Little loves

di Minari OppaRi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pistola giocattolo - Seishiro Tsugumi ***
Capitolo 2: *** Primo incontro – Marika Tachibana ***
Capitolo 3: *** Piatto speciale – Kosaki Onodera ***



Capitolo 1
*** Pistola giocattolo - Seishiro Tsugumi ***


Seishiro davvero non riusciva a capire come la sua adorata Ojou-Sama riuscisse a divertirsi con un gioco stupido come quello delle biglie. Non le sembrava adatto che, una persona importante come la figlia del boss dei Beehive, giocasse in mezzo alla polvere e al fango insieme a dei bambini qualunque.
Chitoge però era irremovibile.
“Ko-Chan e Ra-Kun sono miei amici e quindi ho tutto il diritto di giocare con loro.”
Aveva tenuto il broncio tutto il giorno e, Tsugumi, devastata dalla tattica del silenzio che aveva adottato nei suoi confronti, era stata praticamente costretta ad accompagnarla fuori dalla villa.
Si era seduta lontano, in un’ottima postazione per osservare attentamente ogni movimento della sua padroncina, ed era rimasta lì, in attesa che lei si stancasse presto di giocare.
La piccola Seishiro non sopportava di condividere Chitoge con qualcun altro, specialmente non con quel bambino della fazione Shuei.
Si portò una mano alle tempie iniziando a massaggiarle con lentezza. Da quando era arrivata nella villa utilizzata per le vacanze non aveva avuto un solo attimo di riposo. Divisa tra l’addestramento con Claude ed il suo ruolo di guardia del corpo della piccola Kirisaki non aveva avuto un solo attimo per rilassarsi o svagarsi un po’.
“Ti fa male la testa? Guarda che stare fermo sotto il sole non fa mica bene.”
Una voce maschile la costrinse a spostare lo sguardo, fino a quel momento preso ad osservare la sua Ojou-Sama, verso il suo interlocutore.
Il bambino della fazione Shuei le si era piazzato davanti e, incrociando le braccia al petto, le aveva rivolto uno sguardo di rimprovero.
“Che cosa vuoi?”, brontolò la piccola Tsugumi trattenendo una nota d’irritazione nella voce.
“Non startene qua da solo, vieni a giocare con noi così almeno saremo due maschi contro due femmine.”
Una piccola vena di rabbia le comparì sulla fronte. D’accordo che la larga maglietta a mezze maniche e i pantaloncini non fossero molti femminili, ma essere scambiata per un maschio sfiorava il ridicolo.
“Non ho la minima intenzione di giocare con te, chiaro? Io sono una femmina!”
Disse ferocemente facendo molta attenzione a marcare la parola ‘femmina’.
Il bambino sgranò appena gli occhi e, dopo qualche istante di silenzio, s’inchinò per farsi perdonare.
“Perdonami, non me ne sono proprio accorto!”
Le sue scuse, seppur dette con buone intenzioni, la fecero solamente irritare di più.
“Però dai, vieni a giocare con noi. Sei venuto…volevo dire venuta con Chi-Chan, no?”
“Sono qui per farle da guardia del corpo e poi Ojou-Sama vuole giocare con voi non con me.”
Sospirò non riuscendo però a nascondere una punta di tristezza.
Le scocciava ammetterlo ma sapeva di non essere divertente, il pregio che Chitoge più apprezzava.
Abbassò lo sguardo mentre i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi. Odiava piangere, la faceva sentire debole e priva di ogni qualsiasi difesa e, soprattutto, odiava farlo davanti ad un estraneo.
Lui sospirò e, con un gesto secco, le prese la mano costringendola ad alzarsi.
“Questa però è una tua convinzione sai? Chi-Chan vuole sicuramente giocare con te visto che sei una sua importante amica. Me l’ha detto lei che ti vuole bene.”
Con un enorme sorriso stampato sulle labbra le appoggiò sulla mano libera una pistola giocattolo e iniziò a camminare verso le altre due ragazze.
“E poi anche io vorrei giocare con te. Sai, ho visto quando correvi con le tue pistole e mi sei sembrata una vera forza!”
Il viso di Seishiro, già tinto di rosso a causa del contatto con la calda mano del bambino, diventò paonazzo. Nessun bambino l’aveva mai tenuta per mano e le aveva detto che era una forza.
Il cuore prese a batterle con forza e la mano strinse il piccolo giocattolo.
Si ritrovò a sorridere osservando la figura di spalle davanti a lei.
Non riusciva a capire cosa fosse quello strano calore che le divampava  nel petto ma non lo trovava affatto spiacevole.
Quella pistola, un giocattolo da bambini, sarebbe diventato poi il suo più grande tesoro.

 
Angolo dell'autrice:
Cosa dire? Ormai sono stata colpita dalla febbre Nisekoi XD Ho voluto tentare con qualcosa di dolce e che, guarda un po', nel manga non viene approfondito: Alcuni momenti dell'infanzia di Raku con le cinque belle ragazze cotte di lui. Ho iniziato con Tsugumi perchè la adoro (andiamo, è dolce come il cioccolato c:) e, pensate un pò, ho lasciato Chitoge per ultima perchè è la coppia che più preferisco.
Spero di poter postare presto il capitolo di Marika, anche se temo che ci vorrà un po' visto che non so come muoversi con il dialetto della nostra cara Tachibana XD
Spero che la fic vi piaccia :3
A presto,
Darkdan

 

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Capitolo 2
*** Primo incontro – Marika Tachibana ***


Marika era rimasta paralizzata, le mani strette l’una nell’altra sopra le bianche lenzuola, il respiro bloccato in gola e lo sguardo fisso sulla figura sconosciuta appollaiata sopra il ramo dell’albero fuori dalla finestra della sua camera. Non sapeva se mettersi ad urlare e far così comparire tutta la squadra di polizia addetta alla sua sicurezza o se svenire per l’emozione di aver visto un altro bambino oltre a lei.
“A-ah, ti prego non ti spaventare. Non sono un bambino cattivo e non ti farò alcun male. Volevo scalare l’albero per vedere meglio il paesaggio, è la verità.”
Il bambino, mentre disse quelle parole, sorrise timoroso.
La piccola Tachibana cercò di nascondere una lieve risata.
“Mica me so’ spaventata. Mica so’ ‘na fifona io.”
Lui, sedutosi sopra al piccolo balconcino della finestra, sgranò gli occhi sorpreso dall’insolito modo di parlare della bambina.
Lei si tappò la bocca con entrambe le mani. Per la troppa emozione si era dimenticata che il dialetto che era solita parlare era considerato strano e per questo fonte di prese in giro dai suoi vecchi compagni.
Sul volto del bambino comparì un sorriso a trentadue denti.
“Che forza! Parli davvero in un modo fortissimo! Mi piace davvero!”
Il viso di Marika, colorato solo da un lieve pallore, si tinse di un rosso acceso.
Era la prima volta in vita sua che qualcuno non rideva del suo dialetto, anzi era proprio la prima volta che qualcuno le faceva addirittura i complimenti.
“Io mi chiamo Raku Ichijo, tu invece?”
Le chiese lui entrando nella camera e sedendosi per terra iniziando a giocare con un aeroplano giocattolo.
Stringendo appena i pugni per farsi coraggio, la piccola Tachibana, lo guardò negli occhi; prima non se ne era resa conto ma erano davvero profondi e molto belli.
“M-Mari Tachibana.”
“Mmmh, quindi sei Mari.”
“Mio papà me chiama Mari ma è semplicemente il diminutivo di Marika.”
“Papà? Bene, allora anche per me sei Mari.”
Scese dal letto e si avvicinò a Raku iniziando, lentamente, ad osservare alcuni dei buffi oggetti che lui aveva appoggiato sul pavimento.
“Che so’ ‘ste cose?”
“Giocattoli e sassi dalla forma strana. Guarda, non ti sembra che questo assomigli ad un gatto?”
Sorrise, provando a far muovere avanti e indietro una piccola macchinina rossa. Non aveva mai visto giocattoli del genere, suo padre le aveva sempre fatto seguire lezioni su lezioni per prepararla al futuro e, per questo, molte volte non aveva avuto neanche il tempo per pensare a giocare.
Il cuore le batteva velocemente, si sentiva emozionata come mai prima d’ora.
Non riusciva a credere di essere finalmente accanto ad un bambino che non la prendesse in giro e che giocasse con lei.
I due restarono insieme a giocare e a parlare per un’oretta.
Raku era gentile, le sorrideva con dolcezza, le parlava e le faceva domande ricche di una sana curiosità , la faceva sentire apprezzata, quasi speciale.
“Cavoli, guarda che ora si è fatta.”
Lui si alzò e con un balzò saltò sul solido ramo fuori dalla finestra.
La piccola Tachibana si morse le labbra cercando di mostrare completamente quanto fosse triste. Avrebbe preferito che il tempo si fermasse e che il suo nuovo amico non se ne andasse. Era già stato un miracolo che un ragazzo vivace e amante dell’aria aperta passasse l’intera giornata chiuso in un stanza, una seconda volta non sarebbe sicuramente successo.
“Allora ci vediamo domani Mari.”
Alzò lo sguardo e lo guardò, sorpresa.
“Rakkun, verrai ancora?”
“Ma certo! Anche se siamo solo in un stanza d’ospedale il tempo con te lo passo molto volentieri.”
Raku le regalò un’ultimo enorme sorriso prima di sparire dalla sua vista.
Marika si portò entrambe le mani al petto, il cuore le batteva ad una velocità incredibile ed il viso le era diventato completamente rosso.
Sorrise e delle piccole lacrime iniziarono a rigarle la guance.
Quel bambino era troppo gentile e dolce, eccome se lo era, e lei era certa di essersene innamorata.
Quel loro primo incontro se lo sarebbe ricordata per sempre.

 
Angolo dell'autrice:
E' stato difficile ma alla fine sono riuscita a scriverlo XD E' stato davvero arduo scrivere il dialetto di Marika, ho cercato di restare fedele a quello che viene scritto nelle scan italiane e spero di esserci riuscita. Per il prossimo capitolo ci vorrà un pochino più di tempo visto che parto per il mare :3
Spero che vi piaccia.
Alla prossima,
Darkdan


 

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Capitolo 3
*** Piatto speciale – Kosaki Onodera ***


Kosaki aveva sempre saputo di essere un vero disastro in cucina ma, pur di riuscire a fare colpo sul piccolo Raku, aveva accettato di cucinargli una buonissima torta.
Si era rimboccata le maniche e, avuta la possibilità di cucinare nella grande cucina di casa Ichijo, aveva iniziato a preparare tutti gli ingredienti necessari.
“Questa volta preparerò qualcosa di buono!”
Si era motivata dandosi piccoli schiaffetti sulle guance.
Con il libro di ricette accanto ai fornelli iniziò a sbattere le uova in un grande contenitore.
Il bambino della fazione Shuei la guardò meravigliato e si massaggiò la pancia in attesa di poter mangiare. La sua attenzione venne però attirata da quello che la bambina stava dicendo.
“Forse, visto che ne ho trovato un po’, dovrei metterci anche del Natto(*), poi potrei aggiungere anche questo strano frutto rosso, sono sicura che uscirà benissimo. Magari nel frigorifero trovo anche qualche altro ingrediente.”
Raku deglutì spaventato mentre uno strano e orribile presentimento lo assalì.
Dopo diversi minuti la piccola Onodera si avvicinò al bambino e gli porse il piatto contente la torta.
“Ecco il mio p-piatto speciale fatto s-solo per te.” disse, mentre le guance le si tinsero di un rosso acceso.
Il piccolo Ichijo guardò attentamente il dolce stupendosi di quanto fosse bello. Sebbene l’esterno fosse meraviglioso, il ricordo degli ingredienti che le aveva sentito nominare lo terrorizzava non poco.
Fece un respiro profondo e, sotto lo sguardo preoccupato e ansioso della bambina, diede un piccolo morso alla torta.
Strinse i pugni mentre il viso assumeva, oltre ad uno strano colore bluastro, una smorfia di disgusto che non riusciva in alcun modo a trattenere.
Kosaki abbassò lo sguardo mentre gli occhi iniziarono a diventarle lucidi.
“Fa proprio schifo, eh…?”
Mormorò con voce rotta, quasi sul punto di scoppiare in un mare di lacrime.
Si strofinò appena gli occhi cercando di sorridere in modo da non farlo preoccupare.
“Scusa Ra-Kun, non volevo farti mangiare qualcosa di disgustoso.”
Raku si morse le labbra, sicurissimo di averla ferita e, facendo un profondo respiro ricominciò a mangiare la torta. Il tutto sotto lo sguardo attonito e confuso della piccola Onodera.
“A-aspetta, fermati Ra-Kun. Finirai per sentirti molto male se continui a mangiarla.”
Il bambino sbuffò e, dopo aver perfino ripulito il piatto da ogni briciola, guardò negli occhi l’amica.
“Grazie Ko-Chan, era davvero molto buono.”
“N-non dirmi le bugie!”
Sorrise e, avvicinandosi ai fornelli, prese in mano il libro delle ricette.
“Per me quello che conta è il pensiero e non il sapore. In un primo momento non me ne sono accorto ma dopo, pensando a quanta passione e dedizione ci hai messo, l’ho trovata molto gustosa.”
La bambina, con le lacrime che minacciavano ancora di rigarle le guance, si ritrovò a sorridere mentre le guance le si coloravano ancor più di rosso.
“Vorrei mangiarlo un'altra volta questo tuo ‘piatto speciale’. Però stavolta facciamolo insieme così sarà doppiamente speciale!”
Il piccolo Ichijo le porse la mano e sorrise dolcemente.
Kosaki accettò di buon grado quella mano tesa in segno di amicizia e, insieme, si misero a cucinare e a ridere.
La loro torta fu buonissima, tant’è che lei si stupì molto di essere riuscita a non distruggere la dolcezza di quel dolce come faceva sempre quando cucinava qualcosa.
Quel piatto speciale, forse il primo di tanti altri, fece crescere sempre di più il forte sentimento che provava ogni volta che era in sua compagnia e la convinse che questo sentimento non sarebbe mai sparito.
 
C’è da dire però che quella stessa sera il bambino della fazione Shuei venne ricoverato all’ospedale per colpa di un grave attacco di mal di stomaco; questo però Kosaki non lo sarebbe mai venuta a sapere.



(*) Il Natto è un alimento tradizionale giapponese prodotto attraverso la fermentazione dei fagioli di soia.
Angolo dell'autrice:
Finalmente, dopo aver passato delle settimane terribili, sono riuscita a tornare a scrivere qualcosa. Sebbene la prima fanfiction che volessi pubblicare in questi giorni fosse una ChitogexRaku molto angst e triste, ho voluto tornare con questa raccolta e far sorridere almeno voi. Cercherò di pubblicare al più presto il capitolo di Yui. Grazie a chi leggerà e deciderà di farmi sapere il suo parere. :3
Alla prossima,
Darkdan.

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