Una fiaba particolare.

di Haifeng
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un mistero da svelare. ***
Capitolo 2: *** Ama e fatti amare. ***
Capitolo 3: *** Una nuova melodia. ***



Capitolo 1
*** Un mistero da svelare. ***


C’era una volta, in un luogo molto lontano, un vecchio contadino rimasto vedovo e padre di due figlie: Genevieve ed Anastasia.
Le due fanciulle erano molto diverse l’una dall’altra. Genevieve era onesta, cortese, altruista; Anastasia, al contrario, era scortese, egocentrica e disonesta. Genevieve amava i libri, mentre l’unico amore di Anastasia era se stessa.
Vivevano in una casa modesta, circondata da un campicello coltivato da Genevieve e il padre.
I giorni passarono monotoni, finché il vecchio contadino si ammalò e le figlie, o meglio Genevieve dovette svolgere tutti i lavori del padre.
Arrivò l'ora del raccolto e il giorno successivo c’era d’andare al mercato.
Arrivate al mercato e sistemati gli ortaggi sul grezzo bancone di legno, Genevieve si cimentò nelle vendite, mentre Anastasia sbuffava e si lamentava per il caldo.
Fa’ troppo caldo, voglio tornare a casa. – si lamentò Anastasia.
Dai Anny, manca poco. Sta tranquilla. –disse, dolcemente, la sorella.
“Manca poco”, “Sta tranquilla”, lo stai dicendo da secoli. –replicò, –Io vado a fare un giro in paese.
Persa ogni speranza di far rimanere la sorella, Genevieve fece un cenno con la testa e disse semplicemente: “Sta’ attenta.“
Genevieve la seguì con lo sguardo, finché non scomparve completamente nella folla.

Genevieve chinò la testa e socchiuse gli occhi. Quanto vorrei che mamma fosse ancora qui, si disse. Fece un respiro profondo e riaprì gli occhi.
Non se ne era accorta, ma davanti a lei c’era qualcuno; era nascosto sotto una tunica nera e le era impossibile vederlo in volto.
Salve, mi dica pure. –disse Genevieve.
Non rispose, ma si limitò a indicare una mela sul bancone.
Vuole delle mele, signore? –disse la ragazza.
Genevieve giurò di averlo visto acconsentire, velocemente, con un cenno. Si affrettò a preparargli un cartoccio e glielo porse. –Sono due monete d’argento.  –disse velocemente.
Quella figura incappucciata, che a dir la verità le dava i brividi, scosse la testa e le mostrò le tasche. Vuote. Non aveva soldi. Pensando al padre a casa malato, alle loro misere condizioni di vita, alla misera vendita della giornata, si astenne per un attimo a cedergli il cartoccio. Poi vide la testa di quello abbassata e pensò che quella persona potesse aver bisogno di quelle mele più di quanto lei pensasse. Quindi, senza pensarci un’ ulteriore volta, gli cedette il cartoccio.
Preso il cartoccio, quella figura misteriosa si allontanò.
Genevieve pensò che ciò che fosse appena successo non doveva saperlo nessuno, quantomeno Anastasia.
A occhio e croce era quasi passata un’ora da quando la sorella se ne era andata, quindi decise di iniziare a sistemare le cose nel carretto.
Mentre riponeva le colture in una cesta, trovò sotto una mela un piccolo pezzo di pergamena.

“ A chi un cuor d’oro ha mostrato,
gli sarà concesso tutto ciò che ha sempre desiderato.

A chi si è mostrato generoso,
il suo cammino non sarà più tortuoso.

A chi ha mostrato di saper amare,
il vero amor riuscirà a incontrare.


A chi ha…”

Niente più, il pezzetto di pergamena si fermava sulla lettera “a”.
Che cosa potrà mai significare ciò, pensò. Non riuscì a pensare ad altro, poiché fu interrotta da uno strillo acuto. Si girò di scatto e vide tutte le persone radunarsi a cerchio. Corse lì anche lei e si fece spazio tra la folla, in modo da poter vedere chi avesse urlato.
Vide una figura esile e tremolante rannicchiata sul terreno, con le mani chiuse a pugno.
Genevieve sbiancò, la conosceva bene.
 Era sua sorella.
 Anastasia.





 

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Capitolo 2
*** Ama e fatti amare. ***


Fatemi passare! gridò. – È mia sorella, per favore, lasciatemi andare da lei.
Le fecero spazio e Genevieve poté correre dalla sorella.
Anny, Anny, Anny. –gridava, scuotendo la sorella. –Anny, ti prego, rispondimi. Per favore, sorellina. Per favore!- E così dicendo le scesero delle lacrime.
Genevieve… –sussurrò la sorella. –…mi dispiace.
Genevieve fissò la sorella: era pallida, le sue labbra erano violacee e respirava faticosamente.
Smettila Anny. –disse dolcemente Genevieve. –Non devi affaticarti, ora ti porto a casa e… –No! –la interruppe l’altra. –Genevieve, lasciami parlare. Per favore. –supplicò.
Genevieve abbassò lo sguardo e stette ad ascoltare.
Sono stata così crudele. –incominciò a dire Anastasia. –Sono stata una pessima sorella, figlia e… persona. Non ho mai pensato altro che a me stessa. Credevo che il mondo girasse solo ed esclusivamente intorno a me stessa, ma non è così. –Fece un respiro e continuò. –Ho disprezzato tutto ciò che la vita mi offerto, compresa la stessa vita. Non ti ho mai odiato Genevieve, ti ho semplicemente invidiato. Sempre. Ho sempre invidiato la tua bellezza, esterna e interna. Ho invidiato la tua bontà, semplicità, generosità, onestà. Ho sempre invidiato e amato come ti perdi facilmente in un libro; è come se intorno a te si creasse una platina trasparente che ti allontana dalla realtà. Genevieve, io me ne andrò. Sono stata crudele e la vita mi sta punendo, com’è giusto che sia. Prenditi cura di papà e di te stessa. Ama e fatti amare. Ti auguro una vita piena di gioie e priva di tristezze. Io veglierò da lassù. Ti voglio bene, piccola Genevieve.
E così dicendo, Anastasia esalò l’ultimo respiro e morì tra le sue braccia.
A Genevieve ci vollero un paio di minuti per metabolizzare ciò che era successo.
Si portò una mano al volto, era bagnato. Aveva pianto, ma non se ne era accorta.
La vita mi ha tolto una delle cose più preziose che avevo. Mi ha tolto te, Anastasia. –iniziò a dire. –Resterai sempre nel mio cuore, sorellina.
Alzò la testa e vide innumerevoli persone che la fissavano, con sguardi vacui e tristi.
Riabbassò la testa sulla sorella oramai morta e vide nelle sue mani un pezzetto di pergamena.
Lo prese e notò che combaciava perfettamente a quello che aveva trovato lei poco prima.
Li unì e lesse il continuo di quella filastrocca.

“A chi ha amato solo se stessa,
non ci sarà marito che la considererà la sua principessa.


A chi un cuore marcio ha mostrato,
sarà negato tutto ciò che ha sempre desiderato.


A chi ha fatto solo soffrire,
la vita la punirà con il morire.”


Genevieve rimase immobile, con Anastasia poggiata ancora sulle sue gambe.
Lesse e rilesse quel foglio, incredula. Lo rilesse ancora e alla fine notò la firma.
Non c’era prima, ne sono sicura, si disse. Le sembrò strano, fin troppo strano.
La firma non c’era, era comparsa dal nulla.
Ancora più strano le sembrò quella firma.
Quattro lettere puntate.
Insieme formavano una parola.
D.E.A.D.

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Capitolo 3
*** Una nuova melodia. ***


Genevieve, dopo aver adagiato la sorella Anastasia sul carretto, prese le redini e fece correre i cavalli il più che poté.
Arrivata a casa, corse bruscamente verso la camera del padre.
Padre, padre! –urlò, sbattendo la porta. Con sua meraviglia vide che la stanza era vuota, il letto era rifatto perfettamente e tutti i vestiti erano ripiegati e posti ordinatamente nell’armadio.
Allora Genevieve corse nella cucina, sperando di trovare il padre seduto vicino al camino, ma niente: era anch’essa vuota.
Genevieve, sempre più stranita, uscì nel vialetto e raggiunse il retro del carretto.
Cacciò un urlo, Anastasia non c’era più, era sparita. Si guardò intorno, non c ’era nessuno, com’era potuta succedere una cosa simile? Chi poteva mai fare un gesto così crudele? Mentre cercava di trarre una conclusione a ciò che era appena successo, si sentì chiamare da una voce. La voce proveniva da dentro casa; era una voce bassa, profonda, morta.
Con il cuore che le martellava, Genevieve entrò in casa.
Chi è stato? Chi mi ha chiamata?­ –disse Genevieve, tremando.
Nessuna risposta.
So che ci sei! –urlò, –Che cosa vuoi da me?
Finite queste parole, sbatté la porta e Genevieve rimase per qualche secondo al buio con il cuore che le martellava.
All’improvviso un fascio di luce l’accecò. Si era appiccato nel camino un fuocherello, non un normale fuoco, ma un fuoco blu con venature argentee.
Il fuoco cresceva man mano e si avvicinava lentamente a Genevieve.
Genevieve, incantata, guardava il fuoco che le andava incontro. Quel fuoco la impauriva, ma allo stesso tempo la incantava; cose di questo genere le aveva lette solo nei libri o ascoltate nelle storie che le raccontava la madre per farla addormentare.
Vide che il fuoco si era fermato a pochi centimetri da lei e, senza pensarci, allungò il braccio e lo toccò.
Il fuoco si espanse prima per tutto il braccio, per poi avvolgerla completamente.
Genevieve chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quell’inebriante sensazione. Si sentì all’improvviso più forte, più calma, più viva: percepì che il fuoco stava entrando in lei. Si portò le mani al petto, come se volesse portare tutto quel fuoco all’interno del cuore, e ci fu un boato. Tutte le finestre si ruppero, la porta si spalancò e il fuoco si dissolse.
Genevieve, priva di sensi, cadde sul pavimento.
Era dentro un cerchio di fuliggine e all’esterno di esso comparve un pezzettino di pergamena. La pergamena era vuota, o quasi.
C’era solo una firma scritta con inchiostro nero:
D.E.A.D.


La notte calò e Genevieve era ancora lì, sul pavimento di una casa distrutta, priva di sensi, ma con il cuore che aveva un nuovo ritmo. Una nuova melodia. La sua.                                            

 

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