Life is such an unpredictable dream

di DoIdare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piacevoli imprevisti ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Dimmi che sono tua ***
Capitolo 4: *** Non sai cos'hai, finché non lo perdi ***



Capitolo 1
*** Piacevoli imprevisti ***


Capitolo 1 – Piacevoli imprevisti
 
Sono seduta alla mia postazione, e sto fallendo miseramente nel mio tentativo di non guardare Oliver mentre si allena.
Da quando Sara è andata via ha ricominciato a fare i suoi esercizi individuali, non che la cosa sia un problema, ovviamente, ma mi manca un po’ quel suono che accompagna due bastoni che si scontrano e i sospiri di persone che combattono, anche se poi il loro legame.. come dire.. particolare, mi ha fatto passare un paio di notti con mega vaschette di gelato in mano.
Sara almeno è simpatica, contrariamente a sua sorella che tra qualche settimana dovrò sorbirmi ogni giorno.  A quanto pare Laurel prenderà il posto di Black Canary e questo non entusiasma Diggle, Roy, Oliver e tanto meno me.
Arrow continua a ripeterle che non è preparata e che un paio di mesi non basteranno per darle le conoscenze necessarie per ricoprire un ruolo simile, ma lei non ne vuole sapere, continua a sistemarsi quella stupida giacca di pelle che un tempo mi piaceva tanto, e ripete che sarà all’altezza di Sara.
Stupida smorfiosa.
Ovviamente, perdendo tempo a crogiolarmi in questi stupidi pensieri, noto troppo tardi che Oliver si è accorto che lo sto guardando. Abbasso velocemente lo sguardo, finirò mai di fare queste figuracce?
-Stai ancora pensando a quella storia, Felicity?- mi chiede rimettendosi la canotta.
No non rimetterla.. o forse si rimettila, così magari la finisco di guardarti gli addominali..
 -Quale storia, Oliver?- rispondo con aria vaga.
-Anche quando è arrivata Sara ti sei sentita messa da parte, eppure ti ho già detto che nessuno prenderà il tuo posto, sei tu la mia ragazza, e con l’arrivo di Laurel le cose non cambieranno- dice avvicinandosi a me e sorridendo mentre mi appoggia una mano sulla spalla.
Gli sorrido, sicuramente sono diventata rossa come un pomodoro, inavvertitamente chiudo gli occhi e la mia mente comincia a vagare in un luogo  inventato dal mio cervello bacato, dove ogni nuvola sulle quali rimbalzo beatamente, ha la forma di Oliver. Apro gli occhi di colpo, nemmeno un bambino avrebbe un’immaginazione simile.
Arrow ha già tolto la mano dalla mia spalla, lasciando il posto ad una fastidiosa sensazione di vuoto, un po’ come quando leggi l’ultima pagina di un libro che ti ha appassionata, e ti rendi conto che non ci sarà più niente dopo.
Ormai è passato un mese da quando abbiamo lasciato Slade sull’isola, dopo quella notte e quel falso “Ti amo” di Oliver pensavo che niente sarebbe stato come prima, invece mi sbagliavo, era tutto esattamente uguale a prima. Tralasciando il fatto che Thea era partita, nessuno l’ha più sentita da allora, Roy la sta ancora cercando, ma non puoi presumere di trovare qualcuno che non vuole essere trovato. E in secondo luogo, ma non meno importante, la notizia che ha lasciato di stucco tutti quanti: Lyla è incinta.
Diggle ce l’aveva detto solo 2 settimane prima, insomma: lo sai da un mese, potevi dircelo subito!!
Parli del diavolo, spuntano le corna.
Dig sta scendendo dalle scale, seguito da Roy che ha un’aria affranta (probabilmente un altro vicolo cieco nella ricerca di Thea).
Li guardo e sorrido, -Bentornati ragazzi- dico voltandomi verso di loro, con una voce più allegra rispetto al mio stato d’animo che invece si presenta nero come la pece.
-Come mai sei così di buon umore oggi Fel? Hai trovato il vestito per la festa oppure Laurel ha deciso di dedicarsi unicamente ad essere un avvocato a tempo pieno?- mi chiede Roy, con un ghigno sul volto.
-Nessuna delle due- dico, per poi sussurrare un “purtroppo” tra me e me.
Lascio perdere la stupida frecciatina riguardo Laurel e mi concentro sul vestito per la festa. Praticamente Diggle e Lyla hanno organizzato questa festicciola per annunciare alle famiglie che presto ci sarebbe stato un nuovo componente, e sarebbe andato tutto bene se non fosse stato per il fatto che la sorella di Lyla, che a quanto pare è una gran festaiola, saputa la notizia della festa abbia trasformato il tutto (cioè una semplice serata in compagnia) in una cena super formale in uno dei ristoranti più lussuosi di Starling city. Insomma chi è che organizzerebbe una cosa del genere per un motivo che neanche conosce? È assurdo! Vabbè, fatto sta che non posso presentarmi con una delle mie gonne come avevo inizialmente previsto, quindi avevo deciso di andare a fare shopping, ma il lavoro alla QC (Sì, Oliver si è ripreso l’azienda, per fortuna) e il tempo passato al covo non mi hanno lasciato un attimo di respiro.
La festa si sarebbe svolta sabato sera, e oggi era giovedì, questo voleva dire che domani sarebbe stato l’ultimo giorno utile per concludere qualcosa.
-Hai giù un accompagnatore?- mi chiede Diggle improvvisamente, con un’aria pensierosa.
-Cosa, un accompagnatore? Stai scherzando vero?- Dico alzandomi in piedi.
-Roy ti avevo detto di dirglielo!- dice Dig guardando in direzione del ragazzo
-Scusami! Me ne sono dimenticato!- risponde quest’ultimo in modo non troppo convincente.
-Non posso trovare un accompagnatore in un giorno! Insomma non riuscirei nemmeno in una settimana figurati in 24 ore!!- sono veramente sconvolta e arrabbiata, questa situazione peggiora di giorno in giorno, doveva essere una semplice serata passata a ridere e a scherzare e ora si è trasformata in una specie di galà, con Champagne e caviale magari.
Mi giro verso Roy –Sarai tu il mio accompagnatore- dico con fare calcolatore.
Egli comincia a guardarsi intorno, e indicando Oliver risponde –Fatti accompagnare da lui, io non posso-.
Mi giro verso Oliver e lo guardo intensamente, probabilmente ho uno sguardo speranzoso, ma la verità è che voglio sapere la sua risposta, anche se in cuor mio credo di conoscerla già, e infatti non perde tempo a rispondere –Lo vorrei tanto Felicity, ma accompagno già Laurel, se l’avessi saputo prima, non avrei accettato la sua proposta- dice con aria sconsolata.
Potrei mettermi a piangere dalla rabbia e dalla delusione, sposto lo sguardo verso il basso, non voglio che lo notino.
Diggle si avvicina a me e avvolgendomi un braccio intorno alle spalle guarda Roy e gli dice –Sarai tu ad accompagnarla ragazzino, è colpa tua se ci troviamo in questa spiacevole situazione-.
Veramente è colpa di quella stupida della tua quasi cognata, penso, ma evito accuratamente di dirglielo.
Probabilmente avrei continuato a crogiolarmi nella mia rabbia repressa se la risposta di Roy non mi avesse colta di sorpresa, e a quanto pare non solo me, visto che tutti lo stiamo guardando in attesa di una spiegazione a ciò che ha appena detto: -Non posso accompagnarti Fel, perché verrò con un’altra persona-.
Oliver si avvicina a lui, leggo speranza nei suoi occhi e so per certo che gli sta per chiedere quello che stiamo pensando tutti: -è tornata Thea??-
-No-.
Quella semplice risposta di Roy aleggia nell’aria e rimbalza da una parete all’altra, è l’unica spiegazione che potrei dare visto che continuo a risentire quel “no” nelle mie orecchie.
Oliver si gira sconsolato, è dolore quello che leggo sul suo volto?
Diggle dopo qualche secondo passato a riflettere (presumo), rompe quel silenzio che sembrava interminabile con qualcosa che mi sconvolge ancora di più –D’accordo Felicity, domani ti farò sapere il nome del ragazzo che ti accompagnerà alla festa, non preoccuparti, pensa solo a trovare un bel vestito-.
Oliver si volta a guardarlo con un’aria incuriosita quasi quanto la mia.
Di che ragazzo stava parlando?
Ma ora dovevo pensare ad un’altra piccola ma importante cosa: quel dannato vestito.
 
Sono due ore che cammino per le strade di questa stupida città in cerca di uno stupido vestito per una stupida festa. Insomma, non intendo dire che la festa sia stupida  perché è per il bambino di John, che sicuramente non è stupido, ma che bisogno c’era di tutto questo? Tanto è evidente che non potrà vedere ciò che è stato organizzato per lui!
Oliver mi ha lasciato il pomeriggio libero per andare a fare shopping, oggi è venerdì e domani la maggior parte dei negozi saranno chiusi, gli avrò fatto pietà visto che la sua super mega Laurel indosserà un vestito meraviglioso, ne sono sicura. Come se non bastasse avrò un accompagnatore che non ho mai visto nella mia vita, John ha detto che sarò soddisfatta, e io non metto in dubbio ciò che dice John, ma rimane pur sempre un uomo, e i gusti degli uomini in fatto di altri uomini sono quanto meno discutibili.
Da quanto ho capito si chiama Damian, è il migliore amico della sorella di Lyla (c’è sempre lei sotto) e ha solo 2 anni in più di me. Tralasciando il nome, sul quale si potrebbero fare molte critiche, penso che alla fine poco importi, durerà solo una sera, quindi decido di rimettermi in cerca del vestito.
Entro nel terzo negozio che avevo previsto di visitare, comincio a guardarmi intorno, avrò provato almeno una dozzina di vestiti ed è incredibile come ancora non abbia trovato ciò che fa per me.
Una ragazza mi si avvicina, probabilmente è la commessa, e mi chiede cosa può fare per me.
-Sto cercando un vestito per una serata elegante, non ho idee su che tipo di modello debba essere, vorrei soltanto che fosse semplice, mi fasciasse in vita e che mi slanciasse un po’. Il colore credo sia indifferente, mi affido completamente a lei- Dico fiduciosa.
La ragazza si illumina in volto e indicandomi una piccola poltrona in pelle nera, mi dice di accomodarmi, subito dopo comincia a frugare tra tutti gli abiti esposti elegantemente.
Qualche minuto dopo mi accompagna in camerino e mi passa gentilmente il primo vestito.
A prima vista mi sembra un abito bellissimo, è completamente nero,  lungo fino ai piedi, con una scollatura a cuore e ha una cintura stretta, rossa carminio, in vita.
Lo provo e come immaginavo su di me non sta bene quanto speravo. Mi fa sembrare più piccola di quanto non sia in realtà e la scollatura a cuore è troppo marcata per i miei gusti.
La commessa mi passa il secondo vestito, quest’ultimo è bianco, ricoperto completamente di pizzo rosa chiaro, e mi arriva poco sotto la coscia, è molto aderente nella parte superiore e si allarga in stile ombrello sulla gonna. È orrendo, sembro un confetto, anzi, una bambina che sta andando alla comunione. Mi tolgo anche il secondo abito, sto cominciando a perdere le speranze, forse non troverò il vestito giusto neanche qui.
Provo il terzo ed ultimo abito, non riesco a smettere di guardarmi allo specchio, mi sento incredibile.
Il vestito è bianco come il latte e ha dei bellissimi ricami neri con un motivo di rami e foglie. È lungo ed aderente fino a metà coscia, dove comincia ad allargarsi leggermente fino a terra, finendo per formare  un cerchio intorno a me. La scollatura è profonda al punto giusto, il mio seno sembra più grande, e la cosa non mi dispiace affatto.
 L’abito mi avvolge in un modo che non credevo possibile, non è troppo vistoso né tanto elegante, eppure non riesco a smettere di guardarlo. È stupendo, mi sento come se fossi vestita di inverno e di autunno.
Esco dal camerino e la commessa mi guarda ammaliata: -Questo è perfetto- dice indicandomi.
-Sono d’accordo, questo è perfetto- ripeto voltandomi di nuovo verso lo specchio.
Dopo aver pagato lascio il negozio con un sorriso stampato sul volto, ma comunque sia mi affretto, sono già le 5 di pomeriggio e devo ancora trovare un paio di scarpe e una clutch da abbinare al vestito.
Come al solito mi perdo nei miei pensieri, e non riesco a non pensare alla possibile reazione di Oliver quando mi vedrà con quell’abito, sarà sorpreso? Magari mi troverà attraente, oppure continuerà a trattarmi come l’amicona di turno.
Mi risveglio da questo stato di coma in cui finisco ogni volta che penso ad Oliver, e mi metto alla ricerca di ciò che mi serve.
 
Rientrare in casa dopo un pomeriggio del genere è incredibilmente rilassante, mi tuffo sul divano a faccia in giù, lasciando cadere borsa e sacchetti per terra. Controvoglia giro il viso verso l’orologio, questo indica che sono già le 8 di sera, spiegato il motivo per cui sto morendo di fame.
Dolorante mi alzo e mi dirigo in cucina, non faccio in tempo ad aprire il frigorifero che il mio cellulare comincia a squillare, mi dirigo nuovamente in salotto e tiro fuori il telefonino dalla borsa, numero sconosciuto, incuriosita rispondo –Pronto?-
- Felicity?-
-Si..- rispondo aspettando che la persona all’altro capo della linea mi dica il suo nome.
-Ciao! Sono Damian, è stato John a darmi il tuo numero, mi ha spiegato la situazione in cui ti trovi e mi ha chiesto se potevo farti da accompagnatore..-
La conversazione è durata circa 5 minuti, giusto il tempo di spiegargli come raggiungere l’indirizzo di casa mia. Tutto sommato sembra un ragazzo carino e gentile, ha accettato di accompagnare una persona che non ha mai visto e questo mi fa sentire onorata e colpevole allo stesso tempo.
Finalmente, intorno alle 21.30, ho finito di  mangiare e di lavare i piatti, mi metto il pigiama e mi butto sul mio letto, che mai come oggi mi era sembrato tanto accogliente.
Domani sarebbe stata un’altra giornata intensa, sarei dovuta andare dal parrucchiere con cui avevo un appuntamento alle 16.00 e poi sarei tornata di corsa a casa a prepararmi, Damian sarebbe passato a prendermi alle 19.30.
Era semplicemente una serata super elegante dove Oliver bello ed attraente come al solito  sarebbe entrato dalla porta del ristorante con una splendida Laurel al suo braccio.
Con questo inutile pensiero mi addormento tra le braccia di Morfeo.
 
 
 
Ciao Ragazze!!
Primo capitolo un po’ lunghino, chiedo perdono, ma non potevo lasciare Fel  a contorcersi perché non trovava il vestito per la festa  xD.
Spero vi sia piaciuto, aspetto con ansia i vostri commenti a riguardo.
Alla prossima :*


 

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Capitolo 2
*** Preparativi ***


Capitolo 2- Preparativi

La sveglia risuona come un cannone nelle mie orecchie.
Infastidita la spengo con una mano, e non mi faccio troppi problemi a rimanere stravaccata sul letto a riposarmi ancora cinque minuti.
Alla fine trovo la forza per muovermi e tastando il pavimento cerco le mie bellissime ciabatte pelose a forma di leoncino.
Mi dirigo verso la cucina, e l’orologio mi indica che sono già le 10.40, avevo puntato la sveglia per le 10, questo significa che i miei cinque minuti extra alla fine si erano trasformati in quaranta.
Faccio una colazione pesante, oggi avrei bruciato molte calorie correndo a destra e manca per prepararmi.
Il giorno prima avevo comprato diversi bagnoschiuma, Sali da bagno e shampoo, mi dirigo in salotto, ricordavo molto bene di avere lasciato tutte le buste per terra, e infatti individuo subito quella che mi serve e ne estraggo il bagnoschiuma alla pesca, Oliver adora la pesca, e io adoro Oliver, dunque facendo due calcoli la pesca avrebbe dovuto adorare me, quale modo migliore, se non facendoci un bagno?
L’acqua è caldissima, e mi avvolge ogni parte del corpo con carezze leggere, chiudo gli occhi un istante sdraiandomi dentro la vasca e appoggiandomi al bordo con la testa, è un’atmosfera quasi surreale, il vapore ha appannato lo specchio e probabilmente anche il mio cervello, visto che sto pensando ad una cosa ovviamente non possibile.
 
Oliver, sicuro di sé come al solito, mi raggiunge nella vasca, i suoi occhi sono più scuri, come se il desiderio li stesse divorando, con la schiuma cerco di coprire quelle parti del mio corpo che vorrei restassero nascoste ma lui mi afferra la mano e portandosela sulle labbra comincia a baciarmi il dorso e a leccarmi le dita una ad una.
Sono sicura che il mio visto stia andando a fuoco, e sono anche certa che non sia per la temperatura dell’acqua.
Oliver continua a guardarmi e si avvicina a me, mi ricorda un leone che sta per azzannare la sua preda, i suoi muscoli bagnati dall’acqua rendono il suo corpo ancora più sensuale, non resisto e gli appoggio una mano dietro al collo, le nostre labbra sono sul punto di sfiorarsi..
 
Mi riprendo da quel sogno così realistico, la suoneria del cellulare mi ha riportato alla realtà e sto odiando immensamente chiunque mi abbia disturbato durante un momento simile.
Mi allungo per vedere chi è che mi cerca, è Oliver.
È possibile odiare il protagonista del tuo sogno più erotico? In questo caso direi di si.
Evito accuratamente di rispondere, ho le mani completamente bagnate, mi riprometto di richiamarlo più tardi. Venti minuti dopo esco dalla vasca, ogni parte del bagno profuma di pesca e io non faccio eccezione, se quella sera Oliver non l’avesse notato, l’avrebbe fatto sicuramente qualche insetto in cerca di qualcosa di zuccheroso.
Si è già fatta l’una, mi vesto con un vestitino senza maniche né spalline, in modo da non rovinarmi l’acconciatura quando dovrò mettermi l’abito da sera.
Un’ora e mezza  dopo ho finito di prepararmi, mi sono messa lo smalto alle unghie e ho mangiato un panino al volo, esco di casa e giusto in quel momento mi ricordo di non aver richiamato Oliver, prendo il cellulare dalla borsa e rimedio subito, risponde al secondo squillo.
-Felicity- dice soltanto.
-Ciao Oliver, non ho sentito la tua chiamata prima- mento spudoratamente perché mi vergogno a dirgli che mi stavo lavando, mi tornano in mente strani ricordi e li scaccio subito, non era il momento giusto per pensarci, - avevi bisogno di qualcosa?- continuo.
-Si- la sua semplice risposta non è esaustiva e dopo qualche secondo di silenzio glielo faccio notare.
-Volevo sapere se avevi bisogno di un passaggio per stasera- dice con un tono non troppo convinto.
-Grazie, ma sono a posto, mi viene a prendere il mio “accompagnatore”- dico in modo scherzoso, ma lui non ride, si limita ad un –D’accordo allora- e spegne la chiamata senza neanche salutarmi.
Non ci penso troppo e raggiungo il parrucchiere.
 
Rientro a casa di corsa alle 19.00, possibile che tra tutti i giorni in cui poteva ammalarsi l’acconciatore dovesse succedere proprio quando ne avevo bisogno io? Una stagista si è offerta di acconciarmi i capelli, non è che non mi fidassi di lei, ma alla quarta volta che mi disfaceva i capelli avevo cominciato a preoccuparmi, alla fine, vista l’ora, le avevo chiesto di farmi un semplice chignon alto con incastonata qualche fogliolina di rame dipinta di nero, e di lasciarmi un paio di ciuffi cadere liberamente davanti.
Non ce l’avrei mai fatta a prepararmi in tempo per le 19.30, prendo il cellulare e telefono a Damian
-Pronto?- risponde
-Ciao Damian sono Felicity, come stai?-
-Ciao Felicity, io bene grazie, tu?-
-Anche io grazie, avrei bisogno di chiederti un piccolo favore- gli dico vergognandomi.
-Certo, dimmi- mi risponde gentilmente
Dopo avergli spiegato tutta la situazione ci mettiamo d’accordo per incontrarci alle 19.45, saremmo arrivati un po’ in ritardo visto che comunque per raggiungere il ristorante ci sarebbe voluta una mezz’oretta, e il ritrovo era alle 20.00.
Velocemente mi trucco e mi sistemo, e infine indosso il mio meraviglioso abito, mi guardo allo specchio, mi sento bellissima, sono bellissima.
Mi ero molto arrabbiata quando avevo saputo della serata in stile elegante e dell’accompagnatore, ma forse non sarebbe stato poi così male, e l’idea che Laurel potesse indossare qualcosa di meraviglioso non mi preoccupava più.
Stavo per spruzzarmi il profumo quando mi fermai e lo rimisi sulla toeletta di camera mia, avevo ancora addosso il profumo di pesca, non valeva la pena rovinarlo.
Erano esattamente le 19.45 quando richiusi la porta del mio appartamento, il mio vicino di casa stava fumando sul balcone che condividevamo sul nostro piano, era un anziano signore di quasi 70 anni, la moglie era morta un paio di anni prima, e da quel giorno non faceva altro che fumare sul balcone, non preoccupandosi che il fumo entrava nel pianerottolo e faceva scattare l’allarme antincendio almeno una volta alla settimana.
Quella sera si voltò per salutarmi ma rimase con la sigaretta sospesa tra le dita e le labbra, mi osservò per qualche secondo e poi la lascio cadere a terra calpestandola con la punta della scarpa.
Mi si avvicinò e mi mise le mani sulle spalle, gli occhi erano velati di lacrime.
-Sei bellissima bambina mia- disse asciugandosi gli occhi, si allontanò senza neanche sentire la mia risposta.
Era sempre stato gentile con me, ormai erano 5 anni che vivevo lì, e non rifiutava mai di aiutarmi quando avevo bisogno di qualcosa i primi giorni che ero arrivata in città. Quando la moglie morì si chiuse in casa per settimane, un giorno lo vidi mentre annaffiava le piante sul balconcino, era dimagrito tantissimo, sembrava fossero passati anni invece che settimane.
Decisi così di aiutarlo, ogni sera andavo a casa sua e gli cucinavo qualcosa, i primi giorni non voleva mai mangiare e non faceva altro che fumare, poi però cominciò a tranquillizzarsi, recuperando peso e forza.
Mi ha detto che sono bellissima, ma a colpirmi è stato il modo in cui mi ha chiamata: “bambina mia”, non ho mai conosciuto i miei nonni, e in questi ultimi cinque anni, con lui al mio fianco, non avevo mai sentito il bisogno di conoscerli.
 
Faccio le scale di corsa, raggiungo il portone e dandomi un’ultima occhiata allo specchietto che ho in borsa, esco in strada.
Un ragazzo è appoggiato ad una berlina nera, proprio in quel momento si volta a guardarmi e si rimette subito in piedi, dandosi una sistemata allo smoking già perfetto.
Mi avvicino con fare deciso, anche se in realtà non sono convinta di come affronterò la situazione, dovrei forse presentarmi? Ci conosciamo già ma non di persona, dovrei dirgli che è elegante? Non so proprio come affrontare questo primo incontro, ma è lui a rompere il ghiaccio, liberandomi di un peso enorme.
-Felicity?- dice con aria rapita
-Si, e tu devi essere Damian- rispondo con un sorriso.
-Esatto, piacere di conoscerti- mi risponde illuminandosi e allungando la mano
-Piacere mio- dico allungando anche io la mia, ma appena sto per stingergliela lui afferra la mia mano e la gira per poi posarci un casto bacio sul dorso.
Sono veramente scioccata e onorata al tempo stesso, è la prima volta che qualcuno mi fa il baciamano.. oddio.. mi sta aprendo la portiera, non ci credo, non è possibile, sto sognando.
Lo ringrazio e mi accomodo sulla brillante poltrona in pelle, prima che richiuda la portiera riesco a notare che è poco più alto di Oliver.
In pochi secondi si siede al mio fianco, mettendo in moto il veicolo, è completamente concentrato sulla strada, quindi ne approfitto per osservarlo un po’, non mi sembra che sia muscoloso quanto il mio capo, ma dalla corporatura non direi neanche che passi tutto il tempo sul divano con una birra in mano.
Non sono riuscita a distinguere bene i suoi occhi sotto la soffusa luce del lampione, oppure potrebbero essere davvero scuri, come mi è sembrato di vedere. I capelli invece non possono non essere notati, il castano scuro è in contrasto con l’elastico chiaro che glieli tiene legati in un codino dietro alla nuca, per fortuna non sono troppo lunghi, credo che più o meno possano arrivargli  alla mascella.
Di colpo, continuando a guardare la strada mi dice –Sei bellissima-.
Ho paura che mi abbia fatto quel complimento solamente perché lo sto guardando da quando siamo saliti in macchina e non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
-Grazie.. anche tu stai molto bene- gli dico per non fare la figura della scema, e riporto anche io gli occhi sulla strada.
Il resto del tragitto scorre tranquillo, parliamo del più e del meno e cerchiamo di conoscerci, per quanto sia possibile farlo rinchiusi dentro ad un abitacolo così piccolo e guardandoci soltanto un paio di volte di sfuggita.
Scopriamo subito di avere diverse cose in comune, anche lui è malato di tecnologia, e abbiamo passato metà del viaggio a parlare di computer, hardware e software di ogni genere. Sta studiando per diventare un neurochirurgo, molto bene, così magari mi può curare. Glielo dico, e scoppiamo entrambi in una fragorosa risata.
Questa mezz’ora in macchina è passata in fretta, arriviamo davanti al famoso ristorante italiano “Mille e una notte”, Damian scende dal veicolo e ci gira intorno venendo ad aprirmi la portiera, faccio molta attenzione a scendere dall’auto, non voglio fare figuracce, indosso un tacco 10 e potrei rischiare di cadere e rovinarmi il vestito e la reputazione.
Il mio accompagnatore consegna le chiavi al parcheggiatore e mi prende sottobraccio, siamo in ritardo di soli 10 minuti, quindi entriamo con calma.
La signora all’ingresso ci chiede il nominativo e ci accompagna al nostro tavolo, sono tutti seduti intorno ad una lunga tavolata, ci saranno come minimo 20 persone, comincio a sentirmi a disagio, ci stanno fissando tutti.
Alla fine Lyla spezza il silenzio piombato sui commensali, ci fa un complimento e ci indica due posti, che guarda un po’ sono vicini a Laurel e ad Oliver, quest’ultimo mi sta fissando da 3 minuti buoni con un’aria che definirei folgorata se non sapessi che ciò non era possibile. Infatti lui aveva sempre e solo occhi per Laurel. Damian mi sposta la sedia (potrei abituarmi a tutte queste cortesie) e mi fa sedere accanto alla ragazza che avrei tanto voglia di infilzare con una forchetta.
Oliver non smette di fissarmi, e sto cominciando veramente a sentirmi a disagio, ma vengo distratta da Damian che, accomodandosi al posto davanti al mio, mi porge un fiorellino rosso, uguale a quello che ha nel taschino della giacca, e in modo sensuale mi sussurra: -Sono l’accompagnatore della ragazza più bella della serata, vorrei che tutti lo sapessero-.
Sono sconvolta, non credevo che tanta gentilezza potesse essere racchiusa in un unico corpo, lo ringrazio, sono sicura di essere arrossita, per questo volto lo sguardo, giusto in tempo per vedere Oliver inspirare con forza e fissare il fiore che tengo ancora in mano.
 
 
Ciaoooo
Pubblico questo secondo capitolo solo 2 giorni dopo la pubblicazione del primo, spero ne siate contente : )
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno impiegato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi un commento, sono contenta ed onorata allo stesso tempo.
E ringrazio in anticipo coloro che faranno lo stesso con questo secondo capitolo, mi fa piacere leggere ciò che scrivete, critiche e consigli sono sempre ben accetti.
Alla Prossima :*

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Capitolo 3
*** Dimmi che sono tua ***


Capitolo 3 – Dimmi che sono tua
 
Gli occhi di Oliver non stanno più guardando il bellissimo fiore che ho in mano, ma sono fissi sul mio viso, mi sento andare a fuoco.
L’arrivo di un ragazzo spezza quel filo invisibile che per un tempo indeterminato ha legato il mio sguardo a quello di Oliver, permettendomi di respirare di nuovo.
Quello che poi scopro essere un cameriere, porge il menù solamente a me e a Damian, a quanto pare gli altri invitati avevano già ordinato.
Sono davvero imbarazzata, non ho mai visto così tante pietanze elaborate scritte su uno stesso foglio di carta, , insomma che cos’è un “Risotto alla melagrana e crema di porri”? Va bene  che siamo in un ristorante italiano, però almeno i nomi dei piatti in inglese no? Non tutti parliamo l’italiano.
Sto per ordinare un piatto a caso, quando Damian, rivolgendosi al cameriere in italiano, dice – Buonasera, io e la signorina vorremmo ordinare delle “fettuccine alla crema di gamberetti e brandy”, per favore-  il cameriere è sorpreso quasi quanto me, ma prende l’ordinazione in modo rapido e poi si congeda.
Guardo Damian con uno sguardo stupito, lui ride e mi dice –Frequento spesso ristoranti italiani, ho imparato a pronunciare una paio di saluti e il nome di qualche pietanza, questa è una delle mie preferite, spero non ti dispiaccia che l’abbia ordinata per entrambi..-.
-No no, anzi, mi piace assaggiare piatti nuovi- dico con disinvoltura, non saprà mai che in realtà non avrei potuto ordinare nulla, viste le mie mancate conoscenze in questo campo.
Oliver tossicchia leggermente, riportando la mia attenzione su di lui, -Felicity, non mi presenti il tuo accompagnatore?- dice scandendo bene l’ultima parola.
-Oh certo, Damian, questi sono Oliver e la sua...accompagnatrice Laurel- dico anche io mettendo molta enfasi sull’ultima parte della frase.
Dopo tutte le presentazioni e l’arrivo delle portate, cominciamo a mangiare e presto si crea un’atmosfera piacevole.
Una dolce musica suonata al pianoforte accompagna la serata, e durante l’attesa del dolce, Diggle accompagna Lyla al centro della sala che a quanto pare è riservata alle danze.
Poco dopo, anche Roy si unisce a loro e soltanto in quel momento noto la ragazza che tiene per mano, dev’essere quella di cui ci aveva parlato un paio di giorni prima, si presenta come una bella  signorina alta al massimo 1.60, ma con un fisico invidiabile: un aderente vestitino rosso le risalta la vita stretta, anche se il décolleté lascia poco all’immaginazione, i capelli biondi sono raccolti in una treccia che ricade sulla spalla scoperta, il trucco pesante le risalta gli occhi azzurri.
Laurel deve aver notato il mio sguardo perplesso perché me la ritrovo a due centimetri dall’orecchio mentre mi sussurra –Si chiama Rachel, è molto carina non credi?- La mia risposta si limita ad un’approvazione, ma dentro di me so benissimo che è  un rimpiazzo, non ci vuole molto a notare che è semplicemente l’opposto di Thea.
Metà dei commensali si sono alzati a ballare, e proprio quando credevo che sarei rimasta seduta per tutto il tempo, Damian si alza in piedi e mi chiede di danzare, accetto subito, non ho mica cercato un vestito per un intero pomeriggio per poi indossarlo solo per mangiare.
Non facciamo in tempo a raggiungere il centro della sala che il pianista comincia a suonare una musica romantica e triste, il mio accompagnatore mi appoggia una mano sul fondo della schiena, facendomi sussultare leggermente, di rimando appoggio la mia sulla sua spalla, sentendo i suoi muscoli tirarsi al mio contatto, il suo sguardo si incatena al mio e quando le nostre mani libere finiscono per intrecciarsi cominciamo a dondolare lentamente.
Non so dire da quanto tempo stiamo ballando, mi sta trascinando in un mondo che non conosco, non riesco a distogliere i miei occhi dai suoi, che invece sono fissi sulle mie labbra.
All’improvviso avvicina il suo volto al mio, sono sicura che mi stia per baciare, credo di aver smesso di respirare, è passato tantissimo tempo dall’ultima volta che ho baciato un ragazzo, e non credevo che avrei riprovato quell’emozione con qualcuno che conoscevo da malapena una sera.
Le sue labbra sono vicinissime alle mie, riesco a sentire il suo respiro sulla mia bocca, chiudo gli occhi.. per poi riaprirli di colpo quando qualcuno mi strattona una spalla.
Oliver sta guardando Damian con uno sguardo che definirei “arrabbiato” se non fosse che non riesco a capire il motivo per cui il mio capo dovrebbe essere arrabbiato con il mio accompagnatore. Quest’ultimo lo guarda di rimando, i suoi occhi scuri sono penetranti come lame, la tensione è palpabile, la sentiamo sia io che Laurel, che sta assistendo alla scena come me.
All’improvviso la situazione si calma perché Oliver, sorridendo, chiede a Damian il permesso di ballare con me, il mio accompagnatore acconsente e ridendo lo avverte che mi avrebbe concessa ad altri solamente per un ballo, poi si volta verso Laurel e comincia a danzare con lei.
Oliver mi afferra con fare possessivo e poggia entrambe le sue mani sul fondo della mia schiena, dove poco prima si trovavano le dita di Damian.
Di conseguenza unisco le mie intorno al suo collo, è la prima volta che ci troviamo in una situazione simile, non so bene come comportarmi.
Dopo qualche secondo di silenzio Oliver si avvicina al mio orecchio e mi sussurra –profumi di pesca, io amo la pesca…-
Non so cosa rispondere, sono sicura di essere arrossita, -lo so- dico senza pensare, mi pento subito, ma il fatto che lui non abbia commentato la mia risposta mi tranquillizza leggermente.
Continuiamo a ballare in silenzio, la situazione sta cominciando a diventare imbarazzante, perché ha voluto ballare con me, sottraendomi al momento migliore della serata, se poi non aveva niente da dirmi?
La musica si ferma poco dopo, libero le mie mani dal suo collo e faccio per allontanarmi ma lui non mi lascia, anzi, rafforza la stretta su di me, facendomi sbattere contro il suo petto, muscoloso e sodo come avevo sempre notato e come avevo sempre sognato di toccare, non riesco a trattenermi dall’appoggiare una mano sul suo cuore, sentendolo irrigidirsi al mio tocco, imbarazzata ritraggo la mano ma lui l’afferra e la riporta sul suo corpo, esattamente dove l’avevo appoggiata inizialmente.
Lo smoking non mi permette di sentire il suo cuore battere, ma non mi importa, il mio sta battendo abbastanza forte per entrambi.
Poco dopo veniamo interrotti da Damian, che con tono ironico dice di rivolere la sua accompagnatrice, ma prima di allontanarsi, Oliver mi sussurra una cosa che mi lascia perplessa e sbalordita:
 -Prima ti stava per baciare, non lasciare che ci riprovi ancora-.
Non faccio in tempo a chiedergli il motivo, perché Damian ricomincia a ballare con me chiedendomi che cosa mi avesse detto Oliver, sto pensando a qualcosa da dirgli ma vengo salvata dal cameriere che annuncia l’arrivo del dolce.
Ci riaccomodiamo a tavola, il mio adorato tiramisù è arrivato e mi sta implorando di essere mangiato, quella stupida di Laurel ha ordinato una minuscola pallina di gelato gusto fior di latte, dicendo che doveva mantenere la linea, peccato che lei stessa possa essere definita “linea” nel vero senso della parola talmente è magra, e il vestito nero aderente che ha indossato stasera  non fa altro che valorizzare la mia teoria che la classifica come “persona spaventosamente magra”.
Comincio a mangiare ma, dopo solo 3 bocconi, sento Damian che mi guarda e ride, non so il motivo ma so che riguarda me, ho paura a chiedergli perché stia ridendo perché penso di avere qualcosa sui denti, ma lui interviene dicendomi in modo davveeeeero sensuale: -hai del cacao sul lato della bocca…- prende il suo tovagliolo e si allunga verso di me, mentre indugia con il fazzoletto sulle mie labbra, volto lo sguardo verso Oliver, che si è bloccato con la forchettina in mano e ci sta fissando con un’aria sconvolta.
All’improvviso fa cadere la posata nel piatto, facendomi sussultare, Damian si riaccomoda soddisfatto e Oliver non smette un istante di fissarlo.
Sono convinta che Arrow gli stia per dire qualcosa ma l’attenzione di tutti viene catturata da Diggle che si alza in piedi facendo tintinnare il suo calice con il tocco di un cucchiaino.
-Se stasera siamo qui, in questo bel ristorante a goderci questa incantevole serata è merito di Elsa, la sorella di Lyla- indica una giovane ragazza seduta vicino a lui, quindi è lei la famosa sorellina rompiscatole, John intanto continua il suo discorso –come sapete io e Lyla abbiamo ricominciato a passare del tempo in compagnia l’uno dell’altra, ma è stata una notizia in particolare ad averci permesso di pensare ad un nuovo futuro insieme…- tutti sono in rigoroso silenzio, attenti ad ascoltare ogni singola parola, io  so già ciò che il mio amico sta per annunciare, quindi ne approfitto per osservare un po’ i presenti: A capotavola c’è un anziano signore, deve essere il padre di Lyla, alla sua destra credo ci sia sua moglie, poi vedo Diggle, Lyla e Elsa con un ragazzo, presumo sia il suo fidanzato, di seguito trovo Roy e Rachel e un’altra coppia che non conosco, poi vedo lui, Oliver, tremendamente bello nel suo smoking nero, la sua camicia blu gli risalta il colore degli occhi, sono ammaliata, subito però abbasso lo sguardo, non voglio che nessuno mi noti.
Decido di continuare ad ascoltare John, che nel frattempo è arrivato al momento più importante del discorso: -detto questo, amici ed amiche, sono contento di annunciare che avremo un bambino, e non c’è niente che ci renda più felici-.
Tutti applaudono con forza, Elsa abbraccia la sorella, e quella che credo diventerà la futura nonna comincia a piangere.
Questo momento non lo dimenticherò facilmente, non ho mai visto Diggle così felice.
Il resto della serata scorre in fretta, e intorno a mezzanotte e mezza gli invitati cominciano a congedarsi, Damian mi prende a braccetto e insieme aspettiamo che il parcheggiatore ci riporti la macchina.
Poco dopo la Berlina viene parcheggiata e le chiavi del veicolo passano dalle mani del guidatore a quelle del proprietario che, aprendomi la portiera, mi fa accomodare, quando anche lui si siede partiamo lanciando mezzi saluti ai restanti ospiti.
Mezz’ora dopo sono sotto casa mia, Damian è sceso dall’auto per aprirmi la portiera e accompagnarmi al portone.
-Vuoi salire a bere un caffè?- gli chiedo gentilmente.
-Si è fatto tardi, non vorrei disturbarti perché credo che tu sia stanca, deve essere stato faticoso per te stare tutto il tempo su quei tacchi vertiginosi- dice ridendo.
Mi unisco alla sua risata ma poi, di colpo, lui ritorna serio e comincia a fissarmi come aveva fatto durante il nostro ballo insieme.
Si avvicina a me, i suoi occhi sulla mia bocca, non faccio in tempo a capire quello che sta succedendo che le sue labbra si poggiano sulle mie, morbide e possenti al tempo stesso, il suo bacio è leggero e dura solo un paio di secondi, poi si stacca da me e mi dice: -Sono stato bene con te stasera, spero che un’altra di queste  sere vorrai uscire con me- mi dice con un tono di richiesta.
Sono sconvolta, riesco solo ad annuire e a salutarlo quando si allontana sulla sua Berlina. Mi muovo per prendere le chiavi di casa dalla borsa e solo in quell’istante mi accorgo di non averla con me, non riesco a ricordare se l’ho lasciata nell’auto di Damian o addirittura al ristorante.
Metto in moto il cervello in cerca di una soluzione ma un rumore mi fa voltare, mi giro di scatto e il mio sguardo incontra quello di Oliver.
Sobbalzo leggermente per la sorpresa, lui se ne accorge ma non reagisce, gli occhi fissi su di me, il respiro lento e regolare, eppure c’è qualcosa che non va in lui.
Poi la noto: la mia clutch è nella sua mano destra, le dita la stanno stringendo talmente forti che le nocche cominciano a sbiancare.
Mi avvicino a lui, non ho mai avuto paura di Oliver o di quello che fa la notte, ma in questo istante i suoi occhi mi fanno quasi tremare, il suo sguardo è accusatorio.
-Oliver è successo qualcosa?- chiedo sommessamente, lui tace, continua solo a guardarmi, mi avvicino ulteriormente, allungo la mano per scuoterlo leggermente, ma lui si ritrae impercettibilmente, lasciandomi in uno stato di completa delusione.
Dopo un paio di secondi mi allunga la borsetta, l’afferro ma lui non la lascia andare, la tiro leggermente ma Oliver la tira a sua volta. Non capisco a che gioco stia giocando.
-Ti ha baciata- dice di colpo, la voce gli si incrina sull’ultima parola.
Oddio ci ha visti. Abbasso lo sguardo imbarazzata, non posso negare perché sarebbe inutile e stupido, non posso neanche confermare apertamente, sarebbe troppo sfacciato.
-Ehm si, è stato inaspettato… io non volevo, c’è non intendo dire che mi abbia forzata, ma non me l’aspettavo, si è stato dolce, probabilmente lo rifarei ma io non ho voluto…- Ecco, stavo sparando cavolate a tutto gas, che vergogna.
-Non mi devi dare spiegazioni, la cosa non mi riguarda- dice abbassando gli occhi.
-Allora perché mi stai accusando?- rispondo stizzita, ammetto di essere rimasta un po’ delusa, per un minuscolo istante mi era sembrato che fosse geloso.
-Non ti sto accusando- dice riportando gli occhi su di me.
-Allora cosa stai facendo?- gli chiedo, sto sperando come una pazza che mi dica che sono solo sua, che non devo baciare altri uomini, che non devo ballare, e abbracciare, e scherzare con altri uomini. Sto sperando che mi prenda tra le sue braccia e che mi dica che sono solo sua e che lui è solo mio.
Invece non si muove, non risponde, si limita a lasciare la presa sulla borsetta, dicendomi che l’avevo dimenticata al ristorante, mi augura la buonanotte, sale sulla sua moto, e parte senza che riesca a rendermene conto.
Il rombo del motore mi riempie le orecchie, distraendomi dal suono assordante del mio cuore che si spacca, facendomi sentire tanto stupida da avere veramente creduto che potesse provare certe cose per me.
Salgo nel mio appartamento, mi tolgo le scarpe e svuoto la borsa sul divano in cerca del mio cellulare, quando una piccola freccia verde con attaccato un pezzo di carta cade sul morbido cuscino, lasciandomi perplessa.
La raccolgo, incuriosita apro il bigliettino e lo leggo:
 
Stasera eri bellissima
 
Mi lascio cadere sul divano, mentre il pezzo di carta che tengo in mano comincia a bagnarsi delle mie lacrime.

 
 
Ciaooo,
Punto primo: Ringrazio tutti i recensori che ogni volta mi fanno battere il cuore con i loro complimenti, ringrazio chi segue, ricorda e preferisce la mia storia, ringrazio i lettori silenziosi e ringrazio il mio cervello, che dopo tutte le notti insonne passate a studiare per gli esami trova ancora la forza per farmi scrivere.
Punto secondo: questo capitolo o si ama o si odia, personalmente io lo amo, perché la fine di qualcosa è sempre l’inizio di qualcos’altro, e amiche mie, questo è decisamente un nuovo inizio.
Punto terzo: Il prossimo aggiornamento non avverrà prima di venerdì, ma posterò il nuovo capitolo appena lo scriverò e avrò un momento libero.
Alla prossima :*
 
 
 

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Capitolo 4
*** Non sai cos'hai, finché non lo perdi ***



Capitolo 4- Non sai cos'hai, finché non lo perdi

 
Nonostante la stanchezza immensa che mi intontisce la mente, non riesco a chiudere occhio, mi giro e rigiro nel letto, nella speranza che un improvviso attacco di sonno prenda il sopravvento, ma non succede nulla.
Senza alzarmi, mi allungo verso il comodino e accendo l’abatjour, la luce fioca illumina l’orologio, sono le 3 di notte, almeno domani è domenica e non devo alzarmi presto.
Allungo la mano sotto al cuscino e tiro fuori la piccola freccia che mi sono ritrovata nella borsa, mi alzo a sedere e la rigiro tra le dita… Non so cosa fare, forse dovrei chiamarlo, chiedergli spiegazioni per quel bigliettino, chiedergli spiegazioni per la sua scenata di poco prima.
Oppure dovrei solo lasciar correre, comportarmi come se non fosse successo nulla, proprio come ha fatto lui con me dopo la sera in cui abbiamo sconfitto Slade.
… Spengo la luce e mi impongo di dormire, la freccia ancora stretta nella  mia mano.
 
Nonostante il fatto che sia andata a dormire tardi, riesco lo stesso a svegliarmi intorno alle 8, ieri sera ho lasciato una scia di vestiti e oggetti mentre andavo a dormire, li raccolgo e li sistemo ognuno al proprio posto.
Sul divano trovo il bigliettino scritto da Oliver, è leggermente spiegazzato per quanto l’ho stretto tra le mani, e noto solo ora che è stato scritto su un pezzo di tovagliolo.
Non mi interessa, per quanto improvvisato e rovinato possa essere, rimane comunque una delle cose più speciali che abbia mai ricevuto.
Lo infilo tra le pagine di “Anna Karenina”, il libro che sto leggendo ora, e dopo una doccia veloce e una colazione abbondante mi dirigo verso il covo.
Appena entro mi muovo verso la mia postazione e noto che Oliver e Laurel si stanno allenando, devono essere veramente concentrati, visto che non si accorgono minimamente della mia presenza.
Li sto guardando di sottecchi, e dopo qualche minuto smettono di combattere, Oliver passa una bottiglietta d’acqua alla ragazza, che lo ringrazia e comincia a bere… mi ricorda un cammello assetato che si abbevera ad una pozza d’acqua dopo una settimana di viaggio nel deserto.
Credo si sia accorta che la sto guardando perché si volta e mi sorride,
-Ciao Felicity, quando sei arrivata?- mi chiede poi con finta curiosità.
Oliver si blocca per qualche istante, poi ricomincia a vestirsi, come se non fossi lì.
-Sono arrivata giusto cinque minuti fa, non volevo disturbarvi, sembravate molto…presi- rispondo cercando di dare il giusto peso all’ultima parola.
Ricomincio a guadare in direzione del ragazzo, sta facendo di tutto per non parlarmi, non mi ha nemmeno salutata, ma questa volta non posso lasciarlo scappare, non posso più sopportare le situazioni di imbarazzo in cui mi trascina.
Mezz’ora dopo Laurel riceve una telefonata di lavoro, e rivestendosi in modo “appropriato” lascia il covo, dandomi la possibilità di parlare con Oliver.
Non faccio in tempo a pensarlo che quest’ultimo prende le chiavi della moto, e dirigendosi verso le scale mi dice: -Puoi andare anche tu Felicity…tanto ultimamente la compagnia non ti manca-.
Scatto in piedi e lo raggiungo di corsa, afferrandolo per il braccio e bloccandolo sul primo scalino, lui si irrigidisce, sposto subito la mano appena mi rendo conto di quello che ho fatto.
Oliver non si volta, continua a darmi le spalle, non guardarlo negli occhi mi rattristisce ma almeno mi dà la forza per dire quello che mi frulla per la testa: -Cosa intendi dire?- chiedo con un coraggio che non sapevo di avere.
Si volta e mi osserva in silenzio, non riesco a capire quello che prova e questo mi fa impazzire,
-Credo sia chiaro a chi mi riferisco quando dico “compagnia”- mi risponde, per poi continuare: - Si chiama Damian, giusto?-.
-Non capisco perché la cosa ti infastidisca così tanto Oliver, ogni giorno vedevo te e Sara scambiarvi effusioni e a Mosca ti ho beccato insieme a Isabel Rochev, e tu ti comporti così con me solo perché ho baciato un ragazzo?- chiedo di getto, senza respirare.
Abbassa lo sguardo, sono sicura che stia pensando a qualcosa da dire, fa un piccolo sospiro e poi torna a guardarmi: -Voglio solo proteggerti… non sappiamo chi sia, ne cosa faccia. Mi preoccupo solamente per un’amica-, Dice riportando lo sguardo verso il basso.
Il cuore mi si spezza per la milionesima volta, non so cosa fare, il naso mi pizzica, segno che sto per mettermi a piangere. Guardo verso l’alto, cercando di non far uscire quelle lacrime che spingono per liberarsi, e faccio un paio di passi indietro, poi mi volto e vado alla mia postazione aprendo la borsa che ho lasciato appesa alla mia sedia, ne tiro fuori la freccia che mi ha fatto compagnia questa notte e torno da Oliver.
-Credo che questa sia tua- gli dico porgendogli la piccola arma.
Lui la osserva attento, come se stesse ripensando a mille cose collegate a quell’oggetto.
-Vorrei che la teness…-
-Non la voglio- gli rispondo appena capisco quello che mi sta dicendo.
Mi guarda deluso, ma non posso sempre pensare ai sentimenti degli altri, non posso sempre calpestare il mio cuore solamente per permettere a quello degli altri di essere felice.
Non posso nutrire i miei sentimenti di bugie ed illusioni, non sono più una bambina, devo affrontare la realtà, e la realtà è che Oliver non mi ama, non mi amerà mai,  vuole solo proteggere il suo cucciolo, dandogli qualcosa ogni tanto, giusto per farlo stare buono.
-Perché?- mi chiede solamente.
Una semplice domanda, composta di una sola parola, mi sta facendo tremare, non so rispondere, non voglio dirgli che porterei quella freccia sempre con me giusto perché mi piace sapere che ho qualcosa di suo, non voglio dirgli che l’ho tenuta sotto il cuscino mentre dormivo perché mi sembrava di avere lui accanto a me, non voglio dirgli che il suo bigliettino mi ha fatto piangere e sperare che potesse esserci qualcosa, non voglio dirgli che volevo parlare con Damian spiegandogli che il mio cuore è già occupato, non voglio dirgli che ho provato un senso di protezione e possessività quando mi ha fatto appoggiare la mia mano sul suo cuore, non voglio dirgli che lo amo da impazzire.
-Sono stufa di rispondere alle tue domande Oliver, tu non rispondi a nessuna delle mie-. Dico soltanto.
-Ieri sera quando sei entrata da quella porta hai destabilizzato il mio equilibrio, ti sei avvicinata a noi con quel tipo che ti sfiorava le spalle e ti prendeva sottobraccio in modi che neanche io ho mai fatto, ti ha regalato un dannato fiore e ti ha fatto complimenti, ti ha invitata a ballare e ti ha pulito le labbra quando erano sporche di cacao, ti ha fatta ridere per tutta la sera e non ha guardato altre che non fossero te, poi ti ha riaccompagnata a casa e ti ha baciata-.
-è questo che ti turba Oliver, Il fatto che abbia passato una bella serata?- chiedo stizzita.
-Avrei dovuto essere io il tuo accompagnatore- risponde fissandomi.
-Ma hai preferito essere quello di Laurel-.
-Non volevo andarci con lei-.
-Allora perché l’hai accompagnata?-.
-Ha insistito e pensavo che tu ci saresti andata con Roy. Perché hai permesso che quello ti baciasse?-.
-Non gliel’ho permesso, è successo e basta. Perché mi hai infilato quel bigliettino nella borsa?-.
-Damian non ti ha lasciata sola neanche per un momento, non ho avuto l’opportunità per dirti quello che pensavo, ma volevo comunque farti sapere che ieri sera eri semplicemente mozzafiato- Dice guardandomi.
-Ridillo-. Il mio cuore sta battendo all’impazzata.
-Eri bellissima, non riuscivo a smettere di guardarti-. I suoi occhi scendono verso le mie labbra,  si avvicina e mi ritrovo la sua bocca pericolosamente vicino alla mia, credo di aver smesso di respirare.
Proprio quando credevo che mi avrebbe baciata, si blocca e come se volesse mandare via uno strano pensiero, scrolla la testa, mi rimette la freccia tra le mani e percorre le scale fino ad uscire.
Cosa diamine era successo? Oddio Oliver stava per baciarmi!
 
Ormai è pomeriggio inoltrato, sono seduta sul mio divano a leggere, ma non riesco a concentrarmi ripensando a quello che era successo poche ore prima.
Afferro la giacca e mettendomi le scarpe esco di casa, i miei occhi incontrano quelli di Ben, seduto su una sedia a dondolo mentre fuma la sua solita sigaretta sul balcone.
Lo raggiungo e mi siedo sulla sedia davanti a lui, quest’ultimo mi guarda e mi sorride,
-Ciao bambina mia, come stai oggi?- mi chiede aspirando un altro tiro.
-Bene grazie, tu come stai Ben? È un po’ che non passo da te, posso aiutarti in qualche modo?- gli chiedo gentilmente.
-Oh Felicity, tu sei una brava ragazza: sei dolce, gentile, aiuti gli altri, il ragazzo che conquisterà il tuo cuore sarà molto fortunato- mi risponde.
Non riesco a trattenere un sospiro, e deve essersene accorto perché mi appoggia una mano sul ginocchio e cercando il mio sguardo mi chiede: - O forse il tuo cuore un proprietario ce l’ha già?-.
-è complicato- rispondo sperando che non mi chieda nient’altro, non posso parlare di questo proprio oggi.
-Non è mai complicato bambina mia, in realtà è tutto così semplice, le risposte sono sempre davanti ai tuoi occhi, ma non riesci mai a vederle, semplicemente perché hai paura di quello che potrebbe succedere-.
-Non lo so Ben, ogni volta che faccio un passo avanti nel cercare di capire i suoi sentimenti, lui ne fa due indietro, non so come comportarmi , non capisco quello che prova, mi sembra di essere una bambina che cerca di rimanere sveglia aspettando Babbo Natale, senza sapere che in realtà Babbo Natale non esiste-.
-Forse ha solo paura di affrontare i suoi sentimenti.-
-O forse semplicemente non mi vuole.- dico sospirando di nuovo.
-Chi è questo ragazzo? Quello che ieri sera ti ha baciata sotto il portone, o quello che ti ha riportato la borsetta tutto arrabbiato?-
Lo guardo sconvolta, come cavolo fa a sapere queste cose?? Non ho parole.
Ridacchia leggermente, - sono anziano ma non sono stupido, tu sei come una nipote per me, veglierò su di te fino a quando riuscirò ad alzarmi in piedi, e poi dovresti sapere che un anziano che si rispetti sa sempre tutto ciò che succede intorno a casa sua.- dice continuando a sorridere.
-Io credo di amarlo Ben, quando lo vedo il mio cuore batte all’impazzata e quando mi sorride e mi sfiora le braccia mi sembra di impazzire-.
-è il ragazzo che ti ha riportato la borsetta vero?- mi dice continuando a ridacchiare.
-si.. Oliver-.
-Bè allora Oliver non sa quello che si perde, ma se io fossi in te non rinuncerei bambina mia, sono stato giovane anche io, e ho fatto tante stupidaggini, ma sai qual è stata la più grande che ho commesso?-. mi chiede spegnendo la sigaretta nel posacenere e accendendone subito un’altra.
-No, qual è stata Ben?-
-Avevo più o meno la tua età, ero giovane, sconsiderato, Lucy era la mia roccia, mi aiutava con il college e mi copriva con i miei genitori quando mi ubriacavo talmente tanto da non riuscire a muovermi, era la mia migliore amica, io sapevo quello che provava per me, ma non avevo il coraggio di affrontare la situazione- si ferma un attimo e fa un paio di tiri dalla sigaretta. Non sembra voler continuare la storia, ma io sono curiosa e gli chiedo di andare avanti.
-Sembrava andare tutto per il meglio, poi un giorno mi disse che mi amava e che non ce la faceva ad andare avanti facendo finta di niente, io ero terrorizzato, le dissi che la vedevo solo come amica, lei se ne andò senza dire una parola.  Inizialmente mi sentivo come liberato da un peso, ma con il passare delle settimane cominciai a sentire la sua mancanza, passavo da casa sua quasi ogni pomeriggio, ma sua madre mi diceva sempre che non c’era, credevo fosse una scusa per non vedermi, finché un giorno la incontrai sul vialetto di casa, mentre teneva per mano quello stupido di Jeremy Bay, un ragazzo che frequentava la facoltà di matematica-. Si ferma ancora una volta, e guarda il tramonto che intanto sta scendendo su Starling city.
-Poi cosa è successo Ben?- gli chiedo incalzandolo a continuare la storia.
-Oh, Lucy era meravigliosa, indossava un vestitino estivo del colore dei suoi occhi, verde smeraldo, la pelle olivastra leggermente abbronzata risplendeva al sole e i suoi lunghi capelli ramati le erano cresciuti fino a metà schiena. Era raggiante, rideva e scherzava. Rimasi bloccato a guardarla, come avevo potuto lasciare che uno stupido broccolo me la portasse via? Come avevo permesso che se ne andasse? Appena mi vide mi salutò sicura di sé, non aveva più quell’aria imbarazzata che tanto mi piaceva quando mi sorrideva, non mi guardava più come prima, quello sguardo che tanto amavo di lei ormai era riservato a Jeremy. Ed era tutta colpa mia- Insipirò ancora e poi continuò -Ormai erano passati sei mesi, avevo incontrato Lucy una decina di volte da quel giorno, ogni volta sembrava più bella, e ogni istante che passava la sentivo sempre più lontana, così un giorno mi svegliai nel cuore della notte e corsi a casa sua, incurante della pioggia che mi aveva ricoperto dalla testa ai piedi, cominciai a battere forte alla sua  porta, suo padre la aprì e per poco non mi colpì con l’ombrello che era appoggiato al muro quando gli dissi che volevo chiedere la mano di sua figlia. Ovviamente suo padre rifiutò ma da quel giorno cominciai ad uscire con la mia amata, scoprendo cose di lei che non avevo mai notato in tutti quegli anni di amicizia, due mesi dopo le chiesi di sposarmi, lei accettò-. Ben si blocca e spegne anche la seconda sigaretta, una lacrima solitaria scende sulla sua guancia, dividendola in due.
-Io l’amavo, l’ho sempre amata e sempre l’amerò. Ma sono riuscito ad accorgermene solo dopo averla persa. Forse anche Oliver deve perderti prima di capire quello che prova per te- dice spostando di nuovo lo sguardo verso di  me.
-Quindi cosa dovrei fare?- gli chiedo curiosa.
-Ho capito quanto amassi Lucy quando l’ho vista tenere per mano un altro ragazzo, quando non avevo più la certezza che mi amasse, quando sentivo di averla persa-.
-Mi stai dicendo che devo farlo ingelosire?- chiedo stupita.
Lui ridacchia, si alza e cammina verso la porta di casa sua, si volta e mi dice: -credo che una persona capisca l’importanza di quello che possiede solo quando lo perde, bambina mia-. Poi scompare dentro casa.
 
Mezz’ora dopo non mi sono ancora mossa dal balcone, sono indecisa non so cosa fare… Ma si, perché no, prendo il cellulare dalla borsa e digito un numero…
-Felicity, che sorpresa! – mi risponde il mio interlocutore
-Ciao! Volevo chiederti se domani intorno all’una possiamo pranzare insieme, ho un’ora di pausa e mi farebbe piacere vederti- Chiedo imbarazzata.
-Assolutamente si, non vedo l’ora, a domani!- mi saluta,
-A domani Damian- dico spegnendo la telefonata.
 
Sono giovane, devo godermi la vita, non posso correre dietro a qualcuno che non mi vuole, magari Damian riuscirà ad apprezzarmi più di quanto non abbia fatto Oliver.
 
 
 
Un saluto a tutte le principesse che leggono questa storia!
Quando sono triste leggo le vostre recensioni e mi torna il buon’umore, non sto scherzando!
Non sapete quanto mi faccia piacere sapere che la mia storia vi abbia conquistate almeno un pochino, ringrazio tutti i recensori, chi segue, ricorda e preferisce questa ff.
Spero che questo capitolo vi piaccia e sarei contenta di sapere cosa ne pensate, e ricordate che critiche e consigli sono sempre ben accetti!
Un bacio a tutte quante :*
DoIdare

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