Black night di Darcy (/viewuser.php?uid=25801)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il regalo ***
Capitolo 3: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 4: *** Brutta serata ***
Capitolo 5: *** Intrusione ***
Capitolo 6: *** La fioraria Africana ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Balck night prologo
Il cielo si faceva sempre più scuro e rannuvolato, mentre lampi
di luce bianca squarciavano il nero e le pareti del palazzo tremavano
fino alle fondamenta per gli echeggi della battaglia che ormai stava
per giungere al suo termine.
Per i corridoi una donna insieme alla sua serva correvano
disperatamente verso l’unica cosa che avrebbe messo fine a quella
battaglia che si era dileguata in tutto il mondo scuotendo le
fondamenta degli inferi, ma il tempo era scandito velocemente e i
nemici si avvicinavano ad ogni secondo.
Ad un tratto la serva dalla pelle nera si fermò smettendo di
correre, poggio una mano sul pavimento e si concentrò.
- Padrona, sono ormai vicini andate da sola verso il cerchio io li tratterò.-
La donna scruto per un attimo i profondi occhi neri dell’ altra.
- Smettila di chiamarmi così
facciamo parte della stessa organizzazione,e comunque non posso
lasciare una compagna da sola…-
- Angelus lei deve andare, è
l’unica che può salvare Atene e l’intero mondo!
Ormai le nostre truppe sono state decimate anche Demestrus e
…e …-
La voce tremo.
- …Endrus sono tutti morti
… la prego , deve andare e fare in fretta! Io li
tratterò! Presto vada!!!-
- Grazie di cuore amica
mia!... ci rincontreremo … Eris di cartagine- ultime parole
sussurrate.
Angelus riprese a correre nella direzione di prima, Eris si girò
pronta a ricevere le fiere che le sarebbero saltate addosso ed in
fatti eccole apparire dinanzi a lei assetate di sangue e di morte.
La cartaginese si stacca il pendente di ambra attaccato al collo da cui scaturisce una luce accecante.
-Fatevi avanti! … sono pronta!-
Il cuore le martellava nel petto, aveva sentito le fiere farsi vicine
dietro di lei e forse anche le urla della sua amica, ma non ci doveva
pensare l’unica cosa da fare in quel momento era attivare il
cerchio.
Inciampò nella lunga tunica bianca macchiata di sporco e cadde
al suolo, aveva la milza che le doleva ma doveva rialzarsi!
Riuscì a fatica ad arrivare alla stanza del cerchio di Zeus
ma avvertì subito che fuori i nemici stavano per
raggiungerla.
Chiuse in fretta e furia la porta che presto cominciò a battere
e che tra qualche istante sarebbe stata sfondata ,non aveva molto
tempo per attuare il rituale di attivazione.
Si sedette in mezzo ad un cerchio disegnato nell’ enorme stanza
ormai devastata, e fece apparire la spada con cui aveva combattuto
tante volte“Lama degli abissi”.
Prese la lama, poi puntò la punta contro il suo ventre.
Con un colpo solo si trafisse, facendo cadere le morbide gocce di sangue sul cerchio che così si attivò.
La donna sorrise felice di aver adempito al suo compito, ma triste per
aver perso così tante persone così tanti amici… di
aver perso lui!
- A-amici ….. a-m-ore!
– sussurrò tra il dolore della ferita ed il freddo gelido
della morte.
“ li voglio rincontrare …devo rincontrarli…in un altro giorno”
Con questi pensieri i meravigliosi occhi azzurri si spensero come
candele, ed in quell’ istante il cerchio si attivò,
nessuno ricorda nulla di quel giorno nessuno seppe dire cosa accadde
veramente, ma in quel istante fu come se il mondo intero fosse stato
ricoperto dalla luce del paradiso grazie alla quale il nemico scomparve
per secoli e secoli.
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Capitolo 2 *** Il regalo ***
Capitolo2- il regalo
Secondo
capitolo
Il regalo
Le lezioni erano trascorse anche
fin troppo lentamente quella mattina,in particolar modo l’ora di biologia che
come aveva temuto Angela, era stata un vero inferno:
La professoressa Mauron si era rivelata oltre
che rigida e severa anche una vera e propria torturatrice di studenti, e
inutile dirlo per via del suo carattere un poco chiuso Angela se l’era fatta
immediatamente nemica cosa che non la preoccupava assai poco.
-Dannazione!-
imprecò Francesca calciando una lattina di coca vuota lasciata lì nel cortile.
-Quella è una
vera arpia! Sembra che ci provi gusto a sfotterci!-
-Dai ,calmati-
-No che non mi
calmo! Sono maledettamente incavolata! E dovresti esserlo anche tu!-
La mora sospirò, a pensarci bene
forse lei era la prima a doversi arrabbiare; quando quella donna le aveva
chiesto una domanda che non sapeva non
le aveva lasciato il tempo di rispondere che le a detto- Signorina, se non
studia è pregata di trovarsi un lavoro! Grazie! - .
Ma non era nel carattere di
Angela prendersela e quindi la questione era finita lì, la sua amica però era
tutta un’ altra cosa lei poteva portare
rancore per molto tempo.
-Su!
Dai tanto ormai mancano due ore all’uscita e se vuoi oggi puoi venire a casa
mia…-
-Ma
certo che vengo a casa tua, oggi c’è la festa!-
-Oddio
è vero me ne ero scordata!-
-Come
fai a dimenticarti il giorno del tuo compleanno? Compi diciassette anni! Che
emozione!-
-Già
non sono più una bambina -
-Già,Già
e cosa fanno le donne mature come noi?
-Ehm.-
-Cuccano!-
-Ma
smettila di sparare stupidaggini!- disse La ragazza completamente rossa in
volto.
-Ihihihih!-
In quel momento la campanella
interruppe la loro conversazione. Salirono le scale fino alla loro
classe,proprio mentre stava per entrare ,Angela, nel corridoio vide un ragazzo
che se ne stava appoggiato vicino alla finestra e guardava fuori da
essa,sembrava perso nei suoi pensieri; portava un capello con visiera nero che
faceva contrasto con i capelli rossastri e gli copriva un poco gli occhi.
Era esile di corporatura ed
indossava una maglietta anch’essa nera a maniche corte molto larga con su
scritto la parola “Metal Music”i pantaloni erano a pinocchietto pure quelli completamente neri.
Insomma ,sembrava essere uscito
da un funerale a giudicare anche dalla sua faccia.
Senza rendersene contò Angela si
era messa a fissarlo, tanto che non si accorse del tempo che scorreva in torno
a lei quella figura la incuriosiva davvero tanto si sentiva come un ape
attratta dal miele.
Quando però la testa del ragazzo
si girò verso di lei e i loro occhi si incontrarono, lei non poté far altro che
abbassare lo sguardo e sopraffatta dall’ imbarazzo rifugiarsi in classe a tutta
velocità.
Era certa però di aver visto
qualcosa di assolutamente famigliare in quei occhi così profondi e scuri.
Al uscita della scuola, sperò di
poter rivedere quella persona che l’aveva incuriosita così tanto ma non vide
nessuno che somigliasse a lui, così dopo aver aspettato l’amica si
incamminarono insieme.
Mentre chiacchieravano, prese la
decisione di concentrare tutte le sue energie sulla festa di quella sera,
lei e Francesca ed altri amici se ne
sarebbero andati a ballare in discoteca ,dopo ovviamente aver fatto una prima
festa in famiglia con torta e cena squisitissima.
Infatti ,una delle poche cose che
sua madre sapeva fare bene oltre che parlare delle origini di famiglia e
passare il suo tempo a fare la controfigura di un kapò dell’ Gestapo era
cucinare da dio.
Siccome mancava molto alla sera
le due ragazze si concessero un pomeriggio di relax assoluto tra negozi,
librerie e fumetterie ; dopo di che si
avviarono verso casa.
-Mamma, papà
sono a casa!-Salutò Angela una volta varcata la soglia di casa.
-Ciao!
Com’è andata oggi?-chiese il padre intento a preparare l’enorme tavolo
allestito per l’occasione.
-Diciamo
abbastanza bene-
-Oh!
Ciao Francesca ben arrivata!-
-Grazie!
Posso darle una mano?-
-No,
non ti preoccupare-
-Insisto!-
-Va
bene, Angela vai a lavarti che manca poco ormai.-
Ma la ragazza era già sparita
dietro la porta del bagno ed il getto della doccia era già partito.
Si spoglio dei vestiti e si
sciolse le trecce, per un attimo l’immagine che rifletteva lo specchio appeso
alla parete di fronte a lei non parve neanche sua tanto era diversa: i capelli
lunghi erano sparsi sulle spalle e le incorniciavano il viso che senza quegli
orribili occhiali rivelavano tutta la bellezza dei suoi chiari occhi azzurri e
dei suoi lineamenti .
Mentre si dava un occhiata sentì
bussare alla porta.
-Tesoro! Sono io!-
Era sua madre, si mise un
accappatoio addosso e le aprì la porta.
-Ascoltami,
chiudi un attimo il getto d’acqua-
-Va
bene-
Fece come le aveva detto.
-Volevo
darti un regalo, un regalo che non voglio che vedano gli altri –
Angela fu presa dalla curiosità,
cosa poteva essere mai?Mutande nuove?Soldi? O… No! Non preservativi!
La donna vedendo lo sguardo della figlia capiva che poteva
aver frainteso e disse subito.
-Cosa
stai pensando! Non è roba strana!-
-Ah!
Scusa!-
La donna sbuffo e tirò fuori
dalla tasca del grembiule un ciondolo composto da una pietra azzurra,forse
zeffiro, e da una catenella d’argento.
-Questa,
viene tramandata in famiglia da secoli antichissimi! Fin dalla antica Grecia
-Cosa?!-
-Hai
capito bene, è un cimelio di famiglia che viene tramandato solo alle donne,
prendilo, lo ha avuto tua nonna e la nonna di mia nonna ed ora è tuo ti
proteggerà lo so.-
-Ma…
-
Angela era allibita, sua madre
non era tendente a credere in certe cose lo sapeva,e allora perché le stava
consegnando quel ciondolo con tanta devozione?
Titubante lo prese e se lo rigirò
tra le dita affascinata dai giochi di luce della pietra.
-Conservalo con cura, mi raccomando!-
Stava per andarsene quando la
voce della figlia la fermò.
48
perché
non vuoi che gli altri lo vedano?-
49
Ecco
vedi, non è tanto per i tuoi amici, è per tuo padre… il ciondolo apparteneva
alla nonna.-
Angela se la ricordava,era morta
solo tre anni fa, le voleva bene ed aveva ancora impresso il suo volto nella
mente, anche se di ricordi buoni c’è n’ erano pochi visto che ogni volta che la
vedeva lei e suo padre si mettevano a litigare, era sempre stato così
purtroppo.
-Capisco.-
-Sai il ciondolo
è stato uno dei motivi della loro ostilità, quando era piccolo tuo padre si
sedeva sulle ginocchia di tua nonna e lei gli raccontava la leggenda che
riguardava il ciondolo,crescendo lui si convinse che fosse solo una stupida
storiella ma tua nonna sosteneva il contrario, con il tempo i rapporti si inasprirono sempre di più
raggiungendo il culmine quando lui scoprì che il ciondolo mi era stato tramandato
La ragazza dagli occhi azzurri
non poté credere a quello che sentiva, possibile che anni e anni di litigi
fossero scaturiti da uno stupido ciondolo?
-…so che ti potrà sembrare una
cosa stupida, ma io conosco tuo padre e so per certo che quello che più lo
infastidiva non era che lei ci credesse,
ma il fatto che credesse,anzi, fosse convinto che sua madre gli stesse mentendo
continuando a sostenere la realtà delle sue parole e questo lo feriva mortalmente perché
convinto che lo stesse prendendo in giro.-
Prese un respiro.
-Quando morì, lui si sentì un perfetto
idiota per quello che aveva fatto e maledì il gioiello che adesso ti ho dato,
per questo ti prego di non farglielo mai
vedere, io te lo regalo per compiere il
volere di una donna morta e per portare avanti la tradizione, che ti dirò mi
sembra veramente bella … -
le prese la mano che portava il
ciondolo e le la chiuse facendoglielo stringere.
-
…
è come se qua dentro ci fossero le anime di tutte le donne della nostra
famiglia. Buon compleanno tesoro.-
Detto questo le schioccò un bacio
sulla fronte, per poi uscire ed andarsene.
Angela rimase a fissare ancora il
ciondolo per qualche minuto, chiedendosi cosa fare; era giusto tenere quel
pendente anche se sapeva che era la causa della distruzione dell’ rapporto di
suo padre e di sua nonna?sua madre le aveva detto di non farglielo vedere e di
fatto sarebbe bastato portarlo sotto i vestiti o tenerlo in un cassetto,così
non sarebbe successo niente anche se si sentiva a disagio a mentire a suo
padre.
Il bussare insistente alla porta
la riporto bruscamente nel mondo reale.
-Angela! Che
stai facendo!? Muoviti stanno per arrivare gli altri!-
Fu solo in quel momento che la
ragazza si ricordò di stare portando ancora l’accappatoio e che non si era
ancora lavata.
Sbuffo.
-Calmati ora mi sbrigo, Francy –
Come sempre doveva fare di
fretta.
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Capitolo 3 *** Nuovi arrivi ***
1 capitolo- nuovi arrivi
Il leggero venticello che
filtrava dalla finestra, le scompigliò i capelli marroni ed ondulati
costringendola a svegliarsi.
Si mise a sedere sul letto
cercando di capire la ragione del suo forte mal di testa che le trafiggeva il
cervello, l’unica cosa che ricordava era di essersene andata a letto molto
tardi la sera prima dopo aver finito il compito che avrebbe consegnato quella
stessa mattinata.
Rivolse lo sguardo alla sua
sveglia e dopo qualche secondo il suo cervello annebbiato riuscì a rendersi
conto del enorme ritardo in cui era.
Allargò gli occhi.
-
NOOOOOO!
Merda, merda,merda,merda!-
Come una furia si diresse al
bagno afferrando i primi indumenti che trovò sparsi per la camera, nel tragittò
però si ritrovò di fronte all’ ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
-
Angela!
Ti sei svegliata finalmente!-
-
Mamma!
Si può sapere perché mai non mi hai svegliato?-
-
Chi
sono io? la tua cameriera? Ormai hai diciassette anni dovresti pensare tu alle
tue cose!-
-
Ok,ok!
Ma se perdo l’autobus è colpa tua!-
Detto questo si chiuse dietro la porta del bagno e ne uscì
dopo qualche minuto vestita con un paio di jeans ed una maglietta a maniche
corte rosa con le sue solite trecce e i suoi occhiale che le conferivano un
aria a metà fra “Pippi calze lunghe” e una secchiona di prima categoria.
Peccato che il tempo fosse poco
se no si sarebbe fermata a fare colazione con le sue amate briose al cioccolato che la chiamavo con il loro
profumo,ma oggi aveva fin troppe cose da fare ed i professori non aspettavano
di certo lei per iniziare,così si mise la giacca ed uscì in tutta fretta.
La città di meda quel giorno era più
tosto affollata, per le strade c’era il solito chiasso di mattutino oltre che
al consueto concerto di clamson , nonostante tutto quella giornata di Maggio
faceva prevedere buon tempo con tanto sole e vento.
Correndo come una disperata per
le strade della città, finalmente Angela riuscì ad arrivare appena in
tempo alla fermata, era quasi riuscita a
rilassarsi e a cominciare a credere che forse la giornata sarebbe andata meglio
quando scorse dal suo finestrino una lunga coda di macchine lungo la strada che
disintegrò completamente ogni sua speranza di arrivare presto.
“Che giornata di…”
L’istituto Grifoni, uno tra i più
rinnovati tra i licei scientifici di tutta la zona si trovava a diversi isolati
più in là ed era un enorme villa risalente al rinascimento, all’entrata il
visitatore veniva accolto da un enorme rampa di scale che per uno studente come
Angela era una tortura continua farsele tutti i santi giorni.
Arrancando e annaspando alla fine
la ragazza giunse, al quarto piano dove si trovava la sua classe, attraversò
mollemente il corridoio piastrellato di marmo poi diede una leggera sbirciata
all’ orologio attaccato alla parte sinistra che segnava l’ora.
Le 8.34 , niente da fare si
sarebbe beccata un ritardo ed una bella strigliata dal professore, sospirò poi
lentamente abbassò la maniglia della porta pronta per quello che l’attendeva.
Entrò in classe e … non c’era
nessuno.
Strabuzzò gli occhi, si guardò in
torno alla ricerca di qualche compagno ma non c’era nessuno, sembravano tutti
spariti.
Fu allora che se lo ricordò; quel
giorno c’era la presentazione della suplente di biologia, per questo gli alunni
dovevano essere sicuramente in laboratorio.
Sbattendosi una mano sulla faccia
riprese a correre ridiscendendo tutte le scale, in fretta e furia, e dopo
corridoi e diverse porte raggiunse finalmente il portone della sala magna,
cercò di entrare il più silenziosamente possibile anche se proprio in quel
momento il preside stava parlando.
Di fatti lui si accorse subito
della figura che spuntò fuori dal portone in legno, e non mancò di lanciargli
un occhiata inceneritrice,che Angela fece finta di uno aver visto.
Cercò con lo sguardo un bancone
libero e pochi secondi dopo lo trovò, lo raggiunse e prese posto , fortunatamente vicino alla sua amica
Francesca.
-
Ma
dove diamine eri finita?- chiese sotto voce l’amica
Angela si girò verso di lei
scrutandola con i suoi occhi azzurri, Francesca era la usa migliore amica fin
dalle elementari, l’una si preoccupava sempre dell’altra erano quasi come
sorelle anche se nell’aspetto fisico come nel carattere erano totalmente
diverse:Angela più asciutta e sportiva, morbidi capelli castani e occhi di un
azzurro cielo anche se mascherati dagli enormi e spessi occhiali, gentile affabile
ma anche molto timida,Francesca robusta e grassottella, capelli biondi e lisci
e due occhi color nocciola, carattere forte a tratti presuntuoso, ma comunque
gentile e buona, diciamo che era il tipo di persona che ti diceva sempre come
la pensava.
-
Scusa,
ma mi sono svegliata tardi e poi l’autobus andava più lento di una lumaca! Non
ti dico quanto sono stanca poi ieri sera … -
-
Voi
due là! Smettetela subito di parlare!- rimproverò il preside.
-
Non
romp… -
La ragazza dai capelli biondi si
fermò di colpo vedendo la faccia della dell’ uomo di mezz’età calvo , tutta
rugosa contratta in un’espressione di pura rabbia.
-
Ehm
… ci scusi!- disse Angela per riparare.
Dopo che però la tartaruga umana
ebbe smesso di guardare le due ragazze, queste incuranti di quello che
succedeva in torno a loro continuarono a parlare.
-Allora?- chiese Francesca
- Ieri mi sono messa a fare il compito
all’ ultimo momento, e così ho fatto tardi.-
- Sei proprio fumata tu! Come si può
ridursi così per un compito! E poi magari oggi non ce lo chiede neanche.-
-beh! A te non lo chiede di sicuro visto
che nella materia del professore Grassi vai da dio!-
-Bah! Non dire stupidaggini comunque
secondo me quello è un pervertito e tu sei troppo minuziosa e secchiona con i
compiti!-
- non sono una secchiona!- Ribatte
Angela
-No!certo che no! Prendi solo 9 in tutte
le materie sai com’è!-
La ragazza dagli occhi azzurri
stava per ribattere quando l’attenzione di tutti i studenti che fin a quel
momento avevano dormito o fatto altro fu attirata dalla fatidica frase del
preside:
-
Ed
ora vi presento la vostra nuovissima insegnate la professoressa Mauron Marylu
-
Tutti quelli presenti allungarono
il collo a mo di tartaruga , e così
fecero anche Angela e la sua amica; la curiosità aveva divorato per ben due
settimane l’intero istituto, si parlava di questa nuova professoressa come se
fosse un essere di livello superiore,in quelle due settimane la donna era stata
oggetto di discussioni accanite su come fosse, su come avesse vissuto e su cosa
avesse fatto per meritarsi un tale trattamento dalla scuola ed ora.
Ed ora la risposta a tutto era lì
davanti a loro.
Si sentirono dei passi fuori
dalla porta e poi la figura della donna entrò in classe.
-salve a tutti ragazzi, io sono la
vostra nuova insegnate speriamo di trovarci bene insieme!-
Tutti i presenti erano rimasti
con le bocche spalancate dallo stupore,e nessuno riusciva a parlare dalla
sorpresa, la donna davanti a loro sembrava essere venuta dalla dal palazzo del
conte Dracula talmente era pallida e
bianca.
I capelli biondi raccolti in una
coda alta sembravano riflettere la luce del sole e le labbra pitturate di rosso
risaltavano il suo pallore, il taglier che portava era di un colore scuro
tendente al marrone gli occhi erano
sottili ed enigmatici di un usuale
colore violaceo sembravano un poco maligni ma Angela si disse che forse era
solo una sua impressione.
Dopo che il preside se ne fu
andato la donna cominciò a parlare del suo programma di studio,anche se molti
in quella stanza, non stavano minimamente ascoltando presi com’erano a fare
battutine idiote, o altro.
Improvvisamente, senza nessun
preavviso la donna sbatte con forza poderosa la mano sulla cattedra, contraendo
la sua faccia in una smorfia ostile che gelò tutti e inaspettatamente anche
quelli che di solito non demordevano a fare baccano.
-Bene ragazzi ci siamo capiti, quando
farete lezione con me rimarrete nel più totale silenzio e guai a voi se pesco
qualcuno anche solo bisbigliare!-
-In oltre non dovrete mai battere la
fiacca e chiaro? O un brutto voto in condotta non ve lo toglie nessuno.
Angela e Francesca si guardarono
preoccupate, quell’ insegnate aveva cambiato atteggiamento con una velocità
pazzesca dall’ essere gentile e affabile con il preside ,a dura e rigida con
gli studenti,oltre tutto gli occhi azzurri di una delle due vedevano qualcosa
che a tutti era sfuggito gli occhi della loro nuova insegnate per un solo
attimo avevano brillato come rubini rossi sangue.
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Capitolo 4 *** Brutta serata ***
2 capitolo- brutta serata
Terzo
capitolo
Brutta
serata
Svariati minuti più tardi, la
mora uscì dal bagno vestita come non aveva mai osato in tutta la sua vita;
gonna corta in stoffa rossa con cintura nera alla vita, sopra portava un top
nero con scollatura a v tempestato di brillantini sopra a quello portava un
copri spalle nero di cotone.
Orecchini semplici argentei e
capelli sciolti.
Quando fece la sua entrata in
salotto gli amici la presero in giro fischiando e applaudendo, cosa che provocò
un acceso rossore e risate un poco isteriche da parte di Angela.
-
Sei
bellissima!- Disse semplicemente suo padre.
Quando lo vide,Angela non seppe
che dire era ancora un poco sconvolta per il racconto della madre, così si
limitò a sorridergli e a ringraziarlo con un bacio sulla guancia, prima di
sedersi a tavola però sistemò
meglio il ciondolo nella piccola tasca della gonna, perchè se
anche era nascosto aveva la sensazione che suo padre potesse comunque
accorgesene.
-
Bene-
decreto sua madre.
-
Buon
appetito!-
Nessuno se lo fece ripetere, così
la cena prese inizio con le fantastiche tagliatelle al sugo.
Tutti ridevano ,scherzavano e
parlavano animatamente, sembrava che tutto procedesse per il meglio, e Angela
non poteva essere più felice che in quel momento; c’erano tutti, la sua
migliore amica Francesca, Carlo,Andrea, Annalisa,Giada,Maria, Alessio, Mattia
ed il suo fidanzato Giulio.
I più cari amici che l’avevano
sempre sostenuta e accettata con i suoi difetti e il suo carattere.
In quel momento tutto le sembrava
perfetto e niente poteva rovinarlo.
Finito anche il tiramisù,la cena
raggiunse il suo termine.
-
Grazie
infinite signora!- disse Carlo con aria più tosto soddisfatta.
-
Vero!
era tutto delizioso!- aggiunse Mattia massaggiando si lo stomaco.
-
Ora,
ragazzi, quali sono i vostri programmi per la serata?- chiese il padre di
Angela.
-
Vorremmo
andare in discoteca papà al Jet Club!-
-
E
sia ,vi accompagno, mi raccomando però! State attenti!-
-
Certo
signore! Non si preoccupi io e Alessio saremo come guardie del corpo!- disse
Andrea scompigliando i capelli di
Alessio il quale si alterò per il gesto.
-
Tesoro,
stai attenta!Capito?-
Angela fissò sua madre, era
impossibile non farla preoccupare quando
usciva; le saliva sempre la pressione ed ogni volta che tornava tardi la
vedeva seduta sul divano ad aspettarla, potevano anche essere le cinque del
mattino ma lei l’aspettava sempre e comunque.
- Mamma, stai tranquilla ,dai! Andrà
tutto bene! Non vado mica in guerra!-
-Si lo so!.... ma stai comunque
attenta!-
E dopo svariate raccomandazioni
finalmente la compagnia partì.
Il viaggio durò poco, ma fu
sempre un attesa straziante per la mora che andava in una discoteca per la
prima volta!l’emozione era davvero tanta.
Quando suo padre parcheggiò e
tutti furono scesi, l’uomo si appresto a dare le ultime raccomandazioni:
Ok, a casa entro le due chiaro?-
-
Va
bene, va bene, ma ora và per favore-
-
Certo,certo
e divertiti!-
Si salutarono con la mano, e poco
dopo i giovani ragazzi entrarono dentro.
Lo spettacolo che si prostro
davanti ad Angela ,la fece rimanere di stucco: il locale era ampio e spazioso,
anche se la gente era tanta e si stava tutti ammassati, l’arredamento era
moderno e molto psichedelico con luci a neon gialle che si spegnevano e si
accendevano creando un effetto a scatto su tutto quello che vedevi, i tavolini
erano rivestiti di pelle bianca con imbottitura,e al centro della pista c’era un palco su cui ballavano alcuni
giovani insieme ad una donna che probabilmente era il Dj, negli angoli si
trovavano i bar dove potevi bere.
La musica era altissima ed era
difficilissimo tentare di comunicare,Angela ed i suoi amici, non ne avevano
bisogno visto che ballavano senza controllo.
-Ti piace?!!- gridò Francesca.
- eeeeh?!!!- fù la risposta della ragazza
dagli occhi azzurri.
-
Lascia perdere!-
- Cosa?!!!-
Non proseguirono era uno spreco
di tempo.
Con sua grande sorpresa la
festeggiata si rese conto di starsi divertendo molto, e sicuramente sarebbe
andata a finire così se dopo il terzo analcolico la natura non avesse chiamata.
Così con un po’ di difficoltà si
diresse verso il bagno, era quasi arrivata quando urtò più tosto violentemente
contro una persona, tanto da farla girare.
Stava per scusarsi, quando lo
vide: Era più alto di lei i capelli rasati ed indossava una camicia a maniche
lunghe e i pantaloni neri, fin qui tutto normale se non fosse stato che i suoi
occhi erano rossi sangue!
Quando poi l’uomo proseguì per la
sua strada, pensò di esserseli immaginati
anche perché era facile confondersi con tutte quelle luci, raggiunse poi
la porta del bagno e vi entrò..
Dopo aver fatto ciò per cui era
lì, si diresse verso il lavello e si lavò le mani, poi fissò il suo riflesso
nell’ enorme specchio, ad un
trattoguardandovi meglio vide qualcosa di strano sul pavimento di piastrelle
bianche.
Si voltò e per poco non cacciò un
urlò dallo spavento: sul pavimento una
donna, completamente pallida e apparentemente senza vita giaceva con gli
occhi spalancati e la bocca aperta, era all’interno di uno dei bagni per questo
non se ne era accorta subito.
Avanzò lentamente e tremante
verso il cadavere ed istintivamente gli toccò il polso; era freddo.
Non c’era dubbio era morta, nessuno
aveva una temperatura corporea tanto bassa, respirò a fondo per riprendersi da
quello che aveva visto, poi lentamente cercando di non tremare dalla paura si
diresse verso la porta del bagno per uscire e cercare informare il personale.
Era quasi arrivata alla porta
d’uscita quando senti sulla sua spalla
una mano fredda come il ghiaccio, si sboccò all’ istante e lentamente girò
tremante pregando che non fosse veramente quello che stava pensando.
Ma purtroppo non era così, la
donna che pochi minuti fa era distesa senza vita ora la guardava con un ghigno
malefico ed occhi di sangue.
Le labbra di costei mormorarono
lentamente:
- ecco il mio spuntini
spuntino!-
Aveva
sentito bene? Non stava sognando? Non poteva essere vero!
Purtroppo
quel cadavere apparentemente resuscitato ghignante e malefico era vero e reale,
e la cosa le fu chiara quando si sentì prendere per il top che indossava per
poi essere lanciata contro la parete opposta in fondo.
Il
dolore dietro la testa non se l’era immaginato e neanche l’ ammaccatura che si
era formata sul muro dietro di lei.
Nel
fra tempo la donna si stava avvicinando con uno sguardo tutt’altro che amichevole.
Senza
sapere cosa fare Angela cominciò a gridare.
-Aiutatemi!Aiuto!-
La
donna rise, la ragazza era talmente presa dal terrore che si era dimenticata
che nessuno poteva sentirla in un posto in cui la musica era così alta.
-
Cosa
mi vuoi fare!-Gridò la mora ormai completamente nel panico.
-
Mangiarti!-
Solo
allora gli occhi azzurri della ragazza si resero conto che la donna aveva occhi
rossi come li sangue e ,fece fatica a
crederci , canini spaventosamente enormi e dall’ aria altamente pericolosa.
Senza
neanche capire il perché afferrò il ciondolo che aveva al collo e lo strinse
con tutte le sue forze, ormai la donna era vicina a lei, le stava accarezzando
i capelli con fare falsamente consolatoria
-
Coraggio
piccina, non sentirai niente, dopo che sarai morta!-
Detto quello si avvicino al collo
della ragazza che dalla paura non riusciva neanche a respirare, era tutto
perduto, poteva già sentire i canini che si preparavano a infilzare la sua
carne.
“è un incubo! È un incubo! Voglio
svegliarmi! Devo svegliarmi!” pensava disperata la povera vittima.
Sembrava tutto perduto, quando
all’ improvviso sentì qualcosa che pulsava nella sua mano come se fosse il
cuore di qualcuno ,forse erano i suoi battiti accelerarti per la paura, o forse
no?
Non capì quello che successe, si
sentì solo bagnare dall’acqua e poi una forte esplosione, urla, grida,
mescolate alla musica ancora accesa e poi il nulla.
* * *
“Ma cosa stava succedendo? Cos’era quell’ esplosione?”
Francesca levò lo sguardo in
torno alla ricerca degli amici, ma la grande confusione e il panico che si era
creato per tutta la sala non le permettevano di vedere niente.
-Dannazione!-
Ad un tratto le sembrò di aver
scorto qualcuno dei suoi amici e tra la folla e si diresse il più in fretta
possibile verso di loro.
Con grande fatica arrivò a
destinazione e afferrò l’ amico, era Mattia.
-Stai bene?- gli chiese
-Sì! Ma qui c’è un gran casino! Non si
capisce niente! Non riesco a trovare gli altri!- rispose lui
- Cos’ è successo?-
In quel momento passo un Barman
che si fermò davanti a loro.
-Ragazzi! Non state qui è pericoloso!
Dirigetevi all’ uscita di emergenza-
-Aspetti ma che cosa è successo?-Chiese
la ragazzona bionda.
-non lo sappiamo con certezza ma sembra
ci sia stata un’esplosione delle tubature in bagno, ma la cosa strana e che è
stata violentissima a fatto saltare in aria il bagno e anche alcune pareti
stiamo cercando di capire come possa essere…-
Nessuno dei ragazzi aspettò
oltre,Francesca era sicura di aver visto Angela dirigersi verso i bagni, si fioarono incuranti della mandria di
persone intorno, spitonarono con tutta la forza che avevano per arrivare prima
possibile, ma furono bloccati da degli inservienti che cercavano di tenere alla
larga la gente.
-
Per
favore! State indietro! Non spingete!Non si può passare per di qua!-
-
Ehi!
Signorina! Aspetti!-
La bionda non si era fatta
scrupoli e senza indugiare oltre aveva scavalcato l’inserviente che la
bloccava, grazie anche alla sua grande mole, e si era diretta verso i bagni
femminili.
Spalancò la porta quasi
completamente distrutta e cercò con ansia l’amica e la trovò.
Appena la vide sbiancò
spaventata,Angela era sdraiata per terra completamente inzuppata d’acqua, si
avvicinò veloce e cominciò a darle dei colpetti sulla guancia.
Angela!Angela! svegliati! Ti
prego! Dimmi qualcosa!Angela!!!-
Niente nessun segno.
-
Angela!!!-
Ormai aveva le lacrime agli
occhi.
-Qualcuno! Mi dia una mano!!!-Gridò nel
panico.
Si guardò nervosamente in torno,
notando solo in quel momento che le tubature,i lavandini e i Bidè erano completamente distrutti e che le pareti
tutt’intorno fino al soffitto erano bagnate, ma la cosa più strana era uno stranissimo mucchietto di cenere a
forma di sagoma umana.
-
Cosa
c’è?!-
Era l’inserviente di prima.
-
Sta
male l’aiuti!-
Ma proprio in quel momento Angela
riaprì gli occhi con uno scatto, annaspando e tossendo.
I due spettatori rimasero a bocca
aperta, poi Francesca ripresasi dalla sorpresa si getto sull’amica.
-
Sei
viva!!! Sei viva!!! Mi hai fatto prendere uno spavento! Stupida!-Grìdò la
ragazza fuori di se dalla gioia.
-
Sc..Scusa-
rispose l’amica fievolmente e ancora sotto shok
-
Vieni
riesci ad alzarti?- Chiese l’inserviente.
-
Penso
di si… ma non sto male-
-
Questo
lo diranno i medici avanti vi accompagno-
Con calma ,e ancora sconvolta per
quello che era successo si diresse insieme all’ amica verso l’uscita dove i
medici la visitarono e le diedero una coperta per scaldarsi, Angela non disse niente di quello che era successo,
non le avrebbero creduto anche perché non riusciva a crederci neppure lei. Dopo
diverse ore riuscì a tornare a casa facendosi dare un passaggio dai genitori di
Francesca, a casa sua madre e suo padre l’accolsero preoccupati ed agitati ed
insisterono per chiederle cosa fosse successo in quel bagno.
Lei rifilò quello che aveva
sentito dire dal proprietario, cioè che si era trattato di uno scoppio di
tubature dovuto a qualche guasto e dopo che li ebbe rassicurati se ne andò a letto stanca morta, quella era stata una
veramente una brutta serata.
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Capitolo 5 *** Intrusione ***
cap. 4
Quinto Capitolo
Intrusione
Dopo l’esperienza al Jet club,
Angela ebbe diversi incubi quasi tutte le notti per diverse settimane; le
capitava pure di svegliarsi nel cuore della notte sudata e con il cuore in
gola.
Faceva sogni che non capiva, la
cosa strana era che si trovava sempre in un luogo con case ed edifici
antichissimi in stile greco , era come se lei assistesse alle scene in prima
persona attraverso gli occhi di qualcun altro ,no anzi era come se vivesse la
vita di qualcun altro.
A volte i sogni erano tranquilli
ed erano scene normali di vita, altre invece erano spaventose e orribili di
guerra; Gente che moriva e soffriva la fame, calpestata e maltrattata, guerre
tra esseri che assomigliavano spaventosamente al vampiro che l’aveva assalita
quella sera, già, perché ormai si era convinta che non potesse essere nessun
altra cosa.
A parte gli incubi che la
debilitavano fisicamente e le continue premure dei genitori che non erano
ancora convinti che si fosse ripresa dallo shok subito, la vita proseguiva normalmente
come tutti i giorni. Sarebbe stata anche sopportabile se solo le continue
verifiche della professoressa Mauron non fossero arrivate come una cascata di
acqua ghiacciata a ricordarle che doveva studiare come una pazza ,era veramente
incredibile quella donna, non faceva altro che comportarsi come la fotocopia di
Hitler tiranneggiando sulla classe, davvero, stava mettendo a dura prova la sua
storica pazienza.
-
Terra
chiama Angela!-
La ragazza dagli occhi azzurri
come pietre preziose si destò bruscamente dai suoi pensieri di omicidio, era
appena finita la lezione di biologia durante la quale si era vista dare un tre
e mezzo per non aver risposto correttamente ad una domanda!
-
Scusami,non
so che mi prende oggi!-
Francesca scosse la testa.
-
Tranquilla
è compressibile, con quell’ arpia.-
-
Andiamo,
abbiamo storia ora.-
Salirono nella loro classe
aspettando pazientemente che la
professoressa entrasse quando entrò ci furono ancora dei ritardatari che
probabilmente erano rimasti fuori per una sigaretta.
-
Bene
ragazzi,ci siete tutti?Perfetto!
riprendiamo da dove eravamo rimasti, qualcuno vuole riassumere-
Era incredibile come una domanda
di questo tipo potesse ammutolire l’intera classe e su come inaspettatamente
stimolasse le vesciche delle persone.
-
Allora?
Nessuno?- la donna scrutò da sopra gli occhiali per vedere le facce degli
alunni.
-
Bene,
allora vediamo…-
Prese il registro con lentezza
esasperante.
-
Bianchi!-
Un ragazzo biondo vestito
sportivamente sussultò al suono del suo cognome.
-
E
bene?-
-
Cosa?-
-
Come
cosa?! Riassunga la lezione precedente! di cosa abbiaqmo parlato?-
-
Beh!
Ecco … -
Il povero ragazzo stava sudando
sette camici si capiva lontano un miglio che non sapeva come rispondere.
Angela stava per alzare la mano quando un incessante
rumore proveniente dalla parete dietro la professoressa la interruppe.
Vide una crepa formarsi su quel muro mentre il rumore aumentava di
intensità, attirando l’attenzione anche della donna alla cattedra, la quale si
girò confusa.
In pochi secondi il rumore
diventò insopportabile, tanto che molti si tapparono le orecchie poi come se fosse stato di carta il murò crollò
sollevando un gran polverone che spaventò diverse ragazze e la professoressa
stessa.
Dopo un poco qualcosa cominciò ad
uscire da quella nuvola di polvere, tutta la classe rimase a allucinata; dal buco uscì la figura di Andrew …. Il teppista della scuola, che cavalcava
una cattedra brandendo un martello pneumatico.
-Non temete ,vengo in pace!-
disse il ragazzo.
Se fosse stato possibile tutti i
presenti avrebbero spalancato ancora di più la bocca.
-Sono un cavaliere giunto da lontano!
Venuto per uccidere … -
Puntò la spada contro la
professoressa.
-
…Il
drago cattivo!-
La
donna rimase per un attimo interdetta poi però riuscì a riprendersi.
-
Signor
Endrew!- gridò la donna con una vena ballerina sulla fronte.
-
Io!...
Eh!? Ehi! Ma … oggi non doveva fare lezione la professoressa Mauron in questa
classe?-
-
Mi
dispiace deluderla ragazzo! Spero si renda contò di aver danneggiato un
edificio pubblico!!!-
Il ragazzo, sbuffo Angela non lo
sopportava o meglio non lo capiva era sempre circondato dagli amici ma anche un
cieco si sarebbe accorto di quanto fosse realmente solo, ma comportarsi in quel
modo non gli avrebbe giovato per niente,
la mente maschile rimaneva un mistero per lei.
-
comunque
vorrà dire che invece di un drago cattivo, sconfiggerò la strega cattiva!-
-Vai subito in
presidenza!!!!!- urlò la professoressa che minacciava di avere una crisi da un
momento all’ altro.
Francesca rideva a
crepapelle cercando di rimanere in piedi
appoggiandosi ai banchi e guardando in giro si capiva che la classe non era in
condizioni migliori.
-Smettetela di
ridere! Seduti!-
Ma nessuno riusciva a smettere e
dopo il primo disappunto pure Angela si mise a sghignazzare, insomma una cosa
del genere non era da tutti i giorni; Andrew
era una tipo ribelle ed indomabile o almeno così si definiva lui, aveva
origini rumene ,infatti quando era piccolo si era trasferito in Italia insieme
alla famiglia, era alto e vestiva sempre con magliette più larghe di lui con
pantaloni che gli stavano su a malapena
e i capelli neri e corti sempre scompigliati quasi mai a posto gli occhi erano
di un verde smeraldo, aveva sempre creato scompiglio nella scuola fin dal primo
giorno in cui mise un ragno nell’ astuccio di una compagna ma quello che aveva
fatto ora superava di gran lunga qualsiasi
scherzo.
-Ora basta
ragazzi! E tu!...-
Si girò la donna verso l’oggetto
della sua ira.
- vieni
immediatamente in presidenza con me!!!-
Lo afferrò per un braccio ed uscì
dalla porta, doveva aver chiesto ad una bidella di badare alla classe perché
qualche secondo dopo ne apparve una sulla porta.
Alla fine delle lezioni non c’era
studente dell’ Grifoni che non sapesse cosa fosse successo,alcuni spinti dalla
curiosità si erano pure trattenuti di più dopo l’orario di uscita per ammirare
il buco leggendario,nel fra tempo a quanto si diceva il ragazzo responsabile
era ancora rinchiuso nell’ ufficio del preside in attesa che i genitori
arrivassero, quella si che era una tortura; molti venuti a sapere il motivo
della bravata si erano subito schierati
dalla parte del rumeno, in fondo non molti avrebbero pianto se il “Drago
cattivo” fosse stato ucciso.
E una certa ragazza di sicuro era
tra quelli che non l’avrebbero fatto.
Angela non era in buoni rapporti
con il rumeno visto che il suo primo tiro mancino era stato rivolto a lei che
aveva il terrore di quegli insetti a otto zampe, si ricordava ancora quando
aveva messo la mano nell’ astuccio ed aveva realizzato che qualcosa stava allegramente
zampettando sulla sua pelle,rabbrividì
al ricordo, ma comunque in un certo senso quel giorno doveva ringraziarlo,
perché la sua bravata l’aveva fatta ridere e tutti i pensieri su quei sogni e
su quello che era successo quella sera erano scomparsi lasciando posto ad un
insolito buon umore.
Ah!ah!ah!ah! è stato veramente
fantastico!-
Francesca camminava al fianco di Angela per la strada della
fermata dell’autobus.
-Francy ma non ti
sembra di esagerare? Ormai stai ridendo da ore!-
-Non ci posso far
niente!Ah!ah!ah! chissà da dove ha preso il martello pneumatico?!-
-Forse nel
cantiere vicino alla scuola no? E comunque
sbagliare l’ora …-
-Già! Quello è
stato esilarante!Ah!ah!ah!ah!...-
Si salutarono appena arrivò il
bus, Francesca abitava più vicino alla scuola dell’ amica e faceva la strada a
piedi.
Quando arrivò a casa ,la mora per
prima cosa mangiò a sazietà e poi controllò la posta con evidente interesse;sua
madre la vide trafficare tra le buste poste sul tavolo e le disse:
Mi dispiace tesoro, ma non è
arrivata nessuna lettera da tua sorella-
La donna vide l’evidente
delusione sul volto della ragazza e allora cercò di rimediare.
-Ma magari a
preferito mandarti un e-mail no? Perché non provi a controllare?-
Il volto della figlia si illuminò
come una lampadina.
-Hai ragione
mamma,dopo tutto è molto più veloce della posta normale e al campus
Universitario in America hanno sicuramente un computer!-
Senza dire nient’ altro corse in
camera accendendo il computer.
La sorella di Angela aveva
ventun’anni ed era andata in America per
studiare la lingua e per frequentare un università migliore, si
chiamava Alice ed aveva un carattere completamente opposto alla minore, solo che
differentemente che con l’amica Angela tendeva proprio per questo a scontrarsi
più spesso con lei per ogni minima cosa, effettivamente il loro rapporto non
era mai stato perfetto ma si volevano bene e da quando Alice era partita la
sorellina si era resa conto di quanto gli mancasse, era proprio vero che ci
rendiamo conto di quanto le cose siano preziose solo quando le perdiamo.
La ragazza aspettava con
impazienza che il desktop si caricasse ,dopo pochi secondi che sembrarono però
interminabili lo schermo apparve, subito si collegò ad internet per poi aprire
la posta elettronica.
Niente.
A parte qualche messaggio
pubblicitario e la posta indesiderata, niente.
Di nuovo delusa stava per
spegnere tutto, quando improvvisamente vide lo schermo farsi completamente nero
con quella rigetta lampeggiante bianca che di solito appariva all’accensione.
Rimase per un attimo interdetta
poi provò a muovere il mouse e a cliccare ma non succedeva nulla, provò allora
con ALT-CANC-CTRL ed ancora non accadde
nulla.
Cominciò a pensare che si
trattasse di un virus quando vide delle lettere apparire sullo schermo nero.
“Ciao”
Rimase pietrificata.
Che il suo computer stesse
cercando di comunicare con lei era fuori discussione, ma allora perché era
apparsa quella parola di saluto sullo schermo?
“immagino che tu sia sorpresa,
non mi infiltro in un computer e poi faccio conversazione con il suo
proprietario tanto spesso”
Infiltro? Conversazione? Ma che
succedeva? Si ,doveva essere per forza un virus, non c’era altra spiegazione
strano che però il computer non lo avesse segnalato; istintivamente portò la
mano all’ interruttore di corrente ma fu
fermata dalla frase che apparve:
“No, non ci provare,so di averti
spaventato ma non credo ti convenga spegnere,non sono un virus ,ma più precisamente
un Aker e mi sono infiltrato nel tuo
computer per parlare con te di quello che è successo in quella serata al Jet
club, potrei raccontarti un paio di cosucce e magari spiegarti ciò che vuoi
sapere.”
Si bloccò, non aveva detto a
nessuno ciò che aveva realmente visto o che credeva di aver visto alla
discoteca. D’istinto scrisse:
“come fai a sapere di quello che
è successo?”
“Ero lì, ma non per divertirmi,
comunque come tutti ho sentito l’esplosione e poi ti ho visto uscire;avevo il
tuo stesso sguardo la prima volta che mi è accaduto”.
Sempre più incuriosita ed ansiosa
di ricevere risposte la ragazza continuò a conversare.
“La prima volta è che ti è
accaduto?”
“Già, per qualche strano motivo
uno di quei fetenti decide di attaccarti ma qualcosa li ferma o meglio tu li
fermi.”
“Io?” voleva trovare risposte
alle sue domande ma si sentiva ancora più confusa.
“Hai un ciondolo vero? Presumo di
colore blu o comunque di un colore del mare”
“Ma tu come ..?”
“Anch’io ne posseggo uno, ma è
rosso; c’è una storia curiosa dietro quei gioielli, secondo una leggenda sono
oggetti creati dagli dei greci che li diedero a diversi uomini,questi
acquisirono poteri sovrumani paragonabili solo ai loro, ma presto questi poteri
portarono le ambizioni dei grandi imperi e ci furono grandi guerre e
distruzione!”
Lesse tutto d’un fiato , Grecia?
Come era possibile che il suo gioiello fosse arrivato fino a lei e … un
momento, quello che leggeva non era assolutamente possibile! Era una fandonia!
“ Non dire stupidaggini!”
“Non ti sto mentendo, anche se
non so dirti se la storia degli dei è vera so di certo che quella della grande
guerra lo è anche se… non e stata combattuta da esseri umani e tu attraverso i
tuoi sogni lo dovresti sapere!”
“Anche tu ce li hai?”
“Si, non sto a raccontarti tutto
ma sappi che il ciondolo ti permette di controllare un elemento, in oltre
racchiude in se le anime di coloro che hanno saputo usare il suo potere, per
questo vedi i loro ricordi e presto saprai tutto senza che ti venga raccontato
nulla.”
“Ma cosa vogliono quei …”
“Vampiri? Semplice sono creature
che seguono la loro natura, mangiano gli esseri umani e penso che vogliano i
gioielli per qualcosa che per il momento non so, l’unica cosa che cosa che so è
che sicuramente cercheranno di impossessarsene quindi ti do un suggerimento,
impara dai ricordi racchiusi nel pendente come combatterli se ci incontreremo
potrai riconoscermi dal colore del mio pendente ora me ne vado io ti ho
avvertito, stai attenta.”
Angela cercò di scrivere qualcosa
il più in fretta possibile , ma non fece in tempo e lo schermo tornò a visualizzare il desktop come se non fosse
successo niente.
Rimase per parecchi minuti a
fissare il computer con uno sguardo stralunato e sbalordito, non sapeva cosa
pensare, ma migliaia di domande si facevano strada nella sua testa e
reclamavano una risposta.
Purtroppo chiunque fosse quella
persona se ne era andata ed ora una strana paura cominciò ad assalirla.
Loro vogliono il pendente,e
presto verranno a prenderti.
Parole che continuarono a
risuonarle nella mente in modo sinistro.
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Capitolo 6 *** La fioraria Africana ***
Lafioraria africana
Sesto Capitolo
La
fioraia africana
Dopo quell’ intrusione nel suo computer da parte dell’ aker Angela
era sprofondata in una grande preoccupazione che l’attanagliava.
Francesca se ne era accorta,
l’amica era diventata un po’ isterica aveva strani scatti ed era sempre
all’erta come se qualcuno dovesse da un momento all’ altro saltarle addosso; aveva
provocato a parlarle ma lei sviava sempre il discorso su qualcos’altro oppure
diceva che non era niente, ma non la convinceva.
-Mi vuoi dire che hai? – le aveva
chiesto in nel momento in cui erano state mandate fuori dalla classe per fare
delle fotocopie.
-Non so di cosa
tu stia parlando ..-
-Non fare la
finta tonta con me! Si vede lontano un miglio che c’è qualcosa che non và… stai
andando male nelle materie e questo non è assolutamente da te, ed in oltre sei
sempre arrabbiata ed isterica, da un po’ di tempo ti vedo guardarti in
giro come se ti aspettassi che un leone
ti salti addosso! Ora ,spiegami come puoi dire di non avere niente?!-
Angela fissò l’amica, le avrebbe
creduto? Probabilmente no inoltre se avesse coinvolto anche lei in questa
storia sarebbe stata sicuramente in pericolo , decise dunque di dirle una
bugia.
-Va bene è solo
che… sono ancora sconvolta per quello che è successo la sera del mio
compleanno-
Per
un attimo ebbe il sentore di non averla convinta.
-Nei sei proprio
sicura?-
La
ragazza occhialuta si costrinse ad un sorriso tirato.
-Ma certo!-
disse provando a metterci tutto l’entusiasmo che poteva.
-Va bene-
Dopo aver finito di fotocopiare
tornarono in classe ma Francesca non era ancora convinta.
Quel pomeriggio era più tosto
caldo e c’era un afa terribile, l’odore dello smog unito a quella temperatura
dava una sensazione orribile a chiunque lo respirasse.
Era la fine di Maggio e presto
sarebbe arrivato Giugno con il suo sole e con le vacanze, già le vacanze!
Peccato che per Angela non sarebbe stato così, i suoi genitori dovevano
lavorare quindi se ne sarebbero dovuti stare per tutta l’estate in città, una
tortura peggiore che rimanere per ore rinchiusa col preside per una bella
lavata di capo.
Ma i pensieri della ragazza erano
preoccupati per tutt’ altre cose, e neppure i compiti da fare riuscivano a
distoglierla da ciò che l’affliggeva.
Quindi se ne stava seduta sul
balcone a pensierosa quando
improvvisamente sentì qualcosa di ghiacciato sulla nuca. Sorpresa si girò di scatto
e vide sua madre con un bicchiere di acqua fresca in mano che le sorrideva.
-Ehi! Stai facendo i compiti,
brava, vuoi un bicchiere d’acqua?-
Angela
lo prese in mano e ne bevve un sorso.
-Grazie.- disse.
-Di niente
tesoro, senti mi faresti un favore?Puoi andare dalla fioraia, a prendermi un
po’ di gerani? Sai ormai quelli che avevamo ormai sono irrecuperabili,purtroppo
sono stata molto impegnata e mi sono
dimenticata di bagnarle.-
La ragazza ci pensò su poi si
disse che una passeggiata poteva solo farli bene.
-D’accordo,Ah!
Mamma senti posso parlarti un momento di una cosa?-
-Certo tesoro di
che si tratta?-
Angela era indecisa se
chiederglielo o meno, ma poi si buttò.
-Si tratta del
ciondolo…-
La donna si guardò in giro per
vedere se il marito era in circolazione.
-Che vuoi
sapere?-
-Ecco, quall’era
la storia che ha fatto infuriare così tanto Papà?-
La donna si sedette vicino alla
figlia, avevano un bellissimo tavolo che in estate mettevano sempre per
mangiare all’ aperto o per prendere il sole, se lo potevano permettere visto
che il loro balcone era abbastanza ampio, alla ringhiera solitamente c’erano
sempre piante di gerani che abbellivano il tutto.
-Beh! Io non la
conosco molto perchè non lo mai sentita di persona, ma da quanto mi raccontava
tuo padre quando eravamo fidanzati sembrava narrasse l’avventura di grandi
guerrieri possessori della pietra che combattevano una guerra contro i
vampiri.-
Angela inghiotti la saliva ed
incitò la madre ad andare avanti.
- Per quanto mi ricordo, sembra che tua
nonna sostenesse che la pietra che porti al collo fosse una di quelle che
portavano i protagonisti della storia.-
-Ah.- riuscì a dire soltanto la ragazza.
-Grazie mamma, ora sarà meglio che vad…-
Si bloccò appena notò che il
bicchiere che aveva tra le dita era un po’ troppo freddo, lo guardò e rimase
completamente sbalordita nel constatare che effettivamente l’acqua si era
completamente trasformata in ghiaccio, per fortuna sua madre si era alzata e la
stava ringraziando ancora della cortesia o non avrebbe mai potuto spiegarle la
cosa.
-Tesoro? Va
tutto bene hai un aria strana.- Chiese la madre
-Cosa!? Ah!
No!non preoccuparti va tutto a meraviglia!- rispose nascondendo il bicchiere
dietro la schiena.
-Ne sei sicura?-
-C-certo!-
-Ok, allora
conto su dite! –
Detto questo se ne andò in casa.
Angela tornò a fissare il
bicchiere con il ghiaccio, lo fissò così intensamente che si fuse
improvvisamente trasformandosi in acqua, la quale cominciò a fluttuare per aria
come se non ci fosse gravità, poi improvvisamente cadde per terra non dando più
segno di vita.
I ciondoli donano poteri
straordinari pari solo a quelli degli dei.
A quanto pareva era vero.
Aveva ormai capito da tanto tempo
che poteva controllare l’acqua, effettivamente ricordando quello che era
successo la serata del compleanno e i sogni che faceva non poteva essere altro
e quello che era appena successo le lo
confermava, peccato però che non riuscisse a controlla re i propri poteri al
meglio.
Ma era inutile bruciare le tappe,
attraverso i sogni aveva scoperto molte cose ed acquisito una certa familiarità
con tutto ciò che riguardava l’antica Grecia , cosa di cui stava cominciando ad essere molto
fiera. Mentre pensava a ciò Angela era sulla strada per il negozio di fiori, arrivatavi notò subito
che però qualcosa non andava l’insegna era cambiata, era scritta a caratteri
grandi ed in corsivo con un colore viola ed ai lati, c’erano due rose rosse che
incorniciavano il tutto ma lei si ricordava che l’insegna era totalmente
diversa.
Entrò dentro ed il suono del
campanello fece notare la sua presenza alla donna che si trovava al bancone,
subito questa le chiese:
-Posso aiutarti?-
Era una donna sulla trentina i
capelli neri e corti con qualche ciocca colorata di arancio ed gli occhi grandi
e bruni ,un corpo asciutto e slanciato,
indossava una camicia a maniche corte bianca e dei pantaloni a pinocchietto
marroni, sembrava gentile.
-Si grazie,
avrei bisogno di gerani.-
-Allora devi
andare nella serra, fatti aiutare da mia figlia… Iris!-
-Arrivo mamma!-
La ragazza dagli occhi azzurri si
guardò in torno, l’ambiente era molto rilassante e per tutta la camera si sentiva odore di
terriccio: il negozio era a due piani, uno in cui si vendevano i fiori per buche
l’altro probabilmente serviva come magazzino, ci si accedeva grazie ad una
graziosa scala a chiocciola da cui apparve una ragazza pressa poco della stessa
età di Angela, scura di pelle come una pantera, si chiese come potesse essere
la figlia della donna al bancone ma non per il colore della pelle ma perché se
veramente aveva la sua stessa età come le sembrava non poteva essere figlia
della signora che sembrava averne solo trenta, ma magari l’aveva adottata,
infondo però non erano affari che la riguardavano.
Le due persone la stavano
guardando e solo allora la ragazza si rese conto di avere una faccia
probabilmente molto stupida, arrossi.
-Ah!ah!ah! hai visto mamma è
successo ancora!-
-Eh! Già, ti
starai chiedendo come faccio ad aver una figlia così grande, ragazza, come ti
chiami?-
-Ehm, sono
Angela piacere … e io non volevo …-
-Oh! Non ti
preoccupare ci siamo trasferiti qui da poco dopo tutto, molti del posto
entrando qui si sono comportati come te- disse con un grande sorriso la ragazza
nera.
I suoi denti erano bianchi come
l’avorio e facevano risaltare il volto scuro
ed ovale, le labbra erano carrnose e come la maggior parte della gente
di colore gli occhi erano scuri ma erano più tosto piccoli.
Alle parole della ragazza Angela
si illuminò.
-Effettivamente mi sembrava che
fosse cambiato qualcosa qui!-
-Siamo arrivate
da una settimana,abbiamo preso questo negozio e l’appartamento che vi è sopra e
ci siamo trasferite da Palermo … e a proposito io sono Margherita, piacere. –
disse la signora dall’ insolito look.
-Piacere mio.-
rispose la ragazza.
-Io mi chiamo
Iris, piacere di conoscerti quanti anni hai?-
Più tosto diretta la ragazza.
-Diciassette.-
-Hai la mia
stessa età! Magari diventiamo amiche!-
-Tesoro, porta
Angela nella serra sta cercando dei gerani.-
-Ok, vieni ti
faccio vedere il posto più bello del mondo!-
Iris aprì la porta che portava al
retro del negozio e dopo un piccolo corridoio passarono attraverso una porta da
cui proveniva un calore ancora più maggiore di quello di fuori.
-Che caldo!-
-Beh! È una
serra di che ti stupisci! Ma guarda com’è bella!-
In effetti nell’ ampio spazio erano coltivate piante di
ogni genere e colore che emanavano un
profumo meraviglioso ed una vista davvero spettacolare: c’erano captus, gigli,
rose di tutti i colori,piante da salotto o decorative insomma sembrava un
piccolo paradiso terrestre.
-Ehi! È
veramente bellissimo qui! Ma come fate a curare tutte queste piante?-
-Lo faccio io,
ovviamente mi aiuta anche mia madre!-
-Ma non è
faticoso?-
-Si, ma io amo
le piante, mi piace vederle crescere ogni giorno curandole per poi ammirare il
meraviglioso risultato finale, e poi sono affascinanti, lo sapevi che molte
specie vegetali possono essere usate come medicinali forse anche più efficaci
di quelli sintetici? In oltre possono essere usate anche come veleni o antidoti
per veleni!-
Parlava come un treno, ed aveva
una strana luce negli occhi mentre parlava di tutto ciò che rappresentava il
mondo vegetale e animale, e fu così che Angela in breve comincio a scoprire molte cose su Iris: amava alla
follia i vegetali, era una campionessa di frisbe ed adorava giocarci, scoprì
anche che Margherita era la sua madre adottiva e che l’aveva presa con se all’
età di dodici anni sottraendola da un futuro orribile, visto che era nata in
Nigeria.
Il tempo passava in fretta e la
ragazza dagli occhi azzurri si era completamente dimenticata della sua
commissione tanto era presa dal parlare dell’amica, poi però qualcosa prese la
sua attenzione.
C’era una strana statuetta su uno
dei bancali dietro ad Iris raffigurante una donna su un trono l’aveva già vista
da qualche parte nei suoi sogni, ma certo! Era Demetra dea del raccolto e del
frumento ma cosa ci faceva li?
-Che cos’è quella statuetta?-
-Cosa?- chiese
girandosi la ragazza africana.
-Ah! Quella è una statuetta che abbiamo trovato in
soffitta, carina vero?-
-Posso vederla?-
-Certo, prendila
pure!-
E così fece la rigirò tra le mani
e mentre lo faceva venne invasa da una strana sensazione poi sentì il ciondolo
al petto pulsare e tutto in torno a lei
cambiò, come in un sogno si ritrovò in una scena completamente diversa non era più nella serra di Iris ma in una
strada che attraversava i campi di grano e
in qui contadini lavoravano con aratri e falce.
Si guardò intorno verso
l’orizzonte si poteva intravedere un convoglio di soldati marciare verso la sua
direzione e quando furono ormai vicini
si sposto per paura di essere calpestata e livide da più vicino; erano a
migliaia, fieri marciavano con regolarità e con addosso l’equipaggiamento
adatto per una lunga battaglia, uno spettacolo più tosto impressionante.
Tra la folla di guerrieri uno in
particolare attirò la sua attenzione, quando gli passò accanto potè vederlo meglio e subito ebbe la
sensazione di averlo già visto da qualche parte, quei occhi scuri e penetranti
quei capelli rossi, era il ragazzo che aveva visto la mattina prima che gli fosse stato dato il pendente!
Trasalì qualcuno le aveva toccato
una spalla.
-Mia padrona.-
Girò la testa e vide una donna di
colore con un vestito greco addosso, ma fu solo per un attimo perché subito
l’immagine fu sostituita da quella di Iris.
-Stai bene? Eri
strana! Sembravi in trance, sicura di non volere qualcosa?-
-Grazie, ma
forse è meglio che vada! Grazie Iris mi ha fatto piacere conoscerti!-
-Anche a me!
Torna a trovarmi, ehi! Aspetta un momento non stai dimenticando qualcos …-
Ma la bruna era già sparita
dietro alla porta. Iris sbuffò poi prese un elastico e si legò i capelli crespi
e neri pensando che avrebbe rivi sto presto quella ragazza.
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