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Questa, probabilmente, sarà la mia prima e ultima fanfic con la coppia
Harry/Hermione
Questa, probabilmente, sarà la mia prima e
ultima fanfic con la coppia Harry/Hermione. Ho semplicemente pensato che era
ora di ‘spaziare’ un po’ i confini (perchè andare avanti sempre con r/hr alla
fine diventa sempre la solita storia, quindi, detto questo... buona lettura!
Dedicato ad Azure_Angel (leggete il suo
“Chiudi gli occhi...”, è strepitoso!)
FORGET
LIFE
Cap. 1: Solo il vuoto
Hermione venne spinta violentemente addosso alla
cassapanca. Alcuni cassetti le caddero addosso causandole graffi piuttosto
gravi. Alcuni si limitarono ad aprirsi rivelando il contenuto.
I vestiti viola, grigi, beige, appartenenti a Jane
Granger finirono sparpagliati. Sotto di essi la madre di Hermione aveva
nascosto un album. La signora Granger, dentista, era piuttosto severa e rigida
nei confronti della magia, e molto rigida con Hermione e il marito. Ma in quel
quaderno aveva conservato le foto più belle scattate a John e alla figlia.
Amava guardarle prima di dormire o dopo un litigio, o nell’intimità
dell’ambulatorio. Le ridavano le forze.
Non
l’avrebbe fatto mai più.
Hermione
sollevò la bacchetta a stento, togliendosi dalle gambe i vestiti della madre e
spostando i cassetti.
Tre
figure nere l’accerchiarono. Hermione non aveva via di scampo, ma non voleva
arrendersi. L’aveva mai fatto?
“Non mi
avrete!” si sollevò faticosamente in piedi, tenendo la bacchetta puntata verso
gli aggressori. Uno di essi rise sguaiatamente.
“Sciocca
bambina!” sghignazzò. “Sarà uno scherzo eliminarti!”
“Che
genere di comicità intende?” Hermione aveva pronunciato questa frase con quanta
più forza avesse, ma temeva non servisse. Infatti.
“Sei
divertente, bambolina” sibilò il più alto fra loro. “Ma noi non giochiamo con i
Mezzosangue.”
“Lasciala
a me!” lo implorò quello più basso. “Saprò come divertirmici...”
“Stupido!
Il padrone ha detto di eliminarla. Dobbiamo accertarci che sia morta per
stanotte. Domani gli studentelli di quel maledetto mago partono! E lei non deve
prendere il treno...” quello che sembrava il capo scoppiò in una risata.
Hermione
era totalmente paralizzata.
“E poi,
se anche potessimo, credi che lascerei che fossi tu ad accalappiartela?
Figuriamoci! Va bene che è una sporca babbana, ma non è per niente male...”
Le si
avvicinò. Hermione aveva addirittura più terrore di quando l’aveva scagliata
contro il comò. La sua voce malefica e suadente la disgustava. Il Mangiamorte
le arpionò una mano gelida sotto al mento.
“Che ne
dici, bambolina? Abbiamo una notte, ragazzi...” e scoppiò in una risata con
l’altro compare, mentre quello basso non si unì al divertimento.
Questo
era troppo. Hermione non accettava di essere presa in giro in quel modo.
Allontanò con uno strattone l’artiglio del Mangiamorte, poi si alzò da terra ed
urlò: “Non riuscirete a farla franca! E non provate più a toccarmi con le
vostre viscide arti!”
Forse
però aveva esagerato. Il capo la fissò per qualche attimo, il cappuccio abbena
abbassato, poi girò le spalle e ordinò agli altri due: “Finitela.”
Quello
basso annuì, poi si girò verso Hermione e le puntò la bacchetta contro. Ma nel
momento stesso in cui pronunciò l’incantesimo, la ragazza sfoderò la sua ed
urlò a pieni polmoni.
“Imperio!”
gridò il Mangiamorte.
“Silencio!”
Hermione
fu colpita da una scarica che pareva di corrente elettrica, e cascò a terra
picchiando forte la testa. Mentre un rivolo di sangue le scorreva dalla tempia,
sentì dei tuoni e delle grida, e dei passi per le scale. L’ultima cosa che
ricordò era un mangiamorte, quello più magro, che si accasciava al suolo. Poi
il nulla.
************************
“Scacco
matto!”
“Ma è
fallo! Hai barato, Ron, questo non è possibile!”
Ron si
stiracchiò. “Cosa non è possibile? Che io ti abbia battuto per la nona volta di
seguito o che io sia più bravo di te in qualcosa?”
“Piantala”
Harry si alzò corrucciato. “Sono stufo di giocare a scacchi...”
“Sei
stufo di perdere, vorrai dire!”
“Per
favore non mancare di rispetto al mio povero re bianco. Dicevo, sono stufo,
adesso perchè non scriviamo una lettera ad Hermione?”
“A mo’?
Harry, mi stai rompendo con ‘ste lettere ad Hermione! Domani la vediamo, e che
cavolo! Avrai tutto il tempo per parlarle! Le mie mani sono rosse come non so
che!”
“E dai,
Ron. Sono preoccupato. Non ha risposto alla lettera di ieri... di solito lo fa.
Non è da lei.”
“Evidentemente
non ha un amico che la rompe ogni volta! Sarà semplicemente stanca. Non so cosa
vi prende, a voi due. Vi mandate scritti ogni giorno. State lì con la penna in
mano per ore. Capisco la mancanza, ma non è mai successo!”
“Beh,
sai... per questo fatto del ritorno di Voldemort (non fare quella faccia!),
credo che ci stiamo avvicinando di più di quanto non fossimo già. Forse... boh,
Ron, non fraintendermi, lei sta solo cercando di starmi accanto. Tutto qui.”
Ma per
Ron evidentemente non era tutto qui, ed Harry l’aveva fiutato in tempo. L’amico
aveva aggrottato le sopracciglia sentendo la frase ‘ci stiamo avvicinando di
più’, ed ora aveva preso a riordinare gli scacchi senza una parola. Quando
Harry si chinò per aiutarlo, esordì con un “Non ti affannare, faccio io.”
Harry
allora si sedette alla finestra sospirando.Aveva intuito da tempo che Ron
provava qualcosa per Hermione. Beh, qualcosa: essendo più espliciti, amore. Ma
non lo aveva mai ammesso, neanche al suo migliore amico. Non si era fatto
avanti con lei, e questo secondo Harry era grave. Quando si prova qualcosa di
bello, bisogna dirlo. Tanto più che il ragazzo sentiva che anche Hermione lo
ricambiava. Prima ne era felice. Adesso, invece, provava sentimenti
contrastanti. Una parte di lui voleva Ron contento. Una parte di lui voleva che
Hermione non lo ricambiasse. Ma questo perchè? Era il migliore amico del
rosso... doveva solo augurargli bene. O no?
Di
fatto neanche Hermione si era fatta avanti. E se a lei non piacesse Ron? Se le
piacesse qualcun altro? Chissà, forse... no, non poteva pensarlo, e poi non era
neanche possibile. Hermione era tanto buona, gentile e premurosa con lui solo
perchè aveva subito la terribile perdita di Sirius e non voleva mai farlo
arrabbiare perchè sarebbe stato un peso.
Già...
per tutti di sicuro lui era come una una teca di cristallo che, se appena
intaccata, poteva rompersi... ma non capivano quanto gli faceva male questo
paragone?
Harry sobbalzò: preso com’era dalle sue riflessioni, non s’era
accorto che Ron l’aveva affiancato e ora lo fissava con sguardo imbronciato.
“Ehm... sì, Ron? Che c’è?”
L’amico lo fissò per qualche secondo, poi scosse la testa.
“Voglio solo dirti che stavolta io non ci sto. Non mi convincerai
a scrivere per l’ennesima volta ad Hermione. Mi sono davvero rotto, sai.”
Il moretto sospirò, mentre Ron tornava a sistemare gli scacchi.
Non voleva dirgli quello, ne era sicuro. C’era qualcosa...
No, basta con queste idee. Si grattò la testa, indeciso sul da
farsi. Ron era il suo migliore amico. Eccome se lo era. Eppure... non poteva
non scrivere ad Hermione. Lo doveva fare. Lo voleva fare. Aveva bisogno
di farlo.
Camminò a grandi passi verso il tavolino della casa Weasley.
Alcuni fogli erano poggiati l’uno sopra l’altro, le penne in perfetto ordine in
un angolo. Harry ne prese una e, ignorando gli strilli del foglio (“Non provare
a macchiarmi, razza di...”) iniziò.
*****
Cara Hermione,
prima di tutto:
sei pronta per iniziare il nuovo anno? Io abbastanza, anche se devo dire (in
questo caso scrivere) che il pensare che questo sarà l’ultimo che passeremo ad
Hogwarts, beh, mi deprime non poco. Hai già deciso cosa farai dopo la scuola?
Io non so scegliere tra Auror e Giocatore di Quidditch. Penso il primo, però
voglio assolutamente continuare con lo sport sul manico di scopa.
E tu? Perchè non
diventi insegnante? Ne sai molto di più della McGrannitt, anche se ti sembrerà
impossibile!
Mi rendo conto
che sto scrivendo stupidaggini, stupidaggini che comunque potrei dirti
tranquillamente domani, quando ci vedremo, ma è più forte di me. Ron qui, non
sa far altro che sfidarmi a partite di scacchi, solo per la soddisfazione di
vedermi perdere. Tu invece mi sai ascoltare, e nel modo giusto. Le tue lettere
mi danno sempre una forte carica, e non immagini quanto ne abbia bisogno in
questo momento...
Harry posò un attimo la penna, dubbioso dopo la
rilettura. Le ultime quattro righe non gli sembravano adatte. Perchè doveva
lanciare quelle stupide frecciatine nei confronti di Ron? Era già abbastanza
inguaiato di suo con Hermione, ci mancava solo la commiserazione. E poi, tutti
quegli elogi... non voleva che venissero fraintesi. E poi... Diamine, tutta la
lettera era inadeguata! L’amica lo avrebbe preso per scemo a scrivergli un
giorno prima di vedersi! Aveva forse messo su carta esigenze fondamentali
last-minute? No, solo sciocchezzuole come il nuovo anno e che carriera avrebbe
voluto intraprendere ormai adulta. Tutte cose banali, scontate, che potevano
apparire perfino forzate. Ma perfette per farlo sembrare un vero idiota agli
occhi di Hermione. Lo aveva anche ammesso nella lettera.
Forse Ron aveva ragione. Non doveva preoccuparsi, era ovvio che la
bruna non gli aveva risposto perchè indaffarata a preparare i bagagli e a dare
una ripassata, assolutamente superflua, alle materie primarie.
Stava appunto decidendo di strappare il foglio (“Assassino! Non ci
provare!”) quando la porta d’ingresso di casa Weasley si spalancò e apparve
sulla soglia un uomo fradicio, affannato e disperato.
*****
“Ne è sicuro? Posso andarmene? Non crede che la mia piccola abbia
bisogno d’aiuto?”
“Non si preoccupi, Signor Granger. So che non servirà a niente
dirlo ad un genitore disperato, ma sua figlia è forte, e saprà cavarsela anche
senza di lei. E poi non si dimentichi che non la può vedere, nè sentire. Stiamo
analizzando le fratture sul corpo, e noto che non c’è nulla di grave. Adesso
entra in gioco il fattore mentale e psicologico, e dobbiamo verificare che
tutto sia a posto. Se gli esami saranno positivi, Hermione uscirà dal San Mungo
a presto, poco dopo l’inizio dell’anno scolastico e, svelta com’è, non avrà
problemi a recuperare le lezioni. Se invece gli esiti saranno negativi...”
“Sì?”
“Oh, non abbia quell’espressione, è solo un controllo preventivo,
perchè il male è stato riscontrato vicino al cervello limbico e sulla corteccia
prefrontale.”
“Cosa...”
“La sua bambina è stata addormentata attraverso dei... una specie
di sonniferi e le inietteremo degli anestetici speciali. Hanno chiamato me
apposta proprio perchè sono esperto di Babbani, e suppongo che nomi strani di
medicine non l’avrebbero tranquillizzata granchè. Adesso la cosa più importante
sul piano psicologico, più che medicine, è la vicinanza dei suoi amici, di
questo sono più che certo. Quindi è assolutamente necessario che vada dal
signorino Weasley e dal signorino Potter, di cui mi ricordo, li ho visti due
anni fa in questo ospedale, e che li faccia portare qui. Credo che per il loro
arrivo sua figlia sarà sveglia e i risultati dei test non tarderanno. Ecco qui
l’indirizzo datomi dal professor Silente, uomo davvero in gamba, le procurerò
un mezzo per arrivare il prima possibile dagli amici di Hermione.”
“Grazie, Purpletz... adesso, solo... solo una curiosità... se gli
esami fossero negativi...”
“Io non voglio allarmarla, Signor Granger... non si spaventi,
ma... è possibile che sia figlia riscontri una particolare malattia, se siamo
sfortunati, che le fa dimenticare ciò che è successo negli ultimi anni. Se la
frattura ha colpito profondamente e in modo grave l’area del cervello in cui
risiede la memoria, potrebbe anche dimenticarsi chi è. Ma non penso
assolutamente che questo sia il caso della ragazza.”
“Quante... quante probabilità ci sono che Hermione abbia questo
trauma?”
“Una percentuale? Beh, credo... un 40%. Non di più...”
*****
Ron si alzò in piedi di scatto, mentre Harry poco ci mancò che
cadde dalla sedia.
“Chi... chi è lei? Cosa vuole?” balbettò il primo, strofinandosi
le mani sui pantaloni a toppe.
Per tutta risposta l’uomo tirò fuori dalla tasca del giubbotto un
foglio spiegazzato e, aggiustandosi gli occhiali appannati, chiese: “Casa
Weasley?”
“Chi è arrivato, Ron?” Molly scese le scale rassettandosi i
capelli rossi tutti aggrovigliati. Si immobilizzò non appena vide lo
sconosciuto.
“Signora Weasley?” domandò speranzoso. Lei assentì. “Grazie al
cielo” tirò fuori una pezza bagnata e si asciugò la fronte grondante di sudore
e di pioggia.
“Sono... il padre di Hermione Granger, John Granger. I suoi figli
sono amici della mia bambina?”
Harry e Ron lo guardarono improvvisamente con occhi diversi. Il
padre di Hermione? E lei dov’era?
“Certo! Mi ricordo di lei, ora che mi ci fa pensare... l’ho vista
a Diagon Alley cinque anni fa circa, all’inaugurazione del nuovo libro di
Allock. Perchè se n’è andato con tanta fretta?”
“Oh, mia moglie... lei, lei non ha un approccio amichevole con la
magia. Ma sono venuto per...”
“Ah, ma si sieda! E’ fradicio! Non aveva un ombrello?”
John abbozzò un sorriso. “L’ho perso... volare su un Ippogrifo non
è semplice, specie con vento e occhiali bagnati!”
Harry drizzò le orecchie. Ippogrifo?
“Vuole una tazza di tè? No? Una fetta di torta? Non badi alle sue
grida, di questi tempi oggetti e cibo si lamentano incessantemente...”
“La prego, signora Granger...”
“Oh, mi chiami Molly!”
“Molly... sono venuto per una cosa importante, e anche grave.
Vede, si tratta di Hrmione. Lei...”
“Cosa le è successo? Qualcosa di brutto?” Ron si precipitò al suo
fianco, gli occhi improvvisamente spalancati e lo sguardo ansioso. Harry era
pietrificato. John lo guardò vacuo, poi cadde sul divano, le gambe che non
reggevano più.
“Temo di sì. La nostra casa è stata attaccata dai... come diavolo
si chiamano...Mangiazombi...”
“Mangiamorte?!” stavolta era stato Harry ad urlare, mentre Ron era
impallidito.
“Ecco, Mangiamorte! Io ero uscito ed ho incontrato un certo
Silente... stava correndo verso casa mia accompagnato da uno stuolo di altri
incappucciati, maghi. Disse che avevano avvertito una presenza pericolosa nel
mio appartamento e mia moglie e mia figlia erano lì, proprio lì...” scosse la
testa, gli occhi rossi. “Io li ho seguiti e quando sono arrivato a casa...
oddio...” si mise il volto fra le mani. “Jane era in un angolo, in un lago di sangue...
e i Mangiamorte accerchiavano la mia bambina, che era svenuta... Silente li ha
cacciati via con i suoi compari, a suon di scintille ed incantesimi che non
ricordo, mentre dei Maghi si affollavano attorno a Jane e ad Hermione. Uno di
loro, che teneva il polso di mia moglie, ha scosso la testa mentre Hermione è
stata portata via in gran fretta. Adesso è al San Mungo, l’ospedale dei
Maghi... le stanno facendo degli esami preventivi, per controllare se ha avuto
delle ripercussioni in piano mentale e psicologico, mentre Jane... lei... le
sue condizioni sono gravissime, e non so se si riprenderà.”
Le spalle di John sussultavano, mentre lui si coprì gli occhi con
le mani.
Crash.
Molly Weasley aveva lasciato cadere il vassoio con i pasticcini, e
si accasciò su una sedia, stravolta. Ron tremava violentemente, lo sguardo
fisso al pavimento e le lacrime che premevano per uscire. Harry fissava John.
Quell’uomo aveva perso la moglie e forse la figlia... ed era tutta colpa sua.
Era evidente che Voldemort stava cercando di colpirlo sui
suoi affetti più cari, voleva distruggerlo da dentro...
Se Jane stava morendo, un uomo era invaso dal dolore ed Hermione
rischiava la vita, quella era colpa sua, sua e solo sua.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Ringraziamenti:
X Mrs Scarlett90: sono contenta che tu mi
abbia recensito, perchè ho letto alcune delle tue ff e mi sono piaciute molto.
Questo chap è abbastanza lungo? Ho riletto il primo e in effetti ho fatto fin
troppe ripetizioni. Spero che in questo non ci sia lo stesso problema. Grazie!
X Super Gaia: chissà,
chissà... per adesso mi limito a mettere le idee su carta, e questa
principalmente è una harry/herm però chissà...non si può mai sapere...Thanks!
X MARIPOTTER: Beh, io mi sono
“innamorata” della coppia dal quarto libro, la gelosia di Ron per Krum era
dolcissima! Adesso perchè non mi racconti tu il motivo del perchè ti piacciono
H/Hr? Grazie!!
X Hermione91: spero che questo
chap ti soddisfi! Una curiosità: sei per caso del forum di HarryToo? Perchè
anch’io sono registrata lì...
*Grazie a tutte e quattro per le recensioni e anche a chi legge
ma non commenta (se c’è qualcuno...)!*
Quanto tempo passò? Un’ora, un minuto, un’attimo? Da
quanto stavano lì, senza parlare, immersi in un dolore che pian piano li stava
soffocando?
Harry
non lo sapeva. Ma aveva ancora abbastanza senno (o almeno così credeva) da non
lasciarsi andare completamente alla disperazione.
“Noi dobbiamo andare da lei” trovò la forza di dire,
fissando Ron che, allucinato, non mosse un dito, Molly che piangeva in silenzio
pregando, John che pareva non avere più lacrime per esprimere il dolore che provava;
e lui, che adesso lasciava il posto alla rabbia e alla determinazione. “Glielo
dobbiamo. Siamo i suoi migliori amici.”
“Sì”
gracchiò il signor Granger, con una voce talmente roca che pareva non avesse
mai pronunciato parola “E’ per questo che sono venuto. Certo non solo per
avvisarvi e a disperarmi. Harry, Ron (vi chiamate così, vero?) per il vostro
arrivo credo che Hermione si sentirà un po’ meglio. Vedrete che la dimetteranno
e-e andrete a scuola come se nulla fosse.”
Era
disgustato lui stesso dalle sue parole. Sapeva che traboccavano bugie, falso
ottimismo e quasi egoismo. Non voleva che gli amici di sua figlia avessero
quell’immagine di lui.
Harry
prese per il braccio Ron, strattonandolo.
“Avanti,
muoviti! Vuoi restare in eterno su quella poltrona? Disperarsi non serve!”
“Neanche
essere bruschi serve” protestò Ron, divincolandosi. “Senti, Harry, io... non ce
la faccio. Non posso... non so se lo sopporterei.”
“Senti,
le vuoi bene, ad Hermione? E’ lei che non sopporterebbe se tu non
andassi. Sarebbe come dire che non ti degni di visitarla. Oh, avanti!”
Ron
annuì meccanicamente. “Sì, hai ragione, Harry. E’ solo un momento di...
debolezza. Andiamo. E, Harry...?”
“Sì?”
Il
rosso accennò a sorridere. “Mi dispiace di averti trattato così, sai, prima. E’
stato un momento di... di...”
Ma non
trovò nessuna parola per spiegarlo. Harry, in cuor suo, sapeva benissimo che
Ron era geloso: di che, lo sapeva solo lui. L’amore rende ciechi, e non solo
all’aspetto dell’amata. Anche di fronte a gesti che sono solo di amicizia e di
affetto. Ma...
...erano
davvero solo di amicizia e affetto?
Sì,
certo. Era ovvio. Come no. Ne era convinto... ne era sicuro. Giusto? Giusto?
“Non
preoccuparti” Harry si dipinse in faccia un sorriso forzato. “E’ tutto passato.
In fondo non è... non è successo niente!”
“Sì,
hai ragione! Ciò che è importante è solo la salute di Hermione, adesso. Davvero
non so cosa mi sia preso. Ma tu sei un grande amico, Harry. Solamente tu sai
tirarmi su.”
Il
bruno sapeva quanto gli costava pronunciare quelle parole. Conosceva il suo
orgoglio.
E non
si era mai sentito così ipocrita.
“Avanti,
allora, andiamo!”
John si
drizzò in piedi, schiacciandosi gli occhiali sul naso. Molly si fece avanti.
“Vengo
anch’io.” disse. Non era una domanda, nè un’affermazione. Era una frase che le
pareva scontata. Non così a John.
“Signora
We... Molly, è meglio di no. Stareste male inutilmente.”
“Non
negherò che starò male. Ma non starò male inutilmente. Voglio bene a sua
figlia. E’ come se facesse parte della m-mia famiglia.” Fece una pausa,
guardando timidamente la reazione del signor Granger, che però non si mosse.
“E’ importante per me. E poi, conosco molto bene il San Mungo, più di quanto lo
possa conoscere lei –mi permetta di dirlo-, perchè mio marito è stato portato
lì circa un anno fa. Non le sarò d’impaccio, credetemi.”
“Non mi
dà nessun fastidio, è solo che...” il padre di Hermione scosse la testa.
“Venga. Ne ha il pieno diritto.”
Molly
sorrise radiosa, un sorriso che stonava con la faccia pallida e sudata. “Mi dia
del tu, la prego!”
*****
“Harry?”
Ron gli
strinse convulsamente l’avambraccio, rosso in volto.
“Cosa?
Cosa c’è, Ron?”
“Stiamo
passando vicino al reparto dove era ricoverato Gilderoy Al...”
“Ron,
sta’ calmo! Non ci farà un’altro round di autografi. Figurati! L’avranno già
dimesso!”
Ma non
fece in tempo a finire la frase che...
“La mia
cravatta! Dov’è la mia cravatta?!”
“Stai
calmo, Gil, vedrai che la troviamo subito, caro!”
“Non
posso uscire senza la mia cravatta! Ci sono le mie iniziali incise sopra e
voglio che tutti sappiano come inizia il mio nome!”
“Basta
che stai calmo, stai calmo...”
“Squagliamocela!”
bisbigliò Ron a Harry, sentendo uno scalpiccìo di passi che venivano verso di
loro.
“Muovetevi,
ragazzi!” la voce di Molly Weasley li raggiunse. Grazie ad essa, i due si
orientarono e raggiunsero senza fatica la donna e John.
“Ma
dove vi eravate cacciati?” mormorò a fior di labbra Molly.
“Una
svista momentanea, vi abbiamo persi” rispose Ron. “Ma perchè parli a bassa
voce?”
“Siamo
in reparto riservato. Hermione è qui... c’è il suo nome sulla porta, John!”
“Ma...
ma...” l’uomo sembrava confuso. “Prima non era qui... stava in una stanza più
in alto! Perchè mai...” poi si irrigidì. Lo sguardo si fece preoccupato e vagò
sulla scritta attaccata alla porta.
“Gli
esami” mormorò. “L’hanno spostata qui dopo i risultati degli esami. Forse
questa è la stanza per la convalescenza.... oppure...”
Aprì la
porta di scatto, con Molly, Ron e Harry dietro. E’ incredibile come un’azione
così fulminea abbia poi come conseguenza, un attimo dopo, l’immobilità più
totale, senza parole, senza commenti.
Hermione
era distesa su un letto. Sembrava morta. Era pallida come una morta. Il petto
era immobile, le guance attraversate da graffi, la fronte fasciata. Sul corpo
(le braccia e i piedi che spuntavano dal lenzuolo) era stata spalmata una
sostanza trasparente, e dietro la testa si origliavano tubi grigi, macchiati di
rosso.
Nessuno
parlava. Non c’era nessuna parola per descrivere ciò che provavano. Solo John,
dopo lo sbigottimento iniziale, iniziò a farfugliare: “Ma non è possibile...
prima era in un letto normale, aveva appena qualche benda... e cosa sono quei
graffi sul volto? Non li aveva prima!”
Harry
chiuse gli occhi. Non c’era molto da capire. Evidentemente aveva avuto delle
ripercussioni. Gli sembrava pazzesco che solo poche ore prima stava litigando
con Ron per una cosa così banale, gli scacchi. Che ora si muovevano nella sua
mente come ombre sinuose, fredde, che lo circondavano e lo accusavano: Non sei stato abbastanza vicino alla tua amica! Dovresti esserci
tu sul quel lettino, sospeso fra la vita e la morte! Voldemort vuole te... ma
ha preso di mira Hermione.
Lui vuole me. Vuole me. Ma a farne le spese è Hermione. E’
solo lei.
Ron, al suo fianco, gemeva.
“Hermione... Hermione...”
Sembrava conoscesse solo quel nome. Sembrava non sapesse
dire altro. Anche in un momento come quello, Harry provò un pizzico di
fastidio.
Hermione è mia.
Cosa?
Si sarebbe preso a schiaffi. Lei era lì che rischiava la
vita e lui pensava solo a quelle stupidaggini? Stupidaggini incomprese, poi.
Che significava che Hermione era sua? Hermione apparteneva a se stessa e a
nessun altro. Ma era un pensiero che gli era venuto improvvisamente, senza che
ci ragionasse. Era istintivo. E lo faceva spaventare.
“Signor Granger?”
Harry sobbalzò. Un mago raggrinzito, rattappito su se
stesso e dall’aria stanca fece un cenno a John, che si voltò di scatto a
parlargli.
“Cosa succede? Perchè Hermione è stata portata qui?”
“Si calmi, signor Granger.”
“Sono calmissimo! Ma la mia bambina sembra morta e lei non
mi spiega!”
“Non c’è bisogno di urlare. Sono qui per le spiegazioni.
Spiegazioni che credo spettino a tutti voi” guardò Harry, Ron e Molly,
“soprattutto perchè è qualcosa che avrà delle ripercussioni su tutti
voi. Ma adesso fate un bel respiro e ascoltatemi.”
“E’ quello che stiamo cercando di fare” Ron strinse i
denti “Ma se lei non arriva al dunque!”
“Non è facile, con quattro persone allarmate che mi
guardano... e con quello che ho da dire...”
“I test sono stati negativi, vero?”
Tutti fissarono Harry. Lui deglutì. Per sua fortuna il
signor Purpletz (perchè era proprio di lui che si trattava) riprese a parlare.
“Il ragazzino, qui” fulminò Harry con lo sguardo “mi ha
preceduto. Sì, sono stati negativi. Non troppo, non eccessivamente tremendi...
ma negativi.”
“Cosa-è-successo-ad-Hermione?!”
Ron stava letteralmente gridando, mentre John guardava
Purpletz come se lo stesse perforando con gli occhi e Molly fissava suo figlio,
a metà tra lo sconvolto e l’arrabbiato.
“E’ successo” disse il mago cercando di mantenere
la calma “che Hermione ha riportato dei danni abbastanza gravi nella parte del
cervello dove è insita la memoria e l’apprendimento. Sentite bene. Qualcosa è
successo nella sua testa. Un Mangiamorte, abbiamo dedusso, le ha lanciato
un’Imperius ma sua figlia, davvero sveglia” e qui tentò un sorriso che voleva
essere di incoraggiamento ma fu solo una smorfia “lo ha zittito con un
silencio. Solo che... ecco, solo che l’Imperius si è infranto sulla nuca di
Hermione, e –attraverso un processo che è troppo complicato da spiegare- ha
mandato in tilt la memoria della ragazzina. In poche parole, lei... lei non
ricorda più gli avvenimenti degli ultimi otto o nove anni.”
Un silenzio di tomba seguì questa frase. Gli occhi di
tutti erano fissi su Hermione.
Nessuna parola poteva descrivere ciò che provavano.
X Sarannah:
Sono contenta che la storia ti piaccia! Spero che non sarai delusa da questo
chap!
X Mrs
Scarlett90: Sì, ho letto le tue ff, ma sono così pigra da sorvolare sulle
recensioni! :-p
X Super
Gaia: Davvero? Un po’ la coppia ti sta piacendo? Oh, sono proprio contenta!
Beh, magari ne scriverò una su Herm/Draco... ci penso, ok?
X Hermione91:
Grazie per aver recensito anche questo chap! Io nel forum sono edvige91!
X Alexandra:
Sei nuova? Grazie per aver recensito, davvero! Un bacione
*Grazie a tutte e cinque per aver recensito, spero di non
deludervi!*
Mille domande entrarono di prepotenza nella mente di Harry,
ma quella più urgente, di cui non voleva sapere la risposta, fu Ron ad
esprimerla.
“Otto, nove anni...
ma questo vuol dire... che non si ricorda più di noi?”
“Non siete suoi amici
di infanzia, eh? L’avete conosciuta all’inizio del primo anno alla vostra
scuola?” domandò grave Purplez grattandosi il mento e, dopo il loro cenno
d’assenso, lasciò cadere il braccio che aveva acquistato d’improvviso un
notevole peso. “Allora... siete stat cancellati dalla sua memoria, per così
dire.”
Harry strinse i pugni
conficcandosi le unghie nella carne. Il lieve dolore provato non era niente in
confronto a ciò che sentiva dentro.
“Ma... ma il problema
può essere risolto, no?” farfugliò il mago cercando di tirarli su. “Insomma,
tra poco Hermione si sveglierà e-e... voi la conoscerete di nuovo,
insomma... diventerete suoi amici di nuovo!”
La sua finta allegria
era a dir poco insopportabile.
“Ma che vuol dire?”
Ron iniziò ad urlare. “Tutto ciò che abbiamo vissuto assieme, tutto ciò che
abbiamo provato, le sensazioni, i sentimenti... non ci sono più! Non possiamo
recuperare un decennio di amicizi! Non può essere tutto buttato al vento, in
questo modo! Ma voi vi rendete conto, o no? Anni e anni della sua vita sono
stati cancellati, e lei non li ricorda più!”
“Non urlare, Ron”
mormorò Purplez. “Io non ci posso fare niente. Non è mica colpa mia.”
“Allora non faccia
finta che va tutto bene!” strepitò il rosso.
“C’è un’altro grosso
problema” John alzò il volto, pallidissimo, cerchiato di verde. “Oggi Hermione
ha diciassette anni, giusto? Ma lei non lo sa mica!”
Molly si portò una
mano alla bocca, fissando la ragazza con occhi diversi; spaventati, allarmati.
“Se la sua memoria è
andata indietro di otto anni, mettiamola così (per essere ottimisti) lei
penserà di avere otto anni!” continuò John. “Come vi sentireste se, andati a
letto quando frequentate le elementari e siete solo dei bambini, vi svegliate e
avete otto anni di più? Così, all’improvviso?”
Ron boccheggiava.
Harry guardava fisso il padre di Hermione; non aveva considerato quell’ipotesi.
Sarebbe stato un trauma per l’amica! Altro che continuare la vita normalmente!
Si sarebbe trovata daventi un corpo diverso, una mente diversa, e... in un mondo
diverso!
“La magia!” eslamò
Harry, facendo sobbalzare tutti. “Non sa nessun incantesimo! Non conosce nessun
mago! E’ una semplice babbana, ora come ora!”
Molly si afflosciò su
una sedia, singhiozzando.
“E devo darvi
un’altra brutta notizia” Purplez strusciò i piedi per terra. “Jane Granger...
sua moglie...”
Non ci fu bisogno che
finisse la frase. John scoppiò in lacrime. Harry lo fissava. Era davvero
sconvolgente vedere piangere un adulto, anche se non era la prima volta che gli
succedeva*. E poi, il padre della sua migliore amica... che aveva perso la
mamma... era la cosa più tremenda che potesse succedere a qualcuno.
E come se non
bastasse, in quel momento Hermione aprì gli occhi.
*****
“Papà? Cosa stai
facendo?”
“Stai lì... ferma...”
“Posso aprire gli
occhi, adesso?”
“...sì! Vai!”
“Oh, caspita!! E’
meraviglioso!”
“Solo il meglio per
la mia bambina! Vieni qui Hermione, dai, abbracciami!”
“Oh, papà... non
potevi rendermi più felice!”
“Ci salirai non
appena avrai finito i compiti, va bene?”
“Uffa... è stata la
mamma a corromperti, vero?”
“Ah, su, dai...”
“No! Ho solo otto
anni ed è il mio compleanno... non voglio perdere tempo a studiare! Voglio
divertirmi nella mia casa sull’albero!”
“John Raimond
Weasley! Hermione si è messa al lavoro?... ma! Le hai fatto vedere il suo
regalo? Oh perfetto... adesso ci vorrà del bello e del buono per farla andare a
far i compiti!”
“Nè del bello nè del
buono, Jane... non ci riuscirai!”
“Ah, no? Hai
dimenticato cos’è l’orgoglio di una donna, Raimond? Bene... adesso vedrai!”
“Jane Elisabeth!”
“Mamma!”
“Scendi da
quell’albero immediatamente, Jane! Non sto scherzando! Ti romperai l’osso del
collo!”
“Non è fantastica la
vista da quassù, mamma?”
“Oh, certo... hai
visto, mio caro? E ora, Hermione... fila immediatamente a fare i compiti! La
scuola è una cosa seria!”
“Anche il
divertimento, mamma... e va bene, li faccio, però quassù!”
“Un compromesso?
D’accordo, Hermione... ma ti controllerò passo per passo...!”
E chi l’avrebbe mai
detto? Quello fu uno dei giorni più belli della sua vita. Vedere la moglie e la
figlia appollaiate su una casetta di legno costruita da lui stesso, immersa
nelle fronde di un bellissimo sempreverde era una felicità e una soddisfazione
immensa per John Raimond Weasley. Nove anni dopo il suo umore sarebbe stato
l’esatto contrario. Ma per Hermione sarebbe stato solo il giorno seguente.
*****
Hermione si tirò su a sedere, con un sorriso radioso
dipinto su un volto. Si aspettava di trovarsi nella sua casetta sull’albero (alla
fine la mamma le aveva permesso di dormirci), attorniata dai suoi tre peluches
e i libri di scuola sparpagliati tutt’intorno.
Invece, ciò che davvero, neanche nei suoi sogni più folli,
pensava, era di essere sdraiata su quel candido letto d’ospedale.
Il padre, in un angolo, la fissava con occhi grondanti
lacrime. Papà piange? Perchè? Si chiese Hermione. Poi c’era una donna
mai vista con dei capelli rossi color rame, un uomo con una strana giacca
luminosa, e... due ragazzi.
Non li aveva mai visti prima, ma doveva ammettere che
quello bruno era davvero carino.
Sobbalzò, atterrita da quel pensiero. Fino al giorno prima
non considerava i ragazzi solo bestie venute da un altro pianeta e capaci solo
di compiere esplorazioni accurate nel cuore delle loro narici?
No. Adesso... non sembrava neanche più lei. Cosa si prova a
non riconoscersi più? Il suo sguardo ruotò ai piedi che spuntavano dal lenzuolo
e lanciò un grido. Si era allungata... era cresciuta di parecchi
centimetri! E anche le sue presunte sporgenze... d’istinto si tirò la
coperta fin sotto il mento.
“Her-Hermione?” mormorò il ragazzo dai capelli rossi.
Come sapeva il suo nome? Come lo sapeva? E perchè era così
diversa, così strana? Cose mai pensate facevano capolino nella sua mente. Non
era più lei. I suoi pensieri non erano più suoi. Stranamente non sentiva la
mancanza dei peluches...
Cose da bambinette.
... nè della sua casetta sull’albero.
Che me ne faccio?
No! Erano le cose che più amava al mondo, perchè ora non le
suscitavano interesse nè nostalgia?
Non era più lei. Non si era nemmeno accorta delle lacrime
che le stavano scorrendo sulle guancie.
Non sono più io.Non sono più io!
Aiuto....
Ehi...lo so che questo chap è un po’
triste, e anche un po’ corto, ma mi sembrava andasse bene così. Che ne pensate?
X Mrs Scarlett 90: Ehm... morire?
No, dai... povero Jharry (e povera Hermione) già sono messi bene così! Comunque
grazie davvero, sono onorata che tu recensisca ogni mio capitolo!
X SuperGaia: un bacione
*Smack*, il tuo commento mi ha fatto felice!
X Hermione91: grazie, grazie,
grazie davvero, mi hai fatta arrossire (davvero!)!!
X angi: !thanks a lot! Ti è
piaciuto questo chap?
X S-ELE91: Mmhh, secondo me
dovremo dire addio a Ron... non so, Harry probabilmente morirà ucciso da
Voldemort (insomma, forse moriranno tutti e due, sigh) ed Hermione... mah, non
credo, però non so spiegare perchè, è una sensazione ma non credo che morirà.
Uffa, ma perchè la Rowling ci fa questo?? Grazie comunque per la tua
recensione!
X Bella88: sei nuova! Sono
contentissima che la mia storia ti piaccia!Un abbraccio
*Grazie a tutte e sei, e anche a chi legge ma non
recensisce!*
Dopo
qualche secondo di estenuante silenzio, Harry decise di rischiare.
Avrebbe
voluto dirle tante di quelle cose... che gli dispiaceva, che lei significava
tutto per lui, che potevano ricominciare, che lei avrebbe potuto contare sempre
su di lui, e su Ron, e su John, e... beh, soprattutto su di lui. Ma la cosa che
avrebbe più di tutte voluto dirle era che...
“Ehm...
ciao...?”
Ma
bravo. Perfetto.
Per
tutta risposta il labbro inferiore di Hermione iniziò a tremare. Quasi a voler rimediare
alla sua gaffe, John alzò la testa e la fissò in viso. I suoi occhi erano
rossi, tremolanti e cerchiati di viola.
“Hermione,
cara... sono io, tuo padre. Mi riconosci?”
La
ragazza alzò un sopracciglio.
“Certo
che t-ti riconosco. M-ma perchè n-non dovrei riconoscerti?”
John
tirò un sospiro di sollievo.
“Bene,
cara, perchè vedi...”
“Cosa
ci faccio qui?” sbottò la ragazza. Si pulì gli occhi con un gesto veloce della
mano. “Papà, dove siamo? Chi sono queste persone? E, santo cielo, perchè mi
sento così... diversa?”
“Ecco...”
John si avvicinò alla figlia e si sedette al bordo del letto. “E’ una lunga
storia... una lunga, triste storia.”
“Penso
di avere tutto il tempo che serve” sospirò Hermione. Ancora non si decideva a
mollare il lenzuolo che le arrivava al mento, anzi, lo sollevò ancor di più.
A quel
punto, Molly fece un cenno a Purplez, che osservava la scena corrucciato, e
diede una spintarella delicata ma decisa ad Harry e Ron, spingendoli fuori
dalla stanza.
Mentre
Purplez correva via, borbottando cose del tipo “Mai successa una cosa del
genere” e “Incredibile”, Ron si voltò adirato verso la madre.
“Ma
cosa credi di fare?” la aggredì. “Voglio essere presente quando John spiega
tutto ad Hermione! Sono il suo migliore amico!”
Solo
tu? Harry gli gettò un’occhiata malevola. E
io? Io tengo a lei molto più di quanto ci tenga tu!
“Ron,
credo che tu sia abbastanza maturo -credo, sia chiaro- da capire che Hermione
in questo momento deve essere lasciata sola con suo padre. E’ la sola persona
di cui si ricorda che è qui adesso, e la vostra presenza la turberebbe
soltanto. Non le sareste di alcun aiuto.”
Ron
sbuffò. “Sarà, però...”
“Però
un corno, Ronald!” -e qui il figlio la fulminò con gli occhi- “Non vuoi proprio
capire? Questa povera ragazza sta per venire a sapere che non si ricorda, e mai
si ricorderà, dei suoi precedenti nove anni di vita. Che non tornerà mai
indietro. E che” emise un singhiozzo. “sua madre è morta. Dovrà imparare tutto
di nuovo, inoltre. Dovrà conoscervi di nuovo. E questo, solo tra qualche
giorno. Diamole qualche giorno per ristabilirsi.”
“Ma
domani inizia la scuola! L’ultimo anno!” esitò Ron.
“In
questo caso... ti importa di più perdere un po’ di settimane di studio, o di
allontanarti dalla tua amica? Davvero, scegli tu.” Alzò le mani come per
coprirsi gli occhi, ma le tenne a qualche centimetro dal volto. “Io non
discuterò la tua decisione.”
Ron
fissò la madre, poi Harry.
“Silente
non avrà nulla in contrario” disse poi, masticando le parole come se fossero un
disgustoso sciroppo. “E poi... i letti del San Mungo saranno di certo più
comodi di quelli di Madama Chips.”
Harry
non riuscì a ridere.
“Caro”
mormorò Molly mettendogli una mano sulla spalla. “E’ davvero molto duro, per
te...? Non hai pronunciato parola da quando siamo usciti.”
“Oh, Harry
è triste solo perchè non è riuscito a spedire la lettera ad Hermione... e in
ogni caso non sarebbe arrivata in tempo.” ghingò Ron. Sembrava quasi...
geloso... delle attenzioni che sua madre dedicava all’amico. O era geloso di
qualcos’altro? O aveva capito qualcos’altro? Ma come?
“Ron,
mi sto sinceramente vergognando di te. Hai proprio pochissimo tatto.” disse
fredda la signora Weasley. Era stupefacente come un secondo prima fosse triste
e dispiaciuta, poi dolce e affettuosa, e infine gelida e arrabbiata.
“Emozioni
di un cucchiaino” bisbigliò Ron, così piano che solo Harry riuscì a sentirlo-
ma di sicuro il rosso non avrebbe voluto che lo ascoltasse. “Così diceva sempre
Hermione... adesso non se lo ricorderebbe.”
*****
La sala
d’aspetto del San Mungo era davvero deprimente, almeno secondo il modesto
giudizio di Harry Potter. Insomma, era pur sempre un ospedale di maghi! Cioè...
qualche immagine.. persino della pubblicità! Non chiedeva tanto! Solo qualcosa
che tirasse un po’ su... o almeno ci provasse.
Perchè
Harry non si sarebbe mai sentito peggio di così.
La
signora Weasley stava parlando con Arthur che, appena venuto a conoscenza del
dramma, si era precipitato.
“...e
quindi, caro, siamo tutti sconvolti, e tu credi, insomma, che sarebbe possibile...
beh, un rimedio? Farle tornare la memoria? Perchè, oh, Arthur... quella povera
ragazza..”
Molly
si soffiò il naso, tamponandosi gli occhi con un fazzoletto.
“Eh,
temo di no, tesoro” Arthur le mise un braccio sulle spalle. “La magia, quando
ha queste conseguenze... è davvero potente... nessuno ci riuscirebbe.”
Harry
non ne poteva più. Si alzò in piedi di scatto.
“Io
vado da Hermione.” esordì.
Ron lo
fissò guardingo, mentre Molly non disse nulla e Arthur borbottò: “Beh... è
passato un po’ di tempo... suppongo che... ma accertati che vada tutto bene.”
Harry
annuì sollevato, poi girò sui tacchi e se ne andò. Pochi secondi dopo, avvertì
uno scalpiccìo dietro di se e venne subito affiancato da Ron.
“Io
vengo con te” disse con fermezza. “Lei è anche mia amica.”
Vattene. Voglio andarci da solo. Sei mio amico, ma a volte
sei troppo appiccicoso... e, se non a me, ad Hermione. E ciò mi irrita. Io ho
preso l’iniziativa, e io solo ci vado!
“Sì,
certo. E’ ovvio.”
Arrivati
alla porta della camera dove riposava Hermione, i due si fermarono tendendo
l’orecchio.
E qui,
devo fare una correzione. In effetti, il termine ‘riposava’ era piuttosto
inadatto alla situazione.
“...che
cosa vorrebbe dire? Papà, non voglio più ascoltare! Basta!”
Harry
ebbe un sussulto. Hermione. Erano arrivati al momento sbagliato.
“E che
significa che ho diciassette anni? Non è possibile! Oh, sì, è possibilissimo...
ma papà...io ho perso otto anni della mia vita! Voglio recuperarli! Mi sta
benissimo questa cosa della magia, ma voglio vivere gli anni! Viverli, non
sentirmeli raccontare!”
Una
pausa. Poi...
“Chi
sarebbero questi Harry e Ron?”
Il
bruno chiuse gli occhi. Al suo fianco, Ron mormorava, la testa poggiata sulla
porta.
“Come è
possibile che i miei due amici siano maschi! Nel mio... passato... non ho mai
avuto amiche femmine? Beh, in effetti adesso non mi sembra tanto strano... oh,
ti rendi conto? Ieri... o almeno, per me era ieri... io avevo certe idee. Ma
adesso anche la mia mente è rivoluzionata, oltre che il mio aspetto? Oh,
papà... la mamma dov’è? Me lo potresti dire, per favore? Magari... oh, non sto
dicendo che tu sei inutile... però, ecco, ho bisogno di parlare anche con lei.”
Un’altra
pausa. Stavolta molto, molto più lunga. Oddio.
“Come
dici?”
“Ron”
bisbigliò Harry. “Dobbiamo andarcene, credo sia giusto... non siamo... ecco,
non ci riguarda... è un momento difficile. E poi...”
Ma fu
interrotto da un urlo, una voce altissima.
“NO!
Questo non può essere possibile. Non lei! Non la mamma! Oh, papà, è troppo, io
non ce la faccio, non ce la faccio... vattene! Lasciami sola! Non ho più
la mia vita, non... non ho più nulla. I miei pensieri, il mio corpo, la mia
memoria. VATTENE! Lasciami... sola...”
Gemiti,
strepitii, dolore dolore dolore... e dei passi.
Harry e Ron si allontanarono abbastanza e abbastanza poco
da vedere John che usciva dalla camera scuotendo la testa, senza che lui
vedesse loro.
Passandogli
accanto, però, lui gli rivolse uno sguardo pieno di dolore... ma anche di
fiducia.
“Ragazzi...
è sconvolta... traumatizzata... forse le ci vorrà un po’, però... domani credo
che potrete andare da lei. La tirerete su, e vedrete che vi amerà, imparerà a
farlo, poco a poco. Siete... la mia, e la sua, ultima speranza.”
Gli
diede un buffetto. Poi si avviò lungo il corridoio.
“Ron...”
iniziò Harry. Ma l’amico era corso verso il bagno. Poco dopo lo sentì scosso
dai singhiozzi.
X Marypotter: Ma no, guarda che i tuoi chap
e le tue storie sono molto belle, ho letto “Amore o attrazione” e mi è piaciuto
molto!
X Lady86:
già... grazie per il tuo commento! ***
X Angi:
oh, ehm, stavi scherzando, vero? Spero che in questo chap, beh, Hermione si
dimostri un po’ più forte di come l’ho mostrata nell’ultimo...
X Azure_Angel:
oh, sono contentissima che tu abbia letto questa storia, e ancor di più che tu
l’abbia recensita e che ti sia piaciuta!
X Alexandra:
le ultime parole famose!! Questo chap in effetti è arrivato leggermente in
ritardo, soprattutto perchè ho un po’ di febbre, perciò... ma adesso per
fortuna sto meglio.
X Hermione91:
ho letto “Hermione’s secret diary” e trovo che sia davvero divertente, specie l’ultimo
capitolo e lo sfogo di lei con Harry!
X Supergaia:
figurati, non si scrive mai troppo! E poi è bello sentire delle opinioni
diverse... per malfoy chissà... si vedrà!
X MrsScarlett90:
non è vero che scrivi male, eh! “Babe” mi è piaciuto da impazzire, e anche “In
bagno in areoporto”!
X Sly:
ehi, ciao! Grazie 1000 per la tua recensione!
*Grazie a tutte e nove per le recensioni e anche a chi
legga ma non commenta!*
Prima di iniziare premetto una cosa. Finora ho sempre
aggiornato tutti i giorni. Da adesso che inizia la scuola, beh... sarò meno
veloce. Probabilmente una volta ogni due giorni, tranne il week-end. Questo lo
dico per sicurezza, perchè se ve ne aspettate uno al giorno vi deludo. Detto
questo... buona lettura! (chap di transizione)
Cap. 6: Contrasti
Cos’è che aveva detto, Ron? ‘Le coperte del San Mungo saranno
certo più comode di quelle di Madama Chips’. Ha! Harry avrebbe tanto voluto
sapere che ne pensava adesso. Ridicolo.
In effetti, però, lui non poteva certo dare una valutazione
obbiettiva nello stato in cui era. Povera Hermione. Per quanto sarebbe dovuta
stare in ospedale?
Domanda cretina. L’aveva già chiesto a Molly: tutto il tempo che
le sarebbe servito a riprendersi. Poi, ad Hogwarts avrebbe avuto un’insegnante
di sostegno che le avrebbe insegnato più in fretta possibile (data la velocità
ad apprendere di Hermione) le formule basi, come tenere la bacchetta...
Harry si rigirò fra le coperte. Il cuscino era davvero fastidioso.
Avrebbe voluto aprirlo per scoprire di che piumaggio era composto. Beh,
semplice. Angoscia.
Hermione Granger. La ‘secchiona’ come era spesso ingiustamente
chiamata, che era la migliore alunna, di certo, della scuola. Adesso sarebbe
stata la peggiore. Cosa avrebbero pensato, gli altri? Che era stata... sei
volte bocciata? Pazzesco. I Grifondoro, e non solo loro, lo sapevano benissimo
che tutto andava a gonfie vele per lei. Aveva mai preso una ‘D’? Per lei, una
‘O’ era vergognosa.
Quell’anno, oh sì, che si preannunciava ricco di emozioni, adesso
sarebbe stato Oltre Ogni previsione. Perchè, chi avrebbe mai pensato che le
sarebbe capitata quella tragedia?
Harry conosceva bene Hermione. Lei non avrebbe mai accettato che
gli studenti venissero a sapere della sua perdita di memoria. Se l’avesse
saputo Malfoy...! No. Avrebbero dovuto tenere tutto segreto... grandioso.
Sarebbe stato molto, molto difficile.
Il ragazzo tese l’orecchio. Oh, buffo. I singhiozzi di Hermione si
erano appena placati. Aveva pianto per ore. Che si fosse addormentata? Forse,
ma in cuor suo, Harry sperava che si fosse calmata... che la sua mente, se non
il cuore, si fosse fatta una ragione di ciò che era successo. E che fosse
pronta, il giorno seguente, a riincontrarli.
Ron sospirò. La madre era andata a spedire una lettera a Silente,
dove gli raccontava tutto. E gli diceva anche che lui ed Harry sarebbero
rimasti al San Mungo per tutto il tempo che le ci voleva per guarire... in un
certo senso. Silente avrebbe capito. Ron lo sapeva. Ma non era quello il
problema.
Il Ron di una volta... il Ron che in quell’occasione avrebbe fatto
una battuta, tipo ‘Ringraziamo Hermione che ci fa perdere la prima settimana di
studio!’, beh, non c’era più. Se n’era andato con la memoria di Hermione. Non
era una persona così abominevole, o almeno, lo sperava. Aveva toccato il fondo
dopo la battuta sulle lettere fatta ad Harry.
Dio, avrebbe cento volte preferito fare tre mesi di scuola in più
che essere lì. Che la sua migliore amica perdesse la memoria. Gli pesava come
se fosse successo a lui.
L’aveva capito da poco. Aveva faticato a cacciarselo in quella
testaccia rossa, ma ce l’aveva fatta. Il suo cervello, il suo cuore, erano
coscenti del fatto che... che lui era innamorato di Hermione.
Era come se il destino fosse contro di lui! Quando, quell’estate,
aveva deciso di dire tutto all’amica, buttando all’aria tutte le certezze,
infischiandosene di ciò che avrebbe pensato, beh, lei era stata attaccata dai
Mangiamorte. La sua solita sfortuna!
Ma aveva dimenticato anche Krum... sì! Perfetto! E non l’avrebbe
incontrato mai più, mai più... sapeva lui come fare.
Ed Harry....oh!, come lo irritava! Era triste dirlo, ma lo stava
facendo imbestialire. Perchè non lo lasciava solo? Perchè voleva, doveva assolutamente
tenersi buona Hermione facendo il dolce, timido, occhialuto ragazzo che ama
scrivere, che è diligente? E lui che voleva parlargli, ad Harry! Voleva
parlargli della sua decisione. Ma, era pure una persona distratta e anche
disattenta, ma pure un cieco avrebbe capito, se non guardandogli gli occhi,
ascoltando il tono della sua voce, accorgersi che... accorgersi che provava le
stesse cose che Ron provava per Hermione!
Beh, le stesse magari no. Certo che no. Lui teneva molto di più a
lei di quanto non tenesse Harry. E l’amico, se era davvero suo amico, avrebbe
dovuto rendersene conto! E invece no!
‘Voglio scrivere ad Hermione, voglio parlarle, devo vederla...”
Ehi! Se n’era accorto di certo, se era un vero amico, che a Ron
lei piaceva! Magari se n’era accorto pure, ma non intendeva rinunciare a lei.
Bene, neanche lui l’avrebbe fatto. La guerra era aperta.
*****
Sbam. John entrò di corsa nella loro camera, ansimando.
“Ragazzi... Hermione... Hermione...”
“Cosa? Cosa l’è successo?”
Ron si catapultò di fronte all’uomo, che fissò sbigottito
l’espressione feroce che il ragazzo aveva ancora dipinto in viso. Accortosene,
il rosso si morse un labbro e lo guardò in attesa.
Di fianco a lui, Harry si aggiustava gli occhiali sul volto.
“Cosa è successo a voi, piuttosto! Stavate urlando!”
Harry si fissò i piedi. Stavano litigando. E allora? Non era la
prima volta e non sarebbe stata l’ultima. Ron aveva offeso i sentimenti di
Hermione... o meglio, forse avrebbe voluto dire che aveva offeso i suoi.
“Non so perchè abbiate litigato nè lo voglio sapere” mugugnò. “Ma
adesso stringetevi la mano e chiedetevi scusa.”
Ron chiuse gli occhi.
“Di fatto, forse non tutto il male vien per nuocere.”
“Che stai dicendo?” Harry abbassò il viso e corrucciò lo sguardo.
“Che significa?”
“Beh.. tutte le volte che io e lei... cioè, noi, abbiamo litigato,
beh, se ne sarà scordata, no?Si sarà anche scordata di certe persone che non
merita di conoscere e del dolore che ha provato, in certe occasioni! E’ un
bene!”
“Ma... Ron, ragiona! Ha dimenticato tutto... sua madre è morta...”
“Lo so, lo so! Ma in alcune situazioni noi abbiamo perso dei punti
per lei... adesso, invece, ci può rivalutare e noi non faremo più quegli errori
e lei non saprà mai che li abbiamo fatti!”
“Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Lei ci vuole bene con i
nostri difetti e i nostri pregi... e non dobbiamo apparire ai suoi occhi come
perfetti!”
“Bravo, hai anche fatto la rima. Ma a parte questo, tu dovresti
rimangiarti le parole. Viene a nostro favore, la perdita di memoria di
Hermione! Oddio, solo in parte... però..”
“Parla per te! Stai facendo questo discorso pensando a Krum,
vero?”
“Cosa? No!” Ron si alzò in piedi.
“Per tutte le volte che l’hai offesa... sì...”
“STA’ ZITTO!”
“... e, inoltre, speri che lei si sia scordata anche di lui,
vero?Ma certo che si è scordata di lui! E NON INTENDI FARGLIELO CONOSCERE
NUOVAMENTE!”
“Perchè... tu vuoi farlo?”
“Come intendi agire, scusa?”
“Brucerò tutte le lettere che quel bulgaro da strapazzo le
scriverà...così...”
“Sei accecato dall’odio! Odio ingiustificato, inoltre! Non è tuo
diritto farle questo! Ha scelto lei di essergli amica, e...”
“E ha avuto torto! Noi siamo molto meglio di lui! Io... io... tu
hai sbagliato! Non io! Tu! TU!”
“Hai ragione... perchè dovevo dire accecato dalla GELOSIA!”
“COSA?”
“Per il dolore dimenticato posso essere d’accordo, purchè la vita
sia fatta di questo, oltre che di gioia... ma per i litigi non credo sia giusto
e la questione di Krum è chiusa!”
“Vuoi provare a fermarmi?”
“Ron, non costringermi a...”
“A far cosa? COSA?”
Sbam. John entrò di corsa...
Era meglio non dire ad
Harry di Krum, del fatto che avrebbe bruciato tutte le lettere. Sì... avrebbe
detto che non l’avrebbe fatto. (E stavolta la rima la faceva lui!)
“Scusa, Harry.”
Harry allungò la mano titubante. Poi, a bassa voce: “Mi dispiace
davvero. Ma a te?...”
“Sì, sì. Scusa, sul serio. Quelle cose di Krum... hai ragione, lo
odio e basta.”
Harry sorrise. Perchè si era incapponito sulla gelosia? Magari a
Ron non piaceva Hermione... certo, stava cercando di convincere se stesso di
questo!
John annuì con la testa, come a leggergli nel pensiero. Ron si
voltò.
“Perchè ci cercavate?”
“Hermione... sta male.”
X Supergaia: Oh, non si scrive mai troppo! Un
bacio
X Angi: chissà... solo una nomina a malfoy in
questo chap, ma non so ancora come c’entrerà..
X maripotter: lo so, lo so che dovrei recensire... ma
sono davvero pigra!
X Sly: grazieee!!****
X Hermione91: come ho detto a maripotter...
mi dimentico sempre di recensire, con tutte le ff che leggo e il poco tempo a
disposizione!
X S-ELE91: *thanks you* un bacione
X Sailor Mercury: chissà... comunque grazie per
avermi recensito!
“Per la
barba di Merlino, ragazzo, per poco non mi facevi cascare a terra!”
Harry
non badò a nessuna delle proteste, seppur fossero giustificate e, comunque,
avessero bisogno di una risposta.
Correva.
Dove? Da Hermione, naturalmente. Alle parole di John era seguito un attonito
silenzio. Poi, lui, Harry, era filato via, fuori dalla camera, fuori, via, da
lei. Non sopportava più tutta quell’angoscia, quella tensione. Voleva sapere
cos’era successo alla sua amica, immediatamente. Subito. Non ce la faceva più.
Doveva sapere.
Si
fermò davanti alla camera della ragazza, incerto sull’entrare. Oh, ma perchè
no?
Spalancò
la porta, lo stomaco in subbuglio. E vide...
Vide
una folla di maghi attorno al letto di Hermione. Uno di essi scosse la testa,
poi notò Harry.
“Ehi!
Fuori, subito!”
Dapprima,
scioccato dalla prepotenza rivolta, Harry rimase sbigottito a fissarlo. Poi...
“La
prego! Sono il suo migliore amico... la prego, devo sapere cos’ha! Cosa le sta
succedendo?”
Il Mago
lo guardò severo.
“La
signorina deve subire una rianimazione. E’ svenuta... pallida, fredda come il
ghiaccio. Il troppo stress, le troppe rivelazioni... una specie di collasso,
direbbero i Babbani. Ed è così giovane...!”
“Che
intende dire?” Harry tremava di sdegno, raccapriccio e frustrazione.
“Beh,
stiamo cercando di farle riprendere i sensi... è difficile. Tanto più che non
possiamo operarla nemmeno perchè in tutti i punti del corpo ha ferite che se
toccate possono riaprirsi!”
Harry
fece un respiro profondo per evitare di mettersi ad urlare. E ad un tratto,
decise.
“Lasciatemi
passare!”
Si
buttò in mezzo a quei Guaritori e arrivò sul bordo del letto di Hermione, a
pochi centimetri dal suo viso. Un viso bianco latte, con palpebre chiuse e
color cenere.
“Hermione...”
Harry le strinse la mano gelida cercando di scaldarla. Quel viso sbattuto gli
faceva venire le lacrime agli occhi. Perchè doveva finire così?
“Hermione...”
ripetè. Intorno a lui, i Guaritori stavano in silenzio, alcuni fissavano il
pavimento. In seguito, il ragazzo fu grato per la loro comprensione.
E fu
come un istinto. Fu come se pensasse che era tutto un incubo, un sogno, e come
tale dovesse finire. Si chinò su di lei, indugiando sul volto e poi le diede un
bacio caldo sulla fronte.
Cosa
sperava di fare, così? Non lo sapeva. Lui non era un principe azzurro... e lei
non era la Bella Addormentata. Anche se, certo, bella lo era... e molto.
Dietro
di lui, uno dei Maghi le aveva iniettato una semplice sostanza che aumentava
l’ossigeno, una sorta di flebo, per noi. Harry non lo vide nè lo sentì, ma fu
meglio così. Del resto, si sarebbe sentito peggio se avesse saputo che non era
grazie al suo timido bacio ma a quella medicina magica che Hermione...
...si
svegliò.
Ebbe un
tremito. Poi aprì lentamente gli occhi. Ovviamente, la prima persona che vide
fu Harry, che le sorrise raggiante. Ma non ebbe risposta.
Gli
occhi di Hermione erano vuoti, fissi, senza ombra di affetto... ma traboccanti
di paura.
*****
“... e quindi si è ripresa? Oh, grazie al cielo. Temevo...
ma non fa nulla. Uno svenimento momentaneo? Beh, non posso biasimarla, quella
poveretta. Troppe, troppe emozioni tutte in una volta. Bene... la prego di
avvertirci se ci saranno ulteriori miglioramenti o segnalazioni d’ogni genere.
E...”
Quante
parole. A vuoto. O così almeno pareva ad Harry.
Lui non
le ascoltava, quelle parole. Era seduto... da quanto tempo?, non lo sapeva
nemmeno lui, su quella sedia traballante.
Cosa
credeva di fare, prima? Aveva solo ottenuto di spaventare Hermione. Ma il fatto
era che non ci aveva nemmeno pensato. Perciò, la brutta sorpresa era giunta
inevivitabile: quello sguardo senza emozioni o sentimenti per lui, l’aveva
profondamente turbato.
E non
accettava di essere nulla, per lei. Perchè lei era tutto, per Harry.
Quella
situazione faceva troppo male. E solo Dio sa quanto male ingiusto avesse già
provato, Harry! E non lo meritava Hermione.
Si alzò
in piedi, in preda ad un sentimento lacerante.
“Io
vado da Hermione.” disse.
“Harry”
Ron sbadigliò. “Vuoi sapere quante volte hai già ripetuto questa frase nel
corso di un’ora? E poi la pazzia l’hai già fatta. Sei scappato via. John s’è
preoccupato non poco, per te. E non è servito a nulla. Era solo un piccolo
svenimento -l’hai sentito so padre,no?-. Il problema è che sei troppo
impulsivo. Quindi ora, per favore, siedi e sta’ zitto.”
“Io
vado da Hermione.” ripetè. Per farsi capire, sembrava avesse bisogno di dire
più di una volta la frase.
“Bene!
Così, oltre ad essere impulsivo, sei anche un pappagallo. Mi stai sul serio
annoiando, Harry. Non essere ripetitivo! Credi che anch’io non abbia voglia di
andare da lei, abbracciarla e...”
Harry
sbuffò. E basta. Tutto il resto lascialo a me, diceva il suo volto.
“... ma
non posso. Non possiamo. E non vedo perchè tu dovresti andarci e io no.”
In
un’altra occasione, Harry avrebbe detto ‘E vacci, allora.’ Ma il fatto era che
non voleva. E poi, aveva già deciso come andare da lei... senza farlo sapere a
nessuno.
Un’altra
notte al San Mungo. A quest’ora, dovevano essere tutti e tre nei comodi letti
di Hogwarts. Ma invece no. Il destino aveva deciso diversamente. Voldemort
aveva deciso diversamente. Gli stava rovinando la vita. E anche quella di
Hermione, colpevole solo di essergli amica.
Avrebbe
dovuto tornare sulla questione, sul serio.
Girò la
testa. Ron era messo in una buffa posizione, il braccio destro sotto il cscino,
ritto come un’asse, e il sinistro che dondolava nel vuoto, ed era coperto per
metà.
Russava.
Perfetto.
Se uno russa, sta anche dormendo, no?
Harry
si alzò dal letto. Erano le nove. Sperò che non fosse troppo tardi. Era andato
a letto completamente vestito, senza badare a spettinarsi i capelli, che tanto
lo erano già di loro. Non aveva fatto caso alle proteste di Ron. Manco prese in
considerazione. Macchè!...
Stava
rovinando la loro amicizia, e se ne rendeva conto perfettamente. Non gliene
importava? Non lo sapeva... ciò che era certo era che la persona di cui gli
importava più di tutte, adesso, era lei.
E poi,
neanche Ron si stava molto impegnando, o no?
Si
sciacquò il viso, e, afferrata la bacchetta magica, mormorò “Lumos!” e
si avventurò per i corridoi bui.
*****
Prima di entrare, bussò. Non sarebbe stato il massimo
aprire la porta e trovarsi Hermione mezza nuda, o peggio. Ma era di sicuro a
letto.
TOC,
TOC.
Silenzio.
E poi...
“Chi
è?”
Non era
da lei dire ‘Chi è?’. Di solito diceva ‘Avanti’... ma non poteva contraddirla.
“Ehm...
ti sembrerà strano, ma... sono io!, Harry.”
“Chi?”
Non
stava affatto procedendo bene. No.
“Fa-fammi
entrare, parlerò meglio dentro... non credi?”
Una
pausa. “Entra.”
X Sailor Mercury: figurati! Non fai mica la prof!
Ciò che hai scritto ha solo la conseguenza di... rendere felice l’autrice!!
X Hermione91: grazie, non ho davvero più parole
per esprimerti la mia gratitdine... (ehi, Paddy, le frasi a effetto lasciale
per il racconto!!)
X Hermione
Jane Granger: Grazie grazie grazie... sto diventando banale, eh?
X mira’82:
(Help me! Non ho più colori con cui scrivere!) Sono tutta rossa...grazie mille!
X S-ELE91:figurati, sono io che devo ringraziare te,
voi, per le vostre recensioni!!
X Angi:
Sei adorabile! Grazie sul serio...
X Ron:
oh, proprio Weasley che mi recensisce! Ich! ^^ Grazie 1000
X Supergaia:
forse non mi sono spiegata bene (o non ho capito bene) ma Ron nella mia ff non
more! Solo, io penso muoia nell’ultimo libro della Rowling... *thanks*
Hermione giaceva sul lettino. Non sembrava a disagio: a dir la verità,
non si capiva bene in che stato fosse. Aveva un’espressione vuota, distratta,
scostante.E lo fissava.
“Ehm... ciao. Ti ho... ti disturbo?”
Hermione scosse la testa. “Non dormivo.
Non dormo più da ieri.”
Non posso biasimarla,
pensò Harry.
“Benissimo. Perchè vedi, ecco” tirò
fuori da dietro la schiena un vassoio: aveva diverse pietanze, un bicchiere di
latte, una ciambella glassata. “So che è da parecchio che non mangi. Beh...
immagino siano disgustose quelle porcherie che ti danno i Guaritori, pillole
con vitamine?, bleah.” Fece un gesto di disgusto, con una smorfia. Non devo
rendermi ridicolo. Non devo.
“... e quindi, sai, ho pensato.. di portarti qualcosina. Tipica dei
babbani. Sai com’è, io me ne intendo. Ho vissuto con loro senza conoscere la
magia fino a undici anni.”
Hermione, che fino a quel momento lo
aveva guardato interdetta, ammutolì.
Poi....
“Davvero tu vivi coi... con gli esseri
senza poteri magici? Bab-bani?”
Harry deglutì il vuoto.
“...sì.”
Accidenti! La prima cosa che lui aveva
sapto del mondo dei maghi era il nome babbani. E lei non sapeva nemmeno il
significato, ora...! Doveva farsene una ragione. Ma in fondo... anche per
Hermione la prima parola sarebbe stata ‘babbani’. Non era male!
“E i Guaritori sono i medici?”
“Sì.”
“Quelli con le vestaglie strane? Quelli
che continuavano a cianciare su di me?”
Harry fece una risatina. Per un attimo
gli sembrò inopportuna, ma quando vide le labbra di Hermione curvarsi
leggermente, si sentì sollevato.
“E’ molto bello... la magia, intendo.
Dev’essere davvero incredibile, qesta scola di Maghi. Mi piacerà?”
Harry annuì. “E’ la migliore.” Stava
per dirle che il preside era Silente, l’unico che Voldemort avesse mai temuto,
ma decise di non dirle di Tu-sai-chi. Non adesso.
“Che scoperta... io, Hermione Granger, che fino a due giorni fa ero una
semplice ragazzina che giocava sugli alberi, ora...”
Si interruppe.
“Volevo dire... fino a nove anni fa.”
Emise un singhiozzo.
“Quindi, tu... nella mia... nella mia
altra vita, eri il mio migliore amico?”
Harry assentì titubante.
“Buffo. E lo ricordi?”
Altro cenno col capo.
“Oh....” si appoggiò allo schienale
della poltrona. “Ooh. Com’ero io, come... come mi sono comportata...?”
La domanda era lecita. Ma Harry si
sentiva strano, e aveva le farfalle nello stomaco, a parlare della ‘altra vita’
di Hermione. Non era reale. Era troppo tremendo. Ma lei cercava di affrontarlo
con il sorriso. Glielo doveva.
“Sì, certo. Eri la prima della classe,
della scola. Sei stata smistata nella casa migliore di tutte, e ti sei fatta
voler bene immediatamente. Sei quella che ha acquistato più punti... e hai
compiuto imprese eroiche, con me e con l’altro tuo amico.”
Hermione ascoltava a occhi sgranati.
“Davvero ero una secchiona?” Risolino.
“Alle elementari ero la peggiore!”
Harry si passò la lingua sulle labbra.
Aveva fatto male?
“Se non è una bugia, quella delle
imprese eroiche, è-è.... meraviglioso! Sirene, giganti, unicorni... li ho
affrontati? Li ho sconfitti?”
“Non proprio...” Accidenti. Come
avrebbe fatto a imparare tutto, di nuovo?!“Maghi cattivi... li hai battuti.”
“Ci sono maghi cattivi?”
Si era spinto troppo in là.
“Beh, sì ma... ma non devi averne
paura...”
“Avevo paura quando li ho uccisi?”
“N-no..”
La ragazza fece una pausa, mordendosi
il labbro inferiore.
“Sono gli stessi che hanno ucciso la
mia mamma?”
Gaffe. Stupido Harry, stupido e
stupido!
“Hermione, io... devo proprio andare.
Devo proprio...”
“Aspetta!”
Con difficoltà, Hermione scese dal letto
e gli afferrò una manica della camicia.
“Io devo sapere....”
Harry indugiò sulla sua mano. Sentiva
quanto era fredda.
“Tua madre è stata vittima di un
complotto. E’ morta... per mano di un incantesimo. Non ha sofferto. E’ come se
si fosse addormentata.”
Hermione si accasciò sul letto. “Non
sono una neonata, so cos’è la morte...” chiuse gli occhi. “Quindi non ha
sofferto?”
“No.”
“Non mi stai mentendo?”
“Mai. Non lo farei mai, Hermione. Tu
sei la migliore amica che io abbia mai avuto... anche se non lo ricordi.”
Lei annuì piano.
“Anche i miei genitori sono morti, sai.” mormorò Harry. Voleva farle
capire che le era più vicino di quanto credesse.
“Tutti e due?”
“Tutti e due.”
Hermione gli mise una mano sulla
spalla.
“Mi dispiace.”
“Non li ho mai conosciuti... non sono
stato male.”
Hermione emise un singhiozzo. “Tu sei
stato più sfortunato di me. Non devo lagnarmi... io ho vissuto con mia madre,
la ricordo, e forse soffrirei di più se aggiungessimo nove anni. E poi ho
ancora mio padre.”
Harry sorrise. Così, Hermione!
“Sai....” la ragazza fissò lo sguardo
sul muro. “Quando vuoi bene ad una persona... ma proprio tanto... quando se ne
va non ti lascia un senso di dolore o tristezza, ma piuttosto...” corrucciò le
sopracciglia, come a concentrarsi. “.... gioia, felicità. Il suo ricordo è
dolce, non fa male, perchè con lei hai vissuto bei momenti e sono quelli che ti
restano impressi nella memoria. La gioia, non il dolore. L’amore... non la
disperazione.”
Restarono così, in silenzio, con quelle
parole sospese nell’aria. Poi, una frase ruppe quella magia.
“Senti, se non hai fame capisco... ma
permettimi di addentare una di quelle ciambelle, perchè il mio stomaco brontola.”
Hermione rise. Una risata cristallina e
pura. La sua risata. Quella vera.
“Fa’ pure.”
Tutti e due allungarono la mano, Hermione
per prendere un biscotto, Harry la ciambella. Le loro dita si sfiorarono e lui restò
stupito constatando che la mano della ragazza era calda.
Mangiarono di gusto. Harry era davvero affamato...
quando aveva mangiato, l’ultima volta...? Non ricordava.
Anche lei leccò tutta la glassa dalla terza
ciambella. Più quattro biscotti...
“Beh, io vado.”
Harry si alzò e la salutò con un cenno.
“Ehi... mi prometti che verrai tutte le
sere?”
“Ma... da domani potremo vederci, sono aperte
le visite. Tuo padre... e il mio amico Ron...”
“Lo so, lo so. Ma... teniamo per noi...
questa visita notturna. E se poi raccontarmi la mia vita passata, come una favola...
te ne sarei grata.”
“Va bene.” figurati se se ne lamentava.
“Grazie, Harry.”
Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Aprì la porta, il sorriso che andava da
un orecchio all’altro.
“Ah, senti...”
Si voltò. Hermione sorrise.
“Ora capisco perchè ti ho scelto come mio
migliore amico.”
Harry chiuse la porta. Avrebbe urlato di
gioia.
Era pur sempre un inizio. Era un inizio.
X Supergaia: mi fai troppo felice... ti è piaciuto questo
capitolo?
X Maripotter: hai ragione... sono andata a recensire “Amore
o attrazione”... PS mi hai fatta arrossire nel tuo commento!
John
alzò gli occhi al cielo per un attimo, per poi riprendere a scrivere. Il
sorriso dipintogli sul volto era quasi inquietante, tanto poco si addiceva al
volto scavato, le guance pallide e gli occhi ormai perennemente rossi. La moglie
era morta ed Hermione, nel suo piccolo, non credeva sarebbe tornato più lo
stesso. L’amore coniugale e quello filiale non distano molto, ma distano pur
sempre. L’amore... l’anima gemella, quella vera, si trova una solo volta nella
vita, e lui l’aveva trovata in quella donna meravigliosa e misteriosa di nome
Jane Elisabeth Granger.
Che non
c’era più.
Che
cosa si prova... sapendo che la persona che per te più significa al mondo non
c’è più? Rimane solo il ricordo... ma, se hai la percezione che era lei la sola
e l’unica, che nessuna la sostituirà mai, come fai a fartene una ragione? Come
riesci a renderti conto che c’è una parte della tua vita che finisce con lei?
Che non sentirai più le campane, che non proverai quel senso di gioia volante
quando sorride, che non vedrai più l’amore in faccia, pur conoscendolo, pur
avendolo conosciuto.
Harry
stava cercando di mettersi nei suoi panni, ma era difficile, e doloroso.
Però lo
doveva fare. Se non altro per capire meglio la sua migliore amica.
E’ come
il mare... quando lo vedi per la prima volta, quelle onde cristalline attaccate
all’orizzonte infinito e alla sabbia luccicante. Una magia che supera di gran
lunga Incantesimi e Trasfigurazione... e poi te ne vai, e non puoi più tornare.
Non lo vedrai mai più. Forse in cartolina o in foto... o nei tuoi ricordi...
ma... E’ straziante.
“Quando vuoi bene ad una persona... ma proprio tanto...
quando se ne va non ti lascia un senso di dolore o tristezza, ma piuttosto...
gioia, felicità. Il suo ricordo è dolce, non fa male, perchè con lei hai
vissuto bei momenti e sono quelli che ti restano impressi nella memoria. La
gioia, non il dolore. L’amore... non la disperazione.”
Povera Hermione. Povera, dolce Hermione. Era addirittura
peggio. Ma lei era forte... era tanto forte... non l’aveva vista piangere...
forse avrebbe dovuto farlo.
Le lacrime non sono che goccie d’acqua... ma è come se
contenessero il male che ti brucia dentro.
E che non puoi trattenere a lungo... o scoppi.
*****
“Harry, che diavolo ti prende?”
Il ragazzo si scosse, girandosi verso Ron, le guancie un
po’ arrossate.
“N-niente.”
“Sì.” Ron alzò un sopracciglio, scrutando ogni minimo
particolare del suo viso. “Non mi raccontare balle, caro mio. Sono il tuo
migliore amico, mi accorgo di certe cose... hai lo sguardo sognante, gli occhi
spesso persi, il sorriso sulle labbra. E pensare che ieri eri incavolato,
intrattabile, incontrollabile. Che ti è successo?”
Harry non rispose.
“Senti, sono il tuo migliore amico... o almeno, credo di
esserlo.”
Il bruno alzò lo sguardo. Ron non sembrava tanto triste
per il fatto del silenzio di Harry, quanto incuriosito e voglioso di scoprire
che cosa aveva determinato il cambiamento del ragazzo.
“Ron, ....io....”
“Ragazzi!”
Il sorriso era ancora increspato sulle labbra di John,
entrato nella stanza dopo una corsa a perdifiato, che ora li fissava.
“Penso che possiate incontrare Hermione... si è
abbastanza ripresa dopo lo svenimento di ieri, e credo che sarebbe piuttosto
contenta di conoscervi.”
Ron fece un sorriso a trentadue denti. Era soddisfatto, e
si vedeva.
In effetti, venne da pensare ad Harry, tra noi
si scatenerebbe una specie di assurda ‘gara’ di ‘chi parla di più ad Hermione’,
‘chi le piace di più’. Beh, diciamo che era già in atto, ma non
esageratamente. Lui e la brunetta si erano già visti... quindi, in pratica,
poteva lasciare campo libero a Ron.
Tanto...
Tanto aveva vinto lui.
Cosa?
Ma era scemo? Che cavolo gli veniva in mente? Hermione
non era un premio, una coppa da vincere. Se avesse saputo che aveva pensato
questo...
Le sarebbe infinitamente dispiaciuto. Era così dolce, e
magica, la notte prima... sembrava un angelo, uno spirito triste bisognoso di
un salvatore.
“Andiamo!”
Ron, sulla porta, fece cenno ad Harry. “Ti sei
incantato?”
Non poteva serbargli rancore. Aveva già fatto troppo.
“Hermione!”
John sventolò la mano in direzione della figlia,
accasciata sul lettino. Harry notò che la faccia era più florida, aveva qualche
fossetta sulle guance, gli occhi guizzanti e allegri.
Però, se si guardava bene, quella luce speciale che
sempre le brillava nelle pupille, non c’era. I capelli erano spettinati, e la
posizione sul letto ancora timida e raggomitolata in quelle coperte che
parevano diventare il suo rifugio.
“Tesoro... i tuoi am.. Harry Potter e Ronald Weasley..
detto Ron” aggiunse dopo una smorfia di questo “te ne ho parlato, ricordi?,
sono qui. Vogliono vederti. Ti senti pronta?”
Hermione vagò con lo sguardo ai due dietro del padre.
Ron, lo notò subito, alto e dinoccolato, le sembrò subito simpatico. La faccia
era piena di aspettative e amicizia. Sì, la convinceva.
E poi c’era Harry.
Le era piaciuto subito, dal primo momento in cui l’aveva
visto...
... doveva ammettere che quello bruno era davvero
carino.
E poi, quella notte.. pochi momenti, poche parole, ma
tanti sguardi, tanta comprensione e somiglianza... come faceva a non essergli
amica?
Era come lei. Non aveva più i genitori... aveva scoperto
in ritardo d’essere mago.
Erano totalmente compatibili.
Ma doveva nascondere la felicità nel rivederlo.
Harry, dal canto suo, quando John gli cedette il passo,
avanzò per primo.
Lei sorrise timidamente. Alla luce del sole i suoi
capelli apparivano più scompigliati.
“Ciao, Hermione.”
Le allungò una mano. Ma Hermione non la prese subito.
“Ciao... Harry.”
Per poco non diceva ‘Ci si rivede, eh?’. Non sarebbe
stata una buona idea... addio visite notturne.
Si strinsero la mano. Entrambe erano sudate, ghiacciate e
tremanti, ma non appena entrarono in contatto, non sentirono il bagnato nè la
temperatura.
Molla quella razza di mano, pensava Ron. Mollala. Perchè
ti guarda in quel modo?! Cos’hai fatto t che io non ho fatto?
Come a sentire i suoi pensieri, Harry si allontanò
bruscamente dalla ragazza. Un po’ timorosa e non perfettamente a suo agio,
Hermione prese la mano di Ron.
Lui la strinse più forte di come aveva fatto Harry;
questa volta fu lei ad allontanarsi.
“Ehm... allora vi lascio soli, eh?” propose John e, senza
attendere risposta, si chiuse la porta alle spalle.
Ron si sedette su una sedia, Harry rimase in piedi.
La bruna iniziò a torcersi i capelli. Non l’aveva mai
fatto prima, ma successivamente i due capirono che si comportava così quando
agitata.
Silenzio. E anche parecchio. Lo ruppe Hermione.
“D-dato che, ehm... beh, siamo amici... io, io vorrei
sapere alcune cose su di voi, insomma... parlatemi di voi.”
Ecco. Lei aveva risolto la questione in poche parole.
Loro...
“Ecco, io sono il minore di cinque fratelli” disse Ron.
“In realtà sarebbero sei, ma con uno non ci parliamo più, è un disgraziato...
sai, sta dalla parte del Ministro della Magia...”
“Il Minis...”
“Sì, un’energumeno. Ha accettato da poco il ritorno di
Tu-Sai-Chi...”
“Scusa?”
Stava andando troppo in là. Harry gli mollò una gomitata.
“...nessuno, dopo. Dopo... ecco, stavo dicendo. Ho una
sorella, che credo ti sarebbe simpatica, lo era già prima comunque. Eh, ecco,
spero che tu ritorni presto a scuola perchè io sono un impiastro, sai, nelle
materie, ma tu eri la prima e perciò...”
“Sì, lo so.”
“Come?”
Ahi. Per fortuna la bruna seppe rimediare velocemente.
“...lo ero già alle elementari!”
“Ah, ecco. Beh, ti dicevo... sei brava in tutte, persino
quelle con quello scemo di Piton, un’insegnate proprio insopportabile, e
poi...”
“E tu, Harry? Come vai a scuola?”
“Oh, insomma... bene, abbastanza bene.”
Stop. Non riusciva più a dire nulla.
“Oh, non preoccuparti Hermione” disse Ron. “Harry è un
tipo taciturno... tranquilla. Hai due opposti in noi: la parola e il silenzio.
Io sono il primo, nel caso non si fosse ancora capito.”
Hermione sorrise, come per dire ‘A me non sembrava che lo
fosse, ieri notte’o anche ‘No, non l’avevo capito...’
Era spontaneo, naturale. Ron era se stesso. Perchè invece
lui riusciva ad esserlo solo con lei?
“Scusate.”
Voleva lasciarli soli. Era giusto. Il rosso se lo
meritava... Harry non si era comportato bene, con lui.
Ed era ovvio che Hermione lo preferiva al bruno.
“Vado...un secondo... devo fare una cosa.”
Sbattè la porta, senza guardare negli occhi nessuno.
Peccato, perchè se l’avesse fatto, si sarebbe accorto
della minuscola luce presente negli occhi di lei, spentasi non appena se n’era
andato.
X Angi: eh, Ron... lo sto
cercando di rendere un po’ più godibile, ma in effetti è il terzo incomodo...
X maripotter: figurati...... grazie
a te!
X earendil= grazie mille! (Il
tuo nick è davvero originale!!)
X Super gaia= 100.000 thanks
you
X Dargon: beh, almeno ti sei
accorto che sono una femmina! Ma tu sei un maschio? Grazie cmq
X Mati: non ho più parole per
dirvi... grazie!!
X Hermione Jane Granger= spero che
questo cap. ti soddisfi!
Era sprofondato su quella
poltrona scomoda, molto scomoda per lui. Ai suoi piedi, il serpene strisciava
emettendo dei sibilii inquietanti.
Un ometto tarchiato apparve ansimando sulla soglia.
“P-padrone...” farfugliò. “Ho trovato la cavia.”
“Ci hai messo molto più tempo di quello che ti è concesso.” La sua
voce era tagliente, metallica e crudele. “Devo credere che ti riesca difficile
uccidere un animale? Eh, Codaliscia? Rispondi?”
“Ma no, padrone, no... è solo che...”
“E allora? Sei più lento di quanto sospettassi... oppure...” fece
una pausa, mentre il serpente fissava Minus con occhi scintillanti e scopriva i
denti avidi. “... volevi provare a fuggire. E’ così? Pensavi forse che, anche
se siamo in un normale paese babbano, non ti avrei stanato? Volevi fuggire da
Lord Voldemort? Tradirmi?”
“No! No!”
Iniziò a torcersi le mani, gocce di sudore gli imperlavano la
fronte.
“La prego,...no!”
“Bene. Mi fa solo pena il tuo tremore... la tua codardia infinita
non fa altro che irritarmi. Ti ho avvertito.” Voldemort si alzò con fatica ed
osservò Codaliscia prostrarsi ai suoi piedi. “Quindi, che non succeda più...
ricorda che ho molte armi a mia disposizione... e sono un ottimo Legilmante.
Adesso dammi quel coniglio.”
Minus gli porse la povera bestiola, che si dibatteva furiosamente.
Il cambiamento di temperatura, dalle calde e sudate mani di Codaliscia a quelle
fredde e scheletriche di Voldemort, servì solo ad innervosirlo inutilmente.
“Questo animale” osservò il signore Oscuro, con voce tagliente “E’
il riflesso della tua anima. Vigliacco e pronto a fuggire.” Gli strinse
ulteriormente il collo soffice e debole. “Ma, sia tu che io sappiamo che mi
servi. Perciò...”
Allungò la mano. Codaliscia si frugò nelle tasche, freneticamente.
Poi prese una semplice bacchetta da quattro soldi e con un sorriso tremante la
diede a Voldemort.
Il Mago la puntò contro il coniglio, e pronunciò l’incantesimo.
“Férmun sangues!”
L’animale si irrigidì, poi
strabuzzò gli occhi tanto che sembrava che le iridi gli stessero per schizzare
fuori dalle orbite. Infine, spalancò la bocca in un grido silenzioso, per poi
far ciondolare la testa all’indietro, immobile.
“Morto! Morto!” Codaliscia
scoppiò in una risata latrante, battendo le mani. “E’ morto, mio Signore! Ce
l’ha fatta!”
“Ne dubitavi forse, sciocco?”
Voldemort non riuscì però a nascondere il sorriso soddisfatto che gli aleggiò
sul viso. “Bene. Adesso abbiamo la conferma che funziona sugli animali...
adesso manca solo l’ultima prova: sperimentarlo su un diciassettenne.”
*****
“...e a quel punto l’uovo si è aperto e... indovina cosa ne è
uscito?”
Hermione congiunse le mani, gli occhi pieni di curiosità. “Cosa?!”
“Un drago” concluse Harry stiracchiandosi. “Un Dorsorugoso di
Norvegia, per essere precisi.”
Hermione abbassò gli occhi, il sorriso sul volto. “Incredibile.”
Mormorò. “Stento quasi a crederci. Io, ero lì, giusto?”
“Sì, te l’ho detto” annuì Harry. “E per poco Norberto non ti
bruciava la gonna.”
“Norberto?”
“L’abbiamo chiamato così.”
Rimasero in silenzio per un po’, poi lei, con un sorrisetto
malizioso soggiunse: “Non sei sempre così loquace, eh, Harry?”
Harry arrossì. Cosa le prendeva?
“Beh, oggi non hai parlato molto... mi hai lasciato a rintontirmi
alle chiacchiere di Ronald!”
Il bruno scrollò le spalle. “Diciamo che.... non avevo nulla da
dire.”
“Ma così Ronald può avere dei sospetti!”
“Nah... non penso proprio. Non si è nemmeno accorto che io non
c’ero!”
“Sarà.” Hermione appoggiò la tazza di latte al vassoio. “Io però
continuo a pensare che Ronald non meriti che...”
“Senti, se vuoi che sia presente adesso basta dirlo!”
Hermione chinò la testa.
“No, io.... no.”
“Bene.”
Calò un silenzio imbarazzante. Harry, non riuscendo più a
sopportare la tensione, e soprattutto la rabbia che gli era venuta, senza
sapere perchè, si alzò in piedi dirigendosi verso la porta.
“Harry...?”
Il ragazzo si girò lentamente. Hermione era molto pallida.
“Scusami. E’ stata una mia idea... e ora te la faccio pesare.”
Maledizione, perchè doveva avere quegli occhi spalancati nella
tristezza e quell’espressione così maledettamente pentita? E soprattutto,
perchè lui non riusciva a resisterle?
“Non preoccuparti. Però adesso devo andare davvero.”
Sì, doveva. Se non altro per trovare una risposta a quelle
domande.
“Capisco. Buonanotte.”
“’notte.”
Harry si chiuse lentamente la porta alle spalle. Dietro
essa, Hermione gli sorrise languidamente. Lo stesso fece lui.
Sono uno stupido. Ma che stavano facendo? Quel tira e molla di sorrisi e frasi non
dette l’avrebbe distrutto... ma non fece in tempo a rimuginarci su.
Si girò per tornare in stanza, quando vide davanti a sè Ron. Era
ancora vestito a giorno e lo fissava con aria truce.
Semplicemente: lo fissava.
*Scusatemi. Non aggiorno per tanto, voi mi recensite tantissimo e
adesso ritorno con un capitolo cortissimo... ma cercate di capirmi, sono giorni
difficilissimi, per la scuola e le amicizie... il prossimo chap però sarà il
più lungo! Promesso....*
X Supergaia=
sono felicissima che la storia ti piaccia... soprattutto perchè non è la tua
coppia preferita!
X Earendil=
grazie, davvero!! ****
X Sly:
figurati, non si può recensire sempre... io stessa non riesco mai...
X Lady86=
vedrai... ma le probabilità che Hermione riacquisti la memoria sono molto
basse..
X Dargor the
shadwlord= perchè è raro che dei maschi mi leggano!! Perciò...grazie!
X Sailor Mercury:
!!!!mille grazie!!!!
X Angi: no, per mia fortuna non m’è mai successo, a
parte perdere mio nonno a sette anni... ma ho fatto finta che mia madre fosse
morta per dare voce ai pensieri della bruna...
X Calel:
q-quante recensioni, caspita!! L’azione arriverà, tranquillo... come si può già
capire da questo chap...
Purplez appoggiò le carte sul tavolo, iniziando a
sfogliarle. Davanti a lui, le dita intrecciate in un pugno nervoso, John lo
fissava insistentemente.
“Test
1... negativo.” Iniziò a leggere fra se e sè il Mago. “Test 2... negativo.
Test 3... positivo. Come tutti gli altri.” Li fece scorrere velocemente.
Poi alzò il capo in direzione dell’uomo, che rispose allo sguardo con ansia.
“Allora?”
balbettò. “Ritiene che Hermione sia... insomma...”
“Signor
Granger” Purplez sfoderò un sorriso a trentun denti (uno gli mancava). “Sua
figlia è pronta per riprendere gli studi ad Hogwarts!”
*****
Hermione
spinse l’ultimo lembo che spuntava dalla valigia verso l’interno. Poi provò a
mettersela in spalla. Era piuttosto comoda. Aveva sistemato i suoi averi in
modo che lo fosse.
Fece un
gran respiro. Si sentiva come al suo primo giorno di scuola. E in un certo
senso lo era.
E’ pur
vero che stava per iniziare una nuova vita. Poteva tornare indietro con la
memoria... con la vita, sua e degli altri. Harry le aveva raccontato tutto.
Beh,
non proprio. Era arrivato al terzo anno. Non sapeva di essere così coraggiosa,
si disse, ripensando alla Giratempo ed al Professor Lupin alias Lupo Mannaro.
Il
tempo... un marchingegno complesso. In fondo non esisteva... le ore, i minuti,
le settimane e le loro scadenze, le avevano inventate gli esseri umani, no?
Però, con una parola, una mossa di bacchetta o un gesto, si poteva cancellare
dalla memoria di una persona. Anche la memoria non scherza... ma almeno
sappiamo come funziona, concluse.
Il
tempo e la memoria sono ben poca cosa, però... in confronto ai sentimenti.
“Posso
entrare?” sulla soglia c’era Ron.
“Certo”
esclamò la ragazza allegramente.
“Vedo
che hai finito i bagagli” dedusse il rosso dando un’occhiata alla valigia.
“Ho
tutto” disse Hermione, dandosi una pettinata ai capelli fuggenti. “Sono
emozionatissima... chissà che farebbe mia madre vedendomi in questo momento.”
Ron
tacque. Era una sua particolarità, un suo difetto, ma quando si parlava della
morte di una persona cara non sapeva mai cosa dire.
Era
passata una settimana.... una settimana sola, dal decesso di sua madre.
Hermione chiuse gli occhi. Prima di partire per Hogwarts ci sarebbe stato il
suo funerale... che allegria.
Però la
bruna ammirava il padre. Aveva subito un incredibile shock, e nonostante tutto
riusciva a tirare avanti, per lei... solo per lei.
Era di
certo più sfortunato della figlia. Non gli restava altro che Hermione, mentre
quest’ultima aveva ancora Harry e Ron. E soprattutto, a John mancava l’amore.
La bruna l’aveva? No... beh, no.
Doveva
ancora trovarlo. Cercarlo. Riconoscerlo. Sarebbe stato difficile... ma aveva
un’intera vita davanti.
A volte cerchiamo per anni l’amore senza trovarlo, senza
pensare che è nel posto in cui mai avremmo pensato che si trovasse... molto
vicino a noi... e non ce ne accorgiamo...
‘What
is love?’ era il libro preferito di Hermione. Un libro babbano... che non
capiva a fondo... ma che proprio per questo la affascinava.
“Ehm, ti ho già parlato del Quidditch?”
esclamò Ron con voce falsamente gioiosa. Cercava di cambiare argomento.... non
era molto bello, ma Hermione si era resa conto ormai che Ron era diverso da
Harry, che in quel caso l’avrebbe tirata su con una frase tipo “Sarebbe di certo
orgogliosa di te”. Ma non avrebbe saputo dire se era migliore del rosso. Non
ancora. Non adesso.
“Sì...
Harry me ne ha parlato fino allo sfinimento” rispose.
“Ah....
Harry.” Mormorò Ron con aria cupa. Ma la ragazza non era riuscita a
risparmiarselo. Era una piccola ripicca.
Hermione
era intelligente, e molto. Non era sadica... ma in quel momento aveva provato
la soddisfazione di provare ad esserlo. Aveva capito che i due erano in
competizione, anche se non sapeva per cosa. E.... stava approfittando della
situazione.
“L’avevo
dimenticato.... Beh, io vado” Ron aveva ancora la voce carica di rancore. Se ne
andò sbattendo la porta.
Se si
fossero trovati in un fumetto, sulla testa di Hermione sarebbe apparso un bel
punto interrogativo. Si sentì subito in colpa.
Perchè
aveva detto ‘l’avevo dimenticato’? Cosa sapeva? Cos’era successo ancora fra i
due? Cos’era successo di tanto brutto da far arrabbiare Ron in quel modo solo
sentendo pronunciare il nome di Harry?
*****
Ron lo prese per il bavero, sbattendolo contro il muro.
“Ahi...
Ron... che ti prende?”
“Che
prende a te, piuttosto!”
Il
rosso si girò per controllare che non ci fosse nessuno in ascolto, poi tornò a
guardare Harry con odio.
“Perchè
eri nella sua camera? Non avrai... non avrete...”
“NO!
Ma cosa ti viene in mente?”
Harry
provò a liberarsi dalla sua stretta, senza successo.
“Sono
contento di essermi sbagliato... ma adesso dimmi cosa ci facevi lì.”
“Perchè
dovrei?” Harry lo fissò con aria di sfida, ma fu un errore. Le orecchie di Ron
si infiammarono.
“Sono...
anzi, ero... il tuo migliore amico. Ho il diritto di saperlo!” gridava, senza
ormai preoccuparsi di chi lo potesse sentire.
“Ron,
non puoi assolutamente impicciarti dei fatti miei. Hai capito?”
La
spinta aumentò.
“Beh,
se i fatti tuoi implicano Hermione, che è anche mia amica, posso benissimo!”
Harry non riuscì a replicare. Ron lo fissava
improvvisamente triste e deluso.
“Ci
conosciamo da quando eravamo dei nanerottoli, Harry. La prima volta che ci
vedemmo, sul treno, ti chiesi delle caramelle. Una domanda al massimo delle
nostre possibilità, a quel tempo. Adesso ti chiedo solo fiducia, e sincerità.
Adesso, a diciassette anni, non mi sembra così difficile da soddisfare.”
Il
bruno sentì qualcosa che gli pizzicava da sotto le palpebre. Qualcosa di
bagnato.
Non
rispose.
“Senti...”
Ron fece un sospiro, e riprese con voce rotta, come se fosse sul punto di
scoppiare a piangere. “E’ da molto che sei felice... hai cambiato umore da un
giorno all’altro. Non so perchè, e in fondo non lo voglio sapere, non hai
creduto nemmeno per un attimo che io potessi accorgermene. E oggi, con
Hermione... mi hai fatto capire, giorni prima, che non vedevi l’ora di
parlarle. E che fai stamane? Te ne vai dopo aver spiccicato appena due sillabe.
E la notte vai a letto vestito.... Non sono scemo, sai. Forse lo credevi....
male. Non ho fatto altro che cercare di non addormentarti, lo sguardo fisso su
di te. E poi, un’ora dopo, quando stavo per darmi dell’idiota per aver dubitato
di te... ti vedo che ti alzi e ti dirigi fuori dalla porta. Non so cosa
pensavo, dove credevo che andassi.. ma sapevo che c’era qualcosa che non
andava, e che c’entrava Hermione. Senza dubbio. E ho avuto ragione. Non riesco
a credere che tu mi abbia nascosto, ed escluso, da una cosa del genere.
Raccontare tutto ad Hermione... in effetti mi chiedevo come mai non avessimo
mai parlato di questo, non ci fossimo mai messi d’accordo su quando dirle
tutto. Beh, tu hai fatto di testa tua. Hai voluto approfittare della situazione
per avvicinarti di più ad Hermione. Ti sei visto con lei riuscendo ad
avvicinarti a lei, escludendomi da un racconto a cui è mio diritto prendere
parte. Ti sei comportato da meschino... ma voglio essere franco con te, Harry.
A me piace Hermione. Io... è difficile da dire, da ammettere, a te e a me
stesso. Se penso quant’ero cieco a quattordici anni, quando le ho dimostrato la
mia gelosia. Non dirmi che non t’en’eri accorto pure tu, eh?, ma non me ne hai
parlato. E hai cercato comunque di togliermela, senza nemmeno parlare con me.
Perchè, Harry?”
Adesso
Ron piangeva proprio. Lacrime di rabbia scorrevano su quel viso che il bruno
non aveva mai visto bagnato dal dolore.
“L’amore
rende ciechi... forse in amore e in guerra tutto è permesso? Beh, in guerra di
certo no. Ma neanche in amore... e nemmeno in amicizia! Non si può mentire,
fare le cose di nascosto, prendere in giro solo con le azioni! Io sarò pure
stato insopportabile nei tuoi confronti.... ma non credo che mi sarei abbassato
a questo. E ancor di meno pensavo che l’avresti fatto tu! Tu, il mio migliore
amico... che mi ha mentito per tutto questo tempo.... che ha approfittato della
situazione per prendersi Hermione... e sai una cosa, amico? Probabilmente ce
l’hai fatta.”
Harry
tremava. Non si accorse nemmeno delle lacrime che gli solcarono prepotentemente
le guancie, nè che Ron allentava la presa e sprofondava deluso e disperato su
una sedia là accanto. Aveva ragione. Per quanto si fosse comportato male con
lui, non avrebbe mai eguagliato la grande truffa che lui, Harry Potter, gli
aveva giocato.
E
solo adesso se ne rendeva conto. Avrebbe voluto cancellare tutto.
Ma
non si torna indietro.
Non
si torna indietro.
X Hermione91:
grazie... ho appena letto l’ultimo chap del “diario” e ho anche lasciato un
commento, stai migliorando!! Brava!
X fabri:
Oh, no, questa ff è su H/Hr! Cmq grazie per il commento
X Supergaia:
grazie, sei un tesoro!***^^***
X Alexandra:
l’hai anche fatta leggere a dei tuoi amici?? Sono tutta rossa...////
Salutameli!!
X Hermione
Jane Granger: Sono davvero felice che la storia ti piaccia!!
X Angi:
detto fatto! In questo cap. Hermione è uscita dal San Mungo! Contenta? Un
bacione
*Può darsi
che consideriate noioso questo chap... è probabile... ma era inevitabile da
mettere... o la nostra Hermione sarebbe parsa una dal cuore di ghiaccio, una a
cui scivola tutto addosso.*
Cap. 12: Il dolore di ricordare
“Papà....”
“Sì, tesoro?”
“.... Secondo te a Lisbeth piacerà il mio regalo?”
“Tesoro, me l’hai chiesto già mille volte... e mille volte ti ho
risposto che ne sono sicuro.”
“Ma Charlotte dice che....”
“Devi lasciarla perdere, quella ragazzina petulante. Non sopporto
che mia figlia si faccia mettere i piedi in faccia da Charlotte Banks.”
“Mamma.... lo stavo chiedendo al papà.”
“Ah, sì?.... Benissimo, allora. Ti sto solo dando dei consigli.
Devi sceglierti meglio gli amici. Devi farlo. E comunque, di solito le figlie
si confidano con la loro genitrice. Tu, non lo fai mai.”
“Oh, mamma.... tu non sai che rimproverarmi!”
“E allora vai, vai, con quel tuo regalo tanto cercato da quella
ragazzina sciocca. Charlotte e Lisbeth.... davvero una bella coppia di
stupide!”
“Non insultare le mie amiche!!”
“Io do semplicemente la mia opinione. Devi farti i tuoi giudizi,
costruirti un tuo senso critico, cara. Senza farti condizionare da loro solo
perchè sono le prime in fatto di conoscenza di gossip e pettegolezzi vari. Ma
io mi preoccupo per te, Hermione. Solo questo.... perchè ti voglio bene.”
“Ci vediamo, mamma.”
E ancora una volta non le aveva risposto, ancora una volta aveva
perduto l’occasione di una confidenza con la madre, seppur severa, forse la
migliore madre che una bambina potesse mai avere.... ma forse non desiderare.
“Ci vediamo.... Hermione”
Hermione?
“Hermione? Hermione!”
Hermione socchiuse gli occhi, sbadigliando.
“Uhm? Che c’è? Siamo arrivati?”
“Ehm, no... ma.. ti stai perdendo il tuo primo viaggio sul treno
dei maghi!”
“Oh, lo so.... mi ero appisolata un attimo..”
“Oh, Harry, lasciala in pace!” proruppe Ron. “Almeno ha smesso di
controllare che ci fossero macchie di vernice sulla sua divisa!”
Hermione aveva preso molto seriamente il passaggio al binario 9 e
¾ . Attraversare un muro era stato scioccante. Non quanto la separazione dal
padre, comunque.... se non l’avesse fermato, si sarebbe precipitato
nell’Espresso di Hogwarts con lei.
Forse era stato il suo ultimo sguardo a far riaffiorare in lei
quei ricordi lontani... eppure così vicini....
E quel rammarico....
“Giusto, Ron. Giusto.” Harry tornò a fissare il finestrino, senza
vedere il paesaggio. Hermione si sentiva a disagio. Avrebbe preferito non
essere stata svegliata per nulla. Almeno, Harry probabilmente doveva dirle
qualcosa, ma poi Ron.... oh, insomma.
La tensione fra loro poteva essere tagliata col coltello.
Cos’era successo fra i due? Che lei c’entrasse qualcosa? Erano
stati il trio più famoso di Hogwarts.... affiatatissimi, da quanto era venuta a
sapere... ed ora?
Che conflitto li separava? Forse.... sì, era colpa sua. Sua e
della sua maledettissima memoria perduta. Fra loro, nulla sarebbe stato più
come prima.
E forse era questo che divideva Harry e Ron. Non sapevano cosa
dirle, e temevano di sbagliare! Di farla sentire male, di farla sentire
diversa, esclusa.
Beh, non era colpa loro, ma era tutto già fatto.
*****
“Tesoro! E’ pronta la.... tesoro! Cosa ti succede? Perchè piangi?”
“Li-lisbeth.... lei... mi ha... mi ha pre-presa in g-giro. Non le
è piaciuto il mio... il mio...”
“Lo sapevo.”
“Mamma.... va’ via!”
“Jane, davvero... è meglio che...”
“Che c’è, John? Adesso anche tu vuoi escludermi dalle esperienze
di nostra figlia?”
“No... no, di certo, ma..”
“E invece sì! Vattene, mamma! E’ stata tutta colpa tua!”
“Cosa stai dicendo? Senti, non ti permetto di trattarmi in questo
modo. Sei sconvolta... ma non peggiorare le cose. Adesso fai un bel respiro, e
parliamo da persone ragionevoli che...”
“NO! Basta! Se non mi avessi fatto quella girata, mi sarei sentita
più sicura e Lisbeth non avrebbe sentito la mia insicurezza! Non mi avrebbe
ripudiata come amica! E nemmeno Charlotte!”
“Ripudiata?! Ma come osano... non ti sarai fatta sovrastare da
queste accuse! Le avrai accusate verbalmente, giusto? Si sentono su un
piedistallo, non è possibile che anche tu.... giusto? EH?”
“Non provare a riprendermi! Non provarci! E’ stata tutta colpa
tua!”
“Basta, Hermione.... che gusto ci provi? Annulli forse ciò che è
successo, a prendertela con gli altri? No. E allora, calmati. Cerca di
calmarti. Mi dispiace. Anzi, no, non mi dispiace che tu abbia lasciato quelle
due. Però....”
“Ah, ne sei felice! Sei felice che sto male?”
“Provi piacere a fare la vittima? Non ti serve a niente.
Controllati... e cerca di frenare le parole... stai rovinando....”
“Io ti odio, mamma.”
“Ti sei persa il cappello parlante.”
“Lo so, Harry... ma io... dov’è il Dormitorio?”
“Ti ci... ehm, ti ci accompagno io, se vuoi?”
Hermione sorrise lievemente.
“D’accordo.”
*****
Harry si era fermato in fondo alla scala. Diceva che una
volta Ron aveva provato a salire ed era... beh... era scivolato. A dir la
verità l’amica aveva usato altri termini. E un diverso tono di voce, tagliente.
E un certo riflesso maligno negli occhi.
Non lo sopportava.
Quei due ragazzi erano il suo mondo, ora. Uno in particolare.
E in quel momento soprattutto. In quel momento che lei scopriva la
magia, quel preside apparentemente simpatico, quella scuola dalle candele
galleggianti nel vuoto, quelle scale che si muovevano.
In quel momento tornavano a farsi vedere quei ricordi dolorosi.
Nessun rancore... solo tristezza e voglia di tornare indietro.
Sua madre era una grande madre. Aveva cercato di educare nel modo
migliore Hermione, forse era stata fin troppo severa, ma l’amava talmente che
non voleva che soffrisse per nessuna ragione nè che altri le causassero dolore.
E lei aveva scaricato la rabbia sulla madre. Che non aveva colpa.
E l’aveva fatto tante, troppe volte.
Si mise il volto fra le mani. Ora Jane Elisabeth non c’era più. E
purtroppo, improvvisamente, oltre ai bei ricordi ritornavano quelli in cui lei
si era comportata male.
In cui voleva ri-ritrovarsi... perchè desiderava rimediare a
quegli errori, voleva evitarli. Non lo sopportava.
Perchè tornavano in quel momento che lei avrebbe dovuto provare la
gioia della scoperta? Della curiosità? Perchè doveva per forza soffrire?
Sentì bussare.
“Avanti....” mormorò.
Dovevano essere quelle due ragazzine di cui Harry le aveva
parlato... Lavanda e Calì, se non sbagliava. I cloni cresciuti di Charlotte e
Lisbeth.
Ma loro dormivano lì... perchè bussare?
Prima che potesse rispondere una specie di razzo attraversò la
camera e si fermò ad un millimetro dalla finestra.
Hermione lo mise meglio a fuoco. Era una scopa da
Quid...Qued...Quidditch? E il suo proprietario...
“Harry?” esclamò.
“Sì, ehm, io...” si massaggiò la testa. “Scusa, Hermione... è che
ti ho sentita piangere, poco dopo che me n’ero andato... solo che non sarei
riuscito a raggiungere il Dormitorio salendo sulle scale, così ho usato un
metodo alternativo.” Tossicchiò. “Ma evidentemente qui c’è una specie di
meccanismo anti-entrata, anche a bordo di una Firebolt. Mi ha sparato contro la
porta, ma io ho voluto entrare lo stesso, e così.... ci mancava poco che mi
fracassavo la testa contro il vetro. Comunque, ehm,... ne vuoi parlare?”
Hermione si immobilizzò.
“Basta!”
“Va’ via!”
“E’ tutta colpa tua!”
No... poteva pentirsene. Non poteva dirgli di non
impicciarsi. Forse l’avrebbe aiutata.
“Sì, Harry.” Si sedette.
“Bene, perchè... anch’io dovrei chiarirti qualche cosetta...”
“Riguardo a...?”
“Beh.. ti sarai accorta... a me e a Ron. Prima tu, però.”
Hermione sospirò. “Oh, Harry Potter... sento solo la mancanza di
mia madre. Mi chiedo cosa succederebbe se fosse viva... vedermi in una scuola
di maghi...”
Harry l’interruppe. “Lo sa già. Era orgogliosa di te. Ricordi che
hai fatto il primo anno sei anni fa. Beh, che scemo, dirti ‘ricordi’... però
era fiera, era fiera di te, Hermione.”
“Beh, sì...” si sentì stranamente peggio, se possibile. “Però...
non posso rimediare ai torti chele ho fatto... mi tornano in mente, adesso, i
peggiori ricordi... quando la insultato e una volta le ho detto che la
odiavo... ed è orribile...”
“E’ tipico... quando sei felice, ricordi la tristezza.” Harry
tentò di sorridere. “Tu non mi hai parlato molto di tua madre, ma... sono
sicuro che lei ti amava, e molto. Teneva a te... e penso che abbia sempre
capito quando le tue frasi erano sincere o no. Era un’adulta, no? Sono cose
passate, anche se ti sembrano di una settimana fa. Eri, e sarai ancora, la
migliore studentessa di Hogwarts. E so che sia John sia Jane erano felici di
questo.”
“Lo so, grazie, ma.... se io avessi qui davanti il responsabile
della sua morte, io... io...” Hermione fece dei gesti vaghi con la mano.
L’espressione era furiosa. Harry si sentì un verme.
Lo hai qui davanti, Hermione.... lo hai qui davanti a te....
“Ma che mi dici di te e Ron? Che succede?” cercò di
riprendere un tono sicuro, mentre le tremava ancora la voce.
Harry deglutì. Doveva rivelarle la loro decisione. E doveva...
doveva dirle di Voldemort. Non aveva mai accennato a lui, seppur con difficili
giri di parole. Ma era ora. Doveva sapere.
“Hermione...” le prese la mano, facendola sussultare. “E’ giunto
il momento di dirti una cosa.”
X Dargor the shadwlord: grazie mille!!!***
X maripotter: a quando il prossimo chap della tua ff?
Dai che sono curiosa!
X Angi: sei proprio sadica... ed io che ho cercato
di farvi risultare almeno un po’ simpatico Ron... :-p
X marco:
spero che continuerai a leggere la storia anche se, ehm... non so se la pace
fra i due arriverà presto...
“Probabilmente
ve l’avranno già ripetuto tutti gli insegnanti finora, ma io lo ribadisco:la
prudenza non è mai troppa... vi ricordo del coprifuoco delle 19 e del divieto
di uscire da Hogwarts se non per una lezione o se accompagnati da un insegnate.
Il signore Oscuro può essere in qualsiasi luogo... pronto ad attaccare Hogwarts
in ogni momento, solo per trovare colui che cerca.” Piton completò il discorso
con un sorriso inquientante sulle labbra. Non aveva fatto nomi, il disgraziato,
ma tutti si voltarono verso Harry: non gli era stato difficile capire chi
intendeva per ‘colui che cerca’.
Il ragazzo strinse i pugni da
sotto il tavolo, cercando di concentrarsi sul difficilissimo test d’ingresso di
pozioni che l’odiato professore gli aveva consegnato dopo il discorso: una
sorta di benvenuto a modo suo.
Il
foglio era pieno di esercizi complicatissimi e di sostanze che mischiate ad
altre ne davano una terza diversa... e di problemi tipo ‘Cosa ottengo se unisco
Foglie di Eucalipto aMistura di
Lonko’, insomma, cose che avevano fatto anni prima. Non ci stava capendo
niente.Ma che gusto ci provava quel dannato Piton a complicargli la vita?
Chissà
dov’era in quel momento Hermione... e cosa stava facendo... Le avevano
affibbiato un’insegnante di sostegno che le avrebbe fatto imparare velocissimo
e a memoria tutti gli incantesimi base e quelli più importanti in quel momento
che Voldemort era tornato.
Sarebbe
stata una tortura, ma Hermione era bravissima ed Harry era certo che ce
l’avrebbe fatta.
Si
grattò la testa, osservando gli studenti accanto a lui. Parecchi scrivevano, a
volte fermandosi a pensare, ma nel compesso stavano arrivando a metà foglio. Di
sicuro si aspettavano una verifica del genere, conoscendo Piton, e avevano dato
una ripassata prima dell’inizio dell’anno. Anche lui l’avrebbe fatto, se
solo... se solo...
Scosse
la testa, cercando di ricordare, frugando negli angoli più remoti della sua
memoria. Nulla. Accanto a lui, Ron era nella stessa situazione, ma aveva
risolto alcuni problemi. Harry doveva darsi da fare. Tuttavia, l’immagine del
rosso lo riportò al discorso con Hermione della sera prima... non le aveva
neanche detto di Voldemort....
“...
e quindi Ron ha capito, ha capito tutto.”
“Oh,
accidenti... e, e cosa ti ha fatto? Si è arrabbiato con te? Oh, lo sapevo, lo
sapevo...
Lo
aveva stupito il fatto che Hermione si preoccupasse di più per lui che per se
stessa.
“Non
ti preoccupare. Abbiamo... stipulato un accordo.”
“Va
bene, ma mi sembri agitato! E perchè c’era quella tensione fra voi, oggi, sul
treno?”
“Con
calma. Vedi, quando mi ha scoperto mi sono trovato costretto, giustamente, a
promettergli che non sarei più tornato da te, la notte. E intendo mantenere la
promessa... parlaremo della tua vita passata insieme.Tutti e due... e non sarà
male.”
Ancora
bugie.
“Ma,...
lui restava ancora furioso con me, e non lo biasimo.”
“Dovresti,
invece!” esplose lei. “Gli hai chiesto scusa... ci hai tolto queste bellissime
sarate... e lui è ancora arrabbiato?”
Harry
era combattuto. Da una parte... voleva che lei avesse ragione, voleva
cancellare la seconda parte dell’accordo, la peggiore... ma dall’altra... Ron
era suo amico. In lui era emerso il buon senso... il senso dell’amicizia. Che
non è mentire a vicenda, sebbene fosse innamorato di Hermione e volesse a tutti
i costi farla pendere dalla sua parte... e quindi...
“Hermione,
proviamo a metterci nei suoi panni! Io... non mi sono comportato bene con lui.
Non sono stato leale, e non me ne compiaccio. Ho tentato... di farti sentire
felice, di nuovo... ma...”
“Ma
io ero felice, Harry! E così Ron non fa che farsi odiare, da me!”
“Non
esageriamo, Hermione... odiare... diciamo che per noi sembra un’ingiustizia, ma
in realtà l’ingiustizia l’abbiamo fatta noi a lui.”
Cadde
il silenzio. Poi la bruna sospirò.
“Prima
ti ho interrotto... qual era la seconda parte della vostra decisione?”
“Io...
quando sei salita in camera, ho parlato con Ron. Temevo che la causa del tuo
malessere fosse il fatto che vedevi noi due litigare. Lo so che il mondo, il
tuo mondo, non gira intorno a me e Ron... però abbiamo parlato e abbiamo
deciso... abbiamo deciso...”
“Avete
deciso...?”
“...
che Ron passerà esattamente tutto il tempo che io ho passato con te, da solo,
per raccontarti il quarto, il quinto e il sesto anno. E’ giusto. E’ paritario.”
Ed è insopportabile. Ora che lo pronunciava, ora che a dirlo ad Hermione
diventava reale, sembrava ancor più tremendo.
Hermione
stette in silenzio.
Poi,
la sua reazione lo stupì, lo scioccò e sconvolse.
“Il tempo è finito. Consegnate i compiti scritti.” Piton
si sciolse in un sorriso diabolico. Harry si riscosse, guardando allibito i
ragazzi che portavano al professore il foglio e... una boccetta di pozione. Ma
certo. Era ovvio, in un esame di quel tipo, probabilmente l’ultimo esercizio richiedeva
di creare una certa sostanza. Ad alcuni era venuta nera, ad altri marroncino
chiaro ed ad altri ancora verdognolo. E lui, Harry, non aveva neanche provato a
farla. Sbirciò la verifica: l’aveva lasciata bianca. La consegnò con un sospiro
ad un gongolante Piton.
Lo odiava sempre di più.
All’uscita dalla classe, Ron lo affiancò.
“Hai... hai parlato con Hermione?” domandò.
“Sì..” mormorò Harry.
“E... come l’ha presa?”
“Piuttosto bene.” come era nel falso! “Credo che però sia
ancora sconvolta. Sai, la madre e tutto il resto,... credo sia meglio oggi
lasciarla sola. Domani, magari l’andiamo a trovare portandole qualcosa, che ne
dici?” propose titubante.
Ron accennò un sorriso. “Tutti e due?”
“E’ plurale o singolare il verbo ‘andiamo’?” disse Harry.
A quel punto Ron sorrise e, trascinandosi i piedi, soggiunse: “Sai, mi dispiace
di averti aggredito, due sere fa. Ma ero...”
“Non è parliamo più.” Lo interruppe Harry. “Dobbiamo
iniziare una nuova vita. Lasciamo... lasciamoci dietro quella brutta
esperienza. Ok? Nessuno di noi ripeterà più il suo sbaglio.”
“OK!” Ron sembrava felice.
Ma Harry non si era mai sentito così ipocrita.
*****
Lucius appoggiò il boccale sul tavolo. Attorno a loro si
muovevano loschi figuri, che sghignazzavano sfrenati e si bisbigliavano
qualcosa all’orecchio.
“Che razza di plebei” commentò l’uomo, calandosi ancor di
più il cappuccio in testa. “Non dovevamo ascoltarti, Morris. Ci consigli sempre
i posti più schifosi.”
“Beh, preferiresti che ti portassi da Mielandia?” L’uomo
grasso e tarchiato mostrò i denti sorridendo. “In quel postaccio i manifesti
con le nostre taglie sono appiccicati persino sul fondo dei bicchieri!”
“Comunque, non dovremmo davvero essere qui” proruppe il
più magro. “Lord Voldemort aspetta il nostro ritorno. Siamo scappati da Azkaban
per un pelo.”
“Se Caramell non fosse così fesso saremmo ancora lì”
bofonchiò Morris. “Basta dire due paroline ai Dissennatori e quelli aprono le
porte. L’Oscuro Signore non accetterà questa giustificazione da parte nostra.
E’ più di una settimana che vaghiamo senza una meta.”
“Saremmo già da Lord Voldemort se non ci fosse stato quel
piccolo contrattempo di Silente il salvatore. Ancora mi domando come ha fatto a
capire che stavamo per uccidere la piccola Mezzosangue.” Sibilò Lucius.
“Tu che ti domandi qualcosa?!” latrò Vaddals, il più
magro. “Allora siamo proprio finiti in basso!”
“Taci, Vad, prima che ti finisca con quel nuovo
incantesimo del Signore Oscuro.. lo sai che non è bene sfidarmi. Non ricordi
cos’è successo l’ultima volta?”
“Io dico che il padrone doveva darci la formula di
quell’incantesimo, quando siamo andati dalla babbana” protestò Morris. “Sarebbe
stato tutto più semplice. Non ci sarebbe stato quell’inghippo... nessun
Silencio può fermarlo.”
“Tu faresti bene a chiudere la bocca, Morris” disse fra i
denti Vaddals. “Perchè non le hai fatto un’Avada Kevadra? Non credo che sia
morta, col tuo Imperio...”
“Non è morta... e allora?” sghignazzò il basso. “Tutti i
suoi ricordi saranno prosciugati. Sarà una specie di lattante... una così non
resiste a lungo, di questi tempi. Almeno, credo che abbia la mente di una
neonata... se solo non avesse pronunciato quel Silencio...”
“Lord Voldemort” si irritò Lucius, rendendosi conto solo
in quell’istante della gravità della situazione “Ci aveva espressamente
ordinato di fare fuori l’amichetta di Potter. E adesso, non solo torniamo da
lui in ritardo, ma senza aver nemmeno ucciso la Mezzosangue!”
“Se glielo diciamo” tremò Vaddals, “ci eliminerà senza
discutere...”
“Voi due” ad un tratto Lucius era diventato feroce. La
calma che lo distingueva era del tutto sfumata. “Non azzardatevi a dirglielo.
La Mezzosangue sarà morta tra poco, non appena ne avremo l’occasione la
uccideremo.... diremo all’Oscuro Signore che è defunta, ormai... e poi ci
prenderemo l’incarico di uccidere anche l’altro, il figlio di Weasley, mi pare”
sorrise. “E li ammazzeremo entrambi, in quel momento. Poi, Lord Voldemort ha
detto che distruggerà con uno stratagemma Potter, verso la fine dell’anno,
quando sarà abbastanza attrezzato. Quello sarà già morto nell’animo... bene...
abbiamo chiuso. Adesso muoviamoci, non ho intenzione di rimanere in questo
locale un secondo di più.”
I tre figuri si alzarono e sparirono dietro l’ingresso
tanto velocemente che il barista Tom Boddelt non fece nemmeno in tempo a
ricordargli che non avevano pagato il menu. Ma in fondo, si disse, non lo
allettava l’idea di mettersi in gioco con quella gentaglia.
Non si sa mai se ne sarebbe uscito incolume.
X Calel: hai praticamente
dato un’anticipazione di questo capitolo! Tranquillo... gli ultimi saranno
praticamente solo di azione...
X Rowan_MayFair:
perchè mi ha recensito anche in altre storie!
“...perciò Hermione, come ormai avrai capito, l’incantesimo Wingardium
Leviosa serve per far sollevare gli oggetti.”
“Posso provare?” chiese la ragazza, eccitata. Stringeva fra le
mani la sua bacchetta magica: l’aveva ricevuta da appena un’ora eppure sapeva
che non sarebbe riuscita più a farne a meno.
Erano passati tre giorni da quando era giunta ad Hogwarts. Non
aveva voluto vedere nessuno, al massimo la sua insegnante di sostegno. Ma se
Ron o Harry (soprattutto Harry) bussavano alla sua porta, lei faceva finta di
non esserci.
“Ricorda” disse la signorina Brings, abbassandosi al viso di
Hermione, “questo e l’incantesimo Accio, che vedremo la prossima ora, ti
saranno molto utili per portare lontano da qualcuno, o al contrario avvicinarti,
degli oggetti molto utili che, nel primo caso, devi allontanare o, nel secondo,
appropriartene perchè ti servono in quel momento.”
“Non possiamo fare subito l’incantesimo Accio?” domandò
Hermione, affamata di sapere.
La signorina Brings, un’alta donna dai lunghi capelli color rame,
sorrise. “Non hai ancora provato Wingardium Leviosa” ridacchiò.
“Esercitati a far alzare a livelli ragionevoli questa piuma, e quando torno
vedremo...”
Hermione la guardò mentre usciva dalla stanza sbattendo la porta.
La signorina Brings le era stata simpatica dal primo momento ma, secondo il suo
parere, era troppo rigida. Beh, sempre meglio della Hopp...
“Ho appena spiegato una cosa fondamentale, ragazzi, e voi ve ne state lì a
poltrire!”
“Ma,
signora Hopp...”
“Niente
ma! Adesso prendete un foglio e scrivete tutto quello che ho detto
dell’argomento. Ogni singola parola! E chi ne sbaglia anche solo una, ottiene
una convocazione dal preside! Capito?”
Hermione
scosse la testa. Non ne poteva più di quei ricordi. Ma le parevano così
vicini.... e non sarebbero più tornati....
“Basta!”
esclamò ad alta voce. “Se continuo così, non appena la signorina Brings
tornerà, non sarò riuscita a sollevare la piuma nemmeno di un centimetro!
Dunque... Wingardium Leviosa!”
La
piuma tremò, ma non si mosse. Quel tremore... lo stesso che aveva avvertito in
Harry dopo la sua sfuriata, l’altra sera....
“Sono
davvero stupita, Harry! Davvero stupita dal tuo comportamento!”
“Cosa....
ma Hermione, di cosa stai parlando?”
La
piuma tremò ancora, ma molto di più e più violentemente...
“La parola stupita, sai... si cambia la ‘t’ e diventa
‘stupida’... cosa che, se mi hai preso per questa,io non sono! Io non sono una
stupida, Harry!”
“Ma
pensi che.... io non direi mai che tu lo sei! Tu sei... gentile, e poi... sei
tanto forte...”
La
piuma smise di tremare.
“Non
attacca, mio caro!”
“Se
solo tu mi spiegassi cosa succede, io...”
“Non
lo capisci da solo? Non lo capisci? Bene... se proprio devo spiegartelo...”
La
piuma iniziò a sollevarsi di qualche centimetro...
“Mi hai detto che tu e Ron avete deciso, vero? Avete
deciso per me? Perchè non mi avete inclusa nella vostra chiacchieratina? Oddio,
magari era una cosa fra maschietti... ma adesso mi vieni a dire cosa devo fare,
cosa voi avete deciso che era meglio che io facessi!”
La
piuma cominciò a salire verso l’alto, sempre più veloce...
“Voi
avete il potere di decidere per me? E se io non volessi stare con Ron? E se io
volevo, invece, più di ogni cosa, stare con...”
La
piuma si abbassò improvvisamente.
“... no, no! Con nessuno! Voglio stare da sola! Ti avevo
sopravvalutato, Harry. Mi sembravi una persona ragionevole, comprensiva. Non
una che pianifica tutto, non una che decide per gli altri. Non te ne importa di
me, delle mie scelte, vero? Vero?”
La
piuma arrivò all’altezza del naso di Hermione.
“Oddio, scusami Hermione! P-perdonami! Io non volevo farti
stare male! Volevo solo aiutarti a superare questo momento! Volevo... io...”
La
piuma stava per cascare a terra di nuovo...
“...volevo solo... oh, non sapevo che ti avrebbe fatta
stare male! Non l’avevo capito...”
“Ah,
non l’avevi capito? Bene. Ormai tutti mi considerano una povera incompresa
senza madre e senza ricordi e che non merita neanche di essere rispettata, di
essere ritenuta all’altezza di fare delle scelte! E’ questo che pensi Harry?”
“No!”
“E
invece sì! Me l’hai dimostrato adesso! In questo preciso istante, più che
prima! Ti sembro esagerata? Beh, non mi importa! Non più. Io ti odio, Harry
Potter!”
“Hermione,
accidenti!”
La
signorina Brings lasciò cadere a terra la tazza che aveva in mano e si
precipitò alla finestra.
“La
tua piuma è volata via! Non avevo mai visto un apprendimento così veloce!
Guardala, è lì... un puntino, nel cielo... mi stai convincendo a fare i
Patronus solo tra una settimana! E...”
Ma
Hermione non sentiva. La sua mente era altrove, vagava negli spazi più profondi
del suo pensiero. E cercava una spiegazione.
Mentre
il ricordo del litigio con Harry si faceva strada nella sua mente, la piuma era
salita sempre più in alto, man mano che lo aggrediva, e scendeva quando lui
tentava di giustificarsi e di farsi perdonare.
E
poi... era sfrecciata via quando era tornata a galla la sua ultima frase.
Hermione
aveva finalmente capito.
Aveva
compreso la potenza dell’odio.
So che questo chap è molto corto, ma fa da prologo ai
prossimi capitoli... non dovete spaventarvi...ma sarà una cosa importante che
accadrà ad Hermione...
X Rowan_MaiFair=
:-))))) grazie
X Calel=
////grazie!!
X Angi:
oh, ti vedo un po’ più clemente nei confronti di Ron...^^ bene!
X Hermione91=
*****un bacione!*****
X Sailor
Mercury= !!!!grazie 1000...!!!! Sono tutta rossa...
X Lady86=
ormai... non ho più parole per ringraziare..
X Hermione
Jane Granger= Figurati, non si può mica recensire sempre! “Meglio la
qualità della quantità..”
Hermione
sta facendo dei progressi. E’ una ragazza estremamente intelligente, acuta, dai
riflessi pronti e molto sveglia. Devo dire che non mi sarei mai aspettata una
tale dedizione allo studio da una che ha perduto la madre, la memoria e che non
ha (quasi) amici.
15 Ottobre
Ho deciso che oggi le insegnerò l’incantesimo
che evoca un patronus. Può essere considerato un gesto un po’ avventato ed una
decisione prevenuta da parte mia, ma Hermione è davvero una ragazza in gamba.
Mette l’impegno davanti a tutto. E poi, di questi tempi...
*****
Hermione
camminava per i corridoi di Hogwarts. Sul viso aveva disegnata un’espressione
tranquilla e mite. Era soddisfatta di se stessa. Le lezioni con la
professoressa Brings andavano di bene in meglio. Di sicuro meglio di quanto si
era aspettata la prima volta che aveva messo piede nella scuola. La ragazza
aveva deciso che sarebbe diventata la strega più brillante di Hogwarts.
Non
sarebbe stato difficile. D’altro canto, Harry le aveva detto che lo era
stata...
No. Non
doveva pensare ad Harry.
Sì,
doveva.
No.
Sì.
No, no,
assolutamente no.
E
invece sì. Perchè.... perchè....
Aveva
esagerato con il suo comportamento con lui...
E poi,
le cose per lei si stavano mettendo bene. Per lui no. Aveva saputo della
sconfitta dei Grifondoro da parte dei Corvonero tre giorni prima, ed Harry era
il capitano della squadra....!
Hermione,
invece, era orgogliosa di come andavano avanti gli studi.
Essere
debole (Harry!), stare a piangere sul latte versato (la mamma...), vivere nel
passato (quei maledettissimi ricordi...) non l’avrebbe aiutata a diventare ciò
che aveva sempre covato di essere: la migliore. La migliore per gli altri....
ma soprattutto la migliore per se stessa.
Non era
presunzione. Era semplicemente una ragazza bisognosa di comprensione e
compiacimento da parte di chi la circondava. Solo che non se ne rendeva conto.
Povero
Harry! In fondo è vero che l’ho trattato un po’ male... che ho reagito in modo
esagerato.
Era
ovvio che anche a lui dispiaceva non poter più stare con me... beh... vederci
tutte quelle sere... non riesco a trovare una frase che non sia.... beh, che
non suoni strana.
In quel
modo.
Però
lui non ha il diritto di prevalere su di me! Però... credo sia ora di fare la
pace con lui. E’ stato un litigio sciocco. Beh, a dire il vero non è stato
neanche un litigio. E’ stato un fiume di parole tutte da parte mia. Non gli ho
dato neanche il tempo di giustificarsi, di ribattere...!
Oh,
andiamo, Granger. Non stai facendo un’auto-commiserazione. Anche lui si è
comportato male.
Ron
è passato da me diverse volte, le notti. Non l’ho mica fatto entrare!, però a
volte nella Sala Comune abbiamo chiacchierato. Una volta persino giocato a
scacchi, ed intrattenuto una vivace conversazione sui diritti degli studenti.
Non
credo che lui ci abbia capito molto. Pendeva letteralmente dalle mie labbra.
Non mi piace fare sfoggio della mia cosiddetta cultura... ma mi ha fatto
comunque piacere.
Ovviamente,
in quelle occasioni non c’era Harry.
Papà
mi ha mandato una lettera via gufo. Ho fatto in fretta ad abituarmi a questo
genere di scambi usando questi volatili (anche se mi sembra un tantino
sfruttamento di specie animale) ma papà è un uomo dell’altro secolo.... nella
lettera c’era qualche sbavamento, dei graffi ed un P.S. che diceva “La prossima
volta, portati un cellulare!”
Povero
papà. E’ preoccupato per me. Ma sono io quella più preoccupata: per lui. Sta
solo ore e ore in quell’ufficio di dentisti a sentirsi ripetere dai
colleghi/clienti tutti quei “Siamo spiacenti” e “E’ un lutto anche per noi” e
“Capiamo come ci si sente”. Ma cosa vuoi che ne sappiano loro!
Ha
detto che mamma è morta stroncata da un infarto. Povero, povero papà. Odia dire
le bugie. A dire il vero, non sappiamo neanche chi ha ucciso realmente
Jane. Forse Harry lo sa...me l’ha fatto intendere diverse volte.
Harry!
Devo assolutamente fare pace con lui. Non solo per questo... perchè siamo amici
e...
Ma
che mi prende?
Il
litigio (!) con lui è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
*****
“Expecto Patronus!”
Una
scia argentata scivolò fuori dalla bacchetta di Hermione, ma ancora non
appariva nulla.
Qualcosa
di felice.... qualcosa di felice... non ho nulla...
“Expecto Patronus!!”
“Il
tuo regalo è schifoso, Granger... scusami, adesso...”
“Non
sei per niente carina, Lisbeth! Non hai... eh, ferma! Ti sto parlando!”
“Ti
ho detto di scusarmi, anche se dovrei essere io a scusare te, ma devo andare in
bagno...”
“E’
così urgente?”
“Ovvio...
devo vomitare per il tuo regalo!”
No! Non adesso! Non adesso!
“Come puoi dire una cosa del genere? Credevo fossi mia
amica!”
Non devo essere triste... forse, ma sì.... devo usare
questi ricordi dolorosi per.... devo odiarli.... devo odiarli!!!
“Vattene,
Lisbeth! Ti odio! Sì! Expecto Patronus!”
*****
Martedì
16 Ottobre
Hermione riesce ad evocare un
Patronus.Dovrei essere soddisfatta...però... prima di far saettare dalla
bacchetta una figura argentata, i suoi occhi erano strizzati e bagnati di
lacrime. Poi ha urlato qualcosa, non ricordo cosa... ma ho sentito
distintamente la parola ‘odio’. Forse si riferiva ai tremendi ricordi che ti
affiorano alla mente. Probabilmente qualcosa di brutto, tremendo. E non mi
meraviglio!, quella povera ragazza, tutto il peso che porta sulle spalle... ne
avrà a iosa, di ricordi duri. Però... però il Patronus che ha evocato non era
rassicurante..
Raffigurava un lupo... un lupo
affamato... dall’aria crudele, quasi più del Molliccio-Dissennatore che le è
apparso davanti.
Hermione correva all’impazzata
lungo i corridoi. Ce l’aveva fatta! Aveva evocato un Patronus!
Non che ne dubitasse, eh!, però
era pur sempre un traguardo.
Adesso mancava solo la persona
con cui congratularsi. E cioè...
“AH!!”
Hermione si fermò d’improvviso.
Davanti a lei fluttuava una figura nera. L’aveva vista pochi minti prima...
“Un Dissennatore!”
++E’ corta, lo so... ma mi sono
beccata la febbre a 38; perciò l’ultima cosa che posso fare è scrivere.++
X earendil= beh, anch’io ho
avuto ‘da fare’, come deduci dal ritardo con cui è arrivato questo chap... cmq
grazie!
X supergaia= ***thanks***
bacioni
X Angi= giusto!! ^^
X Rowan_MayFair= beh, Hermione
ha le sue ragioni... e comunque, il prossimo cap. ... vedrai!!
Un Dissennatore! Com’era possibile che ci fosse un
Dissennatore ad Hogwarts! Come aveva fatto ad entrare? Chi l’aveva fatto
entrare? Da dove era sbucato?
In teoria, erano quelle le possibili domande che Hermione, in
un’altra situazione, si sarebbe posta. Ma in quel momento, davanti alla figura
nera che si avvicinava in fratta a lei, non ci fu tempo di pensare.
La ragazza puntò semplicemente la bacchetta davanti a sè e gridò:
“Expecto Patronus!”
“Charlotte! A Lisbeth non è piaciuto il mio regalo! Dice che fa
vomitare!”
“Io te l’avevo detto, no?”
Hermione sorrise. Quei ricordi che il Dissennatore
provocava la stavano, suo malgrado, aiutando. Lei odiava Lisbeth. Lei odiava
Charlotte. Lei le odiava....
“Expecto Patronus!!”
Il lupo si materializzò di fronte al Dissennatore, che, preso alla
sprovvista, arrancò all’indietro. Hermione fece invece qualche passo verso di
lui, urlando.
“Expecto Patronus! Expeectoo Patrooonuus!”
Il Dissennatore diventò trasparente, per poi, con enorme sorpresa
di Hermione, rifugiarsi con uno scatto dietro una porta. Beh,... non era
proprio il Dissennatore ad essersi nascosto... una figura piccola...
un...
“... un Molliccio?” esclamò Hermione. Stava ancora
fissando la porta quando, sentendosi osservata, alzò lo sguardo.
Un’intera classe la fissava ammutolita.
*****
“Granger” balbettò la professoressa McGrannitt. “Vedo che sei in
grado di sconfiggere un Dissennatore... beh, una specie di
Dissennatore.”
L’insegnante era piuttosto imbarazzata: non vedeva Hermione da
prima della tragedia. E, adesso, era stata spettatrice di una grande potenza,
che, sospettava, risiedesse da tempo in Hermione... quella ragazza aveva perso
tutte le conoscenze in fatto di magia che aveva accomulato in tanti anni... e adesso,
dopo poche settimane, batteva un Molliccio-Dissennatore.
“Le tue doti sono elevate, sono notevoli. Devo farti i miei
complimenti. E... devo farli anche alla signorina Brings, se dici che ti ha
aiutata.”
La McGrannitt sbuffò. In fondo, però, Laura avrebbe dovuto
avvisarla della sua decisione... dei progressi della ragazza... così come
Minerva, ora, le avrebbe comunicato la diminuzione dei suoi orari.
“Hermione” portò le tozze dita al mento “Ho avuto modo di
constatare che nonostante... beh, insomma, puoi tornare a frequentare le
lezioni con i tuoi compagni, ma solo quelle di Difesa Contro le Arti Oscure,
con il professor MoonLight. Perciò...”
“Davvero? Sarò con Harry e Ron, allora?”
Hermione si morse la lingua. Maledizione! Cosa le veniva in mente?
Beh, dopotutto c’era anche lui fra gli spettatori del suo ‘combattimento’ con
il Molliccio... eh eh... la McGrannitt aveva spiegato che lo stavano usando in
classe di Difesa ma, dopo aver fatto cadere a terra Ron, che lo stava
affrontando in quel momento, era uscito dalla classe.
E a quel punto... beh, si sapeva.
“Sì, anche con Potter e Weasley”. La McGrannitt sorrise. Poi fece
un cenno alla ragazza, che si alzò e uscì dall’ufficio dove era stata
convocata.
Sì.
Minerva si stiracchiò, la soddisfazione dipinta sul volto. Hermione Granger era
ancora la migliore studente di Hogwarts, con il migliore metodo di studio. E
forse, tutto è tornato normale con i suoi amici....
Quanto si sbagliava!
*****
“Ciao Harry! Volevo dirti che... beh, insomma. Non è
facile... ma, sai, non mi sono comportata molto bene con te, e ti chiedo scusa.
Non è che possiamo tornare in buoni rapporti?” E anche di più...
No, non andava. Faceva sembrare le cose più facili di
quanto non fossero. Purtroppo.
“Harry, scusa, posso parlarti?”
Sì, come frase iniziale era ok.
“Senti, mi dispiace davvero per ciò che è successo quella
sera... ma voglio rimediare, sul serio. Torniamo come prima, facciamo finta che
non sia accaduto nulla?”
No. L’inizio era troppo ambiguo, la seconda parte
liquidava troppo tutto.
“Harry, ti prego, ti prego perdonami!! Io non volevo!
Voglio tornare a essere tua amica, ti prego!”
Decisamente non andava. Oh, ma perchè il cuore deve
essere sempre in contrasto con la mente?! Era la cosa più difficile che le
fosse mai capitata di dover compiere. E sembrava così semplice! Doveva solo
formulare una parola: scusa. Eppure...
Forse poteva rimandare...
Proprio quando formulò quel pensiero, Hermione svoltò un
angolo del corridoio e si trovò davanti Harry.
Lui la fissò desolato, come se non sapesse cosa fare. Gli
studenti li spintonavano, alcuni correndo nelle aule.
Dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo abbassò lo
sguardo e proseguì. Hermione capì allora che non era il caso di farsi sfuggire
quell’occasione.
“Harry!” lo fermò afferrandogli un braccio con decisione.
Egli si girò sorpreso.
“Ehm...” accidenti, non aveva proprio deciso cosa dirgli.
Fece un bel respiro.
“Dovrei...dirti una cosa... ma, ecco..” si guardò intorno.
Calì e Lavanda ridacchiavano, qualche studente li fissava. “...in privato.”
“Va bene” mormorò dubbioso Harry. “Ma in fretta, eh!”
Come in fretta? Ah, i maschi non avevano proprio il senso
del romantico...
Mentre camminavano per i corridoi, sempre più vuoti,
Hermione rimuginava su cosa dirgli.
In fondo non è così difficile, pensava. Quanti
problemi mi faccio? E’ solo un ‘mi dispiace’... tutto qui. Avanti. Ho
affrontato un Dissennatore (beh, non proprio, però...) e non riesco a parlare
con un mio amico?
Si fermò, decisa a farla finita. Harry, accanto a lei,
taceva.
“Mmmh... vedi, mi... dispiace molto per...”
“Dai, sbrigati Hermione..” Harry spostava il peso del
corpo da una gamba all’altra.
La ragazza lo guardò storto. Come poteva avere così poco
tatto? Le stava passando la voglia di chiedergli scusa. Ma lo doveva fare.
“Sai, ho esagerato. Qualche sera fa,... non dovevo
aggredirti in quel modo. Ho sbagliato... ma spero mi capirai, per me sono tempi
difficili, e...”
Si interruppe fissando corrucciata l’amico che stava
friggendo saltellando praticamente da un piede all’altro evitando il suo
sguardo.
“Ma che diavolo...”
“Hai finito? Benissimo!”
Harry fece un debole sorriso e si trascinò via.
“Ehi! Cosa devi fare di tanto importante?” sbraitò
Hermione punta sul vivo. Harry si girò con una smorfia.
Rise nervosamente. “Una capatina nel bagno dei maschi...”
*****
Hermione sorrideva ancora quando disse alla signorina
Brings di non sentirsi bene e di non poter svolgere la lezione quel pomeriggio.
Ma era così piena di allegria e amore che l’odio era l’ultima cosa a cui
pensava. Quando ritornava con la mente a ciò che era successo quella mattina,
scoppiava in una risata cristallina. Povero Harry! A che tortura l’aveva
costretto...! Certo sembrava che il destino si accanisse contro di lei, non
permettendole nemmeno di fare delle scuse decenti. In un certo senso però, l’aveva
aiutata: Harry non sembrava arrabbiato e, sebbene fremesse dalla voglia che lei
finisse il discorso, era certa che l’avrebbe perdonata.
Bussarono. Era Ron.
“Ciao Hermione!” esclamò. “Ti vedo bene! Sono venuto a
portarti l’orario della lezione di Difesa di domani. Sai che devi essere
presente.... possiamo sederci in un banco a tre, io, tu ed... Harry, credo..?
Oh, scusa, non ricordavo che avevate litigato..”
“Abbiamo fatto pace” lo corresse Hermione. Ron aveva detto
‘scusa’ e non gli era costato niente. Quanta fatica ci aveva messo lei per pronunciare
quella semplice parola!
“Adesso perchè non mi parli del quinto anno? Eri arrivato lì,
mi pare...” saltare Voldemort da tutti gli avvenimenti era stato complicato... ma
Harry e Ron volevano rivelare tutto ad Hermione in un secondo momento. Era meglio
così.
No?
Ron iniziò a raccontare, mentre Hermione ascoltava, la mente
altrove.
Non sapevano che, poco lontano, qualcuno li osservava attentamente.
Ringrazio:
*Mira
‘82*
+Hermione91+
[Supergaia]
-Dargor
the shadowlord-
°Sailor
Mercury°
§Maripotter§
Grazie a tutti, davvero! Il
vostro entusiasmo è la prima cosa che mi aiuta a scrivere!
Allora, innanzitutto... scusatemi!!! Non ho
aggiornato per tantissimo tempo... ero presa dall’altra mia ff di Peter Pan,
avevo un piccolo blocco... questo soprattutto perchè, finora, i chap li avevo
scritti precedentemente, così, dovevo solo inserirli e modificare scrivendo i
ringraziamenti...
Da questo
no, invece! Credo che aggiornerò ogni tre giorni, se tutto va bene.
Ho
sbagliato fin dall’inizio, in effetti: non dovevo ‘abituarvi’ ad un capitolo al
giorno... perciò, ancora scusate!
E adesso vi
lascio a questo chap... non è uno dei migliori, anzi forse non vi piacerà
neppure...
Stava lì, seduto imponente su quella poltrona e li
fissava, li fissava come un re guarda i suoi schiavi, il che era realistico.
“Ebbene?”
digrignò i denti, pronunciando la frase come se stesse parlando a degli esseri
inferiori.
“Oh,
grande Signore Oscuro...” cominciò l’uomo dai capelli argentati. “Ci dispiace
di esserci assentati tanto... non volevamo mancare per un tale periodo di
tempo... siamo a conoscenza dell’utilità che siamo in grado di offrirle... e ci
turba che abbia creduto che fossimo fuggiti...”
“Dimmi,
Lucius..” Voldemort chinò il capo in avanti “Sei un Legilmante?”
“Mah...
no!” rispose lui, preso alla sprovvista.
“Allora
come pretendi di sapere ciò che mi passa per la mente?” tuonò il mago. In pochi
scatti fulminei, protese la bacchetta davanti a sè e mormorò: “Crucio!”
Malfoy
si piegò in due boccheggiando, ma non urlò. Avrebbe potuto essere anche
massacrato, ma davanti ai suoi uomini e davanti a Lord Voldemort era ebbro
d’orgoglio e non si sarebbe mai lasciato umiliare.
Mentre
guardava le gocce di sudore imperlare la fronte del Mangiamorte, il Signore
Oscuro si alzò in piedi. “Inoltre...” misurò a grandi passi la stanza “i vostri
servigi non mi sono granchè utili, come avete dimostrato ora. Avete la
presunzione di credere che io dipenza da voi? Io?”
“No,
mio Signore! Mai ci permetteremmo!” si affrettò a spiegare Vaddals. “Solo
Malfoy è tanto superbo da affermarlo!”
“Bene...
allora adesso esponetemi il motivo della vostra fin troppo prolungata
assenza...” si sedette di nuovo intrecciando le dita in un ghigno diabolico.
“Siamo
stati catturati, Signore Oscuro... ma siamo riusciti a fuggire dalla prigione
di Azkaban, corrompendo i Dissennatori!” tentò Morris.
“Cosa
sono costretto a sorbirmi adesso... i vaneggiamenti di un bugiardo...”
Voldemort lo fissò con uno sguardo inceneritore. “Lo sanno tutti che i
Dissennatori sono dalla nostra parte!”
“Morris
è delirante, Signore... lo perdoni...” squittì Vaddals. In quei momenti
somigliava molto a Minus... stessa vigliaccheria.
“Sono
circondato da incompetenti... inetti, insulsi, falsi incompetenti...” Voldemort
si portò una mano alla fronte. “Spero almeno che abbiate ucciso la Mezzosangue,
l’amichetta di Potter...”
“Sì,
Lord...” Malfoy si tirò su tremando, ma con la stessa espressione fiera sul
volto. “E... abbiamo ideato un piano per avvicinarci ad Hogwarts... per
uccidere anche l’altro. Il Babbanofilo Weasley.” Fece una smorfia di disgusto;
per i seguenti minuti lo espose a Voldemort.
Infine,
il mago fece un sorriso soddisfatto. “La Maledizione Crociatus ti ha un po’
rimesso a posto il cervello, Lucius, vedo...” annuì. “Posso accettarlo. Quando
i suoi due pilastri saranno crollati, la forza d’animo del piccolo Harry sarà
distrutta con loro... e a quel punto io lo attaccherò.”
Fece
una pausa. Poi....
“Non è
un piano complicato. Servono massimo due uomini a compierlo.” Volse lentamente la
testa verso Vaddals.
“Odio i
codardi” sbadigliò, prima di levare la bacchetta.
*****
“...
qui hai fatto un errore, Ron, non lo vedi?”
Hermione
si passò la lingua sulle labbra. “La terza soglia lunare è ad est... non a
sud.”
Harry
ridacchiò, mentre Ron mimava la frase: “Tanto-non-ci-capisco-nulla!”
Adorava
questo genere di cose. Non le coordinate delle stelle... ma il finire i compiti
davanti al camino della Sala Comune. Era una tradizione per loro, ormai... e
riprenderla faceva sembrare tutto come ai vecchi tempi. Era adorabile.
Nelle
ultime settimane, da quando avevano fatto pace, Hermione pareva più allegra che
mai. Non sapeva perchè... ma non era importante.
Certo
era anche orgoglioso di lei. Quando l’aveva vista sconfiggere il
Dissennatore-Molliccio non poteva credere ai suoi occhi. Certo era strano, il
suo Patronus... ma non era riuscito bene a distinguerne le forme... era più
occupato a guardare il suo viso...
Scosse
la testa come per scacciare quei pensieri. Doveva pensare a lei lo stretto
indispensabile... e assolutamente mai in quel modo...
Hermione
era una sua amica. Non si sarebbe mai innamorata di lui. Harry era cotto già di
per sè. Ma non doveva dirglielo, per ovvi motivi: uno, non sarebbe mai stato
più come prima, fra loro. Due, se lei amava un altro, come la si metteva?
Di
certo la prima ragione poteva venire cambiata... era da quella terribile sera
di qualche mese prima che fra loro era cambiato tutto e non sarebbe più tornato
nulla indietro.
Ma la
seconda... Ron si era ingelosito talmente quando Hermione parlava di Krum, che
Harry era arrivato a pensare che avesse visto, o che sapesse, qualcosa che lui
ignorava...
Ma poi
era giunto alla conclusione che quella di Ron era solo gelosia, incredibile
gelosia.
A volte
ci ripensava. Il suo amico era innamorato di Hermione dal quarto anno,
probabilmente. Harry se ne era reso perfettamente conto, ma non gli dava
fastidio, lì per lì.
Ed
Hermione? Al ragazzo era sempre venuto il sospetto che lei se ne fosse accorta.
Insomma, non era mica stupida, no? Solo a Ron giungeva lontana la possibilità
di una cotta, ma, d’altro canto, l’amore è cieco anche in questi sensi.
Almeno
fino a quella sera.
Quante
cose erano cambiate, con la malattia di Hermione! Innanzitutto, il rosso si era
reso conto di essersi innamorato di lei. Era stato, per Harry, un vero shock,
vedere quanto davvvero il suo amico era maturato.
Era
come se inconsciantemente, il bruno avesse la certezza che Ron non l’avrebbe
mai capito. Gli sembrava sempre troppo ottuso.
Ma
Hermione... se si era accorta del suo amore, perchè non faceva lei il primo
passo?
Forse...
Forse
non lo ricambiava...
Forse
per Harry c’era qualche possibilità...
No. No,
assolutamente no. In fondo, le scenate di gelosia erano state molto tempo
prima. Ron non riusciva a concepirlo, ma ad Hermione non interessava più
Victor. Lui continuava a scriverle, ma dalla sua domanda di fidanzamento,
all’inizio dell’anno, lei si era sentita molto a disagio e l’aveva respinto.
Chissà
se la ‘nuova’ Hermione l’avrebbe fatto...
Beh, di
certo era diversa dalla ‘vecchia’. Perciò... perchè non avrebbe potuto
innamorarsi del suo migliore amico?
Del
resto, anche Harry si era reso conto del debole che aveva per lei da poco.
Da poco
aveva capito che non poteva fare a meno del suo sorriso. Che non resisteva per
molto senza la sua risata. Che non sarebbe sopravvissuto senza la magia dei
suoi occhi. Che non amava ascoltare nulla ad eccezione della sua voce...
...
Ecco!
C’era ricascato di nuovo. Era impossibile!
Si
passò una mano fra i capelli, osservando Hermione che, messi a posto i libri,
sfidava Ron a scacchi e, ovviamente, era in difficoltà.
“Harry”
la bruna lo fissò pietosa “sei proprio sicura che Ron non abbia incantato le
pedine? Ma come diavolo fa a vincere sempre?”
“Beh,
hai capito che perderai ancora prima che tu l’abbia fatto” gongolò Ron. “Stai
perdendo punti, Hermione...”
“Non
credere di battermi così facilmente, mio caro!” la ragazza spostò il fante su
una casella, così potè mangiare il cavallo di Ron.
“Ehi!” sbraitò
l’amico. “Hai detto quella cosa sull’incantamento degli scacchi solo per
distrarmi! Io avrei tolto prima quella pedina!”
“Te ne
sei accorto, genio!” rise Hermione. Una risata cristallina. Meravigliosa. “Ti
rimane solo il re e la torre da muovere. Avanti!”
Imprecando
a bassa voce, il rosso spostò a destra la torre.
Harry
sospirò. Sì, era proprio cambiata. In meglio....
....
davvero?
Ringrazio:
_Angi_
...Calel...
°Sailor
Mercury°
““earendil””
-Dargor the shadowlord-
[super gaia]
+Hermione91+
Grazie
soprattutto a chi mi consiglia! Non fa che aiutarmi a migliorare la ff! (Ho
dato più spazio ad Harry e ai suoi pensieri, qui...ok?)
Laura Brings si rassettò i capelli. Era assai piacevole
passeggiare per i corridoi di Hogwarts guardando la neve danzare riflessa sui
vetri delle finestre. O almeno... la parte di finestre che restava scoperta.
Sospirò. La grata isolante impediva ad eventuali incantesimi del
male di passare. Ma quel nero stonava contro il pallore della neve.
Laura Brings amava quella cosa bianca. Fin da bambina, quando se
la mangiava, la testa volta verso l’alto e la bocca aperta a far scendere quei
fiocchi nel palato; da adolescente, quando giocava a incantarle e a farle
danzare formando il suo nome nell’aria; e ora, da donna matura, si limitava ad
osservarla.
Sentiva che sarebbe rimasta ancora poco ad Hogwarts, e voleva
gustarsi ogni singolo attimo di quella magica vita.
La sua alunna, Hermione Granger, aveva fatto enormi progressi; il
Patronus le usciva perfettamente così come le altre magie.
Non che lei non ne fosse felice. Però presto avrebbe raggiunto i
suoi compagni, e allora.. sapeva già come sarebbe andata...
“La ringraziamo del servizio prestato ad Hogwarts. Ma adesso non è
più utile... può ottenere il congedo.”
Ma lo sapeva fin dal principio. La magia non era per lei... non
avrebbe mai rappresentato nemmeno il 50% della sua vita.
D’altro canto, si sarebbe sposata da lì a pochi mesi, all’inizio
di Aprile. Anthony Myners era l’uomo perfetto per lei... silenzioso ma dolce,
schivo ma tenero.
E poi l’amava... ricordava bene il giorno in cui gli aveva
confessato di essere una strega, certa che l’avrebbe mollata...
“Una strega? Oh, beh... basta che non mi fai tenere il gufo in
camera. Potrebbe perdere le piume sulla mia cravatta.”
Alcuni insegnanti, passando di lì, la fissarono con curiosità.
D’altronde, una persona che cammina ridacchiando sembra strana. Ma il ricordo
era così pieno di sollievo e amore che era impossibile farlo riaffiorare alla
mente senza un sorriso sul volto.
Inserì due zellini dentro la macchinetta davanti a sè che,
dopo aver prodotto alcuni rumori, lanciò fuori una biglia (o almeno quello
sembrava) trasparente, che conteneva un liquido fucsia. Laura Brings se lo
portò alla bocca e lo ingoiò: subito si sentì invadere da una sensazione di
sazietà e sollievo che la deliziò.
Proprio una bella invenzione, le P-Scacciapensieri di Silente, pensò. Erano state
richieste dal corpo insegnanti stressati da tutti i problemi causati da
Voldemort.
Ma il Preside non sembrava soddisfatto e, in effetti, anche Laura
credeva che ‘dimenticare’, ‘non pensare’ non fosse la soluzione giusta.
Si portò le mani alla gola: beh, lei l’aveva appena ingoiata.
Sospirò; e decise di tornare nella sua camera per organizzare il lavoro di
Hermione.
Fu in quel momento che vide un gufo nero battere contro le vetrate
di Hogwarts; ticchettava col becco e pareva guardare proprio lei... con quegli
occhioni...
Che razza di pericolo avrebbe potuto trarre un gufetto color
notte?
Si sentiva girare la testa, forse non aveva fatto bene ad
inghiottire la
P-Scacciapensieri...
Sbattè le palpebre e si diresse verso il gufo; controllò che
nessuno la guardasse e sollevò le grate che isolavano la scuola.
L’animale emise un verso rauco, entrando; si posò sulla sua spalla
e fu allora che Laura Brings notò il foglietto arrotolato attorno al suo
collo...
Lo sfilò dal laccio e lo srotolò. In alto c’era il suo nome... era
ovvio che fosse per lei...
Signorina Brings,
prima di leggere questa lettera si
accerti che non ci sia nessuno attorno a lei che possa spiarla...
Non si preoccupi;
sono solo un suo ammiratore che preferisce mantenere l’anonimato.
Sono un suo antico compagno di corso e, da tanto che non
la vedo, vorrei domandarle se le va una rimpatriata; potremo discorrere dei
vecchi tempi...
Venga con una maschera; io la toglierò rivelando il
mio volto quando lo farà lei; domani notte...
So che probabilmente le sembrerà una richiesta, e
una lettera, un po’ strampalata e forse anche sospetta; ma le chiedo solo di
fidarsi di un appassionato del suo insegnamento...
A presto, mi auguro
Xxx9yzz6
P.S. Questa lettera si autodistruggerà dopo la sua lettura.
Laura
Brings sussultò, portandosi lontano dal volto il foglio.
Era
preoccuata...
Però..
stava per sposarsi, un’avventura, un’ultima, prima delle nozze non poteva
nuocerle...
Non
vedeva come ci potessero essere dei problemi... si sentiva leggera...
Cosa
poteva capitarle?
Nulla...
Non
c’erano problemi...
*****
Hermione si stiracchiò; aveva finito i compiti e
passeggiava per i corridoi, guardando la neve cadere.
Poteva
affermare di essere tornata alla normalità; Ron aveva finito di raccontarle il
quinto anno, la settimana seguente avrebbe ripreso il corso degli studenti
normali e... il Natale si avvicinava... insomma, era tutto ok!
Era
strano pensare che i suoi progressi nello studio fossero, in fondo, causati
dalla potenza del suo odio...
Ma
tant’è...
Si
fermò per sistemarsi la tasca destra del giubbotto; le lettere del padre che
teneva sempre vicino a lei stavano per cadere.
Erano
davvero molte, ma sempre scritte più in fretta e con poche righe..
Cara Hermione,
come mi hai chiesto, ho messo tre rose bianche sulla
tomba di Jane.
In tutti questi anni di matrimonio ha detto di avere
‘un segreto’ con te, di una sua preferenza...
Era questo? Lei amava davvero tanto le rose bianche?
Chissà perchè non ha mai voluto rivelarmelo... beh,
non voglio stufarti con i miei deliri. Come va la scuola?
La signorina Brings mi ha assicurato che presto
riprenderai a frequentare le lezioni dei tuoi amici... sono felice per te...
Ti voglio bene.
Cara Hermione,
ho ripreso a lavorare; sì, è triste ricordarmi della
tua povera mamma ogni istante, mentre vedo i colleghi fissarmi scuotendo la
testa e quando mi sento ripetere ‘condoglianze’ ogni giorno...
Spero che a te vada meglio; nella tua ultima lettera
mi raccontavi delle storie del tuo amico Ron.
Mi è molto simpatico quel ragazzo, davvero... molto.
Con affetto.
Cara Hermione,
tutto bene? Qui fa molto freddo, ma di neve non c’è
l’ombra.
Mi manchi molto tesoro; senza di te e senza la mamma
la casa è vuota... e silenziosa... dicono che il Natale porti felicità ma io
avrò il sorriso sulle labbra solo quando ti riavrò a casa, per le feste...
Ci sentiamo, tesoro.
Pover’uomo! Le dispiaceva per lui, ma non se la sentiva
di lasciare Hogwarts...
No! Cosa stava dicendo? Doveva assolutamente tornare a
casa. Non avrebbe lasciato suo padre solo ancora per molto...
“Ehi,
Granger!”
Si
voltò; di fronte a lei stava un ragazzo alto, con i capelli biondo bianco che
le sorrideva, ma di un sorriso crudele che non veniva dal cuore.
“Non
ti si vede più molto in giro! Hai paura di far vedere in giro il tuo brutto
muso di Mezzosangue?”
Doveva essere l’orribile Malfoy, di cui tanto le avevano
parlato Harry e Ron... con tanto disprezzo...
“Veramente
mi stupisce che tu porti in giro le tue sembianze di marmotta..”
Marmotta?
No... era un altro animale, quello in cui l’aveva trasformato il professor
Moody...
“Che
stai blaterando? Davvero, penso che tu ti sia rimbambita, Mezzosangue... ti
porti persino dietro pezzi di carta...”
E
con una mossa fulminea le rubò l’ultima lettera di suo padre che sporgeva dalla
divisa.
“Sentiamo...
‘Cara Hermione, tutto bene? Qui fa molto freddo...’ Bleah! Questo qui è proprio
partito!, ‘ma di neve non c’è neanche l’ombra’.. ma che è, un meteorologopata?
O almeno credo che si dica così...”
Avrebbe
potuto prenderlo in giro per la pronuncia ‘meteorologopata’ ma vedere lalettera di suo padre in mano a quel sudicio
ragazzo... proprio non...
“Ridammela!”
gridò disperata lanciandosi su di lui. Ma così facendo inciampò e cascò a terra
assieme a tutte quelle testimonianze d’affetto di John Granger.
“No!”
“Guarda
guarda... cos’è, un tappeto nuziale?”
Malfoy,
sempre ghignando, ne calpestò alcune.
“NO!”
Hermione
lo spinse indietro, ma l’odio non era abbastanza... non raggiungeva la disperazione...
“e
poi: ‘senza di te e senza la tua mamma la casa è vuota’... la tua mamma è
morta, Granger? Oh, non mi stupirei se si fosse suicidata... con una figlia
come..”
STUMP
Malfoy
rovinò a terra, strofinandosi allibito la guancia, che si arrossava sempre più.
Ron,
davanti a lui, lo fissava ansimando. Dopo avergli lanciato un ultimo sguardo di
disgusto, si voltò verso Hermione aiutandola ad alzarsi.
Lei
non si era resa conto di stare piangendo fino a quando non sentì gli occhi
bruciare e le guance bagnarsi.
Non
sarebbe mai stato nulla come prima...
“Tieni..”
mormorò Ron allungandole un fazzoletto. Hermione si soffiò il naso e guardò
Malfoy rimettersi in piedi.
“Sei
l’essere più viscido che io abbia mai avuto la sventura di incontrare.” sibilò.
Poi
si diresse a passi veloci verso la sua stanza. Solo quando fu alla porta del
Dormitorio si rese conto di non aver ringraziato Ron.
Beh...
sperò soltanto che non se la fosse presa
Più
in là, Silente stava appendendo un cartello alla macchinetta delle
P-Scacciapensieri:
“L’ultima revisione di questo oggetto è
stata negativa e si prega gli insegnanti di non farne più uso causa effetti
ignoti e pericolosi.
Non
credeva fosse stato un errore. Dopotutto, era una persona socievole ed
amichevole.
Era la
sua insegnante... e lei si fidava della signorina Brings.
Hermione
sospirò. Sì... si era confidata a Laura come se fosse la sua migliore amica.
Perchè?
Dopo
l’episodio con Malfoy, non era riuscita a guardare negli occhi Ron e non vedeva
Harry in giro.
Inoltre,
parlare col bruno sarebbe stato proprio un gesto impocrita nei confronti del
ragazzo.
Aveva
però trovato un biglietto, nell’aula dove si svolgeva solitamente la lezione
con la professoressa. Esso diceva:
Hermione,
ci incontreremo per l’ultima lezione nel
giardino di Hogwarts domani sera, per dare un’ultima ripassata a ciò che hai
imparato prima che tu passi alle lezioni ‘normali’.
Non tardare, e avvisa pure i tuoi amici
di questo tuo esame.
Laura Brings
Le sembrò molto strana. Era piuttosto distaccata, fredda,
a parte per quell’ultima frase, ‘avvisa pure i tuoi amici’. Cosa le importava
alla prof di ciò che diceva ad Harry e Ron?
Inoltre,
le lasciava due giorni liberi? Beh, forse l’aveva fatto apposta per farle
ripassare ciò che le aveva insegnato. Però, nonostante tutto, provava un senso
di sospetto.
Perchè
le aveva scritto di uscire, la sera? E il coprifuoco?
Essendo
un’insegnante, avrebbe dovuto essere ben a conoscenza dei pericoli in cui
potevano incorrere...
Appunto, era un’insegnante. Perciò di sicuro si era messa
d’accodo con Silente... non doveva preoccuparsi. Perchè, poi?
*****
Harry sospirò. Stava fissando i suoi risultati nelle
materie. Per regalo anticipato di Natale, il caro Piton aveva proposto una
specie di scheda preparatoria, per fare in modo che gli studenti avessero un
piano ben preciso di come andavano nelle materie per impegnarsi di più in
quelle in cui non erano il massimo.
Il
ragazzo provò una fitta di odio. Non era paranoico (almeno così sperava) ma
aveva l’impressione che Piton l’avesse fatto apposta. Diede un’occhiata ai suoi
risultati.
ARITMANZIAO
POZIONID
INCANTESIMIO
Un vero
successo, non c’è che dire!
A lui
si affiancò Ron, che gemeva leggendo i voti. Man mano che scendeva verso il
basso, il viso impallidiva e gli occhi strabuzzavano.
(Harry
riteneva che stesse meglio con le orecchie rosse: gli donavano più del bianco
latte.)
Infine,
con un verso rabbioso, l’amico appallottolò il foglio e lo lanciò in un angolo.
“Bah!”
commentò. “Che sia maledetto Piton e il momento in cui gli è venuta questa idea
diabolica!”
“Ehm...
Ron...” esitò Harry “Non credi sia il caso di raccogliere la scheda? Non vorrai
mostrarla così conciata alla tua famiglia, no?”
“E chi
dice che gliela faccio vedere?” ghignò il rosso. “Non ci tengo a vedere la
mamma strepitare.”
“Ma
Piton ha appena mandato una lettera ai genitori di ogni alunno...” Harry
tacque, aspettando lo scoppio.
“C-c-coosaaa?!”
urlò il ragazzo, astenendosi però dal recuperare il foglio. “Ma quel... quel...
quel viscido serpente di palude! Io lo odio!”
“Chi è
che odi, Ron?”
Una
voce dietro le loro spalle li fece voltare. Hermione, bellissima e radiosa ai
loro occhi, li guardava con un’espressione mite e divertita.
“Oh,
Hermione!” Ron sostituì lo sguardo furioso a quello ferito. “Fortunata tu che
non ti sei vista arrivare quest’obbobrio! Non fa altro che scoraggiarmi, in
attesa dei M.A.G.O.!”
“Beh...
veramente...” Hermione si guardò le scarpe. “E’ tempo di esami anche per me: la
Brings ha deciso di farmi fare un esame domani.”
La mascella
di Ron fece un salto in avanti. “No! Davvero? Quell’arpia!”
“Inoltre,
devo farlo all’aperto... e di sera...” disse dubbiosa la ragazza, ignorando
l’insulto alla professoressa personale.
“Strano”
mormorò Harry “è, scusa se lo dico, da incoscenti.”
“E poi
non la vedo da stamattina e mi ha lasciato una lettera, per avvisarmi di
questo: non è da lei... di solito ne parliamo insieme.”
“Ne
parlate? Con una prof? Hermione, un’insegnante è prima di tutto una tremenda
sciagura per ogni studente!” esclamò Ron.
“Un’insegnante
è prima di tutto una persona” lo corresse lei, con un fremito. “E poi... mi ha
anche scritto di dirvelo...”
“Chi le
capisce! Nessuno, Herm, non tentare di farlo tu” sorrise Ron, cercando di
rimediare alla piccola gaffe. “Saresti la prima.”
“Non
preoccuparti: l’ha assunta Silente e poi, come hai fatto capire, ti fidi di
lei, no?” disse Harry.
Ron
fece finta di vomitare, mentre Hermione annuì incerta.
“Già...
probabilmente hai ragione.”
“Probabilmente?
Ho ragione!”
Finalmente
il viso della ragazza si distese in un sorriso aperto.
“Ehi,
ragazzi!” Seamus li raggiunse, ansimando. “Siete giù anche voi per via di quel
tiro mancino di Piton?”
“Non
sai quanto!” rispose Ron.
“Beh...”
il ragazzo si avvicinò, dicendo in tono confidenziale: “Io, Dean e gli altri
ragazzi facciamo un piccolo party per accusare meglio il colpo... partecipate?
E’ stasera alle otto... non c’è ora di fine.”
La
shceda che stringeva tra le mani citava:
ARITMANZIAD
DIVINAZIONED
CURA
DELLE CREATURE MAGICHEO
“Non
so...” mugugnò Harry mentre Ron, invece, fissava Seamus annuendo.
“E tu,
Hermione?” disse allora quest’ultimo. “E’ da molto che non ti vedo... ti
andrebbe una rimpatriata?”
“Ehm, no,
grazie... devo studiare stasera... mi dispiace, ehm...” corrugò le sopracciglia
“...S-...Samuel!”
“Seamus”
suggerì a denti stretti Ron. Harry, notando l’espressione sbalordita del
ragazzo, si affrettò a dire: “Per stasera va benissimo!”
Non l’avesse mai fatto!
*****
“Ehi, danne una anche a me!”
“Non è
valido!”
“Ron,
hai vinto tre partite a scacchi su tre! Secondo me bari!”
C’era
una gran confusione, alle nove di sera nella Sala Comune dei Grifondoro. I
ragazzi (poche femmine) facevano un gran baccano; alcuni duplicavano con
un’incantesimo le ‘pagelle’ solo per la soddisfazione di bruciarne le copie.
Altri
si affollavano attorno a Ron che quella sera aveva davvero fatto il pieno,
stracciando un sacco di Grifondoro a scacchi e attirando la maggior parte dei
presenti con... cosa?
Harry
si alzò dalla poltrona su cui era stato stravaccato per quasi tutta la serata e
si avvicinò per curiosare.
“... e
quindi, addio preoccupazioni, vai conquiste! Con questo sarete sicuri di voi
stessi e non avrete timore di mettervi in gioco! Addio debolezze!”
Ron,
completamente trasformato, saltellava da un capo all’altro della sala, offrendo
a chiunque le strane ‘caramelle’. Erano come piccole biglie trasparenti, solo
con dentro quella che pareva acqua che sprigionava luce.
“I miei
fratelli Fred & George ne hanno prelevato un campione dall’ufficio di
Silente* e l’hanno modificato! E quindi ecco a voi il risultato: Pastiglie
WeWinners! Un volontario per sperimentarle? Avanti! ... Harry? Vuoi provarla?”
L’amico
scosse la testa, ma Ron gliela ficcò praticamente in bocca.
Non
l’avesse mai fatto!
Il
ragazzo si sentì immediatamente pervaso da una sensazione di nausea....
“Ehi!
E’ verde!” gridò Dean mentre Ron si grattava la testa, quasi pentito.
...che
prese poi il posto ad un’emozione forte, potente, mai provata prima...
“Guardatelo! Che espressione!” civettò Lavanda. Seamus la
guardò storto.
...e si sentì contemporaneamente felice, sicuro di sè ma
anche con la sensazione di non poter controllare le sue azioni...
*****
Hermione posò la bacchetta, sfiduciata. Non c’era nessuna
traccia di odio, in lei... come avrebbero potuto venirle gli incantesimi?
Decise perciò di dirigersi verso la Sala Comune... Non
l’avesse mai fatto!
Quando entrò, vide che tutti erano raggruppati intorno a
qualcuno, che, le pareva, stesse delirando...
Ma... era... Harry!
“Harry!” la bruna si fece largo fra i ragazzi. L’amico
aveva una faccia strana, il volto stravolto e gli occhi rossi. Sembrava, come
avrebbe detto da babbana, drogato.
“H-Hermione!” si girò verso di lei, la voce come
traballante.
“Ehi, ne vuoi provare una di queste?” le allungò una delle
Pastiglie WeWinners. Lei scosse la testa, sconvolta.
“C-cosa ti è successo, Harry?” la ragazza evocò
l’incantesimo Accio, per portare vicino a lei un bicchiere d’acqua. Era così
angosciata che non si rese conto che l’aveva fatto senza odio.
“Cosa hai fatto, eh? Ti sei... oh, non ci posso nemmeno
pensare! Mio dio... e voi, che fate, tutti lì a guardare! Aiutatemi!”
Ma nessuno si degnava di muovere un dito. Si limitavano a
fissare lo spettacolo.
“Harry, adesso...” ma lui la interruppe.
D’improvviso si sentiva strano. Perchè negare i suoi
sentimenti? Non capiva.
“Hermione, ti ho mentito per troppo tempo...”
“C-che?” la ragazza balbettò, cercando di nascondere
l’imbarazzo, ma la curiosità era troppa. “Di cosa stai parlando?”
“Io ti amo, Hermione!”
Glielo disse tranquillamente. Perchè tutti, specie Ron,
lo fissavano attoniti? Non c’era motivo di nasconderle...
Ad Hermione cadde il bicchiere di mano. Sentì un vago
bagnato ai suoi piedi, ma non ci badò. La testa le girava.
E’
impazzito, è fuori di sè, si è drogato... sta delirando...
Ma
nonostante lo sapesse, non riusciva a fare a meno di... essere felice... la
testa le girava...
“Come
hai detto?”
Per
tutta risposta Harry avvicinò le labbra alle sue...
... e
la baciò. Hermione trattenne il fiato, e non ricambiò.
Era
piena di gioia, di gaio, e ignorava le risate attorno a lei... quando...
Non mi
sta baciando per davvero... è come ubriaco... non lo fa sinceramente, col
cuore...
Lo
respinse così fortemente che lui indietreggiò. Ron li fissava con
un’espressione mista fra disgusto, odio e delusione.
Hermione
si passò il braccio sulla bocca; poi, tremando, corse via dalla sala.
*In
realtà quando il preside venne nella sede dell’Ordine.
Hermione ansimò. Gocce di sudore le
imperlavano la fronte e le lacrime il viso.
Le catene sul suo corpo sfregavano
dolorosamente provocandole lunghi graffi sulle braccia. Il sangue faceva
scintillare l’acciaio che la imprigionava.
Se solo avesse saputo cosa
l’aspettava, poche ore prima...
*****
TU-TUM. TU-TUM.
Hermione si mise una mano sul
cuore Batteva fortissimo, così forte che, le pareva, le stesse per uscire dal
petto.
Perchè...
perchè era successo? Perchè a lei?
Un’ubriacatura.
Era brillo... maledizione a quelle pastiglie. Non era giusto. In pochi attimi,
con un solo gesto, aveva cancellato tutto.
Cosa
avrebbe riservato il futuro? Come avrebbero fatto a reggere l’amicizia?
Quel
bacio aveva significato moltissimo per lei, maledizione.
Purchè
fosse stato ‘falso’, le aveva finalmente fatto chiarezza sui suoi sentimenti.
Lei amava Harry... ed era tremendo, perchè lui non lo pensava davvero. L’aveva
visto dai suoi occhi, privi di qualsiasi emozione. Avrebbe probabilmente detto
qualunque cosa in quello stato.
Ma
lei.. come avrebbe fatto a tirare avanti? Come avrebbe fatto a stargli vicino
da amica, quando avrebbe voluto condividere molto più con lui?
Harry
non l’amava. Si sentiva come presa in giro.
Sì...
l’aveva detto senza sapere, in quel caso, a cosa andava incontro. Ma a lei
faceva più male, sapere che non lo provava.
Che
mai l’avrebbe provate.
Ron
era presente. Mio dio... sì, anche lui.
Perchè
non l’aveva fermato, dio santo? Perchè?
Ron
mise una mano sulla spalla di Harry. L’amico, occhi rossi e faccia ancor di
più, tremava.
“R-Ron...”
farfugliò. “Dove sono? Non... non ricordo nulla...”
“Tranquillo.”
Il rosso gli allungò uno straccio bagnato. “Se te la prendi così per questo,
aspetta di sapere cos’è successo poco fa. Ma tra poco lo ricorderai.” Si mise
sui gomiti e lo osservò.
Harry
ricambiò lo sguardo, poi, delle immagini...
Delle
sensazioni...
“Ho
mangiato quelle pastiglie...”
“Ah-ha.”
“Perchè?
Ron, lo sai che... oddio.”
“Sì.”
“E’
entrata nella stanza... Hermione...”
“Bravo.
Sei più acuto del previsto.”
“E
io... oh, no!”
“Sì.
E prima che tu me lo chieda, sì, l’hai detto davvero.”
“Come
posso essere stato così tonto?”
“E
non è finita.”
“Ho...
dio!”
“Bravo.”
“NO!
Non posso averla... non così... davanti a,... oh, Ron...”
“Non
eri coscente delle tue azioni. Non sono furioso.” Ron alzò le spalle. “Non è
stata colpa tua. E’ stata tutta... mia.”
Si
mise le mani sul volto.
“Sì,
mia. Non so perchè ti ho costretto ad ingoiare le WeWinners. E, mi piace
Hermione, e volevo... in realtà volevo... renderti ridicolo davanti a lei.”
“E
ce l’hai fatta.”
“No.
Ho visto l’espressione del suo viso.” La faccia gli si accartocciò. “Sai,
quando si è fuori di testa... le cose che si dicono sono i più veri desideri e
i più intimi pensieri del cuore.”
Bagnò
nuovamente lo straccio. “Sai, quando l’hai... beh, hai capito... non si è
ritratta... non aveva un’espressione disgustata, non ti ha respinto... beh, non
subito. Però... si vedeva che era... piacevolmente sorpresa.”
“Sconvolta,
vorrai dire! Scusa, amico, non capisco dove vuoi arrivare.”
“Su.
Non ci vuole grande testa.” Ron era di spalle ad Harry. Il suo braccio ebbe un
sussulto. “Senti... io capisco quando devo farmi da parte. Non sopporto le
ingiustizie, sai a cosa mi riferisco... ho cercato in tutti i modi di risultare
l’uomo ideale per Hermione, ma quando si arriva ad un certo punto... beh, ho
già tirato troppo la corda, con voi.”
“Cosa..
cosa stai dicendo?”
“Har-ry!
Sveglia, quella è pazza di te! Ti ama!”
“Ma
che diavolo stai dicendo?” Harry si alzò d’improvviso dal letto. “Senti, Ron...
forse lo dici solo per tirarmi su, ma... ma... non sono cose su cui scherzare.”
“Lo
so perfettamente.” E con questa frase l’amico aprì la porta, pronto a
ritirarsi.
“Un’ultima
cosa... stasera ha l’esame. Perchè non...non vai a farle una sorpresa? Come
sostegno morale, ecco! No?”
“R-Ron,
io...”
“Amico...
sono stato io ad aver sbagliato, ok? Ma da quello che è successo poco fa, sia
io, che tu, che lei probabilmente... abbiamo capito.”
Chiuse
la porta, lasciando Harry in preda ai dubbi.
*****
Hermione
correva. Il buio la intrappolava... non le piaceva, la notte.
Si
guardò attorno. Dov’era la professoressa Brings?
Vide
un movimento poco più in là, dietro un cespuglio.
Un
Molliccio? La prima prova d’esame? Tirò fuori la bacchetta, e si avvicinò.
Un
brivido le corse lungo la schiena. Perchè accidenti Laura aveva deciso di fare
la lezione a quell’ora? E dov’èra?!
D’improvviso
non le sembrò più un’idea sensata e ragionevole.
‘Tornerò
al castello. Sì... sono solo cinquanta metri... domani dirò a Laura che non ce
l’ha fatta a... che non ce l’ho fatta?! Per chi mi prende poi?”
Tirò
un gran respiro ed arrancò verso il punto da cui aveva udito provenire il
suono.
“P...
professoressa Brings?”
Un
altro fruscio. Aveva la pelle d’oca.
“Laura!”
Una
mano... una mano le serrò la mandibola.
Non
poteva urlare. Non capiva chi l’avesse catturata...
“Mmmh...
mmh!”
“Non
strillare Mezzosangue... mi sporchi solo di bava il guanto.”
Quella
voce mellifua e stridente... Lucius Malfoy!
“MMMH!”
“L’hai
capito, eh? Beh... dove sono i tuoi amichetti?”
Una
voce lontana...
“Malfoy...
dov’è Potter?”
“Starà
arrivando!” gracchiò Lucius in direzione della voce. Poi, rivolgendosi a lei:
“Allora? Dove sono?”
“Non
lo so!” riuscì finalmente a rispondere Hermione, il cuore in gola.
“Beh,
spera che arrivino... così almeno sarai la prima a morire... altrimenti qualche
Crociatus non te lo toglie nessuno.”
Hermione
trattenne il respiro.
“Siete
qui per... per uccidere Harry, vero?”
“Ma
come sei brillante!” rise Malfoy. Vicino a lui, Morris si agitò.
“Avanti,
facciamola finita! Ammazziamo il Babbanofilo, ma prima lei! Il padrone non deve
sapere che è ancora viva!”
“Aspetta...
Lord Voldemort uscirà allo scoperto solo per uccidere Potter. Però, per farlo
soffrire di più, prima, sotto i suoi occhi, elimineremo in un sol colpo,
assieme, lei e quello sporco Weasley!”
Morrison
si fregò le mani. “Bene,... solo, non facciamoci notare!”
“Sì,
sì... ehi, quello è Potter! E Weasley dietro di lui!”
“Dirigiamoci
verso la foresta, siamo ancora troppo vicini a Silente! Secondo te, i due
marmocchi ci seguiranno?”
“Ovvio...
abbiamo qui la loro amichetta! Ma... che orrore Morrison, mi sta sporcando di
lacrime tutto il guanto!”
“Muoviamoci,
Lucius!”
“Harry!
E’ Hermione! Hanno preso Hermione!”
“Oddio,
lo so, lo so!”
“Silente!
Chiamiamolo!”
“No...”
Harry strinse i pugni, tremante. “C’è Voldemort lì, lo sento. Non voglio
mettere in pericolo nessuno. E’ una cosa fra me e lui... e non deve toccare
Hermione.”
“Ma,
Harry... dobbiamo avvertire Silente! Lui vorrebbe che lo facessimo!...”
“Ok,
Ok. Non c’è tempo da perdere! Tu vai ad avvisarlo. Io penso a Voldemort e a
quei due Mangiamorte.” E corse, la bacchetta in mano, verso la foresta.
Ron
trasalì. Il suo amico, solo, contro tre malefici maghi... e lui, vigliacco, che
se la svignava da Silente.
No.
Hermione era anche sua amica... beh, di più, anche se non l’avrebbe saputo mai.
Ed Harry... no, non poteva abbandonarli.
Sguainò
la bacchetta e seguì il bruno.
Lo so, vi lascio sempre col fiato sospeso (sempre che l’abbiate
davvero). Ma il prossimo sarà probabilmente l’ultimo e poi l’Epilogo.
Hermione si divincolò, ma
le catene premevano troppo sulla pelle perchè riuscisse a fare un movimento
diverso dal scuotere le spalle muovere la testa, appoggiata malamente com’era
all’albero.
Davanti a lei, Malfoy e Morris aspettavano, bacchette levate,
Harry.
Si sentiva lo scalpiccìo dei piedi del ragazzo che arrivava.
La ragazza aveva il cuore in gola, e mille domande le si
affollavano nella mente.
Perchè è qui?, si chiedeva. E poi... E’ tutta colpa mia. Se lo
uccideranno, non me lo perdonerò mai.
“Harry!” si sentì poco distintamente. Ron.
Ad Hermione salirono le lacrime agli occhi. Quanti pesi avrebbe
ancora dovuto avere sulla coscenza?
E intanto, Voldemort stava arrivando.
Hermione lanciò uno sguardo alla figura distesa accanto a lei, e
stavolta le lacrime non si fermarono.
“Com’è possibile che voi siate qui? La mia insegnante...”
“Tra un po’ finirai come lei, non avere fretta, mia cara...”
Malfoy scoprì la persona che si celava sotto un mantello accasciato sopra essa.
Laura stava ferma, immobile al suolo. Non un respiro usciva dal
petto.
L’Avada Kedavra.
Lacrime per il sangue.
Le sue guance erano
paonazze. Quante altre morti l’avrebbero vista protagonista?
“Io prendo Weasley” sibilò Morris. Malfoy ebbe un’esitazione;
evidentemente gli dispiaceva lasciarsi sfuggire l’occasione d’uccidere il
figlio dell’odiato conoscente. Ma poi... “Sì, d’accordo. Anche perchè il nostro
padrone sarà qui a momenti e voglio eliminare la Mezzosangue.”
Alzò la bacchetta su Hermione, che non emise lamento. Che senso
avrebbe avuto la vita, senza Harry e senza Ron? Meglio farla finita...
...meglio...
“Ricorda, Hermione. Non devi mai pensare di essere debole,
altrimenti sei debole. Combatti sempre, non arrenderti mai per ottenere
qualcosa, ma entro un certo limite. Ricorda... non c’è limite al peggio... ma
neanche all’amore.”
Lei invece aveva sempre
usato l’odio. E aveva funzionato... giusto?
“Fermo!”
Harry stava davanti a Malfoy, bacchetta sguainata, sguardo
assassino. Era pieno di rabbia... era come lei. Doveva farcela.
Il Mangiamorte lo guardò, mentre un sorrisetto provocatorio gli
aleggiava sul volto. Poi si girò e, noncurante dell’urlo del ragazzo, mormorò
qualcosa diretto ad Hermione.
“Avada Ked...”
“NO! Crucio!”
Malfoy cadde per terra, e per una frazione di secondo il dolore,
quello puro, gli scintillò negli occhi. Poi si rialzò tremando.
“E bravo Potter...” sussurrò. “usi l’arma del Signore Oscuro... ma
in un giovane mago, quanta rabbia vuoi che ci sia?”
“Lascialo a me, Lucius.”
*****
Ron ansimò. Si guardò
attorno; il buio imperlava il terreno, gli alberi, le foglie, il cielo. E c’era
anche nel suo cuore.
“Ehi, Babbanofilo...”
Si voltò di scatto; davanti a lui un grassone gli sorrideva.
Cos’aveva fatto a Hermione? Se le aveva anche solo torto un capello lui...
lui...
“Paura? Ne avrei anch’io, al tuo posto... come la tua amichetta,
del resto.. già bella che morta...” alzò la bacchetta, ma Ron fu più veloce:
“Avada Kedavra!”
Sangue per le lacrime.
“Crucio.. ah!”
Lord Voldemort fissò
Harry, sorridendo. Poi il ghigno diabolico gli scomparve, quando vide Hermione.
“P-padrone...” singhiozzò Lucius. Era orribile a vedersi.
Voldemort alzò la bacchetta e, fissando un punto imprecisato e
noto solo a lui, mormorò: “Avada Kedavra.”
Poco lontano...
“Sei troppo giovane e debole per uccidermi” sghignazzò Morris. In
quel momento una scarica di luce verde gli oltrepassò il corpo.
Cadde a terra. Di fianco a lui, Ron svenne, sconquassato dai
tremiti provocati dal Crociatus.
Voldemort si girò verso Malfoy.
“Tu sei piuttoso acuto, Lucius... eliminarti mi sarebbe
d’impiccio. Perciò... suppongo che..” alzò nuovamente la bacchetta. “Crucio!”
Malfoy si buttò a terra,
urlando. Rimase così anche dopo pochi secondi. Quando poi tentò di rialzarsi...
“Crucio!”
Hermione assisteva orripilata. Poco lontano da lei, Harry era
immobile, concentrato.
“Crucio!”
Una leggera pioggerellina cominciò a cadere dal cielo. Era
totalmente inadeguata alla situazione.
“CRUCIO!”
Il silenzio, rotto solo
dai singhiozzi grotteschi del Mangiamorte. Voldemort abbassò il braccio, del
tutto intoccabile.
“Penso che possa bastare. E ora a noi due, Harry Potter.”
*****
Harry era agitatissimo, Hermione lo vedeva perfettamente. E
Voldemort, invece, pareva così sicuro di sè... come avrebbe fatto a
sconfiggerlo?
Uno dei due sarebbe
dovuto morire per forza... sì...
O assassino o vittima. Harry sarebbe stato uno dei due. Non poteva
sopportarlo...
“Avada Kedavra” disse tranquillamente Voldemort.
“Pietrificus Totalus!” urlò Harry.
Perchè avesse pronunciato un incatesimo basiliare e tanto debole,
Hermione non lo capiva...
“Nulla è debole se visto sotto diversi occhi.”
...già.
Voldemort rise
sguaiatamente, mentre la magia sembrava rimbalzargli contro,... ma almeno aveva
protetto Harry dalla morte.
“Sei più pivello di
quanto credessi! Beh, allora facciamola subito finita. ... anzi, no... voglio
farti prima soffrire un po’.”
E, con orrore del
ragazzo, puntò la bacchetta contro la bruna.
“Crucio.”
“Aaagh!” Hermione fece
un’espressione di dolore, ritorcendosi come poteva sulle catene, che però, in
questo modo la strinsero di più e il sangue sgorgò a fiotti dai tagli e i
graffi che comparivano sulle braccia.
“NOO!” Harry fece per
correre verso di lei, ma Voldemort lo fermò. “Ehi, calmo, rubacuori. Io e te
abbiamo una partita da completare.”
Il ragazzo lo guardò con
odio.
“Io ti ucciderò.. se la
tocchi ancora.” Mormorò il ragazzo.
“Questo è da vedere”
commentò Voldemort. Puntò di nuovo la bacchetta contro Hermione, ma stavolta
Harry era preparato.
“Crucio!”
Voldemort ebbe un
tremito, uno solo. Poi alzò la testa.
E la sfida a colpi di
bacchetta ricominciò.
Hermione la seguiva con
ansia. La tensione si poteva tagliare col coltello e lei si sentiva peggio che
mai.
“Crucio!”
“Avada Ked...”
“Imperio!”
“No! Avada Kedavr...”
“Crucio!”
L’ultimo colpo partì
dalla bacchetta di Voldemort ed Harry non riuscì ad evitarlo. Si accasciò al
suolo, non riuscendo a trattenere un grido sulla smorfia di dolore.
Hermione ormai non capiva
più se quello che le bagnava le guance era pioggia o lacrime.
E poi, si accorse di una
cosa.
Lo capì dallo sguardo del
Mangiamorte.
Lo stesso sguardo che aveva
lei... quando lanciava un incantesimo... quando aveva sconfitto il Molliccio...
uno sguardo d’odio.
Voldemort combatte
come me... anzi, io combatto come lui... mi servo dell’odio per vincere. Sono
come lui... e so bene quant’è potente l’odio...
Hermione strinse gli
occhi, sopraffatta dal dolore.
... è troppo
potente... Harry non ce la farà... sarà battuto...
... a meno che...
“Non c’è limite
all’amore...”
“L’amore è la cosa più
forte...”
“Nulla è debole se
visto sotto diversi occhi...”
E lei li chiuse, chiuse i
suoi, mentre una possibilità remota si affacciava alla sua mente...
...non era possibile...
...non ce l’avrebbe
fatta...
...oh sì?
Doveva provarci. Ormai,
non c’era altra scelta.
“Io...”
avanti.
“Io ti...”
Doveva farcela!
“IO TI AMO, HARRY
POTTER!”
Il ragazzo si alzò per la
millesima volta da terra.Gli faceva male dappertutto, e l’orrenda visione di
Hermione agonizzante tornava ad affiorargli alla mente...
E poi... quelle parole...
Non poteva essere
possibile!
No?
Hermione lo amava... era
così?
Il suo sguardo era
sincero... sì, lo amava...
E d’incanto il dolore
svanì...
Non sentì più nulla...
Non vide più nulla...
Provava solo un’immensa
gioia... un senso di pienezza e completità che lo sovrastava... era come una
droga... ma non aveva niente a che vedere con le WeWinners.
Percepì come offuscata la
voce di Voldemort...
“Avada Kedavra!”
Che senso aveva
continuare ad uccidere, continuare quel combattimento?
Appoggiò la bacchetta a
terra, mentre il Mangiamorte lo fissava allibito.
“Avada Kedavra! Avada
Kedavra! Avada.. Avada...”
Nulla...
“E’ come sedici anni
fa... non riesco ad ucciderti...” mormorò Voldemort guardandolo pieno di
panico.
Harry sorrise. Non c’era
più odio nel suo cuore.
E gli tese la mano,
sempre sorridente. Ma Voldemort aveva procurato troppo dolore, fatto troppo
male. Non poteva più tornare indietro.
Non c’era più amore in
lui.
La figura girò le spalle
e fuggì.
“Non tornerà più.”
Harry si voltò: Silente
lo fissava ebbro d’orgoglio.
“L’hai sconfitto... senza
versare sangue.” Il preside chinò la testa, come ad inchinarsi. “E non da
solo.” Sorrise ad Hermione.
“Harry, soccorri la
signorina Granger. Io penserò al signorino Weasley.” E sparì.
Era come un’ombra. Harry
non gli chiese come fosse arrivato lì... la sua attenzione era volta a qualcun
altro...
“Hermione...” mormorò.
Poi si precipitò a liberarla dalle catene.
“Dio, sei piena di
sangue...”
“Non ha importanza...
ora.”
La ragazza alzò la testa
tremante. Harry incrociò i suoi occhi.
“Senti, Hermione,... tu..
tu eri sincera... eri sincera prima? Oppure... l’hai fatto solo per aiutarmi?
Non mi offendo, eh, puoi dirmelo tranquillamente se non...”
“Harry” la bruna gli mise
un dito sulle labbra. “Mai stata così sincera in vita mia.”
Harry sorrise raggiante.
“Piuttosto...” la ragazza
iniziò a torturarsi i capelli, “Tu... beh... poco fa eri ubriaco... e mi hai
detto... beh, lo sai, no?, lo so che eri sotto effetto delle pastiglie, ma...”
“Era la verità” mormorò
il ragazzo, arrossendo.
Hermione sentì le lacrime
pizzicarle sotto gli occhi. Harry l’amava. Harry l’amava....
Non potevano dire che
tutta quella morte, la memoria persa della ragazza, fosse stata di buon
auspicio e fosse stata a loro favore.
Ma, venne loro da pensare
quando finalmente unirono le loro labbra morbide in un bacio tanto sofferto e
desiderato, non tutto il male vien per nuocere...
Ron sospirò. Perfino la
mano che il preside gli aveva poggiato sulla spalla per tirarlo su gli sembrava
un peso immane.
“E’ così, Ron” sospirò
Silente. “Quando si è in tre... c’è quasi sempre il rischio che uno venga
escluso. In questo caso... Hermione si è innamorata di Harry. Non è colpa di
nessuno, nè tua, nè di Harry, ne di quella ragazza. Mi dispiace.”
“Io la amo...” gemette
Ron.
“Ma proprio per questo
devi cercare di andare avanti e di comprendere la sua scelta... e, magari, in
futuro essere felice per lei. Lo so che ora sembra impossibile... ma il tempo
cura tutte le ferite, quasi sempre.”
Ron annuì, fissando la
coppia che si staccava per un momento guardandosi con un’espressione gioiosa e
felice.
“E ora, ragazzo” disse il
preside “Andiamo al castello. Lasciamoli soli... e Dobbiamo portare Malfoy in
infermieria... dopodichè... Azkaban lo aspetta. Prima però faremo uscire i
Dissennatori.”
E, mentre i due si
incamminavano verso Hogwarts, un raggio di sole faceva infine capolino dalle
nuvole grigie.
Hermione sospirò davanti alla porta chiusa. Accanto a lei,
Harry la fissava corrucciato.
“Com’è
possibile, Hermione?”
Lei
non rispose. Non sapeva ancora bene come dirglielo.
“Insomma,
è una grande opportunità... io non capisco...” il ragazzo le circondò le spalle
con un braccio, chinandosi a guardarla.
Le
guance rosse, gli occhi lucidi, Hermione abbassò lo sguardo.
“Non
me la sento. Ecco tutto.”
“Ma
Hermione!” Harry scosse la testa, frastornato. “Tu... Silente ti ha offerto la
possibilità di recuperare i tuoi ricordi, tutti... e tu rifiuti?!”
Ebbene
sì. Hermione tirò su col naso, aggrottando le sopracciglia.
“Se
solo tu mi lasciassi spiegare...”
“Ma
certo! Però tu ti limiti a fissare il pavimento senza parlare!”
“E’
difficile per me!”
“Anche
per me! E tu non fai altro che complicare le cose!”
“Ah,
io sto complicando le cose?”
“Sì,
tu!”
“Prova
un po’ a non fare la vittima, per una volta! Lo so che hai perso tutto, ma
adesso puoi recuperare la memoria e...”
“Non
ho perso tutto! Ho ancora... te.”
La
ragazza lasciò che due lacrime le scorressero lungo le guance.
“Non
cerchi di capire...” mormorò Hermione.”Io... io voglio riavere i miei ricordi,
ma ho paura che... insomma, non voglio che la mia mente sia ancora stravolta.”
Con
l’assassinio di Voldemort,
ricordò la ragazza, Silente ha trovato i suoi appunti nei quali c’era un
nuovo incantesimo, Fermun Sangues mi pare... meno male che non l’ha usato su
Harry... e ha anche trovato una magia che mi potrebbe ridare i ricordi. Ma
io...
“Il fatto è che” mormorò lei “Se la mia memoria riaffiorerà
cancellerà tutto ciò che ho vissuto finora, cioè questi pochi mesi. In
confronto a otto anni non sono nulla... ma anche tu sai che conta più la
qualità della quantità. Non voglio altri guai. Mi hai raccontato tutto e
proprio ieri ho sognato il nostro primo incontro...forse mi torneranno comunque
i ricordi, dopotutto. Ma la vera ragione...” la ragazza si costrinse a fissare
Harru negli occhi, “...è che...io non voglio dimenticare. In questi mesi io mi
sono innamorata di te.Può darsi che, riavendo la memoria in cui ero tua amica,
non ci riesca più. L’amore è una cosa difficile...non voglio rischiare. Mi
basti tu.”
Harry
l’abbracciò, paonazzo.
“Io
lo sapevo...”
Hermione
si scostò da lui. “cosa?”
“Sapevo
che avresti dimenticato...che ti saresti scordata di...beh, di noi. Però... ho
ritenuto più importante che tu avessi ricordato. Però ero comunque nervoso.
Scusa se sono stato brusco, ma la tua decisione mi ha confuso.”
Hermione
avvicinò il suo volto a quello di Harry. “Ti amo” mormorò “E non voglio
dimenticarlo.”
“Hermione..”
mormorò Harry “Non devi temere questo. Se..se il nostro è un amore vero, non c’è
nulla che un tocco di bacchetta magica possa cancellare.”
E,
a dimostrazione, la baciò.
Hermione
sorrise confusa, senza saper decidere, la testa appoggiata sulla sua fronte.
Harry aveva ragione. Era lui che la sorreggeva, che l’ amava davvero.
E
comunque fossero andate le cose, qualunque fosse stata la sua scelta, non
avrebbe mai smesso di farlo.
FINE?
Lo so, lo so cosa state pensando...
Torno tardi, con un capitolo corto e in più con un
interrogativo: Hermione recupererà i ricordi? Penso che ognuno di voi, a suo modo
di interpretare la storia, dia una risposta diversa, perciò lo lascio in
sospeso. Forse poi, se si accenderà la classica lampadina, farò un sequel.
Secondo voi ci starebbe bene?