Citazioni
del terzo capitolo...
Questa
volta a cura del Cantastorie...già già...
Lo
stampalato sogno che fa Dario non è altro che una citazione ad un
vecchio videogioco della Capcom, ovvero Final Fight... il nostro
correttore di bozze ce ne parlerà più ampiamente in questo
capitolo... visto che è lì che si svolge!
“Signorina
Tsunade, le ho portato questo resuscitamorti, ma si ricordi che non
dovrebbe stare ubriaca a mezzogiorno, che razza di esempio sarebbe
per i suoi compaesan... ih!”
Avete
mai visto il terzo capitolo della saga “Ritorno al Futuro”? Se la
risposta è “No”, filate subito a vederlo! Il resuscitamorti di
cui sopra è una citazione a questo. Il dottor Emmeth Brown si trova
ubriaco e per farlo riavere il barista gli fa bere un micidiale
intruglio noto come “resuscitamorti”... che più o meno funziona!
“Zio?”
disse Alvaro sorpreso “Quella scimmia è tuo zio?”
“Chi
sarebbe la scimmia?!” urlò lo chef tirando qualche coltello in
direzione di Alvaro.
“CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI?!” urlò
Tsunade.
Altra
delle innumerevoli citazioni al Re Leone che mi sono divertito a
inserire...
Dario(O_O):
“Davvero? Non ci credo! NO! No! NOOOOOOOOOOOOO! Come hai osato
farmi questo spoiler!”
Questa
storia risale ad un po' di tempo fa, io guardavo la serie tv di
Naruto e Kotaro, in mancanza dell'apparecchio televisivo, era
costretto a leggere la ristampa.
Gli
dissi che Hinata e Neji non erano fratelli, come lui pensava, ma
cugini... e non ci scherzate troppo su 'sta storia, lui ancora mi
rinfaccia lo spoiler.
“Ma
che sta facendo?” disse Shizune, guardandolo.
“Lascialo
stare, è partito...” le rispose lo zio
“È FORSE FINITA
QUANDO I TEDESCHI HANNO BOMBARDATO PEARL HARBOUR?” urlò Tsunade,
apparentemente senza motivo.
Citazione
ad uno dei più famosi film di John Belushi, “Animal House”, di
cui Kotaro è un grandissimo fan. La scena originale prevedeva
proprio una scenata del personaggio interpretato da Belushi, John
'Bluto' Blutarsky, che incitava i compagni a ribellarsi all'autorità
del preside.
Continuando,
se non le conoscete, posso dirvi i nomi delle canzoni che Alvaro,
Tsunade, Shizune e lo Chef Tony cantano:
“Stasera
io te vojo /di' na cosa....” continuò a cantare Alvaro. “te
c'hanno mai mannato, a quel paese...sapessi quanta gente che ce sta
“E
dato si' che sei cosi' preziosa”
e
seguenti, non è altro che “Te c'hanno mai mannato a quel paese”
( http://it.youtube.com/watch?v=VrOLHeO0M8g
) cantata dal bravissimo Alberto Sordi.
“È
una canzone senza titolo, tanto pe cantà...”
Questa
è l'introduzione ad una famosa canzone romana, intitolata “Tanto
pe' cantà” ( http://it.youtube.com/watch?v=qMHB8ZCv_JE
)cantata da Nino Manfredi.
“Grazie
per il passaggio” disse Dandy-J a un buffo alieno viola “Se non
fosse per te sarei rimasto sulla luna per chissà quanto tempo...”
“Di niente!” rispose Widget “Adesso vado, ciao!”
“Che
simpatico alieno...chissà se sono tutti così nello spazio...”
Spero
ricordiate anche voi il cartone di Widget, un alieno per amico! (
http://it.youtube.com/watch?v=m5JmJgf5jf8
)
Capitolo extra: Sometime in the
1990s…
Aloha!
E’ Kotaromatsudaira che vi parla. A
seconda della vostra posizione su Manga.it voi potete chiamarmi
‘Kotaro’ o ‘Signor Kotaro’…
Ma questo non ci interessa.
Per farla breve, vi diamo un attimo di
pausa con la storia principale e con la ricerca di quell’imbecille
di Sasuke e vi offriamo un capitolo speciale.
Speciale perché non aggiunge molto
alla storia principale e perché in via del tutto eccezionale non lo
scrive il nostro solito autore, ma prendo il potere io.
E come si dice solitamente in questi
casi, “Io sono l’autore, e posso fare tutto quello che voglio!”.
Indi per cui ho scelto di presentarvi
una personale parodia di uno dei miei tre videogiochi preferiti
(assieme a “Super Mario Bros.” della Nintendo e a “Street
Fighter 2” della Capcom, se volete saperlo), “Final Fight”
della Capcom, del 1989.
Un piccolo cenno di trama per
comprendere meglio la storia di questo capitolo.
“Final Fight” è un picchiaduro a
scorrimento ambientato alla fine degli anni Ottanta in una metropoli
americana fittizia, Metro City (ideale rappresentazione della New
York di quegli anni, infatti se vi vedete film del periodo, tipo
“Oliver & Company” della Disney, vedrete che tra le due città
non ci sono molte differenze).
Metro City è infestata dai classici
teppisti punkettoni che andavano tanto di moda in quegli anni (vedere
film come “I guerrieri della notte” o manga come “Orange Road”
o “Ken il guerriero”), tutti facenti parte di una temibile
organizzazione criminale chiamata Mad Gear.
Il nuovo sindaco della città, Mike
Haggar, si è buttato in politica reduce da una brillante carriera
come lottatore professionista di wrestling, e anche per offrire una
vita regolare alla figlia adolescente, Jessica, che si è ritrovato a
crescere da solo dopo la morte della moglie.
La famiglia del nostro massiccio e
baffuto sindaco (creato basandosi sulla fisionomia di Freddie
Mercury) comprende anche Cody, il fidanzato di Jessica, un ragazzo
belloccio e rissoso, e Guy, esperto discendente di un clan di ninja
(un po’ rintronato e non molto lungimirante, in realtà, ma
soprassediamo…), amico d’infanzia dei due ragazzi.
Il nostro sindaco preferito vara un
piano per sterminare la piaga della Mad Gear, ma i gaglioffi non
stanno a guardare e gli rapiscono la figlia per poterlo ricattare,
così padre, fidanzato e amico si ritrovano a dover girovagare per
tutta la città tirando cazzotti a destra e a manca a tutti i
teppisti che trovano prima di poter giungere allo scontro con Belger,
il capo della Mad Gear, e i suoi cinque sottoposti diretti.
Per questo capitolo ho immaginato che,
al posto dei nostri tre eroi anni Ottanta prediletti, a combattere i
teppisti ci fossero i personaggi della nostra ciurma preferita (dopo
ovviamente quella di “One Piece” e quella di Sandokan, che non
fanno testo!).
Ho dovuto farne fuori temporaneamente
qualcuno per ragioni di trama, ma spero non ne sentirete troppo la
mancanza, e poi io non sono l’autore ufficiale, quindi siate
clementi! (L’autore ufficiale sarà ben lieto di ricevere tutti i
vostri insulti, quindi rivolgetevi pure a lui!)
Ovviamente, dato che la trama di “Final
Fight” non prevede esagerati colpi di scena e si basa unicamente
sui cazzotti e sui combattimenti, ci penso io a rendervela un
pochetto più divertente, in primis grazie ai nostri personaggi, dei
comici d’eccezione, ma anche alle consuete e beneamate citazioni,
che spargerò qua e là rendendo assai poco seri i combattimenti (in
particolar modo me la spasserò a citare e parodiare “Saint Seiya”,
che adoro!).
Un’ultima avvertenza prima di
lasciarvi alla lettura, che sarà suddivisa in due parti di cui
questa che vi apprestate a leggere è la prima. Gran parte delle
battute dei personaggi sono in inglese, perché vogliono essere una
presa in giro del filmato introduttivo della versione americana del
gioco, che è veramente doppiato da cani…
Giudicate voi…
Bene. Detto questo, buona lettura! Bye!
-
Stage 1: Sindaci e teppisti -
Il sole brillava alto nel cielo, i
gabbiani volavano e il mare era piatto come una tavola.
Una certa nave che ormai ben conosciamo
avanzava a vele spiegate verso il suo solito obbiettivo.
Tutto normale, insomma.
… o forse no…
“Don Gggiàààcopo!! Don
Ggggiàààcopo!! Venna ‘cca!! ‘A picciridda s’ammalò!!”
urlò Alvaro, correndo inquieto da un capo all’altro della nave.
“Calmati!” esclamò Jacopo
“Innanzitutto spiegami perché stai parlando in siciliano!”
“Beh, perché questo capitolo è
stato scritto da Kotaromatsudaira, quindi è un po’ diverso dal
solito…” rispose il dottore.
“TRADIMENTO!! NON ESISTE!!” ruggì
il capitano “Non dimenticare mai il tuo orgoglio romano! Noi siamo
stati i conquistatori di mezzo mondo, abbiamo avuto i migliori poeti:
Virgilio, Catullo, Ovidio, Petronio, Apuleio…”
Ma Alvaro se n’era già andato,
annoiato dal panegirico del suo capitano.
“ESIGO CHE MI SI ASCOLTI QUANDO
PARLO!!” ruggì Jacopo per tutta risposta, facendo tornare
rapidamente il dottore sui suoi passi “Allora, cosa volevi dirmi?”
“Ecco… Setsuna si è ammalata!”
rispose.
“COOOSAAAA?!” urlò Jacopo, facendo
scapicollare tutta la ciurma nella stanza dove la ragazza giaceva a
letto.
“40!” disse Alvaro, togliendole il
termometro da sotto l’ascella “Picciridda, ti pigliasti popo 'na
bella influenza...”
“Adesso parla mezzo siciliano e mezzo
romano...” pensò Jacopo, con un gocciolone.
“Mi dispiace, capitano…” sussurrò
la ragazza, guardandolo con occhi compassionevoli.
“Non preoccuparti, Setsuna…” le
sussurrò il capitano, guardandola con uno sguardo serio (che non
aveva mai avuto in vita sua!).
“Cheffà, ‘à finemo cù ‘sta
melassa?” si intromise Cammy.
“CAMMY!!” urlò Setsuna con voce
strozzata.
“Cammy!!” fece Jacopo, serio
“Dovresti preoccuparti anche tu per un membro della tua stessa
ciurma! E poi smettila di parlare in siciliano!”
La musicista rivolse a entrambi
un’occhiataccia e poi se ne andò sbuffando.
“Oh, no!” sbottò Alvaro “Abbiamo
finito le Tachipirine!”
“Uhm…” rimuginò Jacopo “Dovremo
fare scalo da qualche parte per andare a fare rifornimento!”
Provvidenziale, Arthur entrò nella
stanza annunciando la comparsa all’orizzonte di una statua
familiare.
Una donna, con una corona e una
fiaccola: la Statua della Libertà.
“Uh!” fece Jacopo “Allora quella
è New York!”
“Aaaaah…” si intromise Olivia,
con gli occhi sbrilluccicosi “Ho sempre sognato di visitarla, una
volta nella vita! Bene, bene, io scendo, e chi s’è visto, s’è
visto!”
“Fermati!” le ordinò il capitano.
La ciurma si riunì sottocoperta per
decidere il da farsi mentre la nave attraccava. Si decise che Alvaro
e lo Chef Tony sarebbero rimasti a fare la guardia alla nave e
compagnia a Setsuna curandola e preparandole da mangiare, mentre il
resto della ciurma sarebbe sbarcata.
Scesi a terra, una terribile questione
si pose ai nostri eroi.
“Capitano! Capitano!” esclamò
Arthur, nervoso.
“Che c’è, Arthur?” fece Jacopo.
“Guardi qui!” fece il cavaliere,
indicando un cartello con su scritto “Welcome to Metro City”.
“Che è ‘sta Metro City?” sbottò
il capitano “Da che mondo è mondo la Statua della Libertà si
trova a New York!”
“Evvabbè, capitano…” rispose
Arthur “Si ricordi che questo capitolo è un filler, e per giunta
non è stato scritto dall’autore originale, ma dal correttore di
bozze! Non deve pretendere troppo!”
“Non sono d’accordo, Arthur!” si
intromise il mozzo Dario “Proprio perché è stato scritto da quel
grand’uomo di Kotaromatsudaira, questo capitolo non può contenere
errori così grossolani! Deve esserci per forza una spiegazione
razionale!”
“FINITELA TUTTI!!!” ruggì Jacopo
“Non m’importa un fico secco di che cos’è questa Metro City!
Adesso noi ce ne andiamo a cercare il sexy sh… le medicine per
Setsuna! Di corsaaaaa!!!”
Il resto della ciurma annuì
mestamente.
“TU!!!” urlò Jacopo prendendo per
il bavero della maglietta un ignaro tizio che passava di là “Dimmi
dove posso trovare una farmacia!!”
“I… io non so niente!” balbettò
quello, giustamente spaventato “Chiedete al sindaco! Si trova in
quell’edificio là!”.
“Grazie…” fece Jacopo,
lasciandolo andare.
La ciurma si diresse verso l’edificio
indicato dal povero passante e, chiesto al portiere dove fosse,
arrivò all’ufficio del sindaco e bussò alla porta.
“Avanti!” disse una voce possente.
Il capitano aprì la porta e i suoi
entrarono nella stanza.
Davanti a loro, seduto ad un’ampia
scrivania, un gigantesco omone baffuto in camicia e cravatta.
“Si?” disse, con la sua voce
possente “Ditemi, che cosa posso fare per voi?”
“Ma… ma voi siete…” fece
Zangief, sconvolto.
“E così saresti tu, il sindaco,
vecchio?” fece Cammy, sprezzante.
“CAMMY!!” la rimproverò Jacopo
“Non essere così cafona! E poi, davvero non hai riconosciuto
quest’uomo?”
“No…” fece lei, con lo sguardo
perso.
“Ma in che mondo vivi? Come hai fatto
a non riconoscerlo?” rispose il capitano “Lui è… lui è… …
… Freddy Mercury!!!”
“Eh? Sailor Mercury?”
fece Cammy, stranita.
“Ma che dici? Freddy Mercury è
morto!” si intromise Olivia.
“Non è possibile, capitano! Sailor
Mercury non è un vecchiaccio baffuto! Sailor Mercury è
un’aggraziata fanciulla! Guardi!” disse Cammy, estraendo da
chissà dove la sua collezione completa di manga di Sailor Moon.
“Ma sò tutti scemi qua dentro?” si
dissero Arthur e Dandy J guardandosi negli occhi rassegnati.
“CAMMY!!” urlò Dario “Aspetta un
po’! Da quando in qua tu hai il manga di Sailor Moon? Lo sai da
quant’è che sto aspettando di leggerlo, ma la Takeuchi ha bloccato
i diritti e non si può ristampare? E adesso salta fuori che tu ce
l’hai!”
“Scordatelo!” gli rispose la
musicista “Non te lo farò mai leggere! E’ mio! Il mio
tessssoro…”
“SILENZIO!!!” tuonò Zangief con la
sua voce possente, facendo zittire tutta la ciurma.
“Maestro, li perdoni, sono giovani…
non conoscono, non sanno quello che fanno…” disse, con voce
umile, all’uomo baffuto che guardava la scena, divertito.
“VOI, BRANCO DI IDIOTI!!!” tornò a
tuonare riferito ai suoi compagni “Un po’ di rispetto per chi
avete davanti! Molti di voi non erano nati o erano troppo piccoli,
all’epoca, per saperlo, ma quest’uomo è il leggendario Mike
‘Macho’ Haggar, il miglior lottatore di wrestling che gli anni
’80 abbiano mai avuto!”
“Ooooooooooh!” fece la ciurma, in
coro, stupita.
“Maestro, li perdoni per la loro
maleducazione… io sono Zangief, e sono un suo grandissimo
ammiratore… ho seguito tutti i suoi incontri e ho imparato a
simulare le sue mosse… chiaramente non arrivando mai ai suoi
livelli…” disse, umilmente, rivolto all’uomo alla scrivania.
Mike Haggar squadrò la ciurma per
qualche secondo, poi scoppiò in una fragorosa risata.
“Quel che dici è vero, giovanotto!”
disse, rivolto a Zangief “Ma ho appeso il costume al chiodo e mi
sono buttato in politica! Adesso sono il sindaco di Metro City, per
servirvi!”.
“Siamo attraccati con la nostra nave
per fare rifornimento!” disse Jacopo “Potreste indicarci una
farmacia?”
“Uhm…” riflettè Haggar
“Certamente!”
Proprio in quel momento, il telefono
sulla scrivania del sindaco squillò.
“Scusate un momento…” fece
“Pronto? Qui Mike Haggar!”
“He he he… Mr.
Haggar…” una risatina fastidiosa si sentì aldilà della
cornetta.
Haggar fece una faccia strana.
“Felice di fare la sua conoscenza…
immagino che lei già sappia chi sono io…” disse la voce aldilà
della cornetta, con un fastidiosissimo accento yankee.
Haggar rimase fermo per qualche
secondo, poi fece per riattaccare, dicendo “E’ tutto a posto,
ragazzi! E’ solo uno stupido scherzo telefonico!”
“NON RIATTACCHI!!!!!!!!” urlò,
nervosa, la voce al telefono.
Il sindaco si rimise la cornetta
all’orecchio, cominciando a insospettirsi.
“Abbiamo un piccolo affare da
proporle…” fece la voce, sempre nel suo insopportabile accento
americano “Your daughter for your cooperation!”
“WHAT?!” sbottò
Haggar “Jessica?! Che c’entra Jessica?! Chi sta parlando?!”
“Not so fast, Mike…” disse
la voce.
“NON SI AZZARDI A CHIAMARMI ‘MIKE’
COME SE FOSSIMO AMICI D’INFANZIA, EH!! CHI DIAVOLO E’, LEI?!”
ruggì il sindaco.
“Si calmi, si calmi… accenda la
tv…” suggerì la voce.
Il sindaco diede un pugno ben assestato
al pulsante “on” del telecomando e la tv si accese, mostrando
l’immagine di una bellissima ragazza bionda in mutande e reggiseno
legata ad una sedia.
“Wow!” si lasciò sfuggire Dandy J,
prima che Olivia gli mollasse una gomitata in pancia.
“YOU, SON OF A…” tuonò
Mike Haggar, con le vene che quasi gli scoppiavano “Che diavolo le
avete fatto?!”
“Nothing yet…” rise la
voce aldilà del telefono, che si manifestò sulla tv con le
sembianze di un gigantesco omone di colore con occhiali da sole,
rasta biondi e un orrendo ghigno stampato sul volto “Ma diciamo che
l’idea non ci dispiacerebbe…”
Un gelido silenzio cadde per qualche
secondo sull’ufficio del sindaco.
Poi, all’improvviso, una voce aldilà
della cornetta lo interruppe.
“ ‘Aggesseca!! ‘O famo
strano?”
Tornò il silenzio per qualche secondo,
poi l’uomo con i rasta e gli occhiali da sole lo interruppe
nuovamente.
“Scusi un attimo…” disse “OK,
FUORI L’IDIOTA CHE HA FATTO QUESTA SPARATA GENIALE, CHE LO MANDO A
INNAFFIARE TULIPANI ALLA FILIALE OLANDESE!!”
Il sindaco e la ciurma intanto
tacevano, attoniti.
“Mi scusi, sa, ma questi scagnozzi ti
danno sempre un daffare…” riprese quello “Dicevamo? Ah, si! Le
propongo un patto! Lei ci lascia fare i nostri comodi in città, e
noi non torceremo un capello a sua figlia! Le sta bene?”
“GIAMMAI!! VI SCHIACCERO’ AD UNO AD
UNO, FARABUTTI!!!” ruggì Haggar.
“Si calmi, Mike… allora è proprio
deciso a combatterci? Vabbè, se proprio ci tiene… però non dica
che non l’avevo avvertita…”
Haggar grugnì.
“Sua figlia adesso è tenuta
prigioniera nella colonna Mainbreadwinner, che si trova nel giardino
della villa del nostro capo Belger!” disse il teppista.
“MALEDETTI!!! LA DISTRUGGERO’ A
MORSI!!!!” urlò il sindaco.
“Ci provi pure, se vuole! Ma si
spaccherà soltanto i denti e nessuna donna la vorrà più come
marito! La colonna è indistruttibile! L’unico modo per
distruggerla è aver prima distrutto le altrettanto indistruttibili
altre colonne che si trovano in altre parti della città. E le dico
fin da subito che ognuna delle colonne è protetta da un membro della
nostra organizzazione!”
“COME AVETE OSATO ERIGERE DELLE
COLONNE DETURPANDO IL PAESAGGIO DELLA MIA CITTA’?!” tuonò
Haggar.
“Ah ah ah! Lei è sempre così
divertente, signor sindaco! La aspetterò con gioia alla mia
colonna!” rise quello, e chiuse la conversazione.
Haggar posò la cornetta del telefono
con una forza tale che distrusse telefono e mezza scrivania, poi
lanciò un urlo talmente forte che anche i Biker Mice su Marte lo
avrebbero sentito.
La ciurma rimase zitta e nessuno osò
muovere un muscolo. Quell’uomo era fuori di sé, e avrebbe potuto
ucciderli tutti quanti con un solo pugno, se l’avessero
contrariato.
All’improvviso, Zangief parlò.
“E’ successo qualcosa, maestro?”
chiese, con il più assoluto garbo.
“IIIIIIIIIIIIIIIIH!!!!!!!!!!!”
urlarono gli altri, con la disperazione dipinta in volto “Idiota!
Adesso ci ucciderà tutti!!!!!”
“Venite con me!” disse Haggar,
stranamente calmo “Devo andare in un posto! Ve lo spiegherò strada
facendo!”.
Zangief e gli altri lo seguirono a
ruota mentre usciva dall’ufficio, cercando di non sfidare la sorte
ulteriormente.
“Mia figlia Jessica…” disse il
sindaco, serio in volto, mentre passeggiavano per i malfamati
vicoletti di Metro City “… la mia adorata figliola… è stata
rapita da una losca e potente associazione criminale, la Mad Gear! La
Mad Gear…”
Il discorso fu interrotto
all’improvviso da una fiammante Toyota Trueno del 1986 che sfrecciò
in mezzo ai nostri a velocità esorbitante e con l’autoradio che
sparava a palla una canzone eurobeat
Gonna get you
like a space
boy!
wowowowow
I'm ready Babe
Gonna get you
I'm your space
boy
Dive into your
heart baby
Gonna get you
like a space
boy!
wowowowow
I need you babe
Gonna get you
I'm your space
boy
take a chance
with me baby
“Scusate un attimo…” disse il
sindaco. Così dicendo, sollevò con estrema facilità un
pesantissimo bidone della spazzatura e lo lanciò sul tetto
dell’auto, prendendola in pieno e sfasciandola.
Si aprì lo sportello e ne uscì un
ragazzo dal volto efebico.
“Ehi, ma che fai? Figlio di p…”
si lamentò quello.
“NON TOLLERO CHE SI FACCIA TUTTO
QUESTO BORDELLO PER LE STRADE DELLA MIA CITTA’!!!!” urlò
Haggar.
Resosi conto di aver appena fatto
un’immensa figuraccia con il primo cittadino, il ragazzo fece per
rientrare in macchina, ma gli rimase lo sportello in mano e la sua
bella e fiammante Toyota Trueno del 1986 si sfasciò in mille pezzi.
“Oh, my God…” fece il
ragazzo, inginocchiandosi davanti ai resti dell’auto e scoppiando
in lacrime.
“Andiamo, abbiamo già perso fin
troppo tempo con questo truzzetto!” disse Haggar, risoluto.
La ciurma, ammutolita, non potè far
altro che seguirlo.
“Stava dicendo, signor sindaco?”
chiese il capitano.
“Ah, si, giusto! Vi stavo dicendo
della Mad Gear! Dunque, la Mad Gear è la principale gang criminale
della zona! Vogliono spadroneggiare in città e non accettano che io
mi opponga a loro, quindi adesso hanno rapito mia figlia e vogliono
che io permetta loro di fare il bello e il cattivo tempo, altrimenti
le faranno del male! Ma è chiaro che non glielo permetterò! Li
ucciderò tutti quanti con le mie mani, bastardi!” rispose Haggar.
“E adesso dove stiamo andando, alla
sede della Mad Gear a farli tutti fuori?” chiese Jacopo.
“Non ancora, prima della strage devo
incontrare una persona!” rispose il sindaco “Ecco, siamo
arrivati!”.
Si fermarono davanti ad un fatiscente
capannone che conteneva una palestra.
Mike Haggar tirò un respiro profondo,
poi, sotto lo sguardo incredulo della ciurma, con un pugno ben
assestato buttò giù la porta.
“COOOOOOOOOOOODY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
ruggì. La sua gigantesca e possente figura si stagliava in
controluce.
Tutti i presenti si girarono di colpo.
“Che è successo?”
“Ma guarda te! Non si può stare
tranquilli manco nelle palestre!”
“Ma chi è, ‘sto coglione?”
“Anvedi questo!”
“Sssst! Idioti! Non avete capito chi
è? E’ il sindaco!”
“Il sindaco? Ommioddio, il sindaco!
Mr. Haggar, ci perdoni, la supplico!”
Haggar li ignorò. Aveva puntato la sua
preda, un ragazzo belloccio, con un caschetto biondo alla Nick Carter
dei Backstreet Boys, che stava tranquillamente trangugiando una Coca
come se nulla fosse accaduto.
L’ex campione di wrestling gli balzò
addosso in men che non si dica e lo afferrò per il bavero della
maglietta.
“COOOOOOOOOOOOOOOOODY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
ruggì.
“Ah, papà!” rispose quello,
flemmatico.
“NON CHIAMARMI PAPA’!!!” urlò
Haggar “Dimmi, dov’è Jessica?!”
“E’ al bagno!” rispose Cody.
Haggar ridacchiò, ma fece presto a
trasformare la sua risata in un urlo di rabbia “EH, NO, CHE NON E’
IN BAGNO, RAZZA DI IDIOTA!! E’ STATA RAPITA DALLA MAD GEAR!!!!”
“What?!” fece Cody, come se stesse
pronunciando le lezioni d’inglese di Mr. Brown “Impossibile! Ti
giuro che è in bagno!”
Ma ovviamente il bagno era deserto.
“Oh!” cascò dalle nuvole Cody,
sempre con il suo insopportabile accento americano “Che cosa
terribile! Com’è potuto accadere?”
“IDIOTA!!!!” Haggar gli fu di nuovo
addosso “E’ la tua fidanzata, no? E’ così che la controlli?!
Non ti avevo detto altro!! AAAAAAAARGH!!!!!!! Giuro che ti impedirò
di vederla, appena tutto questo sarà finito!!”
“Ma scusa!” replicò Cody “I
bagni sono separati per maschi e femmine! Mica potevo andare lì
dentro, nel bagno delle femmine, no?”
Haggar lo guardò in cagnesco.
“Tsk!” intervenne Dandy J “Ti fai
fermare da una cosa come questa? Sei davvero un novellino! E’ la
tua ragazza, no? Dovevi entrare nel bagno con lei e poi da cosa nasce
cos… URGH!!”
Non potè concludere la frase perché
Olivia gli diede una ginocchiata sulla pancia.
“AAAAAAAAAARGH!!!!!! MALEDIZIONE!!!”
urlò Haggar “La prima cosa che farò appena questa storia sarà
finita, sarà emanare un decreto che obbligherà i bagni misti in
tutti i luoghi pubblici della città!”
“Si, si!” fece Dandy J “Bravo,
zietto! Questo sì che è parlar… URGH!!!!”
Altra ginocchiata.
“Kowdy?
Kowdy?” si fece avanti un ragazzo magro dai capelli
scuri che indossava un kimono rosso “Che è successo?”
Il suo accento era irritante quanto
quello di Cody.
“Ah, Guy…” rispose il biondino
“Jessica è stata rapita!”
“Jaessicah?” fece Guy con
aria interrogativa.
“Jessica! Il mio unico amore fin
dall’infanzia!” rispose melenso Cody, beccandosi un’occhiataccia
da parte di Haggar.
“Ah, si! Jessica!” realizzò Guy
“Jessica?! Oh, mio dio! Jessica! La Mad Gear deve pagare! E’
anche una mia amica! Come hanno osato rapirla?”
“Talmente amica che si è dimenticato
della sua esistenza…” sussurrò Arthur a Dario, che rise.
“Dobbiamo assolutamente salvarla!”
esclamarono all’unisono Cody e Guy.
“NO!!!” tuonò Haggar “IO
devo assolutamente salvarla! Voi due imbecilli restatene fuori! E tu,
Cody, non avvicinarti mai più a lei!”
“Ma io…” balbettò Cody, ma fu
interrotto da un ringhio di Haggar che lo spaventò e lo zittì.
“E’ giunto il momento di tornare a
combattere…” si disse il sindaco scrocchiandosi le dita
“Aspettami, Mad Gear, sto arrivando!”
“Aspetti, maestro!” intervenne
Zangief “Ormai ci siamo dentro fino al collo! Anche noi vogliamo
darle una mano!”
“NON DECIDERE TUTTO DA SOLO,
IDIOTA!!!!” rispose all’unisono il resto della ciurma.
“Ma… ma…” Zangief cominciò a
piangere “Siete senza cuore! Vorreste lasciare così nei guai il
maestro… non potrà mai sgominare un’intera gang criminale da
solo, verrà ucciso…”
“Va bene, va bene, abbiamo capito! Lo
aiuteremo!” disse Jacopo, controvoglia.
Il sindaco spiegò al capitano la
questione delle colonne e si organizzò un piano d’attacco.
Il gruppo decise di dividersi e di
attaccare le colonne separatamente, nel seguente modo:
Slums (Periferia): Cammy (“Cammy,
Cammy… di solito in questi casi il nemico del primo livello è il
più scarso, è giusto che tocchi a te che sei una donna…”.
Seguono calcioni di Cammy a tutti quanti!)
Subway (Metropolitana): Arthur (da buon
cavaliere medievale, è affascinato dalla tecnologia, quindi ha
voluto provarla almeno una volta)
Westside (Quartiere commerciale): Dario
(essendo uno dei pochi “normali” di quel gruppo di matti, a lui
toccherà comprare le medicine per Setsuna) + Olivia (“Chiaro! Sono
scesa solo per questo!”) + Dandy J (“Io e Olivia siamo legati dal
destino! Dove va lei, ci sarò io!”. Segue calcione.)
Industrial Area (Quartiere
industriale): Jacopo (era l’ultimo rimasto)
Bay Area (Lungomare): Zangief (si deve
abbronzare un pochino, dato che in Russia non può farlo)
Uptown (Quartiere residenziale ):
Haggar (qui si trova la villa di Belger)
Conclusa l’organizzazione del loro
geniale piano d’attacco, i nostri si dividono. Il grande
combattimento sta per cominciare.
Cammy girovagava per le sporche vie
della periferia di Metro City.
Eh, no. Non lavorava affatto bene quel
vecchiaccio del sindaco. Le strade non erano affatto pulite, e aveva
dovuto pestare decine di teppisti mentre le percorreva.
Oltretutto, dei teppisti stereotipati e
veramente old-fashioned, che sembravano intrappolati in un incubo
punk-rock di fine anni Ottanta.
Sorrise amaramente. Beh, del resto,
anche lei, con quel completino militare, non era molto alla moda.
Tirò un calcione a un punkettone con
una vistosa cresta rossa e degli occhiali da sole di pessimo gusto e
andò avanti per la sua strada, ancora indispettita per essere
capitata nel quartiere periferico mentre Olivia se la spassava nel
quartiere commerciale.
All’improvviso, un’ancora di
salvezza.
Una fermata della metropolitana.
“Perfetto!” si disse Cammy “Posso
andarmene nel quartiere commerciale, fregandomene di questa insulsa
battaglia!”
“Ma no! Non posso!” ricordò “Il
capitano sarà deluso...”
Inizio Visione Cammy
Scena: Un campo verde d'erba e
illuminato dalla tenue luce della luna.
“Cammy, tu mi hai molto deluso”
disse il Capitano con voce solenne
“Lo so” rispose la ragazza,
affrettatamente.
“Saresti potuta finire sotto la
Metropolitana, mi hai disobbedito deliberatamente e quello che è
peggio ha messo ‘Aggesseca in pericolo!”
“Stavo solo cercando di essere
coraggios...di compare uno di quei vestitini al Sexy Shop che ti
piacciono tanto...”
“Ma io sono maniaco solo quando c'è
bisogno di esserlo! Cammy... essere maniaci non vuol dire abbandonare
la propria missione!”
“Quindi sicuramente questo completino
non ti piacerà...”
Passarono lunghi secondi, secondi in
cui il volto del Capitano si deformò e un filino di bava prese a
scendergli lungo il mento.
“Arf! Vieni qui, mitilaruccia mia!
Famolo strano!”
Fine Visione Cammy
“Ok!” pensò “Allora alla volta
della metropolitana!”
Aveva fatto male i suoi conti, però.
L’accesso alla metropolitana era
bloccato da una gigantesca e ingombrante colonna di pietra, alla cui
base era seduto il tipo con i rasta e gli occhiali da sole che aveva
telefonato al sindaco, annunciandogli il rapimento della figlia.
Il primo sottoposto della Mad Gear,
Damnd.
“He he he...” rise quello, con la
sua insopportabile inflessione yankee.
“Tsk!” fece lei, sprezzante
“Americani…”
“Da che pulpito!” esclamò lui.
“Ti sbagli, bestione! Manco gli
accenti, sai riconoscere! Avresti immediatamente dovuto notare che io
non sono rozza come te! Sono inglese di Londra, io!” rispose.
“He he he…”
rise Damnd “Inglese, eh? Mi piaci! Vieni, vieni da papà! Ci
divertiremo, insieme, inglesina!”
Ottenne un bel calcione in faccia come
tutta risposta.
“Scordatelo!” rispose Cammy “Non
sia mai che io faccia entrare nelle mie grazie un sottoposto
qualunque di un’organizzazione criminale di terz’ordine che si
limita ad agire in una sconosciuta città degli Stati Uniti!”
“Cosa?! Come osi?!” sbottò lui
“Non sottovalutare la gloriosa Mad Gear! Forse non sai che c’è
anche un videogioco con il nostro nome!”
“Si, figuriamoci! Deve essere un
gioco sconosciutissimo e vecchissimo che conoscono in quattro gatti!”
rispose la ragazza.
“Come osi?” esclamò Damnd “Per
la cronaca, sappi che la Mad Gear non è attiva solo qui: abbiamo
delle sedi in Cina, in Giappone, in Olanda, in Francia, in Italia e
persino nella tua Inghilterra!”
“Ah, si?” rispose lei “Che
strano, non me ne sono mai accorta! Deve essere davvero una piccola
criminalità, la vostra! Cos’è, rubate le caramelle ai bambini?”
Damnd ignorò la sua provocazione. “Il
nostro capo, Belger, è un uomo davvero spaventoso! Dove passa lui,
fa piangere i bambini e non fa crescere l’erba!” disse.
“Uuuuh, che paura!”fece Cammy,
fingendo un brivido “Sai, è un po’ difficile che l’erba cresca
sulle strade asfaltate…”
“FAMMI FINIRE DI PARLARE!!!” sbottò
Damnd schiumante di rabbia.
“Take it easy…” rispose
lei con un perfetto accento inglese.
“Noi della Mad Gear siamo spietati, e
non abbiamo paura di niente!” continuò il teppista “Un’unica
cosa al mondo ci spaventa…”
“Che il cielo vi cada sulla testa?”
lo canzonò Cammy.
“AAAAAAAAAAAARGH!!!!!!!” urlò
Damnd, lanciandole un’occhiata torva.
“Ok, ok, stavo scherzando…”
rispose lei.
“L’unica cosa che noi della Mad
Gear temiamo è l’unico uomo al mondo più potente del nostro capo…
il boss dell’organizzazione criminale più potente del mondo…
Bison, il capo della Shadowlaw!” fece Damnd.
Un malvagio sorriso si dipinse sul
volto della ragazza, che cominciò a ridacchiare.
“Ah ah ah!” rise “E così avete
paura di Bison, eh? Beh, tieniti forte…”
Damnd la guardò incuriosito.
“Devi sapere che…” continuò
Cammy “… io sono… … … … sua figlia!”
(Dadadadaaaaan!)
Scoppiò in una risata satanica.
“Non è possibile!” ribattè Damnd
“Lo sanno tutti che Bison è gay! Non può avere una figlia!”
“Cosa?!” sbottò Cammy, quasi
soffocando perché non aveva ancora finito di ridere “Chi è che
mette in giro queste calunnie?”
“Beh, lo sanno tutti che è sempre
alla ricerca di quel ragazzo emo con gli occhi rossi, che dice sempre
di volerlo possedere carnalmente e cose così… tu come me lo
interpreteresti?” disse il teppista.
“ARGH!! Sciocchezze! Per tua
informazione, il sommo Bison ha avuto anche una moglie in passato,
una bellissima donna italiana…” fece Cammy.
“Ooooooh…” fece Damnd, stupito “E
quindi, se tu sei la figlia di Bison e quella donna era sua moglie,
significa che era tua madre?”
“Ehm… no…” rispose Cammy
“Veramente loro due non hanno avuto figli… io sono stata creata
in laboratorio dal DNA di Bison… questo almeno secondo una scuola
di pensiero… secondo altre, invece io sono la sua amante…”
“Allora lo vedi che è gay?” disse
Damnd.
“SI PUO’ ESSERE FELICEMENTE SPOSATI
SENZA LA POSSIBILITA’ DI CONCEPIRE FIGLI, SAI?!” urlò Cammy “E
POI LA VOGLIAMO SMETTERE DI FARE QUESTI PETTEGOLEZZI SULLA MIA
FAMIGLIA?! FATTI GLI AFFARI TUOI!!”
La bella inglesina mollò un bel
calcione sulla faccia del malcapitato, rompendogli gli occhiali da
sole e qualche dente e facendolo stramazzare al suolo.
“Fermo! Adesso spiegami come
distruggere questa colonna!” gli chiese, afferrandolo per i
capelli.
Ma proprio in quel momento la colonna
si distrusse in mille pezzi.
“Ehi!” esclamò Cammy “Che
significa? Non vi eravate vantati che erano indistruttibili?”
“Ti sembra?” fece quello “Ti
risulta che possiamo permetterci di erigere delle colonne di pietra
indistruttibili in mezzo alla città? Con quali fondi? Ci siamo
potuti permettere soltanto delle colonne di plastica, per giunta
montate insieme con lo sputo!”
“Lo dicevo io che eravate una gang
criminale di terza categoria…” fece lei, sarcastica “E allora
perché ci avete ammorbato con questo discorso delle colonne?”
“Beh, era tanto per fare scena…”
rispose quello “Almeno la parte della potente gang criminale
fatecela fare!”
“Idiota!” disse lei, rompendogli i
denti che ancora gli rimanevano con un calcio.
Il teppista svenne, stramazzato a
terra.
“Beh, meglio così!” si disse la
ragazza “E adesso, shopping, a me!”
Si infilò nella fermata della
metropolitana, lasciandosi il combattimento alle spalle.
Il suo passato restava ancora avvolto
nel mistero.
***
Il lato positivo, pensò Arthur, era
che la metropolitana era molto comoda ed evitava di fare a piedi
chilometri e chilometri di strada.
Il lato negativo, ahimè, era la
gentaglia che la frequentava.
“Ehi, tu!” urlò un teppistello con
calzamaglia e passamontagna verde militare “Lancillotto! Tornatene
a Camelot!”
“Signore…” rispose Arthur con una
gran flemma “Una siffatta battuta di infimo livello non si addice
ad una persona della sua età…”
“Và all’inferno, Lancillotto!”
urlò quello in tutta risposta, lanciando ad Arthur una serie di
coltelli.
“Che barbaro!” rispose il cavaliere
“Bisogna per forza risolvere tutto con la violenza? Oh, beh, se è
lei che lo vuole…”
Estrasse una lancia e la fece roteare
con maestria davanti a sé, respingendo i coltelli, che si andarono
ad infilzare nelle maniche del teppista.
“Uff…” sbuffò Arthur “E’ già
il settimo, questo! Posso farmi il mio giretto in metropolitana in
santa pace?”
“Ehi, tu, Prince Valiant!” urlò un
altro teppista.
“Le ultime parole famose…” sbuffò
Arthur.
Una quindicina di teppisti dopo,
finalmente, il nostro barbuto cavaliere in armatura giunse al
capolinea della metropolitana.
Entrato in un bar per prendersi una
birra, e lanciato occhiate malefiche ai clienti che ridevano per la
presenza di un cavaliere medievale in un bar, Arthur venne contattato
da un teppistello calvo con gli occhiali da sole.
“Ehi, tu, Perceval!” gli disse
quello “Se stai cercando il nostro capo, ti aspetta nell’arena
per i combattimenti nella sala posteriore di questo locale!”
“Mille grazie...” fece Arthur, e
piantò un coltello nella mano del poveraccio, che urlò di dolore.
Come ogni classico lercio bar americano
degli anni ’80 (Mai visto “Over the top”?), anche quello aveva
una sala posteriore con un enorme ring, attorno al quale erano
radunati svariati brutti ceffi.
Al centro del ring, ai piedi di una
colonna di pietra, un curioso soggetto che indossava una bizzarra
maschera giapponese e una divisa da rugby con su scritto l’ideogramma
di “morte”, scritto però in maniera sbagliata, e impugnava due
spade, una per mano.
Arthur salì sul ring e il tipo gli si
parò davanti.
“Uaaaatasciiii uaaaaa Sodom
deeeeees!” disse, nello stesso tono in cui ci aspetterebbe che
un americano pronunci una frase in giapponese, inchinandosi.
Arthur si stupì di tanta cortesia e si
inchinò a sua volta, chiedendosi quale madre fosse così spostata da
chiamare “Sodom” il proprio figlio.
Poi, i due cominciarono un
combattimento di cappa e spada: Sodom con le due spade e Arthur con
la sua lancia.
I due si equivalevano.
“Sei forte!” disse Sodom.
“Anche lei non è male, signore!”
fece Arthur “Un uomo abile come lei non dovrebbe essere alle
dipendenze di siffatta organizzazione perniciosa et maligna! Perché
serve il Folle Artifizio?”
“Che? Che stai dicendo? Parla come
mangi!” sbottò Sodom.
“Ti ho chiesto perché ti sei messo
al soldo della Mad Gear!” rispose Arthur.
“Ah…” fece Sodom “Beh, devi
sapere che io adoro il Giappone! Avrei voluto tantissimo nascere
giapponese, ma purtroppo sono nato americano!”
“E questo che cosa c’entra?” fece
Arthur.
“FAMMI FINIRE DI PARLARE!!” sbottò
Sodom.
“Ok, ok, fai pure…” disse il
cavaliere.
“Dicevo… anche se io non sono nato
giapponese, lo diventerò a tutti i costi! Un giorno, andrò
sicuramente ad abitare in Giappone, e troverò il mio rakuen
personale!”
“E quindi, perché ti sei schierato
dalla parte della Mad Gear?” chiese Arthur, che stava cominciando a
perdere la pazienza con tutte queste divagazioni.
“Perché lo stipendio è abbastanza
alto, e poi posso sempre estorcere denaro ai passanti!” rispose,
serafico, Sodom.
“IDIOTA!!!” sbottò Arthur
“Avrebbero dovuto chiamarti per recitare la parte di Zangief nel
film di Street Fighter!”
“Urusai!!” urlò Sodom “Tu
non sai niente di me! Come osi parlarmi così?”
“Basta! Le ragioni che porti sono
vane, non ti ascolterò più!” disse Arthur scostando la lancia
“Per te avrei preferito una fine più dolce, ma tu mi hai
costretto!”
Si fece serio in volto. Sodom lo guardò
perplesso.
“AH!! GUARDA LA’!! TRA LA FOLLA!!
C’E’ AKIRA KUROSAWA!!!” urlò il cavaliere, indicando un punto
imprecisato tra il pubblico.
“Doko?! Doko?!” si girò
Sodom, nervoso.
“Che idiota!” pensò Arthur “Non
pensavo che ci sarebbe mai cascato! Beh, meglio così!”
Schizzò via fuori dal bar, strisciando
tra la folla, approfittando della distrazione del suo avversario.
“Che colpo di fortuna!” si disse,
indicando una cabina telefonica fuori dal bar “Proprio quello che
cercavo!”
Nel frattempo, Sodom era ancora lì a
cercare Akira Kurosawa tra il pubblico.
“Ehi, tu!” si voltò di scatto “Non
lo vedo!”
Ma Arthur era scomparso.
“DOVE
SEIIIIIIIIIIIII??????????!!!!!!!!!” urlò Sodom.
Una musichetta cineseggiante si diffuse
nell’aria all’improvviso.
“Mi hai chiamato? Eccomi!” urlò
Arthur, e con un triplo salto carpiato atterrò nuovamente sul ring.
Indossava una scintillante armatura
verde smeraldo il cui elmo ricordava la testa di un drago.
“Non pensavo fossi così idiota da
cascarci, Sodom!” disse “Può mai essere che Akira Kurosawa si
trovasse qui? Ti ricordo che è morto!”
Sodom sbuffò.
“Adesso assaggerai il mio colpo più
potente!” urlò il cavaliere “COLPO SEGRETO DEL DRAGO
NASCENTEEEEEEEEE!!!!!!!!!!”
Sodom se lo beccò in pieno e cadde a
terra.
“Allora, che te n’è parso?” fece
Arthur “Occhio, che arriva il secondo colpo!”
Sodom si rialzò e ridacchiò.
“Muda da!” disse “Ho già
appreso il tuo punto debole!”
“COSA?!” urlò Arthur.
“Proprio così!” disse Sodom
“Mentre lanci il tuo colpo, lasci scoperto il torace per un
millesimo di secondo! Il torace, dove giace il cuore! Basterà
approfittare di quel momento per colpirti e finirti!”
“Urgh!” esclamò Arthur “Hai
scoperto il mio punto debole! Ma non è finita qui! Ho ancora molte
frecce al mio arco! E’ giunto il momento di usare l’arma
segreta!”
Sodom lo guardò perplesso.
“AH!! GUARDA!! TRA LA FOLLA!! C’E’
MITSURU ADACHI!!“ urlò, indicando un imprecisato punto in
mezzo al pubblico.
“Eh?” chiese
Sodom “Mitsuru Adachi? E chi diavolo sarebbe?”
Arthur gli diede un pugno in testa.
“MALEDETTO!!” urlò “SEI ALLO
STESSO LIVELLO DEI NIUBBI CHE FREQUENTANO IL FORUM DI MANGA.IT!! COME
OSI DISCONOSCERE SUA MAESTA’ MITSURU ADACHI?!”
Si sedettero per una decina di minuti,
durante i quali il cavaliere insegnò al teppista chi fosse Mitsuru
Adachi e quali fossero le sue opere.
“EHI!!” sbottò Sodom, colpendo
Arthur con la katana “Perché diavolo sto qui a sentirti?!”
“Acc… l’arma segreta non ha
funzionato!” pensò Arthur “E’ tempo di usare il Piano B!”
“AH!!” GUARDA!! TRA LA FOLLA!! C’E’
ODA NOBUNAGA!!” urlò, indicando un imprecisato punto in mezzo al
pubblico.
“Doko?! Doko?!”
si girò Sodom, nervoso.
“Che imbecille!” si disse Arthur,
uscendo nuovamente dal bar “Come ha fatto a cascarci anche
stavolta?”
“DOVE SEIIIIIIIIIII????!!!!” urlò
Sodom, accorgendosi che il suo avversario era sparito di nuovo.
“Eccomi!” disse Arthur,
catapultandosi sul ring con indosso la sua classica armatura di
metallo “Non pensavo che fossi idiota da cascarci! Non pensi che
Oda Nobunaga dovrebbe già essere morto da secoli? Come potrebbe mai
essere qui?”
Sodom, schiumando di rabbia, lo caricò
con tutta la sua forza e gli piantò una katana nel petto,
perforandogli l’armatura.
“Uh uh uh!” rise “Che peccato! Ho
mancato il cuore, ma posso sempre ritentare!”
“Tu dici?” rise
Arthur.
“Certo!” fece Sodom “Perché non
dovrei?”
Fece per estrarre la spada dal petto
del cavaliere, ma incontrò una strana resistenza.
“CHE SUCCEDE?!” urlò.
Un’accecante luce si sprigionava dal
petto di Arthur e una splendida musica di sottofondo si cominciò a
diffondere nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=rhEF3CQbQ6U.
“NO!! NON E’ POSSIBILEEEEEE!!!!”
urlò Sodom.
L’armatura di Arthur brillava di una
luce intensissima ed era diventata d’oro.
“NO!!! NON CI CREDO!!!” sbottò il
teppista “VUOI DIRE… VUOI FORSE DIRE CHE TU… SEI DIVENTATO
CAVALIERE D’ORO?!”
Arthur si fece serio in volto.
“Quest’armatura…” disse
“Quest’armatura è stata forgiata tramite il sangue della mia
principessa, con la sua benedizione! Non verrà mai sconfitta da uno
come te!”
Brandì la sua lancia.
“NON TI MONTARE LA TESTA!!” urlò
Sodom “Anche se hai un’armatura d’oro, il tuo cosmo rimane
quello di un cavaliere di bronzo!! Non potrai mai sconfiggermi!!”
Ma non potè concludere la frase.
Un’altra sorpresa lo attendeva.
“CHE COSA?!” urlò “Anche la tua
lancia… anche la tua lancia è diventata d’oro?!”
“Esattamente…” disse Arthur “E
ora, preparati a morire, fellone!”
Lo colpì violentemente con la sua
lancia e Sodom svenne a terra.
Arthur scagliò la lancia d’oro
contro la colonna, che finì in mille pezzi.
“Avresti fatto meglio a cercarti un
part time, idiota! Che bisogno c’era di seguire un’associazione
criminale?” disse il cavaliere, prima di uscire dal bar e
raggiungere i suoi compagni.
***
“Grazie, e arrivederci!” disse
Dario al commesso della farmacia, mentre usciva con una busta piena
di medicine per Setsuna.
“Stia attento, mentre cammina!” gli
disse il commesso “E’ pericoloso girare da soli da queste parti!”
“Non si preoccupi! Arrivederci!”
rispose Dario, e uscì.
Aveva ragione, il commesso. Le strade
di Metro City erano lerce e malfamate e vi transitavano decine di
teppisti punkettoni dall’aria decisamente poco raccomandabile.
Il pericolo era dietro ogni angolo,
eppure Dario non era agitato.
Era una città pericolosa, eppure
estremamente affascinante. Sembrava che fosse rimasta cristallizzata
al tempo di vent’anni prima, uscita da un film tamarro degli anni
Ottanta tipo “I guerrieri della notte” o “Over the top”, o da
un picchiaduro a scorrimento alla “Vendetta” o “Streets of
Rage”.
Rischiava di venir ucciso da un punk da
un momento all’altro, ma l’idea di trovarsi lì in quello
scenario da film lo affascinava.
Indossò degli occhiali da sole per
passare inosservato e si mise impunemente a evitare i teppisti,
canticchiando un motivetto che riteneva consono alla situazione
I’m streetwise
I can improvise
I’m street smart
And I have New York
City heart.
Why should I worry?
Why should I care?
I may not have a dime
But I got street savoir
faire.
Why should I worry?
Why should I care?
It’s just
be-bopulation
And I got street savoir
faire.
Strano ma vero, camminando e
canticchiando, si ritrovò in una piazza al cui centro era stata
piantata un’enorme colonna di pietra.
Ai piedi della colonna, il classico
poliziotto da film americano: camicia azzurra, berretto blu, barba,
manganello, grasso e con un sacchetto di ciambelle in mano.
“Eh eh eh…” rise, posando il
sacchetto per terra “Ti stavo aspettando, benvenuto!”
“Sei un membro della Mad Gear?”
chiese Dario.
“Edi E., per servirti!” disse
quello.
“Ti piacciono i Village People?”
chiese Dario.
“Uhm, no…” rispose il poliziotto
“Il mio cantante preferito è Sting… MA CHE C’ENTRA QUESTO?!”
“Beh…” fece Dario “Mi arrivi
così, vestito da poliziotto… pensavo che fossi uno di quei gay
travestiti da poliziotti che ascoltano i Village People!”
“TI SEMBRA?!” urlò Edi E. “Se
sono vestito da poliziotto, è perché sono un poliziotto!!”
“Un poliziotto…” ripetè Dario.
Edi E. annuì.
“E lavori per la Mad Gear…”
ripetè Dario.
Edi E. annuì.
“Come può un rappresentante delle
forze dell’ordine lavorare per una banda criminale?!” urlò
Dario.
“Beh… volevo iscrivermi al
Koenkhan, ma avevano finito le tessere…” rispose quello “Alla
Mad Gear mi pagano bene, e organizzeranno anche un grande concerto
per tutti i dipendenti a cui parteciperà anche Sting, quest’estate!”
“TI SEMBRANO MOTIVAZIONI
PLAUSIBILI?!” urlò Dario “Quello che fai è inaccettabile! In
nome di Mercurio, ti punirò!”
Edi E. rise.
Una musica di sottofondo si diffuse
nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=vYrah_r-I_Y
“Non si deve restare feriti né
ferire.
Su questo principio si basano le
arti marziali.
Ma chi, invece, viola questo
principio usando la propria forza per fare del male agli altri
Deve essere punito.
Io ti insegnerò che non si
infrangono le regole sacre delle arti marziali!” disse Dario,
indossando un kimono blu e rosso e una fascia bianca.
“Uh uh uh! E
chi ha mai parlato di arti marziali?” rise Edi E. caricando Dario e
pigliandolo a manganellate in testa.
“Ah! Vigliacco! Usare le armi è
sleale! Un vero professionista delle arti marziali deve contare
soltanto sulla forza dei suoi pugni!” ribattè Dario.
“ANCORA CON ‘STA STORIA?!” urlò
Edi E. “IO NON SONO UN PROFESSIONISTA DI ARTI MARZIALI!!”
“A che cosa ti gioverà combattermi?”
disse Dario “Ascoltami! Tu sei un rappresentante della legge! Non
puoi far parte della Mad Gear, i cui valori sono sbagliati! Schierati
dalla parte della giustizia!”
“Non posso!” urlò Edi E. “Ho
giurato fedeltà al sommo Belger! Lui organizzerà un grande concerto
di Sting!”
“Non lo farà! Lui è malvagio!”
urlò Dario “Vuole soltanto usarti, poi ti ucciderà appena non gli
servirai più, e sottometterà l’intera città! Perché non vuoi
credere a questa verità?”
“Perché non è verità, è vile
menzogna, bugia inventata ad arte!” rispose il poliziotto “La
giustizia è nella Mad Gear, nella Mad Gear e quindi in Belger!”.
Tirò fuori una pistola e cominciò a
sparare alla cieca, ma per fortuna Dario evitò i colpi.
Il mozzo realizzò che era inutile
parlare con lui di giustizia. Avrebbe voluto salvarlo, ma Edi E. era
accecato dai falsi ideali che la Mad Gear gli aveva instillato. A
malincuore, avrebbe dovuto combatterlo e sconfiggerlo.
“Come vuoi tu!” disse il mozzo “Me
ne dispiace, ma sarò costretto a sconfiggerti impiegando tutte le
mie forze!”
“Vieni, ti aspetto!” disse Edi E.
puntandogli addosso il mirino della pistola.
Dario tirò fuori da chissà dove lo
spazzolone che usava per pulire il ponte della nave e si fece
spavaldo in volto.
“Non avrei mai voluto usarlo contro
di te, ma tu mi hai costretto!” urlò.
“Tsk!” sbottò Edi E. “Come pensi
di fermarmi con quello?”
“Così!” urlò Dario “COLPO DELLE
CENTO MANI DI HOKUTO!! ATATATATATAAAAA!!!!”
Colpì ripetutamente il poliziotto con
lo spazzolone. Fu come se avesse cento mani e cento spazzoloni e con
questi colpisse nello stesso momento.
“Tsk!” sbottò Edi E. “Tutto qui
quello che sai fare?!”
“Hai tre secondi di vita… anzi, no…
TU SEI GIA’ MORTO!!!” urlò Dario.
“CHE COSA STAI DICENDO!?” urlò Edi
E. “Non mi hai fatto nient… AAAAAAAAARGH!!!”
Stramazzò a terra, sbattendo la testa
contro la sua colonna, che si ridusse in mille pezzi.
Il mozzo restò muto e immobile per
qualche secondo, amareggiato per l’anima del suo avversario che non
era riuscito a salvare.
Poi si rimise in cammino, perché lui
lottava per un’ideale giusto, per gli amici a cui teneva.
E,
anche se non voleva, era questo il suo destino.
E
visto che il capitolo lo scrive lui, i ruoli vengono invertiti e io
devo mettervi al corrente delle citazioni! Oltre quelle del capitolo
precedente, vi devo dire anche delle citazioni di questo capitolo!
Cioè, ma perché? Troppo lavoro, troppo lavoro! Poi anche metterlo a
fine capitolo, così le citazioni, lette a poco tempo dal testo
letto, rimangono più impresse...
“
‘Aggesseca!!
‘O famo strano?”
La
battuta di cui sopra, mette in luce il fatto che la figlia di Haggar
e un personaggio di “Viaggi di Nozze”, un film di Carlo Verdone
del 1995, abbiano lo stesso nome... In quest'ultimo, il suo fidanzato
invita Jessica a farlo
mentre l'automobile scorre a 200 km/h sull'autostrada...
“Sua
figlia adesso è tenuta prigioniera nella colonna Mainbreadwinner,
che si trova nel giardino della villa del nostro capo Belger!”
disse il teppista.
“MALEDETTI!!!
LA DISTRUGGERO’ A MORSI!!!!” urlò il sindaco.
“Ci
provi pure, se vuole! Ma si spaccherà soltanto i denti e nessuna
donna la vorrà più come marito! La colonna è indistruttibile!
L’unico modo per distruggerla è aver prima distrutto le
altrettanto indistruttibili altre colonne che si trovano in altre
parti della città. E le dico fin da subito che ognuna delle colonne
è protetta da un membro della nostra organizzazione!”
“COME
AVETE OSATO ERIGERE DELLE COLONNE DETURPANDO IL PAESAGGIO DELLA MIA
CITTA’?!” tuonò Haggar.
“Ah
ah ah! Lei è sempre così divertente, signor sindaco! La aspetterò
con gioia alla mia colonna!”
Tutto
questo, invece è una citazione ai Cavalieri dello Zodiaco! Spero
abbiate visto anche voi la saga di Poseidone!
Il
discorso fu interrotto all’improvviso da una fiammante Toyota
Trueno del 1986 che sfrecciò in mezzo ai nostri a velocità
esorbitante e con l’autoradio che sparava a palla una canzone
eurobeat
Gonna
get you
like
a space boy!
wowowowow
I'm
ready Babe
Gonna
get you
I'm
your space boy
Dive
into your heart baby
Gonna
get you
like
a space boy!
wowowowow
I
need you babe
Gonna
get you
I'm
your space boy
take
a chance with me baby
“Scusate
un attimo…” disse il sindaco. Così dicendo, sollevò con estrema
facilità un pesantissimo bidone della spazzatura e lo lanciò sul
tetto dell’auto, prendendola in pieno e sfasciandola.
Si
aprì lo sportello e ne uscì un ragazzo dal volto efebico.
“Ehi,
ma che fai? Figlio di p…” si lamentò quello.
“NON
TOLLERO CHE SI FACCIA TUTTO QUESTO BORDELLO PER LE STRADE DELLA MIA
CITTA’!!!!” urlò Haggar.
Resosi
conto di aver appena fatto un’immensa figuraccia con il primo
cittadino, il ragazzo fece per rientrare in macchina, ma gli rimase
lo sportello in mano e la sua bella e fiammante Toyota Trueno del
1986 si sfasciò in mille pezzi.
Il
pezzo non è che una citazione a “Initial D”, un anime famoso per
le sue canzone Eurobeat para para. Il protagonista, Fujiwara Takumi,
viaggia appunto su una Toyota Trueno, utilizzandola per la consegna
di Tofu...
“Oh,
my God…” fece il ragazzo, inginocchiandosi davanti ai resti
dell’auto e scoppiando in lacrime.
Questa
invece è una citazione sempre a Final Fight! A metà gioco si
incontra una macchina che si può sfasciare per fare ulteriori
punti... appena finito arriva un teppistello che urla “Oh, my
God...”, o “Oh, My car...” nella versione americana, poiché
“Oh, my God” era ritenuta troppo sacrilega...
“Cosa?!
Come osi?!” sbottò lui “Non sottovalutare la gloriosa Mad Gear!
Forse non sai che c’è anche un videogioco con il nostro nome!”
“Si,
figuriamoci! Deve essere un gioco sconosciutissimo e vecchissimo che
conoscono in quattro gatti!” rispose la ragazza.
È
vero! Il gioco “Mad Gear” esiste davvero! Ed è davvero vecchio e
conosciuto da quattro gatti...
“Che
il cielo vi cada sulla testa?” lo canzonò Cammy.
Una
ovvia citazione al villaggio gallico più famoso del mondo! Infatti
l'unica paura di Asterix e il suo villaggio è che il cielo gli cada
sulla testa!
“Lancillotto!
Tornatene a Camelot!”“Ehi, tu, Prince Valiant!” urlò un altro
teppista.“Ehi, tu, Perceval!”
Il
povero Arthur viene scambiato per ogni altro cavaliere del Medioevo!
Spero conosciate Lancillotto e Perceval, i cavalieri al servizio di
re Artù! Per quanto riguarda Prince Valiant vi do un indizio:
http://it.youtube.com/watch?v=KYPJ87kfEfY
“IDIOTA!!!”
sbottò Arthur “Avrebbero dovuto chiamarti per recitare la parte di
Zangief nel film di Street Fighter!”
Avete
mai visto quel trashissimo film su Street Fighter? Zangief lì faceva
la parte del completo idiota, mente in realtà è tanto intelligente!
(Ma sopratutto come si sono persuasi a fare un film su Street Fighter
senza Ryu come protagonista?)
“Che
colpo di fortuna!” si disse, indicando una cabina telefonica fuori
dal bar “Proprio quello che cercavo!”
Forse
le cabine telefoniche erano il posto preferito da un certo Clark Kent
per trasformarsi in Superman... o forse erano anche il posto
preferito del sedicente eroe del villaggio Pinguino, Suppaman!
Indossava
una scintillante armatura verde smeraldo il cui elmo ricordava la
testa di un drago.
“Adesso
assaggerai il mio colpo più potente!” urlò il cavaliere “COLPO
SEGRETO DEL DRAGO NASCENTEEEEEEEEE!!!!!!!!!!”
Queste
sono altre citazioni ai Cavalieri dello Zodiaco! Nel gioco di Arthur,
al secolo Ghost
and Goblins,
il nostro cavaliere può usufruire di un'armatura verde smeraldo,
molto simile a quella di Sirio! E come saprete, “Il colpo del Drago
nascente” è la mossa più potente di questo cavaliere!
“Basta!
Le ragioni che porti sono vane, non ti ascolterò più!” disse
Arthur scostando la lancia “Per te avrei preferito una fine più
dolce, ma tu mi hai costretto!”
Una
delle citazioni che Kotaro fa al nostro cavaliere d'oro preferito
(più o meno... comunque è quello che ci fa ridere di più!), quello
di Fish, Aphrodite! Nella versione italiana, doppiato dal compianto
Enrico Carabelli, che lo rende spassosissimo con la sua voce
giustamente effeminata!
Un’accecante
luce si sprigionava dal petto di Arthur e una splendida musica di
sottofondo si cominciò a diffondere nell’aria:
http://www.youtube.com/watch?v=rhEF3CQbQ6U.
“NO!!
NON E’ POSSIBILEEEEEE!!!!” urlò Sodom.
L’armatura
di Arthur brillava di una luce intensissima ed era diventata d’oro.
“NO!!!
NON CI CREDO!!!” sbottò il teppista “VUOI DIRE… VUOI FORSE
DIRE CHE TU… SEI DIVENTATO CAVALIERE D’ORO?!”
Arthur
si fece serio in volto.
“Quest’armatura…”
disse “Quest’armatura è stata forgiata tramite il sangue della
mia principessa, con la sua benedizione! Non verrà mai sconfitta da
uno come te!”
Brandì
la sua lancia.
“NON
TI MONTARE LA TESTA!!” urlò Sodom “Anche se hai un’armatura
d’oro, il tuo cosmo rimane quello di un cavaliere di bronzo!! Non
potrai mai sconfiggermi!!”
Ma
non potè concludere la frase. Un’altra sorpresa lo attendeva.
“CHE
COSA?!” urlò “Anche la tua lancia… anche la tua lancia è
diventata d’oro?!”
“Esattamente…”
disse Arthur “E ora, preparati a morire, fellone!”
Questa
è un'altra citazione ai Cavalieri dello Zodiaco, Saga di Nettuno! La
musichetta linkata non è altro che la seconda opening giapponese:
Soldier Dream!
I’m
streetwise
I
can improvise
I’m
street smart
And
I have New York City heart.
Why
should I worry?
Why
should I care?
I
may not have a dime
But
I got street savoir faire.
Why
should I worry?
Why
should I care?
It’s
just be-bopulation
And
I got street savoir faire.
La
canzoncina che canta Dario, “Why Should I worry?” proviene dal
cartone Disney “Oliver and Co.”
“Beh…
volevo iscrivermi al Koenkhan, ma avevano finito le tessere…”
Una
musica di sottofondo si diffuse nell’aria:
http://www.youtube.com/watch?v=vYrah_r-I_Y
“Non
si deve restare feriti né ferire.
Su questo principio si basano le arti marziali.
Ma chi, invece, viola questo principio usando la propria forza per
fare del male agli altri
Deve essere punito.
Io ti insegnerò che non si infrangono le regole sacre delle arti
marziali!” disse Dario, insossando un kimono blu e rosso e una
fascia bianca.
Questo
sono citazione all'anime di Virtua Fighter, nato come videogioco
della Sega nel lontano 1993.
Il
protagonista è Akira Yuki, che prima di ogni combattimento ripete
sempre questa frase! Il Koenkhan, invece è la banda criminale con
cui Akira è i suoi amici, la bella Pai Chan, Jacky Bryant e Sarah
Bryant, sono costretti a combattere. La canzoncina è la sigla
dell'anime, nota come “Wild Vision” . Ne esiste anche una
versione italiana molto bella: qui il link!
http://it.youtube.com/watch?v=GZMB-zi4Buk
“Perché
non è verità, è vile menzogna, bugia inventata ad arte!” rispose
il poliziotto “La giustizia è nella Mad Gear, nella Mad Gear e
quindi in Belger!”.
Altra
citazioni alle frasi del Cavaliere d'oro di pesci...
“Così!”
urlò Dario “COLPO DELLE CENTO MANI DI HOKUTO!!
ATATATATATAAAAA!!!!”
Colpì
ripetutamente il poliziotto con lo spazzolone. Fu come se avesse
cento mani e cento spazzoloni e con questi colpisse nello stesso
momento.
“Hai
tre secondi di vita… anzi, no… TU SEI GIA’ MORTO!!!” urlò
Dario.
Questa,
invece viene da Ken Shiro! Scommetto riconosciate il tipico attacco
della Stella del Nord e la tipica frase che dice poco prima ai suoi
nemici prima che essi muoiano!
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