A Vicious Circle

di Aeltanin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Vicious Circle ***
Capitolo 2: *** Was It So Hard? ***
Capitolo 3: *** Neither For A Moment ***
Capitolo 4: *** She's Wrong, She's Right ***



Capitolo 1
*** A Vicious Circle ***


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A Vicious Circle

 


« Tom mi stai ascoltando? »

« Si…certo… ».

« E di cosa ti sto parlando allora? »

« Il vestito di seta verde andrà bene ».

« Sapevo che non mi stavi ascoltando..ti stavo raccontando del servizio fotografico per Elle, ma naturalmente non ti importa. Cosa è che guardi e che ti distrae? » Prova a
strapparmi dalle mani la foto che sto contemplando.

« Niente! In realtà hai ragione, non mi importa. E per la cronaca, sei tu che mi distrai. Tu mi hai sempre distratto, ma ora non più ».

« Che…che intendi dire…tesoro? »

« E non chiamarmi così, mi infastidisce! »

« Beh allora vado da sola! Bevi meno succo di limone la mattina, diventi sempre più acido! » Afferra le chiavi della macchina ed esce dall'appartamento, sbattendo la porta.

 

E' una vecchia foto quella che, a detta di Jade, mi distrae dai suoi "importantissimi" discorsi sugli abbinamenti di colore. Gli angoli sono leggermente stropicciati, a causa delle numerose volte che l'ho stretta tra le mani e adagiata sul cuore. Ci sono tante piccole facce non proprio sorridenti, che si abbracciano e scambiano parole nostalgiche. Mi vedo, un po' più biondo di adesso, mentre guardo adorante e da lontano una esile figura, senza potermi arrischiare alcun avvicinamento. So che non la vedrò più, che non potrò più sentire la sua risata cristallina, né percepire il torpore elettrizzante della prima volta che l'ho abbracciata. Sono passati 3 anni da quella volta, e non ho smesso di pensarla nemmeno un giorno. Sono stato un codardo, un vero vile a rifiutare la possibilità di essere felice. Ancora oggi penso che sia stato meglio così, perchè so che quella donna avrebbe avuto il comando del mio cuore e l'avrebbe strapazzato a suo piacimento. Ho preferito soffrire avendola lontana, sapendola non cosciente di quel che provo per lei, piuttosto che donarle di buon grado quella parte di me, che comunque so, sempre le apparterrà. Distolgo lo sguardo da quel pezzo di carta lucido, che le mie dita hanno ricalcato nel punto in cui il suo viso appare rigato di lacrime, e lo ripongo nel cassetto sotto il maglione infeltrito, che Jade tanto detesta. Quel nome è insofferenza e allergia. E' disagio e molestia.

 

Devo andarmene immediatamente. 
Mi sento mancare l'aria, portare via la vita e reprimere quello che sento da tempo. E spinge, vuole uscire e manifestarsi. Non ce la fa più il mio corpo, ne il mio cuore a trattenerlo e cercare invano di soffocarlo.
La valigia, mi serve lei. Cerco la valigia, ci butto dentro qualche maglietta a caso. Non trovo l'Ipod. Oh no, quello lo devo trovare, perchè non vivo senza. Rivolto i cassetti, svuoto le tasche, guardo sul comodino. Da sotto il letto spuntano le cuffiette. Le tiro fuori e viene fuori anche l'Ipod. Perfetto, ho tutto quello che mi serve. Chiamo un taxi, perchè la macchina l'ha presa Jade stamattina. Onestamente non la sento più come un problema da tempo, visto che l'indifferenza ha preso il posto di qualsiasi altro sentimento. Accendo il lettore musicale e trovo in riproduzione la canzone che ho scritto per lei. Lei Emma, non lei Jade. E' stato naturale per le radio ritenere corretto che l'avessi scritta per la mia presunta fidanzata. Ma c'è una cosa che non sapranno mai. If You Could Be Anywhere me l'hanno suggerita gli occhi di Emma.

 

 

If I had a plane,

then where would I fly to?

If I had to use my brain for something else

tell me what would I do?

 

 

Sono uscito da casa senza una meta precisa, con il solo obiettivo di prendere il primo aereo e ricominciare da capo in un' altra città. Non mi importa granché di ciò che penseranno di me e delle notizie che potranno circolare. Questa volta ho deciso di mettere da parte la razionalità e provare a capire davvero ciò che voglio e ciò che non voglio. Sono saturo di subire le scelte altrui e soprattutto di convivere con una persona, con cui l'affinità l'ho persa da tempo. Prima che un attore più o meno famoso, sono un ragazzo, che ha avuto le sue fortune, ma che ha subito anche tutte le complicanze che la vita delle celebrità comporta. Ho anche io le mie debolezze e una coscienza con la quale fare i conti. 

Arrivato all'aeroporto di Heathrow, noto che sulla tabella elettronica ci sono 3 voli disponibili. Bruxelles alle 8:45, Stoccolma alle 9:10, Providence (Rhode Island) alle 11:15. Passo al vaglio le varie opzioni, considerando le possibilità che hanno da offrirmi, e alla fine decreto che Providence è proprio la città di cui ho bisogno, per forgiare nuovamente me stesso. Ho sempre agognato di vivere in America, di lasciarmi invadere dalla grandezza delle sue strade, della sua storia, e della sua modernità. 
Acquisto l'ultimo biglietto ad una cifra mostruosa, appositamente protetto dai miei fidati Ray Ban da sole, per evitare di essere riconosciuto da fan isteriche e urlanti, delle quali, per quanto possa apprezzarne l'entusiasmo, ne detesto svariate volte l'ossessione.
Sono le 10 e 20 minuti, la coda per il check in è abbastanza lunga, e quando finalmente arriva il mio turno per l'imbarco, saluto con non poca tristezza la città che mi ha visto crescere e diventare l'uomo che adesso sono. 

 

 

 

***

 

 

6 ore e 54 minuti dopo, mentre ascolto un eccelso Ed Sheeran e mi sfilo la giacca di jeans per lo sbalzo di temperatura notevolmente più alto, l'aereo atterra a Providence, ed è con grande agitazione ed inquietudine che noto una folla di gente in fermento ai piedi della scaletta di sbarco. In quel momento la mia mente è attraversata dalla più angusta possibilità, che quei giornalisti siano li per me. E' comunque inverosimile che la notizia della mia partenza abbia già prodotto tanto scalpore. Ne ho la conferma quando, ben nascosto da cappellino con visiera e immancabili occhiali da sole, sento provenire dalla folla in fermento un brusio incessante. Un nome attira tutta la mia attenzione e mi fa vibrare non poco celatamente. 


« Sarà questo l'aereo di Emma? ».

« Secondo me è già arrivata ».

« La cerimonia inizierà alle 17:00 in punto, è probabile che ancora non sia arrivata ».

« I suoi manager l'hanno scortata su un taxi già da qualche ora, vi consiglio di liberare lo spazio circostante e non impedire il normale flusso dei viaggiatori ». Ad intervenire è un  
corpulento agente dalla faccia poco amichevole e dall'atteggiamento fiero. Decido che di lui posso fidarmi, per cui lo avvicino 
educatamente e mi informo.

« Scusi se la disturbo, potrebbe dirmi a cosa è dovuta la presenza di tanti giornalisti? »

« Lei è…? »

« Oh, un semplice curioso. Mi scusi se mi sono informato, sono solo sorpreso di tanta eccitazione ». Mi squadra meglio, quasi volesse strapparmi la pelle e radiografarla. Devo
avergli fatto una buona impressione, ed è così che conferma ciò che sospettavo.

« Sono qui per Emma Watson. Oggi alla Brown University si svolgerà la cerimonia di laurea. Ha sentito parlare di lei? » Sussulto impercettibilmente a quella domanda. Eccome se ne ho sentito parlare, eccome.

« Si, ne ho sentito parlare… » Rispondo laconico. Mi passa davanti tutta la mia vita, ogni momento trascorso davanti l'obiettivo, ogni sentimento sviluppato, ogni amicizia coltivata, ma soprattutto quel potenziale amore distrutto per codardia ed egoismo. E' strana ed eccitante la vita. Avevo tre possibilità di scelta, e ho inconsapevolmente deciso di accettare 
quella che mi conduce da lei. E' solo una coincidenza questa? Beh, non ci credo molto alle coincidenze. Mi trovo nel vortice incessante di un circolo vizioso: ogni cosa mi riconduce
da lei. Ogni scelta sbagliata, ogni carezza mancata, ogni sguardo implorante 
amore occultato alla vista e al cuore.

« E' stato molto gentile. La ringrazio ». Mi avvio verso l'uscita, ma la voce dell'agente mi richiama.

« Mi scusi. Mi sembra di averla già vista… lavora da queste parti? »

« Possibile, chi lo sa ».

 

 

***

 

 

Per una volta soltanto ho odiato essere una persona comune e non avere agenti a scortarmi. I fan in delirio e i giornalisti ghiotti di notizie e fotografie esclusive mi stanno strattonando e sorpassando in modo indecente, mentre io cerco di coprirmi a fatica per non farmi riconoscere. Finalmente i cancelli della prestigiosa università si aprono per lasciar passare i numerosi laureandi. Il mio viso migra veloce tra le varie facce in passerella, ma quella di Emma non è presente. Sorrido, perchè se la conosco bene, sarà arrivata in anticipo di molte ore e si starà preparando con molta calma, evitando la folla. Pago profumatamente una delle guardie, sdegnandomi della facilità con con cui è possibile corrompere la gente con del denaro, e mi apparto dietro una alta aiuola di margherite ben curata. 
Dopo molti nomi altisonanti e applausi che consumano i palmi delle mani, finalmente il rettore pronuncia il suo nome e il mio cuore perde un battito, ora come allora.


« Emma Charlotte Duerre Watson ». Eccola la mia meravigliosa Emma. La vedo salire gli scalini del palco, sistemarsi accanto al rettore e accettare compostamente e con una
   traccia di imbarazzo sulle gote, i meritatissimi complimenti che riceve. Il mio sguardo si posa sulla madre in prima fila, che l'aspetta a 
braccia aperte e la stringe forte,
   trattenendo a stento la più che manifesta emozione. Un energumeno alto e moro l'afferra per i fianchi e la porta alla sua altezza. Le dona una bacio a fior di labbra e le
sussurra qualcosa che la fa ridere di gusto. Non riesco a capire se il rumore di cocci che ho sentito sia reale o 
se qualcosa dentro di me sia andato in frantumi. 

  Devo andarmene ancora una volta. Come ho potuto credere che potesse pensare a me dopo tutto questo tempo?! Sono davvero uno stupido. Perchè mai Emma non avrebbe
  dovuto rifarsi una vita e aprirsi a qualcuno che la ami? Mi guardo intorno per capire se posso uscire indisturbato, e appurata 
l'assenza di avventori, sguscio via dal mio  
  nascondiglio. Mi volto verso di lei per l'ultima volta, ma non mi accorgo che Emma mi stava già fissando. Devo aver attirato l'attenzione con il mio atteggiamento sospetto.  
  
Dannazione! Comincio a correre, incurante della gente intorno a me che mi guarda interrogativa, finché non mi sento afferrare per un braccio e nascondermi dietro una imponente
  quercia. Il suo tocco è gentile, il calore delle sue dita ha un qualcosa di familiare.


« Tom… ». Si porta una mano davanti le labbra in segno di stupore e rilascia lentamente la presa sul mio polso. Emana una bellezza semplice e lucente. I capelli lisci ondeggiano  
   sulle spalle, il viso gode del suo naturale splendore e le labbra sono evidenziate da un rossetto opaco e rosso fuoco.

« Immagino che tu ti stia chiedendo cosa ci faccia qui. Beh, in realtà non lo so. Perdonami, non volevo farmi notare. Tanti auguri, a proposito. Addio Emma ». Rimane interdetta per
   più di un minuto, cercando di trovare delle parole adatte al momento. La verità è che nessuna parola si addice ad una scena 
simile, in cui io, vinto e appesantito dal mio carico di
   emozioni negative, mi dileguo, lasciando le mie impronte sull'erba fresca e umida. Percepisco dietro di me passi sempre più veloci e incalzanti ed una voce ferma e
   sensuale richiamare la mia attenzione.

« No..non te ne andrai così, non di nuovo ». Allunga una mano verso la mia e dolcemente mi trascina al riparo da spettatori invadenti. Mi godo i lunghi attimi in cui mi osserva
   scrupolosamente, quasi a voler ricordare ogni mio dettaglio e individuare qualche ruga di più a solcare il mio viso niveo.

« Emma perdonami..non volevo irrompere senza preavviso in un momento così importante per te. E' talmente strano ciò che mi è successo da stamattina ad ora… ». Siamo così
   vicini che posso sentire il suo respiro sulle labbra e i riflessi dorati dei suoi occhi giocare con i raggi del sole. Le nostre mani, adagiate lungo il 
corpo, si sfiorano, generando
   scariche di elettricità roventi, che nascono dal ventre e si dipanano verso ogni singola nervatura. Ho chiuso gli occhi, beandomi della perfezione del momento, finché non li riapro
   e noto con rabbia che l'energumeno che prima la abbracciava, viene verso di noi con aria 
minacciosa. Mi stacco velocemente da lei, congedandola con una frase di circostanza.

« Mi ha fatto piacere rivederti Emma. E ancora complimenti per l'importante traguardo che hai raggiunto ». Esibisco il sorriso più finto di cui sono capace, mentre sopporto con
   dolore la sua espressione sconvolta e gli occhi tristi. Sta lottando con tutta se stessa per lasciarmi andare. Le sue mani si 
contraggono e quasi le unghia perforano i palmi. 

« Tesoro, non mi presenti il tuo amico? » C'è qualcosa nel tono di voce dell'energumeno che mi lascia alquanto perplesso e mi porta a dubitare della sua cortesia. Mi guarda
   dall'alto in basso e deduco che è uno che non si lascia scivolare niente addosso. Afferra la vita di Emma, per sottolineare il ruolo che ha 
nella sua vita. Emma fa pressione sulle sue
   grandi mani e lo stacca da se con poco garbo e molto imbarazzo.

« Matt, ti presento Tom..Tom lui è.. »

« Sono il ragazzo di Emma ». Come se non lo avessi intuito, penso con amarezza. L'ha interrotta prima che potesse terminare la frase, quasi intendesse enfatizzare la sua posizione
ed evitare che Emma potesse presentarlo con diverso nominativo. 

« Piacere di averti conosciuto, Matt » la voce più falsa che possiedo. « Adesso io andrei.. »

« Matt, tesoro, ti dispiacerebbe andare a prendere qualcosa da bere? Io e Tom non ci vediamo da tanto tempo e vorremmo aggiornarci sulle novità ». Se non la conoscessi, l'avrei
   scambiata per una più che lecita richiesta. Ma quell'aria furba e quel sorriso malizioso mi suggeriscono che, dietro tanta cortesia, c'è 
anche la non molto celata voglia di
intrattenersi ancora con me.

«Certo… torno subito… » risponde con voce titubante l'energumeno.

 

 

***

 

 

« Sei stata davvero molto convincente ».

« Sono un' attrice dopotutto » sorride. « Tom… perchè sei qui? Intendo perchè proprio qui? »

« Perchè me lo stai chiedendo come se ti aspettassi una risposta in particolare? » le sfioro la guancia e le riporto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

«Perchè probabilmente è vero. Vorrei sentirmi dire che sei qui proprio per me.» sospira, poi mi grida addosso. « E adesso goditi la soddisfazione di sentire Emma Watson dirti che
  ti vuole ancora, come tredici anni fa, anche adesso e più di prima. Goditi la Watson che ancora una volta viene rifiutata dall'accasato 
Tom Felton! Soddisfati anche per il fatto che sta
con un ragazzo a cui vuole bene molto poco, perchè il suo maledettissimo cuore è e sarà sempre occupato dal suo primo amore! » Abbassa lo sguardo, nascondendomi le lacrime
sorde che terminano il loro percorso sulle labbra vive. Mi sento così in colpa per 
aver privato entrambi di una meravigliosa possibilità. Capisco quale immane errore sia stato
lasciarmi condizionare dalla paura e accettare un sentimento che di onesto e sincero ha ben poco.

« Smettila! Smettila ho detto! » le afferro prepotentemente il mento con le dita e l'avvicino così stretta a me, che posso percepire il suo cuore battere violento a contatto con la mia
cassa toracica. « Come puoi non capire? Come mai secondo te ho scelto, anche se inconsapevolmente, di venire proprio qui oggi, 
piuttosto che in qualsivoglia altra città?! Solo un
caso? Assolutamente no! Pensi che sia stato facile per me, vivere ogni giorno con la consapevolezza che si trattasse più di mera sopravvivenza? » Non mi curo più della gente che
ci guarda. Ho notato persino quel Matt tentare di avvicinarsi e interromperci, per 
poi girare i tacchi e andarsene, sconfitto.

« E fammi capire, la parte in cui "sopravvivi" è quella in cui sorridi felice insieme a Jade sul red carpet? O quella in cui le tieni la mano sulla spiaggia in compagnia di Timber?
   Scusami se non ti credo. » Mi porto indietro i capelli con una mano, esasperato dal sua mancata comprensione, ma assolutamente
deliziato dalla sua ostentata gelosia. Come
   posso spiegarle, e risultare un minimo convincente, che non ho mai smesso di tenere a lei?

« Si Tom, leggo i giornali e guardo anche le foto. E se è il caso, inumidisco le pagine con qualche lacrima. Ci tengo così poco a te, che ho persino conservato quella stupida foto che ci
   siamo fatti quando io avevo quindici anni e che baciavo ogni sera prima di andare a letto. Peccato che tu baciassi qualcun'altra già 
allora. Aggiungi anche questo, alla lista di cose di cui
   essere soddisfatto ».

« Parli di questa foto? » Tiro fuori il portafogli dalla tasca e ne estraggo una piccola foto di me ed Emma, sorridenti e innamorati seppur celatamente l'una dell'altro. Me la strappa
dalle mani, ancora in preda alla rabbia, e la osserva nostalgica.

« Ce l'hai ancora » constata incredula « Perchè? » le sfioro il viso, cancellandole con una carezza le stille salate che continuano a scorrere.

« Perchè sono un codardo, Emma. » prendo un lungo respiro, le sfioro le mani e le porto, intrecciate alle mie, dietro la schiena.  « Scusami, per tutto. Scusami per averti rifiutata.
Scusami per averti fatto sopportare di vedermi insieme a Jade. Scusami per averti privato del mio amore. Scusami per ogni 
momento insieme che non abbiamo trascorso.
Scusami per non aver sorriso insieme a te. Scusami per non aver gioito dei tuoi traguardi insieme a te. Scusami per non averti reso partecipe della mia vita.
Scusami semplicemente perchè sono un dannatissimo coglione innamorato. » Rimane interdetta solo un 
attimo, nonostante io veda i suoi occhi brillare di una luce nuova e della
passione per me mai sopita.

« Hai ragione, sei una grandissima testa di… »

« Emma! Ti sei appena laureata! »

« E tu mi devi ancora tante di quelle spiegazioni! Non credere di potertela cavare così ».

« Ho tutto il tempo del mondo, anche se devo dire che farei volentieri un salto al McDonald's. Suppongo però che tu debba restare… »

« Dovrei infatti. Ma, voglio dire, l'amore della mia vita si ritrova casualmente a Providence in occasione della mia laurea, secondo te resterei qui con questi sapientoni a mangiare
tartine al caviale? » Rido di cuore, stretto a lei e inebriandomi del suo odore agrodolce.

« Tu non saresti una di questi sapientoni?! » la schernisco. « Emma »

« Ehi »

« Posso darti un bacio? »

«  E Jade che dirà? »

« Chi è Jade? »

« Mmm » finge di riflettere, divertita. « Solo uno? »

« Certo che no! » Adagio le mie labbra sulle sue, arcuate in un sorriso, e finalmente mi insinuo tra di esse, assaporandone la dolcezza e richiedendone un maggiore accesso. La mia
bocca si sposta verso il collo, inumidendolo e lasciando su di esso un piccolo livido violaceo indolore.

« Mi sembra impossibile tutto questo… »

« Cosa ti sembra impossibile, amore? » Sgrana gli occhi e mi rivolge il sorriso più bello che abbia mai visto.

« Questo per esempio » mi attira a se e inspira profondamente il mio profumo, affondando il naso sul mio petto. « E questo… » si alza sulle punte e mi inumidisce maliziosa con la
lingua il labbro inferiore. « E naturalmente anche questo » mi trascina in mezzo alla folla, tenendomi saldamente per mano e non 
curandosi affatto dell'orda di giornalisti che ci
sta scattando miliardi di foto, che domani saranno già su ogni rivista di gossip.

« Ma quello non è Draco Malfoy? » urla una giornalista tarchiata e dalla voce stridula.

« Tecnicamente sarei Tom Felton. Il fidanzato della signorina Watson. » Grido di rimando.

« Il… che? Thomas, quando avresti deciso questa cosa? Mi sa che non ero presente ». mi sussurra, alterata.

« Tredici anni fa ovviamente. Solo che ero stupido e avevo paura che mi avresti fatto soffrire. Tu eri l'unica in grado di potermi realmente far male. » Appoggia la testa sul mio petto e
mi stringe forte, mentre io le accarezzo i capelli e le depongo un bacio sulla fronte.

« Io non ti avrei mai e poi mai neanche per ipotesi fatto soffrire. Ma tu hai finito per far del male a me. Ti rendi conto che abbiamo sprecato del tempo prezioso, che potevamo
impiegare a far l'amore? »

« Sono ancora in tempo per riscuotere? » Ghigno, ricevendo una pacca non proprio leggera sulla nuca.

« Sei pessimo! Ma direi di si amore mio. ». mi risponde con voce roca, baciandomi il lobo dell'orecchio.

« Hai idea di quanto io ti ami in questo preciso istante? » le chiedo serio.

« Una vaga idea… ». Le rivolgo uno sguardo da cucciolo bastonato e avanzo una insolita richiesta.

« Posso picchiare quel Matt? Insomma già che ti abbia guardata mi da fastidio, che ti abbia toccata poi... »

« THOMAS! »

« Ok, come non detto amore! »

 

 

***

 

 

 

Tom Felton ed Emma Watson paparazzati insieme alla cerimonia di laurea di quest'ultima alla Brown University.

Il signor Felton dichiara: 

"Ci siamo innamorati durante le riprese dei film di Harry Potter, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare il nostro sentimento. 

Ci sono state una serie di difficoltà, che abbiamo ampiamente superato, e che non hanno fatto altro che alimentare il nostro amore."

Alla domanda: 

"Vi sposerete?"

Risponde:

"Ho intenzione di sposare la mia meravigliosa fidanzata entro la fine dell'anno."

 

« Maledetta! Alla fine sei riuscita a portarmelo via! »


 

***


 

Buonasera a tutti lettori!
Spero che abbiate apprezzato questo mio piccolo esperimento di scrittura su due dei miei attori preferiti.
Non ho nulla contro Jade, nonostante non la apprezzi particolarmente. Mi è semplicemente piaciuta l'idea di immaginarmi Emma e Tom come una reale coppia.
Alla prossima, Erika AstoriaGM

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Was It So Hard? ***


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Capitolo 2. Was It So Hard?

 

 

Non mi sono mai rassegnata del tutto al fatto di non essere ricambiata. E' come se il mio cuore non si fosse mai arreso a ragione all'amore di nessun altro che non fosse Tom. Probabilmente decreterete all'unanimità la mia insanità mentale, ma credetemi se vi dico che appena mi sono svegliata il giorno della mia laurea, una strana positività mi ha invasa. Non una positività data dal fatto di realtà di aver terminato il mio percorso di studi, ma una positività spirituale. Una positività che ho provato solo una volta nella mia vita in presenza del mio biondo manicomio personale. Un pensiero assolutamente patetico e balordo ha preso posto nella mia mente, non appena ho salito gli scalini del palco e ho ricevuto gli applausi del pubblico in fermento. Vorrei che lui fosse qui. Vorrei che il suo sguardo adorante si posasse su di me.  

Ho rivolto i miei occhi verso la mia mamma in prima fila e una volta scesa, ho lasciato che Matt mi sollevasse e mi stringesse a se. 

 

Matt è…era…un…il mio ragazzo. Non che non gli abbia voluto bene o che non abbia mai provato dell'affetto sincero per lui, ma…

Non sarebbe mai potuto essere lui, nessuno avrebbe mai potuto ragionevolmente sostituirlo. Non perchè io ne abbia fatto una sorta di mito, ma perchè il mio cuore ha sempre riconosciuto Tom come legittimo proprietario. 
C'è entrato 13 anni fa, l'ha monopolizzato con i suoi modi gentili e nonostante le abbia tentate davvero tutte per scolpirlo e modellarlo con diversa iniziale, la T ha sempre troneggiato spavalda. 
Ad un certo punto me ne sono fatta una ragione e ho convissuto quasi tranquillamente con quella triste e ineluttabile verità: non avrei mai potuto dimenticarlo. 
Temo che questa sia stata la pecca di ogni mio rapporto con l'altro sesso. Insomma, non mi sono mai lasciata andare del tutto, ero evidentemente frenata e credo di aver pronunciato una volta o due il nome di Tom durante…beh.

 

Mi rigiro irrequieta nel letto, afferrando goffamente la coperta leggera e tastando la parte vuota del materasso accanto a me. E' tiepida, ma vuota.
Milioni di pensieri si affollano nella mia mente, ma uno pulsa irriverente: Tom se n'è andato, ancora una vota. 
Sono sconvolta, il mio respiro non è affatto regolare e credo che per la prima volta nella mia vita sperimenterò l'attacco di panico.

Respira Emma.

Mi alzo incurante della luce accecante del sole che filtra dalle finestre e mi impedisce di mettere a fuoco il mio confortevole loft. Sbatto il ginocchio sulla poltrona di legno scuro vicina al letto e impreco non esattamente a bassa voce. Un chiazza rossastra comincia a espandersi lentamente sotto l'epidermide e, non curandomi affatto del dolore acuto, afferro il primo indumento che mi viene sottomano. Una camicia leggera di seta azzurra che mi copre a mala pena l'intimo. Bene

Il materasso era ancora caldo. Non se ne è andato da molto.

Apro la porta, sbattendola violentemente contro il muro, e mi precipito giù per le scale, chiamandolo a gran voce. 

Tom. Amore. Tom

Sento ritornare solo l'eco della mia voce, che rimbalza nell'atrio deserto. Avverto i legamenti delle gambe indebolirsi e spezzassi come dei rametti rinsecchiti. Scivolo di peso sul marmo freddo del pavimento, rabbrividendo impercettibilmente al contatto e lascio scivolare sul mio viso ciò che resta del mio dolore. Rimango in quella posizione per un paio di minuti, rimuginando sugli eventi straordinari delle ultime ventiquattro ore e mi sento decisamente una stupida.

Perchè Tom avrebbe dovuto lasciare Jade di punto in bianco e tornare da me? A che sono servite tante belle parole e una foto consunta? Ad ottenere una notte di passione con la ragazza che anni prima non è passata dal suo letto?

Fa male, fa così male che è difficile riuscire a percepire la propria presenza fisica in quello spazio così vuoto. Sono un fiore reciso malamente, annusato, e calpestato subito dopo. 

Usata, mi sono sentita usata. Perchè hai deciso di ferirmi mortalmente? Perchè sei sempre la causa del mio dolore, Tom?

 


***

 


Sto dormendo beatamente nel letto di Emma, quando quest'ultima comincia ad arrancare sul mio petto e tastare con forza punti del mio corpo poco consoni. Non che se ne sia accorta, visto che ha gli occhi chiusi e il respiro affannato, ma certamente qualcun'altro se ne è accorto e ha reagito alle sue "lusinghe". Ciò che mi destabilizza in questo momento tuttavia, non è tanto l'amico dei piani bassi che si è risvegliato, quanto il sudore sulla fronte di Emma e le lacrime che le inumidiscono il viso, mentre pronuncia il mio nome come una nenia.

« Tom…Tom…perchè, perchè mi hai lasciata di nuovo? » Mi puntello sui gomiti e mi sporgo lentamente verso di lei. E' stupenda, è una dea scesa in terra per allietarmi. I capelli sono distribuiti in modo
irregolare sul cuscino, mentre le braccia sono disposte intorno al viso, come a incorniciarlo. Le scosto una
ciocca fastidiosa dalla fronte, le accarezzo la guancia bagnata con la mano e sussurro il suo nome, cercando di rassicurarla.

« Emma, svegliati. Amore è solo un brutto sogno… ».

« E' tutta colpa mia se mi hai usata…come hai potuto farlo?! » Grida nel sonno tra i pianti. La scuoto con più forza, finché non vedo i suoi meravigliosi occhi dischiudersi e la bocca spalancarsi per lo
stupore. E' assolutamente divino il suo volto sconvolto, le sue ciglia scure umide a contornare le iridi 
ambrate. Mi faccio più vicino a lei, affondo il naso nella sua scapola e respiro l'odore di cui avrei
dovuto nutrirmi già molto tempo fa. Se penso che mi sono perso tutto questo per così tanto tempo...

« Tu…allora…non sei andato via… » constata incredula. Se non l'avessi conosciuta abbastanza da temere una sua reazione violenta, avrei riso dello stupore del suo volto.

« Perchè avrei dovuto farlo? Ho agognato a questo non sai per quanto tempo ». Alza titubante una mano e la appoggia gentilmente sul mio viso, sul quale compare un accenno di barba. Mi beo di quel calore
benefico e assecondo il movimento della sua mano. Chiudo gli occhi e attendo che quella carezza 
meravigliosa termini proprio sulle mie labbra, dove le dite di Emma si sono poggiate. Mi desto lentamente
e, prima che lei ritragga le falangi, le bacio una ad una. La vedo trattenere a stento un gemito e mordersi il labbro inferiore con i denti. Approfitto della sua temporanea interdizione, per ricominciare a 
parlare.

« Perchè stavi piangendo nel sogno? Cosa è successo? ». Il suo sguardo si oscura e i suoi occhi si spostano verso il basso, su un punto indefinito del materasso. Sta lottando con se stessa per trattenere le
lacrime, ma è sicuramente un macigno quello che ha dentro e che non le permette di ricacciarle indietro.

« Ho paura, Tom. Da morire. Non potrei…non posso sopportare che tu te ne vada. » La sento tornare finalmente a respirare, come se si fosse tolta un peso immane. Eccola la sua preoccupazione che si
riversa anche nel mondo onirico. Teme che la possa nuovamente respingere. Farò tutto il possibile per 
cancellare questa assurda convinzione dalla sua testa, nonostante in passato con il mio
comportamento, io non abbia fatto altro che alimentarla. Mi scosta bruscamente da se, mettendosi dapprima seduta sul letto e poi ergendosi in tutta la sua bellezza. Compie pochi passi in punta di piedi,
finché non 
raggiunge la porta dell'ampio bagno. In quella reazione leggo molte sfumature, non soltanto differenti, ma anche tra loro configgenti. Paura, rabbia, orgoglio, amore. Troppo, davvero tanto
amore. Come ho fatto a resistere tutto questo tempo? Mi fiondo verso di lei e con un movimento fulmineo la afferro 
sotto le gambe. Emma reprime un grido di stupore, poi affonda la testa sulla mia
spalla e la sento ridere di gusto. I suoi capelli mi solleticano la pelle del collo e risalgono poi sulla mandibola, finché quella scia asciutta viene sostituita dalle sue labbra idratate. Indugia sulla mia bocca
con calma e lentezza, 
ricamando ghirigori con la lingua ai bordi di essa, incrementando le soglie del mio desiderio indecentemente. La dolce tortura termina, quando sento le sue labbra posarsi
dolcemente sulle mie in un bacio fugace.

« Buongiorno amore mio ». Mi dice, sorridendo. Potrei fare qualsiasi cosa per questa donna!

« Noto che la tristezza è scomparsa. A cosa è dovuto questo repentino cambio di umore? » Chiedo, divertito.

« Signor Felton, faccia poco lo spiritoso! E mi rimetta subito a terra! »

« Non ci penso nemmeno, futura signora Felton. Adesso la farò divertire come solo io so fare ».

« Suona sconcio amore, te ne rendi conto? ».

« Ho forse detto che non lo è? » 

 


***

 

 

Non posso crederci. E' scappato senza neanche una spiegazione. O meglio, la spiegazione è arrivata dai giornali, che hanno subito pensato di mettermi in ridicolo. Tom ha deciso di fuggire da quella sciatta della Watson ed io non so davvero il perchè. Fino a ieri andava tutto bene e adesso mi ritrovo sola in camera da letto a cercare il motivo di un tale gesto. Forse

Forse avrei dovuto ascoltarlo di più, forse avrei dovuto capire le sue espressioni e le sue sensazioni. Ma è sempre tutto filato liscio fino ad ora. Se qualcosa non fosse andato bene, Tom me lo avrebbe detto no? No…?
Non posso permettergli di rovinare tutto quello che c'è stato tra noi, io lo amo e non ho assolutamente intenzione di perderlo.

Ma lui ti ama Jade? Te l'ha mai detto? Cerco di spegnere quella voce petulante dentro la mia testa e a studiare un piano per raggiungere il mio scopo.

Lo andrò a recuperare costi quel che costi e gli impedirò di commettere un errore irreparabile sposando la Watson. Siamo sempre stati invidiati da tutti, acclamati per la nostra bellezza insieme e per l'affiatamento. Come gli è saltato in mente da fuggire da lei per una semplice lite? 
Cioè una delle tante semplici liti…

All'improvviso un fulmine mi attraversa la mente e il ricordo del suo sguardo assente del giorno precedente mi spezza il respiro: la foto.
Quella dannatissima foto del cast che ogni tanto Tom ripesca dal cassetto non è semplice nostalgia, ma è quel qualcosa di più che ho sempre cercato e mai ottenuto. Quella attenzione che lui non ha mai avuto per me, quel sorriso al ricordo degli scherzi ad Emma, quel luccichio negli occhi chiari al ricordo della sua risata.

La riguarda per lei… 

Ma se non mi ama perchè è rimasto con me tutti questi anni? Mi ha solo presa in giro?

Mi deve molte spiegazioni. Nessuno può permettersi di mollarmi così di punto in bianco. Dove troverò un altro uomo incredibile a letto come lui? Non che io lo rivoglia indietro solo per questo motivo, ma…è una parte fondamentale del nostro rapporto il sesso. Però io lo amo davvero, lo giuro… Ne sei sicura Jade? 

« Smettila di importunarmi vocina stridula! Non si ruba ciò che è mio ».

 

 

***

 

 

« Tom devo preparare la colazione! » Emma cerca di alzarsi, ma la afferro velocemente, cingendole la vita con le braccia e sussurrandole sul collo:

« Resta a letto un altro po'. Mi sei mancata troppo ».

« Amore, ho un impegno » un bacio sull'avambraccio, uno sul braccio, l'altro sulla clavicola « Torno per pranzo e poi sarò tua per il resto della giornata. Lo giuro. » Si gira verso di me, strofina il naso sul
mio e a fior di labbra mi dice:

« Mi sei mancato da morire anche tu ». 

Quando esco dal bagno, la trovo indaffarata ai fornelli. Ha appuntato i capelli lisci sulla testa, qualche ciocca ricade sulle spalle e quella camicia leggerissima che la ricopre è davvero una minaccia per il mio autocontrollo. Mi avvicino con passo felino, cogliendola alla sprovvista e sottraendole una delle fragole dal meraviglioso piatto di pancakes che sta preparando. 

« Ei! Giù le mani dal mio capolavoro! » Si volta velocemente verso di me, tentando di sottrarmi il frutto dalle mani, ma io lo porto alla bocca. Mi guarda leggermente spaesata, ma noto una scintilla
maliziosa nei suoi occhi. Vedo il suo volto avvicinarsi lentamente al mio e addentare la fragola rimasta sospesa a 
metà tra le mie labbra. La morde lentamente, facendo ben attenzione a sfiorare
in modo indecente le mie labbra con le sue, assaporandone la dolcezza. Sta per allontanarsi, ma le afferro il viso, mosso da un istinto famelico, e mi fiondo su quelle labbra estremamente rosse e invitanti. Ci
siamo solo noi, i nostri 
corpi, le nostre labbra turgide, i nostri respiri affannati ed eccitati. Non pensavo che avrei potuto mai essere così felice, così sinceramente felice.
Sposto un attimo lo sguardo sul bancone della cucina e vengo attratto da una scodella ripiena di panna. Immergo l'indice in quel dolce paradiso e me lo porto alle labbra, facendo attenzione a non
distogliere mai i miei occhi da quelli di Emma. Ha le labbra dischiuse e lo sguardo attento ad ogni mia mossa, 
quasi fosse ipnotizzata da quel movimento peccaminoso. Mi afferra la mano istintivamente e
si porta la falange incriminata alla bocca. Succhia ciò che rimane della panna, ripetendo lo stesso gesto con le sue dita. Il mio autocontrollo è andato a farsi benedire di fronte alla semplice sensualità delle
dea che ho
davanti.

« Emma… ». Soffio, con voce roca, sulle sue labbra.

« Si…? » Sussurra a sua volta, immergendo l'indice nella scodella e strisciandomi la panna sulla bocca, sul collo e sul torace.

« Hai superato il limite lo sai? Non si scherza con me ». La tiro su rudemente per i fianchi e la faccio sedere sul granito del bancone. Le sfugge un gemito di disappunto per quella mossa azzardata,
immediatamente sostituito da una espressione languida e un sospiro rassegnato.

« Tom, sei sicuro che…con Jade sia tutto sistemato? » Sono leggermente infastidito da questa domanda impertinente, soprattutto per l'intimità del momento che stiamo condividendo. Ma ha ragione a
porsi il dubbio, dannatamente ragione. Che non mi importi di Jade è chiaro, che non provi niente per lei 
ancor di più, ma Emma che garanzie ha avuto da me? Devo chiarire con la ragazza che è a Londra,
per potermi dedicare anima e corpo alla donna che mi ha da sempre rubato il cuore. Mi scosto lentamente da lei, posandole un bacio leggero sulle labbra e sferzando l'eccitazione palpabile.

« Hai ragione Emma. Non è tutto sistemato ». Il suo sguardo di scurisce, perchè probabilmente deve aver frainteso le mie parole. « Ei amore, che hai capito? Intendo che non le ho lasciato neanche un
biglietto, sono partito di punto in bianco. Vorrà sicuramente una spiegazione da me. In fondo se la merita, 
dopo i nostri anni insieme ». Mi spinge leggermente il torace per allontanarmi e scende dal
bancone. Sono sicuro che le mie parole la abbiano ferita in qualche modo. Non deve essere stato facile per lei, ricordare il dolore che ha provato, e che forse tutt'ora prova, nel sapere di me e Jade insieme.

« Tesoro, ascoltami ». La raggiungo in bagno, le prendo le mani e le stringo tra le mie. « Non devi neanche pensare che tra me e lei ci sia ancora qualcosa. E ti assicuro che quel qualcosa che c'è stato molto
tempo fa e che è finito già da un pezzo, non potrà mai essere lontanamente importante e profondo come
 ciò che c'è fra noi ».

« Come faccio a crederti? Ci sei stato per sette anni… ». Le afferro il mento tra le dita e la costringo a guardarmi. Dobbiamo lavorare molto sul nostro rapporto. Emma non si fida di me, e la colpa è solo
mia.

« Perchè non ti fidi di me? Cosa devo fare, per farti capire che sei la ragione per cui vivo? » Sgrana gli occhi, che diventano immediatamente lucidi e mi getta le braccia al collo.

« Niente, non devi fare niente Tom. Volevo solo sentirtelo dire. Ed è bello, così tanto bello saperlo. Non pensavo che avrei davvero ascoltato queste parole un giorno ». Affonda la testa nel mio petto, sul
quale sento infrangersi il suo respiro tra la stoffa della maglietta e l'epidermide. Le accarezzo il capo, 
lasciandomi stringere la vita e permettendole di condividere con me il suo dolore.

« E' stata molto dura in questi anni, non è vero amore? ». Accenna affermativamente con il capo, la testa ancora nascosta nel mio petto, finché un brivido mi attraversa, quando sento il cotone della T-shirt
inumidirsi.

« Anche per me Emma, anche per me ». 

 Piangi piccola e sfoga le tue paure, io sono qui e non ti abbandonerò mai più.

 

 

***

 

 

Appena uscita dalla doccia, mi preparo per l'incontro con il produttore cinematografico. Il probabile ruolo che interpreterò mi piace parecchio e a dirla tutta spero che sceglieranno me. Infilo ai piedi le mie decoltè nere e mi avvicino a Tom.

« Come sto? » Gli chiedo, imbarazzata. 

« Sei incantevole ». 

« E se… »

« Avrai quella parte amore, ne sono sicuro. Sei la donna dell'anno, pur sempre la mia donna, ma tutti ti riconoscono come tale ormai. Come negarti di interpretare una principessa? » Avanza verso di me e
mi guarda con un ghigno. E' sempre il solito ragazzo possessivo.

« Tua? »

« Solo mia ».

« Augurami buona fortuna ». Mi stringe fino a farmi mancare il fiato e comincia a baciarmi. Assaggia le mie labbra morbide, le distrugge con i denti e finalmente la sua lingua richiede l'accesso. Non capisco
più nulla in quel momento, abbandonata all'estasi del suo meraviglioso sapore. Sono totalmente 
elettrizzata, il mio corpo vorrebbe di più e si inarca al suo tocco. Inserisco le mani tra i suoi capelli,
avvicinandolo sempre di più a me. So che non sto respirando da alcuni secondi, ma staccarmi da lui è una vera tortura. Ci pensa Tom a farlo, allentando la presa sui miei fianchi e dandomi un ultimo bacio
leggero.

« Wow, io… » Mi sorride con una buffa espressione sulla faccia.

« Buona fortuna Emma ».

Non ho il tempo di richiudermi la porta alle spalle, che una figura purtroppo conosciuta si appropinqua verso di me con una espressione poco rassicurante, che mi fa gelare il sorriso sulle labbra. E' pallida e smunta, forse ancor più magra di come la ricordavo, ma ha sempre il solito sguardo glaciale. Come ha potuto non accorgersene Tom? Ma soprattutto, come ha fatto a scoprire dove abito?

« Buongiorno Watson. Scopato bene con il mio fidanzato? » Mi chiede, sottolineando particolarmente l'ultima parola.

« Tom non è… »

« Oh andiamo! Non mi ha mica lasciata. Sta solo facendo una temporanea vacanza ».

« Certo. Ed è per questo che non ha comprato il biglietto di ritorno? » Le chiedo, sarcastica. La mia frase deve aver colpito nel segno, perchè la vedo corrucciare lo sguardo e contrarre la mandibola. E'
davvero inquietante
. Mi ricorda Helena Bonham Carter che interpreta Bellatrix. Solo la versione scadente e peggiore, molto peggiore. A dire il vero, è un insulto fare il paragone. Si trascina lentamente
verso di me, fermandosi ad un palmo di naso e puntandomi l'indice sul petto.

« Sei solo una puttana arrivista. Lo sanno tutti che ti sei scopata Hayman per avere l'aumento di stipendio…»

« Questo non è affatto vero! Fin dove ti spingerai per rovinargli la vita eh? Non ti sei ancora stancata?! » le grido, il viso una maschera di rabbia. Mi rendo conto di aver esagerato, nel momento in cui mi
afferra il braccio e mi strattona con tutta la cattiveria e la violenza che può osare.

« Lascia il mio Tom in pace. La sua casa è con me a Londra. Ti consiglio di assecondarmi tesoro, non hai idea di cosa io sia capace ».

« Non mi fai paura, Gordon. E adesso vattene da qui e non farti più vedere. Non voglio coinvolgere Tom in questa storia, che a quanto pare è tra te e me. Tom ha scelto ed io sono in ritardo ». La supero,
dandole una spallata e apro il portone d'ingresso. Non appena sto per scendere dal marciapiede, mi sento 
afferrare per le spalle e spingermi verso la strada. Tento di resistere all'attacco di Jade, cercando
contemporaneamente di non attirare l'attenzione.
E' piuttosto forte per essere così esile. Approfitto di un suo momento di distrazione per risalire sul marciapiede e spostare lei sulla strada. Adesso mi fa
davvero 
paura, è una furia, è fuori di se.

« Gordon ascoltami possiamo risolvere la cosa in altro modo… » cerco di persuaderla.

« No! Devi lasciarlo immediatamente! Tu non lo meriti Watson! E' mio!» Ha le lacrime agli occhi, il viso contratto e le dita sudate per lo sforzo. Mi farebbe persino pena, se non la conoscessi.
 Ha bisogno di un aiuto, questo è evidente. Rafforzo la presa sulle sue braccia nel tentativo di 
portarla sul marciapiede, ma nello steso momento lei allenta la presa e si lascia sbalzare sull'asfalto. E' un
attimo. Una macchina che sfreccia a velocità sostenuta non ha il tempo di frenare e le passa sopra, quasi senza accorgersene.

   Solo un grido, il mio e un sorriso sadico, il suo. L'ha fatto apposta e io non ho potuto fare niente. E' questo il limite al quale può arrivare: la morte.

 « Ho sentito urlare Emma, cosa… » Tom arriva alle mie spalle, ma non riesce a terminare la frase. Posa gli occhi sul corpo inerme di Jade adagiato sull'asfalto rovente e il mio viso si paralizza alla vista
della sua espressione sconcertata.

« Tom…io…» 

  Devi credermi Tom, non sono stata io.


 

***

 

Buonasera lettori!
Questa è nata come una OS, ma chiunque l'abbia letta, mi ha chiesto di continuarla e io l'ho fatto volentieri, anche se non sono pienamente convinta della riuscita del capitolo.
Ripeto che non ho nulla di personale nei confronti di Jade, nonostante non l'apprezzi particolarmente, e che quello che ho scritto è tutto frutto della mia immaginazione. 
Per la scena delle fragole, mi sono ispirata ad una scena di GG tra Nate e Serena che mi è piaciuta molto.
Spero che abbiate apprezzato :)

Erika AstoriaGM


 

 

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Capitolo 3
*** Neither For A Moment ***


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Capitolo 3. Neither For A Moment

 

 

 

« Cosa è successo? » Tom mi sorpassa attonito senza degnarmi di uno sguardo. Si fionda sul corpo dilaniato di Jade, mentre una folla di curiosi si avvicina e commenta fastidiosamente l'accaduto. E' stato come tornare indietro di alcuni anni, quando si mostrava indifferente nei miei confronti, accompagnato da quella stessa ragazza che, stesa sull'asfalto, si è aggrappata al suo collo e tenta di colpevolizzarmi.

« Tom, lei mi ha…» un colpo di tosse particolarmente violento la costringe a interrompersi, per poi riprendere con voce roca « …spinta fuori dal marciapiede, è stata violenta e… non ho fatto in tempo a… ».

« Stai tranquilla, Jade » le sussurra, accarezzandole i capelli insanguinati « l'ambulanza sta arrivando e tu guarirai presto ». Vedo scorrere le dita tra i suoi capelli, invidiando quel gesto così intimo che non ho mai ricevuto da lui. Non abbiamo mai avuto il tempo materiale per scambiarci effusioni in tutti questi anni, perchè il destino, ancora una volta, ha deciso di spezzarci le ali. Fa davvero male la sua indifferenza verso di me, perchè, nonostante il momento richieda grandi attenzioni per Jade, io resto immobile a guardare quella scena, percependo il mio cuore riempirsi di crepe e la vita che continua a scorrere intorno a me, opaca, priva di suoni e colori.

« Tu…tu le credi? » le parole fuoriescono dalle mie labbra quasi fossero un sussurro, mentre rinsavisco gradualmente e mi avvicino ai due. Un ritmo incalzante prende a battere nel mio cuore, quando vedo Tom voltarsi lentamente e liquidarmi con un'occhiata fugace. L'ambulanza termina il suo percorso davanti la mia figura; due infermieri aprono le portiere e caricano Jade sul lettino. Gli agenti scambiano qualche informazione con Tom, per poi avvicinarsi a me e chiedermi ulteriori delucidazioni.

« Signorina, può raccontarci cosa è successo? » Mi guardano negli occhi sondandomi con invadenza, colpevolizzandomi già prima di aver ascoltato cosa ho da dire. 

« Io…io e la signorina Jade abbiamo avuto una discussione e abbiamo cominciato a spintonarci. Quando…quando ho capito che la situazione stava degenerando, ho tentato di farla ragionare e a tirarla sul marciapiede, ma lei… » come dire loro che Jade ha volutamente lasciato la mia presa? « …lei è scivolata dalla mia presa ed è caduta dritta in strada. Essendo questa una strada molto trafficata, un Suv ad alta velocità non ha avuto il tempo di frenare e… » le lacrime hanno cominciato a solcare le mie guance, non so se per la situazione tragica in cui mi trovo coinvolta, non so se per l'atteggiamento di Tom, che non mi ha creduta o per i due poliziotti appena arrivati, che mi caricano poco gentilmente sul sedile posteriore della voltante e mi portano via la piccola felicità provata nelle ultime ore.

« E' stata lei! » mi addita un signore grassoccio, con una sigaretta tra le labbra e una pronuncia volgare « l'ha fatta volare verso la strada! »

« Deve venire con noi in centrale, signorina Watson ». Non reagisco neanche alle loro pressioni. Uno dei due mi afferra rudemente il braccio e mi sistema le manette intorno ai polsi.  Mi siedo in macchina con una compostezza che mal si addice al momento e lascio vagare lo sguardo attraverso il finestrino verso la figura di Tom, che sale sull'ambulanza e mi abbandona, ancora una volta. Sfioro il vetro con le dita, cercando di cancellare con i polpastrelli una gocciolina di pioggia, la quale mi accorgo poi, essere una mia lacrima.

 

 

***

 

 

« Non crederò mai ad una idiozia simile! Emma accusata di tentato omicidio! Sono matti!? » Rupert spegne il televisore, gettando il telecomando sul letto. Evanna si accoccola sul suo petto, posandogli una mano sul cuore in tumulto. E' terribile dover apprendere una notizia simile, diffusa senza il minimo tatto, proprio come si addice ai giornalisti.

« Tesoro, calmati. Io sono assolutamente sicura che tutto questo sia un fraintendimento. Nessuno potrebbe mai pensare che Emma abbia tentato di uccidere qualcuno. Vorrei chiamarla, che dici? » Gli sorride e lui le posa un bacio sulle labbra. Rupert afferra il cellulare e cerca il numero di Emma. Dopo molti squilli e la segreteria molesta, con un altro gesto rabbioso il cellulare viene scagliato contro la finestra. 

« …Ne ha passate così tante. » Rupert si prede la testa tra le mani e affonda il viso sul collo di Evanna. Lei gli accarezza la schiena, cercando di farlo rilassare e ascoltando ciò che le racconta. « Quante volte l'ho vista in lacrime, quante volte ho dovuto asciugarle dal viso il dolore, provocato da Tom. E adesso che finalmente si sono ritrovati, una tragedia li travolge. Emma è la mia migliore amica, non potrei sopportare di sapere che sta male…chissà adesso come si sente, cosa sta provando. » termina, rosso in viso. Evanna gli prende il volto tra le mani e gli sorride rassicurante.

« L'unica cosa che potrebbe aiutarla in questo momento è la vicinanza degli amici. Prenoto il primo volo, sei d'accordo? Tu chiama Dan e Bonnie, sono sicura che avranno appreso la notizia e saranno del nostro stesso avviso. Poche ore e saremo da Emma. » Rupert rilassa i lineamenti del volto per poi rivolgere ad Evanna uno sguardo adorante.

« Ma cosa ho fatto di così importante nella vita, per meritarmi un angelo come te? » Le si aggrappa alla vita e le bacia l'incavo tra i seni. Aspira il suo odore e risale sul volto, sentendola ridacchiare.

« Semplice! Hai distribuito gelati gratis su un carrettino, amore! Ti sembra poco!? » Rupert si unisce alla risata di Evanna, ma il suo sguardo si fa subito serio.

« …ma tu non avevi un provino importante? Resta, io vado da solo. Non voglio che tu comprometta la tua carriera. »

« Non pensarci neanche! Emma è amica tua, quanto mia, e non la lascerei mai da sola ad affrontare un momento simile. E poi senza di me non resisteresti mezz'ora in aereo! » Rupert diventa paonazzo e afferra, offeso, il cellulare capovolto sul pavimento. Evanna gli si avvicina e gli soffia sulle labbra:

« Sei adorabile, quando ti fingi offeso. Chiama Dan, io preparo velocemente le valigie. »

 

 

***

 

 

« Mi dica, quanto tempo occorrerà perchè possiate considerarla fuori pericolo? » chiedo per l'ennesima volta al primario del reparto di rianimazione. Jade, pallida e immobile, respira flebilmente e mi tiene la mano, debole. Sono terrorizzato all'idea che avrebbe potuto morire. E' stata la mia ragazza per così tanti anni ed io continuo a volerle bene. Non è stato affatto facile, vederla sporcata dal suo stesso sangue sull'asfalto. Se al suo posto ci fosse stata Emma io… Che pensiero orribile mi attraversa la mente. Non ho preferito che fosse Jade ad essere ferita, ma se fosse successo ad Emma, credo che avrei dato di matto. Probabilmente me ne sarei andato con lei. Non ho intenzione di passare la mia vita con nessun'altra che non sia lei.

« Dobbiamo attendere le prossime 48 ore. Inoltre ha avuto una emorragia interna che ha danneggiato l'embrione e le ha causato una aborto spontaneo. Mi dispiace per suo figlio. » Il mio udito  si ferma alla espressione "aborto spontaneo". Rivolgo al medico uno sguardo interrogativo, che lui interpreta correttamente. Io non ero a conoscenza che Jade portasse in grembo mio figlio. Le lacrime minacciano di uscire, ma devo essere forte. Lasciarsi andare adesso, sarebbe dannoso per me e per Jade, che non avrebbe alcun sostegno.

« La signorina Gordon era incita di tre mesi. L'incidente è stato nefasto. Mi dispiace per la sua perdita, signor Felton »

Sono stato padre.
Per tre mesi soltanto, ma sono stato padre.

Cosa avrei fatto se mio figlio si fosse salvato? Non sarei comunque rimasto con Jade. Il mio sentimento nei suoi confronti è pressoché inesistente. Le voglio bene come ad una sorella e con una sorella non puoi costruire una nuova famiglia. Per quello c'è la donna che amo e che mi riempie la vita.
Ma mio figlio l'avrei amato profondamente. L'avrei sicuramente cresciuto, mai l'avrei abbandonato.
La parola "abbandono" echeggia molesta nella mia mente e il mio cuore prima e il mio pensiero poi corrono veloci verso l'unica persona che mi ero ripromesso di non abbandonare e che invece ho lasciato sola sul ciglio di una strada proprio nel momento peggiore: Emma. La mia Emma.

Come ho potuto essere così insensibile? Sono corso a soccorrere Jade e non le ho neanche rivolto un sorriso, né una carezza. In quel momento ero frastornato, attorniato da gente invadente e terrorizzato dalla crudezza della scena. Ma mai, nemmeno per un istante ho pensato che Emma potesse essere colpevole. Mai.

E allora perchè la mia coscienza mi pressa e mi convince che mi sono comportato con lei come se lo fosse? 
Non era di biasimo lo sguardo che le ho rivolto, quando mi ha chiesto se credevo a Jade. Ero lo sguardo di un uomo che ha di fronte a sé la peggiore delle scene e la peggiore delle ipotesi. 
Che ne so se è stata Emma a lanciarla in strada o Jade che è stata incauta ed è scivolata?
E' stato un incidente. Questo è quello che credo e tutto quello che so.
Quando gli agenti mi hanno chiesto delucidazioni in merito all'accaduto ed hanno insinuato che Emma potesse essere la criminale, mi sono trattenuto dall'inveirgli contro. 

 

Devo andare da Emma. Devo correre da lei ed abbracciarla e sfinirla di baci. Devo starle vicino e prometterle che affronteremo tutto questo insieme.
Poso un bacio leggero sulla fronte di Jade e mi precipito fuori dalla stanza d'ospedale, travolgendo due o tre medici nel tragitto.
Quando esco in strada, sento gli sguardi della gente trafiggermi la schiena e mi chiedo il perchè. Ho forse causato io tutto ciò?! Ho soccorso Jade, l'ho accompagnata in ospedale e le ho tenuto compagnia fino ad adesso. Non ho neanche pensato alla mia fidanzata! 
Ed è proprio la foto di Emma a colpirmi, mentre attraverso l'incrocio. Una signora, seduta alla fermata dell'autobus, apre un giornale di cronaca, facendo palesare il volto apatico di Emma, mentre sale sulla pattuglia di polizia. Il titolo che reca la notizia, mi fa bloccare il cuore. 
Continuo a correre sempre più veloce, verso Emma.

 

 

 

"Emma Watson accusata di omicidio volontario.

La ex del suo attuale fidanzato, Tom Felton, si trova ricoverata presso il New York Memorial Ospital in condizioni critiche; pare inoltre che abbia perso il bambino, di cui il Signor Felton era padre.
La Watson non ha opposto resistenza e non ha smentito le accuse nei suoi confronti."

Approfondimenti a pagina 5. 

 

 


***

 

 

Mi portano in una stanza buia, con due grandi finestre oscurate. Solo un lumino sulla grande scrivania in legno a rendere nitidi i volti.
Loro possono vedere me dall'esterno, io non posso vedere loro. Vogliono interrogarmi, vogliono farmi vomitare una verità che non è la mia. Perchè non ho mai avuto intenzione di uccidere nessuno, neanche la donna che mi ha tenuto lontana dall'amore della mia vita per tredici lunghi anni.
Mi trattano già come se fossi colpevole. Mi osservano guardinghi, come a voler scovare nel mio atteggiamento un qualche indizio per loro fondamentale.
Ma non ho niente su di me che testimoni la volontà di compiere un gesto riprovevole come quello di cui sono accusata.
Che accuse dovrei rifiutare, se non ho alcuna colpa?

Mi fanno domande specifiche. Mi chiedono se fossi a conoscenza della gravidanza di Jade, se Tom ne fosse a conoscenza. 
Se lo avessi saputo, non avrei mai deciso di affrontare una relazione con lui. Avrei sempre considerato Jade e suo figlio come parti inscindibili delle nostre vite e non avrei mai goduto di Tom in modo esclusivo. 

Alla fine ce l'ha fatta Jade, ad impedirci di essere felici. 

Mi chiedono a quando risale il nostro ultimo rapporto di natura sessuale. Alzo gli occhi al cielo, frustrata. Che indizio potrebbe essere mai questo per la mia colpevolezza? Che se ne fanno di dettagli così rozzi?
Dopo un'ora e mezza di interrogatorio, mi permettono di uscire, scortata, per sedermi nella sala d'aspetto della prigione.

Tengo lo sguardo basso sulle manette, accarezzando con le dita il metallo freddo. Quando rialzo gli occhi, vedo correre verso di me le persone a cui voglio più bene al mondo e grazie alle quali ho superato numerosi momenti tristi.

« Rupert! » un abbraccio stretto da parte sua, un bacio sulla fronte e un sorriso triste « Che ci fate voi qui? Come vi è venuto in mente di attraversare mezzo mondo?! » Dietro Rupert scorgo la chioma nera e spettinata di Dan, che con i suoi meravigliosi occhi, riesce sempre a darmi sollievo.

« Emma, sappi che noi non crediamo ad una sola parola di quegli stupidi giornali. » vedo Bonnie ed Evanna annuire e le lacrime cominciano a scorrere sul mio viso, prima ancora che me ne accorga. E' avvilente non poterle asciugare per via delle manette.

« Emma, tesoro, mi sei mancata tanto! » Esclama Evanna commossa, per poi prendere le mie mani tra le sue e accarezzarle dolcemente. « Rupert è quasi impazzito, quando ha letto la notizia. Non sapevo davvero come calmarlo. Devi resistere Emma, devi farcela. Possiamo farcela insieme. » Annuisco, ancora scossa dalla loro presenza, e un ciuffo biondo cenere mi ricade sulla fronte. Dan si avvicina, me lo sistema dietro l'orecchio e mi abbraccia dolcemente, come a volermi infondere il calore della persona che in quel momento mi manca di più e che allo stesso tempo farei di tutto per non rivedere. La mia espressione ha sempre parlato per me, senza che io aprissi bocca. I miei occhi sono spenti, ogni alito di vita è stato spazzato via dalla consapevolezza che l'uomo che amo, non è con me. C'è qualcuno che se ne accorge e che mi fa piombare in un baratro di disperazione.

« Dov'è? » esclama Bonnie, il viso rabbioso « Dov'è quel mezzo uomo? Dov'è quell'ameba? » non è necessario che specifichi il soggetto, tutti sono a conoscenza della scarsa stima che Bonnie nutre nei confronti di Tom, per via di Jade. « Emma, dimmi dov'è. »

« Io…lui è con… » Stringo gli occhi per trattenere le lacrime. Un rumore particolarmente acuto interrompe la nostra conversazione. La porta d'ingresso si apre e lascia correre trafelato verso di me, Tom. Scansa tutti poco gentilmente e mi guarda negli occhi, con la richiesta di un perdono che so di non volergli dare. Mi stringe a sé, facendomi mancare quasi il respiro e per un momento soltanto mi beo dell'odore fresco della sua pelle. Vorrei tanto abbracciarlo forte, baciarlo e farmi restituire gli attimi che non abbiamo trascorso insieme. Ma sono sicura che anche senza l'ostacolo delle catene, non sarei stata in grado di alzare le braccia e cingerlo. Vorrei essere davvero in grado di comprendere le sue ragioni e perdonarlo, ma sono troppo ferita: l'unica persona di cui avevo bisogno, non ha avuto bisogno di me e mi ha lasciata da sola ad affrontare tutto questo.

« Hai idea di cosa ha passato, pezzo di merda? Che cosa ti salta in mente? Lasciarla sola in un momento simile?! » sbotta Bonnie.

« Io…non sapevo cosa fare, non volevo… mi dispiace amore mio, mi dispiace così tanto! » strofina il naso sul mio collo e mi cinge la vita. « So che non mi merito niente, so che non mi merito il tuo perdono, ma ti supplico, lasciami rimediare. Sono stato malissimo senza di te! » Quando si stacca da me, la furia che anima i miei occhi è scomparsa ed ha lasciato il posto alla tenerezza. E' sincero, lo sento. E' stato un momento terribile tanto per me, quanto per lui. E' spaesato e terrorizzato: le iridi non splendono, sono diventate opache quasi attendano un responso nefasto. Le sue dita sono gelide a contatto con i miei fianchi, ma ancor più gelida è la mia voce, quando gli chiedo di staccarsi da me.

« Lasciami, Tom. Per favore, spostati. » 

« No, non ti lascerò ancora. » Vedo Bonnie digrignare i denti e Dan metterle una mano sulle spalle. Rupert ed Evanna ci guardano, attoniti, in disparte.

« E' qui che ti sbagli. Tu non te ne rendi conto. Mi lascerai ancora, e implorerai il mio perdono. Tornerai da Jade e poi di nuovo da me. » 

« Io non sono tornato da Jade e non ho intenzione di farlo! Cristo, Emma! » si porta le mani alle tempie, massaggiandole « L'ho vista in quelle condizioni, piena di sangue, avrei soccorso chiunque! Sono stato un vero idiota a lasciarti in quelle condizioni, lo so! Ma non l'ho fatto per ferirti, volevo…solo compiere una buona azione. Solo…fare la cosa giusta. » Pronuncia le ultime parole, lasciando scorrere le lacrime sul suo viso chiaro. Non posso fare a meno di pensare quanto sia bello ed etereo. Sono combattuta tra il volerlo massacrare di botte e il volerlo sfinire di baci. Si avvicina nuovamente a me, posandomi un bacio leggero sulla fronte, poi uno sul naso e ancora uno su entrambe le guance. Mi sfiora le labbra in una carezza impercettibile, che sa di menta. Prima ancora di pensare, sono io a muovere la bocca e cercare la sua. Preme le sue mani sui miei fianchi e mi stringe ancor più a sé, facendo aderire la sua erezione al mio bacino. Mi lascio esplorare dalla sua lingua, che lambisce ogni parete della mia bocca con dolce passione, finché mi stacco da lui in carenza di ossigeno.

« Perdonami, Tom. Ho pensato che tu le credessi, che non ti importasse come mi sentivo… »

« No! Non pensare mai che io possa essere indifferente verso di te amore, mai! Ho agito con la testa e ho sbagliato. » mi accarezza il volto con le mani, che corrono frenetiche su ogni parte di esso. « Perdonami, ti prego. Non chiedermi di staccarmi da te! »

« Devi credermi, non sono stata io. Io non volevo, lei mi ha afferrata per le spalle e… »

« Shhh, lo so. » mi posa l'indice sulle labbra « Non ho dubitato di te neanche per un momento. E' stato solo un incidente. »

« No Tom, non è stato un incidente. » I suoi occhi mi scrutano, spaesati.

« Come? Che vuol dire, Emma? »

« Non mi crederesti, se ti dicessi la verità. » Mi stringe le mani tra le sue, infilando le dita attraverso le manette e accarezzandomi dolcemente l'interno dei polsi.

« Io ti credo amore, ti credo. Sei l'unica persona di cui mi fido! Dimmi, cosa è successo veramente? »

« Signorina Watson, la sua cella è pronta. » Tom mi stringe ancor più a sé, imprimendo il suo odore sui miei vestiti. Si volta verso la guardia pieno di astio e rabbia. 

« Lei non è colpevole, non ha fatto niente! » Grida Tom all'indirizzo della guardia, che poco educatamente mi sospinge verso la cella, staccandomi da lui. Sento quasi di non poter respirare lontana da Tom. Vorrei massaggiarmi lo sterno, all'altezza del quale si è creato un macigno, ma le manette ancora una volta, mi impediscono un movimento naturale.

« Non è compito mio deciderlo. Eseguo gli ordini e basta. » risponde neutro a Tom, il quale mi osserva triste, mentre la cella si richiude alle mie spalle.

« Jade mi ha incastrata, amore! » Gli urlo, lontana, con le lacrime agli occhi. Tutti i presenti mi osservano, allibiti. Quella frase deve averli sconvolti oltremodo. Vedo Tom accasciarsi su una sedia ed Evanna andargli incontro. Gli posa una mano sulla spalla, ottenendo da lui un sorriso. 

« Io te lo avevo detto che quella ragazza non era una tipa a posto! » urla Bonnie al suo indirizzo « Ma tu hai voluto comunque sbattere la testa, Felton! » Tom si alza di scatto e le si pone ad un palmo di naso.

« Che ne sai tu di quello che ho passato, eh? Sempre pronta a giudicare e a condannare! Ho sbagliato e mi pento ogni giorno di non essere stato accanto ad Emma! Ma adesso basta puntarmi il dito contro! Ho bisogno…ho bisogno di voi, ho bisogno che mi sosteniate, perchè… da solo non ce la faccio. Ed Emma ha bisogno di me, come mai prima d'ora. O forse sono io ad avere la necessità di averla vicina. » Pronuncia le ultime frasi con rassegnata commozione, mentre Rupert e Dan lo abbracciano, dandogli una pacca sulle spalle.

« Se Jade ha fatto tutto questo per mettervi i bastoni tra le ruote » si intromette Dan, strofinandosi il mento con le dita « forse dovremmo cercare il cavillo che scagioni Emma e che allo stesso tempo incastri Jade ». Tom annuisce, poi a grandi passi raggiunge la mia cella.

« Ti tirerò fuori da questo posto infernale, te lo prometto. » si sfila la giacca di jeans e me la porge attraverso le sbarre, attento a non farsi notare. « Prendila, stringila, quando ti sentirai triste. Io sarò con te sempre, in ogni momento. »

« E tu prendi questo » mi sfilo l'elastico per capelli e glielo infilo al polso sinistro « perchè il profumo dei miei capelli possa esserti di conforto. » mi regala un sorriso radioso, prima che una guardia corpulenta interrompa il nostro idillio.

« Adesso basta, piccioncini! » una delle guardie spintona Tom per farlo allontanare dalla cella, non prima che sia riuscito a posarmi un bacio sulle labbra, attraverso le sbarre « Ti amo, Emma. »

« Ti amo anch'io. » 
 



 

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Controllate le vostre analisi del sangue e accertatevi che il vostro livello di zuccheri sia a posto! Scherzi a parte –analisi no, quelle fatele– ecco un altro aggiornamento di A Vicious Circle, che ovviamente arriva in ritardo per via degli esami incombenti! Qualsiasi idiozia io abbia scritto in relazione al campo medico, prendetela per quella che è. Sono ignorante in materia. :) Tom ed Emma non sono una coppia nella vita reale, così come non lo sono Rupert ed Evanna! Jade è davvero una cara ragazza Aeltanin sei una bugiarda!, la stimo molto ma fammi il piacere! Se vi ho dato l'impressione che non mi stia simpatica, sappiate che non è così è esattamente così. Ricordo sempre che si tratta di una fanfiction senza pretese. Sono abituata a scrivere Dramione, le Feltson non sono esattamente la stessa cosa. Se voleste palesarmi le vostre impressioni, ne sarei felice! Spero di non aver deluso le vostre aspettative.

 Aeltanin Astoria (che ha cambiato nome!)

 



 

 

 

 

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Capitolo 4
*** She's Wrong, She's Right ***


Capitolo 4.

She's Wrong, She's Right




 


« Mi ha detto che è colpa di Jade, che cosa potrà mai significare questo? Devo tirarla fuori da lì! » ringhia Tom. Rupert, Bonnie, Daniel ed Evanna sono appena usciti dal Commissariato e si sono riuniti intorno a Tom, che ha già distrutto una panchina di legno fuori dall’imponente prigione. 

« Significa proprio questo, imbecille! Che la tua bella Olivia ha trovato due polli da incastrare! Dio, quanto vorrei picchiarti, Felton! »

« Bonnie, smettila, non sei di certo d’aiuto in questo modo! » esclama Daniel, al limite della sopportazione. La bella rossa non vuole proprio dargli ascolto, ferma com’è nella propria posizione. Rupert le si avvicina e le poggia delicatamente una mano sul braccio, tentando di arrestare il suo divincolarsi isterico.

« La verità è che hai sempre sottovalutato le mie parole, Tom. Per te la mia amicizia non ha mai contato niente e adesso ti ritrovi con una fidanzata in carcere e l’altra in fin di vita. Che pretendi adesso? Che abbia… »

« Basta, taci! » la interrompe bruscamente, il viso rosso di rabbia « Sono stanco di sentire le tue opinioni insindacabili, sono esausto di sentirti inveire contro di me! Ho sbagliato, dannazione! E adesso sto annegando nel fango! Non ho bisogno che me lo ricordi continuamente! Ho solo necessità di star tranquillo e portare Emma dove merita di stare, a casa! » termina quasi in debito d’ossigeno. Bonnie sussulta; non ha mai sentito gridare Tom in maniera così incontrollata. Ha esagerato e lo sa bene. Decide di optare per il silenzio, scelta che si rivela quanto mai saggia.

« Credi che Emma abbia visto qualcosa in Jade prima dell’incidente? Credi che abbia potuto dirle qualcosa che l’abbia fatta infuriare al punto tale da gettarla in strada? Insomma, non mi sembra un comportamento tanto consono. Deve averle detto o fatto qualcosa di male » ipotizza Rupert, mentre Evanna si siede accanto a Tom, cercando di confortarlo.

« Devi calmarti, Tom, altrimenti non risolveremo niente. Ascolta… » propone, dedicandogli un sorriso « potresti tornare a Londra nell’appartamento che dividevi con Jade e cercare qualche prova, un indizio qualunque su di lei! Rupert e Daniel potrebbero accompagnarti, mentre io e Bonnie potremmo restare qui a fare compagnia ad Emma di tanto in tanto, che ne dici? »

« Sei tanto gentile, Eve, ma non me la sento proprio di lasciare Emma qui, non di nuovo. Ha bisogno di me e mi assicurerò di esserci, quando uscirà da quella maledetta cella. Perchè non vai tu insieme a Bonnie? » le chiede, speranzoso.

« Io… non saprei… »

« Evanna non può andare » interviene Rupert « ha un provi… »

« No, amore, il provino è stato rimandato alla prossima settimana. Posso andare, si. » si rivolge incoraggiante verso Tom. 

« Eve, sei sicura? Ascolta non è necessario che tu faccia questo per me. Sono stato avventato nel chiederti questo… » cerca di scusarsi Tom, imbarazzato. Evanna gli possa una mano sulla sua e lo rassicura.

« Davvero il provino è stato rimandato. Per te ed Emma farei questo ed altro, considerami già a Londra! » urla, esibendo un sorriso radioso.

« Ehi, nessuno si è assicurato che io accetti di andare?! » brontola Bonnie a braccia conserte.

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 



«  …e quindi Signorina Watson, cosa ha da dire a sua discolpa? Davvero vuole arrendersi così? »

 

« Per l’ennesima volta, si! Non c’è niente che io possa dimostrare, per farvi rivedere le vostre posizioni. Jade in strada, insanguinata, io sul marciapiede, illesa. Chi mai sarà il responsabile di questo disastro? » chiede ironicamente Emma, sfinita da un interrogatorio della durata di tre ore. Si chiede dove sia Tom, cosa starà pensando di lei, se le crede almeno. I suoi meravigliosi occhi hanno tinteggiato di azzurro i suoi sogni e le hanno consentito di vivere quei giorni di prigionia con meno angoscia di quanta ne avrebbe provata senza saperlo vicino. E la mano le corre involontariamente sulla giacca che Tom le ha porto l’ultima volta tra le sbarre della cella, accarezzando svogliatamente il tessuto ruvido di jeans e portandosi la mano sul petto.

« … Mi spiega perchè non intende salvarsi la pelle? Insomma, una signorina giovane, bella e talentuosa come lei! Per i miei bambini è stata un mito, un esempio da seguire! “La strega più brillante della sua età” non è così che è stata definita nei libri di quella fortunata saga? » le chiede bonariamente il poliziotto di fronte a lei, con un espressione giocosa dipinta sul volto abbronzato e familiare. Che stia cercando di… aiutarla? Ma cosa le importa di lei?

« Perchè fa questo? Perchè mi sprona così tanto a reagire? Mi sembra… » si interrompe Emma, capendo subito quanto completare la frase possa essere azzardato.

« Cosa? Che io stia cercando di tirarla fuori da qui? Emma, la posso chiamare così? Io lo vedo quello sguardo. Lo conosco. » Emma lo guarda, stupita; si chiede cosa mai questo sconosciuto abbia potuto intravedere dai suoi occhi, comunissimi occhi marroni. 

« Che vuol dire, signor… ? »

« …McDonald, ma mi chiami pure George. Quello sguardo pieno d’amore. Ho incontrato un ragazzo fuori, un giovane uomo che ha inveito contro tutti e tutte per cercare di parlare con la sua ragazza, molestandoci con la sua voce sconvolta. Lui sostiene che lei, signorina, sia innocente, ed io ci credo ».

« Tom… » esala con un sussurro « Ne è convinto così fortemente? Cosa le impedisce di credere che io sia una potenziale assassina, un’omicida? » chiede Emma con le lacrime agli occhi e il respiro affannato. Il solo pensiero che Tom abbia potuto difendere così strenuamente la sua verità, l’ha convinta con estrema felicità che forse i sentimenti del ragazzo nei suoi confronti non siano così deboli come crede. L’adrenalina le attraversa le membra e l’inonda di speranza e voglia di riscattarsi.

« Ne sono più che convinto. Non rischierebbe mai di perdere chi ama, compiendo un gesto così deplorevole, non è così, Emma? » La diga delle sue emozioni straripa e piccole stille salate, silenziose, cominciano a solcarle il volto. Chi le ha mandato un angelo simile a proteggerla? Cosa ha fatto nella sua vita per meritarsi Tom ed un aiuto così inaspettato da una persona sconosciuta? Emma annuisce, senza più riuscire a mantenere la calma. 

« L’ho appena… l’ho appena ritrovato… dopo tredici anni, capisce? Cosa avrei mai potuto fare di così stupido, rischiando di perderlo? E’ l’altra parte della mela, l’altra metà di me. Lei… la ragazza dell’incidente è la sua ex. Ma le circostanze non sono favorevoli, non ho alcuna prova che dimostri la mia innocenza ». George le posa gentilmente una mano sul viso e le raccoglie una lacrima rimasta sospesa sulla zigomo. 

« Lo so, cara, io ti credo. Devi avere fiducia in te stessa e in lui. Ha contattato quasi tutti gli avvocati della città, ha richiamato vecchie conoscenze illustri… sta davvero facendo di tutto per farti uscire. E’ un ragazzo speciale, si merita proprio una giovane e brillante donna come te. Ti prometto che ti aiuterò come posso ». Fa per alzarsi, ma Emma lo blocca.

« Io… non so come ringraziarla, è una delle pochissime persone che mi credono e… mi sembra così familiare, mi scusi se mi permetto di dire una cosa simile ». Quello che ottiene è un sorriso caloroso del piacente poliziotto, che tanto bonariamente si è messo in prima linea nella sua difesa.

« E’ possibile che pensi questo. Sono il fratello maggiore di David ».

« David… ? »

« Oh, si, scusami, lui si fa chiamare con un cognome diverso. Sono il fratello di David Tennant ».

« Ecco, allora, il motivo! Vi somigliate tanto! E’ stato Tom a organizzare tutto, vero? E’ stato Tom a chiedere il suo intervento ».

« Perspicace, signorina. Tom ha contattato David, che mi ha chiesto di trasferirmi immediatamente in questo dipartimento di polizia, non appena ha letto la notizia. “ Impossibile che la piccola Char abbia fatto una cosa del genere! ” è stato il suo commento ». Emma sorride e George ne approfitta per invogliarla a raccontargli l’accaduto.

« “Char”… da tanto tempo non venivo chiamata così. Charlotte è il mio secondo nome » chiarisce Emma, dipanando il dubbio dalla faccia perplessa di George.

« Ho una cosa per te » estrae un piccolo biglietto dalla tasca e vi appoggia sopra una una rosa rossa senza gambo. Emma lo guarda confusa, non considera neanche l’idea che il mittente del biglietto possa ostentare magnifici occhi blu.

« É di… » va per afferrare il biglietto, ma la mano di George la blocca.

« Ah, ah  » la ferma, dandole un buffetto sul dorso della mano « Devi promettermi che mi racconterai tutta la verità, senza tralasciare alcun dettaglio ». Emma annuisce con un sorriso ebete sul volto. Spiega il biglietto e se lo porta sulle gambe.

 

“Non mi chiamo Thomas Andrew Felton se non ti riporto a casa nostra entro una settimana.

Tieni duro amore, sto lavorando per te.

Tuo, Tom

 

 

 

« Casa nostra? »

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Evanna e Bonnie sono atterrate a Londra da poco più di un’ora. Hanno preso un taxi al volo e si stanno dirigendo a casa di Tom. Durante il tragitto hanno fatto le loro congetture e cercato di giustificare il gesto di Emma, ma le circostanze non fanno che attestare la sua colpevolezza. Nonostante l’evidenza, non hanno mai pensato che l’incidente di Jade fosse causa sua. C’è qualcosa che sfugge loro, un elemento talmente tanto ben nascosto nel quadro d’insieme, da non lasciare spazio ad una diversa interpretazione dell’azione di Emma.
Appena aperta la porta dell’appartamento, quello che subito le colpisce è l’estrema pulizia. 
Perchè mai Jade avrebbe dovuto riordinare così maniacalmente l’appartamento, prima di andare a Providence a cercare Tom? L’istinto di qualsiasi ragazza innamorata, sarebbe stato quello di prendere il primo volo e andarsi a riprendere il proprio uomo. 

 

« Però, che ordine e che profumo di pulito! » esclama Bonnie, guardandosi intorno e facendo scivolare i polpastrelli sulla mensola del camino. « Neanche un granello di polvere » afferma, stranita.

« Non ti sembra che chi ha pulito tutto, fosse particolarmente… »

« …attento » completa Bonnie, interrompendo Evanna. Le due ragazze si guardano intorno, scrutano qualsiasi elemento che possa essere considerato fuori posto in quella perfezione. Bonnie apre ognuno dei cassetti disponibili in cucina, in bagno, in salotto, fino a quando dentro l’ultimo cassetto del comò della camera da letto tira fuori una immagine spiegazzata. C’è tutto il cast di Harry Potter, soffocato in un grandissimo abbraccio. Ma ci sono due persone che spiccano, o forse sono i loro sorrisi irrorati di lacrime a farli emergere. Emma e Tom non hanno il coraggio di abbracciarsi, si guardano da lontano, scambiandosi un’occhiata complice. Tra di loro non c’è mai stato bisogno di parole; i loro sguardi hanno sempre parlato per loro. Bonnie è profondamente risentita dal comportamento immaturo di Tom. Ha sempre allontanato Emma da se stesso, crogiolandosi nella scusa “mi farà del male prima o poi”, perchè non ha accettato i suoi sentimenti per lei e si è gettato in una relazione sbagliata con una persona sbagliata. 

« Ehi, Eve, vieni un po’ a vedere cos’ho trovato! » silenzio « Evanna! Eve… » la richiama, invano. Prende la foto con sé e si avvicina all’amica, trovandola come pietrificata davanti il grade letto matrimoniale disfatto. « Che succede? » Evanna le porge una grande carpetta marrone, sulla quale campeggia a caratteri cubitali l’espressione “Referti Medici”. Alcuni fogli le sono caduti, forse per la sorpresa, forse per il loro contenuto. 

« Dove l’hai trovata? » le chiede Bonnie, sottraendole i fogli per leggere anche lei. « Che cosa c’è scritto di così tremendo? Evanna… »

« Era… era tra il materasso e la rete del letto. Ho notato un rigonfiamento strano e l’ho sollevato. Ma… non è questo ciò che importa. Leggi quei referti, Bonnie » la sollecita Evanna, senza riuscire a controllare il tremolio nella sua voce. Gli occhi di Bonnie corrono veloci su ogni rigo del referto, si fermano ogni tanto su alcuni termini medici di difficile comprensione, ma è chiara la diagnosi in essi contenuta: 

 

Si consiglia fortemente alla paziente Jade Olivia Gordon di sottoporsi a visite psichiatriche settimanali, in conseguenza delle tendenze suicida dimostrate in più occasioni negli anni passati. Qui in allegato alcune foto che testimoniano l’accaduto, da portare con sé in sede di visita psichiatrica.

 

« Oh mio Dio… ha tentato… ha tentato il suicidio… » 

« E non solo… » la interrompe Evanna, intimandole di leggere un altro foglio, appena portole. Bonnie la guarda con una strana espressione frastornata. Cosa altro potrebbe mai esserci scritto in quei dannati referti? Non è già abbastanza terribile aver tentato di togliersi la vita? Non è già abbastanza orrenda quella sensazione di pena che sta provando verso una delle ragazze che più ha detestato in vita sua? Fa scorrere lo sguardo ancora una volta su quelle righe, ansiosa e quasi terrorizzata dallo scoprire qualcosa di ancor più spiacevole. Ed eccola lì, la notizia. 

« Non posso crederci. Stai certa, mia cara, che questa volta ti farò finire dove meriti di stare ».

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

« …Va tutto bene. La botta è stata forte, ma mi riprenderò nel giro di poche settimane. Ti prego tesoro, stammi vicino ». Tom è spiazzato dalla faccia tosta di Jade; qualcosa nel suo comportamento deve averla indotta a ritenerlo ancora il suo ragazzo. Magari le occorre un chiarimento.

« Emh… Jade, io se vuoi posso starti vicino, ma non in quel senso, spero che tu abbia capito… ». Si lascia osservare, lo sguardo quasi spaesato di Jade lo attraversa da parte a parte, è inquietante. Per aver appena perso un figlio, sembra abbastanza serena. Insomma, “ammaccata” ma serena. La scintilla dei suoi occhi nocciola è ancora lì, al suo posto. E Tom si lascia ingannare dallo sguardo dolce della ragazza che anni prima gli ha permesso di allontanare l’idea di lui ed Emma insieme. Come ha potuto essere così stupido? Jade non ha i suoi capelli setosi, la sua carnagione lattea, i suoi occhi scuri e profondi. Tutto di lei è sbagliato; tutto di lei è giusto. Lo strano modo che ha di accarezzargli il viso con gli occhi, la sfumatura che assumono quando sono baciati dal sole. Le sue labbra di zucchero, arcuate in un sorriso, quando si imbarazza per lo sguardo di ammirazione che Tom le rivolge. E le sue mani, quando gli stringono il viso, quando si intrecciano al suo collo, quando si posano sul suo petto, mentre gli dorme rannicchiata contro. E allora chi è quella donna che lo sta circondando? Chi è quella donna che lo lusinga con le sue mani sbagliate, i suoi occhi troppo chiari e il sorriso malizioso? Si allontana forse troppo d’impulso, facendola distendere sulle lenzuola bianche. Lei lo guarda di traverso, ma è solo un attimo; subito quella strana espressione inquietante si impossessa del suo viso scavato.

« Non credo che esista un senso preciso, per stare qualcuno. Noi ci amiamo Tom, fattene una ragione. Sei qui adesso, qui con me » gli si fa subito di nuovo vicina, gli prende le mani, calcando l’accento sull’ultima frase « Sapevo che saresti rinsavito, tesoro. E’ stata solo una sbandata… »

« Ah si? E’ stata solo una sbandata? E in base a cosa decreti questo? » le chiede, le sopracciglia arcuate. Le mani le ha già sottratte da un pezzo dalla sua presa fastidiosa. 

« Te l’ho detto. Perchè adesso sei qui con me, solo questo conta. Lei è sempre stata un ostacolo, con le sue manie di protagonismo. Sempre a cercarti con lo sguardo, con la voce, con le mani. Ha sempre cercato di dividerci » conclude con amarezza.

« Ah, lei ha manie di protagonismo ed ha cercato di dividerci » la asseconda, scettico « Immagino fosse lei a cercare i paparazzi appostati dietro un albero, un’aiuola, una giostra per farsi riprendere, magari durante un bacio mozzafiato! »

« Non è assolu… »

« Non permetterti di pensare neanche per un istante di potermi contraddire, Jade. Sei tremenda, non ho parole. Hai goduto della mia piccola grande fama, per sfoggiare abiti, gioielli e quant’altro. Non ti sei mai preoccupata di me, di curarti di me, di conquistarmi. Ammetto di aver pensato per un solo istante di poter dimenticare i miei sentimenti per Emma, stando con te. Ma mi sembra che solo adesso io ti veda per ciò che realmente sei, per l’arrivista che sei ».

« Come ti permetti di rivolgerti così… »

« Zitta, devi stare zitta! Ne ho abbastanza di te e dei tuoi giochetti! » 

« Io ti amo, Tom, devi credermi… »

« Io no! Anzi, sai che ti dico? Non ti ho mai amata! Mai! Sei assillante e petulante. Usi un profumo troppo intenso e nauseante. La tua ossessione per la linea è insopportabile. La tua voce è acuta e fastidiosa! Ti ostini ad indossare il rosso, ma non ti dona per niente. Tu sei semplicemente sbagliata, sei l’opposto di ciò di cui ho bisogno. Ho sempre avuto davanti tutto ciò che non volevo e ho fatto finta di non vedere. Il mio cuore è sempre appartenuto ad un’altra persona e sarà sempre così » termina, approfittando dell’occasione per sfogare ciò che non ha mai avuto il coraggio di rivelare. I suoi occhi si sono incupiti, una ruga si è formata tra di essi; una vena pulsa sulla fronte. Jade indietreggia ancor di più verso la spalliera del letto.

« Io… io aspettavo tuo figlio, come puoi dirmi questo… dobbiamo riprovarci… dobbiamo… »

« Dio solo sa quanto io sia stato male per la perdita di mio figlio, ma quasi ringrazio che non sia venuto al mondo! Crescere con una madre com te! Cosa gli avresti insegnato, eh? Ad approfittarsi degli altri per raggiungere i propri scopi? Sei… sbagliata, semplicemente vai aggiustata ». Lo sguardo vacuo di Jade si trasforma in furioso; sembra che della ragazza gracile e afflitta non sia rimasto altro che cenere. Si alza veementemente dal materasso e si avvicina a Tom, le mani strette sulla sua camicia. Il suo tono è minaccioso; è il tono di chi è contento di rovinare qualcuno, perchè tanto non ha niente da perdere.

« Ci ho provato ad essere buona e gentile. Neanche la mia dichiarazione è riuscita a farti ammorbidire. Beh, mettiamola così: se tu non starai con me, io ti rovinerò, tesoro. Io renderò la via tua e della tua troia un inferno ». Gli stacca la mani dal colletto della camicia e comincia a girargli intorno. Tom è incredulo, più che spaventato. Chi è quel mostro? Perchè ha deciso di circuirlo? Ma soprattutto, perchè le ha permesso di entrare nella sua vita, quando avrebbe potuto godersi l’amore di Emma?

« Non ho di certo paura di te, stolta. Puoi giurarci, che ti sbatterò fuori dalla mia vita ». Ma può davvero giurare? Se le sue minacce non fossero a vuoto? Dopotutto ha il coltello dalla parte del manico: potrebbe rovinare Emma, potrebbe far di tutto nelle condizioni in cui versa.

« Sei uno sciocco, io non minaccio a vuoto. Questo vuol dire che non tieni a lei più di tanto… insomma, le fai correre certi rischi. So già cosa raccontare in tribunale, quale espressione mostrare, quale tono di voce utilizzare per convincere tutti. “Mi ha buttata giù in strada, è stata violenta. Le volevo solo parlare, discutere al massimo. Non poteva sopportare che Tom si fosse pentito di essere scappato e avesse deciso di tornare da me.” » gli rivolge un sorriso di scherno, accarezzandogli lasciva il petto con un palmo.

« Credi che non racconterò di questo incontro in tribunale? Credi che potrai passarla liscia in questo modo? Si accorgeranno della tua patetica messa in scena! Emma non avrebbe mai fatto del male a nessuno, nemmeno a te e ne avrebbe avuti di motivi per farlo! » Jade si accomoda nuovamente tra le lenzuola. La schiena schiacciata alla tastiera del letto e le braccia incrociate dietro la nuca. L’espressione serena di chi sta raccontando una fiaba ad un bambino.

« Ed è così che terminerò, osservando la platea con sguardo assorto e triste: “L’ho visto quello sguardo omicida nei suoi occhi. Ho capito che la mia vita stava per terminare in quel preciso istante. Le sue mani mi hanno artigliato le spalle e scaraventato sull’asfalto. E il mio povero bambino ne ha fatto le spese.” Sarò meravigliosamente convincente. Poco importa ovviamente che sia stata io a strattonarla per prima e a lasciare la presa dalle sue mani, sbalzando in strada. L’effetto è lo stesso: lei mi stava insultando ed io sono finita sotto una macchina ». Il sorriso malefico con cui conclude il suo racconto, testimonia l’assenza di sanità mentale. Eccolo il pezzo mancante, ecco giustificata la frase di Emma. E’ stata Jade a programmare tutto fin dall’inizio, è stata lei ad architettare il tutto in modo tale che la colpa potesse ricadere su Emma. Come avrebbe potuto quella creatura meravigliosa anche solo tentare un omicidio? 
Emette un respiro di sollievo; non che avesse mai creduto che Emma fosse colpevole, ma sentirlo confermare dalla vera autrice dell’incidente, è stata come una liberazione. Mia piccola Emma, tra poco sarà tutto finito. Tom le dedica un’occhiata di disprezzo, preparandosi a ribattere. Non si è accorto delle due figure che, accanto la porta, a braccia incrociate, hanno assistito a tutta la discussione. 

« Ma brava, piaga, noto con piacere che sei stupida esattamente come pensavo! » Tom si volta verso la proprietaria della voce, un sorriso commosso gli abbellisce il viso appuntito.

« Bonnie! » esclama Tom, osservando i molteplici fogli spillati che l’amica sta agitando in aria. Evanna, accanto a lei, gli rivolge un occhiolino. Meravigliose amiche mie.

« Che cosa sarebbero quelle cose che hai in mano, rossa? »

« Niente di che, piaga. Referti medici che attestano problemi psichiatrici, visite psichiatriche disattese, documenti che attestano tentativi di suicidio… » la interrompe Bonnie, sfogliando con aria distratta e non curante i fogli. « Ah, qui c’è un assegno di diecimila sterline a favore del signor Edmund Carter, che guarda caso è… »

« É il chirurgo che ti ha operata! Perchè diamine hai rubato quei soldi dal mio conto per pagarlo? » ringhia Tom.

« Ora ci arrivo, Tom » interviene Bonnie, impedendo a Jade di rispondere e continuando a sfogliare i malloppi di carte che ha tra le braccia. « Ecco perchè, testuali parole: “Ho necessità che lei mi regga il gioco. Deve sostenere che io abbia abortito, che fossi incinta di tre mesi. Naturalmente la sua collaborazione verrebbe cospicuamente retribuita, dottor Carter.” In poche parole la signorina qui presente è semplicemente pazza. Abbiamo materiale sufficiente per farla sbattere dentro » termina Bonnie, soddisfatta. Tom vorrebbe gioire adeguatamente, ma crede che comunque i loro sforzi non serviranno allo scopo.

« Non andrà mai in carcere, perché avrà dalla sua parte l’essere poco sana di mente. La metteranno in un qualche centro di riabilitazione. Mi dispiace che vi siate fatte tutta quella strada davvero. Vi ringrazio comunque ». Tom rivolge loro un cenno di gratitudine, forzando un sorriso. Evanna gli si avvicina e gli ficca un particolare foglio tra le mani.

« Che vorrebbe significare, questo? » Jade riconosce quelle carte e sbianca, diventando ancor più pallida del solito. Afferra velocemente un paio di forbici dal cassetto del comodino vicino al letto e si avvicenda verso di loro, puntandogli contro l’arma.

« Come… come avete fatto a trovare quel documento!? L’ho distrutto, ho fatto di tutto per cancellarne e tracce! Ho persino pagato… »

« Non ci posso credere… tu hai ucciso un bambino, tu hai abortito mio figlio! » 

« Tom! » interviene Evanna « Quel piccolo non era tuo figlio. Ha abortito tre mesi fa, ma il bimbo era stato concepito mesi prima con… »

« Matthew Janney, l’ex di Emma. Ma non chiederci come siano in rapporti questi due, non ne abbiamo ancora la minima idea ». L’espressione di Tom è tutta un programma. Lui ed Emma traditi dai rispettivi fidanzati.

« Non volevo un figlio, né da Tom, né da Matt. Volevo solo farti rimanere con me ad ogni costo, magari provocandoti pietà per le perdita del “nostro bambino”. Ma queste guastafeste mi hanno rovinato i piani! » spiega, con voce piatta.

« Ragazze, siete state fenomenali! Io… »

« Vai dai Emma, noi ci occupiamo di questa qui. La polizia dovrebbe arrivare a momenti » Bonnie.

« La polizia è già qui, Bonnie » le si avvicina George MacDonald, facendole un profondo baciamano e guardandola imporporare. Poi si volta verso Jade « Signorina Jade Olivia Gordon è in arresto! »

« No! Vi prego! E' la Watson che dovete arrestare, non me! » si sgola Jade, invano.

« Adesso posso andare. Non mi sarei perso questo momento per niente al mondo! » gongola, prima di prendere il primo taxi e scappare alla volta di Emma.



 


Nota finale: Sono in ritardissimo, lo so, lo so. Come dico sempre non ho più giustificazioni. Potrei aver esagerato con Jade, ma chi mi segue, sa che non la posso soffrire e beh, le ho dato la lezione che merita, nel mio piccolo. Non prendetela sul personale, se siete sue fan; abbiamo tutti le nostre simpatie e antipatie per qualcuno. Questo sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo, ma come al solito mi sono lasciata prendere la mano ed eccovi un capitolo abbastanza lungo per i miei standard. La figura di George MacDonald è inventata. Ma David MacDonald esiste: è il meravglioso David Tennant, che ha interpretato Barty Crouch Junior ed è un'altra mia ossessione. Spero che abbiate apprezzato :) Fatemi sapere che ne pensate. Il prossimo capitolo sarà l'epilogo. Goodnight!

Aeltanin Astoria

 

 

 

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