Guardami.

di anqis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


 
 

Guardami.

 


01
 
 
 
Cammina per i corridoi, le pieghe della gonna nera che ondeggiano appena seguendo il ritmo delicato ma preciso dei fianchi stretti. La camicia perfettamente stirata mostra il colletto bianco candido e allacciato fino all’ultimo bottone, su cui risalta in contrasto il fiocco blu della divisa femminile.
Rosie Campbell, lunghi capelli biondi ed occhi da cerbiatto, stringe al petto i libri per la lezione mattutina, fendendo la folla di studenti accalcata all’ingresso con il mento alto e un sorriso sicuro dipinto sul volto. Sorride come soltanto chi è perfettamente consapevole di se stesso può concedersi di fare, ed ogni mattina vede la conferma riflettersi negli occhi degli studenti con cui la guardano: invidia, ammirazione muta e desiderio.
Attraversa quel corridoio brulicante di mormorii come fosse una passerella, di quelle più importanti e seguite da tutto al mondo. E al posto degli sguardi puntati sulla schiena, vede obbiettivi fotografici pronti a cogliere ciò che ha di più bello dall’angolazione migliore; invece dei bisbigli, il soffuso scribacchiare di matite su block-notes che diventeranno recensioni e articoli di giornale. È così che ogni mattina, Rosie Campbell affronta quel finto teatrino della vita che è la scuola: con il sorriso di un adulto che ormai ha imparato che fingere è l’unico modo per sopravvivere.
 
 
 
«Rosie!»
È Elise che la chiama.
Le sorride in saluto mentre si libera dei libri e raggiunge le ragazze. Si riserva un secondo per osservarle da lontano. Come ogni mattina, sono sedute in cerchio, le gonne di pochi centimetri più corti rispetto al regolamento, quel giusto per attirare l’attenzione, ma non risultare volgari; le gambe magre strette da collant chi nere, chi bianche. Parlano e ridono, come una volta la gente attorno al rogo di una strega. Rosie si domanda chi sarà la vittima del giorno e non può fare a meno di sorridere.
Da lontano, come se non fosse una di loro.
Come se non fosse come loro.
Stanno parlando di una ragazzina del secondo anno che qualche giorno prima ha vantato un ciondolo uguale identico a quello di Laura. Quest’ultima ride e racconta di come l’ha beccata a farsi con Cannon nello spogliatoio femminile, e un coro di versi disgustati si solleva nel cerchio. Rosie non ci crede, ma si unisce a loro. Guarda di sottecchi Elise che arriccia il naso, un sorriso di scherno tatuato sulla bocca.
«Piuttosto» esordisce tutto ad un tratto Kim, ignorando la smorfia infastidita di Laura per esser stata interrotta. Gli occhi piccoli e neri le brillano e si lecca le labbra, come un animale pronto a saltare sulla preda. «Avete sentito di Harry e quella nuova?»
Elise ora la guarda, ma Rosie finge di non vedere – di non sentire – e continua a sorridere. Ha smesso forse, ma solo per un secondo. Non ne è sicura.
 
 
 
La scuola è vuota. I passi di Rosie, più lenti e meno precisi echeggiano contro gli armadietti rovinati dal tempo. Non c’è nessuno che la guarda ora, i flash non bruciano più gli occhi e c’è silenzio.
Tremano le labbra, il terremoto in un sorriso.        
«Rosie?»
«Harry»
Sorride, forse per la prima volta oggi.
Lo osserva raggiungerla, la camicia come al solito spiegazzata e i primi bottoni aperti a mostrare la pelle lattea tempestata da qualche neo e punti rossi dovuti alla crescita. Frena di fronte a lei e la fa ridacchiare, perché ha un pessimo equilibrio e la sua altezza non aiuta a renderlo meno goffo e impacciato mentre si porta i riccioli troppo lunghi all’indietro.
«Ridi?» le domanda poi inclinando appena il viso e lei si rende conto che sì, sta ridendo in modo quasi ridicolo. Harry però non ci fa caso, non la giudica, sorride soltanto.
«Per fortuna» lo sente mormorare quando le risate si sono ormai affievolite.
Rosie lo guarda, porgendogli una domanda muta. Ne approfitta per osservarlo e si innamora, come ogni volta che si trova troppo vicino, degli occhi calmi di Harry.
Inspira, piano.
«Credevo stessi..» comincia, ma «No, niente» e lo ringrazia, perché gli occhi pungono ancora e non crede sia per le risate.
«Come mai ancora qui?» gli chiede lei, tentando di sviare il discorso.
Harry annuisce impercettibilmente – eppure lei lo nota – e sbuffa improvvisamente. «Quel bastardo di Atkins mi ha incastrato: rappresentate di classe!» affonda le mani grandi nelle tasche dei pantaloni neri, «Io, ti rendi conto? Non ho neanche la minima idea di quanti siamo in classe!»
Rosie ride. «Sarai comunque un rappresentante fantastico» lo rassicura affiancandolo, gli occhi che ormai hanno smesso di sbirciare per poterlo guardare apertamente.

Lui arriccia le labbra in una smorfia, ma annuisce mentre si tocca i capelli. È un gesto per nascondere l’imbarazzo, il nervosismo e in questo caso il piacere. «Nel caso» sono ormai giunti di fronte alla porta, «posso chiedere consiglio a te, collega
«Certo» risponde lei e per una volta fare la rappresentante di classe non le dispiace più di tanto.

 

 

Buonasera a tutte,
come ho detto – o meglio, mi sono lamentata – la sera scorsa, ho preso la decisione impulsiva di pubblicare qualcosa. Aperta la cartella di vecchi lavori che non toccavo da settimane, il mio sguardo è caduto sull’ultima storia modificata, questa. Solitamente avrei puntato su una one shot, da pubblicare una volta e finita là. Ma ho pensato – male, molto male – di provare a finire questo progetto in cantiere, una mini-long di circa nove, dieci capitoli senza vere pretese (come sempre, poi non le finisco comunque ah ah la pigrizia). Ho già metà lavoro svolto e credo quindi di potercela fare. Non prometto nulla, soprattutto non aggiornamenti frequenti visto che non posseggo la connessione a casa, spero comunque che qualcuno abbia apprezzato e decida di seguire la fic, nonostante.. me e tutti i problemi inclusi ahah
Non mi dilungo su questo primo capitolo, preferirei sentire voi.. piuttosto vi avverto di non sottovalutare la storia e i personaggi (:
Sperando che non vi abbia fatto troppo schifo,
aspetto vostri pareri,
 
Anqi.



 
 

 

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Capitolo 2
*** 02 ***





Guardami




02
 


«Hai sentito della rissa tra Malik e quello di Bradford?»
È abbastanza certa che non vi è uno studente nella scuola che non ne sia stato informato, visto anche i diversi stati indiretti e poco velati che hanno riempito le bacheche di occhi curiosi.
Quelli azzurri e sgranati di Grace scalpitano di trepidazione e voglia di raccontare: ha trascorso il weekend fuori città con i suoi genitori in una delle tante ville di cui ama spesso vantarsi e probabilmente venuta a conoscenza solo all’ultimo dell’accaduto, non vuole accettare di essere quella-che-non-sapeva.
Rosie ha ormai sentito varie versioni dell’accaduto, ma pensa – senza trattenersi però dall’esalare un sospiro stanco – che una in più non potrebbe fare la differenza. Elise invece non sembra della sua stessa idea, perché si allontana da loro in direzione delle macchinette, non prima di aver dato voce al suo pensiero sulla questione con un malcelato “che palle”. Rosie ridacchia concordando mentalmente, ma per pietà – lo sanno tutti che le famose ville non esistono, Grace passa i sabati e le domeniche rinchiusa a casa sotto il controllo assiduo dei genitori, dei religiosi del cazzo – l’accontenta. «No, cos’è successo?» domanda fingendo stupore.
E Grace, il rossetto scuro sbiadito sulle labbra per la fretta e la paura di essere vista da sua madre che l’accompagna ogni mattina a scuola, non se lo lascia ripetere due volte: le parole scorrono incontrollabili e ripetono di come due ragazzi abbiano litigato per Perrie Edwards, una del college.
«Io non c’ero, ma mi ha detto Kim che..» e blah blah, Rosie annuisce di tanto in tanto mentre lascia vagare lo sguardo attorno, seduta sul muretto vicino alla palestra, riservato unicamente a lei. Ed è mentre Grace comincia a lamentarsi di come vorrebbe anche lei due ragazzi – due idioti – disposti a lottare – ad ammazzarsi – per l’amore – e altro – di lei, che Rosie li nota.
Sotto l’albero vicino alla fontana, ridono. Riconosce subito le spalle ricurve di Harry che, appoggiato con una spalla al tronco dell’albero, muove lentamente le labbra sempre rosse, piegandole di tanto in tanto in una risata. E lei, capelli scuri e corti fino alle spalle, lo segue come in un gioco di mimi.
Rosie inclina appena la testa, socchiudendo appena gli occhi: lei è palesemente cotta di lui, lo intuisce dal modo in cui si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e arrossisce quando si rende conto di averlo fissato a lungo. Si domanda se anche lei si innamori ogni volta che ci sono quei occhi a guardarla. Sorride, dispiaciuta perché è un altro nome da aggiungere ad una lunga lista.
Poi però accade qualcosa. Harry smette di parlare e volge lo sguardo sulle punte delle scarpe rovinate. È in imbarazzo e non lo deduce dal gesto frettoloso con cui di solito si tocca i capelli, no. Ma dal vivo rossore che colora le sue guance e che lei, da quella distanza, riesce a vedere.
Non è mai successo con nessuna, si rende conto ad un tratto.
 Mai con lei.
Le dita si piegano e affondano nella pelle, e le nocche sbiancano.
«E allora ho risposto: “sicuramente non litigherebbero per” – ehi, Rosie, mi stai ascoltand- dove vai?» ma non la sente nemmeno, così come la voglia di dirle che non le interessa assolutamente nulla di quello di cui sta blaterano sprofonda in un vortice di pensieri e domande. Nello sguardo attento e cupo di Rosie ora c’è solo il rossore delle guance di Harry e nel petto una strana sensazione di vertigine, una vertigine che l’avverte di stare attenta, di non cadere, di non farsi male.
«Ciao» esordisce ancora prima di pensare, bloccandosi di fronte loro.
Harry sussulta. Alza lo sguardo e la saluta balbettando parole confuse. Lei lo osserva in silenzio per qualche istante e solo quando lui evita poco celatamente il suo sguardo, per la prima volta forse che si conoscono, decide di degnarla di attenzione.
Semplici occhi azzurri, capelli corti e poco curati, fiocco storto e la tracolla dello zaino che stropiccia il tessuto della giacca. È banale, pensa, è per questo che non si è accorta prima di loro. Sente le dita farsi rigide per quanto le sta consumando in quella morsa nascosta da occhi distratti, che non la guardano, non la vedono – nessun flash. Ma alla fine dei conti lei è e rimane sempre Rosie Campbell: non può deludere le aspettative.
«Harry» lo chiama senza perderla di vista, «non ci presenti?»
 «Sì, ehm, certo» borbotta lui con voce bassa, «lei è Rosie, Rosie Campbell, una mia amica e lei è» chi è per te, Harry? «lei è Merit.»
Rosie anticipa il movimento dell’altra, le offre la mano e la stringe con attenta e studiata gentilezza. «Piacere di conoscerti» dice e può leggere negli occhi dell’altra lo stupore. Rosie Campbell sta parlando con me. «Sei nuova di qui, giusto? Non credo di averti mai vist-»
«Sì» risponde subito l’altra che avvampa quando realizza di averla interrotta «no! Cioè sì, voglio dire.. sì, mi sono appena trasferita.»
«Merit non ha molti amici» si inserisce subito Harry nella con tono di voce appena più alto, probabilmente indispettito per essere stato in qualche modo messo di parte. È così infantile delle volte.
Rosie non può fare a meno di torturarsi una piega della gonna, rendendosi conto di nuovo di come ha imparato a conoscerlo. Non si era affatto sorpresa quando le era giunta voce di come avesse stretto amicizia con la ragazza nuova. Notandola immobile nel corridoio, in difficoltà con gli orari, i nuovi professori e quella gerarchia che domina la scuola, Harry non doveva aver resisto alla tentazione di avvicinarsi con la solita camminata un po’ strascicata e quel sorriso amichevole a cui non si può dire di no. Le aveva allungato la mano un po’ come fece anche con lei, andando oltre i pregiudizi e la facciata.
È proprio questo che ha fatto capitolare Rosie, che potrebbe avere chiunque tra quelle mura, ma ha deciso che è e sarà solo lui. E deve essere lo stesso per la ragazza di fronte a lei, gli occhi che un po’ brillano e che ne cercano altri verdi.
A Rosie queste cose non interessano, non si intromette in ciò che non la riguarda, non si arrabbia come fanno le sue compagne di classe che conservano segretamente da sempre una cotta che camuffano in scuse inutili; trova ridicolo e inutile pianificare contro qualcuno che sa non otterrà ciò che tutte vogliono. Perché nei corsi degli anni, Harry non ha mai ceduto il suo cuore a nessuna ed è successo che ad un certo punto hanno tutte smesse di dichiararsi fingendo che fosse passata, nutrendo però in segreto un sogno e la convinzione che andasse bene così.
Ma questa promessa stipulata da sguardi e sospiri sembra essersi spezzata nel momento in cui Rosie ha posato la sua attenzione su di lui e ha visto ciò che tutte temevano sarebbe prima o poi successo. Si rende conto che lei in prima persona non può permetterlo, non può permettere che  una mano che non sia la sua si aggrappi a quella ruvida e grande di Harry.
Dunque «Capisco» mormora con voce dispiaciuta. Poi con delicatezza le prende le mani tra le sue, sotto lo sguardo sorpreso di Harry – per te. «Dopo oggi però non sarà lo stesso. Giusto?»
«Cosa?»
Per te. «D’ora in poi puoi contare su di me per ogni cosa, Merit.»
Harry sorride. «Grazie, Rosie, sei un amica fantastica.»
Per te.



 
Ci sono, ci sono!
Chiedo scusa per il ritardo, ma credo possiate capirmi: siamo ormai agli sgoccioli e la scuola è un po' un casino.
Quindi spero di regalarvi un attimo di sollievo con il secondo capitolo della minilong :) non ho davvero molto da dire, se non ringraziare tutte le lettrici di passaggio e chi ha aggiunto questa storia tra le preferite/seguite/ricordate, grazie per avermi dato questa possibilità, spero soltanto di non deludervi. Con la fine della scuola e l'arrivo dell'estate, gli aggiornamenti dovrebbero diventare più frequenti, giuro però che questa volta il tasto "completa" lo premo.
Spero abbiate apprezzato, non dico altro perchè mi piacerebbe sapere cosa pensiate voi dei personaggi (soprattutto di Rosie) e della situazione, quindi aspetto pareri (alle recensioni del capitolo scorso risponderò appena possibili, scusate davvero).
Ancora grazie,

Anqi.

ps. vi lascio giù una foto del prestavolto di Rosie :)
se avete qualche suggerimento per Merit, potete contattarmi in posta qui oppure: 

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Capitolo 3
*** 03 ***


 


Guardami



 
03
 
 
«Harry?»
Harry segue con sguardo distratto il braccio che lo ha fermato per la manica della camicia. Sbatte appena le ciglia corte, ma folte e appena più chiare con l’arrivo della primavera. «Rosie, anche tu qui?»
Sono in una delle tante aule del secondo piano. Diversi studenti appartenenti a classi diverse sono seduti ai banchi ed un tranquillo mormorio colma il silenzio che dovrebbe invece regnare tra le mura a quest’ora del pomeriggio. Rosie lo invita con un sorriso a prendere posto di fronte a lei, sedia che a sua insaputa ha accuratamente tenuto libera per lui.
«Sì, le ragazze mi hanno candidato e non ho saputo dire di no» spiega stringendosi nelle spalle magre. «Tu invece, ti hanno nuovamente incastrato?»
Harry poggia un braccio sullo schienale, aderendo con le spalle al pilastro che separa le grandi finestre. Rosie ringrazia che siano state lasciate aperte perché il vento caldo accompagna l’odore fresco di Harry fino a lei. Non è più così certa di riuscire a consegnare un ottimo resoconto dell’assemblea con quella distrazione.
E anche la risata profonda in cui sfocia non aiuta molto. «Esatto» brontola lui, scuotendo i riccioli. «Niall voleva vendicarsi dell’ultima sconfitta subita in campo e con la scusa che sono rappresentante, è riuscito ad affibbiarmi anche questo compito. Odio le responsabilità.»
Rosie si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ridacchiando divertita. Le piace il modo in cui gesticola quando le racconta di questi aneddoti a cui lei non ha la fortuna di assistere. È stata una grande delusione il primo giorno di liceo vederlo varcare la porta di una classe con la consapevolezza che non avrebbero condiviso le stesse lezioni e sorrisi complici. Non si ricorda l’ultima volta che lo ha visto arrabbiato, forse all’ultimo anno di medie, e un po’ se ne dispiace.
«Sono fortunati. Sei sempre stato bravo negli sport.»
«Alle medie, forse» sospira lui abbandonando la nuca contro muro alle sue spalle, la tenda bianca che gli carezza di tanto in tanto la guancia. «Sono fermo da un po’» si giustifica lasciando sorvolare lo sguardo fuori.
Rosie carezza la superficie del banco con l’indice. «Sempre meglio di me però.»
«Non ti devi sminuire»
e tu dovresti smettere di essere così buono, vorrebbe rispondere, ma opta per un «Sono una frana.»
«Non puoi essere così pessima» la consola lui.
«Perché non mi hai vista sul campo. C’è stata una volta che..» solleva lo sguardo e le parole le rimangono incastrate in gola, intrappolate dalle labbra piegate in una sottile linea.
Harry non la sta più ascoltando, lo sguardo perso fuori. Rosie non deve neanche seguire la sua traiettoria per immaginare cosa abbia attirato la sua attenzione. Seduta sui primi gradini della scala antincendio, riconosce una zazzera di capelli scuri. Con un libro sulle ginocchia e gli occhiali scuri che le scivolano sul naso, c’è Merit.
C’è Merit che senza uno sforzo, è riuscita ad attirare lo sguardo che invece lei ha dovuto lottare per ottenere, e così ogni giorno. Si domanda perché in tanti anni che si conoscono, non lo abbia mai sorpreso a osservarla di sottecchi così nonostante le diverse occasioni, i momenti trascorsi da soli e i tentativi di Rosie di apparire più carina. È meno carina di lei? No, questo no e lo pensano tutti. Merit possiede qualcosa di particolare, impossibile da non notare? Niente che lei non abbia visto, tutte le pause pranzo trascorse a studiarla. Allora perché Harry la sta guardando in quel modo? una mano sotto il mento e un sorriso intenerito nascosto dalle dita.
Un scarica risale dalle punte dei piedi fino alla bocca dello stomaco. Deve chiudere gli occhi per soffocare quel calore soffocante che la corrode dentro. Accartoccia le mani e inspira impercettibilmente, il desiderio di allungare la mano e afferrargli il mento.
Guardami.
Merit lascia le pagine del libro strizzando gli occhi. Starnutisce facendo cadere accidentalmente tutto quello che teneva sulle gambe, libro e mp3 compreso.
Il ragazzo soffoca una risata nel tessuto della camicia. «Ma cosa fa..»
«Harry»
Guardami.
Sbatte le palpebre posando nuovamente l’attenzione su di lei. «Scusa, Rosie, stavi dicendo?»
Scuote la testa. «Niente» mormora leccandosi le labbra.
Guardami.
Per te.
 
 

“Siete pronte per le Olimpiadi di primavera?”
“Cazzo” impreca Elise, coincisa come al solito.
Rosie sorride, divertita. Elise è l’unica della classe che forse può considerare quasi un’amica. Di poche parole, partecipa al gruppo, ma allo stesso tempo preferisce stare sulle sue e lo mostra con le occhiate di sufficienza che spesso rifila alle ragazze quando non è d’accordo su qualcosa – “cazzate che non si possono proprio sentire” così le definisce, rimaste da sole. Per il resto si limita a perdere l’udito. Forse proprio perché piace a Rosie, che nessuno osa alzare un dito su di lei. Nonostante sia chiaro che alla interessata non importi di fare parte di quella cerchia o no, Elise continua a mostrarle la minima gratitudine con qualche sigaretta offerta nei momenti difficili, quando neanche Rosie – colletto sempre pulito e bottoni allacciati – riesce a resistere.
“A me non dispiacciono” mormora Grace stringendosi nelle spalle.
“Perché per te è un’occasione per farti qualcuno” replica Kim scatenando le risate. Grace non si preoccupa neanche di fingere che non le importi sventolando un dito medio nella sua direzione.
“Neanche a me” concorda però Rosie.
Le ragazze annuiscono all’unisono e cominciano a darle corda – “sì, infondo saltiamo le lezioni, non è male come attività”, “un’occasione per muoversi un po’”.
 “Ho saputo che Harry è stato scelto come referente quest’anno” aggiunge poi come ricordandoselo in quel momento, come se non lo sapesse.
“Ah sì?”
“Beh, Rosie che ne dici di farlo anche tu per la classe?” propone Grace.
La bionda sorride. “Non lo so, ragazze, non mi dispiacerebbe però non è una cosa che posso decidere io come sapete..”
“Ti candideremo noi allora!”
Elise accende un'altra sigaretta.
“Se dite così.. farò il mio meglio, promesso!”
 
«Rosie, anche tu qui?»
«Sì, le ragazze mi hanno candidato e non ho saputo dire di no.»





 
Buonasera,
è tardi, lo so, sia come orario che come aggiornamento e mi scuso, ma il poco interessamento alla storia non mi ha spronato molto a dire il vero ed è stato un mese poco produttivo sotto certi punti di vista.
Non sono più soddisfatta dei capitoli che ho scritto quindi questa è una prova: nel caso vada male, la lascio in sospeso per concentrarmi sulla mini-long attuale e per rielaborarla al meglio, sono abbastanza certa però di volerla concludere perché ci tengo a Rosie e a come si sente – same, sis, same.
Vi lascio con lei che si dimostra intelligente e astuta, sa approfittarsi della sua posizione ed è riuscita a farsi eleggere come referente delle attività sportive senza grandi sforzi (l'ultimo paragrafo, spero si sia capito, è un retroscena del capitolo). Con Harry che sembra già perso per una Merit, clichè di molte fanfictions.
Grazie per le recensioni lasciate – lette e vi risponderò, giuro <3 – e per chi ha aggiunto la storia tra le ricordate/seguite/preferite nonostante non sia questo granchè.
Buona serata a tutte,
 
Anqi.




 



 

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