innamorata di un demone

di dragonqueens
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E poi come andrà a finire? ***
Capitolo 2: *** celeste ***
Capitolo 3: *** sentirsi osservati ***
Capitolo 4: *** stupida ***
Capitolo 5: *** la perfida Ambra e i principianti otaku! ***
Capitolo 6: *** angeli ***
Capitolo 7: *** favola romantica ***



Capitolo 1
*** E poi come andrà a finire? ***


Correre, correre e ancora correre, non potevo fermarmi.
Correre, correre e correre ancora più forte dovevo, per scappare da quello che non avrei dovuto vedere.
Correre, correre e correre, in un luogo sicuro lontano da occhi indiscreti e da occhi traditori, che mi hanno abbandonata.
Correre, correre e di nuovo correre con le lacrime che scendevano dal mio volto e mi rendevano cieca .
Correre, correre e continuando a correre iniziavo a capire: avevo sbagliato tutto! Non avrei mai dovuto cambiare città e, tanto meno, cercare di cambiare vita. In fondo non ne avevo il diritto.
Correre, correre e sempre correre con una ferita al petto, che pensavo si fosse chiusa ormai da tempo ma mi sbagliavo.
Correre, correre e solamente correre dalla persona che mi era sempre restata vicina poteva alleviare il mio dolore.
Ormai avevo capito non potevo più fidarmi di nessuno se non di lei!
Lei… solo a pensarla mi vengono in mente i ricordi più belli della mia vita, quelli che sovrastano ogni cosa e che ci rendono felici di esistere. Lei mi capiva benissimo e sapeva quello che mi frullava in testa ancor prima che io lo pensassi, ma mi lasciava fare tutto. Sapevo che quando sarei arrivata, lei mi avrebbe presa fra le sue braccia morbide e mi avrebbe consolato con piccole carezze delicate sulla mia testolina e scompigliandomi i miei lunghi capelli corvini. Sapevo che non era sangue del mio sangue, ma la consideravo mia madre, ma non ha mai voluto che la chiamassimo così perché pensava che non se lo meritava, però siamo riusciti a convincerla a farsi chiamare zia dicendo che il suo nome era troppo lungo e difficile, ma non volevamo darla un  squallido soprannome perché quelli si danno solo agli amici e lei per noi era molto di più che un’amica e non volevamo nemmeno rovinarle il nome abbraviandolo.
Arrivai finalmente a casa mia.
Casa mia? Potevo considerarla casa mia anche se era da poco che ci abitavo? Avrei mai potuto avere una casa dove poter dormire e non pensare che forse il giorno dopo sarei dovuta traslocare? Forse no! Non sono mai riuscita a quel punto perché avevamo già fatto i bagagli e inscatolato per la centesima volte le nostre cose. Questa volta però abbiamo fatto il record: siamo riusciti a stare un anno e anche più nello stesso continente, nella stessa nazione, nella stessa regione, nella stessa provincia e nella stessa città. Fino a pochi giorni fa ero felice di questo, ma sta mattina quando l’ho visto, questo record l’ho odiato.
Ora sono a casa , zia… per favore aiutami pensai. Mi avvicinai alla porta, stavo per aprirla ma in quel momento notai qualcosa uscire da sotto la porta. Era una strana nebbia violetta e luccicante. Che cos’è? penso, era stranissima ma al tempo stesso bellissima e con un po’ di coraggio aprii la porta per ritrovarmi la casa immersa in questa nebbia , che tecnicamente mi avrebbe dovuto impedire di vedere, ma non era cosi, potevo ancora vedere i mobili, ma erano diversi quasi come se una piccola fata ci avesse volato sopra facendo cadere tutta la sua polvere magica perché ora brillavano tutti uno a uno, e ognuno aveva anche dei teneri disegni che li contornavano. Sembra una casa delle fate. Immersa in quella nebbia viola mi sentivo benissimo come se fosse una grande coperta che mi avvolge in un delicato abbraccio. In quel momento ero rilassata, tutti miei pensieri e i miei dolori stavano scomparendo e come d’incanto mi ritrovai a camminare come trasportata da una forza ultra terrena verso il salotto. Quel salotto che un anno fa avevo conosciuto e di cui ero restata ammagliata ora non c’erano più niente, solo nebbia e… una sfera? Una sfera di cristallo? Cosa faceva una sfera da fattucchiera nel salotto di casa mia? E per di più stava fluttuando ed era da questa che usciva la polvere! Ora si che ero spaventata e soprattutto confusa. Avevo tante domande ma soprattutto… dov’era mia zia???
Le lacrime che fino a poco fa avevano smesso di scendere per lo stupore del ritrovarmi la casa immersa in quella coltre di fumo magico, ora stavano per ricominciare. Non avevo paura per me, se fosse stato per me questa sfera avrebbe anche potuto uccidermi, ma non doveva assolutamente fare del male a mia zia!
Con tutto il coraggio che avevo in corpo urlai alla sfera: “DOVE E’ MIA ZIA?” e dalla sfera uscì una voce che disse:“Celeste, piccola mia, sono qui”, era la dolce della zia! “PERCHE’ HAI PRESO IN OSTAGGIO MIA ZIA, SFERA?!”
“Non mi ha presa in ostaggio, io sono la sfera”
“Perché zia?” non capivo più niente non aveva senso questa cosa. Perché mia zia è la sfera? Forse voleva farla finita? Ma perché? Perché? Perché? Perché? Perché? Perché? Non capivo più niente di niente. Era tutto confuso nella mia testa. Così chiesi:” come fai ad essere la sfera, zia?”
“Per renderti felice”
“Ma come fai a rendermi felice se sei una sfera, zia?”.
La mia testa stava scoppiando, non capivo più nulla. Mi pizzicavano gli occhi e pochi secondi dopo sulle mie guance stavano scendendo tante lacrime, ma come potevo stare senza di lei? Io non sarei niente senza mia zia!
“Non aver paura, piccolina mia. Io ti starò accanto per sempre. Voglio solo farti vedere una cosa. Avvicinati”
Non sapevo più cosa pensare. Cosa voleva fare mia zia? Voleva dar fine alla mia vita con un tocco di magia? Beh, per quello che mi era successo quella stessa mattina quel fantasioso omicidio era il benvenuto. Ma in fondo mi dovevo fidare di mia zia. Mi sono sempre fidata di lei e questa volta non sarebbe stata un’eccezione.
Mi avvicina piano, piano alla sfera e quando arrivai abbastanza vicina la presi tra le mani e notai gli sgargianti colori che occupavano la sfera: non avevo mai visto colori più belli di quelli. Rosso, giallo, bianco, verde, azzurro, viola e arancione: questi erano, con precisione, i colori nella sfera e dalle sensazioni che provavo ogni colore emanava un’emozione diversa, una più forte dell’altra.
Ancora tra le mie mai finchè la stavo ammirando non mi ero accorta che aveva iniziando a risplendere di una luce intensa, appena me ne accorsi ritrassi le mani e le portai agli occhi, ma era troppo tardi la luce era troppo forte e mi aveva accecato. Non vedevo niente se non nero. Ero sola. Mi ritrovai a fluttuare in una massa nera, in un silenzio tombale, dove l’unico rumore era il battito accelerato del mio cuore. Quando ad un tratto si sentì la calda e dolce voce della zia, pensai che questa era proprio la voce che volevo sentire prima di andare all’altro mondo perché era la sua voce che mi aveva fato addormentare sotto i suoi dolci abbracci e le sue coccole, calmandomi e rassicurandomi, facendomi sorridere e crepare dalle risate. Mi disse:” Celeste, ora ti do la possibilità di fare uno scambio. Tu non avrai ricordo di questa vita ma te ne sarà data una nuova dove riceverai tutti i ricordi che ti serviranno. Non temere piccola mia. Noi staremo sempre insieme, ma decidere come andrà a finire è compito tuo!”
Finita la frase la voce della zia se ne andò, io chiusi gli occhi e poi…
 
Spazio autrice:
salve a tutti questa è la mia primissima fan fiction e spero vi piaccia. Ok, ok forse la parte fantasy non è proprio il mio forte , ma la prossima volta cercherò di fare del mio meglio per stupirvi di più * un aura di fuoco la sta circondando * . Spero di avere lasciato un po’ di suspense con quel “e poi” se no sono una vera e propria puzzetta come autrice…speriamo beneXD
I prossimi episodi saranno un po’ (molto di più spero) divertenti ma questo mi serviva deprimente. Se state leggendo il mio spazio dell’autore vuol dire che avete letto il primo capitolo e vi ringrazio spero che leggiate anche i prossimi. Alla prossima allora. Spero almeno che vi state chiedendo che scambio è!!! 
 

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Capitolo 2
*** celeste ***


“DRIIIINNNNNNNN”
“Ashaodbuhfabwseuwlew, gnam, gnam, uffa ancora 5 minuti sveglia e smettila di rompere le palle già alle 7 di mattina!” dissi ancora mezza addormentata e mi ributtai nel mio letto che in quel momento era l’essere che desideravo con tutto me stessa, con la testa affondata nel cuscino  e ripresi sonno. Un sonno piacevole pieno di sogni ma anche pieno di incubi che al risveglio tutti noi ricordiamo solo quest’ultimi. Perché?  Semplice, perché come nella realtà le cose brutte rimangono impresse di più delle cose belle, che sembrano scivolare via come l’acqua.
Dopo un bel po’ di meritato dormire mi risvegliai per le urla che mia zia stava tirando dalla cucina, ma ancora trovandomi nella dormivegliazone non riuscivo a capire bene cosa mi diceva, sentivo solo “7.50…..TARDI…PRIMO…SCUOLA….DORMIGLIONA…..SVEGLIA!!!” poi guardando la sveglia realizzai cosa mia zia stava cercando di dirmi, erano le 7.50 ed avevo solo 10 minuti per prepararmi e fare colazione. “OH, SHIT! ZIA PERCHE’ NON MI HAI SVEGLIATO PRIMA?? COSI FARO’ TARDI PER IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA” urlai. “Guarda che è da mezz’ora che cerco di svegliarti!” mi rispose più calma.
Mi scaraventai in tutta velocità in bagno lavandomi un po’. Mi misi gli shorts in jeans e una maglia verde  acqua col segno dell’infinito, delle francesine nere, il mio vecchio bracciale portafortuna d’oro con dei rubini incastonati e le mie inseparabili all stars bianche. Mi truccai un po’, solo un po’ di matita nera e mascara del medesimo colore , non sono un’ochetta come la mia carissima, fantastica best Ambra (detto ironicamente, ovvio) che si mette 30 kg di fondotinta accompagnato da fard, cipria, terra, correttore, ombretto, matita, eye-liner, mascara, ciglia finte, rossetto, matita per il contorno della bocca e non so ancora quante altre diavolerie. Mi pettinai i lunghi capelli corvini che mi arrivavano fino a metà schiena e mi guardai allo specchio. Capelli scurissimi, occhi di un limpido celeste come il cielo sereno d’estate e una figura esile ma con delle belle forme. Io non vedevo niente di che allo specchio, solo una ragazza normale, ma molti miei compagni di scuola mi correvano dietro anche se non capivo bene il perché.  Cioè, insomma non ero ne brutta ma tanto meno bella, forse era per il mio carattere solare ed estroverso? Riuscivo a far sorridere tutti e questo mi rendeva estremamente felice anche se sentivo un piccolo vuoto dentro di me che non riuscivo a colmare. Ma quel giorno sentivo che sarebbe cambiato qualcosa anche se non sapevo che cosa, ma bisogna credere all’intuito femminile e quindi non so perché ma di buon umore andai in cucina (sempre correndo come una deficiente e facendo tutto  tempo di record) afferrai delle fette biscottate e le addentai.
Dopo aver salutato calorosamente la zia e preso lo zaino dell’eastpak, ma mi resi conto che il mio trasporto non era in casa e chiesi alla zia “dove è finito Camriel? Mi doveva portare a scuola!! Ora si che sono nella merda!!!”. Ero fuori di me, senza mio fratello non avevo nessuno che mi poteva portare a scuola. Sarei dovuta andare a piedi o con quell’orribile bici che risiedeva in garage da tempo immemore.
“Prima di tutto preferisco che tu dica pupu invece di quella parolona, come quando eri piccola e poi tuo fratello non è nemmeno tornato a casa, mi ha mandato un messaggio con scritto che rimaneva a dormire a casa di qualche sua “amichetta” ”. No! Non di nuovo! Come tutti gli anni fa così e ogni anno lo rimprovero con scarso successo (anzi, senza) che mi faceva schifo quello che faceva. Allora visto che penso non sappiate chi è Camriel, vi informo: Camriel o più semplicemente Cam era il mio carissimo fratellone che quest’anno avrebbe dovuto iniziare la quinta superiore. Ha ottimi voti in tutto, un po’ come me. A scuola sembra sempre un angelo: studioso, educato e bello. Ma realmente è un porco pervertito assettato di sesso. Come ogni ragazzo ha i suoi istinti e io potrei anche capirlo. Ma ogni giorno, ogni santo giorno, lo fa sempre con una diversa anche con la prima che capita per strada. È già mio fratello va a prostitute. Ho avuto anche l’istinto di buttarlo fuori casa, ma mia zia non ha voluto.
“non mi dire che è andato ancora a puttane? E per di più la notte prima del primo giorno di scuola!! Ed io ora come faccio?! T.T”
“innanzi tutto potresti muovere il tuo perfetto fondoschiena ed andare a prendere la catapecch… cioè la bici perché sono le otto in punto. Per fortuna che abitiamo vicino a scuola. Quindi…..CORRI!!!!” mi urlò.
Corsi velocemente verso il garage, presi quella specie di bici (anche se non penso si possa definire ancora cosi) e mi diressi come una pazza a scuola. Ogni anno la stessa storia: non riuscivo a svegliarmi presto il primo giorno di scuola, anche se, sinceramente, nemmeno gli altri giorni riuscivo a svegliarmi in orario, ma i miei professori dopo tutto quel tempo ci avevano fatto l’abitudine e non mi dicevano mai niente(tranne uno che mi prende sempre in giro e che rompe sempre i coglioni).
Finalmente vidi l’enorme insegna del mio liceo, dolce amoris, che nome stupido per un liceo, questo era il mio terzo anno in questa strana scuola ma ci dovevo ancora fare l’abitudine alle pareti rosa e agli armadietti e alle finestre tappezzati di adesivi rosa e rossi a forma di cuore. Da un momento all’altro pensavo che avrei potuto vomitare arcobaleni. Solo guardando la preside si capiva tutto: era una specie di confetto vivente in versione vecchia zitella che per non abbattersi si sfoga mangiando a più non posso e accudendo il suo cane isterico e obeso.
Misi la mia bici insieme alle altre e la incatenai.
Dopo di che corsi in classe. Mi ero già informata e la mia classe era quella dell’anno scorso quindi sapevo bene la strada e corsi come una disperata per i corridoi vuoti. Ormai erano le 8.10 avevo il fiatone perché dopo una corsetta in bici, dovevo farne anche una a piedi abbastanza lunga perché la mia classe era abbastanza lontana dall’entrata. Dopo un po’ vidi la porta ed aumentai ancora di più la velocità, finalmente afferrai la maniglia e apri la porta. Feci a tempo a fare un solo passo che scivolai sul gessetto che al prof era caduto per terra per lo spavento dell’improvvisa entrata in scena e mi ritrovai sospesa in aria qualche secondo dopo quando, invece del duro suolo,mi ritrovai tra le braccia di un ragazzo che si trovava vicino alla porta. Non sapevo chi mi aveva salvato da quella rovinosa piopa, ma gliene ero grata. Alzai lo sguardo per vedere chi era il mio salvatore,  quando i miei occhi videro la cosa più bella al mondo. Un bellissimo ragazzo dai lineamenti definiti, due bellissimi occhi grigi come il cielo in tempesta e un marasma di capelli rosso fuoco (ovviamente tinti). Ma i miei occhi quando incontrarono i suoi furono come stregati, potevo perdermi dentro quella tempesta e non fare più ritorno. Erano il contrario dei miei: i suoi oscuri, temibili e tempestosi, invece i miei di un celeste limpido sono lucenti, sereni e sembravano il cielo in estate senza una nuvola. Oh, shit. Come fa ad avere degli occhi cosi belli? Ero persa in quei bellissimi occhi grigi e pensai che dovevo essere diventata rossa come i capelli del ragazzo. Sicuramente sono tinti! Però gli stanno davvero bene! E poi il suo viso è bellissimo, con quella bocca seducente. Avevo tanta voglia di baciarlo. Calma celeste è uno nuovo, un novellino. Non puoi pensare di baciarlo di già, non sai nemmeno come si chiama! E poi ha un aspetto da bullo e a te non piacciono i bulli, celeste. Vero?! Non ho mai sopportato i bulletti che si prendono gioco degli altri, ma le mie convinzioni iniziavano a vacillare. Beh anche se è un bulletto potrei sempre farci un pensierino. Okkey stavo già iniziando a pensare a cose vietate ai minori nella mia testa, che sentii un “ooooooooooooooooooo” di gruppo venire dal resto della classe che ci guardavano con aria maliziosa. Il prof si schiarì la voce e disse:”se avete smesso di restare imbambolati come due bambole potete andarvia sedere. L’avete capita ragazzi? Imbambolati come bambole. Hahahahahahaha.  Bene, visto che la vostra carissima compagna Princesse Celeste (non prendetemi in giro per il cognome ma mi servirà per una cosa futura proprio come quello di Castiel che vi verrà svelato tra poco nd.me) è arrivata per l’ennesima volta in ritardo, sarà lei a fare da guida per il liceo al nuovo alunno Red Castiel e si siederà vicino a lui per dargli assistenza e supporto nel caso abbia bisogno.” Ed ecco il prof che mi prendeva sempre per il culo, riuscirà mai a non fare quelle sue battute stupide? Ne dubitavo.
“ma io volevo sedermi vicino a Rosalya”. Per chi non lo sappia, Rosalya è la mia migliore amica da sempre e ci conosciamo dall’asilo, se non prima. È  una ragazza vivace ed allegra un po’ come me, ma con la sfrenata passione per lo shopping. Ama soprattutto un negozio in particolare ma penso perché il negozio appartiene al suo fidanzato. Ogni giorno Rosa mi spinge a fare shopping con lei e ogni giorno il mio portafoglio è sempre più vuoto. Ma in fondo mi divertivo con lei e ci conoscevamo l’un l’altra come le nostre tasche. Ogni anno, come tradizione, il primo giorno di scuola ci sediamo vicine negli ultimi post,i ma quest’anno il destino non mi voleva vicino a Rosa.
“Non faccia la polemica come ogni anno, Princesse. Vada al suo posto e si sieda vicino a Red!” odio che le persone mi ordinino qualcosa ma in quel momento non potevo fare niente perché per mia grande sfortuna e non solo mia lui era uno dei professori più influenti e poteva anche farmi sospendere. Come facesse non lo sapevo e non volevo sapelo.
“ok, ok, prof. Non c’è bisogno che si scaldi così avevo solo detto la mia opinione.” Il prof mi stava già guardando in cagnesco cosi mi diressi velocemente verso gli unici banchi liberi con il rosso da dietro. Stavo per sedermi sul posto vicino alla finestra quando mi fu rubata dalle mani la sedia che stavo spostando. Il rosso si sedette e io lo guardai come peggio potevo. Quello era il mio posto!!! Non mi potevo sedere vicino a Rosalya ma il posto vicino alla finestra era mio di diritto! C’era scritto anche il mio nome!
“hey tu rosso, alza il culo quello è il mio posto!” gli dissi incazzata.
“il tuo posto? Non vedo mica scritto il tuo nome qui”. Allora sfoderai la mia frasetta per quelli che si sedevano sul mio posto, per sfotterlo.
“ah si? E allora questo cosa sarebbe?” gli indicai l’angolo del banco dove c’era scritto a caratteri cubitali. Ecco la mia frase ad effetto: la prima cazzata che mi era venuta in mente. Inizialmente rimase un po’ stupito poi si rigiro dalla mia parte.
“Quindi ti sei dovuta scrivere il nome per ricordarti dove sei seduta? Senza ti saresti già persa, vero?”. È un osso duro. Ma vedrete che riuscirò a scalfirlo.
”sappi che sono arrivata prima alla gara nazionale di orientining (sapere come si scrive sarebbe bello nd.me) l’anno scorso” dissi orgogliosamente. Ora vero, non mi sono mai persa nemmeno da bambina piccola.
“Mi sa che era truccata la gara. Dimmi la verità quanto hai pagato per sapere dove si trovavano i posti segnati.” Che cosa sentivo dalle mie orecchie?! Io non ho mi barato…. eccetto qualche verifica e gioco …. ma solo alcuni (dai di la verità nd.me)(e va bene forse erano un bel po’ di verifiche e giochi, ma non dirlo in giro nd.me)
   “E tu dimmi quanto hai pagato il parrucchiere per farti quella tinta. Dovrai averlo pagato ben poco per quella schifo che ti ritrovi in testa”. Che genio che sono…hihi…mi è venuta direttamente dal corazon<3.
“in verità me la sono fatta da solo”. Un ragazzo che si fa la tinta da solo….haha…ma mi sta prendendo per il culo? Ora sono pronta ho la battutina perfetta.
“Ora si capisce tutto. Uomini e capelli non vanno molto d’accordo ultimamente”. Che risate che mi stavo facendo con questo qua e penso anche lui con me.
Il prof si schiarì di nuovo la voce: “scusate se vi disturbo, ma vi sembra il posto e il momento per sembrare una coppia sposata da anni?”
“NON SEMBRIAMO UNA COPPIA DÌ SPOSINI!!!!!!!!!!!!” urlammo in coro.
“E rispondete persino insieme. Wow, siete peggio di me e mia moglie appena sposati!”
“Prof ma il suo passatempo preferito è prendermi in giro?”gli chiesi.
“Ovviamente…si. Nei due anni precedenti mi sono allenato con te e ora posso controbattere benissimo. Però se vuoi che la smetta cara Princesse deve smetterla di disturbare e restare buona. Va bene?” vedendo che non rispondevo alzò di più la voce:”VA BENE!!!????”
“Sisi va bene” dissi per lo spavento. Quando si incazzava il prof faceva paura.
Mi misi seduta accanto a lui buona, buona e il prof inizio la spiegazione di qualcosa che non stavo ascoltando perché ero persa a guardare il rosso. Era veramente un bel ragazzo. Forse il più bello che io abbia mai visto. Notai che si stava mettendo le cuffiette e gli chiesi:” Già dal primo giorno vuoi iniziare a trasgredire le regole?”
“non sarai mica una di quelle secie spione? Perché se lo sei io e te non andremo molto d’accordo”
“non temere io il primo giorno dell’anno scorso mi stavo annoiando e ho iniziato a disegnare sul banco con l’indelebile e poi ho passato col coso perché non vada via (lasciamo stare non sono portata per ricordarmi i nomi delle pitture o quelle cose che usano nd.me). Infatti come vedi è ancora li.” Ok non era proprio una cosa da bulla però i disegni mi erano venuti veramente bene. E poi ho riempito tutto il banco, non c’è nemmeno uno spazio libero, cosi se devo scrivermi qualche soluzione sul banco non si nota e io posso copiare tranquillamente.
“wow sei davvero una bulletta!” mi disse ironico. Ma che simpatico! (detto ironicamente, si intende).
“haha divertente”risi secca. “ Ma cosa stai ascoltando?” gli presi una cuffietta e me la portai all’orecchio .
“hey, questo sono mie. Se le tocchi…”
“ma sono i metallica!”
“si..giusto”
“wow gli adoro sono i miei idoli insieme ad altri cantanti rock!”
“quindi ti piace il rock, ragazzina?” mi chiese.
“certo..non si vede?” gli chiesi anche se sapevo già la risposta che mi avrebbe dato.
“pensavo fossi più da Taylor Swift, Selena Gomez,….robe cosi.” Ecco mi davano sempre per delle fan di ste due ma a me fanno schifo. ( per le fan di Taylor e Selena io non ho pregiudizi a me piacciono ma volevo che avessero delle cose in comune la dolcetta e Castiel e ho pensato a una cosa a caso. Quindi se vi siete offese mi scuso * fa un inchino di perdono * nd.me )
“ma per carità mi viene il volta stomaco solo a pensarci!!” (ripeto: scusatemi nd.me)
“beh abbiamo appena trovato qualcosa in comune! Per caso suoni qualc….” Stava per finire la frase ma Rosa si mise in mezzo al nostro discorso.
“non chiederglielo!!!” era Rosalya che si era girata.”se lo farai te ne pentirai!”
“emmm…. Perché non dovrei chiederli che strumenti suona, emmm… tu sei?”chiese Castiel a Rosalya.
“Rosalya, piacere. La migliore amica della tua compagna di banco. E meglio che tu non lo sappia perché non devi chiederlelo” lo informò. Uffa, non mi piace quando Rosa si mette in mezzo quando sto parlando di musica perché non capisce un bel niente di questa! Continuai cosi il discorso con il rosso.
“davvero volevi chiedermi che strumenti suono?” mi fece cenno di si anche se mi guardava un po’ confuso.
“a tuo rischio e pericolo, rosso” era di nuovo Rosa. Non le diedi retta e iniziai il mio elenco. “bene… allora suono la chitarra classica, acustica, elettrica, l’oculele, la batteria, il pianoforte, la pianola, il basso, la batteria, violino, arpa, tromba, saxofono, violoncello, la fisarmonica, i campanelli, i tamburi, i piatti, il flauto dolce e quello a traverso,…..e poi canto” fini tutto il mio elenco e riguardai il rosso che era un po’ sconvolto e con la bocca aperta che gli arrivava fino al suolo. Allora gli spiegai:”mia zia è una professoressa in un conservatorio qui vicino e mi ha insegnato a suonare tutti questi strumenti e poi se ne sai suonare alcuni di questi in preciso riesci facilmente anche a suonare gli altri. Tu sai suonare qualche strumento?”
“so suonare la chitarra e modestamente sono molto bravo, anzi il migliore di tutta la nazione”. Sono finita vicina ad una vanitone incallito e ora come faccio a scappare?
“modesto il ragazzo” ironicamente dicendo.
“parla quella che sa suonare un mare di strumenti diversi” e anche lui mi aveva spento alla grande.
 “sai io e dei nostri compagni di classe abbiamo una band e se sei veramente bravo come dici potresti fare un’audizione per entrare a fare parte del gruppo. Sai siamo molto famosi al liceo e ci potrebbe servire un altro chitarrista. Che ne dici???” gli chiesi. Perché glielo chiesi? Non lo so nemmeno ora.
“Nemmeno mi conosci e non mi hai nemmeno mai sentito suonare la chitarra e già mi chiedi di entrare nella band. Non ti sarai mica innamorata di me già dal primo giorno?”. Okay, forse questa era una possibile risposta alla mia domanda e penso che in quel momento ero già diventata rossa come i suoi capelli di quell’essere che mi stava vicino. Ma come si permetteva!
“ma che stai dicendo!? sei pazzo!? Io che mi innamoro di te?! Fa prima a cascare il mondo!”
“non sono pazzo, stavo solo chiedendo ma mi sa che qualcuno mi sta dicendo una bugia!” ora mi stava sorridendo beffardo con una faccia da schiaffi e mi aveva preso una guancia iniziando a tiramela. Ok ritiro quello che ho detto prima sul pensierino questo è un coglione e che vada a farsi fottere con lui il mio pensierino.
“Sei antipatico” sbuffai e mi girai dall’altra parte. Notai allora che Nathaniel ci stava guardando male. Perché Nathaniel ci sta guardando così? Non mi dire che è geloso. Che cucciolo. O forse sono io che sono straocia.
“hey, pulce” era di nuovo il rosso “perché il biondino ci sta guardando male?” anche lui si era accorto di Nathaniel. Non sono straocia! Evvai! O yeah! O baby!
e che ne so. Non sono mica Nathaniel per sapere cosa gli passa per la mente. E non chiamarmi più pulce! Intesi?!” lo rimproverai
“E chi è Nathaniel, pulce?”. Quante domande! E perché pulce? Odio di già questo soprannome.
“ma quante domande fai?” gli chiesi
“non rispondere a una domanda con un’altra domanda!” era arrabbiato ora, che gli avevo fatto? Era peggio di una donna nei suoi giorni.
“ok, ok non ti scaldare. Nathaniel è il biondino che ci guarda male, ed è anche il segretario delegato e migliore studente di tutta la scuola” lo informai.
“mi sta già antipatico” mi sa che a lui non hanno mai insegnato a non giudicare un libro da una copertina.
“ma guarda che è simpatico! Ovviamente quando vuole lui o quando vuole sua sorella!”
“Bah” sbuffò.
“LA SMETTETE DI PARLARE VOI DUE?” urlò il prof dalla cattedra. È solo il primo giorno e io già nella merda fino al collo per colpa del mio vicino. Da quel rimprovero fino al suono della campanella che informava l’inizio dell’intervallo, rimanemmo rigorosamente zitti entrambi. Lui si era messo ad ascoltare musica e io…beh ecco…lo stavo fissando. Che sia antipatico o cosa, era pur sempre figo e la mia testa non smetteva di immaginare cose sconce che solo la mia testa poteva immaginare. Durante quelle tre ore non avevo smesso di fissarlo. Notai come era vestito: aveva una maglietta rossa con il logo di una band, che conoscevo benissimo, coperta da una giacca nera con il colletto alto e dei pantaloni neri attillati dove al lato era attaccata una catena. Che sia la catena del cane? Dopo le lo chiedo. Dopo averlo fissato per tre ore e non aver ascoltato una parola di quello che diceva il prof, finalmente la campanella dell’intervallo suonò. E questo preannunciava che avrei dovuto far da guida al nuovo arrivato. Sarà una giornata molto lunga.
SPAZIO AUTORE:
Buon giorno a tutti cari lettori ( e spero che ce ne sia almeno qualcuno) oggi avete scoperto lo scambio. Vi piace oppure vi aspettavate di meglio? Spero la prima! Va beh se avete suggerimenti ditemeli. Scusatemi per l’orribile disegno e la foto fatta male, ma non avevo lo scanner e non potevo farlo colo computer, sperando che sia venuto fuori. Spero vi sia piaciuto. Arrivederci al prossimo capitolo xoxo dragonqueen
 

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Capitolo 3
*** sentirsi osservati ***


Una mattina ti svegli e non si è più bambini, ma ragazzi che puzzano di ormoni e pensano al sesso e pensieri suicidi. Si è tristi e depressi ma si finge di stare bene perché la gente non ci capirebbe. Ci tingiamo i capelli, ma i capelli “nuovi” ci fanno ancora più schifo e ci pentiamo. Iniziamo con gli insulti su ask che hanno più peso  dei complimenti di un amico. Siamo negli anni in cui se fumiamo siamo fighi e se non lo si fa siamo sfigati. Gli anni dei pregiudizi e delle bestemmi troppo facili. Quegl’anni dai mille cuori su whatsapp e se ti incontri per strada nemmeno ci salutiamo. Gli anni dei poemi sui messaggi che ci fanno sentire importanti. Gli anni di chi legge troppo e chi troppo poco. Gli anni della gente di chi farebbe di tutto , DI TUTTO, per un mi piace in più. Gli anni di facebook, twitter, instangram, ask. Delle risate per foto senza senso. Degli sguardi di intesa, quelli di amore, quelli di disprezzo e quelli che non riavremo più indietro. Siamo negli anni delle troppe emozioni, delle incazzature facili, dei “ora l’ammazzo” ma nel segreto è il nostro più profondo amore. Gli anni dell’anoressia, bulimia, autolesionismo e sesso facile. Siamo negli anni in cui un messaggio ti può cambiare la giornata. Questi anni fanno veramente schifo, ma sono i migliori della nostra vita.
E io? Io guardo le mie amiche che per il giorno del loro sedicesimo compleanno si erano fatte organizzare delle feste pazzesche. Avevano preteso ( e ottenuto ) l’affitto di locali esclusivi, vestiti da migliaia di euro, DJ internazionali, open bar e la visita di Lady Gaga. Cose che, sinceramente, a me fanno schifo (tranne Lady Gaga.. lei ci può stare)!
Io non voglio niente di tutto questo per i miei 16 anni. Voglio solo stare in pace con le mie 4-5 amiche. Spaparanzate sul divano a giocare a Obbligo o Verità. Spettegolare sui ragazzi. Mangiare pop-corn a non finire. Poi un bel karaoke, dove vince la più stonata. E infine la torta. Gnam gnam. Una buonissima torta che ogni anno mi prepara la zia. Che bontà!
Ma quest’anno si sono messi tutti contro di me. La zia e tutti i miei amici vogliono che io faccia una di quelle super feste. Uffaaaaaaaaa. Non voglio che Rosalya mi faccia mettere un completino ultra sexi. Non voglio che tutti si ubriachino fino a vomitare. Non voglio urlare per parlare a una mia amica. Non voglio nemmeno che tutti gli occhi siano puntati su di me durante il taglio della torta. Non al mio compleanno! Ma la maggioranza vince e quindi… 31 ottobre ore 20.00 festa in maschera per il compleanno di Princesse Celeste. Vi aspettiamo numerosi<3
Che bello. Yeeee. Detto ironicamente.
 
Ma torniamo in classe, durante l’ora di storia.
“Princesse” la voce del prof risuonò come una fucilata e si fece breccia fra i banchi, fino a colpirmi in pieno.
Percepivo il sospiro di sollievo dei miei compagni di classe che si rilassavano sulla sedia, mentre io mi irrigidii ancora di più.
Cominciai a balbettare mozziconi di frasi, per dare l’impressione di sapere qualcosa, che era la peggior tattica in assoluto: oltre che ignorante sembravo autistica.
Il peggio è che avevo studiato per ore, eppure mi sentivo la testa vuota. Anzi, piena ma di Castiel. In questa settimana non ho fatto che pensare a lui e quando cercavo di studiare le notizie scivolavano come acqua nel lavandino, senza possibilità di essere trattenute.
“qualcuno non lo saaaaa” sentii bisbigliare dal mio vicino che occupava i miei pensieri.
Non lo sapevo e non me ne importava niente.
Avevo voglia di alzarmi, rovesciare il banco, e correre via in un mondo fatto di dolci e caramelle dove vivono gli unicorni che vomitano arcobaleni.
Ma invece di starmene zitta e accettare diligentemente la pubblica umiliazione, mi voltai verso la voce e dissi :”Ma perché non te ne vai affanculo? Credi di essere migliore di me perché sai di che anno sono le crociate?”.
Cinque minuti dopo mi ritrovai seduta davanti alla preside che telefonava mia zia minacciando di sospendermi.
 
Più tardi, in bagno, Rosa, preoccupata, mi chiedeva spiegazioni della mia improvvisa uscita di testa.
“Mi spieghi che ti è preso? Sembravi la bambina indemoniata di The ring!”
“niente, mi aveva stufato” risposi.
“Celeste, ma ti rendi conto che ti potevano sospendere?”
“Rosa, dai, sembri mia zia, non ti ci mettere anche tu”.
Mi prese le mani. “Tu hai qualcosa che non mi vuoi dire e se non lo dici a me a chi lo dici, a Angel?”
Angel era il mio cane.
“Celeste, sei strana, ce l’hai con me? Ho fatto qualcosa di male?”.
Diventò improvvisamente triste.
E io risposi come una fidanzatina con la coda di paglia:”Ma no non sei tu, sono io… è un periodo così.. mi sento stanca!”
“sarai mica innamorata?” mi chiese a bruciapelo e gli occhi le si illuminarono.
Diventai bordeaux.
“ma che dici? Stai scherzando? E di chi? Cioè si… sono innamorata di Lys! Hehe, come sempre, no?” risposi senza guadarla in faccia.
“Guardami negli occhi” disse sollevandomi il mento con le dita.
“non sei divertente” risposi troppo aggressiva per essere credibile.
“Celeste, ti conosco troppo bene. Dimmi chi è. Non me ne frega se non è Lysandro. Io ti ho detto sempre tutto di Leigh”.
Ero spalle al muro.
Sbuffai sconsolata.
“Coraggio”
“Ecco…. io…. vedi…. cioè… non so…  è complicato..”
Aggrottò la fronte. “dimmi chi è e basta”
“è.. è..” inghiottii la saliva e con un filo di voce dissi:”Castiel”.
Si illuminò. “ODDIO, NON CI CREDO! MA E’ FANTASTICO!”
“no che non è fantastico e ti stai dimenticando di Lysandro”
“ma chi se ne frega! Quindi dobbiamo solo studiare un piano per riuscirci!” ok, la mia amica era un caso perso.
“e come pensi di fare?” le chiesi titubante.
“aspetta e vedrai.. hihi..”Iniziò a fare una di quelle risate sataniche da ultra cattiva. È ufficiale: Rosa mi fa paura!
 
Finita la scuola mi stavo preparando per andare a casa quando qualcuno mi toccò la spalla. Mi girai. Era Lysandro. Rimasi un po’ delusa. Sinceramente speravo fosse qualcun altro. E quel qualcun altro era una persona specifica. E tutti avranno capito chi è.. più ovvio di così.
“Hey Lys, che ci fai qui?” gli chiesi un po’ amareggiata.
“hey, che hai? Sei strana.. in questi giorni sei sempre tra le nuvole. Ti ricordo che sono io quello che vive tra le nuvole di solito.”
“nono, non ho niente. Ma come mai sei venuto qui?”
“ti volevo chiedere se vuoi andare a pranzare col tuo ragazzo?”
“ok, aspetta che mando un messaggio alla zia”.
Mandai un messaggio alla zia, ricevendo come risposta “non fate cose oscene”. Ma si può sapere che cosa gli passava per la testa?
Mi incamminai al fianco di Lys e dopo dieci minuti arrivammo ad un fastfood. Mangiammo in silenzio. Lui perso nei suoi pensieri e io nei miei. Indovinate a cosa stavo pensando? Applausi!! Abbiamo un vincitore! È già, stavo pensando a Castiel. Stavo pensando ai suoi occhi grigi come il cielo in tempesta, ai suoi capelli rosso rubino e alla sua pelle chiara e morbida che ho potuto toccare.
Credo di essermi imbambolata a guardare fuori dalla finestra perché Lysandre aveva incominciato a sventolarmi la mano davanti la faccia. Mi riscossi e lo guardai. Lui mi fece un sorriso dolce e mi disse che era ora di andare.
Pagammo e uscimmo. Prima di ritornare a casa ci fermammo al parco ed iniziammo a chiacchierare seduti sull’erba sotto una grande quercia.
“oggi ero più persa nei pensieri di te..haha..”gli dissi.
“mi dispiace, ma nessuno mi potrà mai battere” disse orgoglioso.
“hai ragione”
“cele, c’è qualcosa che non va?” mi chiese preoccupato.
“nono, va tutto alla grande” lo rassicurai. Anche se gli stavo mentendo, non volevo che si preoccupasse per me. Sinceramente, non volevo che nessuno si preoccupasse per me.
“sicura? Guarda che a me puoi dire tutto”
“va tutto alla grande. Non preoccuparti”
“cele, promettimi che se avrai qualche problema in futuro me lo dirai” mi disse appoggiando le sue mani sulle mie guance e accarezzandole con i pollici.
“te lo prometto”gli risposi guardandolo dritto negli occhi e sigillando la promessa con un bacio. Un bacio dolce ma pieno d’amore che diventava sempre più passionale, fino a quando non ci dovemmo staccare per prendere fiato. Durante il bacio continuavo a guardarlo negli occhi. Era nostra abitudine non chiuderli perché amavamo guardarci da cosi vicino. Adoravo quegli occhi. A molte persone i suoi occhi colpivano soltanto perché erano diversi dal normale. Ma guardandolo da vicino si può notare dell’altro: possiedono un pizzico di malizia, malvagità … come se avesse un’ombra nel suo passato che non può essere cancellata. Si, mi sono sempre piaciuti quelli dalla parte dell’ombra … non sapevo il perché, ma un giorno lo scoprii…
Finito il bacio decidemmo che era giunta l’ora di tornare a casa.
Dopo qualche passo mi rigirai in direzione della quercia. Non sapevo dire il perché, ma quel giorno mi sentivo osservata e non potevo nemmeno sapere che un paio di occhi mi stava guardando dall’albero secolare.
 

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Capitolo 4
*** stupida ***


Era appena suonata la campanella dell’intervallo ed ero pronta a portare il novellino rosso a fare la visita al liceo. Poi pensai ma che cosa gli faccio vedere? Sicuramente se gli faccio vedere le solite cose (aule, biblioteca, segreteria….) mi prenderà per una noiosa. E io non voglio sembrare una noiosa perché non lo son! Non sapevo dove portarlo, quindi gli chiesi se aveva qualche preferenza e lui, ovviamente, da menefreghista mi rispose facendomi le spallucce. Mi arresi all’evidenza della sua poca voglia di fare e decisi di fare una visita complessiva del liceo. Evviva la noiosità T.T.
Di sorpresa gli afferrai la mano e lo trascinai di forza fuori dall’aula. Il prof mi aveva dato il permesso di saltare le ore successive alla ricreazione per far visitare al novellino il liceo e quindi ne volevo approfittare: avrei fatto vedere velocemente il liceo a Castiel e poi sarei andata a fare un giro per i cavoli miei.
In nemmeno mezz’ora avevamo già visto tutte le aule, dove erano i bagni, le macchinette, la segreteria, la presidenza, la biblioteca e la palestra. Tutte cose che a lui non fregavano minimamente niente. Ma almeno ora ho un po’ di tempo libero.
Prima di andare a fare un giro da sola avevo bisogno di riprendere un po’ di fiato e penso anche lui. Per la fretta non mi ero mai fermata e correvo come una matta trascinandomi dietro il rosso.
“ma quanto… mi hai fatto… correre, pulce?” mi chiese il ragazzo ancora col fiatone.
“Non mi chiamare… più così se… no ti stacco la lingua!” lo rimproverai anche io col fiatone. Dopo un po’ notai che qualcosa che non andava. Avevo tra le mani qualcosa di liscio e morbido. Puntai lo sguardo e… stavo tenendo l mano a Castiel!! Diventai, improvvisamente e pericolosamente, rossa per l’imbarazzo. La mia testa stava andando per i cavoli suoi più del solito e il caos regnava in essa.
Anche Castiel si accorse dalle nostre mani e spostò lo sguardo da essi alla mia faccia che stava diventando sempre più rossa. Ma perché sono così rossa?T.T Mi stava guardando in maniera un po’ losca. Anche se ci stavamo solamente tenendo le mani, mi avrebbe preso per una sciacquetta. Desiderai sparire come non mai, diventare una pulce. Ora mi ci metto anche io con sta pulce? Non volevo sapere cosa pensava ma potevo immaginare. Ma non volevo nemmeno immaginare se no gli avrei tirato un pugno in piena faccia. Però, per mia disgrazia, continuavo a chiedermelo. Pensava male? Oppure che sono una super fantastica ultra magnifica modella con un culo fantastico e con due belle tette sode. Ok, fate finta che non l’abbia pensato.
Ci stavamo guardando entrambi lui con lo sguardo da pervertito e io da ebete. Lentamente gli lascia la mano, ma molto lentamente, non volevo perdere quel contatto. La sua pelle era liscia e morbida. In quel piccolo pezzo di pelle potevo sentire il suo calore, era piacevole e confortante, avrei tanto voluto di più. Ma non potevo. Ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa… qualcosa che mi impedisce di aver di più… che cosa è?
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi di tempesta e iniziai a guardami le scarpe che in quel momento mi sembravano più belle del solito. Che scarpe sexi. Iniziò un lungo silenzio. Non so quanto durò. So che era interminabile e che per la prima volta in vita mia non riuscivo a spiaccicare parola. Mi sentivo cosi stupida ed indifesa vicino a lui. Ma allo stesso tempo una sensazione bellissima. Che mi stia innamorando di lui? No, non è possibile! Io che mi innamoro di uno così è una cosa I.M.P.OS.S.I.B.I.L.E! E poi c’è sempre questa sensazione. Cercavo di scacciare in ogni modo quei pensieri ma non ci riuscivo. Nella mia testa sembrava che fosse appena passato un tornado, c’era solo confusione. Penso che nemmeno esternamente fossi presa meglio perché Castiel mi domando se stavo male
 “cosa? Emmm… nono sto benissimo, non preoccuparti … s-stavo s-solo p-pensando a una c-cosa” dissi imbarazzatissima. Ora pure balbetto… non ci posso credere.
haha hai una faccia buffissima” mi stava prendendo in giro. Ora lo picchio questo qui e che nessuno mi fermi! Stavo per alzare le mani quando aggiunse “sembri un pomodoro troppo cresciuto … haha ….” Ok, io questo cretino testa di cazzo proprio non lo sopporto.
“ti consiglio di correre se non vuoi finire male” .
Cominciai a rincorrerlo per tutta la scuola. Per fortuna che non trovammo nessuno nei corridoi se no sai che belle ramanzine che avremmo ricevuto?  Ma questo era l’ultimo dei miei pensieri. Volevo solo farla pagare al ravanello che stava correndo davanti a me. Per fortuna che correvo abbastanza veloce e riuscivo a starli dietro, anche se ero un po’ stanca. Ma vi assicuro che la voglia di fargliela pagare superava di molto la stanchezza. Quindi corsi più veloce che potevo. Dopo un po’ ci ritrovammo in cortile, allora approfittai dell’erba alta, cosi se sarei caduta non mi sarei fatta tanto male, e feci un balzo addosso a lui. Gli ero praticamente saltata addosso da dietro. Riuscii a buttarlo per terra e a sedermi sopra di lui mentre lui era prono.
Che la mia vendetta abbia inizio.
 “Vediamo se questo bulletto soffre il solletico”. Iniziai a fargli il solletico e per mia sorpresa e fortuna il rosso lo soffriva. Non smetteva di ridere. Tra le risate, mi pregava di smettere. Ma io gliela farò passare liscia tanto facilmente.
Lo guardavo ridere. Ha proprio un bel sorriso. Persa in questo pensiero non mi accorsi che il rosso stava per ribaltare la situazione. Ora io mi trovavo distesa per terra supina e lui sopra di me aveva appoggiato il suo ventre sul mio posandosi con i suoi gomiti vicini alle mie braccia per non pesarmi. Diciamo che era una situazione abbastanza imbarazzante…almeno per me.
Merda, ora incomincia la sua di vendetta.
“Vediamo, vediamo, cosa potrei fare a questa pulce?”  mi disse atteggiandosi a pensieroso. “forse potrei …. ma si perché no” conclude malizioso.
O mio Dio, cosa vuole farmi sto qua?
Avevo paura. E di che cosa? Cosa avrebbe potuto farmi? Al massimo sarei morta d’infarto. Sentivo i battiti del mio cuore martellarmi nel petto. Il mio cuore sarebbe potuto cedere da un momento all’altro, ma non successe. Inizia ad ansimare. Le guance sembravano infuocate alla sola presenza, vicina, del viso di Castiel. Potevo sentire il suo respiro calmo sul mio volto. Si avvinò al mio orecchio e iniziò a mordicchiarlo e leccarlo. Ero percorsa da tremiti e avevo il fiatone. Ma l’unico spiraglio di lucidità prese il sopravvento su di me, facendomi rendere conto che tutto questo era sbagliato. In fondo io avevo il ragazzo. E da stupida, ovviamente, solo quel momento mi ero ricordata di avercelo. Che stupida che sei, Celeste. Ti sei completamente dimenticata di Lisandro, che ti tratta come se fossi una principessa, e inizi a correre dietro a quello nuovo. Sei una stupida. Fatti coraggio. Respingilo! Con tutta la forza che avevo in corpo alzai il braccio, distesi la mano e… con uno scatto tirai uno schiaffo a Castiel. Questo si ritrasse un po’ dal mio viso e nel frattempo lo spinsi via da dove era seduto. Subito dopo essermi liberata dal suo peso, mi alzai e me ne andai di corsa senza dire niente. Lui non mi seguì.
Mi diressi verso la bici e una volta salita cominciai a pedalare a più non posso verso casa, respirando il vendo tiepido di settembre.
Dovevo stare lontana da lui, lontana da quell’amore impossibile.
Dovevo farmelo passare.
Non avevo scelta.
Ma perché?
Non era solo di Lisandro che avevo dimenticato… ho dimentica qualcos’altro
Il giorno dopo Castiel fece amicizia con Lisandro. Come? Non lo so, ma appena Lys me lo disse rimasi a bocca aperta. Loro due che non potevano essere più diversi in un giorno potevano definirsi migliori amici. Cosa gli legava? L’amore per la musica. Un amore infinito che dava senso alla loro esistenza. Un sogno nel cassetto da condividere, finalmente, con qualcuno.
Io li guardavo in silenzio da lontano. Vedevo i loro occhi illuminarsi solo sentendo la parola “musica” e fare discorsi infiniti su di essa. Erano meravigliosi. Ma mi sentivo sola. Sola perché Lys da quando c’è Castiel mi ha dato sempre meno attenzioni e questo mi faceva soffrire. Ma in fondo ero felice che avesse trovato un vero amico.
Passò una settimana. Io e Castiel non ci parlammo dal momento che gli diedi lo schiaffo.  Ma, anche se lo ritenevo un cretino testa di cazzo rossa, iniziavo a provare sentimenti nuovi, che nemmeno vicino a Lisandro avevo mai provato. Se con Lisandro mi sono sempre sentita sicura di me e spavalda, con Castiel era tutto diverso. Il suo modo di fare scorbutico e menefreghista mi faceva incazzare, ma appena volevo sgridarlo il mio cuore iniziava a martellare nel petto e avevo troppa paura di dire qualcosa di cretino.
Così soffrii  in silenzio per tutta settimana, cercando di capire i miei veri sentimenti. Avrei continuato ad amare Lysandro? O mi sarei innamorata di Castiel? Diamo tempo al tempo.  
 

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Capitolo 5
*** la perfida Ambra e i principianti otaku! ***


Cosa penso della vita? Penso … penso … boo … chissà cosa pensi tu, che stai leggendo, di essa. Chissà se pensi sia la cosa più bella del mondo o quella più brutta, se la odi o se la ami. Io, come penso anche tu che leggi, la trovo sia bella che brutta ed è questo che la rende interessante. Che dopo ogni tempesta ci sia il sole, che ogni volta che cadi ti puoi rialzare.
Come disse John Lennon “la vita è quella che ti accade mentre sei tutta intenta a fare piani”. Infatti i momenti più belli sono proprio quelli inaspettati. Non aspettare mai niente dalla vita, non aspettare tutta la settimana la domenica, non aspettare tutto l’anno l’estate, non aspettare tutta la vita la felicità. La felicità. Non c’è momento migliore di questo per essere felice e per vivere. Perciò viviamo cazzo … viviamo finche il cupo mietitore non è ancora arrivato. Viviamo perché la vita è una sola ed è stupenda. Dobbiamo godercela. Nella vita dobbiamo essere felici e liberi. Felici di ciò che abbiamo e fregarcene di ciò che non abbiamo. Felici di poter ridere, scherzare ed avere la possibilità di realizzare i nostri sogni. Sorridiamo ragazzi siamo giovani. Perché i sorrisi sono la luce spendente nella notte. Pensate più sorridiamo e ridiamo e più la nostra vita sarà lunga e lo stress sarà zero. Saremo sempre pieni di energia e vedremmo un mondo pieno di colori. Ricordate l’energia e i colori non perdono nemmeno sotto il sole. E poi c’è la libertà. Libertà … è questa la tremolante luce nell’abisso della disperazione che da le ali verso quella cosa chiamata speranza. Liberi di far quello che ci passa per la testa e di fregarcene di quello che dicono gli altri. Liberi di essere noi stessi. Liberi di volare. Liberi di sognare. Liberi di fare tutto. Nessuno ci può controllare. Nessuno ci può fermare. Non siamo canarini in gabbia, ma rondini libere di volare nel cielo blu e viaggiare oltre i confini.  
Quando qualcosa finisce non dispiacerti perché questo è l’inizio di una nuova storia, migliore. Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è una nuova sfida. Ricordati di andare sempre avanti, soprattutto quando tutti pensano che tu lasciassi perdere. Se lasci perdere darai soddisfazioni solo ai tuoi nemici. E a te cosa rimane? Solo un vuoto e ti sentirai uno schifo.
 Ma sappi … la vita è quello stato che ti porta gioia e tristezza, piacere e dolore, soddisfazione e sconfitte, inizi e fini. Non ti abbattere se ti succede qualcosa di brutto. A tutti capita. Tu non sarai mica il primo.
Ora te lo dico com’era in quel momento la mia vita dove eravamo rimasti con la storia. Per me, in quel precisissimo momento della mattina del mercoledì della seconda settimana di scuola, la vita era … un totale SCHIFO! Perché? Perché il peggior essere del mondo mi aveva appena scaraventato a terra col suo grasso culone e stava cercando di prendere i miei soldi del pranzo. Col cavolo! Io non mi arrendo così! Cara Ambra preparati per uno sonoro schiaffo. E così feci. Le mie belle dita della mano destra lasciarono il segno sulla guancia della mia arcinemica.
Io e Ambra. Due mondi completamente opposti l’uno dall’altro. Non andavamo d’accordo in niente e litigavamo per tutto. Ci conosciamo dai tempi dell’asilo e per mia incredibile sfortuna siamo sempre capitate nella stessa classe. Come? E lo chiedete  mai andate d’accordo e mi sembrava strano che per una settimana e due giorni non avessimo mai litigato. Ma la pace non dura mai tanto e la routine ricomincia.
“non sono cose tue! I miei soldi sono e resteranno MIEI!” gli urlai contro.                         
“tuoi? Ma i tuoi genitori non ti hanno insegnato a dividere con gli altri?”Mi rispose con una voce da finta bambina.
“sei una stronza, Ambra! Lo sai anche tu che non ho i genitori! Potevi anche risparmiartelo questo!”
Questo era il mio punto debole. Ogni volta che parlavano dei miei genitori io perdevo le staffe completamente e mi salivano le lacrime agli occhi. Quante volte mi sarà successo di finire in presidenza perché ho tirato un pugno in faccia ad Ambra? Ah si … contandole sulle dita delle mani, penso siano … tantissime.
“ti avranno abbandonata. Appena sei nata avranno visto quanto sei brutta e hanno lasciato te e tuo fratello a quella sottospecie di zia perché gli facevi venire da vomitare. Poveretti, chissà quante pene hanno dovuto passare in quei nove mesi di gravidanza”
Non ce la facevo più, gli occhi si erano annebbiati e stavo per tirare un pugno ad Ambra quando due braccia mi cinsero la vita, mi alzarono e mi trasportarono via come un sacco di patate. Io, intanto, cercavo di liberarmi ma era tutto inutile, le due braccia erano troppo forti e, con le lacrime agli occhi e i singhiozzi,  l’unica cosa che potevo fare era passare per una cretina che dimenava braccia e gambe a caso.
 
Dopo un po’, lontana da Ambra, mi lasciai trasportare dall’individuo che mi aveva portato via. Hey … aspetta ... ma chi è questo tizio? Pensai. Restai col dubbio fino al giardino in un angolo remoto, dove lontano da occhi indiscreti l’ individuo non definito mi appoggio delicatamente su una panchina.
Strofinai per bene gli occhi per mandare via le lacrime e recuperare la mia buona vista.
Riacquistata la vista mi girai per vedere chi era il tizio (mi piace troppo fargli dire tizio, non so perché. Mi sento stupida XD nd.me) che nel frattempo si era seduto accanto a me e la rabbia per  il litigio con Ambra si è sostituito a un “ma che minchia, proprio lui doveva portarmi via”.
Iniziò un luuuuungo silenzio. Che finì con la mia interruzione “ bene Castiel. Perché non inizi a prendermi in giro?”
“io non ti voglio prenderti in giro” mi disse con un tono serio.
“si che lo vuoi” era impossibile che non volesse prendermi in giro quindi era ora di sfoderare la mia arma.
“no”
“si”
“no”
“si”
“no”
“si”
“no”
“si”
“no”
“no” ed eccola la mia arma. * voce malvagia * Nessuno può sfuggire. Nessuno è così intelligente da non poterci cascare muhahaha … sono cattivissima … muhahaha.
“si … merda” imprecò Castiel.
“haha … visto … lo hai appena detto” ero riuscita ad imbrogliare Castiel, anche se “la mia arma segreta” era lo stesso trucchetto che usavano i bambini piccoli.
“almeno adesso non piangi più e sorridi” mi disse con tono sincero.
“ah … già. Non me ne ero nemmeno accorta.” Che stupida T.T
“che stupida, non te ne eri nemmeno accorta, ebi (spero si scriva così nd.me)”. Ed ecco che la presa in giro ricomincia. Ma … ebi è giapponese? Già è giapponese!!! Quindi Castiel … questo Castiel … è … è … wow … è un OTAKU!!!!!!!!!!!!!!!!
“non sono stupida e … oh mio dio! Sei un otaku! Castiel è un otaku! Non me lo sarei mai aspettata! E poi non sono una nanerottola (ebi=nanerottola nd.me)”.
Castiel otaku?! Non ci potevo credere. Non me lo sarei mai aspettato. Sapete … in quel periodo ero una otaku alle prime armi. Che aveva già letto tipo: Naruto, One piece, Fairy Tail, Fullmetal Alchemist, hunter x Hunter, ….
E come ogni piccolo otaku, appena si nomina qualcosa di giapponese, gli si illuminano gli occhi. Ora ho un amico otaku come Castiel … che cosa brutta. Mi fa passare la voglia. Ma almeno adesso abbiamo qualcosa in comune. Potrei usare questa cosa a mio vantaggio ^.^
“non sono un otaku” cercava di giustificarsi Castiel con un leggero imbarazzo “mio fratello gli legge e quindi … quindi lo so”
“non hai un fratello, vero?” non era tanto credibile come attore.
“scherzetto” disse sempre più rosso Castiel.
“quindi sei un otaku?! Oooo …. Anche io sono un otaku, sai?” lo informai.
“l’ho notato” mi disse con tono beffardo.
Chissà per quale misterioso motivo avevo un bruttissimo presentimento. Così incuriosito da quel gli chiesi informazione con un semplice ed un po’ offeso “che?”
“hai la faccia da Nico Robin” che cosa? Mi aveva dato della Nico Robin. Ma … assomigliavo veramente a Nico Robin? Ora mi preoccupo.
“non è vero!” dissi offesa. Ho capito che abbiamo entrambe lo stesso colore degli occhi e lo stesso dei capelli, ma io ero molto più simpatica e carina.
“si, guarda: hai i capelli neri, gli occhi azzurri e due t …”non finì la frase che si morsico da solo la lingua.
“due cosa?”gli domandai incuriosita da quella .
“dueniente,nonhodettodue,matiparecheioabbiadettodue?Seitulastupidanoio” mi disse a una velocità che non potevo nemmeno immaginare e che non potevo nemmeno capire.
“okkeeeyyy … ma tu sei strano, ma strano strano e non strano poco, ma strano molto” ed ecco il miei vecchi cari e complessi ragionamenti. Nessuno poteva batterli a quei tempi. Sinceramente speravo di non passare anche io per una strana fiori di testa.
“tu non sei molto meglio. Quanti strani hai usato in questa frase? 5?” mannaggia mi considera strana pensi. Almeno in quel momento eravamo una coppia di +-amici strani.
“allora siamo strani tutti e due … ma io sono strana speciale. Tu sei strano e stupido.” Ripeto io e i miei ragionamenti eravamo molto complessi, forse troppo.
“gentile la signorina” dovevo prenderlo per un complimento o per un insulto. Mi sa che era la seconda. Quindi era ovvio che continuai la conversazione sempre con il mio dolce tono da gentile signorina.“che cosa ti aspettavi? E poi tu sei il primo ad essere il meno gentile, SIGNORINO!”
“mi vedi ad essere gentile?” lo guardai un attimo e poi me lo immaginai al posto del delegato, con camicia bianca, cravatta blu, pantaloni di stoffa beige, mocassini marroni, il tutto con nemmeno un piega.  Mi erano venuti i brividi e penso anche a voi. Dai, è impossibile una cosa così … così … difficile trovare parole per descrivere tale orrore. Andrebbe bene vomito?
“sinceramente no. Ma aspetta che ore sono?”. Presi il cellulare dalla tasca per controllare l’ora e notai che la lezione era iniziata da mezz’ora. “cazzo, è già passata mezz’ora. Tanto vale restare qua.” gli dissi. Beh era ovvio che non avevo voglia di tornare in classe dopo quello che era successo con Ambra e, anche se non era in classe con me, non sarei riuscita a seguire la lezione (non la seguo nemmeno nei giorni normali, figurati oggi!)
“ok, tanto avrei saltato la lezione comunque” mi informò.
“tu? Uno degli studenti modello della classe che salta le lezioni? Oddio, oggi piove!” lo presi in giro. Lui non ci penso due volte e partì mal contrattacco con una frase che i lasciò stupita e con la bocca aperta “beh speriamo di no per adesso visto che dobbiamo rimanere qua fuori ancora per un po’” wow, Castiel aveva appena detto qualcosa di intelligente.
“chiudi quella bocca per favore, posso dire anch’io qualcosa di intelligente” aveva ammesso da solo di non dire cose intelligenti. Secondo voi, dovevo prenderla come una frase intelligente, dove Castiel ammetteva i suoi errori o come un frase stupida dove si prendeva in giro da solo? Credo che allora, io, lo abbia preso come una stupidaggine di Castiel perché affermai “sei proprio intelligente tu, se i prendi in giro da solo!” da quel momento inizia a sbadigliare. Non mi stavo annoiando, anzi era anche divertente parlare con Castiel, ma quella notte non avevo dormito perché mio fratello aveva portato a casa nostra alcuni suoi amici e tante sue amiche per fare festa e il rumore era troppo assordante per abbandonarsi a Morfeo.
Senza lasciare a Castiel di rispondermi per le rime, mi addormentai sulla sua spalla. Poco dopo pee sonno anche lui.
 
Intanto da dietro un albero qualcuno stava scattando foto a raffica.
CIAK CIAK CIAK CIAK ….
Scoprii in seguito chi era e scoprii anche che non era la stessa persona che osservava me e Lys dalla quercia.
 

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Capitolo 6
*** angeli ***


ANGELI
Chi non trova il paradiso quaggiù
non lo troverà neanche in cielo .
Gli angeli stanno nella casa
accanto alla nostra
ovunque noi siamo .
(Emily Dickinson)
Angeli vedi nella prima luce
tra la rugiada curvarsi,
Cogliere e volar via con un sorriso:
crescon per loro i fiori?

Angeli vedi quando il sole infuria
tra le sabbie roventi,
cogliere e volar via con un sospiro:
ed i fiori avvizziti con sé portano.
(Emily Dickinson)
Un angelo caduto è colui che ha dismesso le ali imparando a camminare su questa dannata terra.
( frase presa da internet, non so di chi sia)
 
Gli Angeli giovani sono eterni cavallini bianchi che cavalcano le nuvole del mondo, spesso quando piove, tra i boschi ed i prati verdi, si sente nell'aria un odore di pulito, incontaminato, dato dalla purezza de loro cuori. Questi cavallini bianchi hanno ognuno un cavaliere .
( frase presa da internet, non so di chi sia)
"Per quanto riguarda gli Angeli... a loro è stata affidata la cura e la protezione dell'uomo.
A loro perciò compete, in obbedienza a Dio,essere solleciti per la nostra salvezza; e quando pregano per noi altro non fanno che compiere il loro dovere.
Dio ha stabilito che tutti"gli Angeli si occupino della protezione dei giusti"
(Giovanni Calvino)


"La figura angelica si colloca a metà tra ciò che è materiale e ciò che non lo è; l'Angelo è l'essere di confine che rende la materia metafora dello spirito, così come la luce reale lo è di quella inaccessibile.
Per questo e in questo senso è l'essere di luce, l'uomo d'aria, dove l'anima si confonde con la materia"
(Marco Bussagli)
"Gli Angeli sono spiriti potenti, gloriosi, beati, distinti nelle loro persone, divisi secondo la loro dignità, fedeli fin dall'inizio alloro ordine, perfetti nella loro natura, eterei nel corpo,immortali, fatti e non creati impassibili, vale a dire per grazia e non per natura; puri nella mente, buoni nella volontà, devoti a Dio, totalmente casti, unanimi nella concordia,
sicuri nella loro pace, creati da Dio, consacrati alla sua lode e al suo servizio"
(San Bemardo)
………

Ed ecco che milioni di frasi, aforismi, poesie, pensieri sugli angeli mi risuonavano nella testa mentre dormivo dolcemente appoggiata sulla spalla di Castiel. Dolci poesie che non avevo mai sentito mi entravano in testa e, senza volerlo, riuscivo a scorgere senza fatica alcuna il significato. Tutto girava intorno agli angeli. Angeli: esseri celestiali fatti di luce e aria, dediti a Dio e protettori degli uomini. Molti, ancora alle origini della terra, furono scacciati e si rifugiarono nell’inferno per aver seguito Lucifero e diventarono così demoni. Demoni: creature contrapposte agli angeli. Desiderosi di potere e portatori di caos e sventure. Oltre ai demoni dell’inferno e agli angeli del paradiso ci furono angeli che non scelsero con chi schieransi, non scelsero Dio e nemmeno Lucifero, e così caddero. Insieme ai demoni precipitarono per nove giorni fino ad atterrare sulla terra dove, scordandosi in un primo momento chi erano. Vagarono senza metà prima di ricordare le loro origini. Vagarono fino a ricongiungersi con coloro che ritenevano propri amici e compagni. Da quel giorno vissero per sempre. Per sempre può essere tantissimo, ma per loro non era niente. Potevano aspettare anche miliardi di anni prima di rientrare in paradiso. Non avrebbe fatto differenza. Ma ciò che rese duro il loro cammino furono gli angeli e i demoni che cercavano di ucciderli perché erano degli ostacoli per il loro scopo finale. Anche gli angeli del paradiso commisero gesti ignobili e ci furono demoni che aiutarono i caduti. Quindi, ditemi il senso di dire che i demoni sono cattivi e gli angeli buoni? Sono tutte bugie quelle che sentiamo. Nessuno è veramente cattivo e nessuno è veramente buono. E so che sarebbe bello credere che sia tutto bianco e nero, che esistano solo il bene e il male, che gli eroi siano realmente eroici e i malvagi siano veramente cattivi, perché ho imparato a mie spese che raramente la vita è così semplice. Persone buone possono compiere gesti assolutamente tremendi mentre altre cattive a volte ti sorprendono con estemporanee buone azioni. Alla fine, questi angeli caduti continuarono a essere perseguitati, uccisi, massacrati. Dovettero scappare e nascondersi dalle lance sacre e dalle spade maledette, unici mezzi che potevano ucciderli. Si nascosero tra gli umani, si abituarono a vivere come loro e insieme formarono delle famiglie.
Non pensate che sia bello avere il proprio angelo custode che abita nella casa accanto? Che bello sarebbe sentire che ci sia qualcuno che ci protegge. Poter andar avanti senza voltarsi perché sappiamo che nessuno ci può attaccare da dietro perché l’angelo custode ci protegge e ci copre le spalle. Sarebbe bellissimo.
Ma come si sentono veramente gli angeli? Dicono che possono aspettare. Ma… ma ecco secondo me quello che vogliono non è tornare in paradiso ma avere qualcuno che gli ami. Poter stare accanto a una persona che gli ama dal profondo del cuore con cui poter passare l’eternità. Per questo furono cacciati. Osarono chiedere al Trono di poter amare qualcuno all’infuori di lui. Non furono accontentati. Ma il Trono non aveva capito che lui sarebbe stato il primo amore. Pensava che gli volesse tradire come hanno fanno Lucifero e i demoni. Così si divisero in tre fazioni: angeli, demoni e angeli caduti. Le prime due erano le più grandi e cercavano di uccidere le componenti dell’altra. I loro numeri erano uguali. Non uno in più e non uno in meno. La terza, quella degli angeli caduti, cercava solo di sopravvivere per portare la pace sulla terra.
Ecco la storia che ricordo degli angeli. Ma sapete qual è il bello? Io non ho mai letto niente sugli angeli. È come se sapessi già queste cose. Una specie di wikipedia mentale sugli angeli.  Bastava che mi concentrassi su una parte del mio cervello e questa la sentivo infiammarsi e le informazioni mi arrivavano in un secondo. Ma quando dormivo le informazioni arrivavano senza che io lo volessi. Continua così circa da quando ho memoria. Avevo chiesto anche alla zia cosa significasse e lei mi ha risposto che quando sarebbe arrivato il momento l’avrei scoperto da sola. Questo mi preoccupava. Quando qualcuno dice così la cosa in questione è importante. Io mi ero auto convinta che non lo fosse e che le parole della zia erano solo per scherzare, ma dentro di me sentivo che poteva succedere qualcosa. Qualcosa di tremendamente brutto o di tremendamente bello da sconvolgere il corso degli eventi. Questa sensazione mi faceva paura. Da quando Castiel era arrivato a scuola questa sensazione era incrementata ancora di più e inoltre di notte continuavo a fare sogni strani come se avessi già vissuto tutto questo ma in maniera diversa, quasi contraria. Non ce la facevo più, la mia testa stava scoppiando. Sentivo come se degli aghi di ghiaccio rovente mi si conficcassero nella nuca fino a perforarla da parte a parte. Avevo dei dolorosi conati di vomito. Ogni notte, da quando il rosso era arrivato a scuola, continuavano i dolori. E ogni notte quando pensavo che il dolore fosse arrivato al culmine lo superava e per fortuna che mi vegliavo se no non saprei che cosa fosse potuto succedere. E anche in quel momento della storia era arrivato al culmine e tra qualche minuto l’avrebbe superato totalmente. Mancava poco. Gli aghi si stavano moltiplicando a vista d’occhio. L’avevano superato. In quel momento il dolore era incredibilmente forte. Aaaaah. Tra poco pensai mi sveglierò. Tra poco. Mancava poco. Ma a me sembrava moltissimo. Ecco il traguardo. Finalmente. Sveglia. Ero sveglia. Un po’ sudata ma ero sveglia. Il male era passato. Almeno pensavo.
 
Riaprii lentamente gli occhi, molto lentamente. Era vero che mentre dormivo avevo sempre male, ma dopo che mi ero svegliata il dolore era scomparso, mentre in quel momento sentivo un grande peso sul petto. Non faceva male come i dolori dormienti (nome che gli ho dato), me lo stava soltanto schiacciando come se me lo volesse stritolare. Quando riaprii finalmente gli occhi aspettai due secondi, il tempo che i miei occhi si abituino alla luce, per vedere cosa stava succedendo al mio petto. Passati, guardai in basso e notai che quel qualcosa che mi stava schiacciando era un qualcuno. Quel qualcuno era una persona che conoscevo e che conosco ancora adesso. Una persona molto scorbutica e brontolona. Si veste sempre con gli stessi colori: rosso e nero. A una marea di capelli tinti di rosso che in quel momento erano un po’ scompigliati come i miei penso. Quella carissima persona era il mio compagno di banco Castiel. Il nostro carissimo Castiel si era fatto un dolce riposino sul mio petto, usando il mio seno come cuscino e, per di più, stava anche sbavando. Si può essere più animali di così, pensavo di no ma in futuro avrei scoperto tante altre cose più animali che facevano i ragazzi. Stava ancora beatamente dormendo quando sulla mia fronte uscì una vena rossa pulsante di rabbia, il mio braccio destro si alzò e la mia mano destra si chiuse a pugno. Scaraventai un pugno adesso al ragazzo, che lo feci cadere per terra e risvegliare dal suo sonno beato. Si risvegliò per terra e ci vollero due o tre minuti perché capisse quello che era appena successo. Appena il suo cervello da primitivo comprese che una guancia gli faceva male, mi guardò male e mi urlò arrabbiatissimo tenendosi una guancia dal dolore (come se gli e l’avessi tirata forte!) :”ma che ti passa per la testa?! non sarai mica stupida?!” Era proprio incazzato nero. Ma io non ero da meno. Anzi sarei dovuta essere io quella arrabbiata, visto quello che stava facendo il pomodoro sul mio petto.
“semmai lo stupido sarai te! Anzi tu sei un animale o meglio ancora sei un primitivo!”gli urlai contro a mia volta.
“almeno io non vado a dare pugni in faccia alla gente!” mi rispose sempre urlando. Ma si può sapere che cos’aveva in testa quel cretino. Io i pugni gli do a persone che se li meritano e non a casaccio! pensai arrabbiatissima.
“Almeno io non dormo sul petto delle persone” gli risposi a tono. Speravo vivamente che avesse capito di cosa stavo parlando perché non avevo molta voglia di aggiungere altro.
“che? Bah lasciamo stare me ne vado”e se ne andò lasciandomi li da sola a riflettere sugli angeli, demoni e a come ho fatto a prendermi una cotta per lui quando ero ancora insieme a Lysandre. Pensandoci bene non me ne sono nemmeno accorta quando mi sono innamorata. È successo tutto in un batter d’occhio. Quel sentimento mi ha colpito dritto nel petto subito al nostro primo incontro. Era stato un colpo di fulmine dritto nel mio cuore. Anzi, questo sentimento, questa sensazione di amarlo era come se l’avessi già provata prima, ma non ricordo dove e quando. Sembrava un amore che andasse avanti da secoli. Non lo sapevo come spiegare, ma era come se lui fosse stato il mio centro del mondo non dal nostro primo incontro ma da sempre. Dall’eternità. Come era possibile? Sarebbe stato troppo bello scoprirlo subito, senza alcuna fatica. Invece, avrei dovuto superare mare e monti per scoprire la verità. Una piccola grande verità che mi avrebbe cambiato la vita oppure che me la avrebbe riportata alla sua origine.
Finito il mio lunghissimo ragionamento mi venne il dubbio di quanto avevamo dormito. Presi il cellulare, lo accesi, guardai il display per scoprire che erano le quattro e mezza e che Rosalya mi aveva mandato trentatre messaggi. Inizia a leggere quella lunga serie di messaggi. Presi il primo che mi basto per capire che ero in super ritardo per andare a far shopping con Rosalya e che la ragazza si era già trasformata in super sayan. Iniziai a sudare fretto. Non volevo immaginare cosa avesse scritto sui messaggi successivi e nemmeno cosa mi avrebbe fatto dopo perché sapevo di essere morta. Sospirai. Presi tutte le mie cose e mi diressi verso il centro commerciale. Ancora non so come faccio a essere viva adesso.
 
Per fortuna il centro commerciale era vicino alla scuola e ci misi poco tempo ad arrivare perché se no, molto probabilmente, Rosalya si sarebbe evoluta in mega Rosalya senza l’aiuto di nessuna pietra Pokemon speciale. Quindici minuti dopo ero già entrata e stavo cercando con gli occhi la ragazza. La trovai che si stava provando un abito da sera molto scollato e molto corto, che lasciava in bella vista parti che avrebbero fatto sbavare e non solo la maggior parte degli uomini. Pensandoci bene Rosa era un attira depravati perché la maggior parte delle volte che si trovava da sola in qualche luogo pubblico veniva subito adocchiata da persone poco raccomandabili. Per fortuna che c’ero io. La super Celeste riusciva sempre ad intervenire in difesa dell’albina e quindi alla ragazza non era mai successo niente di serio solo qualche spavento. Come riuscivo a mandare via i pervertiti? Semplice! Avevo fatto per anni karate e il mio calcio riusciva a spaccare non so quante ossa del corpo.
Ma oggi fortunatamente Rosa stava bene, si stava provando un bell’abito, ma non era molto felice. Da lei usciva un’enorme aura negativa ed aveva una faccia da “ora t’ammazzo”. Dire che avevo voglia di girarmi e scappare a gambe levate era dir poco, volevo: scappare, prendere un biglietto per il Messico andarci, nascondermi e quando le acque si sarebbero calmate mi sarei stanziata li per tutta la vita e avrei messo su famiglia. Ma il mio orgoglio mi impediva di scappare, così mi incamminai verso Rosa o meglio verso la Morte. Mi avvicinai sempre di più e con mia sfortuna scoprii che Rosa da vicino sembrava ancora più arrabbiata. I suoi lisci capelli argentei erano diventati simili a dei serpenti. Sembrava l’incarnazione di Medusa nel ventunesimo secolo, anche se penso che Medusa faccia meno paura e, per di più, Rosalya non aveva bisogno di guardarti in faccia per trasformati in pietra. Ci riusciva col pensiero.
Arrivata da lei mi dovetti subire quindici minuti di rimproveri di Rosa e, sinceramente, avrei preferito che mi ammazzasse sul colpo. Finito di parlare (stranamente ci ha messo poco quella volta) mi disse di entrare in camerino e di provare gli abiti che aveva scelto. Entrai nel camerino. Guardai gli abiti appesi. Sospirai. Rosa non cambierà mai pensai. Mi aveva portato gli abiti più eleganti e seducenti che era riuscita a trovare. Per non farla arrabbiare ancora di più indossai il primo che mi capito sotto mano. Era un bellissimo abito azzurro cielo senza spalline e stretto in busto. La gonna era a strati bianchi sotto e celesti più sopra e mi arrivava a metà coscia. La scollatura era un po’ troppo pronunciata per i miei gusti ma nel complesso era davvero un abito bellissimo. Metteva in risalto le mie forme, era sensuale ma anche semplice, un po’ da bambina ma anche da donna, ma, soprattutto, era CELESTE. Io adoro il celeste. La maggior parte dei miei vestiti e dei miei oggetti era di quel colore (lo è ancora adesso). So che mi prenderete in giro visto che mi chiamo come il mio colore preferito, ma io lo amo il celeste. Lo amo, lo amo e lo amo ancora. Rappresenta il mio carattere alla perfezione. Sono una ragazza allegra, limpida e spensierata, un po’ come il cielo sereno: allegro, limpido, spensierato e, ovviamente, celeste. Potrei essere l’incarnazione del cielo in terra. Insomma, sono celeste in tutto e per tutto: occhi, carattere e nome (capelli no… per adesso). Il celeste mi rende felice. Quando indosso qualcosa di quel colore è come se potessi volare nel cielo più sereno. Insomma, avete capito che mi piace il celeste.
Ritorniamo nel camerino.
“hey! Esci che ti voglio vedere!” mi urlò Rosalya fuori dal camerino. Quella ragazza diventava troppo rumorosa quando entrava in un negozio. Si metteva ad urlare per ogni cosa. Ogni minima cosa!
“sisi esco!” gli risposi. Scostai la tendina ed uscii. Appena fuori l’albina inizio ad analizzare ogni minimo dettaglio. Secondo me l’albina aveva dei super poteri che la aiutavano a trovare tutti i difetti e i pregi. Appena trovati i difetti riusciva a eliminarli con ago e filo e molto talento. Ogni abito diventava così perfetto per la persona che lo indossava. Non c’era da stupirsi che tutte le ragazze della scuola andassero da Rosa per dei consigli sull’abbigliamento. Rosa era la regina della moda e del perfezionismo. Ogni cosa doveva essere perfetta per lei. Anche io. Ogni settimana avevamo delle sedute pomeridiane di shopping dove Rosalya mi faceva comprare una marea di abiti che avrei dovuto indossare. Di certo non mi tiravo indietro. Anche se i suoi abiti era un po’… emm… diciamo spinti, nel complesso e abbinati a diversi accessori il risultato era una meraviglia per gli occhi (soprattutto maschili).
Dopo vari secondi il verdetto di Rosa era: “perfetto come ogni cosa che scelgo per te, modestamente. Però gli manca qualcosa. Qualcosa che lo renderebbe veramente perfetto. Manca qualcosa da Celeste.”
“che ragionamenti stai facendo?” gli chiesi. Speravo non qualcosa di strano. “e poi perché mi devo prendere un abito elegante? Non ci sono feste per adesso.”
“e invece si cara mia. Le merdambra hanno organizzato una festa in Villa questo sabato” mi corresse. Per chi non lo sapesse Villa era un locale enorme dove noi giovani ci trovavamo per scatenarci, fare festa e bere fino allo sfinimento. Era il locale più in voga allora. Ogni persona che voleva fare una festa come si deve la organizzava lì. Il risultato? Si diventava popolare e per un mese si finiva sulla copertina del giornale scolastico per aver fatto la festa più bella del momento.
 Ah, le merdambra erano Ambra e le sue due amichette, le più stronze della scuola, anzi della città. No, a essere sinceri, dell’Italia. Erano manipolatrici e arriviste, dimostravano più anni di quelli che avevano e non avevano paura di niente.
Girava voce che ci fosse un video porno su YouTube col professore di storia (si, quello che mi aveva interrogato).
 Portavano gonne arrotolate fin all’orlo delle mutande, orecchini ad anello, smalto rosso, tacchi alti e trucco pesante, ma poiché i loro genitori finanziavano la scuola, a loro era concesso tutto.
Ogni anno davano una festa incredibile e se non eri nella loro lista, per farti invitare dovevi pregarle e umiliarti.
La festa dell’anno precedente era stata ripresa da MTV e lì erano venute fuori in tutta la loro arrogante idiozia.
“non ho intenzione di leccare il culo a quelle lì,e comunque non ci sopportiamo io e Ambra, non mi inviterà mai” la informai, anche se sapeva già queste cose. I litigi tra me e Ambra erano all’ordine del giorno.
“guarda che siamo già state invitate” mi informò lei con uno di quei suoi sorrisi che la sapevano lunga. Ma come cavolo aveva fatto? “non ti dico come ho fatto. Quindi è meglio se non ci pensi” una volta avevo il presentimento che mi leggeva nella mente. Oppure che tra di noi c’era un filo invisibile  che ci legava e che faceva passare i nostri pensieri. Io odiavo quel filo invisibile. Ogni volta che dovevo fare una sorpresa all’albina lei lo scopriva subito. Mentalmente imprecavo e lei lo capiva sempre.
“ma devo proprio venire?” le chiesi con un po’ di speranza. Non avevo la minima voglia di andare a quella festa dove mi sarei sentita fuori posto “e poi… non so cosa mettere!”piagnucolai.
“lo stiamo decidendo adesso infatti”. La mia speranza stava volando via.
“ma Rosa … nemmeno a Lys piacciono questi tipi di feste!” riprovai. Bisognava sempre essere in coppia a quelle feste, se no si era degli sfigati.
“ma chi ha detto che andrai con lui?! Tu andrai con Castiel, cara mia!! Muahaha!!!” mi disse con una risata satanica. L’avevo già detto che Rosa mi faceva paura? Aggiungo anche che era un po’ psicopatica. Nella sua bella testolina elaborava ogni sorta di piano per mettere insieme una persona. Ogni sorta di piano significa che andavano da piani semplici a piani complicati che nemmeno super geni sarebbero riusciti a capire. Non sto qui a spiegare come sono o come fa perché non lo so nemmeno io. Chiedete a qualcuno di più qualificato.
Immagina di essere al mio posto. Voi con un abito magnifico addosso che state parlando con la vostra migliore amica di una delle più belle feste dell’anno (a cui non vuoi nemmeno andare) e che ad un certo punto scopri che non andrai nemmeno col tuo ragazzo ma col tuo vicino di banco. Vuoi che reazione avreste avuto. Sapete io cosa ho fatto? Strinsi le labbra fino a farle diventare una linea e i miei occhi diventarono due puntini. Insomma, avevo una poker face. Rimasi impalata per circa quindici minuti prima di riprendermi. Rosa mi stupiva sempre. Ogni giorno si inventata le cose più strane e assurde. Dai. Ve lo immaginate io e Castiel vestiti con abiti da sera in discoteca a ballare e strusciarci tra di noi? Io no. Beh dai forse un pochino si, ma la mia immaginazione era un po’ perversa.
“Ros … Rosalya che cazzo stai dicendo?” imprecai verso di lei.
“modera i termini signorina! E poi anche Lys e Castiel sono d’accordo!” mi informò come se fosse la cosa più naturale del mondo. “prima di venire qui, ho chiesto a Lysandro se voleva venire alla festa. Lui non poteva, però ha detto che potevi andare con Castiel. Anche a Castiel va bene questa cosa”
“che? Non ha senso sta cosa!!!!!!” perché Castiel sarebbe dovuto andare alla festa con me?
“ha più senso di quel che pensi” mi disse con un tono strano. Si era fatta seria tutta d’un tratto. Che cosa avrà voluto dire?
Visto che non potevo discutere con Rosa, accettai. Cosa sarebbe mai potuto succedere? Di certo non potevo immaginare una cosa così.
Quando finimmo di parlare della festa ritornammo nei camerini e ci provammo altri vestiti. Alla fine scelsi il primo che provai e Rosa una tubino viola a mezze maniche (scollatura nella norma stranamente). Pagammo. E tornammo alle nostre rispettive case. Fini così quella giornata particolare. Ma continuai a pensare a cosa mi era successo quel giorno e soprattutto al fatto che avrei voluto accarezzare dolcemente Castiel invece di tirargli un pugno. Il danno ormai era fatto. Non si poteva tornare indietro.
 

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Capitolo 7
*** favola romantica ***


FAVOLA
Ora vi racconto una storia che
Farete fatica a credere
Perché parla di una principessa
E di un cavaliere che
In sella al suo cavallo bianco
Entrò nel bosco
Alla ricerca di un sentimento
Che tutti chiamavano amore

Prese un sentiero che portava
A una cascata dove l’aria
Era pura come il cuore di quella
Fanciulla che cantava
E se ne stava coi conigli
I pappagalli verdi e gialli
Come i petali di quei fiori che
Portava tra i capelli
Na na na na na na na na na…

Il cavaliere scese dal suo cavallo bianco
E piano piano le si avvicinò
La guardò per un secondo
Poi le sorrise
E poi pian piano iniziò a dirle
Queste dolci parole:

Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella
Na na na na na na na na na…

La principessa lo guardò
Senza dire parole
E si lasciò cadere tra le sue braccia
Il cavaliere la portò con se
Sul suo cavallo bianco
E seguendo il vento
Le cantava intanto
Questa dolce canzone:

(2 volte)
Vorrei essere il raggio di sole che
Ogni giorno ti viene a svegliare per
Farti respirare e farti vivere di me
Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo
E che sono sempre con te
Vorrei essere lo specchio che ti parla
E che a ogni tua domanda
Ti risponda che al mondo
Tu sei sempre la più bella
Na na na na na na na na na…
(favola, MODA’)
Sognavi di vivere in una favola quando eri piccola?
Io si. Sognavo di essere una piccola principessa, che viveva in un grande castello di cristallo. Sognavo che portavo vestiti regali bellissimi, rosa e scintillanti e indossavo gioielli di diamante puro. Sognavo che avrei potuto cambiare il mondo con una parola e tutti sarebbero stati felici. Sognavo un mondo arcobaleno dove vivevano elfi, fate, unicorni e streghe. Dove tutti erano buoni. Dove ognuno sorrideva. Si condivideva la felicità e si sorrideva per le piccole cose di ogni giorno. Sognavo di essere una principessa da salvare da una strega malvagia. Sognavo il mio bel principe gentile che mi veniva a salvare in sella a un cavallo bianco. Sognavo il lieto fine con il vissero felici e contenti. Continuavo a sognare. Sognare. Sognavo su quelle favole semplici che ci facevano sorridere e addormentare. Ma, ditemi chi di noi non ha mai sgranato gli occhi e spalancato la bocca non appena sentiva il suono del "C'era una volta..."? Così cominciano quasi tutte le favole, tre brevi paroline magiche che ci incantavano da bambini e ci facevano chiedere "Ancora!" non appena il nostro narratore si interrompeva. Dal Principe ranocchio a Cenerentola, da Biancaneve a Robin Hood, ognuno ha sognato di essere un eroe buono, una principessa da salvare, un principe coraggioso e di diventare, così, parte di quel mondo meraviglioso raccontato nel libro. Ognuno ha creduto che quel mondo magico da qualche parte potesse esistere per davvero, ognuno di noi si è affacciato alla finestra in cerca di E.T., ha aspettato sotto le lenzuola che Peter Pan facesse il suo ingresso per portarci dai bambini sperduti o ha sperato nell'intervento della fata turchina.
Un motivo per cui ci abbiamo creduto nelle favole, e in fondo in fondo ci crediamo ancora, esiste. Ci crediamo ancora perché la favola non racconta solo una storia ma racconta le emozioni che ci sono dentro, racconta la possibilità di redimersi, il perdono, l'amore, la forza e il coraggio di perseguire un desiderio. La favola racchiude, come il mito, la storia del genere umano, in cui esistono lupi cattivi e coraggiosi cacciatori; credere alle favole ci ricorda che ogni azione non è mai fine a se stessa ma ha le sue conseguenze, ma soprattutto ci ricorda che quando sembra tutto buio esiste sempre la speranza, come accade nel racconto del mito di Pandora. La favola racconta la nostra storia, quindi, qualcosa che viene riconosciuta come vera dal nostro animo. La favola racconta verità: in questo si custodisce la sua realtà.  Ma il vero motivo per cui ci crediamo è il lieto fine, ovvero il coronamento del desiderio: dopo mille disavventure, dopo sforzi, lotte magiche e trasformazioni finalmente arriva quel tanto atteso "E vissero felici e contenti". E nella nostra vita noi al lieto fine ci crediamo, crediamo che il principe salvi la principessa, crediamo che Pandora lasci sempre Speranza sul fondo del vaso e che la strega cattiva ci lasci le penne. Forse è il credere nelle favole a portare noi esseri umani nella dimensione dell'incanto e che fa sognare ad ognuno il suo principe o la sua principessa con cui vivere una eterna favola d'amore.
Il problema dove sta? Il problema è che passiamo l’infanzia tra i film della Disney e il tipico lieto fine. Poi cresci e i tuoi mille castelli ti crollano addosso. Scopriamo cosa è successo realmente: Cappuccetto Rosso è morta perché il cacciatore non ha fatto in tempo a salvarla, il vero Piter Pan salto dalla finestra e morì perché credeva di poter volare, la Sirenetta si uccise perché non poteva stare con l’amato, Cenerentola era una prostituta, Biancaneve non si risvegliò con il bacio del principe, la Bestia stuprava la Bella, Riccioli d’oro viene divora, il pifferaio ipnotizza i bambini e li conduce in una grotta dove nessuno li troverà mai e moriranno tutti.  Scopriamo che non ci sono vere streghe cattive o vere fate buone. Scopriamo che il bel principe gentile è solo bello e non gentile e ne regale, che è scorbuti, antipatico e ci tratta male, ma noi lo amiamo. Non ha più il suo destriero bianco ma arriva in sella di una moto elegante, scura e seducente come una pantera.
Ma sappiate che esistono ancora le principesse al giorno d’oggi. Sono quelle ragazze con un libro fra le mani, con le cuffiette nelle orecchie e la musica a palla. Ora le principesse hanno dei jeans strappati e felpe enormi. Le principesse di oggi soffrono, cadono ma si rialzano. Le principesse di oggi toccano il fondo ma risalgono a galla. Non hanno paura. Sorridono anche se dentro soffrono. Cercano un mondo di pace. Perché in questo mondo la pace è la cosa migliore.
Anche io mi sentivo una principessa quel sabato pomeriggio a casa mia, due ore prima della festa a cui dovevo andare. Avevo già indossato il vestito che avevo preso con Rosalya e me lo stava risistemando per renderlo perfettamente perfetto. L’albina aveva aggiunto brillantini su tutto il vestito fino a farlo sembrare un cielo coperto da dolci nuvolette bianche. Mi aveva avvolto la vita con un lungo nastro blu notte che andava a chiudersi dietro la schiena con un fiocco abbastanza grande. Mi misi dei tacchi alti blu come il fiocco e al collo una catenina con un cuore di cristallo. Al polso misi il mio solito vecchio braccialetto d’oro con i rubini incastonati. Ero perfetta. Yeah. Anche Rosa lo era. Eravamo perfette. Avremmo fatto un figurone … più o meno. Forse lei. Io avrei avuto un piccolo problema ad andare alla festa. Ma all’ora non lo sapevo. Continuammo a prepararci fino ad essere veramente pronte. Eravamo pronte. Pronta per una festa, ma non pronta per quello che sarebbe successo.
All’ora stabilita i nostri due cavalieri arrivarono e suonarono il campanello di casa mia. DLIN DLON. “CAM, VAI AD APRIRE LA PORTA, PER FAVORE!!!” urlai a mio fratello che era stravaccato sul divano.
“NON HO VOGLIA” mi rispose urlando. Che fratellino gentile che ho pensai. Cam era il solito strafottente, menefreghista e nullafacente ragazzo di città che riusciva  rimorchiare una ragazza anche se era vestito da straccione (mi ricordava Castiel). Aveva un carattere di merda e ce l’ha ancora adesso (forse anche peggio). Non potevo chiedergli nulla perché non lo faceva. L’unica cosa che faceva era dormire, mangiare e fare sesso. Niente di più. Ah si! Piscia anche. Poi disturba, rutta, emette peti e molte altre cose rozze.
“VAI AD APRIRE QUELLA CAZZO DI PORTA!” gli urlai ancora contro.
“NOOOOO” sfaticato e testone: molto azzeccati come aggettivi.
“Camierino <3 per favore puoi andare ad aprire la porticina” si intromise nella discussione Rosa con una voce dolce come il miele, che fece sciogliere il cuore duro di mio fratello e lo fece alzare dal divano. Andò verso la porta e la aprì, facendo entrare i nostri due accompagnatori. Subito dopo se ne andò. Io e Rosa dovemmo farli aspettare almeno dieci minuti o più anche se aravamo pronte. Perché? Secondo Rosa, era un modo per farsi desiderare. Non ne ero sicura al cento per cento, ma era meglio non contraddirla. Quando decidemmo di scendere iniziò a battermi forte il cuore. Un attimo prima ero felice (non troppo visto che dovevo andare alla festa delle tre galline), dopo il suono del campanello un essere superiore mi aveva fatto comprendere a cosa stavo andando incontro. Avrei visto Castiel vestito bene, elegante e un po’ meno rockettaro. Chissà com’è? pensai. La mia immaginazione mi fece sbavare non poco. Rosa fortunatamente non se ne accorse. Non se ne accorse perché stava sbavando anche lei, penso su Leigh. Feci un lungo respiro. Anche lui mi avrebbe vista. Avrebbe ammirato le mie curve? Gli si sarebbero illuminati gli occhi? Se ne sarebbe infischiato? Non lo sapevo. Zietta mia!, ero agitatissima. Respirammo lentamente insieme, io e Rosa. Guardammo le scale. Era l’ora. Dovevamo scendere. Scendemmo lentamente e mi sembrava di sentire le solite canzoncine da film romantico americano. Ero imbarazzatissima. Sapevo già che non sarei cascata, Rosa mi aveva fatto fare le prove tutto il pomeriggio per sicurezza. Però una cosa è scendere quando nessuno si aspetta niente da te, un’altra quando qualcuno ti sta guardando e che giudica ogni cosa che fai. Non so quale preferite. Io la prima. Finalmente la lunga discesa dalle scale finì e arrivammo davanti ai nostri due cavalieri in smoking. Credo che Rosa abbia interferito anche con le scelte dei ragazzi, perché Castiel portava  un completo blu scuro con una camicia azzurra e Leigh uno viola scuro con una camicia violetta. Non so se c’è bisogno di ricordare che io sono vestita di azzurro e blu come Castiel e Rosa di viola come Leigh, ma lo faccio. La solita Rosa.. pensai. Doveva abbinare sempre tutto alla perfezione. Però, c’era da precisare che erano veramente fighi. Soprattutto Castiel. Era strano vederlo in blu, ma stava da dio!
Leigh fece qualche dolcissimo complimento a Rosalya sulla sua incredibile bellezza. Castiel, invece, me ne fece uno. Almeno penso che fosse un complimento.
Uscimmo di casa. Salimmo sulle moto con cui i due ragazzi erano arrivati. Partimmo e ci dirigemmo verso la festa.
Non capisco cosa ho fatto di male per avere tutte queste sfighe. Ditemelo voi se lo sapete perché io mi arrendo. Ma… io non capisco perché gli unici ad una festa dove tutti si dovevano vestire di viola siamo stati io e Castiel vestiti di azzurro? Ok forse non state capendo niente. Allora ricapitoliamo: siamo partiti da casa, siamo arrivati al luogo della festa, ci siamo guardati intorno, abbiamo notato che tutti erano vestiti di viola e per questo non siamo riusciti ad entrare. Ma perché cavolo Rosalya mi ha fatto mettere un vestito azzurro? Già… perché Rosa me lo ha fatto mettere? Rosa si sarà sba … è stata ROSA!!!! Non ci potevo credere!! Rosa aveva organizzato tutto. Era tutto un suo piano. Infatti, la nostra carissima amica Rosa mi si avvicinò dicendo:”sono stata gentilissima. Potrai saltare la festa e stare un po’ con Castiel da sola” come se Castiel non avesse il coraggio di lasciarmi qui fuori! pensai. Mi voltai verso il rosso che aveva una faccia abbastanza spazientita. Gli chiesi cosa aveva intenzione di fare e prima che il ragazzo aprì bocca Rosa si mise in mezzo e ci ordinò di andare a mangiare ad un ristorante super elegante che aveva prenotato in precedenza e che non voleva perdere i soldi che aveva già dato. Visto che stavamo per rifiutare, ci fece una di quei suoi soliti sguardi che era meglio non contraddire. Così ci dirigemmo verso il ristorante stabilito.
Io e Castiel ad un ristorante elegantissimo? Avevo un brutto presentimento.
 

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