Lupin III - I tesori della crisi

di Fujikofran
(/viewuser.php?uid=451818)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La telefonata ***
Capitolo 2: *** Di nuovo lui ***
Capitolo 3: *** Lupin e Goemon, gli immancabili ***
Capitolo 4: *** I veri tesori ***



Capitolo 1
*** La telefonata ***


I minuti scorrevano per tutti, meno che per lei. Per Franca Strangoni, infatti, non passavano mai, mentre svolgeva il lavoro di hostess, durante una mostra dedicata a un importante fotografo americano, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la città dove viveva da anni, ormai. Non le dispiaceva stare a contatto con l’arte nonché vedere la gente che, estatica, contemplava e commentava fotografie e didascalie. La vita, per lei, era quasi del tutto assorbita da quel compito: osservare coloro che osservavano e veniva pagata per questo. Poco, ma veniva pagata. E quel lavoro non le pesava da quando aveva smesso di frequentare Elio, un coetaneo che sembrava presissimo da lei, ma per cui non provava interesse. Non che non le piacesse la sua compagnia, ma provare interesse è un’altra cosa e Franca lo sapeva. Aveva fatto amicizia con due ragazze di poco più giovani di lei che, incaricate di curare i particolari tecnici della mostra, pranzavano spesso con lei. Troppo simpatiche, specie quando poi si riunivano a casa sua a guardare B-Movie e a sperimentare ricette. Franca era stata in grado di mettere un filtro alla sua vita, anzi, la sua vita stessa era un filtro, che non le faceva pensare all’uomo che le aveva rubato l’essenza dell’esistenza, un ladro di professione che sapeva impossessarsi anche del cuore delle donne. Daisuke Jigen, questo era il suo nome, che, fittizio quantunque, stava a identificare colui che Franca aveva amato più di tutti. Era stata brava a far funzionare questo filtro che si chiamava “vita” e ne era fiera.
Anche in un giorno di metà marzo Franca era di servizio al Palazzo delle Esposizioni e, durante la pausa-pranzo, riaccendendo il suo smartphone, trovò la chiamata di un numero che non conosceva. Quando ciò accadeva, lei si incuriosiva e richiamava quasi sempre, per poi sentirsi spesso rispondere da una voce di qualche anziano che aveva sbagliato numero. In realtà, lei ogni volta sperava che si trattasse di un’offerta di lavoro nuova e congeniale e le sue aspettative venivano deluse. Quando le fu risposto “pronto” riconobbe una voce che non le era nuova, con un accento che sembrava d’oltralpe.

-Scusi, chi è? Ho trovato la chiamata e...-

-Franca, cherie!-

Non poteva crederci, colui che la stava chiamando non era una persona qualsiasi, ma il ladro più famoso del mondo, Lupin III. Si nascose per non far capire che stesse parlando con lui.

-Noooooooo, Arsene Lupin III che mi chiama mentre sono al lavoro. Ma tu sei matto!-

 -No, sono evaso!-

-No, tu sei completamente fuori di testa: sei evaso e chiami me? Ma vuoi mettermi ancora una volta nei casini?-

-In realtà ti sto chiamando per un altro motivo…ti passo una persona…-

E, quando quella persona parlò, a Franca si mozzò il respiro: una voce cavernosa in un buon italiano e una leggera inflessione americana pronunciò il suo nome. Era Daisuke Jigen e l’unica cosa che la giovane riuscì a dire fu:

-Ma non potevi chiamarmi tu? Perché è stato Arsene?-

Nascose l’emozione dietro un atteggiamento brusco, per non dirgli: “Oddio, sei tu, sto per morire!”

-Perdonami, ma quando mi avevano arrestato mi avevano sequestrato il cellulare. Per fortuna Arsene si era segnato il tuo numero; lui è sempre più organizzato di me. Ed è solo per questo motivo che sono sparito per un anno e mezzo, oltre al fatto di essere stato in galera. Ti chiedo ancora perdono, ma sappi che mi rivedrai presto, molto presto-

Ecco, il filtro che si chiamava “vita” aveva di colpo smesso di funzionare, per Franca.
Che cosa significava “Presto, molto presto”? Che si sarebbero visti quanto prima e, solo al pensiero, Franca si sentiva tremare le gambe e, in generale, tutta la sua esistenza.  

-Ti prego, dimmi ci vedremo!- riuscì a dire lei.

-Ti farò sapere, nel frattempo ti invio il mio numero via sms. Sappi solo che siamo a Roma da due giorni-

Lui era a Roma, quindi a pochi km da lei. Franca tornò a lavorare con un senso di stordimento.
 
Franca aveva memorizzato il numero di Lupin e quello che Jigen le aveva inviato, perciò era pronta a trovare scuse con gli amici e soprattutto, ora che c’erano queste sue amiche affettuose, la fatica per nascondere il fatto che conoscesse dei famosi ladri sarebbe stata ancora più grande. Poco male, ce l’avrebbe fatta, se lo sentiva; tutt’al più Lupin e Jigen avrebbero potuto camuffarsi con i loro soliti travestimenti, di cui erano degli autentici campioni, fingendo di essere degli amici che Franca non vedeva da tempo. Quando la sera tornò a casa dal lavoro,  si rese conto di avere il frigorifero vuoto, perciò decise di farsi fare una pizza da asporto al ristorante di fronte casa sua. Le suonò il telefono proprio mentre il pizzaiolo stava infilando la pizza nel suo cartone: era Jigen e, quando lei rispose, con un moto di imbarazzo gli disse che lo avrebbe richiamato non appena tornata a casa. Così fece e, mentre osservava la pizza posata da poco sul tavolo, non sapeva che cosa rispondere all’uomo che le aveva appena riferito che il giorno successivo (quando lei non lavorava) sarebbe andato a trovarla. La giovane faticava a mangiare la pizza e si precipitò a chiamare una delle sue due amiche simpatiche, per invitarla a prendere un the verde da lei. Quando, la notte, andò a dormire, non prese sonno. Teneva accesa la luce sul comodino e fissava il soffitto. Poi accese la radio, ma non ascoltava la musica a rotazione della programmazione notturna della sua stazione preferita. “Che spreco di corrente”, pensava. Ciò che non la faceva addormentare era il prefigurarsi dell’incontro con il suo Jigen. Ma era ancora suo? Lo era mai stato? Dalla telefonata che lui le aveva fatto, la sua voce non lasciava trasparire alcuna emozione, eppure voleva rivederla. E contava solo questo. “Buonanotte”, disse tra sé e sé. Aveva bisogna di augurarsela, quella buonanotte.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Di nuovo lui ***


La mattina Franca si svegliò con calma, perché Jigen sarebbe arrivato per l’ora di pranzo. Avrebbe provveduto lui a portare qualcosa da mangiare. Quando le suonò il cellulare era convinta che fosse colui che stava aspettando, ma si stava sbagliando: era l’ispettore Zenigata. Si era conservata il suo numero e, mentre rispondeva, si stava chiedendo il perché.

-Signorina Franca, si ricorda di me? Sono l’ispettore Zenigata-

-Ah, salve, ma lei, isp…-

-Sì, sono quello che non ti ha fatto arrestare per favoreggiamento, ma che potrebbe ripensarci-

-Perché?-

-Perché lei è una brava attrice, signorina, e perché sa che Lupin e la sua banda sono evasi da un po’ e sono proprio a Roma-

-Ah, e allora?-

-E allora le dico che lei non è brava come attrice, ma ottima, perché sta fingendo di cadere dalle nuvole e invece su quelle nuvole ci sta su, vero? Magari una delle nuvole ha la barba e si chiama Daisuke Jigen-

-Ispettore, lei si sbaglia, sono da sola, a casa-

-Lo sa da quanto non vedo mia figlia?-

-Non ne ho la più pallida idea, me lo dica lei-

-Non sono fatti suoi, ma non la vedo da tempo, per colpa di Lupin e co. e ora anche per colpa sua, dato che tornerà a favoreggiarli. Questo è il riconoscimento per averla aiutata-

-Ispettore, lei mi ha assicurato che non avrei perso il posto di lavoro alla Galleria Borghese e invece non solo mi hanno cacciato quasi a pedate, ma il mio impiego attuale me lo sono trovata da sola, dopo aver passato una selezione di ben tre colloqui. E questo per fare la bella statuina per una mostra che durerà tre mesi, dopo dei quali io tornerò disoccupata. Mi lasci in pace, per favore. Sono una persona incensurata e lei lo sa-

-Mi ascolti, se quei mascalzoni la coinvolgono in un altro furto lei ci andrà di mezzo e questa volta non le parerò il sedere, ne stia certa!-

-Amen!-

Zenigata le aveva chiuso il telefono in faccia e Franca si era resa conto di essersi comportata in maniera arrogante: e se Lupin e co. volevano coinvolgerla davvero in un furto? Questa volta l’ispettore non l’avrebbe di certo aiutata. Le sembrava di essere tornata a un anno e mezzo prima. Mentre le era preso un momento di ansia, sentì nuovamente suonare il cellulare: questa volta era Jigen, che sarebbe arrivato dopo un quarto d’ora circa. L’ansia le era passata, specie perché pensava a colui che l’aveva appena chiamata. Era pronta per rivederlo e fantasticava su di lui: lo avrebbe riabbracciato, si sarebbe persa nei suoi occhi (che nascondeva spesso dietro al suo immancabile cappello), avrebbe incontrato le sue labbra e, probabilmente, avrebbe fatto l’amore con lui. Non si era preparata uno schema, nella mente: sapeva che ogni volta con Jigen finiva così e, al pensiero, le tremavano le gambe. Anzi, le tremava la vita.
 
 
  
Pochi minuti dopo lui arrivò e, quando gli aprì la porta di casa, lui la salutò porgendole la busta con il pranzo e poi si appoggiò allo stipite per osservarla, senza entrare ancora in casa. Franca corse in cucina a poggiare la busta sul tavolo e, quando tornò da Jigen, lui le venne incontro. Le fece uno strano effetto, perché era senza cappello ed aveva una camicia blu, i jeans e una giacca grigia: era davvero elegante e, mentre Franca stava per farle dei complimenti, lui tirò fuori un pacchetto dalla giacca. Franca ringraziò l’uomo, abbracciandolo e aprì subito il pacchetto, che conteneva un braccialetto d’oro.

-Avanti, puoi chiedermi se lo abbia rubato. Lo so che lo stai pensando- affermò Jigen –e la risposta è “no”, perché tutto ciò che riguarda te non deve avere a che fare con le mie pessime abitudini.

Franca rimase senza parole, specie quando lui la guardò, mentre le chiedeva se poteva uscire sul balcone a fumare. Non si erano ancora baciati, ma dopo un anno e mezzo l’imbarazzo era da considerarsi come qualcosa di naturale. Pranzarono e Jigen si mostrò molte dolce con Franca, che apprezzò i suoi racconti.

-Insomma, alla fine ce l’avete fatta- gli disse lei.

-Già…e a proposito di Lupin…indovina chi sta per arrivare?-

-No, dai…lui?-

-Esatto, ma lo farà stasera, verso l’ora di cena. Per te è un problema?-

-Ehm, beh…non…-

-Non ti preoccupare, ha un nuovo look e nessuno lo riconoscerà. E poi farà di tutto per non farsi vedere da nessuno-

-Quello che mi sfugge è il motivo di questa sua visita…Stamattina mi ha telefonato Zenigata, sa già che siete qui…e mi rompe le scatole!-

-Lo sai che quello non ce lo leveremo mai di torno…Comunque sarà Arsene a dirti il perché della sua visita-

-Perdonami, ma io non sono più disposta a farvi da palo nei furti. Già quella volta ho rischiato di finire in galera…-

-Che fai, ti fasci la testa prima di cadere? Ho per caso parlato di furti?-

Il tono di Jigen si era fatto severo e Franca si azzittì, specie perché trovò terribilmente affascinante l’atteggiamento che l’uomo aveva mostrato in quell’ultimo frangente.

-Perdonami, non volevo insinuare che…-

Jigen la interruppe con un bacio e a lei sembrò di sognare: quanto aveva atteso un momento così? Dopo quel bacio, i due finirono a letto insieme.

-Anche questa volta sei riuscita a non farmi fumare e non ne ho voglia nemmeno in questo momento, sinceramente- affermò Jigen, rilassato.

-E di cosa hai voglia?- gli domandò Franca, con un tono malizioso.

-Se ti rispondo “di te” sembrerei scontato, vero? Ma è la verità…un anno e mezzo senza di te è stato duro. Non sto pensando solo al lato fisico della nostra storia: mi è mancata tantissimo la tua persona, il tuo modo di fare, di parlare, di comportarti e di condividere la mia compagnia. Sarebbe bello costruire una vita insieme, se solo non fossi quello che sono-

-Non pensare a questo, Daisuke, non è il momento di porsi dei problemi e di rattristarsi- gli disse Franca, mentre gli accarezzava la barba -Conosciamo le nostre vite e sappiamo che, se il destino o chi per lui lo vorrà, le nostre vite si incroceranno sempre in questo modo. L’unica cosa è che non deve per forza intervenire Lupin per rivedersi in futuro-

Non sapeva come avesse trovato quelle parole, dato che, inconsciamente, il pensiero fisso di lui le aveva cambiato la vita, da quando lo aveva visto la prima volta.  Ma lei sapeva benissimo che le loro esistenze non erano così tanto conciliabili. Ritrovarsi con Jigen era qualcosa di magico e quel momento voleva viverselo senza pensare ad altro. E fu così che proprio lei stessa riuscì a rassicurare quell’uomo sul loro rapporto. Poi fecero nuovamente l’amore, lasciandosi andare sempre di più.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lupin e Goemon, gli immancabili ***


Franca sentì squillare il campanello e, quando aprì la porta d’ingresso, si ritrovò davanti il ladro più famoso del mondo, con un taglio di capelli diverso, più a spazzola e simile a quello di tanti giovani. Le basette no, quelle non le avrebbe tagliate mai, così come Jigen non lo avrebbe mai fatto per la sua barba senza baffi. Franca lo salutò con un abbraccio caloroso.

-E così ti saresti camuffato, con questo taglio di capelli da hipster? Un tempo eri più bravo, Arsene- affermò Jigen, che era appena uscito dalla doccia.

-Io so sempre rinnovarmi, sei tu che non cambi mai abitudini: quante volte mi hai aperto in accappatoio? E bravi, i nostri piccioncini: vi ho interrotti, vero?-

-No, abbiamo finito-

Franca era divertita nell’osservare il loro scherzoso battibecco.

-Posso offrirti da bere?- domandò poi lei –vorrei farti assaggiare una spuma deliziosa-

Lupin annuì e si accomodò in cucina. Quando sorseggiò la spuma rimase soddisfatto: l’avrebbe gustata con calma.

-Perché sei qui? Solo per salutarmi? O per venire a riprenderti il tuo amico?- gli chiese poi Franca.

-Ma dai, Franchina…-

-No, “Franchina” è orrendo. Non chiamarmi così-

-Ahahhahaha, simpaticissima come sempre…Allora, ti faccio vedere questo-

Lupin tirò fuori un tablet dalla borsa che aveva con sé, lo accese e mostrò un file scritto e delle immagini.

-Premetto che non ho nessuna intenzione di coinvolgerti direttamente nel nostro nuovo colpo, come è accaduto l’altra volta. Però, siccome tu conosci bene l’arte, vorrei un parere su questi bei tesoretti-

Franca lesse di sfuggita il file, per poi guardare le immagini.

-Ma questi…accidenti…non sono i tesori del Museo Nazionale di Atene?-

-Oui, cherie!-

-E vuoi rubare questi?-

-Uhm, vai con calma, perché potresti non aver capito. Allora, sono venuto a sapere, tramite Fujiko, che molti di questi tesori antichissimi verranno messi all’asta dal governo greco, per ricavare soldi necessari per il sostentamento del Paese. Tu sai benissimo che la Grecia sta vivendo una forte crisi, giusto?-

-Sì, però…la Grecia si sta vendendo parte  dei suoi tesori? Addirittura? Ma è messa così male?-

-Allora, non abbiamo intenzione di rovinare l’asta né di mandare del tutto in malora la Grecia, ma tu hai presente Spiros Telossis?-

-Sì, il miliardario…che faccia da pappone!-

-Esatto…in pratica l’asta a quanto pare è pilotata e sarà lui a comprarsi tutto-

-Certo che è proprio disgustoso, quell’individuo…lo avevano pure messo sotto inchiesta per una forte evasione fiscale…gente così manda all’aria Paesi interi; come da noi in Italia, del resto. Ma lasciamo stare-

-Brava, vedo che stai entrando nell’ingranaggio della faccenda. Dopo l’asta noi ruberemo i tesori, ma non tutti, solo quelli che valgono di più-

-Azz…-

-E per un po’ ce li terremo. Staranno meglio nelle nostre mani che in quelle di Telossis. Non appena la Grecia avrà la possibilità, noi rivenderemo il tutto, guadagnandoci tantissimo-

-Arsene, posso dirti che sei un fanatico?-

-No, cara, chiamami ambizioso-

-Ok, ambizioso, ma ora spiegami che c’entro io, perché ancora non ho capito-

-Semplice: valuterai queste schede e stabilirai quali sono i tesori che valgono di più-

-Io?-

-Oui, oui!-

-Fatti vedere da uno bravo, Arsene!-

-Se vuoi ti faccio prima vedere la mia Walther p 38, che ne dici?-

-Che fai, mi ricatti?-

-Tu che ne pensi?-

-E Jigen che ne pensa?-

-Jigen è d’accordo, il colpo lo abbiamo progettato insieme, poi, grazie a Fujiko e Goemon, siamo riusciti anche a trovare degli informatori che ci copriranno le
spalle-

-Volete fottermi un’altra volta, eh? Ma lo sai che Zenigata questa volta non mi aiuterebbe, se finissi nei casini? Sa già che siete qui e l’altro giorno mi ha chiamato!-

-Franca, devi fidarti di noi: non permetterei mai a nessuno di metterti nei pasticci. Finché sarò vivo io ti proteggerò- intervenne Jigen, che si era sdraiato sul divano.

I tre rimasero silenziosi, ogni tanto si guardavano e Franca si sentiva perplessa.

-Ehi, cherie, che cosa ti preoccupa?- le domandò Lupin, accarezzandole il viso.

-Forse faccio una vita troppo monotona, se poi il fato si impietosisce e mi manda gente come voi…Che dire, va beh, farò questa valutazione-
Non finì di parlare che sentì suonare il citofono. Nello stesso momento Lupin ricevette un sms.

-Goemon è qui sotto!- esclamò il ladro.

-Che meraviglia, una banda intera che si riunisce a casa mia- affermò sarcastica Franca –arriverà anche Fujiko?-

-No no, lei è già in Grecia-

Quando Goemon entrò in casa, sembrava contrariato.

-Accidenti- disse- ma che razza di mezzi pubblici avete a Roma? Non passano mai e ci ho messo una vita a prendere l’ultimo autobus, che era stracolmo di gente-

-Eh, qui è la norma…- disse Jigen a mezza voce.

-Scusami, Goemon, ma da dove arrivavi?- domandò Franca.

-Da Pignato-

-Forse intendi Pigneto-

-Sì, abbiamo un contatto che ci ha aiutato a farci prendere un appartamento in affitto per breve tempo- intervenne Lupin.

-Voi siete matti: a Pigneto c’è un caos incredibile, un via vai di gente e voi affittate casa lì? Non sarete mai nascosti sul serio, c’è troppa gente-

-Si vede che non sei una ladra: più ci si confonde tra la gente e meglio è!-

-Oh, perdonami se non sono una ladra…- lo prese in giro Franca.
 
Era ora di cena e Franca, svogliatamente, si ritrovò a cucinare per quattro. “Mi hanno fregata un’altra volta” pensò.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I veri tesori ***


Tornata dal suo turno di lavoro, Franca si preparò la cena e, nel frattempo, aveva iniziato ad analizzare il file e le immagini che le aveva fornito Lupin: quanta roba! E quando si sarebbe sbrigata a decidere quali tesori avrebbero dovuto rubare? Decidere? Si sentiva addosso una responsabilità pesantissima, nonché il pensiero di essersi nuovamente resa complice di tre malviventi, di cui uno era il suo uomo. Riteneva che tesori come “La maschera di Agamennone”, se rubati, si sarebbero potuti deteriorare, così come la collezione dei bronzi e degli ori micenei. Non si sentiva eccessivamente esperta dei materiali delle opere, i suoi studi vertevano più sull’architettura e la scultura. Era intenzionata ad optare per i vasi, come quello di Dipylon o “La coppa di Nestore”, ma doveva ancora pensarci. Aveva deciso che avrebbe aperto un file Excel, che Lupin avrebbe comunque dovuto stampare, per fare in modo che non si risalisse a lei, che ne era l’autrice. Colta da un momento di ansia, spense il pc e si andò a sedere sul divano, per guardare un po’ di tv. Prese il suo smartphone, con l’intenzione di chiamare Jigen; voleva sentire la sua voce rassicurante ma visualizzò un sms che non voleva ricevere. “Sei contenta di averli rivisti?”, c’era scritto nel messaggio, proveniente da un numero che lei conosceva bene: quello di Zenigata. L’angoscia l’assalì di colpo e non ci pensò due volte a chiamare Lupin, invece che Jigen.

-Tranquilla, cherie- le disse Lupin, sicuro di sé -Zenigata fa sempre parte del gioco: dove c’è lui ci siamo noi e viceversa. Dovresti preoccuparti se ciò non avvenisse. Ti avviso che il tuo bel Daisuke ha un febbrone da cavallo-

-Sta male?-

-Ha solo una comune influenza-

-Me lo passi?-

-Meglio di no, ora sta dormendo-

-Dammi il tuo indirizzo, così vengo a casa da voi. Voglio vedere come sta e poi vi devo assolutamente parlare-

-Eh, no, carina, non vorrei trovarmi la polizia dietro la porta, se ci dovessero intercettare la telefonata. Vieni  a Piazza Vittorio: ci sarò io ad aspettarti-
 
Arrivata a Piazza Vittorio, accanto al sottopassaggio della metropolitana, si sentì toccare una spalla e si spaventò. Voltandosi non vide nessuno, se non un via vai di cinesi e nordafricani, nella piazza più multietnica di Roma. Avvertì due mani che le coprirono gli occhi e stava per esclamare “aiuto”, ma, voltandosi, trovò il sorriso malizioso di Lupin.

-Et voilà!- fece lui, accarezzandole poi il viso

-Mi hai fatto prendere un accidente!-

-Calma, cherie! Purtroppo non so salutare in maniera convenzionale-

Arrivati all’auto di Franca, quest’ultima si domandò che intenzioni avesse il ladro-

-Ti porto dal moribondo, ma ti consiglio di mantenere le distanze: non fa altro che tossire; ma è anche colpa del fumo-

-Sono nervosa, Arsene, ho paura di Zenigata-

-Noooooo, ti facevo più intelligente e invece mi hai appena detto una cavolata-

-Quello mi sbatterà in galera…-

-Non mi dire che Fujiko ti aveva raccontato di quando lui, nella sala dell’interrogatorio…con lei…-

-Cosa? Ma non intendo “sbattere” in quel senso! Perché, fa anche questo, lui? Andiamo bene…-

-Ahahahaah, povero Zaza, un frustrato padre di famiglia che perde il tempo a dare la caccia a me!-

Il traffico non era eccessivo e in pochi minuti i due arrivarono a destinazione: un appartamento piccolo in un seminterrato in un’area del Pigneto dove c’erano più villini che palazzi. Entrati dentro, Franca si aspettava di trovare un posto umido e disordinato, invece notò che era l’esatto contrario. C’erano un mini-ingresso, un salotto piccolo con un divano amaranto grande, un tavolo di legno con quattro sedie e una cucina all’americana. L’arredamento non era affatto datato, anche se i colori in quella casa erano troppi e stancanti, a partire dalle pareti dipinte di arancione. Goemon era seduto sul divano e sembrava giocherellare con il suo smartphone; non si scompose, più di tanto, quando vide entrare Franca, anche se, nel salutarla, le mostrò un sorriso dolce che quasi la turbò. Lupin aprì il frigorifero e tirò fuori un gingerino per offrirlo alla donna.

-Non abbiamo ancora rifatto la spesa, ma qualcosa da bere ce l’abbiamo ancora- asserì Lupin, passando la bibita alla giovane.
Franca ringraziò e domandò dove fosse Jigen

-Sta a letto, forse sta dormendo. Non sta bene per niente, la febbre non scende, nemmeno con la tachipirina- affermò Goemon, che si alzò in piedi per prendersi anche lui da bere.

Franca si precipitò in una delle due camere da letto e notò che il suo Jigen era sotto le coperte e addormentato. Non se la sentiva di svegliarlo e scelse di contemplarne il bel volto virile e di ascoltarne il respiro affaticato come se fosse una dolce melodia. Era talmente assorta nell’osservare quell’uomo che amava tanto da non essersi accorta che Lupin la stava chiamando.

-Arrivo!- rispose e poi voltò nuovamente il suo sguardo verso Jigen.

Dalla cucina provenivano le note di un greatest hits dei Jamiroquai, che Lupin aveva appena messo allo stereo lì presente. Franca raggiunse Lupin e Goemon, quest’ultimo annunciò che sarebbe uscito a comprare qualcosa per cena.

-Compra solo per te e Jigen…io mi porto la signorina Strangoni a cena! Dove preferisci, cherie? Ho l’approvazione del tuo amore allettato-

-Non so…ma, scusa, non dovevamo parlare del colpo?-

-Ma certo! Infatti non usciamo se non ci aggiorni un po’-

Franca fece il suo primo report su quanto aveva visionato e analizzato. Aveva ulteriore bisogno di valutare e doveva farlo con un animo più calmo, in quanto ogni volta che metteva mano su quei file, sentiva salire una certa angoscia dentro di sé e Lupin e co. dovevano saperlo.

-Nessun angoscia, Franca- asserì Goemon, pronto per uscire –Per noi hai già fatto tantissimo-

-Eh, vallo a spiegare al tuo capo!-

Goemon non replicò e fece un sorriso guardando la giovane, che abbassò le testa per non incrociare il suo sguardo. In cucina a un certo punto regnava una strana calma, intramezzata dalla musica. I Jamiroquai erano i padroni di casa, in quel momento, e “Corner of the Earth” risuonava nella stanza, anche se il volume dello stereo non era alto. Lupin non sarebbe uscito prima della fine di quella canzone, che lui stava ascoltando seduto per un attimo sul divano. Goemon salutò e uscì, Jigen si affacciò improvvisamente in cucina e a Franca venne quasi un colpo, quando sentì la mano di lui sulla sua spalla.

-Buona serata a voi- disse soltanto il pistolero, guardando poi Franca con gli occhi lucidi tipici di chi ha l’influenza.

-Riguardati – disse lei, accarezzandogli il viso- e mandami dei messaggi, se puoi-
Jigen annuì.
 
Lupin e Franca dovevano cenare insieme e il ladro andò a colpo sicuro proponendo un locale molto famoso del Pigneto. Si accomodarono e presero subito in mano i menu. La fame era notevole.

-Sai – disse Franca giocando a nascondere metà volto dietro al menu- questo posto era uno dei preferiti da Pierpaolo Pasolini. Sai chi era?-

-Oh…oui! Il regista e scrittore ucciso a Ostia in circostanze tuttora misteriose, vero?-

-Già…questo bar un tempo era trucidissimo, ora fa figo…-

-Che cosa intendi? Scusami se ogni tanto mi perdo con l’italiano, cherie-

-Nel senso che piace a tanti e va di moda-

-Va di moda andarci con uomini simpatici come me?-

-Ma smettila!-

Franca guardava Lupin e il suo sorriso perenne da furbetto e si rendeva conto che aveva ragione: lui era simpaticissimo e il suo sorriso e il modo di fare le trasmettevano un’energia positiva che la faceva sentire spensierata, anche quando lui squadrava tutte le ragazze che passavano.

-Non te ne sfugge una!- gli disse poi.

-Beh, è perché tu sei già impegnata col tenebroso pistolero-

-Altrimenti guarderesti solo me?-

-Esatto, cherie! Ahahhaaha…guarda che sto scherzando! Ormai so capire se una donna non prova nulla nei miei confronti. Fujiko me lo ha insegnato bene: tanti anni dietro a lei per poi rendermi conto che muore dietro a Goemon!-

-Mi dispiace…-

-E di che? Non esiste solo lei di donna, sulla Terra!-

-Però esiste sempre nel tuo cuore e non sai fartene una ragione-

-La ragione del cuore è importante, ma quella della mente lo è anche di più-

Dopo aver cenato, i due passeggiarono per Pigneto; Lupin, per il suo abbigliamento e look poteva confondersi in mezzo a tanti giovani hipsters che frequentavano quel quartiere. Poi si fermarono in un bar a prendere uno “shot” di amaro. Franca decise di non bere e si guardava intorno, notando un’atmosfera quasi magica, di quelle che difficilmente si dimenticano, grazie a piccoli momenti che, senza volerlo, risultano poi indimenticabili. Non sapeva spiegarselo, ma avvertiva questa bella sensazione attorno a sé e, soprattutto, dentro di sé. A un certo punto al ladro venne voglia di andare a ballare. Franca conosceva un posto dove la personalità di Lupin avrebbe potuto scatenarsi e decise di portarlo lì.  
I due entrarono in una discoteca non lontana dalla Fontana di Trevi e, appena entrati, furono indirizzati ad uno spettacolo di burlesque, che precedeva una serata di ballo a tema anni Cinquanta e Sessanta. Franca non aveva molta voglia di guardare l’esibizione e voleva andare direttamente al piano superiore del locale, dove il dj stava iniziando a mettere della musica interessante. A Lupin ovviamente lo spettacolo di burlesque faceva gola, ma poi decise di assecondarla. Purtroppo la gente non ballava ancora e la sala era semivuota. Il ladro ne approfittò per andare al banco del bar per ordinare un cocktail e ne offrì uno a Franca, che poi dovette abbandonarlo improvvisamente, dato che il dj annunciò l’inizio ufficiale della serata e Lupin la prese per un polso per trascinarla in pista e ballare con lei, che stava iniziando a divertirsi davvero. E come poteva essere diversamente, con il tipo che le stava facendo trascorrere dei momenti indimenticabili? Lupin era una persona irresistibile e travolgente, con una contagiosa energia positiva che faceva divertire anche le persone intorno a loro. Non erano poche le ragazze che volevano ballare con lui e lui le faceva ballare tutte, al ritmo di rock ‘n roll anni Cinquanta, mentre Franca assisteva alla scena, senza smettere di sorridere, anche se, a un certo punto, si sentiva un po’ gelosa.

-Che cos’è quella faccia, Franchina?- domandò ad un tratto Lupin, mentre il dj introduceva il cambio di decennio, nella scaletta dei brani, al grido di “Siete pronti per gli indimenticabili Sixties?”.

-Balordo, devi ballare solo con me!-

-Sììììì!- esclamò il ladro, afferrando per le mani Franca per farle fare una giravolta.

L’atmosfera in pista si scaldò particolarmente quando partirono i brani italiani della prima metà degli anni Sessanta e tutti provavano, anche goffamente, a ballare il twist e il surf. Lupin era totalmente a suo agio e si divertiva un mondo, mentre intorno a lui la gente si sentiva imbarazzata o, meglio, avvertiva una sorta di senso di inferiorità, dato che Arsene, dinoccolato come non mai, sapeva adattarsi a ogni tipo di ballo.  Improvvisamente Franca e Lupin si abbracciarono, ma lui non sembrava provarci. Forse.

-Perché stai con Jigen?- le domandò di colpo Lupin.

-Perchè si sta con una persona? Perché la si ama, no? Ci sono altre motivazioni, secondo te?-  rispose Franca con altre domande.

-Lui è un delinquente, Franca-

-E tu no?-

-Ma non stiamo parlando di me… è di lui che sei innamorata, non di me-

-E allora?-

-Va bene, cherie, stai tranquilla, ne parliamo fuori-

Una volta finita la serata, Franca fece in modo che Lupin riprendesse il discorso.

-Presto andremo via, lo sai? Bene, io stesso sentirò la mancanza di questi momenti insieme e anche di Roma che, ogni volta che la lascio, me la porto nel cuore per un bel po’. Però la nostra vita, quella mia e di Jigen e Goemon, è nomade, lo sai benissimo e non vorrei che la tua possa essere condizionata per via della nostra. Capisci che cosa intendo?-

-Lo so ed è per questo che questi giorni con voi a me servono per staccare con il mondo, perché il mondo è altro…-

-Mi mancherai, Franca…-

Affermò Lupin, prima di rincasare, appena sceso dall’auto.
 
Era sera e Franca stava bevendo del the verde originale giapponese, che le aveva donato Goemon. Aveva finito il suo turno di lavoro e si sentiva più rilassata, dopo aver saputo che Jigen stava meglio, anche se non era del tutto guarito. Si era poi seduta sul divano e aveva preso il telecomando, per fare zapping e cercare un film, che però non riusciva a trovare. O, meglio, lo aveva trovato, ma il pensiero dei file da esaminare per il colpo di Lupin non le dava pace. “ok, domani farò la scelta definitiva, sperando che a loro vada bene”. Poco dopo le arrivò un sms da parte di Goemon, in un italiano che sembrava funzionare: “Domani facciamo hanami insieme (laghetto Eur)?”.  “Che cosa vorrebbe fare questo qui con me?” si domandò Franca, che lì per lì non aveva realizzato che il rito dell’hanami significa ammirare la fioritura dei ciliegi, che tra la fine di marzo e i primi di aprile si mostrano nel loro massimo splendore.  Accettò di vedere Goemon, che aveva intenzione di preparare il pollo karage e dei maki per lei, da mangiare sotto un ciliegio. Franca non sapeva che cosa preparare e decise di fare dei panini col tonno, per andare sul sicuro. Si incontrarono all’uscita “Eur-Palasport” della metropolitana B e si precipitarono per scegliere il loro ciliegio. Ne trovarono uno libero dal lato opposto del parco del laghetto artificiale dell’Eur, in cui erano molti i ciliegi di importazione nipponica. Stesero un telo azzurro di plastica, come da costume per l’hanami giapponese, e lo ricoprirono con due teli da mare che Franca aveva portato. Poi posizionarono tutto il cibo che avevano portato e iniziarono ad assaporare ciò che avevano preparato. Intorno a loro c’erano tanti giapponesi intenti a celebrare lo stesso rito di Franca e Goemon, che si sentiva come a casa.

-Mi fa piacere che tu stia bene qui- gli disse la giovane e lui le sorrise.

-Il piacere è mio e ti ringrazio per la compagnia. Ti dispiace se mangio i tuoi panini?-

-Fai pure, li ho preparati per te, in effetti. Io invece assaggerò i tuoi maki…posso?-

-Certo!- le rispose Goemon facendole l’occhiolino.

Improvvisamente piombò una palla da pallavolo, che per poco non finì sui maki. Franca iniziò a imprecare e stava per lanciarla lontano quando due bambini, uno giapponese e uno italiano, si scusarono portando loro dei biscotti.

-Fortuna che non ho con me la spada, altrimenti avrei potuto ridurre la loro palla in mille pezzi- sentenziò Goemon.

-Meno male che si sono scusati: mi stava venendo un accidente- aggiunse Franca.

L’insolita aria mite per l’inizio di aprile rendeva piacevole lo stare seduti sull’erba senza dover indossare alcun giubbotto e Franca fingeva di guardarsi intorno, per non osservare troppo Goemon che si era disteso, con lo sguardo fisso sul ciliegio in fiore: lo trovava davvero bello e lui si accorse di essere osservato.

-Insomma, com’è andato questo anno e mezzo?- domandò Franca per vincere il proprio imbarazzo?

-Beh, che dirti…per fortuna non sono finito in carcere, però ho girato parecchio per il mondo, fermandomi in Francia, dove avevo conosciuto una ragazza-

-Ah, bene! Immagino abbiate avuto una storia…o mi sbaglio?-

-Hai indovinato…era nato tutto all’improvviso, poi sono andato a vivere da lei, tutto perfetto, ma un giorno è dovuta partire per Oslo, dove aveva vinto una borsa di studio. Ci siamo lasciati, ma non solo per la sua lontananza: lei si stava stancando di me e me ne ero accorto; io non ero convinto che la storia potesse continuare. Tutto qui-

-Vedi, quando si bruciano le tappe succede spesso che una coppia esaurisca la propria funzione e…scoppia!-

-Non è solo questo: sono ormai sempre più certo di amare una sola donna e di poter mai più trovarne una uguale…-

-Fujiko Mine?-

-Brava! Non riesco a stare senza di lei-

-Parti prima, per la Grecia, così hai anche modo di stare da solo con lei. Non mi sembra ci sia una soluzione diversa-

-Tu dici?-

-Sì, dico. Vai da lei e dille una volta per tutte che vuoi stare con lei e con nessun’altra. Le devi parlare chiaro, una volta per tutte, anche perché lei ti ama-

-E come fai a saperlo? Te lo aveva detto lei?-

-Uhm, una donna sa sempre tutto. E io non sono un uomo-

Franca si distese accanto a Goemon, per gustare una piacevole brezza appena sopraggiunta e per sentire su di sé la pioggia di foglioline di ciliegio che le stavano cadendo addosso. Poi Goemon si girò su un fianco, verso di lei, che aveva chiuso gli occhi per godersi pienamente un momento di relax. Improvvisamente sentì qualcosa sfiorarle il viso. Erano le foglioline? No, era una carezza che Goemon le stava facendo e, appena aprì gli occhi, lui la baciò sulle labbra.

-Hai ragione: devo dirle tutto- disse poi l’uomo.

-Questo è un tuo modo di ringraziarmi? Intendo il bacio-

-Forse-

Goemon continuò a “ringraziare” Franca, che si lasciò travolgere da baci e carezze sempre meno casti.

-Scusami, non pensare male: non voglio provarci con te, è solo che per certi versi mi attrai perché mi ricordi Fujiko, soprattutto fisicamente-

-Ma non sono lei-

-Perdonami questa debolezza. Sono dispiaciuto, non volevo fare un torto a Daisuke. Domani farò il biglietto e raggiungerò Fujiko-

Quando nel tardo pomeriggio Franca riaccompagnò Goemon a casa, trovò Jigen seduto sul divano, intento a leggere un quotidiano. Stava meglio e si vedeva.

-Non ho più la febbre- disse alla donna, che si precipitò ad abbracciarlo.

Dopo l’episodio del bacio di Goemon, l’abbraccio di Jigen le parve rassicurante e non riusciva a distaccarsi da lui. Non pensava di averlo tradito, ma sentiva di non essersi comportata bene nei suoi confronti. Rimase in silenzio per un po’, seduta sul divano, pensando a quando i tre uomini sarebbero partiti, due giorni dopo. E aveva preso una decisione: il giorno successivo non sarebbe andata a lavorare, ma l’avrebbe preso come ferie, per trascorrerlo interamente con Jigen. Una volta andati via i tre ladri, non le sarebbe mancato solo lui, ma anche Lupin e Goemon, con i quali aveva trascorso momenti piacevoli e che non avrebbe facilmente dimenticato. Erano pronti per raggiungere dei tesori importanti, ma, per Franca, i veri tesori non erano altro che loro.
 
 
 
 
 
 
 
   

Fujikofran (c) 2014
 photo tumblr_n20o3tHcfZ1tq7ghfo2_500.jpg
 photo Jigen-1.jpg
 photo 44269956_m.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=NU9M8ej8dbM

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2698596