Il diario di un Fantasma

di masked_lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 16 Gennaio 1861 ***
Capitolo 2: *** 20 gennaio 1861 ***
Capitolo 3: *** 22 Gennaio 1861 ***
Capitolo 4: *** 23 Gennaio 1861 ***
Capitolo 5: *** 6 Aprile 1863 ***



Capitolo 1
*** 16 Gennaio 1861 ***


16 Gennaio 1861

16 Gennaio 1861

Sono trascorsi sedici giorni dall’inizio dell’anno. Un nuovo anno. L’ennesimo per questo mondo e l’ennesimo per me, che devo scontare nel mio inferno privato, a causa di peccati non commessi.

Fa freddo. Fa dannatamente freddo qui sotto. Ma, che ben ricordi, non ho mai avuto una casa accogliente, né tantomeno che vantasse un’adeguata temperatura.

Ventiquattro anni di solitudine totale. Come possono essere così pochi? A volte, sembrano molti, molti di più.

Gli eventi che movimentano le mie giornate sono così pochi e talmente insignificanti, il più delle volte, che mi domando se sia stata una decisione sensata quella di cominciare un diario. Forse si. Forse no. Ma questa è la prima pagina che scrivo, il primo rapporto di una vita indegna di essere vissuta. Staremo a vedere. Lasciamo che si apra il sipario anche su di me, per una volta. Per una sola volta, mi concederò tanto.

Marianne non è venuta a trovarmi oggi. Sono trascorsi un po’ di giorni dall’ultima volta che si arrischiata a scendere fin nel mio regno. E le strade che conducono all’inferno sono pericolose, non è vero amica mia? Devo ammettere che mi manca la sua compagnia, sebbene le nostre conversazioni non siano molto fantasiose e costellate di dubbi e domande non poste ( da parte sua ), si tratta pur sempre dell’unica persona con sui oso entrare in contatto. E a lei debbo quel poco di umanità che ancora conservo. Fu lei,dopotutto, ad avere pietà di me e a condurmi in salvo, quella fatidica notte. Sono trascorsi tanti anni….

Lei mi ha concesso di vivere in un modo bellissimo, anche se non posso parteciparvi direttamente. Mi ha dato il colore, l’arte, la compagnia del suono e, soprattutto, mi ha concesso di imparare a conoscere l’unica vera compagna della mia vita: la musica.

Devo davvero molto a Marianne.

Oggi però, lei è stata protagonista di una strana e bizzarra situazione. Un evento che non accade sovente in questo teatro. Stamane, molto presto, l’ho veduta entrare nell’edificio conducendo per mano la creatura più dolce e spaurita che abbia mai visto.

Si trattava di una bambina, che da quanto sono riuscito a scoprire si chiama Christine. Credo anche di averla vista alcune volte. Sì. Senza dubbio si tratta di lei, della figlia di Gustave, ma non l’avevo riconosciuta sul momento. Non sembrava affatto la piccola ridente e vitale che avevo visto gironzolare nelle vicinanze del famoso violinista.

No. La Christine che ho visto stamattina era un’altra persona. Era pallida e sembrava non voler parlare con anima viva. I suoi grandi occhi castani erano spenti e non riflettevano nemmeno l’allegria e la frenesia tipica della gente del teatro.

Ed era vestita a lutto…. Dio, com’era vestita. Sembrava un angelo, tanta era la pietà che riusciva a strappare dal mio cuore la vista del suo corpicino fasciato in quel severo abito nero. I suoi capelli scuri sciolti sulle spalle in fitte onde sembravano la metafora straziante del mare di lacrime che deve certamente aver versato.

Ma cosa le sarà accaduto?

La sua vista mi ha colpito a tal punto, e ne sono rimasto terribilmente sorpreso, che mi sono ritrovato a seguirla per alcuni tratti dei suoi percorsi. Non ho potuto davvero farne a meno. Era come se fossi stato ipnotizzato.

L’ho vista scendere nella cappella del teatro, cadere in ginocchio davanti alle candele e cominciare a pregare con voce rotta dai singhiozzi. E nelle sue preghiere era suo padre che nominava. Era Gustave, colui al quale si rivolgeva con tanto fervore, richiamandolo dalla tomba. Dovrò parlare assolutamente con Marianne, perché evidentemente non sono stato informato di qualcosa. Se Christine parlava in questo modo del pare, egli deve essere certamente morto.

Vedendo la sua piccola figlia ridotta in quello stato pietoso, ho versato delle lacrime. Per lui e per lei. Non mi accadeva da moltissimo tempo di piangere. E per la terza volta, quest’oggi, sono rimasto sorpreso. Deve essere cominciato un anno diverso dagli altri. Chissà che qualcosa di buono non capiti anche ai fantasmi di tanto in tanto.

Non posso fare a meno di sorridere mentre scrivo dei fantasmi. Penso sia buffo essere uno di loro anzi tempo, ma probabilmente è l’unico destino che mi si addice.

Credo che seguirò ancora la piccola Christine. Da quanto sono riuscito a scoprire seguendo lei e Marianne, entrerà a far parte del corpo di ballo insieme a Meg, una volta prese le lezioni di cui ha bisogno. Sarà un buon acquisto per il balletto dell’Operà, perché nella sua corporatura esile ed elegante, vedo un futuro di movimenti armoniosi e ben coordinati. Si, sarà brava. Ma che triste destino l’attende. Sebbene sotto la protezione di Marianne, tutte le ballerine sono oggetto di sguardi lascivi e potenti. Non sempre riescono, volenti o nolenti, a conservare la propria virtù.

Spero solo che la mia salvatrice riesca a fare altrettanto con questa povera creatura. Non so come mai, ma sento che mi dispiacerebbe se le accadesse qualcosa di male.

Bouquet continua a raccontare fandonie sul mio conto. Quell’uomo è odioso solo quanto l’odore perenne di alcol che si porta dietro. Se non starà attento a ciò che dice, qualcuno potrebbe decidere di inviare una squadra di agenti di polizia a cercarmi. Sarebbe peggio per loro, ovviamente, perché chi cerca trova. Ed io so molto bene come proteggermi, senza dovermi compromettere.

Ciononostante, non mi creerebbe alcuna gioia sapere che la mia privacy potrebbe essere soggetta a disturbi. Quando dico che vorrei essere un uomo normale, un ragazzo normale, non intendo certo che le persone con cui vorrei avere rapporti sarebbero poliziotti o assassini.

Forse non dovrei parlare tanto male degli assassini. Dopo tutto, sono uno di loro, anche se non per scelta o diletto. Eppure dubito fortemente che gli assassini, una volta compiuta la loro opera, siano presi dal rimorso e sognino per notti intere i volti di coloro che hanno ucciso.

Perché devo essere diverso in tutto dagli altri? Ho ucciso, eppure sono diverso persino da un assassino… E non posso essere una persona normale. Probabilmente, là fuori, a parte Marianne, nessuno mi considererebbe una persona.

Ho composto oggi.

Era da qualche giorno che non trovavo l’ispirazione giusta per comporre dei pezzi. Improvvisamente ora è venuta, subito dopo aver seguito Christine, ho sentito dentro di me la spinta a continuare il mio lavoro. Devo essermi tanto immedesimato nella fragilità e nella tristezza di quella bambina, che ho trovato le note giuste per la melodia. Ultimamente, si tratta sempre di brani tristi, malinconici. Come potrei aspirare di scrivere qualcosa di differente?

I primi tempi vissuti qui, forse, perché mi sentivo lieto di dover abbandonare quella carovana di aguzzini dove avevo vissuto tanto a lungo. Questo mi sembrava il Paradiso in confronto a quella ben diversa situazione. E la penso ancora così, ma quando si è bambini ci si accontenta, ora non lo sono più. Voglio vivere, vedere il sole da vicino, non attraverso uno spioncino o una vetrata. Voglio essere visto ed apprezzato nonostante la mia deformità. Oh, cosa darei per scoprire a cosa debbo questa deformità! Non assomiglia a nulla di simile a ciò che ho letto nei numerosi testi di medicina che ho letto finora. Le ossa sono al loro posto, così come l’occhio e la struttura muscolare….ma la pelle….

La pelle sul lato destro del mio volto sfortunato sembra straziata, sciolta e mal ricomposta, come la cera di una candela accesa. Una bruciatura forse? Chissà che non sia questa la risposta. Ma dovrebbe essere stata riportata molto, molto presto nella mia infanzia, perché non ne ho memoria. Non rammento dolore, né immagine differente da quella che vedo in quei maledetti specchi ogni giorno.

Ma a cosa serve trovare una spiegazione? Ormai la mia vita è segnata. La strada è tracciata. Non mi resta che adeguarmi e vivere quel poco che mi è concesso.

Povera Christine! Neppure ora la mia pena per lei è diminuita. Me ne sorprendo, ma non riesco a controllarla.

Ecco che l’ispirazione ritorna. Devo Comporre. Evo comporre assolutamente……

Erik

( Firmo con il mio vero nome nella speranza che, se il mio diario venisse ritrovato, chi lo leggerà avrà modo, forse di pensare che ero anche un uomo, oltre che un mostro. )

Come va? Piaciuto questo primo capitolo? Spero di si.

Ringrazio chiunque abbia letto e mi auguro che vogliate lasciare un commento. Accetto, come sempre, sia critiche che apprezzamenti.

Elby se leggerai questa ff, come penso accadrà, mi farebbe piacere sentire il tuo parere, visto che, come me, sei un’appassionata e anche bravissima.

Vostra

Masked_lady

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Capitolo 2
*** 20 gennaio 1861 ***


20 Gennaio 1861

20 Gennaio 1861

Ho terminato la melodia. Era da tempo che lavoravo a questo brano e finalmente oggi sono riuscito ad ultimarlo. Vi ho accennato nell’ultima registrazione e, esattamente come avevo detto, vedere la piccola Christine ha riacceso la fiamma dell’ispirazione dentro di me.

Ho parlato con Marianne e sono riuscito ad ottenere le informazioni che volevo. Esattamente come avevo supposto, Gustave Daaè è morto, lasciando orfana la sua unica figlia. Non avrei pensato che non avesse parenti che potessero occuparsi di lei. Ho visto un po’ di me stesso nei suoi occhi tristi, pensando che anche lei, ora è sola al mondo.

L’ho seguita ancora, in questi giorni. Per la maggior parte del tempo si reca in cappella a pregare. Piange spesso, sommessamente. Il suo dolore sembra far sanguinare le mura del teatro. È come se, in un certo senso, tutto l’edificio sia diventato ai miei occhi unespressione solida delle sue emozioni. Non riesco ancora a comprendere bene che cosa mi spinga a seguire i suoi passi come un’ ombra benefica. Comincio a sentirmi un po’ il suo angelo custode. E il Dio in cui non credo sa se ne ha bisogno! È così piccola e sola….

Lefevre ha pagato il mio salario proprio questa mattina. All’idea di estorcergli una tanto cospicua somma di denaro mi sento euforico e desolato insieme. Euforico perché, ancora una volta, sono riuscito a dimostrare a me stesso di essere più intelligente ed abile di tutti loro. Se la natura non mi ha donato la bellezza, mi ha almeno donato l’intelligenza. E poi, questo denaro mi consente di mantenere uno stile di vita decoroso anche per quel fantasma che sono. Ma mi sento anche desolato, perché ogni volta che qualcuno parla del fantasma, oppure gli obbedisce ( cioè…mi obbedisce ) sento che ogni brandello di umanità che mi è rimasto nel cuore svanisce lentamente.

Come deve sembrare strano pensare che anche io ho un cuore…. Eppure è qui, nel mio petto, senza le strane deformità che si trovano sul mio volto, che batte di umane emozioni. Per quanto io cerchi di smorzare i sentimenti, essi rimarranno sempre con me, per tormentarmi.

Bouquet sembra aver smesso di spettegolare su di me. In effetti, anche se credo abbia intravisto accidentalmente la mia ombra, non mi ha mai realmente visto. Nonostante questo ritiene di potersi pavoneggiare per attirare l’attenzione delle ballerine. Che diamine! Se io fossi una di quelle ragazze non lo prenderei neppure in considerazione. Ma chi sono io per parlare. Una donna non prenderebbe in considerazione neppure me.

È orribile sapere che, tuttavia, avrei potuto essere bello. Si, avrei potuto. Lo vedo dal riflesso degli specchi che tanto odio. La parte sinistra del mio volto è senza difetti, così come il mio corpo. E i miei occhi brillano di luce propria al chiarore delle candele nell’oscurità. Avrei potuto essere un angelo sulla terra, e invece sono un fantasma, un demone orribile che non sa cosa voglia dire essere accarezzato da un altro essere umano.

La mia musica è la sola compagnia che posso permettermi. Mi accetta perché non fa distinzioni. L’arte è perfetta in ogni sua forma. In ogni suo aspetto….

Non posso parlare oltre, perché ho molte cose da fare, molti conti da sistemare. Marianne mi aspetta per conoscere ciò di cui ho necessità. Continua ad aiutarmi. È una brava donna.

Christine a quest’ora deve essere in cappella. Se potrò, andrò a vedere come sta.

Erik

Lo so che questo chap è corto, ma tranquilli, fa tutto parte del “ piano ”. Ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito. In particolare Elby, che ha analizzato la storia molto minuziosamente e mi ha detto cosa ne pensa. Chiedo perdono per l’errore della parola privacy. L’ho scritta senza pensare e non l’ho notata nella correzione.

Spero che non ci siano troppi errori e che, nonostante sia un capitolo corto, vi sia piaciuto.

Aspetto le vostre recensioni, se vorrete lasciarne.

Baci

Masked_lady.

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Capitolo 3
*** 22 Gennaio 1861 ***


22 Gennaio 1861

22 Gennaio 1861

 

 

Sono un folle. Uno sconsiderato, sciocco e folle.

Scrivo queste parole serenamente, eppure con timore, perché la mia vita, la mia stessa esistenza potrebbero essere compromesse per la mia stoltezza. Ma non ho potuto davvero farne a meno…. Il mio cuore è debole come quello di ogni essere umano, e la mia volontà è forte come le loro non saranno mai.

E ho osato….. Oh, se ho osato! Ho osato credere che qualcuno potesse, e possa ancora, fare a meno di conoscere la mia natura di mostro. Ho lasciato che qualcuno venisse a contatto con la mia anima senza che il suo pensiero sia condizionato dalla mia vista.

Non riesco quasi a scrivere tanta è l’agitazione che mi afferra.

Forse, raccontando cosa è accaduto dal principio, riuscirò a calmare le mie membra e la mia mente. Il mio cuore, invece, è ormai perduto.

Ieri notte, quando l’ora era molto tarda e tutti dormivano, nel teatro, sentii dei singhiozzi disperati. Non era mai accaduto che dei lamenti giungessero fino alla mia casa. Mi incuriosii, quindi salii in superficie, tentando di distinguere la provenienza della voce. Alla fine, mi resi conto che era dalla cappella che venivano tutti quei suoni.

Giunsi molto cautamente fino al passaggio segreto che dà su quella piccola ed umida stanza e vidi che qualcuno stava inginocchiato davanti alle candele per i defunti.

Era Christine.

Piangeva disperatamente, rivolgendo tra i singhiozzi brandelli di preghiere al suo defunto genitore. Evidentemente doveva aver avuto una crisi di sofferenza durante la notte, oppure, più probabilmente, doveva aver avuto un incubo.

Rimasi nascosto nell’ombra per alcuni minuti, sentendo che il mio cuore si impietosiva ad ogni singhiozzo della piccola. Mai nella mia vita mi sono sentito tanto vicino ad un essere umano. Mai. E del resto, quale essere umano si è mai sentito vicino a me? Non so quali istinti mi spinsero ad agire, né le motivazioni mi sono chiare. So solo, come ho già scritto,che non ho potuto farne a meno.

E così, misi in pericolo il mio cuore, la mia anima e la mia vita a favore di una creatura innocente che in quel momento, come me, non aveva nessuno.

Parlai.

« Perché piangi, Christine? » Nel momento stesso in sui pronunciai queste parole, me ne pentii. Eppure mi sentivo stranamente euforico.

La bambina trasalì, cessando immediatamente di piangere. Potevo quasi sentire il battito agitato del suo piccolo cuore nel silenzio che nuovamente si era creato nella cappella. Si guardò intorno freneticamente, alla ricerca della persona cui apparteneva la voce che aveva udito. Sapevo bene che non poteva vedermi. Né lo avrei mai permesso. Per quanto piccola ed innocente, con una sua parola ella avrebbe potuto spingere tutto il teatro a lanciarsi alla mia ricerca.

Ma nemmeno questa consapevolezza riuscì a frenarmi.

« Non vuoi dirmelo? » dissi nuovamente.

Il respiro di Christine accelerò notevolmente. I suoi occhioni scuri, belli, selvaggi e indomiti, come quelli di una cerva, si spalancarono per la sorpresa nell’udirmi ancora.

« Dove sei? » chiese prendendo coraggio « Chi sei? »

Avevo temuto quella domanda. Che cosa avrei mai potuto dirle? Nulla di vero, oppure nulla di rassicurante.

Risposi solo « Non puoi vedermi, Christine, ma volevo sapere come mai eri tanto triste. »

Lei non mi rispose, perché la mia voce, grazie all’acustica di quella stanza, sembrava provenire da ogni dove. Era chiaramente spaventata.

« Chi sei? Rispondi! » ripetè, facendomi sentire ancora più a disagio per la mia incapacità di risponderle. Il silenzio regnò per alcuni secondi, poi la stessa Christine, quel piccolo angelo, mi venne in aiuto.

Sospirò, poi domandò: « Sei l’Angelo della Musica? »

Quella domanda mi sorprese oltre ogni dire. Mai mi sarei aspettato una simile occasione. Ricordavo di averla sentita parlare con Meg di questo angelo. Secondo le favole che le raccontava suo padre, a quanto pare, egli avrebbe dovuto andare da lei e proteggerla. Non avrei mai pensato che la piccola potesse collegare in qualche modo la mia voce a quello strano personaggio. Un personaggio nel quale lei sembrava credere ciecamente.

E nella mia sconsiderata voglia di essere vivo, colsi quell’unica, imperdibile occasione.

« Si, Christine. Sono io. Sono venuto da te. »

« Non sto sognando, vero? » chiese infine la piccola, ancora sconvolta dalla mia strana apparizione, anche se non la si può definire tale nel vero senso della parola. Io non le risposi subito, ma dopo alcuni secondi la rassicurai, dicendole che tutto ciò che sentiva era assolutamente reale e che io ero lì insieme a lei.

Mi credette.

Ero oramai folle, e lo sono ancora, riportando questi eventi sul mio diario e rammentando i fatti secondo per secondo. Mi sento come se fossi ubriaco al pensiero di esistere finalmente per qualcuno. Qualcuno che non mi considera un mostro, o un essere immondo pur nella sua semiumanità. Molto, molto di più. Christine mi considera oramai il suo angelo, l’angelo della musica. Quale straordinario scherzo del fato è mai questo? Il mio genio mi è finalmente riconosciuto, anche se non nel modo in cui avevo sempre sperato.

Ma soprattutto, una persona ora, confida in me. Forse, con il tempo, Christine riuscirà a provare anche una piccola forma d’affetto per me, in quanto sua ombra protettrice.

Mi sento terribile all’idea di averla ingannata. Ma non posso non essere contento, nel profondo, di avere un’occasione per dimostrare a qualcuno di non essere un mostro. Sono un uomo, fatto di carne e sangue, che prova emozioni come e più di tutti gli altri. La pena per Christine e quella, forse, per me stesso, mi hanno condotto qui, a questo giorno e a questa scelta.

Spero solo di non aver fatto quella sbagliata.

Erik

Ed ora anche

L’Angelo della Musica

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 23 Gennaio 1861 ***


23 gennaio 1861

23 gennaio 1861

 

Non credevo che anche per me potesse esserci felicità! E invece mi sbagliavo! Ho conosciuto finalmente qualcosa di meraviglioso, incredibile, bello… Il Fantasma ha finalmente trovato la pace.

Sono pazzo, completamente pazzo a lasciarmi andare in questo modo alla gioia che improvvisamente provo, ma è così inebriante!

Oggi ho trascorso un di tempo con la piccola Daaè, con Christine. Quella piccola è un angelo. Io, con lei, sono costretta a fingere di essere l’Angelo della Musica, ma la vera creatura celeste è solo lei. Quella bambina è quanto di più puro e dolce abbia mai visto in tutta la mia miserabile vita.

Ha cantato per me, con la sua piccola voce da bambina. Anche se immatura, ha una voce notevole e grande estensione vocalica. Non escludo che, un giorno, le insegnerò a cantare. Diventerebbe davvero bravissima, ne sono sicuro.

Mi ha raccontato così tanto di sé… del suo dolore per la morte di Gustave, il suo desiderio di compiacere la sua nuova tutrice, la buona, cara ma severa M.me Giry. Si fida ciecamente di me. Ed io sono rimasto così affascinato da lei!

È una bambina bellissima, adorabile sotto ogni aspetto, ma è un’anima troppo sensibile per questo mondo di mostri crudeli. Chiamavano me mostro, ma sono loro i veri demoni.

Bouquet le ha fatto uno scherzo orribile, fingendo di essere il fantasma dell’Opera…fingendosi me… come mi sembra strano dirlo! Uno scherzo sciocco, ma Christine si è spaventata. Era in preda alle convulsioni tanto il ricordo la innervosiva.

Joseph sta davvero esagerando con il suo comportamento. Se farà un altro errore, dovrà pagarla cara.

Christine mi ha domandato se davvero esiste il fantasma. Quando ho sentito la sua dolce voce porgermi una domanda simile mi sono sentito raggelare. Ero come pietrificato. Non sapevo davvero cosa sarebbe stato meglio risponderle, ma alla fine ho deciso di negare l’esistenza dello spettro tanto discusso.

Mi ha creduto.

Buffo però come una persona che creda all’esistenza dell’Angelo della musica riesca a pensare che non possano esistere i fantasmi. Ho a lungo riflettuto su questo argomento e alla fine credo di aver trovato la risposta che cercavo. Sono convinto che Christine sappia, nel profondo del suo cuore, che neppure colui per il quale mi sono spacciato esista davvero. È tropo intelligente per pensare che esista un simile protettore.

La verità è che la piccola ha bisogno di credere che esista. La morte di suo padre l’ha talmente sconvolta che si aggrappa al pensiero di un angelo, al ricordo di una storia che il suo adorato genitore usava raccontarle.

Per Christine, l’Angelo della Musica non è che una grande finzione alla quale aggrapparsi durante i momenti di dolore e disperazione. È una facile via di fuga dai ricordi.

Mi rendo conto che ho rischiato più di quanto ritenessi nell’espormi con lei, ma nonostante tutto non me ne pento: quella creatura ha davvero bisogno di un amico, qualcuno che la segua, la guidi e la protegga.

Non importa quanto Marianne e Meg possano essere gentili ed affettuose con lei. Christine ha bisogno di altro. Ha bisogno di qualcuno che la comprenda davvero.

Chi meglio di me conosce il dolore a questo mondo? Il dolore e la rabbia che deriva p così tremendo da lacerarti l’anima e consumarti il cuore. Il solo modo per porvi rimedio è trovare qualcuno con cui condividere tutto ciò. Con cui affrontare le ore buie in cui gli incubi prendono il sopravvento sulle nostre menti.

Io non avevo nessuno. Lei neppure aveva qualcuno.

Ora entrambi abbiamo trovato ciò che cercavamo. Abbiamo entrambi un compagno con cui confidarci senza tenere nascosto nulla.

Lei ha certamente trovato grande conforto nel confidarsi con me, ma non può comprendere nessuno come mi sento io.

Christine, se non avesse trovato me, avrebbe avuto con il tempo l’appoggio di qualcun altro. Io sarei rimasto solo invece.

Io no avrei avuto il piacere di ascoltare i suoi pensieri, né di ascoltare la sua dolce voce che affidava a me la sua anima innocente e giovane. A me che, se mi vedesse, infesterei i suoi sogni come il peggiore dei demoni.

Eppure io sono felice. Per la prima volta nella mia vita sono felice. E tutto per una cosa così semplice, così banale, ma che a me era stata comunque negata in ventiquattro anni di vita.

Come è stato crudele il mondo con me! Dio, la natura, gli uomini, sono stati tutti crudeli.

Ma ora niente ha più importanza, perché anche io, come tutti, posso contare su qualcuno e qualcuno conta su di me. Qualcuno mi vede come qualcosa di celeste, non di infernale.

Ora, anche io ho il mio angelo.

Erik.

 

 

 

Lo so…sono in ritardassimo e vi chiedo scusa infinite volte.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto ed in particolare, come sempre, Elby, Facy e pinkgirl.

Spero di ricevere le vostre recensioni.

Perdonate eventuali errori. Baci.

Masked_lady

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Capitolo 5
*** 6 Aprile 1863 ***


6Aprile 1863

6 Aprile 1863

 

Credevo che nulla sarebbe più riuscito a stupirmi e a rendermi felice più di quando ho scoperto di poter parlare con Christine sotto la falsa identità dell’Angelo. Eppure mi sono dovuto ricredere.

Oggi ho avuto il mio consueto incontro con la bambina, e ho cominciato ad insegnarle a cantare. Nulla di strano fino a quando mi sono accorto, grazie ad un particolare esercizio, del suo straordinario talento. Christine è ancora più dotata di quanto io stesso avevo stimato. La sua voce, per quanto ancora immatura, da bambina, ha una straordinaria estensione vocalica, per non parlare del timbro: davvero celestiale.

Con gioia sempre maggiore ho proseguito con la lezione e ora che mi sono da poco congedato da lei mi sento invadere da una nuova euforia. Era da tanto, tanto tempo che non mi sentivo in questo modo. Per l’esattezza, appunto, da quando non è iniziato il mio strano rapporto con questa giovane creatura, che ha così poco da spartire con un demone infernale come me. Se solo lei potesse conoscermi davvero….

Ad ogni modo, ho deciso che continuerò a darle lezioni, anche negli anni a venire. Non è da escludere che, una volta cresciuta, ella non possa entrare a far parte del coro dell’Operà, se non addirittura…. , questo dipenderà da numerosi fattori. Ancora non so quanti e quali progressi riuscirà a fare. Ha talento, su questo non v’è dubbio, ma sarò in grado di insegnarle quanto c’è da sapere? Non ho mai pensato di insegnare qualcosa a qualcuno, e la paura di non essere all’altezza mi logora da alcuni giorni ormai.

So di avere una voce bellissima, la sola cosa di me a cui qualcuno potrebbe mai attribuire un tale aggettivo. È anche grazie alla mia voce che mi sono guadagnato la fiducia di Christine durante i nostri primi incontri. Cantando con lei, per lei, ella si è completamente convinta del fatto che sono l’Angelo che tanto attendeva. Ma io non ho avuto nessuno che mi insegnasse ciò che so. Non ho un modello da utilizzare per prendermi cura della voce della bambina. Conosco le basi, ma l’amore per la musica è tutto ciò che posso realmente insegnarle.

Non devo, però perdermi d’animo, perché lei è tutto quello che ho. Non devo assolutamente lasciare che comprenda le mie debolezze, altrimenti verrebbe a dubitare di quella che crede essere la mia natura. Non posso, non voglio perderla.

Sentire l’entusiasmo nella sua voce quando entra nella piccola cappella e mi chiama, cercando la mia guida, mi reca una gioia troppo grande perché io possa rinunciarvi. Non so neppure io come mai mi sento tanto affezionato a lei. Cosa sono?

Un padre? No.

Un fratello maggiore? Forse.

Qualunque cosa senta di essere per lei, so che mi permette di darle conforto, alleviare le sue pene. Le sue, ma anche le mie. Siamo entrambi due sopravvissuti alla vita e alle sue crudeltà. Per questo riusciamo a comprenderci bene. Per questo sentiamo di poter contare l’uno sull’altra.

Siamo simili, terribilmente simili, anche se solamente io posso rendermene conto. In primo luogo perché Christine, con i suoi dieci anni d’età, è troppo piccola per comprendere tali similitudini. In secondo luogo, perché lei non mi conosce. Purtroppo, per quanto io mi sforzi di essere me stesso, non posso rischiare di tradire la mia copertura. Non posso. Quindi io rimarrò sempre il solo a conoscere entrambi.

Perché, se io non posso aprirle il mio cuore per ovvie ragioni, lei, invece, con il suo carattere dolce e la sua innocenza, mi ha sempre svelato tutta se stessa in questi due anni.

Due anni! Non posso credere che sia trascorso così tanto tempo. Le ore passano lente nella casa del Lago, dove il sole non segna il trascorrere del giorno e della notte. Ma da quando ho conosciuto Lei, mi sembra quasi di essere maggiormente cosciente della vita.

Il tempo, quando sono con lei, vola anche per uno spettro, per il quale il tempo non ha valore.

Contare il trascorrere del tempo, significa essere consapevoli della vita.

Ed io, voglio tornare a vivere.

 

 

 

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