E se Romeo e Giulietta fossero stati Divergenti?

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***
Capitolo 5: *** Cap 4 ***
Capitolo 6: *** Cap 5 ***
Capitolo 7: *** Cap 6 ***
Capitolo 8: *** Cap 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

 

 

- Tu non stavi pensando di andarci sul serio. –

La voce di Eric trasudava incredulità e un pizzico di panico, quasi sua moglie avesse appena pronunciato chissà quale frase assurda.

- Io non stavo pensando di andarci. – confermò Fiamma, per poi aggiungere subdolamente, - Io stavo affermando che stasera andremo da loro. –

Eric andò avanti con le sue rimostranze per una decina di minuti finchè, sconfitto ma ben deciso a non ammetterlo, si chiuse dietro la porta della loro camera da letto. Nonostante ciò si sentivano chiaramente i suoi borbottii su quel “diavolo di donna” che si era scelto e su quanto fosse assurdo che un “Capofazione fosse costretto a sottostare ai capricci di sua moglie”.

Eve sorrise, lanciando un’occhiata di sottecchi al fratello.

- Comincia a prepararti, questa sera siamo dagli Eaton. –

- Non mi pare che nostro padre abbia detto di sì. – considerò il gemello, inarcando un sopracciglio.

Aveva appena finito di parlare che la porta della stanza si aprì, mostrando un Eric appena cambiatosi con un’espressione decisamente arcigna sul volto.

- Preparatevi, siamo a cena dagli amici di vostra madre. – sputò, come se quello fosse l’insulto peggiore che potesse venirgli in mente.

- Che somma gioia. – esclamò, ironicamente, Gabriel mentre si alzava dal letto e apriva le ante dell’armadio.

Padre e figlio si scambiarono un’occhiata d’intesa, ma non aggiunsero altro.

Sembrava che solo il ramo femminile della loro famiglia trovasse i Prior – Eaton tollerabili.

- Mi chiedo ancora perché faccia sempre ciò che dice la mamma. – considerò poi, pensieroso, una volta che Eric se ne fu andato.

Eve gli rivolse uno sguardo che significava quanto lo ritenesse ingenuo o lento di comprendonio. O magari entrambe le cose.

- Non è ovvio? –

- Per niente. –

La ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare la scintillante massa di onde corvine.

- Papà sarà anche un Capofazione fuori casa, ma qui dentro è la mamma che comanda. Anche se lui odia prendere ordini detesta molto di più passare la notte sul divano e per giunta solo. – concluse, ammiccando maliziosamente.

Gabriel annuì. – Quello che non capisco però è perché io debba sorbirmi frigida Eaton e famiglia al completo. –

La sorella sbuffò, alzando gli occhi al cielo, esasperata. Ogni volta era la stessa storia e il fatto che suo fratello e una delle sue migliori amiche non potessero sopportarsi la mandava ai matti; erano gemelli, stare separati era difficile, ma stare nella stessa stanza con Gabriel e Kate era insostenibile.

- Puoi comportarti bene? Per favore, fallo per me. – lo pregò, sbattendo gli occhioni azzurri e fissandolo con il suo migliore sguardo da cucciola supplichevole. Era il genere d’espressione con cui riusciva a farsi accontentare sempre da lui e da suo padre; l’unica che non ci cascava era Fiamma che, parole sue, “aveva usato quel trucchetto con Eric ancora prima che l’idea di sposarlo fosse stata concepita dalla sua mente”.

- D’accordo, ma smettila di fare quella cosa con gli occhi. – sbottò.

Sorrise trionfante, scoccandogli un bacio sulla guancia e precipitandosi nella sua stanza. Quando ne riuscì, mezz’ora più tardi, indossava un vestito estivo che le metteva in risalto il fisico snello e la vita stretta.

Gabriel ed Eric la guardarono dall’alto in basso, pronti a trovare qualcosa da ridire sul suo abbigliamento, ma Fiamma ruppe gli indugi.

- Stai benissimo, tesoro. Non è vero? – aggiunse, riuscendo a far suonare una domanda innocua come quella in modo incredibilmente minaccioso.

- Certo che sta bene, ma non è un po’ troppo corto? –

- Alla sua età indossavo vestiti ben più corti, se ben ti ricordi. Magari potrei prestargliene qualcuno. – replicò, lanciandogli uno sguardo che sembrava essere un messaggio in codice perché Eric aveva sgranato gli occhi.

- Non starai parlando di quel vestito. –

- Precisamente. Avevamo più o meno la stessa taglia, dovrebbe andarle bene. – confermò, sorridendo serafica.

 - Non oseresti. –

Lo fissò con aria di sfida: - Tu dici? –

Poi si rivolse alla figlia: - Tesoro, nel mio armadio c’è un vestito che potresti indossare, visto che a tuo padre questo non piace. –

Eve osservava divertita il loro scambio di battute. Imparava molto guardando sua madre e suo padre che si stuzzicavano; a soli sedici anni sapeva esattamente come ottenere ciò che voleva.

- Su che ripiano lo trovo? – domandò, sorridendo angelicamente.

- D’accordo, adesso statemi a sentire, tutte e due. Nessuno indosserà quel vestito mai più, specialmente tu, signorina. –

Poi lanciò un’occhiataccia al figlio. – E tu non dici nulla? –

- Ehm … è proprio necessario che venga con voi? –

- Certo. Se io devo sorbirmi il Rigido, l’Idiota e il suo fratello minore incredibilmente simile, allora devi farlo anche tu. – decretò, assottigliando lo sguardo e tornando a essere Eric il Capofazione, quello a cui era impossibile dire di no. O meglio, a cui potevi dire di no, se proprio ci tenevi così tanto a farti staccare la testa a morsi.

- Bè, almeno ci ho provato. – borbottò, controvoglia, mentre seguiva il resto della famiglia verso l’uscita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Kate! Kate, stanno per arrivare. –

La voce di sua madre la raggiunse, oltrepassando il rumore della musica che alleggiava nella sua stanza.

Sospirò, spegnendo lo stereo portatile e soffermandosi davanti alle ante specchiate dell’armadio. Studiò il suo riflesso, storcendo leggermente il naso davanti a quei capelli lisci come spaghetti. Avrebbe dovuto farci qualcosa di particolare, qualcosa che facesse risultare il suo viso un po’ meno convenzionale. Forse avrebbe potuto provare ad arricciarli. Scacciò l’idea con una scrollata di spalle. Che senso aveva farsi bella per una cena con degli amici?

Gli unici che non considerava tali erano Gabriel e Cesar, ma si sarebbe fatta sparare su due piedi piuttosto che fantasticare romanticamente per uno di quei due.

Un lieve bussare la strappò dai suoi pensieri.

- Ho capito, mamma, adesso scendo. –

- Ma che brava bambina obbediente. –

La risata familiare di Rashel preannunciò l’apparizione dell’amica.

- Ah, Rash, sei tu. – sospirò, sollevata.

Spesso e volentieri sua madre diventava dispotica e dimenticava che dentro casa non c’era alcun bisogno che indossasse i suoi panni da Capofazione.

- Hai intenzione di scendere giù in quel modo? – domandò Rashel, scrutando dalla testa ai piedi il suo abbigliamento. Una semplice t shirt blu, jeans consumati e sneaker dello stesso colore della maglietta; i capelli le ricadevano sulle spalle fino ad arrivare a metà schiena e sul viso non c’era un filo di trucco.

- Pensavo di fare qualcosa ai capelli, ma non mi voglio mettere in tiro per quei due idioti. –

L’amica annuì, aprendosi in un sorriso malizioso che mise i denti bianchissimi in evidenza, creando un meraviglioso contrasto con la sua deliziosa carnagione caffè latte. – Sono due idioti carini, però. –

- Sono due idioti, punto. Rafael è carino, dolce e simpatico, e poi ha la tua stessa meravigliosa carnagione. –

Sospirò. Con una pelle come quella di Rashel non occorreva nemmeno il trucco, talmente era priva d’imperfezioni.

- Sono contenta che apprezzi la mia negritudine, Kate, ma non è che stai per confessarmi di avere una cotta per mio cugino. Vero? – domandò, fissandola con uno sguardo strano.

Rafael era davvero carino, con quegli occhi nocciola screziati di verde e i capelli neri e lucidi come le ali di un corvo. Però era il suo migliore amico e non avrebbe mai potuto pensare a lui in quel senso.

- Santo cielo, no! Sarebbe troppo strano. –

- Meglio così. – replicò ambiguamente, per poi sistemarsi alle sue spalle e cominciare a lavorare le ciocche bionde.

- Che stai facendo? –

- Ti do una sistemata, non vorrai mica che a Eve prenda un infarto vedendoti in queste condizioni, no? –

No, ma non le sarebbe dispiaciuto affatto se l’attacco di cuore fosse venuto al suo gemello.

Sentì le labbra stendersi in un ghigno malefico al solo pensiero.

- Smettila. –

- Di fare cosa? –

- Di pensare a qualsiasi cosa tu stia pensando e, soprattutto, di ghignare in quel modo. Mi sembri Eric, fai paura. –

Il commento le cancellò il ghigno dalle labbra. Okay il desiderare la morte di Gabriel, ma lei non era poi così spietata.

- Ragazze, sono arrivati! –

Questa volta la voce era quella di Nicole, la madre di Rashel, che raggiunse le loro orecchie.

- Promettimi una cosa, Kate, prima che scendiamo. –

La ragazza inarcò un sopracciglio, perplessa, mentre studiava con attenzione il modo in cui la treccia laterale in cui Rashel le aveva raccolto i capelli le incorniciava il volto. Con il viso scoperto in quel modo sembrava che avesse gli zigomi più alti, anche se non erano neanche lontanamente scolpiti come quelli di Eve, e la cosa le piaceva.

- Cosa? –

- Che non ucciderai nessuno durante la cena. – replicò.

- Lo prometto. – disse solennemente, per poi rovinare tutto aggiungendo: - Va bene se uccido Gabriel subito dopo il dolce? –

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come anticipato nell’introduzione, questa long non è uno spoiler dei fatti narrati nell’altra mia long, poiché quella si attiene alla storia dei libri mentre questa è un semplice what if. Spero che l’ambientazione in cui ha luogo sia chiara (praticamente dopo i fatti di Divergent il Dipartimento ha utilizzato il siero dei Pacifici per cancellare la memoria a tutti gli abitanti delle Fazioni e quindi nessuno ha memoria dei Divergenti o dei piani di sterminio degli Eruditi. Perciò i nostri personaggi hanno vissuto la loro vita in santa pace, senza morti e catastrofi simili, e sono felicemente sposati e genitori). Infine, il vestito di cui si parla è quello che Fiamma indossa nella long “Be dauntless is a tough job but someone ha sto do it” durante la festa organizzata da Zeke. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito. Aspetto il vostro parere tramite recensione. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

Riunire nella stessa stanza Gabriel e Kate poteva rivelarsi un’esperienza in grado di far sembrare la seconda guerra mondiale una semplice scaramuccia tra bambini. Quella volta, però, i due ragazzi ostentavano un’indifferenza palese e, quando proprio non potevano fare altrimenti, si rivolgevano brevi frasi condite di una formalità e una cordialità chiaramente finta.

- Non sembrano neanche loro due. – commentò Rafael, mentre nello stesso momento Cesar lanciava un’occhiata incredula a Gabriel, che aveva appena chiesto a Kate di “passargli la salsiera, se non le era di troppo disturbo”.

- Secondo me sono stati ricattati da quelle due. – replicò il figlio di Peter, lanciando un’occhiata significativa in direzione di Eve e Rashel che sembravano incredibilmente divertite dalla situazione.

- È l’unica spiegazione possibile. – convenne, prima di scuotere la testa e ricordarsi con chi stava parlando.

Quasi gli avesse letto nel pensiero, Cesar emise un verso disgustato ed esclamò: - Si può sapere perché mi sono messo a parlare con te? –

Poi assestò una gomitata all’amico, venendo fulminato da un’occhiataccia.

- Che c’è? – sibilò Gabriel, mettendo giù il coltello.

Forse, se non avesse maneggiato arnesi affilati e potenzialmente mortali, sarebbe riuscito a trattenere l’impulso di trasformare quella cena nella scena di un omicidio particolarmente cruento. L’idea della frigida in preda agli ultimi momenti di vita gli passò fugacemente nella mente. Sì, non sarebbe stato poi così male.

Certo, sua madre dopo lo avrebbe disintegrato, ma ne sarebbe valsa la pena.

- Calcolami. Stavo quasi cominciando una conversazione con Pedrad. – replicò.

Sì, se Cesar cominciava a parlare con Rafael doveva proprio essersi ridotto in condizioni pietose.

- Non riesci proprio a mangiare in silenzio, eh? –

- Perché adesso ti metti a fare domande stupide? Mi conosci, sai che io non riesco neanche a dormire in silenzio. –

Già. Doveva essere stato proprio una persona orribile nella sua vita precedente se il destino gli aveva assegnato un migliore amico logorroico. Cesar riusciva a parlare per ore anche del nulla.

- Bè, sforzati di riuscirci, perché in questo momento sono troppo concentrato nell’evitare una strage. – ribattè, rivolgendo un sorriso tutto denti alla gemella che lo fissava come se la sua atroce sofferenza fosse la cosa più buffa che avesse mai visto in tutta la sua vita.

- Oh, andiamo, Kate non è poi così … - cominciò, ma l’occhiata assassina che gli rivolse lo spinse a tacere.

- Non stavi per dire che non è poi  così male, vero? –

- Assolutamente no. È tremenda, insopportabile, e tu hai tutte le ragioni del mondo. – lo assecondò.

- Bene, mi fa piacere che la pensiamo allo stesso modo. –

Cesar non ribattè. Improvvisamente l’idea di rimanere in silenzio non gli sembrava più così malvagia.  

Eve non si era lasciata sfuggire nemmeno una parola del dibattito in corso, ma per il resto era stranamente silenziosa e fu proprio questo ad attirare l’attenzione di Kate e Rashel.

- Si può sapere che ti succede? – le chiese Kate, osservandola con la fronte corrugata alla ricerca di qualche segno che tradisse un eventuale malore.

- Stavo pensando … - replicò, vaga.

- A cosa? –

Un sorrisetto furbo le increspò le labbra. – È un segreto. –

- E questo segreto com’è? – intervenne Rashel, con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Bello come il Sole. –

Kate e Rashel si scambiarono un’occhiata complice, il segnale che l’interrogatorio sarebbe cominciato all’istante e sarebbe andato avanti finchè la ragazza non avesse confessato il nome di colui che aveva attirato la sua attenzione.

- È di un’altra fazione? –

Scosse la testa.

- E farà la Scelta con noi? –

La domanda di Kate raggelò la loro allegria per un attimo. La mattina seguente avrebbero affrontato il test attitudinale e la paura del risultato attanagliava i loro cuori in una morsa dolorosa. Cosa sarebbe accaduto se la Fazione più adatta al loro temperamento fosse stata un’altra? Ciò avrebbe significato dire addio alla famiglia, agli amici, cominciare da un’altra parte sapendo che tutti i legami costruiti in quei sedici anni sarebbero stati recisi come rami secchi.

Tuttavia, come sempre, fu il tono malandrino di Eve a spezzare la tensione.

- No, non farà la Scelta. È più grande di noi. –

La rivelazione scatenò un mormorio eccitato. Gli unici adulti con cui avevano a che fare erano Intrepidi e tra di loro si conoscevano almeno di vista quasi tutti. Ciò significava che dovevano averlo visto almeno di sfuggita.

- Aspetta, non sarà mio padre … o mio zio, vero? – domandò d’un tratto Rashel.

- O il mio. – aggiunse Kate, sgranando gli occhioni azzurri e fissandola con trepidante attesa.

Eve scoppiò a ridere, scuotendo la testa come se quelle fossero le assurdità più grosse che avesse mai sentito in tutta la vita.

- È ovvio che non si tratta di nessuno di loro … e nemmeno di Peter, prima che proviate anche solo a pensare di proporlo. – aggiunse in fretta.

- Allora ho finito le idee. – sospirò Rashel, lasciandosi ricadere contro lo schienale, sconfitta.

Kate annuì. – Anche io. –

- Meglio così, siete troppo giovani e innocenti per sentire certe cose. –

- Guarda che sei più vecchia solo di un paio di mesi. – le fece notare Kate.

Eve scrollò le spalle, in un movimento fluido ed elegante che le riusciva ogni volta perfettamente naturale.

- Sarà anche vero, ma non sono certo innocente come voi due. –

Su questo non trovarono nulla da obiettare.

Dall’altra parte del tavolo, intanto, le donne chiacchieravano allegramente tra di loro mentre tra gli uomini serpeggiava un certo imbarazzo. Peter ed Eric, in particolare, si limitavano a scambiare poche parole l’uno con l’altro, evitando accuratamente di rivolgere la parola agli altri tre quando non era strettamente necessario.

Eric aveva infatti scoperto che quando riusciva a mordersi la lingua e non sparare battute al vetriolo sul Rigido o  l’Idiota le cose miglioravano sensibilmente e poteva evitarsi le ulteriori discussioni con Fiamma. Fu proprio su quest’ultima che soffermò lo sguardo, registrando come il vestito le accarezzasse le curve. Sembravano passati secoli da quando si erano incontrati eppure guardarla gli suscitava sempre le stesse sensazioni. Ammirazione, rispetto, stima, un istinto di protezione che non aveva creduto di possedere finchè non l’aveva incontrata e che si era riversato anche sui loro figli.

 E desiderio.  Soprattutto desiderio, proprio come in quel momento.

Il pensiero delle sue mani che percorrevano ogni centimetro di quella pelle alabastrina, che ormai conosceva alla perfezione proprio come se si fosse trattato del suo stesso corpo, gli fece ribollire il sangue nelle vene.

Le accarezzò una coscia sotto al tavolo, trattenendosi a fatica dal ghignare compiaciuto quando la vide trattenere il respiro per un attimo. Si chinò su di lei, sussurrandole all’orecchio: - Perché non ce ne torniamo a casa? –

Gli rivolse un’occhiata contrariata, ma il movimento delle sue dita che le accarezzavano la pelle al di sotto dell’abito le impedì di formulare una risposta categoricamente negativa.

- Allora? – insistè, risalendo verso l’alto.

Gli sembrava quasi di poter vedere i denti che mordicchiavano la parete interna della guancia nella speranza di riuscire a riprendere il controllo. Speranza vana, dal momento che non aveva fatto i conti con lui.

Le accarezzò lascivamente l’interno coscia, sentendola fremere sotto il suo tocco.

- Che tu sia dannato, Eric Murter. Andiamo a casa. – gli sibilò nell’orecchio.

Sorrise, soddisfatto, salutando tutti i presenti con un cenno del capo e rivolgendosi al figlio. Gabriel era un ragazzo sveglio, incredibilmente simile a lui sotto tutti i punti di vista, perciò bastò la sua occhiata per fargli capire che per quella sera non erano tollerate interferenze di alcun tipo.

- A meno che non si tratti di qualcosa di grave, e con grave intendo dire che tu o tua sorella siete in procinto di morire, non voglio essere disturbato. – gli comunicò sottovoce, raggiungendolo.

Gabriel annuì. – Entriamo dalla porta sul retro. –

- Bravo ragazzo. –

Raggiunse Fiamma mentre si scusava con i padroni di casa, salutandoli e adducendo come pretesto un fastidioso mal di testa e la necessità di sdraiarsi al più presto. Quattro e Tris annuirono, comprensivi, troppo Rigidi per cogliere la malizia di quella situazione, ma Nicole sorrise come chi sapeva perfettamente come intendessero curare quel “mal di testa”.

  

 

 

 

 

 

 

 

 


*

 

 

 

 

 

 

Due ore più tardi, sotto le coperte con Fiamma che si era accoccolata sul petto muscoloso di Eric, erano avvolti dal silenzio della notte e si limitavano a fissarsi negli occhi.

- Sono un po’ preoccupata. – ammise d’un tratto, interrompendo quel momento di perfetta beatitudine.

- Perché dovresti esserlo? Sono Intrepidi dalla testa fino alla punta dei piedi, il risultato è scontato. – replicò Eric, trattenendo uno sbadiglio.

- E se volessero fare un’altra scelta, se il posto giusto per loro fosse un altro? –

Scosse risolutamente la testa. – Ti preoccupi troppo, non accadrà. Piuttosto, sai chi sono stati scelti come istruttori per gli interni? –

- Da come lo hai detto non deve trattarsi di niente di buono. – osservò Fiamma.

- Patrice … e Reaper. – aggiunse, sputando fuori il nome con disgusto.

Patrice era una ragazza di appena diciotto anni, nata e cresciuta nella Fazione, conosciuta da tutti per un semplice motivo: era la figlia di Max. Era in gamba, su questo non si discuteva, ma bisognava vedere se avrebbe avuto la stoffa e la tempra necessaria ad addestrare dei ragazzi così poco più giovani di lei.

Quanto a Reaper. Bè, nessuno dubitava del suo valore come Intrepido, ma Eric non avrebbe chiesto di meglio che farlo a pezzi a mani nude. Malgrado fossero passati diciotto anni, continuava a vedere nel collega Capofazione il suo peggior nemico. Era qualcuno in grado di far passare in secondo piano persino la sua antipatia istintiva per il Rigido e quello era tutto dire.

- Reaper? – chiese, sorpresa.

Ancora adesso avvertiva un fastidio e una punta irrazionale di gelosia quando la sentiva pronunciare il suo nome.

- Già, ma ho già messo in chiaro che se darà problemi a Gabriel ed Eve poi sarò io a dargli problemi. E non so quanto la cosa gli convenga. – ribattè, soffiando minaccioso.

Fiamma rise, scoccandogli un bacio a fior di labbra: – Il mio Capofazione iperprotettivo. –

- Già, ma che non si sappia in giro. –

- Assolutamente. – promise, baciandolo nuovamente.

Quando le mani di Eric le afferrarono i fianchi, facendola aderire il più possibile al suo corpo, rise nuovamente.

- Ancora? Sei avido stasera. –

- Di te? Sempre. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Eve scivolò giù dal suo letto, stringendosi nella vestaglia e dirigendosi verso la stanza del gemello. Non riusciva a dormire, non con quell’ansia che l’attanagliava. Aprì la porta, stando attenta a fare meno rumore possibile, e sbirciò all’interno. Strinse gli occhi, cercando di mettere a fuoco la sagoma nel buio più completo che la circondava.

- Gabe? Gabe, sei sveglio? –

Un paio d’occhi grigi incontrarono i suoi azzurri, in un guizzo metallico che fu l’unica cosa ben visibile nell’oscurità.

- Eve, che c’è? –

Avanzò a tentoni, sedendosi sul bordo del letto.

- Non riesco a dormire, sono troppo agitata. – ammise, prima di lanciare un’occhiata timida allo spazio libero sul materasso.

Erano passati anni dall’ultima volta che si era rifugiata nel suo letto alla ricerca di protezione. Però Gabriel era il suo fratellone e non l’avrebbe mai presa in giro, neanche se ormai aveva sedici anni e ciò che tanto la preoccupava era uno stupido test.

- Vuoi dormire qui? – chiese, spostandosi di lato e sollevando le coperte per permetterle di accoccolarsi contro di lui.

Annuì, sistemandosi meglio che poteva.

Rimasero in silenzio per un po’ finchè Eve non riprese la parola.

- Tu non sei preoccupato per niente? –

- Certo che no. – affermò, risoluto.

Qualcuno magari avrebbe anche potuto credere alle sue parole, ma non lei. No, lo conosceva troppo bene per lasciarsi ingannare dai suoi modi da duro.

- Bugiardo, sei agitato almeno quanto me. –

Scoppiò a ridere, colto in fallo.

- Okay, sono agitato, ma neanche lontanamente quanto lo sei tu. –

- Come pensi che sarà? – chiese poi.

Gabriel sbuffò. – Non ce la fai proprio a chiudere gli occhi e dormire? –

- Giuro che è l’ultima domanda. – promise.

- Non ne ho idea, Eve. Non so cosa aspettarmi, ma non sarà nulla di troppo orribile. – assicurò.

- Ne sei sicuro? –

Le rivolse un’occhiata a metà tra il rimprovero e il divertimento.

- Ma non doveva essere l’ultima domanda? –

Eve rispose con una linguaccia e uno sfarfallio di ciglia. – Ho mentito. Questa è l’ultima. –

- Sì, ne sono sicuro. E adesso chiudi la bocca e dormi! – ordinò.

Questa volta gli diede retta, certa che se avesse continuato a parlare l’avrebbe con ogni probabilità frullata fuori dalla finestra. Sarebbe stato anche un buon piano, un ottimo modo per inscenare un suicidio da stress pre test.

Chiuse gli occhi, cercando la mano del fratello. Gabriel gliela strinse, intrecciando le dita alle sue.

Si rilassò. Qualsiasi cosa fosse, l’avrebbero affrontata insieme. Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che così tante persone hanno apprezzato la mia idea e ci tengo a ringraziarle tutte quante :) Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e nel prossimo, finalmente, si entrerà nel vivo della storia. Per il momento, qual è il personaggio della nuova generazione che preferite?

A) Gabriel

B) Eve

C) Kate

D) Rashel

E) Rafael

F) Cesar

 

Vi lascio qui sotto anche il nome dei prestavolto che ho scelto per rappresentarli.

Gabriel è Gaspard Ulliel (con il look che sfoggia nella pubblicità di Bleu de Chanel);

Eve è Marie Avgeropoulos;

Kate è Laura Vandervoort;

Rafael è Taylor Lautner;

Rashel è Bianca Lawson;

Cesar è Mitch Hewer.

 

 

Ora non mi resta che rimandarvi al prossimo aggiornamento.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 3
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

 

- Eve, vuoi sbrigarti? –

Gabriel camminava avanti e indietro per il salotto come una pantera in gabbia. Il perché sua sorella dovesse metterci sempre tutto quel tempo a prepararsi era qualcosa che andava oltre la sua comprensione.

- Metterle fretta è inutile, ci metterà comunque una vita. – profetizzò Eric, avvicinandoglisi e porgendogli una tazza di caffè. Lo scrutò dalla testa ai piedi, quasi fosse alla ricerca di qualche segnale di chissà cosa.

- Nervoso? –

Scosse la testa, sorseggiando la bevanda bollente.

- Bene, perché non hai motivo di esserlo. – decretò, asciutto.

- Lo spero. – borbottò tra i denti, troppo piano perché suo padre potesse sentirlo.

Se solo avesse saputo perché era così nervoso forse le sue parole sarebbero state diverse. Sapeva di essere il suo preferito; Eve poteva essere quella coccolata, viziata e iper protetta, ma era da lui che suo padre si aspettava il massimo. Si rivedeva troppo in lui per anche solo prendere in considerazione l’idea che potesse fallire.

- Eric, dimmi che non gli stai mettendo pressione già da adesso. – sospirò Fiamma, scendendo le scale seguita a ruota dalla figlia.

Vedendole vicine non si aveva alcun dubbio su chi avesse ripreso dal lato materno.

- Non gli sto mettendo pressione. –

Inarcò un sopracciglio, beffarda: - Ah, no? –

- Lo sto incoraggiando. –

Fiamma alzò gli occhi al cielo, a metà tra il divertito e l’esasperato. Conosceva abbastanza bene gli “incoraggiamenti” di Eric da sapere che in qualsiasi altro posto sarebbero stati etichettati come “torture psicologiche”.

- Qualsiasi cosa ti abbia detto, Gabriel, dimenticala. –

Il ragazzo abbozzò un sorriso divertito proprio mentre Eric apriva la bocca indignato.

- Donna, mi stai sminuendo. –

- Chiamami un’altra volta donna e farò ben peggio che sminuirti. – minacciò.

Per un attimo gli sembrò di essere tornato ai giorni della sua Iniziazione e dei loro battibecchi continui. Chissà se anche Gabriel avrebbe trovato un’Intrepida in grado di rimetterlo al suo posto. In quanto a Eve … Bè, che non provasse neanche a pensare di trovare un ragazzo; era ancora troppo giovane e gli adolescenti a quell’età erano dei completi idioti. Se lo ricordava bene, perché anche lui lo era stato per un periodo, e decisamente non erano il tipo di persona che andava bene per la sua principessa.

- Bè, noi dobbiamo andare. – ruppe il silenzio Eve, abbracciando la madre per poi buttare le braccia intorno al collo del padre e stampargli un bacio sulla guancia. Sorrise nel vederlo arrossire lievemente.

Gabriel annuì, seguendola fuori di casa e in direzione del treno.

Sul binario trovarono Kate in compagnia dei genitori, che tenevano per mano il fratellino Rob, intenti nelle ultime rassicurazioni. Gli sguardi di Gabriel e della ragazza si incrociarono per un attimo finchè le loro espressioni mutarono in un cipiglio disgustato e si affrettarono a distogliere lo sguardo.

- Non riuscite proprio a sopportarvi, eh? – rise Tris.

- Meglio così. Quel ragazzo è troppo Eric; certe volte mi sembra di rivederlo alla sua età, è inquietante. – ribattè Tobias.

- È un pallone gonfiato, non lo sopporto, e neppure il suo bell’aspetto migliora la situazione. – confermò Kate, sorridendo davanti all’espressione sollevata del padre. Durò poco, però, perché Tobias sbiancò all’istante.

-  Tu pensi che sia di bell’aspetto? –

Si morse la lingua, rimproverandosi mentalmente per essersi lasciata sfuggire quel commento. Okay, era un bel ragazzo, ma c’era proprio bisogno di dirlo davanti a suo padre? Sì, se voleva fargli prendere un infarto prima del tempo.

- Sì, ma te l’ho detto, è talmente insopportabile che non lo guarderei neanche se fosse l’ultimo essere maschile sul globo. –

Tris trattenne l’ennesima risata. Un tempo anche lei aveva pensato lo stesso di Quattro, prima di imparare a conoscerlo e scoprire che quella era tutta una facciata sapientemente costruita.

- Perfetto. Cerca di ricordartelo, okay? – borbottò Tobias.

Kate annuì, indicando con un cenno del capo Rashel e Rafael che arrivavano proprio in quel momento.

- Devo andare. – decretò.

- Certo. Andrà tutto bene. – mormorò Tris, scompigliandole affettuosamente i capelli.

Sospirò, per poi correre verso i suoi amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo addetto allo svolgimento del test attitudinale era un Intrepido che avevano visto spesso in giro per la Fazione. Non era mai stato un Capo, ma godeva di un certo rispetto e anni prima era stato uno degli Istruttori dei suoi genitori. Aveva capelli biondi e occhi di un blu assoluto e, malgrado fosse ormai più vicino alla quarantina che alla trentina, conservava una traccia consistente della bellezza che doveva aver avuto durante gli anni dell’adolescenza.

Scorse l’elenco che aveva tra le mani, sgranando leggermente gli occhi quando si soffermò sul cognome della ragazza che avrebbe dovuto esaminare.

- Eve Murter. –

La ragazza si alzò in piedi, rivolgendo un’ultima occhiata al fratello che era stato chiamato nella porta accanto e incamminandosi verso la porta a testa alta.

C’era qualcosa di Eric in lei, forse la risolutezza nello sguardo, ma tutto il resto era di Fiamma.

- Accomodati lì, Eve. Io sono Bas … - venne interrotto dalla voce della ragazza.

- Lo so, tu e mia madre siete diventati amici durante la sua iniziazione. –

Era interessante il fatto che non avesse minimamente accennato a Eric, come se sapesse perfettamente che tra loro non scorresse esattamente buon sangue. Era certo, però, che non fosse a conoscenza del perché.  

- Bevi questo e rilassati, non è nulla di allarmante. – la rassicurò, sistemandosi dietro al monitor.

Obbedì, vuotandolo d’un sorso e arricciando le labbra per il disgusto. Poi, in appena un battito di ciglia, si ritrovò nel buio più completo.

Strinse gli occhi, mettendo a fuoco, e si ritrovò nella stessa stanza di prima. Questa volta, però era da sola. C’erano due piatti davanti a lei, uno con una fetta di carne e uno con un coltello.

“Scegli.”

D’istinto afferrò l’arma, ricordando le parole di suo padre: “Una buona lama può tirarti fuori dai guai nella maggior parte delle situazioni.”

Nel momento stesso in cui ebbe fatto la sua scelta l’altro piatto sparì e al suo posto comparve un cane ringhiante. Rabbrividì, muovendosi indietro finchè non avvertì lo specchio contro di sé. Aveva sempre avuto una fobia per i cani, da quando era stata morsa da piccola, e il coltello sembrava davvero la scelta migliore che avesse potuto fare.

Quando l’animale scattò verso di lei, pronto a morderla, sferrò un fendente preciso e conficcò il coltello nel torace del cane fino all’impugnatura.

- Alzati. –

La voce di Bas la spinse a riaprire gli occhi.

- È già finito? – chiese, sorpresa.

- Il test si sviluppa a seconda delle decisioni che prendi. Chi uccide con tanta facilità non può trovare il suo posto che negli Intrepidi. –

Inarcò un sopracciglio, piccata. – Stai insinuando che sono un’assassina? –

Bas scosse la testa, alzando le mani in segno di resa: - Ehy, anche io sono tra gli Intrepidi, no? Siamo tutti dei potenziali assassini qui dentro. –

Ci mise un paio di secondi per registrare il senso di quella frase.

- Quindi il test ha confermato che sono un’Intrepida? –

- Bingo, principessa! –

Non avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia né i suoi amici. Poteva continuare a vivere la sua vita. Sentì le labbra stirarsi in un sorriso gioioso.

Mi chiamo Eve Murter e sono un’Intrepida.

 

 

 

Una stanza più in là, sotto l’attenta analisi di una ragazza dai ricci biondi e la tenuta degli Abneganti, Gabriel venne fatto accomodare sul lettino.

- Devi bere questo, è il liquido con la simulazione del test. – gli spiegò, sorridendo più del necessario.

Sapeva perfettamente dell’effetto che faceva sulle ragazze, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Afferrò il bicchiere, lo annusò con circospezione e lo bevve lentamente.

Si trovò davanti a due piatti, uno con la carne e uno con un coltello. Prese l’arma all’istante e si guardò intorno con circospezione. Contro chi avrebbe dovuto usarlo?

Quando il cane ringhiante si fece avanti, perse un po’ della sua determinazione. Uccidere un animale, una creatura che non aveva fatto nulla che meritasse la morte? Era escluso.

S’inginocchiò in modo che i suoi occhi e quelli del cane fossero alla stessa altezza e lo fulminò con il suo sguardo più minaccioso. Sapeva che i cani si sottomettevano davanti a qualcuno più forte di loro e non gli restava che far capire all’animale che era lui il maschio dominante. Il cane gli girò intorno un paio di volte, annusandolo, poi si accucciò con un guaito e gli mostrò la gola in segno di sottomissione.

“Cucciolo, bel cucciolotto.”

Una bambina stava richiamando il cane che nel giro di un istante era tornato a ringhiare famelico. Si lanciò contro la piccola a denti scoperti.

Gabriel valutò le possibilità di raggiungerlo prima che l’aggredisse. Non era abbastanza veloce per farcela.

Soppesò il coltello tra le mani. Non era bilanciato e in condizioni normali lanciare con uno di quelli sarebbe stato molto stupido, ma in mancanza di meglio non gli restava che accontentarsi. Socchiuse un occhio, prendendo la mira, e lanciò. Il cupo tonfo della lama che penetrava la carne venne accompagnato dall’uggiolio della bestia, che si accasciò a terra priva di vita.

Riaprì gli occhi, trovando l’Abnegante che lo fissava mordicchiandosi il labbro con aria preoccupata.

- Allora? –

- Intrepido. –

Annuì, soddisfatto. In fin dei conti aveva sempre saputo di essere destinato alla sua Fazione.

- Ed Erudito. – concluse la ragazza.

Il sorriso scomparve dal suo volto.

Due risultati?

- E questo che accidenti dovrebbe significare? – esclamò.

La ragazza scosse i ricci biondi, desolata. – Non ne ho idea. Verrai segnato come Intrepido; sei il figlio di un Capofazione, è ciò che si aspettano tutti. –

- E, Gabriel, non una parola su questa anomalia. – lo pregò.

- Quale anomalia? – replicò, impassibile, mentre gli occhi grigi erano tornati freddi come al solito.

 

 

 

 

 

Kate, immersa nella simulazione, si ritrovò a fronteggiare uno sconosciuto dall’aria minacciosa.

“Allora, lo conosci?”

Prima il cane e la bambina, adesso quello.

“No, non lo conosco.”

L’uomo se li avvicinò maggiormente, mettendole la foto sotto gli occhi.

“Ne sei sicura?”

“Assolutamente.”

La simulazione s’interruppe. Con l’ultima parte era certa di poter escludere i Candidi, così come il resto del test aveva fatto capire chiaramente che non poteva essere una Pacifica. Non che lo avesse mai ritenuto possibile, del resto.

Tori, seduta dietro allo schermo, si portò una mano tra i capelli.

- Kate … il test è inconcludente. –

- Che significa? –

Era possibile che lei non fosse adatta a nessuna Fazione? Il suo destino era quello di diventare un’Esclusa?

- Il test ha dato due risultati: Intrepidi e Abneganti. – spiegò.

- Quindi sta a me scegliere? – chiese, perplessa.

A questo non aveva neanche pensato. Solitamente ci si limitava a scegliere la Fazione indicata dal test, certi che quella fosse la scelta più saggia; l’idea di poter scegliere non gli era mai sembrata un’opzione valida. Non fino a quel momento, per lo meno.

- Sta a te scegliere, ma è importante che nessuno conosca il tuo risultato. Sul computer ho inserito che sei un’Intrepida, ma alla Scelta la decisione sarà solo tua. –

Annuì, lasciandosi condurre verso l’uscita sul retro.

- Riflettici bene, Kate, perché non potrai tornare indietro. –

 

 

 

- Intrepido. –

Cesar sorrise, soddisfatto, ben sapendo che non sarebbe stato solo ad affrontare l’iniziazione. Troppo egoista per gli Abneganti, decisamente non era il tipo pace e amore dei Pacifici, l’intelligenza che possedeva non era proprio sopra la media né tantomeno era provvisto della sincerità disarmante dei Candidi.

La Fazione era in cui era cresciuto era il solo posto per lui, lo aveva sempre saputo, proprio come suo padre aveva lasciato i Candidi per unirsi agli Intrepidi. Ce lo avevano nel sangue, era qualcosa che gli altri vedevano come una scintilla di “spietatezza” ma che lui preferiva definire “determinazione nel perseguire i propri interessi”.

 

 

 

- Candido. –

La parola rimbombava nelle orecchie di Rafael. Avrebbe dovuto lasciare tutto ciò che aveva costituito la sua esistenza per sedici anni?

- Puoi anche non scegliere la Fazione che ti viene indicata. – gli fece notare la donna, scrutandolo con l’aria di chi sapeva perfettamente cosa gli stesse passando per la testa.

Ecco la sincerità disarmante dei Candidi, persino mentre parlavano con qualcuno che avrebbe potuto infoltire le loro schiere d’iniziati.

- Lo so. – mormorò, uscendo dalla stanza.

La domanda che lo tormentava era un’altra: lui voleva ignorare il risultato del test?

 

 

 

 

Rashel uscì dalla stanza sorridendo. Intrepida, proprio come aveva sempre sperato. L’unica cosa che la turbava adesso era il risultato di Rafael.

Ripensando agli occhi castano verdi del cugino avvertì una stretta al cuore. Sarebbe stata in grado di lasciarlo andare se avesse fatto una scelta diversa dalla sua? Teneva abbastanza a lui da volere ciò che sarebbe stato meglio per lui, ma allo stesso tempo era abbastanza egoista da pensare che solo l’averlo vicino le avrebbe impedito di morire dal dolore che le avrebbe causato una separazione.

Lei e Rafael erano cresciuti insieme, quasi come fratelli, ma il sentimento che in quegli anni aveva sentito crescere dentro di sé andava ben oltre il semplice amore fraterno e non voleva rinunciare a lui … a quello che un giorno sarebbe potuto diventare un loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Allora, che ne pensate? Sorpresi dai risultati oppure ve lo aspettavate? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo, con la Scelta.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 4
*** Cap 3 ***


Cap 3

 

 

 

 

 

 

 

Eruditi? Intrepidi?

Gabriel si era rigirato nel suo letto per tutta la notte alla ricerca di una risposta. Quando sua madre bussò alla porta per svegliarlo scattò giù dal letto come una molla, soffermandosi davanti allo specchio del bagno. Provò ad immaginarsi con indosso un paio di pantaloni beige e un blazer blu, con quei ridicoli occhiali poggiati sul naso.

Storse le labbra, disgustato. Al diavolo il test, lui non ci si vedeva proprio tra quei genietti fissati con la tecnologia, le ultime innovazioni e gli esperimenti. In effetti non sapeva neanche cosa avesse visto il test in lui per indicare una predisposizione agli Eruditi.

Indossò la tenuta nera degli Intrepidi, accarezzando per un attimo i tatuaggi sugli avambracci, identici a quelli di suo padre. Sì, così andava decisamente meglio.

Scese le scale, trovando il resto della famiglia seduta attorno al tavolo. Prese posto tra suo padre e sua sorella, scoccando un’occhiata in tralice a quest’ultima. Eve sorseggiava il suo succo d’arancia e appariva infinitamente più tranquilla del giorno precedente. Ne dedusse che non dovevano esserci stati intoppi con il test e un po’ della tensione che l’aveva attanagliato lo abbandonò.

Non erano mai stati una di quelle famiglie che consumavano i pasti in silenzio, ma sembrava che quella mattina fossero tutti troppo ansiosi per intraprendere un qualsiasi discorso.

- Verrete anche voi alla Scelta? – domandò, rompendo il silenzio che li avvolgeva.

- Ovviamente. – replicò Fiamma, guardandolo come se fosse completamente impazzito, - Pensavi forse che ci saremo persi un momento così importante? –

- Credevo che papà dovesse accogliere gli iniziati. –

Erano anni che Eric si occupava del delicato momento che costituiva il primo incontro con gli iniziati; non certo perché fosse particolarmente pacato o chissà che, quanto perché rimaneva uno dei Capofazione più giovani e uno dei pochi che si offriva di supervisionare agli allenamenti.

- Quest’anno se ne occuperà Max, almeno per il primo incontro. – replicò il diretto interessato.

Max era il “capo” dei Capofazione e a Gabriel riusciva incredibilmente strano credere al fatto che si fosse spontaneamente proposto per quel compito. C’era da dire, però, che non erano in molti coloro che si opponevano apertamente a Eric e ai suoi modi “garbati e gentili”.

- A proposito, sbrigatevi a finire di mangiare, manca poco. –

Annuì, facendo sparire la sua porzione di toast e bacon croccante mentre sua sorella finiva la fetta di torta al cioccolato che aveva nel piatto. All’interno della Fazione quello veniva considerato il piatto migliore che esistesse, ma lui faticava a capire cosa ci trovassero; per i suoi gusti era troppo dolce, stucchevole, e tutto quel cioccolato riusciva solo a causargli un attacco di nausea.

Ultimato il pasto, corsero lungo i binari, saltando appena in tempo dentro all’ultimo vagone del treno.

Addossato alla parete, Gabriel studiò gli iniziati che lo circondavano. La maggior parte di loro si sforzava di ostentare un’aria sicura di sé, qualcun altro si tormentava le mani con aria nervosa. Tra questi, notò con stupore, c’era Rafael Pedrad.

Si chiese distrattamente se anche il risultato del suo test si fosse rivelato anomalo. O forse non era un Intrepido. Entrambi i suoi genitori erano Intrepidi per nascita, era possibile che lui fosse diverso? Dopo l’esito del suo test nulla lo sorprendeva più.

Lo stridio dei freni che rallentavano un po’ la corsa lungo i binari gli annunciò che dovevano essere giunti a destinazione. Si affiancò a suo padre, saltando insieme a lui e atterrando in piedi, leggermente sbilanciato in avanti. Sua madre ed Eve atterrarono un paio di secondi dopo di loro, una in perfetto equilibrio e l’altra barcollando.

Raggiunsero la sala principale in silenzio, accompagnati solo da qualche mormorio di saluto rivolto in direzione di Eric. Vide sua madre sorridere all’indirizzo di un uomo con indosso i colori dei Candidi e, per qualche strano motivo, suo padre non fece una piega.

- Kyran, come stai? –

Si strinsero a vicenda con un trasporto che imbarazzò non poco Gabriel. Una vecchia fiamma, forse? No, dubitava che in quel caso suo padre si sarebbe trattenuto dallo staccargli le mani.

- E questi sono i tuoi figli? – domandò l’uomo, scrutando prima Gabriel e poi Eve.

- Gabriel ed Eve, lui è vostro zio, Kyran. – spiegò loro.

Già, ora aveva tutto più senso. Sua madre si era trasferita dai Candidi e aveva un fratello che doveva essere rimasto nella Fazione d’origine. Ora che lo guardava meglio, notava una certa somiglianza tra i due.

Kyran accennò alla donna poco dietro di lui, affiancata da un ragazzo che doveva essere loro coetaneo.

- Mia moglie, Kelly, e nostro figlio, Derek. –

Eve osservò con lieve interesse il profilo del cugino, commentando a mezza bocca: - Niente male il cuginetto. –

La fulminò con un’occhiata eloquente. – Non cominciare. –

La ragazza alzò le mani in segno di resa, - Era solo una semplice constatazione. –

Gabriel non aggiunse altro e si premurò di portare la conversazione su un terreno più sicuro.

- Avevo capito che eravamo in ritardo. – si arrischiò a commentare, cercando lo sguardo del padre. Se c’era qualcuno che gli avrebbe dato man forte sicuramente si trattava di lui.

Eric annuì, indicando i quattro posti centrali della prima fila.

- Andate a sedervi, arriviamo subito. –

Presero posto ed Eve si sentì battere leggermente sulla spalla. Si voltò, individuando all’istante Rashel e Kate che sedevano composte e con la schiena dritta, i genitori al loro fianco.

- Agitate? –

- Pietrificate. – ridacchiò Rashel.

- Chi è quello? – domandò poi Kate, accennando con la testa in direzione di Derek.

- Un cugino saltato fuori dal nulla. Perché, Kitty Kat, vorresti dirmi che lo trovi carino? – le chiese, ghignando maliziosa.

Kate arrossì lievemente, distogliendo lo sguardo. Il Candido aveva i capelli neri come Eve e Gabriel, ma i tratti erano lievemente meno spigolosi e gli occhi non erano glaciali come i loro ma di un bel verde.

- Non è male. – ribattè, cauta.

Eve e Rashel si scambiarono un’occhiata d’intesa e si diedero il cinque. – Inizia la missione Cupido. –

- Perché no, sembra abbastanza imbranato per stare con te. – aggiunse Gabriel, venendo fulminato dalle occhiatacce combinate delle tre ragazze.

Il gracchiare del microfono che veniva acceso mise fine a qualsiasi discussione.

Dopo il consueto discorso sull’importanza della Scelta, le caratteristiche delle Fazioni e l’impossibilità di tornare indietro, il Capo degli Abneganti cominciò a leggere i nomi dall’elenco che teneva tra le mani.

I primi chiamati furono due Pacifici, che rimasero nella Fazione d’origine, un Erudito che divenne un Candido e un Abnegante che si trasferì tra i Pacifici.

- Derek Balcoin. – chiamò la voce dell’Abnegante non appena il vociare dei Pacifici si ridusse.

Il ragazzo si fece avanti, timoroso. Incise il palmo con la lama e rimase a fissare il sangue che sgorgava per una manciata di secondi. Poi, improvvisamente animato da una nuova decisione, lasciò che il sangue sfrigolasse sui carboni ardenti.

- Intrepido. –

Eve e le ragazze si unirono al clamore della Fazione, applaudendo con vigore, mentre Eric si alzava per stringere la mano al nipote e lo faceva accomodare al posto di uno degli interni che era stato appena chiamato.

L’ iniziata successiva fu Lydia Banks. Si alzò dalla fila degli Eruditi e s’incamminò con andatura leggiadra verso le bacinelle. Aveva un viso simpatico, quasi da folletto stabilì Eve, e non si poteva negare che fosse tremendamente carina. I capelli rossi le ondeggiavano sulle spalle ed era una delle poche ragazze che non li portava legati nella sua Fazione, quasi volesse servirsene come uno strumento per rimarcare la sua diversità.

Guardò per un attimo verso gli spalti, alla ricerca di chissà chi, poi premette la lama sulla pelle alabastrina e lasciò gocciolare poche gocce tra i carboni.

Mentre gli Intrepidi l’acclamavano dandole il benvenuto, Eve non potè fare a meno di notare che suo fratello aveva fatto allontanare il ragazzo seduto accanto a lui e aveva indirizzato la nuova arrivata proprio in quel posto. Sembrava che quella Lydia avesse fatto colpo e, a meno che non si sbagliasse clamorosamente, anche lei doveva  nutrire un certo interesse perché lo osservava con attenzione e non si perdeva neanche una delle parole che suo fratello le stava sussurrando.

Andarono avanti per altri dieci minuti, elencando ragazzo dopo ragazzo, finchè non fu chiamata Kate.

Tris le strinse leggermente la mano, incoraggiandola, mentre Tobias l’osservava avvicinarsi alle bacinelle con apprensione.

Sapeva cosa fare. Aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornata indietro. Recise il palmo, ammirando come il sangue si sposasse alla perfezione con il colore dei carboni.

- Intrepida! –

Dopo che Cesar ebbe riconfermato la sua appartenenza alla Fazione, tra gli applausi di chi lo conosceva e aveva imparato ad amare e rispettare le sue feste folli, e altri due trasfazione vennero aggiunti alle fila degli iniziati Intrepidi, fu il turno di Eve.

Avanzò a testa alta, sicura e decisa come mai lo era stata prima d’allora. Fu probabilmente la scelta più rapida della giornata e nell’arco di un minuto era tornata al suo posto sotto lo sguardo fiero di Fiamma ed Eric.

- Gabriel Murter. –

Rivolse un sorriso di scuse a Lydia. – Torno subito. – assicurò.

Si fermò davanti alla bacinella degli Intrepidi.

Era certo di ciò che stava facendo?

Sì.

Ne era sicuro?

Al cento per cento.

Affondò la lama un po’ più del dovuto, sforzandosi di ignorare la fitta di dolore che era avvampata dentro di lui, e fece scorrere il sangue nell’ampolla.

- Intrepidi! –

Tornò al suo posto, venendo accolto dalla pacca sulla spalla di suo padre e dal sorriso accompagnato da un cerotto di sua madre.

- Lascia, faccio io. – mormorò Lydia, togliendoglielo dalle mani e sistemandoglielo con cura.

Indugiò un momento di troppo sul suo palmo, arrossendo per l’imbarazzo.

- Scusa, non volevo. –

- Non fa niente. –

Ripresero a parlare finchè Axel Night non venne chiamato.

Lydia divenne improvvisamente muta, fissando il ragazzo che si alzava dalle fila degli Eruditi e si avvicinava alle bacinelle.

Era sicuramente il tipo di ragazzo che attirava gli sguardi: alto, abbastanza muscoloso, con gli occhi azzurri e i capelli castani. Non aveva niente degli Eruditi mentre sembrava fatto apposta per riempire le fila degli Intrepidi.

- Intrepidi! –

Tra il clamore, risuonò distintamente la voce di Eve, che esclamava: - Grazie a Dio, finalmente qualcuno carino! –

- Quello non mi piace. – decretò Eric, così piano da farsi sentire solo dalla moglie.

Fiamma rise, scuotendo la testa.

- Immagino che non c’entri nulla il fatto che piace a tua figlia. – ironizzò.

- Non mi piace e basta, ha uno sguardo ambiguo. –

Rise ancora più forte. Non c’era niente da fare, Eric sarebbe rimasto asfissiantemente protettivo con tutte le donne della sua vita.

La Scelta venne chiusa con la chiamata di Rafael.

Rashel si sporse in avanti, osservando il cugino che indugiava davanti al recipiente dei Candidi. Avrebbe davvero cambiato Fazione, li avrebbe lasciati … l’avrebbe lasciata?

Rafael alzò lo sguardo verso di lei, leggendo la preoccupazione negli occhi nocciola. Non potevano esserci lacrime negli occhi della ragazza più forte che conoscesse, vero?

E invece sì. Se se ne fosse andato l’avrebbe distrutta. Lui stesso non sapeva se ne valesse la pena o se rimanere tra le persone che lo amavano valesse il sacrificio.

Forse sì. Occhi come quelli non si riempivano di lacrime per un nonnulla.

Sospirò, ferendosi il palmo e abbondando la sua posizione per raggiungere i carboni ardenti.

- Intrepidi! –

Rashel lasciò le fila, dimenticandosi di qualsiasi forma di etichetta, e gli gettò le braccia al collo.

- Sei rimasto, sei rimasto! – singhiozzò, stringendolo a sé.

Ricambiò la stretta, aspirando il profumo della ragazza. Sì, quello era l’odore giusto. Era odore di casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo aggiornamento, a tempo di record. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Qui sotto, come sempre, vi lascio i nomi dei prestavolto dei personaggi introdotti in questo capitolo:

Derek è Michael Fjordbak;

Lydia è Holland Roden;

Axel è Colton Haynes.

 

Alla prossima.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 5
*** Cap 4 ***


Cap 4

 

 

 

 

 

 

Il viaggio in treno verso la Residenza era stato rapido e Kate l’aveva passato in religioso silenzio. Come iniziata interna, sapeva di partire avvantaggiata almeno per il primo modulo, ma il fatto di non essere un’Intrepida pura la preoccupava. Sarebbe riuscita a scalare la classifica e garantirsi una posizione che le desse la sicurezza di restare nella Fazione? Non lo sapeva.

- Ehy, si può sapere che ti prende? –

Rashel la osservava con aria perplessa. Probabilmente aveva intuito che c’era qualcosa che non andava in lei, in fin dei conti era sempre stata una brava osservatrice.

- Nulla, Rash, sono solo un po’ nervosa per l’iniziazione. Ma è tutto okay, non preoccuparti. –

La ragazza annuì, comprensiva. – Già, preoccupa da matti anche me. –

- Cos’è che vi preoccupa? –

Eve era arrivata proprio in quel momento, portandosi dietro il cugino e un ragazzo che indossava a sua volta i colori dei Candidi.

- L’iniziazione. –

Derek inarcò un sopracciglio, perplesso. – Credevo che voi interni sapeste a cosa andate intorno. –

- Sul primo modulo sì, ma l’altra parte è top secret. –

- Nepotismo tra gli Intrepidi, eh? Chissà perché non ne sono sorpreso. – borbottò l’altro Candido.

- Luke, non iniziare. – borbottò Derek, dipingendosi un sorriso di scuse sul bel viso. – Scusatelo, è un po’ ipercritico. –

Luke s’imbronciò, indignato. – Non sono ipercritico, solo sincero. Dico ciò che pensano tutti qui dentro. –

- Se la pensi così, perché ci hai scelti? – intervenne Gabriel, sprezzante.

Kate si voltò verso di lui, esaminandolo. Era appoggiato alla parete del vagone, affiancato immancabilmente da Cesar, in compagnia della ragazza dai capelli rossi che aveva lasciato gli Eruditi e dal suo amico. Gli occhi grigi fissavano gelidi Luke, come se stesse valutando l’opzione di schiacciarlo lì sul momento o aspettare di trovarselo davanti sul ring.

- E tu chi saresti? –

Litigioso per essere un Candido, considerò distrattamente, mentre Luke replicava a brutto muso e si faceva avanti.

- Sono quello che ti prenderà a calci se non cambi atteggiamento, e lo farò anche con estremo piacere. –

Eve alzò gli occhi al cielo, sbuffando, e si frappose tra loro.

- Piantatela, tutti e due. Sul serio, non è proprio il caso di fare a botte prima ancora di arrivare. –

Concluse la frase fissando negli occhi il gemello. Era una delle poche persone capaci di rimettere in riga Gabriel. Il ragazzo alzò le mani in segno di resa, per poi fulminare Luke con un’occhiataccia che gli augurava palesemente una morte lenta e dolorosa.

- Fossi in te mi guarderei le spalle, Candido. –

La voce di Luke si alzò di un’ottava. – È una minaccia? –

Le labbra di Gabriel si stirarono in un ghigno divertito. – Assolutamente sì. –

L’aria intorno a loro irradiava tensione, ben percepibile da tutti coloro che occupavano lo scompartimento e che si erano messi a osservarli. La voce di una delle Intrepide che li aveva accompagnati durante il viaggio ruppe il silenzio.

- Preparatevi a scendere, siamo arrivati. –

- Perché il treno non rallenta? – domandò, a bassa voce, Derek.

Evidentemente non aveva parlato abbastanza piano perché la smorfia che comparve sul volto di Gabriel fece capire che aveva sentito perfettamente la domanda del cugino. Fu proprio lui a saltare per primo, prendendo una piccola rincorsa e lanciandosi nell’aria.

Kate lo osservò atterrare in perfetto equilibrio un paio di metri dopo il cornicione. Doveva ammettere che, per quanto insopportabile e arrogante, sapeva decisamente il fatto suo come Intrepido.

- Saltiamo insieme? –

Annuì, sorridendo all’indirizzo di Rashel ed Eve. Si addossarono alla parete dello scompartimento, scambiandosi un’occhiata d’intesa.

- Al tre … Uno, due e tre. – contò Eve, dando il via alla corsa e al salto.

Atterrarono nello stesso istante, le mani ancora unite le une alle altre, e persero l’equilibrio finendo a terra. Si rialzarono ridendo e spolverandosi i vestiti a vicenda.

Kate si guardò alle spalle, cercando di capire se tutti i presenti fossero riusciti ad arrivare sul tetto. Fece una rapida conta mentale.

Venti. Sì, c’erano tutti.

- Avvicinatevi, possibilmente prima che faccia notte. –

La voce di Eric riecheggiò per tutto il tetto, tacitando tutti i mormorii e suscitando la curiosità dei trasfazione.

- Quello chi è? È terribilmente inquietante. – mormorò una ragazza con i colori dei Pacifici.

- Più che altro assomiglia molto a l’iniziato sexy. – aggiunse l’amica e compagna di fazione, indicando Gabriel con un cenno del capo.

Kate storse il naso. Fortunatamente di solito le Pacifiche non sceglievano gli Intrepidi ma rimanevano nella loro Fazione o, al limite, sceglievano gli Abneganti. Quelle due però erano capitate tra loro per qualche strano scherzo del destino e come se non fosse bastato sembravano esattamente il tipo di ragazza con cui una come lei non sarebbe mai potuta andare d’accordo.

Quasi avesse percepito i suoi pensieri, Eve le diede di gomito. – E quelle da dove sono uscite fuori? –

Scrollò le spalle, tornando a concentrarsi sulle parole di Eric.

- Per entrare nella Residenza l’ingresso è alle mie spalle. Qualcuno deve iniziare … chi va per primo? –

Una mano si levò timorosamente, attirando lo sguardo del Capofazione.

Si trattava di un ragazzo bassino con indosso i colori degli Abneganti.

Eric inarcò un sopracciglio. – Sì? –

- Tanto per essere chiari. Dobbiamo saltare di sotto? –

- No, pensavo di farvi scendere con un ascensore. È ovvio che dovete saltare. –

Tornò a guardarsi intorno, soffermandosi per una frazione di secondo sul volto del figlio.

Gabriel fissava dritto davanti a sé con aria risoluta, quasi si stesse estraniando dal mondo. La verità era che il ragazzo si stava sforzando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo del padre. Sapeva che si aspettava che si facesse avanti per saltare per primo, ma non poteva. L’altezza lo terrorizzava e se saltare giù da un treno in corsa andava bene, di sicuro lanciarsi giù da un tetto non era la stessa cosa.

- Magari qualche interno vuole andare per primo? – insistè.

Gabriel irrigidì le spalle, sperando che qualcun altro si facesse avanti il prima possibile. Visto che tutti rimanevano in silenzio, digrignò i denti e fece per muovere un passo in avanti. Una voce femminile però giunse appena in tempo per salvarlo.

- Vado io per prima. –

Eve si fece largo tra gli iniziati, ravviandosi con un gesto della mano il ciuffo corvino e affiancandosi al padre.

Eric saltò giù dal cornicione, osservandola con un sorriso orgoglioso mentre prendeva il suo posto e guardava giù. – Quando vuoi. –

Guardò giù, non riuscendo a mettere a fuoco nulla che non fosse il buio più totale. Suo padre però non l’avrebbe mai fatta saltare giù da un tetto se non fosse stata una cosa assolutamente sicura, di questo era sicura. Prese un respiro, cercando di calmare i battiti impazziti del suo cuore, poi voltò le spalle al dirupo e si tuffò di schiena.

Il suo lancio venne accolto da una serie di fischi di ammirazione.

Se solo avessero saputo che si era lanciata così solo per non guardare di sotto durante la caduta.

Atterrò su una rete elastica, rimbalzando un paio di volte finchè una mano decisamente maschile si allungò verso di lei e l’aiutò a scendere.

Un paio d’occhi verdi come smeraldi lampeggiarono nel buio, accompagnati da un sorriso smagliante.

- Ehy, ragazzina, ci si rivede. –

- Ehy, splendore. –

Sorrise di rimando, trattenendo più del dovuto la presa sulla mano dell’uomo. Era un Intrepido di un paio d’anni più dei suoi genitori, che all’epoca era stato il loro istruttore e sembrava aver conservato l’aspetto e il fascino che doveva aver avuto diciotto anni prima.

Reaper.

- Prima a saltare: Eve. – annunciò ad alta voce.

Un boato si levò dalle fila degli Intrepidi che attendevano l’arrivo degli iniziati.

Lasciò andare la sua mano controvoglia, spostandosi di lato e accettando le pacche e le congratulazioni di chi la circondava. Spostò lo sguardo sulla rete giusto in tempo per vedere suo fratello che rimbalzava giù e veniva annunciato al resto dei presenti.

La terza a saltare fu Kate. Le si avvicinò, con i capelli biondi leggermente scarmigliati, e puntò gli occhi blu polvere su di lei, fissandola con uno sguardo strano che non riuscì a decifrare.

- Che c’è? –

- Chi stai guardando con tanto interesse? –

Eve scosse la testa, in un muto tentativo di conversazione. Non era il posto né il momento adatto per rivelarle il suo segreto, tantomeno con suo fratello lì vicino che alla notizia si sarebbe sicuramente fatto venire un attacco di cuore.

Kate annuì, capendo alla perfezione cosa c’era che non andava. Di qualunque cosa si trattasse, doveva essere qualcosa di grosso che non poteva essere affrontato con tanta nonchalance.

Quando il resto degli iniziati li ebbe raggiunti, Reaper attirò la loro attenzione e li indirizzò verso l’interno.

- Per quanti di voi non lo sanno, sono Reaper, un Capofazione, e sarò uno degli istruttori degli iniziati interni. Gli altri Intrepidi che si occuperanno della vostra iniziazione saranno Patrice, Quattro e Uriah. Impegnatevi a fondo perché avrete anche un supervisore, il Capofazione Eric, che avete conosciuto di sopra. – disse, per poi indicare prima la ragazza dai capelli neri e gli occhi grigio verdi che era rimasta in disparte e poi i due uomini.

- Io e Patrice ci occuperemo degli iniziati interni, a cui non serve il giro di orientamento, mentre i trasfazione seguiranno Quattro e Uriah. Ci vediamo tra un’ora in mensa per la cena. – decretò, per poi aspettare che gli interni si radunassero intorno a lui e dirigersi verso le camerate.

La camerata interna era nella direzione opposta che avevano preso, però, e Cesar glielo fece notare non appena ebbero girato l’angolo.

- Quest’anno siete pochi e la camerata interna serve ai ragazzi che seguono il corso di perfezionamento, abbiamo deciso di farvi dormire con i trasfazione. – spiegò, facendo scorrere la porta e mostrando loro una sfilza di brandine perfettamente allineate.

Ricordava molto l’ambiente di una caserma e i bagni erano la cosa più atroce che avessero mai visto.

- Spero che scherzino. Perché dobbiamo vivere per ben dieci settimane in un posto come questo, cosa abbiamo fatto di male? – borbottò Rashel, lasciandosi cadere su una delle brandine più interne.

- Ti aspettavi un hotel a cinque stelle, cuginetta? –

- No, Raf, ma almeno un bagno degno di essere chiamato in questo modo. –

Kate dovette ammettere che aveva ragione. Quella camerata era qualcosa di scandaloso.

- Un posto come questo dovrebbe essere messo al bando dagli ispettori sanitari. C’è un’umidità pazzesca qui dentro. –

- Umidità? Se mi si gonfiano i capelli e finisco con l’assomigliare a un leone qualcuno perderà la testa. – assicurò Eve, fintamente minacciosa, mentre saltellava sul materasso e cercava di valutarne la consistenza. Quando fu certa che fosse sufficientemente rigido da non farla affondare, ma non duro da causarle il mal di schiena, si tolse la felpa nera e la lasciò cadere sul cuscino.

- A fine allenamento saremo così stanchi da dormire anche per terra, non ci faremo neanche più caso a quanto fa schifo questo posto. – assicurò Gabriel.

- E questo dovrebbe farci sentire meglio? – chiese Kate, scettica.

- Probabilmente no, ma sinceramente non m’interessa molto farti sentire meglio, frigida. –

Si tolse la maglietta, lasciandola cadere sul letto e si diresse verso il bagno.

- Immagino che nessuno voglia farsi una doccia. – ironizzò, facendo scorrere il piccolo separè che divideva i due ambienti e regolando l’acqua.

Il getto era moderatamente caldo e l’acqua che accarezzava il suo corpo asciutto e muscoloso l’aiutava a rilassarsi. Doveva escogitare qualcosa per recuperare punti agli occhi di suo padre. Si era mostrato debole e sapeva che la cosa aveva irritato Eric, malgrado non l’avesse dato eccessivamente a vedere. Si sarebbe riscattato la mattina seguente, decise, quando finalmente avrebbero cominciato a combattere.

Quando uscì dal bagno, con la sola protezione di un asciugamano legato intorno alla vita e il torace ancora umido, registrò che anche i trasfazione stavano cominciando a sistemarsi.

Lydia, la rossa tremendamente carina, si era seduta sul letto accanto al suo e aveva già indossato la divisa degli Intrepidi.

- Ti dispiace se mi sono sistemata qui? – chiese, puntando gli occhi verde menta nei suoi mentre le guance chiare assumevano una sfumatura abbastanza intensa di rosa.

- Certo che no. A proposito, ti sta bene la tuta. –

Arrossì ancora di più, mormorando un ringraziamento, mentre il suo amico Erudito si faceva avanti e interrompeva la conversazione.

- Com’è l’acqua? –

- Accettabile, ma non so per quanto tempo regga la caldaia. –

- Allora ne approfitto. – decretò, gettando via la maglietta e lanciando un’occhiata in direzione di Eve e le sue amiche.

Quell’Axel non era male, probabilmente sarebbero anche potuti diventare amici, ma sperava davvero che non concentrasse la sua attenzione sulla sua sorellina. Se così fosse stato avrebbero avuto dei problemi, dei seri problemi.

Lo vide passare davanti alle ragazze, sorridendo compiaciuto quando Eve gli rivolse un’occhiata d’apprezzamento soffermandosi sulle sue spalle larghe e gli addominali che si intravedevano anche quando era a riposo.

- Axel è un bravo ragazzo, non le darà problemi. – gli disse Lydia, quasi avesse letto nei suoi pensieri.

- Lo conosci da parecchio tempo? –

- Da quando avevamo tre anni, è il mio fratellastro. Mio padre aveva una relazione extra coniugale e da quella è nato Axel; i miei si sono separati e io ho preso il cognome di mia madre. – spiegò.

Inarcò un sopracciglio, sorpreso. Cosa si diceva in situazioni come quelle?

- Mi dispiace. Cioè, lo so che suona scontato, ma mi dispiace sul serio. –

- Non preoccuparti. Sono passati tredici anni dal divorzio, praticamente neanche me lo ricordo com’è avere un padre. È okay. – minimizzò. Negli occhi verdi, però, c’era una scintilla di tristezza.

Gabriel si maledì mentalmente. Poteva essere duro e stronzo quanto voleva, ma l’unica cosa che non riusciva a gestire erano le lacrime femminili. Doveva esserci una specie d’incantesimo che lo rendeva un idiota completo e lo portava a fare cose melense e assolutamente stucchevoli quando si trovava davanti una ragazza piangente.

- Non è okay. Cioè, non dovrebbe esserlo lasciare moglie e figlia per stare con un’altra. Tuo padre è un vero idiota. –

Lydia abbozzò un sorriso sincero e sembrò che il pericolo lacrime fosse momentaneamente rientrato.

- Sì, un po’ idiota lo è. –

Scoppiarono a ridere all’unisono, attirando lo sguardo sorpreso e incuriosito di Kate.

Seduta sul letto e aspettando pazientemente che Eve finisse di fissarle la treccia, la ragazza aveva osservato silenziosamente lo scambio di confidenze tra Gabriel e l’Erudita. Non l’aveva mai visto così rilassato e disinvolto con qualcuno che non conosceva, né se per questo aveva mai fatto una cosa così con lei anche se la conosceva da una vita.

Possibile che tra quei due fosse scattata una scintilla a prima vista?

Scosse la testa. A lei poi cosa importava? Gabriel Murter era un idiota che saltuariamente si ricordava di essere umano e decideva di comportarsi in quel modo.

- Sta ferma, non riesco a sistemarla se ti agiti. – borbottò Eve, pizzicandole un fianco per punizione.

- Scusa. Manca ancora molto? –

- Due secondi … Ecco, ho finito. – annunciò vittoriosa.

Kate lanciò un’occhiata all’orologio da polso. Mancavano una decina di minuti all’inizio della cena.

- Iniziamo ad andare? – domandò, alzandosi e rassettandosi la divisa.

Eve annuì, mettendo via lo smalto nero che si era ritoccata sulle unghie e attendendo pazientemente che Rashel finisse di allacciarsi le scarpe.

- Gabe, noi stiamo andando. Venite con noi? – chiese Eve, avvicinandosi al fratello e sorridendo amichevolmente all’indirizzo di Lydia.

Gabriel le rivolse un’occhiata eloquente, come a dire che sapeva perfettamente che la presenza che sperava di avere era quella di Axel e non certo la loro, ma si limitò a chiederlo a Lydia.

- A te va? –

La rossa annuì. – Mi piacerebbe conoscere qualche ragazza, non ho mai avuto molte amiche. –

Eve capiva alla perfezione il motivo. Lydia era una di quelle bellezze che lasciavano letteralmente a bocca aperta e quella sua aria dolce e fragile suscitava un istinto di protezione nei ragazzi. Anche suo fratello sembrava essere preda di quell’incanto e questo era tutto dire. Insomma, era il tipo di ragazza che le altre vedevano come una minaccia. Non lei, però, perché la sua autostima era abbastanza forte da sopportare un’amica come quella.

- Si va a cena, gente. – annunciò Eve, rivolgendosi verso Kate e il resto del gruppo.

Uscirono dalla camerata compatti, raggiungendo la sala mensa in pochi minuti durante i quali Axel le si affiancò e provò ad attaccare bottone.

Tuttavia il ragazzo non aveva fatto i conti con Eve e il suo caratterino. La ragazza metteva in atto quella che definiva la tattica del “sei carino, ma non ti do troppa confidenza” perché la divertiva l’avere il controllo della situazione.

- Come mai una ragazza così carina è single? –

- Ho standard piuttosto alti, non sono in molti quelli che li reggono. – replicò, sogghignando maliziosa.

- E come sarebbero questi standard? –

Lo punzecchiò leggermente sul petto, constatando compiaciuta la consistenza dei suoi muscoli, e si tirò indietro ridendo. – Te l’ho detto: alti. Devo ancora decidere se sei in grado di soddisfarli. –

Axel abbozzò un sorrisetto malizioso. – Mettimi alla prova, allora. –

- Forse, ma non è ancora arrivato il momento. Adesso ho fame. – decretò, piantandolo lì e raggiungendo Kate e Rashel.

Si accomodò tra di loro, allungandosi immediatamente ad afferrare il vassoio con gli hamburger. Se ne servì un paio, aggiunse una generosa dose di ketchup e maionese e poi recuperò l’insalatiera con le patate fritte.

- Il trasfazione ti sta osservando. – le sussurrò Rashel, dandole di gomito.

Annuì, compiaciuta. – Lo so. –

- Hai intenzione di farlo impazzire con i tuoi tira e molla finchè non crollerà, vero? –

- Ovviamente. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo, spero che sia all’altezza dei precedenti e che vi sia piaciuto. Per il momento qual è il personaggio che preferite di più e c’è già qualche coppia che shippate (anche se lo so che per questo è ancora presto u.u)? Fatemi sapere. Alla prossima.

Baci baci,

          Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 6
*** Cap 5 ***


Cap 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena si concluse in fretta per dare il tempo a Max di prendere la parola e pronunciare il consueto discorso di benvenuto.

- Noi crediamo negli atti di coraggio ordinario, nel coraggio che spinge una persona a ergersi in difesa di un’altra. Noi crediamo nell’azione. Voi ci avete scelti, ora tocca a noi scegliervi. Vi do il mio benvenuto, iniziati. Rendeteci orgogliosi di voi e, soprattutto, siate coraggiosi. –

Le sue parole vennero accolte dal clamore degli Intrepidi che urlavano agitando i pugni in aria in segno d’assenso.

Eve assaporò a pieno quel momento, ritrovandosi a gridare a sua volta, il pugno ben visibile in mezzo al resto degli iniziati. La scarica di adrenalina che l’assaliva in momenti come quello le confermava ciò che già sapeva: quella era casa sua, comunque fossero andate le cose, aveva fatto la scelta giusta.

Uscirono dalla mensa in gruppo compatto, con Lydia che si era unita all’istante a loro. Aveva avuto ragione circa la sua prima impressione su quella ragazza: era okay e c’erano tutti i presupposti perché si integrasse alla perfezione tra di loro.

La reazione di Kate però l’aveva lasciata perplessa. Di solito era la prima a mostrarsi disponibile e amichevole con le persone, ma non sembrava di quell’avviso nei confronti della rossa. Decise che avrebbe affrontato il discorso prima di tornare in camerata. In fin dei conti avevano ancora un po’ di tempo prima di buttarsi a letto come delle vecchie signore affaticate dai troppi avvenimenti della giornata.

Le si affiancò, dandole di gomito.

- Dobbiamo parlare. –

Kate inarcò un sopracciglio biondo, perplessa, ma la seguì verso il Pozzo.

- Di cosa vuoi parlare? – chiese, incuriosita.

- Di Lydia. Ti comporti in modo strano con lei, neanche ti avesse fatto chissà che. C’è qualche motivo per cui non ti piace? –

Kate si mordicchiò il labbro inferiore, alla ricerca delle parole migliori per spiegare la situazione. In realtà neanche lei sapeva perché la trasfazione non le andasse a genio, doveva essere qualcosa di puramente istintivo o, molto più semplicemente, le loro non erano personalità compatibili.

- Non c’è un motivo. Magari conoscendola meglio cambierò idea, ma al momento non credo che siamo compatibili. Tutto qui. – replicò, scrollando le spalle.

Lo sguardo di Eve diceva chiaramente che non le credeva affatto.

- Non dire stronzate, Kat, perché lo sai che con me non attaccano. Ci deve essere un motivo e io scoprirò qual è. –

Kate sospirò, alzando gli occhi al cielo. Quando ci si metteva Eve diventava davvero esasperante.

- Certe volte sei peggio di tuo fratello. – borbottò.

Gli occhi azzurri della ragazza si illuminarono, come folgorati da un’idea arrivata solo in quel momento.

- Ma certo, ecco qual è il problema! –

- Bene. Visto che l’hai capito, ti spiacerebbe spiegarlo anche a me? –

Le puntò un dito contro, minacciosamente, - Non fare la finta tonta con me, Eaton. Non sopporti Lydia perché Gabriel sembra essere interessato a lei. –

Kate scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Quella era la cosa più assurda che avesse mai sentito in tutta la vita, compresi tutti i piani e le idee pazzesche con cui se ne usciva Eve almeno una volta al giorno.

- Stiamo parlando dello stesso Gabriel, quello che non sopporto da più o meno sedici anni? Litigavamo già nella culla, figurati se mi importa di lui o delle persone a cui si interessa. –

Eve la scrutò con attenzione, quasi volesse spingerla a confessare con la sola forza del suo sguardo. Tuttavia conosceva bene Kate e sapeva che l’amica poteva essere testarda almeno quanto suo fratello. Anche se ci fosse stato qualcosa tra loro due, quei testoni l’avrebbero negato fin sul letto di morte.

- D’accordo, facciamo finta che ti credo, ma sappi che ti tengo d’occhio. – disse, indicando prima se stessa e poi puntandole contro due dita.

Kate finse di rabbrividire. – Come sei minacciosa, Murter. Sta attenta, potrei farmela addosso. –

La prese sottobraccio, sfregandole le nocche sui lisci capelli biondi.

- Torniamocene in camerata, ho come la sensazione che quella di domani sarà una giornata davvero lunga. – sospirò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente, dopo aver trangugiato una colazione leggera e ultra rapida, gli iniziati si diressero verso la sala allenamenti.

Reaper li aspettava lì, in compagnia di Patrice, e non sembrava molto contento. Gabriel ci mise un paio di secondi a capire cos’era che non andava. In un angolo, appoggiato al muro e seminascosto al punto da sembrare quasi parte integrante di esso, stava Eric.

- Benvenuti al primo modulo. L’iniziazione si svolgerà in due parti: il primo riguarda il lato fisico, il secondo quello mentale, entrambi vi spingeranno fino al punto di rottura. Alla fine di ogni modulo gli ultimi in classifica verranno eliminati. Siete in venti, ciò significa che dopo la prova finale solo la metà di voi entrerà a far parte della Fazione. – concluse.

Quelle parole vennero seguite da un silenzio glaciale. Gli interni lo sapevano, o almeno questo valeva per lui e il resto del gruppo, ma dubitava seriamente che qualcuno avesse informato i trasfazione di questo piccolo dettaglio.

- E se veniamo eliminati che succede? – domandò l’Abnegante.

Quel ragazzo si era appena confermato il tipo dalle domande più stupide della storia degli iniziati.

- Cosa ti aspetti che succeda, Rigido? Se non passi l’iniziazione diventi un Escluso. – rispose, prima che Reaper o chiunque altro avesse il tempo di aprire bocca.

- Ma … Perché nessuno ce l’ha detto? –

- Perché si presuppone che chi scelga gli Intrepidi sia coraggioso. Ma sembra che persino una pecora abbia più coraggio di te. –

Piccato, il ragazzo si voltò verso di lui, come se stesse per dirgliene quattro. Lo osservò con attenzione, ma notando la muscolatura sviluppata e lo sguardo gelido sembrò cambiare immediatamente idea.

Gabriel registrò tutto con un’occhiata. Ci aveva visto giusto, quel tipo era un perdente nato, non sarebbe andato lontano.

- Codardo. – sentenziò.

Lasciò vagare poi lo sguardo sul resto dei suoi compagni d’iniziazione.

Se si escludeva Axel e l’altro Erudito, di cui non conosceva il nome, non credeva che potesse esserci nessuno in grado di rivaleggiare con lui.

- Perché non iniziate a farci vedere di cosa siete capaci? – propose Eric, facendosi avanti e sorridendo senza alcuna allegria.

Conosceva quel sorriso ed era l’espressione che suo padre riservava sempre a coloro che dovevano superare il suo attento esame. Eric Murter era un maestro nel capire chi ce l’avrebbe fatta e chi no, ogni anno confermava la sua abilità di osservatore decretando fin dal primo giorno chi sarebbe stato in cima alla classifica e chi sul fondo.

Reaper si accigliò leggermente, interdetto. – Molti di loro non hanno mai neanche tirato un pugno a un sacco. Non sarebbe meglio aspettare? –

- Perché tirare un pugno a un sacco quando puoi avere un avversario che risponde ai tuoi colpi? Se non altro si faranno un’idea di chi hanno davanti. –

L’istruttore si strinse nelle spalle. Erano entrambi Capofazione, ma non godevano della stessa influenza. Il ruolo che Reaper si era conquistato, un tempo, era stato preso da Eric con la stessa facilità con la quale gli aveva soffiato la ragazza da sotto il naso.

- D’accordo. Gabriel … e Michael. Coraggio, sul ring. –

Gabriel si fece avanti all’istante, fronteggiando l’Erudito che aveva individuato poco prima. Sarebbe stato interessante misurarsi con lui e se non altro avrebbe capito se era o meno un avversario temibile.

Si sistemarono sul ring, ognuno in un angolo, attendendo un cenno per iniziare.

Eric annuì. – Combattete. –

Attese una frazione di secondo, prendendosi quel tempo per studiare la guardia dell’avversario e capire il modo migliore per bucarla.

Intravide un punto scoperto, poco sotto il braccio piegato, e scattò in avanti. Lo agganciò con le braccia, stringendolo a sé e colpendolo ripetutamente con alcune ginocchiate precise.

Schivò il calcio laterale e contraccambiò con un diretto che lo colpì allo zigomo.

La testa dell’Erudito scattò all’indietro, ma il ragazzo non si arrese. Fintò un montante e lo colpì con una ginocchiata alla bocca dello stomaco.

Gabriel si piegò in due, a corto di fiato, e incassò un calcio. Bloccò la gamba, strattonandola con tutta la forza che aveva e facendo finire al tappeto l’avversario. Prese lo slancio, caricando la gamba e colpendolo con un calcio vigoroso in piena faccia.

Il sangue schizzò non appena il naso venne frantumato, arrivando fino a sporcargli la guancia alabastrina.

Reaper salì sul ring, intimando il time out.

Osservò le condizioni di Michael con aria esperta e, dopo aver decretato che una visita all’infermeria era d’obbligo, l’affidò a Patrice dandole il compito di scortarlo.

- Non avresti dovuto esagerare. – gli disse.

- Lui non avrebbe dovuto combattere se non era all’altezza. – fu la replica del ragazzo.

Colse lo scintillio di approvazione nello sguardo di suo padre.

A quanto pareva stava rapidamente recuperando punti ai suoi occhi dopo l’umiliazione di non essere stato il primo a saltare.

- Le prossime sono Kate e Lydia. –

Eve incrociò lo sguardo dell’amica come per dirle di andarci piano. Lydia era delicata e femminile, non di certo il tipo di ragazza che era abituata a fronteggiare una rissa.

Presero a girarsi intorno con circospezione, osservandosi a vicenda con attenzione minuziosa.

La prima a tentare l’attacco fu Kate, che sferrò un montante rapido che centrò in pieno il mento della rossa. Non era un pugno molto forte, ma Lydia emise un gemito di dolore.

Provò un calcio, colpendola di striscio e costringendola a esporre il fianco. Fu lì che Kate colpì, con un rapido calcio rotante, facendola cadere carponi.

Lydia strinse i denti, alzandosi nuovamente in piedi e ripartendo. Sembrava una gattina decisa a dimostrare che anche lei ce le aveva le unghie. Il diretto andò a segno, infrangendosi contro lo zigomo di Kate, ma era troppo debole per mettere l’Intrepida in vera difficoltà.

La ragazza le bloccò il braccio, esercitando una leva e fermandoglielo dietro alla schiena in una morsa micidiale.

- Più ti divincoli e peggio è. – l’avvisò.

Frustrata, Lydia abbassò lo sguardo e decretò, sottovoce, - Mi arrendo. –

- La vincitrice è Kate. – annunciò Reaper, mentre Eric scrutava contrariato l’ex Erudita.

Gabriel conosceva abbastanza suo padre da sapere che aveva appena deciso che quella ragazza non avrebbe avuto vita lunga all’interno della Fazione.

Voleva dimostrargli che si sbagliava, che sotto quelle onde rosse c’era un vulcano pronto a esplodere.

Quando Lydia tornò al suo posto, abbattuta, si chinò su di lei.

- Se vuoi posso insegnarti qualcosa. Hai ancora un sacco di tempo per dimostrare che puoi farcela. –

Puntò gli occhi verdi nei suoi, imbarazzata. – Sprecheresti davvero il tuo tempo con un impiastro come me? –

- Un impiastro piuttosto carino, quindi certo che sì. – replicò, strizzandole l’occhio e facendola avvampare ancora di più.

Poi tornò a concentrarsi sul ring, sul quale erano appena saliti Eve e Rafael.

L’incontro fu breve, tremendamente breve, e accese un faro sulle lacune del giovane Pedrad. Non era mai stato granchè nei combattimenti e Gabriel si era chiesto più volte perché non avesse colto l’occasione per lasciare la Fazione e trasferirsi altrove. Se non migliorava molto e in fretta sarebbe finito con il diventare un Escluso.

- Okay, basta così. Pedrad, vatti a far medicare quell’occhio prima che si gonfi e tu finisca con il non vederci più nulla. – ordinò Eric, tornando a prendere la parola, - Gabriel, Kate ed Eve, molto bene. Tutti gli altri: siete stati assolutamente penosi, persino mia nonna di novant’anni con l’artrite sarebbe più pericolosa e letale di voi. Gli altri che non hanno combattuto, ne riparliamo domani. Ora andate a pranzo e sparite dalla mia vista. –

Il gruppo uscì dalla palestra in silenzio, ma Gabriel venne richiamato indietro dal padre.

- Aspetta un attimo. –

- Sì? –

- Stavo pensando che potremmo pranzare insieme. –

Il ragazzo si aprì in un sorriso orgoglioso. Mangiare insieme durante l’iniziazione aveva un significato tutto speciale: significava che Eric lo considerava degno di lui e che ne era orgoglioso al punto da volerlo far presente a tutta la Fazione.

- Certo, assolutamente. –

Gli battè una pacca vigorosa sulla spalla, aprendosi in uno dei pochi veri sorrisi che regalava unicamente alla sua famiglia. – Bravo il mio ragazzo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Sono in un ritardo pazzesco con l’aggiornamento, lo so, e questo capitolo fa abbastanza schifo (sono consapevole anche di questo u.u). Comunque spero vogliate comunque lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Al prossimo.

Baci baci,

          Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 7
*** Cap 6 ***


Cap 6

 

 

 

 

 

 

Eve vide con la coda un movimento sulla sua sinistra. Occhi verdi come smeraldi che trapelavano dall’oscurità del corridoio. Trattenne a fatica un sorriso.

- Voi andate, io devo fare una cosa, ci vediamo in mensa – disse, ignorando l’occhiata perplessa di Kate e marciando risolutamente verso l’oscurità.

Aveva appena voltato l’angolo che si ritrovò stretta nella presa forte e familiare di due mani virili e coperte dai segni degli scontri avuti in quegli anni.

Sorrise, cingendogli il collo con le braccia e facendo aderire ancora di più i loro corpi. Poi un paio di labbra sottili presero possesso delle sue, coinvolgendola in un bacio lungo e mozzafiato. Quando le abbandonarono, spostandosi lungo il collo candido e lasciando una scia di baci incandescenti fino alla mandibola, si lasciò sfuggire un sospiro.

Avvertì l’Intrepido sorridere contro la sua pelle sensibile.

- È tutta la mattina che avevo voglia di baciarti, labbra infuocate – disse l’uomo, utilizzando il nomignolo che le aveva attribuito durante l’estate e che era capace di far arrossire la solitamente sfrontata Eve Murter.

In effetti quell’iniziata, appena una ragazzina se paragonata ai suoi trentasette anni, lo intrigava. Più spigliata e schietta della maggior parte delle sue coetanee, non si faceva alcun problema nel fare ciò che desiderava e nel fregarsene delle convenzioni sociali.

- Ma davvero? – disse, mordicchiandosi il labbro e guardandolo da sotto le lunghe ciglia scure. – Avevi solo voglia di baciarmi, Capofazione Reaper? – chiese poi, sbattendo le ciglia con aria angelica.

Certo, come se quell’iniziata non fosse la tentazione fatta persona.   

- Non proprio – ammise, sorridendo sornione, - Ma immagino che tuo padre avrebbe avuto qualcosa da ridire se avessi sbattuto la sua bambina al muro. –

- Quindi sei intimorito da lui? –

Il sorriso scomparve dalle labbra di Reaper.

- Non ho detto questo. –

- Sembrava di sì. Sembrava che avessi paura di mio padre – lo stuzzicò.

Capovolse le posizioni con un colpo di reni, imprigionandola tra il suo petto e il muro gelido.

- Io non ho paura di nessuno – decretò a denti stretti, fissandola come se volesse sfidarla a contraddirlo.

Eve gli si avvicinò di più, mormorandogli all’orecchio: - Beh, meglio così. –

Dardeggiò rapidamente la punta della lingua sul lobo dell’uomo, strappandogli un sospiro di piacere, e si districò agevolmente dalla sua presa.

- Vado a mensa, ci vediamo – salutò, accentuando di proposito il movimento ipnotico dei fianchi che ondeggiavano mentre si allontanava da lui.

Prima di voltare l’angolo gli lanciò un’occhiata con la coda dell’occhio, trovandolo intento a osservare con scrupolosa attenzione come i pantaloni della divisa d’allenamento le aderissero al lato b.

Sorrise soddisfatta.

Quella relazione clandestina era un gioco divertente.

Varcò l’ingresso della mensa sentendo gli occhi puntati su di sé. Era arrivata quasi a metà pausa pranzo, quando tutti erano ormai seduti, e se non fosse stata la figlia di uno dei Capofazione probabilmente avrebbe dovuto sorbirsi una sonora lavata di capo. Intravide Gabriel seduto al tavolo insieme ai loro genitori, inaspettatamente Lydia era seduta con loro. Rivolse un’occhiata interrogativa a Kate, che scosse la testa come a dire che ne sapeva quanto lei, e decise di unirsi alla sua famiglia.

Scivolò accanto a sua madre.

- Abbiamo adottato Lydia e non avete pensato di informarmi? Ho sempre voluto una sorella, Gabriel non si faceva acconciare i capelli quando eravamo piccoli – spiegò, ironica, rompendo l’imbarazzo che sembrava aleggiare tra di loro.

- Se è per questo ti tengo lontana dai miei capelli anche adesso – chiarì.

- Perché sei incredibilmente noioso. Staresti bene con qualche colpo di sole, darebbe un po’ di luce a quel broncio che hai sempre. –

Il gemello alzò gli occhi al cielo, scambiando un’occhiata solidale con il padre.

- Piuttosto, tu dove ti eri cacciata? – chiese Eric, puntando le iridi d’acciaio nelle sue e fissandola con intensità. Sembrava quasi che volesse spingerla a confessare chissà quale colpa.

- Oh, ero a letto con il mio amante. Gli ho detto di fare presto, ma non è riuscito a essere più veloce di così – replicò, servendosi una manciata di patate arrosto come se nulla fosse.

Fiamma portò il bicchiere alla bocca, cercando senza troppo successo di nascondere l’espressione divertita sul suo viso.

Gabriel mascherò la risata che gli era salita alla gola con un diplomatico colpo di tosse.

Ed Eric quasi si strozzò con il boccone di carne che aveva appena cominciato a masticare.

- COSA? –

Gli Intrepidi dei tavoli vicini lanciarono occhiate incuriosite verso di loro.

- Oh, andiamo, stava solo scherzando – intervenne prontamente Fiamma, posando una mano sull’avambraccio muscoloso e tatuato del marito.

- Un accidente. Ho quasi avuto un infarto. Tu sei troppo giovane per avere un … un … un … -

- Amante? – suggerì Eve, inarcando un sopracciglio.

- Esatto … e tu non cercare di difenderla. Donne, siete sempre così emotive e comprensive – borbottò, lanciando un’occhiataccia alla moglie.

- Questa donna emotiva e comprensiva ti dice di piantarla con le sceneggiate o ti ritroverai a dormire sul divano. –

- Il divano no – borbottò, contrariato.

- Il divano sì, e ringrazia che sia così emotiva e comprensiva da non farti dormire sul tetto. –

Eric riprese a mangiare, borbottando tra sé e sé riguardo a qualcosa che suonava come una serie di proteste contro il dispotismo di quella donna. Anche se, detto da lui, era un po’ come il bue che dava del cornuto all’asino.

Gabriel incrociò lo sguardo di Lydia, che appariva decisamente a disagio, e decise che era giunto il momento di tagliare la corda.

- Beh, è stato bello, ma noi dobbiamo proprio andarcene – disse, prendendo per mano l’ex Erudita e dirottandola verso l’uscita della mensa.

Lydia gli rivolse un sorriso di ringraziamento e si lasciò condurre via senza una parola. Tuttavia, mentre la teneva per mano, Gabriel si sorprese a pensare che fosse una cosa estremamente piacevole. Il che era semplicemente ridicolo perché lui in tutta la sua vita aveva tenuto per mano solo due donne: sua madre e sua sorella.

- Sono carini – commentò Fiamma, osservando il figlio che le teneva cavallerescamente aperta la porta e non dava alcun segno di volerle lasciare la mano.

- Ho visto combattere quella trasfazione, è debole – replicò per tutta risposta Eric.

- Può migliorare, c’è ancora tempo, e credo che Gabriel sarà contento di darle una mano. –

- Deve concentrarsi sulla sua iniziazione, non ha tempo per correre dietro alle ragazze. –

- Così come non ne avevi tu? – chiese, maliziosa.

Eric parve imbarazzato e a corto di parole perché tornò a dedicarsi al pranzo.

Eve sorrise, guardandoli intenerita. Stavano insieme da diciotto anni e ancora formavano una coppia di tutto rispetto. Le sarebbe piaciuto trovare un amore altrettanto puro e duraturo, ma finchè non capitava si sarebbe accontenta di divertirsi un po’.

- Vado da Kate e gli altri, a lei non piace molto Lydia. –

- E come mai? –

- Credo che sia attratta da Gabriel e che le dia fastidio l’attenzione che da a Lydia – replicò.

Questa volta suo padre parve decisamente divertito, come se il pensiero che la figlia dei due Rigidi potesse essere innamorata di un Murter lo riempisse d’allegria.

- È ovvio che sia attratta da tuo fratello, è un Murter – replicò, come se non avesse fatto altro che ribadire qualcosa di assolutamente scontato, - Chissà che faccia farebbe il Rigido se lo scoprisse. –

Probabilmente la stessa che faresti tu se sapessi che io ho davvero un amante … e soprattutto se scoprissi di chi si tratta pensò tra sé e sé la ragazza.

Quasi l’avesse chiamato, accanto al loro tavolo prese posto Reaper, accompagnato dalla solita schiera di Intrepide svenevoli.

Il divertimento scomparve in fretta dalla faccia di Eric, che scambiò un’occhiata assassina con il collega. Reaper indugiò appena sul viso di Eve, dopodiché riprese a chiacchierare con le giovani donne sedute con lui.

Ridevano tutte, quasi stesse dicendo una barzelletta dietro l’altra, desiderose di accalappiare l’unico Capofazione single in circolazione.

Fiamma roteò gli occhi, infastidita. – Tra tanti tavoli il gruppo di galline doveva scegliere proprio quello vicino al nostro? –

Tra di loro c’era anche Sheyleen. Eve non la conosceva personalmente, ma sapeva che aveva affrontato l’iniziazione lo stesso anno dei suoi genitori e che, tra i tanti, ci aveva provato anche con suo padre. Aveva ricevuto picche, però, e da allora si era passata sistematicamente ogni ragazzo Intrepido carino e disponibile.

- Reaper cerca di urtarmi il sistema nervoso, è l’unica spiegazione – ribattè Eric.

Se il Capofazione voleva irritare un Murter, tuttavia, Eve era abbastanza sicura che si trattasse di lei. Evidentemente non aveva gradito l’essere rimasto a bocca asciutta e stava cercando di farle capire che poteva facilmente sostituirla con una qualsiasi di quelle sgallettate ridacchianti.

Beh, a quel gioco si poteva giocare in due.

Salutò i genitori, raggiungendo il tavolo e accomodandosi accanto ad Axel. Gli posò una mano sull’avambraccio, attirando la sua attenzione.

Il ragazzo le rivolse un sorriso, evidentemente contento di averla accanto a lui.

- Allora, di che si parla? – chiese, senza spostare la mano.

Era sorprendentemente piacevole stare a contatto con la sua pelle fresca, come se fosse una cosa naturale come respirare.

- Della giornata delle visite. Credi che tuo padre ci farà ricoprire di lividi anche domani? –

- Probabilmente – rise, per poi aggiungere: - Che programmi avete per questa sera? –

Derek e i suoi amici annunciarono di essere troppo stanchi per fare qualcosa e che perciò se ne sarebbero andati di corsa in camerata.

- Tu che proponi? – le chiese invece Axel.

- Possiamo prendere un paio di bottiglie e andarcene sul tetto. È un bel posto, di solito ci si va quando si vuole divertire. –

- Che genere di divertimento? – chiese, malizioso.

Eve gli diede un buffetto lieve sulla guancia.

- Il genere di divertimento che prevede di tenere i vestiti addosso. Più che altro ci si ubriaca, si balla e si fanno cose stupide. –

- Ci sto – approvò.

Annuendo soddisfatta, Eve si alzò dal tavolo.

- Allora ci vediamo questa sera – disse, a voce leggermente più alta del solito, tanto per essere sicura che Reaper la sentisse.

A giudicare da come si era accigliato e aveva storto la bocca il messaggio gli era arrivato forte e chiaro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ed ecco che finalmente, dopo un’attesa indegna, si scopre il “segreto” di Eve. Ve lo sareste aspettato? Che succederà tra lei ed Axel? E come reagirà Reaper? E tra Gabriel e Lydia nascerà qualcosa? E Kate in tutto ciò cosa farà? Tutto questo nel prossimo capitolo. Fatemi sapere che ne pensate.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

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Capitolo 8
*** Cap 7 ***


Cap 7

 

 

 

Gabriel si era lasciato convincere da sua sorella a prendere parte a quella stupida uscita. Non aveva una gran voglia di perdere tempo sul tetto, insieme a una mezza dozzina d’Intrepidi più o meno ubriachi, ma Lydia gli aveva proposto la cosa con un sorriso lieve e la risposta affermativa gli era uscita dalla bocca ancora prima che se ne fosse reso conto. Così aveva confermato a Eve la loro partecipazione e aveva alzato gli occhi al cielo quando la gemella aveva annuito con una risatina e uno sguardo che diceva chiaramente che lei la sapeva lunga.

Che poi cosa c’era da sapere?

Sì, Lydia era carina e passare il tempo in sua compagnia gli piaceva, ma lui doveva concentrarsi sull’iniziazione. Se non si fosse classificato primo aveva la netta sensazione che la sua vita sarebbe diventata un vero e proprio inferno in terra. Eric Murter non era il tipo che si accontentava, questo lo sapevano tutti, e l’aveva preparato per quel momento dalla tenera età di cinque anni. Undici anni di allenamento non potevano essere buttati al vento … neppure per una bella rossa dagli occhi verdi e l’aria indifesa.

Riemerse dalla sue considerazioni giusto in tempo per vedere le ragazze che uscivano dal bagno comune, tutte perfettamente vestite e truccate.

Registrò velocemente come lo sguardo di Axel avesse accarezzato con palese apprezzamento le lunghe gambe toniche che gli shorts di sua sorella lasciavano in bella mostra. Si avvicinava sempre più velocemente il momento in cui lui e quel trasfazione avrebbero dovuto fare quattro chiacchiere. Eve era disinvolta, spregiudicata, e questo era un atteggiamento che poteva essere facilmente frainteso da un ragazzo; di solito si fermavano alle apparenze e ignoravano completamente la sua intelligenza e il suo brillante senso dell’umorismo. Beh, lui la conosceva meglio di chiunque altro e non avrebbe permesso che qualcuno trattasse sua sorella come una … beh, sì, come una di quelle.

Poi il suo sguardo venne come calamitato da una lunga massa di morbide onde bionde. Impiegò un paio di secondi per capire che quella che stava guardando con tanto d’occhi non era che Kate “frigida” Eaton. C’era sicuramente lo zampino di Eve nella trasformazione della sua amica, soprattutto nel trucco scuro e marcato e nei capelli perfettamente acconciati; i vestiti erano un po’ più sensuali del solito, nulla di troppo sfacciato per lei.

Come se gli avesse letto nel pensiero, sua sorella gli strizzò l’occhio con malizia.

Non riusciva proprio a capire perché si fosse messa in testa di affibbiargli una ragazza. Aveva tutto il tempo del mondo per trovarne una negli anni a venire, che senso aveva affrettare le cose?

Lydia lo raggiunse con passo incerto, sorridendo imbarazzata e guardandolo al di sotto delle lunghe ciglia che incorniciavano un paio d’occhi da cerbiatta. Con la coda dell’occhio vide che Axel gli aveva rivolto un’occhiata molto simile a quella che gli aveva assestato lui in precedenza. Erano entrambi appena entrati in modalità da fratelli protettivi, magnifico. Effettivamente, osservando l’abitino nero che la ragazza aveva scelto per l’occasione, doveva ammettere che una come quella avrebbe fatto perdere la testa praticamente a chiunque.

- Quest’abito … - cominciò, ingoiando il commento che gli era salito alla gola e optando per uno più innocente e neutro, – ti dona – concluse.

Lo ricompensò con un sorriso solare, che ebbe il potere di aiutarlo a non sentirsi poi così idiota per quel commento.

- Ti ringrazio, anche tu stai molto bene. –

Borbottò un ringraziamento a mezza bocca, porgendole il braccio come gli aveva insegnato a fare suo padre.

L’educazione e il rispetto prima di tutto, indipendentemente dal volere costruire o meno una storia con una ragazza.

Eve e Axel aprivano quel piccolo corteo diretto al tetto. La testa della gemella era talmente vicina a quella del trasfazione che le loro chiome sembravano quasi fondersi l’una con l’altra. Parlottavano fittamente di chissà cosa, prorompendo di tanto in tanto in qualche risatina divertita.

Fecero strada fino al centro del tetto, dove gli Intrepidi più grandi erano già disposti in varie zone a bere birra ed esibirsi in spacconate di ogni tipo.

Gabriel intravide Bas seduto sul cornicione poco lontano, con la biondissima Jo comodamente seduta sulle sue gambe, intento a baciarsi con trasporto. Il pensiero che quell’uomo fosse addirittura più grande dei suoi genitori e non avesse ancora dato il minimo segno di voler maturare gli fece storcere il naso. Okay per il divertimento, in fin dei conti piaceva anche a lui, ma quel tipo e il Capofazione Reaper sembravano essere gli eterni Peter Pan della Fazione.

- Lo conosci? – chiese Lydia, curiosa.

- Bas era uno degli istruttori dei miei durante la loro iniziazione e Jo fa parte del gruppo delle amiche di mia madre. –

Proprio in quel momento i due coniugi si separarono e notarono di aver attirato la loro attenzione. Bas alzò una mano in segno di saluto, occhieggiando Lydia con un sogghigno, mentre Jo strizzava loro l’occhio.

Gabriel sospirò.

A quanto pareva era in atto una specie di congiura sentimentale contro di lui.

- Ti va una birra? – chiese, nello stesso momento in cui Lydia accennò alla cassa da cui pompava la musica e disse: - Ti va di ballare? –

Si guardarono negli occhi, scoppiando a ridere all’unisono.

- Sì, ma è meglio se prima ci prendiamo una birra. Sono un pessimo ballerino e l’alcool aiuta a farmi sembrare un po’ meno rigido – scherzò, prendendola per mano e conducendola verso il mini frigo nell’angolo.

Si appoggiarono al cornicione mentre sorseggiavano le birre gelate e guardavano i ragazzi in pista scatenarsi.

Kate e Rashel ballavano insieme al centro di quella pista improvvisata, muovendosi aggraziate e sensuali e catturando immediatamente l’attenzione di tutti gli individui maschili single presenti.

Eve e Axel erano poco distanti da loro, allacciati in un ballo sensuale fatto di lievi tocchi quasi impercettibili e repentini allontanamenti. Sembravano divertirsi molto, quasi fosse un gioco per loro.

Gabriel finì la birra con un ultimo lungo sorso e l’appoggiò sul cornicione, puntando le iridi chiare in quelle di Lydia. – Ci buttiamo in pista? –

La ragazza annuì, lasciandosi condurre tra quei ballerini più o meno improvvisati. Gli cinse il collo con le braccia, avvicinandoglisi quanto bastava per permettergli di sentire la fragranza di vaniglia che la circondava. Gabriel chiuse gli occhi per un attimo, inspirando il profumo delicato e dolciastro e sforzandosi di concentrarsi sul ritmo, dopodiché prese a muoversi con maggior sicurezza. Lydia lo assecondò, guardandolo negli occhi e sorridendo di tanto in tanto con aria imbarazzata.

Sotto la luce delle stelle i suoi occhi sembravano brillare ancora più del solito e il chiarore lunare faceva sembrare la sua pelle candida quasi iridescente. Avrebbe potuto tranquillamente essere scambiata per una leggiadra e incantevole fata dei boschi.

Era bella, così incredibilmente bella. Avrebbe voluto dirglielo, ma non era certo il tipo da frasette sdolcinate.

Così si limitò a cingerle i fianchi con maggior decisione, attirandola un po’ più a sé.

Lydia non oppose la minima resistenza, anzi rinserrò maggiormente la presa intorno al suo collo e lasciò che una guancia si posasse sulla sua spalla muscolosa, rilassandosi nella sua stretta.

Continuarono a ballare così, stretti l’uno all’altra, per circa mezz’ora dopo la quale la ragazza chiese un attimo di riposo.

Tornarono nel loro angolino personale, sedendosi a terra e lasciando che la superficie fredda del muro si scontrasse con le loro schiene.

- Non sei poi un ballerino così tremendo – osservò Lydia.

- Diciamo che me la sono cavata meglio del solito, magari dipende dalla ragazza con cui ballavo – replicò, rivolgendole un sorriso sghembo.

La vide arrossire e distogliere lo sguardo.

Si era forse sbilanciato troppo dandole a intendere chissà cosa?

La mano fredda e delicata della trasfazione si posò sulla sua guancia nel momento stesso in cui tornò a guardarlo negli occhi.

Nel suo sguardo c’era una scintilla di determinazione che non aveva mai visto prima. Rimase fermo così, in attesa della sua prossima mossa.

Lydia gli si avvicinò lentamente, posando le labbra morbide sulle sue.

Fu un contatto breve, appena impercettibile, che gli fece venire voglia di avere molto di più. Così, quando la ragazza si tirò indietro e lo guardò con aria titubante come se si aspettasse chissà quale reazione, lui la trasse nuovamente a sé e la baciò a sua volta.

Le labbra erano morbide e carnose proprio come gli erano sembrate in quel primo fulmineo contatto e avevano un leggero retrogusto di fragola, probabilmente il sapore del suo lucidalabbra. Baciarla era piacevole, quasi rilassante, e continuò a farlo finchè qualcosa non  li investì in pieno.

Aprì un occhio controvoglia, realizzando che il “qualcosa” era in realtà un “qualcuno”.

Kate era inciampata sulle loro gambe distese, rischiando di cadere completamente su di loro.

- Scusate, ho perso l’equilibrio – disse, fredda, per poi allontanarsi a passo svelto e tornare verso Rashel.

Lydia gli rivolse un’occhiata perplessa. – C’è qualcosa tra te e lei? –

Corrugò la fronte. Qualcosa tra lui e la frigida? Stava scherzando, vero?

- A parte un odio viscerale, intendi? Ogni tanto cerchiamo di ucciderci a vicenda, ma la cosa finisce lì. –

- Dico sul serio, Gab. Quello lì non era affatto il tono di una che ti odia … anzi, a dire il vero credo che se Kate odi qualcuno quel qualcuno sia io. –

Si allungò verso di lei per scoccarle un bacio a fior di labbra. – Non è come pensi tu. –

Ed era vero.

Tra lui e la frigida c’era solo odio, era sempre stato così fin da quando erano nella culla, ed entrambi ne erano sempre stati perfettamente consapevoli. Dannazione, tutta la Fazione lo aveva sempre saputo.

- D’accordo, mi fido – mormorò in risposta, a fior di labbra.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Eve si allontanò da Axel per andare a prendere l’ennesima birra. L’idea del tetto era stata geniale; era una bella serata e un po’ di distrazione dopo tutti quegli allenamenti estenuanti  ci voleva proprio, e poi quel trasfazione era un tipo interessante.

A una prima occhiata lo aveva etichettato come il classico belloccio sicuro di sé, il tipo abituato a cambiare ragazza con la stessa frequenza con cui lo faceva con i calzini, ma evidentemente si era sbagliata. Era acuto, divertente, e si sforzava di piacerle.

Afferrò una bottiglia gelata, guardandosi attorno per cercare l’apri bottiglie. Non trovandolo, sbuffò contrariata. Qualcuno doveva esserselo portato in giro per il tetto.

Che la caccia al tesoro avesse inizio.

Lo intravide a una decina di metri, appoggiato al cornicione nell’angolo più lontano del tetto. Lo raggiunse e fece per stappare la bottiglia quando il profilo asciutto e muscoloso di un uomo comparve davanti a lei.

- Dannazione, Reaper, mi hai fatto prendere un colpo – esclamò, trattenendo all’ultimo secondo la birra che le era quasi scivolata a terra per lo spavento.

Il cipiglio del Capofazione era serio, contrariato.

No, incazzato, si corresse prontamente; la vena in corrispondenza della tempia che pulsava minacciosamente non lasciava spazio ad alcun dubbio.

- Che ci fai con quel novellino trasfazione? –

Sbattè le lunghe ciglia, fingendosi completamente ignara del significato della sua domanda, - Che significa cosa ci faccio? Sto semplicemente ballando con un mio compagno d’iniziazione. Perché, è un problema? –

- Non provarci nemmeno a giocare al gatto e al topo con me. Una qualsiasi delle ragazze della Fazione sarebbe più che felice di prendere il tuo posto. –

- Eppure sei qui, anche se ci sono molte ragazze stasera sul tetto. Qualcuna è anche molto carina -, sorrise sorniona indicandone una poco distante, - Tipo quella lì. –

Poi aggiunse, fissandolo risolutamente negli occhi, - Ricordati che non sei l’unico che può trovarsi qualcun altro con cui spassarsela. E, per la cronaca, Axel non è solo più giovane e simpatico di te ma anche tremendamente sexy – concluse, voltando le spalle alla sua espressione che era un curioso mix di rabbia e indignazione.

Stava tirando parecchio la corda, lo sapeva, ma la verità era che Reaper era solo un gioco eccitante che le stava venendo rapidamente a noia. Troppo possessivo, troppo geloso e … sì, doveva ammetterlo, troppo grande per lei.

Axel accolse il suo ritorno con un sorriso smagliante, togliendole la birra dalle mani e prendendone un lungo sorso.

- Ehy, quella era mia – protestò, dandogli uno scherzoso pugno sulla spalla.

- Mia, tua, è lo stesso. –

- Quindi sei un ladro di birra, eh mr Axel? Sapevo che eri troppo perfetto per essere vero – ironizzò, riappropriandosi della bottiglia.

- Troppo perfetto, eh? –

- Sì, ma non montarti la testa. Mi piacciono i ragazzi sicuri di loro, ma non quelli arroganti – liquidò il tutto con un gesto brusco della mano.

- Immagino che non siano molti i ragazzi della tua Fazione che ti piacciono allora. –

Lo punzecchiò su un fianco. – Guarda che non tutti gli Intrepidi sono arroganti. –

- E tuo fratello che tipo è? – chiese allora.

Capì all’istante dove voleva andare a parare.

- Gabriel è un tipo okay, uno di quei ragazzi protettivi su cui si può sempre fare affidamento. Tratterà bene Lydia, te lo prometto – asserì, improvvisamente mortalmente seria.

Axel annuì.

- E se ti dicessi che la stessa cosa vale anche per me? –

- Direi che lo dici solo per cercare di portarmi a letto – rise.

- Siamo malfidate, eh? –

Annuì graziosamente, giocherellando con una ciocca corvina. – Assolutamente sì. Io appartengo a quella scuola di pensiero del “se non vedo non credo”. –

Rise insieme a lei, per poi tornare serio.

- Quindi mi darai modo di dimostrarti che ciò che ti ho detto è vero? –

Finse di pensarci su, arricciando le labbra.

- Credo che ti lascerò provare a dimostrare che dici la verità. –

- Ti piace avere il coltello dalla parte del manico, eh? –

Sorrise, compiaciuta. – Lieta che tu lo abbia capito subito. –

Poi una mano di Axel le sfiorò la guancia, accarezzandole il profilo della mandibola e soffermandosi sotto il mento per farle alzare un po’ il viso verso di lui. Dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non tremare quando quelle pozze profonde e ammalianti che aveva al posto degli occhi catturarono le sue.

- Corro troppo se provo a baciarti? – le chiese sottovoce, con un tono tanto basso e insinuante che la faceva sentire stranamente complice con lui.

Si alzò in punta di piedi, andandogli incontro e depositandogli un casto bacio all’angolo della bocca, per poi sussurrargli all’orecchio: - Non bacio mai al primo appuntamento. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e come sempre vi chiedo di farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

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