Harry Potter e Il ritorno dell'Ombra

di Nox93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Novità ***
Capitolo 3: *** Hogwarts, cara vecchia Hogwarts ***
Capitolo 4: *** La Squadra ***
Capitolo 5: *** Tu?! ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Potter's Seven ***
Capitolo 8: *** Benvenuti Al Ministero ***
Capitolo 9: *** Libro, Speranza e Fuga ***
Capitolo 10: *** Devi fidarti di me ***
Capitolo 11: *** Tra presente e passato ***
Capitolo 12: *** Una vecchia alleata ***
Capitolo 13: *** Veritas ***
Capitolo 14: *** Storie di vite diverse ***
Capitolo 15: *** Buonasera Hogsmeade ***
Capitolo 16: *** Resa dei Conti ***
Capitolo 17: *** Eventi Inaspettati ***
Capitolo 18: *** Alle Armi! ***
Capitolo 19: *** Notte di silenzi e ricordi ***
Capitolo 20: *** E venne l'alba ***
Capitolo 21: *** Countdown ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
 
-Vedo che questo posto non è cambiato in tutto questo tempo. È rimasta la solita bettola di sempre. -

Abeforth Silente stava tranquillamente seduto dietro il bancone del suo pub a pulire i boccali immerso nei propri pensieri quando una voce lo riportò alla realtà. Era una voce che non sentiva da tanto. Erano passati ben sette anni da che la udì l’ultima volta.

Si girò verso il punto di provenienza della voce. Seduto ad uno dei malandati tavoli c’era un uomo, con un lungo mantello nero e un cappuccio a coprigli il volto. Non seppe dire come fosse entrato. La porta non si era aperta e non aveva sentito il classico pop della materializzazione. In ogni caso lui era lì e sapeva benissimo chi fosse. La sua voce era impossibile da non riconoscere anche a distanza di anni.

-No, non è cambiato. Credo che dopo tutti questi anni se cambiassi qualcosa poi mi sentirei fuori posto.- disse Abeforth ridacchiando. -Sai in giro si diceva che fossi morto. -terminò l’anziano continuando il suo lavoro di pulizia.

-Si l’ho sentito anch’io. Sai esiste un detto babbano che dice “l’erba cattiva non muore mai”. Suppongo sia così no?-. Disse l’uomo abbassandosi il cappuccio e mostrando il suo volto.

-Forse. Non sei cambiato molto ma vedo che porti qualche cicatrice in più rispetto all’ultima volta che ti ho visto. -

-Si, infatti. Questa-  disse indicandosi una cicatrice verticale sul lato sinistro della mandibola. -me la sono fatta combattendo contro un lupo mannaro circa quattro anni fa. Mentre questa-  e indicò una sottile cicatrice sul labbro -me l’ha fatta un dissennatore mentre combattevo contro un centinaio di loro in Scozia due anni fa credo. E queste non sono le sole. Ne ho molte altre nuove. -

-Un lupo mannaro hai detto? Non ti avrà mica morso?-

-Certo che no, mi hai forse preso per un dilettante? Mi ha solo graffiato niente di che. Era Fenrir Grayback. Dato che era riuscito a scappare agli Auror del Ministero, ho pensato che dovesse essere fermato in un modo o nell’altro. Così l’ho trovato e… ho sistemato la questione-.

-Sei diventato una sorta di giustiziere ora quindi?- disse Silente fissando ora l’uomo negli occhi.

-Devo per forza avere una definizione? Faccio quello che faccio e non c’è nessun bisogno che mi si assegni un nome o un titolo per questo. - disse l’uomo seccato.

-Capisco il tuo punto di vista ma ricordati che si è ciò che si è nati per essere. Un fiore sarà sempre un fiore ma non sarà mai una possente quercia. -

-E questa l’hai presa da un biscotto della fortuna?!- disse ironico l’uomo.

-Un che..?- rispose Abeforth.

-Niente niente..sempre la solita storia con voi maghi. - Disse ridacchiando.

-Comunque bando alle ciance. Deve esserci un motivo per essere tornato dopo tutto questo tempo e per essere venuto fra tutti proprio ad infastidire me! Quindi vuota il sacco. -

-Diretto come sempre. Ok. - L’uomo si alzò, si diresse al bancone e si accomodò su uno degli sgabelli.  - Circa sei mesi fa mi sono imbattuto in un piccolo gruppo di mangiamorte. Un gruppetto male assortito. Erano in fuga senza meta, disperati e malconci. E se posso dirlo nemmeno molto abili come maghi. Quando li ho trovati uno di loro stava facendo un discorso agli altri. Prima di attaccarli li ho spiati e a quanto ho capito questo tizio era un ex mangiamorte venuto lì per reclutarli. A quanto pare lui aveva iniziato a lavorare per qualcun altro dopo la caduta del suo signore. Non disse per chi lavorava, ma si lasciò sfuggire che molti altri mangiamorte si erano già uniti a quella che lui definiva “la causa” e voleva che loro lo seguissero. Tutti sembravano d’accordo nel mettersi al soldo del nuovo “signore” e quindi decisi che li avrei pedinati per scoprirne di più su questa faccenda. Purtroppo uno di loro, che non era insieme agli altri, è arrivato e ha scoperto che li stavo spiando. Inutile dire che è scoppiata una battaglia e che ho dovuto sistemarli. Frugandoli poi ho scoperto che il “reclutatore” non aveva più il marchio nero ma al suo posto era comparso questo... - estrasse dalla tasca una pergamena su cui era raffigurato un teschio nero avvolto da delle fiamme verdi con sotto la scritta “in saecula saeculorum”.

Abeforth fissò a lungo la pergamena chiuso nei suoi pensieri. Il suo interlocutore attese pazientemente che il vecchio si ridestasse dal suo stato di “trance” apparente e che desse qualche minima reazione a quanto appena detto. Ci vollero parecchi minuti perché l’anziano uomo formulasse finalmente una frase.

- Piuttosto inquietante come cosa. Immagino che tu sia qui perché hai bisogno d’informazioni sbaglio?-

-Esatto. Ho già sfruttato i miei canali e tutte le possibili fonti che sono riuscito a ottenere in questi anni, ma non ho ricavato nulla. Ho bisogno d’informazioni e tu hai accesso a canali che a me sono preclusi. Tu sei ancora amico dei membri dell’Ordine quindi hai contatti al Ministero. So anche che hai parecchi contatti tra la feccia che popola Nocturn Alley. So bene che bazzichi spesso quel posto per qualche affare diciamo…”sottobanco”. -

-Vedo che hai fatto i compiti a casa. Va bene dato che la questione sembra piuttosto grave farò qualche domanda in giro e magari riscatterò qualche favore. Ma non prometto nulla. Se non hai trovato qualcosa tu dubito che quegli impiastri al Ministero sappiano qualcosa di questa faccenda. In ogni caso fare un tentativo non nuocerà. Qual è il tuo parere su questa storia comunque? Ti sarai fatto un’idea.-

- Se devo azzardare delle ipotesi, direi che chiunque voglia occupare il posto di Voldemort deve essere un mago estremamente potente e pericoloso. Non solo perché è riuscito ad ottenere la fiducia dei mangiamorte, che tuttora si proclamavano ancora fedeli al loro signore, ma anche perché è riuscito a rimuovere il Marchio Nero, cosa per niente facile da fare. L’incantesimo che l’ha generato è estremamente potente  e solo chi lo ha fatto può rimuoverlo teoricamente. Il fatto che qualcun altro ci sia riuscito può far capire che chiunque sia ha una conoscenza della magia piuttosto approfondita e un potenziale magico veramente elevato. Al pari di Voldemort. Inoltre qualsiasi cosa sia “la causa” sicuramente non promette nulla di buono. Se questo individuò ha reclutato i mangiamorte sicuramente per portare avanti il suo obiettivo vorrà ricreare per intero l’esercito che era dell’Oscuro Signore, il che vuol dire che cercherà di arruolare anche giganti, dissennatori e lupi mannari. Per questo dobbiamo saperne di più. Il passato non si deve ripetere. -Il vecchio annuì tacitamente mentre continuava a riflettere.

- In saecula saeculorum. Hai fatto una ricerca su questo motto?- chiese Abeforth pensieroso.

-Sì. È un motto latino ma non ho trovato nulla che lo collegasse ad un teschio infuocato, a qualche setta o congrega o a qualsiasi cosa di oscuro. E nemmeno la ricerca su quel simbolo ha dato risultati, non si è mai visto da nessuna parte. Ci sono solo due posti dove non ho ancora potuto fare una ricerca. L’archivio dell’Ufficio Misteri e il reparto proibito ad Hogwarts.-

- Eh.. due posti non proprio facili da raggiungere per uno che dovrebbe essere morto immagino!-

-Entrare a Hogwarts per me non è un problema. Non lo è mai stato. Ma penetrare dentro il Ministero e accedere all’Ufficio Misteri… beh quello si che è un problema quasi insormontabile. Ho fatto una ricognizione. I controlli sono notevolmente aumentati. Ad ogni ingresso al Ministero c’è una pattuglia di Auror, incantesimi anti-polisucco, anti-imperius e una barriera anti-disillusione. In questo modo nessuno può entrare con l’aspetto di un altro o sotto l’influenza di qualcuno o rendendosi invisibile. Sono diventati suscettibili sulla sicurezza dopo le nostre incursioni.- terminò con un piccolo sorriso.

-Eh eh- rise l’anziano -..un gruppo di adolescenti che penetra per ben due volte in quello che dovrebbe essere il posto più sicuro e inaccessibile dopo Azkaban ha causato una certa diffidenza nei sistemi del Ministero che ha dovuto dare una dimostrazione di forza. Anche alla Gringott hanno rafforzato la sicurezza dopo che “qualcuno” è riuscito ad entrare quasi indisturbato e ad uscire a cavallo di un drago. I folletti la considerano un offesa imperdonabile alla loro razza. Ora ogni volta che si deve accedere alla propria camera blindata bisogna fare dei controlli di un ora. -

-Comunque…- prosegui Abeforth - Farò quello che posso. Come ho detto non prometto nulla. Chiederò in giro cercando di non attirare troppo l’attenzione e sperando che qualcuno mi dia delle risposte. Come mi metto in contatto con te?-

-Sarò io a farmi vivo. Nel frattempo farò ancora qualche indagine e se riesco cercherò di accedere al reparto proibito. - disse l’uomo alzandosi da uno degli sgabelli del bancone.

- Beh allora buona fortuna!- disse l’anziano. -Sai ragazzo io non sono un tipo sentimentale e abile con le parole com’era mio fratello ma… sono contento che tu sia tornato!- disse infine guardandolo negli occhi. Per un attimo il blu degli occhi dell’anziano e il verde degli occhi dell’uomo si specchiarono l’uno nell’altro.

-Non sono tornato!- disse l’uomo svanendo nel nulla in un fumo nero lasciando di stucco il vecchio Silente.

-Questo è quello che pensi tu. Eh eh!- disse ridacchiando e tornando alla pulizia dei suoi boccali.


Spazio dell'Autore:
 Oh buonsalve a tutti bella gente! Allora questa è una storia che avevo in mente da un bel po' ma per mancanza di tempo non sono mai riuscito a scriverla. In questo periodo che avevo un po' di tempo libero ho deciso di buttarmi in questa impresa! Spero che vi piaccia e di non aver fatto un completo obrobio! Se avete curiosità da chiedere o consigli da dare non esitate a scrivermi! Con questo vi saluto. Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Novità ***


Novità 



Hermione Jean Granger, la strega più brillante della sua generazione,  si alzò come ogni mattina nel suo letto nel suo appartamento londinese nel Southwark. Ormai erano cinque anni che abitava in quella casa. Era un piccolo appartamento. Niente di eccezionale, ma era completamente suo.  Il suo rifugio, la sua base, il suo posto. Li aveva un sicuro riparo contro qualsiasi cosa accadesse. Nessuno a parte qualche amico sapeva dove abitava. Era una misura di sicurezza, la guerra l’aveva resa, come direbbe qualcuno, paranoica. Invece lei preferiva definirsi cauta e preparata ad ogni evenienza.

Si alzò dal letto, fece una veloce doccia, si vestì di tutto punto e dopo aver preso un caffè, uscì per andare a lavoro. Sarebbe potuta arrivare al Ministero con la Metropolvere ma preferiva di gran lunga utilizzare l’ingresso per visitatori. Le piaceva camminare per la città. Erano sei anni che lavorava al Ministero ed erano cinque anni che tutti i giorni percorreva quella strada. Era diventata abitudinaria. Si fermava sempre alla solita edicola a prendere il solito giornale babbano. Le piaceva tenersi aggiornata anche su cosa accadesse nel mondo non magico e poi, dopo questa piccola tappa, si dirigeva al lavoro.  

Lavorava ormai da ben sei anni all’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche. Da quando era li aveva ottenuto numerose promozioni e con l’avanzare di ruolo aveva apportato numerose modifiche all’intero ufficio. Come prima cosa aveva istituito una sottosezione chiamata CREPA (Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti), di cui lei era direttamente responsabile, che si sarebbe occupata delle condizioni degli elfi domestici. Avviò anche un programma per restituire la terra ai centauri, che in passato erano stati sempre denigrati e costretti a vivere in territori sempre più piccoli, che le portò numerosi consensi ma anche tante critiche soprattutto da parte di coloro che ritenevano la popolazione dei centauri un pericolo per la società. Infine aveva avviato dei nuovi rapporti diplomatici con i folletti e si era scusata personalmente con il direttore della Gringott per quando accaduto durante il periodo di guerra. I folletti continuavano a essere restii a fidarsi dei maghi ma i rapporti erano comunque migliorati. Hermione Granger aveva portato una ventata d’aria fresca al Ministero e la sua carriera era tutta in salita.

Quella mattina Hermione arrivò presto a lavoro. Superò come al solito i numerosi controlli di sicurezza all’ingresso, attraversò rapidamente l’Atrium, passando  accanto alla statua dei Magici Fratelli, di cui aveva caldamente voluto il ripristino poiché simboleggiava la fratellanza e la pace che doveva esserci tra tutti gli essere magici. Arrivò in fretta agli ascensori, pronta a dirigersi al suo ufficio al quarto livello ma una volta arrivata li, tra le persone che erano in attesa dell’arrivo dell’ascensore, incontrò qualcuno che non vedeva da tempo e che mai si sarebbe immaginata di incontrare proprio li.

-Signor Silente!- disse Hermione ad alta voce rivolgendosi ad un uomo con una lunga veste blu notte un po’ usurata e una lunga barba bianca.

L’anziano sentendosi chiamare si voltò mostrando alla ragazza quegli occhi azzurri perfettamente identici a quelli del fratello.

- Granger! Ne è passato di tempo! Qual buon vento ti porta al Ministero?- disse l’uomo.

-Io qui ci lavoro! Faccio parte dell’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche. Lei piuttosto cosa ci fa qui? Non credo di averla mai vista al Ministero!-.

L’uomo esitò per un attimo prima di risponderle. Un solo secondo. Molti non se ne sarebbero nemmeno accorti ma non la strega più brillante della sua generazione, che abituata a notare qualsiasi cosa, si accorse dell’esitazione dell’uomo. Ipotizzo che stesse cercando di nascondere qualcosa.

-Sono qui per vedere un vecchio amico all’ufficio Auror. Alan Parker lo conosci?- disse l’uomo.

-Si. Era un vecchio membro dell’Ordine se non sbaglio. Era anche esaminatore ai test per diventare Auror quando sono entrata al Ministero. Ora se non sbaglio, è a capo di una delle tante squadre Auror. Come mai deve vederlo?-

-Oh beh...  Abbiamo delle cose di cui parlare diciamo!- disse l’uomo alquanto restio a rivelare altro.

-Oh si certo. Mi scusi non sono affari miei. Sa tendo a fare domande indiscrete alle persone senza rendermene conto!- si scusò la ragazza capendo che non era il momento giusto per indagare.

-Non preoccuparti non importa. Piuttosto dimmi- continuò Abeforth guardandosi in torno come per cercare qualcuno – Dov’è finito l’altro?-

-L’altro?- disse Hermione che non capiva a chi si stesse riferendo.

-Si l’altro! Quando ti ho conosciuta eravate tu, Potter e quell’altro… il rosso! Che fine ha fatto?- terminò l’uomo.

Sentire pronunciare il cognome di Harry provocò un sussulto ad Hermione. Erano anni, infatti, che non lo sentiva proferire ad alta voce. La gente aveva smesso di parlare di lui dalla sua scomparsa e nessuno pronunciava più quel nome che per così tanto tempo era stato sulla bocca di tutti. Lei tuttavia non aveva smesso un solo giorno di pensarlo e di chiedersi dove fosse. Molti avevano detto che era morto ma erano tutte scemenze. Lei sapeva che era vivo. Se lo sentiva nella pelle.

-Oh sì, lei si riferisce a Ron! Beh dopo la guerra ha provato a diventare un Auror ma non ha passato i test di ammissione così ha intrapreso una carriera come giocatore di Quidditch. Se non sbaglio ora gioca in una squadra in Croazia.- Disse Hermione. Nel frattempo l’ascensore arrivò e tutti salirono in fretta per non perdere ulteriore tempo.

-Sai non mi sorprende che non sia diventato un Auror. Non mi sembrava sveglissimo e a differenza tua e di Potter non mi sembrava proprio tagliato per quel genere di situazioni in cui si rischia la vita. Mi è parso un bamboccio. Coraggioso certo, ma sempre un bamboccio.-

Quelle parole suscitarono una piccola risata in Hermione che però cercò di reprimerla. Nel frattempo l’ascensore era giunto al secondo livello.

-Beh questa è la mia fermata Granger! Stammi bene e alla prossima!- Disse l’anziano uomo ammiccando e dando una pacca sulla spalla alla ragazza per poi uscire in fretta dall’ascensore. Hermione per tutta risposta sorrise e fece un cenno con il capo.

 Era convinta che il vecchio Silente nascondesse qualcosa. Era il suo intuito a suggerirglielo e ormai aveva imparato a fidarsi del proprio istinto. Si conosceva bene e sapeva che ormai la sua curiosità aveva preso il sopravvento sulla ragione. Doveva scoprire perché era andato dagli Auror. Quel finesettimana sarebbe andata a fare compere con Luna a Hogsmeade. Ne avrebbe approfittato per fare una visita alla Testa di Porco e scoprire qualcosa in più. Sicuramente anche Luna l’avrebbe appoggiata conoscendola. Anche lei era una ragazza estremamente curiosa e intraprendente. Intanto l’ascensore arrivò al quarto livello.
Soddisfatta del suo piano, se così poteva chiamarlo, Hermione uscì dall’ascensore e si avviò verso il proprio ufficio.



 



 
Erano passati quattro giorni dalla visita che Abeforth aveva ricevuto al pub. Il giorno seguente si era subito mobilitato ed era andato a Nocturn Alley per parlare con i suoi contatti. Ma era stato un buco nell’acqua, nessuno sapeva nulla o se sapevano erano così spaventati da tacere e negare. Così il giorno seguente di buon mattino si era fiondato al Ministero per parlare con un vecchio amico e per fortuna questa volta era riuscito a trovare qualcosa. Ora aspettava solo che Lui si rimettesse in contatto.

Quella sera Abeforth se ne stava seduto sulla sua poltrona preferita a leggere un libro sorseggiando del Whisky Incendiario quando qualcosa, o meglio qualcuno, ruppe la serenità di quel momento.

-Una lettura interessante?- Disse una voce rompendo quel silenzio assoluto che si era creato nella stanza. L’udire all’improvviso una voce nella stanza fece sussultare il vecchio Silente. Alzò lo sguardo sull’uomo che era comparso al centro della stanza. Era ancora avvolto da del fumo nero che stava pian piano svanendo ed era vestito più o meno nello stesso modo di quando era piombato all’improvviso nel suo pub.

-Oh solo un vecchio libro babbano di mio fratello, adorava leggerli ma non ne capisco il motivo.- disse poggiando il libro sul tavolino vicino.- Comunque ti sembra questo il modo di presentarsi a casa d’altri? E come diavolo fai a non farti sentire quando arrivi? E cos’è tutto questo fumo?- disse Abeforth in parte irritato, in parte sorpreso.

 -Beh in questi anni ho imparato parecchie cose. Ti basti sapere questo.- disse l’uomo per chiudere l’argomento mentre si andava a sedere su un'altra poltrona presente nella stanza. L’anziano parve accettare la risposta. Non conveniva indagare oltre, non ancora almeno.

-Diamine dovrei metterti al collo un campanaccio come alle mucche così almeno ti sentirei arrivare!- disse il vecchio ridacchiando. -Posso offrirti qualcosa?-

-No grazie. Piuttosto... -continuò l’uomo. - So che ti sei dato da fare in questi giorni. Scoperto qualcosa?-

-Che fai mi sorvegli?-

-No ma ti ho visto entrare al Ministero. Ero nei dintorni per cercare una falla nella sicurezza ma non ho trovato ancora nulla.- terminò slacciandosi il mantello.

-Ci credo. Quel posto è diventato una fortezza.- disse amaramente il vecchio Silente.

-Comunque- proseguì poi.- Sarai felice di sapere che ho trovato qualcosa. A Nocturn Alley nessuno ha parlato. Non credo perché non fossero informati ma perché chiunque sia dietro a quel simbolo deve essere qualcuno di temibile e soprattutto qualcuno da non irritare. Così sono andato al Ministero e lì un mio vecchio amico e membro dell’Ordine mi ha dato qualcosa su cui potremmo lavorare. Quando gli ho mostrato il simbolo mi ha riferito che circa un anno fa, quindi molto prima del tuo episodio con quei mangiamorte, una squadra di Auror sulle tracce di un mangiamorte ritrovarono quest’ultimo e tutta la sua famiglia sterminati in una casa in un villaggio poco fuori Manchester. Quando arrivarono, trovarono il mangiamorte in fin di vita ma ancora in grado di parlare. Sapevano di non poterlo salvare, le ferite erano troppo gravi, così gli fecero bere del Veritaserum per riuscire almeno ad ottenere informazioni. L’uomo prese la bacchetta e disegnò, con le poche forze che gli restavano, questo simbolo sul muro in modo che gli Auror lo vedessero. Dopo di che disse “L’ombra sta per risorgere. Necros spezzerà il sigillo. Scappate! Scappate!”. Dopo aver detto questo, morì. - Aberforth terminò il racconto e trangugiò tutto il contenuto del bicchiere in un solo colpo.

- Necros spezzerà il sigillo.- disse l’uomo più giovane.- Se non sbaglio Necros in greco antico vuol dire “morte”. Deve essere un tipetto simpatico e allegro questo tizio. L’anima della festa! Disse con ironia.- L’Ombra. Gli Auror hanno scoperto qualcosa su questa fantomatica Ombra?-

-No, non hanno cavato un ragno dal buco! Non hanno trovato nulla né su Necros né sull’Ombra. Hanno archiviato l’indagine come caso irrisolto e dicendo che quelli non erano niente di più che i deliri di un uomo in fin di vita.-

-L’inettitudine degli Auror non è cambiata durante questo mio periodo di assenza. Comunque almeno abbiamo qualcosa ora. Sarà anche poco ma almeno abbiamo qualcosa in più su cui fare ricerche che non sia solo un simbolo. Comunque ora anche il nostro nemico probabilmente saprà che siamo sulle sue tracce. Se è così potente, dubito che gli sfuggirà il fatto che qualcuno si è messo a fare domande.-

-Per chi mi hai preso ragazzo? Credi che sia così sciocco da lasciare tracce? Ho oblivato tutti quelli con cui ho parlato. Sia i miei contatti a Nocturn Alley sia il mio amico al Ministero. Nessuno sa nulla di noi e di quello che facciamo. Sono un tipo cauto io! Ci tengo alla pellaccia!-

-Ottima mossa. Questo allora ci pone in leggero vantaggio direi. Il nemico non sa ancora di noi e che indaghiamo. Bene!- disse soddisfatto l’uomo.- Ora però dobbiamo trovare qualcosa di concreto. E il primo posto dove andrò a cercare è Hogwarts!- terminò deciso.

-Sembri piuttosto convinto. Hai già un’idea su come farai ad entrare? Ti ricordo che i passaggi segreti che conducevano al castello sono stati chiusi durante la guerra e da allora non li hanno riaperti per evitare altre intrusioni.-

-Si certo. Ho studiato la cosa. La McGranitt non è a scuola. Quest’anno si tiene di nuovo il Torneo Tre Maghi. Questa volta si svolgerà a Durmstrang e lei insieme ad una delegazione composta da studenti del sesto e settimo anno è partita la scorsa settimana. Il fatto che la preside e buona parte degli studenti più grandi non si trovi nell’edificio farà si che la sorveglianza sia meno rigida. Ho un piano per entrare ma potrebbe miseramente fallire ancora prima di iniziare se venisse a mancare l’elemento fondamentale.-

-Di cosa parli? Qual è questo elemento fondamentale?- chiese l’anziano incuriosito.

Il giovane parve esitare. Stava chiaramente per fare qualcosa che non avrebbe voluto. Poi prese fiato e urlò.

-Kreacher!!-



 
Spazio dell'autore: Buonsalve di nuovo a tutti! Questo capitolo finisce così. Lasciandovi nella suspance! Spero che la storia vi piaccia e aspetto con ansia il vostro parere! Il prossimo capitolo arriverà a breve. O domani o lunedì! Fino ad allora un saluto a tutti!

 

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Capitolo 3
*** Hogwarts, cara vecchia Hogwarts ***


Hogwarts, cara vecchia Hogwarts


-Kreacher!!- ripeté.

Qualche secondo più tardi al centro della stanza si materializzò un piccolo e vecchio elfo, che osservò prima Abeforth e poi con enorme stupore colui che lo aveva convocato.

- Harry Potter signore!- Urlò l’elfo con tutto il fiato che aveva in corpo. -Il padrone è tornato! Kreacher è molto felice di rivederla! Tutti dicevano che il padrone era morto ma Kreacher non ci ha creduto, Kreacher sapeva che il padrone era vivo e che sarebbe tornato! Nemmeno la preside ci ha mai creduto. Lei ha accolto Kreacher a Hogwarts ed io e lei abbiamo parlato spesso del padrone! Anche lei sapeva che sareste tornato!- L’elfo disse tutto questo senza prendersi nemmeno un attimo di respiro. Alla fine dovette interrompersi per mancanza d’aria, il che diede ad Harry finalmente l’occasione per parlare.

-Ehi  ehi calmati Kreacher!- disse Harry. – Sono qui per un motivo importante e ho bisogno del tuo aiuto. Ma nessuno,nessuno, nemmeno la preside, deve sapere di me! Sono stato chiaro Kreacher?- terminò serio fissando intensamente l’elfo.

-Oh si padrone! Kreacher manterrà il segreto! Nessuno saprà di Harry Potter signore!- gracchiò l’elfo.

-Perfetto.- Disse il ragazzo ora più sollevato.- Ora dimmi, come te la passi Kreacher?- chiese curioso di sapere cosa avesse fatto in questi anni l’anziano elfo.

-Oh Kreacher sta bene! Kreacher è diventato capocuoco nelle cucine della scuola. Un ruolo importante! Kreacher è molto onorato dell’incarico assegnatogli dalla preside!- Harry noto che l’elfo non sembrava invecchiato di un giorno. Era esattamente uguale all’ultima volta che l’aveva visto. Tranne che per il fatto che ora indossava una veste bianca e un enorme cappello nero da cuoco.

-Perché hai convocato questo elfo?- s’intromise Abeforth fissando l’ennesimo ospite piombato in casa sua senza invito.

-Perché mi farà entrare nella scuola.- disse calmo Harry con un sorriso di soddisfazione mentre fissava Kreacher.

- Calma ragazzo! L’elfo può attraversare la barriera anti-materializzazione è vero, ma non può portare qualcuno con sé. Sarebbe respinto.- disse Abeforth scuotendo la testa.

-Lo so bene.- disse tranquillo il giovane.- Infatti non è così che ho intenzione di entrare. Utilizzeremo la Stanza delle Necessità!-

-La Stanza delle Necessità?- disse Silente sorpreso – Impossibile! La stanza è andata distrutta durante la battaglia di Hogwarts, me l’ha detto la Granger! Inoltre durante la ricostruzione della scuola, dopo che te ne sei andato, il tuo amico Paciock ha provato ad aprirla seguendo la procedura ma non è comparsa nessuna porta. La camera è andata ragazzo, rassegnati! Dovrai escogitare qualcos’altro.- concluse amaramente il vecchio.

-La Stanza è stata creata con un antica e potente magia dai fondatori stessi.-iniziò a spiegare con calma Harry come se stesse tenendo una lezione di Storia della Magia.- Per quanto potente e oscuro sia l’Ardemonio, un incantesimo del genere può solo danneggiare la stanza ma non distruggerla. In questi anni d’isolamento ho viaggiato parecchio e sono venuto in contatto con simili incantesimi antichi. Ho imparato come funzionano e quanto siano temibili e potenti. La stanza, dal momento stesso in cui è stata danneggiata, ha iniziato a rigenerarsi. Per farlo ha bisogno, però, di assorbire magia, una grande quantità di magia. Normalmente ci vorrebbero secoli perché si rigeneri poiché dovrebbe assorbire la magia direttamente dalla terra e dalla natura circostante ma la stanza si trova in una scuola per maghi. In questi anni avrà assorbito magia dagli studenti, dagli oggetti magici e dalle mura stesse di Hogwarts che sono impregnate di quegli stessi antichi incantesimi che l’hanno creata. Scommetto che la stanza ha ripreso a funzionare. E che sia tornata come una volta già da qualche anno. - Terminò Harry soddisfatto di aver zittito l’anziano mago.

Abeforth continuava a fissare il ragazzo con profondo scetticismo. Il silenzio creatosi fu interrotto dal vecchio elfo che parlò.

-Il padrone ha ragione! Tre anni fa la stanza ha iniziato a funzionare di nuovo. Kreacher lo sa perché uno degli altri elfi ha visto entrarci degli studenti e da allora anche noi abbiamo iniziato a riutilizzarla qualche volta quando ci occorreva qualcosa. La stanza funziona!- terminò allegro Kreacher. Harry si sorprese, anche se non lo dimostrò. Non aveva mai visto l’elfo tanto contento e sereno. Era sempre stato cupo e scontroso. Stare lontano dalla casa dei Black aveva fatto bene alla piccola creatura.

-Se quello che dice l’elfo è vero, il tuo piano sarebbe quindi quello di inviare l’elfo davanti alla stanza, siccome può attraversare liberamente la barriera anti-materializzazione, e fargli chiedere un passaggio che conduca qui al mio locale. In questo modo potrai intrufolarti tranquillamente nel castello. Non male Potter. Sei diventato astuto e hai incrementato notevolmente la tua conoscenza delle arti magiche a quanto vedo.-

-Non ho passato questi anni solo a nascondermi. Sono entrato in contatto con numerosi maghi dalle grandi conoscenze magiche. Ho imparato molto, forse troppo.- Concluse amaramente Harry, incupendosi leggermente. Poi si rivolse di nuovo all’anziano elfo.

-Allora Kreacher hai capito cosa voglio che tu faccia? Devi andare al settimo piano, attivare la stanza chiedendole un passaggio che conduca alla Testa di Porco e poi attendere dentro la stanza il mio arrivo. Tutto chiaro?-

- Si padrone! Quando deve farlo Kreacher?- chiese l’elfo.

-Ora!- disse Harry risoluto.

-Come il padrone desidera!-  disse Kreacher inchinandosi. Dopo di che sparì in un sonoro Crac lasciando i due uomini da soli.

-Vuoi entrare già questa notte?- Chiese Abeforth.

-Si, non abbiamo tempo da perdere. Prima mi muovo, prima riesco ad ottenere informazioni. Informazioni che per noi sono vitali dato che non sappiamo praticamente nulla e che il nemico ha già iniziato a muoversi per perseguire il suo obiettivo. Sta radunando un esercito. Il tempo stringe.- Proprio quando Harry terminò di parlare, un rumore sordo attirò l’attenzione di entrambi. Proveniva da dietro il quadro di Ariana. Abeforth si avvicinò, fece scattare il quadrò che si spostò lateralmente rivelando un lungo e stretto cunicolo.

- Kreacher ce l’ha fatta. Ora tocca a me. Sarò di ritorno il prima possibile.- Disse all’anziano riallacciandosi il mantello per poi sparire nel cunicolo senza aggiungere altro.
Abeforth si versò un altro bicchiere di whisky che trangugiò tutto d’un fiato e dopo di che si sedette per ricominciare la sua lettura.
-Sarà una lunga notte!- disse aprendo il libro.
 
 



Harry percorse tutto il lungo e stretto cunicolo. Ci vollero in totale una decina di minuti per raggiungere il castello. Alla fine arrivò alla Stanza. Era completamente vuota fatta eccezione per Kreacher che si trovava al centro aspettando pazientemente l’arrivo del ragazzo.

-Kreacher!-disse Harry

-Oh padrone finalmente!- rispose l’anziano elfo.

-Ottimo lavoro Kreacher. Adesso io ho da fare all’interno della scuola. Tu dovrai aspettarmi qui poiché, fino a che tu sarai dentro, nessuno potrà entrare senza richiedere esattamente quello che hai chiesto tu. Ora vado. Il tempo è prezioso.- l’elfo annui alle parole del suo padrone e lo osservo mentre spariva oltre la porta.

Appena uscito Harry si disilluse e tirò fuori dalla propria tasca la Mappa del Malandrino. Così facendo avrebbe saputo gli spostamenti dei Capiscuola e dei professori in giro di ronda.

-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni- sussurrò Harry. La mappa iniziò a disegnarsi davanti ai suoi occhi e cominciarono a comparire numerosi puntini con il nome a fianco. Harry vide molti nomi che ben conosceva. Nei sotterranei nel suo ufficio c’era il buon vecchio Lumacorno. Nella sala grande a fare il solito giro di controllo c’era Argus Gazza, lo storico custode della scuola. Fuori nel cortile, nella sua capanna Harry vide Hagrid, mentre dentro la serra numero due vide il nome di Neville, che a quanto aveva saputo, era diventato professore di Erbologia al posto della Sprite che aveva scelto la via della pensione da qualche anno.

Harry controllo accuratamente tutti i corridoi e vide che la via per la biblioteca era libera così si affrettò a raggiungere il suo obiettivo. Sapeva bene che durante la battaglia di Hogwarts molti volumi erano andati persi o distrutti perciò sperava con tutte le sue forze di riuscire comunque a trovare qualcosa nel Reparto Proibito. Se così non fosse stato allora, avrebbe dovuto fare irruzione nel Ministero ed era una cosa che avrebbe volentieri preferito evitare. Arrivato alla biblioteca, Harry si fiondò all’istante verso il Reparto Proibito per iniziare la sua ricerca.

Anche se il reparto era una sezione più piccola e circoscritta rispetto all’intera biblioteca, la quantità di libri che vi erano contenuti era troppa per essere esaminata in solo qualche ora da un’unica persona. Non ce l’avrebbe mai fatta da solo. Doveva trovare una soluzione.

 
Harry cominciò a riflettere. Doveva trovare dei riferimenti a ciò che cercava e per poterlo fare aveva bisogno di lanciare un incantesimo che trovasse una parola scritta in un libro e che evidenziasse quest’ultimo.  Non aveva mai imparato un incantesimo simile né negli anni di lontananza né negli anni ad Hogwarts. Conosceva incantesimi potentissimi e letali ma non conosceva nessun banalissimo incantesimo per fare una ricerca in modo rapido. La cosa lo incupì. Doveva inventarsi qualcosa.
 
 Ad un certo punto si ricordò le parole del suo vecchio professore di Incantesimi. Una volta a lezione Vitious aveva detto - Quando non sai, improvvisa!-.  Per fortuna Harry aveva una conoscenza base di latino, maturata negli ultimi anni, così decise di fare un tentativo. Si concentrò su cosa voleva trovare ovvero riferimenti all’Ombra, a Necros o a quel simbolo. Dopo di che estrasse la bacchetta la puntò verso il Reparto Proibito e disse - Reperio -.
 
Dalla bacchetta si sprigionarono tre piccole sfere di luce arancione, una per ogni cosa che Harry voleva trovare, che cominciarono a scandagliare ogni singolo libro di ogni ripiano di ogni singola libreria. Harry era estremamente soddisfatto di sé. Aveva funzionato, gli insegnamenti degli anni della scuola gli tornavano ancora utili.
 
Non ci volle molto perché qualcosa saltasse fuori. Infatti, pochi minuti dopo una delle sfere cominciò a brillare mutando il proprio colore dall’arancione all’azzurro. Harry interpretò la cosa come il segnale che la ricerca avesse dato un risultato. La sfera si era fermata davanti ad un piccolo volume senza titolo.
 
 Il libro sembrava piuttosto vecchio ed era composto solo da una cinquantina di pagine, la maggior parte delle quali era scritta con rune antiche. Dalle illustrazioni e dalle poche pagine comprensibili Harry capì che era un libro di antiche leggende. Incominciò a sfogliare il volume fino a che non scorse quello che la sfera gli aveva segnalato. In una delle ultime pagine del volume Harry trovò di nuovo quel simbolo, questa volta però senza però la scritta latina sottostante. In basso a fondo pagina era presente una didascalia che recitava: “L’Ombra contro il Principe degli Incantatori”. Era la pagina iniziale della leggenda. Sollevato di aver trovato finalmente qualcosa Harry girò pagina, ansioso di ottenere finalmente delle risposte, scoprendo però che le pagine successive erano composte anch’esse da altre rune. Harry non sapeva tradurle. Conosceva una sola persona che avrebbe potuto farlo in modo corretto e rapido, ma era escluso contattarla.
 
Il giovane si appoggiò ad una libreria amareggiato ogni volta che si avvicinava a scoprire qualcosa di concreto rimaneva bloccato. Era snervante. Tuttavia non doveva darsi per vinto, così cominciò a riflettere su quel poco che aveva scoperto. Il simbolo che aveva trovato era diverso da quello che conosceva. Il che era positivo perché era una novità e le novità sono sempre ben accette. Aveva trovato di nuovo un riferimento all’Ombra ma nessuna spiegazione su cosa fosse. Si menzionava anche un Principe degli Incantatori. Harry riflette a lungo su quel titolo. Principe degli Incantatori. Non gli era sconosciuto, ne aveva già sentito parlare ma non ricordava dove. Passarono diversi minuti quando ad’un tratto ebbe un illuminazione. Uscì di corsa dal reparto proibito e andò a cercare un volume che ben conosceva nella restante parte della biblioteca. Il libro che cercava era Storia della Magia.
 
Lo trovò quasi subito, sepolto sotto alcuni libri di trasfigurazione e pozioni che qualche studente poco attento non aveva rimesso al proprio posto dopo averli consultati. Lo aprì e dopo poco trovò quello che cercava. Il Principe degli Incantatori era un titolo assegnato, per la sua eccezionale bravura e abilità nel creare e produrre incantesimi, ad uno dei maghi più potenti e famosi della storia.
 
-Merlino!- disse Harry chiudendo il libro di colpo.

 
 



 
 
Dopo un oretta Harry uscì mestamente dalla biblioteca. Aveva letto tutto quello che aveva trovato su Merlino, sulla sua storia, la sua magia e i suoi lasciti. Aveva letto di Artù, di Camelot e di Excalibur. Aveva letto anche della rivalità con la sorellastra di Artù, Morgana, anch’essa una strega e dei vari scontri avvenuti tra lei e Merlino. Aveva letto tutto ma non aveva trovato un solo riferimento all’Ombra. Da nessuna parte. Alla fine aveva abbandonato la biblioteca, portandosi via solamente il volumetto trovato, certo che nient’altro potesse essergli utile lì dentro.
 
Se i libri non potevano aiutarlo allora, doveva trovare qualcuno che potesse farlo. Aveva bisogno di qualcuno che fosse esperto in Storia della Magia Antica. Qualcuno che avesse avuto anni per poterla studiare a dovere in ogni sua minima parte. Harry si disse che gli sarebbe servito il vecchio preside. Già Albus Silente avrebbe avuto le risposte che cercava probabilmente. Se solo avesse potuto parlargli. All’improvviso Harry si rese conto che lui non poteva parlare con il preside, ma poteva parlare con una sua copia. Il suo ritratto nell’ufficio della Preside, certo non era come parlare con il vero Silente, ma il suo ritratto manteneva comunque tutta la conoscenza che il preside aveva in vita. Si diede dello sciocco per non averci pensato prima. Gli serviva solo la parola d’ordine per accedere allo studio della preside. Si ricordò che Kreacher poco prima gli aveva detto che parlava spesso con la McGranitt perciò forse lui sapeva la parola d’ordine per il gargoyle di pietra. Si diresse senza perdere un secondo verso la Stanza delle Necessità. Ormai la notte stava finendo. Si trovava nel castello da due ore ormai. Doveva sbrigarsi.
 
Arrivò di corsa alla stanza, vi passò davanti tre volte pensando a cosa gli occorreva ed entrò. Una volta dentro trovò Kreacher dove l’aveva lasciato, solo che si era addormentato sul pavimento.
 
-Kreacher! Kreacher! Sveglia!- disse Harry scuotendo piano l’elfo che si ridestò. -Ho ancora bisogno del tuo aiuto. Devo sapere la parola d’ordine dell’ufficio della preside.-
 
-Harry Potter signore!- disse l’elfo con una voce parecchio assonnata.
 
-Si Kreacher sono io! Scusa se ti ho svegliato ma ho bisogno di sapere la parola d’ordine-.
 
-Harry Potter! La parola d’ordine è Harry Potter signore!- Disse l’elfo ancora mezz’addormentato. Quella rivelazione sorprese Harry. La McGranitt aveva scelto il suo nome come parola d’ordine per il suo ufficio. Questo aumento notevolmente l’affetto e il rispetto che Harry provava per la sua ex professoressa.
 
-Grazie Kreacher! Torna pure a dormire, io tornerò presto!- Detto questo lasciò l’elfo al suo sonno e uscì nuovamente dalla stanza per dirigersi all’ufficio del preside.
 
Esaminò di nuovo la mappa per essere certo di non incontrare nessuno lungo la strada. In breve tempo , facendo qualche svolta extra per evitare Gazza e un caposcuola, si ritrovò davanti al gargoyle di pietra.
 
-Parola d’ordine?- domandò la statua.
 
-Harry Potter - Harry si sentì un po’ in imbarazzo a pronunciare il proprio nome per poter entrare.
 
-Passa pure- disse il gargoyle scostandosi di lato rivelando la presenza di una scala a chiocciola che saliva.
 
Harry non se lo fece ripetere e si precipitò su per la scala. Doveva sbrigarsi.
 
Entrò facendo molta attenzione. Lo studio era quasi come se lo ricordava, anche se, ora che era della McGranitt, era notevolmente più ordinato e con molte meno cianfrusaglie e oggetti strani sparsi in giro.
Harry individuò subito il ritratto del preside,  affiancato dal ritratto di Piton. Entrambi stavano dormendo. Harry pensò che magari anche il suo ex professore di pozioni poteva essergli utile. Si avvicinò senza fare rumore per non svegliare tutti i ritratti. Non voleva essere notato. Si tirò su il cappuccio per fare in modo che solo i due presidi potessero vederlo in volto. In questo modo se uno degli altri ritratti si fosse svegliato, non lo avrebbe riconosciuto. Dopo di che getto sull’area circostante un Muffliato in modo che solo i due ritratti potessero sentirlo e infine parlò.
 
-Professor Silente!- il ritratto parve non sentire. - Professor Silente signore si svegli!-
 
-Dovrai alzare di più la voce Potter se vuoi farti sentire! Albus ha il sonno pesante.- A parlare fu Piton che lo guardava con il solito sguardo torvo che aveva imparato a conoscere con il passare degli anni ad Hogwarts.
 
 - Lascia fare a me Potter!- Continuò poi. –Albus sveglia! Qualcuno è venuto a farci visita!- Disse alzando la voce molto più di quanto avesse fatto Harry poco prima. La cosa parve funzionare perché il ritratto di Silente si svegliò.
 
-Oh Severus cosa c’è? Come mai mi svegli a quest’ora? È piena notte! – disse il vecchio preside. Poi parve accorgersi di chi si trovata di fronte a lui e il suo sguardo s’illuminò. - Harry, ragazzo mio! È un piacere rivederti! È passato troppo tempo!-
 
-Lo so preside e mi dispiace per questo ma sono stato… impegnato- Disse Harry sbrigativo.
 
-Lo sai Potter che ti davano per morto?-  chiese Piton.
 
-Si lo so bene. Non fanno che ripetermelo! Tuttavia come vede, sono ancora in circolazione!- rispose Harry ironico.
 
-Lo vedo- rispose.-Immagino comunque che ci sia un motivo per cui tu sia qui, in piena notte, proprio mentre Minerva si trova lontana dal castello.- Disse il professore di pozioni.
 
-Esatto. So bene che voi vi trovate qui per aiutare e consigliare i vostri successori nel loro lavoro. E so che rispondete solamente a chi occupa il ruolo di preside e a nessun altro, ma mi trovo qui perché un nuovo male è sul punto di rinascere ed io ho bisogno della vostra conoscenza per poterlo contrastare!- disse Harry serio rivolgendosi ad entrambi, ma soprattutto a Silente.
 
- Quello che dici è vero. Noi siamo al servizio del preside e solo a lui dobbiamo rendere conto.- disse il vecchio preside fissando il giovane, che cominciò a temere che non avrebbe ricevuto aiuto dai due.
 
- Tuttavia se Minerva fosse qui, dubito che ti rifiuterebbe aiuto, soprattutto se quanto dici sul rinascere di una nuova oscurità è vero. Ciò detto...- si interruppe sorridendo al visitatore.- Cosa ti serve ragazzo mio?-
 
Harry non poté fare a meno di sorridere sentendo quelle parole. Notò che anche Piton, mentre il preside parlava, aveva annuito tacitamente. Anche lui era pronto a offrire il suo aiuto. Così il giovane non indugiò oltre e raccontò tutto quanto. Parlò dei mangiamorte, dell’aiuto di Abeforth, dell’Ombra, di Necros e di quanto quella notte aveva scoperto su Merlino in quel libro pieno di rune. Quando terminò di parlare, si accorse subito che le espressioni dei due uomini erano radicalmente cambiate. Piton aveva assunto un’espressione enigmatica, a metà tra il sorpreso e il depresso, mentre Silente mostrava, senza celarla in alcun modo, un’estrema preoccupazione. Harry decise di proseguire.
 
-Quindi, ora che vi ho raccontato tutto vi domando, sapete qualcosa riguardo a quest’Ombra e al suo scontro con Merlino?-
 
Fu Silente a parlare. Harry se lo aspettava.
 
-Quello che so su questa faccenda viene proprio da quelle pagine che tu non sei riuscito a tradurre. Si tratta di un’antica leggenda, così sconosciuta che in vita mia ne ho sentito parlare solo in quel volumetto. Io l’ho sempre considerata niente di più che una semplice favola inventata, una delle tante che circolavano sul conto di Merlino, ma ora il tuo racconto fa assumere al tutto una luce molto diversa. Se ciò che la leggenda racconta è vero, ore buie si prospettano davanti a noi. Probabilmente ancora più oscure di quelle che abbiamo vissuto durante il regno di Voldemort.- Le parole del preside caddero come macigni addosso ad Harry. Le cose erano peggiori di quanto si aspettasse.
 
-Cosa dice la leggenda?-
 
-La leggenda comincia con Morgana. Come saprai lei e Merlino erano acerrimi nemici. Lei tentò più volte di ucciderlo e di distruggere Artù e Camelot. Il potere di Merlino era notevolmente superiore a quello della strega che uscì sconfitta parecchie volte, sopraffatta dall’abilita del mago. La leggenda inizia proprio da qui. In quel libricino si narra che Morgana, a seguito dell’ennesima sconfitta causata da Merlino, perdette il senno e che, ossessionata dal voler battere il suo rivale, arrivò ad utilizzare un potere che mai nessuno prima di lei aveva osato evocare. Eseguì un antichissimo rito, risalente ai primi utilizzatori di potere magico, per evocare un’entità definita come l’Ombra, che non era altro che puro concentrato di male e odio. L’Oscurità per antomasia, per dirla con parole semplici. Quest’Ombra non aveva un corpo perciò s’impossessò della stessa Morgana e si scagliò contro Merlino. Ci fu un grandioso e terribile scontro tra i due che si dice, durò anche giorni. A un certo punto Merlino, estremamente versato com’era nell’arte magica, riuscì a fare in modo che l’entità abbandonasse il corpo della strega, che cadde a terra priva di forze. Tuttavia il mago sapeva bene di non possedere abbastanza potere per distruggere quell’essere così la leggenda dice che, dopo essere riuscito ad indebolirlo quanto bastava per sopraffarlo, lo sigillò con un potente incantesimo impedendogli di devastare il mondo intero con il suo potere. Il volume racconta anche che, una volta ripresasi, Morgana abbia detto che se l’entità fosse mai riuscita a fuggire dalla sua prigionia il male avrebbe imperversato per il mondo incontrastato “in saecula saeculorum”, per i secoli dei secoli. La leggenda termina qui. Non viene detto altro né su dove Merlino abbia sigillato l’Ombra né su che incantesimo abbia usato per farlo.- terminò il vecchio preside lasciando basiti sia Harry che Piton.

Spazio dell'Autore: Rieccomi tornato con un nuovo capitolo! La storia prosegue e spero vivamente che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate! Ci sentiamo con il prossimo capitolo gente!
 

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Capitolo 4
*** La Squadra ***


La Squadra


 
 
 
-Questa storia ha dell’incredibile- disse Piton sconcertato da quanto aveva appena sentito.
 
 Harry invece si era ammutolito dopo il racconto. Il suo sguardo aveva assunto un aspetto vuoto, osservava ma senza guardare davvero. Il suo cervello si era chiuso in processo di rielaborazione delle informazioni appena ottenute. Stava cercando di mettere ordine nella sua testa, di unire insieme tutti i pezzi del puzzle. Doveva capire ancora troppe cose. Ad un certo punto parve riscuotersi dal suo stato di trance e parlò.
 
- Ok quindi il simbolo rappresenta questa entità maligna, l’Ombra?- chiese Harry al vecchio preside.
 
- Esattamente.-
 
- Se è così allora perché su quello del mangiamorte sono state aggiunte le parole di Morgana?- domandò il giovane che però già immaginava il motivo.
 
-Se devo azzardare un’ipotesi…- disse Silente lisciandosi la barba con un’espressione enigmatica – Oserei dire che chiunque abbia tatuato e reclutato quel mangiamorte voglia fare in modo che le parole di Morgana si avverino.  Vuole fare sì che il male infetti il mondo per l’eternità. Forse, ma la mia è solo una teoria, questo nuovo Signore Oscuro, questo Necros, crede di essere in grado di assoggettare l’Ombra al suo volere e di conseguenza crede di poter governare e salire al potere utilizzando l’immensa potenza di quest’entità. L’esercito di Voldemort gli servirebbe solo per rendere più facile il tutto immagino e per bloccare chiunque tenti di fermarlo nel raggiungimento del suo obiettivo. Tuttavia le mie non sono che mere supposizioni.-
 
-Credo invece che le tue teorie siano fondate Albus - disse Piton che per tutto il tempo era rimasto in silenzio. – Insomma non avrebbe senso liberare un’entità così potente, in grado di spazzare via chiunque e qualunque cosa, senza avere la certezza di poterla controllare. Perciò o Necros, chiunque sia, sa veramente come riuscire a controllarla, del che io dubito dato che nemmeno Morgana ci è riuscita, e quindi grazie all’Ombra governerà ogni cosa in cielo e in terra, oppure lui crede solamente di poterlo fare, per un eccessiva fiducia nelle proprie capacità suppongo, e quindi condannerà il mondo intero alla sua fine. In entrambi i casi il mondo è sull’orlo della distruzione. Ne consegue che l’unica soluzione sia trovare Necros e fermarlo prima che spezzi il sigillo di Merlino.- terminò Piton risoluto.
 
-La penso anch’io così- disse Harry cupo.- Ma come faccio a trovarlo? Necros sembra essere molto più informato di chiunque altro sull’Ombra. Dato quello che sappiamo dobbiamo ipotizzare lo scenario peggiore, ovvero che lui sappia già come spezzare il sigillo. Mentre noi navighiamo ancora nel buio. Dove ha trovato informazioni? E dove posso reperirle anche io?- Chiese Harry esasperato dalla situazione. I due uomini nei ritratti si misero a riflettere.  Il primo a parlare fu Piton, cosa che sorprese molto il giovane.
 
-Io ritengo che Necros abbia potuto reperire solo in un modo tutte queste informazioni sull’Ombra. Secondo me possiede il grimorio di Morgana.- terminò l’uomo, che sembrava piuttosto sicuro di quanto appena detto.
 
-Concordo con Severus.- disse Silente annuendo.- È l’unico modo attraverso cui può essere venuto a conoscenza dell’Ombra, della battaglia, del sigillo di Merlino, delle parole di Morgana e magari di un possibile modo per controllare l’entità.-
 
-Il grimorio di Morgana?- Chiese Harry.
 
- Esatto - rispose Piton.- Il grimorio è un libro dove un mago riporta tutti gli incantesimi, le pozioni e le conoscenze magiche in cui si è imbattuto durante la sua esistenza. È un lascito per i posteri e sono molti i maghi che decidono di lasciare un’eredità, una testimonianza del proprio passaggio. Esistono molti grimorii a questo mondo. Quello di Morgana è certamente uno dei più pericolosi in quanto si dice che sia ricolmo di incantesimi e conoscenze oscure e arcane. Lo si reputa perduto ufficialmente ma in realtà, da quando la strega è deceduta, il grimorio è stato lasciato ai discepoli di Morgana che nei vari secoli se lo sono tramandato di generazione in generazione, come un eredità. Addirittura il Signore Oscuro, nel suo primo periodo di potere, si è messo alla sua ricerca, dando la caccia per anni ai discepoli della strega. Quelli che ha trovato hanno preferito dare la propria vita piuttosto che rivelare dove fosse nascosto. Ne consegue che ,se Necros è entrato in possesso del grimorio, egli deve essere un discendente di un antico seguace di Morgana stessa. E deve essere anche parecchio folle oserei dire, perché con tutti i potenti maghi seguaci di Morgana che devono aver avuto accesso al suo grimorio, lui è il primo che tenta una simile impresa-
 
-Quindi…- disse Harry stancamente.- non essendo io un discendente di uno dei discepoli di Morgana non potrò mai accedere alle informazioni sull’Ombra, dico bene?-
 
-Temo di no- concluse mestamente Piton.
 
-Severus ha ragione. Tuttavia credo che ci sia un altro modo in cui potresti ottenere informazioni. È solo un’ipotesi e sarà estremamente difficile procurarsi ciò che ti occorre e ancora di più sfruttarlo.- Disse Silente.
 
-In questa situazione sono pronto a tutto. Avanti si spieghi.-
 
-Credo che potresti reperire le stesse informazioni che vi sono nel grimorio di Morgana in un altro libro. Sto parlando del diario di Merlino. Dico diario e non grimorio perché nessuno sa di preciso cosa vi sia contenuto poiché il libro non si apre. È stato tentato su di esso ogni possibile tipo d’incantesimo e pozione nei secoli ma nulla. Il libro non si è mai aperto e non si è nemmeno mai distrutto o danneggiato. Un potente incantesimo a noi sconosciuto lo avvolge. Sono convinto comunque che sia l’unico modo per trovare finalmente le risposte che cerchi.-Concluse il vecchio preside. Harry parve risollevarsi a quella notizia. Era una tenue speranza ma era pur sempre speranza.
 
-Dove posso trovarlo?-chiese.
 
-Al Ministero. Viene tutt’oggi studiato presso l’Ufficio Misteri.-rispose Silente. Harry non diede segno di reazione a quella notizia ma nella sua mente si affollavano mille pensieri. Il suo cervello a quelle parole si era subito messo in moto per trovare un modo per entrare al Ministero. Ad un certo punto però si rese conto che trovava a scuola da troppo tempo. Doveva uscire, non poteva rischiare che qualcuno lo scoprisse.
 
-Molto bene, dovrò trovare un modo per procurarmelo allora.-disse risoluto il giovane.-Credo che il tempo a nostra disposizione sia esaurito, ho trovato ciò che cercavo. Devo andare se non voglio essere scoperto. Posso contare sul fatto che non rivelerete della nostra conversazione di questa notte e della mia presenza? Nemmeno alla McGranitt?- Chiese Harry ai due.
 
- Harry come mai tutta questa segretezza? Minerva e l’Ordine potrebbero esserti utili in questa battaglia.- disse Silente.
 
-Lo so professore e probabilmente arriverà il momento in cui saranno messi al corrente di tutto, ma non ora. Non è ancora il momento. Quando lei era in vita, si fidava di me. Le chiedo di farlo ancora.-
 
-Sempre ragazzo mio. Sempre!- Rispose il vecchio preside sorridendo al ragazzo.- Non rivelerò nulla di ciò che è accaduto questa notte. Puoi stare tranquillo.-
 
-Posso contare anche sul suo silenzio professore?- chiese rivolgendosi  a Piton.
 
-In una situazione normale non esisterei un secondo a dare l’allarme per la presenza di un intruso nella scuola, soprattutto se si tratta di te. Tuttavia data la situazione suppongo che non sarebbe la scelta più saggia. Inoltre ritengo di doverti un “favore” dato che sei stato tu a raccontare a Minerva come si sono svolti i fatti e rivelarle il mio effettivo apporto alla vostra vittoria contro l’Oscuro Signore, prima della tua scomparsa, e quindi a far riabilitare il mio nome. Pertanto sì, puoi contare anche sul mio silenzio Potter.- Concluse Piton.- Tuttavia non posso fare a meno di notare che ancora una volta le regole e le leggi sembrano non importarti. Sei proprio uguale a…- Harry non lo lasciò terminare. Sapeva già dove voleva andare a parare.
 
-A mio padre. Pigro, arrogante, insolente e ribelle. Me l’ha già detto più di una volta- Terminò Harry sbrigativo.-Francamente dopo sette anni di lontananza speravo che lei avesse cambiato il suo repertorio. Invece sembra ancora un disco rotto.- Disse con un mezzo sorriso guardando il professore con sguardo di sfida.
 
-Ah colpito e affondato Severus! Colpito e affondato!- Disse Silente ridacchiando dal suo ritratto. Piton lo guardò torvo per averlo interrotto ma non aggiunse altro.
 
-Ora devo andare! Vi ringrazio per il vostro aiuto! Spero di rivedervi presto.- Detto questo uscì dall’ufficio.
 
Percorse in fretta la strada che lo separava la Stanza delle Necessità. Per tutto il tragitto rifletté su quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Il destino del mondo era in pericolo, il tempo era sempre meno e doveva entrare in un luogo praticamente inaccessibile e riemergerne con il tomo scritto da Merlino. Non poteva sperare farcela da solo, lo sapeva bene. Anche l’aiuto del vecchio Abeforth non sarebbe stato sufficiente. Gli servivano degli alleati e sapeva benissimo dove avrebbe potuto trovarli anche se era passato del tempo.
 
Arrivò rapidamente alla Stanza delle Necessità. Entrò, congedò il vecchio elfo ricordandogli ancora una volta di mantenere il segreto su quanto successo quella notte, e infine si avviò nel passaggio per raggiungere la Testa di Porco.
 
Quando arrivò, trovò Abeforth seduto sulla sua poltrona addormentato, con il libro ancora sulle gambe.
 
-Sveglia vecchio! Coraggio in piedi!- urlò Harry ma Silente non diede segno di essersi svegliato o di aver minimamente sentito così decise di passare alle maniere forti. Colpì l’anziano in testa con il libro che stava leggendo. – Il sonno pesante deve essere una cosa di famiglia quindi!- disse Harry divertito osservando l’anziano destarsi finalmente dal suo sonno.
 
-Diavolo Potter ti sembra questo il modo di svegliare un povero vecchio?!- Disse Abeforth metà arrabbiato metà addormentato.
 
-Non volevi svegliarti. E dire che ho urlato per farmi sentire!- rispose il giovane.
 
-Va beh lasciamo stare!- disse l’anziano massaggiandosi la testa con la mano. - Piuttosto scoperto qualcosa?- Domandò.
 
-Si ho fatto grandi scoperte! Ma non posso parlarne ora, che giorno è oggi?- chiese Harry.
 
-Sono le cinque e mezzo di mattina di un triste venerdì dato che sono stato svegliato così presto!- rispose.
 
-Bene. Io starò via tutto il giorno. Devo contattare delle persone, ci serve aiuto! Ti spiegherò tutto quando ci saranno anche loro, così almeno dovrò fare una sola spiegazione! Domani tieni chiuso il locale, ci servirà come base per poter pianificare in tranquillità.- Terminò il ragazzo.
 
-Pianificare cosa?- Domandò Abeforth.
 
-L’irruzione al Ministero!- Disse Harry svanendo in una nuvola di fumo nero senza dare altre spiegazioni.
 
 
 


 
 
 
Erano le dieci del mattino di un tranquillo sabato ad Hogsmeade. Abeforth Silente stava tranquillamente spolverando il suo locale mentre ripensava agli avvenimenti di due notti prima. Non riusciva ancora a credere alle parole che Harry aveva pronunciato prima di sparire.
 
-Pianificare cosa?- Aveva chiesto Abeforth.
 
-L’irruzione al Ministero!- aveva risposto il ragazzo per poi svanire nel nulla come sempre.
 
Nella sua mente il vecchio mago continuava a pensare che quegli anni di lontananza dovevano aver fatto impazzire quel ragazzo. Fare irruzione nel Ministero era una follia. Lo era anche quando Harry e i suoi compagni lo avevano fatto anni addietro ma ora, con tutta quella sicurezza, era da folli anche solo il pensarci. Tuttavia sapeva bene conoscendolo che si sarebbe presentato da un momento all’altro con qualche astruso piano da mettere in atto perché quel ragazzo, come aveva imparato, non si arrendeva mai e sapeva altrettanto bene che lo avrebbe supportato perché si meritava di essere aiutato. Doveva farlo, era la cosa giusta.
 
Mentre era immerso in questi suoi pensieri, non si accorse della silenziosa comparsa dell’uomo che aspettava.
 
-Toglimi una curiosità, se ogni volta che ti vedo stai pulendo com’è possibile che questo posto sembri sempre più sporco e decadente?- aveva detto Harry soddisfatto di essere riuscito per l’ennesima volta a far sussultare Abeforth che non lo aveva sentito arrivare.
 
-Diavolo Potter ma la vuoi smettere? E comunque come tengo il mio locale non sono affari tuoi!- Aveva risposto il vecchio mago con tono scontroso abbandonando il suo lavoro di pulizia e andando dietro al bancone.
 
-Okey calmati. Allora il locale è chiuso?-
 
-Si si puoi stare tranquillo. Ho messo il cartello e chiuso tutte le tende. Anche se avrei potuto tranquillamente tenere aperto, tanto non viene mai nessuno.- disse Abeforth.
 
- Ma come fai a sopravvivere allora se non hai mai clienti?- chiese Harry ironico cercando di punzecchiare l’anziano barista. -Beh nel dubbio comunque meglio essere cauti.- concluse il ragazzo slacciandosi il mantello e sedendosi al bancone davanti al vecchio mago.
 
- Allora vuoi spiegarmi qualcosa o ce ne restiamo qui in silenzio a fissarci?- disse Abeforth facendo finta di non aver sentito il commento del giovane.
 
-Ti spiegherò quando arriveranno tutti!.- Disse calmo Harry come se il destino del mondo non dipendesse da loro.
 
-Tutti chi? L’altra notte hai detto che ci serve aiuto se non sbaglio. Chi hai contattato?- domandò incuriosito
 
-Vecchi amici, persone con cui ho collaborato in questi sette anni. Sono maghi molto abili e fidati. Affiderei loro la mia stessa vita. E sono gli unici che potevo contattare in questo momento.-
 
Quando fini di dire questo si sentì un sonoro Crac provenire da appena fuori la porta, dopo di che qualcuno bussò per tre volte.
 
-Ora ci si diverte!- Disse Harry mentre Abeforth andava ad aprire. Una volta spalancata la porta l’anziano mago si sorprese parecchio di vedere chi gli si parava di fronte.
 
-Tu?!- Disse il vecchio ad alta voce.
 
-Potter è qui?- Domandò il nuovo arrivato.
 
-Entra pure Malferret!- Urlò Harry che era rimasto seduto al bancone.
 
-Lo sai che odio essere chiamato così sfregiato!- disse l’altro entrando ed ignorando il vecchio Silente.
 
-Se vuoi che non lo faccia più, tu prima dovresti smettere di chiamarmi “sfregiato”!- risposte Harry.
 
-Ma lo sei! Ora molto più rispetto ai tempi della scuola!- Disse l’altro indicando le nuove cicatrici sul volto di Harry. Quest’ultimo si alzò e si mise proprio di fronte al nuovo arrivato e lo fronteggiò. I due si guardavano in cagnesco a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
 
Da una parte Harry Potter, coraggioso Grifondoro, l’eroe scomparso del mondo magico, dall’altra Draco Malfoy, astuto serpeverde, ex mangiamorte scampato alla cattura, si preannunciava uno scontro epico. Abeforth temette seriamente che i due gli avrebbero demolito il locale ma rimase estremamente sorpreso quando accadde qualcosa che non si sarebbe mai immaginato.
 
-Sono contento che tu sia qui Malfoy!- Disse Harry sorridendo e stringendo infine la mano all’altro.
 
-Tu chiami, io arrivo Potter. Dovresti saperlo ormai!-
 
Abeforth non credeva alle proprie orecchie. Harry Potter e Draco Malfoy, rivali da sempre a quanto aveva saputo, schierati su lati opposti durante la guerra, ora si trovavano lì nel suo locale a parlare come vecchi amici che si rincontrano dopo tanto tempo. Non riusciva a crederci. Il suo sguardo passava dall’uno all’altro come se stesse seguendo una partita di tennis.
 
-Qualcuno mi spiega cosa succede? Voi due eravate nemici per quando ne so! Tu sei un mangiamorte figlio di mangiamorte!- disse indicando Draco. Fu Harry a spiegare.
 
-Le cose sono cambiate in questi anni. - disse Harry.- Circa sei anni fa mi ritrovai a Parigi sulle tracce di alcuni mangiamorte. Avevo avuto notizie che alcuni si erano rifugiati li. Qualche giorno dopo il mio arrivo riuscì a scoprire che un uomo con il marchio nero era stato avvistato nella zona e venni a conoscenza  anche di dove avrei potuto trovarlo. Mi ci recai immediatamente. Secondo quanto scoperto l’uomo con il marchio si trovava in un vecchio edificio abbandonato. Quando arrivai, caddi in un’imboscata. A quanto pare i mangiamorte erano stati informati che qualcuno li cercava e avevano deciso di tendermi una trappola. All’epoca non avevo tutte le conoscenze che possiedo oggi, quindi arrivarono davvero molto vicino ad uccidermi, tuttavia fallirono. A salvarmi fu Draco.-
 
-Dopo la guerra decisi che era meglio cambiare aria, l’Inghilterra non era un buon posto dove restare per un mangiamorte figlio di mangiamorte come hai detto tu, così me ne andai a Parigi.- si intromise Malfoy.- Li avevo parecchi amici. Uno di loro mi disse che nella città era presente un gruppo di mangiamorte rifugiatisi lì per scampare alla cattura come il sottoscritto. Così decisi di dare un’occhiata, per valutare se erano un pericolo o meno per me. Quando arrivai, vidi Potter che stava duellando contro una decina di loro. Volevo andarmene ma lui durante la battaglia di Hogwarts mi aveva salvato la vita quando avrebbe benissimo potuto infischiarsene, così alla fine decisi di aiutarlo. Non volevo più commettere gli errori del passato. Aiutare Potter avrebbe significato un nuovo inizio! O anche una tragica fine se avessi fallito. Per fortuna insieme riuscimmo a distruggerli.- concluse il biondo soddisfatto.
 
-Così quel giorno abbiamo deciso di ricominciare da capo eliminando il passato. In fondo io avevo sempre saputo che Draco era stato costretto a fare ciò che aveva fatto e sapevo che non era mai stato per davvero un mangiamorte. Inoltre lui era corso in mio aiuto salvandomi da morte certa. Così da quel giorno abbiamo messo da parte le divergenze e siamo diventati amici e abbiamo iniziato a collaborare. E ora lui è uno di quelli che ci aiuterà.-
 
-Uno di quelli? Perché chi altro viene?- Domandò il serpeverde curioso sedendosi su uno degli sgabelli del bancone.
 
-Ho contattato anche il Falco e la Lince- disse Harry tranquillo imitandolo.
 
-Davvero? Oh grandioso ci sarà da divertirsi allora!- disse Draco sarcastico.- Come hai fatto a contattare la Lince a proposito? Non è una cosa facile da fare.-
 
-Non l’ho fatto infatti. Diciamo che le ho lasciato un messaggio, spero che lo riceva.- rispose Harry.
 
-E il Falco invece?-
 
-Oh lui non è stato un problema. Ha detto che ci sarà. Se ci sono guai, lui non manca mai.-
 
-Ma mi spiegate di cosa parlate voi due?- s’intromise Abeforth, che andò dietro al bancone per versarsi da bere.- Falchi, linci, cos’avete invitato uno zoo?-
 
-Sono nomi in codice. Un modo per non farsi scoprire. Anche noi ne abbiamo utilizzati alcuni in questi anni. Io ero il grifone e lui la serpe. Banali ma efficaci.- rispose Harry. – Vedi in questi anni di lontananza dovevamo pur sopravvivere quindi siamo finiti a fare dei lavoretti a pagamento. Niente d’illegale anzi, offrivamo protezione a chi ne aveva bisogno, indagavamo per conto di chi non voleva coinvolgere le autorità, insomma risolvevamo problemi diciamo. Abbiamo lavorato sia per i maghi che per i babbani. Durante uno dei nostri lavori ci siamo imbattuti in questi altri due maghi. Erano molto abili e potenti così ci siamo uniti in un'unica squadra per farla breve, e negli anni abbiamo combattuto numerose battaglie tutti insieme. Questo fino a sei mesi fa quando mi sono imbattuto in quel gruppo di mangiamorte e non ho deciso di mettermi ad indagare per conto mio.-
 
-Già sei sparito senza dire nulla, bell’amico!- disse Malfoy. – Vuoi spiegarmi?-
 
-Non ancora. Attendiamo gli altri- disse tranquillo Harry.
 
-Va bene come vuoi. Almeno anticipami qualcosa no? È pericoloso?-
 
-Oh si vecchio mio! Potrebbe essere la cosa più pericolosa che faremo nella nostra vitae e forse anche l’ultima! Molto peggio che affrontare il vecchio Voldy.- disse Harry ridendo come se quello che stava dicendo non fosse spaventoso o serio.
 
-Oh bene! Quindi tu hai pensato: “Ehi, mi sono imbattuto in qualcosa di così pericoloso che quasi sicuramente ci lascerò le penne! Quasi quasi chiamo il vecchio Draco! Meglio morire in compagnia!”- Terminò ironico il serpeverde fissando l’amico.
 
-Ah ah… - ridacchiò Harry.-Si qualcosa del genere. Avanti scommetto che eri a casa a pigroneggiare! E non stare sempre a lamentarti!-
 
-Okey è vero, ero a casa a far nulla. E comunque ho tutto il diritto di lamentarmi se tu mi fai rischiare la vita!- disse Draco.
 
Mentre i due stavano dibattendo, si senti un altro Crac all’ingresso e qualcuno bussò di nuovo per tre volte alla porta. Abeforth girò in fretta intorno al bancone e si diresse velocemente alla porta aprendola. Si trovò davanti un ragazzo, sui venticinque anni, con una folta barba nera e degli occhi di ghiaccio. Indossava un cappuccio nero proprio come quello che Harry aveva la prima volta che lo aveva rivisto.
 
- È qui che posso trovare il grifone?- domandò l’uomo con uno strano accento.
 
-Si è qui.- disse Abeforth scostandosi di lato per lasciar passare l’uomo.
 
-Ehi ma guarda un po’, è arrivato il “piccione”!- Disse ironico Malfoy andando ad abbracciare il nuovo venuto.
 
- Sono contento anch’io di rivederti “biscia”!- disse l’uomo che poi parve accorgersi di Harry.- Ma tu guarda chi c’è! Ti sembrava il caso di sparire così senza dire nulla?- disse l’uomo abbracciando Harry.
 
-Scusa. Ti spiegherò tutto tranquillo. Avevo i miei buoni motivi. Ora però mi sembra il caso di fare delle presentazioni- disse Harry. – Ti presento Abeforth Silente, un vecchio amico che mi ha aiutato nella guerra contro Voldemort e che mi sta aiutando tuttora.- Disse Harry indicando il vecchio mago – Abeforth lui è Nikolai Morozov, è russo ma ha studiato nella scuola di Durmstrang in Bulgaria. È un mago eccezionalmente dotato e inoltre è un abile pozionista, uno dei migliori in circolazione oggi.- terminò Harry.
 
-Bene sono contento di conoscerti ragazzo- disse il vecchio Silente.
 
-Anche io signore!- rispose il russo.
 
-Dunque ora manca solo la Lince!- Disse Malfoy.
-Oh viene anche la Lince?- chiese Nikolai.
 
-Si, se riceverà il messaggio. Nel frattempo aspettiamo- disse Harry.
 
Passarono diverse ore in cui parlarono tranquillamente tra loro raccontando a Nikolai di Hogwarts e parlando di alcune avventure passate durante quegli ultimi anni. Ad un certo punto Harry, stanco di aspettare, disse.
 
-Okey, mi sembra chiaro che la Lince non verrà, sono passate diverse ore ormai. Tanto vale che cominci a spiegare.- Nel dire questo qualcuno bussò alla porta.
 
-Oh alla buon’ora!- Disse Abeforth alzandosi dal tavolo dove erano seduti.
 
-Fermo!- Disse Harry a bassa voce. - Non è la Lince!-
 
-Come fai a dirlo?-
 
-Perché il segnale concordato nel messaggio che ho lasciato a tutti è tre era materializzarsi di fronte all’ingresso e bussare tre volte. Chiunque sia oltre quella porta non è la Lince.- Disse Harry mentre anche gli altri due annuivano.
 
-Va bene. Voi andate nell’altra stanza io sentirò chi è!- disse il vecchio. I tre annuirono e si alzarono per spostarsi. Quando se ne furono andati, il mago disse ad alta voce. – Oggi il locale è chiuso. Andate ai Tre Manici di Scopa!- Udì chiaramente dall’altra parte qualcuno parlare. Dovevano esserci almeno due persone oltre la porta.
 
-Signor Silente sono Hermione Granger! E con me c’è anche una mia amica, Luna Lovegood, se la ricorda? Ci trovavamo a Hogsmeade per fare compere e abbiamo deciso di venirla a trovare!-


Spazio dell'Autore: Salve a tutti! Rieccomi tornato con un nuovo capitolo. In questa parte della storia si scopre un po' sul passato di Harry, su cosa abbia fatto e con chi abbia passato questi anni. Spero che il capitolo vi piaccia! Attendo i vostri pareri! Alla prossima gente!

 

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Capitolo 5
*** Tu?! ***


Tu?!


 
 
 
Era un sabato di inizio settembre e Hermione si alzò piuttosto tardi quella mattina. Scostò le tende lasciando che la luce del sole riempisse la stanza e aprì la finestra per sentire l’aria fresca del mattino. Dopo aver fatto questo, si diresse con calma verso il bagno, dove si preparò un bel bagno rilassante. Poi andò in cucina, dove fece un’abbondante colazione mentre leggeva la Gazzetta del Profeta ascoltando della musica classica. Era diventato ormai il suo rituale mattutino del week end. Il fine settimana era completamente dedicato a se stessa. Niente lavoro. Niente stress. Niente di niente, solo relax.
 
Dopo la colazione ritornò in camera, si vestì, rifece il letto poi andò a dare da mangiare a Grattastinchi, il suo gatto, dopo di che uscì di casa in perfetto orario per l’appuntamento con la sua amica Luna.
 
Le due donne si erano date appuntamento davanti ai Tre Manici di Scopa verso mezzogiorno. Hermione si presentò in perfetto orario e trovò Luna già lì ad attenderla.
 
-Luna!- urlò la ragazza da lontano agitando il braccio per farsi vedere.
 
-Hermione!- rispose la bionda correndo ad abbracciare l’amica.
 
Luna Lovegood era da anni diventata la migliore amica di Hermione. Ai tempi della scuola la ragazza aveva sempre considerato strana la giovane corvonero e nessuno poteva darle torto. Luna Lovegood era decisamente una ragazza insolita. Erano molte le cose che facevano si che la si potesse definire “stramba” all’epoca. In primo luogo l’abbigliamento che era sempre piuttosto particolare ed eccentrico, per non dire bizzarro. Poi a rendere la ragazza ancora più strana c’erano tutte quelle teorie, che non smetteva di ripetere, sull’esistenza di strambe creature di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Infine c’era la disarmante sincerità della giovane che metteva profondamente a disagio chi le stava in torno. Tutte queste caratteristiche all’inizio avevano fatto dubitare Hermione che quello con Luna fosse un rapporto che andasse coltivato. Tuttavia con il tempo la ragazza aveva decisamente cambiato idea, imparando ad amare tutte quelle cose di Luna che agli occhi degli altri la rendevano strana, ma che agli occhi di chi la conosceva la rendevano speciale e fantastica.
 
Dopo la scuola e la guerra Luna aveva intrapreso una carriera all’interno del giornale del padre, il Cavillo, partendo dal basso come semplice apprendista poiché non voleva essere favorita. In breve tempo però diventò un’ottima giornalista e pochi mesi prima fu promossa capo redattrice. Tuttavia il lavoro e gli anni non avevano cambiato la corvonero, che era rimasta la solita ragazza semplice di sempre. Amante dei vestiti stravaganti, fissata con le sue teorie,  ma estremamente brillante e tremendamente fedele e attaccata ai propri amici, Hermione in primis.
 
-Oh Luna, non sai che bello vederti- disse la riccia.- Allora come stai?-
 
-Oh tutto bene! Il lavoro di capo redattrice è stancante, ma dà tante soddisfazioni!- disse la bionda con sguardo sognante. Era impressionante come i suoi occhi grigi riuscissero sempre a esprimere perfettamente ciò che la ragazza provava. In quel momento quegli occhi erano pura felicità. Sentimento che contagiò in fretta anche Hermione.
 
-Tu invece come stai Herm?- chiese poi Luna.
 
- Oh io bene dai, sono solo esausta. Questa settimana non ho avuto un attimo di pace-
 
Era vero, quella settimana l’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche era piombato nel caos. Avevano ricevuto miriadi di segnalazioni di cittadini allarmati per l’avvistamento di massici gruppi di dissennatori in diversi punti della Gran Bretagna. Era dal periodo successivo alla caduta di Voldemort che non si avevano tanti avvistamenti. L’ufficio di Hermione quindi aveva dovuto rivolgersi agli Auror e inviare squadre in tutti i “punti caldi” per verificare la situazione e intervenire se necessario. Ieri infine il caos toccò l’apice quando arrivò la notizia che due giganti avevano attaccato un piccolo paesino nei pressi di Liverpool. Per fortuna l’attacco non aveva causato vittime di alcun genere. Dopo la caduta del Signore Oscuro i giganti si erano isolati sulle montagne senza più avvicinarsi alle zone abitate pertanto tutto ciò, associato alla ricomparsa dei dissennatori, era piuttosto preoccupante secondo Hermione. Ma quel week end non voleva pensare al lavoro, il fine settimana era la sua isola di pace.
 
Dato che era ora di pranzo, le due ragazze decisero di pranzare ai Tre Manici di Scopa per in seguito andare in giro per negozi. Una volta sedute, ordinarono da mangiare e dopo aver terminato, rimasero ancora al tavolo a chiacchierare. Luna raccontò della sua settimana alla grifondoro che ascoltava interessata di sapere come fosse la vita di una capo redattrice. Quando terminò, la bionda poi chiese.
 
-E tu che mi dici Herm? Qualche novità?-
 
-Nessuna- disse Hermione senza riflettere, ma poi le venne in mente il suo incontro con Abeforth.-Anzi in realtà qualcosa c’è!- Così raccontò alla bionda dell’incontro che aveva avuto con il fratello di Silente.
 
-Hai detto che ha esitato un secondo? Beh allora sì, deve certamente nascondere qualcosa di oscuro e terribile!- disse la corvonero mettendosi a ridere.-Herm non ti pare di esagerare?- Chiese poi cercando di riprendere il controllo.
 
-Assolutamente no! Fidati, il mio istinto non sbaglia mai, sono pronta a scommetterci!- Disse la riccia con sguardo convinto.
 
-Bene allora facciamolo!- rispose l’altra.
 
-Facciamo cosa?- Chiese la grifondoro perplessa.
 
-Scommettiamo! Un pranzo, chi perde paga. Ci stai?- Hermione parve rifletterci su.
 
-Paura Granger?-  disse Luna con un’imitazione di quello che Hermione immaginò essere Malfoy, anche se non ne era certa. Luna non era una grande imitatrice.
 
-Okey dai ci sto! Un pranzo!- disse la riccia stringendo la mano a Luna. - Ora avanti usciamo! Ci aspetta un pomeriggio di compere e…indagini!- terminò poi. Così uscirono dal locale.
 
-Allora dove vuoi andare prima?- Chiese Hermione all’amica.
 
-Io direi di fare un salto alla Testa di Porco. Ormai mi hai messo in testa questa cosa e voglio sapere subito se avrò diritto ad un pranzo gratis o no!- disse Luna allegra sorridendo.
 
-Ah sei così sicura di vincere? Va bene andiamo!- e così dicendo si avviarono verso il pub.
 
Non ci volle molto per raggiungere il locale dell’anziano mago. Da fuori era sempre uguale, malconcio come se lo ricordavano. Quando si avvicinarono, sulla porta, videro il cartello “chiuso”.
 
- Strano- disse Hermione.-Non penso di averlo mai visto chiuso. Che facciamo bussiamo?- chiese all’amica.
 
-Si si bussa! Le cose si fanno interessanti.- Disse Luna entusiasta. Così la riccia si decise a bussare.
 
Dall’interno sentirono qualcuno, quasi sicuramente Abeforth pensò Hermione, dire “Oh alla buon’ora” poi ad entrambe parve sentire qualcun altro parlare a bassa voce ma era impossibile riuscire a capire cosa si dicessero. Poi ci fu silenzio, almeno fino a che il vecchio Silente da dietro la porta non disse – Oggi il locale è chiuso. Andate ai Tre Manici di Scopa!-
 
Hermione si volto verso Luna con un’espressione che significava “Che facciamo?”.
 
-Avanti parla, ormai siamo qui!- le disse semplicemente Luna a bassa voce.
 
-Signor Silente sono Hermione Granger! E con me c’è anche una mia amica, Luna Lovegood, se la ricorda? Ci trovavamo a Hogsmeade per fare compere e abbiamo deciso di venirla a trovare!- Per un attimo ci fu silenzio poi la porta si aprì e ne emerse Abeforth Silente.
 
-Granger! Che diavolo siete venute a fare?- Chiese Abeforth sorpreso della visita.
 
-Beh come ho detto, ci trovavamo qui ad Hogsmeade e abbiamo pensato di venirla a trovare! Possiamo entrare?- Disse Hermione che senza nemmeno aspettare una risposta si fiondò all’interno del locale!
 
-Salve signor Silente!- Disse Luna all’uomo mentre veniva trascinata dentro il pub da Hermione che l’aveva afferrata per il braccio. Appena entrata la grifondoro diede una rapida occhiata all’ambiente in cerca di qualcosa d’insolito. Tutto sembrava normale agli occhi della donna tranne per il fatto che su uno dei tavoli erano presenti quattro boccali. Tuttavia nel locale a parte il vecchio mago non sembrava esserci nessuno. Qualcuno, quando avevano bussato alla porta, aveva lasciato in fretta e furia il locale per non farsi trovare lì ma Abeforth non aveva fatto in tempo a far sparire i boccali. Ormai Hermione era certa che il fratello di Silente nascondesse qualcosa.
 
- Vedo che questo posto non è cambiato in tutto questo tempo!- Disse Hermione.
 
-Me l’hanno fatto notare recentemente, si!- rispose il vecchio, che ora era chiaramente sulle difensive, e fissava intensamente negli occhi la grifondoro. – Perdonatemi ma sto aspettando visite, per questo oggi non ho aperto il locale, quindi…- Disse facendo intendere che voleva che se ne andassero.
 
-Oh si certo! Non siamo solo venute a trovarla, non volevamo di certo disturbarla, ci perdoni!- Disse Hermione capendo che l’uomo non le voleva tra i piedi e cercando di sembrare normale.
 
-Magari ripassiamo il prossimo fine settimana! Buona giornata!- aggiunse in fretta la riccia e detto questo uscì trascinando di nuovo con se la povera corvonero che fece solo in tempo a dire
 
-Arrivederci signor Silente!-
 
Quando furono lontane dal locale, Hermione chiese all’amica. - Allora cosa ne pensi?-
 
- Beh era ovvio che non ci volesse lì, sarebbe stato chiaro anche a un gigante, categoria non famosa per la sua intelligenza.  Inoltre c’erano quei boccali.-
 
-Li hai notati anche tu?-
 
-Certo che li ho notati anch’io! Avrò anche spesso la testa tra le nuvole ma resto pur sempre una corvonero. Noi notiamo tutto!-terminò soddisfatta la bionda.-Comunque c’erano altre persone nel locale ovviamente e se ne sono andate quando abbiamo bussato. Tuttavia ritengo che il signor Silente non ci abbia mentito. Secondo me stava davvero aspettando qualcuno, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che abbia urlato “alla buon’ora” dopo che abbiamo bussato. Quando però ha capito che non eravamo chi pensava lui ci ha mandate via.-
 
-Già- disse Hermione. - Questo ci porta a tre conclusioni.-
 
-Quali?-
 
- La prima è che Silente nasconde qualcosa, qualcosa di pericoloso se è andato dagli Auror. La seconda è che dobbiamo trovare informazioni.-
 
-Hai detto che Silente stava andando a parlare con un suo amico Auror. Potresti cominciare con il parlare con lui- propose Luna.-
 
-Giusto inizierò da lì!-
 
-La terza conclusione comunque qual è?-
 
-Che mi devi un pranzo!- disse Hermione soddisfatta punzecchiando l’amica con l’indice.
 
-Oh per Merlino è vero! Cavolo!- Disse Luna fingendo di essere triste.
 
-Dai togliti quel fino broncio e andiamo a fare un giro! La giornata è lunga!- Disse la grifondoro.




 



 
Abeforth si affacciò alla finestra fissando le due ragazze mentre si allontanavano dal locale. Voleva essere certo che se ne fossero andate.
 
-Okey, potete tornare!- Urlò l’uomo in modo che i tre potessero sentirlo.
 
-Chi era?- Domandò Harry rientrando insieme agli altri due.
 
-Era la tua vecchia amica Potter, la Granger!-
 
-Hermione?!- Disse Harry sorpreso. Erano anni che non sentiva quel nome pronunciato da qualcuno, ma non era passato giorno senza che i suoi pensieri ricadessero su di lei. Negli anni aveva seguito la sua carriera e si era informato sulla sua vita. Era diventata un membro importante del Ministero ed Harry era molto fiero di lei. –Che cosa voleva?-
 
- A quanto ha detto venirmi a trovare dato che si trovava in zona, ma secondo me stava indagando! L’altro giorno l’ho incontrata al Ministero e penso abbia intuito qualcosa, secondo me crede che io abbia qualcosa da nascondere. Quella donna è come un segugio, ora che ha fiutato la preda non mollerà la caccia! Ne sono certo! E poi si è anche portata dietro un'altra vostra amica. La Lovegood!- Terminò Abeforth
 
- Va bene allora dobbiamo fare molta attenzione ora a quello che facciamo! Dobbiamo essere cauti.- Disse Harry.
 
-Comunque ora siamo soli!- disse l’anziano mago - Ora vuoi spiegarci ciò che hai scoperto?-
 
-Si giusto! Meglio non perdere tempo- disse Harry. – Sedetevi è meglio! Sarà un bel colpo per voi!-
 
E così si mise a raccontare tutto quello che aveva scoperto la scorsa notte senza tralasciare nulla. Quando finì, i tre erano senza parole. Nikolai, da buon russo com’era, non lasciava trasparire le proprie emozioni ma doveva essere parecchio shockato. Malfoy aveva assunto la stessa espressione che Harry aveva visto in Piton, un misto tra sorpresa e depressione. Abeforth si era versato due bicchieri di Whisky e li aveva buttati giù entrambi uno dietro l’altro in un sol colpo.
 
-Dunque vediamo se ho afferrato bene tutto.- Iniziò Malfoy.- Un pazzo squinternato di nome Necros, potente quanto Voldemort ma probabilmente molto più folle, vuole liberare un entità così oscura e potente che probabilmente nel migliore dei casi lo aiuterà a dominare il mondo, mentre nel peggiore, causerà la prossima Apocalisse. Il mio riassunto della situazione è corretto fino a qui?- chiese il biondo.
 
-Si fino a qui direi che hai afferrato a pieno il concetto fondamentale- rispose Harry ironico osservando l’amico.
 
-Perfetto!- disse Draco calmo.- Ora noi quattro, essendo gli unici a sapere di tutto questo, per fermare la fine del mondo, dovremo infiltrarci in uno dei posti, ormai, più sicuri e sorvegliati del mondo ovvero il Ministero della Magia. Raggiungere poi una delle sezioni più sorvegliate del Ministero situata nelle sue profondità, ovvero l’Ufficio Misteri. Trovare questo libro appartenuto a Merlino che viene studiato lì e poi riuscire tranquillamente dal quella fortezza senza essere catturati o uccisi brutalmente. È corretto?-
 
-Hai dimenticato che dovremmo anche cercare di non essere visti!- Disse Harry sorridendo all’amico.
 
-Scusa che sbadato! Mea culpa!- rispose sarcastico Malfoy.-E poi alla fine di tutto, se saremo sopravvissuti, avremo finalmente a nostra completa disposizione nientemeno che un fantastico e utilissimo libro che non si apre! Dico bene?-
 
-Beh si devo ammettere che questo resta un problema in effetti!- rispose Harry lisciandosi il mento con una mano mentre rifletteva.
 
- Ed è il solo “problema” che vedi in tutto questo Potter?- chiese Malfoy.
 
-Beh sì anche il resto non sarà facile da fare, te lo concedo!-
 
-Beh grazie della concessione vostra grazia!- Rispose Malfoy con ironia simulando un inchino da seduto. – Sai ho sempre pensato che un giorno o l’altro saresti riuscito a farmi uccidere! Questa volta ci stai mettendo particolarmente impegno trovo!- disse il biondo. Abeforth che fino a quel momento era rimasto zitto parlò.
 
-Su smettetela voi due! Piuttosto hai già un piano Potter?- Harry temeva quella domanda.
 
-Se devo essere sincero…- fece una pausa osservando tutti.-No!-
 
-Ci hai fatto venire fin qui da mezzo mondo e non hai ancora un piano?- Disse Draco.
 
-Beh no... Non ancora- Disse Harry.-Ho saputo tutto questo solo ieri, poi vi ho contattato. Non ho avuto tempo di pensare ad una strategia.-
 
-Io avrei un idea- disse il russo che fino a quel momento era rimasto chiuso nei suoi pensieri, interrompendo gli altri due.
 
-Oh bene!- disse Harry sollevato.-Ecco vedi, Nikolai anziché lamentarsi ha avuto un idea, perché non puoi essere più simile a lui? L’unica cosa che fai è lamentarti!- Domandò il ragazzo a Draco.
 
-Stai zitto Potter!- disse la serpe.-Avanti cos’hai in mente piccione?-domandò poi.
 
- Il problema è oltrepassare la sicurezza. Hai detto che c’è ogni tipo di barriera magica e che agli ingressi fanno dei controlli accurati a tutti quelli che entrano ed escono e che poi la sicurezza all’Ufficio Misteri è doppia rispetto a quella in tutto il resto della struttura giusto?-
 
-Esatto, questo è più o meno il quadro generale-
 
-Beh allora io direi che ci serve qualcuno all’interno!- disse l’uomo convinto.
 
-E come ci aiuterebbe? Anche ammesso che si riesca a reclutare qualcuno, non riuscirebbe mai a uscire da quel posto con il libro. Sarebbe fermato.- disse Harry.
 
-Corretto! Ma non mi hai lasciato finire. La mia proposta è di fare come a Berlino!- All’udire quelle parole Harry e Draco parvero come risvegliarsi da un lungo sonno. Harry non ci aveva minimamente pensato.
 
-Sei un genio!- dissero i due all’unisono.
 
-Ci serve qualcuno dentro- aggiunse Harry. - Qualcuno di cui possiamo fidarci senza ombra di dubbio.- E Harry aveva solo un nome nella testa, non avrebbe voluto coinvolgerla ma non poteva fidarsi di nessun altro all’interno del Ministero.
 
-Ci servono la Granger e anche la Lovegood, Potter!- disse Malfoy.
 
-Lo so-



 



 
 
Hermione aveva passato una bella giornata insieme a Luna. Avevano parlato, riso, fatto compere insieme poi una volta giunta sera Hermione l’aveva invitata a cena a casa sua. Avevano ordinato cinese e guardato un film continuando a chiacchierare e a fare mille supposizioni su cosa Abeforth nascondesse. Luna aveva proposto che Abeforth nascondesse una specie di orso-tartaruga che sputa fuoco, Hermione non ricordava come l’aveva chiamato l’amica, ma era una di quelle strambe creature di cui parlava sempre la bionda.  Poi si era fatto tardi e la corvonero era andata a casa sua.
 
Hermione rimasta sola, era salita, si era fatta una doccia, poi si era infilata a letto e si era addormentata. Erano circa le tre quando fu svegliata da qualcosa che le toccava la faccia. Il suo primo istinto fu quello di afferrare la bacchetta e di puntarla su qualsiasi cosa fosse con lei nella stanza. Appena riuscì a distinguere le figure al buio, si accorse di stare puntando la bacchetta contro il suo gatto.
 
-Oh Grattastinchi sei tu! Mi hai fatto spaventare stupido gatto!- Disse Hermione all’animale. Lui per tutta risposta la guardò male e le fece cenno di seguirlo. Hermione pensò che avesse finito l’acqua così s’incamminò verso la cucina. Una volta arrivata lì vide che il gatto aveva proseguito e che la luce del salotto era accesa. Qualcuno era entrato in casa sua. Impugno di nuovo la bacchetta e si accostò alla porta socchiudendola quel tanto che bastava per vedere chi c’era.
 
Vide un uomo, con un mantello nero e un cappuccio che si trovava in piedi davanti al camino e stava osservando le foto sopra la mensola. Pensò subito che fosse un mangiamorte, doveva essere così. L’avevano trovata e quell’uomo era lì per compiere la sua vendetta per la caduta del suo signore. Hermione però sapeva di avere l’effetto sorpresa, perciò si fece coraggio, strinse forte la bacchetta tanto da farsi sbiancare le nocche e fece irruzione nella stanza.
 
Appena entrata lanciò immediatamente uno Stupeficium non-verbale verso l’uomo che non fece una mossa, rimase di spalle a guardare le fotografie. All’ultimo secondo prima che l’incantesimo lo colpisse, alzò pigramente la mano e annullò l’incanto come nulla fosse. Era forte e pericoloso pensò Hermione.
 
-Chi sei?- chiese la ragazza all’uomo.
 
-Chiunque tu vuoi che io sia- Rispose l’uomo.
 
Hermione rimase di sasso. Quella voce lei la conosceva. L’aveva sentita per sette anni quasi ogni giorno. La sentiva nei suoi sogni e nei suoi incubi. Quella era la sua voce. Ne era certa. Era Lui.
 
-Tu?!-
 
Spazio dell'Autore: E rieccomi già con un nuovo capitolo! Sto andando avanti rapidamente perchè ho un sacco di idee e di voglia di scrivere, quindi scrivo all'incirca un capitolo al giorno o uno ogni due giorni! Complice anche il fatto che sono in vacanza ormai quindi di tempo ne ho! Scommetto che mi starete odiando per aver interrotto il capitolo così! Scusate! Spero comunque che vi sia piaciuto e aspetto i vostri commenti! Alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni
 
 
 
-Tu?!- Disse Hermione.-Si, sei proprio tu! Sei Harry vero?- Chiese la ragazza ben sapendo la risposta.
 
-Si Hermione. Sono io.- Disse l’uomo voltandosi e abbassandosi il cappuccio. Harry Potter si trovava di fronte a lei nel suo salotto.
 
-Sei… tornato.- Disse Hermione calma mentre alcune lacrime cominciavano a rigarle il viso.
 
- Già… -
 
-Sei… Sei tornato per restare?- Chiese la ragazza che per la tanta emozione faceva fatica a pronunciare le parole.
 
-Sono tornato per combattere- Disse l’uomo serio guardandola negli occhi. Erano anni che la giovane sognava di rivedere quegli occhi verde speranza, ed ora erano li, proprio davanti a lei. Lui era davvero tornato dopo sette anni di lontananza. Hermione ricordava ancora benissimo quando era sparito, abbandonando tutti, abbandonando i suoi amici, abbandonando lei.
 
 
* Inizio Flashback *
 
 
Erano passate due settimane dalla fine della guerra, dalla sconfitta di Voldemort. In quel periodo tutti avevano cercato di riprendersi. Avevano sepolto e pianto i loro cari scomparsi, avevano gioito per la vittoria e stavano cercando di riprendere in mano la propria vita. Tuttavia in quelle settimane i principali responsabili della caduta del Signore Oscuro non erano stati lasciati un attimo in pace. Tutti i membri più importanti dell’Ordine e dell’ES erano presi d’assedio e nessuno aveva avuto un attimo di respiro. Ovviamente quello più bersagliato era Harry. I giornalisti e una moltitudine di fan e ammiratori avevano accerchiato Grimmauld Place, diventata la sua casa dopo la guerra, per riuscire ad ottenere un’intervista o anche solo per riuscire a scorgerlo così da poter poi andare in giro a vantarsi di aver avuto l’occasione di vedere da vicino il “Salvatore del Mondo Magico”, come avevano iniziato a chiamarlo. Un altro titolo che si aggiungeva ai tanti che già aveva e che lui odiava. Tuttavia non erano solo i giornalisti o gli ammiratori a non lasciarlo in pace. Harry era sempre pieno d’incontri e appuntamenti fissati con funzionari di governo, alte cariche politiche e celebrità del mondo magico a cui non importava davvero di lui o di cosa aveva fatto, ma solo della sua fama. Scattavano foto in cui gli stringevano la mano, gli facevano i complimenti e gli offrivano importanti lavori. Tutti volevano un pezzo della fama del “Salvatore”, tutti volevano godere di notorietà riflessa standogli accanto.
 
 Harry non sopportava tutto quello, lei lo sapeva. Hermione notò un radicale cambiamento nel ragazzo, lo vedeva sempre più stanco, più triste e più arrabbiato. Sembrava stare molto peggio di quando si trovavano in guerra e passavano i loro giorni al gelo in una tenda. Aveva iniziato a chiudersi in se stesso e a isolarsi. Aveva deciso di non tornare con Ginny senza dare spiegazioni alla ragazza che ne era uscita distrutta, non parlava quasi più con nessuno e aveva iniziato a non aprirsi nemmeno più con lei e Ron. Così lei, preoccupata, aveva cercato più volte di parlargli ma a nulla erano serviti i suoi tentativi di fare breccia in quella “fortezza della solitudine” che aveva creato intorno a se.
 
Alla fine una domenica due settimane dopo la battaglia, si ritrovarono a pranzo alla Tana. La tavola era stata apparecchiata fuori in girardino sotto ad un gazebo allestito per l’occasione ed erano stati invitati tutti i membri dell’Ordine e tutto l’ES. Tutti ridevano e scherzavano felici. Finito di pranzare George, per onorare il gemello scomparso, aveva organizzato uno splendido spettacolo pirotecnico, che non aveva eguali, facendo meravigliare tutti per tanta spettacolarità. Poi il signor Weasley aveva fatto scomparire l’enorme tavolo, messo della musica e aveva iniziato a ballare con la sua consorte seguito poi da tutti gli altri. Mentre Hermione felice ballava con Ron, vide con la coda dell’occhio Harry rientrare dentro casa. Così si congedò dal rosso con la scusa dover utilizzare il bagno, per poter seguire l’amico. Quando entrò in casa, non lo vide ma sentì solo il rumore della porta principale che si chiudeva. Così corse fuori appena in tempo per intercettarlo.
 
-Cosa fai?- Chiese la ragazza appena lo ebbe raggiunto.
 
-Vado a casa Hermione. Non sono dell’umore adatto per festeggiare e non voglio rovinare il divertimento a nessuno.- disse Harry senza nemmeno voltarsi ma continuando a fissare l’orizzonte.
 
 Hermione pensò che doveva trovare un modo per rompere quel muro di ghiaccio che il ragazzo aveva creato intorno a se stesso. Proprio in quel momento dalla festa si levò una musica che entrambi conoscevano bene. Era O’Children, la canzone che avevano ballato in tenda quando Harry aveva cercato di rallegrarla. Si ricordava benissimo quel momento. Lui si era alzato dalla sua sedia, le si era avvicinato e le aveva porto la mano sorridendole, lei l’aveva afferrata e avevano ballato. Lui, che non era mai stato un gran ballerino, durante il ballo aveva esagerato apposta le sue mosse facendo il buffone per farla ridere e ci era riuscito. Per un attimo Hermione aveva dimenticato dove si trovava. Ora stava di nuovo suonando quella canzone e quella era la sua occasione per ricambiare.
 
-Posso avere l’onore di questo ballo signor Potter?- Domandò Hermione al ragazzo. Anche se non lo vedeva, sapeva che Harry stava sorridendo.
 
-Suppongo di non avere scelta, sbaglio?- Disse il moro girandosi per guardare la ragazza.
 
-Esattamente. Perciò zitto e muoviti!-
 
-Agli ordini!- disse il giovane che si avvicinò stringendo con una mano la vita della ragazza e con l’altra la sua mano sinistra. E poi semplicemente ballarono, stretti l’uno all’altro. Hermione ad un certo punto appoggiò la testa alla spalla di Harry. Riusciva a sentire il battito calmo e regolare del ragazzo. Era un suono rassicurante per Hermione. Tra le sue braccia si era sempre sentita al sicuro, protetta. I due rimasero in quella posizione dondolando sul posto per tutta la durata della canzone. Quando finì Harry si scostò dalla ragazza indietreggiando di qualche passo. Poi le sorrise, uno di quegli splendidi e rari sorrisi sinceri di Harry, che faceva solamente a lei. Non quei sorrisi tirati o quelli di circostanza che faceva in presenza d’altri. Solo a lei Harry riservava i suoi sorrisi migliori, quelli che venivano dal profondo e lei lo sapeva bene, aveva imparato ad amare quei sorrisi. Infine fece un profondo inchino.
 
-  È stato un piacere ballare con lei Miss Granger!- disse rialzandosi. Poi la guardò fissa negli occhi sorridendole ancora, dopo di che sparì in sonoro Crac.
 
-Anche per me Mister Potter!- sussurrò Hermione al vento. Poi si girò su se stessa e s’incamminò per tornare dagli altri pensando che il suo amico, forse, aveva bisogno di stare da solo.
 
Parecchie ore più tardi, una volta conclusasi la festa, Hermione si congedò dagli Weasley, che l’avevano invitata a restare a cena e anche per la notte, con la scusa che il giorno dopo doveva svegliarsi presto per fare delle commissioni. In realtà voleva andare a trovare Harry per vedere come stava.
 
Così si smaterializzò dalla Tana per ritrovarsi pochi attimi dopo nel salotto di Grimmauld Place. Lei era una delle poche persone ad avere il permesso di materializzarsi direttamente dentro casa. Trovò l’abitazione buia e silenziosa. Hermione pensò che Harry fosse in camera sua, che una volta apparteneva a Sirius. Gettò il soprabito sul vecchio divano del salotto dopo di che salì le scale, percorse il lungo corridoio e arrivò davanti alla porta della stanza. Bussò ma nessuno da dentro rispose.
 
-Harry sono io. Posso entrare?- Chiese la ragazza.
 
Nessuna risposta.
 
Così la ragazza si decise ad entrare, ma una volta dentro si rese conto che non c’era nessuno, la stanza era vuota. La prima cosa che notò era l’armadio semi aperto. Si avvicinò e lo aprì scoprendo che era stato completamente svuotato. Tutti i vestiti di Harry erano spariti. Preoccupata, guardò anche nei cassetti che trovò vuoti come l’armadio. Così sempre più agitata corse di nuovo al piano di sotto, scostò un vecchio specchio nel soggiorno, e vi trovò quello che cercava, ovvero uno scomparto segreto che solo lei, oltre ad Harry, conosceva. Il ragazzo vi aveva nascosto all’interno alcune cose che riteneva utili e preziose come il mantello dell’invisibilità del padre e la Mappa del Malandrino, oltre che un certo quantitativo di soldi per le emergenze. Tuttavia quando Hermione aprì lo scomparto, lo trovò completamente vuoto fatta eccezione per un piccolo pacchetto ed una lettera. Sulla lettera c’era scritto “per Hermione”. Con le mani tremanti aprì prima il pacchetto poiché temeva di leggere il contenuto della busta. Il pacchetto nascondeva al suo interno una collana d’oro con un piccolo ciondolo che raffigurava un libro aperto sulle cui pagine erano incise una H e una G. Dopo averlo osservato a lungo la ragazza si decise ad aprire la lettera. Il testo era breve e sintetico ma Hermione non riuscì a trattenere le lacrime che cominciarono copiose a rigarle il volto.
 
Avrei voluto dartelo per il tuo compleanno a settembre. Questo è un dono per la mia piccola So-Tutto-Io, senza la quale non sarei mai sopravvissuto tanto. Grazie di tutto Herm.
                                                                                                                               Ti voglio bene, Harry.
 
Harry Potter se n’era andato, era scomparso nel nulla senza lasciare la minima traccia di se.
 
Nei mesi successivi tutti lo avevano cercato. L’intero Ordine aveva perlustrato ogni luogo che in qualche modo era stato significativo per il giovane. Lo cercarono ad Hogwarts, a Hogsmeade, nella Stamberga Strillante e Godric’s Hollow. Arrivarono addirittura a controllare la casa dei suoi zii a Privet Drive. Ma nulla, di Harry Potter non c’era nessuna traccia. Hermione non aveva partecipato alle ricerche. Sapeva bene che Harry non si era nascosto per avere un attimo di quiete ma che se n’era andato definitivamente, nessuno lo avrebbe trovato. Decise di tenere per se la lettera e il regalo senza dire ad altri che Harry le aveva lasciato un ultimo ricordo di se. Quando le chiesero se aveva trovato qualcosa, lei disse che il suo amico aveva preso tutto ciò che gli occorreva e ed era sparito senza lasciarsi nulla alle spalle. Con il passare del tempo alla fine tutti si arresero all’evidenza. Harry Potter se n’era andato e non sarebbe tornato indietro.
 
 
* fine flashback *


 
 
La giovane rivisse in pochi attimi quegli eventi di sette anni prima. Erano ancora nitidi e definiti nella sua mente. Quando si riscosse, notò che Harry non si era mosso di un millimetro ma continuava a fissarla aspettando che lei dicesse qualcosa. Così Hermione prese fiato e parlò.
 
-Tornato per combattere?- chiese.
 
-Esatto- rispose calmo il moro.
 
-Qualcosa di pericoloso immagino.-
 
-Beh mi conosci. Se non ci fosse qualcosa di estremamente mortale e distruttivo che cerca di uccidermi non sarei io.- Disse scherzando Harry abbozzando un sorriso. Quelle parole fecero sorridere anche la ragazza. Harry era lì nel suo salotto e non era minimamente cambiato in quegli anni. Sempre coraggioso, sprezzante del pericolo e con la sorprendente abilità di farla sorridere in ogni momento.
 
-Scommetto che hai bisogno del mio aiuto. Per questo sei qui.-
 
-Si è vero. Tuttavia in realtà sono venuto qui giocando d’anticipo.- Quelle parole sorpresero la ragazza.
 
-Giocando d’anticipo?- Chiese perplessa. A quel punto il sorriso di Harry si fece più evidente.
 
-Beh sì. Tanto da un momento all’altro saresti piombata alla Testa di Porco, bacchetta sguainata urlando “cosa diavolo succede qui?!”. Abeforth ti ha paragonata ad un segugio che quando fiuta la sua preda non smette mai di darle la caccia. Sinceramente non posso dargli torto.- A quelle parole la grifondoro sgranò gli occhi.
 
- Abeforth? Aspetta… Tu e Abeforth state lavorando insieme?-
 
-Si esatto. Oggi ero alla Testa di Porco quando sei arrivata insieme a Luna.-
 
-Sapevamo che c’era qualcun altro oltre a Silente. Devo sempre fidarmi del mio istinto.- Disse Hermione.
 
-Comunque- aggiunse poi la riccia.- Hai detto che ti serve il mio aiuto?-
 
-Si. Il tuo e quello di Luna anche.-
 
-E perché dovrei aiutarti? Te ne sei andato senza dire una parola, lasciandomi solo un biglietto striminzito!- Disse Hermione che aveva messo da parte la propria commozione e ora stava iniziando ad arrabbiarsi.
 
-Lo so Hermione e mi dispiace ma ora non ho il tempo di spiegarti.- Disse Harry.
 
-Oh dovrai trovarlo il tempo Harry Potter se vuoi veramente il mio aiuto!- Disse Hermione con fermezza. Harry sospirò passandosi le mani sul viso.
 
-Va bene, hai diritto ad una spiegazione. Sediamoci.- disse il giovane. Entrambi si sistemarono nel salotto. Hermione si mise sul divano mentre Harry, dopo essersi slacciato il mantello, le si posizionò di fronte su una poltrona.
 
-Vediamo da dove comincio?- Chiese Harry più a se stesso che ad Hermione. Fece un profondo respiro e iniziò a raccontare.
 
- Dopo la caduta di Voldemort credetti che la mia vita sarebbe potuta essere finalmente normale. Durante gli anni ad Hogwarts ero sempre stato visto come il “bambino che è sopravvissuto” e poi successivamente come il “Prescelto”. Il mio destino non mi era mai appartenuto veramente. “Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”, questa profezia pendeva sulla mia testa come la lama di una ghigliottina. Per quanto ne sapevo, potevo essere io quello destinato a morire, anche se Silente era sempre stato convinto del contrario. Poi sconfissi Riddle e sperai che la mia vita finalmente mi sarebbe appartenuta, ma mi sbagliavo! Oh se mi sbagliavo. Non avevo tenuto conto di cosa comportasse l’aver sconfitto il Signore Oscuro. Ero diventato al centro dell’attenzione di tutti. Ogni mia mossa, ogni mio movimento, ogni mio respiro era tenuto d’occhio da tutto il mondo magico inglese. Non credo di essermi mai sentito così soffocato in vita mia ed è tutto dire per uno che ha passato l’infanzia vivendo in un sottoscala. Poi cominciai ad essere obbligato a presenziare ad appuntamenti con politici e celebrità e fu allora che mi resi conto di una cosa, una cosa che avrebbe cambiato per sempre il mio modo di vedere le persone che mi circondavano.- Harry fece una pausa. Hermione non aveva smesso un secondo di ascoltare quello che il ragazzo diceva.
 
-Un giorno mi dissero che mi sarei dovuto incontrare con il nuovo responsabile dell’Ufficio per l’applicazione della Legge Magica. “Tutto normale” mi dissi non era una cosa che mi piacesse fare ma in fondo non era il primo funzionario del Ministero che incontravo in quei giorni. La cosa che mi sconvolse è che il nuovo responsabile non era altri che Cornelius Caramell. Quando ci incontrammo, mi strinse la mano, mi fece tanti complimenti e davanti a giornalisti e fotografi disse che aveva sempre saputo che ce l’avrei fatta. Fu lì che capì. Gli ammiratori, le celebrità, i funzionari e i giornalisti che ora mi osannavano non erano altro che degli ipocriti e degli approfittatori. Erano le stesse persone che diciassette anni prima avevano esultato perché un bambino, rimasto orfano, aveva fermato il male senza nemmeno sapere come. Le stesse persone che, quando avevo annunciato il ritorno di quell’oscurità che loro temevano, mi avevano additato come pazzo e in cerca di attenzioni, screditando sia me che Silente. Erano gli stessi uomini e donne che poi una volta scoperta la verità, ovvero che il nemico era davvero risorto, avevano acclamato a gran voce la venuta del “Prescelto”. E infine erano le stesse persone che avevano assistito in silenzio alla presa di potere di Voldemort senza muovere un muscolo, standosene in disparte in un angolo in attesa di “tempi migliori”. La maggior parte degli impiegati del Ministero aveva assistito al cambio di politica del proprio governo senza battere ciglio e chinando il capo. Quelle persone non erano altro che degli approfittatori, dei piranha che per fare meno fatica seguono la corrente aspettando il momento propizio per azzannare qualcuno. Io non volevo essere quel qualcuno Hermione. Non potevo lavorare e vivere accanto a gente simile. Quella società non era fatta per me.- Concluse il giovane. Hermione aveva di nuovo re iniziato a piangere.
 
-Avresti potuto parlarmene Harry.- disse la giovane. - Avremmo trovato un modo..- disse tra i singhiozzi.
 
- So che ci avresti provato Hermione e se quello fosse stato l’unico motivo, sarei rimasto. Sarei stato schifato e amareggiato dalla società che mi circondava, ma sarei rimasto.-
 
- Allora cosa ti ha spinto ad andartene?-
 
- Il voler tenere al sicuro le persone che amavo.- disse guardandola negli occhi.- Dopo aver battuto il mio nemico ho capito che ero riuscito nell’impresa solo perché in parte lo stesso Voldemort aveva contribuito alla propria fine ma io non ero minimamente preparato a sconfiggere un mago potente quando Riddle, la sua conoscenza magica era grandissima e non potevo sempre sperare in qualche magica profezia. In me si fece presto strada la consapevolezza che quasi sicuramente qualcuno presto avrebbe voluto prendere il posto del Signore Oscuro e che il modo più rapido per farlo sarebbe stato attaccare e uccidere colui che lo aveva sconfitto e che ora veniva considerato il “Salvatore del Mondo Magico”, ovvero me. Non si sarebbero fatti scrupoli a colpire chi amavo per raggiungere il loro obiettivo. La mia fama non metteva in pericolo solo me stesso ma tutti quelli che mi attorniavano e a cui volevo bene, e io non ero abbastanza forte per riuscire a proteggervi. Ero diventato troppo famoso, il mio nome faceva troppo rumore, presto qualcuno sarebbe venuto. Magari qualche mangiamorte in cerca di vendetta o in cerca di fama ma sarebbe venuto. Come sai ho l’animo dell’Eroe- disse facendo un lieve sorriso alla ragazza che tra le lacrime ricambiò.- e l’unico modo per proteggervi era scomparire, eclissarmi nell’ombra. Harry Potter doveva andarsene e non tornare.- Concluse il ragazzo.
 
Hermione non disse nulla. Non c’era nulla da dire. Capì perfettamente come si era sentito Harry. Si era sentito solo in un mondo che reputava falso e ipocrita. Si era sentito braccato, in trappola e temeva per le persone che amava. Hermione si disse che probabilmente anche lei al posto del ragazzo avrebbe fatto quella scelta. Forse prima avrebbe cercato mille impossibili soluzioni al problema, si sarebbe arrovellata per mesi studiando la situazione ma alla fine la decisone di Harry forse sarebbe stata quella più giusta fin da subito. Hermione si disse che anche in quello Harry era stato più coraggioso di lei, perché lei al suo posto avrebbe temporeggiato mentre lui no, lui aveva agito sicuro della sua scelta. E per lui non era certamente stato facile separarsi da coloro che amava per proteggerli. Hermione sapeva quanto il ragazzo tenesse a loro, ma soprattutto a lei, e sapeva quanto ancora ci tenesse, glielo si leggeva negli occhi. Perciò si alzò dal divano imitata subito dal ragazzo, che però non capì il perché del suo gesto, e si fiondò ad abbracciarlo. Lo abbracciò forte, tenendolo stretto a se. Non voleva lasciarlo andare ora che era lì vicino a lei. Ad un certo punto anche Harry, dopo la sorpresa iniziale per quel gesto improvviso, ricambiò l’abbraccio stringendola quando più poteva. Hermione in quel momento si sentì sicura e protetta come non si sentiva da anni.
 
-Mi sei mancato!- disse semplicemente la ragazza mentre altre lacrime solcavano il suo viso, lacrime di gioia questa volta.
 
-Anche tu Herm! Non sai quanto!- rispose l’uomo. Rimasero così per diversi minuti poi con molta lentezza Hermione si scostò da lui, si asciugò  le lacrime e parlò.
 
- Allora dimmi… Posso sempre chiamarti Harry o hai cambiato nome durante tutto questo tempo?-
 
-Puoi chiamarmi Harry.-disse lui sorridendole.- Anche se in questi anni come nome per passare in incognito ho usato John Smith.-
 
-John Smith?! Ma andiamo scherzi?? È così banale e comune! Non può essere credibile!-
 
- È appunto perché così comune e banale che è credibile! Un sacco di persone sulla terra si chiamano così quindi passa perfettamente inosservato!- disse Harry risoluto sorridendo.
 
- Mah sarà. Comunque veniamo al sodo, perché sei tornato? E perché sei andato da Abeforth anziché venire subito da me?-
 
-Beh sono andato da Abeforth perché avevo bisogno d’informazioni e sapevo che lui poteva procurarsele facilmente. Inoltre non volevo metterti in pericolo quindi ho scartato fin da subito l’idea di contattarti.- Hermione a quelle parole lo guardò storto.
 
-Mi credi così bisognosa di protezione?-
 
-No so bene che te la sai cavare. Ma temo il nostro nemico.-
 
-Spiegati!-
 
-Siediti! È meglio.- disse il giovane che poi si mise a raccontare tutto a Hermione. Man mano che andava avanti con la storia vide l’espressione di Hermione diventare sempre più sorpresa e meravigliata. Quando Harry terminò di raccontare, la ragazza era visibilmente preoccupata per quanto aveva appreso.
 
-Wow! Tutto questo è… è…-
 
-Sconvolgente!- terminò il ragazzo.
 
-Si esatto!-
 
-Allora posso contare sul tuo aiuto?-
 
-Ma certo! Non c’era nemmeno da chiederlo. Inoltre tu ti faresti ammazzare senza di me. Lo hai ammesso tu stesso!- disse la ragazza con fare furbo.
 
-Beh l’ho detto sette anni fa! Da allora sono cambiate molte cose. Ora vai a prepararti dobbiamo andare da Luna!-
 
-Cosa? Ora?- chiese la giovane perplessa.
 
-Si ora! Non abbiamo tempo da perdere ed io di giorno è meglio che non mi faccia vedere in giro se non è necessario!-
 
-Okey va bene!- e detto questo la giovane andò in camera sua a cambiarsi. Quando tornò prese per il braccio Harry e si smaterializzarono a casa di Luna.

 
 
 




 
 
Abeforth stava tranquillamente sonnecchiando sulla sua poltrona. Dopo che Harry era andato via lui e gli altri due avevano bevuto e parlato fino a tarda notte, dopo di che si erano addormentati.
 
 Erano circa le sei di mattina quando il vecchio Silente fu svegliato da un incessante bussare alla porta del pub. Così ancora assonnato si alzò e si diresse verso la porta. Una volta arrivato lì anziché aprire, urlò.
 
-Diamine sono le sei di domenica mattina! Il locale è chiuso!-
 
-Aprì vecchio sono io!- Disse qualcuno dall’altra parte. Abeforth riconobbe la voce del suo peggiore incubo così aprì.
 
-Potter! Finalmente! Dove diavolo eri finito?-Chiese.
 
-Ero a reclutare!- disse il giovane scostandosi e lasciando che Abeforth vedesse chi c’era con lui.
 
-Granger! Lovegood!-


Spazio dell'Autore: Salve a tutti di nuovo! Rieccomi tornato con il sesto capitolo! Finalmente Harry e Hermione si incontrano, cosa che so che molti di voi attendevano! Vi sono anche molte risposte alle domande che probabilmente molti si ponevano sugli eventi precedenti al prologo! Spero come sempre che il capitolo vi piaccia! Il prossimo non penso di riuscire a pubblicarlo domani ma sicuramente sarà online domenica! Fino ad allora un saluto dal vostro Nox!

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Capitolo 7
*** Potter's Seven ***


 
Potter’s Seven



 
 
 
-Granger! Lovegood!- disse Abeforth.
 
-Salve di nuovo signor Silente!- Disse Luna sorridendo all’uomo.
 
-Lo sapevo che nascondeva qualcosa!- Esclamò la riccia indicando con l’indice il vecchio Silente senza nemmeno salutarlo.
 
-Eh eh non la si fa a te Granger vero?- Chiese l’uomo ridacchiando, poi si rivolse ad Harry.- Diavolo Potter ce l’hai fatta! I miei complimenti!-
 
-Grazie vecchio! Ora ci fai entrare?- domandò il ragazzo.
 
-Certo, certo! La vuoi smettere di chiamarmi vecchio comunque? So benissimo di esserlo non è il caso di ricordarmelo!- disse l’anziano scostandosi per lasciare passare i tre. Una volta dentro le due ragazze si accomodarono ad uno dei tavoli imitate dall’anziano mago. Harry invece rimase in piedi guardandosi intorno.
 
-Ehi dove sono finiti Cip e Ciop?- chiese all’anziano.
 
-Ti riferisci agli altri due? Sono di là. Si sono addormentati sulle poltrone ieri notte dopo aver bevuto un po’ troppo.-
 
-Allora credo che occorrerà svegliarli.- disse Harry con un sorriso sadico sul volto. Dopo di che sparì oltre la porta.
 
- Dunque vedo che il ragazzo è riuscito a reclutarvi.- disse l’uomo rivolgendosi poi alle due.
 
-Eh già. In fondo non potevamo negargli aiuto, vero Luna?- disse Hermione.
 
-Oh proprio no! Si tratta di Harry in fondo. Senza di lui non saremmo qui molto probabilmente.- disse la corvonero.
 
-Sembrate aver preso bene il suo ritorno nel mondo dei vivi- constatò Abeforth.
 
-Beh nessuna di noi due credeva che Harry fosse morto. Il fatto che se ne fosse andato non significava che qualcuno lo avesse ucciso. Non era altro che una voce messa in giro da chi aveva così paura di lui da sperare che fosse morto definitivamente. Tutto qui.- Disse la grifondoro.
 
-Già. Per di più..- fece per dire Luna ma fu bruscamente interrotta da degli strani suoni e lamenti che provenivano dalla stanza accanto. Stavano per alzarsi per andare a vedere cosa succedeva quando fecero la comparsa Harry e Nikolai, che non riuscivano a trattenere le risate, seguiti a ruota da Malfoy che sembrava essere appena uscito da un bagno. Era zuppo dalla testa ai piedi e guardava in cagnesco gli altri due.
 
-Che diavolo è successo?- Domandò Abeforth mentre un largo sorriso, nascosto dalla folta barba, compariva sul suo viso alla vista di Malfoy completamente fradicio.
 
-Questi due imbecilli mi hanno svegliato con una secchiata d’acqua addosso, ecco cosa è successo!!- Urlò la serpe.
 
-Ehi non era una secchiata ma un Aguamenti effettuato magistralmente.- specificò il russo.-Inoltre è stato necessario! Dopo che Harry mi ha svegliato, abbiamo provato a ridestarti dal tuo profondo sonno in modo normale ma sembravi in coma. Abbiamo dovuto ingegnarci! Sai Draco bere troppo ti fa male- concluse.
 
-E non potevate provare con qualcos’altro?- Domandò Draco con gli occhi iniettati d’ira.
 
-Si, in effetti, abbiamo pensato ad altre opzioni- disse Harry.-Ma non ci sono sembrate divertenti quanto questa!- terminò poi rimettendosi a ridere seguito a ruota da Nikolai.
 
-Ridete, ridete!- disse il serpeverde.- Ma sappiate che prima o poi arriverà la mia vendetta!- Terminò estraendo la bacchetta e asciugandosi con un rapido movimento vestiti e capelli.
 
- Comunque ora che la “prima donna” qui presente- e indicò Malfoy che lo guardò storto.- si è rimessa a posto penso sia il momento di pianificare! Prima però le dovute presentazioni. Lui è il mio amico nonché socio Nikolai!- disse indicando il russo.-Nikolai queste sono Hermione e Luna.-
 
-Incantato- disse l’uomo inchinandosi e baciando la mano di entrambe.-Siete bellissime!-
 
-Ehi Casanova datti una calmata.- Sibilò sarcastico Malfoy che poi aggiunse.- Sei sicuro di essere russo? Da quanto sapevo, voi eravate freddi e distaccati!-
 
-Sono solo dicerie.- Rispose Nikolai andandosi a sedere seguito a ruota dalla serpe. L’unico che rimase in piedi fu Harry che parlò.
 
-Ovviamente conoscete già Malferret qui presente.- disse Harry indicando Draco che per tutta risposta fece un cenno con il capo alle due donne. Poi il grifondoro proseguì.-Dunque sapete tutti perché siamo qui. Qualcosa di oscuro è sul punto di risorgere e noi dobbiamo fermarlo. L’unico modo in cui possiamo sperare di farlo e ottenendo le informazioni che potrebbero essere contenute nel diario di Merlino.-
 
-Diario che non siamo certi però di riuscire ad utilizzare, non dimenticarlo sfregiato!-Disse Malfoy.
 
-Beh a quello penseremo quando avremo il diario in mano e potremo studiarlo. Per ora il nostro obiettivo è raggiungere il tomo, prenderlo e portarlo fuori dal Ministero.-
 
-E come pensate di farlo?- Domandò Abeforth.-Avete parlato di qualcosa successo a Berlino la scorsa volta.- A quel punto i tre sorrisero al ricordo dei tempi passati.
 
-Si esatto. Nikolai ha proposto di replicare il piano che abbiamo adottato in quell’occasione, ma dovremo apportare alcune modifiche per adattarlo alla situazione credo. Tuttavia per poterlo fare prima dobbiamo sapere alcune cose.- poi guardò Hermione.- Herm quali sono le procedure di risposta del Ministero ad un attacco diretto alla sua sede?- Chiese Harry calmo. Tutti gli sguardi si focalizzarono su di lei.
 
-Un attacco diretto al Ministero?!- chiese la riccia con gli occhi sgranati.- Siete folli?! Cos’avete in mente?!-domandò.
 
-Prima rispondi, poi in base alla tua risposta ti dirò qual è il piano. Perciò supponiamo che il Ministero subisca un'altra intrusione, come le nostre o anche più grave, quali sarebbero ora i protocolli adottati in un tale frangente?- Hermione era sempre più perplessa.
 
-Beh dopo le nostre intrusioni e soprattutto dopo la guerra sono stati adottati tre tipi di protocolli per le emergenze che corrispondono a tre diversi tipi di allarmi. L’allarme verde che corrisponde alla fuga di un criminale all’interno del Ministero, a qualche creatura fuori controllo oppure a qualche incantesimo mal riuscito. In questo caso intervengono una o due squadre Auror, a seconda della gravità. Poi c’è l’allarme giallo che corrisponde all’intrusione di un piccolo gruppo di persone all’interno del Ministero oppure a una qualsiasi emergenza di media gravità. Il Ministero in questo caso risponde all’allarme con cinque o sei squadre Auror guidate da un comandante che dirige l’operazione. Infine c’è l’allarme rosso che viene dato solamente se c’è un massiccio attacco al Ministero oppure se viene evidenziato un serio pericolo per la vita del Ministro. In questo caso la risposta all’emergenza è maggiore. Tutte le persone che non lavorano al Ministero vengono evacuate dalla struttura e ogni dipendente del Ministero deve considerarsi un Auror a tutti gli effetti e fare rapporto al comandante in capo degli Auror fino al momento del cessato allarme.- Spiegò la giovane. I tre maghi parevano soddisfatti di quanto avevano appena sentito.
 
-E quindi dovrebbero considerarsi Auror e partecipare alle operazioni difensive anche i dipendenti dell’Ufficio Misteri?- domandò Nikolai.
 
-Si ovviamente! Tutti i dipendenti sono obbligati! Ma cosa avete intenzione di fare?- chiese Hermione. I tre maghi si guardarono negli occhi capendosi perfettamente.
 
-Beh abbiamo intenzione di attaccare il Ministero ovviamente.- disse Malfoy.
 
-Esatto! E probabilmente anche di attentare alla vita del Ministro, vero?- Domandò Nikolai rivolto ad Harry.
 
-Penso che sia necessario, sì! Dobbiamo fare in modo che sia dato l’allarme rosso.- Disse il moro sorridendo.
 
-Cosa?! Ma siete pazzi?! Dovremmo agire nell’ombra per sottrarre il libro e non attaccare a spada tratta!-
 
-Ma noi agiremo nell’ombra Herm! Forse è il caso di spiegarvi finalmente cosa è successo a Berlino.- fece una pausa e prese fiato poi iniziò a spiegare.
 
- Dunque circa due anni e mezzo fa ci fu commissionato un lavoro. Non entrerò nei dettagli ma per portare a termine questo compito ci occorreva un oggetto che però era tenuto in custodia nel Ministero della Magia tedesco. Purtroppo quell’oggetto era di vitale importanza per la riuscita dell’operazione, così decidemmo di rubarlo non potendocelo procurare in altro modo.  Studiammo un piano e passammo mesi a metterlo a punto in ogni suo minimo dettaglio.- disse il grifondoro.
 
-Il protocollo di sicurezza del Ministero tedesco- si intromise Nikolai.- è simile a quello appena spiegatoci da Hermione. La differenza sta nel fatto che in caso di grave emergenza loro evacuano l’edificio facendo uscire tutti gli estranei in visita ma anche tutto il personale non combattente, per evitare perdite inutili. Così noi infiltrammo uno di noi, la Lince, all’interno dell’Ufficio per l’applicazione della legge magica. In questo modo avevamo un contatto all’interno.- spiego il russo.
 
- Il piano consisteva nel fatto che io e Potter attaccassimo il Ministero, mascherati ovviamente per non farci riconoscere, e tenessimo occupate le squadre degli Auror tedeschi mentre il nostro contatto prendeva l’oggetto senza essere notato per poi uscire tranquillamente insieme a tutti gli altri che venivano evacuati. Una volta fuori la Lince diede l’oggetto a Nikolai che aveva il compito di portarlo il più lontano possibile. In questo modo anche se avessero poi in seguito fermato la Lince, sospettando che fosse complice, lei non avrebbe avuto con sé l’oggetto e sarebbe risultata innocente.- Aggiunse Malfoy.
 
-In sostanza abbiamo creato un diversivo in modo che l’attenzione fosse focalizzata su di noi mentre qualcuno nell’ombra, come dicevi tu Herm, portava a termine l’operazione.- Terminò poi Harry.- In questo caso, però, dovremmo agire diversamente. Oltre che del tuo aiuto Herm, temo che avremo bisogno anche dell’aiuto di Luna. L’abbiamo contattata perché comunque poteva esserci utile ma dopo la tua spiegazione, la sua presenza e la sua partecipazione all’operazione sono fondamentali.-
 
-Scommetto che vuoi che sia io a portare fuori il libro vero Harry?- chiese la bionda con il suo solito tono calmo guardando il moro.
 
-Esatto Luna. Hermione non può portare fuori il libro perché il protocollo prevede che lei resti al Ministero insieme a tutti gli altri come difesa contro il nemico. Ma tu in quanto visitatrice potresti uscire facilmente durante l’evacuazione passando inosservata poiché, data l’emergenza, non perderebbero tempo nei controlli. Andrai al Ministero con la scusa di avere un appuntamento con Hermione per un’intervista. Tu sei la capo redattrice di un giornale mentre Hermione è uno dei responsabili dell’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche, nonché tua vecchia amica, quindi il fatto che vi incontriate per un intervista non desterà sospetti. Quando tu sarai dentro, noi tre attaccheremo e voi due nella confusione senza farvi notare scenderete nell’ufficio Misteri, che nel frattempo sarà stato completamente svuotato dal personale che sarà corso a fare rapporto agli Auror come da protocollo. Per essere sicuro che nessuno vi scopra comunque darò ad Hermione il mio mantello dell’Invisibilità. Una volta lì prenderete il libro e uscirete, questa volta non ci sarà bisogno del mantello. Se qualcuno vi fermerà basterà che Hermione dica che ti stava accompagnando all’uscita dato che sei una civile in visita. Una volta uscita tu passerai il libro ad Abeforth, che aspetterà nascosto fuori dal Ministero, e lui lo porterà subito qui al sicuro.-
 
-Si a me va bene! Il piano sembra folle ma secondo me potrebbe funzionare! - disse Luna stranamente allegra.- Sarà emozionante!- aggiunse poi con occhi sognanti.
 
-Luna smettila!- disse Hermione.- Harry ragiona! Voi tre da soli, per quando abili possiate essere, non riuscireste mai a far scattare l’allarme rosso, cosa che tra l’altro reputo totalmente folle. In questi anni in molti, soprattutto mangiamorte, hanno attentato alla vita del Ministro in carica ma nessun allarme rosso è mai scattato perché la minaccia è stata arrestata prima che ci fosse un qualsiasi pericolo per il Ministro.- Harry a quelle parole si mise a riflettere. Hermione aveva ragione, doveva inventarsi qualcosa che comportasse senza dubbio lo scattare del massimo allarme. Poi ebbe un’illuminazione.
 
-In primo luogo Hermione fidati che le nostre conoscenze magiche sono superiori a quelle di qualunque mangiamorte che possa aver attaccato il Ministero in questi anni. Tuttavia su una cosa hai ragione, tre uomini mascherati seppur molto abili e pericolosi non potrebbero mai far scattare un allarme rosso istantaneo come noi vogliamo.- concluse Harry che però continuava ad avere un sorriso malandrino, come se avesse un asso nella manica pronto da tirare fuori.
 
-Oh oh, ha un piano!- disse Nikolai sorridendo rassegnato.
 
-Si e dalla sua faccia deve essere qualcosa di folle. Qualcosa di molto più folle rispetto a quanto già detto fino ad ora.- concluse Malfoy.
 
-Tuttavia- riprese Harry.- se fosse colui che ha sconfitto l’Oscuro Signore ad attaccare il Ministero? Se il grande Harry Potter, “Salvatore del Mondo Magico”, paladino del bene, tornasse dopo sette anni come mago oscuro e attaccasse il Ministero? E se fosse aiutato da un oscuro e pericoloso mercenario russo e da un mangiamorte latitante? Credi che questo farebbe scattare un allarme rosso?- Domandò Harry sorridendo e lasciando a bocca aperta Hermione, Luna e Abeforth. Nikolai e Malfoy invece avevano uno sguardo rassegnato, loro in quei sette anni si erano abituati ai folli piani architettati dal grifondoro.

 
 
 


 
 
 
Hermione non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. Harry James Potter in quegli anni doveva essere diventato completamente pazzo. Il suo piano era completamente da folli. Certo il confine tra genialità e pazzia è labile ma Hermione non era convinta che l’idea che il suo vecchio amico aveva avuto potesse essere definita geniale.
 
-Ecco lo sapevo! Ti sei fritto il cervello! Prima o poi doveva accadere.- disse Malfoy in tono sarcastico ghignando.
 
-Oh andiamo!-disse Harry.-Riflettici! È il solo modo che c’è per ottenere ciò che vogliamo! E soprattutto ottenerlo senza mietere vittime. Se io tornassi in qualità di mago oscuro avremo esattamente l’effetto voluto, ovvero causare talmente tanto panico da far scattare subito l’allarme più alto.-
 
-Mi spiace “biscia”, ma credo che Harry abbia ragione. In effetti il suo ritorno causerebbe già panico normalmente figurarsi se ritornasse come nuovo Signore Oscuro. L’allarme verrebbe dato all’istante data la fama che lo circonda e loro due avrebbero via libera.- disse Nikolai.
 
-Grazie Falco! Certo che dovrei trovarmi un nome da mago oscuro probabilmente, sarebbe appropriato.- disse Harry massaggiandosi il mento pensieroso. -Qualcosa tipo Demon Lord! No troppo pomposo. Magari Nero! No troppo banale.- disse Harry continuando a riflettere.- Ci sono, il Maestro! Questo mi piace!- concluse soddisfatto sfregandosi le mani.
 
-Si, già che ci sei perché non il “Supplente”? Oppure il “Dottore”? O perché non il “Dentista”?- disse sarcastico Malfoy.- Ma smettila! Non occorre un nome per essere un mago oscuro! Grindelwald è stato uno dei più grandi maghi oscuri della storia, prima che Silente lo sconfiggesse, e non ha mai avuto un soprannome.- Terminò il biondo.- Comunque mi tocca darti ragione alla fine. Suppongo che se il grande Harry Potter attaccasse il Ministero otterremmo facilmente il grado di attenzione che cerchiamo.-
 
Hermione era sempre più allibita. Non riusciva a credere a quello che sentiva.
 
-Ora vi ci mettete anche voi due? È un piano da folli! Inoltre così facendo diventerebbe un criminale ricercato! La sua fama di eroe sarebbe spazzata via in un attimo!-
 
-Non m’importa della fama Herm, non mi è mai importato e lo sai bene- Disse Harry.- Se così facendo riusciremo ad ottenere ciò che vogliamo allora a me va bene! Per di più è un’idea mia, quindi so a cosa vado incontro.- Disse Harry risoluto fissando la ragazza. Hermione parve arrendersi a quel punto. Sapeva quanto Harry fosse testardo e difficilmente quella volta sarebbe riuscita a fargli cambiare idea.
 
-Quindi- disse il grifondoro.- Ripassiamo per bene il piano. Allora io, Draco e Nikolai..- Ma non riuscì a terminare il discorso perché fu interrotto da un sonoro Crac proveniente dall'esterno del pub. Poi qualcuno bussò tre volte alla porta. Nella stanza calò il silenzio.
 
-Oh è arrivata la Lince!- Disse Nikolai.
 
-Ahia, ora sono dolori!- Aggiunse Malfoy dando una gomitata d’intesa al russo.
 
-Vai tu ad aprire. Meglio essere prudenti.- Disse Harry ad Abeforth. Il vecchio mago si alzò si diresse alla porta e la aprì.
 
- Salve! È qui che posso trovare il grifone?- Domandò una voce femminile.
 
-Presumo che tu sia la Lince, dico bene?- domandò il vecchio.
 
-Alle volte.- disse la donna sorridendo. Abeforth si fece da parte e la lasciò passare.
 
Era una donna bellissima. Aveva i capelli rosso scuro, raccolti in una piccola coda, gli occhi azzurri molto simili a quelli del vecchio Silente anche se molto più luminosi e un fantastico sorriso. Indossava degli stivali da motociclista, dei pantaloni neri, una maglia bianca e infine una giacca di pelle. Portava anche con sé uno zaino che teneva ben saldo sulla spalla sinistra. Quando la videro, Nikolai e Draco si alzarono per andarla a salutare.
 
-Ma tu guarda quanto tempo! Nikolai che bello vederti!- disse abbracciando il russo.-Draco ne è passato di tempo!- disse salutando anche il biondo.
 
-Ragazze lei è Jenny Scott, la nostra Lince.- disse Harry alle due donne sedute al tavolo, indicando la ragazza appena entrata. Quando il giovane parlò Jenny si accorse di lui. Gli si avvicinò piano, gli accarezzò la guancia con una mano e disse.
 
-Ciao, dolcezza!- sorridendogli
 
- Ben arrivata!- disse l’uomo guardandola negli occhi e ricambiando il sorriso. Al gesto della donna Hermione, non seppe dire perché, sentì una fitta allo stomaco.
 
-Jenny loro sono Abeforth Silente, Hermione Granger e Luna Lovegood.- Disse Harry indicando alla ragazza le persone che ancora non conosceva.
 
- È un piacere conoscervi!- disse lei sorridendo a tutti.
 
-Bene! Ora che è arrivata anche lei, siamo sette!- disse Nikolai soddisfatto che la loro compagna fosse finalmente arrivata e che potessero contare su un aiuto in più.
 
-I sette di Potter!- disse Draco sarcastico.
 
-I sette di Potter?- chiese Harry.-Sai Draco per una volta hai detto una cosa giusta! Mi piace come nome per la squadra.-
 
-Il solito egocentrico- disse Malfoy colpendo l’amico sulla spalla.
 
-Allora che combiniamo questa volta?- chiese la rossa allegra.
 
-Beh probabilmente terrorizzeremo l’Inghilterra!- disse Harry calmo.
 
-Oh!- disse Jenny.-Mi piace!-



Spazio dell'Autore: Saaaalve a tutti! Lo so sono in ritardo. Avrei dovuto pubblicare il capitolo ieri sera ma ho avuto qualche imprevisto quindi non sono riuscito a metterlo online in tempo! Comunque eccolo qui! Spero vi piaccia e attendo i vostri commenti per sapere cosa ne pensate! Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Benvenuti Al Ministero ***


Benvenuti al Ministero
 
 
Dopo l’arrivo di Jenny il gruppo si risedette al tavolo ed Harry spiegò alla nuova arrivata tutta la situazione. Raccontò dell’Ombra, di Necros, di Merlino e Morgana, del diario e infine le spiegò del loro piano per introdursi al Ministero. Dopo circa un’oretta ebbe concluso il racconto.
 
-Ebbene questo è tutto. Allora cosa dici? Sempre convinta di essere dei nostri?- domandò il moro che però già immaginava la risposta della ragazza. Oramai la conosceva bene.
 
-Oh andiamo dolcezza, dovresti conoscermi ormai! Pericolo di morte, intrighi, creature oscure che una volta risorte potrebbero distruggere il mondo, insomma questo è pane per i miei denti!- terminò risoluta sorridendo. Harry fu molto contento di sentire quelle parole. L’aiuto di Jenny era una sicurezza in più.
 
-E poi ci sei tu, perciò io non posso mancare!- aggiunse ammiccando al grifondoro. Hermione a quel gesto provò un'altra fitta allo stomaco che non seppe spiegarsi. Harry sorrise alla rossa e proseguì.
 
-Dunque dobbiamo attaccare il Ministero. Occorrerà essere preparati. Hai portato quello che ti ho chiesto nel messaggio?- domandò Harry alla giovane. Lei a quel punto prese lo zaino che aveva lasciato per terra e lo appoggiò sul tavolo.
 
-Certo che si capo! Ho portato tutto quello che mi hai chiesto!- Disse infialando una mano all’interno dello zaino che era stato incantato con un incantesimo Estensivo Irriconoscibile per poter portare molti più oggetti. Infatti la ragazza estrasse alcune cose che mai sarebbero entrate in uno zainetto come quello. Jenny tirò fuori in ordine: quattro spade con fodero, quattro mantelli neri, quattro divise nere simili a quelle indossate dagli Auror in combattimento, quattro piccoli sacchetti scuri che contenevano qualcosa, quattro bacchette e otto fondine per custodire queste ultime.
 
-Oh grande! Hai portato proprio tutto!- Disse Nikolai con gli occhi che brillavano. Abeforth, Hermione e Luna guardavano perplessi tutto quello che la giovane aveva portato. Alcune cose erano assai insolite.
 
-Avete bisogno di tutta questa roba?- Domandò il vecchio Silente.- Insomma addirittura delle spade?-
 
-Beh con gli anni abbiamo imparato che è meglio essere preparati a tutto. Queste sono spade fatte dai folletti, proprio come la spada di Godric Grifondoro. Ci sono state donate come compenso per un lavoro fatto in America. Abbiamo scoperto che possono essere molto utili e in alcuni casi necessarie contro parecchi tipi di creature magiche. Ad esempio è stato grazie a questa spada che Fenrir Grayback ha perso la vita! E la testa!- disse Harry impugnando quella che doveva essere la sua spada e provando qualche fendente.
 
-Già e anche il resto del nostro equipaggiamento è parecchio utile.- disse Malfoy.- Le divise e i mantelli sono stati imbevuti di una particolare pozione,preparata dal buon russo qui presente, che respinge gli incantesimi di minore entità. Non fermano le maledizioni senza perdono ma ad esempio proteggono piuttosto bene da uno Stupeficium, anche se comunque risenti abbastanza del colpo. Nei sacchetti invece c’è della Polvere Buiopesto Peruviana, che può sempre essere utile in combattimento.-
 
-Perché altre quattro bacchette?- Domandò Hermione.
 
-Beh durante la guerra, come ricorderai, la mia bacchetta si spezzò e tu ed io per un certo periodo abbiamo dovuto utilizzare a turno la tua. Mi sono detto che in una simile situazione una seconda bacchetta d’emergenza sarebbe stata utile, quindi da allora tutti noi andiamo in battaglia con una bacchetta di ricambio per sicurezza.- Disse Harry. Hermione notò che una delle bacchette portate dalla ragazza era proprio la bacchetta di agrifoglio e piuma di fenice di Harry.
 
-Ma quella è la tua bacchetta! La usi come secondaria ora?- domandò la giovane sorpresa.
 
-Si sono entrato in possesso di una bacchetta più potente- Disse estraendo una bacchetta nera dalla tasca dei pantaloni.- Dopo la guerra sono andato a fare visita alla bottega di Gregorovitch per eliminare ogni traccia che poteva esserci riguardo la Bacchetta di Sambuco. Una volta lì scoprì che aveva fatto molti esperimenti per clonare il suo potere. Quando frugai nel suo laboratorio, trovai in una cassaforte, nascosta e ben protetta, questa bacchetta, che probabilmente era il risultato finale dei suoi esperimenti. Appena la afferrai avvenne quello che accadde la prima volta che impugnai la mia nella bottega di Ollivander. Questa bacchetta mi aveva scelto.-
 
-Di cosa è fatta?- domandò la giovane incuriosita.
 
- Ebano e pelo di crine di Thestral, 11 pollici e mezzo, flessibile. È una bacchetta molto potente. Ho fatto magie incredibili con il suo aiuto. Tuttavia è molto diversa dalla bacchetta di Sambuco nonostante abbiano lo stesso nucleo. La Stecca della Morte era implacabile, la sentivo vibrare nella mia mano affinché la usassi e lasciassi esplodere la sua potenza, era una sensazione bruttissima. Non capisco come Silente abbia potuto usarla per tutti quegli anni. Questa qui invece è diversa, è una normalissima bacchetta solo molto potente.- terminò il giovane offrendo la bacchetta all’amica che la esaminò con cura prima di restituirla al suo proprietario.
 
-Ah ho portato anche questi! Non me li avevi chiesti ma ho pensato che magari potevano esserci utili!- disse Jenny all’improvviso estraendo dallo zaino un piccolo contenitore metallico. All’interno erano presenti una decina di piccoli oggetti, poco più piccoli di una caramella.
 
-Oh grande non ci avevo pensato!- disse Harry osservando meravigliato quei piccoli oggetti.
 
-Ma quelli sono auricolari!- disse Hermione sorpresa.
 
-Auricolari?- Domandarono all’unisono Luna e Abeforth.
 
-Si sono un oggetto babbano. Loro li usano per potersi parlare a distanza e poter fare comunque altro utilizzando le mani. Ma gli oggetti elettrici dei babbani non funzionano in posti come Hogwarts e il Ministero.- Disse Hermione.
 
-Beh certo non degli auricolari normali. Ma  questi sono stati incantati con una variante dell’Incantesimo Proteus. Si possono usare per parlarsi istantaneamente in qualsiasi luogo.- Spiegò Jenny soddisfatta.
 
- Abbiamo preso l’idea dalle monete che usavamo per l’ES. In questo modo quando ci troviamo in missione possiamo comunicare facilmente, rende le cose più facili. Prendetene tutti uno, domani ci serviranno. Basterà infilarli nell’orecchio e premere questo pulsante- Disse indicando un piccolo pulsantino sull’auricolare.- In questo modo si attiveranno e potremo comunicare.-
 
-Dunque Potter lo faremo domani?- Domandò Malfoy.
 
-Si! Domani alle nove Luna entrerà al Ministero ed andrà nell’ufficio di Hermione. Appena sarà arrivata grazie agli auricolari, ci avvertirà e noi faremo la nostra mossa. Poi dovremo sperare che tutto vada come da programma.- Terminò risoluto il giovane. Tutti alle sue parole annuirono convinti.
 
 
 



 
 
-Ehi Herm- disse Luna entrando nell’ufficio della sua amica. Erano le nove e mezzo. La ragazza aveva impiegato più tempo del previsto per entrare al Ministero poiché quel giorno sembrava esserci più gente del normale e l’attesa ai controlli era stata più lunga del solito.
 
-Oh finalmente sei arrivata!- disse la ragazza estraendo dalla borsa la bacchetta.- Muffliato – disse la giovane.-In questo modo nessuno ci sentirà- Dopo di che estrasse sempre dalla sua borsetta anche il piccolo auricolare che attivò, imitata subito dalla bionda.
 
-Harry mi senti?- domandò la giovane ancora incerta sul fatto che quegli affari funzionassero davvero come aveva detto Jenny. Per un attimo ci fu silenzio.
 
-Si ti sento perfettamente Herm!- disse Harry. - Luna è arrivata?-
 
-Si Harry, sono qui!-disse la corvonero.- Ci ho messo più tempo del previsto agli ingressi perché oggi c’è una conferenza a quanto ho capito e il numero di visitatori al Ministero è più alto. Fate attenzione.-
 
-Tranquilla Luna, non ci sono problemi!- disse il moro. – Allora noi passiamo all’azione. Fatevi sentire quando sarete entrate nell’Ufficio Misteri.-
 
-Quando sapremo quando potremo muoverci?- domandò Hermione.
 
-Oh ve ne accorgerete. Ora chiudo, a dopo!- disse Harry.
 
-Cos’avrà voluto dire?- chiese la bionda ad Hermione.  Poi capirono quello che Harry intendeva perché appena Luna terminò quella frase ci fu un enorme e violento scoppio che fece tremare le pareti. La potenza era tale che fece barcollare e cadere le due ragazze. Quando le due si rialzarono, capirono che l’esplosione era avvenuta nell’Atrium, ovvero quattro livelli sopra di loro. Se l’incantesimo si era sentito così forte anche a loro piano, non immaginavano cosa dovevano aver sentito quelli che si trovavano all’ingresso in quel momento. Appena si furono riprese Hermione estrasse il mantello dell’Invisibilità di Harry dalla borsa, coprì se stessa e Luna e uscirono dall’ufficio dirette verso l’ultimo livello.
 
 
 
 


 
 
Tutte le persone che si trovavano nell’Atrium furono scaraventate a terra da una violenta onda d’urto che si diffuse per tutto il piano. L’onda fu accompagnata da una forte esplosione che si propagò dal soffitto scaraventando persone e calcinacci ovunque, lasciando i presenti atterriti e frastornati. I primi che iniziarono a riprendersi notarono subito che sul soffitto, dove prima c’era uno splendido lampadario che illuminava l’ingresso, ora c’era un enorme buco. La cosa che più impaurì e lasciò stupefatti i presenti fu che da quel buco passò del fumo nero che appena toccato il pavimento si concretizzò in quattro persone, con dei mantelli neri e il volto coperto da un cappuccio.
 
-Sempre il solito esagerato!- disse Malfoy.- Potevi usare anche un po’ meno potenza! Devi sempre farti notare!- disse seccato rivolgendosi ad Harry.
 
-Su smettila- disse il moro.- Occhio arrivano gli Auror!-disse a bassa voce, in modo che solo i tre potessero sentirlo, indicando al biondo quattro persone che si stavano rialzando e altre otto che sopraggiungevano dagli ascensori, tutti armati di bacchetta. - Ora è arrivato il momento di dare spettacolo credo!  A voi gli onori!- disse rivolgendosi ai tre, che non se lo fecero ripetere due volte.
 
- Everte Statim!- disse Malfoy atterrando definitivamente due di quelli che si stavano rialzando.
 
-Incarceramus- Urlò uno degli Auror lanciando un incantesimo verso il biondo che prontamente lo deviò.
 
Nikolai a quel punto fece un rapido movimento con la bacchetta, che gli Auror nemmeno notarono, dalla quale scaturì un lampo viola che atterrò contemporaneamente tre Auror. Intanto Jenny era riuscita a neutralizzarne altri quattro con estrema facilità. Harry notò con estremo dispiacere che gli Auror non erano così forti e temibili come immaginava, in quegli anni aveva affrontato di peggio. Nel frattempo Draco aveva immobilizzato uno di loro e aveva sistemato i restanti due. A quel punto la rossa si avvicinò all’Auror imprigionato e disse.
 
-Il mio Signore è qui per vedere il Ministro! Dov’è? Ti conviene parlare.- Disse puntando la bacchetta alla gola dell’uomo.
 
-Ti consiglio vivamente di vuotare il sacco, amico mio- disse Nikolai chinandosi sull’uomo.- Lei non è famosa per la sua pazienza! E nemmeno per la sua dolcezza.- terminò serio. L’Auror cominciò davvero ad essere preoccupato e a temere per la propria vita.
 
-S-si trova nella sala conferenze, a-al primo livello. O-oggi c’è una conferenza s-sulla seconda guerra magica.- disse balbettando. I tre a quelle parole si voltarono verso Harry.
 
-Era destino che non mancassi evidentemente!- disse il ragazzo sarcastico con una voce estremamente bassa e oscura, prima di parlare l’aveva modificata con un incantesimo per evitare che lo riconoscessero.-Perché non sono ancora sopraggiunti altri Auror?- Disse avvicinandosi e incombendo con fare minaccioso sull’uomo.
 
-M-molti sono fuori per delle segnalazioni su Dissennatori e Giganti. I r-restanti prestano protezione all’interno della sala per la c-conferenza. Saranno qui tra poco credo. Si staranno organizzando dopo aver sentito l’e-esplosione.-
 
-Bene, vai a dirgli che siamo qui per vedere il Ministro!- disse Harry liberando l’uomo, che s’infilò in uno degli ascensori per scendere al piano sottostante, mentre tutti i civili presenti continuavano a fissare quei quattro sconosciuti con sguardi di paura. Nessuno di loro aveva riconosciuto Harry e Draco grazie al cappuccio che portavano. Harry era convinto che sapere che quattro persone avevano fatto irruzione senza troppe difficoltà e che il loro obiettivo era il Ministro avrebbe fatto scattare l’allarme rosso di sicuro.
 
-Bella voce!- disse Malfoy.-Molto teatrale devo dire!-
 
-Signori se fossi i voi io lascerei il Ministero! All’istante!- urlò Jenny, ma nessuno fece una mossa, terrorizzati dalla presenza dei quattro.  Proprio mentre stavano iniziando ad avanzare nell’atrio le porte degli ascensori si spalancarono e ne fuoriuscirono un centinaio di persone, tutte armate di bacchetta.
 
-Circondateli!- urlò una voce molto familiare ad Harry. Kingsley Shacklebolt, che aveva saputo essere diventato Comandante degli Auror dopo aver terminato il proprio mandato come Ministro, aveva appena fatto la sua comparsa nell’Atrium alla guida della controffensiva. Ben presto i quattro maghi si ritrovarono al centro di un cerchio composto da Auror e Impiegati del Ministero che puntavano contro di loro le bacchette. Presto ne sarebbero arrivati sicuramente altri, probabilmente si stavano ancora organizzando ai livelli sottostanti. Nel frattempo molti tra i visitatori stavano iniziando a sparire nei camini, rassicurati dall’arrivo degli Auror ma ancora impauriti da quanto stava accadendo.
 
-Siamo arrivate all’Ufficio Misteri- disse Hermione a Harry nell’auricolare. Lui e gli altri tre non poterono fare a meno di sorridere nel sentire quelle parole. Erano circondati, una loro minima mossa e sarebbero piombati su di loro un centinaio di incantesimi, tuttavia il loro piano stava funzionando e questo li rendeva soddisfatti. Dovevano continuare a tenere impegnati gli Auror.
 
-Chi siete?- Domandò Kingsley ai quattro. La farsa doveva continuare, dovevano guadagnare tempo. Harry fece un cenno a Jenny che capì che dovevano “intrattenere” quel particolare pubblico dando spettacolo ancora per un po’.
 
-Il mio Signore è qui per parlare con il Ministro e solo e soltanto a lui risponderà.- Quando terminò di parlare le porte degli ascensori si aprirono di nuovo e un altro centinaio di persone si aggiunse a quelle già presenti. Le cose si facevano interessanti, evidentemente l’allarme rosso era scattato. A guidare questo nuovo gruppo c’era un uomo basso e tarchiato, sulla cinquantina, con una lunga veste viola e una “M” dorata ricamata sul petto. Il nuovo arrivato si avvicinò al Comandante.
 
- Ministro gli intrusi dicono che conferiranno solo con lei. Non si preoccupi, abbiamo tutto sotto controllo. Sono solo quattro.- disse Kingsley con la sua solita voce calma e profonda. Harry notò tra i presenti alcuni volti familiari. C’era Arthur Weasley con suo figlio Percy, c’erano Seamus Finnigan e Dean Thomas, entrambi con la divisa da Auror e c’erano anche il professor Vitious, il professor Lumacorno e Neville che probabilmente erano lì per partecipare alla conferenza in qualità di testimoni. C’era anche il vecchio Caramell e questo ridestò in Harry un’antica rabbia sopita.
 
-Sono Harold Powell, Ministro della Magia! Voi state attaccando il Ministero! Chi siete?- Domandò l’uomo che avanzò temerario al centro del cerchio creato dai suoi sottoposti e posizionandosi davanti ai quattro. Davanti a lui si parò Jenny.
 
-Il mio Signore è qui per conferire con voi Ministro, oltre che per partecipare alla conferenza sulla Seconda Guerra Magica. In qualità di testimone degli eventi, vuole che altri possano apprendere da ciò che ha da raccontare sui fatti in questione- Disse teatralmente Jenny con fare calmo, abbassandosi il cappuccio.
 
-Il tuo signore? C’era un altro che si faceva chiamare in questo modo dai suoi servitori tempo fa, lo abbiamo distrutto!- Disse il Ministro ad alta voce. Le sue parole furono acclamate dalla folla.
 
-Non è merito del Ministero se l’Oscuro Signore è caduto!- Disse Malfoy togliendosi anch’esso il cappuccio e catalizzando l’attenzione su di sé. - Harry James Potter! Questo è il nome di colui che ha sconfitto Lord Voldemort! Questo è il nome di colui che vi ha salvati! Il Ministero non ha mosso un dito contro il Signore Oscuro durante la guerra!-
 
- Draco Malfoy.- Disse Kingsley calmo fissando il biondo. - Mai avrei creduto di rivederti in questo paese.-
 
-Non lo avrei mai pensato nemmeno io! Eppure eccomi qui. Al servizio di un nuovo Signore, qui per raccontare la verità.-
 
- Verità?- disse il Ministro ridendo sprezzante.- Avete detto che il vostro “Signore” è qui, oltre che per parlare con me, anche per partecipare alla conferenza in qualità di testimone, sbaglio? Dubito che qualcuno qui sia interessato a cosa abbia da raccontare un Mangiamorte che ora cerca di occupare il posto del suo padrone decaduto.- terminò Powell che come prima fu acclamato dai presenti.
 
-Osi paragonarmi a Voldemort Powell?- domandò calmo Harry con la voce ancora distorta. Al suono di quella voce molti dei presenti rabbrividirono. Harry vide chiaramente che la bacchetta di Seamus Finnigan tremava. Anche il Ministro indietreggiò di qualche passo. Il grifondoro capì che doveva dare spettacolo, che doveva impressionare i presenti per guadagnare più tempo possibile, così sparì in una nuvola di fumo nero lasciando allibiti e spaventati tutti i presenti.
 
-Io non sono un mangiamorte Powell! Non insultarmi!-la voce distorta di Harry riecheggiò per tutto l’Atrium, spaventando molti.
 
Dopo pochi attimi ricomparve alle spalle del Ministro, che nel frattempo era indietreggiato ancora spaventato dalla scomparsa dell’uomo, ponendosi tra lui e Kingsley.
 
-Vai da qualche parte Harold?- chiese all’uomo che a quel punto aveva perso gran parte della spavalderia che aveva avuto pochi attimi prima.
 
-Hai detto che non sei un mangiamorte! Allora chi sei tu?- chiese Kingsley alle sue spalle dato che il Ministro non riusciva a pronunciare nulla ora che Harry si trovava davanti a lui.
 
-Chi sono io chiedi?- domandò Harry in modo retorico voltandosi verso l’uomo. - Sinceramente non lo so nemmeno io e forse non l’ho mai saputo davvero. Sono stati sempre altri a definire chi ero. Nella mia vita mi hanno chiamato in molti modi, nessuno dei quali definisce davvero chi sono credo. Mi hanno chiamato “il bambino sopravvissuto” e mi hanno osannato. Mi hanno chiamato pazzo ed egocentrico e mi hanno messo alla berlina. Poi hanno sperato e creduto in me chiamandomi “Prescelto” e infine mi hanno glorificato chiamandomi “Salvatore” ed “Eroe”.- A quelle parole Kingsley, come tutti i presenti, aveva sgranato gli occhi. - Tuttavia, vecchio amico, cercherò comunque di dirti chi sono.- disse calmo colpendosi con la bacchetta la gola per annullare la distorsione della voce.
 
- Io sono colui che ha sconfitto l’Oscuro Signore a solo un anno d’età! Io sono colui ha assistito al ritorno del Signore Oscuro e lo ha combattuto! Io sono colui che a diciassette anni è morto colpito da un Anatema che Uccide! Io sono colui che è risorto dal mondo dei morti! Io sono colui che ha ucciso Tom Orvoloson Riddle, Lord Voldemort! Io sono il Padrone della Morte! Io. Sono. Harry. James. Potter!!!- Urlò infine Harry scoprendosi il volto per mostrarsi finalmente a tutti presenti. - E avrò la mia vendetta!- disse il giovane a denti stretti terrorizzando molti.
 
-Avrò la mia vendetta!- ripetè sguainando la spada e puntandola alla gola del Ministro.


Spazio dell'Autore: Salve a tutti e ben trovati! Ecco un nuovo capitolo! La battaglia del Ministero sarebbe dovuta essere tutta in un capitolo ma ho preferito spezzarlaa in due parti per due motivi. In primo luogo perchè secondo me veniva troppo lunga e pesante! e in secondo luogo perchè...Mi va di tenervi sulle spine! ahah si lo so sono malvagio! Come sempre aspetto i vostri commenti, pareri e consigli! Alla prossima gente!
 
 

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Capitolo 9
*** Libro, Speranza e Fuga ***


Libro, Speranza e Fuga



 
 
 
-Siamo arrivate all’Ufficio Misteri.- disse Hermione ad Harry nell’auricolare. Non ebbe risposta ma sapeva che il messaggio era arrivato. Probabilmente nessuno di loro poteva parlare in quel momento, dopo l’esplosione quasi sicuramente erano intervenuti gli Auror e ora era in corso una battaglia.
 
Avevano appena varcato la porta dell’Ufficio Misteri, che si era svuotato del proprio personale di servizio accorso ai livelli superiori, e ora si trovavano in una stanza completamente vuota che conduceva ad una dozzina di porte tutte uguali.
 
-Ok dunque dove troviamo secondo te il diario?- domandò Luna all’amica osservando dubbiosa le porte che si paravano davanti a loro.
 
-Harry ha detto che dovrebbe trovarsi nell’Archivio. Una volta ci sono stata. Ho dovuto fare una richiesta speciale e sono stata accompagnata da due Indicibili. Se non ricordo male dovrebbe essere quella porta a destra.- disse Hermione con tono incerto avvicinandosi ed aprendo la porta che aveva indicato.
 
-Si è questa! Questo è decisamente l’Archivio.- disse Hermione soddisfatta guardando all’interno della stanza. Le due ragazze allora entrarono di corsa, non potevano perdere tempo.
 
L’Archivio dell’Ufficio Misteri era molto simile per certi aspetti alla stanza dedicata alle Profezie. Era una stanza enorme e scura riempita completamente da scaffali altissimi che arrivavano a sfiorare il soffitto. In ogni ripiano erano ammassati libri, fascicoli e oggetti di ogni forma e dimensione. Non c’era nessuna distinzione, nessun ordine. Gli oggetti venivano ammassati dove c’era spazio senza essere catalogati e suddivisi. Le due ragazze osservarono attentamente ciò che li circondava. Alcuni oggetti erano davvero strani mentre altri sembravano davvero molto oscuri e pericolosi. Tra le varie file di scaffali c’era un via vai di oggetti che si spostavano da uno scaffale all’altro da soli.
 
-Come troviamo il libro in questo caos?!- domandò Hermione esasperata dopo aver controllato qualche scaffale. Non c’erano etichette di identificazione degli oggetti quindi era impossibile fare una ricerca di qualsiasi tipo come lei era abituata a fare nella biblioteca di Hogwarts. Hermione si trovava di fronte a una situazione a lei completamente ostile, una situazione di caos.
 
-Io proverei con un incantesimo di Appello.- rispose tranquilla Luna con il solito tono  spensierato di sempre mentre osservava rapita tutti gli oggetti contenuti negli scaffali.
 
-Un incantesimo di Appello?! Luna non essere sciocca! Ci troviamo all’Ufficio Misteri, secondo te può davvero bastare un incantesimo di Appello per ottenere qualcosa? Ci sarà sicuramente un incantesimo che lo impedisce, come nella stanza delle Profezie dove solamente coloro per cui erano state fatte potevano ritirarle.- disse Hermione osservando l’amica.
 
-Io non credo. Secondo me non esiste una catalogazione qui dentro perché semplicemente gli Indicibili appellano ciò che gli occorre senza doverlo per forza andare a cercare. Se ci pensi è più rapido ed efficace e inoltre nessuno è proprietario di queste cose perciò nessuno a parte gli Indicibili dovrebbe avervi accesso.- disse convinta la bionda.- Accio diario di Merlino!- terminò infine Luna agitando la bacchetta. Non accadde nulla e Hermione assunse la sua tipica espressione che significava “te lo avevo detto” ma  poi ad un certo punto si sentì un enorme frastuono provenire da lontano. Un rumore sordo sicuramente causato dalla caduta di parecchi oggetti. Infine un grosso e antico libro impolverato sfrecciò nel corridoio e finì tra le mani della giovane corvonero.
 
-Visto?!- disse sorridente e soddisfatta Luna facendo la linguaccia a Hermione.
 
-Odio quando hai ragione!- disse la riccia prendendo per il braccio l’amica e dirigendosi verso l’uscita.
 
 

 
 



 
 
 
Paura. Un’incontrollata e terrificante paura si era presto diffusa come un virus tra tutte le persone presenti nell’Atrium e in un attimo si era radicata nei loro animi. Persino gli Auror, addestrati ad affrontare qualsiasi cosa rimasero allibiti di fronte a quello che avevano visto e sentito. Shockati. Nella mente di tutti risuonavano ancora le parole pronunciate da quell’uomo che per così tanto tempo era stato la speranza di tutti, l’Eroe del Mondo Magico. Harry James Potter.Quelle parole avevano, in pochi secondi, cambiato tutto. Ora tutti, impietriti, osservavano quello che era stato il loro eroe mentre con sguardo freddo e calcolatore puntava la propria lama alla gola del Ministro.
 
 Quella sarebbe stata la sua “vendetta”, aveva detto. Vendetta? Vendetta per cosa? Cos’era successo? Com’era potuta accadere una cosa simile? Quando l’uomo che aveva liberato il mondo dal male era stato corrotto da ciò che per anni aveva combattuto? Quando colui che era stato per anni il “migliore” di loro ora si era schierato dalla parte delle tenebre? Queste domande affollavano la mente di Neville Paciock.
 
Si trova li a pochi metri dal suo amico, a pochi metri dalla persona che lo aveva ispirato, dalla persona che era stata il suo esempio, la sua guida, il suo maestro. Da Harry aveva imparato cosa significava integrità, rispetto, amicizia ma soprattutto coraggio e spirito di sacrificio. Harry lo aveva spronato a migliorarsi e lo aveva aiutato a superare quelli che credeva fossero i suoi limiti. E ora Neville si trovava li, paralizzato dalla scena a cui aveva assistito, e si chiedeva se quella era davvero la persona che aveva conosciuto. Era davvero Harry quello? Neville non capiva, non si capacitava di ciò a cui aveva appena assistito. Guardava  il suo amico minacciare il Ministro e nel contempo osservare la reazione di tutti i presenti.
 
Ad un certo punto però gli occhi dei due ex grifondoro si incontrarono. Il verde degli occhi del Prescelto si incontrò a metà strada con il nero degli occhi dell’insegnante di erbologia. Fu li che Neville vide qualcosa, qualcosa che lo fece sorridere. Durante la sua giovinezza l’erede dei Paciock aveva visto molti maghi oscuri e ricordava perfettamente i loro sguardi. I loro occhi erano freddi, privi luce, privi di qualsivoglia emozione. Erano occhi che inneggiavano all’odio, alla follia, al male. Gli occhi di Harry invece erano tutt’altro. Erano dotati di una particolare luce, di un particolare scintillio che catturava l’attenzione di chiunque li guardasse. Benché ad una prima impressione potessero sembrare freddi e senza emozioni, ad uno sguardo più attento invece si rivelavano per quello che erano. Occhi verdi. Occhi di un verde così puro, intenso e sincero da trasmettere speranza a chi li guardava. Occhi che avevano visto troppe cose, la maggior parte oscure ma che tuttavia non erano stati intaccati minimamente da ciò che avevano visto.
 
Fu li che Neville capì. Capì che l’uomo che era stato per lui un fratello, un amico, un simbolo lo era ancora e lo sarebbe sempre stato. Capì che c’era un motivo se Harry si comportava in quel modo, se stava facendo quello che stava facendo. Neville Paciock capì che Harry Potter dopo sette lunghi anni era riemerso dalle ombre dove si era nascosto e che era li per aiutarli anche se non sapeva in che modo.
 
Neville quindi sorrise e decise che non si sarebbe tirato indietro nemmeno questa volta.


 
 
 



 
 
 
 
“Bel discorso” penso Harry fra sé e sé. Li aveva shockati e paralizzati. Tutti lo stavano osservano con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite.
 
 La mano di Seamus che reggeva la bacchetta ora tremava in modo molto più evidente rispetto a poco prima. Arthur e Percy dallo stupore invece avevano abbassato il braccio e ora guardavano verso Harry e il Ministro con sguardo perso. Lumacorno invece alla vista del giovane aveva tirato fuori dalla tasca una piccola bottiglietta e ne aveva trangugiato il contenuto, mentre al suo fianco Vitious era semplicemente rimasto immobile a fissare il vuoto come in trance. Persino Kingsley, stoico e calmo in ogni situazione, era rimasto bloccato per la sorprendente rivelazione. Mentre osservava le reazioni di tutti analizzandoli uno ad uno, lo sguardo di Harry cadde su una sua vecchia conoscenza.
 
 
Neville Paciock si trovava a fianco del vecchio professore di pozioni e sul volto aveva un espressione di pura sorpresa. Quando i loro sguardi si incontrarono Harry notò che il volto del suo vecchio amico cambio radicalmente espressione. La sorpresa e lo spavento svanirono e sul suo volto comparve un piccolo sorriso quasi di soddisfazione pensò Harry. “Che abbia capito che non è altro che una messinscena?” si domandò l’ex grifondoro. Il pensiero che Neville potesse aver compreso che lui non era davvero un mago oscuro lo rasserenò e lo fece mentalmente sorridere. Poi all’improvviso una voce lo ridestò dai suo pensieri.
 
-Harry Potter… Cosa ti è successo ragazzo?- Kingsley era finalmente riuscito a proferire parola e aveva finalmente fatto la domanda che probabilmente tutti in quella sala, tranne quattro, si stavano ponendo in quel momento.
 
-Cosa mi è successo chiedi?- disse il moro girando la testa ma continuando a tenere la sua lama puntata sul Ministro. -Ho aperto gli occhi Comandante, ecco cosa mi è successo. Ho finalmente visto il mondo per ciò che è realmente.-
 
- Che vuoi dire? L’Harry che conoscevo io non si sarebbe mai comportato in questo modo.- Disse il comandante Auror con la sua solita voce calma e profonda.
 
- Le persone cambiano, vecchio mio. Ti alzi una mattina e semplicemente vedi le cose in modo diverso, con una nuova prospettiva. È questo ciò che mi è accaduto. Un giorno la mia prospettiva è cambiata e il mondo mi si è rivelato per ciò che è realmente.- disse Harry. Fece una pausa e sul suo volto comparve un sorriso amaro.-Il sistema è marcio e corrotto, l’intero Ministero è attanagliato da questo male, ma questo tu lo sai bene, non sei uno sprovveduto e sei dentro questo ambiente da troppo tempo per non essertene reso conto. La sola cosa importante per la maggior parte delle persone che lavora qui dentro è il potere. Cercano di tenere i loro fondoschiena ben attaccati alla loro poltrona per paura di perderla, e arrivano a fare di tutto per non perdere i propri privilegi. È successo prima che nascessi, è successo quando ero un ragazzo e succede tutt’ora.- Il suo sguardo si posò su Caramell e una seconda ondata d’odio e disprezzo lo avvolse.
 
-Non ti fa rabbia Comandante??- Domandò poi a Kingsley. – Non senti crescere dentro di te il rancore sapendo che magari se il Ministero avesse preso sul serio la notizia del ritorno di Voldemort molte persone si sarebbero potute salvare?- Harry pensò a Sirius.- Non provi odio sapendo che la maggior parte delle persone che lavorava per il Ministero durante la silenziosa presa di potere di Voldemort abbia chinato la testa per opportunismo, egoismo e vigliaccheria mentre brava gente intorno a loro moriva per difendere la libertà?- domandò ancora guardando il suo vecchio amico negli occhi mentre la sua mente ritornava ai giorni della guerra e si riempiva dei ricordi delle persone scomparse: Remus, Tonks, Fred, Dobby, Piton e molti altri.
 
Kingsley era rimasto senza parole, non sapeva cosa rispondere. Harry sapeva di averlo colpito nel profondo. Durante il suo mandato Kingsley a quanto aveva saputo, aveva fatto il possibile e si era battuto con tutte le sue forza per sconfiggere la corruzione che serpeggiava all’interno del ministero. Purtroppo senza successo. Ad Harry dispiaceva parlare così ad uno degli uomini più buoni e coraggiosi che conoscesse ma doveva farlo, doveva guadagnare tempo.
 
Proprio in quel momento si accorse che tra la gente che lo osservava si erano aggiunte due persone. Hermione e Luna erano lì e stavano ascoltando il suo discorso rapite. Harry fissò la bionda che appena intercettò il suo sguardo capì di doversi muovere perché ormai non avevano più molto tempo. Si mosse rapida ed entrò in uno dei camini. Dopo lo sguardo dell’ex grifondoro ricadde su Hermione. La riccia lo stava fissando intensamente. I suoi occhi erano lucidi. Harry pensò che come era successo a lui, le sue parole dovessero aver risvegliato vecchi ricordi anche nella sua amica.
 
- Abeforth ha il libro.- La voce di Luna scaturì limpida e chiara dall’auricolare come un raggio di sole dopo brutto tempo. Tutti non poterono fare a meno di sentirsi sollevati dopo quella frase. Ora era tempo di andare.
 
-Harry io…- Kingsley stava cercando le parole ma il moro lo interruppe.
 
-Lascia stare. Non c’è nulla che devi dire. So che tu sei uno dei buoni e che ti sei battuto per cambiare le cose. Io e te abbiamo lo stesso obiettivo Comandante, ovvero migliorare la società e quindi il mondo. Tuttavia le strade che seguiamo per il conseguimento di tale obiettivo sono diverse. Io non posso più essere classificato come “buono” credo. Alle volte per conseguire un giusto fine bisogna utilizzare mezzi non proprio giusti. Un detto babbano recita “il fine giustifica il mezzo” e io non posso che concordare.- Poi si voltò dando le spalle a Kingsley e si rivolse direttamente al Ministro.-Allora Harold, pare che il nostro incontro sia giunto a conclusione. Non preoccuparti anche se ti sto puntando un arma contro non ho intenzione di ucciderti. Non ancora perlomeno. Vedi non so ancora se tu sia un corrotto o meno, e non voglio rischiare di porre fine alla vita di un innocente. Il nostro incontro di oggi era solo per farti sapere che ora mi occuperò io personalmente del marcio presente nel Ministero e nella società, e lo farò con i mezzi che ritengo necessari. Mi chiamerete “fuorilegge” per questo ma non mi importa. Detto questo, è stato un piacere Ministro.- disse concludendo il discorso con un inchino e rinfoderando la spada. Dopo di che passò oltre Powell e raggiunse i suoi compagni.
 
Il fatto di non avere più un’arma puntata alla gola fece riprendere coraggio al Ministro che subito si voltò con aria spavalda e rivoltò ad Harry disse.- Io non so come da eroe del bene tu possa essere diventato…questo. Ma non penserai davvero di poter fare breccia nel Ministero e di potertene andare così in totale tranquillità.-
 
-Ma è proprio quello che penso invece.- Disse Harry con un finto sorriso innocente.
 
-Non prendermi in giro ragazzo!! Vi trovate al Ministero. Non ve ne andrete da qui, vi farò portare ad Azkaban dove passerete il resto dei vostri giorni. Siete circondati da almeno un centinaio di maghi!- disse con stampato in volto in ghigno di soddisfazione.- Siete in trappola-
 
Harry a quella frase si mise a ridere. Tuttavia la sua era una risata fredda, controllata, agghiacciante.- Ed è proprio qui che sta il vostro errore.- disse una volta smesso di ridere e guardando il Ministro negli occhi.
 
Powell a quel punto si irritò davvero.-Quale errore avremmo commesso?- domandò cercando di mantenere la calma e la compostezza che richiedevano la sua posizione. Harry a quella domanda sorride di gusto.
 
-Se siete furbi, se ci tenete alla vita, se avete progetti per il futuro, c’è una cosa che non dovreste mai mettere in trappola.- disse calmo.
 
-Cosa?!- urlò il Ministro che stava iniziando a perdere il controllo.
 
-Me- disse sorridendo. – Impetus diaboli- urlò poi estraendo rapidamente la bacchetta e puntandola verso il soffitto.
 
Dalla bacchetta scaturì un raggio argentato che appena impattò con la volta generò un esplosione di inaudita violenza che si propagò ovunque nel Ministero. L’onda d’urto scaraventò tutti a terra e frantumò nuovamente la statua dei Magici Fratelli. Quando il Ministro e Kingley si ripresero video che dove prima c’erano Harry e i suoi compagni non c’era più nessuno mentre sul soffitto era comparsa una seconda voragine di grandezza doppia rispetto alla precendente.
 
-Non le piacerà Ministro ma deve ammettere che Potter…ha stile- disse Kingsley ricordando di aver già detto la stessa cosa a Caramell riguardo un altro grande mago: Albus Silente.






Spazio dell'Autore: Si lo so, lo so! Mi davate per disperso! Mi spiace ma ho avuto dei problemi personali, poi ho perso anche i file e la mia voglia di riscrivere le parti già scritte ma non pubblicate era ai minimi storici quindi sembrava proprio che questa storia non volesse proseguire. Tuttavia oggi su one drive ho scoperto di aver fatto un backup della storia e quindi rieccomi qui!! Yeeeeee! Boh quindi che dire ancora, ecco il nuovo capitolo. C'è una parte del discorso finale di Harry che è una citazione a qualcosa. Non vi dico cosa indovinate voi, la risposta arriverà con il prossimo capitolo. Per il resto perso che vi piaccia, aspetto i vostri pareri. Dato che ora ho ricominciato le lezioni in università la pubblicazione sarà probabilmente una volta a settimana! Con questo vi saluto e alla prossima!

 

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Capitolo 10
*** Devi fidarti di me ***


Devi fidarti di me


 
 
 
Era passata una settimana dall’irruzione al Ministero. La società magica inglese dopo quegli eventi era scoppiata nel panico. Il giorno seguente l’attacco tutti i giornali avevano dedicato un intera edizione al racconto degli eventi accaduti dentro l’Atrium del Ministero con l’aggiunta di teorie, illazioni e interviste ai testimoni. Tutta la popolazione ormai era informata su cosa fosse accaduto. Per l’ennesima volta gli uomini del Ministero erano stati messi in ridicolo agli occhi del mondo dal grande Harry Potter. Si era preso gioco di loro quando era solo un ragazzo e ora lo aveva rifatto anche se con un orchestrazione e una teatralità degna di una qualsiasi delle grandi opere di Shakespeare.
 
Harold Powell, Ministro della Magia, aveva quindi dovuto prendere provvedimenti seri per evitare che la sua amministrazione perdesse del tutto quel poco di credibilità che era rimasta loro dopo il passaggio del Prescelto. Aveva riunito in un’assemblea d’emergenza tutti gli Auror e aveva creato un unità speciale, chiamata Vanguard, che, sotto il comando di Kingsley Shacklebolt, aveva come unico compito quello di catturare il criminale Harry Potter e tutti i suoi co-cospiratori e di assicurarli alla giustizia. Il Ministro sapeva bene di non poter tenere per molto la situazione sotto controllo con la sola promessa che questa squadra avrebbe risolto il problema ma almeno sperava di guadagnare tempo mentre Kingsley batteva tutte le piste.
 
Il Comandante degli Auror, ancora in parte shockato da ciò che era successo, si era subito mobilitato e aveva sguinzagliato i suoi agenti in giro per il paese a seguire numerose piste ben sapendo tuttavia che era tutto perfettamente inutile, Harry Potter non si sarebbe fatto trovare se non avesse voluto. Kingsley lo conosceva bene. Durante la guerra lui e i suoi amici erano riusciti per quasi un anno a sfuggire alla continua ricerca di Voldemort e dei suoi seguaci. Poi dopo la guerra lui stesso era sparito per sette anni senza lasciare traccia di se da nessuna parte. Harry Potter sapeva come sparire. Lui era intelligente, freddo, astuto e sapeva prevedere le mosse dei suoi avversari. Con il tempo era diventato un avversario temibile per chiunque. Kingsley tuttavia non avrebbe mai creduto che sarebbe diventato proprio il suo avversario.



 
 



 
Era sera tarda e Harry se ne stava comodamente seduto su una poltrona a giocare a carte con Draco. Il turno di guardia quella notte toccava a loro due mentre Nikolai e Jenny dormivano tranquillamente.
 
-Hai qualche tre?- chiese Harry all’amico.
 
-Ma non stavamo giocando a Porker?!- domandò il biondo alzando lo sguardo.
 
-Poker! Per l’ennesima volta si dice poker non “porker”. E comunque il poker non si può giocare in due- rispose il moro guardandolo scettico.-Va beh lasciamo stare vah.- disse poi rimettendo a posto le carte.        - Ricordami di non proporti più di giocare a carte-
 
Si trovavano in un piccolo appartamento nel quartiere londinese di Kennington. Era passata una settimana dall’attacco al Ministero e loro avevano pensato bene di affittare, con l’aiuto della pozione polisucco, un appartamento nella Londra babbana dove sapevano che i maghi si muovevano con difficoltà. Questo avrebbe notevolmente rallentato e ostacolato le ricerche degli Auror. L’appartamento si trovava all’ultimo piano di un palazzo risalente agli anni 30. Era composto da una piccola cucina, un altrettanto piccolo salotto e poi una stanza da letto per due persone nella quale tuttavia loro avevano  stipato quattro letti. In quell’appartamento vivevano momentaneamente Harry, Draco, Nikolai e Jenny. L’ex grifondoro aveva pensato che fosse il caso di lasciare calmare le acque prima di tornare ad incontrarsi anche con gli altri quindi Hermione, Luna e Abeforth erano, almeno per il momento, tornati alle loro vite. Ciò nondimeno il giorno seguente avevano stabilito di rincontrarsi tutti nell’appartamento per decidere la prossima mossa.              
 
Tuttavia quella settimana per i quattro coinquilini non era passata nella nullafacenza. Avevano raccolto con molta discrezione informazioni sui movimenti della nuova unità speciale del Ministero, l’unità Vanguard, e avevano capito che loro erano ben lontani dal trovarli,almeno per il momento, il che donava loro una certa serenità e libertà nell’agire. Inoltre si erano dedicati all’esaminare il tomo che un tempo era appartenuto a Merlino.
 
Il “diario” del mago era ovviamente un libro molto antico e ricco di segreti. Harry ritenne che quello fosse uno dei tomi più grandi che avesse mai avuto tra le mani. Doveva essere pieno di appunti, incantesimi e conoscenze appartenute al Principe degli Incantatori. Purtroppo proprio come aveva detto il ritratto di Silente, il libro non voleva saperne di rivelare i suoi segreti. Avevano provato con ogni mezzo ad aprirlo. Avevano tentato vari incantesimi anche molto potenti e pericolosi, avevano provato con la cara vecchia forza bruta, poi avevano tentato con attrezzi, spade e armi di vario genere ma nulla. Il libro non si scalfiva e non si apriva. Ormai non sapevano più cosa provare, erano in un vicolo cieco.
 
-La prossima volta si gioca a scacchi! Che siano magici o meno almeno a quelli non mi batti Sfregiato!- Disse Draco.
 
-Io ti batto sempre solo perché tu non hai ancora capito le regole del gioco. Insomma insegnare qualcosa di babbano a voi maghi “d’oc” è più difficile che insegnare ad un bambino a parlare!- disse il moro prendendo in giro il suo amico.
 
-Ma smettila!- disse Malfoy versandosi un bicchiere di whisky e offrendone uno già pieno ad Harry. – Piuttosto…parliamo di cose serie. Cosa facciamo? Quel dannato libro non vuole saperne di aprirsi!- terminò sconsolato. L’ex grifondoro prese il bicchiere e si posizionò di fronte alla finestra osservando lo skyline di Londra.
 
-Non lo so.- disse senza distogliere lo sguardo dall’esterno. – Il ritratto di Silente mi aveva avvertito ma pensavo che saremmo riusciti dove gli altri avevano fallito. Pensavo… ahhh non lo so che pensavo…- terminò poi portandosi il bicchiere alla bocca esasperato.
 
All’improvviso la tranquillità di quel momento venne intaccata dal suono del campanello. I due uomini si misero subito allerta e, impugnando le bacchette, aspettarono. Avevano concordato un segnale segreto con Hermione, Luna e Abeforth. Dovevano suonare il campanello e poi fare una bussata particolare: tre bussate veloci seguite da due più distaccate. I due attesero in silenzio puntando le proprie bacchette sulla porta d’ingresso. A quel punto al suono del campanello seguirono le tanto attese bussate che significavano che oltre la porta c’era qualcuno di amichevole, così una volta rilassatosi Harry si affrettò ad aprire.
 
-Hermione!- Disse dopo aver aperto la porta ed essersi ritrovato davanti la sua vecchia amica.
 
-Posso entrare?- domandò la giovane con voce incerta.
 
-Certo certo!- disse il moro scostandosi per lasciarla passare.
 
-Tutto bene qui?- domandò la riccia dopo essere entrata e aver salutato con un cenno del capo l’ex serpeverde. A Harry sembrò che fosse tesa e parecchio preoccupata.
 
-Si qui tutto bene, e tu invece? Come mai sei qui? Dovevamo vederci domani.- chiese Harry.
 
-Si lo so, scusate.- disse Hermione.- Ma avevo bisogno di parlare con te… in privato.- disse rivolta al grifone. Harry si stupì di quella richiesta ma sapeva bene che Hermione non si sarebbe presentata da loro a notte fonda per un non nulla così acconsentì.
 
-Certo, vieni, andiamo sul tetto.- disse il moro.- Resti tu di guardia?- aggiunse poi rivolto a Malfoy.
 
-Certo, ai vostri ordini vostra signoria!- disse la serpe in modo sarcastico e sorridendo all’amico. Hermione ed Harry uscirono dall’appartamento e salirono sul tetto.
 
Il palazzo era piuttosto alto perciò dal tetto si poteva tranquillamente godere del magnifico skyline notturno di Londra. Era possibile vedere benissimo il Big Ben e anche il London Eye che di notte era completamente illuminato. I due amici si appoggiarono alla balaustra e osservarono il paesaggio per un po’ senza parlare. Fu Harry a spezzare il silenzio.
 
-Mi è mancata questa città…- Disse continuando a fissare gli edifici in lontananza. – Le luci, gli odori, i palazzi, i monumenti e le persone…questa città è unica a suo modo. Sa…sa di casa.- disse poi abbozzando un piccolo sorriso.
 
-Si beh…sei stato via parecchio. La città è cambiata.- disse la ragazza intenta anche lei ad ammirare la bellezza di quel paesaggio cittadino.
 
-Secondo me mantiene ancora ciò che la rende speciale e poi…tutto cambia nella vita.- rispose Harry.
 
-Già…tutto cambia.-disse in tono triste Hermione.- Anche tu sei cambiato. Non è vero?- domandò. Ci fu un attimo di silenzio tra i due ma poi Harry rispose.
 
- Si Herm… Anche io sono cambiato.- Disse voltandosi e guardandola. Harry penso che fosse bellissima così. I capelli sciolti leggermente mossi dal vento e il visto illuminato dalla tenue luce arancione dei lampioni che si trovavano parecchi metri sotto di loro, era splendida.
 
-Perché sei venuta Herm?- domandò poi. - Cosa c’è che ti turba?- La ragazza a quel punto si voltò e lo fissò negli occhi. Harry riconobbe subito quello sguardo. Era lo stesso sguardo che le aveva visto durante il loro quinto anno quando lui si era chiuso in se stesso e lei si preoccupava per lui, era lo sguardo di quando a lui faceva male la cicatrice e lei gli stava accanto senza la possibilità di fare nulla, era lo sguardo che le aveva visto quando le stava per dire che sarebbe andato a sacrificarsi. Ecco quello era lo sguardo di Hermione Granger che significa “sono preoccupata per te”.
 
- Impetus Diaboli…- disse quasi sussurrando Hermione. Harry a quel punto capì perché lei era li, capì perché era preoccupata.
 
-L’incantesimo che ho usato per la fuga.- disse incurvando leggermente le labbra per abbozzare un mezzo sorriso.- Chiedilo avanti.-
 
-Era…era… - Sembrava che non riuscisse a pronunciare quelle parole.- Era…magia nera, non è vero?- domandò infine.
 
Harry abbozzò un sorriso e tornò a fissare il London Eye distogliendo lo sguardo dalla sua amica. - Immaginavo che avresti fatto una ricerca… diciamo che viene considerato come magia nera, si lo ammetto.- Disse il giovane tranquillo. – Una definizione errata a mio avviso. Trovo sciocco dividere gli incantesimi in magia bianca e magia nera. È una cosa perfettamente inutile.- concluse poi.
 
-Inutile? Harry quella che hai usato era magia oscura. Nessuno dovrebbe usarla. E non è solo quell’incantesimo. Insomma anche solo l’idea di fingerti un mago oscuro un tempo ti avrebbe schifato ora invece sei stato tu a proporla. Poi tutto il tuo discorso mentre eravamo al Ministero e infine quel fumo nero con il quale compari e scompari…- disse la riccia.- Non sono più certa di sapere chi sei Harry.- terminò continuando a fissare l’amico.
 
-Hai ragione Herm. Questi anni mi hanno cambiato e anche molto. Durante il mio periodo di lontananza ho perso gran parte della supponenza che avevo legata al semplicistico concetto di giusto e sbagliato.- disse Harry che ora era tornato a guardarla negli occhi.- Non ho cambiato lato Herm, non sono passato al “lato oscuro”.- disse ridacchiando e facendo sorridere anche Hermione per quel termine.- Ma ho compreso che spesso per perseguire un fine giusto si è costretti ad azioni non giuste a volte. E l’ho compreso proprio grazie al mio maestro di sempre: Silente. Vedi dopo la guerra ho riesaminato nella mia mente tutti i fatti accaduti e l’ho fatto più e più volte. Alla fine ho compreso che nonostante alcuni comportamenti e alcune decisioni del preside potessero essere opinabili, vedi ad esempio il non dirmi che una parte di Voldermort era dentro di me oppure non parlarmi dei doni o non dirmi di Piton, alla fine le sue scelte ci hanno portato alla vittoria. Alcune sue decisioni che la maggior parte delle persone, me compreso, avrebbero definito sbagliate, prive di logica e puramente lasciate in balia del caso, mi hanno portato a vincere e lo sai anche tu questo.- terminò risoluto continuando a guardarla negli occhi.
 
-Lo so ma.. tu sei stato via per sette anni Harry! Non so cosa ti è successo in tutto questo tempo, non so dove sei stato e cosa hai fatto, non so che tipo di uomo sei diventato.- disse tutto d’un fiato la riccia con voce incrinata.
 
-Vero. Non sai cosa mi è accaduto durante questo periodo. E non sono sicuro di volertelo raccontare, non ora per lo meno. Hai ragione a dire che sembro più oscuro e se devo essere sincero probabilmente lo sono. Il mio modo di vedere le cose è cambiato. Ciò che ho detto al Ministero l’ho detto per guadagnare tempo e per fare scena ma erano tutte cose che pensavo davvero, cose che mi tenevo dentro da anni. Non sono diventato malvagio puoi stare tranquilla.- disse per rassicurarla sorridendole. - durante questi anni ho difeso innocenti e aiutato più persone che potevo. Per farlo in alcuni casi però ho dovuto mentire, rubare, minacciare. Sono mezzi che non mi piacciono e mai mi piaceranno ma alle volte sono strumenti necessari per perseguire un fine più grande, un fine giusto Herm! Lo stesso vale per la magia nera. Non mi piace usarla ma in alcuni casi si fa necessario utilizzarla perché molti incantesimi oscuri posso risultare utili nelle più disparate situazioni. In tutto questo tempo ho capito che le azioni che sono considerate moralmente non giuste in alcuni casi sono la sola opzione che si ha. Nietszche diceva che la morale non è altro che un invenzione utilizzata dagli essere umani inferiori per tenere a freno i pochissimi esseri superiori. Ora non pensare che io sia un megalomane, non credo di essere superiore a nessuno, però ho capito che la morale alle volte è un ostacolo e niente di più. Io comunque sono sempre io, Harry…solo Harry. Devi fidarti di me Herm.-
 
Hermione rimase in silenzio con gli occhi lucidi continuando a fissarlo negli occhi. – Si lo so…ora l’ho capito.- disse sorridendo.
 
-Sono contento di averti convinto.- disse il moro ricambiando il sorriso.
 
-Non sei tu ad avermi convinto.- disse la riccia.- Sono stati i tuoi occhi a farlo.- Questa frase non poté non sorprendere Harry.- Mentre parlavi ho rivisto la stessa luce, lo stesso ardore, la stessa convinzione dell’Harry che ho conosciuto. Quella luce era sparita nelle settimane prima che te ne andassi mentre ora è tornata. Ora i tuoi occhi sono di nuovo Speranza. E non intendo verdi speranza ma intendo proprio speranza perché è ciò che emanano. Tu sei speranza Harry, e sei ancora il mio Harry. E io ti credo. E non dubiterò più di te!- disse sempre sorridendo e abbracciandolo forte. Harry non poté fare a meno di sorridere a quel gesto. Adorava gli abbracci di Hermione e sapere che lei ora credeva di nuovo in lui gli riempiva il cuore di gioia.
 
-Ora sarà meglio rientrare. Draco se no si sentirà solo.- disse Hermione ridacchiando
 
-Oh si, hai ragione, povero furetto- scherzò Harry.- Senti fai che fermarti qui per stanotte, tanto domani torneresti comunque.- aggiunse il moro.
 
-Oooookay capo!- disse la riccia prendendolo in giro e avviandosi verso la porta. Harry invece rimase fermo sul posto e fissò ancora un attimo lo skyline di Londra.
 
-Speranza…- disse tra sé e sé. Hermione aveva detto che lui era la speranza per lei. Harry riflette che invece per lui era proprio la sua amica la sua speranza. La cosa che lo spingeva ad andare avanti e che lo aveva spronato a non arrendesi, mai per nessun motivo.
 
-Harry muoviti.- la voce di Hermione lo riscosse dai suoi pensieri. Diede un ultima occhiata a Londra e si avviò per seguire l’amica.




Spazio dell'Autore: Si lo so che ho detto che sarebbe uscito un capitolo a settimana ma...beh era già pronto e voi mi avete chiesto di pubblicarlo così mi sono detto "Perchè non accontentarli?" e quindi eccovelo! XD vi annuncio fin da subito che nel prossimo capitolo succederà qualcosa di inaspettato che spero vi possa piacere ma intanto eccovi questo. Faccio i miei complimenti inoltre a coloro che hanno colto la citazione alla puntata 5x04 di Doctor Who, mi avete beccato sono un fan del Dottore! Ormai lo sapete! Beh credo di non avere più altro da dire quindi aspetto i vostri commenti a questo capito e ci vediamo gente!

 

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Capitolo 11
*** Tra presente e passato ***


Tra presente e passato




 
 
 
Erano circa le sei del mattino e Harry stava tranquillamente leggendo un libro seduto in poltrona mentre Draco sonnecchiava sul divano di fronte a lui. Dopo la sua visita improvvisa, Hermione si era andata a riposare ancora qualche ora in camera insieme a Nikolai e Jenny. Invece lui e Malfoy avevano continuato il loro turno di guardia anche se alla fine ad un certo punto l’ex serpeverde era crollato addormentato. A quel punto il grifone, rimasto solo, per non addormentarsi come il compagno si era dato alla lettura in modo che la sua mente si mantenesse attiva. Ora stava iniziando ad albeggiare e i primi raggi del sole mattutino stavano iniziando ad illuminare il suo volto che fino a quel momento era illuminato solo dalla pallida e tenue luce della lampada sul mobile accanto alla poltrona.
 
Proprio in quel momento qualcuno suonò il campanello. Harry posò immediatamente il libro e afferrò la bacchetta mentre Draco, all’udire quel suono, si svegliò di soprassalto e cadde rumorosamente dal divano.
 
-Ouch!- urlò il biondo massaggiandosi la schiena.
 
-Beh complimenti…bel modo per non farsi sentire. Chiunque sia alla porta se aveva qualche dubbio che l’appartamento fosse veramente abitato ora non ce l’ha sicuramente più!- disse il moro con sarcasmo aiutando l’amico a rialzarsi. Per fortuna al suono del campanello seguirono le bussate speciali che avevano concordato.
 
-Fortunatamente sono amici.- Disse Harry andando alla porta.
 
-Ehi ma sono le sei!!!- disse Draco dopo aver guardato l’orologio appeso al muro.-Certo che ci siamo scelti degli alleati che hanno delle idee strane a proposito degli orari migliori per fare visita a qualcuno.-terminò contrariato continuando a massaggiarsi la schiena.
 
-Mhm..su questo posso darti ragione Malferret in effetti.- disse Harry aprendo la porta.
 
-Miss Lovegood! Buongiorno! - disse Harry facendo teatralmente un inchino e lasciandola passare.-Salve anche a te vecchio- disse mentre anche Abeforth entrava subito dopo la ragazza.
 
-Ma come?! Lei la chiami “miss” e le fai addirittura un inchino e me invece solo un “salve anche a te vecchio”?! Non c’è più rispetto!- disse contrariato l’anziano andando a sedersi sulla poltrona dove prima stava Harry.
 
-Vedo che alzarti presto la mattina ti rende molto più simpatico e socievole!- rispose Harry ridacchiando.-Che ci fate qui così presto?- domandò poi rivolto a Luna.
 
-  Beh abbiamo pensato che questa fosse l’ora migliore per muoversi senza che nessuno ci vedesse.- disse Luna con il suo solito tono sognante.
 
-No no, lei lo ha pensato! Io sarei rimasto volentieri ancora a dormire qualche ora!- disse Abeforth.- Purtroppo lei non era della mia stessa opinione e per mia somma sfortuna è un tipetto mica facile per quando riguarda il cambiare idea.- terminò poi esaminando il libro che stava leggendo Harry.-“il vecchio e il mare”…cos’è un trattato di pesca?- domandò poi ridacchiando. Harry lo ignorò.
 
-Ho provato a passare anche da Hermione prima di andare alla Testa di Porco ma in casa non c’era nessuno.- disse Luna.
 
-Perché è già qui. È arrivata questa notte. Direi che dato che siete qui tanto vale iniziare la riunione perciò perché non vai a svegliate tutti Luna, ti dispiace?-chiese il moro.
 
-Certo che no! Vado!- disse sorridendo e avviandosi nell’altra stanza.
 
 A quel punto Harry si ritrovò a fissare più attentamente Abeforth e notò che il suo abbigliamento era notevolmente diverso dal solito. Anziché i soliti abiti da mago un po’ usurati, che indossava sempre, quel giorno indossava una giacca di tweed marrone, una camicia bianca a righe con un cravattino bordeaux, dei pantaloni scuri e dei mocassini. Un abbigliamento tutto in puro stile babbano.
 
-Ehmm…se posso chiederlo a cosa dobbiamo questo tuo…ehm…cambio di look? Hai compreso che le tuniche sono per lo più ridicole?- disse Harry sorridendo.
 
-Cosa?- chiese Abeforth che non capiva il perché della domanda. Poi abbassò lo sguardo per guardarsi e capì. – Ah giusto! La Lovegood, oltre che svegliarmi ancor prima che sorgesse il sole, ha pensato bene di trasfigurare i miei vestiti perché secondo lei nella Londra babbana mi mimetizzavo come “un pinguino nel mezzo del Sahara”- terminò continuando poi a borbottare qualcosa tra sé e sé. Harry e Draco vedendo quanto l’uomo fosse a disagio nell’indossare abiti babbani non poterono fare a meno di mettersi a ridere e di punzecchiarlo ancora per qualche minuto. Poi finalmente anche gli altri, svegliati da Luna, li raggiunsero. Jenny preparò al volo del caffè per tutti con qualche rapido colpo di bacchetta e si sedettero comodamente in salotto per discutere. Il primo a parlare fu Nikolai.
 
- Bene, ci siamo tutti. Credo sia necessario fare il punto della situazione, giusto boss?- disse rivolto ad Harry che era l’unico in piedi vicino alla finestra.
 
- Iniziamo dalle cose che hanno relativamente meno urgenza. Parliamo della Vanguard.- Disse Harry voltandosi per guardare i suoi compagni. - Abbiamo tenuto d’occhio per quanto possibile i membri a noi noti e per ora sembrano ben lontani dall’essere davvero un pericolo per noi. La maggior parte per quanto abbiamo scoperto sta seguendo una pista in Scozia. Herm tu hai novità?- domandò poi.
 
-Durante la settimana ho parlato con Kingsley. L’ho trovato parecchio…”fuori fase” direi. È abbastanza sorpreso e demoralizzato per le modalità del tuo ritorno diciamo. A quanto ho capito oltre ai membri della squadra che sono pubblicamente noti grazie alla lista rilasciata dal Ministero, ve n’è sono altri tenuti segreti, scelti anche tra gli Indicibili e altri dipartimenti, che indagano qui a Londra battendo ogni possibile pista o indizio che ci sia. Per il momento sono stati molti gli avvistamenti e le segnalazioni quindi per ora non hanno niente di certo in mano. Tuttavia si stanno dando da fare e…- disse infilando la mano nella borsa per prendere qualcosa.- Questo è uno dei primi provvedimenti.- disse poggiando dei fogli sul tavolino.
 
I documenti che aveva portato non erano altro che dei manifesti da ricercato come quello che era iniziato a circolare dopo la fuga di Sirius da Azkaban. Ce n’erano tre e raffiguravano rispettivamente Harry, Draco e Jenny. Nikolai non aveva mostrato il proprio volto durante l’irruzione perciò non avevano ovviamente potuto stampare alcun manifesto.
 
-Uff! Non mi piace granché questa foto…- Commentò Jenny osservando il suo manifesto.
 
-Si non è una delle tue foto migliori devo dire.- disse Harry sorridendole.-“vivi o morti”! Però vedo che catturarci gli interessa solo in parte.-
 
-Il Ministro sta perdendo consensi. Questo accadeva già prima del tuo ritorno ma ora il tuo nome è tornato a riempire ogni bocca dell’Inghilterra. Hai pubblicamente accusato il Ministero di essere corrotto e marcio. Benché il pensiero che l’eroe del mondo magico inglese sia diventato malvagio sia terribile per molti, per altri invece è ancora peggio sapere che il proprio governo è corrotto. Il Ministro vuole dare una prova di forza, vuole dimostrare che nessuno può sostituirsi alla giustizia del Ministero, nessuno può proclamarsi giudice, giuria e boia. Il Ministro ha detto che non vuole “giustizieri” che scorrazzino in giro a fare quello che vogliono.- terminò Hermione.
 
-Giustizieri? È questo quello che pensano che siamo?- domandò Malfoy mentre osservava il proprio manifesto.
 
-Mi pare ovvio. Harry è stato chiaro al Ministero e le sue parole le hanno ascoltate tutti: “Il nostro incontro di oggi era solo per farti sapere che ora mi occuperò io personalmente del marcio presente nel Ministero e nella società, e lo farò con i mezzi che ritengo necessari. Mi chiamerete “fuorilegge” per questo ma non mi importa”. A me sembra l’esatta definizione di un giustiziere.- Disse Jenny. Harry a quell’affermazione divenne pensieroso e sia Jenny che Hermione se ne accorsero.
 
-A che pensi dolcezza?- Chiese la rossa prima che Hermione potesse aprire bocca. La riccia la guardò storto. Harry parve riscuotersi e fissò la ragazza.
 
-Kansas City…sapere che cos’è?- domandò quasi emozionato guardando i presenti.
 
-Ehmm…una città… in Kansas..?- provò a rispondere Malfoy incerto su cosa volesse dire Harry.
 
-Sbagliato.- disse Hermione. - Kansas City è una città del Missouri.- rispose soddisfatta di essere sempre informata.
 
-Esatto! Ma non è solo quello…è anche una mossa. La mossa Kansas City.- disse guardando tutti come se dovessero sapere per forza a cosa si stesse riferendo.
 
-Una mossa?- chiesero in contemporanea Nikolai e Abeforth che fino a quel momento era rimasto zitto.
 
-Esatto. È una mossa di boxe e anche un tipo di truffa. Consiste nel far credere al tuo avversario che andrai da una parte così lui si concentrerà su quello mentre tu colpirai da un'altra direzione.- terminò soddisfatto.
 
-E questo come rientra nei nostri progetti?- domandò Luna incuriosita dalla spiegazione.
 
- Credo sia ancora prematuro spiegarvelo. Ma ho in mente un piano, vi informerò appena sarò sicuro della strategia.- disse Harry ammiccando alla bionda e riassumendo un’espressione pensierosa.
 
-Harry ma…- iniziò a dire Hermione per controbattere. Lei voleva sapere subito cosa frullava in testa al suo amico.
 
-Lascia perdere.- disse Nikolai ridacchiando. – Sono anni che lo conosco e fa ogni volta così. Dice di stare tranquilli, che lui ha un piano, ma non ti svela i dettagli fino a che non è completamente certo di ogni particolare. È strano alle volte elabora un piano in pochi secondi e si getta nella mischia, altre volte elabora complicate strategie che affina per giorni e giorni…direi che è un perfezionista e un folle allo stesso tempo.-terminò poi guardando Draco e Jenny che a quelle affermazioni iniziarono a ridacchiare di sottecchi.
 
-Guarda che ti sento.- disse Harry fingendosi offeso.-Comunque continuiamo a tenere d’occhio la Vanguard e le mosse del Ministro. Altra cosa importante: la McGranitt è tornata ad Hogwarts. Immagino che visto lo sviluppo degli eventi abbia preferito fare rientro per poter controllare di persona l’evolversi di questa “nuova” situazione. Ci sono riunioni dell’Ordine in vista?- domandò rivolto a Hermione, Luna e Abeforth.
 
-Due giorni fa abbiamo tutti ricevuto un Patronus. È stata fissata una riunione tra quattro giorni.- Disse Abeforth.
 
-Come mai non subito?- domandò Nikolai.
 
-Kingsley. Al momento ogni sua mossa è tenuta d’occhio dal Ministro in persona. Gli ci vorrà un po’ per riuscire a liberarsi.- disse Hermione.
 
-Una riunione dell’Ordine…Bene!- disse Harry che era tornato ad essere pensieroso.
 
-Un altro tassello del tuo misterioso piano sfregiato?- chiese ironico Draco.
 
-Esatto! Tutto inizia a prendere forma!- disse il moro sorridendo.- Ora veniamo all’argomento più importante.- aggiunse il moro chinandosi e prendendo dal ripiano sotto il mobile un grosso libro. – Questo dannatissimo tomo!- disse sbattendolo sul tavolino.
 
-Non siete riusciti ad aprirlo?- domandò Abeforth.
 
-No…- rispose Jenny sconsolata.-Gli abbiamo lanciato addosso di tutto ma niente! È indistruttibile. È così resistente e grosso che lo si potrebbe tranquillamente usare come scudo.- terminò poi amareggiata.
 
-Non ha funzionato nulla? Nemmeno incantesimi oscuri? Tipo l’Ardemonio?- domandò Hermione.
 
-Assolutamente nulla…- rispose un altrettanto mesto Draco.
 
-Draco in un momento di disperazione lo ha anche preso a testate!- disse Nikolai prendendo in giro l’amico che lo guardò male.
 
-Ma non è possibile…- disse Hermione sconsolata.- Sembra più resistente di un Horcrux…- concluse poi la riccia osservando il tomo.
 
Harry a quelle parole ebbe un’illuminazione. Horcrux. Anima. “Possibile che sia così facile?” Penso l’ex grifondoro mentre una strampalata idea cominciava a prendere forma nella sua mente. Il ricordo di un vecchio incantesimo di origine celtica gli attraversò la mente. Era venuto a conoscenza di quell’incanto durante una delle loro “missioni”. Le probabilità che Merlino conoscesse quella potente e antica magia erano assai elevate quindi era possibile che quello che stava ipotizzando fosse vero.
 
-Il diario…- disse ad alta voce. Tutti lo guardarono ma si resero ben presto conto che lui non stava parlando con loro ma stava pensando a voce alta. “Tentar non nuoce” pensò poi prima di passare all’azione.
 
-Ho un’ idea. Una balzana e improbabile teoria che però potrebbe rivelarsi esatta.- disse inginocchiandosi davanti al tavolino e poggiando la mano sul tomo. Tutti lo guardarono sorpresi e incuriositi da quello che stava facendo.-Qualunque cosa accada non intervenite, sono stato chiaro?- tutti annuirono silenziosamente anche se Hermione e Luna non erano molto convinte. Harry dopo aver ricevuto l’assenso da tutti iniziò a mettere in pratica la sua teoria.
 
-Mi chiamo Harry James Potter, figlio di Lily e James Potter, ultimo discendente di Ignotus Peverell. Io sono colui che è morto e risorto dalle sue ceneri, colui che ha accettato la propria fine e a sconfitto la Morte stessa diventandone il Padrone. Qui in questo luogo e in questo tempo io invoco l’aiuto di Merlino, Principe degli Incantatori. Un antico male è sul punto di fare ritorno. L’Ombra sta per risorgere. Aiutaci…Aiutaci.- terminò infine continuando a tenere la mano sul libro e fissandolo. Non accadde nulla. Harry si demoralizzò, quella era l’ultima carta che gli restava da giocare. Non aveva altre idee.
 
-Questa era la tua geniale trovata?- disse Malfoy.- Parlare ad un libro? Insomma a questo punto vai a parlare anche con il frigo e chiedigli se ci da una man…- ma non riuscì a terminare la frase che il libro iniziò a vibrare sul tavolino. Tutti si alzarono in piedi tranne Harry che rimase inginocchiato di fronte al libro. Il suo piano stava funzionando. D’un tratto il librò cominciò ad emettere luce, prima molto tenue poi sempre più forte fino a che non esplose in un bagliore accecante. Harry per un attimo vide bianco, abbagliato dal bagliore, e poi tutto divenne nero.


 
 
 
 



 
 
Harry non seppe dire per quanto tempo era rimasto svenuto. Ricordava solo una luce accecante e poi tutto era sparito. Non sentiva rumori attorno a se tranne un suono di fondo molto simile a quello delle onde che i infrangono sulla spiaggia, il che lo sorprese abbastanza. Si decise finalmente ad aprire gli occhi.
 
 Si trovava disteso a terra ma non si trovava nel luogo che si sarebbe aspettato. Era sdraiato su un bellissimo e sconfinato prato verde, a pochi metri da una di quelle classiche scogliere bianche inglesi a picco sul mare. Era il tramonto e il cielo da una parte cominciava ad essere blu scuro mentre dall’altra aveva assunto un color arancio bruciato con sfumature rosa a tratti. Il sole stava calando all’orizzonte. Harry pensò che quello fosse uno dei paesaggi più belli che avesse mai visto.
 
-Bellissimo non è vero?- disse una voce. Rapito dal quel bellissimo paesaggio, Harry non si era reso conto di non essere da solo. A pochi metri da lui, posizionato su un piccolo promontorio, si ergeva un uomo che esattamente come lui era intento a fissare l’orizzonte. Lo sconosciuto si voltò e Harry poté osservarlo meglio. Portava un grosso cappello a punta grigio, una lunga veste dello stesso colore, una folta barba molto simile a quella di Silente, un lungo bastone e una spada ben fissata al fianco. A Harry quell’uomo ricordò molto il mago di un film famoso che aveva visto qualche anno prima, un film che parlava di stregoni, elfi, nani, orchi e anelli. Lo sconosciuto lo fissava con sguardo indagatore. All’ex grifondoro sembrava che quei profondi occhi blu gli stessero scavando dentro l’anima.
 
-Si, è uno dei paesaggi più belli che io abbia mai visto- rispose Harry decidendo di stare al gioco.
 
-Vero, vero. Sai chi sono?- domandò l’uomo con voce profonda poggiandosi al bastone.
 
-Si, o almeno credo di si. Lei è Merlino. Dico bene?-rispose Harry fissando il vecchio mago.
 
-Oh si, sono io. Invece io credo di non sapere chi sei tu.-
 
-Io sono Harry, Harry Potter signore.- rispose prontamente il moro presentandosi.
 
-E dimmi, Harry Potter, sai dove ci troviamo?- domandò guardandosi intorno sorridendo.
 
-Sembrerebbe la tipica costa inglese questa ma nella mia vita ho imparato che non tutto è come sembra. Noi non ci troviamo davvero dove crediamo di trovarci dico bene?-
 
-Oh molto bravo, mio giovane amico. Hai ragione. Questo paesaggio appartiene a uno dei miei ricordi più belli. Questo non è che un mondo effimero, creato da me sulla base delle mie memorie. È un posto senza ubicazione ne tempo. Non fa parte del nostro universo, ne è al di fuori diciamo. Come lo hai capito?- domandò Merlino incuriosito da quel giovane che si trovava davanti.
 
-Communem Anima.- disse sorridendo.- Questo è l’incantesimo che ha utilizzato sul libro dico bene?- domandò poi anche se era certo della risposta. Merlino si sorprese per quell’affermazione.
 
-Oh molto bene di nuovo, complimenti. Conosci l’incanto. Sai anche come funziona quindi?-
 
-Solo in parte. So che crea un collegamento tra la propria anima e l’oggetto che si incanta. L’oggetto diventa indistruttibile ed è direttamente collegato alla persona che lo controlla. Perciò ho parlato al libro chiedendo aiuto e lui mi ha condotto qui. Mi ci è voluto un po’ per arrivarci ma alla fine ce l’ho fatta.-
 
-Oh estremamente sorpeso! Esattamente: Communem Anima. La sua utilità è presto detta. Veniva utilizzato in passato per legare i guerrieri alle proprie armi per renderle più forti. Più l’animo del guerriero era puro più le sue armi erano indistruttibili e resistenti. Io ho trovato un utilizzo diciamo… alternativo. Vedi era troppo pericoloso lasciare un manoscritto con tutte le mie conoscenze poiché chiunque avrebbe potuto utilizzarle nel modo che preferiva, tuttavia ritenevo che un giorno sarebbe potuta servire la conoscenza che ho maturato nella mia vita, perciò ho pensato di collegare la mia anima al libro e di fare si che fosse il libro stesso a decidere se coloro che volevano attingere alla mia conoscenza meritassero di farlo. Nel caso in cui lo fossero stati il libro li avrebbe trasportati in questo luogo dove avrebbero incontrato me. Io sono il vero Merlino, non un illusione o un ricordo. Questo luogo ha messo in comunicazione il mio tempo con il tuo e trasportato le nostre menti al di fuori del tempo e dello spazio. In questo momento siamo entrambi svenuti nei nostri rispettivi periodi storici. A quanto pare tu hai capito il segreto del mio libro e lui ti ha reputato meritevole di ricevere il mio sapere.- disse il vecchio mago sorridendo a quel giovane che in pochi minuti lo aveva sorpreso come pochi avevano fatto prima di lui.
 
-Ma se il libro è davvero collegato alla sua anima e trae forza da essa come può essere ancora indistruttibile nel mio tempo? Lei è morto da secoli.- domandò Harry incuriosito.
 
-Ahhh giusta domanda. Vedi il collegamento non è fisico. L’anima è qualcosa che non muore mai ma si trasforma semplicemente. Il collegamento tra la mia anima e il libro persiste tutt’ora e continuerà a farlo per sempre anche se io sono morto.- disse sorridendo Merlino. – Ma ora dimmi, hai detto che hai chiesto aiuto al libro. Cosa ti occorre, mio giovane amico?- domandò poi incuriosito.
 
-Nel mio tempo c’è un mago che si fa chiamare Necros. Pare che il suo obiettivo sia quello di risvegliare…L’Ombra.- disse Harry. A quelle parole il suo interlocutore si fece serio e sgranò gli occhi.
 
-L’Ombra?! Oh adesso capisco. Si prospettano ore buie d’innanzi a voi.- disse il mago in tono grave.-Cosa sai sull’Ombra ragazzo?-chiese poi.
 
-Molto, molto poco. So che fu evocata da Morgana, so che è stato utilizzato un antico incantesimo risalente a coloro che per primi utilizzarono la magia e so che lei l’ha affrontata ed è riuscito a rinchiuderla.-
 
-Le tue informazioni sono vaghe ma corrette. L’Ombra è l’avversario più forte che mi sia mai capitato di affrontare. È puro concentrato di male e potere. Ho dovuto utilizzare tutta la mia potenza per riuscire ad avere la meglio su quest’entità.- asserì il mago.
 
-Noi riteniamo che questo Necros possieda il grimorio di Morgana. È possibile che lì vi sia contenuto il segreto per poter spezzare l’incantesimo che la tiene segregata?- domandò Harry.
 
-Si, temo che sia possibile. L’incantesimo che ho usato è magia antica ma Morgana certamente la conosceva. Per poter spezzare sigillo deve esserci una luna rossa e bisogna recitare una formula che sicuramente Morgana ha imparato e che ha trascritto nel suo grimorio.-
 
-Lei non può distruggere il grimorio di Morgana nel suo tempo? Senza di quello non ci sarebbe pericolo-domandò Harry pensando che quella potesse essere una buona soluzione per ovviare al problema.
 
-Mi spiace ma non posso. Se io distruggessi il grimorio cancellerei completamente la tua linea temporale dove esiste ancora e ne creerei una alternativa. Il che potrebbe essere un bene ma anche un male. Magari il mio agire peggiorerebbe le cose. Vedi ci sono dei punti fissi nel tempo che non possono essere modificati senza irrimediabili e catastrofiche conseguenze. Non bisogna mai modificare troppo del passato o si rischia di compromettere il futuro. Potrebbero crearsi dei paradossi. Temo che il risorgere dell’Ombra nel tuo tempo sia uno di questi punti fissi. Quindi ogni mia azione nel passato è esclusa.- terminò autoritario il vecchio Merlino.
 
-Dove è sigillata l’Ombra?- Chiese Harry.
 
-Nel luogo del rituale. Vedi per completare il rituale di evocazione di quest’entità serviva un luogo incredibilmente antico e impregnato di magia. In tutta l’Inghilterra esisteva un solo luogo che Morgana potesse utilizzare a tale fine: Stonehenge. Gli antichi costruirono quel luogo perché servisse come amplificatore di magia. La sua particolare costruzione e disposizione permette agli enormi monoliti di assorbire magia dalla natura e dalle stelle. Magia che poi riversano su colui che ne invoca l’aiuto. Il potere di Morgana non bastava per invocare l’Ombra, Stonehenge è stata la soluzione. Fortunatamente lo è stata anche per me. La potente magia di cui è impregnato quel luogo lo rende anche una prigione perfetta per rinchiudere quel mostro.-
 
-Capisco. Esiste un modo per poter controllare l’Ombra? Un modo che magari Morgana possa aver trascritto nel grimorio?- domandò l’ex grifondoro.
 
-Immagino che voi crediate che questo Necros voglia assoggettare l’ombra al suo volere, giusto?- Domandò Merlino mentre assumeva un aria enigmatica.- Beh ha senso in effetti, altrimenti perché risvegliare qualcosa che ti ucciderebbe certamente! Comunque no, non è esiste alcun modo per controllare l’Ombra. Morgana credeva fosse possibile ma non è così e lo ha sperimentato sulla sua pelle. L’entità ha preso il controllo di lei e l’ha usata come un burattino.-disse l’anziano mago ricordando la battaglia.
 
-Okay, quindi se Necros libera l’Ombra, essa non gli ubbidirà. Quindi devo cercare di sigillarla di nuovo! Come ci è riuscito?-
 
-Non puoi farlo. L’Ombra è astuta e potente. Non permetterà che qualcuno la sigilli di nuovo. Appena comincerai l’incanto lei ti attaccherà e ti ucciderà. Io sono stato fortunato durante il mio scontro. Sono riuscito ad indebolirla mentre era nel corpo di Morgana. Ma lei non farà di nuovo lo stesso errore.-
 
-Quindi o impedisco che venga liberata oppure il mondo sarà destinato a finire?-domandò il moro che ormai si sentiva estremamente demoralizzato e preoccupato.
 
-Credo che impedire che il sigillo si spezzi sia l’opzione migliore. Tuttavia, se non fosse possibile fermare questa follia prima che accada, potrebbe esserci anche un'altra soluzione…- disse Merlino restando vago e fissando intensamente il suo interlocutore come per studiarlo.
 
-Quale?-
 
-Penso di aver capito come sia possibile distruggere quest’entità. Tuttavia non è niente di certo, è solo una mera teoria, non si sa niente di certo sull’Ombra. Fino a che punto saresti disposto ad arrivare per fermarla?- Domandò il vecchio mago.
 
-Sono pronto a tutto!- disse Harry convinto fissando intensamente negli occhi Merlino.
 
-Sicuro? È solo una teoria ed è estremamente rischioso.-
 
-Non ho altre opzioni mi pare!-rispose Harry fissando il vecchio mago con ardore negli occhi.
 
-Molto bene. Allora ti insegnerò come fare ma sarà tutt’altro che semplice.-




 
 



 
 
Erano passati venti minuti da che Harry aveva scatenato quella reazione nel libro. C’era stata una luce accecante poi quando era sparita avevano trovato l’ex grifondoro svenuto a terra. Avevano provato in tutti i modi a fargli riprendere i sensi ma nulla. Non sembrava volersi vegliare. Lo avevano sollevato da terra e lo avevano fatto sdraiare sul divano. Hermione si era seduta vicino a lui e gli teneva la testa sulle gambe accarezzandogli i capelli. Era molto preoccupata per Harry, non voleva perderlo di nuovo. Tutti osservavano impotenti il loro amico svenuto sperando che si svegliasse presto. Lui era la loro guida, senza erano perduti.
 
Erano tutti molto nervosi. Tutti tranne Hermione che benché fosse preoccupata si manteneva calma probabilmente poiché poteva stringere Harry a se e questo le donava forza. Gli altri stemperavano la tensione come potevano. Draco faceva un solitario appoggiato al tavolo della cucina e borbottava tra se e se perché non gli riusciva, Nikolai giocherellava con un coltello a serramanico fissando il vuoto, Luna guardava fuori dalla finestra rigirandosi tra le dita la punta dei capelli, Abeforth si era versato del whisky e leggeva “il vecchio e il mare” mentre Jenny camminava avanti e indietro per la stanza. La cosa stava iniziando a innervosire Hermione che non ne poteva più di vedersi sfilare davanti la ragazza ogni tre secondi.
 
-La vuoi smettere di andare avanti e indietro?! Così non aiuti nessuno ma innervosisci solo le persone!- sbottò la riccia ad un certo punto.
 
-Come scusa?! Vuoi ripetere?!- disse Jenny con aria di sfida fermandosi proprio davanti alla ragazza. Hermione era pronta a ribattere, cominciava a non sopportare più i modi della rossa.
 
- È più forte di lei…Chiederle di smettere di camminare quando è nervosa è come chiedere al cuore di non battere. Deve farlo.- disse Harry con voce stanca mentre stava iniziando a riprendere conoscenza e ad alzarsi.
 
-Harry!!- disse Hermione che ancora prima che il ragazzo si fosse messo completamente seduto lo aveva stretto forte a se.
 
-Ehi Herm, sto bene tranquilla!- disse Harry per calmarla.-Però se non mi lasci non starò bene ancora a lungo!- terminò poi facendo ridere tutti compresa Hermione che nel frattempo lo aveva lasciato.
 
-Ehi che ti è successo sfregiato?- domandò Malfoy curioso vedendo che Harry aveva uno sguardo che gli aveva visto parecchie volte. Quello sguardo voleva dire “state tranquilli. Ho un piano. Ci penso io”.
 
-Non immaginerete mai chi ho incontrato!-




Spazio dell'Autore: Saaaaaaaalve a tutti e ben trovati! Il capitolo sarebbe dovuto uscire domani ma purtroppo domani non ci sarò tutto il giorno e non voglio farlo uscire in ritardo quindi... lo faccio uscire in anticipo! Muahahahah Che genio del male che sono! ahah Beh a parte gli scherzi questo è un capitolo importante ai fini della storia, succedono un sacco di cose e si arriva ad una svolta diciamo! Si lo so ho fatto assomigliare Merlino a Gandalf. Ho pensato che dato che l'aspetto di Gandalf è ispirato ai racconti su Merlino, per una volta poteva essere Merlino ad assomigliare a Gandalf e non il contrario. Ma io sono un po' pazzo e scemo quindi va bene così! spero che il capitolo vi piaccia, aspetto i vostri commenti! Alla prossima!
 

 

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Capitolo 12
*** Una vecchia alleata ***


Una vecchia alleata



 
 
 
 
Erano passate due ore dall’incontro con Merlino. Harry si era ripreso e aveva subito iniziato a spiegare agli altri ciò che aveva visto. Da prima tutti sembravano piuttosto scettici al riguardo ma man mano che proseguiva nel racconto si erano convinti che quello che Harry stava raccontando era davvero accaduto.  Ora nella stanza era calato il silenzio. Tutti erano chiusi nei propri pensieri. La prima a rompere quel mutismo collettivo fu Luna.
 
-Merlino ti ha detto come possiamo fermare l’Ombra nel caso venisse liberata? Secondo lui c’è un modo?- Harry stava aspettando quella domanda, durante il resoconto aveva tralasciato l’ultima parte del suo colloquio con il Principe degli Incantatori. Merlino gli aveva spiegato come avrebbe potuto farlo, anche se il vecchio mago aveva ribadito più volte che era solo un teoria e che era pericoloso come metodo.
 
-…No.- Mentì Harry.- Non conosce modi per distruggerla e inoltre secondo lui non si farà imprigionare di nuovo quindi anche quell’opzione è esclusa. O fermiamo Necros prima che la liberi o…è finita.- Per il momento Harry aveva deciso di tenere all’oscuro gli altri su cosa avessero in mente lui e Merlino. Era meglio per tutti. I suoi compagni abbassarono lo sguardo demoralizzati da quella risposta. L’unico che non sembrava demoralizzato da quelle parole era Draco, che continuava a tenere gli occhi fissi su Harry. L’ex grifondoro se ne accorse.
 
-Qualcosa non va?- domandò incuriosito dall’atteggiamento dell’amico, che aveva anche iniziato a sorridere andando in contrasto con l’atteggiamento comune di quei minuti.
 
-Sto aspettando.- rispose il biondo continuando a sorridere.
 
-Aspettando cosa?- chiese di rimando il moro.
 
-Che ci spieghi il tuo piano!- esclamò Malfoy come se fosse ovvio. - Ti conosco sfregiato! Quando sei rinvenuto avevi uno sguardo, “quello” sguardo. Quello di quando sei sicuro di qualcosa, quello di quando hai un piano folle e contro ogni logica. Lo sguardo che di solito salva tutti. Quindi sto aspettando che ci spieghi cosa ti frulla in quel folle cervello bacato che ti ritrovi!- terminò risoluto appoggiandosi allo schienale della poltrona. Tutti gli sguardi si rialzarono e si focalizzarono su Harry. Il moro si sorprese, nei loro occhi si era riaccesa la speranza, “forse Hermione aveva ragione. Forse rappresento davvero la speranza”pensò il giovane che però subito allontanò quel pensiero focalizzandosi invece sull’analisi che l’ex serpeverde aveva fatto sul suo comportamento. Ormai Draco lo conosceva bene, si poteva dire che in tutti quegli anni era diventato il suo migliore amico, cosa assai sorprendente se si conta come era iniziato il loro rapporto.
 
-Molto bravo Malferret! I miei complimenti! – disse.- Si ho un piano! Un piano che va ben oltre il semplice concetto di follia.- affermò alzandosi dalla poltrona e andando alla finestra dando le spalle a tutti.
 
-Centra quella cosa della mossa Kansas city?- domandò Nikolai incerto osservando l’amico.
 
-Kansas city! Bingo!- rispose Harry senza voltarsi.
 
-Quindi qual è il piano?- chiese Jenny ansiosa.
 
- Parlare con una persona intanto…- disse Harry misterioso. Poi si voltò guardando tutti. –Amici miei…- iniziò sorridendo e aprendo le braccia. – Tutto sta per cambiare!-
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Era sera tarda ormai e Minerva McGranitt stava tranquillamente seduta alla sua scrivania leggendo una lettera. Era estremamente stanca, quel giorno aveva ricevuto almeno una quarantina di lettere di genitori allarmati che chiedevano se i loro figli erano al sicuro. Dopo la cena in Sala Grande era salita nel suo studio e si era messa a leggerle, ora era arrivata alla ventesima e gliene mancavano ancora altrettante. Da quando c’era stata l’irruzione al Ministero ogni giorno arrivavano decine e decine di gufi provenienti dalle famiglie degli studenti. La sicurezza di Hogwarts era messa in dubbio ora che il Ministero era stato violato ed ancora una volta al centro di quella baraonda c’era lui: Harry James Potter.
 
Durante tutto il periodo in cui quel ragazzo era stato uno studente era stato coinvolto in prima persona in cose molto più grandi di lui. Aveva lottato a solo undici anni con Voldemort in persona anche se reincarnato in Raptor, poi aveva affrontato un basilisco, aveva salvato il suo padrino, affrontato un centinaio di dissennatori, partecipato al torneo tre maghi, visto risorgere l’Oscuro Signore, aveva avuto Voldemort nella sua testa, vissuto la triste scomparsa di Sirius e aveva poi visto infine morire il suo maestro di sempre: Silente. Alla fine quel giovane con una particolare predilezione per i guai aveva affrontato il suo nemico a testa alta, senza paura, dimostrandosi il ragazzo coraggioso che lei aveva sempre saputo fosse, un vero Grifondoro. Qualcosa poi si doveva essere spezzato in quel ragazzo dopo quegli eventi. La McGranitt ripensò al periodo della sua scomparsa, sette anni orsono. All’epoca non si capacitava di come potesse essere avvenuto ma ora, il recente sviluppo degli eventi, l’aveva shockata più di ogni altra cosa a questo mondo. Quel giovane così intelligente, altruista, coraggioso e abile era cambiato. Il rancore verso chi non lo aveva aiutato e supportato durante quegli anni bui doveva averlo divorato e trasformato.
 
Le riflessioni della Preside vennero interrotti da un bussare alla porta.
 
-Avanti- disse la professoressa. La porta scattò e dalla penombra fece la sua comparsa Horace Lumacorno.
 
-Oh Horace.-esclamò la donna.-Cosa ti porta qui a quest’ora tarda?-
 
-Le informazioni che mi avevi richiesto Preside- rispose l’uomo avvicinandosi e sedendosi su una delle poltrone di fronte alla scrivania.
 
Era vero. La McGranitt appena aveva saputo cosa era accaduto era rientrata subito in Inghilterra. Non appena tornata aveva appreso che il Ministero aveva già creato un unità speciale, la Vanguard, per dare la caccia a Harry Potter e ai suoi complici. Che il Ministero prendesse provvedimenti era ovvio, sarebbe sembrato strano il contrario, ma alla vecchia professoressa era parso curioso il fatto che avessero elaborato un piano, creato un unità speciale e selezionato i membri di tale corpo d’elite in così pochi giorni. Il suo intuito le diceva che c’era qualcosa sotto perciò ben sapendo di non poter sfruttare Kingsley per mettere naso negli affari del Ministero poiché era tenuto d’occhio, aveva chiesto aiuto a Lumacorno. La donna sperava che il vecchio professore di Pozioni avesse tra i suoi ex studenti prediletti qualcuno che lavorasse al Ministero in un ruolo abbastanza elevato. Il professore non aveva deluso le sue aspettative confermando che conosceva qualcuno e che avrebbe indagato.
 
-Dunque cosa sai dirmi.-domandò la donna curiosa poggiando la lettera che aveva in mano e focalizzandosi solo sul suo interlocutore.
 
-I tuoi sospetti erano fondati. A quanto pare era già in progetto la fondazione di quest’unità speciale. È un idea risalente all’amministrazione di Caramell. Subito dopo il ritorno di Tu-sai-chi, Cornelius avviò questo programma sperimentale che prevedeva la formazione di una squadra speciale con il solo scopo di occuparsi del problema Mangiamorte. In pochi sapevano di questo e in pochi sono rimasti. Kingsley non era uno di quelli selezionati per far parte di quest’unità perciò lui non ne ha mai saputo nulla, forse perché sospettavano che fosse troppo vicino a Silente. Comunque dopo poco Cornelius venne deposto e al suo posto venne eletto Scrimgeour e l’idea venne abbandonata, il nuovo Ministro cercava un'altra via, cercava l’appoggio del Prescelto. Tuttavia ti chiederai come questo “progetto”, se così possiamo chiamarlo, sia tornato nella mente dei nostri sopraffini governanti. Ebbene, Powell ne era a conoscenza perché all’epoca era uno dei fedeli di Caramell, uno dei suoi consiglieri stretti anche se non molti lo sanno. Il ritorno di Potter deve avergli fatto riprendere in considerazione quell’idea e così l’ha messa in pratica con effetto immediato. A questo punto però gli era impossibile tagliare fuori dai giochi Kingsley perché ora è comandante Auror, perciò lo ha nominato diretto responsabile dell’unità, in modo da poterlo controllare meglio. Ma non è finita qui…-continuò il vecchio professore.
 
-Cosa c’è ancora?- domandò la preside alquanto preoccupata per quello che aveva appena sentito.
 
-Nelle prossime settimane molto probabilmente saranno approvati dei poteri speciali alla Vanguard. Non so che tipo di poteri ma non promette nulla di buono. Il mio contatto mi ha detto che stanno scrivendo una legge che sia inattaccabile e che non possa essere respinta. La faranno approvare e non so cosa accadrà. Temo il peggio.- Terminò poi l’uomo in tono tetro. La McGranitt era sconvolta e allarmata per quanto aveva appena sentito.
 
-Lo temo anche io. Grazie Horace di aver indagato per me. Continua a tenere d’occhio la situazione e non fare parola della cosa con nessuno a parte che con me. Tra tre giorni ci sarà una riunione dell’Ordine. Vorrei che vi partecipassi.- disse la McGranitt con un tono che difficilmente ammetteva repliche, cosa che Lumacorno capì all’istante.
 
-Certamente. Sarò lieto di prendervi parte. Ora sarà meglio che vada. Buonanotte Preside.- e dicendo questo si congedò.
 
Nel frattempo numerose domande avevano cominciato ad affollare la mente della Preside che ormai stanca, frustrata e nervosa, si appoggiò stancamente allo schienale della poltrona buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi. La situazione era fuori controllo. Presto le forze in gioco si sarebbero scontrate e quello che ne sarebbe uscito non sarebbe stato un bene per nessuno.
 
-Una situazione inquietante oserei dire.- la McGranitt sapeva che i ritratti erano svegli e che avevano ascoltato la conversazione ma era sicura che quella voce non appartenesse a nessuno di loro. Perciò aprì gli occhi e si mise dritta sulla poltrona, afferrò la bacchetta e osservò l’ambiente circostante. Dall’oscurità vicino alla porta d’ingresso dello studio emerse una figura vestita di nero, con un lungo mantello e un cappuccio.
 
- È un piacere rivederla professoressa.- Disse l’uomo abbassandosi il cappuccio e mostrando il suo volto.
 
-Potter!- disse la McGranitt sgranando gli occhi.- Come sei entrato?- domandò poi alzandosi e puntandogli la bacchetta contro.
 
-Normalmente sarebbe impossibile entrare ad Hogwarts, soprattutto dopo che avete sigillato i sette passaggi segreti.- Iniziò a spiegare come se questa volta fosse lui il professore e la McGranitt la studentessa.- Tuttavia si diceva che anche fare breccia nel Ministero fosse impossibile dopo la guerra eppure eccomi qui. Come lei avrà capito la normalità non è una cosa che è stata mai possibile associare alla mia persona e non lo è tutt’ora.-rispose il ragazzo tranquillo mentre avanzava. Arrivato davanti alla scrivania si accomodò su una delle sedie di fronte.
 
-QUESTO È INACCETTABILE!! UN INTRUSO NEL CASTELLO!- cominciò a sbraitare Phineas Nigellus da dentro la sua cornice, fino ad ora tutti i ritratti erano rimasti in silenzio ad osservare. Harry senza nemmeno voltarsi alzò pigramente la mano e il ritratto si immobilizzò. Un lampo di stupore attraversò gli occhi della Preside e degli altri quadri.
 
-Se la fa stare più serena può tranquillamente continuare a tenermi sotto tiro con la bacchetta ma le assicuro che è inutile. In primo luogo non sono qui con intenzioni ostili, lei è una delle poche persone che ancora stimo a questo mondo. In secondo luogo dal nostro ultimo incontro i miei poteri sono decisamente aumentati così come la mia conoscenza della magia. Facendo una stima penso che in questo momento terrei testa al Voldemort dei tempi migliori con estrema facilità.- disse tranquillamente incrociando le braccia al petto.- Riuscirei a bloccarla ancora prima che faccia un solo movimento. Quindi che ne dice di sederci e…fare due chiacchiere come due conoscenti che si incontrano dopo molti anni.- terminò poi indicando la sedia accanto alla sua alla McGranitt.
 
 La Preside sembrava titubante. Era vero che Harry non sembrava essere li con intenzioni ostili tuttavia non era prudente fidarsi completamente, era pur sempre un fuggitivo e un mago potente, avvertiva nell’aria la sua magia. Pensò che era la stessa sensazione che provava quando si trovava insieme a Silente.  A quel punto rifletté su cosa avrebbe fatto il suo vecchio amico e predecessore al suo posto e subito la risposta le fu chiara. Decise che avrebbe ascoltato cosa aveva da dire. In fondo glielo doveva per quello che aveva fatto per tutti loro contro Voldemort. Tuttavia non si sedette a fianco a lui ma occupò il suo posto dietro la scrivania del Preside, un modo per ricordare al suo interlocutore con chi stava parlando. Quando vide quel gesto Harry sorrise e annui soddisfatto, quasi fosse un test per vedere se lei era ancora la donna forte, coraggiosa e orgogliosa di un tempo.
 
-Sentiamo signor Potter, di cosa vogliamo parlare?- domandò poi la donna ritornando stranamente ad utilizzare quel classico tono che usava quando Harry era uno studente. L’uomo parve riflettere su dove cominciare. Poi parlò.
 
-Noto che le carte sulla scrivania sono notevolmente aumentate rispetto alla mia ultima visita qualche settimana fa.-disse il giovane guardando la sua ex professoressa negli occhi.
 
-Si è vero. Ogni giorno riceviamo decine di gufi dai genitori che domandano se è sicuro che i loro figli stiano ancor…- d’un tratto si interruppe come se avesse realizzato infine le parole del giovane. – Come qualche settimana fa?- chiese stupita guardando il ragazzo.
 
-Posso comprendere la sua sorpresa. Vede circa due settimane fa io sono stato qui. Una notte sono entrato a scuola per accedere al Reparto Proibito. Necessitavo di informazioni , ma purtroppo il libro che ho trovato non mi è bastato quindi ho avuto bisogno di un aiuto…extra diciamo.- E dicendo questo indicò i ritratti di Piton e di Silente. A quelle parole la Preside si voltò di scatto verso i dipinti e assunse il tipico cipiglio arrabbiato che Harry le aveva visto così tante volte durante la sua vita da studente. Piton a quello sguardo abbassò la testa osservando il pavimento mentre Silente decise di non provare nemmeno a fissare la donna ma bensì si limitò ad osservare il soffitto fischiettando l’inno della scuola. La McGranitt dopo aver guardato torvo entrambi tornò a concentrarsi sul suo interlocutore.
 
-Se posso chiedere come mai, signor Potter, lei aveva bisogno di ottenere informazioni? Su cosa stava indagando?- Harry rifletté un attimo prima di risponderle. Doveva scegliere con cura le sue parole.
 
-Professoressa quello che le sto per dire cambierà radicalmente la prospettiva che ha dei recenti eventi e la trasporterà in una realtà ben peggiore di quella che lei immagina. È sicura di voler sapere?- domandò serio continuando a fissare la donna.
 
-Signor Potter durante la mia vita ho affrontato due guerre magiche e visto morire un gran numero di persone, alcune amiche altre invece per mano mia. Quindi posso dire con assoluta certezza di essere una combattente, perciò preferisco di gran lunga sapere la verità e affrontarla che rimanere nella menzogna e non poter fare nulla.- terminò risoluta. Il giovane sorrise.
 
-Molto bene. Tutto è iniziato sei mesi fa…- così dicendo iniziò a raccontare alla vecchia Preside tutto ciò che sapeva e che fino a quel momento aveva tenuto nascosto a tutti. Cominciò a riassumere tutti gli eventi che lo avevano condotto a presentarsi da lei quella sera senza tralasciare nulla. Ci vollero parecchie decine di minuti ma alla fine terminò il suo resoconto. La McGranitt era rimasta sbalordita da ciò che aveva sentito e ora, esattamente come tutti coloro che avevano sentito la storia, aveva assunto un aria preoccupata.
 
-Quindi…è così che stanno le cose.- affermò a bassa voce appoggiandosi allo schienale della poltrona e sospirando per la frustrazione. – Perciò era tuta una messinscena quella al Ministero?-
 
-Diciamo di si.-
 
- … si prospettano ore terribili d’innanzi a noi.- esclamò la vecchia professoressa.
 
-Temo di si. E ciò che io e lei abbiamo appena sentito da Lumacorno credo peggiori notevolmente il quadro generale. Poteri speciali ad un corpo d’elite? Mi suona tanto di una mossa ben studiata per arrivare ad un controllo armato della popolazione. Per il momento la Vanguard ha un numero di persone ristretto al suo interno ma non credo che sarà così ancora per molto.- terminò il giovane con tono grave.
 
-Concordo. Tuttavia credo che, alla luce di ciò che tu mi hai appena rivelato, la Vanguard al momento sia la nostra ultima preoccupazione non trovi?- domandò la preside.
 
-Difficile dirlo.  Ciò che so è che la Vanguard e il Ministero giocheranno un ruolo fondamentale in tutto questo anche se a loro insaputa.- disse Harry sorridendo.
 
-Che intendi?-
 
-Ho un piano. Un piano folle ma è la sola opzione che ci resta. Il nemico è forte e scaltro. Non commetterà errori o passi falsi perciò dobbiamo spingerlo ad osare di più, dobbiamo fargli credere di essere al sicuro in modo che vada avanti con il suo piano. La prossima luna rossa sarà tra un mese. Il tempo stringe e noi dobbiamo scovare il nostro avversario, dobbiamo trovare una pista.-
 
-Qual è il tuo piano?- domandò la donna incuriosita dalle parole del ragazzo.
 
-Per metterlo in atto mi occorre l’Ordine professoressa.-
 
-Tra tre giorni ci sarà una riunione come credo tu sappia dato che sei in contatto con dei membri.-disse la Preside riferendosi ad Hermione, Luna e Abeforth. – Tuttavia non è di cosa hai bisogno che ti ho domandato. Ti ho chiesto quale sia il tuo piano?-
 
-Troppo presto per parlarne. Devo mettere appunto alcuni dettagli ma sarà tutto pronto per la riunione- disse tranquillo il giovane. Poi si alzò e estrasse dalla tasca un biglietto. – Questo è l’indirizzo di un magazzino abbandonato nella periferia di Londra. Per me e i miei compagni è più sicuro spostarsi nel mondo babbano per ora. Mandi un patronus a tutti e dica loro che la riunione è spostata qui e di vestirsi in modo… “babbano ”. Non vogliamo dare nell’occhio.- terminò poi avviandosi verso l’uscita dello studio. La McGranitt lesse il biglietto, poi alzò lo sguardo e chiamò il giovane.
 
-Potter!- l’uomo si voltò.- Per quanto il tuo ritorno abbia avuto modalità insolite e travagliate…sono contenta di rivederti.- il ragazzo sorrise.
 
-Anche io professoressa!- e detto questo uscì dallo studio lasciando la sua vecchia insegnante sola con i suoi pensieri.




 
 




 
 
 
Hermione quella mattina si alzò presto. Aveva dormito poco per colpa dell’agitazione. Da li a qualche ora sarebbe accaduto qualcosa di decisivo e lei era estremamente preoccupata. Si vestì in fretta, terminò di fare quelle poche cose che occorreva fare in casa, scrisse una lettera per il suo capo per avvisarlo che quel giorno non sarebbe andata a lavoro e poi uscì di casa diretta al luogo dell’appuntamento.
 
Ricordava perfettamente l’indirizzo che Harry le aveva detto e aveva imparato il percorso a memoria per non sbagliarsi. Scese nella metro e prese il primo treno diretta verso la sua meta. Non ci mise molto ad arrivare. Il magazzino dove Harry aveva scelto di spostare la riunione dell’Ordine era piuttosto diroccato visto dall’esterno, la struttura sembrava abbandonata da almeno una ventina d’anni; i vetri delle finestre erano per la maggior parte rotti, lungo le pareti cresceva dell’edera rigogliosa e il tutto aveva assunto un aspetto fatiscente. Il suo amico le aveva detto che c’era un entrata nascosta in un vicolo laterale perciò la giovane proseguì oltrepassando l’ingresso principale sul quale era esposto un cartello ben visibile che diceva “vietato l’ingresso”. Dopo aver svoltato nel vicolo notò subito una porticina scura, sulla sinistra, davanti alla quale sostavano tre persone che riconobbe immediatamente.
 
La più vicina era Luna che indossava una felpa color giallo fluorescente e dei pantaloni verdi altrettanto appariscenti, ma Hermione non si stupì, in fondo Luna era Luna. La seconda persona era Abeforth che come qualche giorno prima aveva indosso ancora la giacca di tweed marrone  e il farfallino e stava parlando a bassa voce con la donna alla sua sinistra. La terza persona era Minerva McGranitt, che come aveva consigliato Harry, aveva modificato il suo classico abbigliamento da strega. Ora portava una lunga gonna nera, una camicetta verde bottiglia con sopra una giacca anch’essa nera. Qualcuno l’avrebbe scambiata per un elegantissima signora babbana ed era proprio quello che lei voleva.  
 
-Signorina Granger, che bello vederla- disse la donna non appena scorse Hermione.
 
-Anche per me professoressa. Ciao Luna.-disse abbracciando l’amica. –Signor Silente!- disse facendo un cenno con il capo all’uomo.
 
-Sono già tutti dentro!- iniziò la McGranitt.- Stavamo aspettando che tu arrivassi e che “la nostra comune conoscenza” e i suoi insoliti alleati si facessero vivi. Tu hai notizie?-terminò la donna visibilmente preoccupata.
 
-Lui ha detto di iniziare anche senza di loro.- disse Hermione guardando la sua ex professoressa negli occhi.
 
-Oh questa è bella!E cosa dovrei iniziare a dire? È lui quello con il piano!- disse la donna che dal tono preoccupato era passata a quello scocciato e anche un po’ arrabbiato. – e va bene. Iniziamo!- e detto questo entrò nel magazzino seguita a ruota dai tre.
 
Appena entrati Hermione notò che erano davvero già tutti li. C’erano praticamente tutti quelli che avevano fatto parte dell’ES e che ora di diritto erano entrati a far parte dell’Ordine della Fenice, c’erano i vecchi membri come Kingsley, Hagrid, Vitius, i signori Weasley, Dedalus Lux, Hestia Jones e anche Elphias Doge, che Hermione si sorprese di scoprire ancora vivo. La giovane ex grifondoro salutò in fretta alcuni di loro come Neville, Dean, Seamus, e i Weasley che erano praticamente tutti presenti fatta eccezione per Charlie e Ron che lavorando all’estero non erano potuti tornare in tempo. La ragazza notò che i volti di tutti sembravano parecchio ansiosi e preoccupati. Hermione riscontrò paura e sconforto praticamente negli occhi di ogni individuo presente in sala, fatta eccezione per Neville che le sembrava piuttosto tranquillo.
 
La McGranitt si fece largo tra i presenti avanzando fino a raggiungere il centro della sala. Tutti si voltarono per osservarla.
 
-Molto bene. Direi che in linea di massima ci siamo tutti. È con estremo rammarico e dispiacere che do inizio a questa nuova riunione dell’Ordine della Fenice. In questi anni di pace ho davvero sperato di non prendere più parte ad una riunione vera e propria ma a quanto pare i recenti avvenimenti hanno spazzato via questa mia speranza.- disse la donna osservando i presenti che in rispettoso silenzio ascoltavano le sue parole.- Immagino sappiate tutti in risposta a quale evento io abbia deciso di convocare questa riunione. Tuttavia vi sono stati…recenti sviluppi, dei quali sono stata messa al corrente pochi giorni fa, che fanno assumere a questi eventi un nuovo e terribile significato. Quindi noi ci troviamo qui oggi per discutere di questi recenti sviluppi imprevisti.-terminò risoluta. Tutti rimasero qualche secondo in silenzio fino a che Molly Weasley non si fece avanti per parlare.
 
-Dimmi Molly cara.-disse la Mcgranitt.
 
-Se posso chiedere Minerva, come mai la riunione si tiene in…questo luogo?- domandò incerta osservando il magazzino. La McGranitt stava per rispondere quando qualcosa di inaspettato accadde.
 
 All’improvviso l’ambiente si fece scuro. La luce che prima filtrava dalle finestre non era sparita ma sembrava che non riuscisse a fendere quell’oscurità che era cominciata ad aleggiare all’interno dell’edificio. Tutti furono parecchio intimoriti da quello che stava accadendo, tutti compresa la McGranitt. Solo quattro persone in tutto quello erano rimaste impassibili: Hermion, Luna, Abeforth e Neville. I primi tre si guardarono a vicenda scambiandosi uno sguardo complice poiché loro sapevano quello che stava per accadere. Neville invece sembrava solo averlo intuito. Improvvisamente poi tutta l’oscurità, che aleggiava nell’aria, parve animarsi e si concretizzò in una nuvola di fumo accanto alla McGranitt. La nuvola poi si dissolse lasciando intravedere la sagoma nera di un uomo.
 
-Perché sono stato io a volerlo.- disse la figura ancora semi avvolta dal fumo.





Spazio dell'Autore: Lo so lo so, sono in ritardo! Chiedo umilmente scusa! Sono stato estremamente impegnato con l'università e con la realizzazione di un progetto con alcuni amici che ci ha portato ad aprire un canale youtube. Quindi che dire ho avuto delle settimane piene. Ma alla fine ce l'ho fatta e rieccoci qui! Questo capitolo non sarà dei migliori lo ammetto da solo, è solo uno di quei classici capitoli di transito prima che accada qualcosa di grosso. E accadrà fidatevi. Nei prossimi capitoli si scoprirà anche qualcosa di nuovo su questo fumo oscuro che utilizza il nostro protagonista! Aspetto ovviamente i vostri commenti e..boh fine. Scusate ancora e ci si vede al prossimo capitolo! 

 

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Capitolo 13
*** Veritas ***


Veritas

 
 
 
 
Harry Potter aveva appena fatto la sua comparsa al centro della stanza, materializzandosi dal nulla nel solito fumo nero che ormai Hermione aveva imparato a conoscere, anche se questa volta il tutto era stato molto più scenografico. Non appena il suo amico fece la sua entrata la giovane grifondoro pensò che in quegli anni di lontananza Harry doveva aver sviluppato un certo amore per la teatralità. Rifletté sul fatto che da quando era tornato nella sua vita tutto ciò che il suo amico aveva detto o fatto era accompagnato, nella maggior parte dei casi, da una sorta di studiata macchinazione. Harry era notevolmente cambiato nel suo periodo di lontananza diventando molto più astuto e cauto rispetto alla testa calda che era un tempo. Quella sua entrata in scena così teatrale che aveva appena fatto era un'altra delle sue messinscene ben studiate. Era come se volesse dimostrare a chi gli stava davanti il proprio potere. Voleva impressionarli e spaventarli per avere la loro più completa attenzione.
 
Hermione osservò tutti quelli presenti nella sala e si rese conto che il piano del suo amico era riuscito in pieno. Tutti osservavano il nuovo venuto con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Nessuno aveva ancora fatto una mossa da quando quell’oscurità si era concretizzata in quello che loro credevano il nemico.
 
 Ad un certo punto, nel silenzio più totale che affliggeva l’ambiente, Hermione avvertì qualcuno muoversi poco dietro di lei e si voltò. Draco Malfoy aveva fatto la sua silenziosa comparsa e avanzava verso di lei. Alla fine la raggiunse e la affiancò abbozzando un sorriso.
 
 
-Facile entrare senza essere notati quando l’attenzione è focalizzata su altro- esclamò il giovane osservando il resto dei presenti. La riccia non poté fare altro che annuire.
 
-Dove sono Nikolai e jenny?- domandò poi.
 
-Stonehenge!- rispose il biondo.- Mr. Smoke laggiù ha pensato che fosse il caso che quel luogo fosse tenuto sotto osservazione. Io sono rimasto qui come…supporto! Anche se non credo che ci sarà bisogno del mio intervento.-terminò facendo un cenno ad Harry che proprio in quel momento, dopo aver silenziosamente studiato i presenti, si decise a parlare.
 
-Posso immaginare la vostra sorpresa nel vedermi.-disse calmo.-in fondo sono il più ricercato d’Inghilterra almeno per il momento.- concluse sorridendo e spalancando le braccia in attesa di una reazione dal suo “pubblico”. Reazione che non tardò ad arrivare, infatti a quelle parole Seamus Finnigan e Dean Thomas parvero riscuotersi dallo stato di trance che li aveva colti. Le loro menti ricordarono che loro erano Auror del Ministero prima di tutto e che il loro compito era quello di arrestarlo. Estrassero in fretta le bacchette e all’unisono urlarono.
 
-Incarceramus!!-
 
Harry osservò con estrema calma i due incantesimi venire verso di lui, poi all’ultimo secondo alzò la mano facendo dissolvere in un attimo i due incanti, senza la minima difficoltà. Se possibile il misto di stupore e paura che aveva colto i presenti era aumentato alla vista di quel gesto.
 
-Finnigan! Thomas! Non siate sciocchi, non riuscireste mai nemmeno a colpirlo figurarsi imprigionarlo!- a parlare fu Kingsley che con calma si distaccò dal resto dei presenti e si posizionò davanti ad Harry e alla McGranitt. Il comandante Auror anche in questo caso aveva mantenuto il sangue freddo e la ragionata lucidità che lo avevano sempre contraddistinto, non si era minimamente scomposto anche se dentro di se era certamente sorpreso per quel arrivo inaspettato.
 
-Avresti potuto attaccarci a nostra insaputa prendendoci alla sprovvista ma non lo hai fatto. Ti sei palesato a noi e affermi che ci troviamo tutti qui perché sei stato tu a volere così. Ne deduco che tu quindi ti trovi in questo luogo per parlare, per discutere di qualcosa di importante. Lo dico anche perché ci sono alcune persone in questa stanza che non sembrano sorprese di vederti qui. Dico bene Minerva?- domandò poi rivolgendosi alla Preside.
 
“Molto bravo” pensò Harry. In quegli anni Kingsley non era minimamente invecchiato, era ancora l’uomo forte, brillante, astuto e coraggioso che ricordava. Appena lui aveva fatto la sua comparsa il comandante Auor, anziché attaccarlo a spada tratta come avevano fatto i suoi due sottoposti, aveva preso tempo per estraniarsi da quello che stava accadendo per poter formulare un giudizio oggettivo. Aveva osservato probabilmente che non vi era stata una particolare reazione da parte di Hermione, Luna e Abeforth e che anche la McGranitt, dopo una sorpresa iniziale, era sembrata sollevata che Harry avesse fatto la sua comparsa. Inoltre, a differenza del resto dei presenti, doveva sicuramente essersi accorto della comparsa di un'altra persona nella sala oltre a quella del Prescelto.
 
-I miei complimenti vecchio mio!- esordì Harry prima che la Preside avesse tempo di rispondere.-Un analisi degna del comandante in capo degli Auror. Si esatto sono qui per parlare…e voi siete qui per ascoltare.- disse spostando lo sguardo da Kingsley per osservare il resto dei presenti.
 
-Sei un criminale. Hai fatto tanto per noi ma ora sei diventato un ricercato. Il mio compito sarebbe quello di arrestarti. Perché dovrei ascoltare ciò che hai da dire?- domandò Kinglsey sempre mantenendo la sua calma e compostezza. Harry sorrise.
 
- Sai anche la professoressa McGranitt mi ha accolto puntandomi addosso la sua bacchetta tre giorni fa. Lei però è stata saggia e mi ha ascoltato e ciò che le ho rivelato ha cambiato notevolmente la prospettiva della realtà in cui lei credeva di vivere. Lasciami parlare e farò lo stesso con voi. Arrestami e ti posso assicurare che farai l’errore più grosso che tu potresti mai fare. Arrestami e condannerai tutti. Arrestami e sarà finita.- esclamò con fare calmo mantenendo sempre quella teatralità che ormai lo contraddistingueva.-Allora? Fuori il fiato vecchio mio! Mi porti ad Azkaban o posso parlare?- terminò poi offrendo i suoi polsi a Kingsley come per essere incatenato. Tutti nella stanza osservavano in silenzio i due uomini, uno di fronte all’altro. Il momento era decisivo. Kingsley Shakelbolt, comandante del corpo Auror e leader della Vanguard, ed Harry Potter, eroe decaduto del mondo magico ora considerato un giustiziere senza scrupoli, si fronteggiavano scambiandosi sguardi di fuoco. La decisione di Kingsley probabilmente avrebbe cambiato tutto.
 
-Ti ascoltiamo. Ma se non mi piacerà quello che dirai dovrò arrestarti.- disse serio il comandante Auror guardando negli occhi il suo interlocutore. Harry sorrise nuovamente.
 
- Non succederà. Ma nel caso fidati che comunque non ci riusciresti vecchio mio, non ho intenzione di finire ad Azkaban.- rispose tranquillo il moro. Poi fece qualche passo oltrepassando Kingsley e si posizionò davanti a tutti dando le spalle al suo vecchio amico.-Lasciate che vi racconti una storia amici miei. Una storia che ha luogo in un tempo lontanissimo. Il tempo dei miti e delle leggende. Questo racconto narra di mostri, ombre, grandi maghi e epici combattimenti…- e così iniziò a raccontare tutta la storia che lo aveva portato ad essere li di fronte a loro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






 
 
 
Erano circa le dieci del mattino quando due figure fecero la loro comparsa in un sonoro Crac sul retro di  un edificio prefabbricato costruito nel bel mezzo di uno sterminato prato verde. Subito si misero in movimento, fecero il giro intorno alla struttura e si ritrovarono in un ampio parcheggio. L’edificio che avevano appena aggirato era di proprietà della “Salisbury and Stonehenge  Guide Tour” ovvero un associazione che si preoccupava di organizzare e gestire le visite ad uno dei luoghi più caratteristici d’Inghilterra, ovvero Stonehenge. Le due figure pagarono due biglietti per la visita e subito si infiltrarono tra la moltitudine di gente diretta verso l’antico luogo.
 
Nonostante fosse un giorno della settimana le persone in visita superavano il centinaio quindi per i due era molto facile confondersi. Erano un uomo e una donna e indossavano dei comunissimi abiti. L’uomo aveva dei Jeans neri, una t-shirt blu, una felpa grigia con il cappuccio che usciva fuori dalla sua giacca di jeans anch’essa nera ,un paio di occhiali da sole in stile Elton John e uno zainetto sulla spalla. La donna invece indossava un cappellino verde militare un po’ usurato, anche lei aveva degli occhiali da sole stile rayban però, poi una felpa con cappuccio nera e dei pantaloni verde militare.
 
-Hai portato la macchina fotografica?- domandò la donna calcandosi meglio il cappellino sulla testa in modo che la visiera le coprisse di più il volto.
 
-Certo che si- rispose l’uomo tirandola fuori dallo zaino e iniziando a scattare qualche foto con la sua Reflex.
 
-Ti sembra ci sia qualcosa di insolito?- chiese poi ancora la ragazza guardandosi un po’ intorno.
 
-Non mi pare. Anche se è difficile dirlo con tutta la gente che c’è. Ci stiamo avvicinando comunque.- terminò poi facendo cenno alla compagna che alzò lo sguardo. Gli imponenti monoliti di Stonehenge erano ormai quasi davanti a loro, mancavano una ventina di metri.
 
-Dubito che si possa notare qualcosa con tutta questa gente.- aggiunse l’uomo.-Penso che se c’è davvero qualcosa di insolito potremmo notarlo di sera perciò propongo di tornare qui stanotte per una ricognizione notturna.- propose poi alla donna che tutta via non lo stava minimamente ascoltando ma osservava l’imponente struttura in roccia che ormai avevano raggiunto. –Ohi Jenny! Mi stai ascoltando?- domandò poi scrollando l’amica per la spalla.
 
-Secondo te è vero Nikolai?- domandò la ragazza. L’uomo la guardò senza capire.
 
-Che cosa?-
 
-Secondo te sotto queste rocce è davvero imprigionato l’essere più potente e pericoloso che esista?- chiese senza distogliere lo sguardo dall’oggetto dei suoi pensieri. Anche lo sguardo dell’uomo, una volta compreso cosa frullasse nella testa della compagna, andò a concentrarsi sull’antica struttura che stavano fronteggiando.
 
-Si, secondo me è davvero così. Se ti concentri e fai attenzione riesci a percepire la potenza magica emanata da questo luogo. Sono certo che qualcosa giace seppellito la sotto. La cosa sconcertante è che per secoli e secoli la gente ha camminato su questo terreno, osservato questo luogo, senza avere il minimo sentore che il pericolo fosse li in agguato, in attesa di risorgere. Completamente ignara che il male giacesse sepolto sotto i loro piedi.- terminò poi guardando l’amica che aveva nel frattempo assunto un aria triste.- Tuttavia c’è qualcosa che mi risolleva il morale in tutto questo.- disse l’uomo cambiando il suo tono.
 
-Che cosa?- domandò la donna curiosa.
 
-Che noi conosciamo qualcuno abbastanza potente e folle da fronteggiare qualsiasi cosa ci sia la sotto. E lui vincerà puoi stare tranquilla.-disse guardando l’amica negli occhi attraverso gli occhiali.-Lui vincerà ne sono certo.- ripeté convinto. La ragazza sorrise.
 
-Hai ragione! Ora basta buttarsi giù!- esclamò la donna.- Allora hai scattato abbastanza foto?- domandò poi.
 
-Oh si. Per il momento si. Direi che possiamo andare a cercare una stanza in qualche Hotel qui vicino. Torneremo stanotte.- La compagna annuì e insieme, sempre seguendo la folla di visitatori, abbandonarono Stonehenge e quello che nascondeva.



 
 
 
 
 




 
 
 
Harry aveva appena finito di raccontare tutta la storia all’intero Ordine della Fenice. Non aveva tralasciato niente, aveva sviscerato l’intero intreccio di eventi che aveva caratterizzato la sua vita negli ultimi sette mesi. Ora tutta la sala lo osservava come si potrebbe osservare una cabina della polizia blu che compare all’improvviso in mezzo alla stanza, ovvero con profondo scetticismo e infinito stupore. Harry decise di rompere quel silenzio che si era creato dopo che aveva finito il suo racconto. Si voltò verso Kingsley che stava fissando nel vuoto e disse.
 
-Allora, che fai vuoi arrestarmi Comandante?- domandò.
 
Kingsley si riscosse dalla sua breve trance e osservò con attenzione il suo interlocutore. Il vecchio mago nella sua vita aveva interrogato numerose persone, criminali e maghi oscuri, la feccia della feccia insomma, ed era sempre riuscito a scorgere nelle persone il barlume della verità o la vergogna della menzogna. Con Harry Potter non era diverso, anche con lui Kingsley era sempre riuscito a riconoscere la verità dalla menzogna anche se quest’ultima non aveva mai caratterizzato il ragazzo. Harry era sempre stato sincero, la verità era una delle sue armi più importanti, una delle cose che lo contraddistingueva dal suo nemico. Per questo lo aveva così demoralizzato il discorso del giovane al Ministero. Il comandante Auror aveva capito che anche in quel caso il giovane stesse dicendo il vero, stava dicendo cose che si portava dentro da anni. Ora quel ragazzo si trovava lì, davanti a lui, e aveva raccontato una storia, una storia che avrebbe fatto dubitare chiunque l’avesse ascoltata. A chiunque sarebbe venuto spontaneo dire “ma raccontale a qualcun altro simili stramberie” e anche in questo caso sarebbe sembrata la risposta più ovvia. Tuttavia il vecchio Kingsley riconobbe il solito barlume di verità, anche questa volta il ragazzo diceva il vero, era sincero, lo era sempre. Quello che aveva raccontato, l’orrore che li aspettava, l’oscurità che attendeva sopita, al sicuro in attesa, tutto era vero. Un altro pensiero poi attraversò la mente del vecchio Auror. Quel ragazzo era sparito per sette anni, fuggendo dal suo paese, dai suoi amici, da coloro che considerava la sua famiglia. Per sette anni era rimasto lontano da chiunque lo conoscesse eppure nel momento di maggior bisogno, nel momento di pericolo, nel momento in cui avrebbe potuto fregarsene e rimanere nascosto, in quel momento lui aveva deciso di risorgere. Era tornato, aveva agito nell’ombra, aveva indagato, aveva macchiato il proprio nome e il proprio ricordo, tutto per salvare ancora una volta coloro che aveva abbandonato. “Harry Potter” pensò Kingsley “il segreto difensore del Mondo” e sorrise.
 
-Potrei farlo in effetti. Potrei arrestarti…- disse con la sua solita calma.- Ma non mi va di essere ricordato come “colui che condannò il mondo”.- aggiunse. – L’ultima cosa che Albus Silente mi disse fu “Harry è la nostra speranza migliore, fidatevi di lui”. Da allora sono passati tanti anni ma quelle parole restano e con il tempo il loro significato resta immutato. Gli ultimi eventi mi hanno fatto dubitare di quelle parole…ma non ricapiterà. Cosa ti occorre ragazzo?- domandò poi fissandolo intensamente. Harry sorrise e facendo vagare lo sguardo sui presenti notò che tutti annuivano sorridendogli. Tutti gli credevano e per la prima volta fu Harry a sorprendersi di quella reazione.
 
Ci era riuscito. Harry James Potter li aveva riconquistati. Era tornato ad essere il loro leader, la loro guida, la loro speranza come sette anni prima.
 
-Cosa?!?! Ti fidi di lui?!?! È un criminale!!- una voce ruppe la solennità di quel momento. Era la voce di Seamus Finnigan, che sconcertato dalla decisone del suo Comandante, aveva appena espresso la sua disapprovazione. Tutti si voltarono verso il giovane Auror. Persino il suo amico di sempre, Dean, lo osservava sconcertato.
 
-Finnigan! Smettila subito!- urlò Kigsley.- Ti rendi conto o no della situazione in cui ci troviamo?-domandò poi.
 
-Non ci troviamo in nessuna situazione! Andiamo si è inventato tutto, non può esistere qualcosa come questa Ombra di cui tanto parla. È inconcepibile! È impossibile!!!- sbraitò ancora tenendo ben salda la sua bacchetta. Kingsley stava per ribattere quando Harry alzo la mano facendogli segno di non parlare.
 
- Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato piuttosto che cambiarlo. Io ti ho messo di fronte alla realtà dei fatti, esattamente come successe dieci anni fa, ricordi?- domandò Harry.- Anche allora dubitasti delle mie parole. “Colui-che-non-deve-essere-nominato non può essere tornato. Si è inventato tutto.” Così dicesti se non ricordo male. Poi ti rimangiasti le tue parole come fecero molti altri.- Mentre parlava Harry e Seamus si erano posizionati uno di fronte all’altro al centro di un cerchio formato dai presenti.

-Ti credi un eroe vero? Devi essere sempre tu quello che salva la situazione?! Il grande Harry Potter, difensore del mondo magico, il preselto, il bambino che è sopravvissuto! Questa volta non andrà così, io sono l’unico che ti vede per ciò che sei realmente, un impostore, un bugiardo, un ricercato! Ti arresterò e avrò la gloria! Sarà il mio nome che la gente inneggerà questa volta!!-esclamò l’uomo puntando la bacchetta sul moro.

Hermione, Abeforth, Luna e Draco osservavano la scena in disparte. Tutti e quattro avvertivano la carica di magia emanata da Harry. Si stava trattenendo ma era sul punto di scoppiare. Se Seamus avesse attaccato lui avrebbe reagito e nessuna sapeva come sarebbe finita per il giovane Auror.
-Oh non finirà bene per l’idiota.- esclamò Malfoy osservando la scena. Hermione lo guardò preoccupata e stava per chiedere qualcosa quando accadde. Tutto avvenne in pochi secondi.

La mano di Seamus si mosse eseguendo un incanto non verbale diretto verso Harry. Proprio quando il giovane ex grifondoro stava per essere colpito al petto scomparve in una nuvola di fumo. Seamus iniziò a sparare incantesimi a raffica in aria come se servisse veramente per sconfiggere il suo avversario. Sembrava impazzito.

-Dove diavolo sei?!?- urlò al nulla.

-Qui.- rispose il moro comparendo alle spalle dell’Auror. L’ex salvatore del mondo magico poi estrasse rapidamente la sua lama, che teneva sempre ben legata al fianco sinistro, e con un rapido fendente colpì la gamba destra di Seamus che crollo a terra come un sacco di patate. Nell’impatto con il pavimento il giovane Auror perdette anche al sua fedele bacchetta, strumento fondamentale per qualsiasi cacciatore di maghi oscuri. Seamus impossibilitato a rialzarsi cominciò a muoversi usando i gomiti per cercare di raggiungere la sua bacchetta. Harry non glielo permise. Sempre tenendo ben salda nella sua mano la sua spada si avvicinò al suo avversario e prima che raggiungesse l’oggetto del suo desiderio calciò via la bacchetta. Poi si chinò su Seamus e lo fece voltare in modo che potesse fissarlo negli occhi.

-Immagina che tu stia per morire, immagina di essere solo, spaventato e lontano da casa. Proprio quando pensi che non potrebbe andare peggio, tu alzi lo sguardo e vedi… la faccia del diavolo in persona…Ciao Seamus!-disse Harry con voce calma sorridendo e osservando il suo avversario ormai sconfitto. Molti rabbrividirono vedendo quella scena e ascoltando quelle parole. Harry rinfoderò la spada ed estrasse la bacchetta. Seamus a quel gesto si spaventò ancora di più, se possibile.

-Pietà.- disse quasi piangendo.

-Dillo ancora.-disse Harry osservandolo come si osserva una preda ferita che si sta per giustiziare.

-Pietà.-esclamò Seamus sempre più spaventato. Anche altri nella sala iniziarono a preoccuparsi.

-Dillo ancora una volta.-Esclamò Harry quasi compiaciuto puntando la bacchetta sul giovane Auror.

-Pietà!!!- urlò Seamus ormai disperato. Un bagliore accecante scaturì dalla bacchetta di Harry accecando tutti. Quando la luce tornò normale gli occhi di tutti i presenti poterono vedere il corpo di Seamus immobile ai piedi di Harry.

-è…è morto..?!- domandò Dean osservando il corpo dell’amico.

-è un idiota e un mago estremamente scarso ma non è cattivo. Non ha fatto niente per cui meritasse di morire. È solo svenuto, l’incantesimo che ho usato lo farà dormire per una decina di ore.- detto questo si chinò sul corpo esanime di quello che era stato per brevissimo tempo un suo avversario e punto la bacchetta sulla sua fronte.-Oblivion.- sussurrò per poi rialzarsi. –Ho cancellato qualsiasi ricordo di questa giornata e della riunione prevista dell’Ordine. Ritengo che da questo momento lo si debba considerare un ex membro.- Poi si voltò osservando i presenti e notò i loro volti rasserenarsi sapendo che il loro amico non era morto. Molti assunsero anche una sorta di sguardo reverenziale nei confronti di Harry. Avevano visto cosa era in grado di fare e molti sospettavano che si fosse notevolmente trattenuto. Hermione era uno di quelli.

 -Di la verità, quello che abbiamo appena visto, da uno a dieci, a quanto equivale del vero potere di Harry?- domandò la riccia sottovoce al ex serpeverde. Vicino a lei c’erano Abeforth, Luna e Neville che udendo quella domanda si fecero molto attenti e curiosi. Draco parve rifletterci attentamente.
 
-Lo spettacolo di poco fa equivale all’incirca ad un misero tre secondo me. Non avete visto niente di ciò che sa fare. Anzi, di ciò che sappiamo fare, non credere che lui sia l’unico che ha imparato qualcosa durante questi anni.- chiarì il biondo. Tutti e quattro rimasero molto sorpresi da quella risposta
 
-Un tre?!- dissero all’unisono.Draco annuì.
 
-E dimmi cosa mi sai dire riguardo a quel fumo?- domandò ancora la riccia non soddisfatta.
 
-Ah quello…ehm…credo che sarà lui a dovertelo spiegare questo.- rispose incerto.-Si, si molto meglio.-aggiunse poi. Proprio in quel momento la McGranitt parlò.
 
- Dunque signor Potter.- disse rivolta ad Harry che si voltò per osservarla.-Direi di dimenticare quando appena accaduto e di proseguire con la riunione. Ora tutti i presenti sono a conoscenza di come stanno le cose. La gravità di ciò che ci aspetta è chiara penso anche alla mente più ottusa.-Poi osservò il corpo privo di sensi di Seamus.-o almeno così spero. In ogni caso è stato lei a farci riunire qui perché affermava di avere un piano e che per metterlo in atto le serviva l’Ordine. Quindi ora le chiedo, lei ha davvero un piano per riuscire a fermare tutto questo?- domandò con fare autoritario.
 
-Voglio essere sincero con lei e con tutti i presenti Preside. Il nemico è scaltro, potente e pericoloso. Quello che ho non è altro che una strategia che spero vada a buon fine. Dobbiamo fare in modo che il nemico si scopra, che metta un piede in fallo e per farlo dovremo osare noi stessi.-asserì il giovane sicuro di se. La McGranitt parve essere soddisfatta della risposta.
 
-Molto bene. Signor Potter, come poco fa ha detto Kingsley, Albus Silente si fidava di te. Pertanto mi fido anche io. È per questo che ritengo che l’Ordine della Fenice debba avere come proprio leader qualcuno come lei. Perciò propongo una votazione per nominare Harry Potter come nuovo leader dell’Ordine. Chi è d’accordo?- Harry parve sorpreso di quella decisione. Non se lo era minimamente aspettato. Il suo sguardo ricadde sui presenti che nel frattempo, come se fossero un solo uomo, avevano alzato la mano, tutti.
 
-Oserei dire Signor Potter, che ora è lei a guidarci. Credo che qualche sua parola sia d’obbligo.- osservò la McGranitt. Harry parve rifletterci su, non era preparato a quella evenienza anche se ragionandoci un secondo, la cosa giocava molto a favore del suo piano. Elaborò in pochi attimi un abbozzo di idea e la mise in pratica.
 
-Oggi noi ci troviamo qui per combattere qualcosa di sconosciuto. Tre decenni fa circa veniva fondata in segreto questa organizzazione da Albus Silente. Lo scopo di questa società segreta? Sconfiggere e ostacolare la presa di potere di Lord Voldemort. L’Ordine alla fine è riuscito a sconfiggere il proprio nemico e a raggiungere il proprio obiettivo.- Il moro fece una pausa, l’attenzione di tutti era focalizzata su di lui.-Ora un nuovo nemico, infinitamente più potente di qualsiasi altro prima, è sul punto di risorgere da dove è stato sepolto. Per batterlo non servirà una società segreta questa volta. Il nostro avversario non commetterà errori nella situazione attuale. Siamo noi che dobbiamo spingerlo a commetterli. La prossima Luna Rossa è tra un mese. Il nostro nemico, Necros, agirà solo quando si sentirà al sicuro per farlo. Dopo la caduta di Voldemort ha atteso 7 anni prima di iniziare a radunare quello che una volta era il suo esercito. Il tempo non è un problema per questo nemico. Deve sentirsi così al sicuro da decidere di agire già a questa luna. La sua non sarà altro che una falsa sicurezza che noi gli avremo instillato. Quando si crederà intoccabile, quando sentirà che il suo piano non potrà fallire noi lo fermeremo.- disse.
 
-Hai detto che non servirà una società segreta! Allora cosa ci servirà?- domandò Neville che per la prima volta dal ritorno di Harry gli aveva rivolto la parola. Il moro sorrise.
 
-Giusta domanda. Il nemico non vuole il Ministero e l’opinione pubblica tra le scatole. Il mio ritorno ha focalizzato su di me parte dell’attenzione che in caso di un passo falso da parte sua sarebbe stata rivolta su di lui ma questo non basta. Se vogliamo che il nemico esca allo scoperto e che metta un piede in fallo allora tutta l’attenzione del Ministero dovrà essere rivolta altrove.Dovrà essere rivolta verso di noi.-
 
-La mossa Kansas City!- esclamò Abeforth che fino a quel momento era stato zitto.
 
-Esatto Ab. Il Nemico deve credere che il Ministero non abbia altro obiettivo che noi e viceversa. Deve credere di poter agire in totale sicurezza perché sia noi che il Ministero abbiamo la nostra attenzione focalizzata l’uno sull’altro. Ma per fare questo non serve una società segreta. Per fare questo serve un organizzazione che si schieri pubblicamente contro il Ministero e la sua linea di governo. L’Ordine della Fenice cesserà di esistere, se non nei nostri ricordi, e qualcosa di nuovo sorgerà dalle sue ceneri.-Esclamò sorridendo.- Signori…-disse aprendo le braccia.-Vi do il benvenuto!- e dicendo questo punto la propria bacchetta contro il muro lanciando un incantesimo. Subito sul muro si disegno un enorme V infiammata circondata da un cerchio. La V tuttavia non era normale ma era deformata, uno dei due lati infatti ricordava la forma di una saetta.

-Benvenuti in Veritas!-






Spazio dell'Autore: Eh boh rieccoci qui! XD questo capitolo mi sono divertito molto a scriverlo! che dire? spero che vi piaccia quando è piaciuto a me. Sul finale forse mi sono un po' impappinato ma spero che si capisca ahah aspetto i vostri commenti! Alla prossima gente!

 

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Capitolo 14
*** Storie di vite diverse ***


Storie di vite diverse



 
 
 
 
Era notte tarda ormai, mezzanotte era passata da poco ed Hermione era finalmente riuscita a coricarsi nel letto. Era stata una lunga giornata, densa di avvenimenti. La tensione accumulata nei giorni precedenti aveva toccato l’apice quando Harry Potter aveva ricombinato le carte in tavola svelando il suo piano a lungo studiato. Veritas. Quello era il nome del suo piano, il nome di qualcosa che nelle ore precedenti aveva iniziato a prendere forma e a crescere dalle ceneri di quello che una volta era l’Ordine della Fenice, il nome di ciò che molto presto avrebbe sconvolto gli equilibri delle forze in gioco.
 
Ora erano tre le grandi potenze a scontrarsi, anche se la loro non era una battaglia combattuta alla luce, no il loro era un gioco, un gioco di ombre, una partita a scacchi, almeno per il momento. Necros e l’esercito dell’Oscuro Signore da una parte, il Ministero e la Vanguard dall’altra e in mezzo c’era Harry Potter, come sempre, questa volta accompagnato da Veritas, unico baluardo rimasto a difesa del mondo così come lo si conosceva.
 
Hermione, distesa nel letto, non riusciva a porre fine ai suoi pensieri, il suo cervello non voleva saperne di spegnersi. Erano ore che continuava a rimuginare ancora e ancora sugli ultimi eventi. Era rimasta estremamente impressionata dalla capacità strategica che il suo vecchio amico aveva acquisito in quegli anni. Appena il Ministero aveva creato la Vanguard il prescelto aveva intuito che le forze in gioco si stavano preparando ad una guerra, una guerra che il Ministero tuttavia non sapeva ancora di dover combattere. A quel punto il giovane mago si era reso conto che se voleva mantenere un equilibrio, se voleva poter fare qualcosa per mantenere o, nel caso estremo, riportale la pace, allora anche a lui occorreva un esercito, anche a lui occorrevano seguaci. Aveva bisogno di far entrare in gioco un'altra forza, così aveva elaborato una strategia ed era riuscito nel suo intento. Ora Harry Potter era a capo di Veritas, terza potenza di quella battaglia combattuta in segreto.
 
 “Veritas”, pensò Hermione, letteralmente verità. Un nome azzeccato pensò la ragazza perché la verità era esattamente ciò che loro si erano poche ore prima impegnati a promulgare. Verità sulla corruzione e il marcio presente nel Ministero, verità su Necros e sull’Ombra, verità sul perché di quelle improvvise apparizioni di dissennatori e giganti, verità che la popolazione doveva conoscere. Harry Potter come leader di Veritas si era impegnato a promulgare il vero e aveva chiesto che tutti coloro che ora facevano parte di questa segreta organizzazione lo facessero. Tutti ovviamente avevano accettato senza battere ciglio, fieri di essere ancora una volta dalla parte del giusto. A quel punto Harry aveva estratto la bacchetta e aveva pronunciato l’incanto, l’ennesimo Incanto Fidelius che tutti in quella stanza con gli anni avevano imparato a conoscere così bene. Harry divenne custode del segreto e quel magazzino divenne la loro base operativa. Il resto della giornata era passato organizzando la base e parlando della prossima mossa da fare. Tra due giorni ci sarebbe stata una conferenza stampa tenuta dal Ministro in persona. Harry decise che sarebbe stato lì che Veritas si sarebbe rivelata al mondo. Sicuramente molti pensavano fosse una mossa azzardata ma nessuno obiettò quando il loro nuovo leader prese quella decisione, lo avrebbero seguito ovunque lui li avesse condotti.
 
Anche un'altra cosa era al centro dei pensieri della giovane riccia. Quando la riunione era terminata, dopo parecchie ore di consulta, e tutti stavano ritornando alle proprie case, Hermione vide che la signora Weasley era rimasta al centro della sala a fissare quello che una volta lei considerava come un figlio mentre discuteva con Draco sugli ultimi dettagli della loro strategia. La riccia pensò che la donna volesse parlare con il suo amico, ritornato nelle loro vite dopo anni di lontananza. Probabilmente voleva chiedere spiegazioni, ottenere risposte, comprendere il perché di quella fuga così improvvisa. Harry si rese conto subito che la donna lo stava osservando perciò si voltò nella sua direzione probabilmente intuendo cosa volesse da lui. Non si scompose minimamente, sorrise, fece un cenno con il capo e sparì in una nuvola di fumo nero prima che la donna potesse dire qualsiasi cosa. Sorpresa, sconsolata e abbattuta, Molly Weasley si era poi voltata e aveva raggiunto la sua famiglia per poi sparire in un crac. La domanda che affollava la testa di Hermione era “Perché Harry si è comportato così?”.
 
Mentre cercava una risposta capì che quella notte difficilmente avrebbe preso sonno perciò si alzò, conosceva bene il proprio cervello e sapeva perfettamente che i pensieri non sarebbero cessati. Indossò la vestaglia e si diresse in cucina. Si prospettava una lunga notte perciò decise di prepararsi un caffè che la tenesse sveglia mentre rimuginava.
 
 
-Ne fai uno anche per me?-




 
 
 
 





 
 
Hermione, assorta com’era nei suoi pensieri, fu estremamente sorpresa di sentire una voce in casa sua a quell’ora, tanto che nemmeno la riconobbe subito. Si voltò immediatamente, estraendo la bacchetta dalla tasca della vestaglia, pronta ad affrontare l’intruso quando si trovò davanti due occhi verdi e profondi che la fissavano intensamente.
 
-Harry!!- urlò la giovane vedendo l’amico seduto su una delle sedie della cucina.- Che tu sia maledetto! Mi hai fatto prendere un colpo!- terminò poi rimettendo la bacchetta nella tasca.
 
-Scusa! In effetti sono così abituato a fare così che non penso al fatto che ad esempio tu e Abeforth non siete abituati a queste mie improvvise comparse. Anche lui mi ha già urlato dietro un paio di volte.- terminò ridacchiando il giovane restando seduto sulla sedia.
 
-Cosa ci fai qui?- domandò Hermione voltandosi e tornando alla preparazione del suo caffè
 
-Beh il furetto è andato a fare compagnia a Jenny e Nikolai a Stonehenge, quindi sono rimasto solo e dato che non riuscivo a dormire ho pensato di venire a vedere se eri sveglia.-
 
-E se non fossi stata sveglia?- chiese di rimando la riccia senza voltarsi.
 
-Beh…-il giovane parve rifletterci.-Me ne sarei andato suppongo… o magari ti avrei svegliato. Ma non è andata così quindi non sapremo mai cosa avrei fatto.- terminò poi tranquillo ridacchiando. Hermione sorrise per quella risposta. Harry era così, sapeva farla ridere in ogni situazione. Finì di preparare i due caffè dopo di che si andò a sedere a fianco a lui al tavolo.
 
-Sembra essere andata bene oggi, no?- esclamò la giovane.
 
-In effetti si. Meglio di quanto mi aspettassi. Non credevo che ne sarei uscito a capo di una società segreta.- ammise il moro sorseggiando il suo caffè.
 
-Vuoi dirmi che non era nei tuoi piani?-
 
- Era una possibilità, ma sinceramente no, non me lo aspettavo. Ma non fraintendermi, il fatto di ritrovarmi a capo di Veritas non può che rendermi felice. Rende tutto molto più semplice.-
 
-La sola macchia su questa giornata è stata la reazione di Seamus.- affermò Hermione osservando la tazzina sovrappensiero. La reazione dell’ex compagno di scuola l’aveva notevolmente sorpresa.
 
-Oh beh era calcolato.- affermò il giovane tranquillo finendo il proprio caffè. Hermione a quell’affermazione alzò la testa e fissò l’amico con occhi sgranati.
 
-Sapevi che sarebbe finita così?- domandò scettica. Harry sorrise.
 
-Non essere sciocca. Non lo sapevo, non ho avuto una premonizione come quelle dalla Cooman. Il mio è stato un semplice ragionamento. Tutti avrebbero partecipato alla riunione per discutere su come io ero diventato il “nemico”. Nessuno a parte pochi sapeva quale era la verità. La mia comparsa, con l’aggiunta del racconto della reale situazione in cui ci si trova, avrebbe certamente portato qualcuno ad avere dubbi, qualcuno avrebbe certamente obiettato, era tra le probabilità. Una volta capito questo mi sono chiesto chi tra i presenti avrebbe avuto più motivi per dubitare di me e di quanto stavo dicendo. La risposta che mi sono dato? Qualcuno che lo aveva già fatto in passato ovviamente. La sola risposta ovvia quindi era Finnigan.- disse Harry fissandola negli occhi.-No Herm, io non lo sapevo. Era tuttavia una delle opzioni ed ancora una volta una delle mie teorie si è dimostrata esatta, anche se sinceramente avrei preferito sbagliarmi.-
 
-Certo…- rispose la ragazza basita. Eccolo di nuovo li davanti a lei, quello era Harry, il suo migliore amico, il suo eroe, la sua speranza. Tuttavia Harry non era solo questo, era molte altre cose. Lui era un guerriero, un combattente, un leader. Lo era sempre stato ma ora era diventato anche un astuto stratega, freddo, calcolatore, infallibile. Il ragazzo impulsivo, emotivo e in alcuni casi fragile che conosceva aveva lasciato posto ad un uomo forte, giusto e astuto più di quanto lei si sarebbe aspettata. Harry Potter dopo quattordici anni riusciva ancora a sorprenderla come il primo giorno.
 
-Quindi tu…avevi previsto uno scontro con lui?- domandò poi ancora la ragazza.
 
-Anche quello era tra le opzioni si. E se te lo stai chiedendo…si anche il duello era stato…”preparato” diciamo. Dovevo sorprenderli e catturare la loro attenzione. Dovevo dimostrare di non essere più l’Harry di sette anni fa. Dovevo dimostrare di essere come Silente…ovvero qualcuno potente da poter seguire.-terminò il moro.
 
-Sei sempre stato uno da seguire. Anche sette anni fa.-
 
-Per te, Ron e pochi altri si. Per tutti gli altri io ero la speranza solo per via della profezia. Ed avevano ragione. Senza di essa non avrei mai battuto Riddle. È stata la formulazione di quella profezia a fare si che si avverasse. Se la Cooman non l’avesse mai fatta Voldemort non avrebbe cercato di uccidermi e non sarebbe morto la prima volta. Il legame tra me e lui non si sarebbe mai formato e io non avrei mai vinto. Questa volta non ci sono profezie. Loro dovevano seguirmi perché sicuri che io potessi fare qualcosa per cambiare le cose. Dovevo dare una dimostrazione di forza. Dovevo essere imbattibile, inarrestabile, ineguagliabile.-
 
Hermone era sempre più sorpresa da quello che stava sentendo. Poi di colpo le venne in mente il momento immediatamente dopo la sconfitta di Seamus, ricordò il breve colloquio avuto con Draco su quali fossero le reali capacità di Harry. Voleva chiedere al suo amico spiegazioni tuttavia non sapeva bene come fare. Harry fino ad ora si era dimostrato restio a raccontare degli anni passati lontano da lei. L’indecisione la pervadeva. Il giovane mago seduto di fronte a lei parve accorgersi di questo conflitto interiore che affliggeva la giovane e ne intuì anche il motivo, avendo parlato con Draco prima che partisse. Perciò anticipò l’amica.
 
-Malfoy mi ha detto che avete parlato.- iniziò.- Mi ha riferito che hai espresso della curiosità sulla reale estensione dei miei poteri e soprattutto sulla loro origine. Credo sia arrivato il momento di parlarne con te quindi…chiedi avanti.- disse il giovane sorridendo all’amica. Quel sorriso rassicurò Hermione che si decise finalmente a domandare ciò che desiderava sapere.
 
-Cos’è quel fumo?- domandò finalmente fissando l’amico.
 
-Ahhh..beh il fumo non è che una parte del potere che ho.- disse scomparendo in una nuvola di fumo nero e riapparendo alle spalle dell’amica. Poi Harry le fece segno di alzarsi cosa che lei fece all’istante. Voleva vedere cosa altro aveva da mostrarle. Il moro mosse il braccio e tese la sua mano destra in avanti con il palmo rivolto verso l’alto. Hermione osservò il movimento con estrema curiosità che si trasformò presto in stupore quando dal palmo del giovane si sprigionò qualcosa di nero. Non era fumo, era molto diverso, la densità, la consistenza, il movimento. Tutto questo portò Hermione alla conclusione che quello che si era sprigionato dalla mano di Harry era…
 
-Fuoco!- esclamò la ragazza con infinita sorpresa.- è fuoco nero!- avvicinò la mano che subito ritrasse a causa del calore. – è caldo!-
 
-Certo che è caldo! Hai appena detto che è fuoco.- disse Harry ridacchiando. Nella mano del giovane stava ardendo una piccola fiammella che anziché essere rossa con qualche accenno di giallo, era totalmente nera con qualche sfumatura tendente al bianco. Hermione era basita di fronte a quella stava osservando, non aveva mai visto nulla di simile, ne mai letto nulla al riguardo.
 
-è completamente nero! Come è possibile? Dove hai imparato a farlo?- domandò la riccia smettendo di fissare la fiamma e spostando lo sguardo sul suo amico. Harry chiuse la mano facendo svanire la fiammella e si risedette al tavolo imitato dall’amica.
 
-Beh che tu ci creda o no, io non l’ho imparato.- e dicendo fece un rapido movimento con la mano facendo comparire sul suo palmo una gemma di forma ottagonale completamente trasparente.
 
-Cos’è?- chiese Hermione curiosa.
 
-La fonte del mio potere.-esclamò il giovane osservando la reazione dell’amica. Come previsto sembrava scettica.- Una volta non era così. La prima volta che l’ho vista era nera. Completamente nera. È stato parecchio tempo fa. Sono passati cinque anni da allora.-disse ripensando al passato.
 
-Come può essere quella la fonte del tuo potere? E cos’è il tuo potere?-
 
-Sinceramente…non ne ho la minima idea.-ammise il giovane lasciando sgomenta la ragazza.
 
-Come non ne hai idea?- domandò. Harry sorrise e iniziò a raccontare.
 
-Cinque anni fa io e Draco lavoravamo già insieme a Nikolai e Jenny. Li avevamo incontrati da poco ma eravamo già diventati un gruppo affiatato. Lavoravamo come “risolutori di problemi” perciò cercavamo di prendere più incarichi possibili. In quel periodo ne prendemmo due differenti. Uno era molto semplice mentre l’altro richiedeva almeno la presenza di tre persone. Così decidemmo di dividerci. Loro tre presero l’incarico più difficile mentre a me toccò un incarico facile. Un cliente ci aveva commissionato il recupero di un manufatto che affermava fosse stato sottratto con l’inganno alla sua famiglia. Feci delle indagini e da quanto riuscì a scoprire il cliente affermava il vero. Disse che l’oggetto era stato nascosto in una villa in Francia, in una località poco distante da Lione. Aggiunse anche che la forma dell’oggetto gli era sconosciuta ma che era contenuto in un cofanetto rosso scuro di metallo con sopra la raffigurazione di un drago d’orato  Ottenute le informazioni mi ci recai, l’incarico mi sembrava semplice. La villa non era sorvegliata e all’interno non c’era nessuno, la cosa mi sembrò strana, ma sul momento non mi feci molte domande. Perquisì l’intera villa ma dell’oggetto nessuna traccia. Quando stavo per andarmene toccai per errore una statuetta sulla scrivania dello studio. Subito sentì scattare un meccanismo e dietro la poltrona della scrivania si aprì una porta nascosta che conduceva in un’altra stanza. All’interno erano contenuti molti oggetti, alcuni dei quali sembravano rari e pericolosi ma io cercavo una cosa in particolare che riconobbi subito. Su un ripiano, in bella vista, c’era un cofanetto rosso scuro di metallo con sopra il drago d’orato. Presi la scatola ed uscì il più velocemente possibile. Una volta fuori mi diressi al nostro covo. Mi era sembrato tutto troppo facile, volevo vederci chiaro. Quando arrivai feci ciò che probabilmente non avrei dovuto fare…aprì il cofanetto. All’interno c’era una gemma nera di forma ottagonale. Incuriosito da quella gemma decisi di cercare di capire cosa fosse e fu proprio quando la presi in mano che accadde…-
 
-Accadde cosa?- domandò curiosa la giovane che per tutto il tempo era rimasta in silenzio rapita dal racconto.
 
-Il nero dentro la gemma sparì ed entrò nel mio corpo. Fu come se avesse vita propria. Per un po’ il mio organismo lottò per rigettare quella cosa, qualunque cosa fosse. Le mie vene pulsavano ed erano diventate completamente nere come la pece, come anche i miei occhi. Poi il mio corpo ad un certo punto si arrese e io e quel fumo, o fuoco, insomma io e quella cosa diventammo un tutt’uno.- terminò poi. Hermione era shockata. Harry aveva appena raccontato di come qualcosa di imprecisata provenienza si fosse impossessato di lui e se ne stava li tranquillo e beato sulla sedia come se fosse una cosa di tutti i giorni.
 
-Da quel momento- proseguì il giovane.-Posso dissolvermi in fumo e materializzarmi con esso, creare sfere di fuoco nero, resistere al calore intenso. Insomma fare cose che nessun altro può fare. Non solo, questa cosa ha aumentato la mia forza, la mia velocità e la mia carica di magia. Ormai è parte di me e la governo come voglio. Ormai sono io.-
 
Quella storia aveva dell’incredibile. Hermione negli ultimi tempi aveva sentito cose pazzesche. Aveva sentito leggende su entità oscure, di grandi scontri tra maghi, di viaggi mentali in universi dove presente e passato possono coesistere e ora aveva sentito anche questa storia. Ormai tutto era diventato possibile.
 
-E…e poi il vostro cliente? Insomma…Avrai chiesto spiegazioni immagino? Avrai cercato di separarti da quel “fumo” no?- domandò Hermione ansiosa di sapere cosa fosse accaduto dopo.
 
-Qui arriva la parte ancora più interessante. Il cliente è sparito nel nulla. E non intendo che si è nascosto o che si è dato alla fuga. Dico che non esiste nessuna traccia di lui dopo quegli eventi…-poi fece una pausa.-Credo che in realtà non sia mai esistito. Le persone che mi avevano confermato la storia del furto alla sua famiglia quando le reinterrogai dissero di non aver mai sentito parlare di questa persona. Detti un occhiata dentro le loro menti, grazie a questo fumo sono in grado di farlo con molta  più facilità rispetto a prima perché ha potenziato anche le mie doti di Legilimens, e scoprì che non stavano mentendo. I ricordi che avevano erano corretti ma c’era traccia di una modifica. Qualcuno aveva modificato i loro ricordi inserendo informazioni false al solo scopo di confermare quelle che aveva dato a me. Sapeva che avrei indagato. Successivamente poi ha rimosso tutto. Quell’uomo non è mai esistito. Con il senno di poi capì che anche il suo nome era un indizio che era tutto falso.-terminò Harry con un sorriso amaro al ricordo di essere stato ingannato.
 
-  Perché? Come si chiamava?-
 
- Ivan Bliminse…- disse Harry aspettando che Hermione elaborasse.- è un anagramma.- l’aiutò.
 
-“Invisible Man”. Uomo invisibile ma certo!- esclamò la giovane.
 
-Corretto. Io lo capì solo dopo quegli eventi. Sul momento non pensai che potesse essere falso, era un nome strano è vero, ma non più di Albus Percival Wulfric Brian Silente.- esclamò alzando le spalle e sorridendo. Anche Hermione sorrise per quella battuta.- Inoltre la sua storia era stata confermata da tutti quelli con cui avevo parlato. Era tutta una trappola per farmi prendere quella gemma e per fare in modo che io la toccassi. Sapeva che mi sarei insospettito per non aver incontrato nessuno sulla mia strada. È stato astuto…chiunque fosse.-terminò poi.
 
-Quindi voleva che tu avessi quei poteri secondo te? Non ha senso!- obiettò la giovane.
 
-Lo so ma è l’unica possibilità. Se avesse voluto lui quei poteri non avrebbe avuto senso mandare qualcuno a prenderla perché sarebbe potuto entrare in contatto con la gemma. Come minimo avrebbe dovuto mettermi in guardia sul non toccare il contenuto del cofanetto se avesse voluto che non lo si sfiorasse ma invece no. Lui voleva che le cose andassero così…ne sono sicuro. Solo non so il perché. E nemmeno chi fosse quell’uomo.- terminò poi.
 
-E dopo cosa accadde?- chiese Hermione che ormai voleva sapere cosa fosse successo nella vita di Harry fino al momento del loro incontro.
 
-Dopo quella volta decisi che non mi sarei più fatto ingannare. Iniziai a viaggiare, insieme agli altri. Un po’ per cercare notizie su quell’uomo, un po’ per ampliare i nostri orizzonti e le nostre conoscenze e un po’ per lavoro. Nei cinque anni che seguirono il mondo divenne la nostra casa. Non ci fermavamo mai più di un mese in un posto salvo che per qualche lavoro importante. Ho visitato la Cina, il Giappone, la Thailandia e ho imparato da alcuni grandi maghi orientali alcuni tipi di magie che qui nemmeno ci sogniamo. Ho esplorato la Russia, la grande patria di Nikolai, e lui mi ha fatto conoscere un grande mago dal quale tutti noi abbiamo imparato molto. E poi via di nuovo in viaggio. America, India, Egitto, Australia, Germania, Italia, Bulgaria, Spagna, Canada. Ogni nazione in cui ci fosse una minima cultura magica da cui potessimo imparare, noi l’abbiamo visitata. Ho imparato molto. Forse addirittura troppo. Alcune conoscenze magiche non dovrebbero essere in possesso di un unico mago. Quei cinque anni mi hanno cambiato. Ho affinato le mie abilità, il mio ingegno e le mie conoscenze. Quei cinque anni mi hanno fatto diventare…questo.-  e con un gesto plateale indicò se stesso.
 
-però…hai passato degli anni impegnativi!- asserì Hermione che finalmente era venuta a conoscenza di come Harry avesse passato quel periodo di lontananza. Certo non sapeva proprio tutto ma per il momento era abbastanza.
 
-Già, puoi ben dirlo!- affermò Harry. Poi parve riflettere un secondo.-Ora però mi sembra equo che sia tu a raccontarmi di questi sette anni.-terminò poi sorridendole.



 
 
 
 





 
 
Hermione parve riflettere su cosa raccontare ad Harry. Lei in fondo non aveva poi molto da raccontare. Subito dopo la sua scomparsa lei era tornata ancora un anno ad Hogwarts e poi aveva iniziato a lavorare al Ministero.
 
-Beh dopo che tu sei partito ho deciso che sarei tornata ancora un anno a Hogwarts per terminare i miei studi. Sai come sono fatta.- disse sorridendo all’amico.-Immagino che lo avessi previsto questo. Poi ho fatto domanda per entrare al Ministero nell’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche e sono stata assunta come semplice stagista all’inizio. Poi ho cominciato a proporre qualche mia idea, a prendere iniziative e pian piano ho cominciato a scalare la gerarchia interna dell’Ufficio fino all’anno scorso quando mi hanno nominata Vice-responsabile dell’Ufficio. E boh..la mia vita è tutta qui.- terminò poi.
 
 
 
-Beh volevo sentirlo da te! In realtà tutto questo lo sapevo già. Non crederai che solo perché ero lontano io non seguissi la tua vita! Ho seguito ogni passo della tua brillante carriera e a quanto so io tu non ti sei data dei meriti che invece hai. Hai rinnovato completamente il tuo ufficio portando notevoli cambiamenti! Cambiamenti positivi. Sai ero orgoglioso quando leggevo o sentivo di ciò che eri diventata. La mia piccola So-tutto-io ha fatto carriera!- affermò ridacchiando e regalandole uno di quei sorrisi che tanto amava.-Ma c’è una domanda che ti voglio porre perché a questa informazione non ho avuto accesso.-
 
-Avanti poni il tuo quesito allora!-
 
-Cosa è successo con Ron?- chiese ritornando serio e fissando l’amica.-Insomma quando me ne sono andato eravate una coppia felice, sembrava che niente potesse scuotervi. Invece poi ho scoperto che lui si è trasferito in Croazia per giocare a Quidditch.- Hermione si prese un attimo per rispondere.
 
-Sinceramente non lo so cosa sia successo di preciso. Dopo che te ne sei andato il nostro rapporto ha cominciato a deteriorarsi. Io sono tornata a scuola, lui ha fatto l’esame per diventare Auror fallendolo e andando poi ad aiutare George al negozio. Il nostro rapporto ha continuato ad andare sempre peggio, inoltre il fatto di essere lontani non aiutava. Poi quando ho finito il mio ultimo anno e stavo per fare domanda per entrare al Ministero lui ricevette una proposta per giocare come portiere in una squadra croata. Era entusiasta e dato che io non avevo ancora iniziato a lavorare mi propose di seguirlo, di trasferirci lontano e di iniziare una nuova vita fuggendo dal passato. Pensai che forse quello avrebbe potuto salvare il nostro rapporto, che ormai si avvicinava alla sua fine. Ma la mia risposta fu negativa. Non accettai di andarmene. Lui si infuriò, disse che ero egoista, che non lo amavo, che allora sarebbe partito da solo…- Hermione fece una pausa prendendo fiato.-…e io non lo fermai. Non volevo farlo, non volevo andarmene, non potevo…- Terminò poi alzandosi e avvicinandosi alla finestra per guardare fuori.
 
-Perché non potevi? Iniziare una nuova vita poteva essere la soluzione giusta. Cosa ti tratteneva?- domandò Harry. La ragazza parve titubante a rispondergli, non aveva mai confidato a nessuno il vero motivo per cui lei e Ron si erano lasciati, nemmeno a Luna, anche se Hermione aveva sempre sospettato che la bionda lo avesse capito. Poi parve prendere coraggio e rispose.
 
-Tu. Sei tu il motivo per cui ci siamo lasciati, tu il motivo per cui sono rimasta. Dopo che sei sparito era come se una parte di me fosse sparita con te, una parte importante, una parte preziosa. All’inizio non riuscivo a capire perché mi sentissi così… così…- sembrava che non riuscisse a trovare la parola adatta.-…vuota. Ecco si vuota. Ho passato un intero anno a cercare di capire a cosa fosse dovuto e la risposta mi arrivò limpida come il sole quando Ron mi chiese di partire, di lasciare tutto questo, di lasciare la mia casa, la mia terra. Non potevo andarmene perché…questo era l’ultimo luogo che mi legava a te. Tutti i posti dove siamo cresciuti. Hogwarts, la Tana, Grimmauld Place e tanti altri. Se mai fossi riapparso era in questi luoghi che saresti tornato, in questi posti che avresti cercato un volto amico e io volevo essere qui in quel momento. Perché la verità è che ai tempi della scuola io ho sbagliato tutto, ho sbagliato a capire. Quella ragazza che sapeva sempre tutto, che aveva ogni risposta, aveva mal interpretato i propri sentimenti. Perché io..è te che amo.- Lo aveva detto. Non ci credeva, il cuore le batteva a mille e le mani le tremavano come non succedeva da sette anni. Si voltò per vedere quale reazione Harry avesse avuto e l’unica cosa che vide fu una sedia vuota.
 
Persa, si senti persa smarrita. Aveva aperto il suo cuore ed era accaduto il peggio. D’un tratto qualcosa la afferrò alle spalle e la fece voltare. Si ritrovò davanti due occhi verdi che si specchiarono per un attimo negli occhi d’orati della ragazza. Un piccolo momento di silenzio in cui i due si fissarono solamente e poi accadde. Harry Potter ed Hermione Granger, amici fin da piccoli, inseparabili, legati l’uno all’altra da qualcosa di più profondo di una semplice amicizia, si baciarono aprendosi la strada per un futuro insieme.
 




Spazio dell'Autore: E rieccoci bella gente! Ecco un nuovo capitolo! Questa volta non ho molto da dirvi se non che finalmente si è scoperto qualcosa su questo "fumo" anche se ancora tutta la storia rimane nel mistero. Aspetto i vostri pareri! Alla prossima gente!

 

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Capitolo 15
*** Buonasera Hogsmeade ***


 
Buonasera Hogsmeade





 
 
 
 
 
Erano le otto del mattino. Hermione quel giorno si svegliò felice, allegra e piena di vita. Per la prima volta da sette anni si sentiva completa, si sentiva di nuovo se stessa. Quel senso si vuoto, di tristezza che l’aveva accompagnata per un settennato era sparito la notte precedente. Hermione era finalmente riuscita ad esprimere quei sentimenti così a lungo celati e soppressi. Quei sentimenti che provava da anni ma che per paura e mancanza di occasioni non aveva potuto seguire, erano finalmente stati dichiarati e con sorpresa della giovane erano stati ricambiati. Hermione aveva detto a Harry di amarlo e lui per tutta risposta l’aveva baciata. Non aveva detto qualcosa di banale come “anche io ti amo”, non ce n’era bisogno. Quel “ti amo” non detto e tutto il resto dei sentimenti che il giovane provava erano espressi in quel bacio. Quel bacio che inevitabilmente poi li aveva portati ad altro. Quasi fosse un comunissimo film romantico, o una banale scena di un racconto, avevano passato la notte insieme. Alcuni avrebbero detto che avevano fatto sesso, altri, i più romantici  che avevano fatto l’amore altri ancora, i più poetici, che erano diventati parte l’uno dell’altra. Hermione lo definiva “stare bene”, tutto qui, una cosa semplice ma molto difficile da ottenere per la maggio parte delle persone.
 
Nonostante fosse sveglia non voleva alzarsi da letto. Voleva restare li dove si sentiva felice e serena. Tuttavia sapeva di non poterlo fare perciò finalmente aprì gli occhi aspettandosi di vedere al suo fianco il suo compagno. Invece no. Anche se non riusciva a distinguere ancora bene le forme a causa della luce si rese subito conto che a fianco a lei c’era solo un cuscino sprimacciato, delle lenzuola stropicciate e un posto vuoto. Harry non c’era. Subito Hermione scattò seduta impaurita che magari il giovane si fosse pentito di quanto accaduto la notte precendente e che fosse scappato. Tuttavia poi appena gli occhi si abituarono alla luce ,che filtrava prepotente dalla serranda della finestra mezza sollevata, Hermione si ritrovò di fronte ad una scena insolita. Harry Potter si trovava ai piedi del letto, seduto a gambe incrociate sul pavimento con le mani sulle ginocchia indossando solo i pantaloni e una maglietta. Aveva gli occhi chiusi e attorno a lui vorticavano diversi oggetti sospesi in aria: un’agenda, una penna, il cellulare, il telecomando, i suoi occhiali. Hermione pensò che stesse facendo qualcosa di molto simile alla meditazione. Non volendo disturbarlo quindi si mise ad osservarlo meglio. Era estremamente cambiato, i capelli sempre ribelli erano leggermente più lunghi dei tempi della scuola, la cicatrice svettava sempre sulla sua fronte ma era accompagnata da altre due, una sulla mascella e una sul labbro, il viso si era fatto più squadrato e portava la barba di qualche giorno che gli donava uno stile alla “Dr. House” pensò la riccia. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso perciò continuò a osservare quella silenziosa pratica che probabilmente Harry svolgeva ogni mattina.
 
- Sai se l’ho spettacolo è così interessante forse dovrei iniziare a far pagare il biglietto- esclamò Harry sorridendo ma continuando a tenere gli occhi chiusi e a far vorticare gli oggetti.
 
-Oh…ehm…scusa- disse Hermione imbarazzata. Si sentiva una ragazzina colta sul fatto in quel momento.
 
-Ah ah non importa.- ridacchio il moro.-lo trovi interessante?-domandò continuando la sua pratica.
 
-Come ci riesci?- chiese la riccia curiosa. Harry aveva imparato numerose cose durante i suoi viaggi e lei voleva scoprirne il più possibile.
 
-L’ho imparato durante uno dei miei viaggi in Oriente. Il principio di base è lo stesso della magia accidentale minorile. Quando i bambini non riescono a controllare le proprie emozioni non sono in grado di governare il proprio potere magico e quindi accadono le cose più bizzarre.- Iniziò a spiegare il giovane.- Tuttavia si può ottenere lo stesso risultato attraverso il controllo di se stessi. Se te lo stai chiedendo questa non è meditazione come la intendono i babbani per esempio…io la difinirei più come concentrazione. Non sto meditando per ottenere un illuminazione e arrivare a capire i misteri dell’universo. Mi sto concentrando per aumentare il mio potere magico e il controllo che ho su esso. Ti insegnerò se vuoi- terminò poi.
 
-Certo! Anche se io non sono allenata. Non sono addestrata come te.- Ammise la giovane. Ai tempi della scuola era lei a dettare legge in fatto di conoscenze ma ora i ruoli si erano invertiti. Ora era Harry il so tutto della situazione.  Il ragazzo a quella affermazione aprì gli occhi, fece tornare tutti gli oggetti al loro posto, compresi i propri occhiali che tornarono sul suo naso, si alzò e si sedette di fronte ad Hermione sul letto.
 
- Herm..ricordati sempre una cosa. È una cosa importante e un giorno potrebbe servirti ricordarlo. L’addestramento è niente! La volontà è tutto! In battaglia è la volontà che ti porta a lottare un secondo di più per sopravvivere. Ricordalo!- detto questo si chinò su di lei e la baciò.-Ora in piedi pigrona! Ci aspetta una giornata impegnativa!-
 
-“Ci” aspetta? Mi spiace ma hai capito male! Io devo andare a lavoro, non posso saltare anche oggi. Potrei creare sospetti dato che in sei anni non ho mai saltato un giorno!- esclamò la giovane iniziando a vestirsi.
 
-Mai nemmeno un giorno? Non me lo sarei mai aspettato!- disse il giovane fingendo sorpresa e ridacchiando.
 
-Perché? Hai qualcosa da ridire?- ribatté la riccia voltandosi con un falso cipiglio arrabbiato.
 
-No, assolutamente no. Sai in alcune cose non sei proprio cambiata dai tempi della scuola! Sei ancora la so-tutto-io puntigliosa che conoscevo un tempo!- disse ridendo di gusto.
 
-Antipatico!- disse la giovane facendogli la linguaccia.-Tu cosa farai oggi?-domandò poi.
 
-Qualcosa che definirei come “reperimento risorse”.-disse il moro indossando la camicia.
 
-Reperimento risorse?- chiese curiosa Hermione.
 
-Domani dovremo dimostrare di essere un gruppo, di essere forti, di essere una potenza. Per farlo occorreranno…oggetti di scena.-
 
-Un'altra messinscena? Un altro show?- domandò la ragazza ben sapendo la risposta.
 
-La teatralità e l’inganno sono armi potenti Herm. In alcuni casi devi diventare più che un uomo agli occhi del tuo avversario. Servono eventi drammatici per svegliare la gente dalla propria apatia ma non possiamo farlo come semplici uomini. Come uomo mi possono schiacciare o ignorare ma come simbolo, beh  come simbolo potrei, anzi potremmo essere al di sopra di tutto, incorruttibili, indistruttibili, ineguagliabili.-disse Harry sicuro di se indossando il cappotto nero.-Perciò oggi andrò a procurarmi degli oggetti di scena diciamo. Mantelli neri, spade, divise nere. Domani Veritas si rivelerà al mondo. Domani la gente avrà qualcosa in cui credere, qualcosa in cui sperare. Domani inizierà qualcosa di nuovo!- e dicendo questo la baciò con passione per poi svanire nel nulla. Hermione sorrise. Erano passati anni ma tra loro nulla era cambiato.



 
 
 
 
 




 
 
 
Era arrivato il fatidico giorno. Il giorno decisivo, il giorno della verità, il giorno di Veritas. Quel giorno tutti i membri dell’ex Ordine della Fenice si alzarono di buon mattino, tesi come corde di violino ma pronti a seguire le direttive del loro nuovo condottiero. Ognuno quel giorno aveva il proprio compito. Alcuni avrebbero preso parte alla messinscena come parte di essa, altri solo come spettatori, altri ancora, i più sfortunati, sarebbero stati sul lato opposto della barricata in quel momento. Data l’importanza di quella giornata erano stati richiamati anche Jenny, Nikolai e Draco che avevano abbandonato il loro posto di sorveglianza a Stonehenge per schierarsi ancora una volta al fianco di Harry.
 
Il Ministero aveva fatto le cose in grande quel giorno. Dato che la loro sede era ancora flagellata dai lavori di ricostruzione avviati dopo l’irruzione del Prescelto, il Ministro aveva deciso di rendere la conferenza stampa completamente pubblica in modo che chiunque volesse parteciparvi potesse farlo. Avevano quindi allestito un palco nella piazza centrale di Hogsmeade. Quella piazza dopo la caduta del Signore Oscuro era diventata per tutti un simbolo di vittoria, infatti dopo la guerra vi era stata costruita una statua in onore del Salvatore del Mondo Magico. Anche il Ministro ovviamente giocava con la teatralità.
 
La conferenza era stata fissata per le cinque del pomeriggio e Hermione era arrivata perfettamente in orario. Non appena entrò nella piazza la prima cosa che attirò la sua attenzione fu proprio la statua del suo eroe. Aveva sempre sostenuto che ad Harry non sarebbe andata a genio l’idea della statua. Lui era modesto e non voleva mettersi in mostra. L’idea di erigere quell’inutile monumento venne fuori appena dopo la sua scomparsa e fu approvata da tutti a gran voce ma il ragazzo sicuramente si sarebbe opposto a quell’obbrobrio.
 
 La giovane si ridestò dai suoi pensieri e continuò ad avanzare nella piazza la cui intera superficie era stata riempita con sedie che dovevano ospitare le numerose persone che si prevedeva fossero venute. La maggioranza dei posti ovviamente era già stata occupata, l’afflusso di gente per quell’evento era incredibile, tuttavia Hermione si accorse che la McGranitt le aveva conservato un posto a fianco a lei e ad Arthur Wasley perciò si avviò verso di loro per occupare il suo posto. Hermione fu sorpresa di vedere la sua ex professoressa seduta tra il pubblico.
 
-Salve professoressa.-disse la giovane sedendosi. La donna si voltò verso di lei, la squadrò e poi le sorrise.
 
-Signorina Granger, ormai lei non è più una mia studentessa da molto tempo, io e lei abbiamo combattuto fianco a fianco durante la guerra e…-poi abbassò la voce.-ora partecipiamo insieme ad una nuova società segreta sotto la guida del più ricercato di tutta l’Inghilterra. Oserei dire quindi che forse è arrivato il momento di darci del “tu”, lei cosa dice?- propose la donna, ammiccando alla giovane. La ragazza sgranò gli occhi.
 
-Certo, ne sarei felice!- rispose Hermione.
 
-Molto bene. Allora buonasera Hermione!-disse la donna.
 
-Buonasera Minerva!-rispose la riccia sorridendole un po’ impacciata per quella novità.-Se posso chiedere, come mai lei…cioè tu.- si corresse quando la sua ex professoressa la guardò storto per il ritorno al lei.-non sei tra gli invitati a presenziare sul palco insieme al Ministro? In fondo sei la Preside di Hogwarts, dovrebbe essere ovvio che il tuo posto sia lì.
 
- La tua teoria non fa una piega. Tuttavia tu non tieni conto che io ero una fedelissima di Silente. Powell è già stato costretto ad ingoiare il rospo dell’avere come Comandante Auror Kingsley. Non poteva permettere che un altro dei collaboratori stretti di Albus avesse una posizione di qualche rilievo in questa questione.-terminò poi la donna contrariata. Proprio in quel momento scoccarono le cinque e in perfetto orario il Ministro fece la sua comparsa sul palco, seguito dai suoi collaboratori stretti tra cui anche Kingsley. Hermione e la McGranitt notarono che, non appena Powell aveva messo piede sul palco, nella piazza erano comparsi un centinaio di maghi, con delle divise bordeaux e nere con una grossa V d’orata ricamata sul petto. La Vanguard aveva appena fatto la sua entrata. Erano li per controllare la situazione. Le due donne sospettarono che molti altri fossero nascosti in attesa che qualcosa avvenisse. Il Ministro si posizionò di fronte al leggio presente sul palco, si puntò la bacchetta alla gola per fare in modo di potenziare la sua voce e parlò.
 
-Salve a tutti. Come tutti voi saprete io sono Harold Powell, Ministro della Magia.-esclamò con tono pomposo.- Immagino sappiate tutti perché sono qui oggi. I tempi stanno cambiando, ore buie si prospettano d’innanzi a noi…- continuò.
 
-Povero sciocco…non sa nemmeno quanto sia vero quello che sta dicendo.-Sussurrò la McGranitt ad Hermione che non poté fare altro che annuire mesta.
 
-Harry James Potter!-disse il Ministro.-Questo il nome di colui che minaccia la nostra tranquillità.- esclamò il Ministro battendo un pugno sul leggio.- Un tempo questo nome era un simbolo. Simbolo di onestà, simbolo di giustizia, simbolo di vittoria! Quei tempi sono finiti! Ora non è più così. Harry James Potter! Ora voi ricorderete questo nome come quello di colui che si prenderà la pace che duramente abbiamo conquistato e che lui stesso a contribuito a creare, come colui che sarà un pericolo per i vostri bambini, come colui che minaccia la serenità della nostra nazione. Niente altro che un fanatico che va in giro blaterando di corruzione e inganni. Asserisce cose di cui nemmeno comprende a pieno il significato! Quello che un tempo chiamavamo eroe ora non è niente altro che uno spostato, un pazzo, un criminale!- continuò l’uomo alzando sempre di più la voce.-Ma non temete! Noi lo fermeremo! Il Ministero fermerà questa follia!! La Vanguard…- disse indicando quella che poteva essere definita come la sua “milizia privata”.-Catturerà e fermerà Harry Potter!- Man mano che il Ministro proseguiva nel suo discorso la rabbia cominciava a salire in Hermione e in tutti gli altri membri di Veritas presenti lì. Volevano reagire, ribellarsi a quelle parole ma sapevano di doversi controllare. Sapevano di dover aspettare. Aspettare il Suo arrivo. Non dovettero attendere a lungo perché proprio quando il Ministrò terminò di parlare, finalmente accadde.




 
 
 
 




 
Quel giorno il cielo era scuro. Nuvole nere e cariche di pioggia sovrastavano la piazza. Eppure non una goccia cadde in quelle ore. Era come se anche le nuvole comprendessero l’importanza di quel momento e perciò avessero deciso di aspettare. Anche le nuvole avevano deciso di essere silenziosi spettatori di quello che stava per accadere.
 
Un lampo rosso accese l’aria proprio quando il Ministro terminò il suo discorso. Un lampo rosso fuoco che accecò i presenti abbagliandoli. Quando tutti riuscirono a mettere di nuovo a fuoco ciò che li circondava si accorsero subito che qualcosa era cambiato drasticamente. Ora sopra le loro teste e tutt’intorno a loro era presente un enorme barriera semisferica color rosso che separava i presenti nella piazza e quelli sul palco dai membri della Vanguard che avevano preso posto lungo il perimetro. Un'altra cosa era comparsa oltre alla barriera. Una cosa che fece sbiancare molti dei presenti, Ministro compreso. Harry Potter era apparso al fianco di Harold Powell nel suo solito fumo nero che ormai buona parte dei presenti aveva imparato a conoscere. La cosa che terrorizzò i più fu che non era da solo, altri lo avevano accompagnato.
 
-Sono una ventina…- sussurrò una donna terrorizzata alle spalle di Hermione vedendo quelle figure nere, tutte uguali tra loro che erano comparse insieme ad Harry. Lei e la McGranitt sorrisero di nascosto. Non erano una ventina, erano diciassette e loro lo sapevano bene perché sapevano benissimo chi erano. Oltre ad Harry, Nikolai, Jenny e Draco c’erano molti altri che avevano aderito subito alla richiesta di Harry. Il giovane aveva chiesto dei volontari per partecipare a quello che lui definiva “lo show”. In tredici avevano accettato subito, senza battere ciglio: Luna, Abeforth, Ginny, Neville, George, Bill, Fleur, Gabrielle, Angelina, Katie, Lee Jordan, Oliver Baston, Hannah Abboth. Harry aveva procurato loro dei mantelli con cappuccio neri, delle divise nere, delle spade e delle maschere bianche per celare il proprio volto. Harry era stato categorico su quello, nessuno a parte lui, Draco, Jenny e Nikolai avrebbe mostrato il proprio volto. Non volevano correre rischi di ripercussioni sulle famiglie. E ora erano tutti li, schierati in quella piazza, di fronte ad una folla attonita e sconcertata. Solo quattro di loro erano separati dagli altri. Quattro, quei quattro, si trovavano sul palco, insieme al Ministro e ai suoi collaboratori stretti. Il Ministro osservava basito quello che stava accadendo. Mai si sarebbe aspettato che i suoi uomini fossero messi fuori dai giochi così facilmente. Osservava sconcertato i membri della Vanguard, rimasti al di fuori della barriera, mentre cercavano di distruggerla lanciando tutto il loro arsenale di incantesimi. Harry osservò il Ministro.
 
-Oh tranquillo, non ci disturberanno.- disse sorridendo amabilmente. A quelle parole i collaboratori stretti di Powell scattarono in piedi, compreso Kingsley che doveva mantenere le apparenze e sfoderarono le bacchette in direzione di Harry. Tuttavia il loro tentativo fu vano perché furono bloccati all’istante da Nikolai, Jenny e Draco che con una rapidità incredibile disarmarono i maghi presenti sul palco. Harry fece loro un cenno con il capo a mo di ringrazioamento. –Bene Harold, ci si rivede!-esclamò dando una pacca sulla spalla al Ministro.- Saresti così gentile da spostarti per favore?- il suo tono era calmo e cordiale. Il Ministro, rimasto bloccato da quegli avvenimenti si scostò di lato lasciando ad Harry il posto dietro il leggio.
 
-Buonasera Hogsmeade! Prima di tutto vi chiedo di scusarmi per questa interruzione ma ho pensato che fosse arrivato il momento di parlarvi di persona, non trovate? Così sono arrivato alla conclusione che sarebbe stata una buona idea presentarmi qui per sederci e fare due chiacchiere. Come vedete qualcuno vorrà privarci di questo momento e hanno già sfoderato le bacchette per cercare di raggiungerci.- esclamò sorridendo beffardo e indicando gli uomini fuori dalla barriera.-Perché? Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo le parole non perderanno mai il loro potere, perché esser sono il mezzo per giungere al significato e per coloro che vorranno ascoltare all’affermazione della verità. E la verità è che c’è qualcosa di profondamente marcio in questo paese. Inganni, corruzione, codardia, egoismo. Tutte cose che hanno contribuito ad avvelenare questa nazione. Le persone che ora vi governano, in buona parte, sono le stesse che quando gli è stato chiesto di stare zitti e obbedire lo hanno fatto. Le stesse che, quando era palese che Lord Voldemort avesse preso il potere, risposero “comandi” quando furono dati loro degli ordini. Le stesse che hanno tradito amici, parenti e conoscenti denunciandoli perché Mezzosangue pur di accaparrarsi una posizione sicura per se e la propria famiglia. Tutto questo ora sembra essere stato dimenticato. Ma non tutti lo hanno fatto. Non tutti sono sfuggiti al ricordo del passato. Le persone che vedete qui oggi, uomini e donne senza volto, potreste essere voi. Loro sono persone che hanno deciso di dire basta! Hanno deciso che era arrivato il momento di ribellarsi.- Harry fece una pausa, facendo scorrere il proprio sguardo su ognuno dei presenti.-Dopo il mio ritorno il Ministero per cercare di controllare il panico creatosi e per riuscire ad imprigionarmi ha creato un unità speciale. Voi tutti la conoscete. Vanguard è il suo nome e quelli sono i suoi membri. Tuttavia anche noi ci siamo riuniti in qualcosa, in qualcosa di grande!- estrasse la bacchetta e la puntò sul palazzo alle spalle del palco. Sulla superficie comparve una V infiammata con un lato a forma di saetta inscritta in un cerchio.
 
-Veritas è il nostro nome! Quello è il nostro simbolo! La verità il nostro credo!- urlò a pieni polmoni spalancando le braccia. – Voi penserete che sono pazzo! Sono certo che molti lo diranno senza dubbio. Uomini e donne pagati o minacciati dai nostri sublimi governanti per storpiare la realtà, macchiare la verità con subdole e meschine mezongne. Quello che dovete ricordarvi è che brave persone sono morte durante la lunga battaglia contro Voldermort. Il loro obiettivo? Difendere quella libertà a cui così tanti hanno rinunciato a testa bassa pur di sopravvivere un giorno di più. Noi è in loro ricordo che ci ribelleremo, in loro memoria che ci batteremo, in loro nome che moriremo.- Poi fece una pausa per osservare le reazioni della gente. Alcuni era rimasti terrorizzati ma altri invece avevano reagito come sperava lui. Nei loro sguardi, nei loro occhi si era acceso qualcosa, qualcosa di buono. La “fiamma della rivoluzione” pensò il moro. Harry a quel punto sorrise, ora a lui bastava solamente alimentare quella fiamma. Gli bastava solamente mantenere la sua parola.
 
-Da oggi Veritas non sarà solo un nome. Da oggi Veritas non sarà solo un gruppo di uomini che si battono per un ideale. Da oggi Veritas sarà la promessa fatta da noi al grande popolo dell’Inghilterra. Mai più inganni o soprusi. Mai più corruzione e ingiustizie. Uniti noi sopravvivremo, uniti noi combatteremo, uniti vinceremo!! Vittoria a Veritas!!!- terminò poi urlando e alzando il pugno sinistro in alto.
 
-Vittoria a Veritas!- urlarono gli altri sedici più qualcuno del pubblico imitando il gesto fatto da Harry.
 
-Harry Potter!- disse a quel punto Harold Powell che parve riscuotersi dal suo stato di terrore. Parlava con un tono di voce normale, in modo che solo quelli sul palco potessero udire. – è questo che sei diventato ragazzo? Un nemico dello stato? Un fanatico che aizza le folle contro i propri governanti? Un  leader che fa indossare ai suoi seguaci delle maschere e dei mantelli neri? Sei ancora in tempo per fermarti. Ancora in tempo per tornare indietro. Unisciti a noi. In fondo io e te siamo simili ragazzo.-esclamò tendendo la mano ad Harry. Il suo tono era cordiale e amichevole, sembrava essere un uomo diverso. Il giovane fu sorpreso di quel gesto e dopo un attimo di riflessione sorrise e osservò il cielo.
 
-La teatralità e l’inganno sono armi potenti Harold. Questo io lo so bene e a quanto vedo lo sai anche tu. Vedi quelle nuvole lassù? Sono scure, nere, minacciose eppure contengono litri e litri d’acqua che non è altro che la linfa vitale del mondo. Poi invece c’è la terra. Fantastica, solare, fertile ma anche sporca, decadente e secca alle volte. Vedi io e te siamo così. Io sembro minaccioso e crudele ma sarò colui che porterà nuova linfa a questo mondo ormai avvelenato da gente come te il cui unico scopo sembra essere quello di mandare in rovina tutto. Il giorno in cui io mi unirò a lei sarà il giorno in cui l’Inferno si sarà ghiacciato.-affermò poi tornando a osservare il Ministro.
 
-Tu sei un folle! È una follia schierarsi contro il Ministero. Noi siamo la legge! Noi siamo l’ordine! Noi siamo tutto!- disse il Ministro rialzando la voce in modo che tutti potessero udire. Harry lo osservò e decise di adeguarsi al tono del suo interlocutore.
 
-Follia dici? Beh credo che in fondo tu abbia ragione. In realtà è proprio quello che sono credo. Un folle, con una bacchetta, una spada, dei seguaci e un piano. Un folle che si batterà contro dei mulini a vento probabilmente. Ma puoi stare certo che noi persevereremo nella lotta! - affermò abbassando il capo e abbozzando un mezzo sorriso. Tutti osservavano impietriti la scena, compresa Hermione. –Sai Herold tu hai detto che siamo uguali io e te. Beh non potresti essere più in errore di così, tuttavia c’è una cosa che ci accomuna. Una cosa importante che ci rende se non uguali forse almeno legati in qualche modo…-affermò il giovane sorprendendo il Ministro e il resto dei presenti.
 
-E sentiamo, cos’è che ci accomunerebbe?- domandò Powell cauto ma nel contempo curioso. Harry fissò intensamente l’uomo e poi sorrise amabilmente, sorrise come se avesse rivisto una vecchia conoscenza, come se avesse rincontrato una vecchia amica.
 
-Entrambi incontreremo presto la Morte probabilmente!- ammise lasciando di stucco tutti, non solo il Ministro e il pubblico ma anche i membri di Veritas che rimasero allibiti da quelle parole. – aggiungo che probabilmente la tua fine arriverà prima della mia Harold, o almeno così spero. Detto questo ritengo sia il momento di andare. Buonanotte Harold!- e dicendo questo sparì in una nuvola di fumo che presto si estese a tutti i membri di Veritas che sparirono con lui. Insieme a loro sparì anche la barriera magica che era comparsa. Anche se i presenti erano liberi di muoversi oramai nessuno osò muovere un muscolo. Tutti erano rimasti basiti da quello che Harry aveva detto. I più erano shockati per la “minaccia” di morte al Ministro. Altri invece, la minoranza, era rimasta shockata da un'altra cosa. Harry Potter aveva predetto la sua morte imminente. Hermion Granger sconvolta e confusa si smaterializzò subito dalla piazza senza dire niente a nessuno.




Spazio dell'Autore: E rieccomi! Posso dirmi soddisfatto del riuscire a mantenere la mia promessa di un capitolo a settimana! yeeeee! Oggi la storia è andata avanti, non è successo molto ma ciò che è accaduto è significativo! Nei prossimi capitolo vi saranno sviluppi estremamente interessanti. Ormai manca meno di un mese alla luna rossa. Oserei dire che dove siamo arrivati corrisponde più o meno a quasi metà storia, ma non disperate ne devono succedere ancora tante di cose! Aspetto i vostri pareri sul capitolo! Alla prossima gente!!

 

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Capitolo 16
*** Resa dei Conti ***


Resa dei conti





 
 
 
 
Erano le undici di sera e la conferenza ministeriale era finita da circa quattro ore. Il tempo era cambiato radicalmente rispetto a qualche ora prima. Quelle nuvole cariche di pioggia che avevano assistito silenziose alla conferenza, dopo gli eventi di quel giorno avevano riversato sull’intera città un ondata d’acqua senza precedenti, quasi come se il loro fosse un pianto per quanto ascoltato. La pioggia cadeva forte e burrascosa su tutti gli edifici. Il picchiettio delle gocce sul tetto della base di Verias sembrava essere ritmato a tal punto da riuscire a scandire il tempo. All’interno, unici testimoni di quel suono, v’erano due uomini, due amici entrambi impegnati al compimento dei propri incarichi.
 
Harry se ne stava tranquillamente seduto su una sedia, con le gambe appoggiate al tavolo e un taccuino sulle gambe su cui stava scrivendo qualcosa. Oltre a lui nella stanza c’era Draco che stava riempiendo una sacca da viaggio. I due stavano silenziosamente svolgendo i loro compiti ignorandosi. Era così da quando erano tornati dalla conferenza. Harry aveva congedato tutti quelli che avevano partecipato, aveva rispedito Nikolai e Jenny a Stonehenge con la promessa che Draco li avrebbe raggiunti con viveri e qualche supporto tecnico. Era per quello infatti che l’ex serpeverde stava riempiendo la borsa. Harry poi si era seduto al tavolo e aveva iniziato a scrivere, riempiendo pagine su pagine che però non soddisfatto continuava a strappare e a bruciare.
 
Draco finì rapidamente di riempire la sacca, poi si voltò verso l’amico e si avvicinò al grosso tavolo posizionato al centro della sala. Quando si avvicinò si rese conto che Harry aveva il volto serio ed estremamente concentrato.
 
-Cosa scrivi sfregiato?- domandò con il solito fare arrogante. Nonostante lo vedesse in quello stato non riusciva ad avere un tono gentile con il grifondoro, non era nella sua natura.
 
-Mhmm…?- Harry alzò lo sguardo fissando l’amico, senza capire la richiesta. Era così concentrato che non aveva nemmeno capito cosa il biondo avesse domandato.
 
-Ti ho chiesto cosa stati scrivendo! Ma ci sei?-rispose sarcastico la serpe.
 
-Oh si…ehmm…nulla..te ne parlerò un'altra volta! Tranquillo.-rispose incerto. Draco decise di non indagare oltre. Non era il momento. Aveva deciso anche di non fare domande sull’affermazione fatta da Harry al termine del suo colloquio con il Ministro. Sapeva bene che prima o poi il moro avrebbe vuotato il sacco da solo, era fatto così, ormai lo conosceva bene. In quello erano simili.
 
-Come vuoi!-rispose Draco.- Allora, se sua maestà non ha altre richieste, io andrei!- Harry sorrise sarcastico e annuì. Proprio in quel momento la porta in fondo al magazzino si spalancò, lasciando penetrare nell’ambiente il suono della pioggia. La porta si richiuse subito con violenza e dal buio che occupava l’intero fondo della sala emerse Hermione Granger. Coprì con rapide falcate i metri che la separavano dai due. Era bagnata, infreddolita, stanca e arrabbiata. Dopo la conferenza aveva atteso un ora a casa che Harry si facesse vivo, cosa che non accadde. Così, ferma nella sua decisione di ottenere spiegazioni, si era messa in moto, aveva preso la metro e raggiunto l’appartamento occupato nelle settimane precedenti da Harry e i compagni. Trovò l’appartamento vuoto e silenzioso, così, sempre più arrabbiata, aveva ripreso la metro e aveva raggiunto il magazzino di volata. Alla fine dopo quasi tre ore di viaggio aveva trovato chi cercava. Hermione era una furia che si stava per abbattere sul suo bersaglio.
 
-Si direi che è proprio arrivato il momento di andare per me.- disse Draco, dopo aver visto Hermione, lanciando un occhiata all’amico come a voler dire “problemi tuoi! Io me la filo!”. Afferrò un grosso libro appoggiato sul tavolo, che Harry aveva incantato per essere una Passaporta,  e sparì nel nulla, lieto come non mai di poter abbandonare quella situazione.
 
Hermione si avvicinò ad Harry. Lo sguardo carico di rabbia fisso sul proprio obiettivo.
 
-“ Entrambi incontreremo presto la Morte”?!?!- domandò quasi urlando e fissando intensamente il moro.
 
Harry non si scompose. Si aspettava una reazione del genere, forse aveva esagerato. In quel momento non aveva pensato ad Hermione che stava ascoltando tra il pubblico. Doveva calmarla e giustificare le proprie parole così tolse i piedi da tavolo, alzò la mano e con un rapido movimento asciugò i vestiti e i capelli della ragazza.
 
- Già.- rispose semplicemente il moro come se quello che avesse detto non fosse importante e continuando a leggere il suo taccuino.
 
- Nessuno ti ha chiesto di asciugarmi i vestiti!!- esclamò la ragazza infuriata.-E come sarebbe a dire già?! Ma ti senti?! Cos’è credi forse che la nostra sia una battaglia persa?! Pensi che moriremo tutti?! Se è così allora perché sprecarti a fare tutto questo una volta saputo che il mondo sarebbe finito?! - Harry a quel punto ripose quello che stava scrivendo, strappò dal taccuino un foglio di carta infilandoselo nella tasca interna, si alzò dalla sedia fissò intensamente Hermione.
 
-Ehi ehi quante domande. Una per volta.- disse sorridendo.-So che sei arrabbiata e ne hai tutto il diritto. Ma il venire qui come una furia ad urlarmi contro non cambierà certo quello che ho detto Herm.- rispose l’uomo calmo continuando a fissarla.-Non penso che moriremo tutti e non penso che sia una battaglia persa la nostra. Tuttavia detto ciò bisogna rendersi conto che io sono scampato alla morte già troppe volte. Ogni volta che scendo in battaglia potrebbe essere l’ultima. Tu potresti dire che è sempre stato così, le battaglie sono pericolose. E avresti ragione, ma per quanto tempo pensi che sarò ancora “graziato” Herm? Quello che ho detto è vero. Se non morirò in questa battaglia succederà in un'altra, ma avverrà, e calcolando tutte le volte che l’ho già scampata è solo questione di tempo. Si tratta di probabilità. Tutto qui. Forse nel discorso mi sono lasciato trasportare lo ammetto, potevo evitare quella scelta di parole ma ormai è fatta.-terminò poi sorridendo alla giovane che lo guardava con un misto di rabbia, disperazione tristezza. La riccia stava per ribattere ma non fece in tempo perché la porta del magazzino si aprì nuovamente lasciando entrare due figure nere, avvolte nei mantelli, insieme ad una forte ventata d’aria fredda. Le due figure avanzarono nella sala fino a che la luce non illuminò i loro volti non lasciando più alcun dubbio sulla loro identità.
 
-Luna! Neville!-esclamò Hermione vedendo i due amici.-Cosa ci fare qui?!-domandò con un tono che lasciava ben intuire la rabbia che non era ancora passata. I due si guardarono tra loro come per chiedersi se dovessero restare o andare ma furono subito rassicurati da Harry che con un gesto del capo fece loro capire di poter parlare.
 
-Harry ci ha chiesto di venire qui.- Affermò Neville sicuro di se. Hermione parve sorpresa di quell’affermazione e si voltò verso il moro attendendo spiegazioni. Harry non avrebbe voluto coinvolgere Hermione direttamente ma capì subito che non era la giornata adatta per contrariare di nuovo la ragazza.
 
-Sono qui per un incarico. Oggi noi abbiamo rivelato che esistiamo ma dobbiamo ancora dimostrare chi siamo e di cosa siamo capaci. Ecco perché loro sono qui. Diciamo supporto nel caso le cose andassero male.-Poi si voltò e si diresse verso un armadio a pochi metri da loro, prese qualcosa da dentro e ritornò vicino ai compagni.- Tieni indossali, ora che sei qui verrai anche tu.-Disse tendendo alla ragazza un mantello nero, una divisa sempre nera, una maschera e una spada. La giovane prese il tutto e con aria incerta, anche se ancora rabbiosa, domandò.
 
-Cosa dobbiamo fare?- Anche Luna e Neville tesero l’orecchio a quella domanda.
 
-Lo scoprirete. Ora vai a cambiarti.-
 
Ci volle poco perché Hermione fosse pronta e lei, Luna e Neville si avviarono subito verso l’uscita del magazzino.
 
-Dove andate? Di qua!- disse Harry che invece si era incamminato dalla parte opposta. I tre lo guardarono dubbiosi ma poi lo seguirono. Il moro li guidò verso un’altra porta che nessuno dei tre aveva notato. Una volta entrati Harry accese la luce e i tre si ritrovarono sorpresi da quello che videro. Si trovavano in un ala più piccola della struttura, una volta quella zona era probabilmente adibita al carico e scarico delle merci. Ora quella stanza era completamente vuota, fatta eccezione per una macchina che giaceva al centro, coperta da un telo. Harry si avvicinò e con rapido movimento scopri il veicolo. Era una grossa auto nera opaca, con alcune parti cromate.
 
-E questa?- domandò Hermione sorpresa. Anche Luna e Neville osservavano con sospetto il veicolo, loro non erano abituati ai mezzi babbani.
 
-Chevrolet Camaro SS del ’68, un regalo di un cliente per un lavoro ben fatto.- disse Harry soddisfatto tirando fuori le chiavi dalla tasca.-Su tutti a bordo che si va!- aggiunse poi avviandosi verso lo sportello del guidatore.
 
-Cosa?! Su quella…macchina mortale?!- domandò Neville incerto. Harry annuì sorridendo, il terrore che i maghi avevano degli oggetti babbani lo divertiva sempre. I tre entrarono nel mezzo, alcuni più dubbiosi di altri. Luna e Neville si sistemarono sui sedili posteriori e allacciarono le cinture preoccupati di ciò che stava per accadere. Hermione si sistemò davanti, a fianco ad Harry e lo osservò stranita. Il giovane stava fissando il volante in modo strano.
 
-Tu..ehm..sai come si guida?- domandò rivolto ad Hermione. I tre lo guardarono impauriti.-Eh dai scherzavo!- aggiunse sorridendo e mettendo in moto. Poi con un gesto della mano fece salire la serranda del “garage”, inserì la marcia e partì a tutto gas sulle strade bagnate di Londra.
 
La pioggia cadeva forte sul vetro mentre il motore della Camaro ruggiva prepotente, contento finalmente di essere azionato e di poter dare sfogo ai propri cavalli. Hermione osservava attentamente il moro alla guida. Per la prima volta da quando lo aveva rincontrato, fatta eccezione per la notte passata insieme, lo vide mentre si stava davvero divertendo, dimenticando quella serietà e freddezza che ormai lo contraddistinguevano. A quanto pare guidare quell’auto lo faceva tornare il ragazzo di un tempo. Tuttavia la ragazza, anche se contenta di quella scena, era ancora arrabbiata con lui e soprattutto aveva da ridire sul suo modo di guidare. L’ex grifondoro in fatti sembrava non prestare particolare attenzione al rispetto del codice della strada o dei limiti di velocità e nonostante il brutto tempo spingeva con tutta la propria forza sul pedale dell’acceleratore.
 
-Vuoi ucciderci tu prima che possa farlo qualcun altro?!- domandò Neville impaurito, reggendosi al sedile, mentre Harry sorpassava una macchina.
 
-Non ha tutti i torti!- affermò Hermione che come i due amici dietro cominciava a temere per la propria incolumità. Per tutta risposta Harry si voltò verso di lei, le sorrise e ammiccò per poi tirare con forza il freno a mano e sterzare violentemente verso una strada a sinistra per evitare la collisione con due autobus che bloccavano la strada di fronte a loro. La Camaro non sembrò particolarmente felice di quella manovra infatti iniziò a scodare e a perdere aderenza anche per colpa dell’asfalto viscido e bagnato. Per fortuna, anche se parecchio spericolato, Harry era molto bravo a guidare perciò riuscì facilmente a riprendere il controllo della vettura e a rimetterla in carreggiata. Il loro viaggio proseguì più o meno così per una decina di minuti fino a quando non svoltarono in una via dove Harry si fermò con una violenta frenata.
 
-Siamo arrivati!- Affermò di nuovo serio osservando una casa alla destra del veicolo. Hermione, Luna e Neville si voltarono per osservare quell’abitazione. Era una casa normale, su tre piani. La riccia pensò che assomigliava molto al numero 10 di Dowing Street solo che anziché avere la facciata in mattoni neri quelli di quest’abitazione erano rossi e la porta d’ingresso era verde scuro.
 
-Cosa facciamo qui?- domandò Luna volgendosi verso Harry.
 
-Diciamo che seminiamo!- rispose Harry. I tre lo guardarono dubbiosi.
 
-Seminiamo cosa?- domandò Neville.
 
-Il seme della rivoluzione!- affermò il giovane uscendo dalla macchina.


 
 
 
 
 
 

 




 
 
 
 
Cornelius Caramell stava tranquillamente prendendo una tisana seduto al tavolo della cucina dalla sua dimora mentre ripensava agli avvenimenti della giornata. Una giornata davvero densa di eventi che avevano sconvolto l’opinione pubblica.  Lui era sul palco quando tutto era iniziato. Quando ancora una volta Harry Potter aveva scosso l’Inghilterra. Era piombato all’improvviso in mezzo al palco e aveva sciorinato uno dei suoi discorsi su quanto il governo, e quindi il Ministero, fosse marcio fino al midollo.
“Niente altro che un sovversivo” pensò il vecchio Caramell sorseggiando dalla sua tazza mentre ripensava alle parole del giovane. Voleva causare una rivoluzione, voleva che il popolo si ribellasse ai suoi governanti ma nulla sarebbe cambiato, non con Powell a governare. Caramell lo sapeva bene perché ora che al potere c’era il suo vecchio amico lui aveva assunto lo stesso ruolo che un tempo Powell aveva assunto per lui, ovvero una sorta di consigliere segreto. Nessuno lo sapeva ma era stato lui in realtà a proporre al Ministro in carica di riprendere l’idea di creare una milizia scelta, una forza armata che fosse fedele al Ministro in primis. Con la Vanguard nulla di quello che Potter si auspicava sarebbe accaduto, con la Vanguard il Ministro era tranquillo e così anche il vecchio Cornelius.
 
Caramell inoltre rifletté attentamente su come era cambiato il giovane Potter in quegli anni di lontananza. Senza dubbio era notevolmente migliorato come mago, era diventato pericoloso e potente, tuttavia benché fosse migliorato anche in astuzia restava sempre una persona che si lasciava trasportare dall’emotività. Durante i suoi momenti sul palco aveva commesso un grosso errore. Si era lasciato sfuggire che avrebbe attentato alla vita del Ministro. In realtà non lo aveva detto esplicitamente, la sua frase era stata “Entrambi incontreremo presto la Morte”. Ma era parso ovvio a tutti che quella frase fosse in realtà una minaccia alla vita di Powell pertanto il Ministro era stato messo sotto scorta serrata. Gli uomini della Vanguard avevano occupato la sua abitazione in attesa che Potter e i suoi si facessero vivi. Un errore banale che sarebbe costato molto al nuovo “Capo Rivoluzionario”. Ovviamente subito dopo la conferenza i giornalisti presenti erano impazziti e avevano reclamato a gran voce delle spiegazioni mentre il resto del pubblico era scappato o aveva iniziato a inveire contro il Ministero e la sua incompetenza. Ovviamente il Ministro era stato scortato al sicuro perciò era toccato a Caramell calmare le acque utilizzando le solite frasi di circostanza che però almeno per il momento erano servite al loro scopo. Harry Potter aveva creato trambusto ma nulla di irreparabile pensò il vecchio Cornelius alzandosi dalla sedia.
 
Era ormai quasi mezzanotte così l’ex Ministro decise che era tempo di concedersi un lungo sonno ristoratore dopo quella giornata infernale. Uscì quindi dalla cucina, controllò che la porta d’ingresso fosse ben chiusa, azionò gli incantesimi d’allarme dopo di che si diresse verso la sua stanza al piano di sopra. Mentre saliva le scale un vento gelido lo colpì in pieno facendolo rabbrividire. “strano” pensò Caramell “ero sicuro di aver chiuso tutte le finestre”. Così tornò sui suoi passi fino al piano torre per trovare la finestra, ansioso più che mai di poter finalmente andare a dormire. Seguì la corrente d’aria fino alla porta della biblioteca che era semi aperta. Da fuori si poteva vedere chiaramente che all’interno c’era una luce accesa. Caramell non ci fece caso più di tanto, in fondo se aveva lasciato aperta una finestra era plausibile che avesse lasciato acceso anche una luce, così entrò convinto nella stanza ma quello che vide lo fece rabbrividire.
 
La piccola luce sulla scrivania era accesa e illuminava fiocamente la stanza dandole un non so che di sinistro. La finestra, aperta, lasciava filtrare un vento gelido proveniente dall’esterno che continuava a far gonfiare le tende. A dare il tocco finale alla scena c’erano lampi che illuminavano a giorno la stanza e tuoni che facevano vibrare i vetri. Fu proprio uno di quel lampi ad illuminare chiaramente ciò che terrorizzò Caramell fino a farlo impallidire. Ai lati della finestra c’erano due figure nere, avvolte in dei mantelli con una maschera bianca sul volto, che stazionavano ferme, immobili, osservandolo e attendendo. Infine al centro di quella scena c’era lui, comodamente seduto sulla poltrona della scrivania mentre stava leggendo il libro che vi era appoggiato, lui, Harry Potter. Caramell rimase senza parole, iniziò ad indietreggiare piano verso l’uscita della stanza, voleva raggiungere la sua bacchetta che si trovata un piano sopra, nella camera da letto. Tuttavia gli fu preclusa ogni possibilità di fuga perché, senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro, Harry fece un gesto con la mano e la porta della stanza si chiuse di colpo sigillando il povero Caramell all’interno. A nulla servirono i suoi tentativi di aprirla.
 
-“Legge e ordine: Vita e Memorie di Cornelius Oswald Caramell”. Vedo che ti si è dato alla scrittura.-esclamò il giovane alzando lo sguardo e osservando l’uomo che stava cercando di aprire la porta. Caramell si fermò e si voltò molto lentamente, senza tuttavia emettere parola.
 
-In fondo dovevo aspettarmelo. Un uomo come te, un uomo del governo che ha scalato la gerarchia del Ministero arrivando alla vetta. Uomini così è ovvio che scrivano le proprie memorie, sai mi chiedo però se hai scritto la verità. Mi chiedo se dirai davvero come sono andare realmente le cose. Perché se così non fosse allora…saresti una cattiva persona no?- domandò retoricamente con un tono fintamente innocente. Caramell continuava a non pronunciare nulla. Era terrorizzato di trovarsi di fronte all’uomo che forse lo odiava di più al mondo. Dentro di sé penso a quanto era stato sciocco a non pretendere anche lui una scorta, a non pensare che il ragazzo, una volta svanita la possibilità di attentare alla vita del Ministro, non avrebbe cercato altri bersagli.
 
-Oh ma io non ho mai pensato di attentare alla vita del Ministro!- affermò Harry con tono calmo, come se stesse raccontando qualcosa ad un amico. Caramell a quelle parole sbiancò ancora di più. Il moro sorrise.-Andiamo credevi davvero che io fossi così sciocco da lasciarmi sfuggire che volevo attentare alla vita del Ministro?? Seriamente?? Ah ah.-ridacchiò alzandosi e richiudendo il manoscritto dell’ex Ministro. Cornelius era basito.-Oh ti consiglierei di fare di nuovo pratica in Occlumanzia. Con me anche i più esperti non hanno possibilità di opporsi ma le tue difese mentali sono ridicole vecchio mio!- disse posizionandosi davanti alla scrivania e appoggiandovisi.
 
-Vedi il discorso di oggi era solo l’inizio. Serviva a far sapere che qualcuno si opponeva al governo, che qualcuno fosse intenzionato a ribellarsi.-iniziò a spiegare dopo aver fatto avanzare Caramell con un altro gesto della mano e averlo fatto sedere su una delle sedie di fronte alla scrivania.-Tuttavia come tu mi insegni Cornelius, le parole non hanno significato se non sono supportate dai fatti!- affermò serio osservando il Ministro. Caramell osservò prima Harry e poi le due figure alle sue spalle, era in trappola. Finalmente si decise ad aprire bocca.
 
-C-cosa significa questo?-domandò con la voce spezzata.
 
-Vedi in questi anni vivevo al di fuori della società convenzionale, al di fuori della legge se vogliamo. La prima domanda che mi sono posto è stata, come può un uomo al di fuori della legge non perdere se stesso? La risposta è stata: dandosi delle nuove regole. Così io e i miei “colleghi” ci siamo dati un codice. Ti starai chiedendo perché ti sto raccontando tutto questo. Beh perché una delle mie regole si applica perfettamente a questa situazione. Regola numero 16: se qualcuno pensa di avere il braccio più forte del tuo, spezzaglielo. Ti è chiaro? Voi al Ministero avete dalla vostra parte la legge e ora avete anche la vostra guardia personale, ergo credete di avere il braccio più forte. Io sono qui stasera per iniziare a spezzarvelo.- terminò serio osservando attentamente il suo interlocutore che era sempre più spaventato e iniziava a prendere coscienza di quanto stesse per accadere.
 
-S-sei qui per…u-uccidermi?- domandò. Harry non rispose, si voltò e afferrò il manoscritto di Caramell per poi ritornare nella posizione iniziale.
 
-Sirius Black.-disse Harry. A sentire quel nome a Caramell si gelò il sangue nelle vene.-Dimmi hai raccontato anche la sua storia nel libro? La storia di come la sua morte sia dovuta in parte anche a te. Hai raccontato anche di come tu abbia affermato che le morti di Cedric Diggory, Barty Crouch e Bertha Jorkins siano stati dei semplici incidenti e niente di più. Hai raccontato di come hai nascosto la verità, ingannato il popolo, diffamato i promulgatori della realtà solo per mantenere il tuo grasso sedere sulla poltrona del capo!!!- Harry stava iniziando a perdere il controllo. Luna e Hermione, mascherate in fondo alla sala, stavano iniziando a preoccuparsi per ciò che sarebbe potuto accadere. Gli oggetti nella stanza avevano iniziato a vibrare leggermente a causa di quell’aura di magia che Harry non riusciva propriamente a trattenere per la rabbia che provava.
 
-Ora tu osi chiedermi se sono qui per ucciderti?! È quello che meriteresti!!- alcuni libri schizzarono fuori dalla libreria, i vetri della finestra si incrinarono e la lampadina della lampada sulla scrivania scoppiò lanciando scintille ovunque. Caramell, spaventato, arretrò sulla sedia fino a rovesciarla e a cadere per terra come una pera matura. Ora da terra Harry sembrava ancora più minaccioso, se possibile, e incombeva su di lui come un falco incombe sulla sua preda.
 
-Sarebbe la giusta punizione per quello che hai fatto, anzi per quello che non hai fatto! Come Ministro avevi giurato di proteggere e servire il popolo! Proteggere e servire!! Dov’era il tuo giuramento quando hai mentito e ingannato?!? Dov’erano quelle parole quando persone buone, persone giuste, combattevano e morivano nell’ombra mentre tu ti pavoneggiavi di fronte ai fotografi?!?! Dov’è?! Rispondimi! Sarebbe giusto ucciderti!!- urlò a pieni polmoni. In quel momento un lampo illuminò a giorno la stanza e la scarica di magia rilasciata da Harry ebbe il suo picco. Le sedie si sollevarono e schizzarono contro i muri, i libri sugli scaffali esplosero in mille pezzi, i cassetti dei mobili si aprirono riversando il loro contenuto in tutta la stanza e i vetri delle finestre si ruppero definitivamente trasformandosi in una pioggia di frammenti. L’intera casa iniziò a vibrare violentemente quasi fosse un terremoto a scuoterla dalle fondamenta. Caramell fu sollevato a mezz’aria e sbattuto contro la parete dove rimase attaccato dalla forza magica di Harry che lo teneva fermo. Anche Hermione e Luna fecero fatica a restare indenni da quella scarica di magia. Avevano saggiato una piccola parte del potere di Harry sulla loro pelle e ne erano rimaste impressionate e shockate.
 
-Mi chiedi se sono qui per ucciderti.- Harry sembrava essersi sfogato e aveva assunto di nuovo il suo atteggiamento freddo e calmo di sempre.- Vorrei con tutte le mie forze risponderti di si e porre così fine alla tua vita.- Esclamò appoggiando la mano sull’elsa della sua spada e stringendola forte.-Tuttavia se lo facessi sarei uguale a Voldemort, sarei uguale a te. Devo mandare un segno, un simbolo che d’ora in avanti la tua gente dovrà temermi! Tuttavia la tua morte non sarebbe il simbolo giusto da mandare.- Così dicendo si avvicinò all’uomo, alzò la mano e gliela appoggiò sul volto. Caramell era terrorizzato, sembrava avesse appena incontrato la morte in persona. Luna e Hermione temettero il peggio e quest’ultima era sul punto di intromettersi.
 
-Absorbeo.- disse Harry. Dalla sua mano iniziò a fuoriuscire il classico fumo nero che iniziò ad insinuarsi all’interno dell’ex Ministro. Caramell cominciò a contorcersi e a lamentarsi mentre Harry continuava imperterrito a compiere ciò che aveva in mente. Dopo qualche minuto il moro finalmente richiamò il fumo e mollò la presa su Caramell che piombò a terra stanco, dolorante e ansimante ma ancora vivo. Il Ministro respirava affannosamente e cercava di incamerare più aria possibile per riprendersi da quello che aveva subito. Harry si chinò su di lui e lo osservò attentamente con uno sguardo penetrante.
 
- Vedi a lungo mi sono domandato quale potesse essere il messaggio giusto da mandare. Quale potesse essere una punizione che servisse da esempio per tutti quelli che si comportano come te nel Ministero. Ucciderti? Per quando io lo voglia non era la cosa giusta, mi avrebbe trasformato in quello che non sono e inoltre avrebbe tramutato la mia lotta per cambiare il Ministero in una crociata sanguinaria poiché il mio atto ti avrebbe innalzato agli occhi di tutti come un martire. Imprigionarti? Beh sarebbe la cosa giusta e il posto migliore sarebbe ovviamente Azkaban ma non mi è concesso. E se dovessi imprigionarti io a quel punto saresti un ostaggio e anche in quel caso si manderebbe il messaggio sbagliato. Quindi cosa fare? La risposta mi è arrivata come un lampo a ciel sereno: privarti della magia. Per secoli voi maghi purosangue vi siete sentiti superiori a quelli che voi definite Mezzosangue o Natibabbani. Ma la verità è che tra di voi ci sono persone che non sarebbero degne nemmeno di vivere, figurarsi di possedere un dono come la magia. Ecco perché da oggi tu non sei più un mago. Al massimo puoi essere considerato un Magonò credo.- Caramell era rimasto senza parole a quelle affermazioni. Harry aveva utilizzato il suo potere per privare della magia l’uomo che ora giaceva a terra inerme.
 
-Divertente pensare che da oggi dovrai vivere come un Babbano, non trovi?-domandò retoricamente.-Sono certo che tu e i tuoi amici delle alte sfere vorrete fare in modo che la notizia resti segreta ma sta pur sicuro che si verrà a sapere, farò in modo che sia così. Detto questo direi che siamo a posto.- Detto questo si alzò e incamminò verso Hermione e Luna. Carammell a fatica si rialzò, malfermo sulle gambe, continuando ad osservare i tre. Harry poi parve ripensarci e tornò indietro.-Ah un ultimo avvertimento. Fatti trovare ancora una volta sulla mia strada e non sarò così magnanimo.- affermò serio lanciando uno sguardo eloquente all’uomo per poi mollare un destro diretto al volto a Caramell che cadde a terra svenuto come un sacco di patate.
 
-Non sapete da quanto tempo volessi farlo!- affermò Harry che si sentiva liberato finalmente. Hermione e Luna vedendo Caramell privo di conoscenza si tolsero le maschere.
 
-Lo hai privato della magia?!- domandarono le due all’unisono.
 
-Si. Mi sembrava la cosa più giusta da fare!- e dicendo questo si voltò, sbloccò la porta, fece cenno alle due di seguirlo e si avviò verso la porta d’ingresso.
 
Usciti dall’abitazione di Caramell si resero subito conto che aveva smesso di piovere e che il cielo si stava rasserenando. Davanti alla casa, comodamente appoggiato al cofano della Camaro, trovarono un tranquillissimo Neville Paciock che li attendeva curioso di sapere cosa fosse successo.
 
-Ehi levati subito dal cofano della macchina. Rischi di graffiare la vernice.-disse Harry avvicinandosi e puntando il dito verso Neville. L’amico si spostò subito da vicino alla macchina.
 
-Ehi cosa è accaduto lì dentro?- Domandò euforico poi.-Ho sentito vibrare l’intera casa.-
 
-Luna ti racconterà.  Piuttosto la tua missione com’è andata?- domandò di rimando Harry.
 
-Ho frugato nel suo studio privato al piano di sopra. Ho trovato un po’ di cose interessanti riguardo la Vanguard. I piani originali risalenti a dieci anni fa e anche un abbozzo della nuova legge che vogliono fare approvare.- Disse Neville mostrando ad Harry due diversi fascicoli. La sua missione era quella di trovare qualsiasi informazione che potesse essere utile contro il Ministero e la Vanguard.
 
-Molto bene! Ora in macchina, meglio andarcene!- disse Harry salendo sulla Camaro seguito a ruota dagli altri tre.







 
 






 
 
 
 
Il viaggio di ritorno fu molto più tranquillo. In parte ciò era dovuto al fatto che a quell’ora il traffico cittadino era praticamente ridotto a zero e in parte anche al fatto che Harry dopo gli eventi di “casa Caramell” sembrava molto più propenso ad una guida calma e rilassata piuttosto che sportiva e pericolosa. Mentre il moro guidava sulle silenziose strade londinesi gli altri passeggeri del veicolo erano occupati in altro. Luna raccontava ad un impressionato Neville quanto accaduto nell’abitazione mentre Hermione dava una veloce occhiata alle carte recuperate dall’erede dei Paciock.
 
- Incredibile! Davvero incredibile!- commentò la ragazza mentre leggeva gli incartamenti riguardanti il primo progetto Vanguard di dieci anni prima. Luna e Neville a quelle parole si ammutolirono curiosi di sentire cosa aveva scoperto Hermione.
 
-Cosa hai trovato?- domandò Harry tranquillo mentre continuava a tenere gli occhi fissi sulla strada.
 
-Sentite qua. Nella prima stesura del progetto della Vanguard si proponeva che l’unità contasse cinquanta elementi e che fosse sottoposta alla giurisdizione dell’Ufficio Auror. La seconda stesura modifica il tutto dicendo che l’unità diventa di cento membri scelti e che sarà comandata esclusivamente dal Comandante Auror e che sarà considerato un corpo militare al pari dell’Corpo Auror. L’ultima stesura, risalente a poco prima che Caramell fosse costretto a dimettersi, dice che l’unità passa sotto il controllo diretto del Ministro e che il numero dei suoi membri varierà a seconda delle necessità della nazione. Inoltre c’era una proposta, non ancora approvata, in cui si voleva aprire un corso ad Hogwarts per indirizzare gli studenti più abili e promettenti verso una carriera come membri di tale unità. La proposta veniva da Dolores Umbridge che sarebbe stata a capo del progetto. Incredibile volevano corrompere le giovani menti degli studenti!- affermò Hermione con chiara rabbia nella voce.
 
-Cosa ti aspettavi? Scommetto che quando leggeremo l’altro fascicolo troveremo cose peggiori. Temo al pensiero di cosa abbiano in mente di fare.-terminò Harry serio. Hermione chiuse i fascicoli e si concentrò sul moro.
 
-Sai per un attimo ho temuto che volessi uccidere Caramell.-disse Hermione fissandolo. Harry girò lo sguardo per incontrare i suoi occhi. Nel suo sguardo Hermione vide l’antica malinconia che aveva caratterizzato Harry per quasi tutti i suoi anni da studente. Una malinconia dovuta al suo passato, alla perdita delle figure di riferimento. Prima i suoi genitori, poi Sirius e infine Silente.
 
-Sono stato tentato di farlo lo ammetto.- disse stringendo con forza il volante e tornando a fissare la strada. –Ma non volevo diventare come ciò che ho sempre combattuto. Ucciderlo sarebbe stato giusto? Forse si, ma non sarebbe stato…da me.- Affermò poi tornando a guardare la ragazza e abbozzando un sorriso. La giovane non poté fare a meno di imitarlo. Poche ore prima, arrabbiata e impaurita, avrebbe voluto strozzare quel ragazzo, ma dopo quanto successo non riusciva a provare ancora rabbia verso di lui. Era fiera di come si era comportato. Quello doveva essere stato un momento molto duro per Harry, uno dei più duri dal periodo della guerra. Si era ritrovato di fronte un uomo che con le sue azioni aveva causato la perdita di una persona molto cara al moro e lui avrebbe voluto sicuramente vendetta, ma si era trattenuto, aveva fatto la cosa giusta ed Hermione era contenta di questo. Stava per dire al ragazzo quanto fosse fiera di lui quando qualcosa cominciò a vibrare e a sbattere dentro il cruscotto.
 
- C’è un telefono dentro il cassettino. Prendilo.- disse Harry alla ragazza. La giovane non se lo fece ripetere due volte e tirò fuori il cellulare che passò prontamente all’ex grifondoro. Il giovane fece scorrere il dito sulla superficie del vetro sbloccando il telefono, rispose alla chiamata e attivò il vivavoce.
 
-Pronto…Pronto c’è qualcuno passo! Pronto? Passo? Pronto?- domandò la voce di Draco all’altro capo del telefono.
 
-E levati che non lo sai usare tu il cellulare!- urlò la voce di Nikolai dall’altoparlante del cellulare.-Pronto Harry?-chiese il russo.
 
-Si sono io! Sono in vivavoce, con me ci sono anche Hermione, Neville e Luna.- disse il moro.
 
-Beh salve a tutti! Com’è andata la “serata”?- domandò calcando il tono sull’ultima parola in ovvio riferimento alla visita a Caramell.
 
-Fruttuosa direi.- rispose Harry.- La vostra?-chiese poi.
 
-Estremamente fruttuosa. Ecco noi…ci troviamo nella base a Londra.-disse Nikolai. Si sentivano chiaramente delle altre voci nel sottofondo della chiamata.
 
-Cosa?! E che ci fate qui?- domandò il grifone preoccupato che fosse accaduto qualcosa.
 
-Ecco noi…siamo qui con un membro dell’esercito di Necros!- affermò il giovane russo.
 
-Cosa?!?!- domandò Harry sorpreso. Anche gli altri tre passeggeri erano esterrefatti per quella notizia.-Ne avete catturato uno?!- chiese ancora. Dall’altra parte ci fu un attimo di silenzio.
 
-Ecco a dire il vero…si è consegnato da solo!-





Spazio dell'Autore: Saaaaaaaaaalve a tutti e rieccoci qui con un nuovo capitolo! Dovevo pubblicarlo domani ma mi sono scordato che domandi sarò impegnato tutto il giorno così lo pubblico oggi dato che è pronto e dato che non voglio pubblicare in ritardo! Che dire questo capitolo e lo scorso sono successe tante cose ma la trama di per se è rimasta in stasi. Beh dal prossimo capitolo non sarà più così fidatevi di me! Vi ringrazio infinitamente per i complimenti che mi fate ogni volta che esce un capitolo! Sinceramente quando ho iniziato non credevo che il mio modo di scrivere sarebbe piaciuto, quindi grazie! Comunque basta così non voglio annoiarvi oltre! ovviamente attendo i vostri pareri su questo capitolo! Alla prossima Gente!
 

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Capitolo 17
*** Eventi Inaspettati ***


Eventi inaspettati






 
 
 
 
 
Hermione giaceva distesa a terra frastornata e confusa, l’unica cosa che la separava dal freddo pavimento era qualcosa di morbido che qualcuno le aveva posizionato sotto il capo. I capelli sul volto a coprire gli occhi, le orecchie che fischiavano in modo terribile, il corpo dolorante e la bocca impregnata del sapore metallico del sangue. “Cos’è successo?” fu la prima domanda che si pose riaprendo gli occhi. L’inferno, ecco cosa era successo. L’inferno era scoppiato pochi attimi prima dentro il magazzino.
 
A fatica riuscì a mettersi seduta e cercò di rielaborare le idee. Tutto ciò che ricordava era un’esplosione e Harry che si frapponeva tra lei e l’onda d’urto per farle da scudo, poi il buio, sia sul prima che sul dopo. Era stata scaraventata a terra con violenza e qualcosa l’aveva ferita al braccio sinistro, lacerandolo poco sopra il gomito. Hermione osservò la sua ferita senza agitarsi troppo. Era abituata ormai a quelle situazioni perciò, dopo essersi lievemente ripresa, si strappò un pezzo del mantello e lo legò stretto al braccio per cercare di arginare la fuoriuscita di sangue. Dopo aver completato questa medicazione di fortuna, iniziò a guardarsi intorno. Al centro della sala c’erano dei grossi segni neri circolari e numerosi detriti, unico segno di cosa era successo. Il resto del magazzino era messo completamente sottosopra, il tavolo era stato scaraventato al fondo della sala, così come gli armadi contenenti indumenti e armi mentre fogli e documenti erano sparsi ovunque. A pochi metri da lei giaceva svenuta Jenny, anche lei ferita alla gamba destra ma in modo meno lieve, mentre a fianco Nikolai, che sembrava in buone condizioni nonostante tutto, stava cercando di farle riprendere conoscenza. Spostò il suo sguardo di poco a destra e notò Draco che, sporco e acciaccato come tutti, le stava venendo in contro. Aveva un leggero taglio sanguinante sulla testa, ma a parte quello sembrava essere abbastanza illeso. Nella stanza tuttavia non aveva ancora scorto la persona che più le premeva vedere in quel momento: Harry.
 
-Come ti senti?- domandò il biondo, una volta avvicinatosi, riscuotendola dai suoi pensieri.
 
-Sono stata meglio…-rispose la ragazza guardandosi intorno.-Dov’è Harry?- chiese preoccupata cercando con lo sguardo un minimo segno della sua presenza. L’ultimo ricordo che aveva era il moro che le faceva da scudo e poi più nulla.
 
-Sta bene.-rispose la serpe rassicurandola.-Era qui fino a poco fa. Dopo quanto successo è subito corso a vedere come stavi. Ti ha messo sotto la testa il suo mantello, ripiegato su se stesso, in modo che non fossi a contatto con il freddo del pavimento e poi ha controllato le tue condizioni. Ha visto che non eri grave per fortuna. Poi è corso alla macchina perché nel bagagliaio c’è un kit di pronto soccorso. Fortunatamente grazie ai suoi poteri è riuscito a smorzare la potenza dell’esplosione o non ci sarebbe più nulla qui.-terminò poi serio guardando il magazzino semi distrutto. Hermione annuì rassicurata da quella notizia. Poi le sorse spontanea una domanda.
 
-Un kit di pronto soccorso?-domandò la giovane stranita.-Avete viaggiato in tutto il mondo ampliando oltre ogni immaginazione le vostre conoscenze magiche e per curarvi usate metodi babbani?-chiese sarcastica tornando ad avere il suo solito tono da so-tutto-io.
 
-Beh…-fece Draco imbarazzato portandosi la mano dietro la testa per grattarsi il capo.-Con il tempo ci siamo resi conto che gli incantesimi di guarigione non sono proprio il nostro forte. Quella abile in Medimagia è Jenny ma come vedi non è in condizioni di aiutare nessuno al momento perciò ci dobbiamo arrangiare come possiamo.-Disse indicando la ragazza con lo sguardo. Proprio in quel momento la porta sul fondo della sala si aprì bruscamente e ne fuoriuscì Harry, sporco di fuliggine e calcinacci, con la sua camicia scura ridotta a brandelli e con anche lui un taglio sull’avambraccio destro che però aveva già medicato.
 
-Ehi come stai?- disse avvicinandosi alla giovane e inginocchiandosi di fronte a lei.
 
-Mal ridotta… tu?- chiese di rimando la giovane preoccupata per le condizioni del suo uomo.
 
-Io sto bene, non preoccuparti.-esclamò sorridendo. Poi  estrasse dal kit medico, che teneva in mano, qualche benda e del disinfettante. Poi diede il resto a Draco indicandogli Jenny. Il biondo non perse tempo e si avviò rapido verso i suoi compagni. Nel frattempo Harry aveva iniziato a medicare il braccio di Hermione.
 
-Non è grave, per il momento questa fasciatura dovrebbe bastare, almeno fino a che non riceverai cure migliori. Certo ti rimarrà la cicatrice penso.- disse osservando la ferita.-Ma non preoccuparti ci si fa l’abitudine!- esclamò poi facendole l’occhiolino e indicando con uno sguardo eloquente la saetta che svettava sulla sua fronte sporca di fuliggine e polvere. Hermione sorrise e di slanciò lo baciò con passione per poi finire per abbracciarlo forte, mentre alcune lacrime iniziarono a scendere sul suo viso.
 
-Ehi ehi tranquilla…è tutto passato!- disse stringendola di rimando e accarezzandole la chioma ribelle con una mano. Harry aveva davvero avuto paura di perderla in quel momento. Per fortuna non era successo nulla ma questa volta avevano rischiato grosso, avevano abbassato la guardia.
 
-Cosa è successo?- domandò la giovane poi con voce rotta. Non ricordava nulla prima dell’esplosione. Harry si scostò leggermente da lei quel tanto da poterla osservare e la guardò stranito.
 
-Come cosa è successo?- chiese, poi un lampo di preoccupazione attraversò gli occhi del moro. - Hai un vuoto?- domandò serio.
 
-Non…non ricordo niente da dopo la chiamata in auto. L’unico flash che ho sei tu che ti metti tra me e un esplosione. Poi nulla.- Affermò affranta abbassando lo sguardo.
 
-Devi aver ricevuto un colpo in testa quando sei caduta. È normale in questi casi avere un vuoto.- disse serio continuando a fissarla. Sembrava stare bene, era lucida, vigile e reattiva. Harry penso che quella piccola perdita di memoria fosse dovuta all’esplosione e soprattutto allo shock. -Non ti preoccupare!- aggiunse sorridendole.-Nella mia vita mi è già successo. Passerà. Ma non possiamo aspettare che i ricordi tornino da soli, è troppo importante quello che è successo. Direi che è il caso di raccontarti tutto!- esclamò poi.



 
 
 
 
 






 
 
 
 
-Ecco a dire il vero…si è consegnato da solo!-
 
-Cosa?!- Esclamò Harry sorpreso.-Chi è?! Perché si è consegnato?!- domandò subito dopo.
 
-Non ha detto nulla se non che fa parte dei seguaci di Necros e che parlerà solo e soltanto con te. Abbiamo provato a usare la Legimanzia ma la sua mente è forte. E non possediamo scorte di Veritaserum.-terminò affranto Nikolai all’altro capo del telefono. Harry parve riflettere un secondo sul da farsi.
 
-Noi stiamo arrivando. Tenetelo sotto sorveglianza capito? Non lasciatelo mai da solo! Sarò li tra qualche minuto.-esclamò schiacciando l’acceleratore e riportando i giri del motore su ritmi più consoni alla guida sportiva di chi ha fretta.
 
-Ricevuto! Ti aspettiamo!- concluse Nikolai riagganciando.
 
Harry afferrò il telefono e se lo mise in tasca per poi sterzare violentemente in una strada a sinistra. Il posteriore della Camaro cominciò a slittare sull’asfalto bagnato perdendo aderenza ma Harry riuscì abilmente a riportarla dritta. Tutt’a un tratto gli balenò in mente qualcosa, controllò di non avere auto dietro di lui e inchiodò violentemente facendo stridere le gomme e facendo spaventare tutti i passeggeri della vettura che, dopo aver cercato un appiglio sicuro a cui reggersi, lo guardarono stralunati.
 
-Voi due scendete qui.-esclamò serio voltandosi per guardare Luna e Neville. I due lo osservarono con sguardi interrogativi. Harry non diede loro tempo di fare domande.-Scendete, avete altri incarichi da questo momento. Neville tu torna subito ad Hogwarts. Avvisa la McGranitt di quanto accaduto questa sera e dille di contattare anche Kingsley e Abeforth. Spiegate tutto anche a loro e quando avrete fatto raggiungeteci tutti e quattro alla base. Luna tu invece andrai dagli Weasley. Radunali tutti e spiegagli quanto accaduto. Dopo di che raggiungeteci anche voi alla base. Non contattate nessun altro. Tutto chiaro?- domandò poi. I due annuirono e uscirono più rapidamente possibile dalla vettura che ripartì all’istante sgommando. Nello specchietto Harry vide i due sparire nel nulla, entrambi diretti verso i propri obiettivi.
 
Ci vollero pochi minuti per arrivare al magazzino grazie alla guida sportiva di Harry e alla velocità della Camaro. Quando arrivarono trovarono Draco ad attenderli dentro al “garage”. Harry parcheggiò sgommando ed entrambi scesero velocemente dalla vettura.
 
-Cosa è successo? Spiega.- disse Harry avvicinandosi a Draco.
 
-Eravamo in ricognizione notturna a Stonehenge. Tutto tranquillo, non c’era niente di sospetto. Ad un tratto una figura è comparsa vicino ai monoliti. Siamo rimasti nascosti per osservare cosa stesse facendo. Li ha esaminati attentamente per qualche minuto poi ha iniziato a guardarsi intorno. Non so come abbia fatto ma ci ha scoperti. Appena ci ha visti ha iniziato a dirigersi verso di noi e si è consegnato dicendo di voler parlare con te riguardo a Necros. Fine della storia. Non era armato di bacchetta ne di altro.-disse Draco serio. Harry iniziò a riflettere sul da farsi.
 
- Sembra strano.- Disse Hermione al suo fianco.
 
-Molto strano.-aggiunse Draco aspettando una qualche reazione da parte dell’amico.
 
- "In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria" Sun Tsu, l’Arte della guerra. Questa è una mossa imprevedibile. Vedremo a cosa porterà.-rispose Harry serio avviandosi nell’altra stanza, seguito da Hermione e da Draco.
 
Appena entrato Harry notò che nella stanza c’erano stati alcuni cambiamenti. Al centro, anziché esserci il grosso tavolo che avevano allestito per le riunioni, c’era una sedia con seduto sopra un uomo legato con le mani dietro la schiena. Di fronte a lui c’era il grosso tavolo con seduta sopra Jenny affiancata da Nikolai.
 
-Ehi Boss!- disse Nikolai accorrendo verso il moro.- Il tipo non ha più detto una parola da quando si è consegnato.- disse sottovoce una volta raggiunto il grifone. Harry si tolse il mantello e la giacca appoggiandoli su una sedia vicino, dopo di che si avvicinò al prigioniero, seguito da Nikolai, Draco ed Hermione.
 
L’uomo doveva essere piuttosto alto anche se non si notava molto ora che era seduto. Aveva i capelli neri ben pettinati, una barba folta ma ben curata, gli occhi azzurri glaciali. Portava una camicia rossa e un completo nero e sembrava totalmente a suo agio in quella situazione. A vederlo sembrava una persona normale ma la cosa che incuriosì Harry fu il colorito della sua pelle, era molto pallido quasi tendente al grigio. La cosa lo sorprese parecchio. Quando poi fu alla portata degli occhi dell’uomo quello si rianimò spostando i suoi occhi di ghiaccio dritti sul Prescelto e girando leggermente il collo. Harry rimase ancora una volta perplesso, i movimenti di quell’uomo sembravano molto meccanici e rigidi.
 
-Volevi parlare con me. Ora sono qui. Parla.-disse Harry freddo.
 
-Oh il grande Harry Potter. È un onore conoscerti di persona.-rispose l’uomo inclinando il capo come forma si reverenziale saluto. Harry rispose con un cenno del capo. Era meglio essere prudenti e non contrariare lo sconosciuto. Loro volevano informazioni.
 
-Con chi ho il piacere di parlare?- chiese il giovane.
 
-Oh il mio nome non è importante, non più almeno.- rispose l’uomo.
 
-Un uomo senza nome è un uomo pericoloso.-disse Harry serio fissando il suo interlocutore. - Se non conosco il tuo nome come può esserci fiducia?-domandò poi. Lo sconosciuto sorrise.
 
-Più che giusto il tuo ragionamento. Tuttavia tra noi non c’è bisogno di fiducia. Io qui sono un semplice messaggero, niente di più. Sono qui come avvertimento e monito.- Harry lo squadrò attentamente.
 
-Monito? Okay, ti ascolto. Parla.-disse il moro. Lo sconosciuto sorrise di nuovo. Un sorriso freddo, calcolato, meccanico.
 
-Credi davvero Prescelto che al mio padrone sia sfuggito il massacro che hai compiuto su uno dei nostri e su alcuni mangiamorte, che cercavamo di reclutare, sei mesi fa?- domandò retoricamente l’uomo.-Necros, il mio padrone, è un uomo potente e a lui non sfugge nulla.-disse soddisfatto il prigioniero.-Lui ha sempre saputo che avevi iniziato ad indagare, ti ha tenuto d’occhio da quel momento. Sa del vero motivo per cui hai fatto ritorno in Inghilterra. Sa il perché hai fatto irruzione nel Ministero e per questo si complimenta. Molto astuto il tuo piano per ottenere il Diario del vecchio, spera che ti sia stato utile a capire.- affermò mentre un ghigno beffardo compariva sul suo volto.
 
-Capire cosa?-domandò Harry che cominciava ad essere irritato e preoccupato allo stesso tempo.
 
-Come combattere al meglio delle tue possibilità.-ammise quasi divertito.-Il mio padrone non vuole una vittoria facile, non ci sarebbe gusto. Ha visto che hai messo su una bella organizzazione con lo scopo di ostacolare il Ministero. Veritas.-aggiunse fissando Harry negli occhi.-Un ottima mossa ma sappiamo tutti che tu l’hai fondata solo per ostacolare i piani del mio signore. Lui comunque ammira la tua astuzia. Un ottima mossa fingere di non sapere nulla di noi per non insospettirci. Se non avessimo indagato sei mesi fa per sapere che fine aveva fatto il nostro uomo, il tuo piano avrebbe funzionato.-
 
-Come avete fatto a scoprire che sono stato io?- domandò Harry. Era stato cauto, attento a non lasciare tracce. Non capiva.
 
-Oh questo non ha importanza. Non più oramai. Il passato è passato, Prescelto! Lasciamolo indietro.-affermò l’uomo. Harry si sentiva affranto. Il suo intero piano era crollato come un castello di carte in poco meno di due minuti. Ora tutto ciò che poteva fare era ottenere nuove informazioni per rialzarsi.
 
-Necros. Il tuo “signore”. Chi è? Perché sinceramente dubito che quello sia il suo nome. E se per caso lo è davvero, io sinceramente avrei fatto causa ai miei genitori per quella scelta.-affermò il moro spavaldo.
 
-Oh ragazzo, ti batterei le mani se potessi.-disse lo sconosciuto.-Molto bene, vedo che non perdi la tua grinta, bravo! Ti servirà! Comunque tornando al mio padrone, hai ragione, non è il suo vero nome.- ammise. Poi spostò lo sguardo verso Nikolai.-il suo nome è Sergei Smirnov, scommetto che questo nome non ti giunge nuovo Nikolai Morozov?.- Il russo a quella rivelazione sgranò gli occhi sorpreso. Harry si volse verso l’amico con sguardo interrogativo.
 
-Di chi sta parlando?-
 
-Sergei Smirnov. Era un ex professore di Durmstrang, insegnava trasfigurazione. Non si sa più niente di lui da quando Voldemort tornò al potere. Quando l’Oscuro Signore ritornò in vita semplicemente Smirnov scomparve senza lasciare traccia di se.-disse Nikolai.-Tuttavia non è tutto qui. Giravano delle voci sul suo conto. Si diceva che quando era solo uno studente, tanti tanti anni fa, fosse molto vicino a Grindelwald e che ne condividesse alcune linee di pensiero. Nulla fu mai provato. Dopo che Grindelwald si rivelò alla luce del solo per quello che era, Smirnov se ne distaccò e iniziò qualche anno più tardi la sua carriera di professore,ma si dice che non abbia mai realmente abbandonato gli ideali che lui e Grindelwald condividevano.-terminò Nikolai mesto.-Sinceramente credevo fosse morto da tempo ormai.- aggiunse.
 
-Un mago potente?- domandò Harry serio.
 
-Oh si fratello. Uno dei più potenti che io abbia mai conosciuto. Si diceva che la sua potenza potesse equivalere a quella di Silente e Grindelwald. Nessuno ebbe mai il coraggio di duellare con lui. A Durmastrang girano vecchie leggende secondo cui, da ragazzi, lui e Grindelwald avessero duellato durante un esercitazione distruggendo un intera aula e ferendo numerosi studenti.- A quelle parole Harry volse di nuovo lo sguardo verso lo sconosciuto. Il moro aveva una sorta di vocina in testa che continuava a dirgli che qualcosa non quadrava, che c’era qualcosa che non tornava in tutto quello.
 
-Perché ci hai detto chi è il tuo padrone?-domandò Harry.
 
-Oh beh semplice, lui non vuole che la vostra sia una battaglia combattuta nell’ombra. Secondo lui ora come ora il vostro scontro è più simile ad una partita a scacchi dove entrambi i giocatori si sono rifugiati dietro la mossa dell’arrocco per prendere tempo e studiarsi. Lui ritiene che il tempo dello studio sia ormai giunto alla sua fine. È arrivato il tempo della guerra! Tempo del sangue, delle urla, del massacro. Tempo dell’Ombra contro la luce. Tempo in cui ci sia un vincitore e…uno sconfitto.-disse indicando con la testa Harry alla parola sconfitto.-Lui oggi è uscito dall’arrocco e ti manda un monito.-aggiunse.
 
-E sarebbe?-
 
-Cito letteralmente: “Sei uno sciocco Harry Potter, e perderai…ogni cosa!”- Un flash attraversò la mente di Harry. Un déjà vu di nove anni prima. Quelle stesse identiche parole pronunciate da un altro mago che minacciava di distruggere il mondo così come lo si conosceva. Voldemort.
 
-Come fai a conoscere queste parole? Come sai che le aveva già pronunciate Voldemort?- domandò. Lo sconosciuto rise.
 
-Le aveva già pronunciate l’Oscuro Signore? Davvero? Oh cavolo. Visto com’è andata poi non è un bel presagio!- disse continuando a ridere. Poi d’un tratto si fece serio.- è una semplice coincidenza. Ma puoi stare certo di una cosa caro il mio prescelto… Paragonato a Necros, Tom Riddle non era altro che uno studentello da quattro soldi. E quando Necros assorbirà l’Ombra, niente su questa terra potrà fermarlo!- Terminò poi iniziando a ridere di nuovo. Harry rimase di sasso. La vocina nella sua testa continuava a dirgli che c’era qualcosa di strano in quell’uomo. Qualcosa non andava. Poi ad un tratto ebbe un illuminazione.
 
-Rimane un ultimo quesito.-disse Harry serio. Tutti focalizzarono la propria attenzione sul moro, compreso lo sconosciuto che smise di ridere.
 
-Su avanti ragazzo mio, poni la tua domanda.-
 
-Perché il tuo nome non è importante?-domandò. Il viso dello sconosciuto si illuminò e sul suo volto comparve un sorriso.
 
-Questa ragazzo mio è la domanda giusta!-esclamò soddisfatto.-Vedi il mio nome non ha importanza perché io…sono già morto!-esclamò sorridendo in modo inquietante e inclinando il capo. Fu a quel punto che Harry realizzò. Il colorito grigio della carnagione, gli occhi glaciali, i movimenti rigidi e meccanici, quello sconosciuto era un cadavere. Un infero. Anche se non aveva la caratteristica nebbiolina biancastra negli occhi. Doveva essere un diverso tipo di controllo quello che Smirnov esercitava su quel cadavere. Harry fece segno agli altri di indietreggiare.
 
-Quindi presumo che per tutto questo tempo io abbia parlato con Sergei Smirnov. Dico bene?-domandò Harry che a quel punto era in allerta.
 
-Esattamente, mio giovane amico. Temo però che il nostro tempo si sia esaurito purtroppo. Tuttavia devi sapere che io non mi presento mai a mani vuote a casa d’altri, la trovo una grande scortesia. Vi ho portato un regalo…esplosivo. Spero vi piaccia!- e così dicendo il cadavere iniziò a brillare. Harry capì subito cosa stava per accadere, ma non c’era abbastanza tempo per impedirlo. L’unica cosa che riuscì a fare fu frapporsi tra Hermione e il cadavere e innalzare il più rapidamente possibile uno scudo di fumo nero che proteggesse lui , il suo amore e i suoi compagni. Poi accadde. Il cadavere esplose con una violenza inaudita sgretolando il muro di fumo creato da Harry e impattando violentemente contro i cinque.
 



 
 
 
 




 
 
 
 
 
 
-Ora ricordo.-Disse Hermione.- Quello era..era un infero?-domandò poi. Harry la aiutò ad alzarsi, con un gesto della mano richiamò il tavolo che benché scaraventato in fondo alla sala, era rimasto integro, e la face sedere su di esso mentre Nikolai e Draco facevano lo stesso con Jenny che aveva ripreso conoscenza. Tutti e quattro guardarono Harry in attesa di una risposta.
 
-Credo che non fosse un infero come lo intendiamo noi ma comunque sicuramente era qualcosa di molto simile. Qualcosa che questo Smirnov era in grado di comandare come voleva, riuscendo anche a farlo parlare per lui. Molto astuto, era l’unico modo in cui si sarebbe potuto avvicinare a noi, fingendo la resa di un traditore.-affermò serio mentre continuava a riflettere.
 
-E l’esplosione? Insomma questo tipo è in grado di fare esplodere i cadaveri?- domandò Jenny arrabbiata e frustrata.
 
-Non credo fosse una vera e propria esplosione. Avete notato che si è illuminato prima di esplodere. Secondo me quella fase era una sorta di raccolta di energia. L’incantesimo una volta attivatosi ha iniziato a raccogliere energia da ciò che lo circondava, noi compresi. Quando ho eretto la barriera mi sono accorto subito che non aveva la potenza che avrebbe dovuto avere. Quell’incantesimo ha assorbito parte della mia magia e parte di quella della barriera stessa. È così che è riuscito a frantumarla con tanta facilità. Hai detto che era un professore di Trasfigurazione giusto?- domandò poi rivolto a Nikolai.
 
-Si esatto. Uno dei migliori in circolazione.-confermò il giovane russo.
 
-Queste sembrano il tipo di cose frutto di esperimenti di Trasfigurazione secondo me. Magari la McGranitt saprà aiutarci.-continuò Harry.
 
 Sembravano tutti piuttosto abbattuti per quanto avvenuto ed era comprensibile. Tuttavia Harry sapeva che non era il modo giusto in cui reagire. Abbattersi è il preludio alla sconfitta. Stava per dire qualcosa quando la porta della sala che dava verso l’esterno si aprì lasciando entrare Minerva McGranitt, Kingsley, Neville e Abeforth. Tutti e quattro appena entrati si arrestarono di botto sconcertati per quanto i loro occhi stessero vedendo.
 
-Cos’è successo qui?-domando la McGranitt preoccupata avvicinandosi.
 
-Abbiamo ricevuto un regalo dal nostro avversario.- disse Harry che iniziò subito a raccontare quello che era avvenuto. Non aveva voglia di aspettare gli Weasley, ci avrebbero pensato poi loro ad aggiornarli. Ci vollero una ventina di minuti ma alla fine terminò il suo racconto degli eventi di poco prima, lasciando per l’ennesima volta stupiti i suoi ascoltatori.
 
-Sergei Smirnov dici?-domandò la McGranitt.-Si ho sentito parlare di lui. Si diceva fosse il migliore insegnante di Trasfigurazione degli ultimi due secoli. A parte quello so ben poco sul suo conto. Comunque temo anche io che quello che avete assistito non sia altro che il risultato finale di accurati esperimenti di trasfigurazione. È impressionante come sia riuscito a trasfigurare della magia pura in energia esplosiva. È un mago molto pericoloso.- Anche i nuovi venuti sembravano piuttosto demoralizzati per quanto accaduto. Harry sapeva di dover prendere in mano la situazione. Spostò il proprio sguardo sui presenti quando ad un certo punto notò qualcosa per terra, proprio al centro dell’esplosione dove non avrebbe dovuto esserci niente. Si avvicinò e scoprì che per terra, c’era un biglietto, stranamente integro e pulito. “Ti scrivo questo biglietto perché sono certo che sicuramente sarai sopravvissuto a questo mio piccolo scherzetto, sarei molto deluso del contrario. Ci vediamo alla prossima Luna rossa, mio giovane amico! Sono certo che ci sarà da divertirsi”. Lesse ad alta voce in modo che tutti potessero udirlo. Se possibile dopo quella frase gli sguardi di tutti si fecero ancora più mesti. Harry decise che era il momento di dare un segno di forza.
 
-Mancano tre settimane alla luna rossa giusto?- domandò continuando a fissare il biglietto.
 
-Già…- rispose Jenny.
 
-Abbiamo tempo sufficiente allora.- esclamò Harry soddisfatto.
 
-Tempo per cosa?-
 
-Per prepararci alla guerra!- rispose lui calmo voltandosi ad osservare i presenti.- Il nemico è astuto, molto astuto. Ci ha preso in contropiede sorprendendoci e colpendoci forte. Ora noi siamo acciaccati, feriti, demoralizzati. Pensa di averci piegato. Pensa di averci privato delle nostre certezze. Dopo aver fatto questo vuole annientare le nostre speranze definitivamente mettendoci davanti alla certezza di una guerra che secondo lui noi non vinceremo.- tutti erano piombati nello sconforto. Tutti tranne Draco ed Hermione che all’inizio di quel discorso avevano rivisto l’antico faro di speranza che si accendeva sempre nel giovane quando le cose si facevano difficili.-Qual è la regola numero sedici?- A quella domanda anche Jenny e Nikolai si rianimarono e il loro sguardo si riaccese di speranza.
 
- Se qualcuno pensa di avere il braccio più forte del tuo, spezzaglielo!- Risposero in coro Draco, Jenny, Nikolai ed Hermione.
 
-Esattamente. Ora noi siamo feriti, demoralizzati e privati delle nostre sicurezze…tuttavia abbiamo ancora la speranza. Abbiamo qualcosa per cui lottare. Noi siamo liberi e lottiamo perché tutti possano esserlo e amici miei chi vive nella libertà ha un buon motivo per vivere, combattere e morire. Chi vive nella libertà ha un buon motivo per ribellarsi e lottare fino alla fine. Ora è ricaduta su di noi la difesa del bene più prezioso che ci possa essere. È ricaduto su di noi l’onere di sconfiggere chi cerca di privarci dell’essenziale. È una guerra che vuole? Beh è una guerra che avrà! Vi giuro sulla mia vita che lui non vincerà. Vi giuro sulla mia vita che il mondo non cadrà. Vi giuro sulla mia vita che lotterò fino alla morte e anche oltre se necessario perché alla fine sia lui a cadere sconfitto. Questo è il mio giuramento! Dobbiamo prepararci alla guerra!-






Angolo dell'Autore: Lo so lo so sono in ritardo! Chiedo scusa ma ho avuto una settimana pienissima e non ho fatto in tempo! Chiedo scusa anche per non aver risposto alle vostre recensione, che ho letto e che come sempre mi hanno fatto piacere per i complimenti, ma non ho proprio trovato tempo! Comunque basta con le scuse e rieccoci con un nuovo capitolo. La storia prende una nuova piega e finalmente si scopre chi sia Necros. Che dire, spero vi sia piaciuto e aspetto i vostri commenti! Alla prossima gente!

 

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Capitolo 18
*** Alle Armi! ***


 
Alle armi!




 
 
 
 
 
 
 
Quella notte al magazzino aveva segnato un punto di svolta. Dalla battaglia di strategia e intelletto che si era combattuta nell’ombra si era passati ad una dichiarazione di guerra chiara e limpida, una guerra senza precedenti, una pura dimostrazione di forza bruta.
 
 I due schieramenti oramai erano ben delineati. Necros, Sergei Smirnov, con l’esercito dell’Oscuro Signore da una parte e Harry Potter e Veritas dall’altra. Una guerra inevitabile che avrebbe segnato il destino del mondo. Impossibile non combattere, questo Harry lo sapeva bene, come sapeva anche che non c’era affatto parità tra le forze in gioco. Veritas non poteva eguagliare le forze di Necros, erano troppo pochi per poter avere la meglio. Un buon condottiero sa bene quando è arrivato il momento di chiedere aiuto, quando è arrivato il momento di trovarsi degli alleati. Ma dove cercare? Questa era la domanda che affollava la mente dei “leader” di Veritas riuniti quella sera al magazzino. Quella domanda affollava la mente di tutti tranne che di uno. Il simbolo di Veritas, colui che aveva scosso più e più volte il glorioso popolo d’Inghilterra, il Prescelto sapeva bene dove avrebbe potuto trovare appoggio.
 
Dopo il suo “discorsetto motivazionale” i presenti avevano iniziato un’accesa discussione su come un piccolo gruppo di persone come erano loro potesse affrontare un intero esercito. Lo avevano già fatto in passato, certo, ma questa volta era totalmente differente. Kingsley, appena terminato il racconto della serata, aveva spiegato che gli era stato consegnato un rapporto top secret proveniente dall’Ufficio per la regolazione e il controllo delle Creature Magiche. Il rapporto era così segreto che nemmeno Hermione, che era quasi al vertice di quell’ufficio, non sapeva nulla. Stando al rapporto erano stati esaminati i dati riportati dalle squadre Auror andate in esplorazione per gli avvistamenti di Dissennatori e Giganti. I numeri che vennero fuori da quell’esame, seppur soggetti a possibili errori, parlavano chiaro: ci si trovava di fronte al più grande movimento delle popolazioni di Dissennatori e Giganti che si fosse mai visto. Si parlava di un numero di unità due volte superiore a quello che aveva partecipato alla battaglia ad Hogwarts. Quelle creature oscure temevano molto di più Necros che Voldemort e ciò era tutt’altro che un buon segno, soprattutto contando che non erano i soli a spalleggiare il nuovo Signore Oscuro. Ovviamente tutti quelli che vennero messi al corrente di quel rapporto al Ministero pensarono invece che fosse Harry il motivo del movimento di tutte quelle creature oscure.
 
-Quindi qual è il piano? Come possiamo uscire vincitori contro un nemico che ci surclassa così tanto di numero?- domandò esasperato Abeforth ai presenti.
 
-Anche sette anni fa ci surclassavano di numero eppure abbiamo vinto.- Esordì orgogliosa la McGranitt anche se sapeva bene che ora le cose non erano come sette anni prima. Anche lei cercava di motivarli come poteva.
 
-Sette anni fa le cose erano diverse. Sapevamo cosa combattevamo. Invece questa volta no. C’è un mago pazzo e potente con un ingente esercito che vuole risvegliare la creatura più potente e terrificante che sia mai esistita su questa terra. Direi che sette anni fa e oggi non sono proprio da paragonare.- esclamò Neville serio e determinato come non mai. Kingsley rimase taciturno per tutto il tempo non proferendo parola.
 
 
Mentre il gruppetto discuteva animatamente uno di loro si trovava distante. Harry stava tranquillamente raccogliendo alcune cose da terra e dall’interno di un armadio semi distrutto e le stava riponendo in una sacca. Gli unici che se ne accorsero furono Hermione e Draco che durante la conversazione se ne stettero zitti a osservare il moro. Aveva in mente qualcosa ma non sapevano cosa. Ad un tratto il ragazzo parve soddisfatto di quello che aveva fatto sino a quel momento. Chiuse la borsa, si avvinò ad una sedia rovesciata a terra sulla quale giacevano la sua giacca e il suo mantello, entrambi sgualciti e sporchi di polvere, dopo di che si avvinò al gruppetto.
 
-Ora basta.-disse perentorio una volta avvicinatosi abbastanza. Tutti si ammutolirono all’istante e lo osservarono, sorpresi, in attesa. L’ex grifondoro li osservò tutti, uno per uno, con un mezzo sorriso stampato in volto.-La cosa è sfuggita al nostro controllo è vero, la situazione è degenerata prima che ce ne rendessimo conto e di questo mi assumo la totale responsabilità. Questo ci ha destabilizzato, ora ci troviamo in una situazione a noi ostile e non sappiamo bene come affrontarla. La cosa peggiore che si può fare in questo caso però è farsi prendere dallo sconforto, dall’esasperazione e dalla rabbia. È ciò che il nemico vuole e quindi è ciò che non dobbiamo fare. Non ci possiamo permettere altri passi falsi.-disse tranquillo osservando il gruppo. La situazione era brutta e loro non sapevano dove “sbattere la testa” ma quelle poche parole dette da Harry riuscirono a calmare e tranquillizzare i presenti, quasi fosse un suo super potere quello di infondere speranza nel suo prossimo. Una volta compreso che era riuscito a calmarli il grifone riprese.
 
-Vi preoccupate della guerra e di come la affronteremo ed è giusto farlo. Quello che ora vi domandò è, dopo che ho sbagliato, sono ancora il vostro leader?- domandò. Tutti annuirono convinti. Quella era l’unica cosa su cui non avevano dubbi. Harry era l’unico che potesse guidarli in quello scontro.-Molto bene. Quello che voglio che facciate ora è che contattiate tutti i membri di Veritas e che spieghiate loro quanto accaduto. Poi voglio che cerchiate di reclutare chiunque voi pensiate che possa essere una persona fidata, chiunque pensiate che possa, e che voglia, darci una mano e combattere per la propria libertà e sopravvivenza. Poi voglio che abbandoniate questo magazzino, oramai non è più una base sicura. Come quartier generale alternativo suggerisco la Stanza delle Necessità ad Hogwarts. Nessuno, ora come ora, sa come oltrepassare le difese a parte noi, quindi è il luogo più sicuro dove si possa andare. Anche se dovessero scoprirlo, attaccare Hogwarts per ora sarebbe un gesto troppo eclatante e stupido, quindi non una cosa che deciderebbe di fare un uomo come Smirnov. Gestite la situazione da lì e fatelo con discrezione senza allertare gli studenti.-aggiunse poi perentorio. All’improvviso un dubbio attraversò la mente di Hermione.
 
-Hai detto “voi” non “noi”. Questo vuol dire che tu sarai altrove?- domandò la ragazza.
 
-Arguta come sempre.- disse ammiccandole.-No, in questa fase non saremo insieme. Starò via per un po’-disse. I volti di tutti si fecero preoccupati e alcuni stavano per domandare qualcosa ma Harry li zittì con una mano.- Prima che lo chiediate, no, non so quanto starò via, so solo che sarò di ritorno per la Luna Rossa.-
 
-Dove andrai?- domandò di nuovo la riccia.
 
-Difficile dirlo. La risposta esatta sarebbe ovunque credo. Abbiamo bisogno di alleati e io so dove trovarli. Tuttavia mi serve tempo.-disse il giovane, poi si voltò verso Draco e lo osservò con attenzione rimanendo il silenzio.
 
-Che hai da guardare?- domandò il biondo.
 
-Sai sette anni fa non avrei mai pensato di dire quello che sto per dire.-aggiunse ridacchiando.-Affiderei a Draco la mia stessa vita e in passato l’ho già fatto più volte. È astuto, scaltro, abile quasi quanto me. Fino a che non sarò di ritorno affido a lui il comando. So che con voi non ci saranno problemi ma altri potrebbero dissentire perciò dite a tutti che chiunque si opporrà alle sue direttive…se la vedrà con me al mio ritorno.- affermò il giovane sicuro di se. Poi diede una pacca sulla spalla a Draco e disse.- Buona fortuna furetto! Per me è tempo di andare. Herm seguimi per favore.-  E detto questo si avviò verso la porta del “garage” seguito dalla ragazza, lasciando tutti li basiti e senza alcuna possibilità di replicare.
 
Una volta arrivato nel garage, con un rapido movimento di bacchetta rimpicciolì la Camaro, che poi ripose nella borsa, per poi fronteggiare Hermione.
 
-So cosa stai per dire.- affermò il giovane guardandola negli occhi fiammeggianti.
 
-A si? Sentiamo allora cosa sto per dire?-domandò la ragazza con sarcasmo e irritazione. Proprio non riusciva a capire le scelte del suo fidanzato, sempre se così poteva definirlo.
 
-“Vengo con te”. È questo che volevi dirmi. Sbaglio?- domandò il moro tranquillo, quasi in tono scherzoso. Hermione lo guardò storto.
 
-Hai ragione. E scommetto che tu dirai qualcosa del tipo “no, non posso lasciartelo fare. È troppo pericoloso.”Come puoi dire una cosa simile?- iniziò esasperata.- Te lo ricordi vero che io ho combattuto la guerra al tuo fianco, si? Te lo ricordi che c’ero quando un serpente ci ha quasi divorato a Godric’s Hollow, che c’ero quando abbiamo cavalcato un drago per uscire dalla Gringott, che c’ero quando Voldemort ha attaccato Hogwarts, che c’ero quando i nostri amici sono morti e che c’ero quando credevo che anche tu fossi morto. Non sarò un’esperta di Arti Oscure come sei tu, non avrò i poteri che hai tu e non avrò assistito a tutte le cose che hai visto tu in questi anni ma sono un ottima strega, la migliore della mia generazione e ho esperienza sul campo, esperienza che la maggior parte dei maghi non conseguiranno mai in tutta la loro esistenza. So difendermi da sola e non ho bisogno di nessuno e tu non ti puoi permettere di escludermi solo perché pensi…- ma non ebbe il tempo di finire perché Harry le pose l’indice sulle labbra sorridendo divertito.
 
-Questa volta, cara la mia so tutto io, hai toppato alla grande. “no, non posso lasciartelo fare. È troppo pericoloso.” Questa è una cosa che avrei detto sette anni fa hai ragione, su questo non posso controbattere. All’inizio non volevo nemmeno che tu e Ron partecipaste alla ricerca degli Horcrux per evitarvi pericoli ricordi? Tuttavia la guerra e gli anni successivi mi hanno insegnato che è impensabile fare tutto da solo, per quanto tu possa essere abile. Te lo ricordi il mio biglietto “questo è un dono per la mia piccola So-Tutto-Io, senza la quale non mai sopravvissuto tanto.” Era vero e lo è tutt’ora, non pensare che, solo perché ora so più cose di prima, io non abbia più bisogno di aiuto. Avrò sempre bisogno di te. Quello che devo fare non è pericoloso e non rischio la morte.  Comunque anche se lo fosse ti lascerei venire insieme a me.- disse il ragazzo. A quel punto Hermione si rilassò e sorrise. Cercò anche di dire qualcosa ma Harry non glielo permise.-Tuttavia andrò da solo. Ho bisogno di te qui Herm! Mi fido di Draco e mi fido di te. Insieme potete guidare Veritas fino al mio ritorno. Tu eri il mio secondo, lo sei sempre stata e lo sarai sempre. Draco ha le capacità per guidarli ma non possiede la loro fiducia. Tu invece per loro sei un simbolo tanto quanto me, un simbolo di vittoria, un simbolo di integrità, un simbolo di speranza. Non ce la farà da solo se tu non sarai lì ad aiutarlo e supportarlo. Quindi hai ragione a dire che non ti permetterò di venire…ma non perché penso che tu abbia bisogno di essere protetta ma solo perché sono sicuro che in questo momento il tuo posto è qui.- affermò serio fissando la ragazza negli occhi. La riccia lo osservò per qualche secondo, indecisa su cosa fare, ma poi di slancio lo baciò con passione.
 
-Torna presto!- sussurrò staccandosi da lui e abbracciandolo.
 
-Farò il prima che posso. Stai attenta!-
 
-Anche tu….e resta vivo!-
 
-Contaci!- affermò convinto ammicandole.
 
 Nessuno dei due disse “ti amo”. Non ce n’era bisogno, sapevano esattamente cosa l’altro provava. Dire “ti amo” era superfluo. Harry le sorrise e svanì nel nulla come sempre. Hermione attese che anche gli ultimi sbuffi di fumo nero svanissero nel nulla, poi sospirò e rientrò dentro per parlare con gli altri.






 
 
 
 









 
 
 
 
 
 
Erano passate due settimane e mezza da quella notte. Oramai mancavano pochi giorni alla Luna Rossa. La tensione di tutti cominciava a farsi sentire, soprattutto a causa della mancanza di Harry. In quelle settimane ne erano successe di cose. Draco aveva assunto il ruolo di leader pro tempore di Veritas e, con l’appoggio di Hermione e della McGranitt, era riuscito a farsi accettare dagli altri membri che all’inizio non avevano visto di buon occhio la scelta di Harry, contestando al decisione del prescelto. Tuttavia a nulla erano valsi i reclami da parte degli altri membri poiché Hermione, la McGranitt, Kinsley, Neville, Luna e Abeforth si erano schierati in favore di Draco. Durante quel periodo di assenza dell’ex grifondoro, loro avevano seguito le sue direttive alla lettera trasferendo con la massima fretta la sede di Veritas dal magazzino alla Stanza delle Necessità.
 
 La Stanza aveva generato un ambiente che avesse tutto ciò che potesse occorrere ad un organizzazione di “rivoluzionari”. C’erano camerate per i membri, delle sale per l’addestramento, una mensa e un enorme sala per le riunioni, oltre che una sala più piccola dove si riunivano i membri più importanti di Veritas per pianificare.
 
Anche l’operazione di reclutamento proseguiva. Nei primi giorni si erano rivolti ai membri delle famiglie di coloro che facevano parte di Veritas. Poi erano passati a reclutare amici fidati, sostenitori di Silente, oppositori del Ministero, insomma chiunque potesse avere un buon motivo per combattere e per non spifferare nulla alla Vanguard. Erano riusciti a reclutare una sessantina di persone inclusi alcuni studenti del settimo anno che, proprio come gli eroi di Hogwarts sette anni prima, avevano deciso di prendere parte al tutto.
 
In quelle due settimane non erano solo successe molte cose relative a Veritas e a ciò che stava facendo ma anche relative al Ministero e alla sua caccia ad Harry. Ovviamente almeno per il momento la notizia di quanto successo a Caramell non era trapelata. Veritas non aveva ancora avuto il tempo di occuparsi della faccenda e il Ministero si guardava bene dal dichiarare apertamente che il ricercato numero uno d’Inghilterra era riuscito con estrema facilità a colpire uno degli esponenti maggiori del panorama politico ministeriale. Tuttavia l’aggressione a Caramell aveva provocato una reazione da parte del Governo, che tutti però avevano associato alla pubblica dichiarazione di “guerra” al Ministero fatta da Harry alla conferenza del Ministro. Il Ministero aveva reagito in fretta e come primo provvedimento aveva imposto un coprifuoco su tutto il territorio inglese. Nessun abitante del mondo magico avrebbe dovuto farsi trovare in giro oltre le dieci di sera, altrimenti sarebbe stato sottoposto a controlli e a multe salatissime, questo accrebbe gli oppositori alla politica ministeriale. Tuttavia quello non fu il solo provvedimento preso, ve ne fu un altro che fece molto più discutere. Il Ministerò decretò la chiusura immediata di Hogwarts e l’immediato ritorno a casa degli studenti. La motivazione che il Ministro addusse fu che Harry Potter poteva rappresentare un pericolo per gli studenti della scuola, in quanto ex studente che a quanto aveva saputo aveva esplorato la scuola più di chiunque altro. La vera motivazione era in realtà il voler tenere gli studenti il più lontano possibile dalla McGranitt e da coloro che erano considerati i fedelissimi di Silente e di Harry. Una mossa astuta da parte del Ministro che però era riuscita solo per metà poiché molti studenti del settimo anno avevano già deciso di aderire alla causa del Prescelto. Oltre ai coraggiosi Grifondoro e ai leali Tassorosso, anche moltissimi Corvonero, e addirittura qualche Serpeverde, avevano deciso di partecipare.
 
 
Con la scuola chiusa i membri di Veritas avevano iniziato a spostarsi liberamente nel castello e consumare i pasti dentro la Sala Grande. Il girare liberamente nella struttura non rappresentava un grande pericolo poiché,  se fosse arrivato qualcuno dal Ministero, non sarebbe stato in grado di materializzarsi dentro al castello ma solo al di fuori dei confini quindi avrebbero avuto tutti il tempo per nascondersi nella Stanza delle Necessità.
 
Mancavano tre giorni alla Luna Rossa e di Harry non c’era alcuna notizia. Quella sera, come succedeva da una settimana, tutti si erano riuniti a cenare nella Sala Grande dove, per la prima volta probabilmente da quando era stata edificata, regnava un silenzio quasi innaturale. Le persone nella sala rasentavano il centinaio e l’unico rumore che si sentiva era quello delle posate. Erano tutti silenziosi, chiusi nei propri pensieri, angosciati da quello che sarebbe successo da li a due giorni. Anche i “leader” di quel gruppo, seduti al tavolo degli insegnanti, non parlavano e come tutti rimanevano chiusi nei propri pensieri.
 
Hermione stentava a toccare il cibo nel suo piatto. Accanto a lei, Draco la fissava con attenzione, la mancanza di Harry si stava facendo sentire soprattutto su di lei.
 
-Ehi tutto bene Granger? Ti manca lo sfregiato?- domandò il biondo tranquillo continuando a consumare il pollo con patate che aveva nel piatto. Hermione osservò il proprio piatto per un po’ senza parlare.
 
-E se non tornasse? Se gli fosse capitato qualcosa? Sono più di due settimane che non abbiamo notizie!- disse la giovane preoccupata.
 
- Capitato qualcosa? A lui? Quello ha la pellaccia dura. Ci seppellirà tutti fidati! E se non abbiamo ricevuto notizie è perché lui vuole così.- Intanto Luna e Neville, che erano lì vicini, avevano teso le orecchie per ascoltare la conversazione.
 
-Tu sai come rintracciarlo vero? Tu sai da chi è andato!- domandò la riccia voltandosi verso la serpe.
 
-Calma, calma! Rintracciarlo? È escluso. Se anche potessi farlo, bada bene non sto dicendo di poterlo fare, non lo farei perché metterebbe a rischio l’operazione. Sul fatto di sapere da chi è andato…- il giovane esitò un attimo prima di rispondere.-…potrei avere un idea, ma non saprei da dove cominciare.-disse Draco sempre mantenendo il suo tono tranquillo.
 
-Perché?- chiese la ragazza seria.
 
- Quel folle è andato alla ricerca di alleati e c’è un solo modo in cui può farlo.-
 
-Ovvero?-continuò Hermione. Draco si voltò per guardarla negli occhi.
 
-Ci sono persone in tutto il mondo che hanno un debito con quell’uomo. Molti di loro avranno già trovato del fumo nero ad accoglierli rincasando. Poveri diavoli.-affermò il biondo sicuro di se sorridendo e ironizzando come era suo solito.
 
-Sta radunando un esercito?- domandò Neville alle spalle di Hermione.
 
-Mi sembra chiaro. Se quel folle ha deciso di riscuotere i propri debiti che il fato aiuti i suoi debitori. - Disse Draco tornando a scherzare. Hermione stava per chiedere qualcos’altro ma non fece in tempo poiché fu interrotta da un irruzione nella Sala Grande.
 
Argus Gazza spalancò di colpo le grosse porte della sala, entrando di corsa. Era trafelato e preoccupato, percorse di corsa i metri che lo separavano dal tavolo degli insegnanti e si arrestò proprio di fronte alla Preside. La donna lo guardò esasperata. Gazza era una delle poche persone sulla terra che lei proprio non riusciva a sopportare.
 
-Scusi il disturbo signora Preside…- iniziò l’uomo.
 
-Nessun disturbo. Cosa c’è?-
 
-Ecco…ci sono degli intrusi nel castello!- disse l’uomo. La McGranitt scattò in piedi e con gli occhi vide parecchie persone al di fuori della Sala Grande.
 
-E non potevi dirlo subito emerito idiota!- sbottò la McGranitt facendo segno a tutti quelli al tavolo insieme a lei di alzarsi.-Tutti quelli seduti a questo tavolo verranno con me. Voi altri restate qui. Se ci sarà bisogno di voi vi contatterò con un patronus.-esclamò autoritaria. Poi girò attorno al tavolo seguita da Draco, Hermione, Luna, Neville, Nikolai, Jenny e Abeforth e si avviò verso l’uscita della Sala Grande.
 
Appena furono vicini all’uscita notarono un grosso via vai di persone che scendevano le scale e si dirigevano verso il parco, attraverso il portone principale. La McGranitt fece segno agli altri di estrarre le bacchette. Quelle persone non sembravano pericolose ne in cerca di uno scontro ma non sapeva da dove arrivassero. Stava per chiedere ad uno di loro chi fossero quando Draco scattò in avanti in direzione di un uomo molto alto, con una folta barba nera.
 
-Juan!- esclamò il biondo stringendo la mano all’uomo.
 
-Hola Draco!- esclamò l’uomo.
 
-Qué estás haciendo aquí?- Jenny disse che Draco aveva chiesto cosa facesse l’uomo lì. Lo sconosciuto rispose qualcosa in spagnolo che solo Draco, Nikolai e Jenny parvero capire e che li fece sorridere.
 
-Dónde está?- domandò poi Draco. L’uomo indicò il parco del castello. Il biondo diede una pacca sulla spalla all’uomo e fece cenno agli altri di seguirlo.
 
-Dice che “Humo Negro” gli ha chiesto aiuto e che non poteva rifiutarsi.- spiegò il giovane continuando a camminare seguito dagli altri.
 
-“humo negro”?- domandò Neville.
 
-Fumo Nero.- tradusse Draco sorridendo.-Dice che lui si trova nel parco. È tornato!-Gli altri sorrisero con lui, uscendo dal castello alla ricerca del loro eroe. Un grosso peso svanì dal cuore di Hermione quando ricevette la notizia.
 
C’erano centinaia e centinaia di persone nel parco. C’era gente che allestiva tende e focolari, gente che festeggiava bevendo e mangiando, gente che trasportava armi e materiali utili ad una guerra. Da dove arrivassero e come erano entrati era un mistero.
 
 Il gruppo, guidato da Draco, attraversando quella baraonda, captò parecchie lingue che però nessuno riuscì ad identificare con certezza, quelle persone arrivavano da tutte le località del mondo. Hermione riconobbe alcuni abiti caratteristici dell’Africa e del Sud America, alcuni idiomi tipici di una popolazione asiatica ma era impossibile identificare con precisione la provenienza di quella moltitudine di gente. Quando si furono addentrati abbastanza dentro quella marea di persone, si resero conto che si trovavano di fronte ad un vero e proprio accampamento militare, che stava pian piano prendendo forma, in puro stile romano. Il parco era stato completamente inondato da quella folla che continuava imperterrita a fuoriuscire dal castello e a riversarsi sulla pianura antistante.
 
 Poi finalmente in mezzo a quella moltitudine di gente riuscirono a trovare chi stavano cercando. Harry Potter si trovava al centro dell’accampamento e parlava tranquillamente con tre persone dando loro direttive. I tre uomini annuirono e si congedarono lasciandolo da solo.
 
-Ehi sfregiato!- Harry si voltò in direzione della voce e sorrise.
 
-Ehi furetto! Vedo che sei sopravvissuto! Non ti hanno linciato!- affermò ironico dando una pacca al suo amico. Poi rivolse lo sguardo ad Hermione.-Visto? Sano come un pesce come quando sono partito! Qui come sono andate le cose?-
 
-Abbiamo radunato un centinaio di persone in totale. Ma tu hai fatto di meglio a quanto vedo!- Disse Neville osservando stralunato tutta la gente che lo circondava.
 
-Si…beh diciamo che ho riscattato dei favori. Sono circa quattrocento persone, forse qualcosa di più.- Tutti stavano facendo i complimenti a Harry per ciò che era riuscito a fare, tutti tranne Luna la cui attenzione era stata catturata da qualcosa ai limiti della boscaglia. L’unico ad accorgersi che la ragazza aveva notato qualcosa fu Harry.
 
-Ehi Luna tutto bene?- disse avvicinandosi e ignorando quello che Nikolai gli stava dicendo. Luna lo fissò negli occhi poi ritornò a fissare la boscaglia e indicò con la mano.
 
-Laggiù! Guardate!- Tutti si voltarono ad osservare il punto indicato da Luna.
 
-Centauri!- Disse la McGranitt. Un piccolo gruppo di centauri, saranno stati una decina, stava fuoriuscendo dalla boscaglia per avvicinarsi all’accampamento. Subito Harry scattò in direzione di quelle creature seguito a ruota dal resto del gruppo. Una volta avvicinatosi riconobbe all’istante il centauro che guidava il gruppo.
 
-Fiorenzo!- Harry lo conosceva bene. Al suo primo anno quel centauro lo aveva salvato dal suo primo vero incontro con Voldemort e poi durante il quinto anno era diventato professore di divinazione al posto della Cooman. Infine durante la guerra aveva combattuto con coraggio al loro fianco rimanendo anche ferito.
 
-Harry Potter, è un piacere rivederti!-
 
-Anche per me Fiorenzo!-disse Harry chinando il capo in segno di rispetto.-Cosa vi porta qui?- domandò poi.
 
-Quello che ha portato te a tornare indietro dopo anni di esilio. Una guerra che non si può evitare.-
 
-Sai della guerra?-
 
-Noi centauri sappiamo molte cose, non dimenticarlo Harry Potter. Siamo a conoscenza dei fatti grazie agli astri. Sappiamo bene cosa sta per accadere.-affermò serio il centauro. I suoi compagni annuirono.
 
-Cosa sai di Necros?- domandò Harry.
 
-Quello che c’è da sapere e forse anche di più. Non possiamo condividere la conoscenza dei centauri con gli umani, questo dovresti saperlo. Tuttavia c’è una cosa che posso condividere con te. Le stelle ci hanno mostrato quali sono i tuoi piani e quelli di Merlino, Harry Potter.- A quella frase il moro abbassò lo sguardo e fece un mezzo sorriso. Poi rialzò il capo e osservò attentamente la creatura di fronte a lui. Gli occhi verde speranza del giovane si specchiarono nel blu intenso degli occhi del centauro.
 
-E cosa ne pensi? Funzionerà?- il gruppo non stava capendo bene di cosa stessero parlando.
 
- Gli astri non ci hanno permesso di vederlo. È raro che accada, ma quando succede significa che il destino è davvero troppo incerto. Posso dirti però che tu e Merlino siete due folli. Lui per aver suggerito quello che ha suggerito e tu per aver accettato di metterlo in pratica.-esclamò Fiorenzo serio.
 
-Sai un famoso filosofo olandese, Erasmo da Rotterdam, diceva:”Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.” Se la follia è quello che occorre per vincere allora follia sia.-
 
- Il vostro piano è incerto, azzardato e pericoloso Harry Potter.-Harry a quella frase sorrise e fissò Fiorenzo.
 
- In guerra, la massima "la sicurezza innanzi tutto" porta diritto alla rovina. Farò ciò che è necessario per vincere Fiorenzo. Ne tu ne altri mi distoglierete dal mio obiettivo.-Affermò determinato il moro. Fiorenzo rimase zitto per qualche secondo osservando in modo molto serio Harry. Poi, cosa assai insolita per un centauro, si rilassò e sorrise al giovane.
 
-Sei diventato un uomo molto saggio Harry Potter, Albus Silente sarebbe fiero di te.- Affermò sereno.-Dopo aver ascoltato le tue parole non alcuna remora nell’offrirti l’aiuto di noi centauri. È una guerra che ci riguarda tutti e noi ti daremo il nostro appoggio, per quanto possibile. I rapporti tra le nostre razze sono sempre stati burrascosi, ma nessuno di noi può ignorare quanto sta per accadere. Da oggi ci sarà un alleanza tra uomini e centauri.- Disse Fiorenzo solenne offrendo la mano ad Harry.
 
-Alleati...per vincere questa guerra!- disse Harry stringendo la mano del centauro.





Spazio dell'Autore: E rieccomi! Lo so ho saltato una settimana scusate! ma sono stato impegnato! XD Ma veniamo al capitolo! Questo capitolo è diciamo solo di collegamento, infatti è stato un po' noioso scriverlo, anche se nel finale mi sembra venuto bene! Ci stiamo avviando verso la conclusione della storia e quindi anche alla parte divertente che non vedo l'ora di scrivere! Detto questo aspetto vostri commenti e alla prossima gente!
 

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Capitolo 19
*** Notte di silenzi e ricordi ***


Notte di silenzi e ricordi

 





 
 
 
Quando si parla di una guerra o di una grande battaglia ci sono alcune cose a cui si fa sempre riferimento. Gli storici, ad esempio, si riferiscono sempre al numero di morti, agli ideali o alle grandi gesta degli eroi, i militari parlano solo di strategie e tattiche di combattimento mentre i giornalisti cercano di fare carriera parlando di quanto una guerra sia cruenta e inutile e di quanti interessi economico-politici ci siano dietro.
 
Tuttavia nessuno parla mai di una cosa, nessuno parla mai del silenzio. Nessuno parla mai del Silenzio di una guerra.
 
Molti potrebbero dire che in una battaglia il silenzio non esiste, che non può esserci. Le battaglie sono soprattutto rumore e urla, furia e frenesia, sangue e lacrime, non c’è spazio per una cosa come il silenzio. Tutti coloro che dicono questa cosa però, spesso e volentieri, sono coloro che un combattimento non l’hanno realmente mai affrontato.
 
Tutti coloro che hanno combattuto una guerra almeno una volta sanno bene invece che vi sono addirittura tre tipi di silenzio che accompagnano una battaglia. Lo sanno perché li hanno vissuti, li hanno provati sulla loro pelle.
 
Il primo di questi può essere definito come “il Silenzio dell’Uomo” e accompagna il preludio allo scontro. Nelle ore antecedenti alla battaglia, i combattenti si chiudono in un mutismo collettivo. La mente del guerriero inizia a vagare oltre il luogo in cui si trova, non si ha voglia di parlare e non serve nemmeno farlo. Si comunica senza bisogno di parole,ci si parla con gli sguardi, il mutismo si trasforma in linguaggio comune. Tutti sanno perfettamente verso cosa sono rivolti i pensieri del proprio vicino con il quale, di lì a poche ore, condivideranno il campo di battaglia.
 
Molti potrebbero interpretare questo silenzio come una muta preghiera per sopravvivere allo scontro, una richiesta silenziosa di uscire indenne dalle barbarie di una guerra sanguinosa e avrebbero anche ragione a pensarlo, tuttavia c’è altro oltre a questo dietro questa calma.
 
Il guerriero, alla vigilia dello scontro, inizia a mettere a fuoco le proprie priorità, a rivivere al propria vita e capire le cose che contano davvero per lui. Molti arrivano a capire davvero i motivi per cui stanno per combattere, le ragioni che li spingeranno di lì a poco a lottare strenuamente per la vittoria. “Il silenzio dell’uomo” che di fronte alla possibilità di morire non pensa a se ma pensa ai propri cari, ai propri affetti e si convince che ciò che sta per fare lo fa anche e soprattutto per loro.
 
Il secondo di tipo invece può essere definito come “il silenzio del Sopravvissuto” e caratterizza le ore seguenti lo scontro. Sia che abbia vinto o che abbi perso, il guerriero, ormai esausto e spossato, comincia a ripercorrere con la mente tutta la cruenta battaglia. Nel suo mutismo riflessivo rivive ogni episodio che lo ha coinvolto. Rivede davanti a se i nemici sconfitti, gli amici persi e le scelte che ha fatto. In quei momenti, iniziano i “se” e i “ma” tipici di chi resta vivo. “Se avessi combattuto meglio forse sarebbe sopravvissuto…”, “se gli avessi coperto meglio le spalle saremmo qui a parlarne insieme”, “è stata una battaglia terribile, ma poteva essere evitata”.
 
Il “Silenzio del Sopravvissuto” viene sempre accompagnato anche dalla colpa, colpa per essere rimasti vivi, colpa per essere riusciti a tornare dai propri cari, mentre altri invece giacciono ancora lì, sul campo di battaglia. La colpa poi, nella maggior parte dei casi, scema nella commemorazione. Ad un certo punto si passa dal rivivere lo scontro appena terminato, al ricordare i bei momenti vissuti con chi non c’è più e al pensare a ciò per cui loro sono morti, a pensare al futuro per cui si sono sacrificati. Un futuro che tocca ai sopravvissuti costruire.
 
Infine c’è la terza tipologia, che si potrebbe chiamare “Silenzio del Guerriero”. Non tutti possono dire di averlo provato, capita a pochi di riuscire a sentirlo e quasi mai lo raccontano, è qualcosa che non si può descrivere a pieno.
 
 Questo tipo di silenzio è quello che ti colpisce mentre sei nel cuore dell’azione. Durante la battaglia, mentre la gente urla, strepita, grida il proprio dolore e la propria disperazione, mentre i soldati si affrontano con armi e bacchette guidati dai loro comandanti, mentre incantesimi esplodono e spezzano vite, è proprio allora che il silenzio può arrivare. Quelli che lo hanno provato, e che hanno cercato di descriverlo, raccontano che ad un certo punto la mente, quando l’adrenalina e la tensione sono all’estremo, elimina semplicemente tutto, il grande rumore di una battaglia viene semplicemente eliminato dall’equazione e tutto piomba in un innaturale silenzio. È come se tutti ciò che si ha attorno iniziasse a muoversi al rallentatore, si vedono i propri alleati combattere senza sosta senza emettere suono, nemici cadere urlando per il dolore senza udire il tono agghiacciante delle loro voci, il Silenzio semplicemente cala e copre tutto come un sipario copre la scena sul palco di un teatro.
 
Harry Potter, leader di Veritas, Salvatore del Mondo Magico, a soli venticinque anni di età ha già combattuto decine di scontri, ha già superato numerose battaglie ed è sopravvissuto ad una guerra. Lui più di tutti sa perfettamente cosa sia il silenzio di una battaglia. Li ha vissuti tutti sulla sua pelle, li ha respirati e ne ha compreso a pieno il significato. Sa bene che davanti a lui e al suo esercito si prospetta ancora un solo grande silenzio, una guerra inevitabile.
 
Il Silenzio cala, quando la guerra inizia.
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
Il Prescelto camminava tranquillamente tra i ranghi del suo esercito. Focolari erano accesi in tutto l’accampamento sorto nell’immenso parco di Hogwarts e ad ogni fuoco si potevano trovare uomini e donne assorti ad osservare le fiamme, persone che si scambiavano piccoli consigli su che incantesimi utilizzare o su come sopravvivere, ma la maggior parte di loro si scambiava semplicemente muti sguardi. Quasi tutti quando lo vedevano camminare tranquillamente tra di loro, spavaldo e quasi incurante dell’imminente battaglia, sembravano rincuorati che il loro leader fosse così tranquillo e sereno tanto da mettersi a passeggiare tra di loro. Alcuni lo fermavano e gli offrivano qualcosa da mangiare o da bere e lui si fermava volentieri a scambiare qualche parola con loro. Erano tutte persone che lui conosceva e che aveva trascinato lì da mezzo mondo, il minimo che poteva fare per sdebitarsi era rincuorarli e mostrarsi forte.
 
Mentre proseguiva il suo girò nell’accampamento, l’ex grifondoro si imbatté in una sua vecchia conoscenza. Sorrise osservando una sua vecchia amica mentre dava da mangiare ad alcuni Thestral, contenuti in un recinto costruito di fortuna. Luna “Lunatica” Lovegood era sempre stata una sua cara amica, una delle poche persone che gli aveva sempre creduto, e ora si era ancora una volta fidata di lui ed era incappata nell’ennesima guerra. Il moro si avvicinò lentamente al recinto e vi si poggiò osservando la calma e la dolcezza con cui l’amica si prendeva cura di quegli animali, negli anni non era cambiata in nulla.
 
-Il grande Harry Potter, Comandante in Capo di Veritas, Ex-Salvatore del Mondo magico e Ricercato Numero Uno del Ministero, che si ferma ad osservare dei semplici Thestral e una ragazza che da loro del cibo? Una cosa assai insolita.- lo canzonò la giovane non appena lo scorse con la coda dell’occhio. Harry rise alle parole della ragazza.
 
-Forse hai ragione. Erano secoli che non facevo qualcosa di così semplice come osservare degli animali.- spiegò continuando ad osservare i Thestral. -È sempre bello vederti Luna!- aggiunse poi. La bionda sorrise.
 
-Ciao anche a te, Harry. Cosa ti porta qui?-chiese tranquilla continuando ad occuparsi delle creature nel recinto.
 
 -Non saprei. Direi che cerco di godermi le piccole cose della vita finché posso.-rispose il moro.
 
Luna a quelle parole spostò lo sguardo dagli animali alati che aveva di fronte e lo puntò su Harry. I bellissimi occhi grigi della giovane scannerizzarono con attenzione ogni centimetro del viso del moro. Quando poi lui girò la testa, il grigio e il verde dei loro sguardi si incontrarono, e ad Harry sembrò che gli occhi di Luna gli stessero perforando l’anima.
 
-Tu non credi di riuscire a vedere la fine di questa guerra, vero Harry?- Luna era fatta così, un mix tra una sincerità disarmante che lasciava allibite le persone e una capacità sorprendente di capire il suo prossimo, meglio spesso, di come egli capiva se stesso. Questa era Luna. Harry a quell’affermazione chiuse gli occhi e ridacchiò leggermente.
 
-Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?- domandò il ragazzo riaprendo gli occhi e puntandoli sulla bionda.-Non intendo sulla carrozza per Hogwarts, quando Hermione ti chiamò “Lunatica” per errore.-specificò ricordando il loro primo incontro.-Mi riferisco a quella volta nel bosco con i Thestral, quando per la prima volta abbiamo parlato davvero. Anche allora avevo l’impressione che tu riuscissi a leggermi dentro con una facilità incredibile, non avevamo mai parlato prima eppure tu sembravi conoscermi così bene. Hai un dono Luna, un dono fantastico.-disse sincero fissandola intensamente negli occhi. La ragazza fece un sorriso triste e accarezzò il Thestral di fronte a lei.
 
-Sei uno dei pochi a pensarla così. Alla maggior parte delle persone questa cosa non piace. Questa mia capacità, unita al mio essere troppo sincera, quasi sempre lì spaventa.-esclamò con un velo di tristezza nella voce.
 
-E da quando Luna Lovegood si interessa del parere degli altri?-domandò Harry.
 
-Di solito non mi interessa. Ma se è da quando sei nata che la gente, in qualche modo, si sente minacciata da te…beh comincia ad infastidirti come cosa…-concluse.
 
-Non è di te che hanno paura, ma di loro stessi. Hanno il terrore che standoti troppo vicino potrebbero scoprire di non essere le belle persone che credevano. Le persone a volte sono semplicemente…stupide, non credi? Tu hai un grande dono, sei in grado di dare conforto alle persone Luna, ed è una cosa fantastica.- esclamò avvicinandosi e abbracciando la ragazza. Per la prima volta da quando si conoscevano, era stato Harry ad abbracciare Luna e non il contrario.
 
-Promettimi che non cambierai mai! Promettimi che resterai sempre…Lunatica!-aggiunse donandole uno dei suoi rari sorrisi sinceri.
 
-Te lo prometto.-Il ragazzo annuì soddisfatto.-Noi domani vinceremo Harry, ne sono sicura!-Il moro la guardò per qualche secondo negli occhi e poi sorrise sprezzante.
 
-Ne sono convinto anche io Luna.- e si voltò, incamminandosi verso il castello. Luna lo osservò camminare per qualche secondo e poi ebbe l’impulso di richiamarlo. La giovane non avrebbe saputo descrivere cosa di preciso, ma sapeva di aver visto qualcosa di diverso negli occhi del grifone.
 
-Harry!-urlò la bionda per attirare la sua attenzione. L’ex Grifondoro si voltò fermandosi e aspettando che la sua amica parlasse.
 
-Promettimi che non farai qualcosa di folle e avventato domani!-chiese la giovane quasi implorante. Harry sorrise, si voltò facendo svolazzare il suo mantello nero e continuò a camminare.
 
-Mi conosci Luna…- urlò il giovane mentre avanzava verso il castello.-…follia e avventatezza sono parte di me!-
 
L’ex Corvonero osservò l’amico allontanarsi, mentre in lei si faceva strada la consapevolezza che il ragazzo aveva in mente qualcosa che forse avrebbe salvato tutti, ma non lui.
 

 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
Draco stava camminando silenziosamente nei corridoi di Hogwarts. Il giovane erede della casata Malfoy aveva da poco terminato di organizzare le truppe che il suo amico aveva racimolato. Tra i due era il Serpeverde quello che possedeva doti organizzative perciò a lui erano sempre lasciati questi compiti.
 
Il ragazzo aveva suddiviso le persone, organizzato le varie sezione dell’esercito e poi aveva discusso con i centauri e sul loro apporto alla battaglia del giorno seguente. Proprio mentre stava per andare a parlare con la McGranitt per organizzare anche quei pochi studenti di Hogwarts che avevano deciso di combattere, il giovane Malfoy si era imbattuto in Neville.
 
Il ragazzo lo aveva indirizzato verso la torre di Astronomia dove, a detta dell’ex grifone, lo stesse aspettando Harry. Mentre si dirigeva verso la torre, Draco ripensò all’ultima volta che vi era salito, quasi nove anni prima. Quella notte era ancora perfettamente stampata nella sua mente, come se tutto fosse accaduto il giorno prima. Il senso di colpa per ciò che era successo lo tormentava ancora alcune notti attraverso incubi.
 
Arrivato alla base delle scale iniziò la lunga salita che lo avrebbe portato alla sommità della torre. Più camminava e si avvicinava alla cima, più un senso di angoscia e terrore lo attanagliava. Ogni passo fatto in avanti corrispondeva ad un ricordo di quella notte che si faceva più nitido nella sua mente.
 
Un passo, un ricordo.
 
Prima lui che attivava l’armadio svanitore, i mangiamorte che entravano, Bellatrix che si congratulava con lui, Grayback che chiedeva se ci sarebbero stati degli studenti con cui nutrirsi, I mangiamorte che iniziavano a ridere, il sangue che gli si gelava nelle vene per ciò che aveva appena sentito.
 
Un altro passo, un'altra immagine.
 
 Lui con la Mano della Gloria che attraversava la Polvere Buiopesto e guidava il gruppo di servitori dell’Oscuro signore, l’inizio degli scontri, i mangiamorte che attaccavano i membri dell’Ordine, Bellatrix che gli urlava di salire sulla torre.
 
Un altro passo, un'altra fitta.
 
Lui che si ritrova faccia a faccia con Silente, l’uomo che cercava di dissuaderlo dal compiere ciò per cui è venuto, lui che disarmava il Preside e gli puntava la bacchetta, l’arrivo di Bellatrix e di altri mangiamorte, la donna che lo istigava a uccidere.
 
Un altro passo, un'altra lacrima.
 
L’arrivo di Piton, la supplica di Silente, un lampo verde.
 
Draco era arrivato in cima alla torre senza nemmeno rendersene conto. Era lì, fermo immobile, davanti alla porta che lo separava dalla sommità. Il fiato corto, il battito accelerato, lacrime agli occhi e angoscia nel cuore. Draco sapeva bene di aver commesso molti errori nella sua vita, ad alcuni era riuscito a porre rimedio ma quella notte sarebbe rimasta per sempre una macchia sulla sua coscienza.
 
Si asciugò le lacrime rapidamente e cercò di calmarsi. Dopo essere riuscito a riprendere il controllo di se stesso, aprì la porta ed entrò.
La torre di Astronomia non era cambiata con il passare degli anni. Il piano inferiore era quello dove si svolgevano le lezioni. Alla giovane serpe tornarono subito in mente gli anni di Hogwarts e le ore di lezione con la professoressa Sinistra, docente di Astronomia. Non gli era mai interessata molto la materia ma gli era sempre piaciuta la torre, almeno fino a quella notte.
 
Il biondo dopo aver osservato la stanza, iniziò a salire una piccola scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori. Il secondo piano della torre era un piccolo archivio dove si potevano trovare tutte le informazioni di cui si aveva bisogno su stelle, costellazioni e pianeti. Draco non aveva mai passato troppo tempo lì e raramente aveva compiuto ricerche astronomiche.
 
Il terzo e ultimo piano invece era dedicato all’osservatorio. Da lì, nelle notti in cui era prevista una lezione serale, si potevano osservare le stelle e le costellazione e studiarne i movimenti. Era lì che era avvenuto tutto quella notte, era lì che Silente era morto per causa sua.
 
Non appena ebbe terminato di salire le scale, il suo sguardo cadde subito sul punto in cui nove anni prima sostava la solenne figura di Albus Silente. Ora, proprio in quel punto, c’era qualcun altro.
 
 La figura di Harry Potter si ergeva in tutta la sua solennità al centro dell’osservatorio. Il leader di Veritas dava le spalle alla scala ed era intento ad osservare l’accampamento sottostante alla torre. L’unica luce nella stanza era portata dalla luna che, ormai quasi piena, si stagliava sul cielo blu scuro della notte. Al giovane Serpeverde quella scena ricordò molto la stessa che aveva già vissuto in quel posto.
 
-Sfregiato!-esordì Draco avvicinando. L’amico si voltò osservandolo.-Non c’era un posto più vicino in cui parlare?-domandò il biondo acido come sempre.
 
-Era di un posto discreto di cui avevo bisogno e questo mi è sembrato adatto.-spiegò lui voltando di nuovo il capo e mettendosi ad osservare la volta celeste.-Come vanno i preparativi per domani? Fammi un rapporto.- A Draco l’amico sembrò molto strano, era ben diverso dal se stesso di poche ore prima quando era comparso con un esercito. Il biondo tirò fuori da una tasca un blocchetto sul quale si era segnato delle cifre.
 
-Ehm si…dunque abbiamo cinquanta maghi tiratori addestrati. Non male per tenere a distanza il nemico direi. Possiamo contare su cento maghi addestrati anche al combattimento con spada e lancia, il che mi sembra piuttosto positivo. Abbiamo anche trovato un vero e proprio arsenale di vecchie spade e armi medievali qui a scuola!-esclamò il giovane.
 
-E dove le avete pescate?- domandò il moro sorpreso.
 
-Nelle segrete! È venuto fuori che quella spina nel fianco di Gazza ha passato anni a tenere pulite le segrete della scuola e tutto ciò che c’era dentro, compresa un armeria!-
 
-Interessante! I fondatori devono aver presso in considerazione l’evenienza che la scuola venisse attaccata.-
 
-L’ho pensato anche io. Sicuramente sarà stata un idea di Salazar.-commentò Draco. Harry si voltò ad osservare l’amico.
 
-Perché lui era il più “astuto”?- domandò sarcastico virgolettando la parola astuto con le dita. Draco sorrise sprezzante.
 
-Lo era ma non è per quello che l’ho detto. Era l’unico dei quattro che avrebbe potuto pensare che mettere delle armi in una scuola piena di ragazzini fosse una buona idea.-
 
-In effetti…- concordò Harry sorridendo.-Altro da riferire?-chiese poi.
-Si, dunque abbiamo una sessantina di centauri da utilizzare. Hanno acconsentito ad essere materializzati insieme a noi quando sarà il momento. Perciò sessanta di noi li porteranno con se quando arriverà l’ora. Abbiamo trenta Thestral da utilizzare, tutti gentilmente radunati dal mezzo gigante e dalla Lovegood…-
 
-Si li ho visti. Abbiamo qualcuno che li cavalchi?-
 
-Si li abbiamo. Oltre a loro, qualcuno dell’esercito che hai portato ci ha fatto dono di una ventina di Ippogriffi. Ho già trovato le persone che li cavalcheranno e ne ho conservati alcuni per noi. Non si sa mai.-
 
-Buona idea. Altro?-
 
-Ultima cosa, abbiamo ben due squadre Ombra.- Harry a quella notizia si sorprese e sul suo volto apparve un sorriso compiaciuto. Le cosiddette “squadre Ombra” erano degli uomini addestrati nell’arte dello scomparire e nel creare illusioni. Seguivano un rigido addestramento che durava anni e il risultato lo si poteva vedere poi nelle battaglie. Gli uomini di queste squadre erano in grado di aggirare il nemico senza essere visti e di prenderlo alle spalle o di creare perfette trappole in cui puntualmente gli avversari cascavano.
 
-Sei serio?-
 
-Assolutamente si. Una dalla Cina e una dal Giappone. Mi sono permesso anche io, durante queste settimane di contattare qualche mi conoscenza.-
 
-Ben fatto furetto! Bella idea!-esclamò il moro dando una pacca sulla spalla all’amico.-A quanto ammonta il nostro esercito?-
 
-Beh contando tutti, compresi quei pochi studenti che sono rimasti per combattere, direi…che ci avviciniamo alle cinquecento unità…su per giù.-
 
-Non male. Dovremmo farcela.-
 
-Non male?! Potter sei uscito di senno! Le forze di Necros ci supereranno di tre volte…se ci va bene! Non abbiamo speranze!-
 
-Da quando sei così pessimista?-domandò Harry sorpreso dalla reazione dell’amico.
 
-Da quando? Beh da quando un fottuto mago psicopatico ha radunato l’esercito di Voldemort e si prepara a risvegliare ciò che causerà la prossima Apocalisse!-
 
-Touché. Ammetto che non è una delle situazioni migliori in cui trovarsi.-
 
-Beh almeno lo ammetti, eppure tutto questo sembra che non ti tocchi. Te ne stai lì tranquillo come se fosse già certa una nostra vittoria.- A quelle parole gli occhi dei due si incontrarono e Harry sorrise.-Cos’hai in mente? Di cosa parlava il centauro prima?-chiese infine il biondo. Il grifone distolse lo sguardo puntandolo di nuovo sull’accampamento sottostante.
 
-Secondo te a cosa ha pensato Draco?-domandò Harry. Il biondo fu sorpreso di sentirsi chiamare Draco, non capitava mai che l’amico lo chiamasse così. Poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui era successo. Al contempo il giovane non capiva a cosa il moro si riferisse.
 
-Secondo te cosa ha pensato Silente sapendo di dover morire affinché noi vincessimo?- Draco a quella domanda sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo. Passò qualche secondo in cui rifletté su cosa rispondere e poi diede voce ai propri pensieri.
 
-Lo chiedi proprio tu che ti sei fatto una passeggiata della morte nella foresta per consegnarti a Voldemort? Cosa hai pensato tu?-
 
-Niente. Insomma è accaduto tutto in poco tempo…sapevo che sarei morto, ma non c’è stato un momento in cui io ci abbia davvero pensato .-spiegò il moro.-Silente invece sapeva da mesi quale sarebbe stato il suo destino, mi chiedo cosa abbia pensato.- Dopo quell’affermazione tra i due calò il silenzio. Entrambi erano chiusi nei proprio pensieri, il “silenzio dell’Uomo”. Fu Draco ad interrompere quel mutismo.
 
-Credi di dover morire per vincere?- domandò il biondo schietto. Era una delle sue qualità quella di essere sempre diretto.
 
-Credo che ognuno di noi debba fare ciò che deve.-rispose il moro criptico.-Prendi te ad esempio..-disse indicando la serpe.-Tu domani guiderai l’esercito.- L’erede della famiglia Malfoy credette di aver capito male. Non gli sembrava possibile che l’amico cedesse il comando, non era la prima volta che lo faceva, ma in una situazione del genere non credeva che l’avrebbe fatto.
 
-Cosa?! Io?! Perché?!-
 
-Io devo concentrarmi su Necros e sull’impedire che risvegli l’Ombra. Non posso occuparmi di dirigere gli uomini. Tocca a te, vecchio mio.-esclamò voltandosi e incamminandosi verso le scale per scendere.
 
-Non mi seguiranno mai! Lo sai bene.-
 
-Lo faranno, credi a me. Lo faranno. Non perché lo dico io, o perché lo dice Hermione o perché lo dicono gli ex membri dell’Ordine. Si fideranno di te e ti seguiranno perché vedranno che combatterai al loro fianco, senza tirarti indietro.-esclamò Harry sicuro di se continuando a camminare. Ad un certo puntò però si bloccò, come se fosse stato folgorato da un illuminazione.
 
-Ah un ultima cosa…-aggiunse tornando indietro e parandosi di fronte alla serpe. Infilò la mano dentro il mantello e ne estrasse una busta bianca, un po’ rovinata e spiegazzata.-Nel caso qualcosa andasse male.-esclamò facendo l’occhiolino e porgendola all’ex rivale. Il biondo lo guardò con un espressione interrogativa.
 
-Due settimane fa la notte in cui il magazzino saltò in aria, tu mi chiedesti, prima di partire cosa stessi scrivendo. Ecco la risposta…-disse sereno indicando la lettera. Draco si rigirò la busta tra le mani fino a che non notò una scritta su uno dei due lati. Quando lesse ciò che v’era scritto, alzò lo sguardo sul moro e annuì lentamente, senza dire una parola.
 
-Grazie Draco.- e dicendo questo sparì giù per le scale, lasciando il biondo ai suoi pensieri e alle sue domande senza risposta.
 
 
 


Angolo dell'Autore: Non ci sto credendo nemmeno io, ma finalmente siamo tornati anche con il nuovo capitolo di questa storia! L'altro giorno mi è tornata l'ispirazione vedendo un film e sull'onda dell'entusiasmo ho scritto questo capitolo! Spero di non aver fatto uno scempio, a me non sembra venuto male. Che dire, ci stiamo avvicinando all'inizio della guerra, queste sono le ore finali. Il prossimo capitolo sarà ancora in "periodo di pace" penso ma da quello successivo succederanno cose belle. Parliamo un attimo della regolarità dell'uscita di questa storia. Spero di tornare ad essere regolare ma nell'evenienza di non riuscirci non faccio promesse, non ci sarà un giorno di uscita fisso. Pubblicherò quando sarò soddisfatto del contenuto, sperando di non far passare di nuovo sei mesi, ma non credo tranquilli! Che altro dire, attendo i vostri pareri sperando di non aver scritto un capitolo terribile! Alla prossima!

 

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Capitolo 20
*** E venne l'alba ***


E venne l’alba



 
 
 
 
 
Harry Potter stava camminando rapidamente per i corridoi vuoti e silenziosi della scuola. Solo e con la mente affollata di pensieri, il giovane si stava dirigendo verso la sua meta. L’indomani sarebbe scoppiata una guerra che avrebbe deciso il destino del mondo. Il moro questo lo sapeva fin troppo bene, sapeva che questa volta non c’era in gioco solo il potere e il controllo come nella guerra contro il Signore Oscuro. No, questa volta c’era in ballo la sopravvivenza di tutti o l’estinzione. L’Ombra non avrebbe avuto pietà, non ne conosceva nemmeno il significato.
 
Lui e Merlino avevano elaborato un piano. Un idea su come fermare tutto questo basata su un intuizione di Merlino. Il Principe degli Incantatori credeva di aver capito come poter sconfiggere questo antico male e aveva trasmesso al Prescelto le conoscenze necessarie per mettere il tutto in pratica. Fiorenzo, il centauro, li aveva definiti folli e forse era proprio quello che erano, due folli visionari. Tuttavia Harry sapeva bene che non sarebbe bastato il solo piano o la sola fortuna, sapeva di avere bisogno anche di qualcos’altro.
 
Mentre camminava, il cuore del leader di Veritas era oppresso da un peso. Durante il suo viaggio di reclutamento era giunto ad una conclusione, una conclusione ovvia a cui chiunque sarebbe giunto, ma che lo aveva lasciato con un peso addosso. Il giovane aveva compreso che c’era ancora un tassello a mancare, c’era ancora una cosa che doveva fare per poter accrescere a pieno le sue possibilità di vittoria. Era il modo in cui avrebbe dovuto ottenere quel qualcosa che lo angustiava. Ora, il giovane ex grifondoro, si stava dirigendo verso la sola persona che avrebbe potuto alleviare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni permettendogli di completare il puzzle. O almeno era ciò che il moro sperava ardentemente.
 
Il grifone arrivò davanti alla statua del gargoyle che proteggeva l’ingresso all’ufficio del preside. Appena lo vide, senza nemmeno bisogno della parola d’ordine, la statua si fece da parte rivelando la piccola scala a chiocciola che saliva. Harry non perse tempo e iniziò rapidamente la salita verso l’ufficio. La McGranitt era nell’accampamento ad aiutare ad organizzare tutto nei minimi particolari perciò il moro sapeva bene che l’ufficio sarebbe stato vuoto e che lui avrebbe potuto parlare con chi cercava.
 
Appena arrivato davanti alla porta non perse tempo, spalancò l’uscio attirando l’attenzione dei soli esseri “viventi” in quella stanza: i ritratti dei presidi. Per un attimo ci fu silenzio, un attimo in cui il giovane e i ritratti si scrutarono silenziosamente. Poi Harry individuò le due persone, o meglio la persona, con cui voleva parlare e finalmente si decise ad aprire bocca.
 
-Sparite.-disse semplicemente il giovane.
 
-Come prego?- domandò il ritratto di Armando Dippet dall’alto della sua cornice.
 
-Tutti i presidi, tranne Severus Piton e Albus Silente, abbandonino subito il loro ritratto in questa stanza.-ripeté serio e fermo nella voce.
 
-Come osi tu dire a noi cosa fare?!-iniziò Phineas Nigellus dalla sua cornice.-Solo la Preside può darci ordini!! Noi non rispondiamo a nessun altro, mettitelo bene in testa!!!-terminò poi alzando la voce.
 
Harry puntò lo sguardo sul ritratto, uno sguardo glaciale e furente che fece zittire immediatamente l’ex preside.
 
-Se non volete ubbidire a me allora magari lo farete ad una mia minaccia. Giuro che brucerò ogni singolo ritratto che si rifiuterà di andarsene.-affermò serio fissando Nigellus.-Vedremo quanto avrete da sbraitare quando sarete ridotti in cenere. Suppongo che nel suo caso, la scuola non risentirà minimamente dell’accaduto, professor Nigellus!-terminò poi. Il ritratto, sebbene impaurito dalla minaccia, si mostrò fiero e sprezzante.
 
-Ah…tutte menzogne! Non oseresti, non ne avresti il coraggio!!-A quelle parole la mano di Harry corse alla bacchetta, pronto per incenerirlo, quando una voce interruppe i suoi propositi.
 
-Phineas, ti suggerisco caldamente di non mettere alla prova le parole di Harry…Potresti non avere il tempo di pentirtene credo.-A parlare era stato Albus Silente, con la sua solita voce tranquilla e pacata ma che trasmetteva solennità e verità.
 
-Potter è molte cose, ma non è il tipo d’uomo che fa vuote minacce. Suggerirei pertanto a tutti voi di farvi un giro per Hogwarts…e di farlo di gran fretta.-esordì Severus Piton mettendo, se possibile ancora più paura agli altri quadri.-Se così non farete…beh… è stato un piacere conoscervi! Addio.-terminò poi mostrando un piccolo sorriso compiaciuto per la frase appena detta. A quel punto i ritratti, all’unisono, decisero di comune accordo che fosse meglio ascoltare le parole dei due ex presidi e scomparirono dalle loro cornici.
 
Harry a quel punto si avvicinò alla scrivania e si sedette sulla poltrona della McGranitt, la sedia del preside. Una volta seduto diede un occhiata all’ufficio. Era cambiato molto in sette anni, era molto più sobrio e ordinato rispetto a come Harry lo ricordava ai tempi di Silente.
 
-Lo preferivo come era una volta.-ammise il moro continuando ad osservare lo studio.-Era molto più…interessante.-Harry ricordava perfettamente la miriade di oggetti stipati in quello studio, alcuni magici, altri babbani, ma tutti oggetti molto interessanti e curiosi.
 
-Anche io! Tuttavia Minerva è più…diciamo…classica. Non aveva mai apprezzato particolarmente il mio disordine. Quando è salita in carica ha fatto, come si suol dire, “piazza pulita” di tutti i miei oggetti, che sono stati stipati da qualche parte credo.-Harry sorrise.
 
-Non si sta male dietro questa scrivania.-commentò l’ex grifondoro seduto al posto che spettava al Preside.
 
-Pensi ad un lavoro per il dopo guerra Potter?- domandò Piton con il solito tono sarcastico. Harry ridacchiò.
 
-Ahhh proprio no. Un posto dietro una scrivania non fa per me credo…-esclamò il giovane.-…inoltre ci sono forti possibilità che io non veda la fine di questo conflitto.-disse tranquillamente. A quella frase Piton sgranò gli occhi mentre Silente sorrise affranto.
 
-Minerva ci ha informati. Il nuovo nemico sembra infinitamente più pericoloso di Voldemort…il che è incredibile e terrificante allo stesso tempo…in più c’è anche l’Ombra a creare ulteriore timore. Ore buie queste.-commentò Silente mesto. Piton annuì silenzioso nella sua cornice.
 
-Professore, lei conosceva Smirnov?- domandò Harry a Silente.
 
-Di fama. Quando ero giovane e ancora amico di Gellert, lui mi aveva parlato qualche volta di Sergei. Mi disse che era un mago potente, uno con cui è meglio non incrociare la bacchetta. Aggiunse anche che era un uomo con delle idee molto chiare e particolari, in alcuni casi, mi spiegò Grindelwald, queste idee sembravano un po’ estreme anche per lui. Il che è tutto dire considerato poi cosa divenne Gellert. In seguito seppi che era diventato professore di Durmstrang. Domandai qualche informazione a Karkaroff quando ci incontrammo per il Torneo Tremaghi. Lui mi raccontò che Smirnov era un uomo riservato e poco socievole. Era poco propenso al dibattito e al contatto con il suo prossimo. Insegnava solo perché era costretto a fare qualcosa per mantenersi, ma sembrava sempre stare architettando altro. Igor mi riportò anche una cosa curiosa. Smirnov fece richiesta di un laboratorio privato in cui poter lavorare al preside precedente ed ottenne tale concessione. Da quel momento l’uomo passò gran parte del suo tempo a lavorare nel suo laboratorio, uscendo solo per lezioni e pasti. Quando chiesti a Karkaroff su cosa stesse lavorando, lui disse che nessuno lo sapeva, aveva protetto la stanza con potenti scudi difensivi, difficilmente superabili. L’accesso al suo laboratorio era proibito. Seppi inseguito che dopo il ritorno di Ridlle, si era dato alla macchia, svanendo nel nulla.-
 
-Potente, asociale, astuto, probabilmente geniale e con un idea tutta sua di come debbano essere il mondo e quindi la società. Un bel personaggio…-commentò facendosi pensieroso.
 
-Si, diciamo che forse Tom al suo confronto era di…come posso dire?...larghe vedute a quanto ho potuto capire. Smirnov ritiene i babbani, i nati babbani con poteri, e anche i mezzosangue delle oscenità del nostro mondo. Il suo obiettivo è quindi quello “epurare” la società da questo male, per questo cerca il potere dell’Ombra. Crede che con esso nessuno potrà più contrastare i suoi piani.-spiegò l’uomo lisciandosi la lunga barba bianca.
 
-Come può un uomo così intelligente non capire che l’Ombra non si può controllare? È inconcepibile.-
 
-A volte Harry, siamo talmente tanto concentrati dal raggiungere il nostro obiettivo che non ci rendiamo conto delle cose più ovvie. La mente di Smirnov è offuscata da anni, ossessionata. Nella sua genialità egli è diventato un folle. E i folli, ragazzo mio, quasi sempre sono ignari di esserlo.- Harry annuì silenziosamente passandosi una mano sugli occhi.
 
-Potter…da quanto mi è sembrato di capire dalle tue parole e da quello che Minerva ci ha detto, sembra che tu abbia un piano di cui però tutti sono all’oscuro. Vuoi renderci partecipi delle tue intenzioni?- domandò Piton, che finalmente era intervenuto nella conversazione. Harry alzò lo sguardo puntandolo sul suo ex professore di Pozioni.
 
-Mi spiace ma no. Ciò che voglio fare resta tra me e Merlino. So solo che per avere una possibilità di vittoria, per avere una possibilità di prevalere, devo essere più di questo.- disse indicando se stesso. Entrambi gli uomini nei quadri aggrottarono la fronte e sul loro viso comparve un espressione interrogativa. Silente tuttavia, anche se confuso, sembrava forse aver intuito dove il giovane volesse andare a parare.
 
-Che intendi dire Potter? Spiegati.- chiese Piton incuriosito.
 
-Se voglio vincere devo essere al mio meglio. Io sono potente, ma devo essere imbattibile. La mia magia è travolgente, ma deve essere inarrestabile. Dopo questi anni di lontananza, io sono considerato incredibilmente letale, ma questa volta devo essere altamente distruttivo.- Piton continuava a non capire, ma Albus Silente aveva perfettamente compreso di cosa il ragazzo avesse bisogno e del perché fosse lì.
 
-Suppongo quindi…-iniziò il’ex preside con la sua solita voce solenne.-…che tu sia qui per chiedermi qualcosa, vero Harry?- domandò Silente sorridendo divertito e osservando il giovane mago davanti a lui attraverso i suoi occhiali a mezzaluna. Harry sorrise al suo maestro di vita.
 
-Come sempre lei previene i miei pensieri. Si esatto.-ammise il giovane osservando negli occhi l’ex preside. Verde speranza e blu cielo si scontrarono in quello scontro di sguardi. I due si capirono al volo. In tutto questo Piton continuava a non capire.
 
-Signore io…- ma non fece in tempo a terminare la frase che l’ex preside lo interruppe con un gesto della mano. L’uomo sorrise amabilmente, nei suoi occhi si poteva chiaramente scorgere l’orgoglio che provava nel vedere cosa il suo allievo prediletto era diventato.
 
-Fai ciò che devi Harry. Mi fido ciecamente di te.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le parole spesso sono sopravvalutate. Non sempre è necessario parlare, chiarire, fare lunghi discorsi per esprimere ciò che si pensa o si prova. A volte basta un sorriso, uno sguardo, un gesto. Questo Harry Potter lo sapeva bene, lo aveva capito da anni ormai eppure rimaneva sempre sorpreso da quanto si potesse dire senza emettere suono.
 
Quando il giovane era entrato nell’ufficio del preside,  lo aveva fatto con un peso nel cuore per ciò che avrebbe voluto fare. Quando ne era uscito, quel peso era come svanito ed era stato sostituito, se non da un senso di serenità, almeno da una certa sicurezza interiore. Tra lui e Silente non erano servite parole, il preside aveva subito capito quali pensieri affollassero la mente del suo vecchio allievo e l’uomo era subito riuscito a spazzarli via con una frase e un sorriso. Ora Harry Potter sapeva bene cosa doveva fare.
 
Mentre il giovane leader di Veritas scendeva le scale per dirigersi al parco, comprese di avere bisogno di qualcuno accanto mentre faceva ciò che si era prefissato, non poteva farlo da solo. Il suo pensiero andò subito verso la persona che lo aveva sempre accompagnato nei suoi momenti bui, almeno fino a che lui non aveva deciso di allontanarsi. Harry Potter comprese che, ancora una volta, aveva bisogno di Hermione Granger.
 
Una volta raggiunto il parco, con il fresco pungente della notte, Harry si mise subito alla ricerca della persona per lui più importante. Mentre vagabondava per l’accampamento, continuando a salutare tutti quelli che lo fermavano, il moro incappò in altri due suoi grandi amici: Jenny Scott e Nikolai Morozov.
 
I due mercenari erano seduti vicini, attorno ad un fuoco, mentre sistemavano il loro equipaggiamento per il giorno seguente. Quando Harry si avvinò attirando la loro attenzione, subito Jenny scattò in piedi per correre ad abbracciarlo, cosa che prima non aveva potuto fare. Anche Nikolai si alzò e, dopo avergli fatto l’occhiolino, lo salutò con una salda e robusta stretta di mano.
 
- È bello vederti tutto intero Boss.-esclamò il russo tornando a sedersi e sorridendo all’amico. Jenny rise e si risedette accanto a lui.
 
-Sono contento anche io di esserlo devo dire.-ribatté Harry decidendo di fermarsi un attimo con loro e accomodandosi di fronte ai due.-Allora…come ve la passate?- A quella domanda Nikolai fece cenno verso Jenny e con uno sguardo eloquente fece capire che lei aveva qualche problema.
 
La rossa era una ragazza forte, energica e con una spiccata mancanza dell’istinto di sopravvivenza, che di norma porta a non fare cose troppo folli e a preservare se stessi. Tuttavia una guerra come quella che si sarebbe combattuta l’indomani, era riuscita a scuotere anche un animo così forte e tenace.
 
-Cosa ti preoccupa Jenny?- domandò il giovane cercando il suo sguardo. La ragazza aveva abbasato il capo basso e gli occhi puntati sul fuoco.
 
-Non possiamo vincere domani, vero? Draco mi ha detto un po’ di numeri…anche se sei arrivato con tutta questa gente, l’esercito di Necros è molto più grande….e poi c’è quest’Ombra…se la libera…-ma non terminò la frase. Harry sapeva bene che gli stessi dubbi affollavano anche la mente del russo e di tutti gli altri combattenti.
 
-Si è vero. Non siamo favoriti Jenny, questo non lo nego.-iniziò il giovane.-Ma ti dirò una cosa…non lo eravamo nemmeno sette anni fa. All’epoca eravamo molti meno che adesso…rasentavamo il centinaio. Il nemico ci surclassava e inoltre, quando la guerra è iniziata, Tom “fottuto” Riddle era ancora immortale. Nessuno avrebbe mai puntato qualcosa sulla nostra vittoria, nemmeno io. Abbiamo combattuto, dovevamo farlo e abbiamo vinto…sorprendentemente e contro ogni probabilità abbiamo vinto. Ho imparato che spesso nella vita le cose vanno male, è innegabile questo, ma non tutto quello che può andare male va per forza così. Ad esempio prendi la guerra di Troia…I troiani erano molti meno dei greci, erano dati per sconfitti, eppure sono riusciti a resistere contro l’imponente esercito di Agamennone.-
 
-Si ma poi i greci sono entrati nella città e hanno massacrato tutti i cittadini di Troia.-puntualizzò Nikolai con una mano sotto il mento che gli donava una posa riflessiva, simile a quella del Pensatore di Rodin. Harry gli lanciò un occhiata fulminante.
 
-Grazie dell’aiuto Nikolai! Ma da che parte stai?!-esclamò Harry lanciando con forza addosso all’amico un mantello abbandonato vicino a lui.
 
-Scusa capo!-disse il russo dispiaciuto accorgendosi di aver parlato senza pensare. Harry si alzò e si avvicinò alla rossa, inginocchiandosi davanti a lei.
 
-Il punto è, Jenny, che hai ragione.-iniziò sollevandole il mento e osservandola negli occhi.-Noi siamo nettamente sfavoriti e le probabilità di perdere sono elevate, molto elevate.- un espressione affranta comparve sul viso della ragazza.-Ma credi che in qualche modo questo mi possa fermare?- disse serio ma al contempo tranquillo e rilassato, elargendo anche un sorriso all’amica.-Fidati di me. Io non permetterò che noi si perda questa guerra. Non succederà.- Jenny a quelle parole parve riscuotersi e tranquillizzarsi. Anche Harry Potter, esattamente come Luna Lovegodd, possedeva un dono: ridare speranza alle persone.
 
-Combatteremo insieme come sempre?- domandò guardando prima Harry e poi Nikolai. Il russo annuì e cinse con il braccio le spalle della giovane. Harry sorrise vedendo i suoi due amici insieme.
 
-No Jenny…Vinceremo insieme come sempre!-esclamò convinto stringendo forte le spalle di entrambi. I due annuirono convinti. A quel punto Harry si alzò.
 
-Avete visto Hermione?- domandò ai due.
 
-Si poco fa. Ha detto una cosa strana. Ha detto che sarebbe andata a fare un “tuffo nel passato”. Non saprei dirti dov’è andata.-rispose Nikolai alzando le spalle. Harry sapeva benissimo invece dov’era. Salutò i due amici e si diresse verso l’ingresso del castello.
 
Il moro aveva capito perfettamente cosa la sua ragazza volesse dire con l’espressione “tuffo nel passato”. Ormai la conosceva troppo bene per non sapere a cosa si riferisse.
 
Infatti la trovò esattamente dove sapeva che l’avrebbe trovata. La riccia se ne stava tranquillamente seduta per terra, appoggiata al divano rosso della Sala Comune dei Grifondoro, con le mani strette attorno alle ginocchia e lo sguardo fisso sul fuocherello del camino. “Un tuffo nel passato” per loro due, significava tornare a casa, dove avevano trascorso la propria giovinezza.
 
-Ehi, ti ho trovata!-esordì il moro attirando la sua attenzione. La riccia parve riscuotersi dal suo stato di trance e puntò lo sguardo su di lui sorridendo.
 
-Ehi…sei sparito dopo aver parlato con Fiorenzo.-disse la giovane mentre lui si sedeva accanto a lei con le spalle poggiate al divanetto che per così tanti anni li aveva accompagnati in quella stanza.
 
-Avevo delle cose da fare…persone con cui parlare….dubbi che andavano risolti.-spiegò lui alzando le spalle e fissando il fuocherello.
 
-Vuoi dividere questi dubbi con me?-domandò la giovane curiosa e al contempo preoccupata per lui.
 
-C’è una cosa che devo fare e vorrei che tu venissi con me.-disse Harry senza staccare gli occhi dal camino.-Ma c’è tempo, possiamo aspettare l’alba.-La ragazza annuì lentamente. Tra i due calò il silenzio per un po’ fino a che non fu Hermione di nuovo a parlare.
 
-Sai a volte vorrei poter tornare indietro.-esclamò nostalgica guardando la stanza.-A quando passavamo le ore qui a chiacchierare, o nei corridoi a correre da una lezione all’altra, o nel parco sotto il nostro albero. A volte vorrei tornare a quando le nostre vite erano ancora normali.-
 
-E quando mai le nostre vite sono state normali Herm?-esclamò Harry sorridendo amaramente.-Abbiamo scoperto di essere dei maghi ad undici anni e da quel momento tutto è cambiato. Da quel momento siamo stati sempre e costantemente sul filo del rasoio, ad un passo dalla morte fin dal primo anno qui. Abbiamo dei ricordi di una vita normale anche se effettivamente le nostre non sono mai state esistenze tranquille…principalmente per causa mia.-aggiunse infine.
 
-Oh ma dai non è vero. La guerra era inevitabile, l’avremmo comunque combattuta.-ribatté Hermione.
 
-La guerra si, ma i pericoli che abbiamo corso durante gli anni qui erano in qualche modo legati sempre a me. Forse i primi anni tranquilli nel mondo magico tu li hai vissuti proprio quando me ne sono andato.- Hermione rise di gusto a sentire quella frase.
 
-Che c’è da ridere?-domandò Harry sorpreso.
 
-Il grande Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il Prescelto, l’Eroe del Mondo Magico e ora anche causa di ogni male.-esclamò la ragazza ridendo ancora. Quando smise lo guardò amorevolmente negli occhi, gli passò una mano dietro la testa accarezzandogli il collo.-Sei uno stupido Harry, non scambierei la tranquillità con nessuno dei ricordi che ho…nessuno.-esclamò sorridendogli.-Sai hai ragione, questi anni in cui sei stato lontano sono stati i più sereni che ho vissuto da quando avevo dieci anni, ma sono stati anche i più vuoti…e i più noiosi. Perciò…grazie di essere tornato Harry.-terminò poi baciandolo. Il giovane non seppe cosa replicare perciò rispose al bacio e stette in silenzio.
 
Quando i due si staccarono, Hermione passò il suo braccio sotto quello di Harry e poggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero per un po’ così, vicini e stretti l’uno all’altro. Chiunque li avesse visti in quel momento, li avrebbe scambiati per una coppia normale, una classica coppia di fidanzati che passa la serata insieme, ma loro erano ben altro. Erano, ognuno a modo suo, due leggende del mondo. Incredibili, sensazionali e per certi versi impareggiabili che però necessitavano dell’altro per essere completi. Due facce della stessa medaglia, insieme erano più forti che mai.
 
Il lungo silenzio che ci fu tra i due fu interrotto nuovamente dalla riccia che, senza staccarsi dal “fidanzato, decise di porre una domanda che aveva in testa da un po’.
 
-Tu hai in mente qualcosa di folle vero?- iniziò Hermione.- Te l’ho letto negli occhi quando sei tornato dal tuo “incontro” con Merlino, ma ho deciso di non indagare perché non ne avevo la certezza. Tuttavia prima Fiorenzo ha detto quella cosa  sul tuo “piano”…-continuò la giovane. Harry rimase in silenzio, osservando la grifona con la coda dell’occhio.-Non ti chiederò di cosa si tratta, se avessi voluto dirmelo me lo avresti detto. So anche che è pericoloso, altrimenti non manterresti il segreto ma ne parleresti e so anche altrettanto bene che sei l’unico che probabilmente può farlo perché…beh perché sei tu!-concluse semplicemente sorridendo e alzando le spalle.
 
-Sai proprio tutto…-fu la sola cosa che riuscì a dire Harry. Dopo tutti quegli anni ancora rimaneva sorpreso di come Hermione riuscisse a capirlo.
 
-Ovvio, sono la strega migliore della mia generazione!-si pavoneggiò lei sarcastica. Poi si spostò dalla sua posizione mettendosi in ginocchio di fianco ad Harry e con le mani gli spostò il viso in modo che lui la guardasse negli occhi.Gli occhi oro della riccia si incontrarono con quelli verdi del moro.- Ti chiedo solo questo…qualunque cosa sia…è la sola opzione che abbiamo?-
 
-Si.-rispose semplicemente Harry. Hermione lesse la verità nei suoi occhi e annuì. Nei suoi occhi si poteva chiaramente vedere la tristezza e la malinconia. Tuttavia, stranamente, la ragazza sorrise.
 
-Okay…va bene…-esclamò mentre gli occhi le diventavano lucidi, cosa che andava molto in contrasto con il suo sorriso.-Promettimi solo che farai tutto il possibile per tornare vivo okay?-
 
-Lo prometto.-rispose Harry abbracciandola. Dopo i due si rimisero nella posizione precedente, con Hermione poggiata sulla spalla del moro.
 
-Ora…raccontami cosa hai fatto in queste settimane. Dove sei stato?-domandò la giovane, ancora con gli occhi leggermente lucidi e la voce un po’ traballante.
 
-Ehi domani dobbiamo combattere una guerra! Non potremmo salire nei dormitori, trovarci un letto, fare sesso e poi dormire un po’? Credo di meritarmi un po’ di amore e un po’ di riposo!- chiese il giovane ridacchiando e prendendola in giro. Per tutta risposta Hermione gli tirò una gomitate nel costato.
 
-Ahia! Ehi non vorrai mettere fuori combattimento il Salvatore del Mondo Magico vero?-
 
-Vorrai dire lo Scemo del Mondo Magico!- esclamò facendogli la linguaccia. Harry rise massaggiandosi il fianco. Poi i suoi occhi intercettarono un bagliore provenire dalla finestra. Il sole stava per sorgere.
 
-Hai detto che devo fare tutto il possibile per tornare vivo, vero?- domandò osservando il cielo scuro illuminarsi piano piano attraverso il vetro.
 
-Si esatto.-rispose Hermione seria. Harry allora si voltò e la guardò negli occhi.
 
-Allora devi accompagnarmi in un posto.-
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
I due ex grifondoro avevano attraversato rapidamente tutto il castello e successivamente l’accampamento. Ora si stavano dirigendo verso il lago che iniziava ad essere illuminato dal sole che stava sorgendo. Non si poteva ancora scorgere ad occhio nudo il disco solare, ma i primi raggi cominciavano a comparire da dietro la collina donando al lago e all’ambiente circostante un aura magica.
 
Harry non aveva voluto rivelare ad Hermione dove fossero diretti, aveva semplicemente detto di avere bisogno di lei e la giovane non aveva fatto domande. Procedeva tranquilla accanto al moro, in attesa di scoprire quale fosse la loro meta.
 
Quando avevano attraversato l’accampamento, erano accorsi in molti a salutarli e a far sentire loro quanto fosse grande il loro supporto. Hermione si sorprendeva sempre di quanto Harry riuscisse a infondere coraggio nel suo prossimo. Ora vedeva tutti quegli sconosciuti accorsi ad aiutare il moro e pensò che loro erano l’unica testimonianza che si poteva avere di quegli anni in esilio del giovane. Quello era Harry Potter, ovunque andasse riusciva a toccare, senza rendersene conto, l’esistenza delle persone e cambiare la loro vita in meglio. Il fatto che fossero corsi, senza battere ciglio, a combattere una guerra solo perché lui lo aveva domandato, era la prova di ciò.
 
Quando furono ormai vicini al Lago Nero, Hermione capì dove erano diretti. In lontananza la giovane ex grifondoro riusciva perfettamente a scorgere l’oggetto verso cui stava puntando Harry: una tomba bianca. Quando furono vicini al luogo in cui riposava Albus Silente, Harry si arrestò e la giovane si portò al suo fianco. Rimasero in silenzio per un po’, fermi in piedi davanti alla tomba. L’unico suono che si sentiva era il cinguettio di qualche uccelletto nascosto tra gli alberi, per il resto era calma, una calma quasi innaturale. Hermione attese pazientemente a fianco ad Harry, fino a che il moro non si decise a rompere quel silenzio.
 
-Ti chiederai come mai siamo qui.-esclamò il giovane piano continuando a fissare la tomba. La riccia annuì silenziosamente spostando lo sguardo su Harry.-Se voglio avere delle possibilià…sia contro Necros che contro l’Ombra…potrebbero non bastare la mie abilità particolare…-disse riferendosi al fumo.-…ho bisogno di essere al mio meglio. Di essere l’Harry più potente che posso essere…-continuò poi. Sembrava che volesse girare attorno al punto, senza però toccarlo davvero.-…ho compreso presto quindi che per esserlo avevo bisogno di una cosa. Per esserlo mi occorre…-
 
-…la Bacchetta…-concluse Hermione per lui spostando anche lei lo sguardo sulla tomba.-…ti serve la Bacchetta di Sambuco che è…-non riuscì a terminare la frase.
 
-…nascosta nella sua tomba…si….-terminò Harry serio e calmo.
 
-Credevo che la tua nuova bacchetta, l’esperimento di Gregorovitch, fosse potente come quella..?-osservò Hermione ricordando le parole che il moro aveva pronunciato quando le aveva mostrato la sua nuova bacchetta.
 
-La bacchetta di Ebano è potente si…ma non è al suo livello. Come ho detto, la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, è implacabile, distruttiva, feroce. È quello che mi serve questa volta..solo questa volta.-disse Harry, più a se stesso che alla ragazza.
 
-Quindi tu stai per…-
 
-Si…-rispose Harry semplicemente.-…sai prima ho parlato con lui…con il suo ritratto per meglio dire.-si corresse. A quelle parole la riccia puntò di nuovo lo sguardo su Harry.-…tu e lui avete una cosa in comune, riuscite a leggermi nella mente. Sapete sempre quello che penso.- osservò il giovane mentre sul suo volto compariva un sorriso triste.-Ha compreso quali fossero i miei pensieri e i miei timori ancora prima che avessi tempo di parlare…sai cosa mi ha detto dopo?- Hermione negò con la testa.
 
-“ Fai ciò che devi Harry. Mi fido ciecamente di te.” E lo ha detto con il sorriso sulle labbra e il suo solito sguardo pieno d’amore e orgoglio.- Alla giovane vennero gli occhi lucidi. Senza aspettare oltre Harry si avvicinò alla tomba di marmo bianco. Poggiò una mano sulla lastra bianca che ricopriva il sepolcro e si inginocchio, in segno di rispetto. Hermione osservava la scena in silenzio, con le lacrime che cominciavano a scorrere sul suo viso.
 
Dopo qualche minuto, Harry si rialzò e spostò la mano al centro della lastra. Mormorò qualche parola che Hermione non capì e lentamente, quasi con solennità, la copertura del sarcofago iniziò a sollevarsi. Harry era l’unico al mondo a poter aprire quella tomba, l’aveva sigillata lui con potenti incantesimi prima di scomparire nel nulla, in modo che la bacchetta fosse al sicuro.
 
All’interno del sepolcro giaceva il corpo di Albus Silente, il più grande preside che Hogwarts avesse mai avuto e maestro di vita del Salvatore del Mondo Magico. Il corpo dell’uomo era ancora perfettamente conservato grazie ad alcuni potenti incantesimi. Ad Harry sembrava quasi che l’uomo dormisse, nella più totale serenità e beatitudine. Gli occhi verdi del moro caddero sul motivo per il quale lui stava facendo ciò. La Bacchetta di Sambuco, giaceva inerme sul petto del preside, stretta tra le sue mani giunte. Senza osare toccarla, Harry fece un movimento con la mano richiamando a se la Stecca della Morte. La bacchetta, molto lentamente e con grande fluidità, scivolò via dalla presa delle mani di Albus Silente e si levò a mezz’aria abbandonando il luogo di riposo dell’uomo. Il moro decise di non prenderla ma lasciò lì a volteggiare.
 
Invece puntò di nuovo lo sguardo sull’uomo che più di tutti gli aveva insegnato di più sulla vita e su come andasse vissuta.
 
-Mi hai detto che ti fidi di me. Di questo ti sarò eternamente grato. Ti chiedo di perdonarmi per questo affronto. Tu hai sempre fatto tutto in nome del bene superiore…anche questo è in nome di quello.-disse piano il giovane.-Perdonami se puoi e…grazie.-terminò poi. Surrussò qualche parola e lentamente il sarcofago si richiuse e la tomba si risigillò, tornando ad essere un luogo di riposo inviolabile.
 
Lentamente Harry si voltò, anche lui con alcune lacrime che scendevano dal suo volto e fissò negli occhi Hermione. La giovane non aveva smesso di piangere e lo osservava in silenzio.
 
Il moro si asciugò le lacrime e spostò lo sguardo sull’oggetto che lo aveva portato fino a lì. La Bacchetta di Sambuco levitava a mezz’aria a pochi centimetri da lui. Harry continuò a osservarla in silenzio senza però alzare la mano per prenderla. Era come se, nonostante tutto, ne fosse profondamente spaventato. Se ne stava lì in piedi, senza muovere un muscolo.
 
Hermione capì perfettamente i pensieri del ragazzo. Anche lei si asciugò le lacrime dal volto e si avvicinò lentamente e con piccoli passi ad Harry. Quando gli fu a fianco, la sola cosa che fece fu prendergli la mano e stringerla forte. Il moro spostò lo sguardo su di lei e i loro occhi si incontrarono, la riccia annuì decisa senza emettere parola.
 
Anche Harry annuì lentamente e tornò a fissare la bacchetta. Piano piano sollevò la mano destra e con estrema lentezza, finalmente, afferrò la bacchetta.
 
Proprio in quel momento il sole comparve da dietro la collina. I suoi raggi inondarono con la propria luce e il proprio calore l’intera pianura e il lago. Arrivarono a colpire anche il bianco sepolcro vicino a loro che risplendette come un faro nel buio.
 
All’improvviso si alzò un potente vento caldo che iniziò a vorticare attorno al Prescelto spingendo Hermione all’indietro e allontanandola. Quando la Bacchetta si riunì al braccio di Harry, lui e la Stecca della Morte diventarono un tutt’uno. Ci fu un enorme scarica di magia che scosse il terreno e rilasciò un’ onda di luce d’orata che investì tutto ciò che incontrava per metri e metri. La giovane Grifondoro osservò esterrefatta la scena che gli si parava davanti. Davanti a lei Harry sembrava che risplendesse di luce propria, sembrava qualcosa di più di un semplice uomo. Il potere della bacchetta, unito alla sua potenza magica e al suo “fumo”, aveva dato vita ad una combinazione micidiale. La magia sgorgava potente dall’unione del Prescelto e della bacchetta, una combinazione letale per chiunque.
 
E venne l’alba, e la Bacchetta si riunì al suo Padrone.




Angolo dell'Autore: E rieccoci! Incredibile, due capitoli a meno di una settimana l'uno dall'altro! Ahah chiedo scusa a tutti quelli che aspettavano l'altra storia ma questo week end non ho avuto tempo di scrivere il capitolo e dato che questo era già praticamente fatto, tranne qualche parte, ho deciso di finire prima questo e di spostare quandi l'altro ai prossimi giorni! Ma bando alle ciance e parliamo del capitolo...dunque qui non succede moltissimo ma ciò che succede è importante! Dal prossimo capitolo la guerra inizierà e vedremo come andranno le cose! Non ho molto altro da dire, attendo i vostri pareri! Aggiungo anche un grazie perché sono arrivato a 100 recensioni per questa storia e sono stra contento di questa cosa! Grazie a tutti! Alla prossima gente!
 
 

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Capitolo 21
*** Countdown ***


Countdown
 
 
 
 
-No!-
 
-Come sarebbe a dire no?-
 
-Sarebbe a dire no! Non manderò i miei uomini a morire seguendo una strategia completamente fallimentare e azzardata!-
 
-Fallimentare?! Azzardata?! Dobbiamo impedire che quel pazzo risvegli quella…quella cosa! Dobbiamo occupare il campo di battaglia prima che sia lui con il suo esercito a farlo! Dobbiamo anticipare le sue mosse, non andargli dietro come un bambino che insegue una farfalla!-
 
-Perdoni la domanda Preside McGranitt, ma lei esattamente quanti eserciti ha guidato in guerra durante la sua lunga vita?-
 
Quello che era iniziato come un meeting strategico pre-battaglia nell’ufficio della Preside era infine sfociato in un’accesa discussione tra Draco Malfoy, ex Mangiamorte e braccio destro dell’eroe del Mondo Magico, e Minerva McGranitt, preside di Hogwarts ed ex leader dell’Ordine della Fenice. Oltre ai due contendenti nella stanza erano presenti anche Nikolai, Jenny, Kingsley, Neville, Luna, Abeforth e il professor Vitious.
 
 Il gruppetto di persone si era riunito di buon mattino per raccogliere le idee e discutere le possibili strategie per la battaglia che si sarebbe tenuta da lì a poche ore. Draco aveva portato una mappa tridimensionale estremamente accurata di quella che sarebbe stata l’area di scontro:  le rovine di Stonehenge. Il professor Vitious era rimasto estremamente affascinato da quell’artefatto magico. La mappa non era altro che una versione riveduta e migliorata della vecchia mappa dei Malandrini. Draco ed Harry avevano passato mesi a lavora su un prototipo basato sul progetto originale e alla fine erano riusciti a migliorare l’artefatto rendendolo una mappa vera e propria di una qualsiasi regione uno desideri mappare.
 
 Il gruppetto, prima di riunirsi, aveva anche cercato Harry e Hermione senza però riuscire a trovare nessuno dei due, perciò erano stati costretti ad iniziare il meeting strategico senza l’effettivo leader di Veritas. L’incontro era iniziato nel migliore dei modi, con idee e suggerimenti, ma ben presto erano emerse le prime divergenze di opinioni. Ora da alcuni minuti era in corso un acceso scontro di vedute tra la preside e il biondo serpeverde.
 
-Non tollererò ulteriore insolenza da parte sua signor Malfoy!- esclamò la donna alzandosi dalla sedia dietro la scrivania ed ergendosi di fronte all’ex serpeverde.-Lei ha elaborato una strategia che consegnerà al nemico un enorme vantaggio tattico per raggiungere i suoi scopi. Essendo stato smistato in Serpeverde durante la sua giovinezza, mi aspettavo francamente qualcosa di più astuto e meno ottuso da parte sua! Mi domando a cosa pensasse Potter quando ha deciso di affidare a lei il comando militare!- Esclamò la donna pungendo il biondo nel suo orgoglio di serpe.
 
Draco stava decisamente perdendo la calma e la cosa era chiaramente visibile dalla vena che pulsava incessantemente sul suo collo e dal leggero rossore sul suo volto, cosa assai in contrasto con la sua abituale carnagione pallida.
 
Il giovane si passò stancamente le mani sul volto per cercare di riprendere il controllo di se e ritrovare un barlume di serenità. Nella sua testa il biondo si sbizzarrì in un lungo elenco di insulti rivolti al suo ex rivale per la malaugurata idea di affidare a lui il comando. Poi, cercando di non esagerare e di mantenere il contegno che si addice ad un leader, si apprestò a rispondere alla donna.
 
-Quello che sto facendo, relitto d’altro tempi, è concedere ai nostri una possibilità di salvezza nel caso le cose volgessero al peggio!-  Il tentativo di mantenersi calmo e controllato non era riuscito a pieno. Il riferimento alla sua età non piacque all’orgogliosa donna scozzese che assunse il tipico cipiglio da professoressa iraconda che Draco le aveva visto per tanti anni durante la sua vita da studente.
 
-Qual è il problema?- domandò una voce attirando l’attenzione di tutti i presenti e zittendo i due avversari.
 
 Sulla porta dell’ufficio del Preside era comparso Harry Potter, affiancato dalla fedele Hermione Granger. Negli sguardi di entrambi si poteva chiaramente vedere qualcosa di diverso rispetto a qualche ora prima. Nei loro occhi si leggeva qualcosa che non poteva essere descritto in altri modi se non con il termine “ferrea determinazione”.
 
-Ah… alla buon ora! Ti sei deciso a farti vivo, sfregiato!- esclamò Malfoy rivolgendosi all’amico che nel frattempo aveva azzerato la distanza che lo separava dalla scrivania e dalla mappa del campo di battaglia.
 
-Scusa, avevo…delle cose da fare.- esclamò criptico lanciando uno sguardo al quadro di Silente che stava assistendo silenzioso al meeting. L’anziano mago nel dipinto sorrise quando incontrò gli occhi verdi di Harry e fece l’occhiolino.-Allora…che ne dici di aggiornarmi comandante?- domandò il moro dando una pacca sulla spalla alla serpe e osservando la mappa di fronte a se. Draco stava per rispondere ma una voce si inserì nella conversazione prima che il biondo potesse aprire bocca.
 
-Potter, ti prego dimmi che non hai davvero lasciato il comando a lui!- esclamò la McGranitt indicando con un cenno del capo il biondo.
 
-Temo di doverla deludere professoressa. Qualcuno vuole spiegarmi dove sta il problema?- Chiese il moro con voce stanca lanciando un’occhiata ad Hermione che nel frattempo si era portata al suo fianco. La ragazza rispose all’occhiata alzando le spalle e mettendo su uno sguardo che voleva dire “ti tocca, sei tu il capo bello mio!”.
 
 Quella era la cosa che Harry più aveva odiato dell’ex Ordine della Fenice: le discussioni. Da quel che ricordava tutte le riunioni dell’Ordine a cui aveva partecipato, o di cui aveva solo sentito parlare, erano caratterizzate da lunghi diverbi che spesso sfociavano in veri e propri litigi. La cosa sconcertante era che quasi sempre essi terminavano senza che si fosse ottenuto mai nulla di concreto o si fosse proceduto di un solo passo, tutto perfettamente inutile. Ore e ore buttate al vento. Harry ricordava perfettamente la discussione tra Sirius e Molly Weasley sul fatto che lui dovesse essere messo a conoscenza o meno dell’oggetto contenuto nell’Ufficio Misteri.
 
L’Ordine della Fenice non era mai stato una “macchina ben oliata”, anzi era un ferrovecchio arrugginito che perde pezzi e che ha bisogno di riparazioni ogni volta che lo si aziona.
 
Silente aveva fatto sempre il possibile con ciò che aveva, o meglio con ciò che era riuscito a trovare. Per combattere Voldemort si era dovuto affidare alla gente comune: professori, casalinghe, negozianti, impiegati del Ministero e, non ufficialmente, anche qualche studente. L’Ordine della Fenice non poteva contare su ingenti numeri di guerrieri per combattere le armate dell’Oscuro Signore. I migliori combattenti che poteva vantare, oltre a Silente stesso, erano Malocchio Moody, Kingsley e Piton. Questo era uno dei motivi per cui il vecchio Preside aveva sempre cercato di evitare lo scontro diretto contro Riddle, preferendo invece una battaglia d’ingegni.  Harry invece ora poteva contare su un vero e proprio esercito a cui affidarsi per la difesa del mondo. Ora le cose erano ben diverse.
 
-Il signor Malfoy ha elaborato una curiosa strategia militare.- disse la donna lanciando un occhiata all’interessato. - Secondo lui anziché spostare subito le nostre forze e occupare preventivamente le rovine di Stonehenge, per impedire quindi al nemico di iniziare qualsiasi rituale occorra, noi dovremmo aspettare che il nemico si schieri e poi spostare il nostro contingente. Concorderà Potter che è una strategia oltremodo terribile!- terminò la Preside con tono indignato guardando male Draco che rispose fieramente allo sguardo. Se uno sguardo potesse uccidere, Minerva McGranitt sarebbe caduta a terra senza vita in un istante.
 
L’ex serpeverde non aveva mai apprezzato granché la scozzese, nemmeno ai tempi in cui era solo un bambino. Il tono e soprattutto le accuse della Preside non piacquero per niente alla biondo che decise di rompere ogni indugio e forma di riverenza nei confronti della sua vecchia insegnante.
 
-Quello che questa vecchia megera non capisce è che…-
 
-Vecchia megera?! Bada bene a come parli Mangiamorte!-esclamò la donna estraendo la bacchetta con una rapidità impressionante tenuto conto della sua età. Malfoy d’istinto portò la mano verso la tasca interna della giacca dove giaceva pronta all’uso la sua fidata bacchetta. Si fece mentalmente l’appunto di usare maniere non letali. Anni passati a vivere alla giornata come “mercenario” lo avevano portato a vivere secondo il dogma: prima abbatti e poi fai domande.
 
-Minerva! Credo che dovremmo tutti calmarci un secondo!- si intromise Vitious preoccupato che scoppiasse un duello in un ambiente così ristretto.
 
-Ha ragione! Draco riprendi il controllo!- si aggiunse Jenny bloccando il braccio del platinato prima che arrivasse alla tasca interna e lanciandogli uno sguardo eloquente.
 
 I due sembravano non aver minimamente ascoltato i tentativi di riportare la calma e continuavano a fissarsi in cagnesco. Una minima scintilla avrebbe scatenato uno scontro.
 
-Ora basta!-disse Harry calmo ma irradiando autorevolezza e grande energia dal proprio corpo. La magia pulsò potente nella stanza ammutolendo tutti e riportando la quiete. Addirittura i dipinti arrivarono a percepire il potere che emanava il giovane e ne rimasero impressionati. La McGranitt e Vitious si ammutolirono istantaneamente. Era dai tempi in cui Silente e Voldemort erano in vita che non sentivano una tale forza magica palesarsi di fronte  a loro. Harry emanava puro potere grezzo. La magia traboccava da lui come l’acqua che fuoriesce da un vaso stracolmo.
 
Nikolai, Jenny e Draco osservarono attentamente il loro compagno. Loro tre avevano un’idea precisa di cosa fosse in grado di fare la magia di Harry, con gli anni gliene avevano viste di cose. Più qualcosa sembrava impossibile, più lui sembrava in grado di poterla fare. Nonostante quindi la loro notevole esperienza nel relazionarsi con il giovane, i tre avvertirono che qualcosa era cambiato nel loro compagno.
 
Il moro ignorò gli sguardi di tutti, si sporse in avanti poggiando i pugni sul tavolo e prese ad osservare la mappa. I suoi occhi vagarono attentamente per qualche minuto su tutto il campo di battaglia, esaminandone ogni anfratto e sporgenza. La sua mente vagava libera elaborando possibili scenari di scontro, analizzandone ogni minimo aspetto e probabile conseguenza. Era una cosa che il moro aveva imparato a fare durante gli anni di esilio. Estraniarsi da tutto per osservare la situazione con oggettività. Dopo la guerra aveva deciso di smettere di essere la testa calda di un tempo, colui che si getta nella mischia senza riflettere. Harry aveva capito presto che, senza una profezia a “difenderlo”, quel tipo di approccio conduce verso una sola cosa: la morte.
 
 Dopo qualche minuto di riflessione, dove sia lui che Hermione vagliarono ogni aspetto della mappa tridimensionale, il grifone parlò di nuovo.
 
-Hai inviato dei ricognitori sul campo?-
 
-Si..-rispose sintetico Draco spostando i propri occhi tra Harry e la mappa come se fosse un incontro di tennis.
 
-Il responso?-
 
-Per ora nessun movimento degno di nota. Hanno intercettato qualche ricognitore nemico ma sono spariti prima che potessero fare qualcosa. Ora stanno facendo dei turni di guardia ma hanno l’ordine di rientrare se si dove presentare il grosso delle truppe nemiche.- Il grifone continuò ad osservare la mappa di fronte a lui, poi spostò lo sguardo sul biondo.
 
-La tua strategia…-iniziò Harry calmo.-L’hai elaborata pensando a quello che è successo in quelle infernali rovine messicane qualche anno fa vero?- Draco annuì accennando un sorriso al ricordo di una delle loro avventure, così come Nikolai e Jenny. Il leader di Veritas annuì lentamente e tornò a osservare la carta di fronte a lui.
 
-Se loro occupano la zona per primi…- disse iniziando ad indicare la mappa e a fare gesti.-… il circolo si potrebbe limitare solo all’area strettamente vicino ai monoliti e non oltre, il che sarebbe preferibile. Se invece la occupiamo noi e difendiamo le rovine, l’area del circolo sarà molto maggiore. È questo che ti terrorizza vero?- Tutti avevano sguardi piuttosto confusi dopo aver ascoltato le parole di Harry. Tutti tranne i tre compagni del moro.
 
-Esatto. In caso le cose si mettano male meglio poter levare le tende in fretta!- rispose la serpe sbattendo la mano sul tavolo.-  È bello essere capiti ogni tanto, sono quasi commosso sfregiato!- esclamò il biondo fingendo di asciugarsi una lacrima con la mano. Harry annuì col capo e accennò un sorriso.
 
-Qualcuno vuole spiegare per favore!- domandò la McGranitt fissando in cagnesco i due. Il moro fece vagare gli occhi sulla sua ex professoressa e sulle altre persone presenti nella sala. Gli sguardi di tutti erano piuttosto perplessi e curiosi. Harry si grattò il capo con la mano e poi incrociò le braccia, pronto ad iniziare la spiegazione, quasi come se stavolta fosse lui l’insegnante.
 
-Se noi fossimo l’esercito più numeroso, o se almeno eguagliassimo il loro numero, allora la sua strategia sarebbe sensata professoressa. Anzi sarebbe quella da adottare assolutamente.-iniziò il giovane ex grifondoro.-Essendo però che le nostre forze sono nettamente inferiori, la sua strategia ci condurrebbe molto probabilmente a quello che in gergo viene chiamato un “cul de sac”, ovvero una strada senza vie d’uscita. Mi trovo quindi d’accordo al cento per cento con il furetto.-
 
-Perché dici questo?- domandò Neville curioso. La McGranitt non aveva replicato, ma aveva assunto la tipica espressione di chi ha appena ricevuto un ceffone senza motivo. Harry stava per rispondere quando una profonda e solenne voce si intromise.
 
-Hanno paura che il nemico porti con se delle Barriere Anti-Materializzazione.- asserì Kingsley serio osservando la mappa di fronte a lui.-Ti riferivi a questo quando hai usato la parola “circolo” no?- domandò l’Auror. Harry non si stupì che l’uomo avesse capito, c’era un motivo se ora era comandante in capo della Vanguard e prima ancora delle forze Auror.
 
- È una possibilità, ma non è la sola cosa che ci spaventa. Calcolando che abbiamo già avuto modo di vedere come Smirnov si diverta con gli Inferi, penso che potrebbero anche portare delle barriere Necro mobili.-
 
-Barriere Necro mobili?- domandò la voce squillante del professor Vitious con tono sorpreso e al contempo preoccupato.
 
-Già.- si intromise Nikolai.- Una brutta gatta da pelare quelle. Sono un invenzione di noi russi. Si differenziano dalle normali barriere Necro appunto perché non devono essere fisse e non servono esclusivamente come difesa. Solitamente consistono in una grossa roccia su cui viene posizionata una runa di Assorbimento collegata ad una di Caricamento. Questa catena serve poi ad alimentare l’intero complesso runico che il Negromante incide sulla roccia stessa. Più rocce poi vengono collegate tra loro per formare un area ben delimitata. Più grande vuoi l’area, più rocce si devono utilizzare perché non possono essere sistemate a grande distanza l’una dall’altra. Hanno bisogno di una fonte magica che si sposti con loro ovviamente per funzionare ma in questo caso, considerato che il campo di battaglia è un enorme centro di raccoglimento di magia arcana, quello non sarebbe un problema. Le barriere riporterebbero in vita qualsiasi essere vivente morto durante lo scontro e lo porterebbero dalla parte di Smirnov.-spiegò rapido e il russo. Kingsley e Vitious annuirono silenziosi. Entrambi stavano valutando le implicazioni che questa notizia portava con se.
 
-Ecco perché la strategia di Draco è quella da adottare.-esclamò Harry catalizzando di nuovo l’attenzione su di se.-Se le cose si mettessero male, i nostri devono avere la possibilità di arretrare e smaterializzarsi. Se noi arrivassimo per primi loro ci circonderebbero e l’intera zona sarebbe sotto il campo Anti-Smaterializzazione, ergo non avremmo possibilità di fuga e saremmo schiacciati dal loro numero.-spiegò Harry ai presenti. La McGranitt non poté fare altro che ammettere la sconfitta e annuire lentamente.
 
-Un'altra cosa…Kingsley tu non parteciperai all’attacco.- aggiunse Draco inserendosi nuovamente nella conversazione e spiazzando tutti. Anche Harry rimase parecchio sorpreso di quell’affermazione e fissò il suo amico incuriosito da ciò che probabilmente aveva pianificato.
 
-Di che cosa stai parlando?! Perché?- domandò il Comandante Auror sorpreso più che mai e infervorato per essere messo da parte.
 
-Cos’hai in mente Malferret?- si inserì calmo il Prescelto. Il ragazzo sapeva bene che l’ultimo discendente dei Malfoy era astuto come pochi, se diceva qualcosa lo faceva sempre con la certezza che fosse la cosa giusta da dire.
 
-Io non sono un sognatore come te Potter e, non conoscendo cosa hai in mente, non posso prendermi il lusso di provare ad esserlo. Mi baso suoi fatti perché quelli sono delle certezze in obiettabili.-
 
-Okay, qual è il punto quindi?-
 
-Il punto è che il nemico ci surclassa di numero, sfregiato. È una verità incontrovertibile! E non di poche unità, stiamo parlando di almeno tre volte il numero delle nostre forze! Tu e Merlino potrete anche avere i vostri piani segreti a cui affidarvi ma io non posso basarmi su di essi per guidare la controffensiva. Ci serve aiuto! E, se devo essere sincero, non ci farebbe anche male riuscire a sorprendere il nostro nemico. Per questo motivo…- fece una pausa passando dal guardare Harry all’osservare Kingsley.-ci serve che intervenga la Vanguard!-
 
-Cosa?! Ma sei matto?!- esclamò Neville di botto non appena Draco ebbe pronunciato quelle parole. Harry a quella rivelazione lanciò un occhiata ad Hermione. La giovane non aveva aperto bocca per tutto il tempo, ma anche lei, come il moro, alla rivelazione di Draco era rimasta sorpresa. Ora entrambi avevano assunto un espressione riflessiva e meditavano sui possibili risvolti di quella proposta.
 
-Sembrerebbe insensato invitare alla “festa” altri nostri nemici, come se non ne avessimo già abbastanza..- iniziò con calma Hermione parlando per la prima volta da quando era arrivata con Harry.-Tuttavia ha una sua logica effettivamente. Più persone significa più variabili, più variabili significa più possibilità che le cose non vadano come Smirnov ha pianificato e che il numero delle sue unità conti di meno. Se la Vanguard arriva, potrebbe sconvolgere le forze in gioco e il tutto potrebbe finire con un vantaggio per noi.-
 
 
 
 
-Potrebbe essere un arma a doppio taglio però!- si inserì Luna che, da intelligente Corvonero quale era stata, aveva fiutato subito il possibile pericolo di questa strategia.-Se la Vanguard arrivasse e attaccasse i nostri?- Hermione sorrise malandrina e lanciò un’occhiata ad Harry.
 
-Beh la Vanguard risponde a Kingsley…-esclamò Hermione indicando l’uomo.- Perciò se lui dice che Harry e loro tre stanno con gli altri, allora la forza d’elite ministeriale attaccherà loro come conseguenza. Diciamo a tutti i nostri di legarsi un fazzoletto rosso al braccio o al collo, li distinguerà dalle forze di Necros e consentirà alla Vanguard di capire chi attaccare.-
 
-Herm, vuoi disegnarmi un bersaglio sulla testa più grande di quello che ho già?- domandò Harry sorridendo sorpreso.
 
- È un problema?- chiese Hermione sorridendo furba e alzando le spalle come se nulla fosse.
 
-Nossignora. Non peggiora poi molto le cose avere qualcun altro che mi vorrà morto durante lo scontro. Per voi è un problema?-  domandò Harry sorridendo beffardo. Anche Draco, Jenny e Nikolai negarono con il capo, rassegnati al loro futuro da bersagli mobili.
 
-Okay, farò come dite.- si rassegnò Kingsley.-Come dovrei convincere il Ministro a mobilitare tutta la Vanguard? Non si smuoveranno facilmente senza prove. Idee?- domandò l’uomo. L’illuminazione arrivò dal capocasa di Corvonero.
 
-Il Ministero, a seguito della caduta di Tu-Sai-Chi, è stato informato dell’esistenza dell’Ordine della Fenice giusto?- domandò l’uomo. Kingsley annuì curioso su dove il piccolo mago volesse andare a parare.-Bene! Allora lascia qui il signor Thomas. Quando sarà il momento lui ti manderà un Patronus per informarti che Harry Potter ha radunato un esercito e che si prepara a colpire e che l’Ordine ha fatto altrettanto per ostacolare i suoi piani. Il fatto che sia l’Ordine a voler fermare i piani del signor Potter non sembrerà sospetto perché verrebbe vista come una conseguenza logica del fatto che lui una volta fosse il fulcro di tale organizzazione insieme ad Albus. Sembrerebbe logico che l’Ordine voglia fermare una minaccia che forse ha contribuito a creare no? Ecco qui la tua copertura.-
 
-In effetti sembra un buon piano. Non sembrerebbe sospetto nemmeno che sia Dean a fare la soffiata, in fondo lui è stato un membro dell’ES ed è vicino a molti membri dell’Ordine.- aggiunse Luna.
 
-Okay…in fondo che abbiamo da perdere no?- esclamò Kingsley ancora non troppo convinto.-Alla fine domani potrebbe anche non esserci.- terminò alzando le spalle come se fosse una cosa normale.
 
-Potter…- iniziò la McGranitt prendendo di nuovo la parola.-Dopo la tua vittoria contro Voldemort credevo che il futuro non sarebbe mai più stato così incerto. Evidentemente mi sbagliavo…dimmi, c’è altro che ti occorre?- domandò la donna. Sul volto di Harry comparve un sorriso amaro mentre scuoteva la testa.
 
-Voi combattete e restate vivi.- disse calmo osservando ciascuno dei presenti negli occhi.-Lasciate il resto a me.- terminò poi con espressione sicura e un sorriso beffardo. Dopo quelle parole tutti annuirono e concordarono di tornare all’accampamento per terminare gli ultimi preparativi. Proprio mentre stava per lasciare forse per l’ultima volta l’ufficio del Preside, una voce richiamò indietro il moro.
 
-Potter, una parola!- il richiamo proveniva da niente meno che il Cappello Parlante. Il giovane sorpreso fece cenno ad Hermione e agli altri di andare per poi avvicinarsi all’artefatto magico.
 
-Cappello! È dal mio secondo anno che non parliamo, ne è passato di tempo.-
 
-Puoi dirlo forte ragazzo!- rispose il copricapo.-Vedo che con il tempo la tua natura Serpeverde si è fatta viva. Non mi sbaglio mai io.-aggiunse poi tronfio di se. Il moro lo guardò con sufficienza e ignorò la sua affermazione. Ad Harry non era mai andato molto a genio il Cappello Parlante.
 
- Sai, considerato che non parliamo da dodici anni circa, direi che hai uno strano tempismo per riprendere i contatti. Posso esserti utile in qualche modo?- domandò il grifone.
 
-No per niente.- rispose l’usurato pezzo di stoffa. Harry a quel punto voltò le spalle all’oggetto e si indirizzò verso la porta.-Ma io posso essere utile a te! Sempre se ti interessa s’intende!- Harry si voltò nuovamente, molto più incuriosito.
 
-Non sono più un tipo molto paziente Cappello, ti conviene parlare! In fretta!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Harry stava nuovamente cercando Hermione. Dopo il breve colloquio con lo storico Cappello Parlante di Hogwarts, il moro era sceso fino nell’accampamento alla ricerca della riccia. “Ha la sorprendente abilità di riuscire a dileguarsi come niente. Sarebbe stata utile questa cosa in questi anni…mi toccherà usare la Mappa.” Pensò il ragazzo tra se e se mentre attraversava gli spazi fra le tende, osservando i volti di chi lo circondava.
 
Stava per estrarre la Mappa del Malandrino dalla tasca interna del mantello, quando il suo sguardo fu catturato da un piccolo gruppo di persone.
 
Erano una ventina al massimo e sembravano tutti piuttosto giovani. Si erano raggruppati tutti intorno ad un piccolo focolare e si stringevano l’uno all’altro. Dalle loro facce si poteva facilmente intuire come quell’ambiente fosse del tutto nuovo per loro, erano evidentemente fuori posto e ciò era palese anche all’essere più ottuso. Alcuni tenevano gli occhi fissi sul fuoco come incantati, altri con mani tremanti lucidavano la bacchetta o sfogliavano un libro, altri ancora osservavano le persone che passavo loro vicine studiandone i gesti.
 
Gli occhi del moro poi caddero sui loro abiti. I vestiti indossati da quel piccolo gruppo di ragazzi erano gli stessi che lui aveva indossato per sei anni quando camminava per i corridoi del castello, studiava chino sui libri e rideva felice in quello stesso parco. Erano gli abiti tipici di uno studente di Hogwarts. Harry riconobbe in quel gruppetto i coraggiosi e numerosi grifondoro, i leali tassorosso, alcuni svegli corvonero e anche, con sua sorpresa, qualche astuto serpeverde.
 
Il moro non poté non pensare al passato. Quei ragazzi erano le Hermione, i Ron, le Luna, i Neville e le Ginny di quella generazione. Ragazzi coraggiosi e audaci che, di fronte al pericolo, di fronte all’evidenza dei fatti ma soprattutto di fronte alla scelta tra ciò che era giusto e ciò che era facile, avevano deciso di combattere e non di scappare. Loro non avevano una profezia a pendere sulla loro testa e a trascinarli a forza nell’arena, loro avevano scelto di essere lì.
 
Il leader di Veritas decise di interrompere per un attimo la ricerca di Hermione e si indirizzò verso quel piccolo gruppo di giovani. Quelli erano i veri Eroi di quella giornata e lui doveva conoscerli.
 
Una ragazza bionda di Tassorosso alzò lo sguardo e lo scorse mentre si avvicinava. Harry pensò che probabilmente lo aveva riconosciuto perché subito la giovane diede una gomitata all’amica vicino intenta a ripassare su “Tattiche avanzate di duello”.
 
-Ragazzi.- esclamò il moro una volta avvicinatosi e chinando il capo a mo’ di saluto. Tutti alzarono lo sguardo sul nuovo arrivato e alcuni spalancarono la bocca quando videro chi era.-Io sono…-
 
-Sappiamo chi è lei, Signore.- esclamò uno dei Grifondoro osservandolo con uno sguardo pieno di ammirazione. Harry pensò che probabilmente quello era lo stesso sguardo che lui aveva rivolto a Silente per così tanti anni.
 
-Qualcuno ha parlato con voi?- domandò Harry evocando dal nulla una sedia e accomodandocisi. Gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Sembravano sorpresi che il leader di quell’esercito, l’ex “Eroe del Mondo Magico” si fosse fermato proprio a parlare con loro.
 
-Il professor Vitious ci ha dato delle brevi istruzioni su come dovremo comportarci e ci ha dato qualche consiglio base di duello.-esclamò la ragazza che poco prima era intenta a studiare strategie di duello china sul libro. Sul volto di Harry comparve un sorriso amaro. “Impreparati. Impreparati e mandati a morire.”
 
-Come ti chiami?- domandò.
 
-Lucy, Signore. Lucy Roger.-
 
-Bene, Lucy Roger. Dimentica ogni cosa scritta in quel libro.-esclamò indicando il tomo in mano alla giovane.- Oggi non ti servirà. Il professor Vitious era un grande duellante professionista un tempo, ma oggi non combatterete in un duello regolamentare ragazzi. Non aspettatevi  lealtà o sportività dai vostri avversari, loro colpiranno per uccidere. Voi potete scegliere di non farlo ma sarà così. Si prenderanno qualsiasi vantaggio che potranno ottenere e godranno ogni secondo mentre lo fanno.-
 
-Cosa dobbiamo fare allora?- domandò l’amica a fianco che aveva riconosciuto Harry per prima.-Anna Baker.- aggiunse in risposta alla muta domanda di Harry.
 
-Non fermarvi mai, restare sempre in movimento. Primo perché se vi fermate siete dei bersagli facili. Secondo perché appena vi fermate e processate l’orrore che vi circonda…rischiate di non ripartire. Procedete sempre in gruppi di due o tre, mai da soli. Copritevi le spalle l’un l’altro. Se vedete qualcuno di voi cadere colpito, prima abbattete chiunque sia una minaccia nei dintorni poi correte a soccorrerlo. Non siete combattenti addestrati pertanto non fronteggiate i vostri avversari come se foste in un duello. Sfruttate il vostro numero e abbattete i vostri bersagli attaccando in gruppo. Utilizzate incantesimi accecanti e stordenti per avere un vantaggio e poi scaricate sul vostro nemico tutto l’arsenale più letale e distruttivo che avete.-il gruppo assunse un’aria incerta. Si poteva chiaramente leggere nei loro occhi la paura di essere uccisi ma anche il terrore di dover togliere la vita a qualcuno per poterne uscire vivi. Quella forse era la cosa che spaventava di più.- Com’è la vostra preparazione riguardo le creature oscure?-domandò ancora, cercando di sviare le loro menti da ciò a cui stavano pensando.
 
-Beh…siamo fermi al sesto anno. Il settimo è appena iniziato.- rispose un Corvonero di nome Adam White. Harry fece un rapido excursus dei suoi ricordi scolastici per capire cosa comprendesse tutto il programma di Difesa contro le Arti Oscure fino al sesto anno.
 
-Okay…tra qualche ora vi troverete a combattere non solo maghi addestrati per uccidere, ma anche numerose creature. Giganti, troll, dissennatori, lupi mannari, inferi e forse anche qualche vampiro.- molti rabbrividirono al sentire cosa avrebbero dovuto affrontare. Tutti conoscevano le creature oscure che popolavano il mondo, ma la maggior parte dei maghi preferiva non pensarci e ignorare il problema. Lupi Mannari e Vampiri erano emarginati, Giganti e Troll vivevano in tribù in territori isolati e gli Inferi non erano poi così comuni da risultare un problema per la popolazione. Le sole creature che la gente temeva davvero e con le quali era abituata a trattare più spesso erano i dissennatori.
 
-Affronteremo qualsiasi cosa ci si parerà davanti!- esclamò convinto uno dei Grifondoro alzando la voce. Harry sorrise. “Coraggio Grifondoro! Una certezza come il sorgere del sole. Se tutto questo coraggio fosse accompagnato anche dal buon senso, la casa di Godric sarebbe inarrestabile. Sfortunatamente non è così. Io ne sono l’esempio” pensò il giovane tra se e se.
 
-Quanto ardore.-esclamò Harry in tono piatto osservando il ragazzo.-Come ti comporteresti di fronte ad un gigante dimmi.-
 
-Con Giganti e Troll la tattica è la stessa. Bersagliare le gambe per abbatterli e mirare alla testa.-rispose quello. Harry rise sprezzante e osservò con attenzione il giovane.
 
-Io ho affrontato un Troll quando avevo undici anni e ti dico che non è il solo modo.- spiegò ricordando come un semplice Wingardium Leviosa fosse di fatto riuscito a mettere k.o. un possente Troll di Montagna.
 
- In ogni caso…si questa è la risposta corretta.- il ragazzo sorrise contento di aver risposto bene.-Ma lo è solo se ti trovi a fronteggiarne uno solo. Ma quando sono di più cosa fai?- Il giovane grifone si trovò spiazzato alla domanda.-Quando dovete affrontare un gruppo di Giganti cosa fate?- domandò a tutti cercando di incontrare gli occhi di ciascun componente di quel gruppo.
 
Nessuno aveva risposta. Harry scosse il capo. Le cose non erano cambiate. Machiavelli scrisse che “la storia è ciclica, è destinata a ripetersi”. Harry aveva di fronte a se la dimostrazione di quella incontrovertibile verità. Dei ragazzi con nessuna esperienza e una conoscenza base della magia alle spalle si trovavano ad affrontare una guerra senza la benché minima idea di come combatterla davvero.”Altro giorno, stessa merda.”
 
-Come ho detto prima, dimenticate il manuale. Non vi servirà a nulla la teoria imparata nelle aule.-disse tranquillo alzandosi di nuovo e osservando ognuno dei presenti negli occhi. Tutti stavano letteralmente pendendo dalle sue labbra.
 
-Ecco alcune linee base da seguire. Giganti e Troll? L’unico modo per affrontarli in modo sicuro è avere una schiacciante superiorità numerica…o essere me.- alcuni sorrisero.- In caso contrario la cosa migliore da fare è scappare. Rallentate il Gigante con ogni mezzo possibile e non voltategli mai le spalle…è sempre bene tenere un occhio sulla sua arma per schivare. Ricevere una mazzata da una bestia simile è generalmente una pessima idea, ma se vi piace fate pure. Lupi Mannari e Vampiri? Il modo più veloce per abbatterli è decapitarli. Entrambe le creature hanno una grande resistenza magica, quindi solo incantesimi fisicamente incisivi li arresteranno o indeboliranno. Dissennatori? Il patronus è la vostra arma migliore. Se non siete in grado di produrlo o non riuscite, allora ripiegate sulla Trasfigurazione. Trasfigurate ciò che vi circonda per fare in modo di riuscire a intrappolarlo e bloccarlo. Ricordate che un dissennatore non si può uccidere. Alla peggio anche l’evocazione di reti e corde potrebbe esservi utile, anche solo per guadagnare tempo alla ricerca di un ricordo felice. Se trovate un gruppo numeroso che vi attacca…scappate. Tutto chiaro?- dopo la spiegazione del giovane, tutti avevano assunto uno sguardo ancora più spaventato e addirittura il Grifondoro spavaldo che aveva parlato prima, aveva perso gran parte della sua audacia.
 
-E con gli Inferi?- domandò un incerto e timoroso tassorosso che si presentò con il nome di David Anderson.
 
-Se ascolti la maggior parte delle persone, gli Inferi andrebbero combattuti con il fuoco. Li spaventa e li spinge ad arretrare ma, questo ricordatelo bene ed imprimetelo nelle vostre menti, non li uccide. Tutto ciò che il fuoco fa è respingerli e lasciare il problema a qualcun altro che a quel punto si troverà un bel gruppetto di Inferi spinto nella sua direzione. Basandomi sulla mia esperienza il modo migliore di arrestare un infero è un Reducto in testa. Se sono tanti, ma solo se sono tanti badate bene, una frusta di fuoco lì fermerà abbastanza a lungo da permettervi di fuggire al sicuro. Genericamente però contro un esercito di Inferi usare il fuoco è una pessima idea. L’evocazione del fuoco è in realtà magia elementale, il suo utilizzo richiede un grande dispendio di energie. Voi non siete abbastanza addestrati e potenti per sostenere troppo a lungo uno sforzo simile.- Tutti annuirono pensierosi. Si poteva chiaramente leggere la paura nei loro occhi. Terrore puro e incondizionato di ciò che da lì a poche ore avrebbero dovuto affrontare.
 
-Moriremo…vero?- domandò all’improvviso una piccola e bionda Corvonero mentre silenziose lacrime che cominciavano a cadere dai suoi occhi azzurri. Harry si avvicinò, si inginocchiò davanti a lei e puntò i propri occhi nei suoi.
 
-Come ti chiami?- domandò alla giovane.
 
-Lisa.-
 
-Bene Lisa, ascoltami attentamente. Non posso prometterti che andrà bene. La guerra è qualcosa di terribile. È brutale, crudele e non è mai giusta. La cosa che posso prometterti però è che accanto a te troverai dei compagni pronti a sostenerti ad ogni centimetro che percorrerai nel campo di battaglia. E ogni centimetro che percorrerai, ogni metro in cui riuscirai ad avanzare, ogni zona che riuscirai a conquistare farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. La differenza tra vivere e morire. Restate uniti ragazzi miei, perché avere qualcuno a cui affidarsi è la cosa più importante nella vita.- disse Harry serio sorridendo a Lisa e a tutti i presenti.-Da parte mia c’è solo una cos che posso promettervi. Vi prometto che io farò tutto ciò che è in mio potere per fermare questa cosa. Di questo potete stare certi.- Dicendo questo il moro annuì e salutò tutti i presenti e si diresse a cercare Hermione.
 
Harry sapeva nella sua testa che molti di quei giovani non sarebbero sopravvissuti alla battaglia. Sapeva alcuni non sarebbero più tornati dalle proprie famiglie e non avrebbero mai riabbracciato i propri cari. Avrebbe fatto tutto ciò che poteva per salvarne il più possibile. Aveva un piano e sperava con tutto se stesso che Merlino avesse fatto bene i suoi conti.
 
“Merlino, vecchio pazzo.” fu l'ultimo pensiero di Harry mentre continuava nella sua ricerca.






Angolo dell'Autore: Sono tornato! Si, è proprio vero! Non è un miraggio lontano. Mi è tornata la voglia di scrivere, non so quanto durerà ma rieccomi. Credo che il mio ultimo capitolo risalga ad almeno 3 anni e mezzo fa. Ne è passato di tempo. Sono stato impegnato. Università, tirocini ecc. ecc.. Robe pallose. Comunque rieccoci da dove abbiamo lasciato. Capitolo breve ma avevo voglia di pubblicare. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima gente!
 

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