo parlando padre?»
   «Della famiglia Ishikawa, principale produttrice di strumentazione medica e medicinali del Giappone» e erano state quelle parole ad accendere lo scarso interesse del giovane ragazzo che, con una nuova luce negli occhi, si era rivolto al padre
 «Non sapevo che gli Ishikawa avessero un’erede femmina» esordì Kyouya
   «A quanto pare frequenta un particolare istituto privato o qualcosa del genere, ma la cosa non mi interessa particolarmente. Il mio principale obbiettivo è convincere suo padre a darla in sposa ad uno di voi due» disse freddo l’uomo per poi dar loro le spalle, congedandoli freddamente.
Era passata una settimana e la domenica era vicina ma ancora Kyouya non aveva detto niente ad Aoi, non riusciva a parlarle senza che venisse trascinata via dai membri del club o dalle clienti. Pareva che l’intero istituto Ouran si fosse coalizzato per impedirgli di parlare con lei. Erano quasi le sei e la ragazza era nei camerini sul retro che si stava cambiando dopo il servizio al Club e tutti gli altri erano nell’aula a rilassarsi.
 «Ehi, che cosa fai domenica sera?» domandò tranquillo Kyouya per poi rendersi conto di come aveva posto la domanda e rimanendo un momento perplesso. Era stato talmente occupato a cercare di parlarle che non aveva pensato in che modo chiederglielo senza che fraintendesse… - Fraintendere cosa? Ѐ una comunissima domanda…- Pensò lui sistemandosi gli occhiali, mentre un rumore dal camerino lo aveva fatto insospettire.
 «Sei caduta?» chiese mentre spostava la tendina senza troppi preamboli e la trovò a terra con la camicia aperta e gli dava le spalle
«Che imbranata, ho perso l’equilibrio… esci per piacere, mi sto cambiando» spiegò la ragazza senza voltarsi. Lui aveva preferito non fare domande ed aveva richiuso la tenda «Come mai questa domanda insolita, Oscuro Signore?»
 «Prima rispondi»
«Domenica io…» iniziò lei, ma la voce di Tamaki la interruppe
   «MAMMINA! Mi pareva di averti già detto che l’incesto è sbagliato!» sbraitò il biondo aprendo di scatto la tenda e parandosi davanti ad Aoi «Oh! Ma Aoi sei svestita! Copriti!» urlò ancora il biondo rosso in viso «E tu non guardare!»
«Era quello che stavo facendo!» urlò indignata allacciandosi la camicia. Sembrava scocciata e Kyouya non aveva potuto che darle ragione, negli ultimi giorni Tamaki era diventato fin troppo appiccicoso nei confronti dei due.
«Ora io me ne vado ma Lord, smettila di fare così, sei fastidioso!» esclamò irritata per poi correre fuori dall’aula di musica.
   «Ma che ha adesso? Volevo solo proteggerla…» disse Tamaki sconsolato, mentre Kyouya sentiva una punta di irritazione irritargli la base della nuca
«E io volevo solo farle una domanda!» esclamò il ragazzo continuando a scribacchiare sul suo quaderno.
   «Ho sentito quello che volevi chiederle! Cosa faceva domenica! La volevi invitare fuori!»
 «Hai preso un granchio, mi serviva solo un’informazione» disse Kyouya mentre chiudeva di scatto il quaderno.
   «Ah…» disse solo il Lord che, svuotato dalle sue elucubrazioni mentali si era trascinato alla finestra perplesso, mentre la ragazza usciva dall’istituto con ampie falcate.
    «Ahi ahi, il Lord ha fatto arrabbiare Aoi» disse Hikaru con tono canzonatorio
     «Che hai combinato stavolta senpai?» chiese Harui esasperata
 «Si è comportato come al solito, ma Aoi è scoppiata… Harui, hai mica il suo numero di cellulare?» domandò Kyouya tra lo stupore generale
     «Tu che non conosci qualcosa dei membri del Club? Che rarità… si, eccolo qua» disse la ragazza mostrandogli il telefono
 «Perfetto, ti ringrazio… e prima che tu cominci a fantasticare, devo farle una domanda a livello informativo!» disse rivolto al Lord per poi ritrovarsi in macchina a fissare il display del telefono. L’aveva salvata sotto “Idol” non riusciva a chiamarla per nome, come non riusciva a chiamarla… Lui non era mai a disagio nel fare telefonate.
-Sono Ootori, non hai risposto alla mia domanda- scrisse sintetico in un sms, al quale però non ricevette risposta. Lo aveva constatato quella sera mentre, uscendo dal bagno, aveva controllato lo schermo del telefono.
 «Ma perché non risponde? Donne… » sospirò scocciato mentre si sdraiava sul letto e inoltrava la telefonata.
«Pronto?» rispose dopo un po’ la ragazza
 «Sono Ootori» disse semplicemente lui, mentre al di la della cornetta calava il silenzio
«Ah… Senpai, hai bisogno di qualcosa?» chiese lei, mentre alle sue spalle nasceva un chiacchiericcio incuriosito
 «Volevo una risposta… ho disturbato?» chiese, più per educazione che per interesse. Non gli importava poi molto se la sua telefonata le aveva creato problemi di sorta
«No figurati… Perché mi hai chiesto di domenica? Se chiedi qualcosa è perché sai già la risposta o ne puoi ricavare qualcosa… FATE SILENZIO VOI!» urlò la ragazza mentre chiudeva la porta. Giusto, ora era ospite dei suoi amici.
 «Infatti… tu rispondi» insistette il ragazzo ancora sdraiato
«Serata in famiglia… » disse cupamente lei
 «Immaginavo. Hai ospiti a casa»
«Il mio ingresso nella società… che bello» disse senza entusiasmo lei, e Kyouya la poteva capire «Ma tu come fai a saperlo?»
 «Ci saremo anche io e la mia famiglia» rispose il ragazzo
«Che bello, qualcuno che non voglio uccidere a mani nudi nel mezzo di un grande salone decorato» scherzò piano, ma la risata era falsa e tirata
 «Sai cosa comporta vero?»
«Si ho dato un’occhiata alla lista degli invitati… che tipo è tuo fratello?» domandò tranquilla lei, sopprimendo una risata
 «Cinico, freddo e arrogante» elencò i difetti del fratello come se nulla fosse, non dicendo che, tutto sommato, sapeva essere tutto sommato una persona sopportabile
«Un te di due anni più grande insomma»
 «Lui non ha gli occhiali»
«Ah, questo cambia tutto… Nah, senza occhiali non mi va bene» ironizzò lei e lui si stupì di trovare un sorriso sulle sue labbra «Seriamente, mi farà piacere vedere qualcuno che conosco alla festa. Cinico per cinico, preferisco il Signore Oscuro a cui sono abituata»
 «Bene, allora ci vediamo domenica...» tornò serio lui, mentre si metteva a sedere
«Già, a domenica. Buonanotte senpai» lo salutò lei, senza staccare la telefonata
 «Buonanotte» salutò anche lui, indugiando per un momento sul tasto rosso che poi premette velocemente mentre la porta di apriva
    «Kyo, ti ammalerai a stare tutto questo tempo senza maglia» lo riprese dolcemente la sorella maggiore del ragazzo
 «Non preoccuparti Onee-chan, sto benone» disse lui mentre si infilava una maglia per farla felice
     «Chi devi vedere domenica? So che è una ragazza, ho sentito la voce!» chiese curiosa la donna
 «La stessa ragazza che vedrete voi, la figlia degli Ishikawa»
     «Tu la conosci? Come? Non era in un istituto femminile?»
 «Segreto» rispose semplicemente lui, accompagnandola alla porta, non aveva voglia di sentire sua sorella che iniziava ad indagare su come, dove e perché conosceva Aoi. Non voleva nemmeno pensarci. Anche se, a ben rifletterci, il ragazzo aveva relegato quella ragazza in un angolo della sua mente con violenza, come se cercasse in ogni modo di liberarsi del suo pensiero che, per tutta risposta, lottava prepotentemente per la sua attenzione.
 «Da quando è arrivata non ha fatto che portare scompiglio» sussurrò sconsolato il ragazzo mentre si rigirava tra le coltri color perla, ben lontano dal sonno che tanto desiderava. Solo quando era solo nella sua stanza dava voce ai suoi pensieri e, nelle ultime settimane, erano riferiti a quell’irritante, sfacciata ragazzina che riusciva sempre a metterlo in difficoltà, ad infastidirlo… a divertirlo. Di solito il suo modo di comportarsi freddo allontanava la gente, persino per i membri del Club lui continuava a rimanere un po’ un mistero, ma lei si era avvicinata lo stesso.
-Sarà istinto materno?- si chiese perplesso il giovane, immaginandosi la ragazza che lo vedeva come una specie di cucciolo abbandonato –E’ possibile, infondo è tipico delle donne provarlo… delle donne e di Tamaki… Quindi io sarei alla stregua di un animale per lei? Non so se considerarlo o meno umiliante… -
 «Questi pensieri non hanno senso» disse piano lui, rigirandosi per l’ennesima volta e riuscendo, finalmente, a cedere al sonno. La sera dopo gli stessi pensieri lo attanagliavano nuovamente, complice il fatto di averla vista in televisione pochi minuti prima di spegnerla con un violenza che lui stesso scoprì inusuale
-Ma che sta succedendo?- si chiese, forse per la milionesima volta, spazientito da quel pensiero.  Aveva persino pensato di parlarne a qualcuno e Tamaki, che casualmente quel pomeriggio si era presentato davanti alla porta di camera sua, era partito subito per la tangente iniziando a narrare uno dei suoi romanzi tutti rose e fiori.
      «Scherzi a parte Kyouya, non farti troppe domande, se deve succedere, succederà. Non puoi volerlo o fermarlo… se ti sei innamorato di Aoi non c’è nulla di male» aveva esordito l’amico quel pomeriggio, mentre lasciava casa Ootori con il solito fare allegro e sorridente.
 «Innamorato… Non diciamo sciocchezze» borbottò lui mentre scendeva le scale e raggiungeva la famiglia in macchina, diretti verso la residenza degli Ishikawa.
    «Qualcosa non va Kyo?» domandò premurosa la sorella
 «No, non preoccuparti»
     «Ora mi rivolgo soprattutto a voi due» tuonò il padre verso ai due figli minori «Vi voglio impeccabili, sarebbe molto gradito se uno dei due colpisse la ragazza, un matrimonio non guasterebbe a nessuna delle due famiglie» disse quando tutti si furono accomodati in macchina «Non ho idea di come tu abbia fatto a conoscere quella ragazza Kyouya, ma questo ci ha assicurato l’opportunità di stasera, non sprecatela» commentò glaciale, mentre la grande villa si apriva davanti a loro. Appena entrati si erano diretti dai padroni di casa, e l’uomo si era mostrato ben diverso dal soggetto che Kyouya aveva visto tempo prima.
   «Che piacere avervi qui signor Ootori, benvenuti alla serata»
    «Piacere mio signor Ishikawa, questi sono i miei figli» li presentò freddamente il padre e Kyouya giurò di aver visto gli occhi verdi dell’uomo soffermarsi più del dovuto su di lui
   «Splendidi e impeccabili, complimenti, dovete essere estremamente fiero di loro»
     «Non ho mai avuto modo di lamentarmene… ma ho saputo che anche voi avete figli» il ragazzo soppresse un sorriso, da dove usciva quel tono condiscendente del padre?
   «Si, una ragazza» rispose laconico Ishikawa
     «E, se posso chiedere, sarebbe possibile conoscerla?»
   «Certamente, dev’essere nel salone… Miwa, tesoro, potresti andare a chiamare Aoi?» domandò gentilmente alla moglie, una donna bionda con grandi occhi castani e raggiante per una gravidanza per nulla nascosta, che accondiscendente scomparve tra la folla
     «Una splendida moglie, la figlia le somiglia?» domandò ancora Ootori, mentre Kyouya e la sorella continuavano a guardarlo stupito. Doveva fargli davvero molto comodo un potenziale matrimonio visto il tono gentile con cui si rivolgeva all’altro.
   «Miwa è il mio tesoro, anche se devo dire che Aoi è decisamente più… caparbia, rispetto alla madre. Spero di riuscire lo stesso a farla sposare anche con quel carattere»
-Ci credo, quella donna non ha niente a che fare con lei- pensò irritato il giovane che cominciava a non poterne più di quella discussione, di sentire parlare di Aoi come se fosse un’oggetto da trattare… un trofeo da vincere
  «Scusa l’attesa caro… vieni Aoi, vogliono conoscerti» disse alle loro spalle la signora Ishikawa, la cui voce dolce era palesemente falsa. La ragazza al suo fianco, non sembrava niente di quello che Kyouya aveva visto da quando la conosceva, non era il ragazzo che faceva parte dell’Host Club, non era la scintillante Idol che faceva impazzire la folla… era una fredda, bellissima statua di marmo. Postura perfetta, fasciata nell’abito  che aderiva fino ai fianchi per poi cadere morbido fino ai piedi, i lunghi guanti bianchi coprivano le braccia fino al gomito. I capelli raccolti per metà sulla nuca, e una lunga, infinita serie di bottoni argentati decorava la schiena dell’abito. Gli occhi erano una lastra di ghiaccio blu mentre scrutava i volti dei presenti, ma le labbra truccate di rosso di curvarono in un lieve sorriso nel vedere Kyouya, mentre si posizionava accanto al padre ed educatamente salutava
«E’ un vero piacere conoscervi» disse con un inchino e con voce educata
   «Incantevole… Davvero incantevole» disse assorto il padre di Kyouya, evidentemente colpito dalla ragazza
  «Kyo, stai sbavando» scherzò la sorella in un sussurro, piantandogli un gomito nelle costole
 «Non è vero» e non mentiva, infatti per quanto potesse essere bella, non era la metà di quando l’aveva vista, la settimana prima, allontanarsi da casa sua sotto al sole, allegra e sorridente. Non era il sorriso pacato che aveva sulle labbra in quel momento ad essere suo, era quello caldo e luminoso che vedeva tutti i giorni mentre scherzava con gli altri, mentre rimproverava Tamaki o giocava a carte con i gemelli… non quella bambola di porcellana.
     «Se posso domandare ancora, cosa vi ha tenuta lontana da una normale vita scolastica?» chiese Ootori alla ragazza
«Lunghi mesi di terapia in una scuola femminile, soffrivo di androfobia, per tale ragione frequentare un istituto misto mi era impossibile. Sono riuscita a uscirne solo recentemente» rispose meccanica, come se quella risposta fosse stata preparata e ripetuta centinaia di volte
   «Povera cara, deve essere stata dura… Ma vi sto monopolizzando dagli altri invitati spero di avere l’occasione di parlarvi nuovamente in serata» si congedò Ootori rispettoso, mentre con un’occhiata eloquente intimava i figli di muoversi
     «Non mancherò, è stato un piacere» salutò l’altro, allontanandosi con la moglie verso un’altra coppia di invitati. Anche Aoi stava andando via, dopo aver salutato anche lei, ma Kyouya le prese delicatamente la mano.
 «Se ti chiedo di ballare romperai la tua curatissima maschera e mi manderai a quel paese?» sussurrò piano lui
«Finalmente qualcosa per cui potrebbe valere la pena scomporsi un po’» scherzò lei a sua volta, concedendosi un sorriso.
   «Fratellino, spero che non vorrai monopolizzare la punta di diamante della festa» disse ironico il ragazzo dietro di loro «Spero di poter avere lo stesso onore di mio fratello nel poter ballare con lei» disse piano e entrambi i ragazzi ringraziarono il cielo che avesse capito solo metà della loro discussione
«Mi spiace dover declinare il suo invito, ma questo sarà il primo e unico invito che accetterò in serata. Vi prego non scambiate la mia scelta per scortesia nei riguardi vostri o di qualcun altro, ma nonostante la lunga terapia stare troppo a contatto con un uomo mi mette a disagio, accetto l’invito di vostro fratello per il semplice motivo che lo conosco da qualche tempo e sono abituata alla sua presenza» spiegò cordiale la giovane, declinando l’invito del fratello, mentre si lasciava condurre al centro del salone.
 «Androfobia eh? E da quando ne soffriresti?» chiese ironico mentre iniziavano a ballare
«Stando alle fantastiche carte inventate da mio padre da quando ho cinque anni e ho subito un’aggressione da un pedofilo in un parco pubblico» commentò distrattamente lei, che lo guardava stranita
 «Qualcosa non va?» domandò il ragazzo, nel vederla tanto concentrata
«No, niente… Solo che non mi sarei mai aspettata di ballare con te un giorno… o quantomeno di averti così vicino… è strano, contando che passiamo la giornata a discutere» commentò con un risolino. Mentre ballava Kyouya intravide il padre al fondo della sala, e forse quello che aveva fatto gli andava bene… non era forse quello che aveva chiesto? Avvicinarla?
 «Nemmeno io a dire il vero. Ma ti dirò…» disse lui portandola un po’ più vicina e stringendole il braccio attorno alla vita «Non è poi così male»
«Già… pensavo di sciogliermi a contatto con la tua pelle, e invece niente» scherzò lei, mentre arrossiva un poco
 «Sei in imbarazzo?» domandò a bruciapelo, ben sapendo che non poteva nasconderlo
«Come non potrei, sto ballando un valzer con te in mezzo ad un salone pieno di gente che mi guarda»
 «Quando ti esibisci c’è ben più gente che ti guarda»
«E’ diverso… » sospirò sconsolata
 «Certo, non sei spalmata addosso a me quando sei sul palco»
«Come ti…!» per un attimo aveva alzato la voce, per poi ricomporsi velocemente «Non vedo come questo possa cambiare le cose»
 «Non le cambia infatti, ma volevo vedere se eri davvero tu o se eri un simulacro della ragazza che conosco» confessò il giovane
«Ma cosa dici? Sono sempre io»
 «Non è vero… quando sei al Club sei rilassata, scomposta, irriverente, rumorosa, irritante…»
«C’è un “ma” in questa lista?» lo interruppe lei fingendosi offesa
 «Fammi finire per l’amor del cielo! Ma… sei anche luminosa e felice… si vede che non sei a tuo agio in mezzo a tutto questo»
«Si nota così tanto?» domandò cupa lei «Vorrei che ci fossero anche gli altri…» disse sovrappensiero la ragazza
 «Io non basto?» chiese di getto lui, con il solito tono indifferente
«Come? Certo che si… non sarai geloso Oscuro Signore?»
 «Perché mai… la canzone sta finendo, fingi di stare male»
«Cosa?» chiese stupita Aoi
 «Fa come ti ho detto!» ordinò perentorio il ragazzo mentre la lasciava con la fine della musica per poi porgerle il braccio, facendole intendere di seguirlo, e si diressero verso la terrazza. Sfortunatamente il padre della ragazza li aveva intercettati.
   «Aoi, ti allontani così presto?» domandò l’uomo con falsa premura
«Vi chiedo scusa padre, ma non sono abituata a questo tipo di eventi e mi sento un po’ stanca, pensavo di prendere aria in terrazzo»
  «Oh cara, ti senti forse male?» chiese, altrettanto falsamente, preoccupata, la matrigna
«Nulla di cui preoccuparsi Miwa, devo solo riprendermi un momento»
  «Va bene, fortunatamente questo giovanotto ti accompagna, altrimenti non starei tranquilla» esclamò la donna con un tono talmente melenso che per un momento Kyouya dovette reprimere i conati
 «Non tema signora, non le accadrà nulla» la rassicurò il ragazzo che fece sfoggio delle sue abilità recitative e mostrò il suo miglior sorriso da Host
  «Ah, grazie al cielo esiste ancora un po’ di bella gioventù, non trovi anche tu caro?»
   «Si… davvero» rispose lui, scrutando il ragazzo con interesse
«Vogliamo andare, inizia a mancarmi l’aria» disse piano Aoi stringendo appena la presa al braccio del ragazzo. Una volta sul terrazzo corse subito alla balaustra e respirò a pieni polmoni
 «Ti vedo molto meglio» constatò il ragazzo ironico
«Si, l’aria dentro è talmente falsa e viziata da farmi stare male… molto meglio qui, in silenzio e al fresco» disse lei mentre si appoggiava alla ringhiera del terrazzo e guardava le stelle.
 «Si, è piuttosto pesante in effetti» concordò lui avvicinandosi
«Piuttosto? Ma l’hai vista Miwa? Solo lei con la sua melensaggine appestava la stanza, con quel pancione era fastidiosamente irritante, se poi ci mettiamo tutti gli altri…» esclamò lei mentre ricominciava a muoversi libera e a gesticolare. L’aveva sempre fatto, sin dal primo giorno, era sua consuetudine accompagnare le sue parole con i gesti nervosi della mani «Mio padre poi! Ma lo hai sentito?! Spera di trovarmi un marito stasera, ma per favore! Piuttosto mi butto da un ponte!» esclamò lei senza pensare e mettendosi a ridere
 «Forse non è il caso che tu faccia certe battute…» la riprese piano lui, notando nei suoi gesti un nervosismo non normale
«Già… non è proprio il caso… è che vorrei saltare giù da questo balcone e correre via… questo mondo non fa per me…» sospirò voltandosi verso il ragazzo «Scusa, non dovrei mostrare il lato peggiore di me»
 «Non vedo niente di diverso da quello che vedo di solito» rispose semplicemente lui
«Deduco che anche tu non abbia buoni rapporti con la tua famiglia»
 «Da cosa lo intuisci?»
«Ho visto come hai guardato tuo fratello per esempio, pareva lo volessi sgozzare da un momento all’altro, e anche prima, mentre ballavamo, cercavi lo sguardo di tuo padre» disse lei piano
 «Sei un’ottima osservatrice, devo ammetterlo» rispose lui sistemandosi gli occhiali
«Forse Harui ha ragione…» sussurrò piano Aoi, tanto che Kyouya non l’aveva sentita
 «Non ho capito, hai detto qualcosa?»
«Dicevo.. che forse ci assomigliamo più di quanto non pensassi…» disse lei riportando il suo sguardo verso le stelle «Entrambi abbiamo passato la vita alla ricerca dell’approvazione di un padre che non ci a mai calcolato… con la voglia di rompere tutto e non poterlo fare, di uscire dai margini che ci sono stati imposti…»
 «Di fare qualcosa di nostro in questo mondo…» concluse lui
«Esatto» concordò lei regalandogli un sorriso «Ce la faremo, ne sono sicura»
Per un momento nessuno dei due parlò, era calato il silenzio ma non di quelli imbarazzati, uno di quei silenzi in cui le parole non servono, perché bastano gli occhi per parlare e le frasi sono solo sciocchi suoni sparsi nell’aria. Erano lontani dalla grande vetrata che dava nel salone principale, quindi la zona era leggermente in penombra e la musica arrivava loro soffusa.
 «Permetti?» domandò nuovamente lui, con finta galanteria che fece sorridere Aoi, si era persino messo in ginocchio
«Oh, ti prego, mi metti a disagio con tutte queste attenzioni» scherzò lei posando la mano su quella del ragazzo che, a sorpresa, le sfilò il guanto e fece lo stesso con l’altra mano, e li mise nella tasca dello smoking
 «Ora, gradirei poter ballare con la ragazza che conosco, non con la tizia che c’era prima» disse serio lui togliendole il fermacapelli che teneva insieme la massa di ricci della ragazza.
«Smettila senpai, altrimenti quando rientro sarò tempestata di domande» disse lei
 «Lascia che chiedano, è lecito» replicò lui riprendendola tra le braccia e gli venne stranamente naturale. Poco importava se andavano fuori tempo, se erano più veloci rispetto alla musica, se lei gli pestava i piedi apposta per farlo arrabbiare e lui, per ripicca, la faceva girare più veloce, forse solo per vedere i suoi capelli alzarsi dalle spalle. Poco importava degli occhi curiosi che li avevano intravisti dalle vetrate, di ragazzi invidiosi e ragazze irritate, di genitori scontenti o disgustati, di anziani divertiti e di bambini curiosi.
«Sembri divertirti senpai» disse lei mentre continuavano a muoversi in quello che doveva essere il simulacro di un valzer
 «Chi ti dice che non mi stia divertendo?»
«Non hai la faccia di uno che si diverte» disse, pestandogli il piede per la decima volta
 «Se magari non mi uccidessi i piedi ogni tre passi sarebbe più piacevole anche per me» replicò lui, facendola girare ancora, guardando ancora quei capelli scomporsi  e concedendosi un sorriso.
«Oh, ma allora anche tu sai sorridere, che incredibile scoperta» lo prese in giro Aoi che era stata fermata dal ragazzo, forse troppo velocemente, e si era ritrovata troppo vicina, complice la velocità e una perdita dell’equilibrio, si era ritrovata a pochi centimetri da lui che, stupito, la guardava come se non l’avesse mai vista prima.
«Ecco… forse… dovresti… lasciarmi…» balbettò la ragazza a disagio, mentre il ragazzo non riusciva a pensare a niente di coerente, quegli occhi lo distraevano
 «Dovrei… » articolò a fatica lui che, probabilmente per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa fare. Non si era mai trovato in situazioni del genere, nemmeno per conto del Club, e non si era mai posto il problema che capitasse, ne tantomeno che fosse piacevole. Aoi sembrava molto più piccola e fragile ora che era ferma davanti a lui, mentre lo guardava negli occhi a pochi, pochissimi, centimetri dal suo viso. Viso incorniciato da due colori, rosso e blu. Occhi blu, labbra rosse. Guance rosse
«Sembri… a disagio…» sussurrò lei rossa in viso
 «Nemmeno tu… sembri molto a tuo agio…» replicò lui, avvicinandosi. Era naturale che volesse avvicinarsi?
Occhi blu
«Allora lasciami… » rispose lei, senza muoversi, nonostante la vicinanza diminuisse e l’aria intorno a loro fosse satura di elettricità. I corpi tesi, indecisi se avvicinarsi ancora di più o di staccarsi definitivamente, correndo il rischio di non avvicinarsi mai più, entrambi messi a disagio dalla naturalezza di quei gesti, di come quei corpi estranei paressero così familiari, di come le mani di Kyouya si fossero posate sui fianchi di lei e le mani della ragazza a stringere la giacca del ragazzo.
 «No…» disse lui, senza aggiungere niente, il respiro più pesante del normale
Labbra rosse
Labbra che si sfioravano, indecise se fermarsi, proseguire, tirarsi indietro…
  «Aoi, sei ancora qui? Dentro ti cercano… dicono che sono venuti a prenderti» la voce di Miwa li aveva colti di sorpresa, facendoli separare di colpo
«Arrivo…» rispose semplicemente lei, senza alzare gli occhi sul ragazzo
 «Tieni, i tuoi guanti» disse semplicemente il ragazzo porgendo i due oggetti alla ragazza
«Grazie… »
 «Di nulla…» rispose lui «Forse non dovremmo più.. parlare di questo» disse Kyouya
«Già… non dovremmo… Buonanotte senpai» lo salutò lei, lasciandogli un rapido bacio sulla guancia, forse macchiandolo di rossetto, per poi correre via, dentro al salone. Per il resto della serata Kyouya non si mosse dal balcone, non ne aveva voglia, non ascoltò nemmeno le parole del padre e dei fratelli, che gli chiedevano come facesse a conoscere Aoi tanto bene da potersi prendere tanta confidenza. Era rimasto in silenzio fino a che non era tornato nella sua stanza e si era messo a letto e aveva detto una cosa che mai, mai in vita sua avrebbe pensato di poter dire:
 «Forse Tamaki potrebbe avere ragione» pensò scocciato per poi lasciarsi andare al sonno.


Lady Cheshire: Incredibile ma vero, nonostante il mal di testa massacrante, sono riuscita a pubblicare, non solo in orario, ma addirittura in anticipo! Gente, io mi sento fiera di me stessa xD Un po' meno per il risultato del capitolo, ho paura di essere uscita dal personaggio di Kyouya, ho una tremenda paura di aveer sbagliato tutto >< Sappiatemi dire lettrici, perchè con le recensioni mi accorgo di errori e imprecisioni, quindi le aspetto sempre con ansia, tutte quante ^^ Grazie per il supporto a tutti quanti!!

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Capitolo 8
*** 8- Neve e Farfalle ***


8- Neve e Farfalle

Lo scorrere del tempo è una cosa estremamente soggettiva, può sembrare lento e eterno quando non si ha niente da fare o a cui pensare, o può parere un lampo che ti sfreccia davanti agli occhi quando si è allarmati o preoccupati. Erano passate ben due settimane dalla grande festa a casa Ishikawa, per fortuna Aoi non era più stata convocata dopo quella sera, e l’Accademia Ouran si era inoltrata verso il mese di Novembre e la prima neve dell’anno era programmata per quella sera. Inutile dire che, se le previsioni si fossero rivelate esatte, l’Host Club avrebbe approfittato del candido giardino per escogitare qualcosa di diverso per le clienti, ma personalmente Aoi pensava ad altro. Pensava che quel malefico essere con gli occhiali non aveva davvero mai più riparlato della sera della festa! Nemmeno un cenno, niente, cosa che faceva imbestialire letteralmente la ragazza che invece, continuava a ripensare a quel bacio mancato e a quante volte aveva, a sua stessa sorpresa, maledetto Miwa e i ragazzi per quell’interruzione… E pensare che avrebbe dovuto sentirsi sollevata? Invece pareva che il suo subconscio le dicesse che, in fondo in fondo, quel bacio forse non le avrebbe fatto poi così schifo.
  Era l’ora di pranzo ma lei non se l’era sentita di mangiare, quindi era andata direttamente nell’aula del Club per riposare un po’, il giorno prima le avevano dato i testi nuovi delle canzoni, tra cui uno scritto da Nanami appositamente per lei, ed era rimasta sveglia fino a tardi per memorizzarli. Per far passare il tempo si era messa le cuffie con la nuova base e si era messa a cantare.
Nanami era davvero un genio, le piacevano da morire i testi che componeva, non per nulla le sue canzoni avevano portato gli STARISH al successo.
   «Canzone nuova?» domandò una voce conosciuta alle sue spalle
«Si, farà parte del prossimo album» rispose lei levandosi le cuffie dalle orecchie e guardando l’amico accomodarsi sul divano
   «Molto bella»
«Ci credo, l’ha scritta Nanami…» disse lei come a sottolineare una cosa ovvia e sedendosi accanto al ragazzo
   «Anche la tua voce ha la sua parte, è talmente bella che non fa che esaltare le parole»
«Quanti complimenti, guarda che poi mi monto la testa» scherzò la ragazza «Comunque che ci fai qui così presto?» chiese poi all’amico dai capelli rossi
   «Sapevo di trovarti qui» rispose lui con un sorriso
«Hai bisogno di qualcosa?»
   «Si, domani non c’è scuola, ti va di uscire con me?» domandò tranquillo lui
«Aspetta, domani non c’è scuola? Davvero?!» chiese scioccata
   «S-Si… domani il corpo docenti ha deciso di chiudere, non si sa bene perché ma il preside a volte si fa queste uscite… Allora? Esci con me domani?» chiese ancora lui mentre la porta si apriva e gli altri ragazzi entravano e sentivano la domanda. Lo sguardo della ragazza volò subito al ragazzo con gli occhiali, già seduto alla sua scrivania intento a lavorare sul suo misterioso quaderno nero. Se non se ne preoccupava lui perché doveva farlo lei?
«Certo, molto volentieri» rispose allegra Aoi, facendo sorridere il ragazzo
   «Bene, lasciami il tuo indirizzo, ti passo a prendere domani mattina» disse felice lui, mentre la porta si apriva nuovamente
  «Kaoru! Finalmente ti ho trovato, sei sparito all’improvviso!» esclamò Hikaru irritato andando verso il fratello
   «Scusami Hikaru, mi ero dimenticato di dover chiedere una cosa ad Aoi» si scusò il ragazzo
    «Aoi, puoi venire un momento?» la chiamò Harui dal fondo dell’aula
«Dimmi, hai bisogno di qualcosa?» domandò Aoi. In quel periodo aveva legato molto con la ragazza, dopotutto due ragazze bloccate in quel manicomio non potevano non cercare di fare forza comune, e trovava Harui una persona intelligente e perspicace.
    «Sicura che ti stia bene uscire con lui? Insomma, pensavo che con Kyouya-senpai…» alluse la castana riferendosi ai racconti della ragazza
«Se lui se ne frega alla grande non vedo perché io dovrei stare li a rimuginarci! Insomma, non posso farmi sangue marcio a vuoto no?»
    «Non posso darti torto»
«E poi vado molto d’accordo con Kaoru, sarà una giornata divertente, con il mio lavoro non ho spesso la possibilità di uscire e divertirmi, quindi si, mi sta bene… Ma grazie per esserti preoccupata per me Harui» la ringraziò Aoi, ricevendo in cambio uno dei dolci sorrisi di Harui, quelli caldi e gentili che riservava solo ai membri del Club.
 «Smettetela di cincischiare, stanno arrivando le clienti» esclamò severo Kyouya
   «Ohi-Ohi, senpai sembri più nervoso del solito oggi, alzato dal lato sbagliato del latto?» scherzò Kaoru vicino al ragazzo
 «No, sto benissimo… ma non mi sembra il caso di sprecare tempo inutilmente visto che a breve si terrà la festa di Natale» rispose il moro
   «Per me sei solo infastidito da quello che Aoi ha detto prima ad Harui» disse a bassa voce il rosso
«Tieni Kaoru… Avete fatto il mio nome?» domandò la ragazza che non aveva sentito la discussione dei due
   «Assolutamente no. Bene, perfetto passo alle nove»
«Se vedi un ragazzo con la carabina alla finestra non spaventarti, Masato lo fa solo per spaventare, ma non spara mai» disse calma la ragazza mentre sentiva l’amico deglutire rumorosamente
   «Me ne ricorderò… scusa, ora vado sono arrivate le clienti» disse dirigendosi verso un tavolo pronto a mettere in scena l’ennesimo teatrino con il fratello. Al suo fianco Aoi aveva sentito uno strano rumore come di qualcosa che si spezza. Difatti Kyouya aveva in mano una matita spezzata
«Ehm… Tutto a posto senpai?» domandò la ragazza riferendosi alla matita
 «Si… si era già rotta questa mattina» rispose lui per poi voltarle le spalle e andarsene. Per tutta la durata delle attività del Club un’aura nera come la pece aveva circondato il ragazzo con gli occhiali, preoccupando tutti, se era di cattivo umore era pericoloso per tutti ma, nonostante quello, tutti avevano svolto le loro prenotazioni, anche se quel giorno Aoi aveva dovuto fare servizio insieme a Tamaki ed era stato piuttosto irritante perché continuava a giocare coi suoi capelli mentre parlava con le ragazze e gli avrebbe volentieri staccato la mano a morsi. Le sei erano arrivate abbastanza in fretta e, dopo aver salutato tutti, si era diretta al cancello per tornare a casa, quando qualcuno l’aveva fermata.
  «YUKI! Aspettami!» l’aveva chiamata Hikaru correndole incontro
«Hikaru, cosa c’è?»
  «Mi chiedevo.. sei libera domani sera?» chiese a bassa voce facendo attenzione che gli altri studenti non li sentissero «Un mio amico da una festa a casa sua e mi ha invitato, ma è richiesta l’accompagnatrice, ti va di venire?»
«D-Dipende dall’ora… » disse lei che, non sapendo se Kaoru gli avesse detto o meno che di mattina sarebbe uscito con lei, preferì tacere, prima di creare problemi tra i due ragazzi
  «Per le sette, ceniamo insieme e poi andiamo… ci stai?» propose lui arrossendo un poco
«Le sette… si dovrei farcela» disse lei
  «E’ un problema l’ora?»
«No, assolutamente. Dove ci troviamo?»
  «Nella piazza con la fontana davanti alla stazione ti va bene?» chiese lui «Altrimenti vengo direttamente a prenderti a casa»
«La piazza andrà benissimo, ma ora devo scappare, devo andare al lavoro»
  «Bene… allora a domani sera» la salutò grattandosi la nuca imbarazzato
«A domani!» lo salutò energica correndo via. Una cosa che invidiava terribilmente a tutti quei rampolli erano le lunghe macchine nere che li aspettavano sempre fuori da scuola, lei detestava dover prendere il treno ogni giorno ma oramai ci aveva fatto l’abitudine.
Neanche da dire che quella sera a cena, quando aveva detto che il giorno dopo sarebbe uscita con i suoi amici, i ragazzi avevano iniziato a farle il terzo grado, dopo aver aiutato Masato che si stava strozzando con un pezzo di carne. Fortunatamente Natsuki aveva delle parrucche, che ogni tanto si divertiva a far indossare e lei e a Sho, e poté prenderne una prestito per il giorno dopo. Le fece strano, la mattina dopo, vedersi vestita come al suo solito, con un semplice vestito lilla, ballerine intonate, un piccolo poncho corto fino ai gomiti e una borsetta tracolla di eco-pelliccia bianca e i lunghi capelli biondo grano che le scendevano fino alla vita. Le facevano un effetto stranissimo e si trovava stranamente somigliante a Miwa e questa cosa le faceva salire i conati.
     «Aoi, c’è il tuo amico giù» la chiamò Nanami aprendo appena la porta
«Grazie Nanami… Allora, come sto?» chiese facendo una giravolta
     «Molto carina e molto bionda» scherzò l’amica mentre lei si avviava per le scale e usciva.
«Ciao Kaoru» salutò Aoi uscendo fuori dal vialetto della villa.
   «Ciao Aoi, bellissima come sempre anche se… Hai fatto qualcosa ai capelli vero? Hai spostato la frangia?» chiese ironico il rosso
«Si, giusto una spuntatina… Almeno così nessuno ci romperà le scatole mentre siamo fuori» disse Aoi mentre la faceva salire in macchina «Allora, dove mi porti di bello?»
   «E’ una sorpresa, ma ti piacerà, solo che è un po’ lontana per questo andiamo in macchina» rispose lui mentre, seduto accanto a lei, le bendava gli occhi
«Ehi, levami questo coso!»
   «Nemmeno per idea, se no ti rovini la sorpresa» rispose lui severo stringendo bene il nodo. Per tutto il viaggio si erano messi a parlare dei progetti per le vacanze invernali, lui le avrebbe passate in famiglia e molto probabilmente Tamaki la sera di Capodanno avrebbe trascinato tutta la brigata da qualche parte senza un’apparente motivazione logica. Lei invece la sera di Natale sperava di poterla passare a casa tranquilla senza che suo padre avesse la brillante idea di chiamarla alla residenza principale.
   «Beh, se succede veniamo a rapirti» disse lui con noncuranza
«Credi davvero che sarebbe così semplice? Ad ogni festa ci sono dei plotoni di sicurezza a casa di mio padre»
   «Ci credo, ma noi abbiamo Honey» disse serio «E l’esercito di Kyouya-senpai»
«Va bene, se mio padre mi chiama allora mi aspetto che i miei prodi cavalieri vengano in mio soccorso»
   «Sicuro!» rispose prendendogli il mignolo e stringendolo con il suo e alla ragazza venne una fitta di nostalgia, anche lei e Yuki erano soliti fare quel gesto, anche mentre era in ospedale.
-Ancora un altro giorno- - Promesso?- Promesso-
   «E a Capodanno che fai?» chiese ancora Kaoru
«Hanno organizzato un concerto per promuovere il nuovo album, mi esibisco vicino ad Osaka, quindi partirò almeno un paio di giorni prima… spero di farcela, a breve ho anche le riprese per il video della canzone che hai sentito ieri…»
   «Non dirlo a Tamaki se non ci vuoi tra i piedi» scherzò il rosso facendola ridere
«Figurati se non voglio i miei amici al mio concerto»
   «Che bello, è la prima volta che dici che siamo tuoi amici…» disse lui nuovamente serio
«Davvero? Che strano, è diventata una cosa così naturale considerarvi così… i miei amici»
   «E siamo tutti sullo stesso piano?» le domandò il ragazzo
«In che senso?»
   «Niente, fa come se non avessi detto nulla… Ecco ci siamo!» esclamò lui mentre la curiosità rimpiazzava in Aoi il dubbio alle parole del ragazzo. Che intendeva chiedendo se erano tutti sullo stesso piano? Una volta scesi la fece camminare per qualche metro, sentiva delle voci intorno a lei, stavano dicendo che erano una bella coppia e lei non poté fare a meno di arrossire un poco.
  Quando le tolse la benda Aoi si era ritrovata davanti ad uno spettacolo meraviglioso, centinaia e centinaia di farfalle colorate le volavano davanti agli occhi, facendo mostra delle loro ali colorate, e piccoli colibrì sfrecciavano da una parte all’altra dell’immensa serra.
«E’ bellissimo…»
   «Davvero ti piace? Me ne ha parlato Honey-senpai e pensato ti sarebbe piaciuto venirci» disse lui mentre lei lo abbracciava di slancio
«Grazie Kaoru, è un posto meraviglioso!» esclamò felice mentre lui ricambiava l’abbraccio
   «Per così poco… andiamo? Ci vuole un po’ per riuscire a vederle tutte visto che non stanno mai troppo nello stesso punto» disse prendendola per mano. Era strano camminare con Kaoru, era così diverso da Hikaru, così tranquillo e pacato, certo ogni tanto si divertiva a farle qualche dispetto, tipo a spaventare la farfalla alla quale cercava disperatamente di fare una foto, ma niente di eccessivo, era quasi difficile pensare che molta gente non riuscisse a vederli come due persone distinte. Pranzarono proprio al centro della serra, come se in quel luogo uomo e natura non potessero fare a meno di coesistere, riuscì persino a far si che un colibrì le si posasse sulla mano, cosa che la emozionò moltissimo.
   «E’ solo un uccellino» minimizzò lui osservando l’animale
«Lo so, ma è così piccolo e bello… guarda i suoi colori, un azzurro così non lo si potrà mai riprodurre. E poi è così piccino, viene voglia di stringerlo tra le mani e proteggerlo» disse piano lei mentre l’animale tornava a volare velocemente con i suoi compagni.
   «Sei molto materna…»
«Io? Ma dove?» chiese scioccata
   «Si vede da come parli… anche da come parli con noi, quando hai svegliato Honey senpai ad esempio. O quando consoli Tamaki o parli con mio fratello… Sarai un’ottima madre un giorno» disse serio, mentre si avviavano all’uscita. Erano già le cinque e mezzo, non si era aspettata di fare così tardi.
«Caspita Kaoru, sei davvero un buon osservatore»
   «Solo quando si tratta di cose che catturano la mia attenzione» rispose lui con un sorriso mentre risalivano in macchina «Allora, ti sei divertita?»
«Tantissimo, è stata una bellissima giornata, grazie»
   «Ne sono felice, immagino che tu non esca spesso per via della fama»
«Infatti, per via di quello e del fatto che prima non avevo amici con cui uscire, ne tantomeno ho mai avuto un ragazzo se escludiamo Ren»
   «Uno dei ragazzi con cui vivi?» chiese lui curioso
«Si, è durata qualcosa come… due giorni, poi mi sono stancata» disse lei ridendo al pensiero, si erano messi insieme perché avevano perso una scommessa con Sho e come penitenza dovevano passare almeno 48 come una vera coppia, scadute le ore si erano sparati di comune accordo ridendo come dei pazzi.
   «Una relazione duratura devo dire» disse ironico Kaoru
«Si, eravamo ad un passo dall’altare, meno male che non ho fatto cavolate» disse ridendo
   «Non dire così, prima o poi anche tu perderai la testa»
«Non sono mai stata fortunata nelle relazioni in generale, sono preparata a rimanere sola a lungo… oh, puoi lasciarmi qui»
   «Ma, non siamo ancora arrivati a casa tua» disse confuso
«Lo so, ma ne approfitto per fare una commissione prima di ritornare a casa, Nanami mi ha chiesto di prenderle dei nuovi quaderni al negozio di musica»
   «Ah, va bene… senti Aoi…»
«Dimmi…» disse anche se aveva già una mano sulla portiera, erano le sei e doveva sbrigarsi
   «Aoi… Io credo che tu mi piaccia» disse a sorpresa il ragazzo
«Anche tu mi piaci Kaoru»
   «Aoi, tu mi piaci… in quel senso…»
«Ah…» disse solamente la ragazza, non era preparata ad una cosa del genere «Non me l’aspettavo… non da te per lo meno…»
   «Nemmeno io francamente, ma oggi ti ho invitato fuori apposta per questo… volevo una conferma che è arrivata… ma non ti metto assolutamente pressione, credevo solo che fosse giusto dirtelo ecco» disse lui arrossendo appena «E poi c’è anche Hikaru, quindi mi sembrava corretto anche nei suoi confronti, detesta il fatto che mi tiri sempre indietro per lui»
«Come anche Hikaru?!» chiese scioccata Aoi. Possibile che non avesse mai visto nulla nei comportamenti dei suoi amici che lasciassero pensare quello? Si diede mentalmente della stupida
   «Credo di si, anche se penso che sia solo per la ferita aperta di Harui… E’ passato troppo poco tempo» disse piano Kaoru
«Capisco… Forse dovrei parlare con lui… Senti apprezzo la tua sincerità ma…»
   «Per favore, almeno pensaci…» chiese piano il ragazzo
«Va bene, lo farò… ora vado, ci vediamo domani a scuola» lo salutò lei facendo per scendere, ma la sensazione di qualcosa di caldo sul viso la fermò. Un bacio, sulla guancia ma pur sempre un gesto d’affetto inaspettato.
    «A domani… tra parentesi, il biondo non è proprio il tuo colore» tentò di scherzare lui, rosso in viso
«Tranquillo, domani li levo… ciao» biascicò velocemente e mentre la macchina lasciava la piazza centrale lei si domandava come avrebbe fatto, di li a poco tempo, a guardare in faccia Hikaru senza ripensare alle parole del gemello. Piaceva anche a lui? Ma da quando lei piaceva ai ragazzi se non quando la guardavano esibirsi? Si infilò in un bar e chiese di poter usare il bagno, la sua inventiva non la tradiva mai per fortuna, usò il poncho come nastro per legarsi i capelli in una coda alta realizzando un fiocco molto ad effetto, la tracolla di perline della borsa per stringere l’abito sotto al seno e la pelliccia della borsa come mantellina legata con un nastro di raso. Nella borsa aveva un paio di scarpe con il tacco che sostituì alle ballerine, era partita preparata al fatto che forse non sarebbe potuta tornare a casa per cambiarsele. Uscì e vide che Hikaru già la aspettava davanti alla stazione.
«Ciao Hikaru, sono in ritardo?» domandò allarmata la ragazza raggiungendolo
  «No, affatto… perché sei bionda?» domandò perplesso guardando l’insolito colore
«Per non farmi riconoscere… Andiamo?» chiese mentre la fame si faceva sentire, aveva mangiato poco a pranzo e sentiva lo stomaco protestare vivacemente. Hikaru l’aveva portata in un posto davvero bello, seppur non eccessivamente elegante, e passarono la giornata a chiacchierare, è lei sperò che il ragazzo non si accorgesse del suo nervosismo mentre lui gli raccontava che Kaoru era stato fuori per tutto il giorno
  «E’ uscito stamattina e non mi ha detto niente… non è da lui, chissà dov’è andato»
«Non saprei, magari sapendo che tu stasera uscivi ha preso impegni con qualcuno… forse con Tamaki»
  «Forse, anche se, a dire il vero, lui non sa che sono uscito con te stasera»
«A no?» chiese lei con la voce di una nota più acuta
  «No, perché… beh, non importa, in fondo a quasi 17 anni non rendo di conto a mia madre, figurati a mio fratello» scherzo lui facendo ridere la ragazza. Dopo la cena la portò davanti ad una grande villa, posta in cima ad una specie di piccola collina, poco fuori Tokyo
«La festa si tiene la?» chiese la ragazza
  «Si, mi spiace doverti far fare quella strada sui tacchi»
«Non ti preoccupare, se riesco a ballare per quattro ore su un tacco dodici, posso certamente fare una passeggiata no?» domandò retorica la ragazza. Non era eccessivamente ripida come salita, il peggio arrivò in cima dove, dalla strada asfaltata si passava alla ghiaia dove il tacco destro decise di incastrarsi e rompersi. Probabilmente sarebbe caduta per terra ma fortunatamente Hikaru aveva i riflessi pronti.
  «Tutto a posto?» chiese preoccupato
«Si… però io non posso entrare alla festa così… mi dispiace»
  «Ehi, l’importante è che non ti sia fatta male, il resto non conta» disse lui con un sorriso aiutandola a rimettersi in piedi
«Posso farti una domanda stupida?»
  «Certo, sono le mie domande preferite» rise lui
«Io… per caso ti piaccio? In quel senso…» chiese a bruciapelo la ragazza
  «Ehm… no…» disse poco convinto
«Hikaru, detesto che mi vengano nascoste le cose»
  «Ma io non ti nascondo nulla… Ehi, si sente la musica» disse cambiando discorso il ragazzo
«Ah… è vero. Che stai facendo?» domandò confusa Aoi mentre vedeva l’amico sfilarsi le scarpe
  «Se tu devi stare scalza non vedo perché io debba portare le scarpe» rispose con noncuranza lui «Se non possiamo andare la festa ci arrangiamo noi» aggiunse poi iniziando a farla ballare, o meglio ondeggiare poiché il ballo era qualcosa di lontano anni luce a quello che stavano facendo loro, dentro ad una fontana spenta per via della ghiaia che, altrimenti, avrebbe ferito loro i piedi. Ad Aoi ricordò spaventosamente una sensazione già vissuta con un certo ragazzo dagli occhi neri…
  «Sembri preoccupata, qualcosa non va?» chiese Hikaru notando che stava prendendo leggermente le distanze
«No, niente, solo che l’ultima volta che ho ballato un lento è finita in modo piuttosto imbarazzante» ammise lei con un sorriso
«Com’è finita?»
«Che ho quasi baciato il mio accompagnatore…» sussurrò divertita la ragazza, ancora memore della serata trascorsa con Kyouya sul terrazzo di casa Ishikawa
«Ma com’è possibile?»
«Visto che sono incapace ti rimanere ferma dopo una giravolta gli sono quasi caduta addosso e ci sono andata molto vicina… che imbarazzo, credevo di morire» ridacchiò lei trovando finalmente il lato comico della cosa
«Interessante…» disse soltanto lui con un tono strano. Malizia?
«Non mi pare sia…» tentò di dire Aoi ma il ragazzo la fece girare velocemente per poi fermarla di colpo e sfiorarle le labbra, piano, come se avesse paura di romperla o di vederla svanire.
«Hikaru… perché?» disse a stento per poi sentirsi baciare ancora, con più decisione, mentre con una mano le reclinava la nuca all’indietro.
  «Io… scusami non avrei dovuto…» ansimò il ragazzo staccandosi
«Perché? Hai detto che non ti piaccio…»
  «Ho mentito!» la interruppe lui di getto «Ho mentito, tu mi piaci e anche tanto… io sono innamorato di te, ho bisogno di te!» confessò il ragazzo rosso in volto abbracciandola stretta, ma Aoi sorrise calma
«Non è vero…» disse lei posandogli una mano sulla spalla
«Si invece!»
«No, tu stai cercando di riempire un vuoto… una vecchia ferita magari…» disse Aoi vedendo la consapevolezza farsi largo negli occhi dell’amico
«Io… Io sono sicuro che…» provò lui
«Hikaru, smettila… so che le delusioni di cuore fanno male, ma devi dare loro tempo di guarire o rischi solo di fare scelte sbagliate»
«Volevo solo provare a cambiare le cose, a scegliere qualcosa per me»
«Hikaru ogni tua scelta è soltanto tua, riguarda la tua vita e quella di nessun altro»
«Ma la gente non lo capisce! Mi vedranno solo come uno dei gemelli! Io voglio trovare qualcuno che veda solo Hikaru» esclamò esasperato, da quanto non si sfogava?
«Lo capisco e ti assicuro che un giorno quella persona arriverà… ma ora guardami negli occhi, credi davvero che quella persona sia io?» domandò le ragazza alzando il viso dell’amico
«Forse no… tu sei più una specie di mamma…» rispose lui accennando un sorriso
«Ecco, molto meglio, anche se il mio orgoglio femminile sta urlando indignato» scherzò lei facendolo ridere
«Mi spiace averti baciata… beh, neanche così tanto»
«Fa niente… aspetta» disse prendendo il viso dell’amico tra le mani e alzandosi sulle punte, gli posò un bacio sulla fronte «Ecco, te l’ho restituito» scherzò lei
«Sei molto materna…»
«Strano, ultimamente me lo dicono spesso» rise lei ripensando alle parole di Kaoru di quel pomeriggio. Proprio in quel momento un fiocco di neve di posò sul naso del ragazzo, e tanti altri lo seguirono.
«La prima neve della stagione…» sorrise lei mentre un fiocco le si scioglieva sulla mano
«Vieni, ti accompagno a casa, non vorrei che ti ammalassi» disse abbassandosi a terra.
«Ma che fai?»
«Ti porto in spalla, sei senza scarpe… Forza» disse caricandosela in spalle e iniziando a scendere «Senti Aoi, posso farti una domanda? Sentiti libera di non rispondere»
«Dimmi pure»
«Quello era il tuo primo bacio?»
«Si» rispose solo, molto imbarazzata dalla confessione, non era abituata a parlare delle sue esperienze… non ne aveva!
«Cavolo, sarà il caso che Kyouya-senpai  e Tamaki-senpai non vengano a saperlo»
«Perché? Cioè, non che muoia dalla voglia che si sappia però…»
«Scherzi? Tamaki potrebbe arrivare a spuntare dal mio armadio pur di farmi una predica che nemmeno mia madre sarebbe in gradi di fare e Kyouya… non oso neppure immaginare cosa potrebbe farmi lui» sussurrò terrorizzato
«Non vedo come potrebbe riguardarlo, non avrebbe nessun vantaggio nel saperlo»
«Non riderei su questo, è la prima volta che lo vediamo tanto preso nei rapporti interpersonali… ancor più con una ragazza» disse lui mentre salivano sulla macchina che, a sorpresa di Aoi, era già li. Ma quando l’aveva chiamata? «Secondo me il cuore di ghiaccio del Lord dell’Ombra si sta ammorbidendo, cosa che farebbe bene sia a lui, che a noi» scherzò piano il rosso
«E gli asini hanno cominciato a volare… Kyouya senpai mi detesta» disse più a se stessa che a lui
«Io non credo, ma potrei sempre sbagliare. Siamo arrivati, grazie della serata, anche se non è andata come speravo è stata comunque bella»
«Anche io mi sono divertita, spero di averti aiutato a fare chiarezza, e se dovessi aver bisogno… Beh, ora sai anche dove vivo, la porta è sempre aperta» disse con un sorriso
«Grazie Aoi, sei fantastica… ci vediamo domani» la salutò mentre scendeva dalla macchina. In casa dormivano già tutti, quindi si era subito infilata a letto pensando che, se da una parte aveva risolto un problema con Hikaru, dall’altra se ne era creato uno con Kaoru mentre Kyouya rimaneva una costante, era diventato un problema anche lui?
-Mi sa proprio che è molto più di un semplice problema lui…- pensò tra se, rossa in viso, mentre scivolava in un sonno senza sogni.
 
Lady Cheshire: DA-DA-DA-DAAAANNN!! *Musichetta tragica* Colpo di scena!! Siate franche quante di voi se l’aspettavano? Se la risposta è nessuno sono riuscita nel mio intento, spero di non avervi deluso, ma sentivo la necessità di cambiare radicalmente. Abituatevi all’idea che ogni tanto potrei stravolgere completamente le vostre aspettative, a volte succede xD Se vi state chiedendo come sia possibile che sia già Natale è perché io sono una tremenda imbecille e, senza volerlo, ho usato il sistema dei trimestri occidentali e non il sistema delle scuole giapponesi, chiedo perdono!! Detto questo e fatte le scuse del caso, vi saluto e vi aspetto alla prossima domenica, baci baci :*

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Capitolo 9
*** 9- Natale con l'Host Club ***


9- Natale con l'Host Club

Il Natale era sempre stata un’occasione speciale, l’albero decorato insieme a sua madre, il profumo dei biscotti, i regali sotto l’albero, le battaglie a palle di neve con Yuki nel giardino di casa il pomeriggio. Amava il Natale, era un giorno da passare in famiglia e lei era sempre stata felice di poterlo fare. Adesso invece lo odiava, e detestava doverlo passare con quello che, purtroppo, era rimasto della sua famiglia, la parte peggiore. Esattamente come aveva supposto durante l’uscita con Kaoru due settimane prima suo padre l’aveva richiamata alla villa principale per la sera di Natale e, neanche a dirlo, i suoi tentativi di opporsi erano stati totalmente inutili poiché era stata praticamente rapita ben una settimana prima e obbligata a non uscire dalla villa, nemmeno per recarsi a scuola. Telefono requisito, quindi non poteva nemmeno contattare i suoi amici.
«Caspita non mi ero resa conto di quanto quei ragazzi riempissero le mie giornate» sussurrò annoiata stesa sul letto. Era una settimana che non vedeva ne sentiva nessuno di loro e gli mancavano terribilmente, persino Tamaki e le sue sceneggiate.
   «Tranquilla te ne andrai di qui prima di quanto immagini» disse una voce fredda sulla porta
«Non immagini quanto ne sia felice Miwa» rispose Aoi altrettanto fredda
   «Non capisco perché tuo padre si ostini a volerti trovare un marito, oramai non servi più» disse maligna accarezzando il ventre gonfio, ormai prossimo al parto
«Forse perché c’è la possibilità che anche il nuovo marmocchio sia predisposto ai tumori cerebrali?» rispose usando lo stesso tono, mentre vedevo gli occhi della donna stringersi a fessure
   «Non sei degna di parlare così di mio figlio»
«Tu non dovresti considerarlo tuo figlio! Ne tu, ne nostro padre, lo avete sempre considerato niente più che una pedina… Voi non sapete cosa significa amare e essere una famiglia» disse la ragazza alzandosi a sedere
   «Che vuoi saperne tu che sei solo la figlia di una puttana» sputò acida, ben sapendo che toccare quel tasto la faceva diventare una belva
«Sarò anche figlia di un’amante, ma sapeva di sicuro amarmi più di quanto tu non abbia mai amato Yuki»
   «Io amavo mio figlio! Ma lui ha sempre preferito te! Aoi, Aoi, sempre e solo tu e non sei nemmeno sua sorella!» esplose rabbiosa, e la ragazza temette che stesse per impazzire
«Forse perché io lo trattavo come una persona? Perché non mi curavo di lui solo perché poteva tornare utile a degli scopi? Forse perché quando è morto c’ero soltanto io in quella cazzo di stanza d’ospedale?!»  esplose Aoi, mentre la donna rimaneva in un silenzio attonito, probabilmente nessuno le aveva sbattuto così violentemente in faccia la cruda verità.
   «Tu… come ti…»
«E ti dirò di più» la interruppe la ragazza «Mi dispiace infinitamente per la creatura che, a breve, uscirà dal tuo ventre convinto di poter ricevere l’amore di una famiglia, perché troverà solo la freddezza di un padre a cui non interessa e una madre incapace di percepire il calore umano!» urlò un’ultima volta Aoi, chiudendola fuori con violenza e sbattendo la porta, per poi accasciarvisi contro mentre, nel corridoio, i passi furenti di Miwa si allontanavano.
«Yuki… aiutami, non ce la faccio più» sussurrò piano, stringendosi le ginocchia al petto. Anche quando erano bambini litigava con Miwa, e nonostante Yuki fosse più piccolo di lei, era sempre stato lui quello più maturo ed era sempre li a consolarla.
Nonostante tutto, la tanto temuta sera della festa era arrivata e Aoi, nel suo abito rosso fuoco, attirava come al solito tutti gli sguardi del grande salone, addobbato per l’occasione.
-Che strazio…- pensò scocciata passando vicino alle vetrate del terrazzo, mentre sentiva il ridacchiare sommesso degli invitati –Cosa darei per essere con il Club in questo momento… sarebbe molto più divertente-
    «Buonasera signorina Ishikawa» la salutò una voce alle sue spalle, era il fratello di Kyouya
«Buonasera a lei signor Ootori, piacere di rivederla» rispose educata, nonostante di parlare con qualcuno fosse praticamente inesistente
    «Le auguro un buon Natale»
«E io ricambio la vostra cortesia» rispose lei guardandosi intorno, cercando qualcun altro
    «Se cercate mio fratello mi duole dirvi che stasera non è venuto assieme a noi» disse lui calmo
«Oh, un vero peccato, sta forse male?» domandò Aoi perplessa, non se lo immaginava bloccato a letto malaticcio
    «No, ma aveva ricevuto un altro invito per stasera… non ha detto molto in merito» disse lui con un’alzata di spalle «Se per voi non è un problema, mi offro di farvi compagnia»
«Ehm, mi spiace declinare il suo invito, ma…»
    «Si, ricordo il vostro problema, però potremmo soltanto intrattenere una conversazione? Mi piacerebbe conoscervi…» chiese cortese, lasciandola perplessa
«Se proprio ci tenete…»  rispose disinteressata Aoi, e parlarono per un po’ degli interessi reciproci. Quel ragazzo non aveva niente di particolare anzi era piuttosto noioso, nonostante possedesse una gran cultura e fosse molto educato. Ad un certo punto però, la luce si era spenta di colpo.
     «State tutti calmi per favore, deve essere saltato il contatore, un domestico è già andato a controllare» suo padre rassicurò gli invitati, mentre Aoi sfruttava la situazione per allontanarsi dal suo sgradito ospite, ma mentre passava davanti ad una finestra aperta, si era sentita afferrare per la vita.
 «Possibile che tra tutte le persone che ci sono qua dentro…» le sussurrò una voce conosciuta all’orecchio «Dovevi metterti a parlare proprio con mio fratello?»
«Kyouya… senpai…» disse confusa la ragazza cercando di distinguere il ragazzo nel buio
 «Sbrigati ad uscire, i gemelli non riusciranno a tenere la luce staccata ancora a lungo» disse aiutandola a scavalcare il davanzale e raggiungere il balcone, peccato che i tacchi la rendessero instabile e la portarono ad aggrapparsi all’amico per non cadere
«Ah, scusami!» si scusò imbarazzata
«Figurati, questo balcone inizia a diventare uno dei miei posti preferiti» scherzò lui avvicinandosi alla balaustra
«Ehi, l’hai trovata?» domandò Tamaki dal giardino
 «Si, ora però dobbiamo farla scendere»
«Tamaki senpai… ci sei anche tu?»
«Ci siamo tutti, i gemelli ci raggiungono dopo,  mentre Honey e Mori tengono occupate le guardie» rispose lui sorridente
«Oh, ragazzi… siete proprio dei danni» sospirò contenta Aoi mentre si allontanava dalla balaustra
 «Ma che fai? Vieni ti aiuto a…» Kyouya venne interrotto da uno strappo. La ragazza aveva rotto il vestito, eliminando la parte dalla meta coscia in giù, per poi togliersi anche le scarpe
«Molto meglio… Prendimi!» esclamò saltando giù dal balcone come se nulla fosse e atterrando tra le braccia del biondo
«Cavolo, come sei leggera» disse Tamaki rimettendola in piedi
«Grazie… Forza, andiamo!»
 «Ansiosa di scappare?» chiese Kyouya raggiungendoli
«Come sempre» rispose con un sorriso. Fuori dal cancello, scavalcate le guardie stese per terra, si ricongiunsero con gli altri, mentre la casa tornava ad illuminarsi e la ragazza giurò di sentire il disappunto di suo padre invadere la stanza «Buon Natale papino» ghignò mentre si allontanava con i suoi amici.
   «Bene, e ora tutti a casa nostra, Harui ci sta aspettando» disse energico Hikaru mentre salivano in macchina
«Ragazzi come sapevate dove trovarmi?»
     «Kyouya ha le sue fonti, e poi te lo avevo promesso, se non sbaglio» le ricordò Kaoru prendendole la mano.
«Ogni promessa è debito a quanto vedo..  grazie, mi salvate sempre»
«Lo facciamo volentieri, nessuno dovrebbe essere costretto a rimanere bloccato in una situazione simile» disse serio Tamaki
«I miei cavalieri» scherzò lei mentre la macchina si fermava davanti alla casa dei gemelli e Harui, ferma sulla porta, li aspettava sorridente
   «Ben arrivati ragazzi, è tutto a posto?» domandò non appena li vide arrivare
«Certo, ne dubitavi forse?» chiese Tamaki posandole il braccio sulle spalle
 «Nemmeno per un secondo…  Forza, tutti dentro, la signora Hitachiin ha insistito per fare una torta quindi abbiamo anche il dolce»
     «Nostra madre in cucina? Ti prego dimmi che l’hai aiutata!» chiese disperato Hikaru
   «Si, senza offesa ma non sa nemmeno rompere un uovo» disse a bassa voce la ragazza facendo ridere i gemelli
    «Credi che non lo sapessimo? E’ tremenda in tutto ciò che non riguarda il cucito» disse Kaoru sospirando. La signora Hitachiin si era dimostrata gentile come sempre, accogliendola con il solito calore e aggiustando lo strappo del vestito in meno di dieci minuti. Una piccola festicciola tra amici, non avrebbe potuto chiedere niente di meglio.
      «Aoi-chan» richiamò la sua attenzione il giovane senpai
«Si?»
        «Buon Natale» esclamò porgendole un pacchetto con la carta rosa, decisamente inaspettato
«Oh… è per me? Grazie» ringraziò sorridendo al ragazzo che le lasciò un bacio sulla guancia. Dentro al pacchetto c’era un bracciale d’argento con, attaccato, un ciondolo a forma di coniglietto «Grazie senpai, è bellissimo»
«Aspetta, non è finito!» esclamò Tamaki prendendo il bracciale dalle mani della ragazza. Tutti ci avevano attaccato un ciondolo diverso. Una coroncina, un fiore, una katana, una farfalla, un fiocco di neve e un piccolo cuore di cristallo.
«Dire che è splendido è poco…» disse mettendolo
«Felice che ti piaccia! Bene, e ora continuate pure, io rapisco un momento Harui» disse Tamaki trascinando via la ragazza dal salone. Nemmeno da dirlo in meno di tre secondi tutti i ragazzi erano appostati sulla porta a sbirciare. Tamaki aveva appeso un rametto di vischio sulla porta per poter rubare un bacio ad Harui
«Che carini…» sussurrò piano Aoi, allontanando i ragazzi dalla porta
    «Ehh, Aoi lasciaci guardare» disse Kaoru lamentandosi
«No, lasciate loro un minimo di privacy!» li rimproverò la ragazza. I due tornarono poco dopo, Tamaki tutto felice mentre Harui rossa in viso. Il resto della serata l’avevano passata a fare giochi da tavolo o a Verità o Sfida dove si erano scoperte molte cose divertenti su tutti i ragazzi, tipo che Takashi aveva paura dei ragni e che a Hikaru facevano senso le gelatine verdi, oppure avevamo visto Tamaki con un vestito da donna, cosa che aveva fatto scoppiare Harui in una risata isterica. La signora Hitachiin li aveva anche lasciati bere dello champagne, tirato fuori non si sa bene da dove, cosa che li aveva fatti andare tutti un po’ su di giri e con la strana propensione a parlare.
«Bene Hikaru, verità o sfida?» domandò Tamaki
   «Verità» rispose l’altro
«OK: allora Hikaru qual è stata la cosa più imbarazzante che ti è successo nell’ultimo mese?»
   «Questa è facile! Ho baciato una ragazza e sono stato rifiutato nemmeno un secondo dopo, credevo di morire» disse tranquillo mentre io, seduta accanto a lui, mi sentivo sprofondare. Mi sentivo terribilmente in colpa
     «Ohhh, il primo bacio di Hika-chan! Chi era? Chi era?» domandò curioso Honey seduto sul bracciolo del divano. In tutta risposta lui mi tirò a se con un braccio
   «Questa signorina qui! Tra parentesi, sei molto scortese quando scarichi un ragazzo sai?» disse mentre il silenzio calava su tutti
«Tu… Tu.. come ti sei permesso di baciare la mia bambina!!» sbottò Tamaki, tenuto a stento da Harui
 «Calmati Lord, te l’ho detto, mi ha scaricato alla grande» rispose tranquillo
   «C’è da dire che tutti impazziscono per Aoi» esclamò candidamente Honey. Era strano vederlo bere, con quell’aspetto da bambino vederlo con in mano un bicchiere di vino veniva d’istinto levarglielo dalle mani.
«Cosa che capitano senpai, in fondo sono adorabile» scherzò la ragazza staccandosi da Hikaru
    «Lo sei davvero» commentò Kaoru scompigliandole i capelli. Dopo quel piccolo momento di scompiglio, grazie ad un po’ di aiuto da parte dello champagne, la serata era tornata a scorrere rilassata e piacevole, tanto che la ragazza non si accorse nemmeno di essersi addormentata finché non si svegliò abbracciata a Kaoru e con Honey che le stringeva la vita.
-Quando mi sono addormentata?- si chiese mentre scivolava via dalle braccia dei due ragazzi. Tutti erano crollati sui divani nelle posizioni più assurde, persino Kyouya che  era stravaccato su una poltrona con le braccia mollemente abbandonate sui braccioli e gli occhiali storti. Russava leggermente e alla ragazza venne da sorridere.
«Sai, dovresti essere così placido un po’ più spesso» sussurrò mentre gli sfilava gli occhiali e li posava sul tavolino –Cavolo, è carino quando sta zitto…- pensò ancora lei rimanendo un secondo a guardarlo e lasciargli un bacio sulla fronte. Andò poi nell’altra stanza dove la finestra era aperta e prese un po’ d’aria fresca.
 «E quello che cos’era?» domandò Kyouya entrando nella stanza
«Ah, ti ho svegliato?» chiese la ragazza maledicendosi. Non aveva pensato potesse svegliarsi
 «Rispondimi»
«Un ringraziamento… per il regalo» disse a bassa voce
 «Solo a me? Ma che gentile» commentò ironico il ragazzo posandole le mani sui fianchi «Però potevi impegnarti un po’ di più non credi?»
«Senpai, hai bevuto, non sei lucido»
 «Balle, ne io ne te abbiamo bevuto niente, quindi siamo entrambi in grado di intendere e di volere! O almeno io lo sono…»
«E cosa vorresti?» chiese lei mordendosi il labbro
 «Che non ti mordessi il labbro, mi distrai» rispose lui, posandole il pollice sul labbro inferiore «E poi…» lasciò in sospeso, alzando lo sguardo. Il vischio. Le lanciò un’occhiata eloquente
«Vuoi un bacio? Sicuro di non aver bevuto niente?»
 «Sicurissimo…» soffiò sulle sue labbra «Ma posso sempre fermarmi, basta che tu me lo dica, e mi allontanerò» era ancora la stessa situazione di due mesi prima. L’elettricità nell’aria, la complicità delle loro mani, le labbra che si sfioravano, sarebbe bastato dire una qualsiasi parola e si sarebbero toccate. Aoi chiuse gli occhi meccanicamente, aspettando il contatto con lui ben conscia di attenderlo da molto.
   «Senpai mi stai soffocando!» esclamarono dell’altra stanza facendoli sobbalzare. Troppo breve, neanche il tempo di considerarlo un bacio a stampo, un mero sfioramento, e già si erano dovuti separare. Il disappunto sul viso di Kyouya era evidente e palese.
«Andiamo prima che si facciano idee strane» disse piano Aoi
 «Possiamo sempre ignorarli» borbottò lui senza lasciarla
«Non fare il bambino» lo rimproverò la ragazza, ma lui non accennava a mollare la presa
 «Mi da fastidio…» disse Kyouya tra i denti
«Che cosa?» chiese perplessa vedendolo allontanarsi. Cos’era quella sensazione di vuoto che provava?
 «Lui c’è riuscito» disse solamente mentre usciva dalla stanza lasciandola perplessa. Lui chi? Era riuscito a fare cosa?
«Non ci capisco più niente…» mormorò scocciata Aoi per poi raggiungere gli altri, senza pensare che qualcuno, più precisamente una ragazza, li aveva osservati, e ora rideva divertita.
 
Lady Cheshire:  It’s summer time!! Sono iniziate le tanto agognate vacanze estive gente! E ovviamente io faccio un capitolo natalizio, molto coerente da parte mia mi dicono… e vabbè l’importante è che vi sia piaciuto, spero mi facciate sapere cosa ne pensate ;) Ora vi saluto, ho tante cose da fare e poco per farle, ma mi farebbe piacere che passaste di qui, è una storia a 4 mani a cui partecipo anche io, mi farebbe molto piacere un vostro parere anche su quella!! Grazie a tutti, ci vediamo la prossima settimana!! :D
 
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Capitolo 10
*** 10- Febbre ***


Capitolo 10  - Febbre


Era il primo Gennaio, una domenica che preannunciava l’inizio di un nuovo anno quando l’allegra comitiva dell’Host Club si era presentata davanti alla grande villa Ichinose dalla quale provenivano urla e strani rumori.
   «Che starà succedendo la dentro?» chiese Tamaki un po’ spaesato
    «Non ne ho idea senpai… ma non promette niente di buono» rispose Hikaru. Era stata di Tamaki l’idea di andare a trovare Aoi il primo dell’anno poiché al concerto della sera prima non avevano avuto occasione di salutarla. Mentre osservavano minacciosi la porta la finestra si spalancò di colpo facendo volare fuori una valigia.
     «Non ti permetto di portare quelle cose abominevoli!» urlò una voce disperata mentre un ragazzo si precipitava fuori dalla porta per recuperarla
      «Ma sei così carino con quel cappello da rana Sho!» replicò quello che riconobbero essere Natsuki che, sorpreso, si accorse di loro «Ah, voi siete gli amici di Aoi-chan. MI dispiace che vediate questo caos… prego entrate pure» li fece accomodare e videro Otoya che correva per le scale inseguito da Tokiya. Sembrava più un asilo che una cosa dove vivevano degli adolescenti.
 «Come al solito i più tranquilli sono Ren e Masato… voi siete qui per Aoi giusto?» domandò Nanami andando loro incontro
   «Si, ah e auguri per il nuovo anno» la salutò Tamaki
 «Ah, grazie anche a voi… scusate il disordine ma stiamo partendo e preparare le valigie è sempre un disastro, specie quando Aoi non mi da una mano a tenerli» disse rivolgendosi ai due ragazzi che si azzuffavano sul divano «Quando è malata qui scoppia il finimondo» sospirò ancora mentre salivano le scale
   «Si è ammalata?» chiese sorpreso Tamaki
 «Si, ieri sera è tornata ed è crollata a terra con la febbre. Adesso c’è Cecil con lei» disse aprendo la porta proprio mentre il ragazzo usciva
    «Scusa Nanami, vado a fare la valigia. Ci pensate voi per favore?» domandò supplice il ragazzo
     «Tranquilli, la teniamo d’occhio noi» disse Honey allegro
 «Ci fareste un favore abbiamo l’aereo tra… Un’ora! Ragazzi, sbrigatevi, dobbiamo essere in aeroporto tra mezz’ora per il check in! Vi spiace prendervi cura di Aoi per oggi? Non voglio lasciarla sola, quando ha la febbre è… come dire… diversa ecco»
«Non preoccuparti, ci pensiamo noi» rispose Harui tranquilla. In meno di dieci minuti la casa era deserta.
 «I numeri sono sul frigo se avete bisogno di noi! Grazie, e non avvicinatevi troppo a lei, mi raccomando» li avvisò Nanami prima di uscire insieme ai sette ragazzi, facendo calare il silenzio
«Perché non dovremmo avvicinarci?» chiese perplessa Harui mentre la porta alle loro spalle si apriva mostrando una specie di gigantesco lombrico. Aoi aveva messo la testa fuori, avvolta in un piumone bianco, i capelli spettinati e il viso arrossato.
«Ah… li ho mancati… che peccato…» disse piano la ragazza osservando spaesata gli amici «E voi che ci fate qui?» domandò perplessa
  «Siamo venuti a salutarti per il primo dell’anno e adesso ti teniamo d’occhio» rispose Kaoru mentre cercava di capire se la ragazza lo capisse oppure no, lo guardava con sguardo perso. Difatti poco dopo aveva perso l’equilibrio cadendo sulle ginocchia.
     «Ah, attenta» la aiutò Hikaru, ritrovandosela appesa al collo «Ehi, ma che hai?» chiese confuso e imbarazzato
«Sei caldo…» biascicò la ragazza «Mi porti di la?» chiese, anzi pretese, mentre rischiava ancora di cadere
     «Va bene, ma non cadere ok? Su… Kaoru, dammi una mano» disse il ragazzo, facendosi aiutare dal fratello a metterla nel letto. A peso morto e con il piumone era il doppio più pesante di quando l’aveva portata in spalla. Quando la misero nel letto pareva essersi ripresa un po’.
      «Ehi, Aoi-chan, come ti senti?» domandò Honey avvicinandosi alla ragazza
«Senpai… te l’hanno mai detto che sei adorabile?» chiese invece lei con un sorriso ebete
      «Si, ogni tanto me lo dicono, anche tu lo pensi?» domandò il ragazzo contento del complimento mentre la ragazza annuiva energica
 «Non dare troppo peso alle sue parole senpai, sta delirando» disse Kyouya che, fino a quel momento, era rimasto nel suo stato di catalessi post-risveglio
«Sempre a fare il sapientone! Io sto benissimo!» disse Aoi incrociando le braccia al petto
 «Ah si?» chiese il ragazzo facendo pressione sulla sua fronte con un dito, era bastato spingere appena ed era caduta sul cuscino «Non riesci nemmeno a stare seduta da quanto è alta, e credi di riuscire a formulare pensieri coerenti?» domandò ironico
«… Non usare parole difficili…» disse lei con fare lamentoso
 «Ecco, appunto»
   «Suvvia Mammina, non essere crudele con Aoi, è malata in fondo» disse Tamaki punzecchiando la guancia dell’amico
«Vorrei non mi vedeste così, quando mi ammalo sono ignobile…» disse sottovoce la ragazza
«Non preoccuparti Aoi, è normale quando si ha la febbre così alta» la consolò Harui vicino a lei
«Harui, peccato che tu non sia un maschio, saresti da sposare»
   «Ehi, giù le mani, ci sono prima io!» esclamò Tamaki protettivo
«Peccato… mi rimetterò a cercare» sospirò la ragazza sprofondando nel cuscino
     «Senti Aoi, io e Takashi abbiamo gli esami tra una settimana, ti offendi se ti lasciamo con loro?» chiese Honey a grand’occhi
«No, andate pure, e date il meglio di voi!» disse la ragazza facendo il segno della vittoria. Rimasero solo Harui, Tamaki, Kyouya e i gemelli a farle compagnia
«Ehi Aoi, te la senti di mangiare qualcosa? Così prendi le medicine» chiese Harui
«Non ho molta fame… anzi…»
 «Devi, altrimenti non puoi prendere le medicine» la riprese Kyouya appoggiato al muro vicino al letto
«Ah, va bene mamma…» disse scocciata la ragazza mettendo il broncio
   «Ma come, a lui lo chiami mamma ma a me non mi chiami papà? Sei ingiusta!» piagnucolò Tamaki
«Non ti ci mettere anche tu, piuttosto dammi una mano in cucina… venite anche voi?» chiese Harui ai tre ragazzi. I gemelli acconsentirono, Kyouya no.
«Allora tienila d’occhio senpai, vienici a chiamare se sviene o si sente male» disse la ragazza, uscendo dalla camera. I due erano rimasti soli e Aoi osservava il ragazzo
 «Che cosa c’è?» chiese lui sentendosi osservato
«Ho caldo…» rispose lei
 «Ѐ normale, hai la febbre» disse lui ovvio, spalancando gli occhi un momento dopo «Che cosa vuoi fare?!» chiese bloccandole le mani
«Ho caldo… mi levo il pigiama…» biascicò lei cercando di liberarsi «Posso?»
 «No che non puoi» rispose sedendosi accanto a lei senza lasciarle le mani
«Vuoi farlo tu?» domandò maliziosa
 «Non sei lucida, datti una calmata» la rimproverò Kyouya che stava, poco a poco, perdendo il suo autocontrollo «E smettila di agitarti, farai solo alzare la febbre» disse alzando la voce
«Ma io ho caldo!»
 «Se stai ferma passa… ora calmati e dormi» disse lui staccandosi dalla ragazza e spostandosi ai piedi del letto. Ora se ne stava ferma a guardare il soffitto con gli occhi aperti
«Mi spiace dare tanto peso…» sussurrò piano la ragazza
 «Non preoccuparti, non è un peso»
«Non mi ammalo mai… ma quando succede è sempre un problema…» continuò lei
 «Ma mi hai ascoltato?» domandò il ragazzo riavvicinandosi e, dallo sguardo perso, dedusse che non aveva ascoltato una sola parola
«Credo perché quando stavo male da piccola mi dovevo arrangiare, mia madre era sempre al lavoro, quindi ora ne approfitto… che infantile, non trovi Yuki?» chiese retorica la ragazza
 «Aoi, chi c’è qui con te in questo momento?» domandò perplesso Kyouya
«Ci sei tu Kyouya, chi altro se no?» rispose ovvia lei «Sei intelligente ma a volte fai veramente domande stupide»
 «Ma… hai chiamato tuo fratello»
«Ah… si, ogni tanto lo faccio… mi è di consolazione nei momenti difficili, mi ha sempre consolata da bambini, la sua assenza è un vuoto costante nella mia vita» disse lei con sguardo vuoto per poi posarlo sul ragazzo «Vieni più vicino» disse piano
 «Perché?» domandò avvicinandosi un po’ alla ragazza e ritrovandosi, inaspettatamente, la mano della ragazza tra i capelli
«Mi piacciono di tuoi capelli… sono lisci e taaanto morbidi» cantilenò lei continuando a giocare con i capelli neri del ragazzo che la guardava stupito
 «Mi spieghi perché stai facendo così?» domandò lui perplesso
«Perché tu sei sempre freddo con me, mi ignori sempre e sei cattivo. Ora che sono malata non hai il fegato di negarmi niente e quindi ne approfitto un po’» rispose lei mentre Harui entrava nella stanza
«Senpai… cosa sta facendo?» chiese Harui stupita
 «Sta giocando coi miei capelli… La porto giù?» chiese il ragazzo
«Si, è pronto il pranzo» rispose la ragazza mentre Kyouya la prendeva in braccio
«Cavolo sei più forte di quanto immaginassi» disse con la testa sulla sua spalla
 «Te l’avevo detto… eccoci qua» disse posandola sul divano. Aoi era traballante ma almeno riusciva a stare seduta e riuscì a mangiare qualcosa sotto le minacce dei gemelli, seppur di controvoglia. Rimase anche con loro in soggiorno, a guardare la tv anche se lei doveva starsene appoggiata a Kaoru per non crollare lunga e distesa sul divano.
 «Ehi, ma quello alla tv non è tuo padre Aoi?» le domandò Kyouya mentre Tamaki alzava il volume. Era una conferenza stampa per la nascita del nuovo erede.
-Allora signor Ishikawa, come si sente a diventare ancora padre?- domandò il giornalista
-Vi dirò, sono molto nervoso, non posso fare altro che domandarmi se questa volta riuscirò ad essere un buon padre. Ho già perso due figli, non voglio perderne un terzo-
-Non vorrei essere scortese ma a me risulta che vostra figlia sia in piena salute-
-Vero, Aoi sta benissimo ma non abbiamo un bel rapporto… spero che con Misaki sia diverso- rispose l’uomo ai giornalisti mentre Aoi spalancava gli occhi
«Misaki?! E’ una femmina?! Oh no!» sospirò triste appoggiandosi allo schienale
    «Che succede?» chiese Kaoru
 «Succede che essendo la figlia legittima una femmina, Aoi diventa automaticamente erede ufficiale della famiglia in quanto primogenita prossima alla maggiore età» spiegò Kyouya con una punta di amarezza
-Se posso essere indiscreto, è vero che ha annunciato il divorzio con sua moglie Miwa Igarashi?- chiese a bruciapelo il giornalista
«Anche questo?! Caspita papà hai deciso di farmi un regalo del genere e nemmeno mi avverti?» chiese retorica la ragazza
-Tutto vero, il contratto verrà siglato dopo la dimissione di Miwa dall’ospedale-
-Come mai questa scelta improvvisa?-
-Beh… posso dire solo che ho ricevuto una visita qualche tempo fa che mi ha aperto gli occhi… Ho capito che la donna che avevo sposato era una pessima persona che ha fatto diventare anche a me un pessimo uomo e un’orribile padre. Misaki vivrà con me, e con lei cercherò di essere un uomo e un padre migliore, ci vorrà tempo, lo so, ma imparerò. E se anche mia figlia mi sta ascoltando, da qualche parte… Mi dispiace Aoi. Vorrei poter ricominciare da capo, ma non me lo permetterai mai, lo so, sei così simile a tua madre… Spero che almeno non vorrai averne contro la bambina… Hai davvero dei fantastici amici… E’ tutto, potete andare- congedò l’uomo e il telegiornale passava alla notizia successiva. I ragazzi erano ammutoliti, soprattutto Aoi. Era tutto vero? O era solo una farsa? Si sentiva mancare…
«Non ci credo… Ho capito bene? Mi ha chiesto scusa? In diretta nazionale?!» domandò la ragazza scioccata
     «A quanto pare… Mi sembrava sincero» disse Hikaru vicino a lei
«Anche a me… forse dovresti parlargli Aoi» propose Harui
«Non lo so… dopo tutto questo tempo? Ho passato così tanti anni a cercare la sua approvazione, poi ad odiarlo… come potrò scordare che mi ha obbligata a non esistere per tutta la vita?» domandò amareggiata mentre sentiva la testa girarle più forte
 «Ti consiglio di non sprecare questa occasione, poi potrai sempre continuare a coltivare il tuo astio…» disse Kyouya posandole una mano sulla fronte «Ti riporto su, ti sei stancata troppo per oggi»
    «Lascia senpai, faccio io» disse Kaoru, ma il ragazzo gli bloccò il polso e lo fissava astioso. Poi la sollevò e sparì al piano superiore, lasciando gli altri quattro a guardare la tv.
«Sai che a volte sai essere proprio maleducato?» lo rimproverò Aoi, poggiando ancora le testa sul petto del ragazzo
 «Ah, e io che mi scomodo anche a portarti su»
«Non ho detto questo, ma potevi evitare di fulminare Kaoru con lo sguardo, voleva solo essere gentile»
 «Che vuoi che ti dica?» chiese ironico mentre la metteva sul letto «Non voglio che si tocchino i miei giochi» rispose con aria maligna ma Aoi non fece una piega
«Mi stai dicendo questo per ferirmi vero? Per allontanarmi… Ma non funzionerà»
 «Stai di nuovo delirando per la febbre… me ne vado» disse il ragazzo, me lei gli afferrò la mano
«Può darsi che io stia delirando, ma non andartene…» lo guardò con sguardo liquido. Le girava la testa e non capiva bene cosa stesse dicendo, ma non voleva che se ne andasse, voleva che stesse con lei, che si occupasse di lei… Che non fosse il solito, freddo e distaccato Kyouya che la teneva a distanza.
«Sei stato tu vero?» gli chiese ancora lei mentre si sedeva
 «A fare cosa?»
«Ad andare da mio padre… cosa hai scoperto su Miwa?» chiese dubbiosa
 «Come lo hai capito?» domandò lui a sua volta mentre lei sorrideva
«Me lo hai appena detto tu» esclamò giuliva, mentre lui si portava una mano in fronte
 «Ma come ho fatto a farmi raggirare così facilmente?» chiese retorico
«Perché sono debole e fiacca e questa cosa ti destabilizza, rendendoti vulnerabile» disse lei senza pensarci, mentre il ragazzo si rendeva conto di quanto fosse vero quello che aveva appena detto «Quindi, almeno per oggi senpai, sii sincero con te stesso e con me, va bene?»
 «Veramente tu mi destabilizzi sempre» disse lui franco, voleva la sincerità? L’avrebbe avuta «E comunque si, sono stato io… ti basti sapere che tutti abbiamo uno scheletro nell’armadio e che io sono in grado di trovarlo»
«Caspita, grazie senpai… ricambierò il favore»
 «Non credo proprio, per mio padre non c’è più nulla da fare oramai…» rispose lui stringendo il lenzuolo tra le dita per poi sentirvi sopra qualcosa di morbido e caldo. Le loro dita si intrecciarono come se non avessero fatto altro per una vita.
«C’era per un uomo come mio padre, anche il tuo avrà il suo punto cieco vedrai… esiste una soluzione per tutto» disse fiduciosa lei sdraiandosi e tirandoselo dietro.
 «Ma che cosa… Sei diventata stupida tutta insieme?» esclamò lui cercando di alzarsi
«No, ma ne avevo voglia, tutto qua… Grazie senpai» disse semplicemente lei accoccolandosi contro il i petto del ragazzo che, con gli occhi sgranati, la osservava perplesso.
 «Sai non riesco ancora a capire se sei lucida oppure o no…»
«Non credo di esserlo, non farei mai una cosa del genere altrimenti… Però tu non allontanarti, non ho la lebbra» disse lei piccata nascondendo il viso nell’incavo del collo del ragazzo che, contro la pelle, la sentiva bruciare come il fuoco.
 «Mi sa che ti è salita ancora la febbre…»
«Non stavamo parlando di questo… Insomma non ti hanno mai insegnato ad abbracciare una persona?» chiese spazientita lei, mentre lui se la stringeva contro
 «Certo che si… e a te non hanno insegnato ad essere un po’ matura?» domandò ironico
«Sei tu che tiri fuori la parte peggiore di me, è troppo divertente darti fastidio… mi piace vedere le espressioni che fai quando ti accorgi che sto scherzando, o quando ti colgo di sorpresa, sei buffo» disse piano lei
 «Ah si?»
«Si… mi piacciono anche i tuoi occhi, i tuoi occhiali ti stanno bene, però quel tic di sistemarteli mi manda in bestia… senza sei sexy da morire…» disse con voce sempre più bassa
 «Mh… Interessanti argomentazioni devo dire» commentò con una risata roca il ragazzo
«Ma tu mi tratti sempre freddamente… poi cerchi di baciarmi… non riesco a capire se mi desideri o mi detesti… non ti capirò… mai…» disse lei, il respiro pesante
 «Lo faccio per natura. Tendo ad allontanare la gente… ma non ti detesto, anzi… sei una tentazione costante, mi fai arrabbiare e tiri fuori parti di me che non conoscevo. A volte non vorrei nemmeno vederti, altri non riesco a stare con te nemmeno un secondo e questa cosa mi fa imbestialire. Sei sfacciata e fastidiosa, ma abbastanza coraggiosa da sfidarmi alle nove del mattino, sei intelligente e perspicace, nonostante tu sia infantile e trovi sempre un modo per darmi fastidio tipo oggi… e devo ammettere che sei anche piuttosto carina… ma mi stai ascoltando?» chiese abbassando lo sguardo e trovandola placidamente addormentata contro di lui. A metà tra il sorpreso, per la fiducia che aveva dimostrato nei suoi confronti, e l’irritato, per l’essersi aperto e non essere stato ascoltato per l’ennesima volta, si ritrovò a sorridere e a portarsela più vicino, per addormentarsi con lei.
     «Senpai Aoi sta… bene…» i gemelli erano entrati dalla porta, ma la voce gli era morta in gola vedendo la scena che avevano davanti
    «Me l’immaginavo…» sospirò Hikaru mentre Kaoru abbassava lo sguardo «Ehi, che hai?» chiese al fratello
     «Non mi arrendo… non te la lascerò senpai» disse determinato per poi tornare sui suoi passi. Hikaru si chiuse la porta dietro e andò dietro al gemello, deciso a sapere che cosa stava succedendo, non l’aveva mai visto tanto sconvolto.
I due vennero svegliati due ore dopo dal cellulare della ragazza che suonava a tutto volume “Which Doctor” versione remix, cogliendoli di sorpresa e facendoli saltare nel letto.
 «Me che cos’è?!» chiese Kyouya nervoso, sistemandosi gli occhiali
«Guai… Pronto? Si… Si, domani dovrei essere guarita… COME?! E io come dovrei fare? Come non lo sa? Ma… Ahhh, va bene, mi inventerò qualcosa… Arrivederci…» chiuse la telefonata e tornò tra le braccia del ragazzo
 «Qualcosa non va?»
«No, problemi sul lavoro, cose che capitano. Domani ho la registrazione di un video, ma i due ballerini che dovevano farmi da partner si sono rotti uno la caviglia e uno il braccio… E ora io devo trovare dei sostituti! Come se fosse facile…» sospirò amareggiata lei
 «Vedo che stai meglio, sembrerebbe scesa anche la febbre»
«Già, mi bastava una dormita» rispose lei con un sorriso «Senti, prima di addormentarmi, mi stavi per caso dicendo qualcosa? Non me lo ricordo…»
Il ragazzo ci pensò su un attimo, poi sorrise «Te lo dirò un’altra volta»
«Eh? Ma io voglio saperlo adesso… Ho avuto un lampo di genio!» esclamò alzandosi in piedi, un po’ traballante
 «Ehi attenta che cadi!» la rimproverò lui mentre lei si affacciava alla porta
«Hikaru! Kaoru! Ho un favore da chiedervi…» disse misteriosa mentre i due, straniti, si guardavano in viso e la raggiungevano e lei, con un ghigno sul viso, progettava il suo piano.
 
Lady Cheshire: Rieccomi Qua! *schiva i pomodori* Bene gente, abbiamo visto Aoi malata, e speriamo di non vederla mai più, fa quasi senso non trovate? xD Lascio a voi i commenti sui ragazzi, perdonatemi se con Kyouya mi faccio prendere la mano, sono una pessima autrice, lo so u.u Chiedo venia, nel prossimo la scena sarà tutta per i gemelli, così cerco di rimediare ai miei continui danni J Il padre di Aoi cercherà di diventare una brava persona, ce la farà? A voi i commenti signore, e signori (?), ma vi avverto, stiamo per arrivare ad una svolta e, dopo di essa, ad una conclusione, eh si gente, Gemini Syndrome ha raggiunto la metà! Forse l’abbiamo anche superata, devo controllare xD Spero che mi seguirete sempre numerosi fino alla fine! Ora vi lascio, alla prossima domenica, kiss kiss :*

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Capitolo 11
*** 11- Via dalla tempesta ***


Cap 11- Via dalla tempesta


    «NO! NO! Stop!» urlò il regista stizzito facendo sbuffare sonoramente la ragazza
«Sig. Takeda, cosa c’è adesso?» chiese spazientita Aoi che, in tenuta da allenamento, provava i passi insieme ai gemelli Hitachiin. I due, dopo l’improvvisa richiesta della ragazza il giorno prima, avevano acconsentito a partecipare al video, non aspettandosi sicuramente un regista isterico come quello.
    «Ragazzi, non va bene! Avete imparato in fretta i passi e siete perfetti ma… Non vedo il Pathos! Dov’è la passione?» chiese alzando le braccia al cielo mentre i due ragazzi si scambiavano un’occhiata perplessa
   «Signor regista… sarebbe più facile per me e mio fratello trovare il ehm… Pathos se lei ci spiegasse qualcosa di più oltre ai passi di danza» azzardò Hikaru guardando il piccolo ometto pelato che, di rimando, lo fissava come un’illuminazione del cielo
    «Hai ragione! Aoi questo ragazzo è proprio intelligente sai? Certo che lo sai! Bene, bene, seguitemi» disse mentre, sgambettando sulle gambe tozze, andava verso una scrivania e apriva un quadernetto «Bene, allora la canzone parla principalmente di dissidio interiore, giusto? Giusto! Quindi la voce solista, in questo caso la nostra graziosa Aoi, si troverà ad interpretare una se stessa contesa tra la parte buona e quella cattiva, giusto? Giusto!»
«Ma si fa sempre domande e risposte da solo?» sussurrò Kaoru all’orecchio di Aoi
«La maggior parte delle volte…» rispose lei con un sorriso divertito
    «Quindi voi due dovrete contendervela, tu Hikaru sei la parte buona, sarai gentile con lei, elegante, cercherai di riportarla al buon senso. Tu Kaoru sei la parte cattiva, quindi cerca di essere aggressivo, non violento mi raccomando. E sensuale, mi raccomando!» disse chiudendo di scatto il quaderno «Aoi tu sai cosa fare» concluse poi saltando giù dalla sedia mentre una donna sulla trentina si avvicinava a loro.
     «Scusi il disturbo, ma sarebbero arrivati i costumi per le riprese… e quei ragazzi» disse la donna arrossendo un poco e indicando gli altri membri dell’Host Club. Per meglio dire notarono Tamaki che si sbracciava per farsi vedere dai tre.
«Ma cosa ci fanno loro qui?» si domandò Kaoru mentre andavano verso di loro
«Non lo so, ma non mi dispiace il fatto che siano venuti» disse Aoi sorridendo. La ragazza temeva che tra lei e il ragazzo sarebbe sorto dell’imbarazzo, ma lui si comportava normalmente, senza farle alcun tipo di pressione e lei non poteva che esserne felice «Ragazzi, ci mettiamo i vestiti di scena e arriviamo!» disse ad alta voce lei mentre entravano nelle due roulotte preparate per loro. Era bella l’ambientazione di quel video, forse un po’ tetra, ma molto bella, un bosco intricato poco lontano da Kyoto. Era anche per questo che anche lei, come Kaoru, si era domandata perché fossero venuti tanto lontano solo per delle riprese, ma in fondo non voleva davvero saperlo, era solo felice di avere i suoi amici vicino.
 Il vestito preparato per lei era molto… candido. Sembrava di indossare una nuvola evanescente di organza, tulle e seta. Non era proprio bianco era di un colore particolare, cambiava a seconda della luce e rendeva la ragazza luminosa come una stella. La truccatrice le aveva anche intrecciato piccoli fiori bianchi nei capelli neri, rendendola molto simile ad una fata dei boschi. Quando uscì finalmente pronta trovò i gemelli già pronti che parlavano con i ragazzi e, nonostante il trucco piuttosto pesante per resistere alle luci, arrossì un poco.
Hikaru era interamente vestito di bianco, i pantaloni cadevano larghi fino a coprire parzialmente i piedi scalzi e la camicia, bianca, lasciata aperta.
   «Ehi, Aoi, sei pronta finalmente» disse girandosi Hikaru «Molto bella»
«Un abito trasforma anche un carrettiere… non nel mio caso ovviamente» rispose Aoi con finte arie
«Stai davvero molto bene» aggiunse Kaoru mettendole un braccio attorno alle spalle «Sarà un vero piacere doverti torturare»
«Non ti allargare Hitachiin, è solo a scopo professionale» rispose Aoi afferrandogli la cravatta nera e tirandola leggermente. Anche lui era scalzo come il fratello, ma vestito di nero con i jeans neri poggiati sui fianchi e un gilet smanicato nero, pareva la personificazione della lussuria.
  «Ehi, non pensare di poterla tenere solo per te…»  disse Hikaru, prendendo la mano della ragazza e portandosela alle labbra
    «Bravo! Bravo! Questa era la Pathos che cercavo! Avete capito subito, bravissimi! Tra dieci minuti iniziamo le riprese, tutti ai vostri posti!» urlò isterico il piccolo regista mentre dava ordini a destra e a sinistra
«Bene, direi che siamo pronti… e voi? Non avete ancora detto niente…» commentò Aoi ai suoi amici
     «Non sono d’accordo al fatto che tu abbia certi atteggiamenti con quei due gemelli demoniaci! Mi opporrò sino alla morte se necessario!» asserì convinto Tamaki, incrociando le braccia al petto
   «Lord, inizi a diventare monotono lo sai?» disse Hikaru portandosi una mano alla fronte
«Già, mica lo abbiamo deciso noi… prenditela con la prima donna pelata laggiù» aggiunse Kaoru indicando il regista, ma l’amico biondo non voleva sentire ragioni.
«Ci penso io…» disse Aoi avvicinandosi a Tamaki e afferrandogli il bordo della maglia
     «Non insistete, non sarò mai d’accordo su questa cosa!»
«Ehi senpai... non fare così, è il mio lavoro, vuoi impedirmi di lavorare? Che cattivo papà che sei…» disse lei con il miglior tono innocente che riuscisse a fare, il capo chino e sguardo rivolto in alto che fece immediatamente intenerire il ragazzo
     «Eh? No, no, non piangere, ti prego!» andò subito nel panico quando agli occhi di Aoi spuntarono le lacrime, rigorosamente finte
«Mi lascerai lavorare con i gemelli?»
     «Si, purché tu non pianga ok?» chiese supplice il ragazzo e lei distese le labbra in un sorriso allegro
«Grazie papà» quello fu il colpo di grazia, Tamaki arrossì ed entrò in una specie di coma mentre Aoi si voltava facendo il segno della vittoria con le dita
 «Sei sottilmente malvagia, te l’hanno mai detto?» domandò ironico Kyouya, sistemandosi gli occhiali
«Ho avuto un’eccellente insegnante» rispose lei, battendole la mano sulla spalla e avviandosi con i gemelli verso il bosco.
Fortuna che il terreno era stato accuratamente rivestito di foglie, altrimenti si sarebbero feriti i piedi se avessero lasciato solo il nudo terreno. I due si stavano già addentrando tra gli alberi per raggiungere le loro postazioni.
    «Bene Aoi, quando vuoi inizia a correre, le telecamere di seguiranno, va bene?»
«Si» rispose Aoi. Traendo un profondo respiro rimosse dalla sua mente qualsiasi pensiero inutile e iniziò a correre, prima sul prato di erba morbida e poi in mezzo agli alberi facendo scricchiolare le foglie, cercando di dare la migliore interpretazione di cui era capace, convincendo di essere davvero in fuga da qualcosa… Forse lo era veramente, non stava forse fuggendo da quella confusione che le avvolgeva la testa come una tempesta?  In effetti le pareva di correre via da una tempesta che la inseguiva, inesorabile, prendendo la forma delle foglie che le vorticavano intorno.
Quasi cadde per la sorpresa quando sentì Hikaru fermarla e cingerle la vita con le braccia
«Rallenta furia, o le telecamere non ti staranno dietro» sussurrò ironico vicino al suo orecchio
«Scusa, mi sono fatta prendere dall’interpretazione»
«Da cosa stai scappando Aoi?» chiese in un sussurro mentre qualcosa afferrava la mano della ragazza, strappandola alle braccia dell’amico. Kaoru l’aveva fatta girare su se stessa per poi posarle una mano in vita mentre le posava un dito sulle labbra tracciando una linea immaginaria su di esse, sul mento, la gola… Però nei suoi occhi non c’era la mera interpretazione voluta dal copione, c’era qualcosa di diverso…  Aoi scacciò la mano del ragazzo e si liberò, riprendendo la sua corsa verso un’immaginaria libertà.
I gemelli erano perfetti, sia nell’interpretazione, sia nella recitazione, sia nella complicità con cui si contendevano Aoi, creando e giocando con le espressioni e i gesti poiché non potevano parlare. Anche nei momenti in cui era richiesto loro di eseguire i passi di danza, nonostante lo scarso tempo a disposizione per impararli, si erano dimostrati impeccabili e precisi, seppur nella loro inesperienza.
 Le riprese si erano interrotte un paio di volte, ma il regista non aveva voluto ripetere nessuna scena, aveva detto che la spontaneità e l’intraprendenza dimostrata dai due ragazzi rendeva le scene autentiche e sensuali. Ora stavano girando l’ultima scena nel bosco, poi avrebbero girato la fine nel prato e sarebbe potuta tornare a casa a farsi una doccia, ma non riusciva a trovare Kaoru, non era nella sua postazione.
-Ma dove si è andato a mettere ora?  Possibile che si sia perso?- si domandò guardandosi attorno. Le telecamere la seguivano, nonostante fosse uscita dall’interpretazione non la fermarono, il regista era curioso di vedere cosa sarebbe successo. Aoi iniziava ad essere preoccupata per l’amico, avrebbe dovuto già trovarsi li, perché non c’era?
«Vado a cercarlo!» disse ai cameramen mentre entrava nel fitto del bosco, iniziava a preoccuparsi sul serio «Kaoru! Dove sei?» chiese ad alta voce attendendo una risposta che non arrivava. Cominciò a correre, sentiva le voci dei cameramen dietro di lei, la stavano seguendo? Poco le importava, non le interessava.
  «Sono qui» disse il ragazzo, nascosto dietro ad un albero, cogliendola di sorpresa
«Ma che ci fai qui? Dovevi aspettarmi sul sentiero!» lo sgridò la ragazza che, dopo l’ansia, sentiva salire la rabbia
«Scusa, mi sa che ho capito male le indicazioni» si scusò lui, grattandosi la nuca imbarazzato
«Fa niente, ora però cerchiamo di tornare indietro, va bene?»
«Ma non dovevano seguirti i cameramen?»
«Avrebbero dovuto, ma credi che mi abbiano perso qualche metro fa mentre cercavo un certo fesso che si è perso» commentò acida la ragazza cercando di capire da che parte era arrivata
«Se il caro pelatino mi avesse dato bene le indicazioni non mi sarei perso» ribatté orgoglioso il ragazzo
«So che può essere strano, ma è molto bravo nel suo lavoro, e non è nemmeno stato troppo esigente con voi che non siete nemmeno ballerini, non lamentarti troppo» lo rimproverò la ragazza.
«Lo so, hai ragione… ATTENTA!» gridò Kaoru e Aoi, spaventata, mise il piede sul ciglio del dislivello notato dal ragazzo, rischiando di cadere. Inutile il tentativo dei ragazzo di prenderla, le aveva afferrato il braccio ma era caduto insieme a lei, rotolando nei cespugli.
«Ehi, tutto bene?» chiese il ragazzo mettendosi a carponi
«Si, sto bene…» disse lei cercando di non guardare la posizione, decisamente ambigua, in cui si erano ritrovati dopo la caduta.
«Ehm… Sicura di non sapere cove sono le telecamere?»
«Sicura, credo che ci stiano cercando…» rispose lei, cercando di alzarsi, ma lui non accennava a spostarsi
«Quindi ora siamo soli» constatò lui a bassa voce, tanto che Aoi lo sentì appena
«Ma bravo… se ti alzi cerchiamo di tornare indietro» disse lei, ma il ragazzo non si era spostato di un millimetro
«Allora… posso chiederti una cosa?» domandò ancora lui, serio
«S-Si Kaoru, dimmi»
«A te piace Kyouya-senpai?» chiese a bruciapelo, e Aoi sentì il sangue fluirle via dal viso
«Ma che cosa dici?» scherzò Aoi, la voce acuta dalla tensione. Era un argomento che lei stessa evitava ben volentieri, perché doveva tirarlo fuori proprio in quel momento?
«Vi ho visti, quella volta a casa tua, addormentati vicini… Ti piace?» chiese nuovamente
«N-Non vedo come la cosa possa interessarti… Cos’è sei geloso?» domandò ironica la ragazza con una risata nervosa
«Si, sono geloso, e allora? E’ una cosa normale» rispose sincero, spiazzando la ragazza
«Cavolo… beh, non stiamo insieme, quindi non ne hai motivo» rispose lei risentita. Aveva sempre visto la gelosia come una forma di possessività e questa cosa non le era mai andata a genio, lei non era un’oggetto
«E se invece… diventassi la mia ragazza?» chiese arrossendo «Ti avevo chiesto di pensarci due mesi fa, prima di Natale, e ora ti chiedo… vuoi diventare la mia ragazza? Pensaci, ti porterà seriamente a qualcosa continuare con questo tira e molla con Kyouya-senpai?» chiese sincero, senza farle pressione, ma avvicinandosi un poco al suo viso
«Non so… Io non…»
  «Dammi almeno una possibilità… ti prego» chiese lui poggiando la fronte contro quella della ragazza
Cosa aveva da perdere? Sapeva che continuare a illudersi che Kyouya le fosse indifferente era inutile, quindi doveva cercare di proseguire… forse Kaoru non aveva tutti i torti…
«Tre mesi… Tre mesi di prova, poi vedremo il da fare…  Se mi sarò innamorata di te, continueremo, ma in caso contrario ci lasceremo pacificamente. Non voglio che tu soffra per niente» disse lei mentre lui l’abbracciava stretta
«Grazie, non potrei essere più felice» esclamò lasciandola andare. Si chinò per baciarla e il contatto con le sue labbra fu, per la ragazza, strano. Erano diverse da quelle di Kyouya, che aveva solo sfiorato, o da quelle di Hikaru, che sapevano di frutta. Le sue erano screpolate, sapevano di mare e salato. Fu strano, ma anche piacevole, come lo fu tornare dai suoi amici tenendogli la mano, ma lo sguardo di Harui le fece intendere che dovevano parlare.
 
Sapeva cosa voleva dirle, ma avrebbe spiegato all’amica le sue motivazioni, non voleva più soffrire per Kyouya! Ma il ragazzo non sembrava del parere di lasciarla in pace… Un Ootori ottiene sempre ciò che vuole, soprattutto quando si accorge di desiderarla.
 
 
 
 
Lady Cheshire: Perdonate l’increscioso ritardo, ma purtroppo da quando ho iniziato a lavorare il mio tempo libero, generalmente usato per scrivere,  è stato drasticamente ridotto…. CHIEDO VENIA!! I ritardi potrebbero durare fino alla metà di luglio, dopo di che cercherò di tornare alla solita pubblicazione domenicale… Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, so che è breve e non è all’altezza degli altri, ma non ho avuto tempo di dilungarmi :( Mi scuso con tute, spero caldamente che, nonostante la brevità, vi siano piaciuti. Kaoru sembra aver vinto, ma qualcuno non sembra essersi arreso all’evidenza. Chi conquisterà la piccola Aoi?

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