Legame

di Yumi_chika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note:

1) Gli shinigami non possono ricordare il loro passato da umani, mentre le anime normali sì. Per spiegare tale cosa, con l'aiuto di alcune mie conoscenze, abbiamo presupposto una teoria. Le anime con troppa Reitsu, più propense a diventare degli Shinigami, non ricordano nulla del loro passato poiché la Reitsu annebbia la loro memoria, mentre le anime normali, senza alcun potere particolare, ricordano tutto. Questa teoria l'abbiamo dovuta 'inventare' per dare un filo logico alla FanFiction.

2) I nomi sono stati cambiati con dei nomi arabi, poiché i protagonisti richiamano molto l'Antico Regno D'Egitto e i loro veri nomi, dati dall'autore, sono giapponesi. Yumichika, da varie ricerche, è risultato significare Yumi= Delicato/Elegante e Chika= Fiore che sboccia; mentre Ikkaku da Ik=Uno e Kaku=Angolo. I nomi arabi scelti saranno presenti solo nella prima parte della FanFiction, quando loro erano umani. Ogni cosa verrà spiegata a tempo debito nella FanFiction. 
Yumichika: Amir = Principe. 
Ikkaku= Ayman = Fedele.

3) I personaggi potrebbero andare un po' OOC all'inizio, farò il possibile per farli rimanere IC, ma siamo in un ambiente fuori da quello di Bleach e devo adattarmi anche alla fase storica, al modo di ragionare, parlare e pensare. Non temete, con l'andare della storia andranno più IC sino ad arrivare ai nostri amati Yumichika e Ikkaku nella Soul Society. 
 

Prologo


Regno D'egitto, Medio regno.

 

Era una giornata afosa. Il sole picchiava sulle teste dei lavoratori nei vecchi e nuovi cantieri che prima o poi sarebbero diventati templi, sculture o addirittura piramidi. L'aria era secca e non tirava neanche il più sottile filo di vento in grado di rinfrescare l'atmosfera. Da lontano si poteva scorgere il possente Nilo su cui navigavano commercianti e non. Ma quel giorno, tra le tante imbarcazioni presenti su quelle limpide acque, una in particolare spiccava tra le altre. Era ricca di decorazioni ed intagli su ambedue i lati e a poppa si poteva osservare un trono, in tutta la sua maestosità. Di chi poteva essere se non del Faraone? Con quel caldo, infatti, l’uomo aveva optato per fare un giro sulla sua imbarcazione, portando con se uno dei suoi figli, Amir.

Amir era uno dei più giovani, tra i vari fratelli e sorelle. Molto spesso capitava che venisse confuso per una ragazza, per via dei suoi lineamenti leggiadri e delicati. I capelli color corvino erano acconciati in un caschetto, anche se più lungo rispetto ai suoi fratelli. Gli occhi erano d'un color ametista che faceva risaltare le folte ciglia, molto più simili a quelle di una donna.. Suo padre, il Faraone, lo preferiva ad alcuni suoi figli per l’innata bellezza, ma era consapevole che, non essendo il primogenito, non sarebbe mai diventato il suo successore. Il suo futuro era già stato scritto. Alla sua morte, avrebbe avuto l'incarico di incentivare l'arte e la scultura del suo amato Regno. Il Faraone sapeva quanto Amir amasse tutto ciò che era bello, e riteneva che ruolo migliore di questo non poteva lasciargli. Era piuttosto raro che il Faraone portasse uno solo dei suoi figli sull’amata imbarcazione e il piccolo principe non riusciva a capire il motivo di quella situazione. Di solito erano i più favoriti, tra cui il primogenito, ad andare con il padre, ma non in quel giorno. Amir sedeva accanto al Faraone su un cuscino cucito appositamente per lui, mentre con gli occhi osservava attento tutto il panorama regalatogli dalle rive del Nilo. Ammirava ogni minimo dettaglio, dai pesci che nuotavano ai pescatori che lavoravano duramente; persino gli schiavi che lavoravano sotto il sole cocente! Nulla gli sfuggiva e tutto rimaneva impresso nella mente. Mentre era assorto nei propri pensieri, il padre richiamò la sua attenzione. « Figlio mio, un giorno diventerai grande e sarà compito tuo e dei tuoi fratelli portare avanti le mie opere e, magari, iniziarne delle vostre. Come tu ben sai, rispetto ad altri tuoi fratelli, hai un futuro già scritto e proprio per questo non posso permettermi di mandarti in eventuali guerre. Hai un corpo fragile e non voglio che venga sfigurato dalla lama di qualche barbaro. Per questo motivo ho ritenuto giusto che, da oggi, tu abbia una guardia personale. Ti starà sempre vicina e ti proteggerà sino alla morte. » Il piccolo principe, sorpreso dalle tante precauzioni del padre, si guardò intorno alla ricerca della persona nominata, ma non trovò nulla. All'improvviso vide quella che doveva essere la loro destinazione. Una volta attraccati, rimanendo nel totale silenzio, scese al seguito del suo amato padre. Gli venne dietro, ma tenendosi a distanza dalle guardie reali. Perché tornavano a palazzo? « Perdonate la mia insolenza nel rivolgervi la parola senza consenso Padre, ma chi sarebbe costui? » disse il giovane in attesa di una risposta del padre, che non arrivò. Il Faraone mosse solamente una mano. Amir comprese subito il significato di quel gesto: doveva tacere. La domanda che gli aveva posto era stata inopportuna, il Faraone aveva già fissato un incontro tra suo figlio e la sua nuova guardia, in servizio già da oggi e per l'eternità. Giunti nella stanza che accoglieva i visitatori del palazzo, Amir vide da lontano la figura d'un ragazzo: poteva avere quattordici, massimo sedici anni e teneva una strana lancia tra le mani. Portava il capo rasato e gli occhi erano contornati, oltre che dall’usuale pittura nera, da un’aggiunta rossa, che li faceva apparire più lunghi. Era piuttosto inusuale. La maggior parte della popolazione, soprattutto i più ricchi, preferivano il nero. Lui, in quel modo, si era distinto. Notò che accanto al ragazzo c’era un uomo, che riconobbe essere il Capo delle guardie reali. Quest'ultimo si avvicinò al sovrano, inginocchiandosi. « Astro del Mattino e della Sera, vengo oggi al tuo cospetto per mostrarti il frutto di un lungo lavoro e allenamento! Mio figlio, Ayaman, è finalmente pronto per adempiere al suo incarico: proteggere il principe Amir. » Il Faraone annuì, contento di udire tale notizia.
Per non perdere altro tempo, ordinò che il giovane Ayman seguisse il principe nelle sue stanze in modo da poter fare conoscenza. Ad Amir non andava a genio il dover andare nelle proprie stanze con un perfetto sconosciuto.
Magari, se questo 'Ayaman' fosse stato un ignorante totale, c’era il rischio di essere scambiato per una donna. Soprattutto considerando che Amir rifiutava categoricamente di indossare abiti che scoprissero il suo petto, preferendo ad essi lunghi vesti simili a quelle usate dalle donne, per differenziarsi dalla categoria femminile. Purtroppo non poteva disobbedire agli ordini impartiti da suo padre: ciò che dice l'Astro del mattino e della sera è legge, non si può ribattere.
Scostando alcune ciocche di capelli fece segno al giovane soldato di seguirlo lungo un corridoio che sembrava non avere fine. Durante il tragitto verso le sue stanze tentò di intrattenere una conversazione. « Quindi ti chiami Ayman? Curioso come nome. » un pizzico di ironia uscì insieme alle sue parole, irritando il suo interlocutore. « Quel deficiente di mio padre pensò bene di darmi questo nome alla nascita perché era convinto che io dovessi servire qualcuno ed essergli fedele.
Sciocchezze. A me interessa solo combattere. » digrignò i denti, rispondendo con un tono secco che fece ridere il principe. « Non ti ho chiesto la storia della tua vita, ma grazie lo stesso. Piuttosto, quanti anni hai?» si fermò davanti l'ingresso della stanza. « Sedici, principe. Lei? » Amir sgranò gli occhi a tale insolenza. Si era permesso di chiedergli l'età? Almeno si era degnato di mantenere un tono formale.
« Innanzitutto non ti ho dato il permesso di chiedermi l'età. Senza contare che è irrispettoso chiederlo ad una bellezza come il qui presente. Seconda cosa, dopo questo atto di insolenza non avrai l'onore di entrare nelle mie stanze, oggi. » Dicendo ciò, scostò le tende che separavano il corridoio dai suoi appartamenti. La stanza da letto del principe era abbastanza ampia. All'interno vi era un piccolo salotto e poi una seconda camera che ospitava il letto. Infine, il tutto si affacciava su un grande giardino. « O meglio, tu come guardia non puoi entrare, ma se intendi essere mio 'amico', allora potrei concedertelo. » Ayman rimase stupito e perplesso da quelle parole. Amico? Ma lui era il principe d'Egitto, non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con un soldato qualsiasi, pur essendo la sua guardia personale. Non era un atteggiamento consono alla sua figura, perché rischiare tanto? « Per quanto io possa essere lusingato dalla vostre parole, devo declinare, poiché non mi è concesso. » Amir sospirò seccato, aprendo le tende della stanza, tirando per un braccio Ayman all'interno. « Allora, mio padre pensa che io sia un inetto nei combattimenti, che faccia pena e che sia troppo bello per combattere.
Peccato che lui non sappia che io mi alleno di nascosto! Ora tu combatterai contro di me. Voglio testare la tua forza. » A quelle parole, il giovane soldato rimase scioccato e al contempo tentato.
Amava così tanto combattere che avrebbe accettato qualsiasi tipo di sfida, persino contro il suo principe. « Va bene! Ma non mi tratterrò solo perché voi siete il Principe d'Egitto! » Si diressero nel giardino personale del principe, pieno di pavoni che fuggirono alla vista dell'intruso, e il combattimento ebbe inizio. Purtroppo non durò molto. Amir mantenne il vantaggio sin dall'inizio e avrebbe vinto lo scontro con il suo avversario ma, con un colpo di tosse, si accasciò sul suolo perdendo i sensi. Era svenuto e Ayman non sapeva che fare. Venne preso dal panico e in un primo momento pensò veramente che fosse morto. Lo prese in braccio e lo distese sul letto. Notò che respirava ancora, ma era tutto sudato. Forse si era sforzato troppo? Non sapeva dare una risposta. Prese un panno bianco e lo bagnò con un po' acqua, ponendoglielo poi sulla fronte e cominciò a fargli aria con un ventaglio. Chiamare le guardie? Non l'avrebbe fatto. Aveva paura che lo incolpassero di qualche reato e lo sbattessero nelle prigioni o, peggio, lo uccidessero. Dopo una buona mezz'ora passata nel terrore vide che Amir si era ripreso. Il giovane principe si svegliò tutto intorpidito « Dove mi trovo? » chiese guardandosi intorno, per notare solamente il giovane soldato. « Principe! State bene? Siete svenuto mentre combattevate! » il ragazzo si portò una mano sulla testa, togliendo il panno umido. Si guardò lentamente attorno, rivolgendo lo sguardo ametista verso quello scuro del ragazzo, con un piccolo sorriso sulle labbra. « Ah, ma è normale! Con questo caldo è facile che io svenga dal nulla.. anche ieri mi è successo mentre passeggiavo con mia madre e mia sorella. Dicono che è a causa della mia salute cagionevole, ecco perché mi hanno affidato una guardia personale, anche se non penso di averne bisogno! So proteggermi da solo, non sono un bambino. » Ayman, purtroppo, non aveva udito nulla di quel discorso. Si era perso nelle iridi ametista del principe e non riusciva ad uscirne. « Piuttosto, come sono arrivato qui? » chiese il giovane, ma non ricevette risposta. Ripeté ben tre volte la domanda e alla fine dovette dargli un pizzicotto sul braccio. « Mi vuoi rispondere? Ti ho chiesto come sono arrivato qui! Mi hai portato tu? Mi hai toccato? » il suo problema era questo. Odiava che la gente lo toccasse. « Eh? AH! Sì! Non sapevo che fare e vi ho portato sul vostro letto. » Amir si alzò, guardandolo male e incrociando le braccia disgustato « La prossima volta lasciami dove mi hai trovato, odio farmi toccare da gente rozza come te. » e gli diede le spalle, ridendo. « Eh!? Non solo vi ho solvato il culo, mi sgridate pure! Ma che problemi avete?! » Si girò, scoppiando in una risata, quasi sul punto di piangere. « Sei incredibile e sì, da oggi ti darò del tu a patto che lo faccia anche tu. Sei più grande di me e in un atto di infinita bontà, ti dirò qual è la mia età. » sospirò teatralmente, aggiustandosi una ciocca di capelli, di nuovo. « Ho quattordici anni, ne compierò quindici a breve e da oggi tu sarai il mio primo amico. Troppa gente prova a entrare nelle mie grazie o mi venera solo per avere in cambio un profitto o un' udienza con mio Padre. Tu mi sembri affidabile e non sei così brutto come gli altri. Hai la mia fiducia, ma se dovessi perderla, l'unica cosa che troverai sarà la morte. » Per quanto potesse apparire serio il discorso, Ayman fu felici di tal dichiarazione. Lui e il principe amici? Be', alla fine avevano trovato un punto in comune, l'amore per il combattimento e volendo, senza far fare troppi sforzi al ragazzo, potevano allenarsi insieme in segreto. Il giovane soldato si mise in ginocchio, sotto lo sguardo interrogativo del principe. Prese la sua mano e gli baciò l'anello di Turchese. « Prometto d'essere fedele alla vostra fiducia e non tradirvi mai, a patto che ogni tanto combattiate con me! » e si rialzò, mostrando anch'egli un sorriso. Si sentiva così a suo agio, libero, ma sapeva che non sarebbero durato a lungo... « Affare fatto. Ed ora portami qualcosa da mangiare che mi sto annoiando... scattare! » … infatti già cominciava a pentirsene.


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Spazio Autrice: 

Dopo tanto tempo rieccomi qui con una piccola FanFiction a più capitoli sul passato di questi due valorosi soldati! Ringrazio coloro mi hanno aiutato a correggere i vari errori, sperando non ve ne siano altri! Ringrazio le mie pseudo-beta, dato che una fissa non l'ho. Spero che vi piaccia e al prossimo capitolo! 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Il vestito di Yumichika, insieme al suo concept art sarebbe il seguente:

Tale disegno è stato disegnato da me, ergo mi appartengono i copyright >u<9 



CAPITOLO UNO


Erano passati anni dall'incontro tra Amir e Ayman; i due ragazzi ormai erano diventati amici per la pelle, seppur cercavano di velare tale rapporto dinnanzi al nuovo Faraone, nonché fratello maggiore del principe. Il precedente sovrano, ormai, era deceduto per una malattia incurabile. Egli aveva lasciato l'impero al primogenito, ed agli altri assegnò vari incarichi importanti, tra cui quello di gestire l'arte e le costruzioni di monumenti ad Amir.

Col tempo, il principe e la sua guardia erano riusciti ad allenarsi senza farsi scoprire da occhi indiscreti, nell'esteso giardino privato del principe, composto da varie piante esotiche ed una moltitudine di pavoni che, ormai abituati alla figura del nuovo ragazzo non scappavano più, anzi, s'avvicinavano per farsi accarezzare.

Oltre i soliti combattimenti, i due avevano instaurato un rapporto d'amicizia abbastanza profondo, a tal punto da raccontarsi ogni minima esperienza accaduta uno lontano dall'altro. Era assai raro veder i due giovani da soli: erano diventati un'unica cosa. Da una parte v'era Amir, il principe; la luce e punto di riferimento per la fioritura delle bellezze artistiche del regno. Dall'altra parte v'era Ayman; l'ombra della situazione, sempre vicino e fedele al suo padrone, pronto a proteggerlo in ogni occasione, anche a tal punto di scontrarsi col Faraone in persona.

Oggi, il principe Amir compieva il suo diciottesimo compleanno. Finalmente sarebbe diventato un adulto a tutti gli effetti e, a sua volta, non avrebbe avuto più bisogno d'un consigliere per la progettazione dei monumenti e simili. Per tale occasione, il Faraone aveva organizzato una festa privata e a sorpresa per il più giovane dei fratelli. Ayman, ovviamente, era a conoscenza di tutto ciò e il suo compito, datogli dal Faraone in persona, era quello di distrarre il principe o, preferibilmente, allontanarlo dal palazzo. Per tale occasione, Ayman, aveva escogitato un piano infallibile per poter distrarre il principe.
Conosceva perfettamente i gusti e le abitudini di quest'ultimo e, ovviamente, sapeva dove andarlo a cercare. Difatti, non ci volle molto per trovarlo disteso sotto una palma, dormiente insieme ad uno dei cani reali e alcuni pavoni nei dintorni. Amir era cagionevole di salute, ma ciò non gli impediva di voler dormire all'aria aperta come se nulla fosse. Il più grande tra i due s'avvicinò, cercando di svegliare il bel principe dormiente. In un primo momento gli era venuta la grande idea di svegliarlo con un bel cesto d'acqua sul volto, ma infine pensò che fosse una pessima idea.
Si limitò a scuoterlo per una spalla lentamente, finché gli occhi color ametista del corvino non si aprirono lentamente, sbattendo le folte ciglia più volte accompagnate da delle piume rosse e gialle da ambedue le parti. « Mhm...? Che succede? » Il principe si stropicciò lentamente gli occhi, stando attento a non farsi del male, mentre si alzava di schiena per poter guardare l'amico davanti a sé. Ayman, con fare fin troppo gentile e sospettoso, guardò il corvino dritto negli occhi, mentre manteneva un strano sorriso sulle labbra. « Amir, oggi andremo in città! E' un ordine del Faraone, ma in compenso abbiamo il permesso, a fine mansione, di poter fare una passeggiata sulle sponde del Nilo. » Ayman aveva calcolato il tutto, nei minimi dettagli. Di solito, egli agiva d'istinto, senza calcolare nulla, o quasi.
Quel giorno, però, doveva stare attento se voleva che la sorte stesse dalla sua parte. Il principe s'alzò, per poi iniziare a camminare verso l'uscita del palazzo, un po' annoiato. « Quindi, che dovremmo fare in città? Non penso che lì sotto abbiano bisogno della mia presenza! » la guardia seguì il proprio padrone, sospirando pesantemente, mentre trascinava la lunga lancia. « Un controllo, non di più! Però dopo andremo al fiume! » il corvino si fermò tutto d'un tratto, girandosi verso l'amico. « Come mai sei così ansioso di andare al Fiume, Ayman? » l'altro, preso alla sprovvista, si bloccò di botto guardandolo.
Sinceramente non sapeva come rispondergli. Una volta arrivati al fiume, egli avrebbe usato la scusa del tramonto per distrarlo, in modo da poter prendere tra i cespugli una sacca ben nascosta, a cui l'interno v'era il regalo del principe. Poteva essere una comune guardia agli occhi di tutti, ma per Amir no. Era il suo migliore amico, dormivano di nascosto insieme ed una notte, con pura innocenza, s'erano pure abbracciati a causa del freddo improvviso. Erano abbastanza intimi da darsi del tu e potersi scambiare dei regali. Per qualche strano motivo, però, Ayman voleva trovare la situazione perfetta per farlo e, non solo, magari lontano dal palazzo per non essere guardato da occhi indiscreti. Infine, deglutì cercando di formulare una risposta decente al suo interlocutore. « Perché c'è una sorpresa per te, al fiume! Quindi muovi quel sedere flaccido che ti ritrovi e andiamo! Su, scattare! » La vera fortuna di Ayman era che nessuno poteva sentirlo, in quel contesto.
Un linguaggio così oltraggioso con un principe non era ammesso, e questo lui lo sapeva. Amir, più di offendersi per puro gioco, non glielo vietava. Alla fine conosceva il carattere rozzo dell'amico e sapeva che non si sarebbe mai permesso di usare quel linguaggio e tono davanti a delle persone. Amir sospirò profondamente e cominciò a far strada verso la città vicino al fiume. Durante il tragitto i due rimasero in un strano, quasi imbarazzante silenzio. Se non fosse stato per il cinguettare degli uccelli, l'abbaiare dei cani e il vociare di qualche mercante o cittadino per le strade, la situazione non sarebbe mutata d'una virgola. Dopo aver attraversato l'intera città sino alla riva del fiume, Amir si trovò improvvisamente da solo. Ayman era magicamente scomparso. Egli si guardò intorno confuso, urlando il nome del disperso per farsi sentire. Arrabbiato e frustato, continuò a camminare da solo verso la riva del fiume, trovando una pergamena di papiro. Amir si guardò intorno incuriosito, per poi raccogliere il suddetto oggetto e leggerlo. Su di essa v'erano pitturati vari geroglifici, che, in teoria, dovevano significare 'Buon compleanno Amir', ma in pratica v'era scritto 'Buon Amir.'. Subito riconobbe che un tale errore poteva commetterlo solamente una persona in tutta l'Egitto: Ayman. Seppur istruito a dovere, i geroglifici gli erano ancora un tabù e, molto spesso, si dimenticava simboli importanti per completare i sensi compiuti delle frasi. Il principe sbuffò divertito, immaginando che stesse architettando qualcosa. Infatti, così era. « Amir. » Il principe si sentì chiamare e subito si girò, con un dolce sorriso sulle labbra, mentre il vento freddo serale iniziava a farsi sentire e scompigliava i lunghi e setosi capelli del principe. « Sì? » Ayman si trovava al cospetto di Amir, in ginocchio, mentre teneva in mano uno strano oggetto avvolto in un pezzo di seta. « So che è sbagliato. So perfettamente che una persona del mio rango non ha alcun diritto di darti un dono per l'anniversario della tua nascita. Sai anche che me ne frego di queste cose e che negli anni precedenti non t'ho mai fatto un regalo. » mentì.
Ogni anno, cercando di mantenersi anonimo o passare inosservato, gli aveva sempre fatto un regalo. Amir lo guardò, per poi essere infastidito dal suo comportamento. Quello era un discorso serio e da amico, allora perché era in ginocchio? « Ayman, se vuoi farmi un regalo alzati. » la guardia lo guardò male, per poi sbuffare. « Non c'è bisogno che tu me lo dica, mi stavo alzando di mia spontanea volontà... » Amir cercò di trattenere una risata copiosa, per poi guardare quel pezzo di stoffa più curioso che mai. « Allora? Mi dai questo regalo o no? » Ayman non rispose, gli diede direttamente il suddetto oggetto con violenza, per poi incrociare le braccia incurante. « Ho speso tante monete, trattala bene. » Il principe rimase incuriosito da quelle parole e tolse immediatamente la stoffa dall'oggetto, che gli mostrò una falce egiziana, fin troppo spessa. « Non è spessa questa lam-- AH! » nel tentativo d'impugnarla, dalla prima lama ne uscirono altre quattro. Ayman rise compiaciuto, orgoglioso del suo operato. « E' una falce speciale, solo per il /mio/ principe. Tutti possono avere una falce con una lama, ma tu ne hai ben quattro, ben calibrate tra loro e affilate. » Amir non rispose. Egli rimase ad ammirare la lama emozionato dall'operato del suo amico. S'era sicuramente rivolto ad uno dei migliori fabbri di tutto l'Egitto per riuscire a fabbricare un'arma del genere. Sicuramente aveva speso molte monete per averla o, addirittura, farla forgiare dal nulla. Amir abbassò gli occhi sull'elsa, notando alcuni dettagli decorativi con i suoi colori preferiti. « Ayman... » Il principe s'avvicinò lentamente alla guardia, accompagnato da un strano sentimento che si faceva strada sino al suo cuore. Le gambe gli si muovevano da sole, aiutante dal vento e la strana atmosfera creatosi. Ayman rimase fermo, con lo sguardo girato verso il fiume. Non aveva notato che il suo, migliore, amico s'era avvicinato più del dovuto, con chissà quali attenzioni. Amir, dal canto suo, sentiva che ciò che stava per commettere era sbagliato. Non sarebbe potuto più tornare indietro, ma, se così si può definire, fu salvato dalla voce delle guardie reali che si stavano allenando lì vicino.
Tali voci fecero risvegliare la ragione nel principe, allontanandolo dalla guardia, mentre ella si girava e lo guardava senza capire. Perché tutto ad un tratto aveva le gote rosse e, soprattutto, stringeva con forza l'elsa della falce? « Ami- » non finì la frase che l'altro sorpassò con la propria voce. « Torniamo a palazzo. Mio fratello sarà preoccupato nel non trovarmi nelle mie stanze a quest'ora. » Si girò, senza riuscire a guardarlo. Stava per commettere l'errore più grande della sua vita, nel giorno del suo compleanno, solo perché s'era creata una strana atmosfera. Deglutì, iniziando a camminare verso il palazzo, con passo veloce, ma sempre elegante.

Dopo svariati minuti, Amir e Ayman arrivarono a palazzo. Amir si diresse verso il corridoio che portava nella stanza privata del principe, seguito da Ayman. Quando i due amici arrivarono nella stanza, all'interno trovarono un lungo abito di lino bianco, decorato con vari simboli che rispecchiavano la natura di Amir. « E questo? » Disse il principe non capendo cosa ci facesse lì un abito tanto pregiato. « Stasera vostro fratello il Faraone ha organizzato un banchetto. Probabilmente vorrà che lo indossi. » velocemente aggiunse Ayman, senza far trapelare la notizia della possibile festa “a sorpresa”. Amir, un po' titubante, si diresse verso l'abito e, lentamente, iniziò a spogliarsi davanti all'amico, provocando in lui un strano rossore. « Per l'amore degli Dei, non puoi spogliarti fuori dal mio campo visivo? » Il corvino, cercando di mascherare una sonora risata, si girò verso l'amico « E tu per forza devi guardarmi? Nemmeno fossi una donna! », si girò nuovamente, dandogli le spalle, mostrandogli il fondo schiena. “ Però, il tuo corpo si avvicina molto a quello di una donna, soprattutto da dietro.” Disse Ayman in un sussurro, sperando che l'amico non l'avesse sentito. Amir s'aggiustò, cercando d'apparire più bello possibile: un po' di piume sulle ciglia, qualche goccia di profumo, una spazzolata ai capelli ed era pronto per il banchetto, seppur somigliasse più ad una donna che ad un uomo. I due si incamminarono verso la sala dei banchetti, ma durante il tragitto era calato un imbarazzante silenzio che durò per tutto il tempo. Una volta arrivati alla destinazione, Amir fu accolto dai servi e dagli invitati in un fragoroso applauso. Il banchetto iniziò. Vi furono serviti svariati cibi, d'ogni forma, grandezza e sapore. Assai bevande e svariati intrattenimenti, tutto per il compleanno del principe.
La serata andò per il meglio, finché il Faraone, per via straordinaria, s'alzò dal trono per iniziare un discorso. « Oggi è il diciottesimo compleanno del mio fratello minore, Amir. Finalmente potrà adempiere all'incarico che nostro padre ci aveva lasciato senza la supervisione di qualcuno. Con l'aiuto degli altri nostri fratelli, abbiamo deciso di donarti qualcosa che, in realtà, avrebbe voluto darti nostro padre. » si fermò, riprendendo fiato. Amir, assortito da quelle parole, s'avvicinò di più al suo interlocutore, mantenendo però la giusta distanza. Chissà, poteva essere un dono qualsiasi. « … Tutti noi sappiamo che se io fossi morto prima di diventar Faraone, dopo nostro padre, lui avrebbe voluto che tu avessi questo privilegio. A tal occasione, se io dovessi morire senza un erede, seppur mi sembra assai difficile, tu diverrai Faraone e, appunto, il nostro dono consiste nel donarti una moglie. La donna più bella d'Egitto e figlia d'un importante amico di famiglia. L'unica degna di star con il ragazzo più bello d'Egitto. » tutti cominciarono ad applaudire, tranne Amir. Egli sbiancò improvvisamente, non sapendo che dire. Incoscientemente si girò verso Ayman che, in quel preciso momento, aveva rivolto lo sguardo al pavimento. Il corvino si girò nuovamente verso il Faraone. Socchiuse gli occhi in un sospiro, per poi rispondere. « Accetto questo dono... fratello. Ora, però, se permetti preferisco congedarmi e andare nelle mie stanze. Sono un po' stanco, grazie. » Nessuno dubitò delle sue parole, ma Amir si sentì sporco nell'accettare un matrimonio combinato. Chi non lo conosceva davvero non poteva sospettare che in realtà il corvino si fosse sentito così male che sarebbe scappato da quella stanza. Diede le spalle al Faraone e si dirisse verso Ayman, facendogli segno di seguirlo. Quando uscirono dalla stanza, con passo lento, Ayman cercò di aprire bocca, inutilmente. Amir l'aveva preso per il polso e cominciò a correre per i lunghi corridoi del palazzo, sino ad arrivare nella propria stanza. Una volta arrivati, lasciò la presa e si lasciò cadere lungo la parete, per poi sedersi sul freddo pavimento. Ayman s'avvicinò lievemente preoccupato, non capendo il motivo del suo comportamento. « Amir, stai bene?! » Il corvino alzò lo sguardo lucido verso il calvo. « Non voglio sposarmi. » Ayman, sospirando, si sedette accanto all'amico, lasciando a terra la lancia che di solito teneva in mano. « Come no? Hai persino accettato! E poi ha detto che è la donna più bella di tutto l'Egitto, dai! » Il corvino si girò verso il suo interlocutore, guardandolo in modo truce. « Può essere la donna più bella del mondo, ma non sarà ma la persona che io voglio. » Si girò, abbassando lo sguardo. Ayman non aprì bocca, lasciando che l'altro si sfogasse. « Potrebbe anche piacermi, dato che a me piace qualunque cosa riguardi la bellezza, ma non voglio sposarmi con qualcuno che non amo. » Il calvo si girò verso il corvino, guardandolo dritto negli occhi color ametista. « E chi ami tu? » Amir, a sua volta, lo guardò dritto negli occhi con un espressione contrariata. « Non ti risponderò nemmeno sotto tortura ~ » E gli sorrise, in modo abbastanza ironico. Sembrava tornato in sé, adesso. « Ora ti riconosco! » Il calvo gli diede una pacca sulla spalla, per poi sorridere. Amir non rispose, semplicemente si lasciò cadere sulla spalla dell'amico, sino a cedere sulle sue gambe. S'addormentò immediatamente, scambiando Ayman per un cuscino, lo abbracciò dalla vita con un dolce sorriso stampato sulle labbra. La guardia, non sapendo che fare, lo lasciò dormire e, a sua volta, s'addormentò anche lui accarezzandogli i capelli con un dolce movimento. 

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Spazio autrice: 

Dopo tanti mesi sono riuscita a pubblicare il primo capitolo! 
Ringrazio coloro che mi hanno spronato a continuare la FF e trovare un finale decente.
Nei prossimi giorni inizierò il secondo capitolo e spero di pubblicarlo al più presto! Alla prossima ♥♥

 

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