Allergie

di D SNike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Jake era un quindicenne solo e sempre un pò asociale, evitava di uscire di casa per paura della gente che lo attornava e se doveva comprare qualcosa s'imbottiva di abiti che gli lasciavano scoperti a malapena gli occhi. Non si preoccuopava, in effetti, di cosa pensava la gente del suo comportamento, per lui, l'importante era starci lontano il più possibile.     
Ma non aveva sempre avuto quello strano comportamento... divenne così solo dopo aver visto i suoi genitori morire dissanguati a causa di un Charmeleon selvatico davanti ai suoi occhi, gli occhi innocenti di un bambino, riuscito a salvarsi dopo le ultime urla del padre "Scappa Jake! Scappa! Va via da qui!" sentiva ancora quelle parole stentate nella sua mente e riusciva a vedere alcuni pochi fotogrammi di quel ricordo, ancora, dopo dieci lunghi anni.                
Quella sera si coricò presto, quel flashback orribile gli aveva tolto l'appetito. 
*wof wof* 
- Oh, cosa c'è Lillo?-
Così aveva chiamato il suo Lillipup, unico pokèmon di cui era in possesso, che continuava ad abbaiare rivolto verso la finestra della sua camera.
Jake s'alzò.
-Taci. Cane.- sì lamentò. Ma aveva capito che qualcosa non andava... perchè quel povero Lillipup si dannava ad abbaiare altrimenti?
Il ragazzo si chinò tentando di tranquillizzare Lillo, ma invano. 
Le finestre erano coperte dalle tende, così Jake ne spostò un pò all'angolo in basso della finestra per poter scorgere qualcosa.
Notò una strana ombra allontanarsi frettolosa.

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Capitolo 2
*** 2 ***




Rabbrvidì. 
si voltò verso le sue spalle, un pò come fanno tutti istintivamente, ma non notò nulla di strano "Forse era solo un pokèmon uscito in cerca di cibo" pensò.
Fatto sta che quel Lillipup continuava ad abbaiare.
-Lillo! Cosa c'è ancora?- sussurrò al suo pokèmon.
Il pericolo, il vero pericolo non era affatto lontano. 
Jake sapeva solo che era fuori casa, e questo lo rassicurava, doveva solo cercarsi un'arma.
Frugò in fretta nei cassetti della scrivania e tra i vestiti nell'armadio,l'ansia lo stava divorando, prese al volo due pokèball, un coltellino svizzero e una cinta che sfilò dal suo paio di pantaloni preferito. 
-Coraggio Lillo!- si voltò verso la finestra, ma s'accorse che si era spostato, ora abbaiava contro la porta della sua cameretta...

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Capitolo 3
*** 3 ***


"Oh, no." 
A quel punto sperava solo di passare inosservato, ma ciò era del tutto impossibile per via di Lillo che continuava ad abbaiare come un matto -Accidenti Lillo! Finiscila- gli sussurrò.
Si guardò attorno cercando un possibile oggetto che avrebbe funto da scudo.
Sentì un rumore improvviso proveniente dalla cucina, padelle scaraventate a terra, piatti e biccheri frantumati.
La sudorazione aumentava.
I battiti a mille all'ora.
I respiri sempre più affannosi.
Jake iniziava ad avere realmente paura.
" No, no, no, no..." continuava a ripetere.
Lillo ormai era andato, si avvinghiava contro la porta in modo spaventoso, il legno scheggiato, pieno di graffi, la vernice verde si era staccata quasi del tutto, almeno dove Lillo non riusciva ad arrivare, la porta era rimasta intatta.
Intanto Jake tentava di concentrarsi sulla ricerca dello 'scudo', ma l'unica cosa che gli venne in mente fu la sua cartella di scuola. Una cartella di plastica, no, non aveva pensato a niente di meglio come scudo. Si chinò così sotto la scrivania per prenderla, tentando di scovarne almeno una parte tra zaini, lattine, manga e fogli accartocciati. 
Era un tipo davvero disordinato Jake.
Quando finalmente riuscì ad intravederne il manico, la tirò fuori e si rialzò. 
Guardò per un attimo la mano con la quale teneva la cartella, tremava paurosamente.
Si voltò verso la porta, era aperta e Lillo era sparito.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Jake si fece coraggio, prese tutte le ferraglie che aveva appoggiato alla scrivania e avanzò qualche passo fuori dalla porta. 
Si guardò attorno, nulla di strano, a parte uno stretto coridoio buio, illuminato solo in fondo dalla luce lunare che, come edera, tentava d'entrare da una porta socchiusa, la porta verso la quale avrebbe dovuto dirigersi. 
Sentì Lillo, il suo abbaiare acuto e sforzato costringeva la mente di Jake a pensare a cose orribili.
Dietro la porta della cucina intravide un'ombra che si avvicinava. 
Jake goffamente si nascose nel bagno, situato a destra del coridoio, praticamente la stanza più vicina, socchiuse la porta silenziosamente.
Il rumore della carne squarciata da qualcosa di aguzzo attraversava le orecchie di Jake.
"Lillo" pensò amaramente. Pensiero accompagnato da aspre lacrime.
Gli ultimi boati del cane fu ciò che sentì.
Si voltò verso l'estremità opposta del bagno, ricordandosi della finestrella sopra la vasca. Unica possibilità di salvezza.
Velocemente, con i piedi sopra i bordi della vasca, afferrò la maniglia della finestra, mentre passi pesanti percorrevano il coridoio.
"Maledizione".
Aprì la finestra.
Tentò di aggrapparsi al davanzale ma scivolò per l'agitazione, urtando di schiena contro il fondo della vasca. 
I passi si fermarono.
Attimi di silenzio.
Nel frattempo Jake si era rialzato, ora stava per metà sul davanzale,tentando di scivolare via, fuori di li.
La porta si spalancò.
Sentì un ruggito e passi veloci che si avvicinavano, rimbombavano nella sua mente.
Jake iniziò ad agitarsi come un pesce nella rete. Gridava.
Artigli affilati e spessi afferrarono le gambe, penetrando nella carne.
Percepiva il suo sangue scivolargli lungo i piedi per poi sgocciolare nella vasca.
L'essere lo tirò verso sè -No!- gridò afferrandosi al davanzale.
Gli artigli pungenti fissi nelle gambe non gli davano pace. 
" E' finita" pensò.
Si girò per guardare il volto di quell'orrido mostro.
Vide null'altro che un'ombra sottile che gli sorrideva "Non sembra un pokemon...".
Mollò la presa con una mano, ritrovandosi con il corpo sospeso, mantenuto ad un estremità dalla presa del mostro all'altra dalla sua mano.
Sfilò la cinta dalla tasca ed iniziò a lanciare colpi, non sapendo neppure bene dove, uno gli arrivò sul suo stesso dorso, udiva quella creatura ridacchiare mentre continuava ad avvinghiarsi alle sue gambe, avvicinandosi alle cosce.
Un violento graffio alla schiena e mollò la presa, cadde colpendo il mento sul davanzale per poi sbattere contro la doccia, il sangue che fioccava lungo la schiena era tanto, troppo.
I battiti rallentavano.
Un morso spietato dietro la testa, così potente da frantumargli il cranio fu l'ultima cosa che sentì.

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