They found that love and yes, it was wonderful

di MissBethCriss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stones of Love ***
Capitolo 2: *** One Hundred Dollars ***
Capitolo 3: *** Permets-tu? ***
Capitolo 4: *** Empty seat and blackmail ***
Capitolo 5: *** Napoleon the Phantom ***
Capitolo 6: *** We were waiting for each other ***
Capitolo 7: *** They found that love and yes, it was wonderful ***



Capitolo 1
*** Stones of Love ***


Beth's Corner: visto che ci teneva tanto tengo a precisare che questa storia è tratta da una storia vera. 
 

They found that love and yes, it was wonderful

 
Per la Seblaine Week
1st Day – Alternative Meeting
 
Stones of Love
 
 
Cosa mai poteva guastare la vacanza in Spagna di Blaine? Un esemplare di Sebastian Smythe che nel suo ambiente naturale continuava a bere come una spugna benché, lui, l’alcol mica lo reggesse. E che aveva anche il vizio di commettere pastrocchi su pastrocchi e questi si accumulavano, uno sopra l’altro, come dei piccoli mattoncini e col tempo era convinto che sarebbe riuscito a costruirci un prototipo della sua amata Tour Eiffel.
I due ragazzi erano due sconosciuti, mai visti, ma che il fato, o chi per lui, aveva portato a farli incontrare in un bar sperduto di Benidorm e nel più bizzarro dei modi poiché entrambi, finito il college, si regalarono un viaggio con i loro amici più cari in quella località valenziana. I loro occhi s'incrociarono per la prima volta dopo il quarto bicchiere, di un liquore sconosciuto, di Sebastian, e il francesino aveva incominciatosubito dopo a domandargli cosa ci facesse così lontano dalla Contea un hobbit da solo e Blaine preferì non rispondergli, la prima volta. Come aumentavano i bicchieri scolati aumentava anche il tasso di insopportazione di quel ragazzo che passava da biascicare parole in inglese al francese, dicendo cose che non avevano né capo né coda. Un suo amico, alla fine, lo portò fuori dal locale per fargli prendere una boccata d’aria fresca e una volta che rientrò, s'indirizzò verso il centro della sala dove si trovava Blaine tirando fuori una rosa che il moretto non sapeva da dove potesse mai averla tirata fuori. E Sebastian andò verso di lui con uno di quei sorrisi che avevano il potere di illuminare anche la più oscura delle notti e con uno sguardo dove, sotto il velo dell’ebbrezza, si poteva scorgere un barlume tenue di rammarico, come se fosse veramente dispiaciuto di tutte le battute sulla sua altezza o i commenti troppo spinti che uscirono poco tempo fa dalla sua bocca. Quando gli fu di fronte, si inginocchiò e dopo, con un sorriso mesto, si girò verso il suo compagno di disavventure e fu lui il destinatario di quella meravigliosa rosa. E Blaine, in quella circostanza, non seppe dirsi il perché provava un sentimento che gli opprimeva il petto, come se si sentisse offeso. Offeso poi da che? Da un gesto insensato di un ubriaco di cui nemmeno sapeva il nome, per giunta? E quando se ne andò via stizzito anche a Sebastian, questo suo comportamento non passò inosservato e anche a lui, senza un motivo logico, si insidiò nel suo stomaco una piccola morsa, che lo faceva sentire in colpa per quello che aveva appena fatto. E per dimenticare si scolò un altro bicchiere promettendo al barman che quello sarebbe stato il suo ultimo bicchiere della serata. Anche se il pensiero del moretto non abbandonò mai i suoi pensieri.
Quando la sbronza passò a Sebastian e dopo che si diede alle escursioni più folli la sera prima della partenza, si ritrovò a passeggiare in riva al mare, con una grande luna che brillava alta nel cielo e un cielo stellato, intorno a lei, che la rendevano ancora più luminosa. Sentiva in lontananza della musica dagli stili più svariati e stranamente non cozzarono fra loro in una melodia poco armonica, non urtavano nemmeno la bellezza irreale di quella passeggiata, si sentiva in un’altra dimensione. A un certo punto vide un ragazzo e quei suoi capelli ricci gli parvero familiari, mentre camminava, verso di lui gli ritornò alla mente il moretto che aveva attratto la sua attenzione fin dal primo momento che l’aveva visto e col quale ci aveva fatto il cretino.
“Ehi.”
“Ancora tu?” chiese seccato, quando fece per alzarsi Sebastian lo bloccò prendendogli il polso.
“Giuro che non ti ho pedinato, mi son detto che conoscevo quei ricci ed era meglio se passavo a farti un saluto, a scusarmi almeno. E, e sai è la mia ultima sera qui e volevo godermi la spiaggia. C’è un qualcosa del mare al chiaro di luna che è magico, ed è un buon ultimo ricordo di un posto, non trovi?”
“Che vuoi? E no, non mi sono perso e non abito nella Terra di Mezzo.”
“Ecco. Te l'ho detto, volevo scusarmi, non lo faccio spesso, ma con te ho superato un limite. E, da come ne parla Chuck, credo di averlo proprio fatto.”
“Ci sono abituato, tranquillo.”
E Blaine si rimise a sedere sulla sabbia imitato da Sebastian, che lasciò cadere fianco al ragazzo, tanto vicino a lui che i loro gomiti si potevano toccare. Rimasero in silenzio per un po’ e poi incominciarono a raccontarsi della loro esperienza spagnola, i posti che avevano visto, gli odori che li accompagnarono e di quei colori che difficilmente se ne andranno via dalla loro memoria. E poi finirono per raccontarsi dei loro viaggi passati e della loro vita di tutti giorni, dei loro timori e da cosa scappavano con tanta frequenza. Stranamente i due si trovarono più a proprio agio di parlare di fatti personali con un perfetto sconosciuto che con i loro amici di vecchia data, i due non se ne accorsero ma parlarono fino a quando il Sole si svegliò e la Luna gli lasciò il posto. E allora Sebastian si dovette alzare, perché aveva bisogno di ritornare all'albergo per prepararsi al lungo viaggio che lo attendeva, ma prima di lasciarlo andò a cercare un sasso sulla battigia e poi lo consegnò a Blaine, che lo guardò curioso.
“Beh, non è una rosa, ma non muterà mai e non morirà mai. Per alcune credenze simboleggia un eterno ricordo e questa serata non me la voglio dimenticare. Così la prossima volta che ci vedremo io non mi sarò scordato di te e ti regalerò la rosa che ti meriti e ti devo anche un ballo, giusto? Così forse sarò un po' più perdonabile per quello che ho fatto. Tanto starai a New York per un po’, giusto?”
“Sì, se tutto va per il meglio, mi stabilirò lì. E sei già perdonato, dormi tranquillo.”
Blaine si alzò sorridendogli e Sebastian si avvicinò a lui per lasciargli un bacio sulla guancia, poi se ne andò senza voltarsi indietro.

Cosa mai poteva rendere la vacanza in Spagna di Blaine indimenticabile? Un Sebastian Smythe.

 

 
Beth's_Corner.2: Chi non muore si rivede, vero? Infatti eccomi qui! Per chi segue "F for Family" scusatemi, ma ora che finalmente anch'io sono libera la riprenderò il prima possibile! Sapete sono una personcina libera solo da tre giorni (per stare nei tempi dovevo per forza puntare a un qualcosa di breve e la cosa bella è che sono tutte finite e betate) e quindi scusatemi, un'altra volta, per ciò che è venuto fuori per il primo giorno della Week. Ma sapete la maturità mi ha prosciugato anche quel poco di sanità mentale che mi era rimasta. Sì, ho stoppato tutto per via della maturità, ma ora che è finita posso tornare alle cose belle della vita. Vedo la luce ora finalmente, sono tanti libri e penombra.
Storia tratta da una storia vera, ebbene sì, tranne che per Benidorm (luogo mi ha rubato un pezzo di cuore), per il piccolo dono che Bas fa a Blaine e altre minime piccole modifiche di qua e di là. Alla diretta interessata è piaciuta, chissà se piacerà anche a voi? Lo spero tanto!
Un grazie va alla beta che è sempre più spaventata di me, storia dopo storia, scelro dopo sclero ("sono 11 pagine. Quando le hai scritte?! Ho paura di te" -cit beta, ho i folletti che non mi fanno le scarpe quando dormo, ma mi scrivono scemate, ecco l'ho detto), ma troverà sempre un po' di tempo per me e per questi due scemi che amiamo tanto, anche se ingarbugliata fra mille preparativi per la partenza. E uno va alla cara B che ha donato il più bel input a questa storia.
Grazie aanche a chi legge e a domani!!
HAPPY SEBLAINE WEEK! MAY THE FEELS BE WITH YOU.

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Capitolo 2
*** One Hundred Dollars ***


They found that love and yes, it was wonderful


Per la Seblaine Week
2nd Day: Wet T-Shirt Contest

 
 
One Hundred Dollars
 
 
Sebastian, con gli anni, aveva imparato a sopportare i pessimi gusti di Thad in tutti i campi. Ci aveva fatto il cosiddetto “callo” e tutto questo grazie agli anni passati alla Dalton, nella stessa stanza, per due lunghi anni, l’avevano temprato al peggio che quel essere potesse mai elaborare.
Il culmine, il moro, lo raggiunse quando, alla tenera età di venticinque anni suonati, fece la proposta di matrimonio a John, un essere banale quando il suo nome, ma si amavano e non c’erano leggi – fisiche, matematiche o quante altre – che tenevano. Il problema non stava nella proposta in sé, assolutamente, anche se il loro livello di smancerie aveva raggiunto vette epocali nel corso del tempo. Il problema stava nel posto in cui il futuro sposino aveva deciso di fare la festa di addio al celibato: in uno dei pub più schifosi di tutta New York, persino dell’America stessa, quello che nelle guide ci dovrebbero scrivere “da evitare, se possibile”, a caratteri cubitali e in braille in modo tale che tutti fossero al corrente, al confronto il buon vecchio Scandals era una reggia. E Sebastian odiava Thad per questo, lo portava in posti che lui odiava, ma che alla fine abbozzava sempre e gliela dava sempre vinta. Quella volta, quando gli riferì la sua decisione, il francese si fece una grassa risata, credendo che stesse scherzando, di certo era una burla perché lui non voleva passare la sua ultima sera da scapolo in quella topaia, non era possibile ma quando vide che lui era serio gli fece: “ma  lo sai che lì fanno i contest per Mr. Maglietta Bagnata?”. E Thad con tutta la tranquillità del mondo se ne uscì con: “Certo che lo so, secondo te perché, fra tanti, ho scelto questo?”. E a Sebastian gli caddero le braccia e preferì non parlarne più fino a quando non sarebbe finito il tutto.
Quando la notte del 21 luglio bussò alle porte Sebastian indossò uno dei suoi sorrisi migliori con la sua camicia preferita e si avviò verso la copia venuta male dello Scandals, con le mani in tasca e con tanta voglia di rigirarsi per ritornare a casa. Quella sera ridavano “Il Grande Gatsby” e lui si era promesso che mai avrebbe perso un film di Leonardo di Caprio quando li davano in tv, mai. Perciò mentre aspettava che il resto della combriccola arrivasse si mise a elaborare un modo per riuscire a svignarsela, senza dare troppo nell'occhio, doveva pur salvaguardare la sua reputazione e finché loro non c’erano, nessuno poteva provare che lui stesse veramente lì. Ma Thad arrivò prima che potesse fare qualcosa, venne contagiato dalla sua felicità e per quella sera Leo poteva aspettare.
Una volta che tutti furono arrivati, entrarono nel locale e si dovettero fare spazio fra la cortina di fumo delle sigarette per arrivare ai tavoli che avevano preparato per loro, ovviamente in prima fila per il loro spettacolino ovviamente. Sebastian era così contrariato per una ragione: gli sembrava pacchiano, privo di senso e gli ricordava i festini al college. Per questo li odiava, voleva dimenticarsi del college perché lui in quelle quattro mura rovinò tutto. Ci impiegarono anni per costruire qualcosa di loro e a lui bastarono pochi secondi per far a pezzi un "noi" creato con fatica. E quando le luci si abbassarono, riconobbe uno dei ragazzi, quel corpo lo sapeva riconoscere fra mille così come quel viso che aveva ancora il potere di turbarlo, come se riuscisse ad entrargli dentro l’anima con i suoi occhi dorati. E anziché le braccia, quella volta, gli cadde il mondo addosso. Si alzò di scatto e andò di corsa al primo cameriere e gli chiese dove quelli sul palco si cambiassero e una volta ottenute le informazioni, si fece spazio fra i corpi sudati di coloro che stavano in piedi. Si diresse verso il retro del palco e lì aspettò lo spettacolo giungesse al termine, si allontanò da tutti perché ancora oggi gli apprezzamenti sul suo corpo lo infastidivano. Lo infastidivano benché non potesse più chiamarlo “mio”.
Quando lo vide arrivare gli andò incontro e il moro sbarrò gli occhi, di certo non si aspettava di trovarlo in quel posto sperduto.
“Blaine?” e il moretto non rispose, lo guardò e basta. “Ma che fai?”
“Arrotondo il conto in banca. Da quand’è che t'interessa di me? L'ultima volta che controllai mi dissi che no, di me non ti fregava niente.”
Gli disse mentre si toglieva la maglia bianca zuppa per poi afferrare un asciugamano pulito.
“Non guardarmi così, Bas, tutti cambiano, sai? Guardati, il vecchio Sebastian sarebbe rimasto in sala a fissare i culi a tutti. Ma qual è il buon vento che ti porta fin qui?”
“Thad e il suo addio al celibato, sono il suo testimone e fa parte dei miei obblighi. Senti, non mi piace vederti su quel palco, potremmo dimentichiamoci del nostro passato per una serata, gli manchi sai? Sei mancato a tutti, ti voleva invitare, ma non l’ha fatto per via di noi. Però visto che sei qui ti va di ritornare in sala con me e stare un po' con noi?”
“No, devo lavorare.”
“Quanto prendi a ora?”
“Quello che capita.”
Sebastian prese il portafogli ed estrasse due banconote da cinquanta dollari e gliele diede lasciando senza parole Blaine.
“Ora non hai più scusa, ti aspetto in sala,” gli disse facendogli l’occhiolino.
Blaine ci mise un po' di secondi nel raccogliere la sua roba e di corse lo raggiunse.
“Non li voglio,” e gli mise i soldi nella taschina dei pantaloni, “Non sono un gigolò. Ripeto, non li voglio”.
“So chi sei, ti sei scordato che ti conoscono meglio di chiunque altro? Andiamo allora, non vorrei fargli pensare male.”
Risero e per Blaine camminare al suo fianco gli fece ricordare i bei vecchi tempi, si sentì felice come non lo era da qualche tempo e conscio del fatto che questa volta non l’avrebbe più fatto andar via, non un’altra volta.
“E per la cronaca, mi è sempre importato di te killer”.

Beth's Corner: buona sera! No, non mi sono dimenticata della seconda giornata, solo che non sono stata a casa... Ma ora eccomi! Spero che vi sia piaciuta e tolgo le tende. Grazie alla beta e grazie a chi legge queste scemate dei nostri due cretini che li amiamo in tutte le salse.
Ah Microsoft Word mi ha suggerito di modificare la parola con la "c" perché ritenuta volgare, ma ci stava per quella scena. Mi scuso nel caso in cui avessi urtato la vostra sensibilità. 
A domani <3
MAY THE FEELS BE WITH YOU!

 

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Capitolo 3
*** Permets-tu? ***


They found that love and yes, it was wonderful


Per la Seblaine Week
3rd Day – Historical/Different Decade
 
 

Permets-tu?

  
“Blaine,” chiamò una voce alle spalle del ragazzo moro che sedeva sulla finestra, osservando la luna alta in cielo, ma lui non si girò. Non era né nell’umore né nella condizione di affrontare un ipotetico discorso con il visitatore, giocò un po’ con la bottiglia di vino, stringeva forte il collo per paura che gli potesse scivolar via dalle mani. Poi se la portò alle labbra e si lasciò cullare dal forte sapore del liquido rosso, che gli bruciava la gola, fino all’ultimo sorso.
“Smettila di fare il bambino, abbiamo bisogno di uomini e mi serve il tuo aiuto, ora.”
Blaine finì di bere con tutta la calma che quel loro frenetico e bellicoso mondo gli potesse offrire e con un gesto lento lasciò cadere la bottiglia sulle strade di una rivoluzionaria Parigi. Per il biondo quella fu la goccia che fece traboccare il vaso della sua pazienza e perciò con passi lunghi e veloci, gli fu vicino all’istante e lo afferrò per il bavero della camicia tirandolo all’interno della stanza in malo modo.
“Giù. Ora. Non abbiamo tempo da perdere lo vuoi capire o no? Stanno per arrivare e dobbiamo costruire la barricata. E guardami quando ti parlo!”
Sebastian lo urlò a pieni polmoni ma Blaine non parlò, si limitò solo a girarsi per far perdere i suoi occhi in quelli di Sebastian, il leader, un uomo che tutti credevano che fosse cieco di fronte all’amore e devoto solo alla Patria. Quando gli vide il viso, desiderò che non lo avesse mai fatto o che almeno si fosse girato subito per poi continuare a fissare un punto nell’orizzonte, liberandolo dall’agonia di vederlo in quello stato. Perché lui non era devoto solo alla Patria, non da quando lui faceva parte della sua vita. E rimase scioccato nel vederlo svuotato da ciò che amava in lui, tutto era velato dall’ebbrezza e tutto era ombreggiato da quella paura folle che gli predominava il petto, quella di non poter vedere l’alba dell’indomani. Quella di non poter più passare il resto della sua vita insieme a quel folle leader vestito di rosso. Sebastian lasciò la presa sul bavero di Blaine e indietreggiò e si sentii, per la prima volta, sconfitto.
“Ti faccio ribrezzo?” biascicò Blaine con la lingua impiastrata, “sono veramente arrivato a questo punto? Bravo,” si disse per poi applaudirsi da solo. “Costruisciti la tua barricata da solo, io sono stufo di te e di tutta questa pagliacciata. E ora che l’ho detto mi sento molto più libero.”
“Pagliacciata? Morire per mano loro per te è una pagliacciata? Combattere per la propria libertà per te è una pagliacciata?”
Sbraitò Sebastian per poi dare un pugno al muro vicino all’amato.
“Potevamo andarcene e tutto questo non ci avrebbe scalfito di striscio,” sussurrò amaramente Blaine, per niente turbato da quel colpo, “ma tu ridesti di me e mi baciasti sotto quel cielo stellato che ancora popola i miei sogni. Potevamo esser felici, tu ed io, insieme contro il mondo. E invece guardaci adesso, in che stato ci siamo. Ci credevamo due Dei, immortali e inarrestabili, ma ora siamo solo polvere. Polvere da sparo, destinati solo a morire.”
La rabbia di Sebastian si rabbonì sotto il peso di quelle parole e passò un istate prima che le braccia di Sebastian avvolsero il corpo dell’amato.
“Possiamo essere ancora felici, qui, alla barricata. Finché siamo tu ed io, possiamo esser tutto. Io non potevo lasciarli da soli, mi capisci? Sono la mia famiglia. Cade uno, cadono tutti. Ora non abbandonarmi proprio tu, ho bisogno di te per vivere e per vincere questa battaglia. Io amo te e mai gli amanti ebbero una vita normale, un'esistenza che non fosse travagliata da qualche brutto scherzo del destino. E se anche avessi ragione, anche se dovessimo morire qui, in questa stanza, mi basterebbe morire al tuo fianco per esser felice. Me lo permetterai?”
Sebastian sussurrò queste parole all’orecchio di Blaine e la sua corazza si frantumò nel momento in cui Sebastian gli disse quelle due parole che non gli aveva mai detto.
“Lo permetto,” poi lo baciò, in quel muto modo per dirgli: “Ti amo anch’io e sarò tuo per sempre, fino alla fine dei miei giorni”.



Beth's Corner: Ebbene sì, sono ricaduta in quel vortice chiamato LesMiz, è più forte di me. Questa è più corta delle altre, perché ripeto, miravo a scrivere delle flashfic, pur avendo fallito miseramente nel mio intento, in questa mi sono contenuta parecchio, rispetto alle altre. Infatti è stata anche una delle prime che cho scrito, si vede che la mia forza di volontà era ancora forte... Per chi non lo sapesse "Permets-tu?" sono le ultime parole che dice Grantaire a Enjolras e ho detto che ci sono ricaduta perché ho già scritto un'AU (At the barricade of love) su "Les Miserables", se volete la potete trovare qui '+'. 
 
"Do I follow where you go?
At the
barricade of love.
Shall I join my lover there?
When our hearts are beating as one.
Do I stay and do I love?
Will you take your place beside me?
My place is here, I’m in love with you."

- At the Barricade of Love

 
A domani!
MAY THE FEELS BE WITH YOU.
 

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Capitolo 4
*** Empty seat and blackmail ***


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Per la Seblaine Week
4th day – A free day
 

Empty seat and blackmail
 

“Vi pare che dobbiamo prendere un treno per tornare a casa?”
Disse Sebastian per l’ennesima volta sbuffando, in attesa di quel treno che ancora non era arrivato.
“Sebastian, calmati, qual è il problema? È solo un treno!”
“Cos’è in Francia non va di moda usare il treno come mezzo di trasporto?” lo prese in giro in giro Chad.
“Non capisco perché non potevamo usufruire degli autobus della Dalton come tutti! Ci fanno partecipare alle Regionals, gliele vinciamo e guarda te il risultato!”
“Anderson, azzittisci il tuo ragazzo! Sai che dovresti fare Sebastian? L’attore melodrammatico, altro che l’avvocato l’anno prossimo!” disse stizzito Thad dandogli una pacca sulla spalla.
"Andate all’inferno tutti,” fece per andarsi a sedere su una panchina più lontano possibile da loro.
“Sapete com'è fatto, quando è stanco peggio di un bambino piccolo.”
“Quando mai fa il maturo? O fa l’arrapato o fa il poppante o fa il pirla, non ha mezze misure.”
Si misero a ridere tutti e poi Blaine gli si mise a sedere di fianco, gli prese la mano per un po’ e poi si misero a chiacchierare. Più che altro fu Blaine a parlare sull’ultima puntata di Games of Thrones e ovviamente Sebastian in questi casi si trovava solamente ad annuire, non capiva niente di tutto ciò che usciva dalla sua bocca, perché lui non ha mai visto un episodio. In questi casi finiva che lui, per farlo stare zitto, lo baciava, ma questa volta non poteva farlo e fortunatamente fu salvato dal fischio del treno che avvisava tutti del suo arrivo. Come si fermò, i Warblers salirono su come una furia, non vedevano l’ora di riposarsi per un’oretta. Gli ultimi a salire furono Sebastian e Blaine e furono anche i più sfortunati poiché nel vagone che si errano prenotati, era rimasto un solo posto, vicino a Jeff, Nick e Thad. Sebastian scosse la testa e guardò Blaine, indeciso sul da farsi.
“Vuoi cercare altri posti?” gli chiese Sebastian.
“No, dai, rimango in piedi. Sei più stanco di me.”
“Io non ti lascio in piedi.”
“Va bene così, veramente.”
“B, sai che esiste un posto comodo?” incominciò Jeff, per poi finire quello che lui aveva iniziato Nick.
“Certo, Blaine caro, ed è sulle ginocchia di Sebastian. Avete il nostro consenso,” disse solennemente, “basta che non passate da guardabili a pornografici. Thad non ha ancora raggiunto la maggiore età, lo potreste turbare, già è basso di suo, non aggravategli la situazione.”
Thad lo fulminò con lo sguardo per poi ritornare con gli occhi fissi al libro che aveva appena incominciato.
“Che ne dici killer?”
Blaine annuì e una volta che Sebastian si mise a sedere, lui si dispose sopra di lui appoggiando la schiena al vetro e passò un braccio intorno alle spalle del ragazzo. Sebastian gli mise una mano sulla schiena, accarezzandogliela e Blaine si rilassò completamente sotto il suo tocco, chiuse gli occhi appoggiando la testa sull’incavo del suo collo. Il suo respiro faceva il solletico a Sebastian, ma anche questo chiuse gli occhi e insieme si addormentarono.
Una volta che si addormentarono Thad se ne uscì: “Jeff usa il tuo cellulare per un fine più alto della partita a ‘Fruit Ninja’, che solo te ci giochi ancora, e scattagli una foto. È materiale prezioso per futuri ricatti, Sebastian odia quando gli si da del tenero e guarda com’è con lui.”
“Thad,” mugugnò Sebastian nel dormiveglia, “quando mi sveglio sei un uomo morto.”
E prima del nulla l’unico rumore che captò Sebastian fu quello che fa il telefono di Jeff quando scatta una foto. Ma fino a quando Sebastian avrebbe avuto al suo fianco Blaine di ciò che pensavano gli altri non gliene importava più niente.


Beth's Corner: E siamo già arrivati al quarto giorno... Oggi era un free day, ho riciclato un'idea che mi bazzicava in testa da un po'. E niente, mi mancano i Warblers e mi piace immaginarmeli tutti insieme che li punzecchiano, ce li vedo molto bene. Spero che questa scemata vi sia piaciuta e grazie per esser arrivati fin qui. Grazie alla beta, sempre. 
A domani :)
MAY THE FEELS BE WITH YOU.

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Capitolo 5
*** Napoleon the Phantom ***


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Per la Seblaine Week
5th day – Paranormal/Fantasy
 

Napoleon the Phantom

 
Blaine odiava quando restava a casa da solo, i suoi sensi erano più in allerta e per lui anche una piuma che si posa leggera sul pavimento poteva generare un frastuono peggiore DI cento temporali. E il buio non è che aiutava la sua, già instabile, situazione. Blaine non riusciva a capire tutto questo, non si facilitava del fatto che come il sole scendeva e la luna incominciava a brillare tutte le sue paura gli venivano a far visita. Lui era un uomo adulto e le persone adulte non hanno paura di certe cose, il buio lo temevano i bambini. Quando si ripeteva questo, si trovava ad urlare perché aveva sentito un rumore sinistro, un qualcosa che sfiorava il paranormale. Più volte si aggirava disperato per la casa vuota, con la mazza da baseball del fratello, che aveva lasciato alla villa Anderson, stretta forte nel pugno. Come se quella mazza lo potesse difendere contro un fantasma, ma gli infondeva un malsano senso di potere e di protezione che lo rendeva invincibile, almeno ai suoi occhi.
Puntualmente ogniqualvolta che passava per la cucina prendeva lo scolapasta e lo usava a mo’ di caschetto protettore, non si sa mai e se un morto vivente gli volesse mangiare il cervello? Come se il fantasma dal quale si voleva proteggere con la mazza fosse in combutta con uno zombie, ma tutto questo per lui aveva senso, almeno in quelle situazioni, e ciò lo spingeva a continuare la sua perlustrazione alla ricerca del nemico. Si affidava alle sue orecchie, quando facevano più rumore i suoi denti che altro. Lui continuava fino a che non si tranquillizzava, ma questo succedeva solamente quando si rifugiava sotto le sue coperte con lo scolapasta ancora in testa e la mazza al suo fianco e chiamava Sebastian.
“P-pront?”
“Amore,” iniziava lui, per addolcire il ragazzo dall’altra parte della cornetta, “vieni qui? Ho paura. Sento dei rumori sinistri e non c’è nessuno in casa. Ti prego.”
“Sono le tre di notte, killer. No che non vengo”
“Ti prego, è una questione di vita o di morte.”
“La morte tua di sicuro! Ma ti pare il modo di chiamarmi alle tre di notte per questo? Domani ho una partita importante, devo riposarmi.””
“La mia vita è meno importante di una partita di lacrosse? E se fosse un fantasma?”
“Giocaci a tre sette col morto.”
“Fai il serio!”
“Come posso fare il serio quando tu sei preoccupato dei fantasmi?”
“Che ti costa venire?”
“Mezz’ora di carburante.”
“Dai! Domani ti farò il pieno.”
“Se vengo pianti anche il lagno, vero? Oltre a pagarmi la benzina?”
“Sì!”
“Vengo e domani mi offrirai anche il caffè.”
“Affare fatto. Ma te ne stai approfittando, signorino.”
“Non mi pare. Ci vediamo fra un po’.
Sebastian arrivò dopo mezz’ora e andò al solito posto, dove si nascondeva Napoleon, il gatto di casa Anderson, fonte dei soliti rumori che Blaine attribuiva a dei fantasmi in comunella con gli zombie. Sebastian mise il gatto nero e grigio sul grembo del ragazzoper poi andarsi a mettere sotto le coperte del suo letto.
“Questo è il tuo fantasma, metti da parte la mazza, togliti quello scolapasta dalla testa e vieni a dormire. Se la prossima volta che senti qualche sinistro rumore, spero che siano gli alieni, di materiale su cui studiare ce l’avranno. E sempre per il futuro: quando rimarrai un’altra volta da solo, dimmelo prima, che dormo direttamente qui. E ora buonanotte.”



Beth's Corner: E questa è una scemata, ancora più grossa delle altre, ma non sapevo che fare e mi son detta: perché no? Non è la prima volta che faccio leva sulle paure insensate di Blaine. E niente, domani godetevi l'"Affluenza day", Grant ci rende sempre più fiere di lui, giorno dopo giorno, è una meraviglia. Quindi domani niente one shot, buon per voi. Ci vediamo il 12, per il penultimo giorno della Seblaine week...

MAY THE FEELS BE WITH YOU.

 

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Capitolo 6
*** We were waiting for each other ***


They found that love and yes, it was wonderful
 

Per la Seblaine Week
6th day – Soul-Mates

 

 We were waiting for each other

 

Si dice che, in uno dei tanti mondi paralleli, si nasce con la conoscenza del nome della propria anima gemella, quella che è destinata a completare la propria metà incompleta. Blaine aveva diciassette anni e fin da quando era piccolo, si chiedeva: “Ma che razza di nome è Sebastian?”. E ancora oggi non sapeva darsi una risposta ma attraverso molte ricerche riuscì a scoprire molte cose, per esempio l’etimologia di quel nome, sapeva che derivava dal greco e aveva a che fare con la venerazione, veniva dall’aggettivo “sabastòs” che significava, appunto, “degno di venerazione”. Sapeva che in francese era Sebastien e in italiano Sebastiano ma quel nome che gli frullava in testa da quando era nato era un nome tedesco, anche inglese o spagnolo. Ma a lui i tedeschi non gli piacevano, così come gli spagnoli. Diciamo che in una relazione non puntava a un dialogo basato solo sui gesti, ma si sarebbero arrangiati in qualche modo. Dopotutto i Sebastian erano dei grandi comunicatori.  Gli piaceva il carattere, anche se secondo lui questi tipi qui avevano troppa stima di sé e non sapeva se era una cosa buona o giusta. E sempre nella sua ricerca Blaine scoprì anche quale fosse il numero fortunato delle persone che portavano questo nome, il quattro. E lui andava a destra e manca con un quattro sempre con sé. Era il suo numero nella squadra di football. Lo aveva su una delle sue t-shirt e sfoggiava un 4 disegnato sullo zaino, perché tanto chi è che non ci scrive qualcosa sul proprio zaino? E quale posto se non a scuola lo poteva incontrare? Almeno così ha sempre creduto, pensava che lo potesse trovare così un Sebastian, dietro l’angolo e poi via alla volta del sentiero dell’amore insieme. Quando fantasticava su di lui in quel modo, si diceva sempre che lui con i film sentimentali era meglio se ci dava un taglio ed era ora che si interessasse a quelli d’azioni, alla fine non lo faceva mai. E allora lui continuava a usare tanto blu, dal blu dodger al blu cadetto, dopotutto era il loro colore preferito.
Blaine si diede a questa pazza ricerca e l’unica cosa che azzeccò fu il carattere, anche se quello del suo Sebastian era cento volte peggiore, ma si ama una persona anche per i suoi difetti. E no, non lo trovò dietro l’angolo, ma mentre si esibiva e prima ancora di saperne il nome lui sapeva che era lui quello che ha sempre cercato. E anche Sebastian lo comprese nel momento stesso in cui incrociò i suoi occhi e gli sorrise.
Quando finì Blaine andò dai suoi amici per informarli del suo imminente spettacolo della sua scuola e loro erano più che i benvenuti, il ragazzo sconosciuto disse che ovviamente ci sarebbero stati, fanno così i Warblers: staranno sempre al fianco dei loro amici, anche quelli che non fanno più parte del gruppo. E sempre lo stesso ragazzo dal sorriso che toglieva il fiato lo invitò a prendere un caffè, tra una bevuta e un'altra ebbero modo di iniziare a conoscersi.
“Blaine, ma che razza di nome è?”
Disse Sebastian e il ragazzo in questione se la rise.
“Sai che lo pensai anch’io? Ma sul tuo nome.”
“Almeno il mio è molto più frequente del tuo, così ti ci chiamerai tu e tuo nonno.”
“Ma tu guarda però io non ho mai incontrato un Sebastian," ribatté il moro leggermente offeso, "E io sono stato sia in Germania che in Spagna!”
“Germania? Spagna?" chiese stupito lo Smythe, "Sono francese,” Blaine arrossì violentemente e preferì coprirsi il viso col bicchierone del caffè.
“Hai fatto ricerche sul mio nome?”
“Chi? Io?” gli chiese con una voce fin troppo acuta, lontana dai suoi toni caldi.
“Hai fatto ricerche sul mio nome, non ci voglio credere," disse passandosi una mano fra i capelli nocciola, "E per la cronaca, questo tuo essere così imbarazzato, tipo da scolaretto, è tremendamente sexy. E non parlo solo di adesso, ma anche quando ti guardo e le gote ti si arrossano."
E se possibile questo lo fece arrossire anche di più, “Non ne voglio parlare,” bonficchiò Blaine, "Parliamo di altre cose, ti prego."
Sebastian gli sorrise e si portò il bicchiere alla bocca, “Tranquillo, caro" gli disse prima di bere la bevanda calda, "Abbiamo tutta la vita per ritornare su questo discorso.”

 

Beth's Corner: Allora io per questa non sapevo bene che fare. Doveva essere smielata? Seriosa? O altre cose che finiscono in osa? E allora mentre scrollavo tumblr mi imbatto in questa cosa: "Cosa accadrebbe se si nascesse con la conoscenza del nome della tua anima gemella?". Eh cosa succederebbe? Questo? Forse sì, forse no. Fatto sta che sono finita a scrivere questa scemata qui, perché sì, questa è solo una scemata, così come questa raccolta senza capo né coda dovuta allo sfacio mentale che mi ha donato la maturità, sì, lo so, l'anno prossimo sarà peggio. Spero solo che non mi odiate per certe cose, spero di strapparvi un sorriso e a qualcuno piace. E niente questo è il penultimo giorno della week e io sono triste, beh un po' (sono triste perché sono arrivata all'ultimo episodio di "Grimm" e dovrò stare in astinenza fino a ottobre, no, Sherlock non mi ha temprata affatto con i suoi lunghi hiatus).
Okay, me la pianto qui. A domani per l'ultimo giorno della week <3

MAY THE FEELS BE WITH YOU.

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Capitolo 7
*** They found that love and yes, it was wonderful ***


They found that love and yes, it was wonderful

 
Per la Seblaine Week
7th Day – Disney
  

Once upon a time. . .

 
Per Blaine lavorare a Disneyland era un sogno, lo faceva sentire quasi famoso, tutti lo fermavano perché volevano chiacchierare con lui e tutte le bimbe lo pregavano di fare una foto con loro perché era Eric, il principe più bello di tutti. Il loro amore lo riempiva così di gioia che non c’era un giorno in cui andava in quel magico posto a fatica, se non gli serviva qualcosa con cui vivere, non avrebbe voluto nemmeno lo stipendio, ma ciò faceva parte della grana dell'esser adulto e non poteva fare altrimenti.
Disneyland era il luogo in cui i sogni si avverano, poiché se lo puoi sognare lo puoi realizzare. Era quello che si diceva sempre lì. E lui non avrebbe né il materiale né la forza di dissentire. Lui lì ci aveva trovato l’amore quando lo considerava una cosa impossibile, vista la delusione che gli donò il suo primo fidanzamento. E poi solo il Disneyland californiano si poteva vantare di avere nella sua schiera la coppia costituita dal principe Eric e da Peter Pan. Tutti lo sapevano e a nessuno importava, dopotutto non tutti gli Eric dopotutto sognano una Ariel e nemmeno tutti i Peter Pan desiderano al loro fianco una Wendy. È la vita che strana, non loro. E questa coppia non usuale riusciva a creare le peggiori storie quando i bambini li trovavano vicini a parlare o a scherzare.
Ci fu un giorno in cui Blaine andò da Sebastian e quando lo vide per parlarci dovette aspettare un’infinità di tempo perché ci stavano tutti i bambini che lo volevano abbracciare o che volevano farsi svelare il segreto del volo. E lui aspettava e lo guardava interagire con i bambini con quel fare giocoso che tanto distava dalla sua vera indole, molto più calma, ma che riusciva a rappresentare alla perfezione quello spirito sempre giovane che incarnava giorno dopo giorno.
“E a me? Non mi abbracci?” gli chiese quando i bambini si allontanarono felici, Sebastian gli sorrise e senza dire niente si fiondò su di lui per abbracciarlo.
“Principe Eric che ti sei perso?” fece una vocina sotto di loro che li fece allontanare all’istante.
“Perso? Io? Affatto, principessa.”
“E che ci fai qui allora?”
“Eric è un mio caro amico,” intervenne Sebastian per dar man forza a Blaine.
“Ma sì! Non vi credo!”
“Chi credi che gliel’ha fatta incontrare la sirenetta, eh?”
“Sei stato tu?” chiese stupita la bambina strabuzzando gli occhioni.
“Certo! Ho visto che questo qui era in pericolo,” disse mettendogli un braccio intorno alle spalle e col sinistro gli diede due pacche sull’addome, per enfatizzare il fatto che stava parlando proprio di lui, del principe Eric, “e dopo ho volato veloce e sono andato a chiamare Ariel, sapevo che aveva una cotta per lui.”
La bambina disse “wow” e la sua piccola bocca rimase un po’ aperta mentre ripensava a quello che gli avevano appena detto quei due ragazzi e li guardava con quei occhioni azzurri che brillavano come delle stelle, visto che la resero partecipe di un loro piccolo segreto che nel grande schermo avevano omesso.
“E la scoperta dell’ ‘Isola che Non c’è’ è mia,” fece Blaine visto che si sentì messo da parte, “Seconda stella a destra questo è il cammino? Gliela suggerì io.”
“Sì, ma è stato grazie a Trilli se io sono riuscito ad andarci!”
“E Wendy?”
“Wendy?” le fece eco Sebastian che non capiva che c’entrava quella ragazza.
“Sì, Wendy,” disse la bambina in risposta al suo Eric visto che l’altro faceva finta di non conoscere alcuna ragazza che portasse quel nome, “Wendy, che ruolo ha in tutto ciò?”
“Oh è mia cugina, sai è la figlia del figlio del figlio del mio pro-pro-zio. . . di quel mio parente che si chiama. . . che si chiama. . .”
“Algeron!” urlò Sebastian giacché l’altro non sapeva dove andare a parare, “O Algy, sai lo chiamano tutti così!”
“Algy, quel vecchio lupo di mare. Finii a Londra e guarda quanta strada ha fatto!”
“Quindi se Peter e Wendy si sposano, voi diventate parenti?”
“Matrimonio?” le chiese schifato Sebastian, “io da lei nemmeno un bacio vorrei! Sai me ne ha promesso uno, per San Valentino. Non puoi capire quel giorni quantu addominali ho dovuto fare! Feci talmente tante volte avanti e indietro con la schiena pur di schivare i suoi baci che alla fine ero tutto addolorato!”
“M-ma lui lo abbracci!” disse offesa la piccolina che ancora non capiva perché Peter Pan non solo fece finta di non sapere chi fosse la ragazza, ma addirittura lui non voleva nemmeno i baci da lei dopo che Wendy lo amava così tanto. Che spreco, pensò la bambina, non se lo merita, aggiunse poco dopo.
“Oh ma noi siamo legati in un modo diverso, siamo molto più che amici. Siamo come dei 'fratelli', ma il nostro legame è più forte di quello del sangue.”
La bambina sembrò convinta dalla spiegazione, “Anch’io ho una migliore amica e anch’io le voglio bene, come voi,” i due ragazzi si guardavano e per poco ecco che si mettevano a ridere, perché no, lei non poteva voler bene alla sua amica quanto loro si amavano, “va bene, avete il mio consenso di abbracciarvi,” acconsentì la piccola anche se non era ancora soddisfatta.
“Grazie, principessina, ora che abbiamo il vostro consenso, ci abbracceremo più spesso.”
“Ma non troppo!” fece lei mettendo le manine paffute avanti, come per dirgli con calma, “E conservatene alcuni anche per le vostre Ariel e Wendy.”
“Sarà fatto,” dissero loro facendosi una croce sul cuore, per darle conferma che avrebbero mantenuto la parola data.
“Bene, adesso devo andare, sennò mamma si preoccupa.”
“Certo, corri da lei!” fece Sebastian.
“E mi raccomando: acqua in bocca con la nostra storia!” disse Blaine.
La piccola annuì e corse verso una signora col cappello di Minnie sul capo, loro li salutarono da lontano e quando fu abbastanza vicina, scoppiarono a ridere non appena si guardarono negli occhi.
“Al prossimo che gli diciamo, killer? Che Peter Pan non bacia Wendy perché è gay?”
“Si potrebbe fare, ma sai non vorrei giocarmi il posto e alle mamme non andrebbe bene questa nostra versione. Parlando di lavoro, è meglio se vado.”
Prima di lasciarlo andare Sebastian si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: “Tieniti il costume quando torni a casa, fascia cose che non dovrebbero fasciare in quel modo in un luogo pubblico. E ciò rende il tutto ancora più eccitante perché è un luogo pubblico e non posso fare niente.”
Blaine arrossì di poco, finì con l’annuire e poi se ne andò.
“E tu, mio caro, tieniti la calzamaglia, il verde ti dona,” urlò Blaine di spalle e si lasciò cullare da quella risata che tanto amava.


Beth's Corner: Buonasera! No, non mi sono scordata! Oggi è l'ultimo giorno della week come potrei? Però ho avuto un sacco da fare e ho ripreso possesso del mio pc solo adesso. E sì, sono una pirla per un semplice motivo: ho confuso i giorni, oggi in teoria era il giorno a tema "soulmates" solo che io mi sono sbagliata e visto che ormai il danno era fatto mi son detta: "the show must go on all over the place or something", per citare una persona cara a tutti e che ci manca ancora come se fosse il primo giorno. Quindi eccomi qui a spuntare la voce "completa" anche a questa qui, passato luglio proverò anche ad avvicinarmi a questo punto anche con "F is for family", promesso! E niente, grazie a chi mi ha accompagnato in questo piccolo viaggio di una settimana, grazie a colei che mi ha sempre donato "cinque" minuti in più anche per un recenzione e grazie alla santa donna della beta che ancora oggi ascolta i miei scleri su questi due cretini.
Alla prossima <3

MAY THE FEELS BE WITH YOU.
 
 
 

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