Izanami

di Lilith_and_Adam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colui che mi ha creata ***
Capitolo 2: *** Boato ***
Capitolo 3: *** Itachi, il genio ***
Capitolo 4: *** Kabuto ***
Capitolo 5: *** Verità ***
Capitolo 6: *** La mia luce ***
Capitolo 7: *** Sasuke ***
Capitolo 8: *** Scoperta! ***
Capitolo 9: *** Vita assieme? ***
Capitolo 10: *** I miei occhi su di te (raccontato dal punto di vista di Itachi) ***
Capitolo 11: *** Futuro? ***
Capitolo 12: *** I sigilli del mio odio. ***
Capitolo 13: *** Un urlo che distrugge l'aria ***
Capitolo 14: *** L'inizio del mondo e l'inizio della fine ***
Capitolo 15: *** Come il Tutto ha avuto inizio ***
Capitolo 16: *** Tempo, Amore, Solitudine. Nascita. ***



Capitolo 1
*** Colui che mi ha creata ***


Capitolo 1: Colui che mi ha creata

 

Sono sveglia. C’è una luce che mi fissa. No. Sono occhi. Gli occhi di un uomo, mio padre.
La stanza è fredda e anche il mio giaciglio, è tutto freddo qui, sterile e vuoto.
Perché sto piangendo? Per il freddo? Non so, ma quegli occhi mi calmano, mi perdo in quell’oro brillante e nel suo pallido viso.
<< Benvenuta. >> La sua voce è così calma quasi felice. La prima parola che odo. Queste sensazioni, tutte nuove, mi rendono felice e curiosa e spaventata allo stesso tempo. È questo il mondo? È così grande. Chissà cosa c’è oltre questo piano, oltre quell’uomo e quelle mura.
Non sono sveglia, sono viva.
Mi avvolge in qualcosa di morbido e caldo, poi mi abbraccia e mi solleva, che strano anche lui è freddo. Usciamo da quel mondo, chissà se rivedrò ancora quel posto, il luogo in cui sono nata. Caspita quanti ricordi e pensieri e sensazioni, ormai sono stanca, i miei occhi si chiudono da soli e mi riappare il buio, ma sono viva è questa la cosa più importante. 

<< Izanami, svegliati. >> mi ha ordinato così e io obbedisco.
È passato tanto tempo dalla mia nascita, credo che si dica “anno”, almeno così ho sentito dire a mio padre. Chissà quanti “anni” ha vissuto lui. Ho scoperto tante cose, come, ad esempio il suo nome, se ho capito bene si chiama “Orochimaru”, quando l’ho imparato non ho smesso di ripeterlo, chiamarlo mi faceva stare più vicina a lui. Oh, e io, io anche ho un nome, è Izanami, è il nome di una dea credo.
 
Che male! Sono caduta. E pensare che oggi è anche il mio compleanno, di sicuro mi sgriderà non avrei dovuto correre per tutto il corridoio, ma voglio vederlo subito, il prima possibile, devo chiedergli una cosa importante. Eccola, la porta del laboratorio, lì non devo fare casino o mi sgriderà ancora.
<< Padre, posso entrare? >>
<< Si, se proprio devi. >> Sempre freddo.
<< Devo chiederti una cosa. >> Lui è in silenzio immerso nel suo lavoro, non parla così io continuo. << Volevo chiederti cos’è una madre. >> Si blocca. << Dove hai sentito questa parola? >>
<< Bhè, prima l’ho sentita dire a Kabuto. >>
<< Capisco. Sapevo che prima o poi questo argomento sarebbe saltato fuori. Una madre è la persona da cui nasci. >>
<< Oh, e la mia chi è? >>
<< Tu non hai una madre, Izanami. >>
<< Perché? >>
<< Perché no, ora va via. >>
<< M-ma io voglio saperlo, ti prego. >>
<< E va bene, seguimi. >>
Usciamo e attraversiamo tutto il corridoio, ancora ho dolore alla gamba per la caduta di prima, ma ora sono altre le mie priorità, devo sapere. Lui apre una porta, non credo di essere mai stata in questa stanza. Invece si, ora ricordo. È la stanza dove è iniziato tutto, il primo mondo che ho visto.
<< Guarda. >> Davanti a me si erge una grande colonna di vetro, è piena di un liquido verdastro strano e viscido, intorno è pieno di tubi e aggeggi di ogni tipo, cosa dovrei guardare? Cosa centra con la mia domanda?
<< Questa è quella che si potrebbe definire tua madre. Non sei nata come tutti gli altri, io ti ho creata. Questo è quanto. Ora và. >>
<< Perché? >>
<< Perché mi servi, ecco perché. Un oggetto si costruisce solo se è utile, le cose inutili non hanno ragione di esistere. Tu sei solo uno degli stadi della mia ricerca. >>
Lui esce dalla stanza, ma io resto fissa a guardare quella colonna. Creata. Come si fa a creare qualcosa? 

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Capitolo 2
*** Boato ***


Capitolo 2: Boato


Quello è il posto a cui appartengo. Lentamente mi dirigo verso la mia stanza. Come tutte le camere di quel covo è vuota, solo un letto e un tavolo. Kabuto mi dava tanti libri da dover leggere, tante formule e sigilli da dover imparare, ma a cosa mi serviva se non sapevo neanche usare il chakra ancora. Quella sera comunque non avevo voglia di studiare, mi ero rannicchiata in un angolo ripensando alle parole di mio padre … no … del mio creatore. “Un oggetto si costruisce solo se è utile …” Quelle parole … Ma certo! Io gli sono utile, gli servo a qualcosa, allora un giorno forse non sarà più così freddo con me, quando scoprirò a cosa gli servo sarà tutto più bello, finalmente avrò il suo affetto e verrò accettata da lui!

Un boato. Un grosso scoppio interrompe tutti i miei pensieri. Viene da fuori. In teoria non ho il permesso di uscire ma qualche tempo fa sono riuscita a sgattaiolare per un po’ attraverso un piccolo passaggio, ci riprovo senza farmi notare. Esco e vedo in lontananza la grossa figura di un animale. Davvero esistono animali così grandi al mondo? È una volpe, almeno sembra ma è strana, ha nove code. Cavolo sta per sputare una grassa palla nera. Che male … lo stomaco … cos’è … cos’è questa sensazione … non riesco a muovermi … devo rientrare …
Lentamente apro gli occhi. Sono nel mio letto, non faccio che pensare a quel dolore, era come se il mio corpo ruggisse. C’è un biglietto! “Vieni nel laboratorio. È ora che tu sia istruita”
Uff… non voglio alzarmi, non voglio studiare, non voglio sentire ordini, ma devo… In una parola tutta la mia breve vita: “devo”.
 
Mi alzo, mi vesto, mi dirigo al laboratorio, imparo tecniche inutili che si e no riescono a guarire un topo, torno in camera mia e mi addormento. Due anni, due anni passati a fare questa stupida vita, due anni a sopportare lui e la sua glaciale freddezza nei miei confronti, ma oggi finalmente si fa sul serio. Niente jutsu medici, niente cavie, finalmente mi insegnerà a combattere, non vedo l’ora.

<< Alzati. >>
<< Vacci un po’ più leggero è solo il primo combattimento! >>
<< Sei debole. Alzati e smetti di scappare. >>
<< Ma come? Fino ad ora mi hai solo insegnato la medicina, come diavolo faccio ad attaccarti! >>
 << Debole. Sei solo un esperimento andato a male a questo punto, non ti ho creata per essere inutile. Combatti, fammi vedere il tuo potere! >>
“Creata”. Ancora quella parola. Ho imparato ad odiarla. L’odio, finora potevo controllarlo, ma quelle parole, anzi, quella parola, mi rimbomba nella testa, mi fa scoppiare. Devo controllarmi … Ancora quella parola “devo” … No, questa volta non lo farò, non ascolterò quelle parole, sarò forte a modo mio.
<< Prova ora a dire che sono debole.>> Sono avvolta da un potere strabiliante, mi sento forte. Un potere così nero mi abbraccia. Sferro il mio attacco, gli shuriken sono anche loro circondati da quell’aura nera. Orochimaru si protegge con i serpenti ma le lame li trafiggono come se fossero burro. Riesco a ferirlo a un braccio, ma … No, ancora quella fitta allo stomaco, non devo arrendermi … non mi muovo … ancora …
<< Izanami ora basta >>
La sua voce. La sua voce mi risveglia da quell’incubo. Lo guardo, è ferito dappertutto, possibile che … che una parte di me voglia fargli del male?
<< Sei stata brava. Ora va a riposare. >>
Non credo di riuscire a togliermi quella immagine dalla mente. Sanguinava da ogni parte, le teste dei serpenti erano recise e non si rigeneravano, orribile. In fondo è mio padre e io ho quasi rischiato di ucciderlo. Non voglio usare quel potere contro di lui, ma se è un ordine devo. Eccomi ancora a lottare con i miei doveri.

“Sei stata brava…” “…brava…” Questo pensava di me in quel momento. Dopotutto credo di essere felice, forse per la prima volta.

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Capitolo 3
*** Itachi, il genio ***


Capitolo 3: Itachi il genio
 

<< Come “trasferirmi”?! >>
<< Non obbiettare. È un ordine, andrai a Konoha e frequenterai l’accademia. >>
<< Ma se so usare tutte le tue tecniche! Sono nata nel paese del suono e vivrò qui, non ho voglia di andare a Konoha.>>
<< Ho detto che è un ordine. Inoltre sei stata tu a dire di voler diventare un ninja, e poi mi servirai per raccogliere un po’ di informazioni. >>
<< Potevi dirlo subito che era una specie di missione, ma non mettermi allo stesso livello di quei mocciosi della Foglia, non sanno neanche lontanamente cosa sia uno shinobi. Comunque su chi vuoi essere informato? >>
<< Sul clan Uchiha.  >>
<< Ancora lo Sharingan, eh? Comunque lo sai che dopo Madara nessuno è più riuscito a sviluppare il Mangekyo Sharingan, a che ti servirebbe avere un corpo che non può usarlo? >>
<< Non sei tenuta a sapere altro. Sarai la mia infiltrata, è già stato tutto organizzato, non rompere la copertura e cerca di controllare i tuoi poteri. >>
<< D’accordo allora. >>
Eccomi che parto, chissà quando rivedrò questo posto, infondo qui c’è tutta la mia infanzia.
<< Ti lascerò al confine con la Foglia, da lì proseguirai da sola. >>
Kabuto ha sempre un’aria stoica quando parla con me, è freddo sì, ma non come Orochimaru, è come se avesse milioni di domande a cui nessuno sa rispondere. Credo che mi mancherà il suo viso…
 
È passato un mese da quando sono a Konoha, nella mia classe c’è un Uchiha, non potevo sperare di meglio, mi da ottimo materiale per la mia ricerca. A quanto pare è praticamente un genio, capace di fare tutto perfettamente, gli insegnanti dicono che gli basterebbe solo quest’anno per diplomarsi. Non posso perderlo di vista devo fare di tutto per raggiungerlo e diplomarmi assieme a lui.
 
Finalmente Genin. Sono stata assegnata al team del maestro Asuma Sarutobi, è il figlio del Terzo, mi sarà utile. Ho perso di vista Itachi perché è stato assegnato ad un’altra squadra, comunque sono riuscita a farmi accettare da lui e abbiamo deciso di allenarci insieme per un po’. Fortuna? No, genjutsu! Anche se c’è ne voluto uno bello potente per ingannare lo sharingan.
 
Esame chunin superato, e raccomandata per il titolo di jonin, sembra che il Terzo Hokage acconsentirà presto sia la mia richiesta che quella di Itachi, anche se è da un po’ che non faccio rapporto a Orochimaru su quel fronte.
 
Le cose si fanno difficili, mi hanno accettata nella squadra AMBU, assieme a Itachi, ma nella squadra c’è anche Tenzo, dovrò stare attenta a non usare le tecniche insegnatemi da orochimaru o scoprirà tutto.
 
Non posso più stare a guardare da lontano, Itachi non può essere sacrificato come un animale da macello. Danzo vuole fare le cose a modo suo ma questo è troppo.
<< Sandaime-Sama, posso parlarle? >>
<< Oh, Izanami, si entra pure. >>
<< C’è bisogno di arrivare a tanto? >>
<< Ti riferisci al caso Uchiha vero? >>
<< Esatto, so che anche per lei è stata una scelta dura, ma condannerete Itachi ad una vita da mukenin. >>
<<  Lo so bene, credimi se ci fosse un altro modo-  >>
<< Lasciate che lo faccia io al suo posto! >>
<< Se lasciassimo fare a te la gente vedrebbe il clan Uchiha come un clan debole, il che è proprio quello che Itachi vuole evitare, e tu non potrai portare a termine la missione che ti ha affidato tuo padre, qualunque essa sia.  >>
<< Lei sapeva? Come? >>
<< Hai gli stessi occhi dorati che aveva lui alla tua età e gli stessi capelli corvini, in più quando facemmo irruzione nel suo vecchio covo trovammo alcuni documenti che riguardavano le sue ricerche, a quanto sembra è partito da alcune sue cellule per crearti. Per quanto riguarda Itachi non posso fare nulla, sono con le mani legate. >>
<< Mi spiace che proprio lei lo abbia dovuto scoprire. Ad ogni modo, si ricordi il mio avvertimento, Danzo porterà alla distruzione di Konoha. Con gli anni ho imparato tutti gli aspetti di questo villaggio e lui è di sicuro il più oscuro, ma credo che lei questo già lo sappia. >>
<< Addio Izanami. >>
<< Suvvia non sia così melodrammatico, credo che questo sia solo un arrivederci. >>
 
La luna splende così luminosa stanotte ed è così vicina da poterla quasi toccare. Una figura mi si avvicina, è Madara, o almeno è così che devo chiamarlo…
<< Se stai andando da Itachi ti conviene fare in fretta, lui è già pronto. >>
<< Ti sei offerto di aiutarlo vero? E per cosa in cambio? Magari il suo sharingan, anche se credo vivamente che sia nei tuoi piani fin dall’inizio spaccare il villaggio in questo modo. Allora, Obito, non rispondi? >>
<< Sempre notevoli le te capacità deduttive, comunque ufficialmente sto solo reclutando, visto che Orochimaru vuole tirarsi fuori. >>
<< Se non sbaglio non ha ancora preso una decisione. >>
Vado via, lo lascio lì. So di Obito dal giorno in cui vidi lo sharingan di kakashi, poi mi è bastato fare due più due.
Eccolo è lì. Itachi …
<< Aspetta! >>
<< Izanami stanne fuori. >>
<< Non posso vederti fare tutto questo per il villaggio. Decisamente loro non ti meritano. >> È di fronte a me, bloccato dalle mie parole, incredibilmente calmo. Si gira, viene verso di me e il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Lui era la mia preda, la preda designata da mio padre, eppure in quel momento era solo Itachi, il bambino prodigio conosciuto in accademia, un compagno era solo questo per me, o almeno credevo fosse così. Al di là delle missioni non parlavamo mai e se lo facevamo era per parlare delle missioni stesse, io mi limitavo a seguire le sue tattiche e lui era abbastanza cauto da tenere i suoi segreti nascosti. Eppure è qui di fronte a me e io sto cerando di fermarlo, se dovesse unirsi all’Akatsuki Orochimaru sarebbe più vicino a prendere il suo corpo, ma io non voglio …
<< Lo so, e so anche che non capisci i miei motivi, ma è tutto ciò che posso lasciare a mio fratello, un mondo pacifico in cui crescere. >> Si avvicina, ora non è più così calmo si vede dallo sguardo. Lentamente mi bacia la fronte e ancora più lentamente le labbra e io d’istinto ricambio. Una lacrima mi riga il viso. Quando mi sono innamorata di lui? Perché proprio di lui? È un addio…
Si allontana da me silenzioso come è sua abitudine, resto lì ferma di fronte al distretto degli Uchiha, la sa casa… Ad un tratto si spengono tutte le luci e nel silenzio quel piccolo sobborgo si spegne come una candela.
Sento che sta arrivando qualcuno. Probabilmente Sasuke. È arrivato anche il mio momento di andare.
 
 
 
Note dell’autrice: mi scuso se i primi due capitoli sono stati poco entusiasmanti, ho sempre difficoltà con le introduzioni. Spero che da ora in poi la storia vi appassioni di più! Ah, e non dimenticate di commentare, sono gradite critiche costruttive! Grazie per la lettura.

 

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Capitolo 4
*** Kabuto ***


Capitolo 4: Kabuto


<< Fai piano! >>
<< Sta’ fermo o non ti medico più.>>
È come un bambino … << Il grande Orochimaru che si lamenta a questo modo. Sapevi di non avere possibilità e ci hai provato comunque. A volte le tue ambizioni non ti fanno riflettere. >>
<< In effetti credo di averlo sottovalutato, e togliti quel ghigno dalla faccia mi infastidisce. Sei quasi felice, ammettilo. >>
<< Non dire idiozie, come potrei essere felice di una falla nel piano… >> Sono felice, estremamente felice che lui abbia fallito. Felice che Itachi stia bene. Felice che non abbia preso il suo corpo.
<< Ora dovremo ripiegare su qualcun altro. Sbaglio o Itachi ha un fratello?  >>
<< Intendi Sasuke? Lui è molto più debole di Itachi. Stando ai dati in mio possesso non ha ancora attivato lo sharingan. >>
<< Con questo mi stai dicendo di aspettare o di lasciar perdere? Comunque perché hai informazioni su di lui? Non ti ho mai ordinato nulla di simile. >>
Di lasciar perdere, non ti permetterò di prendere l’ultima goccia di luce di Itachi. << Semplice precauzione >>
<< Certo. Allora tienimi aggiornato dei suoi miglioramenti. >>
<< Lo farò. >>

Esco dalla stanza. Cammino lungo il corridoio. Credo di essere nel panico… Itachi… Vorrei correre da lui, avvisarlo, stringerlo a me. Non so che fare. È passato tanto tempo da quella notte e non l’ho più visto da allora, è passato tanto tempo e non ho mai smesso di pensare a lui. Un rumore… uno scoppio… Viene dal laboratorio. Senza accorgermene lascio cadere tutto il materiale medico che ho in mano e inizio a correre… Kabuto cosa diavolo stai combinando?
Entro nella stanza e vedo solo fumo, è così tanto che per diradarlo devo usare un piccolo uragano. Diamine è esploso tutto, persino il soffitto! Per fortuna Kabuto sta bene…
<< Che diavolo cercavi di fare? >>
<< Dai su, ho solo sbagliato le dosi, non è grave. >>
<< Non è grave? Hai fatto saltare il soffitto! >>
<< Davvero? Cavoli… Dai usciamo prima che crolli tutto. >>
<< Un momento cos’è quello? >> L’esplosione ha aperto un piccolo varco nel muro, dietro ci sono degli scaffali. Per la foga e la curiosità sgretolo praticamente tutto il muro con un pugno. Una stanza enorme si apre ai miei occhi, migliaia di documenti ovunque. Su quasi tutte c’è scritto il mio nome, deve essere “quella” ricerca. Mi viene in mente che non ho mai chiesto a Orochimaru il perché della mia creazione, in effetti mi bastava sapere che non sarei dovuta essere io a ospitarlo nel mio corpo. Sui rotoli con il mio nome c’è scritto ogni singolo giorno della mia vita, ma sono altri che hanno destato il mio interesse, dei rotoli completamente neri, all’interno di ognuno c’è disegnato un sigillo, in tutto sono undici. Qualcosa mi dice che comunque non dovrei trovarmi qui… Un tonfo. Kabuto cade accanto a me sanguinante. Quel baka è ferito e non mi ha detto nulla!

<< Ben svegliato! >>
<< Dove sono? >>
<< Nel tuo letto. Avevi una scheggia di vetro conficcata nel fianco, ho dovuto suturare metà del fegato, non muoverti. Perché non hai detto subito che eri ferito? >>
<< Chissà, l’adrenalina in circolo, il momento, la situazione >>
<< Si, certo, diamo pure la colpa al karma. >>
Sto per alzarmi ma una mano mi blocca << ‘Nami resta qui. >>
<< Odio che mi chiami così, lo sai. >>
<< Resta qui >> Il viso di Kabuto è strano, non che sia stato mai normale lui è quel tipo di persone che riescono a passare dall’euforia assoluta al pianto in un secondo, ma ora è veramente strano. Il viso pallido è diventato completamente rosso e i capelli argentei si sono attaccati al viso per il sudore. Temo che la ferita si stia infettando.
<< No, resta sdraiato, non hai un bell’aspetto. >> Non mi ascolta. Si mette seduto.
<< Sai, hai sempre una faccia strana quando si parla di Itachi, l’ho notato prima e anche ora. >>
Itachi… << E allora? Che faccia ho, scusa? >>
<< Bhè, abbassi lo sguardo e diventi pensierosa. >>
<< Ah si? Non me ne sono mai resa conto. >>
<< Mi fa male >>
<< Ti avevo detto di non alzarti >>
<< No, mi fa male che tu non ti renda conto delle cose. >>
<< Mi rendo perfettamente delle cose, credimi. >>
<< E allora perché, perché non ti rendi conto di chi ti sta vicino, perché continui a pensare a lui davanti a me- >>
<< Basta… Smettila… >> Senza accorgermene inizio a lacrimare, piano piano le mie lacrime scendono come pioggia sempre più pesanti. Kabuto mi passa una mano sul viso per asciugarlo ma le lacrime iniziano a scendere più velocemente. Mi abbraccia e io sfocio in un forte pianto affondando sul suo grembo.
<< Io non ti avrei mai fatta piangere… >>
Ci addormentiamo così, l’una di fianco all’altro, mano nella mano, la grande mano di colui che ho sempre considerato mio fratello, eppure ora era lì, il suo viso di fronte al mio e sapevo che la sua sofferenza era la stessa che provavo io.

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Capitolo 5
*** Verità ***


Capitolo 5: Verità


 Gli alberi passano leggeri e veloci sotto i miei piedi, ogni ramo mi avvicina sempre più alla mia missione. Sono una spia, un’infiltrata, un’ombra. Ecco la parola giusta “ombra”. Ufficialmente sono morta in missione due giorni dopo la strage degli Uchiha e di questo devo ringraziare solo il Terzo Hokage che ha voluto proteggermi in ricordo del suo allievo. Ora più che mai devo essere cauta. Ecco il ponte. Non capisco, quello è Momochi Zabusa, doveva essere solo una missione di scorta. Kakashi è qui, maledizione, non posso avvicinarmi oltre. Sasuke, spero vivamente che tu stia bene.
 
Questo chakra, l’ho già sentito in passato… Che il sigillo del kyuubi si stia indebolendo?
 Ah … ancora … no, questa volta non perderò il controllo …
 
Dove sono? È così buio.
<< Obito? >>
<< Tobi. >>
<< Oroginale! Sempre a cambiare nome… Cosa ci faccio qui? E soprattutto che ci fai TU qui? >>
<< Ti ho salvata, un po’ di riconoscenza sarebbe apprezzata. >>
<< Da cosa? >>
<< Da te stessa e da un precipizio. A quanto pare il tuo corpo reclama i pezzi mancanti. >>
<< Cosa intendi con “pezzi mancanti”? >>
<< Oh, sembra che Orochimaru sia bravo a tenere i segreti. >> Lo guardo perplessa, è vero è sempre stato cauto nel dire le cose al momento giusto.
<< Diciassette anni di silenzio, eh … Bhè, forse è arrivato il momento che tu sappia ed è anche giusto che sia io a dirtelo visto che mi appartieni. >>
<< Spiegati >>
<< Tu sei, diciamo, la mia chiave. L’undicesimo bijuu. Il tuo corpo è un concentrato di tutti i chakra dei bijuu, ma solo di una parte, lo yin, sei il loro odio. Quando avrò in mano tutte e nove le bestie, tu ti ricongiungerai al decacoda e avrà inizio il mio piano. >>
Resto impietrita, allora è questo che sono, una bestia allevata per il macello. Qualcosa dentro mi dice che Obito non sta affatto mentendo. D’istinto provo ad attaccarlo, ma come sempre gli passo attraverso, è troppo forte per me, almeno per ora. << Come non ho permesso a Orochimaru di farmi diventare una delle sue cavie, non permetterò a te di usarmi in questo modo! >> Riprovo a lanciarmi contro di lui con tutte le mie forze, ma schiva tutte le mie armi. Provo con una Prigione d’acqua ma lui mi scaglia contro una Palla di Fuoco Suprema; c’è così tanto vapore che non riesco a vedere nulla. Un kunai velocemente si avvicina all’altezza del mio petto, lo schivo per un pelo e ripasso al contrattacco. Lui usa il fuoco, dovrò ricorrere ad un jutsu di terra; ma prima che riesca a comporre i sigilli, Obito appare di fianco a me con una velocità incredibile e mi afferra la gola: << Per questa volta ti lascio andare, ma un giorno sono sicuro che tornerai strisciando da me e quel giorno ti riunirai al tuo yang. >> Scompare di fronte ai miei occhi.
Resto lì in piedi, ora devo pensare ad uscire di qui. Non sarà difficile, infondo sono stata in questo covo tante volte quando Orochimaru era ancora nell’organizzazione. Prima che riesca a muovermi, però, appare di fronte a me una figura nera, la nube di vapore non si è ancora diradata, quindi non riesco a capire chi sia.
<< Izanami? >>
Quella voce…
 
 
 
N.D.A. Per questo capitolo si ringrazia Adam per la descrizione del combattimento, in fin dei conti non è poi così inutile XD Ma soprattutto grazie a te che stai leggendo questa storia.

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Capitolo 6
*** La mia luce ***


Capitolo 6: La mia luce

 
Quella voce … Non può essere …
<< Itachi! >> Come una bambina continuo a ripetere il suo nome:<< Itachi.Itachi.Itachi… >> come se chiamarlo potesse evitare che lui scomparisse, ma se questa è un’illusione, vi prego non svegliatemi mai.
<< Izanami, cosa ci fai qui? >>
Dalla bocca non escono parole, solo un flebile respiro. Il mio cuore inizia a correre, vuole scappare, no, vuole correre da lui…  << È una lunga storia >> Riesco a dire solo questo? Senza accorgermene inizio a muovere le gambe; lui è lì infondo a quell’enorme stanza, il suo viso è cambiato, è cresciuto tanto ora è più alto di me, ma il suo sguardo è sempre lo stesso, i suoi occhi rossi risplendono come due fari nel buio. Corro, corro da lui e Itachi mi accoglie tra le sue possenti braccia. Riesco a sentirlo, riesco a sentire il suo cuore battere solo per me e il suo corpo vivere assieme al mio. Alzo lo sguardo e incrocio i suoi profondi occhi, le lacrime bagnano entrambi i nostri volti, le labbra si attraggono da sole come delle potenti calamite. Itachi è più alto, non arrivo al suo viso, allora lui mi stringe i fianchi e mi prende in braccio, quasi come se fossi la sua bambina. Ormai non riesco quasi più a pensare, a muovermi o a respirare, mi sembra sempre più di essere in un’illusione.
Restiamo lì in piedi per quella che sembra un’eternità, ora che l’ho ritrovato non voglio più lasciarlo, non voglio più allontanarmi da lui. In quel lungo bacio bagnato dalle lacrime riusciamo a dirci più parole di quante ne potremmo dire in dieci vite.

Il mio cuore batte ancora più velocemente, così veloce che sembra il preludio di un infarto, ma le lacrime smettono di cadere, nel mio animo ha smesso di piovere. Qualcosa mi spinge sempre più verso di lui e Itachi mi stringe sempre più forte. È lui il mio yang, è lui la mia luce, e in quel giaciglio, dove Obito mi ha detto chi ero, ritrovo me stessa. Colui che mi ha rapita già una volta, ora si prende tutto di me, il mio corpo, il mio cuore, la mia anima.
 
Mi risveglio con un sobbalzo, la paura è forte, ma Itachi è ancora accanto a me. Lo guardo dormire, i suoi capelli corvini così lunghi gli coprono il viso; vado per spostarli ma lui apre gli occhi e io, l’unica ad aver visto il bianco dietro quel rosso-sangue, gli sorrido con la vana speranza di rimanere così tutta la vita.
<< Ciao >> Mi dice con aria dolce << Ciao >> Gli rispondo io. Alza il viso, ma i suoi occhi non guardano me, sembrano andare oltre il soffitto, oltre le nuvole e il cielo. Inizia a parlarmi, mi sembra così calmo eppure così turbato.
Mi parla della sua malattia, mi dice che neanche Kakuzu sa cosa sia; mi spiega che per lui è opera dello sharingan ma mi dice che è sempre più debole e che ormai è alla fine. Inizio a sbraitare contro di lui dicendogli che avremmo potuto fare qualcosa se me lo avesse detto prima, ma infondo come poteva, come poteva dire a me tutto questo; la vita ci ha separati troppo presto e ora ci ha rigettati nel caos troppo tardi. La mia bocca inizia a muoversi da sola e senza riflettere rivelo tutti i piani di Orochimaru riguardo a Sasuke, Itachi mi guarda e mi dice che sarebbe felicissimo se suo fratello si unisse a me. Così mettiamo su un piano, io lo proteggerò finché non sarà pronto e, alla fine, Sasuke avrà la sua “vendetta” contro Itachi.
È ormai tardi, Itachi mi accompagna fuori ma si vede che non vuole lasciarmi. La mia missione è saltata, ma ora ne inizia una nuova, una in cui non posso sbagliare.
Alla fine quello di cinque anni fa non fu un addio, spero solo che non lo sia neanche questo.

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Capitolo 7
*** Sasuke ***


Capitolo 7: Sasuke

 
È tutto pronto…
<< L’operazione ha inizio! Ci prepariamo per questo momento da quasi quattro anni ormai.
Kabuto, tu avrai il compito di avvicinare Sasuke; Kin, Zozu e Dosu voi dovrete testare le sue abilità dopo che lo avrò marchiato con il Segno Maledetto. Izanami tu andrai nel Villaggio della Sabbia per uccidere il Kazekage, ci servirà per la prossima fase. Andate! >>
I servi di Orochimaru si dileguano come mosche dirigendosi tutti nella stessa direzione, Orochimaru li segue e io, anche se con un po’ di esitazione, mi dirigo verso il Villaggio della Sabbia.
Il viaggio è lungo, ma i miei pensieri non sono affatto rivolti alla missione, bensì a Sasuke; la percentuale di sopravvivenza di quella pratica è veramente bassa, fin’ora solo una cavia è uscita illesa, ma sono sicura che Sasuke ce la farà, in fin dei conti ha lo stesso sangue di suo fratello. Deve farcela.
Arrivo al Villaggio della Sabbia. Tutto secondo i piani, il Kazekage esce ogni sera per andare alla tomba della defunta moglie, è lì che lo coglierò di sorpresa. Appaio proprio dietro di lui, con un movimento deciso gli recido la giugulare e scompaio senza lasciare tracce, tutto in meno di dieci secondi. Ho ucciso tante volte nella vita e tutte le volte ho avuto bisogno di una mera giustificazione contro me stessa; anche ora, riesco solo a pensare che gli abitanti del Villaggio saranno felici della fine del regime di terrore del quarto Kazekage.
La prima volta che uccisi qualcuno fu durante un allenamento, a quei tempi mi fidavo ciecamente di Orochimaru, lui ordinava e io eseguivo, eppure quella notte non riuscii a dormire, credo che fu allora che decisi di voler far fare le cose a modo mio.
La mia missione si è compiuta velocemente e, a quanto pare anche quella dei miei “compagni”. Tornata al covo vedo Orochimaru e il suo ghigno soddisfatto, tutto è andato bene. Itachi, Sasuke sta bene.
 
È trascorso un mese. Ecco il segnale, è l’ora. I ninja della Sabbia si sparpagliano da tutte le parti, così come i ninja del Suono. Io mi dirigo verso l’arena, Sasuke dovrebbe trovarsi lì; ma un uomo mi sbarra la strada, è Kakashi.
<< Non so chi tu sia, ma so esattamente qual è il tuo obiettivo, non prenderai Sasuke. >>
<< Davvero non mi riconosce, Kakashi-sensei? >>
<< Sembra che ultimamente le persone fanno fatica a restare morte, eh Izanami? >>
<< Neanche immagina quanto sia vero, maestro. >> Ma ora non ho il tempo di combattere con lui, qualcosa non quadra, la presenza di Orochimaru si fa sempre più lieve. Con un diversivo riesco ad allontanarmi da Kakashi e vado verso il tetto dell’arena.
Non riesco a vedere nulla, il Sandaime ha ricoperto tutto di vegetazione, ma intanto sto perdendo la percezione di Orochimaru.
<< Aprite la barriera, ORA! >>
Lentamente un piccolo varco mi permette di intrufolarmi in quella battaglia. La vista è di uno scenario assurdo, uno shinigami sta per inghiottire l’anima di Orochimaru! Mi precipito verso di loro, anche il maestro Sarutobi è in fin di vita. Per terra vedo la katana di Orochimaru, la prendo, d’istinto la carico di chakra nero e spezzo il Sigillo del Diavolo. Hiruzen Sarutobi cade per terra esanime e Orochimaru sviene tra le mie braccia. La barriera si rompe del tutto e cerchiamo di andare tutti via da quell’assurdo inferno. Ora la priorità è portare in salvo Orochimaru, a Sasuke penseremo poi.
 
Purtroppo non posso fare nulla per curarlo, nello spezzare il sigillo, lo shinigami si è portato con sé le braccia di Orochimaru.
Si sta svegliando.
<< Non muoverti. >>
<< Quel bastardo! Si è portato via tutte le mie tecniche in un colpo solo. Dovremmo provvedere al passaggio di corpo prima del previsto. Quanto mi rimane? >>
<< Se riusciamo a prolungare di un po’ con i medicinali, direi non più di tre anni. Credo saranno sufficienti. >>
<< Sasuke? >>
<< Il quartetto del suono farà in modo di persuaderlo, io e Kimimaro lo aspetteremo al confine del Villaggio stanotte. >>
 
È notte fonda, Kimimaro, uno dei seguaci più fedeli di Orochimaru, attende assieme a me la nostra preda. La luna è piena e alta in cielo, e Sasuke si avvicina sempre più. Ad un tratto una ragazza gli si avvicina velocemente, è la sua compagna Sakura. Dalla nostra postazione non riusciamo a sentire bene le loro parole, ma sembra che lei lo voglia fermare, finché non grida le parole: “Allora portami con te!”. Al suono della sua voce, Sasuke si blocca di colpo e si volta verso di lei, è una scena alquanto familiare. Sasuke abbraccia lentamente Sakura e la bacia, la ragazza lo stringe forte e lui ricambia; dopo delicatamente la tramortisce e, come se fosse il suo tesoro più grande, la poggia su una panca restando lì a fissarla per un’eternità, infine le accarezza i capelli rosati e velocemente si avvia verso la nostra postazione.
A quanto pare la vendetta, per Sasuke, è perfino più forte dell’amore.
<< Vado a fare rapporto. Voi proseguite secondo il piano. >>
<< Agli ordini. >>
Mi allontano da Kimimaro e in mente ho ancora il volto di Sasuke, così simile a suo fratello, gli stessi capelli e lo stesso sguardo, ma Sasuke ha ancora negli occhi un bagliore di innocenza che spero non vada mai via.

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Capitolo 8
*** Scoperta! ***


Capitolo 8: Scoperta!

 
Ancora una volta Itachi si allontana da me.
<< Ho sempre paura quando te ne vai, ho paura di non rivederti più. >>
Mi bacia la fronte e si dilegua nella luce del tramonto.
Sono passati circa sei mesi da quella notte e io e Itachi decidemmo di vederci di nascosto, sempre qui, in una piccola locanda del Paese del The. Almeno una volta ogni due settimane, passiamo quasi tutta la giornata assieme, è sempre un idillio; mi chiede sempre di raccontargli cosa fa Sasuke, i suoi progressi, i suoi timori; poi mi stringe a sé tutto il giorno. Molte volte mi chiede di lasciar perdere tutto e partire, dire tutto a Sasuke e andarcene su un’isola sconosciuta a passare la vita assieme. Purtroppo dopo un po’ torniamo alla realtà e rimarchiamo ogni dettaglio del nostro piano. Le cose stanno andando bene. Sono riuscita ad ottenere la fiducia di Sasuke, quel ragazzo infondo è molto diverso da suo fratello, è vissuto con il costante desiderio di superare Itachi e di vendicare il suo clan e, pian piano, sotto gli insegnamenti di Orochimaru, sta perdendo quella goccia di innocenza che vidi un po’ di tempo fa. Ogni tanto mi chiede quali tattiche usava Itachi nei combattimenti, Orochimaru deve avergli raccontato che eravamo assieme nella squadra AMBU o che semplicemente lo spiavo; comunque io non mi tiro indietro e gli dico ogni singolo particolare e lui in cambio si confida con me. A volte mi parla del Team 7, di Naruto e di Sakura. Un giorno mi disse che per ottenere il Mangekyo Sharingan avrebbe dovuto uccidere il suo migliore amico, ma mi spiegò che non voleva abbassarsi al livello di suo fratello e poi, se avesse ucciso Naruto, Sakura non glielo avrebbe mai perdonato. Agli inizi era un ragazzo come tanti, finché Orochimaru non lo ha preso completamente sotto la sua ala, allora l’oscurità ha iniziato ad insediarsi nel suo cuore.
Tornata al covo, trovo Sasuke e Orochimaru che ancora si allenano.
<< Non basta ferirli, uccidili! >>
<< Non sono loro che ho intenzione di uccidere. >>
<< Capisco, allora uccidi lei. >>
Orochimaru mi vede e mi indica con uno dei suoi viscidi serpenti.
<< Uccidila. È una traditrice. >>
Il cervello mi dice di scappare e io gli obbedisco senza obbiettare. Orochimaru mi raggiunge, cerco di difendermi ma i suoi serpenti mi stritolano non facendomi quasi respirare. Da dietro spunta fuori Kabuto e allora capisco tutto.
<< Bastardo! Proprio non ti andava giù vero?! >>
<< Sai com’è, sono un tipo piuttosto possessivo. >>
<< Tradire me! Come hai potuto pensare anche lontanamente di tradire il tuo stesso padre! >> I serpenti continuano a stringere.
<< Orochimaru-sama, lasciala andare! >> Sasuke prende le mie difese.
I serpenti mi rilasciano dalla loro morsa. << Ti lascerò vivere solo perché so che non posso ucciderti, o almeno non sarò io a farlo. Non mi interessano questi battibecchi tra innamorati. Prendi le tue cose e sparisci. >>
Già, lui non può uccidermi, romperebbe il patto con Madara e allora dovrebbe vedersela con lui. La mia unica consolazione è quella che Sasuke lo farà fuori molto presto.
Lungo il corridoio incontro proprio lui, decido di lasciargli il mio ultimo consiglio. << Sasuke, devi sapere che per prendere il tuo corpo, Orochimaru deve essere al limite della sua vita, è proprio in quel momento che è più debole e puoi colpirlo. >> detto questo mi dirigo fuori, in cerca di una meta.
 
Appena fuori mi compare davanti Zetsu e, dietro di lui, Obito.
<< Problemi in famiglia? Ehehe >>
<< Cosa vuoi ora? >>
<< Sai, devi ancora ricambiare il favore dell’altra volta. >>
<< Non devo ricambiare proprio niente! >>
 << Ti propongo di entrare nell’Akatsuki. >>
<< Mai! >>
<< Oh, e allora diciamo che saresti più come un’allieva. Ti insegnerò a controllare il tuo potere. In più potresti vedere una certa persona tutti i giorni >>
Già potrei stare sempre con Itachi… Ma Obito vuole solo usarmi… Comunque indietro non posso tornare.
Con un po’ di riluttanza accetto e lui, l’artefice di tutto, mi conduce verso il mio nuovo destino.

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Capitolo 9
*** Vita assieme? ***


Capitolo 9: Vita assieme?

 
Il covo dell’Akatsuki è completamente diverso da quello di Orochimaru.
L’entrata è un passaggio nascosto tra la roccia con apposto un sigillo che riconosce solo il chakra dei membri. La stanza è enorme e al centro troneggia la grande statua del Juubi e tutti attorno si diramano dei piccoli corridoi che conducono alle stanze e, proprio dietro la statua, è situata una stanza un po’ più grande che userà Obito per addestrarmi.
Obito mi spiega che spesso non c’è quasi nessuno per via delle varie missioni, ormai hanno iniziato i preparativi e tutti stanno spiando i jinchuriki, quindi è il momento migliore per iniziare gli allenamenti, se dovessi perdere il controllo nessuno mi scoprirebbe.
<< Questa è la tua stanza. Finché non ti chiamo io, non andartene troppo in giro. Uno Zetsu bianco ti sorveglierà costantemente. >> Con queste parole Obito si congeda da me. Sul letto ci sono i miei nuovi abiti, ormai è ufficiale, non si torna indietro.
Alla destra della mia stanza c’è la camera di Itachi, mentre alla sinistra quella di Konan. Conosco tutti i membri dell’organizzazione da quando Orochimaru ne faceva ancora parte, ma ora credo che la situazione sia un po’ diversa, a quei tempi ero solo una sua sottoposta.
Sento dei passi avvicinarsi, deve essere lo Zetsu che dovrebbe sorvegliarmi. Ad un tratto la porta si spalanca e, come una visione, mi appare Itachi che dolcemente viene ad abbracciarmi.
<< Scusa ho fallito >> Gli dico con la voce soffocata nel suo petto.
<< Non importa, andrà bene comunque. >>  È sempre dolce. << Ehi non sarà l’isola paradisiaca che volevo, ma almeno siamo insieme! >>
<< Baka! >>
I suoi occhi, lì dentro mi perdo sempre, non hanno ancora perso la loro luce.

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Capitolo 10
*** I miei occhi su di te (raccontato dal punto di vista di Itachi) ***


Capitolo 10: I miei occhi su di te
 
Questo capitolo è raccontato dal punto di vista di Itachi.

 
È mattina, i miei occhi si aprono, lentamente, assaporando i primi raggi del mondo che penetrano dalla piccola finestra. Il mio corpo è sempre più debole, mi chiedo da dove riesca a prendere la forza ogni giorno. Certo, ecco da dove. Il mio volto si gira, come se non aspettasse altro da una vita, e vedo lei, lei che mi è sempre stata accanto, con la mente e ora anche con il corpo, Izanami, il suo solo nome mi dona la forza di un esercito. Sta ancora dormendo, i suoi capelli, così corti, così neri, le incorniciano il viso, è la mia dea. A volte mi chiedo come siano i suoi sogni; all’inizio non faceva altro che agitarsi tutta la notte, chiamandomi e stringendomi a sé, e solo quando la stringevo al mio petto ritrovava la calma, solo dopo averle donato ogni singolo battito del mio cuore la sua anima trovava la pace.
In questo momento è così fragile e indifesa, mi sento come se il solo tocco di una mano possa mandare in frantumi quel sogno; è sempre così forte, non si arrende mai e sopporta tutte le sue sofferenze trasformandole in arma, eppure, quando guardo i suoi occhi, vedo sempre le lacrime del suo cuore.
I suoi occhi si stanno aprendo, i suoi occhi color oro stanno per svegliare questo mondo con la loro luce.
<< Ciao >>, mi dice assonnata. << Non mi rispondi? >>
Non dico nulla, non voglio rovinare quel momento così perfetto. Un raggio di sole le illumina il viso, i suoi occhi iniziano a brillare come due pietre preziose e il suo sorriso risplende caricandomi di felicità. Mi chiedo come possa essere lei la portatrice di quell’odio che Madara brama tanto.
<< Ciao. >>, gli dico io estasiato.
<< Oggi non ci vedremo per un bel po’, devo allenarmi. >>
<< E io oggi non ho nulla da fare, posso stare con te? >>
Mi guarda perplessa, forse non si aspettava una simile richiesta, ma ad un tratto si mette a ridere. << Sembri un bambino! Ahahah! Come se volessi uscire fuori a giocare! >>
Già, forse è quello che voglio… Non sono mai stato “bambino” e gli unici momenti in cui potevo “giocare” era quando stavo assieme a Sasuke. Il mio fratellino… Chissà cosa sta facendo, chissà a cosa pensa. Io stesso l’ho portato sulla strada della vendetta e mi giustifico dicendomi che volevo solo dargli un mondo pacifico in cui vivere.
<< Allora? Ora sei tu che non mi rispondi! >>
Si gira verso di me ancora sorridente:<< Sei lì a guardarmi da un’ora, mi distrai! >>. Si avvicina al mio viso e, accarezzandolo dolcemente, mi dice: << Certo che puoi. Resta sempre con me, non andare mai via. >> Con queste parole si congeda da me, si veste e lentamente esce dalla stanza portando con sé la pace del mondo.
 
Sono sulla soglia della palestra, ho quasi paura ad entrare. Centinaia di Zetsu bianchi circondano Izanami. Un’aura nera come la pece la circonda, la pelle brilla di luce propria, i suoi capelli sono diventati di uno splendido color argento e suoi occhi sono scarlatti come il sangue. Armata della sua katana, fa a pezzi quei cloni come fossero burro senza spostarsi di un millimetro dalla sua posizione. Niente può fermarla ora che riesce a controllarsi. Mentre combatte si estranea completamente da questo mondo, esiste solo lei e nella sua mente è marchiata a fuoco la parola “UCCIDERE”, è questo il suo lato oscuro, il potere che la spaventa tanto. Ad un certo punto, incrocia il mio sguardo, il suo corpo torna normale e il suo viso sorridente si avvicina al mio.
<< Sai, se non fosse per te, resterei in quello stato tutto il giorno. Quando combatto mi perdo completamente nell’odio, ma anche in quello stato il mio cuore riesce ad amare, solo grazie a te. >> Lentamente mi bacia e, ricaricata di vita, torna ad allenarsi.
Il mio corpo è stanco, deve riposare. Torno nella mia stanza ad aspettarla e, dopo un po’, Izanami fa la sua comparsa di fronte a me. Ogni sera ci sdraiamo assieme e parliamo fino a notte inoltrata, finché i nostri corpi non si congiungono portandoci in un universo sconosciuto, infine, l’una nelle braccia dell’altro, ci incamminiamo verso i nostri sogni.
Izanami, non smettere mai di amarmi, non smettere mai di essere te stessa, non lasciare mai che quella piccola luce che illumina il tuo odio si spenga.


N.D.A. Grazie a te che stai leggendo questa storia! Questo è una sorta di capitolo di transizione tra gli avvenimenti della prima serie e quelli dello shippuden.
Finalmente sono riuscita (si fa per dire...) a disegnare Izanami a grandi linee, a sinistra è raffigurara Izanami da bambina, quando era ancora sotto il completo controllo do Orochimaru, mentre a destra c'è la nostra eroina da grande completamente trasformata ed indipendente.






























 

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Capitolo 11
*** Futuro? ***


Capitolo 11: Futuro?

 
Montagne? Io non ho mai visto le montagne. Un lungo fiume, largo, profondo e di un blu che non ho mai visto, che fiume sarà? Una grotta, non ci sono molte grotte da queste parti, dove avrei potuto vedere una grotta simile? Un uomo, un uomo alto, con capelli argentei lunghissimi si avvicina a me tendendomi le mani, come se mi volesse portare con lui, chi sarà? Sento un neonato piangere…
Il sogno sbiadisce d’un tratto e mi risveglio con un sobbalzo. Sono nel mio letto, da sola. Dov’è Itachi? Ah, giusto, oggi doveva spiare il quattro-code, gli ho detto che è molto debole ma lui non mi ha dato ascolto, è andato comunque.
Quel sogno, è strano, faccio lo stesso sogno ormai da una settimana, luoghi che non ho mai visto, persone che non ricordo di aver mai incontrato, sento che sto impazzendo. Forse sarà il troppo allenamento, meglio se oggi resto a riposo.
Sono passati quasi due anni da quando ho lasciato Orochimaru e non passa giorno in cui non pensi a lui e a Sasuke, chissà come procedono le cose lì.
Il mio corpo non vuole alzarsi dal letto e la mia mente ricomincia a vagare per conto suo facendomi rivedere le immagini del mio sogno, ormai non riesco a distinguere la realtà dalla finzione. I miei occhi bruciano e il mio stomaco sta combattendo contro di me. Lentamente riesco a raggiungere lo specchio, il colorito della mia pelle è orribile e i miei occhi sono passati, dal loro colore dorato, al rosso che ho sempre in modalità bijuu. La testa inizia a girare e con un filo di voce riesco a chiamare Zetsu poco prima di cadere all’indietro con un tonfo.
 
Qualcuno sta parlando vicino a me ma le loro voci sono ancora soffocate, i miei occhi iniziano lentamente ad aprirsi e cercano di mettere a fuoco l’ambiente che mi circonda. Konan mi sta fasciando la fronte, Kakuzu mi sta visitando e Nagato sta parlando con Obito in un angolo.
<< Credo che la cosa stia andando avanti già da qualche mese, ma ora inizierà anche a vedersi, sarebbe stato inevitabile accorgersene. >> dice Kakuzu con un’aria seria. Vedo Konan sorridere e gli altri due bisbigliare qualcosa.
<< Lasciateci soli. >> Ordina Obito e i suoi servi escono dalla stanza senza protestare. Sono ancora un po’ stordita, non riesco a capire bene cosa sia successo.
<< Congratulazioni, Itachi ne sarà felice. >> Congratulazioni? Per cosa?
<< Capita davvero nel momento giusto, se i sigilli si rompono il futuro del mondo sarà veramente nelle mie mani. >> Che c’entrano i miei sigilli ora?
<< Certo, forse,date le condizioni attuali dovremmo accelerare un po’ i tempi, ma ogni cosa è ben programmata quindi non ci saranno problemi. >> Ma di che diavolo sta parlando? Quali “condizioni”?
<< Senti, Obito, non ho la minima idea di cosa tu stia farfugliando, mi stai facendo venire il mal di testa. >>
Obito torna serio, << Sei incinta. Izanami, aspetti un bambino. Ora ti lascio riposare. >>
Cosa? Un figlio io? Credo di stare per svenire ancora! Non posso crederci, Itachi dove sei, ho paura…
 
Itachi è tornato, appena entrato nella stanza si sdraia e si addormenta quasi immediatamente. Lui e Kisame sono stati via tre giorni, lo lascio riposare, anche perché non ho idea di dirgli ciò che è successo. Quando si sveglia si avvicina a me, che sono seduta al tavolo, e mi cinge il collo con le braccia, ma io lo scanso con un movimento brusco.
<< Devo parlarti. >> La mia voce trema e lui mi guarda preoccupato da quelle parole, ma devo farmi coraggio. Senza giri di parole gli dico: << Aspetto un figlio. >> Il viso di Itachi ad un tratto diventa pallido come quello di un fantasma, per tornare poi normale e con il sorriso sulle labbra, mi solleva ridendo e festeggiando. Io rimango seria e lo blocco, sono ferma di fronte a lui, non ho finito il mio discorso. << Ho deciso di non tenerlo, Kakuzu mi opererà oggi. Ho voluto dirtelo perché sarebbe stato scorretto tenerti all’oscuro di tutto. >>
Itachi ritorna serio, non l’ho mai visto con quello sguardo, sembra quasi che voglia lasciare tutto e scappare, punta i piedi contro la porta e chiude i pugni. << So che è difficile, per te più di chiunque altro, ma questa è la tua, la nostra, occasione di avere una vita un po’ più “normale”, forse questo è una sorta di segno del destino. >> Mi dice tenendo il viso basso, ma quelle parole fanno scattare qualcosa dentro di me e alla fine senza più regolare il tono della mia voce gli grido contro: << Una vita normale? Segno del destino? Cosa credi che non ci abbia pensato abbastanza? Che abbia voluto solo prendere la decisione più facile? Ti sembra facile? Questo bambino nascerebbe in un mondo devastato dalla guerra, senza un padre e, probabilmente, senza neanche una madre! Torna su questo pianeta, davvero speri ancora di poter avere una vita normale e una famiglia? Sono delle belle speranze, Itachi, ma restano solo e sempre speranze. Abbiamo deciso insieme cosa fare fino a questo punto, ci siamo sostenuti a vicenda fino ad ora, ma questa è una decisione che spetta esclusivamente a me.  >> Con le lacrime che scendono come pioggia sul mio viso esco dalla stanza, ma, prima che riesca a richiudere la porta dietro di me, Itachi corre alle mie spalle abbracciandomi e stringendomi così forte da non farmi respirare, allora, in quel momento sfocio in un pianto liberatorio:<< Itachi, ho paura, ho una paura orribile. Io non ho mai avuto una madre e l’uomo che avrebbe dovuto farmi da padre mi ha lasciata al mio destino non appena ho imparato a badare a me stessa. Ho paura di non sopravvivere per vederlo crescere, ho paura di sbagliare… >> Itachi blocca le mie parole portandomi un mano alla bocca, con quella stessa mano, gira il mio viso verso di lui e, lentamente mi bacia. I nostri visi vicini, ricolmi di lacrime e di paure. Il mio corpo si è stancato di tutto ormai, la gravidanza sta assorbendo ogni singola goccia della mia vita, prima o poi mi prosciugherà completamente rompendo ogni vincolo che mi lega alla mia forma umana, ma in questo momento riesco solo a pensare che sono al sicuro tra le forti braccia di Itachi… Le forme e i colori attorno a me iniziano a danzare cambiando completamente la percezione dei sensi; un pensiero mi entra in testa e non va più via, cosa sarebbe successo se davvero le nostre vite fossero state “normali”? Un matrimonio, una casa, un lavoro, un figlio, dei nipoti, il passare tutta la vita assieme alla persona che amo, invecchiare… È la prima volta che penso a queste cose e mi danno uno strano senso di calore mai sentito prima. Mi risveglio e Itachi è sdraiato accanto a me tenendomi per mano, il suo volto è ancora rigato dalle lacrime; ormai è sera devo aver perso conoscenza per ore. I suoi occhi si aprono e io gli chiedo solo: << Mi aiuterai? >>
<< Sempre, sarò al tuo fianco fino alla fine. >> Una decisione è stata presa, e ora? Dovremo rivedere ogni parte dei nostri piani e modificare tutto. Io, madre, fin ora ho sempre pensato solo al presente, facendomi guidare dal passato, ma, ora che in ballo c’è anche un futuro, sono totalmente persa.



N.D.A. Mi scuso per l'assenza, ma l'esame di fisica mi ha presa completamente. Per festeggiare questo 29 (cattivo prof!!!) pubblico il capitolo, spero vi piaccia, per favore commentate XD.

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Capitolo 12
*** I sigilli del mio odio. ***


CAPITOLO 12: I SIGILLI DEL MIO ODIO.
 
È iniziato.
<< Izanami, ora tocca a te. >> Obito mi indica il mio posto. << Tu sei la chiave per distaccare completamente i bijuu dalle forze portanti. Non deludermi. >> Mi posiziono al centro della statua, ma esattamente non so cosa devo fare.
<< Concentrati, rilascia tutto il tuo chakra finché non senti che il tuo spirito si unisca all’involucro del juubi. Un’alta cosa, Izanami, dovrai uccidere chiunque si trovi in quel posto. >>
Lo faccio. Mi concentro, il mio spirito è ormai totalmente disciolto in quella statua gigantesca, ma non sono sola, c’è un ragazzo di fronte a me. Sembra avere la stessa età di Sasuke, ma il suo sguardo è molto più vissuto e cupo, incute un certo timore.
<< Chi sei? >> Mi chiede freddamente, ma non rispondo, è come se il mio corpo non rispondesse più ai miei sensi.
La mia mente inizia a vagare in un luogo a me sconosciuto; di fronte a me si trova quel ragazzo, mi dice il suo nome e quel luogo, dapprima vuoto e bianco, inizia a mostrarmi la sua vita. La sua sofferenza ora è la mia, i suoi sentimenti ora sono i miei. Le persone che ha incontrato lo hanno reso cupo, triste e instabile; ad un certo punto, però, vedo una luce nel suo cuore, una luce che credo di aver già visto una volta, mi mostra la sua battaglia con Naruto e tutto ciò che ne è scaturito nel suo animo. Quella persona è riuscita a tirarlo fuori dall’abisso, le loro solitudini erano le stesse, le loro vite si sono incrociate e mai più slegate. L’odio, tuttavia, fa da padrone nell’animo e nel corpo di Gaara, il passato può essere dimenticato, ma non cancellato. Il suo corpo inizia a sdoppiarsi, una metà cade in un abisso nero e l’altra resta lì di fronte a me e, piangendo inizia ad attaccarmi. Ora capisco il mio compito in questo luogo, devo liberarlo dalla causa delle sue sofferenze. È sempre così, una forza portante è obbligata, dal fato, a crescere conoscendo solo la sofferenza, solo in quel modo la bestia al suo interno può nutrirsi di odio. Io libero tutta me stessa e lui fa lo stesso, finalmente ti vedo Shukaku, sei tu il mio bersaglio. Si scaglia contro di me con i suoi artigli, non ho corpo, quindi non posso essere ferita, ma provo comunque dolore; Gaara è sopra di lui inerme, è completamente assopito. Per imprigionare Shukaku devo uccidere Gaara, ora capisco cosa voleva dire Obito.
Mi lancio sopra la testa di Shukaku e, con un colpo di katana, recido la giugulare di quel ragazzo; ora la belva è completamente esposta, è il momento di sigillarla.
SIGILLO n°1: Sigillo a monogramma.
Immediatamente, sotto di noi appare il primo dei miei sigilli, un monogramma formato dai kanji Ai e Niku, apre un enorme varco e inghiotte il monocoda.
Lo spirito di Gaara è immobile sul pavimento, ormai si è distaccato dal corpo, il mio compito qui è finito. Gaara, nella prossima vita spero tu riesca a ricordare quella piccola fiamma che ti ha sciolto dalle catene dell’odio.
 
<< Ho saputo che hanno riportato in vita il ragazzo dell’hichibi, bhà, infondo a noi lui non serviva, possono farne ciò che vogliono del suo corpo. >>
<< Obito, sei stranamente calmo, eppure ho saputo che Sasori è stato fatto fuori dalla Foglia. >>
<< È morto durante la sua missione, non ho altro da aggiungere. Tu piuttosto dovresti riposare, i prossimi sigilli non saranno così leggeri. >>
Già in effetti non dovrei sforzarmi così tanto, ho anche un’altra vita da portare avanti, oltre la mia. Sono rimasta impressionata dai ricordi del ragazzo della Sabbia, non pensavo che Naruto fosse così forte, Itachi ha fatto sicuramente bene a volersi fidare di lui, in effetti è l’unico che può riportare Sasuke sulla giusta strada.
 
<< Preparati Zeztu sta portando il due-code catturato da Hidan e Kakuzu. >>
<< Va bene. >> Eccomi ancora dentro quell’enorme statua, sempre lo stesso rituale, ma questa volta è più forte, Matatabi ha un potere quasi duplicato rispetto a quello di Shukaku, non oso immaginare quanto grande sarà il potere di Kurama.
Matatabi mi prende alle spalle staccandomi quasi un braccio, per poco non riesco a comporre il sigillo, mi libero dalla sua morsa e inizio il mio rituale.
SIGILLO n° 2: Sigillo della falena
Questa volta un’enorme falena nera incorpora sia me che il due-code, io vengo scagliata fuori poco dopo, mentre la bestia viene completamente soppressa, ne rimane solo lo spirito che viene immediatamente risucchiato dalla statua.
È stato stremante, questa volta ho dovuto far uscire un bel po’ di chakra, non va bene, se dovessero rompersi gli undici sigilli che mi mantengono umana sarebbe devastante, non ho idea di cosa posso fare in un completo stato di incoscienza, purtroppo è proprio ciò che Madara vuole, non posso permettermi di perdere così tanto il controllo.
 
Ho saputo che Hidan e Kakuzu, durante la ricerca del nove-code, si sono imbattuti in Asuma-sensei, uccidendolo. Non che mi importi granché, ma era comunque il mio maestro, qualcosa ti scoppia dentro; soprattutto perché, in effetti, mi fece più lui da maestro in un anno che Orochimaru in tutta la vita, grazie al maestro Asuma ho imparato ogni tattica militare che, ancora oggi, uso, era un uomo geniale, credo che il mio periodo sotto la Foglia sia stato la causa del mio profondo e lento cambiamento. Ora, comunque, devo occuparmi del sambi, portato dal quarto Mitsukage, finalmente Pein avrà la sua piccola vendetta contro la Nebbia Insanguinata.
Sigillo n° 3: Trigramma dell'acqua
Che uomo orribile, i suoi ricordi fluiscono dentro di me, il mio corpo si invade del suo profondo odio, ora capisco come ha fatto a soggiogare completamente il tre-code.
Delle onde inghiottono Yagura, ma il suo odio si manifesta materialmente grazie all’acqua. Delle figure si avvicinano verso di me e rimango sbalordita quando vedo mi trovo di fronte Kabuto che inizia a parlarmi: << Traditrice. Ora sarai felice, vero? Hai lasciato tuo padre a soffrire, tu eri l’unica che poteva curarlo, ma hai voluto seguire lui. Io ero disposto a tenerti con me, il mio amore era più grande, tu hai trasformato quell’amore in odio. >>
<< NO! SMETTILA! SMETTILA! IO NON HO TRADITO! HO SOLO SCELTO DA CHE PARTE STARE! TU MI HAI TRADITA! MI FIDAVO DI TE! >> Quelle parole iniziano a risuonare dentro di me, mi colpiscono ovunque, mi fanno odiare me stessa. Mi ci vuole un po’ per riprendermi e capire che è tutta un’illusione, però è questo ciò che penso ormai da due anni, sono queste le parole che mi tormentano la notte, ma è vero, ho solo scelto da che parte schierarmi, non si tratta di tradimento, ho scelto di seguire la strada dell’amore non quella dell’odio. Tuttavia, l’odio che ho provato in quei momenti era tanto e adesso sta ricominciando a farsi sentire, è dappertutto dentro me e mi avvolge stritolandomi. Quell’odio è così tanto da spezzare uno dei miei sigilli. Quando ritorno nel mio corpo noto subito il cambiamento, i miei capelli sono completamente argentei, mi chiedo cosa accadrebbe al bambino se i sigilli si rompessero prima del parto. Non voglio più provare un simile odio, le decisioni che ho dovuto prendere nel corso della mia vita sono state dure, ma ora non posso permettermi di cadere ancora nell’abisso, sono già stata salvata una volta, non credo che il destino mi conceda altre chance. 





N.D.A. Questo capitolo è gentilmente stato scritto da mio fratello Adam sotto dettatura perchè mi sono rotta il braccio destro! Si sentiva in colpa perchè il messaggio che stavo leggendo mentre stamattina andavo in bici era suo, in realtà sono stata io a voler rispondere per forza e non ho quasi visto la moto che mi stava venendo addosso e per schivarla sono caduta! Per fortuna è solo il braccio, comunque, spero vi sia piaciuto il capitolo, però è meglio che vi dia qualche spiegazione sui sigilli. L'idea era quella di inserire un capitolo che spiegasse a cosa serve, ai fini della narrazione, Izanami, -Ehi vogliamo tutti sapere come ti sono venuti in mente i nomi, perchè pure io non ci ho capito un tubo!- , -Fortunata Izanami a non avere un fratello... Potrei sterminarti, non mancheresti a nessuno!-, -Sbagliato! Leggono la storia perchè sanno che infondo sono io il bell' Itachi!-, -Al massimo potresti essere Tobi in versione idiota! E smettila di scrivere tutto quello che dico-, -No, tastiera mia, regole mie!-, -Ma se è il mio pc!-, -Casa mia, regole mie!-, -Ma se l'affitto lo dividiamo!-, -Perchè non ho preso quell'appartamento in periferia...-, -Quale?-, -Quello con il balcone tutto intorno e le finestre rosse.-, -Perchè era solo per ragazze!-, -Appunto! Era proprio lì il bello!-, -Baka!!!- 
Dicevamo, ah sì i sigilli, l'idea iniziale era quella di dare un suffisso in base al numero della bestia codata (es: mono- per il monocoda, bi- per i due-code, tri- per il trecode, ecc...); il primo si basa sul significato italiano di "monogramma" che indica due lettere sovrapposte e incrociate, quindi mi sembrava una bella immagine formarne uno con il kanji AI (amore) scritto sulla fronte di Gaara e NIKU (odio). Poi per il secondo avevo, appunto, pensato a "bigramma" però suonava male e non aveva alcun significato particolare, poi mi sono ricordata delle lezioni di entomologia delle superiori e della falena Agrotis Bigramma  e mi piaceva l'immagine di essere inghiottita da una falena gigante e nera, così ecco nato il sigillo della falena. Il terzo è più completto, sarebbe dovuto essere "trigramma", i trigrammi sono dei simboli cinesi formati, appunto, da tre segni, sono 8 e ogniuno indica un elemento diverso della natura, il collegamento è veloce: mitsukage- acqua ed eco nato il terzo sigillo, in più il trigramma che indica l'acqua indica anche "la prova" che una persona deve affrontare durante la vita, il chè spiega il perchè izanami in quel sigillo affronta il dubbio che la affiggeva.
Spero vi sia piaciuto il capitolo e anche la spiegazione XD Saluti da Lilith e da Adam e non dimenticate di recensire XD

 

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Capitolo 13
*** Un urlo che distrugge l'aria ***


CAPITOLO 13: UN URLO CHE DISRTUGGE L’ARIA


I giorni passano “tranquilli” da un po’ di tempo, Itachi e Kisame sono alla cattura del cinque-code, tutti si stanno dando da fare, c’è una frenesia pazzesca qui nel covo e io bloccata a letto. Ormai il mio ventre si sta pian piano trasformando in una mongolfiera, sembra un pianeta attaccato al mio corpo, infondo, è un piccolo pianeta, il mio piccolo mondo. Itachi e io abbiamo deciso quale nome avrà il bambino, in effetti, più che deciso mi è bastato guardarlo negli occhi per capire le sue parole, se sarà femmina si chiamerà Mikoto, come sua madre, mentre se è maschio Shisui, spera che dandogli uno di questi nomi nostro figlio possa ereditare il sogno di pace che li accomuna. Ad un tratto uno Zetsu spunta dal pavimento: << Izanami-dono c’è una persona fuori che sembra ti stia cercando. >> Chi potrà mai essere, nessuno oltre i membri dell’Akatsuki sa di questo posto. Esco, anche se un po’ controvoglia, e non credo ai miei occhi quando vedo Kabuto di fronte a me: << Perché sei qui? >> Senza volerlo assumo un tono freddo, nonostante tutto sono felice di vederelo. Il corso degli eventi ci ha messo l’uno contro l’altra, ma non ho mai smesso di considerarlo mio fratello.
<< Sono qui solo per informarti che Orochimnaru-Sama è morto. >>
<< Così, alla fine, Sasuke non si è fatto soggiogare da lui. >>
<< Sarai felice di sapere che i tuoi piani stanno iniziando a prendere forma, ma ammetto di essere sorpreso della tua indifferenza verso tuo padre. >>
<< È stato un padre più per te che per me, mi chiedo cosa farai ora. Spero tu non abbia intenzione di prendere le sua scia, ma credo di sapere, infondo, le tue attuali intenzioni, continuerai le sue ricerche vero? >>
<< Esatto, continuerò a studiare le sue tecniche di resurrezione. Sai, hai ragione quando dici che è stato come un padre per me, ma questo farebbe di te mia sorella e non credo che la cosa mi farebbe del tutto piacere. Arrivederci allora. >>
Con queste parole Kabuto svanisce, una lacrima gli stava rigando il viso, è vero, Orochimaru è stato come un padre per lui, lo ha salvato quando aveva perso tutto, in questo momento sarà nella confusione più totale. Ora, però, devo pensare a Sasuke, la prima piccola parte del piano di Itachi si è compiuta. Il Segno Maledetto sarà comunque ancora attivo anche se chi lo controllava è morto, e non è da escludere la possibilità che Sasuke abbia assorbito parte del corpo di Orochimaru, bisogna pensare in fretta a come toglierglielo, sarà piuttosto difficile, so come iniettare il veleno per il Segno ma non ho mai pensato a come toglierlo.
 
 
<< Ciao, sei tornato. >> Itachi ha uno strano sguardo e, prima di potergli parlare ancora, sviene tra le mie braccia. Ormai è agli sgoccioli. Quando si risveglia mi dice di aver incontrato con Sasuke e di avergli comunicato il luogo del loro prossimo, e ultimo, incontro.
<< Quindi è arrivato quel momento, vero? >>
<< Puoi fare in modo di farmi resistere per questo periodo? >>
<< Quanto? >>
<< Circa un mese >>
<< C’è solo un modo, e lo sai. >>
<< No, non ti costringerò a mettere una parte del tuo spirito dentro di me. >>
<< È l’unico modo, anche per quanto riguarda l’estrarre Orochimaru dal corpo di Sasuke, ti basterà usare Susano’o e si attiverà. >>
Con un po’ di riluttanza Itachi acconsente, bisogna iniziare immediatamente il processo di trasferimento, la parte di me che verrà trasferita deve adattarsi al suo corpo o, al momento giusto, non si attiverà.
Itachi si siede di fronte a me e io inizio a concentrarmi. La mia solita aura nera mi circonda e un paio di braccia di chakra iniziano a stringere Itachi nel mio caldo abbraccio, sento una parte della mia anima spezzarsi e correre verso di lui, questo mi legherà al suo spirito indissolubilmente, solo la morte riporterà quel frammento dentro di me, assieme a tutto il suo amore.
Non appena finito il rito entrambi sveniamo stremati, la mia anima deve abituarsi al suo corpo e il mio corpo deve riempire quel vuoto con l’odio che mi rimane. Itachi è il primo a svegliarsi e resta lì a fissarmi come è solito fare, finché anche i miei occhi si aprono e iniziano a lacrimare al solo pensiero che, a breve, non potranno più vedere il suo viso accanto al mio. Lo stringo a me più forte di quanto non abbia mai fatto, Itachi è il mio faro, la mia colonna, l’unica luce che mi guida nel buio, e ora dovrò vederlo andare via da me.
 
Questo mese è passato davvero troppo in fretta, non  ho avuto il tempo di dire tutto ciò che dovevo dire, né il tempo per fare tutto ciò che volevo fare, ma, infondo, neanche l’eternità sarebbe bastata a saziarmi dell’amore di Itachi, e neanche la morte mi allontanerà mai da lui. È mattina presto e nessuno dei due è riuscito a prendere sonno, Itachi mi ha detto di non voler essere salutato né congedarsi da me tristemente, mi ha solo detto: << Ti prego di non raggiungermi presto, resta su questo mondo, vivi, sii felice, prenditi cura di nostro figlio, e, solo dopo aver realizzato tutti i tuoi desideri, vieni da me, passeremo l’infinito tempo dell’eternità a dirci quanto anche l’eternità sia breve per stare insieme. >>
Con queste parole, vedo sparire all’orizzonte l’unica persona che io abbia mai amato, l’unico uomo che sia mai stato al mio fianco con il suo corpo e il suo spirito, l’unica persona che mi abbia mai amata. Vedo la scia dei miei ricordi passarmi di fronte e andare via, svuotandomi completamente, lasciandomi in preda al panico, con mille domande sul futuro, l’unico pensiero che riesco ad avere è che non lo rivedrò mai più. L’oro dei miei occhi non si tingeranno più del rosso dei suoi, le mie labbra non gusteranno più il sapore delle sue, il mio corpo non si stringerà più al suo, l’equilibrio del mio mondo è andato in pezzi.
Purtroppo non faccio in tempo a rimettere insieme i pezzi del mio cuore, poiché un’enorme gabbia di legno mi circonda. Di fronte a me appare Obito che inizia a parlarmi con una fastidiosa risatina di Zetsu in sottofondo.
<< Ormai non ci sarà più Itachi a proteggerti, nessuno potrà più impedirmi di indurti a compiere il tuo destino. >>
Mi imprigiona nella Statua del Sigillo e mi immobilizza. Destino, eh? Fino ad ora il destino non ha fatto che giocare con me, non ha fatto altro che farmi rimbalzare da una parte all’altra come se fossi un giocattolo, ormai non credo più nel destino.
Sono in questa gabbia da ore, senza potermi muovere e senza che nessuno possa sentire le mie urla, nessun jutsu funziona, ma ad un certo punto una fitta invade il mio cuore, è la mia anima che ritorna da me. Un urlo straziante mi esce dalla bocca senza che io possa controllarlo, ogni cosa mi sembra sfuocata mentre gli ultimi ricordi di Itachi invadono la mia mente. Itachi è morto. Ha finalmente trovato la sua pace e realizzato l’ultimo dei suoi sogni. Sasuke è stato salvato, o almeno così pensavo.
Dopo un po’ vedo Obito comparire con Sasuke in spalla, appoggiarlo su un letto e curargli le ferite. Io posso vedere e sentire tutto da qui dentro ma loro non avvertono minimamente la mia presenza. Sasuke si sveglia e Obito inizia a raccontargli tutto sul conto di suo fratello. No, Sasuke non Ascoltarlo, Itachi non avrebbe mai voluto che tu sapessi tutto ciò, dovevi essere protetto dalla verità. Le mie parole riempiono l’aria che mi circonda ma non arrivano al loro destinatario, e resto inerme a guardare Obito indurre Sasuke alla vendetta più totale.
 
È oggi, il giorno in cui i cinque Kage dovranno riunirsi e Sasuke sarà lì per uccidere Danzo. Non posso uscire da qui, sono stata sigillata in questa diamine di statua e sono controllata dall’interno e dall’esterno da una miriade di Zetsu. Oggi è anche il giorno in cui verrà ufficialmente annunciata la guerra. Come posso rimanere inerme di fronte a tutto questo, devo fare qualcosa, devo impedire tutto. Il mio cuore sta gridando al mondo di fermarsi e la mia anima si sta ribellando con tutte le proprie forze, ma il mio corpo sta cercando di dirmi qualcos’altro, proprio ora? Proprio ora dovevi decidere di voler vedere il mondo? Delle fitte terribili al ventre mi fanno capire che ormai il mio tempo è quasi scaduto, mio figlio ha deciso di nascere proprio oggi.

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Capitolo 14
*** L'inizio del mondo e l'inizio della fine ***


 
CAPITOLO 14: L’INIZIO DEL MONDO E L’INIZIO DELLA FINE
 
Le contrazioni sono iniziate, qui, in una prigione, mio figlio vedrà la luce. Il dolore è immenso, mai in vita mia avrei pensato di poter provare un dolore così forte, le mie urla stritolano l’aria, mentre il mio corpo viene lacerato in due, i miei sigilli iniziano, uno dopo l’altro, ad andare in pezzi, lasciando solo il tempo al piccolo Shisui di venire fuori. La mia anima inizia, lentamente e dolorosamente, ad abbandonare ogni singola cellula del mio corpo. “Aspetta, ti prego, non portarmi via ora, fammi almeno abbracciare mio figlio”. Nessuno ascolta la mia preghiera e alla fine perdo ogni inibizione abbandonando il mio corpo all’odio nella sua forma più pura, trasformandolo in un ammasso informe di cenere e strappandomi via da questo mondo.
 
Dove sono? Tutto intorno a me è bianco e calmo. Sono in piedi in questo vuoto, in braccio sorreggo mio figlio, per la prima volta. È così piccolo e fragile, ha un accenno di capelli, corvini, e i suoi occhi sono neri come la pece, è la fotocopia di suo padre. Dorme tra le mie braccia avvolto in una coperta argentea, e io lo stringo al mio corpo, adornato da uno strano vestito lungo e bianco. I miei capelli sono diventati completamente argentati e lunghi fino al pavimento, i miei occhi sono rossi, dello stesso colore del sangue, e la mia pelle sembra brillare illuminata da quella strana luce che avvolge tutto. Di fronte a me appare all’improvviso una figura nascosta dalla luce che, lentamente, mi si avvicina. È un uomo alto quanto me, con i miei stessi capelli, con i miei stessi occhi e la mia stessa pelle; mi guarda e, sorridendomi, mi dice: << Bentornata. >> Al suono di quelle parole, il luogo che prima era bianco e vuoto, inizia a prendere forma; crescono delle montagne, sotto i nostri piedi appare dell’erba fresca e verde, degli alberi appaiono tutti intorno, poco lontano da noi inizia scorrere un fiume largo e profondo e il cielo si tinge di un azzurro calmo e uniforme. Riconosco questo posto, è lo stesso che sogno, ormai, da mesi. Allora anche questo è un sogno?
<< Chi sei? >> Chiedo io con una strana calma.
<< Non sono per niente sorpreso che tu non ricorda quasi nulla, infondo, non era previsto che tu tornassi qui così presto. >>
<< Cos’è questo posto? >>
<< È la tua precedente dimora, vivevi qui prima che il tuo spirito venisse imprigionato sulla Terra. Tu sei la regina di questo luogo, creato da me e da te, e io sono Izanagi, tuo fratello e sposo. Rivolgimi pure qualsiasi domanda e io risponderò a ogni tuo dubbio. >>
<< Allora, chi sono io? >>
<< Questa sì che è la domanda giusta. Tu sei Izanami, creatrice di tutto ciò che l’oscurità può toccare, portatrice dell’odio sul mondo, colei la cui assenza non avrebbe mai permesso la nascita dell’amore. Tu decidesti, ere orsono, di creare il mondo degli uomini perché anche loro potessero godere delle bellezze che assieme creavamo. Tu sei l’oscurità che si oppone e si intreccia alla mia luce. >>
<< Perché sono stata mandata sulla Terra? >>
<< Perché ogni uomo ha cercato, dall’inizio dei tempi, l’amore e l’onore, ma nessuno di loro è stato mai disposto a pagare il prezzo che ne scaturiva. Senza l’odio non riuscivano a trovare l’amore, senza la guerra non trovavano la pace, senza il tradimento non trovavano l’onore che bramavano sempre. Fu allora che decidesti che una messaggera dovesse essere spedita sulla terra, così creasti una donna, Kaguya, con un sogno di pace e amore, che considerammo a tutti gli effetti nostra figlia e messaggera sul mondo degli uomini. Lei però si fece corrompere dalle abitudini degli uomini e ci tradì cibandosi del frutto dell’albero della vita, poiché bramava il potere e il controllo di quel mondo. Dalla sua stirpe nacquero gli attuali shinobi, che, dimenticandosi dell’obiettivo originale, usarono il chakra, donato loro dal frutto della vita, come arma e portarono ulteriore distruzione al loro mondo. Quando Madara Uchiha si impadronì dell’albero della vita, capimmo che quello era l’inizio della fine del mondo, così prendesti la decisione di scendere sulla terra per guidare la tua armata della pace in quella guerra.>>
<< Inizio a ricordare, fratello. Ricordo te, me e questo mondo, ma hai appena parlato di un’armata, da chi sarebbe dovuta essere composta? >>
<< Da due giovani umani. Uno di loro è la reincarnazione del Saggio delle Sei Vie, figlio di Kaguya e mia diretta incarnazione, L’altro è in qualche modo legato alla tua vita terrena. Il primo è ricco di luce e circondato d’amore, il secondo ha vissuto una vita ricca di odio ed è da tempo stato soggiogato dalla vendetta. Credo tu li conosca bene. >>
<< Si. Ho ancora un’ultima domanda. Ho sentito il mio corpo terreno implodere e morire, liberando la mia anima, ma allora perché qui con me c’è anche mio figlio? Anche lui ha perso la sua vita? >>
<< No, il corpo di tuo figlio è qui con te, non solo la sua anima. Essendo la progenie di un essere divino e di un umano ha il potere di viaggiare tra i due mondi senza il bisogno di distaccare la sua anima. Questo è anche il luogo dove gli spiriti riposano, essi vengono inglobati dalla natura stessa, tranne i valorosi di cuore e i puri, che hanno il diritto di mantenere la loro forma e di vagare liberamente entro i confini di queste terre immortali, mentre i malvagi vengono inghiottiti dal Grande Fiume e purificati prima di essere destinati ad un’eternità di pentimento. In questo luogo riposano le persone che hai conosciuto sulla Terra e alcune di loro sono riuscite a mantenere la loro forma. >>
Detto ciò, da dietro Izanagi iniziano a comparire i quattro precedenti Hokage, alcuni dei Jinchuriki e una persona che credevo aver perso per sempre, Itachi.
<< Ciao Izanami, ti avevo detto di non raggiungermi così presto. >> Itachi mi parla con il sorriso sulle labbra e la calma nel cuore, il mio spirito è felice e il mio unico desiderio è quello di correre da lui ad abbracciarlo.
<< Anche in questa forma i tuoi sentimenti terreni persistono, hai finalmente conosciuto l’amore, l’odio che porti da tutta la vita sta iniziando a illuminarsi grazie a questa persona, sono felice per te, sorella. >>
Improvvisamente, alcune anime che vagavano senza corpo, iniziano ad avvolgersi di una strana luce, scomparendo all’istante
<< Che succede? >>
<< Qualcuno sta riportando sul mondo gli spiriti dei defunti, una barbara tecnica umana che li imprigiona in un contenitore in decomposizione. Gli uomini hanno deciso di far combattere gli spiriti. Una guerra mai vista sta iniziando ad infuriare sul mondo. >>
Kabuto… << Allora sarà meglio che mi riporti indietro, se devo essere io a guidare quei due ragazzi, dovremmo escogitare qualcosa-  >>
Izanagi mi blocca: << No, interverrai al momento giusto, come stabilisti tempo fa. Qui il tempo scorre in maniera diversa, le ore, i minuti, gli anni, qui non contano, potresti stare in questo luogo per millenni e veder scorrere una sola ora sul mondo. Non c’è nessuna fretta, i tuoi ricordi non si sono ancora ristabiliti e sei ancora in preda agli istinti umani, per questo ti farò vedere tutto ciò che successe quel giorno di tante ere addietro. >>
Ogni cosa si rifà bianca e vuota, dopo i colori e le forme ricominciano a mischiarsi disordinatamente, per poi prendere il loro posto in quell’infinito caos. Il mondo stava per essere creato.

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Capitolo 15
*** Come il Tutto ha avuto inizio ***


CAPITOLO 15: Come il Tutto ha avuto inizio


Non sappiamo chi ci abbia dato la vita, forse siamo sempre esistiti e riusciamo solo ora a rendercene conto. I nostri pensieri si incrociano senza che alcuna parola venga udita e distinguiamo i nostri spiriti nello spazio solo grazie alla loro luce. Questo luogo è infinito, informe, incolore, inodore, è il nulla dominato dal caos e il caos dominato dalla quiete. Non esiste oscurità, non esiste luce, non è questo il luogo in cui voglio trascorrere l’eternità, ora ho libero arbitrio, ora posso concedere l’esistenza all’universo.
Il caos inizia a tingersi di nero, ma è ancora troppo oscuro e spoglio, allora Izanagi decide di illuminarlo con le stelle. Lui è la luce, io l’oscurità. Entrambi non possiamo esistere senza l’altro, siamo i margini di questo nuovo mondo.
Queste terre sono splendide, illuminate dalla luce di giorno e coperte di ombre la notte, ma la luce esiste anche di notte e le ombre anche di giorno.
Sentimenti. Una strana parola fa capolino nelle nostre menti. Nella mia si annida la parola “AMORE”, nella sua la parola “ODIO”; entrambi assorbiamo il calore di quei sentimenti, Izanagi prende il mio amore e io il suo odio.
In questi luoghi, ben preso, iniziano ad abitare ogni genere di forma di vita che i nostri cuori riescono a concepire, Izanagi fa loro dono della nascita e io gli dono la morte, poiché non esiste nascita senza la morte.
Tuttavia, questo posto mi sembra ancora un po’ spoglio, niente di ciò che abbiamo creato fa uso di sentimenti, tutte le creature sono soggette ai propri e soli istinti, è piuttosto vuoto, ma ancora non so come riempire il mio vuoto.
Gli anni, i decenni, le ere, trascorrono e ogni giorno dono il mio amore al mio sposo ma , ahimè, ricevendo in cambio solo odio. Presto il mio cuore si ritrova quasi completamente svuotato del mio amore e riempito quasi totalmente d’odio. Dall’odio scaturiscono rabbia, dubbi, malessere, vendetta, sentimenti che io scaglio contro il mio sposo chiedendomi perché in cambio della mia felicità è riuscito a darmi solo tristezza. Entrambi stiamo divenendo impuri, prede dei nostri istinti e sentimenti, ma siamo soli in questo luogo, i soli a cui è permesso di seguire il proprio cuore. Questo mi fa stare male, voglio tornare a provare amore, allora concepisco delle creature del tutto nove, creature simili alla nostra immagine e faccio in modo che anche loro abbiano cuore. Sono, comunque, creature e, quindi, anche loro prede degli istinti animali, presto essi iniziano a riprodursi originando altri individui e popolando queste terre. Nei loro animi è presente l’equilibrio tra amore e odio, e io ricomincio a cibarmi ancora una volta d’amore, inconsapevole di poter rompere quell’equilibrio.
<< Izanami, fermati, te ne prego, o prosciugherai gli uomini dell’amore. >>
<< Esattamente come hai fatto tu con me, fratello. Tu hai spezzato l’equilibrio del mio animo, e ora, anche gli uomini, poiché mie creature, dovranno subire la stessa sorte. >>
<< Te ne prego, liberati da tutto questo odio, l’oscurità del tuo cuore deve conoscere un limite. >>
<< L’oscurità non ha limite, così come la luce. >>
Dopo quelle parole, inizio pian piano a far fuoriuscire il mio odio, da esso si genera un albero, che riesce a purificarlo e trasformarlo in nuova vita.
<< Sorella, nonostante il tuo amore per queste creature, sono e saranno sempre esclusivamente tue, loro non riconoscono la mia luce e obbediscono solo all’ombra che tu gli doni. Vorrei una creatura concepita da entrambi che possa ristabilire l’equilibrio degli uomini. >>
Dal quel desiderio nacque una bambina, Kaguya, portatrice d’amore sulle terre degli uomini.
<< Madre, Padre, vi ringrazio di avermi donato la vita. >>
<< Ricorda sempre la tua missione Kaguya, in oltre, anche se ti separerai da noi, un giorno la tua anima ritornerà qui per passare l’eternità assieme. >>
Con quelle parole Izanagi trasporta la nostra bambina fra gli uomini, infine distacca le Terre Immortali dal resto del mondo, chiudendole in un castello e facendole salire in cielo, oltre le nubi, per perdersi e viaggiare nell’infinito dell’universo.
 
Da quel giorno, passo ogni mia giornata a scrutare il mondo umano, vegliando su mia figlia e riempiendo quel vuoto nel mio cuore con il mio amore per lei. Una madre ama sempre i suoi figli e i figli amano sempre la propria madre, finalmente il mio cuore si sta ancora una volta riempiendo d’amore.
La mia principessa splendente sta crescendo, è ormai una donna, ha imparato ad amare e sta pian piano ridando agli uomini l’amore che avevano perduto, fino a quel giorno…
Riesco benissimo a leggere il suo cuore, crede che in quel modo possa amplificare i risultati della sua missione, ma le è stato proibito di mangiare il frutto della vita, così come è stato proibito agli altri uomini. Quella regola, tuttavia, non la ferma e, in preda alla bramosia del potere, ingurgita il frutto che le donerà il potere di dare e togliere la vita.
Il mio spirito sente dentro dì una potente rabbia per la disubbidienza della propria progenie e, ignorando la divisione dei mondi, scendo sulla terra degli uomini.
Il mio spirito, una volta a contatto con il cielo del mondo, prende la forma di una gigantesca donna dalla pelle dorata come le stelle, i capelli argentei come l’oscurità che le circonda e gli occhi del colore del sangue poiché è stato proprio il mio stesso sangue a tradirmi. Quella d’ora in poi sarà la mia forma e gli uomini tremeranno all’idea di tradire ancora la loro creatrice. Il mio cuore si svuota completamente facendo posto solo per l’odio e la rabbia.
<< KAGUYA. HAI DISUBBEDITO A TUA MADRE MANGIANDO IL FRUTTO DELL’ALBERO DELLA VITA. ORA LA TUA PROGENIE AVRÀ IL TUO STESSO POTERE. LE TUE INTENZIONI ERANO PURE MA GLI UOMINI SONO CORRUTTIBILI, USERANNO QUEL POTERE PER PORTARE SOLO DISTRUZIONE NEL LORO MONDO. >>
<< Madre, sono dispiaciuta, ti prego di farmi restare su questa terra per rimediare al mio errore. >>
<< NO. VERRAI CONDOTTA VERSO LE TUE TERRE NATIE E L’ETERNITÀ SARÀ IL LUOGO DEL TUO PENTIMENTO.  >>
Detto ciò entrambe ci dirigiamo verso il Castello Celeste con i cuori riempiti di rammarico.
Intanto il mondo si riempiva delle ripercussioni del gesto di Kaguya, portando ad uno squilibrio tra vita e morte. I frutti dell’albero della vita sono la purificazione del mio odio e solo il mio odio potrà riportare l’equilibrio sul mondo. Un’ enorme bestia sarà il contenitore di metà del mio odio, solo i miei discendenti avranno la facoltà di controllarla e soggiogarla, fino al giorno in cui gli uomini saranno totalmente corrotti dall’odio, in quel giorno io tornerò sulla terra per riunirmi alla mia metà.
 
Quel giorno la mia anima morì, morì la vera Izanami tenendomi ibernata nella mia oscurità fino al momento della mia nuova venuta sul mondo, dimenticai chi ero e, grazie a quei mancati ricordi, io, colei che aveva sempre considerato gli uomini come portatori di solo odio, ho trovato la luce proprio in uno di loro. Izanagi mi dava in cambio del mio amore solo odio, Itachi mi donava altro amore riempiendomi completamente. Con questo pensiero che riscalda il mio spirito, il mondo intorno a me ritorna vuoto ma completato di una nuova luce, quasi tutti i pezzi della mia vita sono stati rimessi in ordine.

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Capitolo 16
*** Tempo, Amore, Solitudine. Nascita. ***


CAPITOLO 16: Tempo, Amore, Solitudine. Nascita.

 
Sono tornata, tornata dall’inferno dei miei ricordi ed ora eccomi ancora una volta a fare a gara con il tempo per prendermi cura delle persone che amo.

Tempo. Ho vissuto innumerevoli vite e ora non ho tempo, questo non è affatto giusto.

Giustizia. Giusto e sbagliato sono concetti che non possono essere divisi, l’uomo ha la libertà di dire a se stesso se ciò che pensa e fa è giusto o sbagliato ma, lo stesso pensiero che viene reputato giusto da una persona, può esse sbagliato per qualcun altro, quindi come posso io giudicare ciò che è giusto o sbagliato se non sono neanche umana…

Umani. Nella mia vita extraterrena ho, dapprima, considerato gli uomini come miei figli e successori sulla terra, poi da uno di loro sono stata tradita, in seguito ho promesso a me stessa di odiarli per sempre. Nella mia vita terrena, invece, avevo dimenticato quella promessa, avevo dimenticato cosa fosse l’odio puro, ma lo sentivo, sentivo un vuoto e che c’era qualcosa di sbagliato in ciò che provavo, ma ero felice di quella sensazione, ero felice di avere dei dubbi, ero felice di poter sentire qualcos'altro oltre l’odio, ero felice di amare.

Amore. Ho scoperto cos’è l’amore grazie a Itachi, sono stata amata e, di conseguenza, la mia vita ha acquistato un senso. Da bambina non sapevo cosa fosse l’amore, mio padre era sempre freddo con me, nessuno mi ha mai insegnato ad amare, ho dovuto scoprirlo da sola. Ero sola quella notte in cui non ho potuto fermare Itachi, ero sola la notte in cui Kabuto si ferì, ero sola quando Itachi prese il mio corpo, sola anche quando ho dato alla luce mio figlio.

Sola. La solitudine mi ha accompagnato per tutta la vita, sempre perennemente sola.

No. Non sono sola. Non ho imparato da sola ad amare. Non odio gli umani, loro sono i miei figli e una madre, per quanto arrabbiata possa essere, mai arriverebbe ad odiare i propri figli. Questo è ciò che penso sia giusto e neanche il tempo potrà farmi cambiare idea. Le promesse sono come fumo, sono come le regole, esistono per essere infrante, anche se quando si infrange una promessa a se stessi un pezzo di ciò che sei svanisce. Non importa, non sono più disposta a condurre un’esistenza votata all’odio, non voglio più che le persone a me vicine si circondino del mio odio.

Odio. È il momento di lasciarti andare. È il momento di rinascere.

Izanagi fammi rinascere come umana, donami una vita completamente mortale. Voglio vivere, invecchiare e morire, non voglio vedere il mondo andare in
pezzi, quindi, dammi anche la forza di affrontare la mia stessa figlia, ho bisogno che anche lei torni ad amare.
In quel momento il mio gigantesco corpo divino, in quel bianco spazio vuoto, lentamente si circonda di un’aura bianca, il mio corpo diventa come il cristallo fino a che implodo nel mio stesso spirito. Il corpo che avevo sulla Terra, lo ricordo ancora, è con quel corpo che sono nata, è con quel corpo che tutti hanno imparato a conoscermi, è con quel corpo che ho amato e sono stata amata, ti prego ridonami quel corpo. A quel pensiero, il mio spirito inizia a riformarsi, ogni pezzo viene riattaccato come se l’universo stesse componendo il più difficile dei puzzle, la mia pelle ritorna ad essere la bianca pelle di sempre, i miei capelli si ritingono del loro nero, il mio corpo dimostra la mia età terrena e i miei occhi si ricolorano del loro oro. Mi è sempre piaciuto guardare quegli occhi quando ero bambina, sono così uguali a quelli di mio padre, mi piaceva essere come lui, c’era qualcosa che riuscisse a legarci. Non mi importava che non fossi davvero sua figlia, non aveva importanza il fatto che fosse sempre freddo e distaccato con me, c’erano giorni in cui creavo sue copie solo per abbracciarle e ricevere il suo affetto, non importava che fosse falso, perché infondo pensavo che era quello che anche lui avrebbe voluto fare. Ho capito il suo amore solo in seguito, lui mi ha creata come io ho creato il mondo e, ogni creatura, viene amata incondizionatamente dal proprio creatore. Mio padre era il mio dio, e io il suo piccolo bocciolo chiuso, lui ha fatto in modo che sbocciassi, senza di lui non sarei la persona che sono oggi, senza di lui non sarei neanche una persona. A quel pensiero l’immagine di Orochimaru mi appare di fronte. No, non è la sua immagine, è il suo spirito.
«Scusami Izanami, non era mia intenzione crescerti come una semplice sottoposta. Forse non riesci a ricordare ma, quando eri solo una neonata, eravamo sempre assieme, non avevo occhi che per te. Finalmente capivo l’affetto che i miei genitori mi avevano donato, ma al contempo capivo anche ciò che avevo perso con la loro morte. La mia ambizione, le mie ricerche e le mie ossessioni mi hanno reso l’uomo che ti ho portato ad odiare. Il mio spirito non può ancora riposare del tutto, è sigillato da qualche parte sulla Terra, liberami e sarò finalmente in pace. Perdonami e sarò finalmente in grado di perdonare me stesso.»
Dopo aver pronunciato quelle parole sul mio volto comincia a piovere, una tempesta di lacrime inizia ad inondare il mio animo. Mio padre mi amava, ricambiava il mio affetto ed ora è mio dovere salvare quell’amore rimasto rilegato nella prigione del suo cuore. Orochimaru scompare da quel luogo che, pian piano, inizia a colorarsi di oro. Adesso capisco cos’è questo luogo vuoto, è il mio cuore; così come la mia anima è stata purificata e svuota da tutte le mie angosce, anche il mio cuore è stato svuotato da tutto il mio odio, è tempo di riempirlo d’amore ancora una volta.
Itachi ora è di fronte a me con in braccio il piccolo Shisui.
«Ho sempre detestato vederti piangere, il tuo viso non subiva alcun cambiamento, non si vedevano le righe delle tue lacrime e non si arrossava, era come se il tuo corpo e il tuo animo fossero abituati a piangere. Detesto che qualcuno ti faccia piangere.» Infine viene da me, mi abbraccia dolcemente, tenendo stretto a noi nostro figlio. Lui, Shisui, è la goccia di colore che mancava al mio cuore; dopo una sola carezza al suo viso questo luogo si inizia a colorare dei mille colori dell’universo, si riempie di pace e prende la forma del mondo.  

 
Finalmente sono rinata, sono tornata sul mondo per completare la mia missione, ora nulla potrà desistermi dal fermare la distruzione del mondo che, con tanto amore, ho creato.

No. Non sono rinata. Sono appena nata e la mi missione comincia solo ora.

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