One day, I will be happy

di Jist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una melodia perduta ***
Capitolo 2: *** Il destino non mi spaventa ***



Capitolo 1
*** Una melodia perduta ***


 
In questi giorni, la mia mente è affollata da mille pensieri negativi e confusi: la guerra è scoppiata da poco ed io ho paura per la mia famiglia e per il mio destino.
Ieri è entrato in casa mia un estraneo, che, appena mi ha visto, mi ha preso per un braccio, per poi dirmi: “ Domani affronterai un viaggio, raccogli le tue cose e ritorna qui!” Dopo quell’affermazione, mi si gelò il sangue ed il mio cuore sussultò, tuttavia dovevo eseguire l’ordine, non potevo rifiutare, d’altronde, so che lo fanno per la mia sicurezza.
Ed ora eccomi qui, su un barcone traballante, lontano dai miei cari, lontano dalla mia gente, lontano dalla mia realtà. Con gli occhi velati dalle lacrime, mi affaccio alla ringhiera, mi sporgo leggermente e con un gesto della mano, saluto, con il cuore spezzato, le persone che più amo e che forse non rivedrò mai più.
La leggera pioggia mi bagna la testa, ma ora non ha importanza, nulla sembra avere più senso o significato: la vita mi sta passando davanti, senza che me ne possa accorgere, tutti mi stanno chiedendo di comportarmi come un adulto, di cavarmela da solo, non so se riuscirò nell’intento, perché diciamocelo, questo è chiedere troppo.
La gente è disperata, piange, urla, tuttavia, sul mio viso compare un’espressione ineguagliabile, portata dal mio cuore che piange lacrime salate, che nessuno potrà fermare, se non quando avrò un accertamento su quello che verrà.
Decido di sedermi, anche se il pavimento è sporco di fango e delle emozioni cupe e tristi dei suoi passeggeri, ma io chiudo gli occhi e non sento più nulla, se non il rumore causato dalle onde, che fa ondeggiare il barcone e che mi ricorda le canzoni che mi cantava la mamma prima di dormire, era bravissima, una splendida donna, da invidiare. Mi chiedo se, ovunque finirò, ci saranno delle persone pronte ad accogliermi senza alcun pregiudizio, che possano amarmi come fossi figlio loro, anche se so che nessuno potrà eguagliare l’affetto datomi dalla famiglia.
Sprofondo in un sonno tranquillo, composto da una melodia emanata da una donna, una donna che conosco bene.

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Capitolo 2
*** Il destino non mi spaventa ***


Porto di Otranto, Puglia.
 
Sono ormai passati due giorni dal momento in cui ho dovuto lasciare la mia terra, la mia casa.
Durante questo viaggio, ho passato gran parte del tempo a riposarmi e fissare il mare: così cristallino, così puro, ma che in realtà, nasconde molti pericoli, alcuni dei quali sono costati cari ai suoi passeggeri. Lo specchio d’acqua ha, infatti, mietuto parecchie vittime; fortunatamente, si sono salvate anche altre persone, compreso me. Appena sbarcati, vedo vicino a me, un padre che abbraccia suo figlio e lo conforta con parole dolci, che incutono sicurezza; come vorrei essere al posto di quel ragazzo, avere mio papà vicino e stringermi tra le sue braccia, una lacrima ribelle spunta dai miei occhi e un singhiozzo rompe il mio silenzio interiore.
Degli adulti ci vengono incontro con coperte e vestiti asciutti, ci aiutano a scendere dall’imbarcazione e ci conducono verso un imponente edificio bianco, la cosa che mi colpisce di più, sono le numerose finestre sparse in un modo ordinato, non casuale, dando un tocco armonioso all’intera struttura. I soccorritori ci fanno accomodare in un angolo di una grande stanza, ma io non riesco a stare seduto, così mi alzo e mi avvicino a uno dei tanti vetri presenti in quel luogo.
Cautamente, mi sporgo per vedere fuori e rimango incantato da quella vita condotta in questa città: vedo la gente che corre freneticamente, i bambini che si pestano pur di entrare per primi sul bus, le auto che sfrecciano sull’asfalto rovente…
I miei occhi ambrati scrutano attentamente ogni cosa, ogni movimento, ogni centimetro della mia nuova realtà, tutto mi sembra magico, sebbene, mi incuta timore.
A spezzare quel momento, è un uomo alto e magro che mi si avvicina e mi sorride, un sorriso solare, rassicurante, che vale più di tante parole, e che io ricambio volentieri.
Mi tende la mano che afferro con sicurezza, ci incamminiamo verso un luogo ignoto, percorrendo strade, vie e viali, mi soffermo in ogni punto, osservando ogni minimo particolare, finché la camminata si ferma davanti ad una casa decorata da molti fiori: gerani, edera, surfinie, petunie…
L’uomo mi guarda, per poi suonare il campanello. Io non ho paura di quello che mi aspetta al di là di quella porta, il mio sguardo è fiero e sicuro, sono pronto ad affrontare il destino con coraggio.

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