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Sono trascorsi sedici
giorni dall’inizio dell’anno. Un nuovo anno. L’ennesimo per questo mondo e
l’ennesimo per me, che devo scontare nel mio inferno privato, a causa di
peccati non commessi.
Fa freddo. Fa
dannatamente freddo qui sotto. Ma, che ben ricordi, non ho mai avuto una casa
accogliente, né tantomeno che vantasse un’adeguata temperatura.
Ventiquattro anni di
solitudine totale. Come possono essere così pochi? A volte, sembrano molti,
molti di più.
Gli eventi che
movimentano le mie giornate sono così pochi e talmente insignificanti, il più
delle volte, che mi domando se sia stata una decisione sensata quella di
cominciare un diario. Forse si. Forse no. Ma questa è
la prima pagina che scrivo, il primo rapporto di una vita indegna di essere
vissuta. Staremo a vedere. Lasciamo che si apra il sipario anche su di me, per
una volta. Per una sola volta, mi concederò tanto.
Marianne non è venuta a
trovarmi oggi. Sono trascorsi un po’ di giorni dall’ultima volta che si
arrischiata a scendere fin nel mio regno. E le strade che conducono all’inferno
sono pericolose, non è vero amica mia? Devo ammettere
che mi manca la sua compagnia, sebbene le nostre
conversazioni non siano molto fantasiose e costellate di dubbi e domande non
poste ( da parte sua ), si tratta pur sempre dell’unica persona con sui oso
entrare in contatto. E a lei debbo quel poco di umanità che ancora conservo. Fu
lei,dopotutto, ad avere pietà di me e a condurmi in
salvo, quella fatidica notte. Sono trascorsi tanti anni….
Lei mi ha concesso di
vivere in un modo bellissimo, anche se non posso parteciparvi direttamente. Mi
ha dato il colore, l’arte, la compagnia del suono e, soprattutto, mi ha
concesso di imparare a conoscere l’unica vera compagna della mia vita: la
musica.
Devo davvero molto a
Marianne.
Oggi però, lei è stata
protagonista di una strana e bizzarra situazione. Un evento che non accade
sovente in questo teatro. Stamane, molto presto, l’ho veduta entrare
nell’edificio conducendo per mano la creatura più dolce e spaurita che abbia
mai visto.
Si trattava di una
bambina, che da quanto sono riuscito a scoprire si chiama Christine. Credo
anche di averla vista alcune volte. Sì. Senza dubbio si tratta di lei, della
figlia di Gustave, ma non l’avevo riconosciuta sul momento. Non sembrava
affatto la piccola ridente e vitale che avevo visto gironzolare nelle vicinanze
del famoso violinista.
No. La Christine che ho visto
stamattina era un’altra persona. Era pallida e sembrava non voler parlare con
anima viva. I suoi grandi occhi castani erano spenti e non riflettevano nemmeno
l’allegria e la frenesia tipica della gente del teatro.
Ed era vestita a
lutto…. Dio, com’era vestita. Sembrava un angelo, tanta era la pietà che
riusciva a strappare dal mio cuore la vista del suo corpicino fasciato in quel
severo abito nero. I suoi capelli scuri sciolti sulle spalle in fitte onde
sembravano la metafora straziante del mare di lacrime che deve certamente aver
versato.
Ma cosa le sarà
accaduto?
La sua vista mi ha
colpito a tal punto, e ne sono rimasto terribilmente sorpreso, che mi sono
ritrovato a seguirla per alcuni tratti dei suoi percorsi. Non ho potuto davvero
farne a meno. Era come se fossi stato ipnotizzato.
L’ho vista scendere
nella cappella del teatro, cadere in ginocchio davanti alle candele e
cominciare a pregare con voce rotta dai singhiozzi. E nelle sue preghiere era
suo padre che nominava. Era Gustave, colui al quale si rivolgeva con tanto
fervore, richiamandolo dalla tomba. Dovrò parlare assolutamente con Marianne,
perché evidentemente non sono stato informato di qualcosa. Se Christine parlava
in questo modo del pare, egli deve essere certamente
morto.
Vedendo la sua piccola
figlia ridotta in quello stato pietoso, ho versato delle lacrime. Per lui e per
lei. Non mi accadeva da moltissimo tempo di piangere. E per la terza volta,
quest’oggi, sono rimasto sorpreso. Deve essere cominciato un anno diverso dagli
altri. Chissà che qualcosa di buono non capiti anche
ai fantasmi di tanto in tanto.
Non posso fare a meno
di sorridere mentre scrivo dei fantasmi. Penso sia buffo essere uno di loro
anzi tempo, ma probabilmente è l’unico destino che mi si addice.
Credo che seguirò
ancora la piccola Christine. Da quanto sono riuscito a scoprire seguendo lei e
Marianne, entrerà a far parte del corpo di ballo insieme a Meg, una volta prese
le lezioni di cui ha bisogno. Sarà un buon acquisto per il balletto dell’Operà, perché nella sua corporatura esile ed elegante, vedo
un futuro di movimenti armoniosi e ben coordinati. Si,
sarà brava. Ma che triste destino l’attende. Sebbene sotto la protezione di
Marianne, tutte le ballerine sono oggetto di sguardi
lascivi e potenti. Non sempre riescono, volenti o nolenti, a conservare la
propria virtù.
Spero solo che la mia
salvatrice riesca a fare altrettanto con questa povera creatura. Non so come
mai, ma sento che mi dispiacerebbe se le accadesse qualcosa di male.
Bouquet continua a
raccontare fandonie sul mio conto. Quell’uomo è odioso solo quanto l’odore
perenne di alcol che si porta dietro. Se non starà attento a ciò che dice,
qualcuno potrebbe decidere di inviare una squadra di agenti di polizia a
cercarmi. Sarebbe peggio per loro, ovviamente, perché chi cerca trova. Ed io so
molto bene come proteggermi, senza dovermi compromettere.
Ciononostante, non mi
creerebbe alcuna gioia sapere che la mia privacy potrebbe essere soggetta a
disturbi. Quando dico che vorrei essere un uomo normale, un ragazzo normale,
non intendo certo che le persone con cui vorrei avere rapporti sarebbero
poliziotti o assassini.
Forse non dovrei parlare
tanto male degli assassini. Dopo tutto, sono uno di
loro, anche se non per scelta o diletto. Eppure dubito fortemente che gli
assassini, una volta compiuta la loro opera, siano presi dal rimorso e sognino
per notti intere i volti di coloro che hanno ucciso.
Perché devo essere
diverso in tutto dagli altri? Ho ucciso, eppure sono diverso persino da un
assassino… E non posso essere una persona normale. Probabilmente, là fuori, a
parte Marianne, nessuno mi considererebbe una persona.
Ho composto oggi.
Era da qualche giorno
che non trovavo l’ispirazione giusta per comporre dei pezzi. Improvvisamente
ora è venuta, subito dopo aver seguito Christine, ho sentito dentro di me la
spinta a continuare il mio lavoro. Devo essermi tanto immedesimato nella
fragilità e nella tristezza di quella bambina, che ho trovato le note giuste
per la melodia. Ultimamente, si tratta sempre di brani tristi, malinconici.
Come potrei aspirare di scrivere qualcosa di differente?
I primi tempi vissuti
qui, forse, perché mi sentivo lieto di dover abbandonare quella carovana di
aguzzini dove avevo vissuto tanto a lungo. Questo mi sembrava il Paradiso in
confronto a quella ben diversa situazione. E la penso ancora così, ma quando si
è bambini ci si accontenta, ora non lo sono più. Voglio vivere, vedere il sole
da vicino, non attraverso uno spioncino o una vetrata. Voglio essere visto ed
apprezzato nonostante la mia deformità. Oh, cosa darei per scoprire a cosa
debbo questa deformità! Non assomiglia a nulla di simile a ciò che ho letto nei
numerosi testi di medicina che ho letto finora. Le ossa sono al loro posto,
così come l’occhio e la struttura muscolare….ma la pelle….
La pelle sul lato
destro del mio volto sfortunato sembra straziata, sciolta e mal ricomposta,
come la cera di una candela accesa. Una bruciatura forse? Chissà che non sia
questa la risposta. Ma dovrebbe essere stata riportata molto, molto presto
nella mia infanzia, perché non ne ho memoria. Non rammento dolore, né immagine
differente da quella che vedo in quei maledetti specchi ogni giorno.
Ma a cosa serve trovare
una spiegazione? Ormai la mia vita è segnata. La strada è tracciata. Non mi
resta che adeguarmi e vivere quel poco che mi è concesso.
Povera Christine!
Neppure ora la mia pena per lei è diminuita. Me ne sorprendo, ma non riesco a
controllarla.
Ecco che l’ispirazione
ritorna. Devo Comporre. Evo comporre assolutamente……
Erik
( Firmo con il mio vero
nome nella speranza che, se il mio diario venisse ritrovato, chi lo leggerà
avrà modo, forse di pensare che ero anche un uomo,
oltre che un mostro. )
Come va? Piaciuto questo primo capitolo?
Spero di si.
Ringrazio chiunque abbia letto e mi
auguro che vogliate lasciare un commento. Accetto, come sempre, sia critiche
che apprezzamenti.
Elbyse leggerai questa ff,
come penso accadrà, mi farebbe piacere sentire il tuo parere, visto che, come
me, sei un’appassionata e anche bravissima.
Ho
terminato la melodia. Era da tempo che lavoravo a questo brano e finalmente
oggi sono riuscito ad ultimarlo. Vi ho accennato nell’ultima registrazione e,
esattamente come avevo detto, vedere la piccola Christine ha riacceso la fiamma
dell’ispirazione dentro di me.
Ho
parlato con Marianne e sono riuscito ad ottenere le informazioni che volevo.
Esattamente come avevo supposto, Gustave Daaè è
morto, lasciando orfana la sua unica figlia. Non avrei pensato che non avesse
parenti che potessero occuparsi di lei. Ho visto un po’ di me stesso nei suoi
occhi tristi, pensando che anche lei, ora è sola al mondo.
L’ho
seguita ancora, in questi giorni. Per la maggior parte del tempo si reca in
cappella a pregare. Piange spesso, sommessamente. Il suo dolore sembra far
sanguinare le mura del teatro. È come se, in un certo senso, tutto l’edificio
sia diventato ai miei occhi un ‘espressione solida
delle sue emozioni. Non riesco ancora a comprendere bene che cosa mi spinga a
seguire i suoi passi come un’ ombra benefica. Comincio
a sentirmi un po’ il suo angelo custode. E il Dio in cui non credo sa se ne ha
bisogno! È così piccola e sola….
Lefevre ha pagato il mio salario proprio questa
mattina. All’idea di estorcergli una tanto cospicua somma di denaro mi sento
euforico e desolato insieme. Euforico perché, ancora una volta, sono riuscito a
dimostrare a me stesso di essere più intelligente ed abile di tutti loro. Se la
natura non mi ha donato la bellezza, mi ha almeno donato l’intelligenza. E poi,
questo denaro mi consente di mantenere uno stile di vita decoroso anche per
quel fantasma che sono. Ma mi sento anche desolato, perché ogni volta che
qualcuno parla del fantasma, oppure gli obbedisce ( cioè…mi obbedisce ) sento che
ogni brandello di umanità che mi è rimasto nel cuore svanisce lentamente.
Come deve
sembrare strano pensare che anche io ho un cuore….
Eppure è qui, nel mio petto, senza le strane deformità che si trovano sul mio
volto, che batte di umane emozioni. Per quanto io cerchi di smorzare i sentimenti,
essi rimarranno sempre con me, per tormentarmi.
Bouquet
sembra aver smesso di spettegolare su di me. In effetti, anche se credo abbia
intravisto accidentalmente la mia ombra, non mi ha mai realmente visto.
Nonostante questo ritiene di potersi pavoneggiare per attirare l’attenzione
delle ballerine. Che diamine! Se io fossi una di quelle ragazze non lo
prenderei neppure in considerazione. Ma chi sono io per parlare. Una donna non
prenderebbe in considerazione neppure me.
È
orribile sapere che, tuttavia, avrei potuto essere bello. Si,
avrei potuto. Lo vedo dal riflesso degli specchi che tanto odio. La parte
sinistra del mio volto è senza difetti, così come il mio corpo. E i miei occhi
brillano di luce propria al chiarore delle candele nell’oscurità. Avrei potuto
essere un angelo sulla terra, e invece sono un fantasma, un demone orribile che
non sa cosa voglia dire essere accarezzato da un altro essere umano.
La mia
musica è la sola compagnia che posso permettermi. Mi accetta perché non fa
distinzioni. L’arte è perfetta in ogni sua forma. In ogni suo aspetto….
Non posso
parlare oltre, perché ho molte cose da fare, molti conti da sistemare. Marianne
mi aspetta per conoscere ciò di cui ho necessità. Continua ad aiutarmi. È una
brava donna.
Christine
a quest’ora deve essere in cappella. Se potrò, andrò a vedere come sta.
Erik
Lo so che
questo chap è corto, ma tranquilli, fa tutto parte del “ piano ”. Ringrazio tutti coloro che mi
hanno recensito. In particolare Elby, che ha
analizzato la storia molto minuziosamente e mi ha detto cosa ne pensa. Chiedo
perdono per l’errore della parola privacy. L’ho scritta senza pensare e non
l’ho notata nella correzione.
Spero che
non ci siano troppi errori e che, nonostante sia un capitolo corto, vi sia
piaciuto.
Aspetto le
vostre recensioni, se vorrete lasciarne.
Scrivo
queste parole serenamente, eppure con timore, perché la mia vita, la mia stessa
esistenza potrebbero essere compromesse per la mia stoltezza. Ma non ho potuto
davvero farne a meno…. Il mio cuore è debole come quello di ogni essere umano,
e la mia volontà è forte come le loro non saranno mai.
E ho osato….. Oh, se ho osato! Ho osato credere che qualcuno potesse, e
possa ancora, fare a meno di conoscere la mia natura di mostro. Ho lasciato che
qualcuno venisse a contatto con la mia anima senza che il suo pensiero sia
condizionato dalla mia vista.
Non riesco
quasi a scrivere tanta è l’agitazione che mi afferra.
Forse,
raccontando cosa è accaduto dal principio, riuscirò a calmare le mie membra e
la mia mente. Il mio cuore, invece, è ormai perduto.
Ieri notte,
quando l’ora era molto tarda e tutti dormivano, nel teatro, sentii dei
singhiozzi disperati. Non era mai accaduto che dei lamenti giungessero fino
alla mia casa. Mi incuriosii, quindi salii in
superficie, tentando di distinguere la provenienza della voce. Alla fine, mi resi
conto che era dalla cappella che venivano tutti quei suoni.
Giunsi molto
cautamente fino al passaggio segreto che dà su quella piccola ed umida stanza e
vidi che qualcuno stava inginocchiato davanti alle candele per i defunti.
Era
Christine.
Piangeva
disperatamente, rivolgendo tra i singhiozzi brandelli di preghiere al suo
defunto genitore. Evidentemente doveva aver avuto una crisi di sofferenza
durante la notte, oppure, più probabilmente, doveva aver avuto un incubo.
Rimasi
nascosto nell’ombra per alcuni minuti, sentendo che il mio cuore si impietosiva
ad ogni singhiozzo della piccola. Mai nella mia vita mi sono sentito tanto
vicino ad un essere umano. Mai. E del resto, quale essere umano si è mai
sentito vicino a me? Non so quali istinti mi spinsero ad agire, né le
motivazioni mi sono chiare. So solo, come ho già scritto,che
non ho potuto farne a meno.
E così, misi
in pericolo il mio cuore, la mia anima e la mia vita a favore di una creatura
innocente che in quel momento, come me, non aveva nessuno.
Parlai.
« Perché piangi, Christine? » Nel momento stesso in
sui pronunciai queste parole, me ne pentii. Eppure mi sentivo
stranamente euforico.
La bambina trasalì,
cessando immediatamente di piangere. Potevo quasi sentire il battito agitato
del suo piccolo cuore nel silenzio che nuovamente si era creato nella cappella.
Si guardò intorno freneticamente, alla ricerca della persona cui apparteneva la
voce che aveva udito. Sapevo bene che non poteva vedermi. Né lo avrei mai
permesso. Per quanto piccola ed innocente, con una sua parola ella avrebbe
potuto spingere tutto il teatro a lanciarsi alla mia ricerca.
Ma nemmeno
questa consapevolezza riuscì a frenarmi.
« Non vuoi dirmelo? » dissi nuovamente.
Il respiro
di Christine accelerò notevolmente. I suoi occhioni
scuri, belli, selvaggi e indomiti, come quelli di una cerva,
si spalancarono per la sorpresa nell’udirmi ancora.
« Dove sei? » chiese prendendo coraggio « Chi sei? »
Avevo temuto
quella domanda. Che cosa avrei mai potuto dirle? Nulla di vero, oppure nulla di
rassicurante.
Risposi solo
« Non puoi vedermi, Christine, ma volevo sapere come
mai eri tanto triste. »
Lei non mi
rispose, perché la mia voce, grazie all’acustica di quella stanza, sembrava
provenire da ogni dove. Era chiaramente spaventata.
« Chi sei? Rispondi! »ripetè,
facendomi sentire ancora più a disagio per la mia incapacità di risponderle. Il
silenzio regnò per alcuni secondi, poi la stessa Christine, quel piccolo
angelo, mi venne in aiuto.
Sospirò, poi
domandò: « Sei l’Angelo della Musica? »
Quella
domanda mi sorprese oltre ogni dire. Mai mi sarei aspettato una simile
occasione. Ricordavo di averla sentita parlare con Meg di questo angelo.
Secondo le favole che le raccontava suo padre, a quanto pare, egli avrebbe dovuto andare da lei e proteggerla. Non avrei mai
pensato che la piccola potesse collegare in qualche modo la mia voce a quello
strano personaggio. Un personaggio nel quale lei sembrava credere ciecamente.
E nella mia
sconsiderata voglia di essere vivo, colsi quell’unica, imperdibile occasione.
« Si, Christine. Sono io. Sono venuto da te. »
« Non sto sognando, vero? » chiese infine
la piccola, ancora sconvolta dalla mia strana apparizione, anche se non la si
può definire tale nel vero senso della parola. Io non le risposi subito, ma
dopo alcuni secondi la rassicurai, dicendole che tutto ciò che sentiva era
assolutamente reale e che io ero lì insieme a lei.
Mi credette.
Ero oramai
folle, e lo sono ancora, riportando questi eventi sul mio diario e rammentando i fatti secondo per secondo. Mi sento come se fossi ubriaco
al pensiero di esistere finalmente per qualcuno. Qualcuno che non mi considera
un mostro, o un essere immondo pur nella sua semiumanità. Molto, molto di più.
Christine mi considera oramai il suo angelo, l’angelo della musica. Quale
straordinario scherzo del fato è mai questo? Il mio genio mi è finalmente
riconosciuto, anche se non nel modo in cui avevo sempre sperato.
Ma
soprattutto, una persona ora, confida in me. Forse, con il tempo, Christine
riuscirà a provare anche una piccola forma d’affetto per me, in quanto sua
ombra protettrice.
Mi sento
terribile all’idea di averla ingannata. Ma non posso non essere contento, nel
profondo, di avere un’occasione per dimostrare a qualcuno di non essere un
mostro. Sono un uomo, fatto di carne e sangue, che prova emozioni come e più di
tutti gli altri. La pena per Christine e quella, forse, per me stesso, mi hanno condotto qui, a questo giorno e a questa
scelta.
Non credevo che anche
per me potesse esserci felicità! E invece mi sbagliavo! Ho conosciuto
finalmente qualcosa di meraviglioso, incredibile, bello… Il Fantasma ha
finalmente trovato la pace.
Sono pazzo,
completamente pazzo a lasciarmi andare in questo modo alla gioia che
improvvisamente provo, ma è così inebriante!
Oggi ho trascorso un pò di tempo con la piccola Daaè,
con Christine. Quella piccola è un angelo. Io, con lei, sono costretta a
fingere di essere l’Angelo della Musica, ma la vera creatura celeste è solo
lei. Quella bambina è quanto di più puro e dolce abbia mai visto in tutta la
mia miserabile vita.
Ha cantato per me, con
la sua piccola voce da bambina. Anche se immatura, ha una voce notevole e
grande estensione vocalica. Non escludo che, un giorno, le insegnerò a cantare.
Diventerebbe davvero bravissima, ne sono sicuro.
Mi ha raccontato così
tanto di sé… del suo dolore per la morte di Gustave, il suo desiderio di
compiacere la sua nuova tutrice, la buona, cara ma severa M.meGiry. Si fida ciecamente di me. Ed io sono rimasto
così affascinato da lei!
È una bambina
bellissima, adorabile sotto ogni aspetto, ma è un’anima troppo sensibile per
questo mondo di mostri crudeli. Chiamavano me mostro, ma sono loro i veri
demoni.
Bouquet le ha fatto uno
scherzo orribile, fingendo di essere il fantasma dell’Opera…fingendosi me… come
mi sembra strano dirlo! Uno scherzo sciocco, ma Christine si è spaventata. Era
in preda alle convulsioni tanto il ricordo la innervosiva.
Joseph sta davvero
esagerando con il suo comportamento. Se farà un altro errore, dovrà pagarla
cara.
Christine mi ha
domandato se davvero esiste il fantasma. Quando ho sentito la sua dolce voce
porgermi una domanda simile mi sono sentito raggelare. Ero come pietrificato.
Non sapevo davvero cosa sarebbe stato meglio risponderle, ma alla fine ho
deciso di negare l’esistenza dello spettro tanto discusso.
Mi ha creduto.
Buffo però come una
persona che creda all’esistenza dell’Angelo della musica riesca a pensare che
non possano esistere i fantasmi. Ho a lungo riflettuto su questo argomento e
alla fine credo di aver trovato la risposta che cercavo. Sono convinto che
Christine sappia, nel profondo del suo cuore, che neppure colui per il quale mi
sono spacciato esista davvero. È tropo intelligente per pensare che esista un
simile protettore.
La verità è che la
piccola ha bisogno di credere che esista. La morte di suo padre l’ha talmente
sconvolta che si aggrappa al pensiero di un angelo, al ricordo di una storia
che il suo adorato genitore usava raccontarle.
Per Christine, l’Angelo
della Musica non è che una grande finzione alla quale aggrapparsi durante i
momenti di dolore e disperazione. È una facile via di fuga dai ricordi.
Mi rendo conto che ho
rischiato più di quanto ritenessi nell’espormi con lei, ma nonostante tutto non
me ne pento: quella creatura ha davvero bisogno di un amico, qualcuno che la
segua, la guidi e la protegga.
Non importa quanto Marianne e Meg possano essere gentili ed affettuose
con lei. Christine ha bisogno di altro. Ha bisogno di qualcuno che la comprenda
davvero.
Chi meglio di me
conosce il dolore a questo mondo? Il dolore e la rabbia che deriva p così
tremendo da lacerarti l’anima e consumarti il cuore. Il solo modo per porvi
rimedio è trovare qualcuno con cui condividere tutto ciò. Con cui affrontare le
ore buie in cui gli incubi prendono il sopravvento sulle nostre menti.
Io non avevo nessuno.
Lei neppure aveva qualcuno.
Ora entrambi abbiamo
trovato ciò che cercavamo. Abbiamo entrambi un compagno con cui confidarci
senza tenere nascosto nulla.
Lei ha certamente
trovato grande conforto nel confidarsi con me, ma non può comprendere nessuno
come mi sento io.
Christine, se non
avesse trovato me, avrebbe avuto con il tempo l’appoggio di qualcun altro. Io
sarei rimasto solo invece.
Io no avrei avuto il
piacere di ascoltare i suoi pensieri, né di ascoltare la sua dolce voce che
affidava a me la sua anima innocente e giovane. A me che, se mi vedesse,
infesterei i suoi sogni come il peggiore dei demoni.
Eppure io sono felice.
Per la prima volta nella mia vita sono felice. E tutto per una cosa così
semplice, così banale, ma che a me era stata comunque negata in ventiquattro
anni di vita.
Come è stato crudele il
mondo con me! Dio, la natura, gli uomini, sono stati tutti crudeli.
Ma ora niente ha più
importanza, perché anche io, come tutti, posso contare su qualcuno e qualcuno
conta su di me. Qualcuno mi vede come qualcosa di celeste, non di infernale.
Ora, anche io ho il mio
angelo.
Erik.
Lo so…sono in ritardassimo e vi
chiedo scusa infinite volte.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto ed in particolare,
come sempre, Elby, Facy e pinkgirl.
Credevo che nulla
sarebbe più riuscito a stupirmi e a rendermi felice più di quando ho scoperto
di poter parlare con Christine sotto la falsa identità dell’Angelo. Eppure mi
sono dovuto ricredere.
Oggi ho avuto il mio
consueto incontro con la bambina, e ho cominciato ad
insegnarle a cantare. Nulla di strano fino a quando mi sono accorto, grazie ad
un particolare esercizio, del suo straordinario talento. Christine è ancora più
dotata di quanto io stesso avevo stimato. La sua voce,
per quanto ancora immatura, da bambina, ha una straordinaria estensione
vocalica, per non parlare del timbro: davvero celestiale.
Con gioia sempre
maggiore ho proseguito con la lezione e ora che mi sono da poco congedato da
lei mi sento invadere da una nuova euforia. Era da tanto, tanto tempo che non
mi sentivo in questo modo. Per l’esattezza, appunto, da quando non è iniziato
il mio strano rapporto con questa giovane creatura, che ha così poco da
spartire con un demone infernale come me. Se solo lei potesse conoscermi
davvero….
Ad ogni modo, ho deciso
che continuerò a darle lezioni, anche negli anni a venire. Non è da escludere
che, una volta cresciuta, ella non possa entrare a far parte del coro dell’Operà, se non addirittura…. Bè,
questo dipenderà da numerosi fattori. Ancora non so quanti e quali progressi
riuscirà a fare. Ha talento, su questo non v’è dubbio, ma sarò in grado di
insegnarle quanto c’è da sapere? Non ho mai pensato di insegnare qualcosa a
qualcuno, e la paura di non essere all’altezza mi logora da alcuni giorni
ormai.
So di avere una voce
bellissima, la sola cosa di me a cui qualcuno potrebbe mai attribuire un tale
aggettivo. È anche grazie alla mia voce che mi sono guadagnato la fiducia di
Christine durante i nostri primi incontri. Cantando con lei, per lei, ella si è
completamente convinta del fatto che sono l’Angelo che tanto attendeva. Ma io
non ho avuto nessuno che mi insegnasse ciò che so. Non ho un modello da
utilizzare per prendermi cura della voce della bambina. Conosco le basi, ma
l’amore per la musica è tutto ciò che posso realmente insegnarle.
Non devo, però perdermi
d’animo, perché lei è tutto quello che ho. Non devo assolutamente lasciare che
comprenda le mie debolezze, altrimenti verrebbe a dubitare di quella che crede
essere la mia natura. Non posso, non voglio perderla.
Sentire l’entusiasmo
nella sua voce quando entra nella piccola cappella e mi chiama, cercando la mia
guida, mi reca una gioia troppo grande perché io possa rinunciarvi. Non so
neppure io come mai mi sento tanto affezionato a lei. Cosa sono?
Un padre? No.
Un fratello maggiore? Forse.
Qualunque cosa senta di
essere per lei, so che mi permette di darle conforto, alleviare le sue pene. Le
sue, ma anche le mie. Siamo entrambi due sopravvissuti alla vita e alle sue
crudeltà. Per questo riusciamo a comprenderci bene. Per questo sentiamo di
poter contare l’uno sull’altra.
Siamo simili,
terribilmente simili, anche se solamente io posso rendermene conto. In primo
luogo perché Christine, con i suoi dieci anni d’età, è troppo piccola per
comprendere tali similitudini. In secondo luogo, perché lei non mi conosce.
Purtroppo, per quanto io mi sforzi di essere me
stesso, non posso rischiare di tradire la mia copertura. Non posso. Quindi io
rimarrò sempre il solo a conoscere entrambi.
Perché, se io non posso
aprirle il mio cuore per ovvie ragioni, lei, invece, con il suo carattere dolce
e la sua innocenza, mi ha sempre svelato tutta se stessa in questi due anni.
Due anni! Non posso
credere che sia trascorso così tanto tempo. Le ore passano lente nella casa del
Lago, dove il sole non segna il trascorrere del giorno e della notte. Ma da
quando ho conosciuto Lei, mi sembra quasi di essere maggiormente cosciente
della vita.
Il tempo, quando sono
con lei, vola anche per uno spettro, per il quale il tempo non ha valore.
Contare il trascorrere
del tempo, significa essere consapevoli della vita.