I hate to be in love with you

di LucyWriites
(/viewuser.php?uid=490435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** A new classmate ***
Capitolo 3: *** Poetry choices ***
Capitolo 4: *** Invitation to Dinner ***
Capitolo 5: *** Secrets ***
Capitolo 6: *** Silence is better ***
Capitolo 7: *** Doughnuts ***
Capitolo 8: *** Crisis ***
Capitolo 9: *** Shut up and eat ***
Capitolo 10: *** Just a game ***
Capitolo 11: *** Rainy afternoon ***
Capitolo 12: *** Volleyball and Spaghetti ***
Capitolo 13: *** I. Don't. Like. Him/Her. ***
Capitolo 14: *** Cleaning the canteen ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Prologo
-Bee, giuro che è divertente!- le gridò Grace dalla scogliera, i capelli rossi erano scompigliati dal vento e gli occhi color cioccolato erano luccicanti dall'emozione.
Il mare era mosso e color del piombo ma Grace voleva fare l'ultimo bagno prima di tornare a Sidney e Bridget aveva seguito la sorella maggiore senza esitazione.
Erano state a Perth tutta l'estate dai nonni materni c
ome ogni anno e poiché Grace sarebbe partita per il college a settembre, quella era l'ultima estate che passavano insieme.
Grace era la persona che più ammirava al mondo: era bellissima e piaceva a tutti, estroversa e brillante, era stata accettata in ogni università a cui aveva fatto domanda di entrare.
Quando giravano con i ragazzi di Perth, era raro che nessuno si prendesse una cotta per lei e spesso capitava che chiedessero consiglio a Bridget su come conquistare quella rossa da favola. Bridget però spezzava loro il cuore quando raccontava loro della meravigliosa storia che aveva con Ashton, il ragazzo perfetto secondo Bridget.
Era sempre sorridente, aveva i capelli color sabbia ed aveva quella capacità adorabile di saper mettere tutti a proprio agio. Ma la cosa che più piaceva a Bridget di lui era come guardava Grace: come se fosse la cosa più bella al mondo. Si amavano terribilmente e Bridget era l'unica a sapere che Grace e Ashton erano intenzionati a sposarsi una volta finito il college e lei sarebbe stata la testimone, avevano già scelto il vestito da Dolce e Gabbana per Bridget mentre volevano andare da Vera Wang per Grace.
La sorella si confidava sempre con lei, avevano un legame quasi simbiotico e spesso le prendevano per gemelle nonostante Grace fosse più alta e formosa mentre Bridget era “un rametto di betulla” come diceva il nonno ma erano così unite e si somigliavano così tanto come modo di fare che era raro che qualcuno non facesse loro la domanda “Ma siete gemelle?” e Grace arricciava il naso infastidita mentre a Bridget si colmava il cuore di gioia “No, sorelle” rispondevano e si mettevano a ridere.
-Sei sicura che non sia pericoloso?- le domandò dubbiosa Bridget, stava cercando di scaldarsi ma il vento soffiava ferocemente. Il cielo era dello stesso colore del mare e una bandierina rossa sventolava sulla spiaggia -Gracie...- la ammonì Bridget raggiungendola in cima allo scoglio, la roccia le graffiava i piedi e il vento le frustava il viso. Aveva i capelli biondi e sottili legati in una coda alta, guardò il mare sotto di loro e rabbrividì: le onde erano alte e sbattevano con violenza contro gli scogli. -Dai, Bee, un'ultima pazzia prima della scuola- le sussurrò Grace supplichevole -Come quando mi hai convinto a rubare quelle ciambelle da Walmart e mi hanno scoperta?- le chiese la bionda, Grace fece una smorfia -Tre per 5$ era un furto! Dai, Bee, per favooore. Io voglio fare una pazzia con la mia sorellina- e sporse il labbro inferiore, Bridget la guardò e le sorrise, non riusciva mai a dirle di no. Era impossibile dire di no a Grace Funkle, scientificamente impossibile.
-Ok- accettò la bionda e Grace la abbracciò -Sei la migliore marmocchia del mondo- le disse strofinandole le nocche sulla testa -Graaace!- si lamentò Bridget -Ho due anni meno di te, non sette- le disse togliendosi dalla sua presa. -Sarà ma per me sarai sempre quella pallina di ciccia che correva nuda in giro per il giardino- la canzonò la rossa facendo un passo avanti, i piedi erano a metà tra il vuoto e lo scoglio. Bridget arrossì e si mise a ridere; da piccola era davvero un ammasso di ciccia e lo era stato fino alla terza media ma poi aveva iniziato ad assottigliarsi e ora era uno scricciolo di 1. 60 metri di 46 kg ma il passatempo preferito di Grace era di ricordarle quell'oscura fase della sua vita e Bridget rispondeva ricordandole che nell'annuario di due anni prima aveva un pezzo di insalata incastrato tra i due incisivi davanti.
-Dai, Bee, al mio 3- Grace sospirò e le diede la mano, Bridget si avvicinò a lei. I fianchi allineati e le mani intrecciate. Come quando avevano paura del buio a cinque e sette anni. -1- a Bridget si mozzò il respiro -2- si preparò psicologicamente -3!- un urlo selvaggio uscì dalla bocca di Grace che si buttò trascinando con sé Bridget, come nella vita: la rossa trascinava la bionda e facevano un salto nel vuoto.
L'impatto fu violento; il mare era gelido e le onde si abbattevano spietate sulla testa delle due sorelle. -Grace!- urlò Bridget terrorizzata. L'impatto le aveva costrette a lasciarsi la mano.
-Bee!- uno strillo fece sollevare a Bridget la testa nonostante sentisse il gelo incatenarle i muscoli, Grace era a dieci metri da lei e stava cercando di nuotarle incontro ma la corrente la trascinava via ogni volta che riusciva ad avanzare di qualche metro. -Grace, vai verso la spiaggia!- urlò Bridget tentando di aggrapparsi ad una roccia ma era troppo scivolosa -Grace!- non la vedeva più, le onde le coprivano la visuale e non riusciva nemmeno a distinguere le onde dal cielo.
Era esausta nonostante fosse in acqua da poco più di dieci minuti, il sale le bruciava la gola e dentro di sé aveva solo una grande voglia di lasciarsi andare alle onde ma doveva trovare Grace.
Con tutta la forza che aveva entrò in mare aperto, non vedeva nulla e l'acqua la trascinava giù. Respirava affannosamente ed il cuore le premeva sul petto. Un'onda la scaraventò sullo scoglio, sentì un dolore lancinante alla testa e poi più nulla.
Il buio.

Grace Carmen Funkle fu dichiarata morta il quattro settembre, dopo che il suo cadavere fu ritrovato da un pescatore presso un arcipelago vicino a Perth. -Ho creduto, per un attimo, che fosse una sirena- raccontò il pescatore alle telecamere. Con i suoi capelli rossi e la pelle ormai trasparente sarebbe stato difficile non pensare a Grace come una di quelle bellissime e terribili creature marine.
Bridget si svegliò in ospedale due giorni dopo, nessuno le disse nulla, lei sapeva e ciò le dilaniava il cuore come il sale aveva grattato la sua gola.
Il funerale si tenne a Sidney ma Bridget si mise in ultima fila, ignorando tutto ciò che si diceva su Grace, ai funerali si dicono sempre cose carine sul morto, nessuno può dire “Era uno stronzo, per fortuna che è schiattato” ma su Grace non c'erano cose negative da dire e lo sapeva tutta la cappella.
Bridget si accasciò a terra ed iniziò a piangere urlando, si strappava i capelli a ciocche e attorno a lei nessuno sapeva cosa fare. Sentì due braccia circondarla e tenerla ferma, profumavano di dopobarba e liquirizia, il profumo di Ashton. -Lei ti amava, Bridget, più di quanto tu possa immaginare- le sussurrò con voce spezzata il ragazzo, quel Gigante Buono che ora sembrava solo un bambino.
-E allora perché mi ha lasciata da sola?- domandò Bridget disperata -Dovevate sposarvi! Io voglio comprarmi quel cazzo di vestito da Dolce e Gabbana!- urlò e lui si mise a piangere insieme a lei, cercando di essere forte ma chi può esserlo dopo che il mondo ti è crollato addosso?
Sulla tomba di Grace scrissero le ultime frasi de La Sirenetta di Hans Christian Andersen, il suo libro preferito.

La scuola sarebbe iniziata tra dieci giorni e Bridget avrebbe voluto solamente morire.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Scusate l'inizio un po' macabro...e va bene è triste quasi quanto Un Ponte per Terabithia (il film che mi fa più piangere in assoluto) ma dovevo spiegare quale è il "grave incidente" di cui ho parlato nell'introduzione.
Ho preso ispirazione da un libro sulle sirene (se qualcuno mi dicesse il titolo sarebbe molto gentile, non me lo ricordo più) per la morte di Grace e anche per il legame tra lei e Bridget.
Michael entrerà nel Primo Capitolo (il prossimo) quindi ve lo potrete gustare al massimo. L'ho visto domenica a Torino e giuro che stavo per arrampicarmi sulle teste di tutti per raggiungerlo ahahahaha Qualcuna di voi c'era? Io ho pianto un sacco ahahahahaha
Fatemi sapere se la storia vi ispira e se vi va datemi qualche consiglio, è la mia prima Fan Fiction che spero abbia più di quattro capitoli :)
xxxLucy

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** A new classmate ***


1. A New Classmate

Il primo giorno di scuola era inutile secondo Bridget; si svegliava alle sette, si infilava di fretta l'uniforme, saliva sulla vecchia bici di Grace che loro avevano chiamato affettuosamente “Macinino” per il rumore che faceva quando si pedalava e dopo dieci minuti di corsa era nel cortile del Christian Northern College. Il tutto per tre ore in cui i professori avrebbero parlato di ciò che avrebbero fatto nei mesi dopo e che quello sarebbe stato un anno importante poiché l'anno dopo avrebbero dovuto scegliere cosa fare della propria vita. Per Bridget era già tanto sapere che il giorno dopo a colazione ci sarebbero stati i Cheerios ricoperti di cioccolato. Lei sapeva cosa avrebbe voluto fare fino ad agosto; avrebbe condiviso un appartamento nei pressi del college insieme a Grace. Economia e Letteratura inglese. Ma i piani cambiano.
-Hey, Bee!- una voce alle sue spalle le fece alzare la testa di scatto che andò a sbattere sul freno, Bridget imprecò sottovoce dopo aver sentito un risolino accanto a lei. Si alzò e guardò a sinistra, Kitty Evans, vacca a tal punto da avere come soprannome Daccidentro, stava ridendo come un'oca giuliva accanto alle sue amiche che avrebbero potuto costruire una casa tra unghie finte e extencions.
-Lasciala perdere- le disse venendole incontro Nina, una sua cara amica -Ciao Nina, come è andata l'estate?- le chiese gentilmente Bridget, s'era dimenticata come interagire con una persona, aveva passato gli ultimi giorni a mangiare gelato e a guardare Gossip Girl. Sua madre le aveva più volte chiesto se fosse il caso di parlare con uno psicologo ma durante la seduta da un'ora e mezza costata 150$ la ragazza aveva completamente distrutto lo studio senza dire neanche una parola.
-Credo che Bridget non abbia ancora superato il trauma- aveva detto il Dr Hooster ai suoi genitori, Bridget aveva origliato la conversazione dalla sala d'attesa -Tutto ciò che vi resta è aspettare, ci vorranno un paio di mesi prima che riesca completamente a riprendersi. Nel frattempo, vi suggerisco di non cercare di insistere sul farla parlare...non mi sembra una ragazza molto estroversa- aveva aggiunto. -No, l'estroversa era...- aveva detto subito sua madre che però aveva sentito la gola attorcigliarsi su sé stessa. -Vi prescrivo dei calmanti e dei sonniferi in caso abbia problemi a dormire- aveva detto quel tizio dalla faccia da pinguino, problemi a dormire? Bridget sentiva dentro la sua testa le urla di Grace ogni notte e lui non aveva idea che cosa si provasse a rivivere quell'incubo più di una volta. Le pillole funzionavano ma Bridget si sentiva peggio di una tossica.
-Ho passato l'estate a Firenze, come ogni anno- rispose la ragazza con una smorfia, Nina era Italiana e per lei fare un viaggio in aereo da 12 ore per andare nella terra della Pizza era noioso.
A Bridget piaceva stare con Nina; non doveva mai dire nulla di più di un -Ah sì?- o uno -Wow- perché quella mora di 1.75m aveva una lingua chilometrica. Bridget sorrise del fatto che Nina evitasse accuratamente qualsiasi argomento che comprendesse le parole “Acqua” “Oceano” “Sorella” o “Funerale”.
Bridget trovava divertente il fatto che la gente fosse preoccupata di non “ferirle i sentimenti”, soprattutto quando di solito era gente con cui di solito si scambiava solo qualche parola. La vicina di casa, la signora Torress, che aveva vissuto completamente ignorando le due sorelle Funkle, aveva portato a Bridget una crostata di fragole fatta in casa e l'aveva abbracciata come se non si ricordasse sedici anni di “Buongiorno” completamente snobbati.
Durante gli ultimi giorni, un sacco di gente era venuta a casa sua per portare dei fiori o del cibo e questo era curioso poiché di solito si dice che la morte di un caro tolga l'appetito ma Bridget non aveva mai visto la dispensa così piena di cose buone. Sua madre e suo padre erano stati cortesi con tutti, scusandosi per la scontrosità della figlia più piccola ma Bridget sapeva che sua madre si addormentava piangendo mentre suo padre si svegliava prima per passare dieci minuti a fissare intensamente una foto di Grace di quando era piccola. Bridget sapeva che la sorella odiava quella foto, era sdentata e vestita completamente di rosa, diceva sempre -Capelli rossi e mi vado a vestire di rosa, le lucine di Natale attorno alla testa non me le volevo mettere?- Era sicura che le sarebbe stata grata se l'avesse fatta sparire.
-... i ragazzi Italiani sono così belli, Bee, me li volevo portare tutti qua a Sidney- blaterò Nina e Bridget rise, Nina era così pettegola e sfacciata che era impossibile non volerle bene.
Nemmeno Nina, però, riusciva ad essere così insensibile da non farle la fatidica domanda -Come stai, Bee?- le sussurrò tremante, Bridget scrollò le spalle e le sorrise leggermente -Passerà, immagino- rispose e si avviarono insieme in classe. La salutarono tutti calorosamente, persino Kitty come se pensasse che lei non si ricordasse della risatina di venti minuti prima.
Bridget con i suoi compagni di classe aveva un rapporto di cortesia più per obbligo che per effettiva simpatia; li reputava un po' immaturi e immorali ma poiché loro la pensavano un'asociale topo di biblioteca non era poi chissà quale grande problema. Tre quarti di loro il venerdì sera andava a sbronzarsi a varie feste oppure si imbucava nelle confraternite del College a qualche km da Sidney. Nina una volta l'aveva portata ad una di quelle feste ma Bridget aveva passato tutta la festa chiusa in un bagno senza accorgersi che un ragazzo era collassato nella vasca da bagno solo con addosso una gonna di paglia hawaiana. Quando lo aveva raccontato a Grace, lei aveva riso per mezz'ora e le aveva promesso che la prossima volta ci sarebbero andate assieme.
-Buongiorno ragazzi!- la squillante voce della Professoressa Ringle aveva interrotto la confusione creata dai numerosi racconti estivi che gli studenti si stavano scambiando. Si sedettero tutti e risposero in coro un “Buongiorno” un po' stiracchiato. In quel momento la porta bussò ed entrò il preside, Bridget non aveva la più pallida idea di come si chiamasse poiché era raro vederlo per i corridoi. -Buongiorno Veronica- il preside salutò con voce profonda la Ringle che arrossì e ciò suscito delle risatine per la classe -Zitti!- strillò la donna diventando paonazza -Buongiorno, preside, ha passato una bella estate?- Tutti quanti sapevano della storia tra lei e il preside; durante il ballo di fine anno uno studente aveva appeso una gigantografia di un bacio particolarmente passionale tra i due, era stato cacciato dalla scuola, ovviamente. -Sì, sì- rispose annoiato l'uomo -volevo presentarle il suo nuovo studente: entra pure Michael- disse e fece cenno a qualcuno fuori dalla porta di entrare. Un ragazzo alto e con la pelle lattea attraversò la soglia; molte ragazze allungarono il collo per vederlo meglio poiché, bisognava ammettere, non se ne vedevano tanti di ragazzi come lui. Aveva i capelli alla Billy Joe Armstrong dei Green Day, nerissimi ma con delle punte sul blu elettrico. Si muoveva con un'eleganza trascurata, strascicando i piedi ma tenendo la schiena dritta. I pantaloni neri della divisa gli fasciavano le gambe divinamente mentre la camicia bianca gli stava leggermente stretta sulle spalle. Bridget intravide un plettro appeso al collo con una catenina ed un orecchino con la mano di Fatima all'orecchio destro. Il viso era tondo e le labbra erano rosse quasi quanto il rossetto color ciliegia della Ringle ma ciò che più colpì Bridget erano gli occhi: leggermente allungati, color acquamarina con un eterocromatismo castano attorno all'iride.
-Scattagli una foto così te lo puoi guardare anche a casa- le sussurrò Nina all'orecchio e Bridget le diede una gomitata sulle costole.
-Buongiorno- il ragazzo salutò pigramente la Ringle, aveva la voce profonda ma leggermente nasale, la professoressa guardò un attimo interdetta i capelli e l'orecchino di Michael ma alla fine gli sorrise -Spero che tu ti trova bene qui; sono un po' indisciplinati ma sono dei ragazzi simpatici. Puoi sederti lì dietro a quelle due adorabili signorine- e detto questo gli indicò il banco a fianco a Rebecca Chang, proprio dietro a Nina e Bridget.
Michael annuì e si avviò al suo posto. Bridget vide tutta la parte femminile della classe seguirlo con lo sguardo e le parve che lui se ne accorse e ne fosse particolarmente compiaciuto, la sua opinione su di lui scese di qualche tacca ma non poté fare a meno di maledire il fatto che non lo potesse guardare senza essere palese.
-Come stai, Bridget?- la voce incerta della Ringle interruppe i suoi pensieri, Bridget alzò lo sguardo confusa; la Ringle non chiamava mai nessuno per nome se non quando prendeva tre A di seguito ma poi si ricordò delle ultime due settimane e annuì -Sì, grazie- disse meccanica. Cos'altro poteva dirle? Tutta la classe stava cercando di fare l'indifferente ma la curiosità era un vizio umano e i sedicenni non brillano per farsi gli affari loro.
-Ne sono felice- la Ringle sorrise e poi iniziò il discorso sul programma di quell'anno, come da copione. Mentre la professoressa parlava, Bridget aveva la netta sensazione che qualcuno la stesse fissando, qualcuno esattamente alle sue spalle. Alla fine si girò leggermente facendo finta di cercare dei fazzoletti nella borsa, con l'occhio destro completamente rivolto verso Michael Clifford che, a meno che non fosse caduto in uno stato di catalessi, la fissava intensamente e anche se aveva capito che lei se ne fosse accorta non distolse minimamente lo sguardo, anzi, la sua bocca si incurvò in un sorriso sghembo che fece arrossire Bridget e girarsi di scatto.
Dopo due ore di blateramenti da parte della Ringle che non si era minimamente accorta che metà classe stesse dormendo mentre l'altra metà fosse coinvolta in un'appassionante partita di Poker, in classe entrò il professore preferito di Bridget in assoluto, quello di letteratura Inglese, il Professor Justice. Non solo era coinvolgente e brillante, aveva anche quella scintilla che fa dei professori delle persone da stimare e non maledire per i troppi compiti. Era l'unico a riuscire ad appassionare anche i ragazzi più svogliati.
La sua ora passò velocemente e come compito diede loro di portare una poesia da leggere alla classe il giorno dopo. Quando la classe uscì, il professore la fermò -Sono contento di vederti, Bridget- le disse -Sai, non tutti avrebbero avuto il tuo coraggio- aggiunse e lei fece una leggera smorfia -Io non sono coraggiosa- e tentò di sorridergli -però grazie, professore, a domani- e uscì dalla classe, tentando di non mettersi a piangere.
Quando uscì in cortile, Nina la raggiunse -Che ti voleva chiedere?- le domandò preoccupata -Nulla, solite cose da dire a una ragazza la cui sorella è morta- disse e ridacchiò, aveva sviluppato un umorismo particolarmente macabro e Nina finse una risatina per poi iniziare a raccontarle un'appassionante episodio che aveva avuto con un cameriere di una pizzeria.

Bridget però non la ascoltava più di tanto, era troppo distratta da un ragazzo seduto sul muretto davanti a scuola che stava fumando una sigaretta e che la stava fissando: Michael Clifford.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Heylà:)
Michael *sposami* Clifford è entrato in scena e non è per niente indifferente a Bridget... ma a chi non lo sarebbe?
Grazie a Layla per la recensione e domani aggiorno con un altro capitolo, capisco che al momento sia un po' lento e forse non è esattamente la cosa più divertente del mondo ma non vi preoccupate: Bridget è ironica e Michael si divertirà a innervosirla quiiiindi stay tuned♥


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Poetry choices ***


Poetry Choices
-Shhh- il professor Justice era appena entrato in classe e Bridget stringeva nervosa la sua poesia, era una della raccolta di Spoon River e parlava di un marinaio, era la preferita anche di Grace... ironico. Aveva passato tutto il pomeriggio a pensare alla poesia giusta e tutta la notte a pensare a quegli occhi penetranti e a quel modo particolare di fumare... si sentiva terribilmente oca a parlarne con Nina e quindi non aveva risposto alle sue provocazioni quando le aveva chiesto se le piacesse.
Che l'attraesse era innegabile ma aveva un non sapeva che di inquietante e soprattutto Bridget non pensava che quello fosse il momento giusto per un ragazzo... non che per lei ce ne fosse mai stato uno se non si contava Logan della prima media che però s'era trasferito in Nuova Zelanda lasciandole il cuore spezzato e una scusa per coinvolgere sua sorella in una maratona di High School Musical.

-Ok, ragazzi. Chi vuole iniziare?- chiese il professore con quel falso entusiasmo che faceva passare ad ogni essere umano anche solo la voglia di alzarsi in piedi. -Bhé... dato che vedo la solita fila di persone- iniziò Justice lentamente -dovrò scegliere io il fortunato...- e ridacchiò; Bridget sorrise, lei trovava i tentativi dei professori di fare ridere i propri alunni assolutamente adorabili.
Non si rideva alle battute dei professori, era una regola non scritta del Regolamento dello Statuto dello Studente.
-Allora... vediamo, Michael! Perché non ti fai un po' conoscere? Leggici la tua poesia!- disse il professore e tutta la classe si voltò verso l'ultimo banco, compresa Bridget che aveva ancora il foglio alzato, Michael la guardò e le rivolse un sorrisetto per poi... strizzarle l'occhio. Bridget lo guardò stranita; le aveva strizzato l'occhio! Michael si alzò in piedi con in mano un foglio che, lei avrebbe giurato, era bianco, si schiarì la voce e poi iniziò

-Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.

Perchè l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.

Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.

Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio
è una barca che anela al mare eppure lo teme.-

quando concluse di parlare tutta la classe lo guardava con un misto di ammirazione e stranezza; l'aveva letta facendo le pause nei punti giusti e con una dizione impeccabile, nessun accento sbagliato o tono diverso da quello che doveva essere. Ma a Bridget quello non importava: quella era la sua poesia. -Molto bene, Michael- si complimentò il professore -Non ho nemmeno una correzione da farti e ottima scelta, complimenti . Ora, Brad, siccome ti ho visto molto attento, vorresti farci l'onore?- il professore rivolse la sua attenzione a Bradley Teebon che non aveva esattamente ascoltato Michael, più che altro s'era girato per rollarsi una sigaretta. Approfittando della distrazione di Justice, Bridget si girò di scatto e tentò di dire qualcosa a Michael. C'era una possibilità su dieci mila che lui avesse scelto la sua stessa poesia e Bridget non credeva alle coincidenze. -Tu...tu...- sussurrò balbettando -Che c'è?- le chiese Michael alzando la spalla sinistra e ghignò.

-Vieni, Bee? Non puoi fare già finta di stare male- la canzonò Nina, se c'era una cosa che Bridget odiava erano le lezioni di educazione fisica ma non era per quel pensiero che al suono della campanella Bridget era rimasta inchiodata alla sedia con lo sguardo fisso alla lavagna. Aveva passato la lezione a tentare di dimenticarsi la voce bassa del ragazzo seduto dietro di lei, doveva ammettere che lei non sarebbe riuscita a leggere in un modo così azzeccato però era una sua scelta, la sua poesia, la poesia di Grace. Bridget rise -Tu vai che se McVolley non ti vede si butta dalla finestra- Nina arrossì, era palese che il prof di ginnastica avesse una preferenza per lei da quando aveva vinto i campionati regionali di corsa a ostacoli, era altrettanto palese che trovasse Bridget una ragazza sprovvista di coordinazione occhio-mano e anche se odiava farlo, lei gli dava completamente ragione. L'aula rimase vuota e Bridget si avviò lentamente verso la porta, sperando di slogarsi la caviglia senza provare alcun dolore.
Era stata in coma per due giorni, aveva avuto un trauma cranico ma i medici sostenevano che fosse “sana come un pesce” quindi non poteva nemmeno avere una scusa plausibile. -Mi stavi cercando?- una voce la fece trasalire non appena uscì dall'aula, si girò e appoggiato alla parete a braccia conserte ed una faccia che fece venire a Bridget un'incontrollabile voglia di prenderlo a sberle, c'era Michael Clifford. -No- rispose lei senza voltarsi e si avviò a passo di carica verso la palestra il problema era... in quale si doveva andare? Il Christian Northern College aveva tre palestre che venivano usate a turno dalle varie classi, tre mesi a testa. -Dai- ridacchio Michael, un passo dei suoi equivaleva a tre di Bridget quindi non aveva avuto nessuna difficoltà a raggiungerla -non te la sarai presa per la poesia?- le chiese e le sfiorò il braccio, Bridget cercò di non rabbrividire -Non sei l'unica che ha letto Masters- continuò lui. -Senti, Ken punk-rock dei poveri- sbottò Bridget acida -tu non l'avevi nemmeno scritta, il foglio era bianco!- lui fece una smorfia -Non ci vuole nulla ad imparare a memoria quella roba- Bridget ammutolì e lo guardò, aveva la stessa faccia da schiaffi di cinque minuti prima ma negli occhi sembrava sincero. -Possiamo presentarci prima che tu mi tratti male?- le chiese Michael afferrandole la mano -Io sono Michael Clifford- le sorrise e le strinse le dita mentre Bridget cercava di divincolarsi -Bridget- bofonchiò lei -Bridget...?- le chiese lui senza mollare la presa -Bridget Amanda Funkle- sbuffò la ragazza e diede uno strattone alla mano del ragazzo in modo da liberarsi. -E' un vero piacere Bridget Amanda Funkle, posso chiamarti Bee?- le chiese innocentemente con un sorrisetto -Assolutamente no!- esclamò esasperata Bridget, erano arrivati alla prima palestra ma non c'era nessuno. -Perché fai così?- le domandò ghignando il ragazzo continuando a camminare tranquillamente -Forse tu non hai capito: dovevamo essere in spogliatoio quindici minuti fa e dieci minuti fa dovevamo essere in palestra- disse Bridget con tono drammatico -Mamma mia che signorina puntuale abbiamo qui- la canzonò Michael con voce suadente, Bridget arrossì; si conoscevano da un quarto d'ora e lei già lo odiava. -Piuttosto come mai hai scelto quella?- le chiese mentre salivano le scale per il primo piano -quella cosa?- sbraitò Bridget -Quella poesia- rispose tranquillamente il ragazzo, sembrava particolarmente divertito nel crearle disagio. -Perché sì- abbaiò la ragazza guardando speranzosa negli oblò della seconda palestra; erano lì.

-E adesso come facciamo?- squittì la ragazza accovacciandosi, non se l'era ancora domandato, la lezione era iniziata da venti minuti se non di più e McVolley non era esattamente transigente Michael rise e rimase in piedi a guardare. -Stai giù!- gli ordinò Bridget con voce soffocata -Bastava dirlo che mi volevi vicino, biondina- le sussurrò Michael all'orecchio dopo essersi accucciato -Lascia fare a me- e detto questo, le fece mettere il braccio destro sopra la propria spalla e le mise una mano sul fianco destro. -Non mi collassare sul serio- Bridget lo guardò male quando sentì la sua voce soffiarle sul timpano.
-Mi scusi, professore!- Michael la sollevò praticamente di peso e la trascinò dentro alla palestra. Tutti i compagni di Bridget, intenti in una partita di pallavolo, si girarono e il professore distolse gli occhi dal giornale che stava leggendo. -Funkle è svenuta in corridoio, credo sia un calo di zuccheri- iniziò a dire Michael e Bridget sbarrò gli occhi sentendo le mani che le prudevano dalla voglia di tirare un pugno su quella faccia da sberle, ma chi si credeva di essere? -Posso portarla in infermeria?- chiese il ragazzo stringendole il fianco, Bridget sentì la pelle d'oca formarsi sulle sue braccia e sperò che non se ne accorgesse nessuno; perché il suo corpo non era sincronizzato con la sua testa? -Ehm... certo, Funkle, tutto bene?- borbottò McVolley, l'unica volta in cui si fosse mai minimamente preoccupato delle condizioni di Bridget era stato quando era caduta dalla parete di arrampicata e non era stato nemmeno così tanto comprensivo. -Sì- rispose fredda Bridget e lasciò che Michael la portasse fuori dalla palestra ma non appena girarono l'angolo lo spinse via -Ma che cazzo ti è venuto in testa?- urlò con voce strozzata tentando di non farsi sentire -Che c'è?- Michael scrollò le spalle -Ci ha creduto!- Bridget emise un ringhio di esasperazione -Adesso tutti mi crederanno una disturbata che sviene solo perché...- iniziò ma poi si morse la lingua, lui non doveva sapere. -Solo perché cosa?- le domandò irritato, i grandi occhi azzurri erano ridotti a due fessure. -Nulla- sibilò lei per poi voltarsi -Stai alla larga da me-

 

Quando suonò la campanella, Nina la raggiunse in classe -Ehi, tutto bene?- le chiese intuendo che ci fosse qualcosa che non andasse nell'amica. -A meraviglia, sul serio- il viso di Bridget si distese in un sorriso troppo grande per il suo viso, falso ed innaturale -L'infermiera mi ha dato delle vitamine e poi basta- raccontò inventandosi tutto di sana pianta, si fidava di Nina ma non aveva voglia di raccontarle di aver vagato per mezz'ora con il nuovo compagno di classe che ieri al telefono la mora aveva definito "un gran bel pezzo di manzo".
L'ultima ora di lezione trascorse velocemente e Bridget si congedò dall'amica con un veloce bacio sulla guancia per poi correre in cortile. Arrivata alle rastrelliere, combatté con il proprio lucchetto ma perse miseramente quando si rese conto di aver sbagliato chiave; un classico.

-Ti serve un passaggio?- una voce dietro di lei la fece sobbalzare, si girò e vide un ragazzo al volante di un pick-up arrugginito. -Ashton?- domandò lei sorpresa dopo averlo fissato per qualche secondo. A giudicare da barba e capelli non andava dal barbiere da un po' troppo tempo e portava degli occhiali da sole che gli coprivano i ridenti occhi verdi. -In carne ed ossa- rispose lui e il suo viso si distese nel suo meraviglioso sorriso ma Bridget sapeva che non era quello di un mese prima, di quando le era venuto a trovare a Perth. -Posso scroccarti un passaggio?- gli chiese  -Sono un'idiota che ha sbagliato chiave del lucchetto- borbottò, lui ridacchiò -Salta su, ragazzina, il Servizio Taxi Irwin è sempre a tua disposizione- le disse con un tono di voce di qualche ottava più bassa, Bridget sorrise e si arrampicò sul pick-up per poi sedersi sul sedile di pelle usurato di fianco al ragazzo. -Come va?- le chiese incerto Ashton ma era la prima volta che a Bridget non infastidiva quella domanda. Lei scrollò le spalle e lo guardò -Come va a te, immagino- mormorò e lui annuì. -Che ci facevi al College?- gli domandò mentre guardava la strada, non il cielo, la strada. Ashton alzò le spalle -Speravo di trovarti- Bridget si girò e lo guardò -non c'è molta gente che capisca...- sussurrò il ragazzo “Non metterti a piangere, Ash, ti prego” lo scongiurò Bridget nella propria testa ma ormai una lacrima stava scendendo lungo la guancia di Ashton e fu raggiunta da un'altra. -Scusa- disse Ashton passandosi una mano per toglierle ed emise uno sbuffo che doveva essere una risata -Io sto qui a lamentarmi di aver perso Grace quando...- ma il resto della frase venne soffocato da un singhiozzo. Quando arrivarono nel vialetto dei Funkle, Bridget si slacciò la cintura -Vuoi entrare?- gli chiese incerta sul come consolarlo, un abbraccio? Come si dava un abbraccio? Come si eseguiva? Ashton scosse la testa -Ti dispiace se restiamo un po' qui?- le chiese e lei mormorò un “No”. Era sincera, Ashton era uno dei pochi che potesse capire ciò che le passava per la testa. Rimasero un'ora a fissare la siepe della signora Torres, in un silenzio interrotto solo dai loro respiri. -Lei era unica- disse Ashton con le mani ancora avvinghiate al volante, le nocche gli erano diventate bianche come se stesse stringendo un'ancora che lo potesse salvare -ma non tipo da dirlo a tutti lei lo era davvero- continuò -Ash, ti prego...- lo supplicò Bridget, non voleva piangere ma lui la ignorò. -Io so che bisogna andare avanti ma io non ci riesco; non ci riesco proprio- mormorò ancora -lei è lì in ogni cosa che faccio, non ho neanche annullato il suo biglietto aereo per andare al College- la sua voce era spezzata dalle lacrime, si tolse gli occhiali e Bridget vide le occhiaie viola che gli contornavano gli occhi. -Basta!- urlò lei -Smettila! Fa male, cazzo, chiudi quella merda di bocca!- sentiva le lacrime scenderle copiose lungo le guance ed iniziò a tirare dei pugni sulla spalla del ragazzo che però le prese i polsi con le grandi mani e la abbracciò lasciandola sfogare. Quando sentì di non avere più lacrime, Bridget si ricompose imbarazzata -Scusa- mormorò distaccata.
-Finirà- sussurrò Ashton
-Non finirà mai-



--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Zan-zan una Bridget un po' fuori di testa che fa un po' impazzire tutti.
Michael...Michael...Michael sa a memoria l'Antologia di Spoon River, sì perché l'ho deciso io ahahahaha
Questa fan fiction mi prende troppo anche se so che la seguono in pochi e l'ha recensita solo la gentilissima Layla quindi se c'è qualcuno che mi può dire semplicemente cosa c'è che non vada in questa storia mi semplificherebbe la vita.
Grazie se sei arrivato fino a qui e a domani
xxxLucy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Invitation to Dinner ***


Invitation to dinner

Bridget aveva trascorso due settimane ad evitare totalmente le occhiate di Michael che la torturavano emotivamente e ad ascoltare i piani che Nina aveva per quell'anno. Tutti i suoi compagni erano oltremodo gentili e ciò iniziava a scocciarla, specialmente quando lo erano anche i suoi professori. Aveva fatto un compito di matematica da F e la professoressa le aveva dato una C+ con una faccina sorridente a fianco... una faccina sorridente a fianco! Ma quanti anni credeva avesse? Sette?
La consulente scolastica l'aveva chiamata a “fare una chiacchierata” ma Bridget aveva semplicemente ignorato l'invito.
Alle domande dei professori su come stesse rispondeva dei freddi “Bene, grazie” e lo stesso con gli amici di famiglia che venivano a fare visita ai Funkle con sempre più roba da mangiare. Era tutto un complotto per farla impazzire e ingrassare di venti chili.
-Ci vediamo lunedì!- aveva detto Bridget per salutare Nina -Ma veramente... va beh, non importa, a lunedì!- rispose la mora arricciando il naso alla francese; venti minuti prima l'aveva invitata a passare una serata “tra ragazze” ma ormai s'era abituata all'essere totalmente ignorata da Bridget anche se ciò iniziava ad infastidirla.
-Scusa- aveva mormorato Bridget mentre si allontanava diretta verso le biciclette, sapeva di starsi comportando da stronza con lei e che Nina fosse l'ultima persona a meritarlo ma l'essere umano tende a trattare molto male le persone che sa non lo abbandoneranno mai. Dopo aver slegato la bici, si mise a pedalare pigramente verso casa.

 

Aveva sviluppato un insensato odio per Michael Clifford; era un insopportabile bambino di dieci anni incastrato nel corpo di un diciassettenne. I professori non facevano altro che elogiarlo e Justice lo continuava a chiamare per leggere le poesie che analizzavano in classe e lui le leggeva sempre con quel tono di voce profondo e che le compagne di Bridget di classe trovavano “irresistibile” mentre lei lo trovava semplicemente irritante. Ma il successo scolastico non l'aveva fermato dall'intrattenere relazioni; in quattordici giorni era riuscito ad avere più amici di quanti Bridget non ne avesse mai avuti in quattro anni. Durante la pausa pranzo, era sempre in compagnia di qualcuno, specialmente ragazze che lo guardavano con occhi bovini e che ridacchiavano giulive ad ogni sua battuta. Quando se ne era lamentata con Nina, la ragazza aveva semplicemente ridacchiato per poi chiederle -Bee, non è che sei un po' gelosa?- ma lei le aveva rivolto un'occhiataccia per poi esplodere in uno stridulo "Ma neanche per sogno!".
Nina preferiva di gran lunga la Bridget che si lamentava di Michael Clifford, tornava la dolce ma altezzosa ragazza dell'anno prima. Lo stato d'animo di Bridget era altalenante; era assente nelle conversazioni e sembrava non volesse far parte di nulla. Quando rideva, il viso era deformato da una smorfia e le risate erano sguaiate, la voce era spesso di qualche ottava più alta del solito ed era raro che iniziasse lei una conversazione se si volevano ignorare i commenti su quel loro nuovo compagno di classe. Le pillole avrebbero dovuto renderla più serena ma Bridget si sentiva solamente immersa in una bolla che la faceva fluttuare pigramente in un mondo tutto suo. Ashton non s'era più fatto sentire e forse, s'era detta Bridget, era meglio così. La scenata che aveva fatto il secondo giorno di scuola la aveva fatta pensare in modo ancora più intenso a Grace e ciò non andava bene, no no no.

Bridget entrò in casa -Ciao!- urlò dirigendosi in cucina -Com'è andata oggi, Amy-Bee?- le chiese sua madre intenta a pulire il bancone della cucina, quel soprannome l'aveva inventato Grace e Bridget l'aveva sempre detestato. La ragazza fece una smorfia -Chi è stato il genio ad inventare la Pallaguerra?- chiese mentre apriva il frigo in cerca di qualche yogurt che fosse scaduto da meno di due giorni. Quel giorno McVolley aveva esordito con la brillante idea di coinvolgere tutta la classe con "un gioco che tutti possono praticare senza finire in ospedale" ma a quanto pare aveva sopravvalutato le capacità di Bridget dato che la ragazza s'era ritrovata una palla in faccia i primi dieci minuti di gioco e, non serve dirlo, la palla era stata lanciata da quel ragazzo con i capelli strani.
Sua madre rise dopo che le raccontò l'episodio e Bridget non riuscì a trattenere un sorriso, era raro sentire delle risate in casa Funkle. -A te non piace proprio Educazione Fisica, eh?- le chiese sua madre mentre tirava fuori dalla lavatrice il bucato dei colorati. La morte di Grace aveva reso la madre di Bridget una casalinga perfetto, non un gatto di polvere, non un cucchiaio nello scompartimento delle forchette, aveva iniziato persino a mettere etichette dappertutto e a organizzare le spezie disponendole in ordine alfabetico; le sfuggivano le cose più semplici, però, come il fatto che fossero in tre le persone da sfamare e non trentanove, che bisognasse fare la spesa ogni settimana e non una volta al mese e che Bridget non portava i vestiti di quando aveva dodici anni. -No...però mamma...- Bridget la fermò con il braccio -...stacca un attimo- sua madre le sorrise dolcemente e le accarezzò la guancia per poi dirigersi verso il giardino per stendere i panni. Bridget emise un ringhio di esasperazione -Grazie mille per l'ascolto- le urlò ironica per poi dirigersi verso camera sua. Lo psicologo aveva consigliato sua madre di non entrare nel suo “piccolo angolo da teen-ager che deve ritrovare sé stessa” ed era stata l'unica cosa intelligente che Bridget gli avesse sentito dire. Dopo essersi tolta la divisa ed essersi infilata una vecchia felpa di Grace che le arrivava sotto il sedere, iniziò a guardare l'ultima stagione di Scrubs per tutto il pomeriggio. Lei e Grace adoravano Scrubs e si contendevano spesso il ruolo di moglie di JD -Ho vinto io, stronzetta- sussurrò Bridget ma poi si mise a piangere e si sentì una persona terribile. Alle sette e mezza, mentre si ingozzava delle patatine alla paprica che avevano portato i suoi zii di Adelaide, il campanello suonò e lei sbuffò, arrivava gente in casa ogni singolo giorno e lei s'era stufata di dover mettere i leggins perché “non era decoroso presentarsi in mutande”.

-Amy-Beeeee- la voce di sua madre proveniente dall'ingresso interruppe la sua scena preferita in assoluto -Che c'è?- abbaiò Bridget pregando che non si trattasse della Zia Hope, di nuovo. -E' per te- Bridget incrociò gli occhi, non poteva vivere il suo lutto in pace? Perché doveva rispondere per l'ennesima volta a domande idiote a parenti che le chiedevano se avesse quattordici anni solo perché madre natura non le aveva dato un'altezza decente? -Non possono ripassare un altro giorno?- urlò supplichevole, il Dr Cox stava facendo il suo discorso strappalacrime... -Bridget!- la ammonì sua madre severamente -Arrivo, arrivo, stai calma- brontolò Bridget abbandonando il suo amato cantuccio, sarebbe scesa così come era, mutande felpa e capelli disordinati e fanculo al decoro.
Dopo aver sceso pigramente le scale, sua madre la rimproverò con lo sguardo e Bridget mormorò un acido “scusa”.
Ma dopo che posò lo sguardo in salotto si maledì per aver sperato che non fosse la zia Hope; seduto accanto a suo padre che stava ridendo a crepapelle (e Bridget stava provando da settimane a risollevare il suo umore), totalmente rilassato, in jeans stretti e camicia a quadri rossa e blu c'era l'ultima persona che volesse vedere al mondo: Michael Clifford.  -Ma che cazz...Cosa cazzo ci fai tu qui?- le parole le uscirono di bocca prima che potesse rendersi conto del fatto che fosse mezzanuda (e lei ci aveva messo tre anni prima di non vergognarsi di stare in costume davanti a suo cugino Noa che oltre ad essere gay era anche il ragazzo più gentile del mondo) Magari la prossima volta i pantaloni ce li mettiamo, eh Bridget? -Amy-Bee, questo giovanotto è venuto a trovarti- le disse suo padre ignorando il tono sgarbato della figlia, Bridget vide i suoi occhi lucidi dovuti alle risate. Michael che stava ridendo sotto i baffi le porse il suo quaderno di chimica -Lo avevi dimenticato sotto il banco- le disse – e non avevo il tuo numero quindi... dato che lunedì abbiamo compito ho pensato di riportartelo- Ma cosa cazzo sei, uno stalker che sai il mio indirizzo di casa? -L'indirizzo era scritto dentro- Ah, sai leggere anche nel pensiero? Vediamo se capisci anche questo: stalker stalker stalker -Ma che pensiero gentile, vero Bridget?- sua madre interruppe i suoi pensieri -Michael vorresti fermarti per la cena?- Di' di no, Ken, ti prego, di' di no Michael guardò negli occhi Bridget -Lo farò- disse sorridendo -con molto piacere, grazie signora Funkle- Ti odio più di prima, Clifford

-Bridget, mostragli la casa e- sua madre si abbassò per sussurrarle all'orecchio -mettiti dei pantaloni, magari, eh?- Bridget le fece una smorfia e si avviò verso le scale, Michael la seguì trotterellando -Prego, comunque- le disse una volta che arrivarono al primo piano -Grazie- mormorò altezzosa lei ma arrossì, dopotutto non aveva fatto nulla di male, per il momento. -Uh e Funkle- Bridget trasalì quando sentì la voce di Michael soffiarle sull'orecchio -belle gambe- il ragazzo ridacchiò estasiato dall'irritazione della ragazza e Bridget entrò in camera sua sbattendo la porta, con il viso che aveva raggiunto una nuova pigmentazione del rosso. Dopo essersi infilata velocemente dei pantaloni della tuta che con la felpa la facevano sembrare una bambina di cinque anni che si travestiva da ippopotamo, uscì in corridoio e trovò Michael che sbirciava le foto che erano appese al muro bianco. -Chi è questa bomba?- chiese indicando la foto che ritraeva Grace il giorno del diploma, i lunghi capelli rossi erano perfettamente acconciati e sorrideva in un modo che solo Grace sapeva fare -Mia sorella- rispose Bridget con un mezzo sorriso, Michael aveva ragione; Grace era davvero una bomba. -Bhé... complimenti. Per caso fa la modella? L'ho già vista da qualche parte- commentò il ragazzo guardandosi attorno -Non è qui, se n'è andata- mormorò la ragazza tagliando corto il discorso -No, comunque. Andiamo giù, se no mia madre inizia a dare di matto- Michael annuì  -Preferivo prima, sai?- le disse con un sorrisetto, Bridget lo fulminò con lo sguardo e scesero le scale. Sua madre aveva apparecchiato per quattro e lei sapeva che non era stato facile mettere un piatto nel posto a capotavola di destra, dove prima si sedeva Grace. Iniziarono a mangiare, Bridget guardò sua madre e suo padre sorridere come se nessun mare avesse travolto le loro vite. -Allora, Michael, come mai sei venuto a Sidney?- chiese la signora Funkle interessata mentre il ragazzo stava ripulendo il suo secondo piatto di lasagne al forno -Per il lavoro di mio padre, è un architetto- raccontò Michael dopo aver inghiottito l'ultima forchettata -ci siamo trasferiti da Perth...- il signor Funkle quasi si soffocò con l'acqua che stava bevendo e Bridget fece cadere il piatto che aveva in mano. La signora Funkle ignorò il rumore causato dallo spezzarsi del piatto e dai versi strozzati di suo marito -Oh, ci abitano i miei genitori, è una bellissima città- commentò e Bridget la guardò storta, aveva gli occhi lucidi e si stava trattenendo dal piangere. Michael si alzò per aiutare Bridget a raccogliere i cocci quindi non si accorse di nulla, il discorso cadde sul come Michael si trovasse a Sidney e Perth venne archiviata. Bridget osservava severamente i suoi genitori che sorridevano interessati a ciò che Michael diceva. Nel profondo, doveva ammettere che se fosse stata nei panni di sua madre lo avrebbe trovato un ragazzo molto educato, piacevole da ascoltare e carismatico ma ciò non toglieva il fatto che  in realtà fosse un insopportabile ragazzino irritante che si divertiva a farla arrossire. A Bridget irritò anche il fatto che i suoi genitori, gli stessi che quando Grace e Bridget erano tornate dal mare l'anno prima con i buchi alle orecchie (e Grace il piercing all'ombelico ma quello non era un particolare che avevano notato) le avevano messe in punizione per un mese, non fossero per niente turbati dai capelli di Michael e nemmeno dal gingillo argentato che pendeva dal suo orecchio. Dopo che Bridget venne a conoscenza di ogni fatto privato del ragazzo che stava dall'altro lato del suo tavolo (era figlio unico, suonava la chitarra, amava il classico rock'n roll e il punk-rock e altre cose che le importavano meno di zero), erano ormai arrivate le undici -Forse è meglio che vada- disse Michael dopo che la signora Funkle gli aveva ritirato la sua quarta porzione di torta al cioccolato -Oh- sua madre sembrava delusa e ciò innervosì enormemente Bridget Di chi sei la madre, donna?-Torna quando vuoi, e riportami il CD di Bruce Springsteen- disse il signor Funkle stringendogli la mano fingendo severità -Certamente- disse Michael sorridendo educatamente e l'uomo rise per poi dargli una pacca sulla spalla. -Lo accompagni tu alla porta, Amy-Bee?- sua madre le rivolse per la prima volta la parola Ehilà, ciao mamma è un piacere sapere che tu ti sia accorta della mia presenza e Bridget annuì. I suoi sparirono in cucina canticchiando... canticchiando? Dove erano finiti quei due zombie che si aggiravano per casa sua fingendo sorrisi? Bridget si avviò alla porta facendo segno a Michael di seguirla. -Sono stato bene, Bridget- le sorrise lui , i grandi occhi di quell'azzurro/verde che andava oltre alle leggi fisiche la fissavano senza alcun accenno di ironia o malizia, il che era una grande cosa. La ragazza annuì e tentò di fingere un sorriso ma le venne fuori solo un ghigno -Sono così male?- domandò lui e si avvicinò di un altro passo, Bridget lo fissò come ipnotizzata Fai un altro passo e ti faccio scoprire quanto possono fare 46 chili. Mentre strizzava gli occhi, Bridget sentì le labbra morbide del ragazzo posate sulla propria guancia e si stupì del fatto che non le avesse creato alcun fastidio -Buonanotte, Funkle- e dopo averle strizzato l'occhio aprì la porta e uscì.
 

Bridget, toccandosi distrattamente la guancia, entrò in cucina dove i suoi stavano lavando i piatti chiacchierando come una coppietta di liceali. Il silenziò calò ed i suoi iniziarono a rivolgerle delle occhiate strane -No- disse Bridget ferma intuendo ciò che sua madre stava per dirle -Cosa?- domandò innocentemente la donna mentre asciugava una forchetta, Bridget sbuffò -Lo sai...- La signora Funkle alzò le spalle -Bhe... è carino- e la guardò maliziosa -Mamma!- la ammonì la figlia esasperata -Hai visto i capelli? E quella roba all'orecchio? Dovresti essere la prima a dire che non è un buon partito!- la donna rise -Partito? Amy-Bee hai diciassette anni e non siamo nel seicento! A me sembra un ragazzo a posto e poi è educato...-  disse passando lo strofinaccio -E ha buoni gusti musicali! Conosce Bruce!- aggiunse suo padre. Bridget strabuzzò gli occhi; era quello l'uomo che le aveva permesso di andare in centro a Sidney senza un adulto appena due anni prima? -Papà, quando Grace ha portato a casa Ashton volevi ucciderlo- gli ricordò Bridget, mordendosi la lingua perché non era il momento adatto per parlare di sua sorella. I suoi genitori abbassarono gli occhi sul pavimento, impacciati -Scusatemi- mormorò la ragazza maledicendo la sua linguaccia -Non importa, Amy-Bee- disse sua madre -è solo un impulso ma non c'è niente di male a nominarla- e la abbracciò. -Comunque... se mai volessi portarlo di nuovo a casa...- le sussurrò all'orecchio con fare civettuolo -Mamma!-
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ta-daaaaan.
Mi sono proprio divertita a scrivere questo capitolo, Bridget fa la stronzetta ma alla fin fine Michael non la irrita semplicemente. I genitori di Bridget me li sono immaginati così e secondo me sono adorabili. Ringrazio mille Layla e Jubel per le recensioni, sono sempre graditissime:) Spero di riuscire ad aggiornare presto dato che arrivano i miei cugini dall'America... evviva. No, dai, ne sono felice solo che invadono le studio e non posso scrivere per i primi giorni... scriverò a mano e poi ricopierò, voglio troppo bene a Bridget.
Grazie di essere arrivato fin qui
xxxLucy

(un minuto di silenzio per i miei polmoni, il mio cuore e le mie ovaie)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Secrets ***


Secrets

Michael POV

Uno, due, tre. Il ragazzo davanti a lui fece aspirò tre volte la sigaretta, il filtro rosso crepitava e il fumo usciva sinuoso dal naso alla francese del biondo. -Allora, ti interessa già qualcuna?- aveva chiesto il ragazzo prendendo un'altra boccata. Si chiamava Luke ed era un tipo a posto; s'erano conosciuti in mensa dove avevano iniziato a parlare di musica dopo che aveva notato la sua spilla dei Pink Floyd. S'era avvicinato con un sorriso seguito da un ragazzo moro e con la pelle ambrata di nome Calum e da quattro ragazze che dovevano aver preso (intenzionalmente) la gonna della taglia sbagliata. Non avevano una grande confidenza ma a Michael faceva sempre piacere pensare di avere un amico, era andato ad una festa e aveva conosciuto altre persone e ora si trovava davvero bene al Northern. Le lezioni erano abbastanza semplici e lui se la cavava in ogni materia, i compagni erano simpatici nonostante non li reputasse particolarmente brillanti; tutti tranne una ragazza che si stava per schiantare sul muretto con la bicicletta arrugginita: Bridget Funkle. Era assolutamente esilarante farla arrossire ed irritare, venerdì sera aveva fatto irruzione in casa sua e s'era trovato davvero bene e la biondina aveva sputato meno veleno del solito.
-No- il ragazzo a fianco a loro ridacchiò -non mi dire che...Luke, hai visto?- chiese Calum, Luke strabuzzò i brillanti occhi azzurri. -Che c'è?- chiese Michael con una scrollata di spalle -Non Bridget Funkle, vero?- chiese il biondo spegnendo la sigaretta sul muschio tra due mattoni. Michael fece una smorfia -E se fosse?- non gli piaceva Bridget ma non ci vedeva nulla di male in lei. -Bhe... è strana. E non in senso buono- esordì Calum, il ragazzo dai profondi occhi verdi aveva un'espressione interrogativa. Luke diede all'amico un pugno sulla spalla -Solo perché ad una festa ti ha beccato collassare in bagno con addosso solo un gonnellino hawaiano e ti ha chiesto se volessi una mano a ripulirti dato che ti eri praticamente vomitato addosso- disse sghignazzando. Il ragazzo arrossì ricordando l'episodio -Non è per quello – protestò - E' asociale, se ne sta sempre con quella gran gnocca della Benelli e ho sentito in giro che in questo periodo non c'è molto con la testa- raccontò mentre scendeva dal muretto con un salto, tirandosi su i pantaloni che gli andavano larghi. Gli altri due ragazzi lo imitarono. -Non penso che tu saresti molto socievole se morisse Mali-koa- lo rimproverò Luke mordendosi il piercing al labbro che stonava terribilmente con le gote rosee da bambino. Michael guardò i due con sguardo interrogativo, cosa c'entrava? -Sua sorella Grace è morta quest'estate- spiegò Calum con una smorfia -non lo sapevi?- gli chiese mentre salivano le scale. -No- rispose Michael in un sussurro -non lo sapevo-


Bridget POV

Il quaderno lo potevi almeno aprire.

Bridget stava fissando da venti minuti il foglio consegnato da Mrs Boomsberg, due bilanciamenti e due diluizioni, le avevano fatte l'anno prima e le avevano ripassate per due settimane. Il compito era semplice... se avevi idea di cosa ci fosse scritto. Il risultato non le sarebbe affiorato alla mente con la magia e non riusciva nemmeno a sbirciare dai propri compagni. Nina era esattamente davanti a lei quindi non poteva contare nemmeno sulla propria migliore amica anche se non era sicura al 100% che l'avrebbe aiutata. Le aveva raccontato irritata dell'irruzione di Michael Clifford a casa sua e Nina non l'aveva presa con grande filosofia anche se si ostinava a negarlo. E Bridget, seppur a malincuore, poteva capirla perfettamente. L'ora finì e Bridget consegnò il foglio in bianco con la certezza che quella volta non ci sarebbe stata nemmeno una faccina sorridente. Nel week-end aveva dormito complessivamente diciotto ore e tre quarti nonostante avesse dovuto recuperare tutti gli argomenti che aveva avuto la brillante idea di ignorare. -Com'è andata?- chiese a Nina, la mora rispose con una neutra scrollata di spalle. -Dai, Nina, ti ho già chiesto scusa mille volte- sbuffò Bridget -non è stata colpa mia! Ero intenzionata a guardare Scrubs tutta la notte e invece suona alla porta Mr Capelli Strani e mia madre ha iniziato a imbottirlo di cibo e mio padre ha iniziato a parlarci di musica. E' stata una noia mortale, giuro, avrei preferito guardare Mean Girls con te e dipingermi le unghie di rosa- le labbra a cuore di Nina s'incurvarono in un sorrisetto appena accennato -Ti prego, scusami, lo so che mi sto comportando di merda ma tu sei l'ultima persona che vorrei ce l'avesse con me- il tono di Bridget si fece supplichevole, Nina la abbracciò -Ti perdono, Bee però venerdì vieni a prendere un caffè con me in centro e oggi studi...seriamente- disse ferma. -Faccio proprio schifo in tutto, eh?- bofonchiò Bridget -Devi solo iniziare ad ascoltare a lezione e a fare i compiti invece che farti i cazzi tuoi- le disse Nina con dolcezza mentre andavano verso il cortile per ricreazione. La sua amica aveva ragione; Bridget non studiava e non era presente 99 volte su 100 durante le lezioni. Si sentiva talmente immersa nel suo grigiore che non si rendeva nemmeno conto di non stare vivendo, gli altri andavano avanti e lei restava indietro, a guardare. Dormiva troppo e male, gli incubi le mozzavano il respiro e le annebbiavano la mente di cosa significava avere la gola colma di urla e salsedine. Odiava ammetterlo ma non aveva idea di come smettere di vedere Grace in ogni singola cosa e non si ricordava più come si facesse a studiare e ad ascoltare le persone senza perdersi nei propri pensieri. E questo la terrorizzava, la terrorizzava a morte. -Ora vado a comitato, eh? Ci vediamo dopo- disse Nina e Bridget annuì con un sorriso mentre stringeva nella tasca della gonna tre pastiglie di Xanax

 

-Perché cazzo non me l'hai detto?- una voce dietro di lei la fece sobbalzare. Si girò e davanti a lei, distante dieci centimetri, Michael Clifford la stava guardando con gli occhi verdi colmi non di malizia né di ironia solo rabbia, pura rabbia. Stava stringendosi le labbra con i denti e Bridget vedeva che aveva la mascella contratta. -Cosa?- balbettò Bridget confusa, la mattina non lo aveva visto entrare in classe e poco le importava. Sembrava che venerdì sera fosse stato tutto frutto della sua fantasia e Bridget si impasticcava così tanto da non poterne che dubitare. -Se n'è andata, eh?- Oh, quello Bridget si ricordò della loro conversazione su Grace e forse, si disse, avrebbe dovuto dirglielo ma come? Ciao, sono Bridget e mia sorella è affogata quest'estate perché le ho dato corda. Bridget aprì la bocca per dire qualcosa ma lui le girò le spalle e dopo un “Fottiti” sibilato con disprezzo, se ne andò. Bridget era confusa, s'era aspettata delle scuse o comunque che le leccasse i piedi come tutte le persone che lo erano venute a sapere. Bridget non sapeva cosa fare, quindi si piegò su sé stessa e decise di chiudere gli occhi e di non riaprirli fino al suono della campanella.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Perdonate il disastroso ritardo ed il disastroso capitolo:)
Un po' triste ma era ora che Bridget si desse una svegliata, aggiornerò presto.
xxxLucy
Grazie a tutte per le recensioni, siete poche ma adorabili♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Silence is better ***


Silence is better

-No, Nina; questo è troppo- disse Bridget dopo essere cresciuta di dieci centimetri indossando delle zeppe di pelle nera che affondavano nella morbida moquette di casa Benelli. Nina fece una piroetta pavoneggiandosi nel suo abitino striminzito -Dai, Bee... non vai ad una festa da quanto? Dieci anni?- le chiese mentre la raggiungeva davanti allo specchio. Bridget arricciò il naso -C'è un motivo- protestò squadrando con aria critica la sua immagine allo specchio -Oh sì che c'è- la voce di Nina si fece più profonda e suadente -Lo vuoi sapere?- le chiese avvicinando le labbra all'orecchio di Bridget -Sei una fifona- Bridget le diede uno spintone ma si aggrappò a lei dato che il suo equilibrio, al momento, era ancora più precario.
Nina, dopo un doppio cappuccino al cioccolato ed
un muffin ai mirtilli, l'aveva trascinata in un tornado di vestitini e gonne che sembravano più fasce di stoffa da appendersi alla vita. Bridget s'era divertita molto a scegliere i vestiti più provocanti e assurdi; ne aveva acquistato uno blu scuro che le lasciava completamente scoperta la schiena che le arrivava poco sopra le ginocchia dinoccolate.
Sì, s'era proprio divertita... finché Nina non se n'era uscita con -Lo puoi mettere questa sera!- Bridget aveva iniziato a boccheggiare -Cosa,cosa,cosa? Non dovevamo sbavare sopra Leo in Romeo+Juliet in imbarazzanti pigiami rosa?- aveva chiesto in preda al panico. Nina aveva alzato le spalle -Hood dà una festa e mi ha detto di
portare qualcuno- Bridget aveva strabuzzato gli occhi -Calum Hood? Quello dell...- Nina l'aveva interrotta -Quello della festa hawaiana, sì- Bridget era arrossita al ricordo delle natiche bronzee del ragazzo che sporgevano dal gonnellino.
Erano andate a casa di Nina tra battibecchi e musi e in quel momento Bridget era in preda all'agitazione. -Nina, io non so come ci si comporta alle feste- brontolò la bionda barcollando verso il letto dell'amica -Io non vengo- Nina si sedette accanto a lei -Bee- la pregò sporgendo il labbro inferiore -lo fai per me? Per favore?- Bridget alzò gli occhi al cielo -E va bene- cedette -ma tu dovrai starmi sempre vicina- disse con tono severo. Nina la abbracciò -Certo ma...- Bridget sapeva esattamente a cosa stesse pensando – se per caso...- continuò la mora cauta -Luke Hemmings mi invitasse a ballare
potrei lasciarti? Solo una canzone- le chiese tutta d'un fiato con voce stridula. Bridget sbuffò, Nina andava dietro a Hemmings dalla quinta elementare e nonostante con i ragazzi fosse solitamente spigliata e provocante, con quel ragazzo biondo e dagli occhi blu diventava impacciata e timida. -Ok- accettò con una smorfia Bridget tentando di alzarsi -però torniamo presto- disse dandosi la spinta decisiva. -Le tre?- tentò Nina con leggerezza -Nina!- la rimbeccò Bridget -Ok,ok... l'una e mezza e stop- e dopo averle dato un veloce bacio sulla guancia sparì nella doccia prima che Bridget potesse obbiettare.
 

Quando arrivarono davanti alla grande casa bianca, la musica rimbombava loro nelle orecchie e Bridget stava maledendosi per aver accettato. Al contrario di lei, Nina aveva un sorriso entusiasta stampato in viso e sembrava particolarmente euforica. Dopo essere scese dall'auto del signor Benelli, le due si avviarono verso l'ingresso, Bridget barcollava incerta sulle zeppe mentre Nina sembrava fluttuare con un'eleganza quasi regale. -Prendi un bel respiro e divertiti- sussurrò Nina all'orecchio di Bridget che aveva un'espressione terrorizzata ed aveva la flessuosità di un pezzo di legno -Facile per te- sibilò -sembri una modella- disse acida e Nina le rivolse un sorrisetto. Nina era davvero bellissima quella sera mentre Bridget si sentiva assolutamente inadeguata; sulle labbra sottili c'era una traccia di rosso ciliegia e Nina le aveva truccato gli occhi con un ombretto scuro che la faceva sentire Mercoledì Addams. Sentiva sulle gambe uno strato di pelle d'oca dovuta al vento che soffiava e si sentiva la gola secca per il nervosismo. Merda,merda, merda. La porta era aperta e nessuno le accolse e Bridget ne fu immensamente grata; gli occhi di Nina zigzagavano entusiasti al vedere tutto ciò che per Bridget era solo un ammasso di diciassettenni ubriachi marci collassati sulla scalinata. Il lampadario all'ingresso tremava pericolosamente e sul muro era stato appeso un lenzuolo su cui qualcuno aveva spruzzato con una bomboletta verde fosforescente una figura fallica -Di classe- borbottò Bridget mentre Nina la trascinava nel salotto da cui proveniva la musica.
Un folto gruppo di ragazzi e ragazze si stava contorcendo come serpenti al ritmo di una canzone particolarmente ritmata. Bridget intravide Kitty inguainata in un tubino nero che lasciava ben poco spazio all'immaginazione che muoveva il proprio fondoschiena con l'eleganza di una prostituta e lo stesso facevano le altre ragazze nella stanza, tutte rigorosamente truccate e vestite di sessanta centimetri di stoffa. -Secondo te è qui?- le domandò Nina alzandosi sulle punte, non c'era bisogno che indicasse un soggetto -Non lo so- bofonchiò Bridget tentando di aderire alla parete -forse è in... ah no, guarda, eccolo lì- indicò la parte opposta della sala dove aveva scorto il ciuffo biondo di Luke Hemmings. Nina sorrise e la prese per mano trascinandola attraverso la pista con una disinvoltura che Bridget le aveva sempre invidiato. Era la prima volta che non guardava le persone dal basso e questo le piaceva ma si sentiva instabile e terribilmente a disagio, aveva la sensazione di essere fissata nonostante fosse tutto frutto del suo subconscio. Dopo aver oltrepassato due ragazzi che si stavano esplorando con le mani i rispettivi fondoschiena, Nina iniziò ad ondeggiare i fianchi meglio di Shakira nella sua direzione facendo ciondolare la testa a ritmo di musica, era incredibile come riuscisse ad essere sensuale ma non volgare e Bridget tentò di imitarla ma riusciva soltanto a scuotere i lunghi capelli biondi e a spostare il peso da un piede all'altro. Le luci stroboscopiche si alternavano a laser verde acido creando un'atmosfera surreale, Bridget si sentiva come sotto l'effetto di un eccesso di Xanax nonostante non avesse toccato le pillole dalla sera prima e avesse rifiutato lo shottino "pre serata" che le aveva offerto l'amica. Nina le si avvicinò con un sorriso -Ti stai divertendo?- le chiese dopo aver fatto la piroetta che aveva provato a casa, lei annuì e sorrise a sua volta. Divertirsi era una parola grossa, se la stava passando, per dirla come sua madre. -Non lo vedo più- disse Nina imbronciata ma uno sguardo di Bridget la fece voltare e trovare il perfetto naso alla francese di Luke Hemmings a pochi centimetri dal proprio. Bridget lo vide prenderla per i fianchi ed i due iniziarono a muoversi sinuosi su una musica più... sexy? Sì, forse era quella la parola giusta. Era molto felice per Nina che le aveva lanciato uno sguardo colmo di gioia ma ora si trovava da sola e si sentiva terribilmente stupida lì, in mezzo a un video scadente di 50 cent. Dopo aver tirato gomitate a destra e a manca per raggiungere uno spazio che le consentisse di allargare le braccia, si diresse verso il tavolo delle bibite sperando di trovare una gazosa.

-Ovviamente- sbuffò mentre si rese conto che la cosa che contenesse meno alcol di quel tavolo era una vodka alla fragola di qualità scadente in mezzo a due bottiglie di birra. Decise di afferrare un bicchiere colmo d'acqua sull'orlo della tavola, la buttò giù tutta d'un fiato ma se ne pentì subito: era vodka liscia. -Posso offrirti qualcosa?- disse una voce allegra dietro di lei, si sentì stringere il fianco destro e dopo essersi girata vide la sorpresa negli occhi scuri e allungati del ragazzo davanti a lei, era Calum Hood. -Ehi, scusa- borbottò il ragazzo togliendo la mano dal fianco di Bridget che inclinò la testa -Fai così perché mia sorella è morta,vero?- le parole le uscirono di bocca prima che lei potesse mordersi la lingua. Calum spalancò gli occhi -No! C'è...aspetta...cosa?- le chiese confuso, la ragazza gli sorrise -Bridget- si presentò tendendogli la mano pallida, la vodka l'aveva resa particolarmente euforica. -Calum- disse il ragazzo cauto e le strinse la mano con un sorriso incerto E' carino pensò Bridget mentre lo fissava con le labbra semiaperte. -Quindi... dopo avermi fatto bere mi avresti portata in camera tua?- gli chiese innocentemente, lui fece una smorfia e strabuzzò gli occhi -Cosa? Sei fuori?- le domandò stupito e lei rise -Così dicono- disse con semplicità, non sapeva da dove le venisse fuori tutta quella sfacciataggine e forse era meglio così. Calum la guardò stranito e poi scoppiò a ridere -Usciamo?- chiese cortesemente prendendole la mano, Bridget si guardò attorno in cerca di Nina ma la vide sbaciucchiarsi con Luke contro il muro quindi ghignò e lo seguì. Dopo aver oltrepassato la cucina in cui un ragazzo stava vomitando l'anima nel lavandino, Calum la portò nel giardino sul retro dove c'era solamente una coppia intenta ad amoreggiare. Si sedettero su una sdraio e Bridget lo osservò tirare fuori una canna dalla tasca e mettersela tra le labbra carnose, la accese e il tipico odore di Maria entrò nelle narici di Bridget. -Vuoi?- le chiese offrendole la canna, gli occhi erano completamente neri e aveva stampato in volto un sorriso da ebete. Bridget scosse la testa e Calum alzò le spalle mentre si distendeva sulla sdraio, lei restò seduta incerta sul da farsi e sperando che lui dicesse qualcosa poiché il silenzio s'era fatto imbarazzante. -Cal!- un ragazzo chiamò Calum con una nota di panico nella voce, lui sbuffò -Che c'è?- sbraitò seccato alzandosi a sedere e posando la mano sulla coscia di Bridget che si scostò bruscamente. -Ehm... hanno iniziato a salire per le scale- disse il ragazzo incerto, Calum gemette -Cazzo- e corse dentro barcollando per il fumo e l'alcol. Bridget lo guardò divertita, era stato gentile con lei ed era simpatico. Respirò e fece per alzarsi ma si fermò quando vide che a fianco a lei s'era seduto in jeans e maglietta dei Nirvana Michael Clifford. Gli occhi verdi acqua del ragazzo la guardavano divertiti mentre sorseggiava una bottiglia di birra.
Bridget guardò dritta davanti a sé, non sapeva cosa dire così decise di rimanere in silenzio; non era un silenzio imbarazzato come quello che c'era stato fra lei e Calum, stettero a guardare la coppietta che si stava mangiando la faccia sotto la luna piena per un po'.
Dopo la sfuriata di lunedì, Michael l'aveva totalmente ignorata e lei non lo poteva biasimare nonostante avesse voluto.; lo vedeva ridere con i suoi amici a mensa e in classe ma quando i loro sguardi si incrociavano gli occhi di lui diventavano freddi.

-Eravamo in vacanza a Perth- iniziò Bridget rompendo il silenzio -lei voleva fare un bagno poiché era la nostra “ultima estate da sorelle libere”- disse piegando gli indici e i medi delle mani sottili -c'era vento e le onde erano alte ma... a Grace non si riusciva a dire di no- la voce piatta senza l'ombra di un'emozione. -Vi siete buttate?- chiese Michael incerto, Bridget annuì -La corrente l'ha portata via e io sono svenuta... mi hanno ritrovato la sera, ero in coma ma me la sono cavata con un trauma cranico e qualche graffio, Grace invece...- la sua voce si spezzò -No- concluse Michael appoggiando la bottiglia sull'erba secca. Bridget annuì -Scusa...- borbottò -Avrei dovuto dirtelo, immagino- il ragazzo annuì -Sì, avresti dovuto- ma sorrideva e ciò le diede conforto. -Non c'era nessuno che stesse salendo di sopra, vero?- gli chiese Bridget incerta, Michael sorrise -Naaaah-. Il silenzio calò ma a loro andava bene, a volte il silenzio è meglio.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ce l'ho fatta, in ritardo ma ce l'ho fatta.
Grazie delle recensioni e scusate se vi ho fatto perdere diottrie però io avevo messo la lente d'ingrandimento dello schermo al 200% quindi vedevo moolto più grande di voi, fatemi sapere se è ancora troppo piccolo.
Michael e Bridget si sono riconciliati... aaaaww e Calum è stato friendzonato, povero kiwi♥
Fatemi sapere se vi è piaciuta
xxxLucy

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Doughnuts ***


Doughnuts
-Hai da fare oggi?-
Bridget si alzò di scatto sbattendo la testa sull'armadietto aperto sopra il suo -Eh?- borbottò la ragazza massaggiandosi la fronte con l'indice mentre tentava di raccogliere la propria dignità. Michael ridacchiò e le raccolse il libro che le era caduto dalle mani -Ti ho chiesto se oggi hai voglia di farti un giro- le disse trattenendo un ghigno.
Era l'ultima ora del lunedì, la giornata era trascorsa lenta e monotona ma di positivo c'era stato che Bridget aveva potuto vedere una B- scarlatta sopra il suo compito di matematica della settimana prima. Nina le aveva strizzato l'occhio e le aveva sussurrato un -Vedi? Bastava solo un po' di incoraggiamento- e Bridget le aveva sorriso raggiante, felice di averla resa fiera. Michael e lei non s'erano degnati di uno sguardo quella mattina, nonostante la chiacchierata fatta venerdì sera. Alla fin fine, Bridget si era convinta di essersi più o meno divertita alla festa di Hood; era stato come essere un'altra per una sera e, anche se non lo voleva ammettere, avere avuto quella mezz'ora con Michael l'aveva resa felice. La festa s'era conclusa al ritorno dei signori Hood che dopo un minuto di silenzio avevano cacciato tutti con un urlo che aveva superato ogni barriera del suono. Lei e Nina si erano ritrovate dopo dieci minuti di panico ed erano tornate a casa entrambe con l'aria malinconica e con il sorrisetto che dice tutto e niente delle ragazze al ritorno da una festa. Luke Hemmings quella mattina non aveva fatto salire Nina sul suo cavallo bianco come la bruna aveva sperato però le aveva sorriso e anche se a Bridget non pareva una gran cosa, per Nina era stato come salire in paradiso e ritorno.
-Allora?- la sollecitò Michael, con le luci al neon i suoi occhi erano ancora più turchesi e la bocca era incurvata in un sorrisetto innocente. -Perché?- chiese incerta, gli studenti si stavano avviando verso l'uscita e il bidello stava cercando di gestire quella mandria di bufali. Michael alzò le spalle -Mi annoio- disse e si mordicchiò il pollice. Bridget alzò le spalle -Va bene- rispose chiudendo definitivamente l'armadietto. -Ragazzini, vogliamo muoverci? Non ho tempo da perdere- la voce gracchiante del bidello fece risvegliare i due ragazzi dai propri pensieri e li fece correre verso l'uscita. Michael aveva stampato in faccia un sorriso compiaciuto e Bridget fece una smorfia -Che c'è?- domandò mentre Michael le apriva la portiera della sua macchina, una Ford scassata blu scuro. -Non credevo avresti accettato- spiegò il ragazzo mentre girava la chiave, il motore si accese con un rombo che fece sobbalzare Bridget facendo ridacchiare Michael che si beccò una gomitata sulle costole. Bridget fece una smorfia -Perché, scusa?- chiese offesa, lui alzò le spalle -Tu mi odi- disse il ragazzo con una risata. -Io non ti odio- protestò lei, non era stata la persona che più le stesse simpatica al mondo ma di certo non lo odiava. Michael rise nuovamente, parcheggiò davanti a Walmart e si slacciò la cintura di sicurezza. -Questo sì che è un parco di divertimenti- commentò Bridget ironica mentre scendeva dalla macchina, Michael le diede una leggera spinta -Sei sempre così simpatica e carina che mi domando perché tu non abbia uno stuolo di ragazzi pronti a sposarti- la canzonò con leggerezza. Bridget fece una smorfia ma era arrossita. I due entrarono nel supermercato e Michael le prese la mano scovandola dentro la manica dell'enorme felpa che Bridget usava come giacca e la trascinò senza darle nemmeno il tempo di pensare a ciò che lui avesse appena fatto. Il ragazzo si fermò davanti al reparto dolciario e sul suo volto apparì un sorriso furbetto -Cosa vedi?- le chiese, Bridget alzò gli occhi al cielo -Un ammasso di schifezze che fanno male ai denti?- borbottò acida strisciando il piede destro sulla piastrella. Michael si avvicinò allo scaffale davanti a loro -Sbagliato, amica mia- disse con la voce di un presentatore della televisione -io vedo tre ciambelle con la glassa al cioccolato alla bellezza di cinque dollari- Bridget trasalì, erano le stesse ciambelle di Grace, Michael non notò lo sbiancamento sul suo viso e continuò -Quindi ti propongo di rivendicare questo furto- concluse il ragazzo allargando le braccia. Bridget scosse la testa -Cosa? Ken punk-rock, cosa vuoi fare?- domandò arricciando il naso, non prevedeva nulla di buono... -Lo sai- disse sorridendole malizioso. -Io non farò nulla di illegale- chiarì Bridget voltandogli le spalle ma all'improvviso la sua parte da folletto malefico (come la chiamavano lei e Grace) ebbe il sopravvento e si girò di nuovo. -Per questo- iniziò cauta -ti propongo una scommessa- disse e Michael socchiuse gli occhi -Continua- disse interessato e leggermente compiaciuto del fatto che gli stesse dando corda. -Se le riesco ad ottenere gratis senza ricorrere al furto- iniziò e le sue labbra si incurvarono in un sorriso -ti devi tingere di qualsiasi colore io dica- Michael spalancò gli occhi e fece una smorfia -Evitiamo il fucsia, per favore, non si intona ai miei occhi- disse -ma va bene- Michael accettò e le sorrise. Bridget annuì vittoriosa e si preparò, voleva fare una cosa poco carina ma una scommessa era una scommessa...e lei non perdeva le scommesse. -Però se vinco io- aggiunse il ragazzo con un sorrisetto malizioso -esci con me anche domani-


Michael non ci poteva credere. Non ci voleva credere. Quando aveva invitato Bridget a fare un giro non aveva ancora pensato a rubare quelle stupide ciambelle che, aveva scoperto in seguito, non erano neanche granché. Dopo che la ragazzina lo aveva sfidato, lui era rimasto sorpreso del fatto che lei non se ne fosse semplicemente andata paonazza e irritata come ogni volta che la faceva arrabbiare o la metteva in imbarazzo ed era rimasto piacevolmente sorpreso nel vederla sorridere e proporgli quella stupida sfida. Lui, ovviamente, aveva accettato senza che anche solo il pensiero di perdere lo sfiorasse minimamente ma dopo appena tre quarti d'ora il suo sorriso canzonatorio s'era incrinato fino a trasformarsi in una smorfia di terrore. Bridget aveva iniziato a piangere in mezzo al corridoio e lui stava anche andando a chiederle cosa cazzo avesse ma poi vide il macellaio raggiungerla e capì; quella ragazza era proprio una psicopatica.
In un quarto d'ora la aveva raggiunto anche una commessa che si fece spiegare il perché di quel pianto disperato e Bridget iniziò a singhiozzare quanto sua sorella Grace amasse quelle ciambelle e quanto il marrone della glassa le ricordasse il marrone dei suoi occhi e altre cavolate immense. Michael aveva spalancato la bocca ed aveva iniziato a boccheggiare quando aveva visto la commessa andare a convocare il direttore nel reparto dolciario. Un signore grassoccio e stempiato, dopo essersi commosso alle parole di quella “incantevole biondina”, aveva regalato a Bridget quattro confezioni di ciambelle ed un buono da venti dollari da spendere da Walmart.
All'uscita del supermercato, Bridget gli aveva sorriso maliziosamente e gli aveva detto
l'indirizzo del suo parrucchiere senza nemmeno guardare la smorfia di rimprovero che Michael le aveva rivolto.
-Che colore vuoi, quindi?- gli chiese il parrucchiere con un sorriso entusiasta e finto quanto le tette della collega che gli aveva fatto la piega. -Turchese- Bridget si avvicinò a loro con un ghigno -quello s'intona ai tuoi occhi, no?-

A Michael piacevano i nuovi capelli, sul serio, ma aveva trovato la sceneggiata di Bridget una cosa veramente squallida. L'aveva riaccompagnata a casa con una certa diffidenza e s'era comportato con un'innaturale cortesia priva del solito sorriso canzonatorio. Fino a quel momento, aveva considerato quella ragazza bionda una persona che stesse affrontando un trauma ma ora era più un'incognita, una fottuta incognita che si stava a sua volta rivelando una psicopatica bipolare. Al momento dei saluti, Bridget gli aveva sorriso con quel ghigno gioioso che non raggiungeva gli occhi troppo grande per quel visino smunto e gli aveva lanciato l'ultima frecciatina, Michael le aveva rivolto una smorfia che doveva assomigliare ad un sorriso e poté capire che la ragazza se ne fosse accorta dal fatto che lo salutò chiamandolo “Michael” e non “Fata Turchina” come aveva fatto lungo il tragitto centro estetico- casa Funkle.
Doveva ammettere che seppur non trovasse Bridget una “gnocca imperiale” il suo sarcasmo lo inteneriva e aveva avuto la prova che sapesse essere molto dolce, una volta ritirati gli aculei. E, anche se non lo avrebbe mai ammesso, quel suo sarcasmo pungente lo inteneriva; sapeva di non esserle indifferente e non sapeva se ghignarne o preoccuparsene.

Era l'ora di pranzo ed era seduto al tavolo con gli altri, Calum stava raccontando con parecchie smorfie ed imprecazioni la scenata che suo padre gli aveva fatto il venerdì prima. -... che poi ero pure fatto- disse il kiwi addentando il suo tacos -per fortuna che la piscina era aperta e ho potuto usare la scusa del cloro- Luke ridacchiò mordendosi il piercing al labbro inferiore. -Tu Lukey?- chiese Calum -quante tonsille ha la Benelli?- Michael non poté fare a meno di ridere; conosceva quel ragazzo da poco ma amava la sua totale mancanza di discrezione.
Luke alzò le spalle e rivolse all'amico un'occhiata maligna -Tu hai strappato qualcosa alla Funkle o sei riuscito a farti dare due di picche anche da lei?- ribatté ghignando. Le orecchie di Calum arrossirono e lui sbuffò -Amico- iniziò -venerdì sera era anche carina ma quella è completamente matta, come fai a starci?- domandò a Michael che scrollò le spalle e fece una smorfia. Se lo domandava anche lui. Si arruffò i capelli e si girò e si trovò davanti Bridget ad un paio di metri da loro con in viso un sorriso spezzato. Grande mossa, Clifford.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Vi prego, non mi linciate. So che il capitolo è corto e che non mi sono fatta sentire per due settimane ma ero al campo scout (abbiamo vinto...boom). Il capitolo è un po' una cretinata ma mi piace l'idea che sia Bridget a decidere il colore della tinta di Mikey (che è un po' di ragione ce l'ha )♥
Partirò per la Grecia a breve però lì il wi-fi ci sarà, fortunatamente.
Un bacio a tutte le meravigliose lettrici e alle stupende recensitrici (?) che mi riempiono sempre il cuore di gioia.
xxxLucy


Io con i capelli rosa lo trovo nubfejwehbf ma shhhh

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Crisis ***


♠ATTENZIONE♠: Ho aggiunto un pezzo al capitolo precedente (Doughnuts) quindi se lo avete già letto leggete l'ultimo paragrafo, buona lettura☺

Crisis

Bridget non aveva mai neppure sperato di venire considerata “figa” o anche solo “normale” da dei ragazzi carini come Calum e Luke ma aveva sperato che Michael la difendesse. Non era stato il commento a ferirla quanto la risposta dell'amico... amico? Bhe, come si poteva definire il rapporto che Michael Clifford aveva con lei? Quando era con lui, non era depressa, forse un po' folle ma si preferiva così.
Era certa che Michael si fosse accorto che lei fosse lì ad ascoltare, le aveva rivolto un'occhiata indecifrabile per poi tornare a chiacchierare con gli altri due. I capelli non avevano riscosso tante frecciatine quante Bridget aveva sperato anzi, Kitty aveva persino sculettato fino al banco di Michael, s'era abbassata dandogli un primo piano del suo davanzale per poi soffiargli sulle labbra un “Stai molto bene così, Clifford” e dopo era tornata dalle sue amiche. -Giù le unghie finte dalla Fata Turchina, troietta- aveva bofonchiato Bridget a mezza voce.

Dopo l'incidente di martedì a pranzo, Michael aveva tentato di scusarsi ma Bridget lo ignorava o gli rivolgeva fredde occhiate accusatorie. Nina aveva tentato di farla ragionare dicendole che dopotutto Michael non aveva fatto alcun commento e poteva anche aver sentito male ma la biondina le rispondeva incrociando gli occhi o sbuffando.

-Non dovresti trattarlo così- la rimproverò Nina dopo quattro giorni in cui Bridget aveva risposto alle richieste di chiarimenti da parte di Michael con eloquenti alzate di dito medio ed occhiatacce, la bionda la ignorò -Come va con Hemmings?- domandò scalciando la ghiaia del cortile. Nina sospirò -Gli ho chiesto di uscire- Bridget strabuzzò gli occh -Tu cosa?!- Nina si strinse nelle spalle -Mi piace dalla quinta elementare, Bee-. Bridget annuì -E?- la incalzò slegando la bici Nina sospirò nuovamente -Ha accettato- disse. -Ma è fantastico!- esclamò Bridget sincera -quando?- chiese, il sorriso di Nina si incrinò -...questa sera- ammise colpevole, lei e Bridget dovevano andare al cinema insieme. Bridget le sorrise -Non mi ucciderà un venerdì sera da sola- disse sincera, era felice che Nina uscisse con il ragazzo dei suoi sogni e soprattutto non era stato un gran giorno e aveva solo una gran voglia di dormire. -Ti voglio bene, sai?- le disse Nina dopo averla abbracciata -Sì, il più delle volte lo faccio anche io- rispose Bridget ironica, la mora le diede un pugno sul braccio -Stronza- le disse ridendo Nina prima di correre a prendere il bus -Sabato ti chiamo!- le urlò prima di sparire dietro al muretto. Bridget rimase qualche secondo a sorridere tra sé e sé prima di montare sulla bici e iniziare a pedalare velocemente; Nina era l'amica più fantastica del mondo e anche se odiava il fatto che non si rendesse conto che il suo fisico minuto non fosse adatto agli abiti che metteva lei, formosa bellezza mediterranea, le voleva davvero bene.
 
La scuola andava meglio, aveva preso qualche B e non era mai andata sotto la C. I suoi genitori le sembravano più sereni e i professori sembravano felici dei suoi miglioramenti. Lei stava bene, a volte.

Piangeva disperatamente per poi iniziare a ridere sguaiata e sua madre l'aveva sorpresa a rovistare freneticamente nella stanza di Grace e dopo che le avesse chiesto cosa stesse cercando, lei aveva sollevato un braccio per mostrarle una forbicina per unghie che aveva stretto a tal punto che due rivoli rossi le scendevano lungo il palmo. Le ore di sonno erano salite da cinque a sette ma gli incubi seppur più rari lasciavano sempre quella sensazione opprimente nel petto, anche se Bridget non voleva ammetterlo, aumentare di tre compresse la dose giornaliera di xanax non era stata una buona idea.

Erano le undici e mezza di sera e Bridget stava fissando il soffitto con la bocca dischiusa. Il pomeriggio era trascorso lento e monotono, Nina l'aveva chiamata quattro volte e le aveva inviato dodici outfit diversi su whatsapp e quattordici audio per rivolgere a Luke il “saluto perfetto”. La cena era stata un susseguirsi di discorsi che lei non aveva minimamente ascoltato.
I lunghi capelli biondi erano raccolti in uno chignon spettinato ed indossava i suoi amati pantaloni della tuta ed il reggiseno che iniziava ad andarle largo nonostante avesse da poco raggiunto l'ambita prima coppa A. Iniziò a tastarsi i fianchi con gli indici, era dimagrita e guardandosi allo specchio aveva capito tutte le domande che lo psicologo le aveva fatto riguardo alle ore di sonno; aveva le occhiaie e gli zigomi marcati le infossavano terribilmente gli occhi scuri. Si tamburellò il ventre e si tastò le clavicole, sì, doveva ricominciare a a pranzare con più di quattro foglie di insalata.

La sua finestra scricchiolò con un suono particolarmente sinistro e la ragazza sbuffò, doveva alzarsi ma il suo fondoschiena ossuto sembrava incollato al materasso. -Bridget- una voce le arrivò all'orecchio. Andiamo alla grande, psicopatica. Forse Calum aveva ragione, sentire le voci era uno dei sintomi della schizofrenia, no? Forse i suoi l'avrebbero rinchiusa in un manicomio stile American Horror Story. -Bridget- la voce sibilò nuovamente con un tono più forte ma lei non ci badò e iniziò a fantasticare su lei ed Evan Peters* insieme in un ospedale psichiatrico. -Porca puttana, Bridget- da quand'era che le voci imprecavano? -Affacciati a quel cazzo di balcone- era un tono alto goffamente soffocato, Bridget poté udire i suoi genitori muoversi nel letto con i mugolii tipici di un sonno disturbato. Titubante, Bridget si avvicinò al balcone e sotto, in giardino, vide la sagoma di un ragazzo. La luce fioca proveniente dal lampione sulla strada lasciava intravedere i capelli turchesi dell'ultima persona che avrebbe voluto la vedesse in quelle condizioni: Michael Clifford.
-Finalmente!- disse il ragazzo con un sorriso malizioso, Bridget sbuffò -Cosa cazzo vuoi?- gli domandò freddamente tentando di non farsi sentire dai suoi genitori. -Possiamo parlare invece di fare Romeo e Giulietta?- ribattè lui beffardo, indossava una canottiera stropicciata blu scuro e dei pantaloni della tuta grigi, o era in pigiama oppure aveva ragione la parte di scuola che sosteneva la sua mancata eterosessualità.
Bridget lo guardò e poi guardò il balcone; qual era la differenza tra l'acqua ed il prato? Quanti metri saranno stati? Quattro? Tre? Salì lentamente sul paletto, non era mai stata la regina dell'equilibrio. Uno, due, tre, giù.

Michael le lanciò un'occhiata e prima che ci potesse pensare corse sotto il balcone attutendo la caduta di Bridget, caddero insieme sul prato morbido con un tonfo sordo. Michael sentì una botta alla schiena e si ritrovò Bridget accanto che lo guardava con un quell'aria un po' folle ed inquietante, gli occhi scuri completamente dilatati.

-Ma sei pazza?!- disse Michael infuriato, ma cosa aveva in testa quella ragazza? Bridget lo guardò intensamente -Oh, sì- sussurrò e poi esplose in una risata priva di alcuna gioia -Sono una pazza, una psicopatica fuori di testa- canticchiò con una voce da bambina. Michael spalancò gli occhi allarmato, in quel momento ne aveva veramente paura. La ragazza continuò -Schizofrenica, psicolabile, bipolare matta da rinchiudere in uno strafottutissimo manicomio- iniziò a graffiarsi freneticamente le braccia e la sua voce era soffocata dalle lacrime. Michael si alzò a sedere -Basta- la supplicò -ti stai facendo male, basta- non aveva idea di cosa fare, tentò di bloccarle i polsi ma Bridget si muoveva velocemente e continuava ad emettere frasi scomposte. La ragazza iniziò a sbattere la nuca contro il terreno, ripetendo parole sconclusionate. Michael la sollevò da terra e la scosse con una forza che nemmeno lui sapeva di avere. Sentì sotto le sue mani le spalle ossute di lei rilassarsi e se la ritrovò addosso come una bambola di pezza. Sentì le lacrime di Bridget bagnargli il petto -Perché lei?- sussurrò la ragazza contro la sua spalla, era scossa dai singhiozzi ma si aggrappava conficcandogli le unghie nella carne. Non riusciva a stringerla ma nemmeno lasciarla, aveva ancora la tachicardia per lo spavento. -Perché lei?- ripeté Bridget più piano, la pelle d'oca ed i capelli spettinati. Lui la guardò, non lo sapeva; in quel momento non sapeva nulla.
 
 

*Evan Peters è quel gran pezzo di manzo che interpreta Tate, Kit e Kyle in AHS ---->

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
I'm back, darlings♥ Non mi linciate, vi prego.
Ho scritto taaaantissimo in Grecia e vi posterò un capitolo domani, dopodomani e giovedì, giuro.
E' stato un capitolo un po' triste da scrivere però sono abbastanza soddisfatta, spero che vi piaccia e che mi possiate dare consigli su come migliorare la mia scrittura di cui alcune si sono lamentate (educatamente e gentilmente, come piace a me).
Bridget è un po' fuori e Michael, poaretto, non riesce a capirla fino in fondo però nei prossimi capitoli ci sarà del Fluff, anzi... vi metto dei pezzi.
-Saresti così gentile da aspettare che si svegli? Io e mio marito andiamo da mia sorella per delle faccende e vorremmo fermarci per il pomeriggio....-
[...]
-Non so quanto a Bridget piaccia questo genere di... giochi-
-Non ti preoccupare, Kitty, Bridget si divertirà tantissimo-
[...]
-Scusa, Funkle-
Sono tanto felice per le Brichaers  (siete voi se shippate il Brichael) e tanto felice di avere voi come lettrici.
Un ringraziamento speciale va alla migliore amica che si possa avere, la mia Nina (aka Sofia, ti voglio bene, cretina) senza la quale non avrei avuto questi lampi di genio Fluffosi.
xxxLucy

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Shut up and eat ***


Shut up and eat
Risvegliarsi con a fianco Bridget Funkle non era stato proprio ciò che Michael si era aspettato da quel sabato mattina. La sera prima stava giocando a Fifa dopo aver rifiutato la proposta di Calum di imbucarsi ad una festa del college, quando aveva iniziato a sentire quella pressione al petto che lui aveva riconosciuto come il temibile senso di colpa, aveva deciso che una passeggiata non gli avrebbe fatto male. Giunto alla casa di Bridget, s'era reso conto che le undici non erano l'orario più indicato per suonare il campanello e così s'era ritrovato a tirare sassolini alla finestra come in quei telefilm scadenti che piacevano tanto a sua madre. Bridget s'era buttata da un cazzo di terrazzo ed aveva avuto una crisi che lo aveva terrorizzato a morte... non aveva ancora realizzato fino in fondo la cosa. La ragazza era stremata e lui non aveva avuto idea di cosa fare, alla fine l'aveva trascinata fino alla porta d'ingresso e aveva ringraziato diciassette anni di film americani di aver trovato una copia della chiave sotto lo zerbino. Portarla su per le scale era stato semplice; in fondo pesava poco più di sua cugina di dieci anni, era stato molto sorpreso del fatto che la ragazza non si fosse minimamente ribellata. Arrivati in camera di Bridget, Michael aveva ringraziato il cielo che la biondina avesse lasciato la lucetta accanto al letto accesa, rendendo abbastanza semplice il tragitto porta-letto. L'aveva riposta delicatamente sul materasso ed aveva tentato di svegliarla da quello stato di trance dicendole di mettersi il pigiama ma Bridget sembrava più lesa di una zucchina e sperando che ciò non fosse definito stupro le sfilò i pantaloni e la mise sotto le coperte. Si era voltato per andarsene ma s'era sentito afferrare il braccio dalla mano sottile di Bridget che aveva già chiuso gli occhi. Era rimasto un po' stordito da quel gesto e lo era stato ancora di più dopo che la ragazza lo aveva pigramente attirato a sé facendolo distendere sul materasso. Gli aveva affondato il viso nell'incavo del collo e dopo poco tempo Michael aveva sentito il respiro della ragazza rallentare e stranamente gli pareva una situazione tanto piacevole quanto bizzarra. Dopo poco tempo s'era addormentato anche lui e in quel momento le sue braccia erano avvolte attorno alla vita di Bridget e il fatto che non sentisse il bisogno di alzarsi lo imbarazzava non poco.
Si staccò lentamente dalla ragazza e cercò di ignorare il fatto di sentire la mancanza di quei capelli che gli solleticavano il collo... Avanti, Michael non sei mica una checca.
Non aveva la più pallida idea di che ore fossero e sperava vivamente di potersela svignare senza alcun intoppo. Scese le scale in punta di piedi tentando di sistemarsi i capelli arruffati -Michael!- Cazzo -Buongiorno signora Funkle!- la madre di Bridget lo stava guardando sorpresa nella sua vestaglia rosa pesca. -Immagino di doverle delle spiegazioni- disse nervosamente il ragazzo, la donna annuì e si fece seguire in cucina dove gli offrì un bicchiere di succo d'arancia. -Dovevo restituire il CD a suo marito- iniziò precipitosamente Cazzo invento? -e così ieri ho chiesto a Bridget di scendere giù a prenderlo e...- Ha iniziato a diventare la bambina di The Ring -Ha avuto una delle sue crisi, vero?- mormorò imbarazzata la donna abbassando lo sguardo, Michael annuì sorpreso e un po' imbarazzato di aver invaso la privacy dei Funkle in una situazione così delicata. -Ieri era un giorno da crisi...- disse la signora Funkle a mo' di spiegazione. -Non una grande- tentò Michael di riparare goffamente -si è addormentata subito!- Ecco, ora ti crederà un pervertito stile Edward Cullen che ha guardato sua figlia addormentarsi.

Si morse la lingua ma la signora Funkle non sembrava averci dato troppo peso -Ora è meglio che vada...- mormorò imbarazzato ma la donna scosse la testa. -Scusa Michael, questo periodo è un po'...- alzò le spalle e Michael annuì. -Grazie mille per esserti preso cura di lei, sul serio- gli sorrise -saresti così gentile da aspettare che si svegli?- gli domandò accompagnandolo in salotto, come poteva dirle di no? -Io e mio marito andiamo da mia sorella per delle faccende e vorremmo fermarci per il pomeriggio- spiegò. In quel momento scese in soggiorno il signor Funkle che seppur sorpreso di trovarsi il diciassettenne in casa di sabato mattina gli rivolse un gran sorriso. -Sei pronta Teresa?- domandò alla moglie che annuì -Scusa per il disturbo Michael, intanto puoi fare colazione, farti una doccia...- disse -Grazie mille ancora per ieri sera, Bridget ha bisogno di...- Michael annuì anche se non sapeva esattamente di cosa avesse bisogno quella ragazza; un amico? Tempo? Uno psichiatra? Sesso? Uno con cui dormire la notte? Alcol?

-Non si preoccupi, signora Funkle. Nessun disturbo- assicurò con un sorriso, i coniugi lo salutarono per poi lasciarlo nella casa silenziosa. Non aveva la minima intenzione di salire di nuovo di sopra quindi si sedette sul divano in pelle nera e scivolò in un sonno profondo.

 

  1. Michael Clifford ti ha chiamata da sotto il balcone

  2. Sei saltata dal balcone

  3. Hai avuto una crisi davanti all'ultima persona che avresti voluto ti vedesse in quel momento

  4. Ti ha portata a letto

  5. Sei senza pantaloni e maglietta (nessun ricordo di stupro ma sei sotto psicofarmaci)

Bridget mordicchiò la penna che aveva in mano e sperò vivamente che non fosse accaduto nient'altro la sera prima, tutto ciò che si ricordava lo aveva scritto su quella pagina del vecchio diario della terza media.

Si alzò dal letto stiracchiandosi come un gatto, s'infilò la maglietta che Ashton aveva regalato a Grace per il loro anniversario, vi era stampata un'imbarazzante ed orrenda foto della ragazza e la scritta “I love you even like this”. Strascicò i piedi fino alle scale e le scese pigramente chiedendosi perché non si sentissero il solito vociare dei suoi genitori. Arrivata all'ultimo gradino si bloccò e spalancò la bocca lanciando uno strillo. Cosa cazzo ci faceva Michael Clifford a russare sul suo divano?

Il ragazzo rotolò giù dal divano in un mugolio lamentoso -Buongiorno anche a te, Funkle- bofonchiò con gli occhi ancora chiusi. -Tu...tu...- balbettò Bridget -c-cosa ci fai ancora qui?- Michael si arrampicò sul divano -Grazie, Michael per non avermi lasciato morire assiderata in giardino- disse acuendo la voce di qualche ottava per fare una grottesca imitazione della voce di Bridget. La ragazza arrossì; non era stata tanto cortese, in effetti. -Grazie per ieri sera- bofonchiò piano, Michael le sorrise -Di nulla, bella addormentata- ghignò strizzandole l'occhio. Bridget si allarmò -Non...- iniziò lentamente -non abbiamo dormito insieme, vero?- chiese imbarazzata. Michael ridacchiò -Ti piacerebbe, Funkle- disse strizzandole l'occhio ma aveva un sorrisetto sornione che non le piaceva affatto. -Su vai a vestirti- disse Michael stiracchiandosi, Bridget gli rivolse un'occhiata interrogativa -Come?- gli domandò, il ragazzo le sorrise -I tuoi tornano questa sera e, senza offesa, ma sembri una morta di fame- disse indicandole le gambe più simili a stuzzicadenti -quindi ti porto a mangiare qualcosa di più che un piatto di insalata- Bridget sorrise e non se ne rese nemmeno conto. Si girò e andò verso le scale grattandosi distrattamente la testa, così facendo sollevò la maglietta -Ma allora un culo ce lo hai- commentò Michael canzonatorio. La ragazza lo ignorò ma lo mandò a quel paese con un'elegante alzata di dito medio seppur rivolta verso le scale. Entrò in camera e per la prima volta dopo molto tempo si rivolse una domanda che solo le ragazze possono capire: cosa mi devo mettere? Le stavano male metà dei suoi vecchi vestiti e alla fine si arrese alla solita felpa con i leggins neri... La chiamavano originalità

 

Hello there the angel from my nightmare
The shadow in the background of the morgue

Bridget scese le scale lentamente

 

The unsuspecting victim of darkness in the valley
We can live like Jack and Sally if we want
Where you can always find me
And we'll have Halloween on Christmas
And in the night we'll wish this never ends
We'll wish this never ends

Michael era di spalle, seduto sul divano con in mano la chitarra di suo padre.
E stava cantando. Cantando divinamente.

 

Where are you and I'm so sorry
I cannot sleep I cannot dream tonight
I need somebody and always
This sick strange darkness
Comes creeping on so haunting every time
And as I stared I counted
The Webs from all the spiders
Catching things and eating their insides
Like indecision to call you
and hear your voice of treason
Will you come home and stop this pain tonight
Stop this pain tonight

 

Lo raggiunse, aveva gli occhi chiusi e il naso leggermente arricciato per la concentrazione.
Si sedette accanto nel divano di fronte, sperando che non si accorgesse della sua presenza.

Aveva una voce graffiante e le sue dita lunghe si muovevano veloci sulla tastiera della chitarra.

 

Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head
Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head

Cosa'è? Pelle d'oca? Bridget Amanda Funkle, riprenditi!


Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head
Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head
Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head
Don't waste your time on me you're already
The voice inside my head

 

Smise di suonare ma continuò a battere il tempo sulla cassa di risonanza.

 

I miss you
I miss you

Bridget riprese a respirare e Michael riaprì gli occhi, c'era un silenzio strano. -Sei...bravo- mormorò la ragazza imbarazzata distogliendo lo sguardo dal ragazzo che la fissava con un sorriso compiaciuto. -Grazie- ribatté lui e ridacchiò e si alzò rimettendo a posto la chitarra. -Mio padre ti ammazza se scopre che l'hai anche solo toccata- disse acida, non sapeva perché l'avesse lasciata senza parole e non lo voleva sapere. -Non è l'unica cosa sua che ho toccato- disse il ragazzo e prima che Bridget gli potesse tirare un pugno la trascinò fuori dalla casa chiudendo la porta con il piede. -Dove andiamo?- erano andati a recuperare la macchina di Arnold a qualche isolato da lì di corsa e Bridget non aveva ancora ripreso fiato -Arnold's ti regala un abbonamento di dieci colazioni se mangi venti ciambelle- disse tranquillo, Bridget strabuzzò gli occhi: lei non riusciva nemmeno a mangiarne due. -Dai scema- ridacchiò -ti porto al centro commerciale a pranzare- disse canzonatorio, Bridget gli diede il pugno che gli doveva dieci minuti prima -Ma se sono le undici e mezza!- protestò tastandosi la milza, era un po' fuori allenamento... non che avesse mai sperato di esserci dentro. Michael scrollò le spalle -Io ho fame- disse e Bridget fece una smorfia a cui Michael rise, aveva una bella risata quando non la prendeva in giro. Adesso non allarghiamoci troppo, Bee.

Ci misero trenta minuti ad arrivare al centro commerciale e altrettanti per arrivare al simil fast food che voleva Michael -Ti servono al tavolo-spiegò il ragazzo dopo che si sedettero -ma il cibo spazzatura è sempre il solito- concluse entusiasta. Il menù, osservò Bridget, era un ammasso di fritto, hamburger, olio e grassi idrogenati... fantastico. -Salve ragazzi- un ragazzo in una fiammante uniforme da cameriere arrivò a prendere i loro ordini portando con sé una caraffa d'acqua -avete deciso cosa prendere?- domandò con uno smagliante sorriso a 32 denti, i capelli marroni perfettamente acconciati in dei riccioli morbidi e dei bellissimi occhi smeraldini. Michael ordinò due piatti impronunciabili e Bridget non voleva neanche sapere che genere di porzione le sarebbe arrivata. -Da bere, tesoro?- domandò il ragazzo continuando a sorridere mostrando delle deliziose fossette ai lati della bocca. Michael lo guardò male e Bridget iniziò a parlare ma il ragazzo la zittì -Non dicevo a te, carina- la rimbeccò e Bridget spalancò la bocca per poi soffocare una risata.
Il cameriere che ci provava con Michael Clifford, oro puro.
Michael fece una smorfia e ordinò una coca cola con le guance rosse per l'imbarazzo. -Non dire niente- disse gelido dopo che il cameriere se ne fosse andato con un ammiccante occhiolino -Non. Dire. Niente- Bridget ridacchiò e tirò su le mani a mo' di resa. Il cameriere portò loro due piatti da portata che bastarono per togliere l'appetito alla ragazza e insieme a quelle due montagne di fritto portò anche lo scontrino su cui in fondo aveva scarabocchiato un numero di telefono. -Harry, eh?- mormorò Bridget maliziosa leggendo la firma sotto al numero, Michael che le lanciò un occhiata ammonitiva -Zitta e mangia, Funkle- mormorò e lei obbedì ma continuò a ridacchiare sotto i baffi lungo tutto il pranzo.
-Sei proprio una rompipalle quando ti ci metti-


-Basta, se no scoppio- si lamentò la ragazza con uno sbuffo, era a riuscita a mangiare un quarto di quel piatto e Michael la guardava ghignando con davanti il proprio piatto completamente vuoto. -Sei proprio una schiappa, fattelo dire- disse malignamente, Bridget lo fulminò con lo sguardo. -E questa era solo la prima tappa, biondina- e detto questo si alzò e prese la mano della ragazza per portarla al piano superiore. Era stato divertente guardare quella specie di canarino tentare di mangiare il proprio peso in hamburger e patatine ma ora era il turno dei suoi dolci preferiti: le ciambelle. -Non ci penso nemmeno- esclamò la ragazza quando le indicò il chiosco, Michael ridacchiò. -Non ce la faccio!- aggiunse la ragazza indicandosi la pancia -Non so se hai presente la sensazione di vomito misto a naus- Michael arricciò il naso -Sei così di classe, Bridget- commentò e la trascinò praticamente di peso per ordinare una ciambella con la glassa al cioccolato. -Questa volta la pago- mormorò Bridget tendendo alla ragazza del chiosco una banconota da un dollaro, Michael ridacchiò e la fece sedere su una panchina. Vide la ragazza addentare lentamente la ciambella e la sorpresa nei suoi occhi lo fece sorridere compiaciuto; lo sapeva che le avrebbero fatto bene.
-Allora?- le domandò -Sono buone- borbottò Bridget addentando un altro pezzo -Solo buone?- la sollecitò -Molto buone- ammise la ragazza con una smorfia.

Passarono tutto il pomeriggio al centro commerciale e Bridget dovette ammettere che si era divertita molto, specialmente a mangiare. Michael le aveva fatto ascoltare un sacco di musica al negozio di dischi tanto che alla fine la commessa li aveva sbattuti fuori. Non avevano chiacchierato granché ma avevano riso molto e ciò le aveva fatto bene... molto, molto, bene.
-Devo fare una visita a Luke, è un problema?- le chiese mentre erano in macchina e Bridget stava curiosando nel cruscotto del ragazzo, si rizzò a sedere appoggiata al sedile. -Immagino di no- sospirò lei.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Hello there, Brichaers(?)♥
Ok, faccio un po' schifo con le promesse però ta daaaa alle dieci però è dentro, no? Scusate.
L'ultima parte non mi convince tantissimo però i pezzi sopra whaaaaa overfluffing
L'ho dovuto far cantare I miss you perché è la mia canzone preferita in assoluto e poi c'è... quando canta io sono tipo klidnjty
L'avete vista la loro esibizione ai VMA? Io ho pianto ahahaha c'era Calum terrorizzato, Luke tutto concentrato, Ashton che non vedeva l'ora di iniziare a drummare (?) e Michael... oh, Michael quanto bravo è stato? Mamma mia
Let me know
xxxLucy


(in qualche modo dovevo inserirlo ahahaha, perdonatemi. Harry- the sassy waiter)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Just a game ***


Just a game

-Heeey, Mikey!- erano arrivati alla porta di casa Hemmings e un Luke particolarmente allegro aprì loro la porta. -Alla fine non ti ho dato buca- disse Michael con un sorriso ironico, erano sotto al portico e Bridget era dietro a lui sperando che non ci fosse nessun commento malizioso. -E hai portato compagnia, vedo- Ovvio che no il ragazzo appoggiato allo stipite della porta allungò il collo con un'occhiata ammiccante -Fatti vedere, biond... ciao Bridget- la ragazza s'era tolta dalla penombra e gli aveva rivolto un cenno con la testa. -Nina è dentro- le disse disse imbarazzato Luke, Bridget annuì; non aveva ancora dimenticato il ghigno perfido del biondino del martedì prima. -Bhe- disse Michael interrompendo quel silenzio imbarazzante -non che tu non mi piaccia, Hemmings, ma necessito di una birra- Luke annuì e li fece entrare. Casa sua era decisamente più piccola della villa di Calum ma Bridget poté intuire che nemmeno gli Hemmings se la passassero tanto male. Luke li fece scendere nella taverna in cui c'era un tavolo ricco di alcolici e una decina di ragazzi seduti su dei divanetti. -Bridget?!- una voce a lei molto familiare proveniente dal gruppo la fece smettere di esaminare il soffitto. Nina si staccò dal gruppo e la raggiunse con un'espressione sorpresa nel volto -Ti avrò mandato cinquantamila messaggi in tutto il pomeriggio!- le disse dopo averla abbracciata. Bridget scrollò le spalle -Ero... impegnata e non avevo il cellulare, scusa- le rispose dispiaciuta. -Impegnata?- domandò Nina ma poi guardò le scale e le sue labbra si incurvarono in un sorriso malizioso -Ah, impegnata, eh?- Michael era sceso in taverna e stava salutando il gruppo. Bridget alzò gli occhi al cielo -Noi due dobbiamo fare quattro chiacchiere, piccola Bridget- la canzonò Nina prendendole la mano e portandola verso i divanetti.

-Perché lei è qui?- la voce petulante di Kitty Daccidentro arrivò fino alle orecchie di Bridget che la guardò con un'occhiata truce, la ragazza era senza maglietta e quei suoi due airbag sembravano in fase di esplosione nel reggiseno rosso di pizzo. -Siamo venuti per un saluto- intervenne Michael -ma ora ce ne andiamo- disse ma Kitty lo interruppe -No,no...tu puoi restare, Clifford- disse con voce suadente e sbattendo le ciglia finte -Ma non so quanto a Bridget possano piacere questo genere di... giochi- disse con un ghigno accennando alla bottiglia di birra vuota in mezzo al cerchio. Bridget gemette dentro di sé: Obbligo o verità, il gioco più stupido, squallido ed infantile che l'umanità avesse potuto concepire. Prima che potesse ribattere, Nina accorse in suo aiuto -Non ti preoccupare, Kitty, Bridget si divertirà tantissimo- disse la mora con un sorriso falso -Piuttosto... attenta a comprare un reggiseno della tua taglia, la prossima volta- Kitty le rivolse un'occhiata truce ma si zittì mentre gli altri ridacchiavano sotto i baffi. Bridget gemette dentro di sé; avrebbe preferito morire piuttosto che partecipare a quello stupido gioco ma non voleva dare soddisfazione a quella zoccoletta. Si sedette a fianco a Nina e ad un ragazzo moro che non conosceva. Guardandosi attorno riconobbe alcune facce della Northern ma non era esattamente Miss Popolarità e quindi poteva anche sbagliarsi sul fatto che alcuni non andassero nella sua stessa scuola. Trasudavano tutti avvenenza e carisma (Kitty a parte che trasudava qualcos'altro) e Bridget si sentiva decisamente a disagio. Stephany Miles, capitano delle cheerleaders, si mise a gattoni e fece girare la bottiglia che dopo un po' di tentennamenti si fermò con i beccuccio verso Calum che ghignò sfregandosi le mani. -Obbligo o verità?- domandò Stephany arricciandosi una ciocca di capelli color fragola attorno all'indice, Calum si passò la lingua sui denti bianchi -Obbligo, non sono una checca come qualcuno...- disse guardando il ragazzo seduto accanto a Bridget che fece una smorfia.
-Io ti obbligo a- iniziò Stephany lentamente -a baciare Luke... un bacio vero- disse con un sorrisetto maligno, Calum e Luke non avevano più l'aria rilassata e un po' tronfia che erano soliti avere. -Sì, Hood- il ragazzo accanto a Bridget si prese la sua rivincita -facci vedere chi non è una checca- lo canzonò ridendo. -Stai zitto, Nathan- lo rimbeccò Calum -Vieni qui, biondina- disse imitando un ringhio gutturale nella direzione di Luke che sorrise divertito -Arrivo, labbra di fuoco- e detto questo si lanciò letteralmente sull'amico buttandolo a terra premendo le proprie labbra sulle sue. Si baciarono con finta foga, suscitando le risate di tutti. Bridget sorrise; quei due erano proprio dei pagliacci. Si staccarono ma Calum mordicchiò il piercing che Luke aveva sul labbro inferiore fino a che il biondo non esplose in una risata. -So che è stato il bacio più eccitante della vostra vita non serve che vi conteniate, pervertiti- disse con un ghigno malizioso per poi risedersi, Luke era tornato a fianco a Nina e le aveva posato le labbra sul collo per un veloce bacetto. -Ok, troiette- una ragazza mulatta con dei meravigliosi capelli color cioccolato fondente allungò il braccio verso la bottiglia -giro io-.

Il gioco proseguì e Bridget dovette ammettere che fosse abbastanza interessante vedere quanto alla gente piacesse farsi i fatti degli altri e far fare cose imbarazzanti o squallide ai propri amici. Scoprì il numero di ragazze che s'era portato a letto Christopher Meaning quell'estate (16) , vide Kitty bere una bottiglia di vodka reggendola solo con le tette (sperava di dimenticare in fretta quell'immagine dalla propria mente), Stephany Miles riempì di succhiotti il collo di Dylan McPhee, Calum portò di sopra Miranda Joanson e non tornò indietro se non due torni dopo e aveva in faccia stampato un sorriso compiaciuto, Luke fece un provocante spogliarello composto da goffi sculettamenti e occhiate ammiccanti e infine Bo Miller dovette scolarsi quindici shottini dalla pancia di Charlotte Benson. Il turno di Bridget arrivò e una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri le sorrise raggiante -Uh, la ragazza nuova!- esclamò con voce cristallina -obbligo o verità?- le chiese incoraggiante, Bridget deglutì; meglio non rischiare. -Verità- rispose altera, Kitty ridacchiò malignamente ma un'occhiataccia di Nina la fece smettere. -Hai mai dormito con un un ragazzo?- le domandò e Calum sbuffò -Sei troppo buona, Jess- la ammonì ma la ragazza lo zittì con un gesto della mano. Bridget scosse la testa con un mezzo sorriso -Che carina, una verginella!- disse Jessica continuando a sorriderle, non la stava prendendo in giro ma Bridget avrebbe preferito sotterrarsi in quel momento. Michael ridacchiò sotto i baffi e Bridget gli rivolse un'occhiata interrogativa a cui Michael rispose scuotendo la testa. Con un gesto veloce del polso, Bridget fece girare la bottiglia che si fermò su Michael che disse subito -Obbligo-. -Lo scelgo io l'obbligo per Clifford- ghignò Nathan -bacia la ragazza che più ti ispira in questo momento- Michael si accigliò ma annuì con una scrollata di spalle. Bridget vide Kitty gonfiare il petto e rivolgere al ragazzo un'occhiata ammiccante piena di lussuria Tanto vale che tu ti getta di peso su di lui, Kitty, saresti molto meno espl-

-Scusa Funkle- sentì una voce soffiarle sulle labbra per poi sentire il ragazzo strusciare le proprie labbra sulle sue. Michael Clifford la stava baciando? Michael Clifford la stava baciando per un gioco?! Bridget dischiuse la bocca per la sorpresa ma il ragazzo fraintese il messaggio e fece scivolare la lingua accarezzando quella di Bridget. La ragazza avvertì le labbra di Michael incurvarsi in un sorriso e avvertì le mani del ragazzo afferrarle la nuca e la schiena. Non sapeva se l'avesse fatto per imbarazzo o per rabbia; fatto sta che inavvertitamente lo morse e Michael si ritirò con un gemito di dolore. -Aiah!- borbottò Michael ma aveva stampato in faccia un sorriso sornione che la fece avvampare e il suo colorito si acuì ancora di più dopo un fischio di Nathan. Jessica ridacchiò -Hai capito la verginella-

 

-Senti- Michael abbassò il volume della radio fino a ridurla ad un ronzio. Erano seduti in macchina da qualche minuto dopo aver lasciato la festa. Bridget si era divertita, in fondo. Erano rimasti a casa di Luke fino a mezzanotte e lei aveva dovuto ammettere che le persone popolari non erano automaticamente delle stronze atomiche. Jessica era davvero simpatica e aveva tentato di farla spettegolare su tutte le persone che lei nominava ma che Bridget a stento sapeva chi fossero. Nathan le aveva offerto della birra e le aveva fatto qualche domanda e non aveva tentato di estorcerle più informazioni di quanto non volesse dargliene, cosa che Bridget aveva apprezzato tantissimo -...non te la sei presa, vero?- Bridget lo guardò interrogativa. -Per il bacio- spiegò Michael picchiettando i pollici sul volante -non te la sei presa, vero?- le domandò di nuovo incalzandola, Bridget scosse la testa. Non era totalmente vero ma non era infuriata quindi decise di tenere la bocca chiusa e iniziare a guardare fuori dal finestrino le strade buie. -Insomma, era solo un gioco, no?- continuò il ragazzo e lì Bridget sentì qualcosa incrinarsi nei suoi dotti lacrimali. -Eh, Bee?- domandò Michael ancora -Sì- disse la ragazza piano -solo un gioco- ripeté con un sorriso, era un po' brilla quindi non le ci volle molto ad addormentarsi. Arrivati davanti alla villetta a schiera, il ragazzo tirò il freno a mano e scese ad aprirle la portiera, Bridget appoggiò i piedi a terra per poi avviarsi barcollando verso la porta. -Buona notte, Clifford- gli disse sorridendo -grazie per oggi- Michael le sorrise -Di nulla- la vide entrare in casa e sorrise di nuovo, non avrebbe mai capito quella ragazza.

Bridget salì in camera sua e si sedette sul letto -Solo un gioco- disse e pianse un po' perché ne aveva bisogno.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
(ho inserito del Cake ahahaha mi sto invasando delle Slash, pardon)
Hello Brichears!
Primo bacio squallido e triste, sì... povera Bridget e stupido Michael, re della sensibilità. Non sono al 100% soddisfatta di questo capitolo però boh... non riuscivo a farlo in modo diverso. Bridget piange perché è un po' ubriaca e quel "Solo un gioco" l'ha ferita... mettiamoci pure che è confusa e sotto psicofarmaci et voilà!

Grazie per le recensioni e per i lettori silenziosi che spero si facciano sentire.
xxxLucy
AAA Potreste propormi un'attrice/cantante/modella/youtuber (che abbia gif) per Kitty, Jessica e Nathan? Vorrei sapere le vostre proposte♥
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Rainy afternoon ***


Rainy afternoon

-Come stai, Bridget?- le domandò il Dr Hooster guardandola da dietro gli occhiali squadrati di metallo. Era seduta a gambe incrociate nella poltrona reclinabile dello studio e si stava studiando attentamente le unghie dei pollici su cui c'erano ancora i remasugli dello smalto nero che aveva messo ancora tre settimane prima.  -Bene- disse senza alzare lo sguardo da quella fantastica attività, era sempre la stessa risposta da due mesi e un po' si divertiva a far impazzire quel pinguino occhialuto. -Le pillole funzionano?- Bridget annuì ma alzò gli occhi al cielo; avrebbe dovuto smettere di prenderle dieci giorni prima. Il Dr Hooster sbuffò -Perché hai continuato a prenderle? Ne hai bisogno?- la incalzò e la ragazza scrollò le spalle -A quanto pare...- disse con una smorfia, il dottore ignorò l'acidità nella sua voce e continuò a guardarla.
Per Bridget era snervante sentirsi gli occhi gelidi del Dr Hooster addosso e ancora di più la infastidiva il fatto di dover rispondere alle sue domande che più o meno erano sempre identiche. I suoi genitori spendevano molto per quelle sedute da un'ora e mezza e ciò era l'unico motivo che la spronava a bofonchiare quelle risposte composte da monosillabi. Era martedì pomeriggio e lei era appena tornata da una giornata di scuola non particolarmente entusiasmante. Nina le aveva dato buca per l'ora di pranzo perché doveva andare “a Comitato” quando era ovvio che avesse un appuntamento con Luke dato che li aveva visti intenti a scambiarsi effusioni nel giardino sul retro, non se l'era presa poi così tanto però non era stata con grande cortesia che aveva rifiutato l'offerta di Nina di aiutarla con algebra per il compito della settimana prossima. E lei ad algebra faceva schifo.

Michael l'aveva invitata a pranzare al “loro” tavolo ma lei aveva rifiutato fingendo un sorriso riconoscente e s'era limitata a nascondersi in bagno, tanto non aveva fame.
-Va bene, Bridget- disse il Dr Hooster alzandosi in piedi -puoi andare, ci vediamo la prossima settimana- la ragazza annuì e si diresse verso la porta -Arrivederci- bofonchiò strascicando i piedi e lo psicologo rispose sorpreso al saluto, non era mai particolarmente educata in quelle sedute.
Era una giornata particolarmente umida e una pioggerellina leggera continuava a scendere dalle nuvole plumbee da quella mattina e non sembrava intenzionata a smettere, Bridget camminava strascicando pigramente i piedi nelle Vans bordeaux che aveva trovato in fondo all'armadio di Grace e che le andavano leggermente grandi. Quel tempo le faceva venire una grande sonnolenza e tutto le sembrava immobile sotto quelle goccioline minuscole, non si sentiva troppo solo pur essendo l'unica persona in quella strada. Era arrabbiata con Nina, nonsapevacosa con Michael e leggermente invidiosa del fatto che i suoi genitori sembrassero molto più sereni o almeno stavano andando avanti con la loro vita al contrario di lei. Tutti stavano andando avanti tranne lei. -Ehy, attenta!- continuava a fissare il marciapiede ed era andata addosso ad un passante con l'ombrello color corallo che le impediva di guardarlo in faccia. -Scusi- borbottò alzando l'ombrello abbastanza per vedere addosso a chi fosse andata per poi vedersi rivolgere un magnifico sorriso con fossette. -Bridget!- Ashton la prese tra le braccia stritolando in un abbraccio che sapeva di liquirizia e dopobarba -Come stai?- le chiese sciogliendo l'abbraccio -Non ci vediamo da un sacco!- Bridget notò che Ashton era molto più carino rispetto all'ultima volta che si erano visti; aveva delle goccioline di pioggia tra i ricci ramati, s'era fatto la barba e indossava con la sua eleganza trascurata una giacca verde militare che gli stava molto bene. I grandi occhi nocciola la stavano guardando ridenti e Bridget si rese conto che le fosse mancato quel gigante buono. -Io sto bene, Ash- disse con un sorrisetto -tu?- lui annuì e sorrise raggiante -Vado al college il prossimo trimestre- disse -ho potuto recuperare alcune materie via internet e ho appena saputo di aver superato l'esame di recupero- era entusiasta e si vedeva. -Ma è fantastico!- disse Bridget, era felice per lui ma era solo l'ennesimo esempio di cosa stava pensando prima di investire il ragazzo davanti a lei -Congratulazioni!- Ashton le sorrise riconoscente -Sei la prima persona dopo i miei a saperlo, vieni a festeggiare con un gelato?- Bridget rise -Siamo a novembre, Ash!- il ragazzo scrollò le spalle e le sorrise, tipico di Ashton: il gelato in una giornata del genere ma accettò, non aveva voglia di tornare a casa .
-Sai, ti ho visto sabato pomeriggio al centro commerciale- le disse mentre stavano camminando diretti verso la gelateria -con un ragazzo- disse maliziosamente.
Quando lui e Grace uscivano insieme, lui prendeva spesso in giro Bridget per essere così timida e impacciata con i ragazzi e sebbene avesse tentato di farla uscire con qualcuno dei suoi amici non aveva mai funzionato.
Bridget sbuffò -Chi è, Amy-Bee?- domandò curioso continuando a rivolgerle occhiate maliziose -Nessuno- disse laconica la ragazza guardandosi i piedi imbarazzata. -Non ti credevo tipa da uscire con i punk-rocker- la stuzzicò Ashton passandosi una mano sui ricci. Bridget rise -Michael non è punk-rock- disse -Michael, eh?- disse il ragazzo maliziosamente. -Piantala, Ash!- sbottò Bridget ma il ragazzo continuò a stuzzicarla fino a che non entrarono in gelateria. Presero due coni al cioccolato e si sedettero nella panchina sotto la piccola tettoia a fianco dell'edificio.

-Come va con...il lutto?- chiese Ashton mentre fissavano una pozzanghera che si stava formando in mezzo alla strada -Il lutto?- disse Bridget ridendo per il termine che aveva usato il ragazzo. -Non lo so...- ammise Bridget mordendo la cialda -ci sono momenti in cui non mi ricordo nemmeno che lei non è più qui mentre altri...- Ashton annuì, lui capiva, Bridget era certa che capisse.
-Il tuo?- chiese Bridget -Ti stai vedendo con altre? Ti salteranno tutte addosso ora che sei single- gli chiese ma Ashton sbuffò una risata -La amo ancora- disse e Bridget lo guardò stranita, amava ancora ciò che al momento era probabilmente un ammasso di ossa? -Che c'è?- le domandò il ragazzo con un sorriso, non sembrava triste solo... malinconico -Io la amerò fino alla fine dei miei giorni- disse -come farete tu e i tuoi genitori-. Bridget gli sorrise, se tutte le persone fossero state come Ashton lei non sarebbe stata una misantropa come effettivamente era.

A Michael non piaceva la pioggia. A dire il vero non gli piaceva quel tipo di pioggia; era fine e non aveva nessun motivo per cui essere definita tale, da dietro le finestre non si vedeva nemmeno.
La giornata era stata abbastanza leggera e gli era dispiaciuto non aver potuto raggiungere Calum a casa di Luke ma suo padre gli aveva chiesto di restare a casa poiché sarebbe dovuto arrivare l'elettricista o l'idraulico ma doveva ammettere che restare a casa a strimpellare un po' di chitarra non si stava rivelando un' attività poi così noiosa.
La Funkle, quel giorno, lo aveva ignorato completamente e lui sperava che non fosse incazzata per quel bacio ad Obbligo o Verità che era stata proprio una decisione idiota, se lo ripeteva continuamente. Non che non gli fosse piaciuto, era stato un bel bacio specialmente se si contava che era stata Bridget Funkle, la timida e altezzosa Bridget Funkle a baciarlo in quel modo. Sabato s'erano divertiti ma per come l'aveva trattato quella mattina era come se lei si fosse dimenticata che lui le avesse fatto mangiare il miglior hamburger del mondo o che l'avesse fatta ridere, Dio se l'aveva fatta ridere.
Il telefono squillò, era il tizio della caldaia (ups...) che si scusava ma doveva disdire l'appuntamento poiché aveva avuto un'emergenza familiare. Michael decise di andare a farsi una passeggiata, anche se pioveva non aveva certo intenzione di aspettare che smettesse. S'infilò una felpa con il cappuccio e uscì di casa diretto verso il parco. Stava peggiorando e si maledisse per non aver preso un ombrello ma ormai la porta era chiusa e non pensava di aver neanche preso su le chiavi.
Non si fermò per una buona mezz'ora fino a che non riconobbe Bridget dall'altra parte dalla strada insieme ad un ragazzo alto e smilzo.
Era sorpreso sia perché non l'aveva mai vista con un ragazzo che non fosse lui sia perché sentì qualcosa mordergli il fegato e non era la fame.


-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Dadadadada et voilà:)
Ashton è un amore, lo so, lo so... ahahaha non so cosa pensare di questo capitolo, sinceramente però spero vi sia piaciuto perché siete tutte carinissime con me.
Per coloro a cui non è piaciuta "l'effusione cake" del capitolo prima mi scuso ancora, avrei dovuto mettere un avvertimento prima del capitolo.
Let me know
xxxLucy

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Volleyball and Spaghetti ***


Volleyball and Spaghetti
 

L'unica cosa di educazione fisica che le piaceva era togliere la divisa del Northern Christian College; poteva infilarsi i suoi leggins cenciosi di un colore indefinito tra blu e grigio e la prima maglietta di un evento sportivo a cui lei non aveva sicuramente partecipato che trovava nel cesto della biancheria. Fortunatamente McVolley s'era arreso con la sua battaglia contro le Converse in palestra e Bridget non doveva approfondire il suo odio per quella materia.
-Dai, Bee- la sollecitò Nina legandosi i ricci cioccolato in una coda di cavallo, lei indossava quelle coulotte da pallavolo facendo sembrare le sue gambe ancora più lunghe e toniche.
-Arrivo, arrivo- sbuffò Bridget alzandosi in piedi dopo aver finito di allacciarsi le scarpe, erano rimaste le ultime in spogliatoio ma non le dispiaceva per niente poter perdere l'appello in cui dovevano fare un passo avanti e dire ad alta voce “Presente” manco fossero in una caserma.
Nina la trascinò in palestra e Bridget si ritrovò davanti McVolley con il fischietto tra le labbra che sbraitava -Funkle! Benelli! Pallavolo!-.
Il mondo mi odia.

-Nina nella 1- disse il professore indicando alla mora un angolo della palestra -Funkle nella 4- disse a Bridget indicandole il lato opposto.
Nina rivolse all'amica un sorriso dispiaciuto per poi raggiungere i compagni che la accolsero festanti; era molto brava a pallavolo e aveva una grande capacità di gioco di squadra.
Inutile dire che Bridget non ebbe lo stesso benvenuto anzi, i sorrisi dei ragazzi si trasformarono in una smorfia e l'incoraggiamento più grande che ricevette fu un -Tranquilla, ti copro io- da parte di Rebecca Chang.
Bridget le rivolse un debole sorriso per poi andarsi a sedere sui materassoni in fondo alla palestra insieme agli altri suoi compagni.
-Allora- tuonò McVolley con la sua solita voce da dittatore sovietico -squadre 1 e 2, in campo!- Bridget tirò un sospiro di sollievo, il supplizio sarebbe arrivato in seguito.
Dopo il fischio di McVolley, i ragazzi iniziarono a giocare tra urla e battute.
Bridget seguì la partita solo per i primi due minuti, trovava la pallavolo lo sport più noioso del mondo e non c'era nulla che odiasse di più di quando Kitty voleva mostrare al mondo quanto grande fosse il suo davanzale continuando a buttarsi a pesce per recuperare la palla nella sua canottiera taglia 8/9 anni di un fucsia acceso.
-Allora, Funkle: sei pronta a spaccare i culi?- le chiese Adam Sun sedendosi a fianco a lei.
Bridget gli rivolse una smorfia e lui ridacchiò; non ricordava l'ultima volta che Adam le avesse rivolto la parola ma immaginò che lo avesse fatto perché si erano visti alla serata a casa Hemmings e ciò la rendesse “giusta” ai suoi occhi.
-In una scala da uno a dieci quanto zoccola può essere ritenuta la Evans?- le domandò ghignando mettendo in mostra lo l'anellino di metallo che pendeva dal frenulo sulla dentatura.
-Probabilmente si aggirerebbe attorno al centocinquanta- disse Bridget con un sorrisetto maligno dopo aver assistito all'ennesimo salvataggio di Kitty in cui la classe aveva seriamente temuto per il tessuto della canottiera. -Sai- continuò il ragazzo dopo aver ridacchiato -deve essere abbastanza comodo per lei avere quei due cuscini quando si scaraventa a terra- Bridget gli diede un pugnetto sulla spalla ma sorrise perché era quello che pensava anche lei.

-Squadre Tre e Quattro in campo!- ruggì il professore tirandosi su i calzoni grigio scuro che lui sosteneva risalissero a quando era campione di lancio del peso nel suo college.
Bridget gemette e saltò giù dal materassone ma inciampò e finì tra le braccia di Adam che le rivolse un sorriso ed un “Non c'è problema”.

-Attento Adam- una voce sprezzante giunse alle loro spalle -Funkle ha già qualcuno- Michael ghignò nella loro direzione ma prima che Bridget potesse rivolgergli anche solo uno sguardo interrogativo, il ragazzo s'era già posizionato in mezzo al campo.
Bridget fu messa in seconda fascia e pregò che nessuno si accorgesse della sua esistenza ma ovviamente Mc Volley la mandò in battuta e tutti i suoi piani andarono in frantumi.
-Dai, Bridget- la incitò Rebecca rivolgendole un sorriso incoraggiante ma nonostante la buona volontà Bridget fu capace di mandare la palla fuori dal proprio campo rischiando di cecchinare Elizabeth Numb che si stava allacciando le scarpe.
Delle risatine di scherno fuoriuscirono dall'altra squadra ma Bridget le ignorò e sperò che la campanella suonasse presto.
La partita iniziò ad ingranare e Rebecca mantenne la sua promessa di coprire Bridget ogni volta che la palla andasse nella sua posizione.
La squadra Quattro stava addirittura vincendo e la ragazza non si sentiva poi così in colpa di avere la stessa utilità di un comodino.
-Dai Biondina!- le urlò Nina dai materassoni sorridendole incoraggiante e Bridget le rivolse una smorfia.

-Attenta!- un urlò raggiunse le sue orecchie troppo tardi poiché si ritrovò a terra senza la minima idea del perché. Sentiva uno strano dolore al naso e sperava seriamente di venire risucchiata dal terreno sotto di lei -Tutto bene, Bee?- la testa di Nina era sopra di lei e la guardava ansiosa insieme ad altri tre suoi compagni. Bridget annuì incerta tastandosi il naso dolorante, sentiva in bocca quel familiare sapore metallico e capì di stare sanguinando. -Ce la fai ad alzarti?- le domandò Nina -Hai preso una bella botta- commentò Rebecca con l'apparecchio ai denti che luccicava sotto la luce al neon.
Bridget si mise a sedere per poi alzarsi in piedi -Tutto bene, Funkle?- le chiese burbero Mc Volley sotto il suono della campanella.
-Sono sicuro che Clifford non l'ha fatto apposta, vero?-
domandò rivolgendosi a Michael a qualche metro da loro. Il ragazzo sbuffò -Avrebbe potuto stare attenta- borbottò scrollando le spalle -Attenta?!- esplose Bridget con un fazzoletto premuto sul naso gonfio -Ma che cazzo dici?! Me l'hai scaraventata addosso!- .

-Mi dispiace, ok?- disse passandole accanto con tono indifferente diretto verso gli spogliatoi strascicando i piedi.

-Volete mangiare con noi?- chiese loro Jessica raggiungendole in compagnia di Nathan, indicò loro un tavolo vuoto in mezzo alla mensa. Nina annuì mentre Bridget rispose con un'indifferente scrollata di spalle. Le tre ragazze si sedettero e Jessica guardò meglio Bridget -Che hai fatto al naso?- le domandò innocentemente arricciandosi una ciocca di capelli scuri. Bridget fece una smorfia; aveva il naso ancora gonfio ma non le faceva più tanto male -Clifford ha sbagliato mira- borbottò spostando le olive dal suo piatto di spaghetti con la forchetta.
Nathan ridacchiò ma Jessica lo fulminò con lo sguardo -Tranquillo- disse Bridget -ridi pure sembro Elephant Man- commentò e i ragazzi risero riuscendo a strapparle un sorriso. -Chi è così divertente?- Calum Hood spuntò alle loro spalle e si sedette a fianco a Jessica.
-Oh- si bloccò alla vista di Bridget -Rudolph è tra noi- disse e rise bonariamente, Bridget gli rivolse una smorfia tastandosi il naso infastidita.
-Ti dona- insistette Nathan con un ghigno -ti dà proprio quel tocco di colore che ti mancava- Nina gli diede uno scappellotto -Chiudi la bocca, Nathan- lo ammonì nuovamente Jessica.
-Avete finito con la fiera degli insulti? Perché non mi pare che tu Hood possa avere voce in capitolo di nasi- disse Bridget seria ma poi rise poiché si vedeva che stavano tutti trattenendo le risate.
Calum le rivolse un dito medio con un broncio stampato sul viso che si sciolse quando Jessica gli diede un bacio sulla guancia.
Il gruppo venne raggiunto da Luke e Michael -E tu che ci fai qui?- Luke si sedette accanto a Nina e la baciò prima che lei si potesse accorgere chi fosse. -Ciao Brid- il ragazzo sgranò gli occhi -che hai fatto al naso?!- domandò ma un'occhiata della fidanzata lo fece zittire. -Non sei- iniziò cauto -troppo male- concluse e Michael che fino a quel momento era stato zitto soffocò una risata -Sì, per uno spettacolo da baraccone- commentò malignamente con una risata che non ebbe alcun seguito.
Bridget gli sorrise e si alzò in piedi. -Sai Clifford- iniziò con voce leziosa -non credevo che la grandezza del cervello delle persone fosse direttamente proporzionale alla loro faccia da cazzo- sibilò e prima che potesse riflettere sulle proprie azioni gli rovesciò in testa il piatto di spaghetti.
Tutta la mensa si girò nella loro direzione e Bridget maledì gli scienziati che non avevano ancora inventato un gene per diventare invisibili.
-Funkle, io ti ammazzo-
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Scusatemi sono una vergogna.
Fatemi sapere se è davvero tanto terribile e cosa ne pensate di Adam... ;)
xxxLucy



 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** I. Don't. Like. Him/Her. ***


I. Don't. Like. Him/Her.

 

-Esattamente- iniziò il preside White dopo dieci minuti di silenzio che Bridget aveva passato a studiare la moquette screziata -cosa spinge due sedicenni a comportarsi come bambini di sette anni?- domandò tranquillo.
Bridget mantenne lo sguardo basso ma sentì l'occhiata truce di Michael trapanarle la testa.
Ok, ammetteva di avere esagerato un pochino ad aver rovesciato il piatto di spaghetti in testa a Clifford dopo una di quelle frecciatine a cui ormai era abituata ma quello era stato un commento diverso dagli altri, fatto esclusivamente per cattiveria, per metterla ulteriormente a disagio.
Bridget si guardò la gonna e vide la macchia della coca-cola che Michael, figuriamoci se poteva non reagire a quell'affronto, le aveva versato addosso.
-Non sono stato io ad iniziare- rispose Michael tranquillamente e Bridget alzò di scatto la testa incredula: chi è che non aveva iniziato, scusa?! -Se non si riesce ad accettare di essere un'imbranata cronica senza dare la colpa agli altri...- i capelli turchesi erano coperti da una disgustosa patina di pomodoro e la camicia, un tempo bianca, era destinata alla pattumiera.
-Mi potevi ammazzare con quella schiacciata!- esclamò Bridget, Michael sbuffò -Se non fossi stata distratta avresti potuto schivarla- sputò lui con sufficienza -Chiudi la bocca, Clifford!-
-Basta così- il preside interruppe la lite fra i due sedicenni che al momento erano piuttosto buffi: Michael aveva incrociato le braccia al petto e stava guardando Bridget in cagnesco mentre lei aveva iniziato a guardare imbronciata da tutt'altra parte seduta su metà sedia con le gambe accavallate; come se non volesse nemmeno rischiare di anche solo urtare con il piede la gamba della sedia del ragazzo.
-Non voglio sentire altro: Funkle, per i prossimi tre giorni dovrai aiutare Miss Spencer a pulire la mensa così imparerai cosa ha voluto dire per lei perdere tempo a pulire i vostri disastri. Clifford, tu per questa volta te la cavi con un giorno solo ma non voglio altri problemi, chiaro?- Bridget boccheggiò per protestare ma il preside le rivolse un'occhiata che non ammetteva repliche così si alzò, borbottò un saluto e se ne andò contenendosi per non sbattere la porta.
-Sei contenta, Funkle?- le chiese Michael raggiungendola con pochi passi, aveva un'aria parecchio tronfia e compiaciuta per essere uno con la salsa di pomodoro tra i capelli -No- sbottò Bridget seccata -sei proprio un cretino, Clifford-.

Michael scrollò le spalle -Ci provo- e ridacchiò vedendola avvampare dalla rabbia.
-Alloora- erano arrivati all'uscita ma Michael non aveva intenzione di lasciarla andare senza aver soddisfatto la propria curiosità -chi è?- domandò afferrandole il polso. -Chi è chi, pezzo di deficiente?- lo rimbeccò lei acida. Michael le sorrise maliziosamente -Vi ho visti, sai, non c'è nulla di male...- le disse lentamente, Bridget strabuzzò gli occhi -Hai visto me e chi?! Clifford non mi piacciono i tuoi giochetti da bambino di tre anni e per oggi mi hai già resa abbastanza inguardabile non mi costringere a provocarmi anche un trauma cranico per tirarti una testata- disse impaziente, lo aveva sempre detto che quel ragazzo aveva qualcosa che non andava in quel cranio da microcefalo.
-Va bene, non dirmi nulla ma non illudere il povero Sun, spezzacuori- le disse Michael strizzandole l'occhio e fece per andarsene ma Bridget lo fermò esasperata -Uno: Sun mi ha parlato per la prima volta e non ci stava provando- Michael fece una smorfia che lei ignorò – Due: non so cosa tu stia insinuando ma non farlo perché la prossima volta ti ritrovi l'intera pentola sui capelli e Tre: sei un essere davvero insopportabile, Michael Clifford- e detto questo, girò sui tacchi e andò a slegare la bici. Michael esplose in una risata -Ci vediamo domani, minaccia alta un metro e un mikado!-

 

-Non ci credo- ridacchiò Nina al telefono, Bridget era tornata a casa e non aveva ancora detto a sua madre del “piccolo incidente” che aveva coinvolto lei, Michael e un piatto di spaghetti al pomodoro.
-Lo so- mugolò Bridget che era distesa sul letto in accappatoio e turbante dopo una doccia che avrebbe dovuto schiarirle le idee ma che invece la aveva solo convinta di quanto Michael Clifford la facesse uscire fuori dai gangheri con quel suo sorriso beffardo.

-E quindi?- le domandò Nina dopo aver smesso di ridere -Nulla, per i prossimi tre giorni dovrò pulire la mensa con Miss Spencer e tu sai quanto mi terrorizzi quella donna- gemette Bridget: al solo pensiero di Miss Spencer le venivano i brividi.
-No ma tu e Michael?- chiese Nina spazientita, Bridget poteva vedere il sorriso malizioso che probabilmente era stampato sul viso dell'amica -Io e Michael cosa?! E' un deficiente, un cretino della peggior specie e tu sai bene quanto lo disprezzi- Nina rise -Bridget non dire stronzate, ti prego- disse continuando a ridere -puoi mentire a tutti, persino a te stessa, ma a me no- Bridget fece una smorfia: odiava la fissa di Nina su quanto “lei e Michael fossero terribilmente innamorati l'uno dell'altra ma fossero troppo orgogliosi per ammetterlo”.
-A. Me. Non. Piace. Michael. Clifford.- Bridget articolò ben bene le parole in modo che Nina recepisse bene il messaggio. -Sei proprio cieca Bridget- commentò la ragazza dall'altro capo del telefono -perché pensi Michael ti abbia rotto le scatole oggi?- le domandò -Perché è un coglione di dimensioni superiori a quelle del Sole- rispose la bionda ostinata -No- disse Nina sbuffando un'altra risata -perché è geloso e tu lo sai-. Bridget scoppiò a ridere -Geloso di cosa? Ora non dire tu stronzate, Nina- e rise un tantino più sguaiatamente del normale -Con chi sei uscita questi giorni esclusi me e lui, eh?- le chiese Nina ignorandola.
Bridget ci pensò un po' su e poi le venne in mente con chi aveva preso il gelato uno o due giorni prima -Nina, Michael Clifford è davvero l'essere con il cervello più piccolo che io abbia mai conosciuto-

 

-Cosa le hai fatto per meritarti la nuova tinta, Michael?- gli domandò Luke mentre si fumavano una sigaretta nel giardino di Calum prendendo il sole. Michael fece una smorfia e sbuffò -Lasciamo perdere, Hemmings- borbottò, voleva evitare accuratamente l'argomento perché poi lui avrebbe voluto sapere il motivo di quell'azione e il motivo non lo sapeva nemmeno lui.
-Nina mi ha detto che hai lanciato una pallonata degna della nazionale addosso a quell'ammasso di ossa- disse Luke con un ghignetto malefico -un vero galantuomo, Clifford- Michael sbuffò nuovamente -Non era diretta verso di lei e poi bisogna anche essere stupidi per distrarsi durante una partita- osservò Michael. -Sì ma le hai tirato una bomba- esordì Calum che era tornato dalla cucina con in mano due milkshake -era inguardabile, poveretta- commentò sedendosi su una sedia vicino alle sdraio dei due amici. -Un po' di tempo e le ritornerà quel naso alla francese coperto di lentiggini- disse Michael tranquillo ma Calum spalancò la bocca e Luke sorrise sornione.
-Ci piace qualcuno, Mikey?- lo stuzzicò Luke maliziosamente, Michael gli diede una manata sulla spalla -Chiudi il becco, Hemmings- lo ammonì Michael imbronciato -Nina mi ha detto che siete usciti insieme- lo incalzò il biondo imperterrito -Ma tu con la Benelli ci scopi anche o parlate solo di me e della Funkle?- gli chiese irritato il ragazzo buttando via la sigaretta.
Luke lo guardò imbronciato -Non ci credo- disse Calum divertito -Luke Hemmings, l'unico ragazzo capace di farsi l'intera squadra delle cheerleader in una settimana, non ha mai...- -No- tagliò corto Luke le cui orecchie avevano raggiunto il rosso carminio. Michael ridacchiò, felice di aver spostato l'argomento su Luke che stava tentando di difendersi dalle frecciatine di Calum che stava letteralmente ululando dalle risate. -Non credere che mi sia dimenticato di te, insgamabile innamorato- disse Luke dopo aver lanciato addosso a Calum una manciata di patatine -Chiudi la bocca Hemmings- ripetette Michael -A. Me. Non. Piace. Bridget. Funkle.-

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Potete ammazzarmi e avreste completamente ragione ma vi giuro che avrei aggiornato molto volentieri ma non ne ho avuto né i mezzi né il tempo: computer che non andava e sono andata piuttosto male a scuola, purtroppo. Sono stati tre mesi di silenzio quindi non pretendo che torniate tutte a recensire e non so nemmeno se la storia rimarrà coerente perché sono successe delle cose che mi hanno cambiata e poi in generale l'estate influiva molto sul mio stile.
Spero vi piaccia e che riconosciate i miei Bridget e Michael che vi vogliono ancora tanto bene anche se si lanciano cibo a vicenda.

xxxLucy

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cleaning the canteen ***


Cleaning the canteen

-Funkle-
una voce risvegliò Bridget dal sacro torpore mattiniero che avvolge gli studenti tra le otto e le otto dieci quando sono già in classe ma il professore deve ancora entrare. -Che caz... oh- Bridget mise a fuoco il viso del ragazzo davanti a lei -ciao Adam- borbottò impacciata.
Solitamente non le importava molto di chi la guardasse o meno ma il naso era ancora gonfio e Adam era pur sempre uno dei i “tipi giusti” della scuola.

-Hai preso a cazzotti qualcuno, oggi?- le chiese beffardo ma sorrideva mettendo in mostra lo smiley -Molto divertente- rispose Bridget acida -lui è messo peggio, tranquillo- aggiunse ironica, Adam rise. -No, sul serio... ti fa male?- chiese il ragazzo sedendosi nel posto di Nina -No, figurati- mentì Bridget forzando un sorriso.
Il giorno prima aveva fatto una scenata enorme davanti a sua madre di come sembrasse la figlia brutta di Sherek e di come non volesse presentarsi a scuola in quelle condizioni.
-Bugiarda- le disse bonariamente Adam con un ghigno, lei rispose con una smorfia e lui rise ancora.
-Dopo hai da fare?- le chiese -Dopo tipo...?- domandò Bridget confusa, era un tentativo di flirt? Come si faceva a flirtare? Avrebbe dovuto leggere il libro che Nina le aveva regalato per i sedici anni... -Dopo pranzo, hai da fare?- le chiese Adam tranquillamente. Ok, quello era un invito ad uscire, Bridget, reagisci come un normale essere umano. Ma prima che potesse aprire bocca per parlare una testa turchese spuntò davanti ai loro occhi.
-Veramente sì- L'omicidio era legale in quali paesi?-ha da fare con me in mensa- disse Michael volutamente ambiguo con un ghigno da bambino dispettoso. In quel momento entrò la Ringle con il solito “ciccheteciacchete” dei tacchi anni 50' e Adam con tre falcate raggiunse il suo posto nell'altro lato della classe, vagamente imbronciato.

-Clifford, al suo posto, prego- trillò la professoressa, Michael le fece un insopportabile occhiolino per poi sedersi di fianco a Rebecca Chang. -Ora mi giro e gli strappo dalla faccia quel sorrisetto compiaciuto- borbottò Bridget un po' troppo ad alta voce, Nina ridacchio e Michael sbuffò una risata.
-Silenzio!- sbottò la Ringle irritata per poi iniziare la sua lezione soporifera.

Bridget cercava di ignorare il sorriso soddisfatto di Michael che le penetrava il cervello con impertinenza e le occhiate da cucciolo abbandonato di Adam e per la prima volta in vita sua sentì un improvviso ed enorme interesse per la matematica e per i capelli biondo platino della Ringle che predicava una qualche formula algebrica.

 

-Questi per te- Miss Spencer, un'abbondante donna sulla cinquantina, le consegnò dei guanti di lattice rosa -e questi per te- fece lo stesso con Michael che se li mise arricciando il naso.
-Ci sono venti tavoli più il pavimento e la cucina, lì ci sono i vari detersivi ed il mocio... buona fortuna!- disse con un sorriso con un incisivo d'oro e che mancava di un canino -Grazie- rispose Bridget incerta, quella donna era davvero repellente.

-Non doveva aiutarci?- protestò Michael arricciando ancora più il naso alla vista dei tavoli sporchi, Miss Spencer rise sputacchiando ed uscì dalla mensa zoppicando baldanzosa.
-Fantastico- disse Michael acido -davvero fantastico, sempre stato il mio sogno grattare... grattare...- balbettò gesticolando nervosamente -Merda?- suggerì laconica Bridget con una smorfia di disgusto prima di spruzzare del detersivo sul tavolo più vicino.
-Sì, esatto- disse Michael lagnandosi mentre si avvicinava al carrello dei detersivi.
Un silenziò calò nella stanza mentre fuori si sentiva il chiacchiericcio degli studenti in cortile, a Bridget non dispiaceva per niente non sentire le battute taglienti di Michael anzi, c'era in lei un piacere perverso nel vederlo così schizzinoso di fronte a delle semplici macchie di cibo.
Lei e Grace pulivano spesso la cucina del ristorante degli zii per racimolare qualche soldo durante le vacanze e Bridget aveva scrostato macchie ben più schifose e indefinite.
-Sei sicura che Sun non ci stia provando, spezzacuori?- Ovviamente, perché sarebbe dovuto stare zitto? -Mi sa che devi imparare a distinguere un palese tentativo di flirtare da una chiacchierata tra amici- continuò Michael con il solito tono beffardo, si doveva essere annoiato di grattare tavoli.
-Chiudi la bocca, Clifford- lo rimbeccò Bridget dopo aver finito l'ultimo tavolo – e anche se fosse non sono affari tuoi- aggiunse, Adam era un ragazzo carino e non era male avere un po' di attenzioni senza prese in giro aggiunte.
-Dico solo che non è carino uscire con più di un ragazzo contemporaneamente- disse Michael con tono innocente mentre prendeva in mano il mocio come se fosse un oggetto mai visto prima -ma se vuoi fare un po' la zoccola non sarò certo io a fermarti- Zoccola a chi?! -solo... avvertimi se vuoi allargare il giro- aggiunse impertinente pizzicandole il fianco sinistro e facendole l'occhiolino.
-Sei un essere disgustoso, Clifford, sul serio- disse Bridget allontanandosi con un salto dal ragazzo con uno squittio di sorpresa, Michael scosse la testa e rise sornione.
-E poi mi sembra che oltre ad Adam non ci sia nessun altro quindi zoccola lo vai a dire a qualcun altra...- aggiunse irritata, un lampo di malizia si aggiunse ai riflessi degli occhi turchesi di Michael -Abbiamo dormito insieme, Bridget... questo non fa di me un secondo?- le chiese -Cooooosaaa? Fermo. Quando? Dove? Cosa? Coooosaa?- strillò Bridget con una nota di panico nella voce, Michael rise e le si avvicinò -Ti piacerebbe, Funkle- le soffiò all'orecchio.
Bridget gli tirò istintivamente un pugno sulla spalla ma dentro di sé tirò un sospiro di sollievo perché non sarebbe stata una cosa così impossibile; dopotutto lui aveva dormito una sera a casa sua...
Michael rise -Ma non credere che non ti abbia visto mangiare il gelato (il gelato a novembre, Cristo Bridget) con quel rispettabile giovanotto... come si chiama?- le chiese impertinente iniziando a pulire per terra. Bridget esplose in una risata, la sua intuizione del giorno prima era giusta, quindi -Dio, Clifford quanto sei stupido!- esclamò -Ashton è il ragazzo di mia sorella Grace, deficiente- si fermò un attimo, Ashton non era più il ragazzo di sua sorella... -L'ex ragazzo di Grace- si corresse e si complimentò con sé stessa per aver mantenuto lo stesso tono spavaldo.
Michael tentò di mascherare la sorpresa ma non ci riuscì -La prossima volta chiedi invece di farmi diventare un bersaglio da tiro a segno- aggiunse acida prima di ritirarsi nelle cucine.
-Va bene... scusa- borbottò Michael con un certo disappunto -Non ti ho sentito!- urlò Bridget con tono canzonatorio -Scusa, insopportabile ragazzina di dieci anni!-

 

-Funkle!- Adam la raggiunse, i capelli tutti spettinati ed un sorriso imbarazzato sulle labbra.
-Non serviva mi aspettassi- disse Bridget sorpresa -potevi andare a casa- Adam alzò le spalle -Non avevo molto da fare...- disse strascicando il piede sulla ghiaia.
Bridget rise, lo trovava molto buffo da impacciato; era abituata a vederlo sicuro di sé, spavaldo quasi fino all'irritazione. Ora era di fronte a lei e non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi.

-Ora sono un po' stanca, ci vediamo domani?- chiese lei, non stava mentendo; aveva solo una grande voglia di entrare nel suo letto e dormire fino alla mattina dopo.
-Esci con me domani?- le chiese Adam, era sincero, chiaro e terribilmente carino, non sapeva cosa la frenasse dal saltargli letteralmente addosso.
-Sì, penso di sì- rispose incerta Bridget -Pensi?- chiese Adam con un sorriso anche se si capiva che non era la risposta che voleva -Domani esco con te- disse Bridget con più sicurezza. Adam le fece un largo sorriso e si chinò per darle un bacio sulla guancia -A domani-.
Lei rimase lì, immobile e notò solo due occhi turchesi che la fissavano attraverso il fumo di una sigaretta.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Donzelle!
Fatemi sapere che ne pensate e grazie mille alle due recensitrici(?) vivibi a presto
xxxLucy

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2704181