The film of the dead

di pietros99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il rito ***
Capitolo 2: *** Michael ***



Capitolo 1
*** Il rito ***


«Zeke devi farlo!»gridò Michael disperatamente. La ragazza era lì,stesa sul tavolo,tramortita,pronta per essere uccisa eppure Zeke si rifiutava di farlo,pur consapevole delle orribile conseguenze. Se ne stava lì,rannicchiato in un angolo a guardare tremante la vittima. Sembra un piccolo coniglio impaurito,pensò Michael. Jack,invece,stava appoggiato alla parete con la sua solita aria da menefreghista,e guardava entrambi piuttosto scocciato,ormai l'avevano fatto così tante volte ed era sempre la stessa storia:Zeke che rimaneva paralizzato dall'angoscia e Michael che cercava di convincerlo a compiere quel continuo rituale. Potevano farci qualcosa? No,erano segnati,non potevano farci nulla e avrebbero continuato così per sempre. «Ti prego,dovresti esserci abituato Zeke!»continuò Michael con tono supplichevole,voleva porre fino a quello strazio eppure sapeva che non era possibile. «N-non voglio»replicò Zeke con la voce rotta dal pianto,si rifiutava,era uno strazio per lui,distruggere la vita di qualcuno,eppure era costretto. Era maledetto,erano tutti maledetti. «E andiamo,te l'ho tramortita a morte,il cuore batte appena. Vedi di non farla tanto lunga così ce ne andiamo tutti»disse Jack con tono adirato. Seguì un lungo attimo di silenzio,spezzato solo dai continui singhiozzi di Zeke. Ci deve essere un altro modo non può continuare sempre così,pensò esasperato Michael. Ed ecco che l'Altro prendeva il sopravvento sul povero Zeke. Alzò lo sguardo,gli occhi rosso cardinale,i denti tramutati in zanne auree,aguzzi e letali,le unghie tramutate in artigli placcati di argento. Eccolo qui,il demone interiore di Zeke,il mostro da tenere a bada,il loro grande segreto. Jack sgranò gli occhi,meravigliato e fece un passo indietro,non era mai stato un bello spettacolo vedersi ridotti così,ma per loro era qualcosa di inevitabile. Il Demone sibilò verso il ragazzo scontroso che si paralizzò all'istante,non aveva paura,sapeva che l'immobilità era la migliore delle soluzione. Michael sapeva cosa fare,non era un evento così raro che uno fra loro perdesse il controllo,specialmente se si trattava di Zeke. «Avanti,controlla il mostro interiore»disse con tono calmo e pacato. La creatura si voltò verso Michael,col suo respiro roco e rantolato,lo scrutò malignamente senza battere ciglio e i crepitii del mostro di Zeke andarono diminuendo,molto lentamente,fino a poi placarsi del tutto. Cacciò un grido acuto,di quelli che solo Zeke sapeva fare e riuscì a riprendere il controllo del suo corpo. A quel punto la ira di Jack si scatenò,non poteva sopportare di vedere l'amico ridotto in quel modo. Ci volevano le maniere forti. «BRUTTO CAZZONE»inizò a gridare contro il ragazzo disperato«FACCIAMOLA FINITA. O MUORE LEI O MUORI TU!» Il ragazzo si voltò verso Jack con il volto rigato dalle lacrime e i continui gemiti. Gli rivolse uno sguardo supplichevole,pieno di tristezza e dolore. «Non ce la posso fare»disse quasi con un sussurro. «L'hai fatto così tante volte,non rompere i coglioni»replicò Jack con la sua aria gelida e fredda. In realtà soffriva molto,sia per sé stesso che per i suoi amici ma odiava esternare le sue emozioni. Michael guardò compassionevolmente i suoi compagni,ne avevano passate così tante insieme,si conoscevano da così poco tempo eppure avevano stretto un enorme legame,avevano recitato assieme per così tanto eppure avevano commesso così tanti omicidi. Era necessario,erano maledetti. «Avanti Zeke,noi siamo con te»sussurrò all'orecchio dell'amico «È inevitabile biondino»disse Jack abbozzando un sorriso scompigliando i capelli di Zeke,facendo raffreddare la sua rabbia«noi ti siamo vicini» Il ragazzo piangente serrò i pugni,stanco di tutti le attenzione degli altri due,si sentiva inferiore mentre in realtà era solamente il più sensibile,per non dire umano. Si alzò in piedi con uno sforzo,si incamminò verso il tavolo con passo pesante,trascinando i piedi. Impugnò il coltello posizionato ermeticamente da Jack accanto al petto della povera vittima. Guardò il suo volto cadaverico balenare nella lama del suo strumento omicida. È arrivato il momento,pensò lui. Scostò una ciocca dei capelli corvini della povera ragazza dal volto mascolino della povera ragazza,era ancora viva,si poteva vedere il debole movimento del petto che andava su e giù. Nessuno dei tre sapeva chi fosse o che cosa facesse nella vita,Jack l'aveva trovata in un locale intenta ad ubriacarsi,l'aveva abbindolata con il suo enorme fascino per poi colpirla a tradimento e portarla al macello. È così ingiusto,pensò Zeke facendo ondeggiare il coltello da una mano all'altra. Ti farà solamente del bene,disse un'altra vocina nella sua testa. Il suo corpo cominciò ad essere percorso da brividi,l'equilibrio cominciava a mancare e il respiro si faceva affannoso. L'Altro stava riprendendo il sopravvento ed andava fermato. Cacciò un grido di nervosismo,alzò il braccio e conficcò il coltello nel petto della ragazza che esalò il suo ultimo respiro. Senza rimorso,senza rimorso,senza rimorso;continuava a ripetersi il povero Zeke. Ma il rimorso c'era. Il corpo della vittima venne avvolto da una tenue luce che la inghiottì totalmente per poi diradarsi...con il cadavere. I brividi sparirono,l'equilibrio si ristabilì. Ma il respiro affannoso non cessava. Aveva distrutto la vita di quella povera ragazza,ormai aveva perso persino il conto di quanti fossero morti a causa sua. Un nodo gli si formò alla gola,corse in bagno tornando a singhiozzare e inghiottì una manciata di antidepressivi,ormai ne era letteralmente imbottito. Ogni volta la stessa storia,pensò Michael guardando l'amico trangugiare la sua dose di "felicità" in pastiglia. «Andava fatto»gli disse Jack,come se lo avesse letto nel pensiero. Il suo sguardo era vuoto e vacuo,come quello di qualcuno che non dorme da giorni. Anche lui era disperato per la loro terribile sorte. «Jack,troveremo un modo»rispose Michael appoggiando una mano sulla spalla del compagno«lo prometto» «Buonanotte»si limitò a dire Jack scuotendo la testa e rintanandosi in camera sua. Michael si lasciò cadere a terra,a lasciarsi sopraffare dai pensieri. Le loro crisi depressive,i numerosi rapimenti inspiegabili causati da loro. Lo facevano solo per controllare i loro demoni. Quello era il loro tormento eterno,il dover trattenere i loro demoni interiori.

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Capitolo 2
*** Michael ***


Michael aprì lentamente gli occhi. Gli bruciavano da impazzire,odiava alzarsi presto la mattina eppure era diventata un’abitudine. Si sedette sul letto scostando le lenzuola e si stropicciò gli occhi con veemenza,assonnato. Ancora incubi,ormai era diventata un’abitudine anche questa. È sempre lo stesso incubo:il suo demone che prende il sopravvento e lui che non riesce più controllarlo. È orribile,essere rinchiusi in un lontano recesso della propria mente senza poter avere il controllo del proprio corpo. È questo ciò che succede quando uno dei Demoni prende il sopravvento,vieni trascinato via dal tuo corpo e non puoi fare niente se non osservare quello che succede all’esterno mentre Lui si scatena Si alzò con un sospiro ed andò a prendere i vestiti,lanciando una fugace occhiata allo specchio. Grazie al cielo era ancora lui:grandi occhi scuri,capelli nerissimi rasati dai lati e leggermente più lunghi sulla cima,labbra carnose e morbide,pelle rosea e candida. Era semplicemente sé stesso,semplicemente Michael Tellerk. Spalanco con un colpo secco l’anta a scorrimento dell’armadio,prese un paio di jeans strappati e una maglietta nera;li indossò e gettò uno sguardo rapido alla sveglia. 5:32,veramente presto. Alzò le spalle,come per scrollarsi di dosso uno spiacevole pensiero e uscì rapidamente dalla camera,cercando di non fare troppo rumore per evitare di svegliare gli altri due. Percorse il marmoreo corridoio,attraversò la sala,completamente incasinata,erano pur sempre tre ragazzi in una casa,era ovvio che regnasse il pandemonio,prese una giacca a caso (che poteva anche non essere sua) ed uscì di casa cercando di non sbattere la porta. Alle sette e mezza avrebbero dovuto incontrarsi tutti e tre con il loro manager,aveva detto di aver trovato un lavoro perfetto e lui sì che ci sapeva fare con gli affari. Da quando avevano assunto Richard Glandeword avevano iniziato a recitare tutti e tre in dei film che avevano sempre vinto dei premi,SEMPRE. Dovevano a lui tutta la loro fama e non sarebbero mai riusciti a ringraziarlo abbastanza. Michael si incamminò per il vialetto dello sconfinato giardino e,poco prima di aprire il cancello di metallo,si voltò a guardare la loro splendida villa. E pensare che erano partiti da uno squallido appartamento in California a recitare come comparse nelle recite dell'orrenda compagnia teatrale della loro orrenda cittadina. Il loro incontro era stato del tutto casuale:Jack aveva bisogno di almeno un coinquilino perché non riusciva a pagare l’affitto e provarono tutti un’immediata ed innaturale simpatia l’uno per l’altro,quando poi avevano scoperto di avere la comune passione della recitazione capirono che loro dovevano essere un gruppo. E quando scoprirono che tutti e tre dovevano uccidere per vivere capirono che il loro incontro non doveva essere stato casuale. A loro piaceva pensare che il loro incontro è stato voluto dal destino. Ne avevano passate veramente di tutte,si erano tenuti aggrappati con unghie e denti al loro sogno comune,ossia quello di diventare attori,e alla fine erano riusciti a sfondare nel mondo del cinema. Era proprio orgoglioso di quello che erano riusciti a diventare nonostante la loro “maledizione”. Decise di aprire il cancello per poi varcarlo e ritrovarsi tra le immense strade dell’enorme città di Los Angeles,la città degli angeli,la città dove tutto era possibile. Si infilò le mani in tasca,tirando su il cappuccio della giacca,non perché avesse paura delle ordate di fan,anzi,quella cosa gli piaceva da impazzire,ma perché il clima non era esattamente dei migliori. Iniziò a camminare per Beverly Hills,intento ad andare verso il bar nel quale dovevano incontrarsi,per le strade non c’era un’anima,in compenso si poteva vedere una miriade di auto,parcheggiate in movimento o parcheggiate che siano. Michael si sentiva tremendamente solo,avrebbe voluto dormire un po’ di più o magari aspettare che gli altri due si svegliassero e invece aveva deciso di uscire. Poco male,adesso non poteva più entrare in casa. Dopo più o meno un quarto d’ora passato a camminare si fermò davanti alla porta vetrata del “Jennifer’s cafè”,afferrò la maniglia e aprì la porta. Nel bar c’erano due anziani intenti a leggere un giornale e un mucchio di tavoli vuoti. Los Angeles alla mattina presto era veramente noiosa. Michael si sedette al balcone aspettando che arrivasse qualcuno,intanto lanciò un’occhiata a uno di giornali dei vecchi. In prima pagina troneggiava il titolo “ENNESIMA SPARIZIONE DI LOS ANGELES” e sotto il titolo appariva una foto della ragazza mascolina che Zeke aveva ucciso la sera prima. Un brivido percorse la spina dorsale di Michael,sapere di essere il colpevole delle continue sparizioni di Los Angeles gli provocava un senso di nausea,come se un altro Demone lo stesse divorando lentamente da dentro. Quel Mostro aveva un nome,Lui era “Sensi di colpa” e affliggeva tutti e tre,avevano imparato a conviverci ma era veramente terribile. Distolse rapidamente lo sguardo da quel giornale scuotendo la testa,cercando di scacciare quell’orribile ricordo. <>domandò cercando di mantenere un tono pacato. <>rispose prontamente una voce gracchiante da dietro la porta che,evidentemente,dava sulla cucina. Seguì un breve periodo di attesa che a Michael sembrò eterno,poi le porte si spalancarono ed entrò una donna sulla sessantina,occhiali a goccia sugli occhi grigio nebbia,capelli corti e biondi come spighe di grano,gli occhi azzurri costernati da piccole rughe e un naso adunco. <>continuò la donna con tono melenso<> <>rispose sorridendo con dolcezza alla donna. Le ricordava tremendamente sua nonna,sia per l’aspetto fisico ma soprattutto per quei modi così amorevoli. Michael viveva con sua nonna prima di trasferirsi con Zeke e Jack,dopo due mesi il cancro la stroncò,fu un bruttissimo colpo per Michael ma i suoi amici lo aiutarono ad andare avanti. <>domandò con voce sorpresa<> Michael rise,leggermente imbarazzato e nostalgico;anche quella frase era tipica di sua nonna. <>disse sorridendole candidamente. <> E prima che il nostro Michael potesse obbiettare la candida donna era già fuggita in cucina e tornata con una teglia di muffii fumanti di tutti i tipi. Ne avvolse uno con un paio di pinze,lo adagiò delicatamente in un piattino e lo porse al ragazzo a dir poco imbarazzato dai modi tanto gentili di quella”nonna”. <>lo invitò la signora,guardandolo amorevolmente. Michael indugiò a guardare gli occhi grigi della gentilissima barista ma poi il suo naso venne invaso dall’inebriante odore di cioccolato sprigionato da quel muffin e non riuscì a resistere,trangugiò quel dolce come se fosse a digiuno da mesi,ed in effetti mangiava sempre pochissimo. Finì di mangiare quella bontà e guardò attentamente quella signora dai modi così impeccabili e dolci,era veramente simile a sua nonna,il suo atteggiamento,il suo aspetto,persino la sua camminata leggermente zoppicante era simile a quella di sua nonna. Scosse la testa,sconsolato,riusciva a trovare similitudini con sua nonna persino in un palo della luce,doveva dimenticarla. Appoggiò delicatamente dei soldi sul balcone. <>disse la donna con un sorriso. MIchael si allontanò senza dire un’altra parola evitando di prendere i soldi,uscì dal locale e si concesse di fumare una sigaretta,non era un vizio ma ogni tanto ne aveva bisogno. Sfilò una Black Devil dal pacchetto,se la portò alla bocca e la accese con un fiammifero aspirando affondo e gustandosi il sapore di vaniglia. Gli ritornarono in mente le immagini sfocate della sua infanzia:le enormi portate di cibo di sua nonna,il suo primo spettacolo e il suo primo omicidio. Quell’orribile ricordo gli era rimasto impresso nella mente ed evidentemente non se ne andrà mai. I suoi pensieri vennero brutalmente interrotti dalle chiacchiere che si udivano in avvicinamento. Michael alzò lo sguardo da terra,guardando a sinistra. Jack,Zeke erano arrivati ed erano in compagnia di Richard.

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