La primavera nei tuoi occhi

di shinepaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blue ***
Capitolo 2: *** Sotto la pioggia ***
Capitolo 3: *** Rabbia ***
Capitolo 4: *** Snob ***
Capitolo 5: *** Solitudine ***
Capitolo 6: *** Amici ***
Capitolo 7: *** Timidi sentimenti ***
Capitolo 8: *** Un posto speciale ***
Capitolo 9: *** La leggenda dei fiori blu ***
Capitolo 10: *** Primo bacio ***
Capitolo 11: *** Flashback - Cass ***
Capitolo 12: *** Flashback - Romeo ***
Capitolo 13: *** Mossa sbagliata ***
Capitolo 14: *** Scusa ***
Capitolo 15: *** Temporale ***
Capitolo 16: *** Flashback - Cass ***
Capitolo 17: *** Ti amo ***
Capitolo 18: *** Ti amo ***
Capitolo 19: *** I fiori del destino ***



Capitolo 1
*** Blue ***


Ehm, non so come iniziare questo racconto. Be', comincerò col presentarmi, allora. Mi chiamo Romeo, sì, Romeo come quello di Shakespeare, e ho 15 anni. Di media altezza, capelli neri mossi e occhi grigi. Proprio così, grigi come il pelo di un topo. Sono uno dei ragazzi più popolari della scuola e parecchie ragazze mi sbavano dietro, ma io non sono interessato. 

A parte una... ma non voglio svelarvi nulla... 

Un paio di grandi e tristi occhi castani mi fissano intensamente dal fondo dell'aula. Questa cosa mi infastidisce parecchio e allo stesso tempo mi dà i brividi. 

Il paio di occhi castani appartengono a Cassandra, una strana ragazza della mia classe. Strana perché si dice che abbia avuto parecchi problemi in famiglia e abbia anche pensato di suicidarsi, ma non ha provato a farlo. Nessuno le vuole stare accanto e lei sembra gradire la solitudine. Inoltre non le piace il suo nome e si fa chiamare Blue. Non ne capisco il motivo, dato che non ha gli occhi blu, né, chessò, una ciocca di capelli tinta di quel colore. Oltretutto il blu non le piace. Ora che ci penso, non so cosa le piaccia. 

Anzi, una di sicuro la so. Io. 

Dall'anno precedente è innamorata di me, questo lo so bene. Ma io me ne sono sempre tenuto alla larga, per via di tutte le storie che circolano su di lei. 

Continua a fissarmi, è uno sguardo penetrante eppure ha stampata in viso un'espressione da cucciolo abbandonato che non ne comprende il perché, insomma, implora il mio amore.

"Dovresti smetterla di pensare a lei, Romeo" sussurra una vocina ma io non riesco a decidere se ascoltarla o no.

"Potrebbe essere pericolosa" continua la voce, e io penso che mi piace l'avventura e il rischio...

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Capitolo 2
*** Sotto la pioggia ***


Mi sveglio male, con una fitta alla spalla. La sveglia è per terra, il bicchiere d'acqua che tengo sul comodino è in mille pezzi e il contenuto riverso sul pavimento.
Guardo l'ora: le 7: 50.

"Ehi..." fa la vocina. Aspetta... che? Le 7: 50?! Sono in ritardo, in ritardo stratosferico! Mia madre è già al lavoro e mio padre chissà dove. Mia sorella maggiore, Veronica, è impegnata al cellulare con le amiche.

Afferro una brioche e la sbocconcello mentre mi vesto. Forse ce la faccio a prendere il bus... corro fino alla fermata, dove esso sta partendo proprio in quel preciso istante! Sventolo in aria un braccio, così forse l'autista mi noterà e mi farà salire. E nella foga del momento, non noto qualcuno che sta correndo nella mia stessa direzione, e gli vado a sbattere contro.

- Ow! - esclama massaggiandosi la fronte.

- Ggh - stringo i denti, la spalla mi pulsa dolorosamente. Alzo lo sguardo, mentre leggere gocce di pioggia iniziano a cadere annebbiandomi la vista.

- S-scusa, non ti avevo... oh. Cas- cioè... scusa Blue, non ti avevo vista arrivare - dico, imprecando contro me stesso per essere rimasto lì invece di tentare di inseguire il bus. Ma ormai è fatta.

"Perché diavolo ti stai scusando con lei?!" dice la vocina e penso che non ha tutti i torti.

"Ormai non posso più andarmene, non sono un maleducato" le rispondo mentalmente.

- No, scusa tu - borbotta lei lugubramente.

Iniziamo a camminare sotto la pioggia, in silenzio. Lei ogni tanto mi sbircia di sottecchi, mi chiede con gli occhi di fare la prima mossa e parlare. Ha nello sguardo quella luce scintillante che posseggono tutte le persone innamorate, ed è strano vederla nei suoi occhi. So bene che lei non inizierà mai il discorso e, be', preferisco la sua compagnia (nel senso di chiacchierare) al rumore della pioggia.

Parliamo un po' e noto che Cas- cioè Blue, è in realtà molto simpatica ed intelligente. Per la prima volta, stira il viso in una smorfia che dovrebbe essere... un sorriso? E subito, con questo gesto, mi tornano alla memoria ricordi sopiti, di un me bambino che gioca con un'altra bambina, che sorride gioiosamente, ed ha lo stesso sguardo luminoso di Blue.

"Non può essere lei", la vocina ha ragione. Decido avventatamente di chiederle una cosa:

- Ehi, Blue. Che ne dici un giorno di questi di venire al nostro tavolo e pranzare con noi? - le domando fingendo spensieratezza. Lei non appare minimamente stupita. Si morde il labbro e risponde brevemente:

- Ci penserò -.

- Ci conto! - rispondo, ammiccando, e fradici entriamo in classe.

"Tu sei pazzo" esclama la voce. E per una volta ciò che penso è "Stai zitta".

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Capitolo 3
*** Rabbia ***


È appena cominciata la ricreazione e Blue è già sparita. Come fa ad essere così veloce quella ragazza? Una strana agitazione mi sprona ad andare a cercarla. Faccio il giro di tutta la scuola senza trovarla. Mi resta un solo posto dove può essersi cacciata, allora. E difatti in biblioteca la trovo, seduta al tavolo, che studia con aria interessata. Scosto la sedia di fianco a lei e mi siedo.

- Ciao, Blue - la saluto. Lei alza lo sguardo, sgranando appena gli occhioni castani:

- Ah, sei tu... - borbotta, assorta. Io non demordo.

- Che ci fai qui? - le chiedo, anche se è stupida come domanda e la risposta palese.

- Leggo - risponde lei, spiccia.

- Questo lo vedo - sottolineo - e cosa leggi? - le chiedo ancora.

- Un libro di fisica - spiega, senza degnarmi di un briciolo di attenzione. Questo mi irrita, senza alcun ragionevole motivo. Le afferro un polso e avvicino il mio viso al suo. Lei mi fissa allibita, poi dice cupamente:

- Non fare così. - e riprende a leggere. La campanella trilla, irritandomi ancora di più.

- Bene... allora ciao, Blue - dico stizzito.

- Ciao - risponde lei, impassibile. Quella ragazza mi stava facendo perdere le staffe senza neppure provocarmi, con la sua calma e compostezza.

- Vieni al nostro tavolo oggi, okay? - lo dico con calma, cercando di sembrare dolce e non isterico.

- Può darsi - lei arrossisce leggermente ma non si scompone. Io mi volto e me ne vado, mentre la vocina strilla "Che stai facendo?!" e io le rispondo rabbiosamente " Va' al diavolo!".

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Capitolo 4
*** Snob ***


È ora di pranzo. Il mio gruppo di amici, cioè tutti i ragazzi e le ragazze più popolari della scuola, mi raggiungono. Victoria, la ragazza più bella della scuola, mi mette  sensualmente un braccio attorno alle spalle.

- C-co... - sto per chiederle, ma lei inizia a parlare:

- Ehi, Romeo... sai, oggi ti abbiamo visto con quella sfigata, quella strana... stavate parlando, voi due soli, in biblioteca... - mi dice, e nella sua voce colgo una vena di disprezzo e odio.

Victoria è alta e magra, con lunghi capelli biondi e lucidi, e due occhi freddi, azzurri. È completamente diversa da Blue anche di carattere.

"Perché stai paragonando lei a quella?" mi chiede la vocina disgustata. "Inoltre, conosci Victoria da molto più tempo. Sai bene che è divertente, simpatica, bella, e popolare... e di quella cosa sai? Ti sembra simpatica ma è pericolosa, bello!" la vocina è carica di cattiveria e mi domando se lei faccia davvero parte di me.

- Oh, ma taci!  - sbotto infuriato ad alta voce e i miei amici mi guardano sorpresi.

- S-scusate - dico, guardando Victoria che ha uno sguardo inviperito.

- È meglio che ti dai una calmata, Romeo - dice, sta già pensando a come vendicarsi di Blue.

"Non è che ti stai innamorando di lei?" dice la vocina, conciliante e al tempo stesso maliziosa.

"Neanche per sogno!" ribatto, mentalmente stavolta.

- Andiamo in mensa, ragazzi - dico e tutti annuiscono. Mentre camminiamo, noto Blue, che ha il viso sprofondato in un libro.

- Pssst! - le faccio, e lei alza gli occhi, incontrando i miei. Le faccio segno di unirsi a noi. Lei scuote la testa, testarda. Mi schiarisco con nonchalance la gola e inizio a parlare ad alta voce:

- Ehi Blue! Vuoi venire a pranzare con noi al nostro tavolo, oggi? - le domando allegramente. I ragazzi rimangono impassibili, mentre le ragazze fanno smorfie disgustate, e Victoria le lancia uno sguardo al vetriolo.

- No grazie - declina Blue, ignorando le smorfie e gli sguardi malevoli che le vengono lanciati. E per la seconda volta nella giornata, perdo le staffe e le lancio uno sguardo stizzito.

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Capitolo 5
*** Solitudine ***


Io e i miei compagni ci sediamo ad un tavolo grande e colorato, di plastica. Ognuno prende da mangiare un sacco di cibo da fastfood, hamburger, patatine fritte e Coca Cola. Io li imito allegramente, e mangiamo chiacchierando e ridendo rumorosamente.

Lasciando correre lo sguardo per la mensa, vedo tanti tavoli occupati da due o tre persone: solo uno è occupato da un'unica ragazza, Blue. Davanti a sé ha una bottiglietta d'acqua, un'insalata, un panino semplice e una mela. Mi mette addosso una tristezza e una solitudine ineccepibili.

"È lei che ha deciso così" osserva piccata la vocina; "Sì ma..." provo a ribattere... ma so che è inutile.

Finito di pranzare, ognuno se ne va per conto suo. Io ne approfitto per prendere una barretta al cioccolato, che mi ficco in tasca, poi raggiungo Blue. Vicino a lei c'è Victoria che le sta sussurrando qualcosa all'orecchio: so che è sbagliato origliare, ma mi avvicino lo stesso.

- ... non farti strane idee su Romeo. Tu e lui avrete anche fatto conoscenza, - sottolinea "conoscenza" con cattiveria - ma non pensare che lui proverà mai qualcosa per te! Forse ti userà per un po' e poi ti abbandonerà... perché lo sai bene anche tu che nessuno ti amerà mai - Blue rimane impassibile ma vedo che ha gli occhi pieni di lacrime. Victoria non lo nota ma ha uno sguardo trionfante, sa di aver colpito a fondo. Non posso credere che le abbia detto delle crudeltà simili.

"Non ti abbandonerò mai Blue, lo giuro" questo pensiero si fa vivido nella mia mente e non tento di scacciarlo.

Non so ancora cosa provo per lei, ma voglio essere la persona che le farà tornare il sorriso, anche se non so se potrò darle ciò che desidera.

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Capitolo 6
*** Amici ***


Raggiungo Blue al tavolo. Sbatte le palpebre come se la luce del sole fosse troppo forte, ma io so bene che sta cercando di non piangere. Mi siedo accanto a lei, silenziosamente.

Lei mi lancia un'occhiata veloce, poi singhiozza:

- Vai via - scoppiando in lacrime. Non so nemmeno io cosa sto facendo, eppure la abbraccio.

- Shh, va tutto bene - le dico stringendola a me: nonostante la felpa, il suo corpo è gelido.

- R-romeo... è stato... così crudele... - sento le sue braccia avvolgere il mio corpo in una stretta debole.

- Lo so. Lo so - cerco di avere uno tono rassicurante.

La tengo stretta a me finché non si calma, poi lei si asciuga le lacrime, staccandosi dall'abbraccio:

- Mi dispiace, è imbarazzante... - ridacchia fra le lacrime guardando la mia maglietta bagnata.

- Non fa niente - sospiro - Blue.

Sento che devo darle una certezza, mi sento in dovere di dirle che su di me può contare.

- Blue, ti puoi fidare di me - non so bene come dirglielo, e quando sto per farlo, lei mi interrompe:

- Chiamami Cass. Lo permetto solo ai miei... amici più cari - dice guardandomi timidamente.

- Amici? - e allungo una mano:

- Amici - conferma stringendola.

- Blu- cioè, Cass, io... ti prometto che non ti abbandonerò, mai. E se lo farò, avrai tutto il diritto di odiarmi - le parole mi escono da sole, inarrestabili. Lei mi lancia uno sguardo di soppiatto e poi per la prima vera volta mi dona un sorriso radioso.

- Tieni, ti ho portato questa - dico, porgendole la barretta che si è quasi sciolta.

- Grazie - il suo sorriso si fa ancora più grande mentre inizia a sgranocchiarla.

"Che sia grazie al potere del cioccolato?" mi chiedo.

"No, idiota. Sei tu. È grazie a te che sta sorridendo, cretino." questa volta anche la vocina sorride, e io non posso che essere d'accordo.

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Capitolo 7
*** Timidi sentimenti ***


Io e Cass siamo diventati parecchio amici. Anzi, sarà avventato affermarlo, ma la nostra amicizia è molto solida. Passiamo molto tempo insieme e ho iniziato a trascurare un po' i miei "amici", a parte Leo e Sam. Loro sono i miei migliori amici da tanto tempo e non hanno una "particolare" opinione su Cass.

- Per me, amico, puoi uscire con chi ti pare, basta che non ci abbandoni - dice Sam dando un gran morso al suo panino.

Io lo guardo scioccato:

- Ma noi non stiamo uscendo insieme! - esclamo.

- Però le piaci - commenta a bocca piena, scandendo bene le parole.

- Mmm... vabbe', ragazzi, devo andare. Cass mi aspetta per studiare insieme - dico, e mentre mi allontano sento loro che mi sfottono:

- "Cass mi aspetta per studiare insieme" gné gné - Leo e Sam si divertono un mondo - "Se non mi sbrigo farò arrabbiare Cass", "Oggi mangio con Cass"... Cass di qui, Cass di là... eccolo, il cagnolino! - mi stampo un sorriso da squalo sul volto e grido:

- Vi ho sentiti! - mentre loro borbottano innocentemente di altro.

- Cass! Eccomi! - grido, anche se in biblioteca è vietato. Tutti mi fissano, soprattutto le ragazze, ed io arrossisco imbarazzato. Okay, forse mi sto comportando un po' troppo come se fossi... il suo ragazzo? Ma io oltre all'amicizia ancora non so cosa provo per lei...

Lei esibisce quella smorfia contorta che è il suo modo di sorridere, ma i suoi occhi sono incerti.

- Ti stanno guardando tutti - bisbiglia.

- Lo so. Non avrei dovuto gridare in quel modo... - rispondo guardandomi attorno. Blue apre un libro e mi segno di leggere con lei. Leggiamo per un po' in silenzio, con i volti piuttosto vicini, tanto che riesco a sentire il suo fiato caldo sulla mia guancia. Fingo di leggere e intanto mi concentro sul suo respiro: è irregolare e accelerato.

- Stai bene? - le chiedo con sguardo indagatorio. Lei ansima:

- Sì - risponde.

- Blue - il mio tono la ammonisce di dirmi la verità.

- È tutta colpa tua - sussurra lentamente ma abbastanza forte perché io colga le sue parole.

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Capitolo 8
*** Un posto speciale ***


Guardando un libro di fiori con Cass ho notato un'immagine molto bella, di fiori particolari. La scritta sottostante dice invece che sono piuttosto comuni e diffusi come piante ornamentali. Fissandoli mi è tornato alla mente di un posto speciale di cui mi parlava sempre la nonna.

È un posto molto bello, poco distante dal mare ma protetto dall'unica montagna che abbiamo, in cui crescono dei fiori molto rari e dall'incantevole bellezza.

Ci penso un po' su. Poche persone conoscono quel luogo, è quasi magico! Mi piacerebbe tanto portarci Cass, di sicuro ne sarebbe entusiasta.

"Ehi, amico, questa cosa non ti sa un po' tanto di appuntamento?" la voce è noiosa come sempre:

"No" è la mia risposta (mentale) decisa.

- Sai Cass... stavo pensando, quando ti va, una sera... vorresti venire in un posto speciale qua vicino che conosco piuttosto bene? - le chiedo con un sorriso.

Lei mi guarda come se non credesse alle sue orecchie:

- Mmmm... sì, va bene, ma perché proprio di sera? - i suoi occhi brillano ed esprimono curiosità.

- B-e'... - la voce mi trema leggermente - perché... ti voglio mostrare una bella cosa... - cerco di non lasciarmi scappare nulla.

- Ah sì? E cosa? - ora sta proprio morendo dalla curiosità.

- Sorpresa! - la mia risposta non soddisfa il suo bisogno impellente di sapere, ma io già pregusto la serata magica che passeremo.

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Capitolo 9
*** La leggenda dei fiori blu ***


Dai racconti della nonna:

"Circa duemila anni fa, un giovane eroe, Mack, vagava alla ricerca di un posto dove vivere. Dopo tanto girovagare, era passato l'autunno e l'inverno, anche la primavera, ed ora era estate, trovò una pianura che soddisfaceva le sue esigenze.

Prima di popolarla, però, decise di esplorare le sue nuove terre, a cavallo. Il suo destriero, Silver, era speciale: era un cavallo selvaggio, dal manto argentato come gli occhi del suo cavaliere, che Mack aveva catturato ed allevato da quando era un puledro, il più bello della mandria.

L' eroe era già in viaggio da parecchio tempo, e la stanchezza, la fame e la sete cominciavano a farsi sentire. Raggiunse una radura protetta da una montagna il cui picco era innevato. Nella radura c'erano parecchi fiori di varie dimensioni, e in fondo uno uguale agli altri, ma enorme rispetto ad essi.

La parte sotto dei fiori era blu notte, mentre i petali erano bianchi, con una striscia dorata nel mezzo. Ognuno era coperto da un lieve strato di neve, nonostante fosse estate.

Era il tramonto e la maggior parte dei fiori era semichiuso, alcuni erano boccioli, ed il più grande era totalmente sigillato, chiuso su sé stesso.

Mack si avvicinò e sfiorò delicatamente i petali del grande fiore, e quello si schiuse, rilasciando una polverina dorata che si sparse nell'aria brillando come la fioca luce delle lucciole, ed un po' gli rimase sulle dita.

Più tardi, al crepuscolo, Silver era stanco ed assetato, ed anche Mack. L'eroe camminò insieme al suo cavallo, fino ad arrivare al mare, che spumeggiava tranquillamente. Mack pensò di essere davvero fortunato.

Per anni molti si chiesero dei fiori blu, finché non fu ritrovato un antichissimo libro che svelava il loro (magico) mistero.

Dal libro ritrovato:

"I fiori blu sono una specie molto rara e particolare. Il clima dove crescono è sempre mite ma con inverni rigidi, in quanto il gelo li aiuta a crescere. Si può notare perfino in estate la neve perenne su di loro. Non hanno una dimensione media, e sono sempre chiusi/socchiusi, fino a che non accade un evento che unisce due cuori. La schiusa avviene però solo in primavera/estate. Il tempo vita di questi fiori dipende sempre dal grande fiore. Il grande fiore è il più grande che sia mai stato visto di codesta specie. È sempre chiuso, la sua schiusa avviene solamente in primavera: per avvenire, una persona speciale deve toccare i suoi petali sigillati. Se ciò accade, la vita del fiore dipenderà da quella della persona. Il fiore può vivere fino a tremila anni senza trovare la persona dalla quale dipenderà. Trascorsi tremila anni esatti, il fiore morirà in un unico istante. La ricrescita è molto lenta e spesso impossibile, in quanto un grande fiore giovane necessita di temperature polari."

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Capitolo 10
*** Primo bacio ***


Una strana eccitazione mi pervade. Stasera esco con Cass. La porto a vedere i fiori blu. Sono sicuro che le piacerà. E poi, se avremo tempo, la porterò al mare.

"Stai parlando come se fossi innamorato" mi fa notare la vocina.

"Ops" è la mia risposta mentale, e altrettanto mentalmente arrossisco.

Non voglio dare strane impressioni a Cass: mi infilo una felpa, i jeans e delle scarpe semplici, poi mi sistemo velocemente i capelli.

Alle 19:00 vado a suonare alla sua porta. Lei ha i capelli arruffati e indossa un vestito blu notte.

- Wo-...- la mia bocca non obbedisce e rimane spalancata ad "o".

- Che c'è...? - Cass mi rivolge uno sguardo smarrito.

- Niente. Sei favolosa - dico, per poi realizzare ed arrossire. Anche lei diventa rossa. Saliamo in macchina, ci accompagna un mio amico.

- Buona fortuna - mi dice mentre scendiamo, facendomi l'occhiolino.

Io mi passo una mano fra i capelli, poi sento Blue strattonarmi la felpa:

- Vieni sì o no? - mi chiede con un grande e vero sorriso.

- Ma certo! - rispondo con entusiasmo. Camminiamo fino alla radura ed ogni tanto le nostre mani si sfiorano, mentre una calda sensazione si sprigiona selvaggia nel mio stomaco. Cass, di fianco a me, ansima.

- Siamo arrivati - dico, sfiorandole una mano. Lei sobbalza, poi sorride forzatamente. Appena vede i fiori, resta a bocca aperta.

- Wow... quanti ricordi... - il suo tono nostalgico le stampa un sorriso dolce sul viso.

- Eri... eri già stata qui? - la mia voce imprime involutamente una nota di delusione. Lei sembra persa nei ricordi.

Scuote leggermente la testa, poi risponde:

- Sì... sì. Quando ero bambina, la nonna del mio migliore amico ci portò qui. E fu qui che trovai Conall... nascosto da un fiore... - Cass si perde ancora nei ricordi, (flashback nel prossimo capitolo) e ritornano pure alla mia mente.

Ma, no, è impossibile, Blue non può essere la bambina con cui giocavo quando ero piccolo, io non posso essere quel bambino "il mio migliore amico" di cui parla Cass. Non posso essere io. E poi chi o cosa è Conall?

- Ehi Cass, tu la conosci la leggenda dei fiori? Sai che il primo colonizzatore della pianura era un mio antenato? Si chiamava Mack e aveva gli occhi grigi come me... - inizio così a raccontarle la leggenda (capitolo 9). Lei mi fissa, allibita.

- Che c'è? Ho... un insetto in testa,  per caso? - le chiedo.

- No. No... - risponde lei, sembra riflettere. - Ti posso raccontare una cosa, Romeo, e prometti di non dirla a nessuno? - è serissima, accigliata. Annuisco silenziosamente. Lei si inumidisce le labbra, poi comincia.

- Era il 22 marzo, secondo giorno di primavera e mio compleanno, - fa una pausa ed io mi annoto mentalmente la data - ancora non ti... ehm, conoscevo - capisco benissimo cosa sottintenda - ero venuta qui, triste, a cercare un po' di serenità tra questi fiori, e a chiedere qualcosa di bello, a sperare in un anno migliore. Be', dopo essermi sfogata, mi sentii irresistibilmente attratta dal Grande Fiore. Mi chiamava, mi implorava di avvicinarmi. Così lo ascoltai, e sfiorai i suoi petali, ed il Fiore si schiuse - Cass mi guarda.

- Lo so che ora non mi crederai - borbotta abbassando lo sguardo:

- Perché non dovrei? Ho sempre pensato che tu fossi una persona speciale - rispondo sinceramente.

- Non è vero - risponde lei imbarazzata, poi tira un calcetto a una pietra, ma scivola e cade sul sedere. Mi fissa stupita, poi entrambi scoppiamo a ridere.

Le allungo una mano per aiutarla a tirarsi su: lei la afferra e io in un attimo la tiro verso di me. Ci ritroviamo praticamente abbracciati, lei con le mani sul mio petto e io che le tengo un polso. Ha il viso rivolto verso di me, la luna risplende già alta nel cielo, illuminandole gli occhi che si fanno grandi grandi, e i fiori, con la loro polvere dorata nell'aria, si schiudono tutti delicatamente. Tutto succede in un battito di ciglia. Il mio viso copre la distanza con quello di Cass e la bacio. Le sue labbra sono morbide, anche se si percepiscono alcuni tagli che si procura mordendosele. Dopo un minuto che sembra un'eternità ci stacchiamo, è già tardi e domani abbiamo scuola.

- Romeo... - so che lei vorrebbe spiegazioni, ma io la rassicuro:

- Shh, è tardi, parleremo domani - e in religioso silenzio saliamo in macchina, dove il mio amico ci sta aspettando. Mi lancia uno sguardo malizioso, mentre noi guardiamo fuori dal finestrino.

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Capitolo 11
*** Flashback - Cass ***


Dai ricordi di Cass:

"Sono tanto, tanto triste. La mamma non smette un attimo di piangere, e io per non farla preoccupare piango solo di notte, con il viso affondato nel cuscino. Ho davvero paura che sia colpa mia, mamma e papà litigano sempre e spesso si arrabbiano anche con me, oppure mi mandano dalla nonna. Lei è tanto buona, mi dà i biscotti o le caramelle che a casa non posso mai mangiare, mi lascia giocare nel suo grande salotto, la nonna ha una grande e vecchia casa "giapponese", e un po' di tempo fa aveva anche un grasso gatto rosso, Felix.

Spesso mi porta a giocare dal mio migliore amico, non abita molto vicino ma mi ci porta lo stesso.

Voglio un mondo di bene al mio migliore amico. Saremo amici per sempre, e non sarò mai triste finché lui sarà con me, lo giuro.

E poi mi ha fatto scoprire un posto bellissimo, dove ci sono tanti fiori blu. Quando sono dalla nonna spesso ci vado da sola. Mi fa sentire felice.

Oggi però non riesco ad essere felice. I miei compagni mi hanno preso in giro tutto il giorno e a casa mamma e papà mi hanno sgridata perché ho preso una brutta nota in matematica. Mentre litigavano fra di loro mi sono cambiata e sono uscita silenziosamente di casa. Ho camminato fino a casa della nonna, a volte piangendo, a volte no. Poi sono andata alla radura e lì ho pianto a dirotto. Mentre piangevo ho visto un'ombra nera sotto il Grande Fiore. Mi sono avvicinata ed è sgusciato fuori un cagnolino grigio scuro con il pelo morbido e scompigliato come i miei capelli al mattino. Ha fatto un piccolo ringhio, poi ha scodinzolato e mi ha leccato le lacrime facendomi ridere.

Mi ha mordicchiato le mani e ha cominciato ad inseguirsi la coda:

- Ahi! Che dentini! - ho aspettato che smettesse e poi l'ho afferrato.

- Da oggi ti chiamerò Conall - ho sussurrato annusando il suo forte odore di bosco. Ho sentito un fruscio ed è apparso il mio migliore amico.

- Ah. Sei qui - ha detto guardandomi attentamente con i suoi occhi grigi. Subito gli ho presentato il mio amichetto peloso.

- Non è un cane! - ha esclamato.

- E come fai a dirlo? E se non è un cane cos'è? - le domande non sono mai state il mio forte.

- Ma è ovvio, si vede! - ha iniziato a fare il saccente.

- Allora Mr. Saputello se non è un cane cos'è?! - sono sbottata, zittendolo.

- È un lupo... - il suo fare rassegnato mi ha irritato.

- E allora? - gli ho chiesto.

- Be', non puoi tenere un lupo in casa! - ha risposto con fare pratico.

- Sì che posso! Lo terrò dalla nonna! - mi sono impuntata.

Così tutti e tre siamo andati felicemente dalla nonna, che nonostante fossi sparita da cinque ore non mi sgridò e mi permise di tenere Conall. I miei genitori erano fuori di sé dalla preoccupazione tanto che non si arrabbiarono nemmeno e ricorderò per sempre il giorno in cui trovai il mio guardiano più fidato."

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Capitolo 12
*** Flashback - Romeo ***


Dai ricordi di Romeo:

"Un giorno che mi ricorderò per tutta la mia vita è quello in cui conobbi la mia migliore amica. Sembra incredibile che un bambino come me possa avere l'onore di essere amico di una bambina così.

Cioè, io sono basso, un soldo di cacio, magro come un grissino. Ho un viso piccolo e delicato, con due strani occhi grigi e i capelli neri che la mamma si ostina a farmi tenere a caschetto, le labbra piccole e rosse così tirate che mi fanno sembrare sempre imbronciato.

La mia amica invece è sì piccola ma non magra come me. Ha un bel viso femminile, con i capelli chiari, lunghi e lisci, e gli occhi grandi come quelli dei cuccioli, castani.

Tutti dicono che sembro un piccolo gentiluomo e sono davvero beneducato, ma lo faccio solo per fare bella figura con i miei genitori. Solo con la mia migliore amica mi comporto ancora meglio.

Il giorno in cui la incontrai, lei probabilmente non se lo ricorda. Stavo camminando pensieroso per la strada, e lei era lì, seduta sul bordo del marciapiede, che piangeva disperatamente. Non pensai che fosse una piagnona o una debole, semplicemente era una bambina tanto triste.

- Perché piangi? - forse non erano affari miei ma volevo aiutarla, per quanto mi fosse possibile.

- F-feeeelix! - disse singhiozzando ancora più forte.

Mi sedetti di fianco a lei e le misi un braccio attorno alle spalle:

- Cos'è successo? - ora ero proprio entrato nella mia parte di eroe che salva la principessa.

- L-la macchina... Felix sta-stava attraversando la strada *sigh* e la m-macchina non l'ha v-visto - spiegò. La abbracciai.

- Passerà. Ora ci sono io qui con te, per cui non piangere, okay? - la rassicurai.

- S-sei gentile - fu il suo commento mentre si asciugava le lacrime.

- Io sono Romeo - mi presentai. Lei fece un sorriso enorme, nonostante la tragedia che l'aveva appena sfiorata: - Ed io sono... -"

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Capitolo 13
*** Mossa sbagliata ***


Ho detto a Cass che avremmo parlato di ciò che è successo quella sera, ma sono passati tre giorni ed io evito accuratamente ogni accenno alla questione.

"Fifone" mi sfotte la vocina.

Gli occhi di Cass si sono fatti sfuggenti e le nostre conversazioni monotone. Mi sembra quasi che Blue stia cercando di evitarmi e questa cosa mi tormenta. Finalmente oggi ci ritroviamo soli e ne approfitto per parlarle.

- Cass. C'è qualcosa che non va? - le chiedo, guardingo.

- No, va tutto alla grande - il suo tono è volutamente sarcastico mentre pronuncia "alla grande".

- Stai cercando di evitarmi, dopo quello che è successo? - la mia domanda così diretta stupisce pure me stesso:

- Perché, è successo qualcosa? - la sua finta ingenuità, ma soprattutto il contenuto della sua domanda, mi feriscono profondamente.

- Per cui ciò che è successo l'altra sera per te non vale nulla? - mi accorgo che sto praticamente gridando.

- Calma. Perché ti stai arrabbiando tanto? Sono IO quella che dovrebbe arrabbiarsi! Hai detto che avremmo parlato, ma non mi hai spiegato nulla! E io non sapevo, non so cosa pensare! Ho immaginato di tutto! E mi sono anche chiesta se ti sei pentito di quel gesto! - adesso è lei a gridare. Ora sono mortificato.

- Cass... - ma lei mi interrompe:

- NO! Io non ho mai voluto innamorarmi di te! Non ho mai chiesto questi sentimenti! NON LI HO MAI VOLUTI! Ma li accetto... li accetto - l'ultima frase è quasi sussurrata, e dopo essersi sfogata i suoi occhi si riempiono di lacrime.

- ... - apro la bocca ma non ne esce alcun suono.

- No! No! Lasciami in pace! Vattene! - e piangendo corre via e tutto ciò che faccio io è allungare una mano, ma è già troppo lontana.

"Bravo, hai combinato un bel guaio" la vocina è insopportabile ma veritiera.

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Capitolo 14
*** Scusa ***


Cass mi ha evitato per tutta la settimana, ritornando alla sua solitudine strappacuore. Non posso sopportare ancora a lungo il suo sguardo amareggiato. È colpa mia. Solo che non riesco a far luce sui miei sentimenti.

Non è così semplice innamorarsi con un unico bacio. Non sto svalutando il nostro, anzi, è stato il migliore di tutta la mia vita se posso esagerare.

Blue mi lancia un'occhiata furtiva e contemporaneamente io mi giro ed incontro i suoi occhi. Se un tempo questi gesti mi davano i brividi, ora mi fanno sorridere. E così faccio.

Anche se siamo in mezzo alla lezione, esibisco un sorriso enorme e le faccio "ciao" con la mano:

- SIGNOR ROMEO! - la prof ha l'abitudine di dare del/la signore/a e tutta la classe sghignazza.

Cass mi fulmina con lo sguardo per averla messa in imbarazzo davanti a tutti e io le faccio l'occhiolino. Lei mi fissa scioccata, poi scuote la testa. Sento che le cose vanno un po' meglio.

Devo scusarmi io per primo, a tutti i costi.

"Ma è davvero colpa tua?" la vocina cerca di piantar grane.

"Sì!" rispondo, poi riesco a beccare Cass da sola.

- Erm...ciao - la conversazione non può cominciare meglio.

- Ciao - grugnisce.

- Senti... - lei mi fissa, poi adocchia il corridoio sgombro dietro di me.

- Ecco, io... volevo scusarmi per essermi arrabbiato e per non averti spiegato. Ti prego, non essere arrabbiata con me. Cass, io... non lo so q-quali sono i miei s-sentimenti per te, però quel bacio è stato il più bello di tutta la mia vita e-e... - un fiume di parole mi esce dalla bocca senza che io possa fermarle. Lei apre la bocca. Poi la richiude. Poi la riapre ancora.

Infine parla:

- No, sono io a scusarmi. Mi dispiace, non avrei dovuto gridare e fare una scenata del genere, così... fuori luogo. E, no, non sono arrabbiata con te, non più - le sue parole mi tolgono un peso dal cuore.

- Vieni qui - dico, spalancando istintivamente le braccia. Lei mi guarda, il naso arricciato come quello di un coniglietto.

- Dai, su, vieni - la sprono, e lei si avvicina. La afferro e la stringo forte in un abbraccio affettuoso. Dopo poco sento le sue braccia scivolare sulla mia schiena e stringerla delicatamente. Ci stacchiamo.

- Romeo... ecco... io... io... bacio bene? - l'espressione timida e imbarazzata con cui me lo domanda mi fa tenerezza.

Sorrido malizioso, sta morendo di curiosità ed imbarazzo:

- Sì - rispondo sorridendo.

I nostri occhi sono incatenati fra loro e sento di nuovo la calda sensazione allo stomaco. Il momento è così... romantico, fra di noi regna il silenzio, tanto che mi pare di sentire il battito forsennato di Blue.

"Ecco, va a finire che ora vi baciate di nuovo" la vocina mi interrompe mentalmente e Sam ci interrompe nella realtà:

- Scusatemi piccioncini, ma, Blue, ti vuole la preside - dice guardandomi maliziosamente, io sbuffo e le gote di Cass si arrossano.

- Ciaooo Sam - lo congedo. - A dopo Blue - inspiegabilmente, dicendolo, gli angoli della bocca mi si curvano all'ingiù, in una smorfia triste.

"That's amore! " giuro che un giorno ucciderò quella vocina con le mie mani!

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Capitolo 15
*** Temporale ***


Finalmente io e Cass abbiamo fatto pace. Litigare non è mai bello, ma perlomeno questo ha rafforzato il nostro legame. Sono davvero felice che le cose tra noi vadano finalmente bene e anche Blue lo è, ne sono certo.

Ogni volta che i nostri occhi si incontrano non posso che sorriderle e lei ricambia sempre il mio sorriso. Certe volte invece, guardandoci, una calda sensazione mi pervade lo stomaco e ritorno con la mente a quella sera. Anche Cass sembra avere lo stesso pensiero, ma nessuno di noi due ha il coraggio di fare la prima mossa.

Una settimana dopo...

È una mattina come le altre, e io sto barcollando assonato per il corridoio. Non so nemmeno io perché sono venuto a scuola così presto.

Vedo Blue che mi viene verso di me a passo spedito e testa bassa, sembrerebbe che abbia la faccia scura ma è troppo lontana per affermarlo con sicurezza.

Alzo una mano per salutarla:

- Cia-...! - lei mi raggiunge correndo e si aggrappa al mio petto con tutto il peso.

- Cass...? - sono piuttosto stupito.

- Oh Romeo! Mio padre così *sigh* all'improvviso ha deciso di traslocare! Non vuole nemmeno aspettare la fine della scuola! E non vuole traslocare da qualche altra parte qui in zona, ma in un'altra regione! - mi spiega, poi inizia a piangere disperatamente:

- B-be', tuo padre avrà i suoi motivi per q-questa decisione c-così improvvisa... - la mia voce trema.

- Ma non capisci?! Così ti perderò, un'altra volta! - esclama singhiozzando.

"Un'altra volta?" (flashback nel prossimo capitolo) la domanda mi sta a fior di labbra.

- E io non voglio, non voglio perderti! Senza di te, io sono nulla! - Cass non riesce a fermare il suo pianto isterico e sta iniziando a dire cose senza pensare.

- Cass, ora calmati. Per trovare casa ci vuole minimo una settimana, per cui cerchiamo di prendere tempo. Se non riusciremo a combinare nulla, costi quel che costi, parlerò io con tuo padre! Ma non fare stupidaggini! - la rincuoro, e lei sembra rassicurata, ma un lampo d'inquietudine le lampeggia negli occhi.

Un forte acquazzone si sta scatenando proprio questa sera. In apprensione, sto per mandare un messaggio a Cass, quando il mio telefono trilla in modo irritante. Legvo sul display: Sam.

- Ciao Sam! Che succede? Hai bisogno di qualcosa? - in quel momento vorrei saltare le cortesie e arrivare subito al dunque.

- Romeo! Finalmente ti trovo! - Sam sembra avere il fiatone, o comunque è nervoso.

- Sì, qua salta spesso la connessione e ci sono vari blackout... - spiego.

- Be', non importa! Il padre di Cass - "Il padre di Cass? Oh no..." penso - Il padre di Cass mi ha chiamato, dato che non ha il tuo numero... ed era quasi in lacrime! - Sam è affannato, non fa una pausa:

- Quasi in lacrime? Il padre di Cass? Impossibile! - rispondo, mi viene da ridere.

- Romeo! Ti sto dicendo la verità! Era disperato! - ora anche Sam lo è.

- E... uhm, perché? - chiedo. Quell'idiota di Sam fa una pausa proprio quando non dovrebbe:

- ... Sua figlia è sparita!

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Capitolo 16
*** Flashback - Cass ***


"È passato un anno da quando ho cominciato ad andare alla scuola privata. Mamma e papà hanno divorziato, e pochi mesi dopo la mamma è morta. Ora il peso della tristezza è insopportabile, e papà non mi aiuta. La nonna è andata a trovare la mamma e Jack poco tempo dopo.

Jack. Jack era mio fratello, e aveva 23 anni quando morì in un incidente d'auto. La mamma diceva sempre che mi amava più di ogni altra cosa.

Prima che Jack morisse, la mia famiglia era unita. La mamma raccontava sempre che il mio fratellone non si stancava mai di giocare con me quando avevo circa tre anni. Poi crebbi e lui diventò il mio insegnante: mi insegnò a scrivere, mi fece apprezzare la lettura e mi fece scoprire la mia passione per gli animali. Eravamo inseparabili. Lui era il mio eroe e io la sua principessa.

Poco dopo aver compiuto cinque anni, lui partì con la sua fiammante macchina sportiva per prendermi un regalo "fantastico". Mentre tornava a casa, fece una telefonata, in cui diceva ai nostri genitori che aveva preso per me il regalo "più bello di tutti".

Nemmeno la polizia sa come ma l'incidente non fu colpa di mio fratello. Per fortuna, ci disse l'agente, non ha sofferto: è morto sul colpo.

Un anno più tardi, mentre Felix, il gatto di nonna, era appena stato investito, conobbi un bambino che sarebbe diventato il mio migliore amico.

Tornando nel "presente". Sei mesi più tardi avevo le vacanze e potei fare una visita al mare che si trova vicino alla radura. Ero malinconica e la ferita per la perdita del mio amico non si era ancora rimarginata.

Il mare non mi era mai sembrato così calmo, nonostante di solito riflettesse il mio stato d'animo. Mi accucciai, appoggiandomi sui talloni e appoggiai le mani sul bagnasciuga.

- Il mare è così bello, vero? - domandò una voce amata. A dieci anni non sono sicura di cosa sia l'amore, eppure mamma mi spiegò che se vuoi bene a qualcuno il sentimento è l'amore.

- Mai quanto i tuoi occhi - risposi con nostalgia.

- Mi sei mancata - la sua voce era piena di ricordi.

- Mi sono sentita sola senza di te - ribattei. Ci avvicinammo, ognuno si specchiava negli occhi dell'altro. Poi crollammo entrambi in ginocchio, abbracciandoci:

- Non mi lasciare, mai più - il suo tono triste mi colpì come una staffilata.

- Non lo farò, lo prometto - di solito non promettevo mai, ma lo feci.

- Ancora qualche anno, e poi ci ritroveremo - credevo con tutto il mio cuore alle mie stesse parole.

- Ma, tu, non mi dimenticare, Romeo... - le onde calme del mare emettono un suono rilassante.

- Non lo farò... non l'ho mai fatto. Ma tu non farmi aspettare troppo, Cass!"

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Capitolo 17
*** Ti amo ***


Il mio cuore, per un secondo, un unico secondo, si ferma.

- PAPÀÀ! - il mio respiro è già affannoso, Cass è scomparsa! Racconto velocemente i fatti a mio padre, che capisce la situazione.

Non perdiamo un attimo; la cerco a scuola, a casa della nonna, e in spiaggia.

- Mi dispiace tesoro - "tesoro"? Mio padre non mi ha mai chiamato così - ma sai che con la mia macchina non posso raggiungere la radura - lo so bene, così, sotto il temporale, corro, per trovare Cass, la mia Cass!

Nella radura è tutto buio, le luci brillanti dei fiori ora sono debolissime. Il grande fiore è in uno stato terribile, una povera creatura avvizzita. Sotto di esso, un'enorme pozza di sangue:

- No... no. Cass... no! NO! - sono già disperato. Cass è stesa a terra, ha il viso e le braccia piene di graffi, ma non è da lì che sgorga il sangue. È da un morso enorme sul palmo della mano, sembrerebbe il segno di due giganteschi canini. Mi guardo in giro: due grandi occhi gialli mi spiano da un cespuglio. È Conall, intravedo il profilo delle sue orecchie appuntite e vedo i canini luccicare insanguinati.

- Brutta bestiaccia! - mi avvicino al lupo e gli rifilo una pedata. Lui mugola, ed abbassa gli occhi come se se lo meritasse. Lo sapevo io che non si può tenere un lupo come animale domestico! Un lupo è un lupo, non è un cane!

Raggiungo Cass e le prendo la testa in grembo. Trovo per caso un fazzoletto bianco in tasca, e cerco di fermare l'emorragia con quello.

- Romeo... - il suo è un sussurro flebile ma c'è. - R-romeo... -on è... -ato l-lui... - non riesco a cogliere bene tutte le parole.

Conall sbuca dal cespuglio: dalla bocca gli pende un grosso serpente. Mi vergogno terribilmente di aver tirato un calcio al lupo.

- E i graffi? - le chiedo, anche se è inopportuno.

- M-mi stava difendendo... - la voce di Cass è stanca, Conall guaisce e le lecca una mano. - R-romeo, io non te l'ho mai detto e penso che tu lo sappia g-già... - il cuore mi batte forte contro il torace. - Ti amo - ecco, l'ha detto.

In un attimo, con due piccole parole, le nuvole che oscuravano i miei sentimenti si sono diradate.

- Anch-... -  sto per parlare, quando sento la presa della mano di Cass farsi meno.

- Ti prego, non mi lasciare! - la imploro.

 - Non ti lascerò mai, Romeo... sarò sempre nel tuo cuore... - questo è ciò che non voglio sentire.

- Cass... per favore! Non mi abbandonare! - vedo che socchiude gli occhi:

- Non sono ancora morta, scemo! - ha ancora la forza di sfottermi. - R-romeo, ricordati di me, ma fallo davvero questa volta - non voglio accettare di doverla lasciare andare.

- No Cass, tu non morirai! Non puoi! Non ora! Come faccio senza di te? La mia vita non ha senso se non ci sei tu! - una lacrima mi solca il viso.

- ... - Cass non ha più la forza di rispondere.

- No! No! NO! No... ti prego! Per favore! Ti prego! Ti prego! L'avevi promesso! Cass, l'avevi promesso! Ti ricordi? L' AVEVI PROMESSO! -  ora sto piangendo come un bambino, mentre stringo Blue tra le mie braccia.

- L'avevi promesso... l'avevi promesso che non mi avresti mai più lasciato! - il grande fiore deperisce alla stessa velocità di Cass. - Perché? Perché? Non puoi farmi questo! Non puoi! Non... - le lacrime mi bruciano la gola, non ho più forza di gridare.

Fine prima parte

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Capitolo 18
*** Ti amo ***


Mi avvicino al grande fiore, trascinando con me Cass. Forse se lo toccassi... allungo le dita e mi pare di vedere il fiore pulsare *THUMP*. Lo sfioro come se lo stessi accarezzando, mentre le lacrime continuano a scorrere, inarrestabili. Si sente un tuono fortissimo che mi spaventa a morte, ma non tolgo le dita. Un istante, e poi un lampo accecante mi costringe a proteggermi gli occhi. Li riapro: il grande fiore è intatto, ancora in bella forma, ma Cass continua a perdere sangue, è sempre più debole, ho paura che non ce la farà.

Una foglia bianca volteggia sopra di me, poi atterra leggiadra ai miei piedi. Non è una foglia, mi accorgo, ma una lettera: sopra c'è scritto in bella grafia "Per Romeo". La apro.

"Caro Romeo, se stai leggendo questa lettera vuol dire che hai toccato il Grande Fiore. Chi ti scrive è il tuo antenato Mack dal lontano passato. Come faccio a sapere cos'è accaduto? Non me lo chiedere. Solamente ti spiegherò alcune cose. Cassandra, colei che è stata scelta dal fiore, non è che la metà che serve al fiore per vivere. E l'altra metà sei tu, in quanto mio discendente. Da ora in poi la vita del Grande Fiore è nelle vostre mani! Scongiurate il pericolo della neve perenne che spazzò via la mia famiglia! In quel periodo non abbastanza fiori si schiusero, e questo portò temperature polari e neve tutto l'anno! Non essendo abituati, perimmo tutti. Riuscii a salvare il mio ultimo genito, Jake, mettendolo in groppa a Silver, che lo portò al sicuro. Scongiurate il pericolo della neve perenne o la pianura sprofonderà nel Ghiaccio Eterno! Un'ultima cosa: ricordati di scusarti col fidato guardiano Conall. Mack"

La lettera racconta una versione di come fu distrutta la pianura totalmente sconosciuta. Ha appena smesso di piovere, eppure la lettera non si è minimamente bagnata.

Ora comunque il mio obiettivo principale è di salvare Cass! Se non mi sbrigo, morirà!

Fine seconda parte

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Capitolo 19
*** I fiori del destino ***


- Dottore! La prego, mi dica, sopravviverà vero? - la disperazione aveva lasciato il posto all'agitazione.

- Calmati ragazzo. Cos'è successo? - il dottore mi dà già su i nervi.

- Di preciso non lo so, so che è stata morsa da un serpente e i graffi glieli ha provocati il suo... - "cane"? "lupo"? Non so che dire, quando una voce tonante mi interrompe.

- Glieli ha provocati il suo lupo per proteggerla. Buonasera, io sono il padre di Cassandra - sono sorpreso.

Ha i capelli corti, dello stesso colore della figlia, e gli occhi di forma diversa, occhi bui, stanchi e cinici. Nonostante tutto però, il suo viso solcato dalle rughe appare aperto e gentile.

- Tu devi essere Romeo, giusto? - il suo tono è burbero ma qualcosa mi dice che sa essere amichevole.

- Uscite per favore dalla stanza. Vi chiamerò quando si sveglia - il dottore sembra stanco anche lui.

Io e il padre di Cass ci ritiriamo nella sala d'attesa. Sono le 23:20.

- Parliamo, ragazzo - ora mi pare un tipo piuttosto all'antica.

- ... - apro la bocca, poi la richiudo.

- Comincio io - dice risoluto. - Vorrei ringraziare te e tuo padre. Tuo padre per avermi avvisato e raccontato tutto. So che forse pensi che non gli importi molto di te, ma lui ti vuole bene. Come io ne voglio a Cassandra. Non so perché ma ha sempre odiato il suo nome, e anche me probabilmente. Ma, voglio ringraziarti, ragazzo, per essere stato il suo unico caro amico. E, sai, non mi sono mai pentito tanto in vita mia come quando la allontanai da te. All'epoca pensavo che fosse giusto, che si sarebbe fatta altri amici, ma lei voleva te e solo te. Tu le hai restituito il sorriso ed io te ne sono grato. Grazie, Romeo, grazie di aver dato a mia figlia ciò che si meritava. Ora lo so che lei mi odierà, e forse anche tu nel profondo provi rancore per me per averla sempre fatta soffrire, però voglio sapere una cosa: la ami? Rispondi sinceramente - quell'uomo, quello che avevo sempre visto come un mostro, ora si asciuga in silenzio le lacrime, lacrime che racchiudono un dolore più profondo di quanto pensassi.

È pentito, si è pentito. Mi fa compassione.

- Signore, io non la odio, e nemmeno Cass, anche se potrebbe sembrarle così. Cass le vuole un bene immenso e non ha certo avuto vita facile, ma la perdonerà, se le darà ciò che non ha mai ricevuto da lei. E sì, la amo, ora più che mai - concludo la frase alzando lo sguardo.

00:01.

Il padre di Blue sembra impietrito.

- Tesoro... - sussurra. Mi volto di scatto.

Cass è lì, è in piedi, aggrappata alla maniglia, è lì, è viva!

- Papà... - il suo sussurro è accompagnato da un sorriso dolce.

- Hai... hai sentito tutto? - domando imbarazzato:

- Abbastanza - risponde lei abbracciandomi. - Abbastanza da poterti dire che anch'io ti amo - bisbiglia nel mio orecchio, poi si scosta ma continua ad appoggiarsi a me.

- Papà - la sua voce si incrina, gli occhi pieni di lacrime.

- Blue - lui sembra altrettanto pronto a mettersi a piangere di nuovo. Cass si trascina fino a lui, e lo abbraccia:

- Da oggi, chiamami Cass, papà - dice, poi inizia a singhiozzare e in un attimo stanno già piangendo tutti e due.

Scivolo lentamente fuori dalla stanza, dove mio padre e Conall stanno aspettando pazientemente. Mio padre mi lancia uno sguardo teso, preoccupato, e il lupo alza il muso e guaisce. Io mantengo la mia espressione indecifrabile per un secondo, poi sorrido:

- Tutto è bene quel che finisce bene.

Fine

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