Cronache di Atlantica - la storia continua di Clara_Oswin (/viewuser.php?uid=520667)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti ad Akathos ***
Capitolo 2: *** La gelosia non è più di moda ***
Capitolo 3: *** L'inganno ***
Capitolo 4: *** Lo scontro ***
Capitolo 5: *** Vecchie e nuove paure ***
Capitolo 6: *** Arriva Sebastian ***
Capitolo 7: *** Il viaggio ha inizio ***
Capitolo 8: *** Un tuffo nel passato ***
Capitolo 9: *** The Last Kiss ***
Capitolo 10: *** Battaglia finale ***
Capitolo 11: *** Black Hole ***
Capitolo 12: *** L'arrivo ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Benvenuti ad Akathos ***
Capitolo 1
Benvenuti ad Akathos
Quella mattina
c’era un gran trambusto a palazzo, Ariel e
Arren si stavano preparando per iniziare il loro viaggio di nozze alla
scoperta
dell’oceano indiano dove vivevano i familiari di Arren che
non avevano avuto la
possibilità di conoscere Ariel e nemmeno di partecipare alle
nozze più
chiacchierate degli ultimi decenni. Nella sala del trono Re tritone
aveva fatto
chiamare uno dei suoi più fidati consiglieri, doveva
affidargli una missione
importantissima.
-“Non
avrei mai pensato un giorno di poter chiedere una
simile cosa…” – diceva il sovrano seduto
comodamente sul trono. –“ ma vedi
Sebastian, io mi fido molto di te, e sono sicuro che potrai fare le mie
veci” –
Il granchio
nuotò fino ad arrivare sul bracciolo dov’era
solito mettersi quando era a colloquio con il sovrano, lo fece parlare
fino a
che non concluse.
“…
e quindi per questo
vorrei che tu andassi”. – concluse solennemente
Tritone
-“Sire,
voi sapete quanto vi rispetto e vi stimo ma … non
potete chiedermi di seguire vostra figlia in viaggio di
nozze!!” – esclamò
ironico il granchio
-“non
pensate che sia l’ora di lasciarli un po’ liberi
quei
due poveri ragazzi? Non hanno già passato abbastanza guai
negli ultimi tempi?!”
–
-“Ma
io non ti sto chiedendo di andare con loro… di tenerli
d’occhio, per me. Sono preoccupato…”- il
tono del re si fece grave, non avrebbe
voluto mettere in allarme i ragazzi e nemmeno Sebastian ma voleva
prendere le
giuste precauzioni dopo gli ultimi avvenimenti.
-“vostra
maestà c’è forse qualcosa che non mi
volete dire?” –
Sebastian poteva capire che il suo re fosse pur sempre un padre, ma
quale padre
non desidera vedere la propria figlia amata e rispettata dal proprio
compagno
per la vita? Arren voleva molto bene ad Ariel e l’aveva
dimostrato più volte
quindi sicuramente sua figlia era in ottime mani. Che ci fosse altro
sotto?
Qualche motivo che non voleva rivelargli?
Sebastian aveva
colto nel segno, ora stava a lui rivelargli o
meno la verità.
-“e va
bene Sebastian hai vinto” – disse in tono
rassegnato –“ti
racconterò cosa sta succedendo”.
****
-“credo
di aver preso tutto!” – esclamò Ariel
chiudendo
l’ultimo baule, Arren le nuotò in contro
-“ah
bene abbiamo solo questa valigia..?” – disse
ingenuamente non vedendo le altre 3 dietro.
-“emh
non proprio” – sorrise lei.
-“Credo
che tu abbia esagerato … ci bastava una valigia
…” –
sospirò lui aprendone una vedendo cosa contenesse.
-“non
lo dire a me… avevo detto anch’io la stessa
cosa…”-
fece spallucce lei.
-“ma
come non hai fatto tu le valige?” – dicendo questo
iniziò a scrutare le cose all’interno di quella
che aveva aperto, era piena di
cianfrusaglie assurde, richiuse la valigia dopodiché si
guardarono poco prima
di dire in coro –“alina”
–
Sua sorella
aveva riempito le valige con cose totalmente inutili, sia Arren che
Ariel
avevano un istinto più pratico sarebbero partiti persino con
un zainetto. Non
si poteva dire lo stesso della sorella maggiore di Ariel…
Dopo una
decina di minuti passati a recuperare l’indispensabile in
mezzo quell’oceano di
chincaglierie, finalmente
poterono
prendere la loro unica valigia e
dirigersi verso il cortile dove tutti li aspettavano per salutarli.
-“Ariel
abbi cura di te!” – la salutò
dolcemente Attina sciogliendola da quell’abbraccio . La sua
sorellina minore la
più piccolina della famiglia all’età di
17 anni si era sposata stipulando un
legame affettivo per l’eternità
con un
altro tritone, un giovane di 21 anni figlio di un antico generale di
guerra;
adesso partiva alla volta dell’oceano per appagare la sua
insaziabile sete di
conoscenza e avventura condivisa pienamente dal marito.
-“non
cacciarti nei guai!” – le raccomandò
Adella rivolgendo uno sguardo anche verso
Arren.
Ariel
indietreggiò fino a farsi cingere dal suo amato, aveva
finito di salutare tutti
e adesso si apprestava ad iniziare la sua luna di miele
–“Lo sai che non lo
farò” – sorrise lei lanciando un
occhiata furbetta ad Arren.
-“Arren
almeno tu, tienila fuori dai guai!!” –
rimbeccò la sorella con lo sguardo di
una persona rassegnata
-“oh,
ma lo
sapete meglio di me, è impossibile tenerla lontana, e poi io
sono qui per
tirarla fuori ogni qualvolta si dovesse ficcare in brutte situazioni,
credo di
aver firmato una clausola speciale nel nostro contratto di
matrimonio!” – rise
lui. Ariel lo guardava con il cuore traboccante di gioia, si volevano
molto
bene, lui l’amava moltissimo e in più occasioni le
aveva dimostrato tutto il
suo amore persino sacrificando la sua vita per lei, lei dal canto suo
non
avrebbe potuto immaginare una vita senza lui, era diventato come
l’acqua;
indispensabile.
-“avete
tutto , vero?” – ispezionava la carrozza Alina
-“sta
tranquilla, andrà tutto bene”- la
rassicurò Ariel.
Dopo gli
ultimi addii e commiati i due ragazzi salirono sulla carrozza adornata
con conchiglie
e stelle marine e diedero alle tartarughe marine i comandi per partire.
Le
tartarughe marine erano lente e calme, e uno dei mezzi più
sicuri per
viaggiare, ma erano anche veloci e intelligenti; i due ragazzi
iniziavano così
il loro viaggio alla volta dell’oceano indiano dove viveva la
famiglia di
Arren.
-“non
ho visto Re Tritone venirci a salutare…”
– le disse il
giovane seduto tenendo le redini
-“nemmeno
io, mi aveva avvisata che forse non avrebbe fatto
in tempo a venire per salutarci poco prima della partenza a causa di
una
riunione importante… non ti nego che ci sono rimasta un
po’ male.”- Ariel aveva
un tono deluso e malinconico.
-“Su
dai, non essere triste, fare il re è piuttosto
impegnativo.”- le mise una mano sulla sua
–“non fargliene una colpa”-
tentò di
giustificarlo.
Ariel si
voltò a guardarlo, Arren non aveva tutti
i torti adesso doveva pensare solo a loro e
al futuro che li attendeva. Lui le sorrise entusiasta e lei
ricambiò dapprima
poco convinta poi dimenticando quella malinconia volgendo un rapido
sguardo al
paesaggio che scorreva davanti a loro.
-“Credi
piacerò alla tua famiglia?”- si ricordò
ad un tratto
lei
-“Stravederanno
per te! Non ti devi dare troppe
preoccupazioni, sii te stessa e vedrai che farai innamorare di te anche
loro”-
le strizzò un occhio lui.
La rossa
appoggiò la testa sulla sua spalla –“Un
Versiv in
famiglia mi basta!” –
Ariel non aveva
mai sentito parlare della famiglia di Arren,
sapeva per fatti di cronaca che il nonno era un personaggio importante,
ma non
conosceva nulla sulle origini del suo sposo, non sapeva se aveva
fratelli o se
prima di lei avesse avuto qualche altra storia amorosa… il
solo pensiero
l’infastidì non poco, costringendola a scostarsi
da lui per sciogliere i suoi
dubbi.
Arren teneva
saldamente le redini, ci sarebbe voluta ancora
qualche ora prima di arrivare, ma tutto sommato il viaggio era
piuttosto
tranquillo.
-“Sei
mai stato fidanzato prima di conoscere me?” –
chiese a
bruciapelo la ragazza dai fluenti capelli rossi.
Al biondo non
potè che scappare un sorriso.
-“Allora..?”
– l’esortò lei dubbiosa
-“può
darsi…” – le rispose vago lui
-“come
può darsi? Non lo sai!?” –
-“certo
che lo so…” – la ragazza lo guardava
stizzita, Arren
le rivolse uno sguardo quasi impertinente ma che Ariel trovò
tremendamente Sexy
–“Solo che non te lo vengo a raccontare”
–
Ariel
incrociò le braccia come una bambina, arrabbiata e
irritata
-“Non
capisco cosa ci sia di male… tu l’hai pure
conosciuto
Eric” – borbottò
-“non
basterebbe una vita per farti conoscere le mie ex”
–
Ariel che gli
aveva rivolto le spalle si girò all’improvviso
guardandolo malissimo. Il suo Arren era un rubacuori?! Non riusciva ad
immaginarselo con più ragazze ai suoi piedi…
forse le conquistava con il suo
sorriso dolcissimo, oppure gli rivolgeva il suo sguardo profondo o
forse… ok si
stava dilungando un po’ troppo, ma ciò non
cambiava comunque le cose.
-“Dai,
ti stavo solo punzecchiando un po’” – le
tirò
leggermente una ciocca di capelli scarlatti per destare la sua
attenzione. Lei
continuava a guardarlo con gli occhi blu fiammeggianti tentando di
farlo
sentire in colpa
–
“magari 5 o 6”-
ridacchiò lui.
Ariel non gli
rispose voleva farla ingelosire e ci stava
riuscendo perfettamente –“ non importa chi siano
state le prime, tu sei il mio
unico amore” – adesso non rideva più era
serio nel dirle quelle parole e aveva
destato la sua attenzione sviando anche il discorso. Le guance di Ariel
si
tinsero di un delicato rossore –“non te la caverai
così… indagherò”-
sussurrò
lei mentre suo marito le scoccava un bacio sulla guancia.
Erano passate
diverse ore dalla partenza, finalmente erano
arrivati ai confini della città dove viveva Arren.
-“Ariel,
benvenuta ad Akathos la capitale dell’oceano
indiano”
– le presentò lui la città
addentrandosi con la carrozza.
Akathos era
diversa da Atlantica Ariel
la guardava meravigliata, non era
sfarzosa o eccessiva come la sua città, era piuttosto
caotica c’erano molte
case nonostante fossero ancora nella parte più remota e
tutto intorno sembrava
molto allegro, dagli sfarzosi colori tendenti al giallo arancionato
sino alle
persone che addirittura gli rivolgevano calorosi saluti.
-“…sei
molto conosciuto in città?” – chiese lei
continuando a
salutare le persone.
Il ragazzo
scosse le redini e prese un percorso che l’avrebbe
portato nel cuore pulsante della centro.
–“non
son proprio famoso però il nostro matrimonio non
è
passato del tutto inosservato, non ti stupire se ci saluteranno in
molti”.-
I tritoni
guardavano passare la carrozza e iniziavano a
vociferare cose del tipo “quella è la figlia de re
Tritone, la principessa di
Atlantica…” e nei peggiori casi invece rivolgevano
qualche critica acida verso
Arren “quel ragazzo è stato proprio furbo, non ha
esitato a incastrarla con il
matrimonio… lei è solo una bambina
ancora!”
Ariel rimase
interdetta nel sentire quegli stralci di
conversazione anche solo di sfuggita, non pensava che il loro
matrimonio
potesse causare simili maldicenze.
-“Arren
hai sentito anche tu..?” – gli chiese prendendogli
la
mano.
Il ragazzo le
sorrise –“ ti danno molto fastidio
perché pensi
dicano il vero?” –
-“oh
no!”- agitò la testa lei –“
non mi sognerei mai di
credere a simili cose, io ho una completa fiducia in te! Sono solo un
po’ infastidita
… tutto qui.” – volse il suo sguardo
verso le abitazioni attorno a lei
-“non
sono così differenti da quello che dicevano ad
Atlantica…” –
-“ad
Atlantica?! Non ho
mai sentito nulla del genere li!”-
-“Stavano
solo un po’ più attenti, pare che la gente mi
creda
un arrampicatore sociale o cose simili”. – parlava
lui piuttosto tranquillo
-“perché
non me ne hai parlato prima? Voglio che tu possa
fare affidamento su di me.” –
-“in
realtà non credevo fosse così importante, io so
di non
essere così e se lo sai anche tu a me basta.”-
La carrozza si
fermò davanti a una casa bellissima, era
un’architettura
gialla che si ergeva su due piani, il prospetto era incorniciato dalle
colonne
sistemate in maniera perfettamente distante l’una
dall’altra, il portone d’ingresso
era bianco avorio e si trovava circondato da un ampia veranda allestita
con
mobili da giardino.
-“siamo
arrivati,” – le porse una mano per scendere
–“benvenuta
a casa”. Nuotarono seguendo il sentiero in ghiaia circondato
da un magnifico
prato di alghe rosse tagliato all’inglese, superarono il
viale di alberi di
corallo giallo ritrovandosi davanti al portone.
Sopra il campanello vi era una targa che recava scritto:
Famiglia
Versiv
Arren
suonò il campanello. Dall’interno si
sentì un trambusto e una serie
di voci agitate.
-“oh cielo sono qui!!”-
-“ti
raccomando, non mi
far fare pessime figure, la prima impressione è quella che
conta!”- diceva
un’altra voce
-“vado
ad
aprire io”-
-“no
fermo!”
– altra serie di
rumori.
-“devo
aprire io che sono la suocera, è tradizione!”-
Arren
guardò Ariel imbarazzato scuotendo il capo, la ragazza
con i capelli rossi gli sorrise, dopotutto pure lei aveva una famiglia
fuori
dagli schemi.
Finalmente la
porta si aprì, Ariel rimase a bocca spalancata.
La porta era
stata aperta da un ragazzo alto affascinante dai
capelli corvini e gli occhi ametista dalla coda rosso scuro.
-“Salve
fratellino.”
Arren non ebbe
nemmeno il tempo di rispondere che dall’entrata
spuntò un bracciò che tirò dentro il
ragazzo e subito dopo ne uscì una figura
femminile, bassa un po’ minuta dai capelli castani raccolti
in uno chignon e
gli occhi ambrati . –“vi prego di scurarmi emh
scusarmi!” – la donna spalancò
la porta e uscì dalla soglia per salutare i ragazzi.
-“Io
sono Ofelia, la madre di Arren” – si
avvicinò ad Ariel
per abbracciarla calorosamente.
-“Salve
signora è un piacere conoscerla…”
– disse un po’ intimorita
lei.
-“Prima
regola, non chiamarmi signora! Sei una di famiglia
ormai, chiamami Ofelia o se preferisci mamma!” –
disse la signora dalla coda
argentea in un eccesso di entusiasmo. Arren cercava di farle cenno che
non era
il caso di accennare a farsi chiamare mamma dato la perdita di sua
moglie ma a
quanto pare Ariel era riuscita a ricomporsi rapidamente salvando la situazione come
sempre.
-“Ofelia
andrà benissimo, ha un così bel nome che sarebbe
un
peccato non utilizzarlo” – sciolse
l’abbraccio sorridendogli.
-“oh
Arren sono così contenta di vederti! Dovevi star via
solo qualche giorno e sono passati mesi!”- Ofelia
abbracciò anche lui poi gli
sussurrò piano ad un orecchio –“ Ariel
mi piace già moltissimo!!!”-
-“non
poteva essere altrimenti” – le rispose lui a voce
alta.
-“ ma
che maleducata che sono! Vi prego perdonate la mia
scortesia, lasciate pure qui i bagagli il maggiordomo si
occuperà di prenderli,
seguitemi all’interno della casa.”-
I ragazzi
oltrepassarono la soglia, Ariel guardò con
attenzione quella casa in cui si sarebbero fermati per un po’
di tempo e in cui
era cresciuto Arren.
Le pareti erano
bianche, riflettevano la luce e sembravano
ampliare gli spazi, come poteva immaginarsi c’erano appesi i
ritratti dei vari
antenati di Arren e in qualche angolo anche dei mezzi busti. Ariel si
fermò
davanti il ritratto che aveva visto sul libro in biblioteca.
Era un dipinto
fatto in Helios un tipo di pittura ricavata
dalle alghe che rendeva i colori brillanti e persistenti, il generale
era in
uniforme, aveva i capelli biondi gli occhi verde scuro e un paio di
folti baffi
incorniciati da altrettanto folte basette, era stato ritratto mentre
sfoderava
la spada e l’aurea in cui era circondato gli dava un
chè di eroico.
Recava la
scritta sotto il dipinto:
Ser
Arren Versiv difensore dei deboli
e protettore dei giusti.
1780 - 1905 morto
in circostanze
sconosciute.
La somiglianza
era incredibile, aveva lo stesso sguardo di
Arren per non parlare dei lineamenti poi…
-“ mio
nonno, non l’ho conosciuto ma dicono tutti che gli
somiglio molto”- Arrivò da dietro Arren facendola
sussultare.
-“già,
lo penso pure io…” -
appoggiò la sua schiena contro il suo petto.
-“credo
che gli saresti piaciuta”- la cinse lui rimanendo in
osservazione
del quadro.
-“è
stato un grand’uomo nonché eroe”
– poggiò le mani sulle
braccia di lui.
-“spero
un giorno di diventare anch’io coraggioso come lui”
–
-“spero
proprio di no!” – esclamò lei
–“ non sopporterei l’idea
di perderti per un qualche atto eroico!” –
-“ma come siamo
sentimentali… se
ascoltassi i vostri
discorsi un minuto in più credo di poter vomitare, e poi
Arren come sei
cambiato! Non ti avrei mai fatto capace di certi discorsi!”-
disse una voce
femminile.
Ariel si
sentì umiliata – “da quanto eri qui? E
poi tu chi
sei?!” – chiese esterrefatta sciogliendosi
dall’abbraccio con suo marito.
-“chi sono io, cara? Oh
io sono il tuo problema personale…”
Fine capitolo.
Angolo
autrice
Allora,
questo era il primo capitolo della seconda serie di Another Ending,
dato il
finale aperto non avevo escluso l’ipotesi di continuare la
serie e finalmente sono
riuscita a tirar su una seconda trama abbastanza avvincente e spero per
voi non
noiosa, ecco il secondo racconto di una forse… trilogia? Non
lo so, dipende da
come va questo secondo racconto, quando l’avevo iniziato a
scrivere non avevo
nemmeno contemplato una seconda serie. Come al solito aspetto vostre
opinioni
recensioni, e se avete suggerimenti perché no! Non rifiuto
nulla XD fa sempre
tutto piacere!
Un
abbraccio alle mie appassionate lettrici!
Clara_Oswin
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Capitolo 2 *** La gelosia non è più di moda ***
Cap
2 La
gelosia non è più di moda
Nella
stanza
adiacente al salone principale vi erano tre figure intente a studiarsi
a
vicenda, Ariel guardava quella sirena poco più grande di lei
con aria
interdetta, quest’ultima invece ricambiava il suo sguardo con
aria arrogante,
come se Arren le appartenesse, come se nessun
altro a parte lei avesse il diritto di stargli intorno.
Fu
per primo il
ragazzo a parlare per interrompere quella guerra non verbale che si era
accesa
tra le ragazze,
titubante
su come affrontare la situazione.
–“è
da tanto che non
ci si vede…”- la sua voce era bassa e non faceva
trasparire alcuna emozione,
Arren sapeva bene chi era quella sirena e purtroppo, sapeva anche il
motivo
della sua ostilità.
La
giovane scuoteva la
coda d’un arancione fiammeggiante avanti e indietro
nervosamente, prese ad
arricciarsi i capelli del medesimo colore fino a formare una grossa
treccia fermata
con stelle marine turchesi. Aveva gli occhi color caramello e un fisico
longilineo
ma il suo carattere sembrava tutt’altro che amichevole.
La
ragazza si stizzì,
incrociò le braccia sotto le generose conchiglie viola che
avvolgevano un seno
prominente – “ dopo mesi che non ti fai
né sentire né vedere te ne esci con
questa frasupola…” – lo
guardò dall’alto in basso
–“sei davvero cambiato molto
a quanto pare...” – gli
lanciò una frecciatina.
Ariel
decise di
intervenire in quella situazione che iniziava a farla sentire di troppo
–“ non
so ancora chi tu sia,” – iniziò lei poco
prima di venire interrotta.
-“a
beh, la cosa è
reciproca, nemmeno io ho la minima idea di chi sia tu e per quale
motivo sei
qui a casa di Arren” – le nuotò vicino
avvicinandosi per studiarla meglio,
probabilmente aveva qualcosa di familiare ma al momento non le veniva
nulla in
mente su dove potesse aver visto quel volto.
Ariel
rivolse un
fugace sguardo ad Arren, domandandogli silenziosamente chi fosse quella
ragazza
e perché fosse così ostile nei suoi confronti.
Quasi come avesse intuito i suoi
pensieri la ragazza parlò.
-“io
sono Casside,
pesciolina; e sono la migliore amica di questo ragazzo di cui
evidentemente tu
ti sei presa un bella cotta” – disse sogghignando
con il puro scopo di metterla
in imbarazzo.
Dopo
una breve pausa in cui la
squadrò dall’alto in basso le
porse la mano con aria arrogante.
Ariel
sorrise
spontaneamente proseguendo a presentarsi, adesso era tutto chiaro
–“ piacere di
conoscerti Casside, io sono Ariel,”- le strinse la mano con
fermezza
–
“e sono la moglie di questo bel ragazzo per cui come
già hai capito, ho preso
una bella “cotta” ” –
Lo
disse con talmente
tanta tranquillità che ci volle qualche minuto per far
recepire l’informazione
a quella sirena arrogante davanti a
lei e di cui evidentemente aveva suscitato la gelosia.
-“oh
Casside cara,
hai già avuto modo di conoscere Ariel allora, non
è adorabile?” – la madre di
Arren li sorprese nel corridoio dopo essersi accorta di esserseli persi
sulla
strada per andare in giardino; prese
Ariel sotto braccio e la trascinò verso il salone per farle
vedere le vetrate
che davano su prospetto interno della casa circondato da un ampio parco
di
alghe ben tagliate. Arren fece per raggiungerle ma fu interrotto da
Casside –“
avresti potuto anche avvisarmi…” – il
suo tono non era più spavaldo o
arrogante, era dimesso e nascondeva in malo modo delle note di
tristezza, il
suo volto era chino sul pavimento. –“sarebbe potuta
bastare anche una lettera…”
– Arren fece per risponderle ma lei non gli diede il tempo.
–“ costava troppo
tempo scrivere una lettera, vero?? Giocavi a fare il tritone innamorato
e non
potevi sprecare nemmeno un minuto di tempo a scrivere ai tuoi familiari
come
stavi! A me!”- il suo tono si riempì di rabbia e
disprezzo, strinse i pugni
tentando di mantenere la propria dignità.
-“sono
successe
troppe cose, una lettera non sarebbe basta per raccontare tutto, e poi
non
volevo fare preoccupare nessuno.” –
-“e
alla fine si scopre che l’unica
che non sapeva niente sono io…”- disse fra se e
se. –“…perché a quanto pare i
tuoi genitori sono ben informati sul piccolo particolare per cui non ti
sei
preso la briga di informarmi!”- gli disse a voce
più alta.
-“Cassy
mi sembra che tu la stia
prendendo sul personale,”- iniziò lui difendendosi.
-“sul
personale dici? Credevo di
essere la tua migliore amica, credevo che noi due non avremmo avuto mai
segreti
e che ci saremmo detti sempre tutto, ma mi sbagliavo!”- quasi
gli urlò in
faccia. –“e poi scopro da un’arrogante
sconosciuta che ti sei sposato!”
-“Bada
a come parli Casside, è di
mia moglie che stai parlando, e lei non è di certo
arrogante”- le puntò il dito
contro. –“mai quanto te” –
aggiunse.
Come
poteva la sua migliore amica
rinfacciargli la sua amicizia, lui non aveva niente da nascondere, era
così
felice che avrebbe affisso manifesti in tutto il regno quando Ariel gli
disse Sì; non aveva alcun permesso ne
motivo per
trattarla a quel modo, e lui aveva giurato di proteggerla per sempre,
anche se
si fosse trattato di difenderla dalla sua
migliore amica.
-“Ariel…
la figlia del Re Tritone, la principessa di
Atlantica.”-
il suo fu appena un sussurro, ricollegò tutti i tasselli di
quel puzzle, lei era
una principessa di sangue reale e pronunciare il suo nome ad alta voce
le
provocò una fitta al cuore, come se già la
realtà non facesse abbastanza male.
Improvvisamente le balenò in mente l’idea che
Arren l’avesse sposata solo per
il titolo nobiliare, aggrappandosi a quella stupida ragione, a
quell’insensata
motivazione che l’avrebbe portato a non scegliere lei.
-“mi
sembra di non
conoscerti …”- sussurrò lei poco prima
che arrivasse Core, il fratello di
Arren.
-“che
succede qui?
Cassy tutto bene?” – il
ragazzo dagli occhi ametista le rivolse uno sguardo preoccupato, la sua
amica
non sembrava essere molto in sé.
Per
tutta risposta Casside
alzò
lo sguardo e due occhi castani feriti e umiliati andarono
a sbattersi contro quel muro di occhi verdi
freddo che ora come mai le sembrava impenetrabile.
-“mamma
e papà sono
soli con Ariel in giardino, non so quanto potrà resistere
ancora tra le loro
chiacchere…” – Core
interruppe
il silenzio cercando di far calare la tensione.
-“sarà
meglio
che vada allora…”- sussurrò Arren
facendo per andarsene
-“indossa
la tua
armatura lucente e salva la donzella!” – gli fece
l’occhilino Core prima di
incoraggiarlo con una pacca sulla spalla, poi si rivolse a Casside
ancora irritata
davanti a lui. –“Che ne pensi di Ariel?
Sembra molto carina!” – mai parole in quel momento
potevano essere meno
azzeccate.
La
sirena dalla coda
arancione
sentendo l’ennesimo complimento
verso quell’estranea
sbuffò scuotendo la chioma del medesimo colore
–“ ma che vi ha fatto questa
qui!? Vi siete innamorati tutti di lei!!” –
gridò esasperata poco prima di
sparire dietro un corridoio mandandolo malamente
a quel paese.
Core
rimase fermo nel corridoio,
era successo qualcosa tra lei e suo fratello, qualcosa che non aveva
ben capito
ma che si sarebbe apprestato a scoprire presto.
****
Ariel era stata condotta dalla madre di Arren nel parco limitrofo al
salone
principale, era un ampia distesa di alghe verdi puntellate in alcune
zone ben
studiate da anemoni di mare e alghe colorate di rosso o giallo, in
lontananza
si poteva intravedere un pergolato nascosto dagli alberi di corallo e
cui i
rampicanti avevano contribuito a celare da occhi indiscreti.
–“vieni cara, ti
presento mio marito” – la donna nuotò
verso un angolo ben preciso del giardino
a cui Ariel non aveva fatto caso, seduto su una poltrona panna vi era
un
tritone dalla coda turchese e i capelli castani che non
appena li vide
abbandonò il giornale sul tavolino di fronte e si
alzò per andargli incontro –“Salve
presumo tu sia Ariel,” – le strinse la mano
lui
calorosamente.
Ariel notò immediatamente la somiglianza con lo
sguardo del suo Arren. –“io sono Axio, il padre di
Arren”- le sorrise
gentilmente.
-“il
piacere è mio,
avremmo dovuto venir prima a farvi visita ma a causa di un’imp...”-iniziò
Ariel sedendosi sul dondolo dove Ofelia le aveva fatto cenno di sedere.
-“sciocchezze!
Non
importa quello che è successo adesso siete qui ed
è questo ciò che conta!” –
Ofelia era molto simpatica e allegra, mentre Axio sembrava
più introverso e
pacato, la ragazza dai capelli rossi esaminò Ofelia, era una
signora non troppo
alta, anzi lei l’avrebbe definita bassina, dai capelli
così biondi da sembrare
quasi bianchi e diversamente dalle altre sirene corti fino al collo,
con solo
un filo sottile di perle ad adornarli. La coda era di un bel viola
freddo
tendente al glicine, in contrasto con il suo carattere così
solare e espansivo.
Ofelia
continuava a
parlare e parlare ma Ariel non vi prestava molta attenzione, continuava
a
guardarsi attorno affascinata da quei colori sgargianti e dal nuovo
ambiente.
-“…
e per questo
motivo Core non è potuto partire con Arren”-
concluse la donna prendendo un
biscotto dal piattino in ceramica sul tavolo.
-“Core?”
– chiese
risvegliatasi dal suo sogno ad occhi aperti.
-“si
Core, è il
fratello maggiore di Arren, te ne ho appena
parlato…” – disse mordendo un
secondo biscotto.
-“mi
spiace credo di
essermi distratta un momento…”
– si giustificò Ariel
-“Ofelia
i ragazzi
saranno stanchi , non puoi pretendere che Ariel per quanto buona sia
ascolti
tutte le tue chiacchiere senza distrarsi
un momento!” – la rimproverò il marito,
poi
si rivolse ad Ariel –“ oh, sta tranquilla, quasi
nessuno riesce a seguirla
davvero quando
inizia uno
dei suoi noiosi discorsi,
ahahahah!” – rise di gusto bevendo il
caffè pomeridiano.
La
sirena dai capelli
platino si stizzì del rimprovero del marito e stava per
controbattere quando fu
fermata dall’arrivo di suo figlio.
-“Papà!”
– Arren
salutò con una pacca sulle spalle suo padre
–“ Mamma, papà, sicuramente avremo
molte cose da raccontarci e da raccontare ad Ariel”
– si avvicinò ad Ariel e le
prese la mano –“mia madre muore dalla voglia di
raccontarti episodi
imbarazzanti della mia vita” – le
sussurrò nell’orecchio facendola ridere.
–“
ma dateci almeno il tempo di riposare e disfare la valigie!”
–
-“mamma
non vorrai
fare scappare Ariel prima del tempo!” – Core era
sopraggiunto da dietro, aveva
appoggiato una mano sulla spalla della madre lanciando un occhiata
d’intesa ad
Ariel.
-“immagino…”
– iniziò
Ofelia vinta dai suoi due figli –“ che vi
rivedrò questa sera a cena…”- disse
sospirando arrendendosi.
Arren
e Ariel si
congedarono da tutti ma poco prima di scomparire nella villa, Core
potè vedere
Ariel che gli sillabava un “grazie” a fior di
labbra.
Non
conosceva ancora
bene quella sirena, però ne era sicuro,
a
primo impatto
già gli era
simpatica.
****
-“ma cosa mi tocca fare… e alla mia
età!!” – il granchio stava procedendo
lentamente sulla carrozza guidata da due pesci rossi.
–“ahh se non fosse stato
per quello che mi ha detto il re!! A quest’ora non sarei mai
venuto!”-
Sebastian si scuoteva tutto dentro la conchiglia che lo ospitava.
–“fai da
balia una volta, fai da balia per sempre! Sono un compositore io, non
una
tata!!” – il suo tono era lamentoso così
come il suo atteggiamento, ma sapeva
bene che nonostante le lamentele avrebbe dovuto svolgere il suo
compito, questa
volta non erano ammessi errori.
****
-“non capisco perché dobbiamo
aspettare!!”- diceva una voce profonda e roca.
-“Non
abbiamo ancora
il nostro pezzo più importante… se vuoi fare
fuori il Re, devi togliergli la
sua Regina… ma se vuoi neutralizzare la Regina cosa si
fa…?” – chiese la voce
femminile retoricamente.
Lo
squalo tigre
guardò la strega attendendo una risposta, non era un gran
giocatore di scacchi.
-“la
torre, Undertow,
per prima cosa miriamo alla torre! AHAHAHAHAAHA!” –
la sua frase terminò con
una risata malefica seguita a ruota dalla risata dello squalo, che
nonostante
non avesse ancora capito si ostinava a ridere senza alcun motivo.
-“Credi
che
funzionerà davvero?” – lo squalo smise
di ridere e iniziò a fissare la strega
con titubanza.
-“ma
certo che
funzionerà! Idiota! Andrà tutto esattamente come
voglio io,”- si avvicinò ad
una parete che fungeva nel tempo libero da tiro al bersaglio,
incastrata
accanto ad una foto e vari appunti c’era un ritratto, era
fatto a matita su un
foglio di carta ormai ingiallito.
-“io
non dimentico” –
disse a bassa voce fissando gli occhi della foto.
-“te
l’avevo giurato
sulla mia vita, e costi quel che costi mi riprenderò quello
che mi avevi
promesso…”-
Strappò
la foto con
violenza dalla parete, avvicinandosela di più al viso, quasi
volesse sfidarla.
-“Arren
Versiv, la tua vita mi appartiene.”
Olà
Questo secondo capitolo mi
serviva per presentarvi i
personaggi che principalmente compariranno nella trama principale, ho
fatto un
piccolo accenno anche alla cattiva… qualcuno di voi ha
indovinato di chi si
tratta? E di quale promessa sta parlando?
Attendo le vostre idee, vediamo se riuscite ad indovinare… XD
Ci
rivediamo al capitolo 3 tra
un mesetto ;)
un saluto a tutti!
|
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Capitolo 3 *** L'inganno ***
Capitolo 3
L’inganno
L’acqua era di un blu
limpidissimo, Ariel stava nuotando
controcorrente tentando di raggiungere Arren che aveva messo un
po’ di
distanza; la corrente era troppo forte e per quanto faticasse a nuotare
non
riusciva a raggiungerlo, ad un tratto protese le braccia verso di lui
nel
tentativo di fermarlo.
Gridò il suo nome ma dalle sue labbra non uscì
nessun suono.
Gridò ancora più forte, quella sgradevole
sensazione che aveva provato nel
restare senza voce si ripeteva ancora una volta.
D’improvviso Arren sparì inghiottito da due
braccia scure e scheletriche che lo
attiravano verso sé.
Ariel nuotò ancora più disperatamente quando
davanti a lei comparve un muro di
alghe alte senza esitazione vi si buttò a capofitto ma per
quanto si dimenasse
le alghe l’avvolgevano intrappolandola tra le loro viscide
foglie
l’avvolgendola fino a soffocarla; Ariel gridò
nuovamente e questa volta fu
forte abbastanza da svegliarsi.
-“Ariel!
ARIEL!!”-
Due forti braccia la scuotevano
dolcemente, non appena
riaprì gli occhi tirò un sospiro di sollievo, era
solo un sogno.
-“va tutto bene”-
Arren l’attirò a sé avvolgendola in un
abbraccio –“Brutto
sogno…?”-chiese in un sussurro.
Ariel lo strinse forte.
–“bruttissimo”- rettificò lei.
La porta della loro camera si
spalancò improvvisamente.
–“che è successo!?”- Ofelia
entrò agitata seguita dal placido marito ancora
assonnato. -“abbiamo sentito gridare”- si
avvicinò al capezzale del loro letto.
-“mi dispiace, è
colpa mia… ho avuto un incubo terribile”-
si giustificò la rossa staccandosi dal ragazzo.
–“a quanto pare ho svegliato
pure voi… sono spiacente”- Ariel si
scusò con tutti nonostante avesse ancora il
cuore che le martellava in petto dallo spavento.
- “andate pure a
dormire”- li congedò gentilmente Arren
spingendoli verso la porta.
-“ vuoi una tisana, un
tè…? Magari una cioccolata calda?”-
ma la domanda di Ofelia rimase sospesa a mezz’aria, infatti
Arren gli chiuse la
porta in faccia con un sorriso stampato sul volto.
Erano le 5:30 del mattino,
praticamente ancora l’alba, Ariel
si era alzata dal letto definitivamente, per
quella notte non aveva più intenzione di
dormire.
-“me ne vuoi
parlare?”- le chiese il ragazzo venendole
vicino.
-“non ricordo
molto”- mentì lei –“ non mi va
di parlarne…”-
tutt’a un tratto le salì un brivido lungo la
schiena, quella terribile
sensazione si stava ripetendo, non riusciva a capire cosa fosse ne
perché la
spaventasse così tanto, aveva il sentore che sarebbe
successo a breve qualcosa
di molto brutto. Strinse forte la mano di Arren.
Non voleva rischiare di perderlo, non
di nuovo.
Non aveva avuto il tempo nemmeno per
parlargli di quella
cosa, non c’era stata l’atmosfera adatta. Lui
doveva essere il primo a saperlo,
lei non era del tutto sicura ma alcuni sintomi lasciavano pensare a
quello.
I capogiri, la distrazione, la
continua spossatezza. Che lei
fosse in dolce attesa? Sua sorella maggiore Alana, le aveva detto di
andare da
un buon dottore che viveva lì ad Akathos, si era trasferito
da Atlantica una
decina di anni fa per ragioni professionali. La regina Atena era sempre
stata
seguita da lui, persino Ariel era nata grazie al suo intervento! Aveva
deciso
di aspettare e rivolgersi a lui, rimaneva solo un problema ossia Arren
;
sarebbe stato meglio che non l’accompagnasse per non
mettergli agitazione o
ancor peggio deluderlo nel caso di un responso negativo. Non avevano
affrontato
direttamente l’argomento però sia Arren che Ariel
in futuro desideravano avere
un figlio, un futuro quanto più lontano aveva pensato
silenziosamente lei;
erano molto giovani volevano viaggiare e vedere gli oceani e con un
bambino
piccolo questo non sempre è possibile.
Quella mattina quindi aveva in
programma di fare visita al
caro dottore, ma il pensiero di andarci da sola la terrorizzava,
d’altra parte
non poteva nemmeno chiedere al suo dolce marito di accompagnarla,
questo era un
grosso problema.
-“dove vai?”-
Arren si sporse dal letto
-“non riesco a dormire,
vado a farmi un tè”- le disse
semplicemente lei.
-“vengo con te”-
-“no, tu dormi io voglio
stare un po’ da sola”- e senza farsi
fare altre domande imboccò il corridoio per scendere in
cucina. Era talmente
persa nei suoi pensieri che solo dopo qualche istante si accorse di non
essere
da sola in cucina.
-“oh”-
esclamò lei sorpresa –“sono le quasi le
6 del
mattino, cosa fai qua?”-
-“potrei farti la stessa
domanda”- Core abbassò la tazza
bianca contente un liquido scuro fumante.
-“diciamo che ognuno si
tiene per se le sue risposte
allora…”- rispose lei avvicinandosi alla credenza.
-“lascia, faccio
io”- Il ragazzo dai capelli corvini la
scostò delicatamente e iniziò ad armeggiare con
tazze e tisane, Ariel riconobbe
nei suoi modi la stessa gentilezza di Arren. Dopo qualche minuto anche
lei
teneva tra le mani una tazza fumante di tè, prese a fissarla
come fosse la cosa
più attraente del mondo, poi senza alcun preavviso si
scoprì a confidarsi con
il ragazzo che le sedeva di fronte.
-“sai mantenere un
segreto?”- iniziò lei seria.
–“ho bisogno
di parlarne con qualcuno, non posso farcela da
sola…” - il suo tono cadde nel malinconico.
-“ intuisco che sia
qualcosa che non puoi dire nemmeno a lui…”-
-“si,
infatti…”-
-“coraggio
allora… probabilmente parlandone ti sentirai
meglio”- Core la fissava insospettito, lui non aveva segreti
con suo fratello e
adesso si stava cacciando in una brutta situazione acconsentendo
tacitamente di
mantenere il segreto che quella malinconica ragazza dai capelli
scarlatti stava
per confidargli. Eppure non poteva tirarsi indietro, il suo istinto gli
diceva
che era la cosa giusta da fare, e lui seguiva sempre il suo istinto.
-“credo di essere
incinta”- le parole le salirono tutto d’un
fiato, una volta lasciatele librare fuori dalle sue labbra fu come se
si fosse
alleggerita di un peso, peso che probabilmente aveva appena caricato
sulle
spalle di Core.
-“cosa…? No
aspetta, COSA?!”-
-“sono in …
emh… dolce attesa…? Forse? Non lo so!”-
abbandonò
la tazza sul tavolo poi prese a scompigliarsi nervosamente le ciocche
rosse.
Core tentò di ritornare in
sé –“cioè è una
splendida
notizia… ma non mi starai venendo a dire che non vuoi farlo
sapere ad Arren
perché…”-
-“perché?”-
lo incentivò lei.
-“non è lui il
padre”- sparò in un colpo.
Ariel sbattè le mani sul
tavolo sgomenta.
-“ma cosa stai dicendo!
Certo che è lui il padre! Sei un
cretino!”- voltò spalle e fece per andarsene ma
Core la fermò prendendole un
polso. –“ho sbagliato a confidarmi con te! Come
puoi mettere in dubbio una cosa
del genere! IO AMO ARREN! Lui è solo
lui.”- sottolineò per bene lei cercando
di divincolarsi.
-“aspetta, calmati un
attimo”- si frappose con il suo corpo davanti
al corridoio per impedirle il passaggio.
– “ è solo che la notizia è
troppo bella e non riesco a trovare un motivo
logico per cui tu non voglia dirglielo!”- si
giustificò lui ottenendo da Ariel
un arretramento verso la cucina.
-“te l’ho
detto… non ne sono sicura”- ribadì lei.
Abbassò il volto
mettendosi a fissare il pavimento. –“
questa mattina voglio andare dal medico per farmi visitare, ma ho paura
ad
andare sola, ad Arren non voglio chiederlo perché non vorrei
farlo preoccupare o
ancor peggio, creare false aspettative… capisci che
intendo…?”-
Core annuì.
-“non so a chi chiederlo!
Non conosco nessuno qui…”- iniziò
lei.
-“hai chiesto a
Casside?”-
-“chi? Quella sirena di
ieri? Non se ne parla neanche! Non
mi fido, potrebbe andare a dirglielo. La situazione è
delicata e se anche fosse
positivo il test devo essere io a comunicarglielo.”-
incrociò le braccia al
petto seccata, poi tornò a guardarlo.
–“tu mi accompagneresti ?”- chiese con
tono dolce e fin troppo melenso.
-“io?? Ma sono un
ragazzo!”- protestò lui arretrando
intimorito dal poter farsi commuovere e accettare.
-“noi non ci conosciamo ma
sento di potermi fidare di te…
infondo tu Arren vi assomigliate più diquanto non lasciate
vedere”- Passarono
alcuni minuti in silenzio ad osservarsi, Ariel lo supplicava con lo
sguardo
mentre Core cercava di guardarla il meno possibile, dopo estenuanti
scambi
visivi il ragazzo crollò. –“va bene. Ti
accompagnerò.”-
Ariel sorrise sollevata, aveva ancora
timore della visita ma
adesso sapeva che seppur non avesse avuto accanto il ragazzo che amava,
aveva
una persona di cui quantomeno si fidava.
–“grazie”- Ariel si sporse ad
abbracciarlo affettuosamente. –“piano
piano,”- disse lui ricambiando
delicatamente l’abbraccio –“non vorrai
far male al bambino!”- rise lui.
-“sarà meglio che torni in camera adesso, ci
vediamo alle 8:30 qui fuori.”-
Ariel lo salutò con la mano e poi si diresse in camera,
durante il suo
passaggio sentì un rumore proveniente da una stanza vicino
alla cucina. Lì per
lì non poteva nemmeno immaginare che quel rumore avrebbe
significato guai…grossi guai.
****
Arren si svegliò nel suo letto, erano quasi le nove.
Il posto accanto a lui era vuoto e questo gli suscitò uno
strano senso di
disagio nello stomaco, non sapeva dire con certezza se Ariel fosse
rientrata o
se fosse ancora rimasta fuori dopo il brutto sogno avuto quella notte,
mosso da
un irrefrenabile curiosità si alzò dal letto e si
diresse in giardino per fare
colazione, come sin da piccolo ormai si era abituato a fare.
-“buongiorno…”-
salutò tutti sbadigliando.
I suoi genitori e Casside erano seduti al tavolo rotondo già
allestito per la
prima colazione. Due posti erano vuoti; Core e Ariel.
-“ancora assonnato a
quest’ora?”- ridacchiò Casside.
Arren le sorrise gentilmente.
–“Dove sono Core e Ariel?”-
Sua madre lo guardò
stranita. –“Credevo che foste insieme”-
disse poggiando la tazza di caffè per prendere un biscotto.
–“io credevo fosse
già scesa a fare colazione”- fece il ragazzo
imitandola.
Casside gli lanciò un occhiata d’intesa,
Arren la conosceva bene, fin troppo bene e
ipotizzò che sapesse
qualcosa. –“tu sai niente Cassy?”-
-“può darsi…”- alluse
misteriosa. –“credo di non sentirmi troppo bene
però…forse avrei bisogno
di una visita dal
dottore”- Tossicchiò lei.
-“appena finiamo la
colazione ti accompagno se vuoi…”- Arren
aveva intuito fosse una scusa, Cassy gli doveva dire qualcosa che non
poteva
far sentire anche a suoi genitori, sperava si trattasse di Ariel,
magari aveva
detto a lei dove andava.
****
Ariel e Core erano seduti in sala d’attesa aspettando i
risultati.
-“non sapevo fosse
così semplice… e pensare che avevo molta
più paura!”- core fino a quel momento si era
comportato benissimo, la visita
consisteva nel prelevare un piccolo campione di sangue in quanto in
gravidanza
un determinato valore inizia ad accrescere rispetto ai valori normali.
Quando
le avevano dovuto infilare l’ago l’aveva persino
tenuto la mano e rassicurata,
in quel momento la paura le svanì, per un momento si
sentì in pace con il
mondo.
-“sei stata
brava”- la supportò lui. Ariel era molto nervosa
e aveva passato tutto il tempo a torturarsi le mani
–“qualunque sia il risultato
andrà tutto bene
vedrai…”- le accarezzò una mano
confortandola.
Dopo un’altra decina di minuti finalmente la porta si
aprì e ne uscì un dottore
in camice bianco che fece segno ai ragazzi di avvicinarsi.
-“signorina abbiamo controllato i risultati del prelievo e
sembrerebbe che non
ci siano dubbi.”- disse tranquillamente il medico tenendo una
cartellina in
mano.
-“allora?”- l’esortò Core.
****
-“Cassy ma che ci facciamo in questo reparto!?”- la
seguiva disperato lui,
credeva che la sua amica avesse da dirgli qualcosa e invece per tutto
il
tragitto non aveva aperto bocca.
Ad un tratto riconobbe
un’inconfondibile chioma rossa, Ariel
era in ospedale e stava parlando con un dottore. Casside si
fermò poco distante
da loro, ma Arren si avvicinò confuso. Era a pochi meri
quando udì chiaramente
le parole del medico.
-“pare proprio che
diventerà padre giovanotto!”- il dottore
gli diede una pacca sulla spalla.
–“signorina lei è incinta.”-
-“no lui non è”- stava rettificando
Ariel voltandosi verso Core. Poi lo vide
accanto a loro, gli occhi sgranati, il viso pallido.
-“Arren”- sussurrò.
il dottore salutò con un cenno e se ne andò,
aveva altri pazienti da visitare.
Il ragazzo biondo guardò Ariel e poi fissò il suo
sguardo su Core, nonostante
fosse suo fratello aveva una gran voglia di saltargli al
collo…
Le due persone che più
amava lo avevano tradito.
-“non è come sembra”- inziò
sconvolta Ariel. Non riusciva a capire cosa ci
facesse Arren lì, e per di più non aveva ancora
recepito le ultime parole del
dottore “lei è incinta”.
Le emozioni di Arren erano in
continuo mutamento, dopo lo
shock iniziava a sentire dentro una forte rabbia.
–“e come sarebbe allora?
Perché al momento tutto quello che so è che tu
sei scomparsa questa notte e
adesso sei qui con lui!”-
Core si fece avanti per calmarlo. –“Arren
è un malinteso, è solo un malinteso,
adesso usciamo fuori e ne parliamo con calma.”-
Ariel lo fissava aveva gli occhi
gonfi di lacrime, lo
guardava e si sentiva distruggere dentro. Come poteva essere stata
così
stupida? Avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto raccontargli la
verità,
adesso le cose rischiavano di complicarsi ancora di più.
Adesso rischiava davvero di perderlo,
e la colpa era solo
sua.
AU
Salvee bella gente, inutie
dire che sono in forte ritardo, ma direi che il colpo di scena dovrebbe
quantomeno alleggerire l’arrabbiatura no? Ho già
pronto il prossimo capitolo,
fatemi sapere cosa ne pensate e se volete lasciatemi una recensione
farete
molto felice la scrittrice.
A presto!
|
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Capitolo 4 *** Lo scontro ***
Capitolo 4
Lo scontro
Casside si avvicinò e tirò Arren per un braccio
verso l’uscita. Ariel lanciò
uno sguardo sconvolto verso Core
-“è
stata lei…”-
sussurrò –“ci avrà sentiti e
lo avrà portato qui.”- disse più a se
stessa che a
lui.
-“ti
giuro che se è così non la passerà
liscia questa volta”-
strinse un pugno il bruno.
Fuori
dall’ospedale c’era uno splendido parco verde, con
diverse fontane con sculture dedicate agli eroi storici, Casside teneva
stretto
Arren per un braccio poco dopo di loro camminavano Core e Ariel;
arrivati nei
pressi di uno spiazzo decisamente poco affollato i quattro si
fermarono. Arren
era a braccia conserte e non diceva una parola. Fu Core a rompere il
silenzio e
a sbloccare la situazione.
-“Dovete
parlare”- il ragazzo dagli occhi ametista si
allontanò da Ariel –“in
privato”- aggiunse.
-“non
ho niente da dirle”- scostò lo sguardo Arren
seccato.
Casside aspettava a braccia conserte accanto al biondo.
Core si
avvicinò a lui e lo tirò per un braccio
-“non fare
l’idiota”- gli disse a denti stretti a bassa voce,
dopodiché prese Casside per
un braccio. –“anche noi due dobbiamo
parlare”- detto questo la trascinò lontano
lasciando quei due da soli, in silenzio.
Ariel si
avvicinò ad Arren e lui la scansò facendosi
indietro, Ariel si sentì rifiutata, in imbarazzo
arretrò anche lei.
-“se
non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai
creduto.”- aggiunse poco dopo.
La tensione era
tangibile, il cuore di Ariel palpitava
violentemente in petto quasi potesse scoppiare da un momento
all’altro, aveva
bisogno del sostegno di Arren, non ce l’avrebbe mai fatta
senza la sua
presenza, aveva bisogno di lui ora più che mai.
-“non
hai capito niente”- cercò di sorridere ma quello
che ne
uscì fuori fu un’espressione abbattuta.
-“spiegami
tu allora… cosa ci facevi in ospedale con mio
fratello? Perché quel medico ha detto a Core che
diventerà padre? Non trattarmi
da stupido Ariel!”- le disse lui in tono amareggiato con una
punta di veleno.
-“se
fai lo stupido ti tratto da stupido! Non ti fidi di me?!
Perché se le cose stanno così potevamo anche
evitare di sposarci!”- adesso era
lei che aveva alzato la voce; aveva gli occhi arrossati e i pugni
stretti.
“NON
è QUESTIONE DI FIDUCIA Ariel!” – le
gridò risentito. –“
ma non posso negare quello che ho visto e sentito! Mi sento tradito e
preso in
giro!”- si sfogò con lei.
Ariel pianse
-“gli avevo solo chiesto di accompagnarmi perché
avevo paura della visita del dottore.”- ammise lei
allontanandosi, era arrivata
al suo punto limite, con quegli occhi verdi fissi su di lei che la
scrutavano
con severità non ce a fece più e
crollò in un pianto liberatore.
-“perché
non lo hai chiesto a me?”- le rispose seccato.
–“sono io tuo marito non lui”.
-“non
volevo illuderti… se il dottore avesse dato una
risposta negativa non volevo ci rimanessi male.”- gli rispose
tra i singhiozzi.
Come da un
brutto sogno Arren prese coscienza della
situazione, ma cosa stava facendo?
-“Ariel…”-
le sussurrò in tono mite rendendosi finalmente
conto di quello che era successo, sua moglie era a qualche metro da
lui, mai
come in quel momento le era sembrata così fragile e
vulnerabile, aveva promesso
a se stesso di difenderla da chiunque avesse osato farle del male e
adesso
aveva infranto la sua promessa; lui che doveva proteggerla
l’aveva ferita più
di tutti.
-“va
via”- lo scacciò lei voltandosi dalla parte
opposta
tentando di darsi un contegno.
Arren non
l’ascoltò e si avvicinò piano
accorciando le
distanze, come fosse un animale ferito, come se non volesse farla
fuggire. –“mi
dispiace… ho perso il controllo.”-
Cercò i suoi occhi azzurri terribilmente
sfuggenti e finalmente li trovò a specchiarsi nei suoi.
Sembrava distrutta, ma
non poteva credere di essere stato solo lui la causa di quel suo crollo.
No c’era
anche dell’altro.
–“noi”-
iniziò –“io e
te”- rettificò a scanso di equivoci;
Ariel lo fissò dritto negli occhi, avrebbe voluto nuotare
verso di lui,
stringerlo forte e piangere, perché non poteva colmare quel
metro che li
separava e cercare conforto nelle sue braccia? Cosa aveva fatto per far
si che
ciò succedesse? Non riusciva a darsi una risposta e da
quando quelle tre parole
erano entrate nella sua vita quella mattina si era sentita ancora
più
sprofondare nell’ignoto. Non si sentiva pronta a diventare
madre, c’erano
ancora molte cose che voleva fare, un figlio non rientrava nelle sue
priorità,
era ancora troppo presto… si era cacciata in una situazione
più grande di lei e
questa volta non c’era via di scampo.
Nemmeno Arren
avrebbe potuto salvarla. Non questa volta.
-“aspettiamo
un bambino”- proferì infine aspettando una sua
reazione.
Arren la
guardò meravigliato, lei tentò di abbozzare un
sorriso ancora incerta.
–“io…”- iniziò lei.
-“noi…
tu sei … cioè”- Si portò una
mano fra i capelli
–“avremo un figlio…?”-
incapace di rispondere Ariel annuì semplicemente.
Arren
azzerò la
distanza che c’era tra di loro e la strinse forte a
sé. –“come ho potuto anche
solo pensare che…”- sussurrò lui non
terminando la frase.
–“io
amo solo te, mi
ferisce il fatto che tu abbia avuto dei dubbi”- disse
stringendolo di più,
chiudendo forte gli occhi. Sentiva dentro una tempesta di emozioni e
sentimenti, adesso Arren lo sapeva, non doveva più sostenere
la situazione da
sola. Finalmente quel contatto tanto agognato era
arrivato.–“Arren ho paura”-
sussurrò
dalla sua spalla. Il ragazzo le accarezzò la schiena
cercando di calmarla. –“Ti
giuro che non ti sentirai più sola nemmeno un istante,
affronteremo questa cosa
insieme”– detto
questo baciò la
ragazza sulle labbra, avrebbe voluto cancellare quello che aveva fatto,
avrebbe
voluto farle capire che ci sarebbe stato sempre per lei, chiederle
scusa per
essere stato così geloso da non vedere l’evidenza,
ma in quel momento le parole
erano futili le avrebbe dimostrato ancora una volta con i suoi gesti
quanto
l’amava.
****
-“perché l’hai fatto?”- Core
era molto arrabbiato.
-“fatto
cosa?”- negò la ragazza con aria innocente.
-“avanti
Cassy, non venire a raccontarmi che Arren si è
trovato nell’ospedale in cui siamo venuti oggi per pura
coincidenza perché non
ci credo”.-
-“è
una coincidenza infatti”- la ragazza dai capelli
arancioni alzò le spalle incurante. Core la fissò
severamente.
-“tu
non hai idea dei guai che le stai procurando”-
A Cassy
scappò un sorrisino. –“lei lo conosce da
troppo poco
tempo, non è colpa mia se non sa gestire la
situazione”- la schernì.
-“Sono
affari loro Casside! Non puoi e non devi intrometterti
nella loro vita. Sono sposati e si amano! Non sei nessuno per
giudicarli!”- le
gridò arrabbiato. La ragazza si offese.
–“lui non me ne ha fatto parola! Non mi
ha detto nulla, è tornato con quella lì, non puoi
pretendere che io non faccia
niente!”-
-“ma
tu non DEVI fare niente!”- perché quella ragazza
si era
messa in testa di creare problemi alla moglie di suo fratello?
–“perché anziché
ostacolare Ariel non ti congratuli con lei? È una brava
ragazza e se volessi
davvero bene ad Arren saresti felice per lui!”- finalmente le
disse quello che
pensava veramente, fu la risposta che lei gli diede che lo
lasciò basito.
-“…ma
io l’amo”- sussurrò sciogliendo le
braccia lasciandole
ricadere lungo i fianchi. –“non potrò
mai perdonarglielo”- continuò serrando i
pugni.
-“cassy”-
Core era sconvolto dalla rivelazione, come aveva
fatto a non accorgersene? –“quei due si amano
è un dato di fatto, non puoi far
niente per separarli.”- tentò di farla ragionare.
-“ non
importa io farò di tutto per”- non la fece
terminare.
–“Se le cose stanno così, se farai
veramente qualcosa che possa nuocere a Ariel
o Arren farai a meno della mia amicizia, perché sappi che
non te lo perdonerò
mai.”-
-“Core
ma”- obbiettò lei.
-“no
Casside, tu non hai idea di cosa abbiano passato quei
due, non ti permetterò di immischiarti nelle loro vite per
la tua stupida gelosia”.
–
-“a te
sta bene la situazione vero?”- sbottò di rabbia
lei.
–“ pensa se fossi stato innamorato di una persona
che conosci da molto tempo e
poi ad un tratto scopri di non essere mai stato niente per lei! Come ti
sentiresti?!”-
-“probabilmente
come mi sento adesso”- aggiunse sottovoce.
Non poteva cadere nei suoi trabocchetti, capiva esattamente cosa stava
passando
Casside, perché anche lui era innamorato di una persona che
non lo ricambiava.
–“Arren”- riprese convinto di non voler
perdere quella partita –“l’ha seguita
fin sulla terra per conquistare il suo amore”-
parlò sottovoce perché persino
per lui risultava assurdo tramutarsi in un umano
e andare sulla terra ferma. –“pure io
l’avrei fatto!”- esclamò convinta la
ragazza. –“sulla terrà Ariel contratte
una malattia mortale e lui la salvò
rischiando la sua.”-
-“per
amore si fa tutto!”- scherzò lei prendendo tutto
quello
che Core le diceva come un gioco.
Ormai gli era
rimasta un ultima carta da giocare, sperava
ardentemente che Casside non fosse così sfrontata da
rispondergli anche questa
volta. –“ti metteresti in mezzo ad una coppia anche
se sapessi che aspettano un
bambino?”- Questa volta Core centrò
l’obiettivo, Casside trasalì.
–“Ariel
è…incinta?”-
-“si,”-
annuì lui.
Da lontano Core
anche se non sentiva potè comunque vedere la
scena, loro che litigavano, Ariel piangere, Arren sgomento e poi un
abbraccio,
un sorriso, un bacio. Avevano fatto pace. Quella ragazza era
l’unica che
potesse essere adatta a suo fratello, in qualunque situazione si
trovasse
sapeva sempre come prenderlo per il verso giusto, per non parlare che
da quando
si erano rincontrati era molto maturato e cresciuto.
Ariel e Arren
adesso stavano venendo verso di loro, le mani
intrecciate quasi non volessero staccarsi più, sembrava
quasi assurdo, a dir
poco impossibile, lui stesso stentava a credere ai propri occhi; pareva
proprio
che quei due s’amassero ancora più di prima.
-“non
ti salverò”- gli disse lui.
-“cosa
intendi dire?”- rispose Cassy
-“non
ho intenzione di giustificare i tuoi errori dato che
non ti rendi nemmeno conto di commetterli!”-
Arren e Ariel
s’avvicinarono e finalmente il quartetto fu di nuovo
al completo.
-“avete
risolto?”- chiese Core in tono tranquillo, era
evidente che l’avessero fatto.
-“si”
– Attirò dolcemente a se la moglie e la
circondò con un
braccio con fare protettivo. –“ti avrei volentieri
strangolato Cornelius ,
riconosco che non sono proprio stato in me per i primi 10 minuti. Ma
adesso è
tutto risolto.”-
-“Fratellino,
per quanto tua moglie possa essere bella e
dolce non mi sarei sognato mai di fare qualcosa che potesse farti
infuriare.”-
Arren rise –“Certo ovviamente se l’avessi
conosciuta prima io dubito si sarebbe
messa con te…”- continuò ironico il
corvino provocando le risa di tutti eccetto
una.
Arren rivolse un
altro sguardo ad Ariel, -“non succederà mai
più”- scandì a voce alta fissandola
dritta nelle iridi celesti ancora un po’
arrossate per il pianto.
-“
però tutto questo malinteso non sarebbe successo se tu non
fossi stato condotto qui casualmente”-
disse Ariel guardando Casside,
non gliel’aveva perdonato era solo colpa sua se si era
ritrovata a litigare con
Arren. –“tu ci hai spiati l’atra notte in
cucina!”- l’accusò lei risentita.
-“no
non vi ho spiati! Ma dopo che ti sei presa la libertà di
gridare nel bel mezzo della notte, non sono riuscita a prendere sonno
tanto
facilmente!”- la ragazza fulva reagì, sicuramente
era in minoranza, era
evidente che avesse torto, ma ciò non le impediva di
combattere ugualmente,
anche se la causa sembrava persa
in partenza bisognava sempre dare il massimo; così le era
stato insegnato.
-“Arren
come avrai capito era solo un malinteso, Ariel voleva
solo essere accompagnata da qualcuno”- iniziò Core.
-“qualcuno…che
non fossi tu!”- punzecchiò Casside poco prima
di ricevere un sguardo truce da parte del moro.
Ariel teneva
stretta la mano di Arren, gli rivolse uno
sguardo interrogativo ma lui era certo ormai di quello che stava per
fare –“non
sta a te intrometterti nelle nostre questioni, Casside. Sono faccende
che
riguardano me e Ariel, sei pregata d’ora in poi di starne
fuori.”- Dopodiché
rivolse la sua
attenzione nuovamente
verso il fratello.
-“Credevo
di essere la tua migliore amica! Credevo volessi
sempre la sincerità dalla persone che ti stavano intorno, a
quanto pare Ariel
ti ha ben abituato a non fare caso alle bugie che ti
racconta!”- gli gridò
contro.
-“Ora
basta CASSIDE!”- contro ogni aspettativa fu Core ad
intervenire. –“sono stanco di questa tua continua
gelosia nei confronti di
Ariel, se non sei in grado di gioire con noi è meglio per te
che non ti faccia
più vedere!”-
Il silenzio
piombò fra i quattro. La ragazza dai capelli
arancio guardò piena di risentimento Core, credeva che fosse
suo amico, ma un
amico non l’avrebbe trattata così, non le avrebbe
detto quelle cose…
Ariel intervenne
in un sussurro. –“non volevo causare
così
tanti problemi, mi dispiace sia andata così”- con
un gesto istintivo si portò
la mano sul ventre, quasi a voler proteggere il suo bambino da tutta
quella
cattiveria. –“forse sarebbe stato meglio se non
fossimo venuti…”-
-“no
Ariel, non lo pensare nemmeno; è una gioia per tutta la
famiglia averti qui, specialmente adesso che sapranno di avere un
nipotino…”-
-“hai
ragione”- riprese a parlare Casside
–“sarebbe stato
meglio che tu non fossi mai venuta!”-
Sotto gli occhi
sgomenti di tutti la fulva continuò –“
io non faccio parte della famiglia, né mai
lo sarò; perché io non
sono in grado di
mentire; non sono in grado di fingere di essere felice per
voi.”- detto
questo la ragazza dalla coda fiammeggiante voltò spalle e
nuotò velocemente
via, lasciando da soli i tre ragazzi ancora stupiti per la reazione
eccessiva
della ragazza, un tempo loro amica.
Ariel si
avvicinò a Core. –“grazie per avermi
difeso”- fece
una pausa e lo osservò, era impossibile non notare la sua
espressione, era
impossibile non capire che quel ragazzo provava qualcosa per Casside.
–“Spero che
un giorno lei lo capisca”-.
Ariel e Arren
nuotarono via, avevano un bel po’ di cose di
cui parlare perlopiù riguardanti il bambino.
Udite quelle
ultime parole sul volto del ragazzo si dipinse
un’espressione acerba, era convinto di averlo celato al
meglio, era convito di
essere stato cauto e invece a quanto pare Ariel l’aveva
intuito. Anche lui si
allontanò dallo spiazzo ritornando verso casa, con una fitta
al cuore, da solo.
Dove prima c’erano
quattro ragazzi adesso non c’era più
nessuno; da qualche parte per le strade della città vagava
una sirena con lo
sguardo assente, anche lei rimasta da sola non per scelta questa volta,
ma per
orgoglio.
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Capitolo 5 *** Vecchie e nuove paure ***
Capitolo
5
Vecchie e nuove
paure
-“è
giunta l’ora di entrare in azione.”- la strega del
mare
dai capelli bianco perla si agitava per la caverna alla ricerca degli
ingredienti per la pozione.
-“ormai
non hanno scampo, ho tutti gli ingredienti che mi
servivano;”-
prese un calderone e iniziò a inserire al suo interno chele
di granchio,
ampolle rosse, squame di pesce ed ingredienti tra i più
strani.
-“ma a
cosa serve questa pozione che stai preparando…?”-
Undertow si era avvicinato pericolosamente al pentolone scuro
sporgendosi per
scrutarne l’interno.
–“
Idiota! Va lontano da qui! Grande e sbadato come sei
potresti rovesciarlo!”-
Come fulminato
all’istante lo squalo si allontanò.
-“è
un potente sonnifero, li addormenterà per tutto il tempo
del tragitto, così che tu li possa riportare da
me.”- La strega del mare
sogghignò…
-“Domani
notte entrerai in azione, non esigo errori” – il
suo
tono di voce non ammetteva repliche, Undertow capì che non
avrebbe dovuto
commettere nemmeno il più minimo sbaglio, -“uccidi
chi si metterà sulla tua strada”.
****
La ragazza
nuotava di fianco al ragazzo, lui le stringeva la
mano in realtà non sapeva come iniziare il discorso.
-“Allora…”-
prese una grossa boccata d’aria cercando di
sembrare spiritoso –“questo
bambino…”-
Ariel che aveva
tenuto lo sguardo basso sino a quel momento
risollevò il viso e in quel momento il biondo
poté vedere quanto sua moglie
fosse preoccupata.
-“Com’è
successo?”- buttò fuori lui.
La ragazza
avvampò facendo diventare del medesimo colore dei
capelli, le sue gote.
Iniziò
a farfugliare imbarazzata –“Direi che
c’eri pure tu!
Che domanda imbarazzante…”- si portò la
mano libera a coprire la sua
espressione.
Arren la
guardò serio poco prima di scoppiare in una risata
cristallina. –“ma che stai dicendo ? Intendevo come
te ne sei accorta…”- si
allontanò per interpretare meglio la sua espressione, rossa
paonazza . –“oh.”-
disse quando capì a cosa si riferisse la ragazza
–“oh tu…credevi…”-
avvampò
anche lui, portandosi una mano alla testa scompigliandosi i capelli.
Ariel lo
guardò di sottecchi, era stato imbarazzante quando
lui gliel’aveva chiesto ma adesso era divertente vederlo
andare in confusione.
-“Sei
buffo!”- rise lei continuando a nuotare come se niente
fosse.
-“io
sarei buffo?”- finse di arrabbiarsi –“la
signorina qui
tasta certi argomenti, così
all’improvviso…”-
-“ma
quale all’improvviso! Tu avevi fatto una specifica
domanda ed io ti ho risposto!”-
-“Ma
io non intendevo mica quello, e poi si, c’ero anche
io quella notte”- la prese e la tirò a
se. –“e anche quella seguente, e per
tutte le notti che verranno” Quello scambio di battute era
servito a rompere il
ghiaccio e per scacciare quell’ombra di tensione che dopo
quel brutto litigio
c’era ancora sul volto della sua amata. La strinse alla vita,
ignorando tutti
gli altri tritoni pesci o sirenette che continuavano a sfrecciargli
accanto,
sentiva le sue mani sul suo petto e per un momento ebbe paura che lei
lo stesse
respingendo allontanandolo, tirò un sospiro di sollievo
quando, seguito dal suo
tocco delicato senti il tempore del suo viso, il leggero fluttuare dei
suoi
capelli che gli solleticava la spalla sinistra; a pochi centimetri da
lui Ariel
aveva nascosto il suo viso nell’incavo del suo collo.
-“perché?”-
le sussurrò soffiandole sulla fronte.
La rossa
alzò il viso, puntando i suoi occhi azzurrissimi
cielo in quelli verde foresta suoi. –“ancora con
queste domande equivoche
signor Versiv?”- disse con tono fin troppo serio.
-“Perché
sei triste?”- rettificò serio lui, era finito il
tempo degli scherzi, adesso era tempo della verità.
Ariel distolse
lo sguardo diventato insostenibile ritornando
a contatto con il suo petto –“ho paura…
non me l’aspettavo… non così presto
almeno. Avevamo parlato di avere figli più
avanti, volevo godermi spensierata senza problemi e bambini
la nostra nuova
vita insieme, solo io e te.”- fece una pausa, non voleva
apparire così
intimorita, ma la sua voce ancora una volta tradiva le sue emozioni;
quella fu
una delle poche volte che desiderò essere ancora muta.
–“non
fraintendermi
non voglio che tu pensi che sia un egoista e che non mi piacciano i
bambini…”-
-“Ariel
io non ho detto questo, so che dovrei essere forte e
incoraggiarti ma anche io non me l‘aspettavo”-
La ragazza
rimase sconvolta da quello che aveva appena
sentito, immaginava che adesso lui le avrebbe detto qualche scusa
collegata al
fatto di non poter gestire la situazione e per un po’ sarebbe
sparito, e forse
era quella la cosa che la spaventava di più, che lui potesse
andar via; senza
di lei.
-“ho
capito, non c’è bisogno che dici altro”-
lo interruppe,
non poteva sopportare di sentirselo dire in faccia.
-“ma
sono sicuro che ce la caveremo, io me la caverò ma tu
sarai una madre fantastica”. Le scoccò un bacio
sulla fronte e lei come una
bambina rimase a bocca aperta.
Arren le
sfoggiò uno dei suoi sorrisi speciali, uno che
faceva solo a lei, uno di quelli che avrebbero potuto rischiarare tutto
l’oceano ma che invece erano dedicati solo e unicamente a
quella ragazza che le
aveva rubato il cuore.
-
“stai dicendo che dovremmo accettare la
situazione?”- il
suo tono era incerto e dubbioso.
-“Situazione?
Ariel c’è il mio pargoletto lì
dentro!” la
scostò leggermente facendo scivolare le sue mani sul suo
pancino ancora piatto,
Ariel sussultò quando sentì le sue mani caldi
poggiate delicatamente sui suoi
fianchi,-“tuo pargoletto”-
rise ritrovando
il buonumore –“vuoi dire
la mia piccolina!
Perché sarà senza dubbio una femmina!”-
fece la sarcastica mentre posava le
mani su quelle di lui ancora ferme sulla sua vita
-“Direi
che da non volere figli a volere una figlia femmina
abbiamo fatto un gran passo eh signorinella?”-
-“ohh
non chiamarmi così! Lo faceva Sebastian e non lo
sopporto proprio, ci manca solo lui a rimproverarmi!”
Entrambi risero
al ricordo del caro vecchio amico granchio
compositore di corte.
Arrel le
posò una mano sulla guancia -“Non dovrai
preoccuparti, sarò sempre al tuo fianco”-
Ariel si
accarezzò il ventre malinconica. –“Si
… ma le nostre
avventure..?”-
Arren le si
avvicinò e le sollevò il mento per portare il suo
sguardo su di lui. –“Ehi, anche crescere un bambino
può essere una grande
avventura, ed io non vedo l’ora di poter farlo assieme a te.
È un esserino che
abbiamo fatto tu ed io insieme, non posso che amarlo almeno la
metà di quanto
ami te.”- le sussurrò a fior di labbra poco prima
di baciarla.
-“forse
hai ragione”- constatò lei abbassando lo sguardo –“dopotutto
prima o poi sarebbe comunque
successo. Promettimi solo che questo non cambierà le cose
tra di noi.”-
-“Pensi
che l’arrivo di un bambino mi terrorizzi tanto da
scappare?”- l’allontanò lievemente
cercando il suo sguardo, non poteva credere
che Ariel pensasse che lui l’abbandonasse sol
perché fosse incinta, lui non era
un codardo e mai si sarebbe sognato di lasciarla in una situazione
simile.
-“diventeremo
genitori e ho paura che questo cambi il nostro
rapporto…”- eluse il discorso lei.
-“oltre
a diventare un papà e una mamma noi siamo una
coppia” – Adesso capiva un po’
meglio quello di cui aveva paura sua moglie, -“Un figlio non
ci allontanerà
anzi ci unirà ancora di più”- le prese
la mano tra le sue stringendola forte,
illudendosi in con quel contatto di poterle trasmettere tutta la sua
forza.
-“tu
devi avere fiducia in me”-
Ariel dopo aver
trascorso qualche minuto in silenzio parve
ridestarsi dal suo malinconico letargo. –“Sono una
stupida! Mi sto creando un sacco di
problemi quando l’unica cosa che mi
dovrebbe davvero preoccupare è
un'altra…”-
La ragazza dalla
chioma rossa fluente sorrise, si sentiva un
po’ meglio dopo essersi aperta con lui, aveva ancora qualche
dubbio o timore,
ma adesso sapeva che poteva contare su di lui; lui l’avrebbe
sostenuta, le
avrebbe dato il coraggio necessario per andare avanti.
-“Quale
problema?”-
-“come
lo diciamo ai tuoi genitori?”
****
Quella pomeriggio dopo essere tornati a casa, Arren aveva chiesto ai
suoi
genitori di organizzare un party a casa loro, dovevano festeggiare un
bellissimo evento ed i suoi genitori pensarono si riferisse al fresco
matrimonio e contenti di poter ricreare la festa nuziale a cui non
avevano
potuto partecipare invitarono tutti gli amici e conoscenti a
festeggiare loro
figlio e la sua fresca moglie.
Il tutto, seppur
all’improvviso fu organizzato per la sera
seguente, Arren aveva intenzione di dare l’annuncio durante
la festa, voleva
che tutti gioissero della notizia, e a parte Ariel e Core non vedeva
l’ora di
comunicarlo ai suoi genitori.
Il Party fu
allestito per l’occasione nel giardino, decorato
con splendidi striscioni di seta bianchi e palloncini e fiori del
medesimo
colore. Non sapendo il sesso del nascituro lui e Ariel avevano deciso
di usare
come tema il colore bianco che sarebbe andato bene sia per un maschio
che per
una femmina.
Vi erano più di una cinquantina di persone, erano tutte
lì per loro due, non
passava un istante senza che nessuno si avvicinasse a loro per fargli
le
congratulazioni.
Arren si
avvicinò al tavolo con il rinfresco e prese due
bicchieri pieni, poi tornò da Ariel che stava chiacchierando
amabilmente con
degli amici di Core.
-“tieni
cara, ti ho preso da bere”- le porse il bicchiere
pieno di un liquido trasparente. Ariel bevve tutto d’un fiato
e in un primo
istante si stupì di come l’alcool non le bruciasse
la gola, poi capì.
-“Ma
questa è acqua!!”- si lamentò guardando
il bicchiere del
marito pieno di un liquido ambrato con le bollicine che salivano verso
l’alto.
-“Ariel
non puoi berlo, non in questo periodo.”- le
ricordò
lui tentando di non destare sospetti negli amici prima del tempo.
-“daii!!
Non è giusto! Tu lo puoi bere ed io
no…”- si
lamentò.
-“ e
va bene, puoi berne un sorso dal mio bicchiere, ma solo
un sorso non di più!”- Il biondo
assecondò quel capriccio, la vedeva dura, se
già non riusciva a negargli le cose più semplici
per i successivi otto mesi le
avrebbe passato qualunque capriccio; del resto però gli
piaceva poterla viziare.
-“credo
sia ora di dare l’annuncio”- asserì lui.
-“bene,
andiamo… però parli tu!”-
l’idea di parlare davanti
tutta quella gente che non conosceva l’imbarazzava, non che a
palazzo non
avesse dovuto tenere qualche discorso, ma questo era diverso…
Arren e Ariel si
avvicinarono quindi al centro del giardino
lastricato da un’ovale circolare in pietra, lei teneva con la
mano sinistra il
bicchiere mentre con la destra teneva per mano il biondo. Quando il
ragazzo
iniziò a richiamare l’attenzione su di se con il
classico suono del bicchiere,
la gente iniziò ad acquietarsi e a radunarvisi intorno.
-“Grazie
a tutti per essere qui”- esordì Arren
–“amici,
parenti, oggi siete qui per festeggiare assieme a noi un lieto
evento,”- tutti
annuirono e si scambiarono sorrisi d’approvazione
–“ non si tratta però del
nostro recente matrimonio, vi abbiamo invitati qui per comunicarvi
un’altra
lieta notizia che da qualche giorno ha cambiato le nostre
vite.”- iniziò a
sentirsi un brusio di curiosità, Core li guardava da lontano
tenendo stretto il
suo calice, avrebbe voluto che una persona fosse lì con
loro, con lui; ma a
quanto pare le cose erano andate diversamente.
-“Ariel
ed io, abbiamo scoperto di aspettare un bambino”- la
bomba era stata sganciata, adesso anche gli altri lo sapevano.
Urla e applausi
di incoraggiamento poco a poco si levarono da
tutti i presenti, e come un’onda si fecero sempre
più forti.
-“Ariel
ma è una splendida notizia!!”- la madre di Arren
le
si era avvicinata e l’aveva abbracciata forte.
–“diventerò nonna ! Potrò
viziare il mio o la mia nipotina!”- le diede un bacio
caloroso sulla guancia,
poi rivolse il suo sguardo sul bicchiere che teneva in mano.
–“da oggi solo
acqua per te mia cara!”- fece per prenderglielo quando si
accorse che
effettivamente era solo acqua. –“ha già
provveduto suo figlio”- rise lei.
-“Arren,
congratulazioni, sono davvero felice per te e
Ariel”-
-“grazie
papà, non ci aspettavamo un pargolo così presto
ma
faremo del nostro meglio per essere preparati quando
arriverà.”- scherzò Arren
contraccambiando l’abbraccio appena ricevuto.
Di li a qualche
minuto furono sommersi di persone che si
congratulavano e li abbracciavano affettuosi, persino Core si
avvicinò a
rinnovare i suoi auguri.
-“spero
non ce l’abbia ancora con me , fratellino”-
-“è
acqua passata, Ariel mi ha spiegato tutto”.- fece
spallucce lui.
-“è
davvero una sirena in gamba, ce ne sono poche come lei,
sei stato fortunato.”- disse Core guardando Ariel che si
avvicinava a loro.
-“di
che stavate parlando?”- Sorrise lei trangugiando il
secondo bicchiere d’acqua.
-“Oh
nulla, stavo solo dicendo a tuo marito quanto fosse
fortunato ad avere una moglie come te.”-
disse scherzando Core.
Ariel
scoccò uno sguardo d’intesa ad Arren.
–“sono io ad
essere fortunata ad aver incontrato una persona che mi ama e che amo
così
tanto.”-
-“sdolcinerie
in arrivo!”- Esclamò il fratello ridendo.
-“tu
hai cambiato la mia vita in meglio,”- Arren le cinse la
vita tirandola piano a se.
-“tu
invece hai salvato la mia”- Ariel
s’aggrappò alle sue
spalle dandosi lo slancio per scoccargli un bacio sfuggente a fior di
labbra.
-“mi
hai salvato da una vita grigia e noiosa, quando sono con
te sono davvero me stessa, quindi direi che chi ha vinto sono
io”- fece
l’occhiolino complice al fratello maggiore di Arren.
-“Arren…
vorrei parlarti di una questione”- esordì Core.
-“proprio
questa sera?”- sbuffò lui
-“ho
bisogno di un consiglio… ti rubo solo due minuti
promesso”-
-“dai
su, è sempre tuo fratello,”- sorrise Ariel
spingendo il
biondo lontano da se. – “prometto che
starò lontano dagli alcolici”- rise lei
–“sopravvivrò due minuti senza di
te”- con la sua risata cristallina si
allontanò da loro.
Ariel si
dirigeva tranquillamente verso il tavolo del buffet,
si voltò un momento per guardarli, il suo Arren era bello
come il sole, buono e
dolce come nessuno, un brivido freddo le salì su per tutta
la schiena, una
strana sensazione le attanagliò le membra. Non avrebbe mai
potuto immaginare
che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto
suo marito.
SAlveee a tutti,
sono consapevole dell’ampio ritardo ma
purtroppo i capitoli che avevo scritto sono andati distrutti assieme ad
altri
file sul mio pc L,
volevo fare un’appunto… Ariel è incita
e vi starete chiedendo tutti “come” sia
successo… beh non sono una ginecologa, però
studiando in giro su internet mi
sono ispirata alla riproduzione dei delfini, quindi beh… se
avete dei dubbi
cercate quello XD la gravidanza durerà 8 mesi. Per il resto
spero che vi sia
piaciuto, aggiornerò quanto prima! Scusate ancora!
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Capitolo 6 *** Arriva Sebastian ***
Capitolo
6 Arriva Sebastian
Casside
si svegliò di soprassalto, qualcuno stava bussando
furiosamente alla sua porta di casa.
-“mamma…”-
iniziò a mugugnare lei.
I
rumori però, continuavano.
Casside
fu costretta ad alzarsi di malavoglia, passò
davanti la cucina dove sul tavolo vi era il solito bigliettino
“siamo a pranzo dalla
zia, nel frigo c’è il pasticcio
d’alghe”
Mamma
-“tipico
loro…”- ormai la ragazza si era abituata a vivere
praticamente sola in casa, data l’assenza dei genitori;
ancora più svogliata di
prima si trascinò verso la porta, pronta a fare la ramanzina
a chiunque si
fosse presentato così presto a casa sua.
Quando
aprì la porta però balzò
all’indietro
stropicciandosi gli occhi, convinta di stare ancora sognando.
-“Ariel…?!”-
La
sirena dai capelli rossi e la coda sgargiante aveva un
aria preoccupata in viso.
-“cosa
ci fai, tu”-
Prima
ancora che potesse finire la frase la rossa
l’interruppe.
-“scusa,
so che sono appena le 9 del mattino ma non potevo
aspettare, Arren è qui con te?”- chiese lei
speranzosa.
-“Arren?
E perché mai dovrebbe essere qui??”-
-“e
Core allora?”-
-“no,
nemmeno lui… sai dopo l’altro giorno non credo
avesse
tutta questa voglia di passare a trovarmi!”- sputò
acida portando le mani sui
fianchi.
Ariel
parve rabbuiarsi. –“capisco…”-
portò lo sguardo
basso, poi continuò mesta.
–“beh… se dovessi vederli
allora… digli che li sto
cercando”-
-“penso
che avrai più probabilità di vederli tu che
io!” –
Ariel
non ce la fece più e scoppiò in lacrime. Sul
volto di
Casside scomparve quel sorrisino compiaciuto per fare largo ad
un’espressione
preoccupata.
-“perché
fai così? Non gli sarà mica successo
qualcosa?”-
uscì dalla soglia per sorreggerla, aveva
l’espressione di chi sta per svenire
dal forte shock. –“oh Casside!”-
parlò tra i gemiti. –“è
scomparso! Lui e Core
sono scomparsi!”-
Ariel
stringeva tra le mani una tazza di cioccolata
fumante, fuori non faceva particolarmente freddo
anzi,
era una di quelle giornate in cui spirava da est una
corrente calda, eppure quei costanti brividi non l'avevano abbandonata
un
attimo.
La
cucina dove si erano sistemate non era particolarmente
grande ma era molto accogliente, un piccolo tavolo per due era adagiato
di
fianco alla finestra che dava sulla strada, la sirena dai capelli rossi
fissava
fuori con sguardo assente immersa in chissà quali pensieri.
Casside
si sedette di fronte a lei intrecciando le dita
attorno al manico della sua tazza blu preferita, quello che Ariel le
aveva
detto sulla soglia di casa sua l'aveva lasciata incredula, voleva
sapere di più
su quella faccenda.
Dopo
minuti di silenzio che parevano interminabili Ariel finalmente
parlò
-"sono
tre giorni che lui non c'è più"-
iniziò in
tono distaccato.
-"abbiamo
dato una piccola festa per l'annuncio del
bambino, da quella sera non l'ho più visto"-
Adesso
che la guardava meglio non sembrava stesse molto
bene, il volto pallido e cereo, gli occhi spenti, in confronto a
qualche giorno
prima adesso sembrava stanca e malinconica.
-"Cosa
intendi dire?"-chiese lei tranquilla.
-"eravamo
tutti euforici e chiacchieravamo tra di noi,
ci siamo separati e quella notte, anche dopo aver salutato gli invitati
lui non
c'era."- Bevve un sorso poi continuò non distogliendo
l'attenzione dal
paesaggio.
-"non
venne a dormire; l'indomani lo cercai ma di lui
non c'era traccia, mi accorsi che non c'era nemmeno Core..."- si
voltò
lentamente e Casside capì perché fino a quel
momento non l'aveva guardata in
faccia, i suoi occhi erano pieni di lacrime; era ammirevole il suo
autocontrollo, a guardarla sembrava stesse per avere una crisi da un
momento
all'altro, eppure la sua voce non tradiva nessuna emozione.
-"Ariel"-
iniziò lei -"non penserai mica
che...insomma che ti abbia abbandonata scappando con suo
fratello,
perchè se è questo che pensi ti dico subito
che"-
-"no,
non lo penso"- disse con voce ferma
asciugandosi le lacrime che si dibattevano per uscire.
-"Mi
ha giurato che non l'avrebbe mai fatto, lui è
diverso. "-
-"e
ti ama moltissimo"- aggiunse la sirena dai
capelli arancio.
-"Conosco
bene Arren"- Casside buttò la testa indietro
immergendosi nei ricordi.
-
"siamo amici da quando avevo 8 anni... Ti posso dire
che non ha mai, e dico mai, guardato nessuna come guarda te."- le
sfuggì un sorriso amaro. Ariel parve risvegliarsi dal suo
torpore.
-"non
credo di essere stata il suo primo amore, avrà
avuto altre storie prima di me..."-
La
ragazza rivolse nuovamente il suo sguardo alla sua
interlocutrice -"qualche cotta si... ma credimi quando ti dico che TU
lo
hai cambiato profondamente."-
Ariel
si contrariò -"Arren non è mica un ribelle!"
-"no
no, non è questo, solo che prima era molto più,
come dire, riservato ecco. Non gli importava molto di quello che
succedeva agli
altri se la cosa non lo toccava da vicino, se ne fregava totalmente;
per non
parlare poi che non è mai stato un tipo da..."effusioni"-
La
sirena sgranò gli occhi.
-"quando
vedevamo una coppia per strada, che si
coccolava o si baciava, si voltava dall'altro lato e diceva che era una
cosa
che non avrebbe mai fatto, era troppo imbarazzante o ridicola."-
-"sembra
quasi che tu stia parlando di un’altra
persona."- asserì lei.
-"ed
è così infatti!"- si alzò e mise le
tazze
ormai vuote nel lavandino. -"per molte cose si è ricreduto
evidentemente,
ma non è un vigliacco. Non ti avrebbe mai lasciata, almeno
non di sua spontanea
volontà."-
La
rossa le venne dietro, -"pensi che possa essere
stato "costretto"?"-
Il
discorso abbondonò il sentiero frivolo e del
pettegolezzo e fece un balzo avanti verso quello indagatore.
-"e
se fosse stato rapito? Chi può volergli del male??
Non conosco molto del suo passato"- si rammaricò Ariel
volgendo uno
sguardo interrogativo all'altra.
-"chiunque
sia ha rapito anche Core, la sua assenza in
coincidenza con la scomparsa di Arren è sospetta."-
Casside
uscì dalla cucina dirigendosi verso la porta
seguita a ruota da Ariel.
-"dove
vai? Abbiamo appena iniziato a fare chiarezza
su queste stranezze!"-
-"ti
accompagno alla porta"- disse calma nuotando
sinuosamente verso l'ingresso.
Sul
volto diafano di Ariel comparve un’espressione accigliata,
non fece in tempo a chiedere che le risposte arrivarono da sole.
-"eri
sconvolta e mi stavi svenendo sul portico di
casa, ti ho offerto una cioccolata calda, ti ho ascoltato e adesso ti
saluto!"- aprì la porta facendo entrare la luce del mattino.
-"mi
stai abbandonando così!?"- non era
arrabbiata, semplicemente confusa e adirata.
-"Alt,
frena un momento! IO non ti devo NIENTE, che
sia ben chiaro. Se vogliamo proprio mettere in chiaro le cose,
è per colpa tua,
e solo TUA se un amicizia ventennale è stata chiusa in meno
di qualche minuto,
ed è pure colpa tua se Arren non c'è
più... quindi beh, devo fare il bucato e prepararmi
ad una giornata di ozio, quindi ciao!”. - Casside fece per
chiuderle la porta
in faccia ma Ariel la bloccò a qualche centimetro,
sufficiente almeno a far sentire
le sue parole.
-"non
sono venuta da te per avere il tuo perdono, né
la tua commiserazione, se le cose sono andate così devi
incolpare solo te
stessa. So qual è il mio posto, ed è con Arren.
Riporterò a casa mio marito e il
padre di mio figlio, con o senza aiuto."- il suo tono di voce era
completamente cambiato, non era più timoroso o malinconico,
era determinato.
Carico di una determinazione tale che per lo shock la porta dapprima
socchiusa
si aprì lentamente facendo comparire mezzo volto di Casside
sconcertato.
-"sono
solo teorie, cosa credi di fare? E poi nel tuo
stato dovresti stare cautelata e a riposo!"-
I
capelli rossi fluenti ondeggiavano ritmicamente attorno
al suo volto, i suoi occhi erano pieni di un fuoco di ribellione, lo
stesso che
l'aveva spinta tempo fa ad attraversare lande oscure per andare dalla
strega
del mare.
-"oh...
tu non hai idea di cosa
io sia capace di fare."-
Detto
questo voltò spalle ed uscì dal vialetto sotto lo
sguardo sconcertato di Casside.
-"finirà
col farsi del male!"- la guardò nuotare
fino a che rimase un piccolo puntino. -"quella sirena è
matta! Matta da
legare!" - detto questo richiuse la porta rientrando in casa.
****
-"Ariel!Ariel!"
- La ragazza nuotava decisa verso
la casa dei genitori di Arren.
-"Signorinella!
Sto parlando con te!" -
Ad
un tratto si accorse di una voce piuttosto familiare
abbastanza affannata che proveniva dalle sue spalle.
Rallentò l'andatura fino a
fermarsi del tutto.
-"questa
scena l'ho già vissuta!"- continuava a
lamentarsi la voce. Ariel si guardò intorno e solo allora
vide poco distante da
lei un granchio rosso che tentava di nuotare più velocemente
che poteva.
-"Sebastian..?
Ma cosa ci fai qui!?" - attese
qualche momento che il granchio riprese fiato
-"Sono
venuto per impedirti di fare
sciocchezze."-
-"Ma
di che parli?"-
Il
granchio si portò all'altezza degli occhi della sirena.
-"Ariel, so tutto. Non puoi andare a cercare Arren."-
Ariel
fece un balzo indietro -"ma...ma... come fai a
sapere cosa è successo?"- poi finalmente prese
consapevolezza.
-"tu
ci stavi spiando!! Ti ha mandato mio padre,
vero?!?!"-
-"Ariel,
nello stato in cui ti trovi dovresti cercare
di restare calma..."-tentò di rabbonirla lui. Ormai
però era troppo tardi,
Ariel aveva definitivamente perso le staffe.
-"Sai
pure questo!? Ok, si sono incinta e adesso sono
pure molto arrabbiata quindi parola mia, è meglio che non mi
crei problemi
anche tu!"- La ragazza si voltò e continuò a
nuotare verso casa.
Possibile
che nessuno si fidasse di lei? Era sola,
completamente sola e nessuno aveva intenzione di aiutarla a ritrovare
Arren.
-"Ariel,
lo dico per il tuo bene, devi rimanere a casa
anzi, ritorna subito al castello, le tue sorelle avranno cura di te e
tuo padre
manderà qualcuno a cercarlo!"- Il granchio nuotava a
perdifiato dietro di
lei, le sue parole sembravano gettate al vento.
-"Tornare
da mio padre? Sebastian, non sono una
bambina, sono capace di cavarmela da sola, posso ritrovare Arren senza
che
questo diventi un caso su tutte le bocche del popolo di Atlantica!"-
-"Beh
se ti comporti da bambina io ti tratto da
bambina! Non puoi mettere a rischio la tua vita e soprattutto la vita
del
tritone o sirenetta che porti in grembo, sei un irresponsabile!"- si
arrabbiò lui.
Vedendo
che Ariel non rispondeva più continuò la sua
ramanzina.
-"
Tu non ti rendi conto del pericolo cui vai
incontro! Se lei sa che porti in
grembo suo figlio..."-
Ariel
si fermò.
-"tu
sai dov 'è?"-
lo guardò sgranando gli occhi.
-"ecco,
stupido io! non avrei dovuto dirlo..."-
iniziò a rimproverarsi il granchio.
Ariel
lo prese a due mani delicatamente, -"ti
prego"- lo supplicò -"devi dirmi quello che sai. Lui mi ha
salvato la
vita molte volte ormai, permettimi di non sentirmi inutile e di fare
qualcosa
per lui."- con gli occhi colmi di lacrime si sforzò di
essere forte.
-"per favore"-
Sebastian
portò gli occhi al cielo -"ohh accidenti...
maledetto io e il mio sentimentalismo..."-
La
ragazza fece subito un grande sorriso. -"ti racconterò
quello che so ad una condizione"-
Ariel
pendeva dalle sue labbra. -" Tornerai al
castello ed in nessun modo tenterai di andare salvarlo"-
La
ragazza storse lo sguardo, il granchio chiedeva qualcosa
che non avrebbe mai mantenuto.
-"e
va bene...tornerò a palazzo dopo aver saputo
tutto."- dopotutto se prima di andare a palazzo avesse fatto una
deviazione
non era come dire una bugia...
-"Domani
stesso!"- insistette il granchio.
-"Domani..."-
disse in tono più pacato lei.
-“e
va bene allora, andiamo a casa; ti racconterò quel che
so”-
****
-“Hai preparato tutto?” – Da quando era
arrivati a casa Sebastian non l’aveva
lasciata sola un instante. L’aveva costretta a preparare le
valigie in fretta e
furia.
-“si
si…” – vicino al loro letto
c’erano pronte due
valigie, in un angolo invece era nascosto uno zaino marroncino ancora
vuoto,
quella notte Ariel l’avrebbe preparato con il minimo
indispensabile, poi
sarebbe partita.
-“ho
fatto come mi avevi chiesto, adesso tocca a te
adempiere alla tua parola, voglio sapere tutto”-
-“so
già che me ne pentirò”.- aveva detto il
granchio fra
se sé.
Ariel
si sedette sul letto in attesa che il granchio
iniziasse a raccontare, il cuore le batteva forte per
l’agitazione, portò una
mano in grembo pensando al suo bambino.
-“bene,
iniziamo.”
-“Come
tu ben saprai, all’interno del nostro mondo esistono
degli esseri che hanno “il potere” di servirsi
della magia nera, una tra le più
antiche e potenti conosciute dai tempi dei tempi; molte streghe furono
uccise e
sterminate nel corso dei secoli durante le battaglie dei nostri padri
che hanno
giurato di distruggere tutti i loro discendenti sino
all’ultimo rimasto. Alcuni
però riuscirono a scappare o ancor meglio a nascondersi,
covando rancore e
vivendo con il pure scopo di potersi un giorno vendicare. Io credo che
dietro
la scomparsa di Arren ci sia Morgana, la strega dei mari del
nord.”-
-“cosa
vuole da lui?”-
-“Vendetta.
Non c’è niente di più forte della
voglia di
vendicarsi.”-
-“ma
perché proprio lui??”-
Sebastian
sospirò. –“deve avere a che fare con il
suo
passato… purtroppo non so dirti altro”-
Ariel
si fece pensierosa. I mari del nord… era un bel
viaggio da percorrere.
-“bene,
adesso che sai tutto è meglio che ti affretti ad
andare…”-
La
sirena sorrise pensierosa mentre Sebastian continuava a
dirigerla a bacchetta.
La
sera calò velocemente su tutta Akathos, dopo aver dato
la buonanotte a tutti la ragazza si era rifugiata nella sua stanza e
aveva
iniziato a preparare lo zaino per il viaggio.
Ormai
aveva deciso, sarebbe partita alla volta del mare del
nord per riportare a casa Arren, costi quel che costi.
Angolo
autrice
Questo
capitolo fa veramente schifo,
vi chiedo di essere clementi XD sto iniziando a scrivere
un’altra storia da
pubblicare prossimamente su questo fandom e sono letteralmente
assorbita da
quella! Porterò a termine questa state tranquilli ;)
Ringrazio
tutti quelli che hanno
aggiunto la storia tra i preferiti e le seguite! Grazie del vostro
supporto! È per
tutti voi che continuerò a scrivere!
A
presto
|
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Capitolo 7 *** Il viaggio ha inizio ***
Il viaggio ha
inizio
Erano
passati già alcuni giorni da quando il grande squalo grigio
era rientrato con
un ricco bottino, i due fratelli Versiv, i figli del generale che la
sua
padrona odiava tanto.
Mentre loro
erano stati invitati a soggiornare
nella confortevolissima prigione
di
ghiaccio, lui aggiornò la sua padrona delle cose che aveva
visto e sentito durante
il suo lungo viaggio informandola di alcune novità interessanti.
-“quindi
Andertow, il nipote del generale si è dato da
fare…”-
-“Si
Morgana, a quanto pare si è sposato con la figlia minore del
re Tritone,.”-
-“Ariel!?”-
ringhiò contro la strega. -“Quella sgualdrina che
ha ucciso mia sorella!”-
-“beh…
tecnicamente Ursula è morta per mano di
Tritone…”- disse sotto voce lo squalo.
-“TACI!!”-
urlò lei – “questo cambia le
cose… Ho la possibilità di vendicarmi di Tritone
e
il generale insieme, che fortuna sfacciata. L’assassino di
mia sorella e
l’assassino di mia madre.”-
-“Devo
tornare indietro e prendere Ariel?”- chiese confuso
-“no
mio
caro stupido squaletto… tra non molto sarà lei a
venire da noi… cerchiamo di
non farci trovare impreparati”-
Si
avvicinò
alla prigione di ghiaccio dove giacevano ancora mezzi tramortiti i due
ragazzi
-“Bene bene…”- La strega rideva
–“a quanto pare voi due non siete più il
mio
unico obiettivo… sarà divertente vedere la
famigliola riunita”- Morgana
premette la mano contro la lastra di ghiaccio che li divideva.
-“Attenderò
con impazienza quel
momento”
****
Non
importava quanto freddo c’era o quanto stanca fosse, quella
mattina Ariel era partita
all’alba con un solo obbiettivo nella testa: Ritrovare Arren.
Nel totale
silenzio della notte aveva lasciato la residenza dei suoi suoceri per
intraprendere il suo viaggio, non le importava di essere sola, non le
importava
di aver mentito, dopo aver ricevuto quelle informazioni da Sebastian il
suo
unico obiettivo era trovare Morgana.
Nuotò per le strade più solitarie ai margini
della città, la sua luna di miele
l’aveva immaginata in maniera leggermente diversa ma da
quando aveva scoperto
di essere incinta le cose erano sempre più precipitate.
Accarezzò teneramente
la pancia, se in un primo momento aveva avuto un rifiuto verso la
situazione
che stava vivendo adesso era grata di avere dentro di sé
qualcosa di così
simile ad Arren. –“sta tranquillo, vedrai che
riporterò indietro il tuo papà”-
sussurrò a mezza voce.
Aveva da
poco abbandonato la città, erano passate già un
paio d’ore e la stanchezza
iniziava a farsi sentire.
-“Sei
proprio un irresponsabile!”- esclamò una voce alle
sue spalle.
Ariel si
voltò sconcertata verso l’origine di quel suono.
–“Assolutamente
irresponsabile”- confermò la sirena dai capelli
arancioni.
-“Cosa
ci
fai qui, Casside?!”- La sirena era meravigliata
-“anche
stupida oltre che irresponsabile… di bene in
meglio!” – Casside la raggiunse –
“ mettiamo bene in chiaro una cosa… non lo sto
facendo per Arren, né tantomeno
per te o il bambino…”-
Ariel non
potè fare a meno di sorriderle commossa.
–“non m’importa il perché tu
sia qui,
ma sono davvero felice che tu abbia cambiato idea!”- si
sporse ad abbracciarla,
-“dal profondo del cuore ti ringrazio.”-
Cassy rimase
interdetta da quel contatto improvviso, ricambiò goffamente
imbarazzata –“mhh
allora dove siamo dirette?”-
-“I
mari del
Nord, nella tana della strega Morgana”. –
Detto questo
l’improbabile coppia partì ufficialmente per quel
lungo viaggio.
****
-“Arren
basta!”- suo fratello lo rimproverò sentendo
l’ennesimo tonfo contro la lastra
di ghiaccio spessa mezzo metro.
Arren
s’accasciò lì vicino esausto con la
spalla ricoperta di ematomi violacei–“non
c’è modo di romperlo, è tutto
inutile”- continuò rassegnato Core.
-“Come
puoi
dire una cosa del genere!!” – gli urlò
contro il fratello con gli occhi colmi
di rabbia –“Come puoi arrenderti
così!?!”-
Da quando
erano stati rinchiusi Arren era diventato particolarmente irascibile.
Si
scagliò nuovamente contro il ghiaccio.
–“non m’importa nulla di quello che ne
sarà di me o di te, ma non posso permetterglielo”
– sbattè i pugni serrati
contro il ghiaccio. Le dita conficcate nei palmi avevano quasi
interrotto il
fluire del sangue –“non le permetterò di
mettere le mani su Ariel e mio
figlio!”-
Core gli si
avvicinò. –“Arren dovresti calmarti un
attimo” disse posandogli una mano sulla
spalla in tono rassicurante.
Suo fratello
lo fissò intensamente in quegli occhi dalle sfumature
violacee che conosceva
bene ma che, tuttavia non comprendevano il suo dolore e la sua rabbia.
-“Come
puoi
dirmi di calmarmi?! Non posso sopportare l’idea di
perderla”- abbassò la testa
con gli occhi rossi in procinto di piangere. Era un uomo non avrebbe
dovuto
fare così, non avrebbe mai dovuto mostrarsi debole, eppure
lontano da lei non
riusciva a trattenere le proprie emozioni, si sentiva
inutile… in fondo loro
erano solo due ragazzi.
Due ragazzi
che si amavano moltissimo ma pur sempre ragazzi, non adulti. Il
pensiero di
quegli occhi azzurri che così innocentemente ricambiavano
sempre i suoi
sguardi, il suo sorriso che aveva il potere di calmarlo
all’istante e le sue
labbra; ogni volta che la baciava si perdeva in altri mondi, estraniato
da
tutto il resto e quando riapriva gli occhi vedeva quel tenero rossore
che,
nonostante il tempo continuava a imporporarle le guance. Il solo
pensiero di
perderla lo lacerava dentro. –“…non
posso perderli entrami”- disse dopo un
lungo silenzio con un filo di voce .
-“che
tu la
ami questo è evidente, l’unica cosa che puoi fare
è sperare che lei non venga a
cercarti”- Arren alzò di scatto il volto
fissandolo a lungo, poi tornò a
sedersi in un anfratto scavato nel ghiaccio.
Le mani livide
tormentavano le
ciocche bionde, ma non c’era nulla che potesse fare.
-“non le ho neppure detto Addio”-
****
“non piangere mamma”- una voce mi sta
chiamando, non so dove mi trovo, sono da sola e dovunque guardi vedo
rosso… è
sangue. “sono arrivata troppo tardi” le parole
escono dalla mia bocca senza che
io ne sia consapevole “salvalo mamma, salva
papà”. Non vedo nessuno proferire
quelle parole, e come fossero dentro la mia testa. “chi
sei?” urlò piangendo.
“papà è in pericolo”, la voce
mi ignora –“devi sbrigarti, o prenderanno anche
te”- “chi sei??”- chiedo ancora ma
stavolta non sono più disperata, sono solo
incuriosita da quella voce che sembra conoscermi bene
–“tra non molto ci
conosceremo” – la voce mi rassicura, ha un timbro
caldo che non riesco a
distinguere. Un fortissimo dolore alla pancia mi richiama alla
realtà. “Aris!”
chiamo poco prima di risvegliarmi.
Ariel
aprì
gli occhi di scatto, lei e Casside si erano fermate per riposare per
poi
riprendere il viaggio, la ragazza era di fianco a lei che la fissava
preoccupata.
-“Chi
è
Aris?” – le chiese a bruciapelo.
-“Aris…”-
ancora quel nome, l’aveva sentito uscire dalle sue labbra
durante quel sogno.
-“Continuavi
a chiamare Arren e poi d’un tratto hai sussurrato chiaramente
“Aris””-
Ariel si
tirò a sedere. –“ti devo confessare che
non conosco nessuno con questo nome ma...”-
lasciò la frase sospesa a mezz’aria.
-“ma?”-
“credo
sia mio figlio”.
****
Dopo quella rivelazione era sceso il silenzio fra le due ragazze,
avevano
ripreso il viaggio ma nessuna delle due aveva più proferito
parola. Aris, quella voce calda
ricordava
moltissimo quella di Arren ma non era la sua, Ariel ormai la conosceva
bene,
era una voce molto dolce e dalle molte tonalità ma non era
quella del suo
sogno. Figlio. Aspettava davvero
un
maschio o se l’era solo immaginato? Chissà come
sarebbe stato felice Arren…
quando ne avevano parlato lui sembrava entusiasta all’idea di
avere un maschio,
e sebbene le avesse scherzato sul volere una femmina sarebbe stata
comunque
felice qualunque cosa fosse. Adesso per completare il quadro della
famigliola
felice le mancava solo suo marito, doveva solo sconfiggere una strega
psicopatica, trovare e salvare Arren, tornare indietro e non partorire
prima di
essere arrivata… insomma una passeggiata! Quasi quasi
rimpiangeva quando era
stata trasformata in umana e aveva dovuto provare a rubare un bacio in
tre
giorni!
-“a
cosa
stai pensando?”- interruppe il fluire dei suoi pensieri la
voce della sirena
che l’accompagnava.
Ariel
guardava davanti a sé in uno stato confusionale.
-“Andrà
tutto bene…vedrai…Arren è un tipo
tosto!”- disse ridendo per stemprare l’ansia,
ma la sirena dagli occhi azzurri non l’aveva degnata di uno
sguardo.
-“Anche
Core
è in gamba…”- aggiunse Ariel destandosi
dai suoi pensieri.
-“Core??
Perché tiri in ballo lui?”- Casside si
stizzì a sentir pronunciare quel nome.
-“non
provi
niente per quel tritone…?”-
-“Ma
cosa
stai dicendo? Io e Core…? Sei proprio fuori
strada.”-
-“capisco…
quindi sei innamorata di qualcun altro…”-
A quelle
parole Casside rimase sgomenta tentando in seguito di negare
l’ormai evidente
verità, ma alla fine si arrese.
-“c’è
un
tritone di cui sono innamorata sin dall’infanzia”,
iniziò mesta lei “ma lui non
prova gli stessi sentimenti per me”.
Ariel
credette che stesse parlando di Core e la esortò a parlare.
–“Sei sicura che
lui non provi niente per te? Magari pensa che lui non sia il tuo
tipo…”-
“credimi…non
sono io quella che gli interessa” proferì queste
parole incrociando il suo
sguardo con quello di lei. “lui
è sposato
ormai”.
Ariel rimase
di stucco comprendendo solo in quel momento la situazione.
“sei innamorata di Arren?”-
Casside
rimase in silenzio, non era in grado di dire nulla che potesse smentire
o
quantomeno rassicurare la moglie del suo migliore amico,
perché lei nonostante
tutto continuava ad amarlo.
Ariel rimase
scossa da quella rivelazione, aveva notato un po’ di gelosia
nei suoi confronti
ma l’aveva reputata più che normale dato la lunga
e profonda amicizia che
legava Arren e Casside sin dall’infanzia.
Continuarono
a nuotare l’una di fianco all’altra, in silenzio,
percorrendo le acque gelide
che le avrebbero portate all’antro di Morgana, il tempo
trascorreva lentamente,
i giorni si succedevano alle settimane e così via ma dopo
quella confessione
nessuna delle aveva più proferito parola, il loro rapporto
già tenuto da un
flebile filo si era spezzato, neanche Ariel adesso riusciva a pensare
lucidamente.
Avrebbe
dovuto vedere in Casside una minaccia? No, Arren l’amava
troppo e lei si fidava
incondizionatamente di lui, nulla avrebbe messo in discussione il loro
amore, e
Core? Aveva sempre saputo i sentimenti di Casside nei confronti di suo
fratello
minore? Come doveva aver sofferto di tutta quella situazione senza mai
poterne
parlare con qualcuno, se fosse servito a qualcosa lei gli avrebbe
offerto il
suo sostegno per quel che valeva, ma non avrebbe augurato a nessuno di
trovarsi
nella sua scomoda posizione.
Sarebbe
stato meglio non ritornare in quella casa. Per quanto i suoi suoceri
fossero
stati gentili, dal primo momento in cui varcò la soglia di
quella magione si
rese conto che c’era più di quel che non si
vedesse fra quelle mura, i sorrisi
superficiali nascondevano odio e rancore, e lei non avrebbe voluto
vivere in
una casa del genere.
****
“ti
prego, non
m’importa della mia vita, ma lei non c’entra nulla
con la storia della mia
famiglia!” il ragazzo continuava a battere violentemente i
pugni sulla spessa
lastra di vetro, nel tentativo di destare l’attenzione della
strega. “farò
qualunque cosa tu vorrai ma ti supplico, risparmiale la vita”
La strega si
avvicinò con fare sospetto alla loro prigione.
“ e
cosa
potresti offrirmi tu, di più piacevole della morte di quella
sirenetta?”
“qualcosa
che ti diverta di più magari…” Arren
era riuscito a conquistarsi la sua
curiosità, adesso doveva pensare in fretta e trovare
qualcosa che valesse di
più della morte di sua moglie e di suo figlio del quale la
strega non ne
conosceva l’esistenza.
“ad
esempio?” stanca di aspettare si fece più avanti.
Fu in quel
momento che ad Arren venne quell’idea geniale che in
rarissimi casi può
salvarti la vita; ci pensò un momento, poi
sospirò rassegnato, non avrebbe
potuto mantenere la sua promessa, non avrebbe potuto starle accanto per
sempre,
non avrebbe visto crescere il loro bambino ma avrebbe salvato la vita
ad entrambi,
e
la sua esistenza era il prezzo da pagare.
A.A
Salve! Dopo
un infinità di tempo eccomi qui ad aggiornare, spero che
questo capitolo vi sia
piaciuto, nel prossimo ci saranno ulteriori colpi di scena, ci
avviciniamo
sempre più alla fine…
Scusate il
ritardo ma ho finalmente ultimato tutto quello che dovevo fare, quindi
ritorno
attivissima con la scrittura della serie :D
p.s. se vi
va fate un salto nell’altra storia che ho iniziato da
pochissimo, Deep Alley –
il destino di Elena, la storia è un po’ il
contrario della sirenetta normale,
un umana si innamora di un tritone, ma ci sono diverse complicazioni
che
renderanno la loro storia tortuosa e sofferta!
|
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Capitolo 8 *** Un tuffo nel passato ***
8:
Un tuffo nel passato
Ariel piangeva
da sola nella sua
stanza, le sue sorelle erano andate al primo concerto di Sebastian ma
lei non
aveva voluto saperne di uscire, aveva il cuore a pezzi, le era stato
recentemente infranto da quello che era l’amore della sua
vita, il ragazzo umano
per cui aveva abbandonato la sua famiglia, il suo mare per restare al
suo
fianco. Ma Eric aveva scelto un’altra, la strega del mare che
le aveva rubato
la voce con l’inganno, che aveva preso il posto nel cuore del
principe, posto
che spettava a lei di diritto dal momento in cui l’aveva
salvato
dall’annegamento nuotando per tutta la notte sino alla riva
della spiaggia.
Lui amava
Ursula, e lei non poteva
farci nulla.
I pensieri
della sirena vagavano sino a quei ricordi lontani, quando ancora
né Arren nè il
suo bambino facevano parte della sua vita. Sembrava passata davvero un
eternità
e non solamente un anno, ma era stato l’anno più
bello della sua vita da quando
aveva incontrato davvero la persona giusta; le ci era voluto un
po’ per
capirlo, per accettare nuovamente di affidare il suo cuore ancora a
pezzi nelle
mani di un'altra persona, ma Arren non solo l’aveva accettata
ma l’aveva
aiutata a rimettere insieme tutti i frammenti del suo cuore, costruendo
giorno
dopo giorno un rapporto d’amore basato sulla fiducia e il
rispetto.
Fiducia.
Lei aveva
totalmente fiducia in Arren, ma al suo ritorno avrebbe comunque
approfondito la
questione che coinvolgeva lei e la sirena che l’accompagnava
in quel viaggio in
uno scomodo triangolo amoroso. Doveva davvero capire se Arren avesse
sempre
ignorato i sentimenti di Casside; lei dal canto suo non la vedeva come
una
minaccia anzi, soffriva per lei, sapeva come ci si sentiva e
com’era doloroso
non avere nessuno accanto su cui poter contare. Da quanto aveva visto
Casside era
una sirena scontrosa e con pochi amici, l’unico in
realtà era proprio
Cornelius, Core il fratello maggiore di Arren, innamorato segretamente
di lei
sin dall’infanzia. Avrebbe voluto fare qualcosa per entrambi
ma non voleva
apparire invadente o ficcanaso, avrebbe preferito fosse la sirena dai
capelli
corallo ad instaurare una conversazione rompendo il silenzio che ormai
era
diventato un terzo compagno della loro traversata, ma dato che
così non fu,
Ariel prese coraggio e parlò.
“sai…
a
quel tempo nessuno poteva capire cosa provassi realmente”. Il
miglior modo per
convincere qualcuno a fidarsi di te è esporsi parlando in
prima persona degli
avvenimenti meno piacevoli avvenuti sulla propria pelle, e lei aveva
scelto
proprio il ricordo più doloroso da rivivere.
“quando
ripenso alcune volte, a ciò che feci per seguire
l’amore della mia vita non vi
trovo nulla di sbagliato, e sono pronta a giurarti che lo rifarei in
qualunque
momento.”
Casside
non poteva sapere di cosa Ariel stesse parlando, dopotutto lei non la
conosceva
così bene nonostante la sirena pensasse che la sua avventura
fosse diventata di
dominio pubblico.
“di
cosa
stai parlando?”
“non
devi
essere imbarazzata per me… ho superato tutto
ormai” si carezzò gentilmente la
pancia che aveva iniziato a mostrarsi con il passare del tempo.
“Ma
io non
so davvero di cosa tu stia parlando…” disse
imbarazzata quella di rimando.
Ariel
rimase interdetta. “tu davvero non
sai…?” ma lo sguardo interrogativo della sua
compagna la scoraggiò dal terminare persino la domanda.
“credevo
fosse uno dei motivi per cui tu mi odiavi così
tanto” sorrise amaramente.
“hai
realmente fatto qualcosa di così tanto grave?”
chiese incuriosita l’altra.
La rossa
annuì e Casside l’esortò a continuare
una storia che per la prima volta dopo tanto
tempo si ritrovava a raccontare.
“L’amavo,
questo era tutto ciò che
sapevo ma ero giovane, avevo solo sedici anni e non conoscevo ancora le
sfide
che la vita mi avrebbe messo davanti. Dopo un brutto litigio con mio
padre il
quale aveva scoperto l’oggetto della mia devozione, ero
totalmente sconvolta e
rimasi a piangere per delle ore, sola e delusa dagli amici di cui
più mi
fidavo, tradita proprio da loro.
Ero solita
infrangere
le regole e salire a riva, lì vidi per la prima volta lui,
Eric; così bello e
forte, stava celebrando il suo compleanno e non si accorse di me, una
piccola
sirenetta che inerpicata sulla fiancata della nave lo guardava suonare
e
danzare sulle sue due gambe.”
Casside
di portò le mani alla bocca sconvolta; un umano. Ariel si
era recata a riva e
aveva incontrato un essere umano di cui si era innamorata, era la cosa
più
scandalosa e terribile che potesse mai sentire. Nessuno di loro si era
mai
avventurato sino in superficie, figuriamoci arrampicarsi
su una nave e spiare i bipedi!
Ma
Ariel continuò imperterrita nel suo racconto, il bello
doveva ancora venire.
“Ci
fu un violento
temporale, e salvai proprio quel ragazzo dall’annegamento,
nuotando per tutta
la notte verso la riva. Lui si ricordava solo la mia voce melodiosa che
intonava una melodia per risvegliarlo dolcemente, ed io contavo su
quella per
farlo innamorare di me e coronare il mio sogno proibito. Vivere da
umana al suo
fianco.
Le circostanze
precedenti mi spinsero a recarmi da Ursula, la strega del mare, strinsi
un
patto con lei, la mia voce in cambio delle gambe umane, e la
possibilità di
restare umana se avessi strappato un bacio di vero amore al principe
Eric.”
Se
prima Casside appariva sconvolta adesso stava anche peggio, era
completamente
rapita dalla storia,
“ah,
il tutto entro tre giorni!” si ricordò
all’improvviso Ariel mettendosi a ridere
subito dopo.
La
sirena non riuscì a capire il motivo di tanta
ilarità, e sempre più incuriosita
dalla storia l’esortò a continuare “e
dopo??? Cosa successe dopo??!”-
La
sirena dalla voce narrante ritornò seria, aveva davvero
catturato l’attenzione
di Casside, ma tutto quell’entusiasmo era mal riposto,
dopotutto lei adesso si
trovava lì con lei tra le correnti per i mari del nord e non
sulla terra ferma…
“non
riuscii nella
mia impresa, passai dei bellissimi tre giorni ma allo scadere del
termine il
principe non era innamorato di me, si era invaghito della strega del
mare, che
prendendo forma umana, con la mia voce l’aveva ammaliato sino
a condurlo tra le
sue spire.
Lei ebbe
ciò che aveva
sempre desiderato, sposò Eric ed ebbe il potere. Io ebbi
ciò che meritavo, una
punizione per essermi illusa così; il cuore in pezzi e la
voglia di gettare
tutto al vento e morire.”
“Questa
storia non ha un lieto fine”- fece notare Casside mettendo il
broncio.
“non
ho ancora detto di aver terminato la storia…” fece
un sorriso furbetto lei di
rimando.
“In quel brutto periodo della mia vita
incontrai Arren e anche se non avevo ancora realizzato quanto
quell’incontro
casuale avrebbe cambiato la mia vita, poco alla volta, parlando con lui
e
confidando tutti i miei dubbi e le mie insicurezze, divenni
più forte. Ne
abbiamo passate veramente di tutti i colori prima di coronare il nostro
amore…
non ti nego che fu lui il primo ad innamorarsi, per me ci volle un
po’ più di
tempo.
Il resto
già lo sai…
ci siamo sposati e adesso viviamo felici e contenti.”
– guardò
davanti a sé e il suo
sguardo si rabbuiò. “o
quasi…”-
“Perché
mi
hai raccontato tutto questo? Non eri tenuta a farlo” le fece
notare lei.
“no,
non
ero tenuta, e probabilmente ti ho annoiato”
“non
che
ci fosse di meglio da fare” rimase sulle sue
l’altra.
“però
credo che il punto centrale della questione sia nell’avere
qualcuno accanto che
possa aiutarti a passare questo brutto momento. So che mi odi e per te
sono
solo la strega che ti ha strappato
via il tuo Principe. Ma non
è così.
Se tu dessi la possibilità a qualcuno
di
starti vicino…”
“non
ti
starai mica proponendo tu??” esclamò quasi
indignata.
“se
a te
farebbe piacere potrei anche propormi ma… so che
c’è già chi vuole raccogliere
i pezzi del tuo cuore assieme a te ed aiutarti a passare questo brutto
periodo.”
“core” quelle parole uscirono
dalle sue
labbra come un sussurro. Cassy ci aveva litigato e non aveva
più avuto contatti
da quel giorno, possibile che fosse ancora disposto a starle accanto
nonostante
tutto? Ma in quello che aveva detto Ariel c’era molto di
più, c’era un indizio
che non poteva essere tralasciato; improvvisamente tutti i tasselli di
quel
puzzle s’incastrarono perfettamente. Tutto aveva un senso
adesso.
“core è innamorato di
me…?” riuscì a dire
dopo qualche minuto, ma la sua domanda era rivolta più a se
stessa che ad
Ariel, la risposta già la conosceva ma non aveva voluto
vedere quella verità
per molto tempo; si era comportata sempre da egoista.
Ariel non
rispose, era sin troppo ovvio.
Casside si
portò le mani per coprirsi il volto, era distrutta, non
poteva immaginare che
lui aveva sempre provato qualcosa per lei e mentre lei si lamentava
dell’atteggiamento di Aris lui le aveva sempre taciuto i suoi
veri sentimenti.
Amore e
odio, spesso questi due sentimenti camminano insieme, nel suo cuore
sentiva un
turbinio d’emozioni ma poteva davvero chiamarlo amore? Non
era sicura di quel
che provava, aveva in testa ancora Aris, nonostante sapesse che lui
amava
un’altra sirena, che stava formando una famiglia con lei;
Ariel le mise un
braccio attorno alle spalle. Come poteva meritare una persona simile,
come
poteva Core amare una sirena con il cuore nero come il suo?
“l’amore
coglie all’improvviso… non si sa mai come, si sa
solo chi”
Quasi come
leggesse nei suoi pensieri Ariel aveva preso a confortarla con parole
tanto
gentili che quasi si sentiva in colpa di averle tirato quel brutto
scherzo quella
volta in ospedale.
“quando
tutto questo sarà finito,” iniziò lei
“prometto che parlerò a Core di questa
situazione… non mi piace lasciare le cose in
sospeso”
“hai
preso
la giusta decisione” le diede un’amichevole pacca
sulla spalla sorridendo.
“Ariel,
posso farti una domanda indiscreta?”
Quella la
guardò sorridente, “puoi chiedermi ciò
che vuoi”
“quando
hai capito di amare Arren?”
“questa
è
una domanda difficile” iniziò la rossa
“quando si è dichiarato eravamo da poco
diventati amici, avevo da poco ripreso la mia vita e mi senti
terrorizzata
all’idea di amare qualcuno così presto, non volevo
perderlo, volevo averlo
vicino ma non sapevo neanche io se stavo facendo la scelta giusta; alla
fine
credo di essere sempre stata innamorata di lui, solo che non ne ero
consapevole. Quella notte passata in
cella, quando mi ha chiesto di sposarmi, credo sia quello
uno dei ricordi
che preferisco” si perse nei suoi pensieri, il ricordo di
quella notte la
pervase completamente scaldandole il cuore.
“una notte in cella?” Casside le
lanciò
un’occhiata maliziosa, Ariel avvampò di vergogna.
“ops… ho detto anche troppo”
e nell’istante in cui quest’affermazione le
uscì di bocca si portò le mani alla
pancia terrorizzata ed emozionata allo stesso tempo.
“cos’hai?”
si avvicinò la sua compagna sorreggendola
“ho
sentito il piccolo muoversi” esclamò esterrefatta.
“Se Arren fosse qui…” le
salirono le lacrime agli occhi immaginando quel momento magico con al
suo
fianco lui. Le avrebbe poggiato le
sue mani sulla sua pancia con la speranza di sentire anche lui la vita
che
cresceva dentro di lei e che portava in sé
l’essenza di entrambi.
“vedrai
lo
andremo a riprendere e lo tireremo per le orecchie a casa!”
Casside
era determinata a riunire quei due, la storia raccontata da Ariel aveva
smosso
qualcosa in lei, tutti avevano diritto ad un lieto fine, compresa lei,
e
stavolta era agguerrita più che mai a procurarselo da sola.
“si,
ci
siamo quasi…”
“tra
poco ti potrò riabbracciare, e quando ti avrò
nuovamente al mio fianco non ti
lascerò andare più…”
Con ognuna
i propri pensieri per la testa, riuscirono dopo qualche altro giorno a
raggiungere i freddi mari del nord; ma le avversità erano
appena incominciate,
riportare indietro Arren non sarebbe stato così
facile…
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Capitolo 9 *** The Last Kiss ***
Capitolo
9: The Last Kiss
“ne
sei sicura?” Casside
e Ariel erano nascoste dietro ad un cespuglio di alghe congelate.
“si,
è questo il posto”
confermò la rossa a voce bassa. Tutte quelle ore passate sui
libri di storia
antica a qualcosa erano finalmente serviti, aveva riconosciuto
l’imboccatura
dell’antro della strega grazie ad un illustrazione a doppia
pagina sul grande
libro.
“Allora,
qual è il
piano?” La sirena guardava la compagna fiduciosa, di certo
una persona normale
non si avventurava in un salvataggio così estremo senza aver
prima escogitato
qualcosa…
Sì,
ma Ariel non era una persona normale.
“piano?
Che piano?”
ripetè lei cadendo dalle nuvole.
“tu non hai un piano??”
Casside
cadde dalle
nuvole a sua volta, quella sirena dai capelli rossi l’aveva
trascinata in
un’impresa pericolosa come quella e non aveva nemmeno uno
straccio di piano?!
Si
portò una mano alla
testa sconsolata, erano lei ed una sirena incinta andate da sole ad
affrontare
una terribile strega del mare, quante possibilità avevano di
farcela?
“devo
pensare a tutto
io…” così
dicendo spiegò ad Ariel quello
che doveva fare, e come sfruttare al meglio l’effetto
sorpresa.
“siamo
solo noi due, ma
se giochiamo bene le nostre carte forse…si,
forse dovremmo farcela.”
Bisbigliò
quello che era
un piano molto semplice e che consisteva nel fare uscire allo scoperto
la
strega dal suo antro, doveva cercare di provocarla e allontanarla dal
suo
territorio dove disponeva sicuramente di filtri e aggeggi a portata di
mano.
“bene
è giunto il
momento, andiamo…”
Ariel
uscì dal cespuglio
lentamente, la paura di non farcela le attanagliava lo stomaco, non
aveva
pensato a cosa fare una volta giunta sin lì; non sapeva cosa
fare per salvare
Arren dalle grinfie dell’ennesima strega che si ritrovava ad
affrontare.
Guardinga si avvicinò all’imboccatura della grotta
quando, dal suo interno,
uscì una figura.
Casside
vide qualcuno e
si nascose prontamente nel cespuglio lì vicino, aveva
riconosciuto subito
quella persona.
“Arren…”
Ariel sussurrò
il suo nome, e quelle parole le morirono in gola non appena vide sul
volto del
ragazzo un’espressione buia. Le sembrava fosse passata
un’eternità da quando
aveva pronunciato per l’ultima volta quel nome in quella
lontana sera quando lo
aveva visto ridere e scherzare a pochi metri da lei. Lo
guardò come fosse la
prima volta, i suoi occhi erano affamati di lui, come aveva fatto tutto
quel
tempo a stargli lontana?
La
distanza tra di loro
s’accorciava sempre più velocemente, aveva preso a
nuotare energicamente per
stringerlo nuovamente a sé, le lacrime presero a correre
alla stessa velocità
dai suoi occhi annebbiandole la vista; una cosa però le fu
evidente da subito,
Arren non le stava correndo incontro.
Prima
ancora che quel
pensiero potesse radicarsi nella sua mente era già arrivata,
l’aveva cinto con
le braccia lungo i fianchi e sprofondato la sua testolina fulva contro
il suo
torace. Il ventre leggermente rigonfio faceva da piccolo divisore tra
di loro,
ma Ariel era talmente avvinghiata a suo marito che non permise a
qualche centimetro
di troppo di separarla da lui, questa volta non l’avrebbe
lasciato andare mai
più.
Passò
qualche istante
poi, la voce fredda e assente del ragazzo fece capolino al suo orecchio
“Devi andartene”
Ariel
sollevò lo sguardo
confusa, ancora stretta a lui. “come…?”
non poteva aver sentito bene, dopo averlo ritrovato non poteva dirle
una cosa
del genere, sicuramente doveva aver inteso male le sue parole. Lo
guardò intensamente
cercando di capire le sue intenzioni ma Arren la spinse via da
sé.
“Vattene” Scandì bene
questa volta.
La
sirena riprese
l’equilibrio confusa. Arren
non aveva
ricambiato il suo abbraccio e l’aveva spinta lontano da
sé intimandole di andar
via, dopo tutta la strada che aveva fatto per ritrovarlo, lui non stava
facendo
esattamente i salti di gioia per il loro ricongiungimento.
“Sono
venuta qui per …
salvarti” sussurrò lei titubante tentando di
riavvicinarsi incerta; il tritone
fece un balzo indietro allontanandosi quasi disgustato da lei,
puntò i suoi
occhi verdi gelidi come il ghiaccio che li circondava contro i suoi e
fu in
quel momento che Ariel comprese che qualcosa non andava.
“Beh…
forse non volevo
essere salvato” lo vide esitare poi continuò a
parlare, il suo volto era
diventato una maschera di fredda impassività,
“sono andato via di mia spontanea
volontà.”
“Arren”
Ariel si sentì
lacerare dentro dalle sue parole ma doveva essere forte,
“cosa stai dicendo?”
chiese ancora in tono tranquillo.
“Vattene!
Non lo
capisci?! Non voglio più stare con te!” le
gridò contro, poi voltò le spalle, i
capelli biondi gli ricaddero sulla fronte coprendo i suoi occhi, la sua
voce
era rotta da quella che Ariel credette fosse rabbia e odio.
“Avevo bisogno di
tempo per pensare alla nostra storia, mi sono reso conto di non aver
mai voluto
un figlio.”
Ariel
rimase immobile, lo
sguardo vitreo incapace di ascoltare quelle parole così
dure, così vere… i
suoi incubi peggiori si stavano
avverando, stava già soffrendo immensamente senza bisogno
che lui aggiungesse
altro, eppure non sembrava soddisfatto,
“Tutto
quello che è stato
fa parte del passato ormai, mi dispiace averti illuso per
così tanto tempo ma non
ti amo più ed è giusto che io sia onesto con te,
da adesso in poi è meglio che
continui la tua strada da sola; io continuerò per la
mia.” S voltò dandole le
spalle.
Ariel
si portò una mano
al volto sconvolta, la stava lasciando, anzi
l’aveva appena fatto, “Avevi detto che sarebbe
andato tutto bene” riuscì a dire
incapace di ribattere. Per la seconda volta la persona che
più amava al mondo e
per cui avrebbe dato la vita le stava spezzando il cuore, il dolore per
la
perdita di Eric le ritornò vivido alla mente aggiungendosi
al dolore per
l’ennesima delusione.
Era
stato tutto troppo
bello per essere vero, il loro amore, le nozze, il bambino in arrivo;
tanto più
in alto era volato il suo cuore di gioia tanto più forte era
il rumore che
adesso faceva schiantandosi al suolo e frantumandosi in mille pezzi. Di nuovo.
“credo
sia un maschio”
sperava di farlo voltare nuovamente per incrociare il suo sguardo.
“COME
TI DEVO DIRE CHE
NON ME NE IMPORTA NULLA!” fu la sua risposta alterata.
“Se
questa è davvero la
fine” iniziò lei “ti chiedo un ultima
cosa”
Il
biondo si girò di tre
quarti, “cosa?” il suo tono da irritato appariva
più rassegnato ormai.
“un ultimo bacio”
Quella
richiesta lo
scosse, Ariel potè vederlo dalla sua espressione confusa
mentre si voltava del
tutto a guardarla.
“non
ti bacerò” asserì
imperterrito. Da un bacio si potevano capire molte cose, troppe per i
suoi
gusti, non avrebbe mai permesso dopo tanta fatica fatta per
convincerla, che le
loro labbra si incontrassero di nuovo, che lui scordasse tutto il resto
del
mondo intero mettendo a rischio lei ed il bambino, un
bel maschietto, per i suoi sentimentalismi.
Ma
conosceva bene la sua
adorata sirena e di certo avrebbe insistito.
“Me
lo devi! Dopo tutta
la fatica che ho fatto per raggiungerti mi devi almeno un ultimo bacio,
poi
sparirò dalla tua vita…”
Quegli
occhi così azzurri
ad ogni occhiata lo facevano sentire più colpevole,
s’avvicinò lentamente,
evidentemente arreso a quell’ultimo capriccio.
Ariel
fece un passo
avanti sino a trovarsi davanti a lui, aveva il terrore anche solo a
sfiorarlo,
sapeva bene che quella a cui si stava attaccando era una flebile
speranza.
Lo
guardò intensamente
negli occhi verdi, per un istante le parve di rivedere
l’Arren che aveva
conosciuto e di cui si era perdutamente innamorata. “Voglio
che sia vero” gli
disse avvicinandosi lentamente con il nasino
all’insù.
“è
vero sia” Arren
l’attirò a sé stringendola forte tra le
braccia e quando congiunsero le loro
labbra fu come il primo bacio.
Aveva
dimenticato tutto,
la messa in scena per lasciarla, il destino della sua morte che
incombeva su
lui e Core, persino dove si trovasse; Lei gli faceva sempre
quell’effetto ma
stavolta fu diverso, non si vedevano da settimane e
quell’ultimo bacio era il
sogno che per molti notti aveva fatto, il tanto desiderato bacio
d’addio. Come
fosse il primo era stato da mozzare il fiato, ma la consapevolezza che
fosse
stato l’ultimo era altrettanto dura da accettare.
La
lasciò andare come
fosse travolto da una scossa elettrica. “Addio
Ariel” le aveva detto
semplicemente scappando via. Sperò non fosse troppo tardi,
sperò ardentemente
che lei si sarebbe acquietata e sarebbe andata via, si voltò
appena, sapeva che
voltarsi sarebbe stato un grave sbaglio, sarebbe corso da lei se solo
avesse
potuto, l’avrebbe stretta forte fra le sue braccia, portata
via da quel luogo
infernale, eppure aveva deciso di ferirla lui stesso pur di salvarle la
vita.
Scomparve
dietro la
roccia appena in tempo, si portò una mano alla fronte, se lei avesse visto quelle lacrime che
adesso gli rigavano il volto
come impazzite il suo piano di salvarle la vita sarebbe andato in fumo.
Tutta
quella fatica che aveva fatto, scavando nel profondo per cercare di
dirle tutte
quelle cose che l’avrebbero convinta a lasciarlo da solo
verso il suo destino,
spingendola ad odiarlo, ad andare via per la sua strada sarebbero state
inutili….
Lui le aveva spezzato il cuore, ma preferiva sapere lei e suo figlio in
salvo
piuttosto che vederli morire di una morte lenta e atroce
così come fra poche
ore sarebbe toccato a lui.
L’amava
più della sua
stessa vita, e questo era tutto ciò che contava.
****
Casside
era rimasta in
disparte ma era riuscita comunque a seguire tutta la faccenda, quando
Arren era
rientrato nella grotta Ariel era rimasta di spalle ad osservarlo.
La
compagna di viaggio si
avvicinò per offrirle il suo supporto, Arren
l’aveva lasciata e per di più con
un bambino in arrivo, sarebbe stata distrutta in quel momento. Seppur
prima
avesse fatto di tutto per separarli si sentì meschina e
crudele, Ariel non lo
meritava, nessuno meritava un trattamento del genere, e adesso anche lo
sapeva.
“Ariel”
s’avvicinò piano
lei immaginando il suo dolore, le sue lacrime.
Ed
invece si dovette
ricredere, la rossa si stava asciugando le ultime lacrime con un
sorriso
stampato in faccia.
“Ma
sei diventata
matta?!” esclamò quella vedendola sorridere
così felicemente.
La
sirena si voltò appena
con sguardo furbetto,
“Può
darsi…”
****
Mentre
lo squalo lo
scortava nuovamente nella sua prigione di ghiaccio continuava a
piangere silenziosamente,
due mani familiari si posarono sulle sue spalle mentre la voce di suo
fratello
risuonava nell’eco della grotta. “hai fatto la cosa
giusta nonostante sia stata
la più difficile.”
Arren
si scompigliò i
capelli nervosamente. “l’ho delusa, l’ho
distrutta”
Core
continuò triste,
“vivi le tue ultime ore pensando che le hai salvato la vita,
a lei e al
bambino… un giorno potrebbe persino perdonarti”
“ahahahahahh”
l’urlo
della strega risuonò per tutto il suo antro mentre
continuava a rigirare una brodaglia
nel calderone. “hai firmato il tuo contratto con la
morte”
Arren
e Core sollevarono
lo sguardo carico d’odio verso la strega del mare.
“l’ora
della vostra fine
si avvicina rapidamente, poveri e tristi tritoni innamorati!”
Una
voce di ragazza si diffuse
in tutta la grotta:
“Se
pensavi che mi sarei
arresa così facilmente si vede che non mi conosci ancora
bene, marito mio”
I
due ragazzi guardarono
basiti verso l’ingresso della grotta.
Ariel con gli occhi ancora
un po’ arrossati
dal pianto si ergeva fiera con gli occhi fiammeggianti di rabbia e
un’espressione vittoriosa in volto.
“non
permetterò ad una
strega decrepita di rovinare il mio matrimonio!”
|
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Capitolo 10 *** Battaglia finale ***
Salve a tutti, prima di
leggere il capitolo, spero il più
intenso di questa storia avrei un desiderio.
Per la
scrittura di questo testo ho
ascoltato delle canzoni che mi potessero in qualche modo ispirare,
vorrei che
voi leggeste questo capitolo con le stesse emozioni che ho provato io
nello
scriverlo, ma come fare? Bene ad un certo punto della storia troverete
un link
di you tube ad una canzone, schiacciate quel link aprite la canzone
(Ovviamente
se prima della canzone c’è della
pubblicità fatela saltare sennò sfasa tutto.
XD) e poi
continuate la lettura. Quel
che ho scritto segue il ritmo della canzone, perciò cercate
un posto
tranquillo, mettetevi un paio di cuffiette e godetevi questo capitolo!
Spero
sia di vostro Gradimento.
Clara
P.S. fatemi sapere
nelle recensioni se questa cosa ha funzionato oppure no ! :D
P.P.S. ognuno legge con una velocità differente, spero che
quest’esperimento
funzioni!
Capitolo
10: Battaglia finale
“Non
permetterò ad una strega decrepita di rovinare il
mio matrimonio!”
Arren
fissò la sua Ariel
basito, era coraggiosa forte e determinata, pareva brillare di una luce
propria…eppure
pensava di esserci riuscito, di averla persuasa della sua messa in
scena, ma a
quanto pare non era così.
“Cosa
fai qui! Vattene
Ariel!” le gridò battendo i pugni per richiamare
la sua attenzione.
La rossa si
girò con un
sorriso lieve sul viso, “mi avevi quasi ingannata,
c’eri quasi riuscito Arren,
ho veramente creduto di poterti perdere, ma sapevo che c’era
qualcosa che mi
stavi nascondendo, me lo sentivo.”
Lui rimase senza
parole
guardandola estasiato, l’aveva sottovalutata e aveva fatto il
più grande errore
della sua vita, lei era la sirena di cui si era innamorato, era
speciale sotto
tutti i punti di vista.
“e per
la cronaca, è stato il bacio
più bello della mia vita.”
La strega
puntò le lunghe
dita scheletriche contro di lei. “Tu, misera principessina!
Che speranze credi
di avere contro di me!” guardò Undertown
facendogli un segno. “catturala e
mettila sotto ghiaccio, sarà una splendida scultura per la
mia nuova collezione
di statue!” rise come se avesse fatto la battuta
più divertente del secolo. Lo
squalo si diresse con tutta la sua mole gigantesca verso Ariel. Una
serie di
grida risuonarono nella grotta.
“Ariel
spostati!” un’altra
sirena era arrivata e l’aveva spinta verso la parete, facendo
andare lo squalo
a sbattere il muso contro una stalattite, facendogli perdere
momentaneamente i
sensi.
“Casside!”
Core era
meravigliato, Casside stava aiutando Ariel come una buona amica, eppure
dopo
tutto quello che era successo non lo credeva possibile.
La sirena si
voltò in
tempo verso Core, giusto una frazione di secondo per dirgli poche
parole. “ho
sbagliato Core, ho sempre commesso errori nella mia vita, ma adesso
basta.”
“Casside
che dice che ha
sbagliato?” guardò Arren sconvolto.
“siamo morti, vero fratello? Siamo morti e
questo è il paradiso.”
Arren lo
guardò a sua
volta, “non siamo ancora morti Core, ma se non ti riprendi e
facciamo subito
qualcosa lo saremo presto.”
Casside e Ariel
si
guardarono per un breve istante prima che la strega potesse organizzare
un
contrattacco.
“Qual
è il piano?” chiese
Casside fiduciosa.
“dobbiamo
liberarli, io
distraggo la strega, tu cerca qualcosa che possa rompere il ghiaccio,
qualche
filtro, non so!” disse disperata scansando un nuovo attacco
lanciatole dalla
strega.
Le due si
separarono.
“perché
hai rapito
Arren?!” tentò di prender tempo la sirena
muovendosi a scatti avvicinandosi
sempre più alla strega.
“Tradimento!
Quel vile
non ha mai rispettato i patti!” gridò con voce
rauca la strega sospendendo i
suoi attacchi.
“Arren
non ha mai fatto
nulla di simile!” Lo difese lei a spron battuto, mentre
copriva la sirena dai
capelli arancio che afferrava bottigliette a caso dietro
l’antro della strega.
“Oh
stupida principessa,”
sogghignò quella “non parlo mica del tuo
principino… io parlo di una storia
vecchia, vecchia quanto me…”
Ariel strinse i
pugni
sperando in un miracolo, stavano prendendo tempo per liberare i ragazzi.
“Quando
il generale Arren
Versiv, allo stremo delle sue forze bussò alla mia porta per
chiedere aiuto, stipulammo
un patto.”
“perché
mai avrebbe
dovuto fare una cosa del genere?”
“I
predoni del mare
avevano dimezzato il suo esercito, la sua fine era vicina. Mi chiese
una
pozione che fosse in grado di rendere invincibile il suo esercito per
sbaragliare
così il nemico. Ma io non ero mica una sciocca…
volevo qualcosa in cambio,
qualcosa che non aveva a che fare con gioielli o denaro.”
* https://www.youtube.com/watch?v=IJWgUUc-oNE
*
“cosa
chiedesti?” chiese
Ariel interessata alla storia ma altrettanto timorosa della risposta,
sapeva
bene che i patti con le streghe non portavano a nulla di buono.
“la
sua vita, ovviamente;
o meglio, la sua anima. Il prezzo per quel filtro era alto, e lui
decise di
stipulare il patto, non appena avrebbe vinto la battaglia mi avrebbe
consegnato
la sua anima.”
“ma le
cose non andarono
in quel modo” sussurrò la sirena.
“no,
infatti. Si sposò
con una giovane ed ebbe una figlia, ma la mia maledizione, quella che
scagliai
nel momento in cui capì che non sarebbe tornato, colpiva
solo le discendenze
dei figli maschi; giurai sulla mia vita che l’avrebbero
pagata. Avrebbero
pagato il debito del loro amato nonno con la loro stessa anima,
pareggiando i
conti.”
Il discorso non
faceva
una piega, si trattava di questioni antiche, un patto mai saldato, un
prezzo da
pagare.
“non puoi punire Arren e Core per gli sbagli del loro nonno,
non è giusto!”
“Perché
invece uccidere
una strega a sangue freddo è giusto, principessina? Sono
anche in collera con
te, hai ucciso mia sorella! Tutta la mia famiglia è
distrutta!! E adesso distruggerò
anche la tua!” la sua risata riecheggiò in tutta
la grotta come un gracchiare
assordante, ma ormai era troppo tardi, si era distratta dando il tempo
a
Casside di liberare i tritoni.
La strega
lanciò una
potente scarica di ghiaccio verso Ariel, Arren nuotò
velocemente verso di lei,
l’afferrò per la vita attirandola a sé
per poi rifugiarsi dietro una
stalattite.
Core e Casside
erano
nascosti dietro l’altra.
“Sei
una pazza.” Esordì
lui con il cuore che batteva a mille per la scarica di adrenalina.
“dovevi
andartene e salvarti.”
La ragazza dagli
occhi
azzurrissimi sollevò lo sguardo, nonostante la situazione in
cui si trovassero
era di nuovo felice, lui era lì con lei, le cose potevano
solo migliorare
adesso che si erano ritrovati.
“nella
buona e nella
cattiva sorte Arren” gli ricordò accarezzandogli
una guancia. “ e adesso era
venuto il mio turno di salvarti” gli sorrise, aveva il cuore
che gli scoppiava
di gioia, il sangue le pulsava nelle vene, sentiva tutto in subbuglio
dentro
sé. Poi all’improvviso, i crampi alla pancia
l’avvisarono dell’impossibile.
Stava succedendo
qualcosa
al bambino.
****
Core guardò preoccupato dall’altra parte mentre
una scarica di ghiaccio continuava
a ricoprire la loro stalattite. Qualcosa non andava, Ariel era piegata
in due
con le mani sulla pancia con l’espressione poco felice mentre
Arren la
sorreggeva parlando concitatamente.
“Il
bambino!” esclamò
Casside vedendo la ragazza in difficoltà.
“Cosa…
cosa sta
succedendo??”
“non
è ancora pronto per
nascere, ma queste forti emozioni devono aver influito sulla sua
salute,
potrebbero essere delle doglie premature, o…”
“o,
cosa Cassy?!” diceva
sempre più allarmato lui.
“O un aborto…” disse
quella parola con estremo
timore, difficilmente capitava alle sirene di arrivare a quello stadio,
le
condizioni della madre non arrivavano mai a sfiorare la
possibilità di perdere
il bambino, ma era comunque una possibilità viste le sue
condizioni. La sirena
dopotutto non era nemmeno di 3 mesi.
“Che
facciamo?” chiese
ancora più allarmato facendosi prendere dal panico.
“Core,”
la ragazza fissò
i suo occhi in quelli di lui tentando di rassicurarlo.
“Intanto calmati! Se ti
fai vedere in preda al panico che aiuto pensi di dare a tuo fratello?
Come
pensi si possa sentire Arren vedendoti fare così?”
la sirena appariva molto
calma e pragmatica ma anche lei aveva parecchia paura per la situazione
in cui
si trovavano.
“Dobbiamo
andarcene tutti
di qui. Subito.”
“giocate a nascondino? Siete dei bambini
cattivi” gracchiò la strega
avvicinandosi al nascondiglio di Arren e Ariel.
“NOOOOO!”
Un urlo
squarciò l’aria,
un bagliore accecò tutti per un istante.
La strega era
veloce, ma lei non era da meno.
Arren si era
messo davanti ad Ariel per proteggerla.
La strega aveva
scagliato il suo incantesimo più
potente.
Non avrebbe
permesso che succedesse qualcosa a loro
due. Avevano già sofferto abbastanza. La sua vita era
inutile, non sarebbe
mancata a nessuno.
E mentre questi
pensieri la convincevano che la sua
era la scelta migliore, la strega lanciò il suo incantesimo
e Casside ne rimase
vittima.
“stupida
sirena” insultò
la statua di ghiaccio davanti a lei aggirandola minacciosa per
continuare la
sua opera.
I due nemici
mortali erano
davanti a lei, Arren Versiv e Ariel, quest’ultima si
stringeva la pancia
contorcendosi dal dolore. Lei magnanima le avrebbe fatto fare una fine
veloce,
aveva cambiato idea; niente ghiaccio per quella coppia di sfortunati
amanti, la
morte sarebbe stata più clemente con loro, sarebbe arrivata
rapida prima che
qualche altro intoppo le impedisse di compiere la sua vendetta.
“Siete in trappola, non uscirete vivi di qui.”
Puntò la sua mano ossuta verso i
ragazzi, i muscoli erano tesi al massimo, il suo indice scheletrico si
puntò
verso la coppia che si stringeva stretta l’uno
all’altro.
Era la loro
fine, Ariel
alzò lo sguardo stringendosi stretta ad Arren, si stavano
parlando con lo
sguardo
Perdonami per
tutto quello che ti ho fatto passare.
Non importa,
adesso siamo insieme, e resteremo insieme
fino alla fine.
Arren
posò il capo sul
suo poi l’abbracciò stretta, era questione di
istanti ormai.
“Addio
Versiv!” l’indice si tese a scoccare
l’incantesimo.
I due chiusero
gli occhi avvicinandosi ancora di più.
*
*
*
*
*
*
*
“addio
Morgana” la
voce potente di Re tritone squarciò l’aria, il
tridente puntato sulla strega
emanò un bagliore di luce calda che accecò tutti.
Il mondo attorno
a loro
divenne giallo e caldo.
“siamo morti?” Ariel chiese in
un sussurrò stringendo ancora Arren.
“va
tutto bene amore,
siamo insieme. Non ti lascerò mai più”
Le lacrime
iniziarono a
solcarle il viso, i dolori alla pancia si fecero più
insistenti.
Poi tutto
divenne buio.
|
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Capitolo 11 *** Black Hole ***
Capitolo
11: Black Hole
Tutto attorno a
me è nulla.
Sono seduta e
nonostante provi a muovere le mani non
riesco a percepire niente. Il tempo passa, forse lento, forse veloce
mentre io
aspetto che accada qualcosa. Smetto di dimenarmi, non riesco nemmeno ad
alzarmi, è inutile sprecare così le energie;
abbandono le braccia che ritornano
diligenti al loro posto, inerme aspetto che la mia fine sia vicina.
I miei occhi si
chiudono, è inutile tentare di vedere
qualcosa quando non vi è nulla da vedere.
*
*
*
*
La mia
lucidità è perduta definitivamente, inizio a
delirare. Il buio unico spettatore era testimone della mia apatia. Non
provavo
più alcun tipo di emozione, ma cosa ancora peggiore erano i
miei ricordi
perduti.
Non ricordavo
nulla, né come fossi arrivata a quel
punto né cosa ci fosse stato prima, era come se non avessi
più una coscienza.
Fluttuavo nel mare nero, non avevo emozioni, sentimenti.
Sono morta?
Si, sono morta e
questo è il cimitero delle anime
perdute, un’esistenza condannata al buio eterno, sola per
sempre.
Ma la mia mente continuava a rimandarmi insistente un pensiero che
puntualmente
tentavo di scacciare.
Chi ero io?
Voci confuse
sembravano sfiorare quel mondo d’oscurità
in cui a quanto pare abitavo ormai da tempo. Alle volte sentivo un nome
essere
pronunciato più spesso nel fiume di parole che mi
attorniavano, quasi veniva
urlato mentre altre volte sembrava un sussurro, una richiesta
d’aiuto, le voci
così come le parole mi arrivavano ovattate come attraverso
un muro, un eco di
un mondo lontano.
Ariel
Chi era Ariel?
Una nuova
consapevolezza si fece largo dentro di me,
Ariel era il mio nome, Ariel ero io.
Come ero
arrivata in quel posto? Ricordavo di essere
partita, un viaggio… ma nulla di più. Forse ero
morta, probabilmente era così,
altrimenti perché non ricordavo più nulla? Dovevo
aver avuto qualche incidente,
ma dove?
Tentai di
ricordare con tutta me stessa, strinsi gli
occhi più forte come se quel gesto potesse aiutarmi.
C’era
una luce, era calda e avvolgente, c’era qualcuno
con me, qualcuno a cui volevo bene. Era una persona importante per me,
forse
era una delle mie sorelle, no. No.
Era
un’altra persona, sentivo che era qualcuno di più
importante, Papà? Chiamai nel mio animo ma non era quella la
risposta giusta,
mi sentivo frustata, era come essere vicini a qualcosa e lasciarsela
sfuggire
tra le dita.
Cercai di
concentrarmi di più, non stavo dando il mio
meglio. Provai a ricostruire gli ultimi istanti di quella che doveva
essere
stata la mia vita.
Dolore, provai
improvvisamente un forte dolore, poi
scomparve così come era venuto lasciandomi inerme a
riflettere.
C’era
qualcosa di importante in quegli ultimi istanti
che mi sfuggivano, qualcosa che mi avrebbe aiutato a capire meglio in
quale
situazione mi trovassi. Anche prima avevo quei dolori, ricordai che
poco prima
di essere avvolta dalla luce ero piegata in due da forti contrazioni
alla
pancia.
“Resisti,
Ariel” la voce che ricordavo era gentile ma
anche molto preoccupata, era una voce così
familiare… ma dove l’avevo mai
sentita?
Un nome
iniziò a farsi largo nella mia mente
annebbiata, dapprima in un sussurro poi sempre più forte,
sempre più chiaro. Mi
ritrovai a gridarlo a mia volta.
Arren.
E come da un
sogno aprii gli occhi ritrovandomi al
punto di partenza.
Era lui che non
riuscivo a ricordare, mi sentii in
colpa solo per il fatto di averlo dimenticato. Come avevo potuto
scordarmi di
una persona così importante per me? Come?! Ero arrabbiata
con me stessa, era mio
marito, l’amore della mia vita, ed io ero un essere
spregevole.
Improvvisamente
un nuovo pensiero si fece largo nella
mia mente, volevo vederlo, eravamo insieme mentre quella luce calda ci
avvolgeva, se io ero morta lo doveva essere anche lui, doveva essere
lì da
qualche parte.
Arren! Lo
chiamai a voce sempre più alta.
Un altro dolore
alla pancia mi sorprese, l’ignorai.
Dove sei?
Perché non sei qui con me?
Tu sei troppo
buono, tu non meriti di stare in un
posto del genere, sarai asceso al tempio della pace, al ristoro
dell’animo dove
vanno tutte le creature che in vita sono state buone.
Perché
il destino ci separa ancora?! Mi danno con me
stessa ma so comunque di non poter far nulla, sono egoista e ti vorrei
qui con
me, ma la verità è che sono felice che tu sia in
un posto migliore.
Calde lacrime mi
bagnano le guance. Sono sola. Sono
morta. Sono condannata all’eternità.
Addio
mondo… addio Arren… Addio Aris.
L’ultimo
nome mi viene quasi spontaneo, prima ancora
di poter capire a chi appartenga realizzo che Aris è mio
figlio, è il nome del
bambino che porto in grembo.
Improvvisamente
i dolori alla pancia iniziano ad avere
senso, è lui che tenta di svegliarmi, mi sta implorando di
rimanere in vita, io
glielo devo, se io muoio e mi lascio andare allo sconforto anche lui
perirà con
me e questo non è giusto. Solo perché sono una
madre vigliacca ciò non vuol
dire che devo privare mio figlio della sua vita.
Mi asciugo le
lacrime, troverò la forza per uscire di
qui, la troverò per te bimbo mio.
I dolori
diventano più forti, forse mi sto svegliando
da quest’incubo, forse sono vicina ad una via di fuga. Aris,
Arren. Penso a
loro due e mi convinco che deve essere così.
Stringo i denti
trovando la forza di alzarmi, ogni mia
parte del corpo mi sembra pesare una tonnellata ma nonostante questo mi
muovo
nuotando dritta davanti a me.
Sono stanca e i
dolori diventano sempre più frequenti,
devo farcela. Non posso arrendermi, non adesso.
Ad un tratto
proprio nel momento più disperato in cui
penso di poter davvero mollare tutto, di non essere abbastanza forte,
intravedo
un punto luminoso che brilla in lontananza.
Mi aggrappo alla speranza, è tutto quello che ho.
Non so come sia possibile ma penso che se raggiungerò quella
luce ce l’avrò
fatta. È una lotta con me stessa, il mio corpo si rifiuta di
obbedirmi, si
ferma proprio mentre sono più vicina.
Tendo una mano
con fatica. Grido.
Grido i loro
nomi, “Arren! Aris!”
Le palpebre si
fanno sempre più pesanti, gridò più
forte, non voglio!
Piango, urlo.
“non voglio morire!”
Gli occhi mi si
chiudono contro la mia volontà,
attraverso le palpebre percepisco il freddo del vuoto che ritorna a
circondarmi.
Il mio corpo sta
cadendo all’indietro, trascinato da
chissà quale forza misteriosa.
La mia mano
rimane sospesa a mezz’aria. Poi sento un
bacio sulla fronte.
“Non
mollare mamma, ce l’hai quasi fatta”
Apro gli occhi
giusto in tempo per vedere il volto di
un giovane tritone scomparire nella luce.
Mi do un ultima
spinta con la coda strappando il mio
corpo all’oscurità del nulla, poi finalmente,
entro nella luce.
****
La ragazza
aprì gli occhi con estrema
fatica. Provò a muovere le labbra ma sembrava che la sua
bocca non pronunciasse
una parola da anni.
Arren, suo
marito le
teneva la mano ma aveva il volto rivolto verso qualcun altro. Stavano
parlando,
il biondo sembrava molto agitato, ma lei non riusciva ancora a
distinguere le
loro parole, le doleva la testa, ogni parte del suo corpo le faceva
male, come
se non l’avesse usato da tempo, quando spostò lo
sguardo quasi rimase paralizzata
dalla paura quando si rese conto di non riuscire a vedere la coda, un
pancione
enorme le bloccava la vista. Eppure era sicura di essere giusto di
qualche
mese, com’era possibile?
Mosse debolmente
la mano
intrecciata con quella di lui. Si rese conto di essere nel letto
dell’ospedale.
Il suo braccio era pieno di tubi di cui non ricordava nemmeno
l’esistenza.
Il ragazzo si
voltò
sentendo la mano inerme da mesi di sua moglie muoversi. I loro occhi si
incontrarono, “Ariel! Ariel sei sveglia!”
Lasciò
perdere la persona
con cui stava parlando sino a poco prima.
“è
sveglia! Si è
svegliata!” continuava ad urlare a tutti, solo in quel
momento Ariel si accorse
che vi erano altri nella stanza assieme a loro.
Le
accarezzò la fronte
scostandole i capelli dal viso. I suoi occhi verdi si fecero lucidi.
“Temevo
che…” le
accarezzò la guancia con la mano tremante.
“Quanto
ho dormito?”
disse a fatica schiarendosi la voce che uscì rauca e debole.
Lui chiuse un
momento gli
occhi asciugandosi una lacrima in maniera discreta.
“Sono
sette mesi ormai”
le rispose con voce rotta al solo pensiero di aver passato tutti quei
giorni al
suo capezzale sperando in un miracolo.
Un fortissimo
dolore alla
pancia le fece stringere i pugni e chiudere gli occhi in un gesto
improvviso.
“Cos…aaaAAAAHHHHHH!”
le
sfuggì un urlo con una potenza che credeva di aver perso.
Arren si mise
accanto a
lei mentre l’aiutava a mettersi in una posizione
più comoda sorreggendole la
schiena.
“Ci
siamo” le disse lui
agitato.
“Ariel si forte. Il bambino sta arrivando”
|
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Capitolo 12 *** L'arrivo ***
Capitolo
12: L’arrivo
“Ariel
si forte. Il bambino sta arrivando”
Non
aveva avuto il tempo
di pensare, né il tempo per chiedere spiegazioni, doveva
solo eseguire quel che
le dicevano; si era appena svegliata da un sogno che le pareva un
incubo e
scopriva di dover dare alla luce suo figlio.
“deve
respirare” le
diceva il medico.
Accanto
al suo letto
c’era un carrello pieno di attrezzi medici dalle forme
spaventose, bisturi,
forbici, siringhe erano solo alcuni degli strumenti che conosceva, ma
vi erano
altri attrezzi a lei sconosciuti che le facevano piuttosto paura.
Sentì
un dolore atroce
alla pancia, come se fosse squartata dall’interno.
Gridò forte, ma questo non
attenuò il dolore.
“dobbiamo
operarla, non
riesce ad uscire! Presto o soffocherà!” il medico
stava dando direttive ad un
altro.
“Arren!
No! Non voglio
che muoia vi prego salvate il mio bambino!”
Si
sentì iniettare
qualcosa nel braccio, ebbe il tempo di farfugliare qualche altra parola
confusa
poi vide il medico avvicinarsi con il bisturi in mano.
“l’anestesia
dovrebbe
fare effetto fra qualche minuto” diceva un altro tritone
lì vicino.
“non
abbiamo qualche
minuto! Se non agiamo in fretta moriranno entrambi” con
fermezza e una
risolutezza iniziò ad operarla.
L’acqua
si tinse di rosso
sangue.
Ariel
chiuse gli occhi
mentre un ultima parola le moriva fra le labbra.
“Salvatelo”.
*
*
*
*
“sei
stata bravissima” un
bacio sulla fronte la svegliò ancora intontita.
La
prima cosa che vide fu
Arren seduto sul suo letto con un fagotto fra le braccia.
Capì subito si
trattasse di suo figlio, seppur ancora debole si mise seduta e protese
le
braccia per prenderlo.
“ti
hanno fatto
un’anestesia d’urgenza ma è andato tutto
bene.” Le sorrise lui raggiante.
“non
abbiamo ancora
scelto il suo nome..” le disse porgendoglielo delicatamente
fra le braccia
avvicinandosi a sua volta.
Quando
quel piccolo
fagottino le fu finalmente vicino dimenticò tutti i dolori,
tutte le sofferenze
sofferte fino a quel momento.
Abbassò
leggermente la
copertina per guardare il suo viso.
“Aris
sarebbe un nome
perfetto” disse lei ripensando a tutti i suoi sogni che la
riconducevano a quel
momento. Nel momento in cui quelle parole le uscirono di bocca si rese
conto
che Aris non era poi così perfetto. Rise, rise di cuore
mentre suo marito le
diceva quello che lei notava solo in quel momento.
“Si
sarebbe perfetto per
un maschietto, ma è una bellissima femminuccia” le
accarezzò amorevolmente la
testolina.
Il
suo volto
rotondeggiante era roseo e paffuto. Aprì gli occhi poco
prima di fare un sonoro
sbadiglio “Melody” esordì lei
“Melody perché è la melodia che risuona
nel mio
cuore”
Le
venne quasi da
piangere dalla gioia.
“è
la cosa più bella che
potessi mai darmi. Grazie” Arren la baciò a sua
volta.
Tutto
era finalmente
perfetto.
*
*
*
*
*
La
notte era calata su
tutta Atlantica, la piccola Melody dalla pelle rosea e gli occhi
azzurrissimi
come la madre riposava nella culla allestita di rosa accanto al loro
letto.
Madre
e figlia erano
dovute rimanere qualche giorno in ospedale sotto osservazione ma poi
erano
state dimesse senza problemi, Ariel si era fatta raccontare in quei
giorni
tutto quello che era successo dal momento dell’incidente.
Ricordava gli ultimi
attimi in cui era stretta ad Arren in attesa che la strega gli desse il
colpo
di grazia ma era arrivato prontamente re tritone, le aveva spiegato
Arren, che
con un colpo di tridente aveva spedito Morgana a raggiungere la sorella
all’altro mondo. Sebastian era tornato indietro ad Atlantica
e aveva avvisato
il re dell’accaduto, aveva inoltre comunicato al sovrano le
sue condizioni e
lui aveva provveduto mandando subito le truppe nei mari del nord per
risolvere
la situazione. Ariel in preda a quelle forti emozioni si era sentita
male,
stava davvero rischiando di abortire ma il re con i suoi poteri aveva
fermato
il progredire del suo malessere facendola piombare in un sonno
profondo.
Arrivata ad Atlantica era stata collegata alle macchine in ospedale ma
non si
era più svegliata. Re tritone si era sentito profondamente
colpevole, e più
passavano i giorni più lui cadeva nello sconforto; Arren non
glielo disse ma
anche lui si era sentito morire dentro; ogni giorno l’andava
a trovare in
ospedale, la chiamava le parlava, e così avevano fatto tutte
le sue sorelle,
persino Casside e Cornelius. Casside era stata scongelata poco dopo dal
re,
stava bene per fortuna ma grazie al suo gesto aveva fatto perdere
qualche
istante alla strega che poi le fu fatale.
Era
grazie ad Arren se
lei si era risvegliata, l’aveva sempre sentito chiamarla,
parlarle, gli fu
immensamente grata per non aver gettato la spugna ed esserle stato
accanto.
Ariel
si rigirava nel
letto, quella notte non riusciva proprio a prendere sonno. Molte
domande le
frullavano nella mente, aveva sognato più volte un giovane
tritone che la
chiamava mamma, si chiamava Aris ed era sicura di questo, ma allora
com’era
possibile che aveva avuto una femmina? Lei era comunque felicissima,
poco le
importava che fosse maschio o femmina, la piccola Melody era diventata
la luce
dei suoi occhi, Arren l’adorava e a palazzo tutti erano
entusiasti per l’arrivo
di una nuova principessina. Tritone poi era al settimo cielo, era la
prima
nipotina che aveva e nonostante fosse stato con lei un padre
più che severo
aveva già iniziato a viziare la nipote regalandole uno
splendido ciondolo a
forma di conchiglia con all’interno l’immagine di
tutta atlantica. La piccola
l’adorava e non se ne separava mai, guai a toglierglielo e
incominciava a
piangere come una forsennata.
Si
alzò dal letto piano,
non voleva svegliare Arren, quel povero ragazzo ne aveva già
passate di tutti i
colori in quegli ultimi tempi, non avrebbe disturbato il suo sonno.
Si
affacciò a guardare la
sua splendida bambina, quanta paura aveva avuto pensando
all’arrivo di quella
piccola creaturina, adesso avrebbe dato la vita pur di difenderla. Le
rimboccò
amorevolmente le copertine della culla, poi si avvicinò al
balcone guardando
all’esterno.
Una
figura evanescente
iniziò a comparirle proprio lì davanti.
Aprì
silenziosamente la
porta e sgattaiolò fuori.
“Aris!”
lo chiamò
sottovoce, ma sapeva che era lui.
“Ciao
mamma” la salutò il
ragazzo. La sua sagoma prese corposità, adesso ne
distingueva i tratti aveva i
capelli rosso scuri quasi castani, gli occhi nocciola e uno sguardo che
ricordava molto il suo.
“non
capisco” disse lei
avvicinandosi per toccarlo, ma la nube si dissolse nell’acqua
per poi
ricomporsi subito dopo.
“Melody,
è nata Melody”
disse quasi più a se stessa che a lui.
“lo
so… ed è una sirena
eccezionale”
“Ma
allora tu…?”
“io
mi sono solo
assicurato che nessuno interferisse con gli avvenimenti del
passato”
“Vuoi
dire che vieni dal
futuro?”
“si,
qualcosa del
genere…” sorrise lui, in quel sorriso rivide molto
di Arren.
“non
posso rivelarti
molto mamma, rischierei di interferire con gli ordini che mi sono stati
dati”
“Ho
sempre pensato che
avrei avuto un solo figlio, ma a quanto pare mi sbagliavo…
quando arriverai?”
“non
posso dirti nemmeno
questo o rischierei di compromettere la mia stessa vita,”
“ma
allora perché sei
qui?!” Ariel era sempre più confusa.
“Tu
e papà sareste potuti
morire, Zia Casside non avrebbe compiuto quel gesto per difenderti e Melody non sarebbe mai
nata ed io nemmeno.
Sono intervenuto personalmente influenzando il corso degli eventi a fin
di
bene”
Casside,
Aris parlava di
lei. Se lei non fosse venuta la strega li avrebbe sicuramente uccisi,
se non si
fosse frapposta nello scontro finale tra di loro avrebbe davvero
rischiato di
morire.
“le
devo la vita” disse
solamente lei.
Il
tritone annuì mentre
lentamente scompariva.
“come
hai fatto ad
influenzarla?” chiese ancora lei
“le
sono apparso in sogno,
esattamente come sto facendo adesso con te” lasciò
la frase sospesa mentre
lentamente la sua figura scompariva davanti ai suoi occhi.
“ti
rivedrò?” gli urlò
lei
Ma
la sua figura era già
scomparsa, troppo tardi per poter udire una risposta…
****
Ariel
si svegliò, era
stato tutto un sogno, non si era mai mossa dal suo letto, si
girò su un fianco
notando suo marito sveglio intento ad osservarla.
“cosa
fai?” gli chiese
sorridendogli
“penso.”
Si avvicinò a
lei facendo poggiare il suo capo sul suo petto. Aveva rischiato davvero
di
perderla, adesso voleva godere di questa felicità prima che
qualsiasi altra
cosa la distruggesse nuovamente.
La
rossa non fece
domande, piaceva anche a lei accoccolarsi in quella posizione.
“credo
di aver vissuto
abbastanza avventure” ridacchiò lei intrecciando
le loro mani, ma lui era
ancora pensieroso.
“stare
qui a palazzo alla
fine non è poi così male…”
continuò lei giocando con la sua mano.
“poi
adesso siamo anche
diventati genitori”, Arren non le rispose, era come assente,
perso nei suoi
pensieri.
Alzò
il capo per
osservarlo, il suo sguardo era perso nella contemplazione del soffitto.
“oh
scusa, hai detto
qualcosa?” si ridestò lui.
“a
cosa pensi? Non è da
te essere così pensieroso…”
“scusa,
hai ragione” le
diede un bacio in fronte, poi sospirò.
“è
tutta colpa mia…”
disse poi a bassa voce. “ho davvero creduto di poterti
perdere per sempre, ti
guardavo dormire in quel letto d’ospedale e mi sentivo
impotente. Tu eri lì che
lottavi fra la vita e la morte ed io…”
Una
carezza interruppe il
difficile discorso che tentava di portare avanti, Ariel gli aveva
asciugato una
lacrima che silenziosa aveva preso a scorrergli lungo zigomo, sfuggita
al suo
controllo e di cui nemmeno lui probabilmente si era accorto.
“scusa”
le disse tentando
di tenere sotto controllo le sue emozioni, era un uomo non voleva farle
vedere
le sue debolezze, era lui che doveva darle forza e protezione.
La
sirena lo strinse fra
le sue braccia in un caldo contatto rassicurante, il quel momento era
lei a
rassicurare lui e non il contrario.
Si
amavano ed era giusto
che ognuno potesse contare liberamente sull’altro,
“Arren…
non devi tenerti
tutto dentro, hai passato da solo molti brutti momenti, adesso sono con
te” gli
accarezzò i capelli con fare materno, lo sentì
dapprima irrigidirsi e poi
sciogliersi del tutto abbandonando quel contatto per stringersi a lei
più
intensamente lasciandosi scappare qualche gemito soffocato.
“non
so…se…ti…permetterò…di…avere…altri
figli” le sussurrò con estrema fatica, era
combattuto, non voleva dirglielo ma in quel momento si sentiva davvero
al
sicuro.
La
rossa sgranò gli occhi
alle sue spalle, allora non era solo per quello che era successo con
Morgana
che lui si colpevolizzava in quel modo, si sentiva anche in colpa per
averla
messa in quella condizione di ehm…gravidanza.
Era
chiaro che lui si
fosse tanto spaventato nel caso lei avesse rischiato di morire a causa
delle
complicazioni durante il parto però da qui a dire che non
avrebbe dovuto avere
altri figli…
“andava
tutto bene, è
stato per colpa della strega che ci sono state quelle…complicazioni”
continuò in tono calmo.
“tanto
non succederà più…
inutile porsi il problema” controbattè risoluto
sciogliendo l’abbraccio.
“ma…ma”
lei era
sconcertata, “non ti piacerebbe avere un altro figlio? Magari
un bel
maschietto.”
Si
abbassò su di lei e le
strofinò il naso con il proprio con fare giocoso
“no! Mi bastate tu e Melody”
Lei
si scansò, era
seccata… non era giusto arrabbiarsi con lui anzi
ciò le dimostrava il suo
grande amore che nutriva nei suoi confronti ma se lei non avesse
insistito
allora Aris non sarebbe mai potuto venire alla luce!
“ho
fatto qualcosa che ti
ha infastidito?” le chiese mentre lei si voltava
dall’altra parte del letto
dandogli le spalle.
Lei
non rispose.
“ehi”
si avvicinò e la
cinse da dietro.
“ti
farò cambiare idea…”
sussurrò lei “…prima o poi”
Il
ragazzo rise, sapeva
che se Ariel si metteva d’impegno poteva fargli fare tutto
quello che voleva,
ma anche lui aveva una forte volontà quando voleva e questa
volta non l’avrebbe
lasciata vincere, era irremovibile.
“non credo proprio… però
sarà divertente vederti provare”
Anche
sul volto di Ariel
comparve un sorrisetto, sarebbe stato davvero
divertente vedere chi alla fine avrebbe vinto, dopotutto
avevano entrambi
la testa piuttosto dura ma in quanto a cocciutaggine a lei non la
batteva
proprio nessuno.
Salve a tutti Ragazzi! Questo era l'happy ending della seconda serie di
Another Ending, se volete avevo intenzione di pubblicare un capitolo
extra, magari parlandovi di Core e Casside e di come
è finita la storia tra loro due, nell'attesa delle vostre
recensioni lascio la storia da continuare ^.^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato anche
questa seconda stagione :D
A presto!
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Capitolo 13 *** Epilogo ***
“Melody!
Azura! Ma dove vi siete cacciate?” la voce di Casside
squillava per tutta la
casa.
“Core,
amore… ti dispiacerebbe darmi una mano?!” il
ragazzo seduto sul divano a leggere un libro le sorrise sornione, lo
chiuse di
scatto poggiandolo poi sul tavolino lì accanto inchiodando i
suoi occhi
ametista in quelli di lei.
“dipende…
io cosa ci guadagno…?”
le disse con sguardo
malizioso.
“l’ultima
volta che hai detto così… sono rimasta incinta
quindi…beh… per
il momento un bel niente! E poi, una delle due pesti è anche
figlia tua
quindi…”
“ho
capito, ho capito” disse alzandosi e sbuffando.
Si avvicinò alla ragazza che dopo tanto tempo finalmente era
diventata sua
moglie “almeno un bacio me lo merito
però…” le rubò un bacio a
fior di labbra e
si diresse con calma verso la cucina, poi a voce alta iniziò
a parlare in
maniera plateale.
“oh…
che peccato che Azura e Melody non siano qui,
dovremo mangiarci tutti questi biscotti al cioccolato” prese
un recipiente e vi
rovesciò dentro una caterva di biscotti con gocce di
cioccolato. “tutti da
soli” concluse.
Si
sentì un gran rumore, poi tra le risa e le
vocine stridule tipiche dei bambini piccoli, spuntarono di corsa le due
bambine, Melody aveva già compiuto il suo terzo compleanno,
mentre Azura
avrebbe completato tra poco il suo secondo anno di vita. Quando Casside
aveva
scoperto di essere incinta, qualche mese dopo il matrimonio le era
venuto un
colpo, era svenuta non appena il test era risultato positivo, e quando
Core era
tornato a casa l’aveva trovata seduta sul letto circondata da
una decina di
test di gravidanza fai da te che blaterava qualcosa sul
“Tutta colpa di Ariel”
o “maledetti matrimoni” e così poco
tempo dopo era arrivata Azura, una bambina
dai capelli blu oltremare e gli occhi ametista, che avrebbe trovato
nella sua
cuginetta, Melody una valida alleata nel fare impazzire le loro mamme.
“Biscotti!
Biscotti!” gridarono in coro le due
bambine saltellando con le code colorate attorno al tavolo.
Casside
le raggiunse e si buttò sulla sedia lì
vicino. “sei identico a tuo fratello… in queste
cose non vi batte nessuno!”
“credo
sia un talento naturale” le sorrise porgendo
alle bambine un biscotto a testa.
Casside
fissò la sua nipotina mentre mordeva un
biscotto con entrambe le manine paffute.
“perché
mi guardi zia?”
Incredibile
come quella bambina fosse identica ad
Ariel, stessi occhi, azzurri come il cielo, stesso modo di parlare e
muoversi,
i capelli però così come il sorriso erano di
Arren, Biondo oro che le cadevano
a boccoli tutt’attorno.
“hai
il musetto tutto sporco di cioccolato,” le si
avvicinò con un tovagliolo e glielo ripulì
amorevolmente. Ogni volta che la
guardava ripensava a tutto quello che sua madre aveva passato prima di
averla,
a quel viaggio impossibile, a come aveva salvato suo padre, il coma e
il parto.
Nulla in quella gravidanza era stato sereno, la sua in compenso era
stata
tranquilla, i mesi erano passati in modo normale e poi era giunto il
momento del
parto in ospedale.
Mentre
Core prendeva del succo di frutta dal frigo,
il campanello di casa suonò.
“eccoli!
Sono loro!” scattò in piedi lei non
sentendo nemmeno la risposta di Core.
Si
precipitò alla porta e l’aprì
irruentemente.
“Allora?Allora?!”
furono le prime parole che disse
ad Ariel e Arren il quale aveva ancora il dito premuto sul campanello.
I
due si guardarono negli occhi con una complicità
tale da farle chiedere se anche lei un giorno avrebbe comunicato con
Core a
quel modo.
“possiamo
entrare o ci fai rimanere sulla porta…
cognata?” le disse Arren facendole l’occhiolino.
Era
preoccupata, non tanto per Ariel, quanto per
Arren e per come avrebbe preso la faccenda, in fondo Ariel, con cui
aveva
stretto una solida amicizia le aveva confidato segretamente che Arren
non
avrebbe più voluto avere altri figli…
Ma
erano passati tre anni da allora, adesso
entrambi erano più grandi e più maturi, per
quanto Ariel fosse matura a 21
anni…
Non
appena entrarono nella cucina, Melody abbandonò
il 4 biscotto e corse incontro ai suoi genitori. Ariel la prese al volo
e la
mise in braccio.
“Mammina!
Mammina!” gli ci era voluto un po’ ad
abituarsi ad essere chiamata in quel modo, le prime parole che Melody
disse,
Mamma e a seguire Papà erano state accolte con lacrime di
gioia.
“ti
sei divertita Melody, o hai
fatto la monella?” le disse scoccandole
un bacio sulla guancia paffuta e rosea.
“hai
fatto disperare la zia almeno un pochino?” le
sorrise complice Arren. I suoi 25 anni gli stavano a pennello, era
diventato
ancora più bello se possibile, portava i capelli sempre allo
stesso modo,
biondi ribelli, ma i suoi lineamenti erano più maturi senza
tradire le sue
espressioni ironiche e gioviali.
“giusto
un po’”gli rispose Core facendo un cenno di
saluto.
“dove
siete andati? Perché non mi avete portata?”
chiese con il faccino angelico la bimba.
“la
mamma doveva andare dal dottore” le rispose il
papà.
“perché
mamma? Hai la bua?” le sue manine si
posarono sul viso della ragazza, che sorrideva radiosamente.
“no
tesoro… non ho la bua… il dottore mi ha detto
che tra poco…arriverà un nuovo compagnetto per
giocare con te.”
La
bambina non capì bene sulle prime, ma poi scese
dalle braccia e andò verso Azura a parlare.
“sentito
Azura!? Avremo un nuovo compagnetto di
giochi!” risero insieme e presero ad inseguirsi allegramente
per la casa. I
quattro adulti li lasciarono fare, Core e Casside guardavano Ariel e
Arren con
un misto di preoccupazione e gioia.
“ma
quindi…?” lasciò la frase sospesa la
sirena dai
capelli arancio.
Arren
prese Ariel per la vita e l’attirò al suo
fianco. “si… a quanto pare alla fine ha vinto
lei” sospirò rassegnato. Nella
sua voce però, così come nella sua espressione
non vi era tristezza, o
rassegnazione, ma un felicità molto ostentata.
Ariel
posò la sua mano su quella di lui che la
stringeva, guardando ancora i presenti.
“io
l’avevo detto che ero cocciuta…lo sapevi quando
mi hai sposata.” Gli fece un occhiolino malizioso.
Arren
rise.
“wow…
incinta… di nuovo… wow…”
rimase sconvolta
Casside.
“sono
felice per voi. Questa volta sarà una
gravidanza più serena, potrete godervi a pieno tutti i bei
momenti, insieme.” Concluse
poi.
Core
si avvicinò a Casside e le mise un braccio
sopra la spalla.
“hai
sentito amore? Tra poco saremo 2 a 1 …
bisognerà darsi da fare per pareggiare” disse
imitando l’occhiolino di Ariel.
Arren
e Ariel risero insieme mentre Casside
ribatteva con il suo tono acido che non l’aveva ancora
abbandonata. “no grazie,
una peste per casa mi basta e avanza… se hai tutta questa
energia perché non
monti quella famosa libreria che hai comprato mesi fa?!”
Risero
tutti in coro.
“Ariel
sarà meglio che tu ed io parliamo in
privato… devi assolutamente rivelarmi come
hai convinto Arren, potrei avere bisogno anche io dei tuoi
consigli”
continuò a ridere Core.
Arren
avvampò d’imbarazzo stringendo di più
la mano
di Ariel.
“ah
no… quelle sono cose nostre… dovrai trovare da
solo la strada…” rispose lei, sorridendo guardando
il marito.
C’erano
cose troppo intime tra lei ed Arren da non
poter mai essere rivelate agli altri, loro due condividevano le stesse
paure, i
segreti ed i desideri che nessun’altro poteva sapere, ormai
era come fossero
una cosa sola, Arren sapeva in anticipo quello che pensava Ariel ancor
prima
che lei glielo dicesse, le aveva sempre detto che riusciva a leggerla
come un
libro aperto, lei invece aveva sempre la parola giusta al momento
giusto e
anche se Arren non era proprio il tipo solitario e taciturno, quando
accadeva
sapeva sempre come risollevarlo, spesso bastava semplicemente un
sorriso e una
carezza altre volte solo un po’ più di tempo.
E
di tempo per convincerlo ad avere Aris ce ne era
voluto un po’, di certo non avrebbe mai fatto nulla contro la
sua volontà,
doveva essere voluto da entrambi, doveva nascere nuovamente dal loro amore, non da un capriccio. Ne avevano
parlato, ne avevano discusso a lungo, ma lui aveva paura, paura di
poterla
perdere per sempre.
Era
una di quelle cose che non passava con la
semplice frase, “sta tranquillo io ci sarò per
sempre.” No, era una paura
fondata che lui aveva provato sulla sua pelle durante il suo coma.
Qualche
tempo dopo essersi risvegliata ed aver avuto Melody ogni tanto lui si
svegliava
nel cuore della notte e la cercava nel posto accanto al suo, aveva
trascorso
così tante notti da solo mentre lei era in ospedale che
aveva bisogno di
sentirla vicino per rasserenarsi, bisogno di sapere che quel posto al
suo
fianco era occupato da Ariel. Le prendeva la mano e poi si
riaddormentava,
quasi come un bambino, ma lei sapeva che dietro quel gesto
c’era molto, molto
di più che un semplice gioco.
Dopo
tutto quello che avevano passato insieme Ariel
aveva deciso che la strategia migliore era quella di abbandonare
momentaneamente
il discorso riprendendolo poi più avanti, quando Arren si
sarebbe rasserenato
di più; avevano parlato molto, ed erano riusciti a trovare
un punto d’incontro,
lui le sarebbe stato accanto sempre, non
l’avrebbe lasciata sola un istante, aveva il terrore che
potesse succedere
qualcos’altro.
Così,
quando una bella mattina Ariel si era
svegliata con un po’ di nausea erano andati insieme in
ospedale, non avevano
voluto provare i test fai da te, volevano avere l’emozione
della notizia data
da un medico. Quella mattina avevano lasciato Melody a casa di Casside,
avrebbero potuto lasciarla a palazzo con le tate ma fare giocare la
bambina in
un ambiente che non fosse troppo regale, con
la cuginetta gli era sembrata la cosa migliore.
Erano
andati insieme in ospedale, atteso mano nella
mano insieme il responso, baciati non appena ricevettero
l’esito positivo.
Si
erano abbracciati davanti a tutti. Tanto che
alcuni gli chiesero se fosse il primo che aspettavano, ma nessuno
poteva capire
il vero perché della loro gioia.
Da
lì in avanti ci sarebbe stato solo un radioso
futuro per loro due, insieme. Per sempre.
Come
sembravano diverse adesso per Ariel le cose,
aveva una splendida persona accanto, Arren, che si prendeva cura di lei
così
come lei faceva con lui, che l’amava e rispettava e con cui
aveva deciso di
costruire un futuro insieme. Sembravano secoli fa in cui lei andava a
stringere
un patto con la strega del mare per andare sulla terra, adesso la sua
vita era
laggiù, con suo marito e sua figlia Melody, e in arrivo il
piccolo Aris…
Ricordava ancora la prima volta in cui aveva conosciuto Arren; lei
aveva il
cuore a pezzi e credeva che non avrebbe mai potuto amare nessun altro
come
aveva amato Eric, era infelice della sua vita; odiava e amava allo
stesso tempo
il suo mare… dolce come casa propria ma che la teneva
lontana da una vita che
pensava voler condurre. Ma non si poteva andare contro la propria
natura,
semplicemente non voleva vedere l’evidenza. Voleva sentirsi
diversa, speciale,
e per fare ciò non le importava trasgredire le regole,
compiere gesti folli… le
importava solo seguire la sua cocciutaggine.
E
poi aveva incontrato Arren, quasi il contrario di
lei, riflessivo calmo e pacato, ma allo stesso tempo risoluto e
determinato.
Così diversi così simili.
l’amore era subentrato subito dopo, non poteva immaginare una
vita senza la sua
presenza, Arren era il sole che cercava, la luce irraggiungibile al di
sopra
delle onde del mare, caldo e accogliente, dolce e comprensivo. Passati
già tre
anni non aveva dimenticato nulla del loro primo incontro, del loro
amore che
ogni giorno andava rafforzandosi di più. Ogni notte quando
si addormentava
accanto a lui sapeva finalmente qual era il suo posto in quella vita,
per
sempre insieme, al suo fianco.
“ti
amo” gli disse ad un tratto, apparentemente
senza alcun motivo, ma entrambi sapevano che dietro quelle due parole
c’erano
così tante emozioni inespresse, parole non dette, che non
c’era altro modo per
esprimerle se non con le stesse due parole.
“ti
amo” le rispose lui.
Adesso
la sua vita era completa.
Angolo
Autrice
E
così, siamo giunti anche alla fine di questa seconda serie,
strano ma vero il tempo sembra volato dalla prima volta che creai il
personaggio di Arren e tutta la cricca di amici, adesso Arren e Ariel
hanno un
posto nel mio cuoricino, assieme a tutti gli altri personaggi.
Spero che la storia vi sia piaciuta, che l’abbiate trovata
una lettura
piacevole o anche stesso che vi abbia solo fatto compagnia :)
Un saluto affettuoso a tutti quelli che mi hanno seguita e recensita, a
voi
dedico un saluto speciale!
Beh
prima di diventare troppo sentimentale, vi saluto…. Alla
prossima!
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