Kingdom for a Heart

di Betty Davies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - No dream can heal a broken heart ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - The Rest of the Sun belongs to Me ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - The power of one ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Ain't your fairytale ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Blinded No More ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Land of the Free ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Out in the Fields ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Due ore, quasi due e mezza.

Per più di due ore era rimasta sotto la pioggia cercando di schiarirsi le idee, di raffreddare il sangue e di farsi passare lo sgomento.

E non era servito a nulla.

Perchè forse lei lo sgomento non voleva farselo passare. Perchè le idee purtroppo le aveva chiare, molto chiare, da diverso tempo, forse più di quanto avesse mai voluto ammettere a se stessa.

E poi la pioggia...

Non era la pioggia a cui era abituata. In Scozia, malaugurata e aspra terra montuosa dove la cara, povera, vecchia Hogwarts aveva avuto la sfortuna di essere eretta, la pioggia durava per giorni e giorni ininterrottamente. Dopo cinque anni passati a studiare nella sua amata Scuola di Magia e Stregoneria, Hermione si era abituata a quel clima freddo ed inospitale, ci si era quasi affezionata. Le temperature rigide ed il vento gelido... Lei li associava alle giornate passate in biblioteca, alle sere in Sala Comune nella torre di Grinfondoro davanti al camino, alle ore passate a lezione a far assorbire al proprio cervello dozzine di nuove informazioni ogni giorno, mentre fuori il vento fischiava e la pioggia sferzava contro le finestre delle aule.

Ma ora non si trovava ad Hogwarts. Ora era a Londra, a casa.

E a Londra la pioggia scendeva piano, intermittente, mai un acquazzone, mai un diluvio. Poteva piovere per settimane, ma la pioggia non scendeva mai tutta insieme. Ne arrivava poca alla volta, il cielo poi si rasserenava, e proprio quando sembrava che il peggio fosse passato, quando finalmente si comincia a credere di poter predirre il tempo almeno per la prossima ora, beh: la pioggia tornava.

Niente sole, niente stagioni ben definite, niente previsioni del tempo azzeccate, come al Nord.

No. La disgraziata Inghilterra non era la Scozia. E quella pioggerella sempre leggera, sempre fresca e mai fredda, ma costante, dannatamente presente, la stava logorando dentro.

Ad Hogwarts un giro sotto al temporale se lo faceva ogni volta che aveva le idee confuse, solo per qualche minuto, e una volta inzuppata da capo a piedi (il che accadeva piuttosto velocemente) tornava dentro sentendosi meglio, ripulita.

Ma la pioggerella infame di Londra non l'aiutava per niente.

Era stata una pessima idea. Ed ora aveva le idee più confuse di prima.

Il sesto anno scolastico sarebbe iniziato il giorno dopo, ed Hermione, pur avendo riflettuto -o meglio, tentato di riflettere- per tutta l'estate sullo stesso dannatissimo argomento, ora aveva le idee più confuse di prima.

-Tesoro, vieni dentro, ti ammalerai! E domani devi ripartire per Hogwarts!- le urlò sua madre dalla finestra del salotto.

-Arrivo mamma!- le rispose. Anche se di rientrare, Hermione non aveva nessuna voglia. Sempre meglio in casa dei suoi genitori che sotto quella acquetta logorante, però fra se e se.

Rientrò in casa, e con la scusa della stanchezza e del treno la mattina presto si avviò subito in camera sua -

sua, come se lei si sentisse ancora a “casa” in quel posto... ormai casa era altrove...

-e si infilò subito a letto, senza nemmeno asciugarsi i capelli, che normalmente con tutta quell'acqua sarebbero dovuti essere un cespuglio di rovi, ed invece erano ordinati e pesanti, oleosi...

-Fantastico! E che cosa mi aspettavo? Pioggia di Londra, smog di Londra! Grazie all'inquinamento nell'aria posso unirmi al fan club del caro Piton...-

E solo una volta addormentata, la sua mente -ed il suo cuore- riuscirono ad ammettere che quella che una volta lei chiamava casa, ormai casa sua più non era.

Casa sua era Hogwarts, l'unico posto dove riusciva a sentirsi parte di una famiglia più grande, più eterogenea, più... diversa.

L'unico posto dove la pioggia le era “amica” e il clima aveva quella regolarità e prevedibilità che la mettevano a proprio agio.

E l'unico posto dove poteva vedere lui.

-Dannata Serpe, non ti bastava rubarmi il sonno ed i sogni?

Anche l'anima dovevi prenderti?

*

 

 

 

Primissima fanfic che faccio, quindi sono piuttosto nervosa XD Il titolo è preso da una canzone dei miei amatissimi Sonata Arctica (Kingdom for a Heart, per l'appunto), i personaggi e tutto il resto appartengono a J.K.Rowling, da cui spero di venire adottata e di cui non voglio fare scempio letterario, ma soltanto il tentativo di una inguaribile romantica che crede che Dramione dovrebbe essere Canon.
 
Sono un caso disperato, lo so LOL

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - No dream can heal a broken heart ***


CAPITOLO 1 – NO DREAM CAN HEAL A BROKEN HEART

 

Tanto per cambiare, non aveva chiuso occhio tutta la notte.

Eccitazione? Emozione?

No, qualcosa di più. Ben più di questo.

Hermione non sapeva definire quella strana sensazione. Come se quella stretta che ti ha tenuto il cuore per mesi interi finalmente se ne fosse andata.

Sollievo? Forse.

Avrebbe dovuto provare sollievo all'idea di andarsene dalla sua casa natale? Difficile ammetterlo, molto difficile, ma avrebbe dovuto cominciare a farlo.

Ammissioni. Almeno a se stessa, poi gli altri avrebbero potuto anche aspettare. Il problema principale ora era lei. Se stessa.

La lotta che andava avanti da fin troppo tempo, dentro di lei.

Hermione Granger non era stupida, tutt'altro.

La strega più brillante della sua età, se non di tutta la scuola: così la definivano tre quarti del corpo studenti di Hogwarts.

Insopportabile So-Tutto-Io, era invece l'appellativo che le riservava l'odiato quarto rimasto. Quel viscido covo di Serpi, con i suoi segreti e i suoi complotti, sempre nell'ombra, sempre nell'oscurità.

Lei era la luce del sole, lei era il Giorno.

Ed era pieno giorni anche li fuori, sul Binario 9 e ¾, dove pur essendo perfettamente zitta, aveva la sensazione che tutti potessero leggerle nel pensiero.

Dio che vergogna.

Avrebbe voluto nascondersi e pensare in santa pace, ma il treno fischiava e lei doveva ancora prendere un posto a sedere, e magari vedere se trovava I Due Disgraziati, altresì conosciuti come Potter & Weasley.

Salì sul treno, trovò uno scompartimento vuoto, entrò, chiuse la porta e abbassò la tendina del finestrino.

Buio. Ah, grazie San Godric.

Non poteva appartenere al Buio, alla Notte, dove invece Lui sembrava regnare sovrano.

Mezzosangue.

Così la chiamava lui. Erano ormai in pochi a permettersi di usare quel soprannome con lei, e Draco Malfoy era forse rimasto l'unico a farlo ad alta voce e guardandola negli occhi.

Gli occhi.

Le labbra.

Dio, come lo odiava!

E quanto lo voleva. E non riusciva a capacitarsene. Non ce la faceva.

-E' quello sbagliato. E' tremendamente sbagliato, dannazione!-.

-Chi è dannatamente sbagliato?-

Una voce famigliare, come un trillo di campanellini, accompagnata da un leggero profumo di fiori.

Un abbraccio da togliere il fiato. Un turbine di capelli rossi.

-Ginny! Mi hai fatto prendere un colpo!-

La rossa la strinse ancora più forte.

-Hermione! Tesoro, è un piacere rivederti! L'estate è passata così velocemente, ed io ovviamente non ho nessuna voglia di tornare a sgobbare sui libri-

Velocemente? Hai voglia di scherzare, Gin? Questi giorni non passavano mai...

-Quanto hai ragione- disse invece Hermione -però speravo di trovarti con un rinnovato spirito di studio e dedizione, Piccola Weasley!-

Ginny esplose in una risata

-Mi sembra di sentire la Mc Granitt! Hermione, cara, stai forse cercando di soffiarle il posto di insegnante di Trasfigurazione?-

-Non ho nemmeno la metà del talento e potere magico della professoressa Mc Granitt, Ginny-

-Certo, e neanche la metà dei suoi anni!-

Le due streghe esplosero a ridere di gusto.

Certo, e neanche la metà dei problemi mentali della Mc Granitt... Dio, se sapesse in cosa mi stò cacciando...

Verrò rinchiusa al San Mungo, non prima però di essere stata crocifissa in Sala Comune come traditrice dei Grifoni.

Se si potesse scegliere di chi innamorarsi...

-Granger, Granger., Granger.. sempre su un altro pianeta, eh?-

Non è possibile. Non lui. Non ora.

Non sono pronta.

Certo, stupida, cosa credevi, di poterti preparare alla vista del Tormentatore del tuo sonno durante il viaggio sull'Espresso per Hogwarts? Hai avuto un'intera estate, il tuo addestramento è finito.

Ora buttati la fuori nella vita reale e tira fuori le... pluffe.

Hermione si voltò, e fu ancora più difficile di quanto avesse immaginato.

Oro colato, cielo invernale, boccioli di rose.

I capelli, gli occhi, la bocca...

-Sempre estremamente arrogante e banale, eh, Malfoy?-

Arrogante, certo, di una bellezza così accecante da essere assolutamente arrogante e sfacciata...

-E tu sempre nel tuo mondo di libri e Incantesimi, non è vero? Cos'è quello sguardo vacuo, stai ripetendo mentalmente a memoria tutti i capitoli di Storia di Hogwarts, Mezzosangue?-

Mezzosangue.

Negli anni quell'appellativo aveva assunto una sfumatura diversa, la voce di lui era diversa, il modo in cui la chiamava.

La stessa parola, ma un sapore completamente nuovo.

Dio, come avrebbe voluto sentirselo dire sottovoce, sussurrato, con quella bocca da angelo cacciato dal Paradiso, sussurrato solo e soltanto per lei.

Hermione tentò il tutto per tutto. Stesse vecchie battute, stessa routine di insulti tra Serpi e Grifoni. Ormai nessuna delle due parti si sforzava più di tanto, quasi non ci credessero nemmeno più come un tempo. O forse non ci avevano mai creduto.

Draco se ne stava andando, forse soddisfatto dal silenzio della Strega, o forse non interessato ad approfondire la schermaglia, accontentandosi di avere l'ultima parola.

-Non hai niente meglio da dire, Malfoy? Questi sono i migliori insulti che hai da rivolgere a me?-

Draco si fermò, girandosi lentamente, e fissandola con quei due ghiaccioli che aveva al posto degli occhi.

Ghiaccioli, poi non molto. Quel ghiaccio, brucia, Dio come brucia...

-Oh, avrei molte altre cose da dirti Mezzosangue-

Hermione si congelò.

E Draco proseguì, con quel tono di voce basso e sussurrato, insinuante.

Serpe.

Ed aggiunse: -...ma non sono cose che possano essere dette in un luogo pubblico, credimi-

Detto questo se ne andò, seguito a ruota dai suoi gorilla, Tiger e Goyle.

Hermione era pietrificata.

E la mascella di Ginny era piombata al suolo, causando uno strano ed insolito silenzio da parte della stessa.

Silenzio che ovviamente non durò molto.

E ti pareva....

-Hermione, tu mi devi qualche spiegazione- pronunciò la Rossa.

Hermione aveva gli occhi persi nel vuoto, immobile, l'unica cosa in grado di muovere fu la bocca, per rispondere a Ginny:

-Oh, Ginny, devo molte spiegazioni anche a me stessa...-

-Hermione, la Serpe trama qualcosa-

Oh, Dio, ti prego che sia davvero così.

-Hermione...-

Fa che trami qualcosa davvero.

-Hermione, sei fra noi?-

Fa che i suoi complotti riguardino me.

-Hermione, sei caduta in trance? Devo chiamare la Cooman?-

E fa che non mi sia immaginata tutto.

Quello sguardo, quella voce.

Lui è cambiato.

Lui sa. Sa cosa sento.

-Hermione, vuoi una mentina? Hai perso la voce?-

E non sembrava dispiacersene.

Certo, da non dispiacersene ad esserne contento, c'è un abisso di mezzo...

-HERMIONE! SVEGLIATI! ESCI DAL TUO SONNO, BELLA ADDORMENTATA!-

-Però forse sente qualcosa anche lui. E forse sa delle notti insonni....-

-Hermione, che cosa sente Malfoy? Quali notti insonni? Che cosa mi nascondi?- chiese Ginny con aria indagatrice.

Merda. L'ultima frase devo averla detta ad alta voce.

-Ginny, ho bisogno di parlarti...-

-OH, PUOI GIURARCI TESORO! INNANZITUTTO SPIEGAMI COSA C'E' TRA TE E MALFURETTO-

La voce spaccatimpani di Ginny era in terribile contrasto con i sussurri di Hermione.

-Magari ci fosse qualcosa, Gin...- mormorò debolmente.

-Che... che cosa intendi? HERMIONE! OH CAZZO...!- Ginny stava per tirare giù i santi dal Calendario...

-Ginny, non urlare, evitiamo di mettere in piedi uno scandalo...-

-MA PORCA PUTT...-

Santi, martiri, feste comandate, non se ne sarebbe salvato uno, di quei poveretti...

-Ginny, io credo di essere finita nei guai. Sentimentalmente parlando-

-OH, FANCULO, HERMIONE, SMETTILA DI PARLARE COME LA SFINGE, PORCA MAD....-

-GINNY! Non bestemmiare!-

Ah, sarebbe stata una lunga e sanguinosa carneficina di Santi, sissignore...

La più giovane di Casa Weasley fece un lungo e profondo respiro, e sembrò funzionare, perchè quando ricominciò a parlare, il suo tono era notevolmente più umano, e meno simile a quello di una Banshee.

-Hermione, okay, spiegami quello che c'è da spiegare.-

I Santi sopravvissuti tirarono un sospiro di sollievo. San Pietro compreso.

-Ginny,- mormorò debolmente – credo di essermi...-

Godric, dammi la forza. Se riesco ad ammetterlo ad alta voce di fronte a lei forse riuscirò ad accettarlo anche io.

-...mi sono innamorata di Lui, Gin. Di Draco Malfoy.-

Eccola, la sento, la sfuriata, sta per arrivare. Sta per arrivare, la sento, la sento, la sento...

Se ci sei, Godric, se ci sei, proteggimi dall'ira di Ginny.

-Hermione.... senti.... Hermione...-

Se ci sei, e so che ci sei, fa che Gin non mi uccida. Risparmiami.

-...non pensavo che tu potessi arrivare a fare una cosa del genere...-

Ho aiutato Harry contro L'Oscuro Signore Senza Naso, ogni anno! Sono stata buona!

-...questo tuo comportamento mi lascia assolutamente esterrefatta e disgustata!-

E sono sempre stata brava a scuola! Nonostante Zio Voldy si faccia vivo ogni anno nel periodo degli esami, non ho mai permesso che il mio passatempo di aspirante Salvatrice del Mondo Magico influisse negativamente sul mio andamento scolastico!

-..IO NON SO COSA DIRE!...-

Ma ti prego, ti prego! Risparmiami dalla furia omicida di Ginny. Sono ancora troppo giovane per morire! Godric, ascoltami!

-...Hermione, certo non pensavo che ti piacessero i furetti rimbalzanti con tanto di coda, pelliccia e lingua da serpe... ma se piace a te, me ne farò una ragione.-

San Godric, te lo giuro, digiunerò per settimane, ma per fav....

...okay, aspetta un attimo.

...ho sentito bene?

-Ginny, hai detto che te ne farai una ragione? Insomma, non vuoi farmi a pezzettini?-

Ginny le sorrise mestamente.

-Hermione, io mi sono innamorata di un ragazzo che come obbiettivo nella vita ha quello di far fuori un anziano pazzo, pallido, calvo e senza narici, e temo che si farà parecchio male nell'impresa. Chi sono io per giudicare?-

Hermione non poteva credere alle sue orecchie.

Ehm, Godric... okay, per il digiuno facciamo la prossima volta, okay?

Grazie comunque, e scusa per il disturbo, eh...

Ginny aggiunse: -Solo cerca di non farti del male, va bene?-

Hermione saltò addosso all'amica, abbracciandola stretta stretta.

-Oh, Ginny, GINNY! Grazie, grazie, grazie, grazie.-

-Hey, hey, non esageriamo, le ossa mi servono ancora tutte, eh...-

Hermione sorrise se possibile ancora di più.

-Ora però andiamo a cercare quei due imbranati, il treno sta per partire.-

*





Ciao a tutti! Capitolo 1 della storia, non è un capitolo lunghissimo, progetto di farli generalmente più lunghi, ma essendo il primo è un pò un "esperimento".
Ci sono alcune citazioni e riferimenti:
Lei è la luce del sole: She is the sunlight è una stupenda canzone dei Trading Yesterday, che ho conosciuto quasi per caso usandoli come sottofondo mentre cominciavo, anni fa, a leggere le Dramione.
Il fatto che Ginny venga chiamata La Rossa, Malfoy Serpe e Harry San Potter sono usi molto comuni e diffusi, soprannomi molto usati nelle fanfiction su HP e comunque non ne sono io l'inventrice (disclaimer a go-go, per intenderci XD) 
Mi piaceva il fatto che Hermione si rivolgesse a Godric Grifondoro come a "Dio", un pò come (sempre comunemente nelle ff) i Serpeverde lo fanno col Buon Vecchio Salazar.
Che poi la figura di Voldemort venga "sminuita" chiamandolo Zio Voldy, Anziano pazzo calvo pallido senza narici, L'Oscuro Signore senza naso... non prendetela male, avevo bisogno di sdrammatizzare, dopo un prologo molto serio e drammatico, dovevo alleggerire l'atmosfera almeno un pochino LOL.
Comunque tutti questi aspetti del carattere di Hermione verranno approfonditi man mano durante la storia. E' una donna estremamente intelligente, e di conseguenza ha un carattere molto complesso, con diverse sfaccettature e sfumature.
E scopriremo soprattutto cosa combinano I Due Disgraziati e se e come reagiranno ai "piccoli problemi di cuore" della Granger.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - The Rest of the Sun belongs to Me ***


CAPITOLO 2 - THE REST OF THE SUN BELONGS TO ME

 

Hermione e Ginny avevano fatto passare ogni singolo vagone dell' Hogwarts Express, il camino aveva cominciato a fumare e fischiare, mancava poco alla partenza, e di Ron e Harry ancora nessuna traccia.

-Dannazione, ho una brutta, bruttissima sensazione- sbottò Ginny -Scommetto che si staranno cacciando nei guai...-

Hermione era molto più tranquilla. -Mal che vada, Ginny, prenderanno di nuovo la vecchia Ford Anglia di tuo padre e arriveranno a scuola in ritardo rischiando di farsi ammazzare da un albero con tentenze assassine.-

...e chiamalo poco...

Alle parole dell'amica, Ginny sbiancò. -Hermione, ti prego, non farmi prendere un colpo, se penso a cosa è successo quell'anno... Quei due si sono quasi fatti espellere, Ron si è fatto umiliare da una strillettera di mammina di fronte a tutta la scuola a colazione, e io...-

-Lo so Gin- si affrettò ad aggiungere Hermione – tu hai rischiato di morire, io per poco non facevo lo stesso ma il lucertolone ha avuto pietà e mi ha pietrificata soltanto, senza contare che sono finita in infermeria ricoperta di peli per colpa di una pozione pol...-

-Sssh! Non farti sentire! Vuoi davvero finire nei guai? Dio, Hermione, non ti riconosco più!- rispose Ginny, guardandosi intorno. Fortunatamente quel vagone era vuoto.

-Senti, Caposcuola, io vado a cercare quei due nel vagone dove tengono il carrello dei dolci, scommetto dieci galeoni che Ron si sarà infilato lì per sgraffignare quanta più roba possibile.-

E Harry, come al solito, si sarà fatto trascinare da mio fratello senza opporre troppa resistenza, aggiunse mentalmente.

-Come vuoi Gin, mal che vada ci vediamo direttamente ad Hogsmeade.-

-A dopo, tesoro!-

 

Era di nuovo sola. Il treno era ormai partito, i suoi due migliori amici sono si erano ancora visti, ed ora le aspettava un viaggio verso la Scozia tutto da sola.

Non fece in tempo a gioire mentalmente di avere un po' di tempo da sola per pensare, che subito sentì dei passi avvicinarsi alla porta dello scompartimento. Non poteva essere Ginny, non erano i passi di una ragazza. Erano lenti, sicuri, sembrava l'andamento di un uomo, a giudicare dal rumore che facevano sul pavimento del treno.

-Fantastico, posso dire addio alla quiete ed al silenzio...-

I passi si fermarono davanti alla porta, ma la persona non accennava ad aprirla.

La tendina era abbassata, ed Hermione non poteva vedere chi ci fosse dall'altra parte.

Si alzò per andare ad aprire e togliersi lo stramaledetto dubbio, ma mentre stava per abbassare la maniglia, sentì una scarica di magia attraversarle il corpo, dalla mano fino alla punta dei capelli.

Una sensazione mai provata prima, un'ondata di energia che era esplosa dalla mano con cui teneva la maniglia, e si era diffusa in tutto il corpo, come una frustata.

No, non come una frustata. Come un'onda di aria calda. Come il vento primaverile.

Ed è stato... piacevole.

Spaventata, si ritrasse, cercando di capire cosa fosse appena successo, e la porta finalmente si aprì.

 

E dietro, c'era lui.

Draco, come lei, fissava la propria mano come se bruciasse, ed aveva in volto un'espressione di stupore, di quelle che raramente si potevano vedere in lui.

L'ha sentita anche lui.

Hermione lo fissava negli occhi, dal basso verso l'alto. Era sempre stato più alto di lei, ma negli anni la differenza di statura si era accentuata, ed ora il sedicenne che aveva davanti cominciava a mostrare i segni della crescita.

La camicia della divisa cadeva perfettamente sul suo corpo. Certo, alta sartoria ovviamente, ma non era solo una camicia ben fatta. Lui aveva sempre avuto abiti costosi e fatti su misura.

Ma era diverso, questa volta.

Le spalle e le braccia riempivano il tessuto bianco come invece non accadeva al Draco di qualche anno prima. Il colletto era aperto sul collo e la cravatta verde e argento era leggermente allentata, i pantaloni neri ricadevano alla perfezione sulle sue gambe ed accentuavano alla perfezione il suo... fondoschiena da giocatore di Quidditch.

Hermione si trovò ad arrossire violentemente a quell'ultima nota mentale.

Certo, era sempre la stessa persona, sempre il solito viscido, arrogante, antipatico, viziato... bellissimo, elegante, attraente Malfuretto. Ma stava diventando un uomo.

Oh, e che uomo...

Il rossore sulle sue guance peggiorò.

E poi ancora il silenzio. Draco fece un passo verso di lei, e lei alzò di nuovo lo sguardo, trovandosi a fissare quella minuscola porzione di pelle che la camicia sbottonata lasciava intravedere.

Pallida, bianca. Liscia.

Calda, soffice, ci scommetterei qualsiasi cosa...

-L'hai sentita anche tu, non è vero?- la frase di Draco riportò Hermione alla realtà.

-Come dici, scusa?-

-Dico, Granger- sbuffò spazientito- che l'hai sentita anche tu, la scarica di magia, quando hai afferrato la maniglia della porta, non è vero?-

-...come fai a saperlo?- disse Hermione allarmandosi.

-Ti ho vista entrare in questo scompartimento, e anche tu hai la faccia di una che ha appena preso una scossa-

-Cosa ci è appena successo? COSA HAI FATTO?- chiese lei.

-Hey, diamoci una calmata! Io non ho fatto nulla, sono sorpreso quanto te, e non ho idea di cosa fosse quella cosa. Ma è successa quando ci siamo toccati- aggiunse sicuro Draco.

-Noi non ci siamo toccati- disse Hermione- c'era la maniglia di mezzo!-

-Granger, ma non è ovvio? E' successo quando abbiamo toccato contemporaneamente la maniglia, che a quanto pare ha fatto da “conduttore”-

Hermione sembrò rifletterci sopra.

-Quindi, Malfoy, secondo te la porta ha fatto da conduttore? E se invece avesse in qualche modo affievolito l'onda di magia?-

-Cosa intendi dire Grifondoro?- Draco sembrava sospettoso.

-Intendo dire che se ci fossimo toccati direttamente, forse la “scossa” sarebbe stata ancora più potente, poiché la maniglia e la porta sono due ostacoli fisici- spiegò lei, con quel tono che usava sempre quando rispondeva ad una domanda ovvia durante le lezioni.

Draco si avvicinò ancora di più a lei, il mento toccava ormai i capelli di lei.

Hermione era pietrificata, il cuore sembrava aver smesso di battere.

-Secondo te, mia studiosa e diligente Grifondoro, la porta sarebbe stata un ostacolo al nostro contatto, quindi.- disse lui.

Le ci volle parecchia concentrazione per tenere il tono di voce normale mentre rispondeva: -si, direi di si. Chissà cosa sarebbe successo se ci fossimo toccati-

Tono di voce normale un cavolo, tremava e non riusciva a pensare razionalmente.

Non con lui a meno di una spanna di distanza.

Draco avvicinò le sue labbra all'orecchio di lei, fino quasi a sfiorarla.

-Mi stai chiedendo di toccarti, mia piccola Mezzosangue?-

 

*

 

Con la scusa di andare a cercare il fratello e il quasi-innamorato, Ginny aveva colto l'occasione per lasciare Hermione ai suoi pensieri, sapeva che ammettere una cosa del genere aveva sconvolto la brillante strega prima ancora che gli altri.

Ma se lei si era dimostrata accondiscendente di fronte all'amica, in realtà l'ammissione di Hermione l'aveva lasciata sconcertata e non poco.

Il padre del Serpeverde in questione non si era posto molti problemi, quattro anni prima, a mettere in pericolo la sua vita, quando ancora era solo una matricola del primo anno. Una bambina.

Un' innocente.

E cosa poteva aspettarsi dal figlio di un Mangiamorte? Poteva essere diverso dal padre, ma rimaneva sempre e comunque un Purosangue che disprezzava i Mezzosangue ed i Traditori del Sangue, ovvero la sua stessa famiglia.

Non era una bella persona.

-Hermione sa quello che fa- disse fra se e se -o forse no, ma comunque è abbastanza in gamba da poter prendere le proprie decisioni e ponderarne rischi e benefici-.

Chi era lei per giudicare, alla fine?

Lei, innamorata del Bambino Sopravvissuto.

Lei, che sapeva di essere ricambiata, sapeva che lui la voleva, almeno tanto quanto lei voleva lui.

E lui, che pur di non metterla in pericolo, pur di non rischiare di farla soffrire, sapendo che il suo destino potrebbe non essere ridente,

che uno non può vivere se l'altro sopravvive,

avrebbe preferito dirle addio e strapparsi il cuore dal petto con le unghie che metterla in pericolo.

Lui, che usciva dal vagone dove stava il carrello dei dolci insieme a quell'impiastro del proprio fratello. Dio, come erano prevedibili.

Harry aveva tutta l'aria di provare un gran senso di colpa. Ron, al contrario, non si era fatto tanti problemi, e con aria circospetta e un sorriso complice si avviava all'uscita del suddetto vagone, con le braccia muscolose cariche di dolci e spuntini.

-Ron, io non credo che rubare dei dolci sia una cosa molto corretta, sai...-

Certo, liberare un Ippogrifo è okay, rubare la Pietra Filosofale è accettabile, rischiare la pelle al Torneo Tremaghi pur essendo minorenne è un'iniezia, perfino scappare da scuola in sella ad un Thestral per andare a Londra al Ministero ed infiltrarsi nell'Ufficio Misteri e distruggere l'intera riserva di Giratempo nonché migliaia di profezie, quello era perfettamente normale, civile.

Rubare dei dolci da un carrello, NO.

-GINNY! Hey Ginny! Dove ti eri cacciata?- chiese Ron alla sorella, con la solita delicatezza.

-Veramente, Ron, vi cerco da quando il treno è partito, ma le mie supposizioni si sono rivelate azzeccate, a quanto vedo – ribattè la Rossa spazientita- Comunque ciao, Harry.-

-Oh... ehm, c-ciao Gin. Passato una buona estate?- il Ragazzo Sopravvissuto ad orde di Dissennatori e Mangiamorte arrossì di fronte alla ragazza.

-Ottima, direi, se consideriamo che non ho ricevuto una sola risposta alle lettere che ti ho mandato-

-...Gin, io... Io non...- Harry tentò di giustificarsi, lo sguardo basso e le orecchie rosse.

-Basta così Harry. Basta.-

-Hey, di cosa state parlando voi due?- si intromise Ron

-Nulla, Ron, nulla che ri riguardi per lo meno- rispose la sorella.

-HEY! Io sono..-

-...mio fratello! Si, lo sappiamo, e il migliore amico di Harry, e hai diritto a sapere e bla bla bla.- lo interruppe Ginny -Ron, dacci un taglio con questa solfa, non ho più undici anni.

Undici anni.

Quando lui mi ha salvato la vita, avevo undici anni.

Quando mi sono innamorata di lui, avevo undici anni.

Quando ho segnato la condanna a morte del mio cuore, avevo undici anni.

Non ho più undici anni.

-Piuttosto- aggiunse Harry, cercando di cambiare argomento il più in fretta possibile – dov'è Hermione?-

 

*

 

 

 

*

-...Che hai detto, Malfuretto?-

La strega aveva una parvenza di assoluta calma e controllo.

Ma dentro tremava, tremava e il cuore non sembrava accenare a rallentare i suoi battiti.

-Non tentare di fare la finta tonta con me, Granger- insinuò Malfoy, sempre più pericolosamente vicino al viso di lei -sei fin troppo intelligente per non aver capito-

Intelligente.

Mi hai fatto un complimento?

-Mezzosangue- prosegui Draco -io l'ho sentito. E so che tu anche tu l'hai sentito.-

-Non vedo perchè ti ostini a ripeterlo, come hai detto tu, sono abbastanza intelligente per capire le cose quando mi vengono dette la prima volta.- contrattaccò lei.

-Non ribaltare le carte in tavola, mia piccola scrupolosa Grifondoro, non è quello che intendevo dire.-

I suoi occhi di ghiaccio erano fissi su quelli scuri di lei.

-E che cosa intendevi dire, di grazia?-

Hermione ostentava sicurezza. Una sicurezza che era ben lungi dal provare.

Draco si avvicinò si nuovo. Abbassò il capo con una lentezza esasperante. La giovane strega era immobilizzata. Le gambe sembravano non rispondere ai comandi. Avrebbe dovuto correre via, lontano dal pericolo. Lontano dalle Serpi.

Non prenderti in giro da sola, tu non vuoi andare da nessuna parte.

L'unico posto dove vorresti essere in questo momento è proprio qui.

Il Serpeverde alzò la mano bianca e affusolata verso il viso di lei, l'indice le sfiorò la guancia sinistra.

Al contatto, Hermione senti di nuovo quella scossa, quella sensazione nuova e allo stesso tempo ormai conosciuta, familiare.

Solo la seconda volta che provava qualcosa del genere.

Quella sensazione.

Non l'aveva mai sentita prima in vita sua, eppure ora le sembrava di averla cercata da sempre.

Di averla voluta.

Di averla bramata.

All'improvviso, il treno rallentò, per poi fermarsi.

Il camino del vagone di testa fischiò l'arrivo alla stazione di Hogsmeade. Erano arrivati.

Il vociare eccitato degli studenti si faceva sentire insistente.

Era ora di tornare a scuola.

Draco aveva le labbra socchiuse, gli occhi grigi scuriti da un'emozione indecifrabile.

Piacere?

Lo aveva sentito anche lui...

Lentamente staccò la mano dal viso di Hermione, con riluttanza.

Non vuole lasciarmi...

Lei accompagnò il movimento andandogli in contro con il viso.Quando il contatto terminò, si sentì vuota, abbandonata. Ma lui era ancora li, le labbra sottili all'altezza degli occhi di lei.

Le labbra di lui si mossero:

-Ti sento, Hermione, io ti sento-

E detto questo se ne andò, lasciandola di stucco, da sola.

 

Hermione fissava il vuoto. Si ricordò di respirare soltanto quando sentì la voce di Ginny, seguita da quelle allegre di Harry e Ron, che le dicevano:

-Hermione! Hermione, ma dove eri finita?-

-Hermione, che bello rivederti!!!-

Due paia di braccia maschili e possenti la stritolarono in un abbraccio pieno di calore.

Sicurezza, affetto.

Felicità.

E' bello rivederti. Mi siete mancati, piccoli guastafeste.

Dietro di loro, Ginny le sorrideva, dicendole:

-Hermione, siamo arrivati a Hogwarts!-

Hogwarts.

Era tornata a casa.

 

*

 

La Sala Grande era gremita per la cena, il Cappello Parlante aveva appena finito di smistare i nuovi studenti propinando la solita filastrocca dai significati vedo-non vedo. Hermione non aveva molto appetito, fissava il brownie con la panna montata senza nessun apparente interesse, la sua mente assente quanto il suo appetito serale.

Lui sembrava avere altri appetiti.

La fissava con una strana luce negli occhi.

Una pace, serenità, anche solo momentanea, ma mai incontrata prima negli occhi di lui.

Quell'anima di ghiaccio, lui era il vento, era l'acqua di un fiume in piena, la pioggia durante una tempesta di fulmini.

Incrociò gli occhi di lui per un istante, e ogni sforzo per ingoiare qualsiasi boccone andò a farsi benedire.

Il tempo si era fermato.

Non c'era nessun altro nella stanza, non per loro.

Lui sembrava un'altra persona, il continuo tormento sempre presente nei suoi occhi se n'era andato, per fare spazio a.... pace? Era pacifico il suo sguardo?

Una pace solo momentanea, che poteva provare solo quando vedeva lei.

Il Serpeverde vedeva a sua volta degli occhi diversi in lei.

Sorpresa, un misto di tenerezza e spavento.

Difficile vedere la sorpresa negli occhi della studentessa più brillante di Hogwarts. Eppure...

Un rumore di vetri infranti risvegliò Hermione dai suoi pensieri.

-Hermione, ma che hai stasera?- domandò Harry.

Hermione sbiancò. Aveva fatto cadere il calice che aveva in mano. Una stupidaggine, un incidente, e le sembrava di essere completamente trasparente, leggibile.

Non essere sciocca, come potrebbero vedere cosa stavi pensando? Non potrebbero capire.

In molti sensi, purtoppo, loro non potrebbero capire.

-Mi sento salire la febbre, Harry, credo che andrò a stendermi per qualche ora- improvvisò la strega.

Si alzò in fretta dalla tavolata Grinfondoro ed uscì dal pesante portone della Sala, cercando di non mettersi a correre. Si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò per un istante, il viso in fiamme.

Che diavolo le stava prendendo?

Si staccò dalla porta e si incamminò su per le scale, dirigendosi alla Torre.

Arrivata ai piedi della scala che portava al ritratto della Signora Grassa, le parve di sentire uno spostamento d'aria.

Si girò di scatto, la bacchetta pronta alla mano, ed andò a sbattere contro qualcosa di solido.

Lana, tessuto grigio-verde. Alzò lentamente lo sguardo, e pensò di essere di nuovo in uno dei suoi sogni ad occhi aperti.

Ma non lo era, e lui era vero, reale.

Molto reale.

-Granger, riesci a sconfiggere orde di Mangiamorte assetati si sangue, ma non guardi dove vai a sbattere?- Draco accennò con un mezzo sorriso sghembo.

Derisione?

No, qualcosa di più simile a...

...divertimento?

-Che diavolo ci fai tu qui?- Hermione sentenziò, sistemandosi nervosamente i capelli con movimenti nervosi.

-Potrei farti la stessa domanda, Caposcuola rosso-oro. Non me la sono bevuta la storia della febbre, non mi chiamo Potter.- rispose Malfoy.

-Come hai fatto a sentire quello che ho detto ad Harry? La vostra tavolata è al lato opposto della Sala Grande...- chiese lei sospettosa.

-Non mi occorre sentire, Granger. Ho letto il labiale.-

Ho letto le tue labbra.

Hermione arrossì violentemente.

-...mi stavi fissando? Perchè mi fissavi Malfoy?- domandò Hermione preoccupata.

Lui si avvicinò a lei, abbassando il viso verso quello di lei, lentamente.

Sta succedendo di nuovo. Quello che è successo sul treno.

Si sta avvicinando. Perchè?

La stessa storia.

Ma il finale sembrava essere diverso, stavola.

I capelli biondi di lui sfioravano la fronte di lei.

Era pericolosamente vicino.

-Continui a fare domande che io stesso potrei fare a mia volta, Hermione.-

Il cuore di lei perse un battito.

Hermione.

Il mio nome.

Non lo aveva mai sentito pronunciare il suo nome, da quando si conoscevano. Da quando erano a scuola.

Da sempre.

Ed era così... strano. Piacevolmente strano.

Draco aprì di nuovo la bocca:

-Tuttavia, rispondendo al tuo quesito, ti fissavo, lo ammetto-.

Allungò il pollice sottile verso il viso di lei, appoggiando il palmo della mano sulla guancia di lei.

E quel brivido tornò di nuovo, come un'onda di calore.

Una scossa.

Una stupenda e spaventosa magia.

-E lo facevo- continuò lui, -domandandomi come sarebbe stato guardarti mentre ti toccavo-

Hermione rabbrividì.

Non di freddo, non di paura.

Era il suo cuore a tremare, le sue labbra e la sua mente.

Voleva davvero combattere?

Voleva combattere una cosa che il suo cuore sembrava volere più di qualsiasi altra cosa?

Raccolse tutto il coraggio che aveva e rispose, la voce tremante come la sua anima in quel momento:

-E com'è? Com'è guardarmi mentre mi tocchi?-

Aveva cercato di dare alla voce un tono di sfida. Ed aveva miseramente fallito. La voce di Hermione sembrava semplicemente... curiosa? Una semplice domanda, da cui aspettarsi una semplice risposta.

Lui sorrise, e la risposta arrivò:

-Sorprendente- mormorò.

Sorprendente?

-E' una sorpresa per me vedere questo lato di te- continuò Draco – che nessun altro credo abbia visto, giusto?-

Lei annuì. Parlare richiedeva una fermezza ed una concentrazione che in quel momento non possedeva.

Lui non si fermò, il pollice tracciò una linea sulle labbra di lei. Una carezza leggera, ma possessiva, esigente. Sollevò il mento di Hermione con due dita, e la costrinse a guardarlo negli occhi.

Ora anche le mani di lui tremavano, e sorprendemente anche la sua voce, quando aggiunse:

-Ed è una sorpresa trovarti sempre più bella di persona che nei miei sogni-

Abbassò il viso verso quello di lei, posando le labbra su quelle di lei con una lentezza esasperante.

Ed il mondo si fermò.

Le sue labbra avevano il sapore della pioggia e del vento, le sue mani sulla schiena di lei erano ferme e stranamente calde.

Hermione si trovò a cingergli il collo con le braccia, alzandosi in punta di piedi per poterlo baciare meglio.

Sorpresa, anche per lei.

Sorpresa della propria audacia.

Sorpresa di non riuscire a staccarsi da lui, a non scappare lontano dal ragazzo.

Pericolo, lui era pericoloso.

Eppure, soprendentemente, lei non voleva realmente scappare.

Casa, in quel momento si sentiva a casa.

La sua bocca provava un sollievo quasi doloroso, per un contatto che il suo corpo sembrava aver cercato da tempo, a sua insaputa.

O forse lo aveva sempre saputo, ed aveva solo cercato di negarlo a se stessa.

Si staccò da lui per riprendere fiato, e lui appoggiò la fronte su quella di lei, gli occhi chiusi.

Quando aprì la bocca per parlare, sembrava che avesse corso in mezzo alla bufera.

Era senza fiato.

-Non sai quanto mi è costato farlo, Granger- sussurrò -eppure non posso credere di aver aspettato così a lungo a farlo.-

Lei non poteva credere alle proprie orecchie.

-Mal... Malfoy...- anche lei era senza fiato, la mente annebbiata ed intorpidita dal bacio -dobbiamo delle spiegazioni l'uno all'altra, credo.-

Lui aprì gli occhi, ma non si staccò da lei.

-Spiegazioni?- domandò il Serpeverde -L'unica spiegazione che posso darti, mia piccola Grinfondoro, è che ho combattuto per anni, per negare a me stesso una cosa che in realtà avrei semplicemente potuto accettare, evitando a me stesso l'inferno che ho passato.-

Lei spalancò gli occhi, sorpresa.

Per anni? Aveva detto per anni.

-Anni? Cosa significa?-

Lui la fissò per un minutò che sembrava un'eternità, e poi rispose:

-In questi momenti mi domando se tu sia davvero la strega più brillante della scuola. Non capisci? Forse non vuoi capire, ma te lo dirò lo stesso-.

Te la devo, una spiegazione, aggiunse mentalmente il biondo.

-Tu occupi i miei pensieri costantemente, Mezzosangue, fin da quando ti ho vista. Il giorno, la notte. Tu sei sempre nella mia mente. E se in cinque anni ho finto di odiarti...-

Finto? Aveva detto finto?

-...è stato solo per nascondere quello che sentivo veramente. Un Serpeverde non può mostrare interesse per una Mezzosangue, menchèmeno una Grifondoro. Sporca, indegna, sangue a metà.- finì lui.

Hermione si staccò improvvisamente dalla sua presa gentile, le mani ancora tremanti.

Le parole che seguirono il suo gesto furono quasi sputate fra i denti.

-E' così, dunque, Malfuretto? Sangue sporco? Indegna? Ma certo, mi pare ovvio. Cosa mi aspettavo da te, piccola vipera camuffata da studente?- rispose alterata.

Un dolore sordo le prese il centro del petto.

Il cuore, le faceva male il cuore.

Lui la afferrò per il polso, la faccia trasformata in un'espressione indecifrabile.

Dolore?

-Sei la strega più sciocca che abbia mai conosciuto, Granger. E non hai capito nulla- rispose lui a tono.

Lei trattenne il respiro.

Lui continuò:

-Indegna, secondo alcuni. Sporca, secondo altri. Ma mai secondo me. Ho combattuto con me stesso, ho nascosto i miei sentimenti agli altri, non volevo problemi. Mi sono sforzato di vederti come gli altri volevano che ti vedessi. Ed ho fallito miseramente.-

Hermione era sempre più confusa. Eppure, un piccolo barlume di speranza si fece spazio della sua mente, alle parole del Serpeverde.

Draco prese il suo silenzione come un invito a proseguire.

-Io ti vedo per quella che sei, Mezzosangue. E mi rifiuto di soffrire in eterno per non essere riuscito ad accettare quello che provo per te. Mi sono arreso, e mi rendo conto che avrei dovuto farlo molto tempo fa.-

Hermione capì quello che lui stava cercando di dirle, ed anche lei vide il ragazzo per quello che era veramente: vulnerabile, un combattente stanco di troppe battaglie, arreso davanti ad una guerra persa, accettando la sconfitta, con la pace nel cuore.

La stregà trovò finalmente il coraggio per parlare:

-E cosa provi in questo momento, Malfoy?- mormorò insicura.

-Sollievo- rispose lui – rassegnazione, accettazione.-

I piedi di lei sembravano muoversi da soli quando si riavvicinò al ragazzo, appoggiando il viso conto il suo petto solido.

Lui alzò una mano ad accarezzarle i capelli.

-Non posso combattere me stesso per un'idea che sembra non appartenermi. Ci ho provato, credimi, ma non posso più combattere, io non voglio più combattere. Preferisco combattere l'idea a cui vogliono farmi appartenere, un'idea che non ho scelto, che mi è stata appioppata da un cappello che ha deciso di schierarmi con quelli che quella dannata idea la abbracciano come legge divina.-

Le parole uscivano a fatica dalla bocca lui, una fatica che gli stava costando parecchio. Ma lui andò avanti.

-Non combatterò contro me stesso, contro i miei desideri. Non più.- terminò Draco.

Fu Hermione a prendere la parola allora:

-Io ancora sto cercando di smettere di combattere. Non è una cosa facile, e non lo sarà mai.-

-Ma tu vuoi combattere?- la voce di lui sembrava incerta mentre faceva la domanda.

Hermione si staccò da lui per poterlo guardare il volto:

-Certo che combatterò!- si infervorò -non mollo, io, non mi arrendo! E forse sarà molto più ardua di qualsiasi previsione io possa fare, ma non sono una che si arrende. Credi forse che i miei compagni di Casa saranno entusiasti? Credi forse che i Grifoni siano dei buonaccioni pronti ad accogliere tutto e tutti senza giudicare chi è diverso? Beh, temo che quelli siano i Tassorosso, Malfoy. -

Hermione aveva il fiato corto per la foga, per la rabbia, ma le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in piena:

-Non siamo un convento di gente benevola! Probabilmente mi tirerò addosso le ire dell'intero Casato e verrò crocifissa come traditrice della causa del povero Godric. Non sei l'unico a combattere!-

Draco era ammutolito, ma il suo silenzio durò poco, perchè aggiunse con una nota di ira appena accennata nella voce:

-Non prendiamoci in giro, Mezzosangue. So benissimo che siamo nella stessa barca, la mia domanda era un'altra, tuttavia. Non mi interessa cosa vogliono i Grinfondoro per te, anche perchè non ho una grandissima stima per il Salvatori del mondo magico, come credo tu sappia. La vera domanda è: cosa vuoi tu?- Draco sembrava arrabbiato ed allo stesso tempo spaventato.

Hermione mandò giù la saliva che tuttavia sembrava essere sparita dalla sua bocca secchissima.

Draco, dal canto suo, sembrava terrorizzato all'idea che lei desse la risposta sbagliata.

Che lei non ritenesse che il gioco valesse la candela.

Lei, che in realtà non aveva nulla di sporco ed impuro.

Lei, proprio perchè era immacolata, pulita, una persona per bene, rispettabile, in una cerchia di persone a loro volta oneste, per bene, rispettabili, non pensasse valesse la pena sporcarsi il nome per uno come lui.

Uno sbagliato, come lui.

Ma la Strega più brillante di Hogwarts riservava sempre sorprese.

-Cosa voglio io poco importa, Draco...-

Aveva detto il suo nome. Anche per lei era la prima volta.

-...dal momento che il mio cuore sembra aver preso la sua decisione molto tempo fa.-

Poteva voler dire qualsiasi cosa.

Doppio significato, doppia partita, doppio risultato.

Mille possibili interpretazioni.

-Spiegati meglio, Mezzosangue, non parlare per metafore- sentenziò lui, ostentando una sicurezza che in realtà non provava affatto.

Dentro aveva la tempesta.

Cosa vuoi dire, Mezzosangue?

Il tuo cuore, che decisione ha preso?

Non c'era nessuna Giratempo nella stanza.

Ed allora come era possibile che il tempo sembrava non scorrere?

Lei non rispose, ma si alzò in punta di piedi, le spalle scosse dal timore di quello che lei stessa stava per fare, e posò le labbra tremanti su quelle di lui, dando la risposta alle mille domande che affollavano la mente del Serpeverde.

Fu un bacio veloce, casto, ma non per questo meno agoniato, meno voluto.

Quel bacio era la spiegazione, era la risposta a qualsiasi dannata domanda.

 

*

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - The power of one ***


CAPITOLO 3 – THE POWER OF ONE

 

Le lezioni erano ricominciate da circa una settimana, ed il Castello aveva ripreso la sua attività a pieno ritmo. I corridoi passavano da momenti di assoluto silenzio, a folle di studenti chiassosi che correvano in ogni dove per poter arrivare in tempo alle lezioni (o per poterle marinare...), fantasmi che fluttuavano a metri dal pavimento mormorando fra loro, ignorando le vicissitudini del mondo dei vivi. Insegnanti più o meno disperati per la fine delle vacanze, e con esse del quieto vivere, che cercavano di mantenere la calma e la concentrazione nelle loro aule, con risultati ben poco soddisfacenti. La stragrande maggioranza del corpo studentesco sembrava non essersi nemmeno resa conto che le vacanze estive erano finite da un pezzo.

Un professore in particolare, in quel particolare momento, avrebbe volentieri donato qualsiasi cosa pur di potersi levare da quell'impiccio in cui si trovava negli ultimi 30 anni: l'insegnamento.

Un'ora di lezione con Grifondoro e Serpeverde. Un'intera, dannatissima, lunghissima ed interminabile ora con una trentina di adolescenti dall'ormone impazzito e desiderosi di creare quanto più disordine possibile gli uni con gli altri.

Bambini. Dannatissimi bambini.

Teenagers scatenati con ben poche aspirazioni nella vita se non quelle di salvare l'intero mondo magico polverizzando interi edifici, oppure di farlo a pezzi e sterminare a destra e sinistra a suon di Cruciatus.

Possibile che sia io l'unico che come massima aspirazione abbia il quieto vivere?

Il Professor Piton si schiarì la voce, e nel momento in cui le due case si resero conto che il docente meno amato del corpo studenti era entrato nell'aula, un silenzio di tomba calò fra i banchi.

-Vedo che ancora qualcuno non si è reso conto che ci troviamo in una scuola e non in uno zoo...- proferì Piton con invidiabile flemma e sangue freddo.

-Tuttavia, - proseguì, -vorrei ricordarvi che questa è un'aula e che qui si fa lezione, e soprattutto non si mangia, signor Weasley!-

Il Grifondoro in questione, che stava cercando di aprirsi un pacchetto di Api Frizzole sotto al banco, arrossì fin sopra alle orecchie, incapace di rispondere alle “accuse”, peraltro vere, mosse dal professore.

Hermione, che stava seduta vicino a Neville una fila più avanti, cominciò a massaggiarsi la tempia sinistra con le dita.

Dio mio, dobbiamo proprio farci riconoscere...

-Weasley, ti prego di voler uscire dalla mia aula. Qui si fa lezione, nel caso tu non l'abbia notato queste non sono le cucine del Castello.- sibilò il professore guardando il ragazzo dal sopra il suo naso adunco ed unticcio.

Ron fece per alzarsi, quando ovviamente un'altra voce si fece sentire dal banco di fianco al suo.

-Non credo sia giusto, Professore! Forse lei ha deliberatamente ignorato il fatto che Goyle si stia sbafando dei muffin da circa un quarto d'ora, eppura non mi sembra che sia stato ammunito in qualsiasi modo!- Harry Potter, il Ragazzo Chissà Come Sopravvissuto, aveva parlato in difesa del suo amico.

-Harry, siediti...- mormorò debolmente Hermione all'amico, la testa che cominciava ad esploderle dal doloroe.

Ma Potter, ovviamente, non aveva nessuna intenzione di sedersi e tacere di fronte a quell'ingiustizia perpretrata nei confronti del migliore amico, nonché compagno di squadra, merende e disavventure.

Geniale, assolutamente perfetto.

Ma si, facciamoci togliere un'altra dozzina di punti.

Harry, caro, ti voglio un bene dell'anima, ma ti prego: smettila di fare il sindacalista o finiremo nei guai con Piton.

Possibile che io sia l'unica veramente interessata alla lezione?

-Signor Potter, ma quale prevedibile sorpresa...- mormorò Piton fissando Harry con gli occhi sempre più simili a due fessure – cominciavo a chiedermi quando avrebbe cominciato ad esercitare le sue qualità di Salvatore del Mondo Magico. Da vero sprito Grifondoro, complimenti. Immolarsi per difendere un'amico in “difficoltà”... Davvero ammirevole...-

Gli occhi di Harry sembravano fuoco liquido per la rabbia a stento trattenuta.

-Ora, la prego di voler ascoltare il consiglio che sto per darle molto, molto attentamente.- proseguì l'insegnante. -Impari a farsi gli affaracci suoi, Potter, o finirà in guai grossi, molto grossi.-

Harry aveva le mani strette a pugno, la rabbia a stento contenuta, ma chissà come riuscì a tenere la bocca chiusa.

Grazie Godric, pensò Hermione mentalmente.

-Ora levatevi dai piedi, tutti e due, fuori dalla mia aula!- disse Piton.

Harry e Ron si alzarono in piedi, raccogliendo le loro cose, ed uscirono in tutta fretta dalla stanza, tra le risatine dei Serpeverde.

Un Serpeverde, in particolare, sembrava aver apprezzato particolarmente l'uscita di scena di due del Trio dei Miracoli (come venivano definiti i tre Grifondoro da ormai tutta la studentesca, anche se l'appellativo contraeva un'accezione negativa quando veniva pronunciato dagli abitanti dei Sotterranei...).

Draco Malfoy stava seduto in sesta fila, accanto al muro, di fianco a Blaise Zabini.

Se il bel moro era fin troppo occupato a controllare di avere tutte le unghie a posto per fare attenzione ai litigi (oltretutto ormai di routine) tra Grifoni e Professori (soprattutto quelli schierati decisamente dal lato verde-argento), il biondo sembrava invece aver gradito la sparizione dei due impiastri, e se la rideva sotto i baffi.

Hermione, dal canto suo, aveva notato la cosa, e non sapeva come prenderla.

Cosa pensavi, sciocca?

Che un bacio sarebbe bastato a cancellare l'odio che lui prova nei confronti di Harry e Ron?

No di certo.

Eppure avrei sperato in un cambio di atteggiamento.

Il dolore alle tempie sembrava essere tornato a farsi sentire, ed una smorfia di dolore attraversò il viso delicato della Caposcuola, che riprese a massaggiarsi la testa con movimenti lenti e circolari.

Malfoy non si era perso l'espressione che era passata sul volto di lei quando lo aveva visto ridere dei suoi compagni, e sapeva anche perchè le desse fastidio. Ed il gigno sparì immediatamente dalla sua bocca.

Che cosa pensavi, Granger? Che solo perchè ho baciato te, allora debba farmi andare a genio tutti i Grifondioti della scuola?

Nossignore.

Non che tutti i Grifondoro fossero anche Grifondioti, no di certo. E' piuttosto una sottocategoria riservata a Potter, Weasley e alla loro cricca.

Zabini si avvicinò all'orecchio del compagno per mormorare qualcosa:

-Non credo che le sia andato a genio il tuo ridacchiare sguaiato davanti ai suoi amici- bisbigliò con fare ragionevole all'amico.

-Blaise, non ti ci mettere anche tu. Non posso farmi andare a genio tutti i Grifoni della scuola. Non sono un Tassorosso, per Salazar....- rispose piccato il biondo.

Il moro si limitò a sorridere misteriosamente, e riabbassò gli occhi sul libro di Pozioni.

-Molto bene- proferì il professor Piton – ora vogliate farmi al grazia di ricominciare la lezione normalmente. Aprite al secondo capitolo, paragrafo 4: usi della pelle di girillacco...-

Draco aprì il libro e cominciò a leggere. La mente era però altrove.

 

*

 

La mattinata era passata piuttosto velocemente, fra una lezione e l'altra, e non avendo lezioni nel pomeriggio, gli studenti del sesto anno si erano dedicati alle attività più svariate. Harry e Ron, con il resto della squadra, erano andati al campo da Quidditch a “fare due tiri veloci”, che tradotto significava “non torneremo prima di cena”. Hermione aveva approfittato di questa inaspettata (ed insperata) mezza giornata libera per sedersi sotto ad un melo a studiare.

Il sole era ancora tiepido, non caldo come fino a qualche mese prima, ma con il maglione della divisa si poteva stare discretamente senza congelare affatto. Non sarebbe durato molto, il tempo non era mai particolarmente clemente in Scozia, ma tanto valeva godersi il tepore finchè durava.

La Caposcuola allungò le gambe sull'erba del prato, prese Incantesimi Avanzati dalla sua borsa e cominciò a leggere.

Quello era veramente il clima ideale per studiare. Tiepido, non caldo, senza compagni che ti ronzano in torno cercando di copiare o di farsi fare i compiti da te.

Beata solitudine. Ogni tanto ci vuole.

Aveva cominciato a leggere la prima riga della pagina, sugli incantesimi congiunti, ed il dolore alla testa ricominciò a farsi sentire.

Leggero, tuttavia insistente, le picchiettava nella parte destra della testa, e le impediva di concentrarsi. Di pensare.

Perchè certo, per studiare il sole va benissimo.

Ma per pensare, è tutta un'altra storia.

Studiare, imparare a memoria delle pagine che già alla prima rilettura erano belle che impresse nel suo brillante cervello, era una cosa.

Pensare autonomamente, ahimè, era un'altra cosa.

Non riusciva a pensare al sole, la distraeva, la intorpidiva.

Da quanti giorni non pioveva?

Una settimana ormai.

Hermione ricominciò a leggere la stessa riga per la settima volta, quando sentì un brivido lungo la schiena.

Si stava alzando un venticello freddo, e nuvole scure sembravano radunarsi ad oscurare il sole. Gli studenti in giro per il giardino raccoglievano le loro cose, avvolgendosi con le sciarpe ed i berretti del loro casato, i mantelli ben chiusi sul collo, e correvano verso il Castello.

I rami dell'albero sotto cui Hermione stava leggendo cominciarono a muoversi con il vento, che staccò alcune foglie facendole turbinare in un vortice di colori, per poi volare lontano.

Il vento si faceva sempre più forte, quando all'improvvisò cesso di colpo.

Ed arrivò la pioggia.

Un'acquazzone fortissimo scese dal cielo, carico ormai da settimane, dopo giorni di sole insoliti per quella stagione. Hermione uscì da sotto l'albero e rimase sotto la pioggia battente.

Il mal di testa le era passato, e ora le sembrava di poter vedere tutto con molta più chiarezza.

Alzò lo sguardo al cielo plumbeo, e fissò le gocce di pioggia caderle sul viso.

Perchè quel dannato Furetto si è messo a ridere, stamattina?

Certo, a quanto pare gli ha fatto piacere che Harry e Ron siano finiti nei guai.

Diamine, che cosa mi aspettavo?

Che sarebbe diventato amorevole e premuroso nei confronti di quei due combinaguai?

Certo che no.

Non si cancellano anni di litigi, di maledizioni lanciate alle spalle, di risse evitate per un pelo, di... intolleranza?

Avrebbe fatto lo stesso con me?

Se io fossi finita nei guai, avrebbe preso le mie difese, come Harry con Ron?

O si sarebbe messo a ridere di me davanti a tutti, come ha fatto con loro?

Ma cosa vuoi che sia, un rimprovero a lezione con Piton...

Eppure, non sono sicura della risposta.

I capelli di Hermione erano zuppi di pioggia, i riccioli erano così appesantiti da essere diventati quasi lisci, ed i vestiti della divisa scolastica non erano messi meglio.

Eppure lei non sembrava volersi muovere di li.

La pioggia l'aiutava a pensare.

Una figura alta e scura si avvicinava dal Castello verso di lei.

Lei rimase a fissarla senza muovere un muscolo, ma la bacchetta era nella sua mano, in tasca, ben nascosta.

Continuò a non muoversi, e la figura continuava ad avanzare verso di lei.

E lei lo riconobbe.

Draco Malfoy, a sua volta zuppo di pioggia dalla testa ai piedi, le veniva incontro avvolto nel mantello con lo stemma Serpeverde, il capo scoperto ed i capelli biondi bagnati come appena uscito dalla doccia.

La mano di Hermione mollò la presa sulla bacchetta, ed il suo volto contratto si rilassò.

Malfoy si fermò ad un metro da lei, e dovette quasi urlare per farsi sentire sotto quello scroscio d'acqua incessante.

-Cosa diavolo ci fai sotto l'acqua, Mezzosangue?- chiese lui, riparandosi gli occhi con una mano.

-La pioggia mi aiuta a pensare!- rispose Hermione, il tono di voce a sua volta piuttosto alto.

-E a che cosa dovresti pensare, di grazia? Di certo nulla di cui non si possa parlare all'asciutto!- Draco le prese il polso e fece per portarla sotto al portico, al riparto dalla pioggia, ma Hermione non si mosse di un centimetro.

-Granger, che diavolo ti prende? Vuoi farti venire un accidente?- chiese lui.

La ragazza era immobile, il polso nella mano di lui, ma lei non accennava a volersi muovere.

-Hermione- disse di nuovo il ragazzo, il tono della voce questa volta molto più calmo, - ti prego di volermi dire cosa ti passa per quella testolina brillante che hai.-

Le guance di lei si tinsero di rosa acceso al sentire Draco chiamarla per nome. Raccolse tutto il coraggio di cui il buon vecchio Godric l'aveva dispensata, ed aprì la bocca per rispondere:

-Tu avresti riso di me?- la sua voce era quasi un sussurro, impossibile da cogliere sotto il rumore di quel diluvio. Draco si avvicinò a lei, l'orecchio sinistro vicino alle labbra della Grinfondoro.

-Vorresti farmi la grazia di ripetere, Granger?- domandò lui con quel classico tono irriverente che solitamente riservava alle schermaglie verbali nei corridoi con gli studenti rosso-oro.

Hermione non esitò a ripetere:

-Tu avresti riso di me, se ci fossi stata io al posto di Ron e Harry?-

Draco sembrava avere le labbra cucite, così Hermione proseguì:

-Ti saresti fatto beffe della sottoscritta se nei guai ci fossi finita io? Mi avresti trattata come hai sempre fatto, davanti ai tuoi compagni di casa e ai miei?- la voce della Caposcuola cominciava ad incrinarsi, - Non so come interpretarti, Malfoy. Prima mi.... mi baci.... pronunci frasi che mai mi sarei aspettata di sentir dire dalla tua lingua biforcuta, e poi ti fai beffe di me e dei miei migliori amici, come hai sempre fatto, come ogni singolo giorno che hai passato in questa scuola negli ultimi cinque anni.-

Gli occhi di Draco ebbero un lampo di rabbia, una scintilla che spaventò la ragazza, ma lui non se ne curò e rispose, piccato:

-Granger, ci sono diverse cose che devi capire di me. Io non ho intenzione di diventare l'amico di San Potter e della Donnola, sappilo. Ciò che dico o faccio in tua presenza riguarda te, e te soltanto. Vorrei poterti dire che ora le cose saranno diverse con il resto della tua Casa solo per fare un favore a te, ma non sarà così. Sarebbe una menzogna colossale e seppur Serpe, non sono un bugiardo.-

Draco si fermò per un momento, guardando incerto la ragazza, quasi per paura di aver detto qualcosa di sbagliato, di averla... ferita? Ma la mora taceva, sembrava aspettarsi dell'altro, così il Serpeverde proseguì:

-Potter e Weasley mi stanno altamente sulle glorie, questo non è un mistero, e vorrei eliminare sin da ora qualsiasi tuo dubbio del contrario. Non li sopporto, e mai potrò sopportarli. Se dovessi cercarmi degli amici, di certo andrei a trovarli altrove.-

Hermione alzò lo sguardo -stranamente tranquillo, quasi sereno- e rispose al biondo:

-Questo lo immaginavo, Malfoy. Non ti chiedo di diventare l'amichetto del cuore dei miei amici, visto e considerato che io non lo farei con i tuoi, ma la mia domanda era un'altra. Tu avresti riso di me, in pubblico, davanti a tutti? Mi avresti trattato come sempre, come una stupida, sporca Mezzosangue?- il labbro inferiore ebbe un tremito nel pronunciare quell'ultima frase.

Malfoy, contro ogni aspettativa ed eventuale previsione della ragazza, piegò invece le labbra in uno strano sorriso, passò una mano fra i capelli bagnati della ragazza, sistemandoli dietro all'orecchio, e rispose:

-Tu sei tutta un'altra storia, o mia petulante ed insicura Caposcuola.-

La riccia non potè fare a meno di sorridere, e per un momento, solo per quell'istante, il freddo della pioggia sembrò essersene andato, per fare spazio ad una punta di calore, proprio dentro al petto, che lentamente arrivò al volto, illuminandole gli occhi scuri.

-Ho già fatto molti sbagli che ti hanno allontanata in passato,- aggiunse lui, - non intendo farne altri proprio ora che ti ho... trovata.-

-Ma io ci sono sempre stata- rispose Hermione sorridendo.

-Ma tu ci sei sempre stata- ripetè il ragazzo, il sorriso sempre stampato in volto.

La mano di Draco le sfiorò le labbra morbide, ed ancora quella scossa di magia tornò a farsi sentire, prendendo la Caposcuola di sorpresa.

-Malfoy, non credi che ci sia qualcosa di strano in tutto questo?- proferì lei.

-A me non dispiace affatto, a dire la verità, e credo nemmeno a te, Granger- rispose lui con una mezza allusione negli occhi. La ragazza arrossì violentemente, spostando lo sguardo altrove, verso il giardino su cui ancora pioveva.

-Non è quello che ho detto, Malfuretto, intendo dire che vorrei saperne di più. Non è normale magia, non abbiamo mai usato la bacchetta nessuna delle volte in cui ci è successo questo... fenomeno. E non mi è mai successo con nessun altro prima d'ora- spiegò con tono saccente.

-Intendi dire che solo io sono in grado di farti provare queste incredibili sensazioni?- la canzonò lui, il tono di voce scherzoso, falsamente seducente. Lei, in tutta risposta, scoppiò a ridere, anche se le guance di lei erano arrossite lievemente, di nuovo.

-Intendo dire, Malfoy, che vorrei fare delle ricerce al riguardo. Non amo ciò che non conosco...-

-Oh, a me invece intriga parecchio il mistero... fammi indovinare, vorresti andare... uhm... in biblioteca?- disse Draco massaggiandosi il mento, fingendo di pensare intensamente.

Hermione invece era serissima: -Sono così prevedibile, Furetto Nervosetto?- rispose acida.

-Direi di si, o scrupolosa Caposcuola. Temo tuttavia che la tua sete di sapere dovrà essere placata fino a domani, la biblioteca chiude dopo le cinque del pomeriggio.-

-Tu conosci gli orari della biblioteca, Malfoy?- Hermione era fin troppo sorpresa.

-Guarda che sono un ottimo studente, io! Non ho il dono della scienza infusa, ahimè, ed i miei notevoli risultati scolastici sono il risultato di ore di studio in biblioteca.-

-Ma se non ti ho mai visto...- disse Hermione.

-Forse guardavi, ma non vedevi. Io invece ho sempre visto te, Granger.- rispose lui, ed il cuore della ragazza perse un battito.

La pioggia stava smettendo, ma il vento continuava a soffiare, ed i capelli della Caposcuola si agitarono come i rami di un salice durante una tempesta. Hermione alzò una mano per spostarsi una ciocca dagli occhi scuri, le guance rosse per il freddo.

Draco sorrise ai goffi ed apparentemente inutili tentativi della ragazza di domare quella chioma ricciuta, infilò le dita affusolate in quella criniera castana, avvicinando il volto alla testa della Grinfondoro, ed inspirò profondamente, beandosi del profumo ai fiori d'arancio che i boccoli di Hermione emanavano.

Le palpebre di Hermione si erano fatte improvvisamente pesanti, chiuse quindi gli occhi, e le sue mani, che sembravano essere dotate di una propria autonoma volontà, si appoggiarono delicatamente sul petto di Draco. Il ragazzo, sorpreso, trattenne il respiro, per poi rilasciarlo lentamente soffiando delicatamente tra i capelli di lei, ed un brivido corse lungo la schiena di entrambi.

-Credo.... credo sia il caso di rientrare, non ti pare?- mormorò la mora.

-Come desideri, mia puntigliosa Caposcuola- la rimbeccò lui, la voce tutt'altro che seria.

Hermione staccò le mani da lui, riluttante, e le guance le si tinsero di rosso quando le dita di lui, liberandosi dai suoi capelli, sfiorarono inavvertitamente il suo collo.

La ragazza alzò lo sguardo, e quello che vide negli occhi di Draco le provocò una stretta allo stomaco.

Le iridi chiare del Serpeverde sembravano due oceani in tempesta, due pozze senza fondo la cui superficie insidiosa ed apparentemente placida nasconde in realtà un fondo senza fine, senza via d'uscita.

Lui la fissava in una maniera strana, indecifrabile.

Rabbia?

No, non direi.

Violenza?

No, non è violenza quella nei suoi occhi.

Hermione distolse lo sguardo, spaventata, e fissando ostentatamente il pavimento di pietra dell'ingresso del castello.

Non è violenza.

E' desiderio...

Violento desiderio.

-Io... devo andare.- disse la Grinfondoro senza tante spiegazioni, e corse verso il pesante portone di legno, trascinandosi la borsa dei libri che sbatteva contro le sue gambe durante la corsa.

Si chiuse il portone alle spalle, e corse a perdifiato su per le scale, incurante del bruciore che sentiva nei polmoni e nella gola a causa della corsa in salita. Si fermò soltanto una volta arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa, a cui disse:

-Whiskey di malto!-

La Signora Grassa, in tutta risposta, cominciò ad aprire il buco dietro al ritratto, ma ad Hermione bastarono un paio di spanne soltanto per fiondarcisi dentro, e fu solo una volta che il ritratto si fu chiuso dietro di lei, che riprese a respirare normalmente, accasciandosi lungo il muro del corridoio della Sala Comune di Grifondoro.

Si passò una mano sulla fronte bollente, i capelli scompigiati che le ricadevano attorno al viso in ciocche disordinate.

-Dio mio...- sussurrò fra sé e sé, - non chiuderò occhio stanotte.-

Quegli occhi... i suoi occhi, mi toglieranno il sonno.

Per questa e per molte altre notti a venire.

 

*

 

Draco Malfoy si stava dirigendo nei sotterranei della sua Casa, quando sentì una mano afferrargli il colletto della divisa, trascinandolo dietro al muro più vicino.

-Blaise! Dannazione, così mi stroppicci la camicia!- urlò il biondo girandosi verso il suo “aggressore” di cui, a quanto pareva, era a conoscenza.

Il ragazzo in questione lasciò andare la presa sulla camicia del biondo, un sorriso beffardo stampato sul bel volto scuro, ed appoggiò una spalla muscolosa contro al muro dietro di loro, incrociando le braccia al petto.

-Draco, una camicia stroppicciata sarà l'ultimo dei tuoi problemi oggi, temo...- lo prese il giro il moro.

Draco alzò un sopracciglio a mò di domanda: -Di che stai parlando?-

Zabini gli diede un pugno amichevole sulla spalla, e rispose canzonatorio:

-Hai fatto centro, eh, Cupido dai biondi capelli?-

Il Serpeverde rimase in silenzio per pochi attimi, ed un sorriso si dipinse lentamente sulle sue labbra, gli occhi che fissavano un angolo indefinito sul pavimento del corridoio.

-E bravo il mio Dracuccio cotonato! Allora la Granger non era sotto Imperio!-

-Hai davvero così poca fiducia nelle mie doti di conquistatore, Zabini?-

-Beh, voi barbari Gallesi passate più tempo con le pecore che con le donne, di certo non aiuta...-

-Blaise, il Whiltishire non è in Galles- rispose accigliato il biondo

-E' però terribilmente vicino! E sai che voci girano riguardo alla gente di quei posti...-

-Blaise, se ti può consolare, sappi che non ho nessuna intenzione di iniziare una relazione con una pecora.-

-E meno male!- Zabini finse di asciugarsi il sudore dalla fronte, sollevato – anche se devo dire che all'inizio mi stavo preoccupando. I capelli della Granger ricordano vagamente il vello di un agnellino, quindi ho pensato...-

Draco fulminò il compagno con lo sguardo, mettendolo a tacere, la mano destra pericolosamente vicina alla tasca in cui teneva la bacchetta.

-Blaise, sai bene che non tollero quel nome...-

Zabini cominciò ad indietreggiare, sorridendo all'amico, ma cominciandosi a dirigere verso la porta che dava sulla scala a chiocciola per i sotterranei.

-Draco, dai, è solo per ridere....-

-Non. Voglio. Sentire. Quel. Nome.- il biondo era un fascio di nervi, la bacchetta ormai in mano, pronta a scattare.

Zabini scoppiò a ridere, e prese a correre, imboccando la porta che portava alla Sala Comune di Serpeverde, e Draco cominciò a correre a sua volta, inseguendo l'amico che però aveva un notevole vantaggio sul biondo. Dopo qualche metro, Draco si fermò per prendere fiato, e subito gli giunse alle orecchie la voce sghignazzante dell'amico, che gli urlò da lontano:

-...Sheep shagger!-

Draco, dimentico della stanchezza per la corsa a perdifiato, si fiondò giù per le scale, rincorrendo Zabini per i sotterranei, brandendo la bacchetta a mò di sciabola, urlando:

-ZABINI, TU SEI MORTO!-

 

*

 

Hermione Granger, la fiera e coraggiosa Caposcuola Grinfondoro, colei che insieme ad Harry Potter e Ronald Weasley aveva sconfitto una mezza dozzina di volte il Signore Oscuro, la strega più intelligente del suo anno -secondo molti di tutta la scuola- si trascinava per i corridoi con due occhiaie allucinanti, il viso stanco ed i capelli più crespi e spettinati del solito.

Affrontare orde di mangiamorte pazzi ed inferociti erano una bazzecola in confronto all'idea di passare una giornata piena di lezioni (tra cui Trasfigurazione, con il colonnell- ehm, la professoressa Mac Granitt) senza aver chiuso occhio la notte prima.

Ginny Weasley seguiva l'amica battendole una mano sulla spalla, comprensiva:

-Hermione, tesoro, posso capirti. Le lezioni sono ricominciate da poco, e abbiamo passato un'estate a dormire fino a tardi la mattina, è normale che..-

-Dormire? Dormire la mattina? Ginny io nemmeno dormo la notte!- esclamò la Caposcuola esasperata, la borsa carica di libri che sembrava un macigno pesantissimo appeso alla schiena. Beh, pesante lo era sempre, con quelle tonnellate di carta stampata che lei chiamava “libri” (ma in realtà si sospettava fossero armi di autodifesa da lanciare sul muso ai Maghi Oscuri in caso di attacco)...

Oggi però le sembrava più pesante del solito, a causa del mancato riposo.

-Hermione, ti senti bene? Non ti ho mai vista così...- domandò la rossa, preoccupata.

-Questo è perchè non ci siamo viste quest'estate. Ginny, io è dalla fine dei G.U.F.O. dell'anno scorso che non chiudo occhio. Non ho dormito tutta estate. Né di giorno, dè di notte.- rispose Hermione con un fare tra l'isterico ed il rassegnato.

-Hermione, tu mi devi qualche spiegazione.- disse Ginny, obbligando l'amica a fermarsi.

Hermione fissò la piccola di Casa Weasley, che aveva lo sguardo determinato di chi non ha intenzione di muoversi finchè non ottiene una risposta soddisfacente.

Bene.

Tanto prima o poi dovrò dirglielo.

Averi preferito scegliere un altro momento, ma sono fin troppo stanca per tenere testa a Ginny, per cui...

-E' dall'inizio delle vacanze scorse che non dormo. O meglio, dormo ma non riposto. Sogno. Sogni di continuo. Ogni notte, tutta la notte, e sogno sempre la stessa cosa.- proferì Hermione.

La stessa persona.

Lo sguardo di Ginny si fece ancora più preoccupato, ma taccue per far proseguire l'amica.

La Caposcuola continuò:

-Ogni singola notte, non appena mi addormento, io sogno lui. Lui, Ginny! Malfoy, tutte le notti! Quel dannato Serpeverde non mi fa dormire da mesi.-

-Non ti fa dormire?- urlò Ginny- Oddio, Hermione, vuoi dire che per tutta l'estate voi due avete fatto s...-

-Ginny! Stai zitta, per l'amor del cielo!- la interruppe Hermione, tappandole la bocca fino a quasi soffocarla, guardandosi nervosamente in giro assicurandosi che nessuno avesse sentito le parole dell'amica.

-E comunque, piccola scervellata Weasley, io non ho fatto proprio niente.-

Ginny la fissava interrogativa, la bocca ancora coperta dalla mano della compagna.

-Intendo dire che non mi fa dormire perchè....io... io sogno di lui tutte le notti, Gin.-

Hermione arrossì un poco a quell'ammissione, eppure sentì un peso scivolarle via dal petto.

Liberazione.

Tolse la mano dalla bocca di Ginny, e guardò l'amica con un sorriso triste sulle labbra, gli occhi stanchi, rassegnati.

Non appena riacquistata la capacità di respirare, la rossa disse:

-Hermione, non pensavo fosse una cosa così.... seria.-

Hermione alzò lo sguardo, gli occhi stanchi ma sereni, tranquilli:

-Nemmeno io. Ho passato un'estate a desiderare di essere ancora a scuola. Perdo il sonno perchè sogno di lui, e ne perdo ancora di più perchè non riesco ad accettare questa cosa. Inoltre adesso si è aggiunta questa cosa del contatto magico...- Hermione si tappò la bocca non appena si rese conto di cosa aveva appena detto.

Aveva sperato di tenerselo per sé, ma ormai l'amica aveva sentito e sembrava ancora più incuriosita, quindi prese un bel respiro profondo e le raccontò tutto.

A fine spiegazione, Ginny osservava Hermione con una strana espressione in viso.

Divertita?

Allegra?

Più che altro allegrotta.

Un sorriso ebete molto simile a quello dei frequentatori assidui della Testa Di Porco ad Hogsmeade dopo che hanno bevuto la terza Acquaviola senza ghiaccio. A stomaco vuoto.

-Che c'è da ridere?- chiese la riccia sospettosa.

-Io non sto ridendo, Hermione cara,- le rispose la rossa, - sto sorridendo.-

-Gin, sei ubriaca?-

-A quest'ora della mattina? Dio mio, Hermione, no! Mai prima delle sette di sera- le rispose con una strizzatina d'occhi.

-Ginevra Weasley! Rispondimi seriamente. Che ti prende? Ridi delle mie disgrazie?- chiese Hermione con un cipiglio che ricordava pericolosamente quello della Mac Stalin... ehm, cioè, della Mac Granitt.

-Hermione, ma che disgrazie... io credo che tu sia bella che cotta!- rispose Ginny abbracciando l'amica.

-Cotta? In che senso?- chiese la Grinfondoro innocente.

-E dai, Herm! Ma oggi non ti riconosco più! Mi sembra di parlare con la Lovegood... Sei cotta, ti sei presa una cotta! O meglio, io direi piuttosto che.. ti sei innamorata.- disse Ginny all'orecchio di Hermione.

L'orecchio in questione divenne paonazzo, insieme al resto del bel visino della Caposcuola.

Un conto era sospettarlo.

Un conto era riuscire, dopo mesi, ad ammetterlo a se stessa.

Hermione guardò Ginny negli occhi verdi.

Un conto era sentirselo dire ad alta voce.

Le parole dette a voce avevano sempre un potere molto diverso da quelle pensate, per quanto intensamente.

-Ci ho messo dei mesi ad accettare questa cosa, Gin, e tutt'ora non è affatto facile per me. Non rendermi le cose più difficili.- disse Hermione titubante.

-Non ho intenzione di renderti le cose più difficili, tesoro, affatto.- rispose Ginny conciliante.

-Io non voglio che... beh, sai, Harry e Ron...-

-Ma certo, Hermione. Non lo veranno a sapere, non preoccuparti. Non da parte mia, comunque. Ma prima o poi dovrai dirglielo.- le disse la rossa, lo sguardo serio.

-Prima o poi, certo, lo verranno a sapere. Ma ancora devo capire cos'è questa... cosa. Ancora devo capire lui.- disse Hermione, - e devo scoprire cos'è che ci succede quando entriamo in contatto. Dopo pranzo devo andare in biblioteca.-

E lui sarà li.

C'è sempre stato.

Godric. San Godric.

Mi rivolgo a te, Patrono degli studenti rosso- oro,

A Harry sei sempre stato di grande aiuto, per carità, la Spada nel Cappello Parlante e tutto il resto.

Io mi accontento anche di un po' di coraggio, visto che a quanto pare tu ne hai per tutti quanti.

Ecco, un altro po' non guasterebbe.

...Dio mio, sono la vergogna del casato.

- Ti auguro di trovare qualche notizia in più, Herm. Solo...- cominciò Ginny, distraendola dai suoi pensieri.

-...solo che cosa, Gin?-

-...fa attenzione, Hermione. Non finire nel covo dei Serpenti.- finì l'amica, preoccupata.

-Beh, per quello mi servirà del caffè,- cercò di sdrammatizzare la Caposcuola, -litri e litri di caffè. E' questa l'unica cosa che mi manca di Londra. Starbucks. Caffè Nero. Costa Coffee.-

-Di che stai parlando?- domandò incuriosita Ginny.

-Catene di caffetterie del mondo babbano. In città ce n'è una ogni dieci metri, Londra ne è cosparsa. E sono la mia fonte di sostentamento, sai. Ho una brutta dipendenza dalla caffeina.- spiegò Hermione ridendo.

-Mah, siete strani voi Nati Babbani.- Ginny rise a sua volta, - ma finchè non cominci a dirmi che hai dipendenza dall'Erbapipa, credo che non dovrei preoccuparmi, giusto?-

Hermione scoppiò a ridere, e Ginny la seguì a sua volta, il suono delle loro risate gioiose riempì il corridoio, facendo voltare molte teste di studenti, che a loro volta sorrisero.

E l'allegria sprigionata dalle due ragazze arrivò anche al cuore di uno studente che, nascosto dietro ad una colonna, aveva sentito tutta la conversazione, e a sua volta sorrideva misteriosamente.

Draco Malfoy guardò la Mezzosangue -la sua Mezzosangue- sorridere, gli occhi scuri accesi da una scintilla di inconsapevole malizia, i capelli sciolti dietro alle spalle spettinati, ribelli, proprio come lei.

E qualcosa si sciolse dentro di lui.

Una punta di calore si accese nel suo petto, ed il freddo che sentiva negli occhi e nel cuore se ne andò, come il buio della notte che all'alba lascia spazio alla luce del sole ed il suo tepore.

Sei la luce del sole, mia piccola Mezzosangue.

 

*

Ciao tesori miei!

Mi scuso per il terribile ritardo nell'aggiornate, purtroppo lavoro come una matta, e ho molto poco tempo libero da dedicare alla scrittura.

Tuttavia, ci tengo a portare avanti questa cosa e cerco di farlo il più regolarmente possibile, quindi posso solo chiedervi di avere pazienza se sarò lenta nell'aggiornare.

Gli aggiornamenti arriveranno, non preoccupatevi, solo datemi tempo, sono stanchissima XD

Proprio oggi ho avuto una giornataccia al lavoro, ma stranamente l'umore nero mi ha permesso di sfogarmi con la scrittura, quindi state all'erta che ci saranno nuove sorprese nei prossimi capitoli!

Detto questo, alcuni disclaimer per il capitolo:

-"ma tu ci sei sempre stata", che Draco ripete ad Hermione, è il titolo di una canzone di Ligabue, uno dei miei primi amori musicali di tempi delle elementari

-il titolo del capitolo è sempre una canzone dei Sonata Arctica

-in Gran Bretagna c'è una certa rivalità fra Inglesi, Scozzesi e Gallesi. In particolar modo, a causa del fatto che il Galles sia una zona in cui viene prodotta una ottima qualità di lana e l'occupazione principale è l'allevamento di pecore, gli Inglesi (oltre a chiamare gli Scozzesi "caproni"), chiamano i Gallesi Sheep Shaggers, in gergo scopa-pecore.

Il Whiltishire, da cui Draco Malfoy proviene, è piuttosto vicino al Galles, ed ho pensato di inserire questo piccolo aneddoto nel capitolo.

-"Sei la luce del sole", l'ultima frase del capitolo, è ispirata ad una canzone dei Trading Yesterday, "She is the Sunlight", canzone che adoro e che è fonte inesauribile di ispirazione.

-Credo che Starbucks sia noto a tutte voi, ma da brava Londinese quale sono, non potevo non nominare anche le altre grandi catene che producono caffè, visto e considerato che preferisco di gran lunga Costa Coffee a Starbucks. La dipendenza di Hermione dal caffè, con le sue occhiaie allucinanti ed i capelli spettinati alla mattina rispecchia molto la sottoscritta, lo ammetto XD

Se volete cercarmi su facebook, io sono Betty Davies, non ho una pagina ma potete aggiungermi semplicemente dal mio profilo, mi fa soltanto piacere <3

Recensite, recensite, recensite! Fatemi sapere cosa ne pensate, la vostra opinione è molto importante per me!

Un bacione grande,

sempre vostra

Betty Davies Londinese Esausta

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Ain't your fairytale ***


CAPITOLO 4 – AIN'T YOUR FAIRYTALE

 

Il timido sole autunnale faceva capolino nel cielo scuro del pomeriggio, mandando qualche raggio di luce fredda ad illuminare le vetrate del piano terra del castello, per poi sparire subito, oscurato dagli ammassi di nubi che correvano sospinte dal vento. Il corridoio est del terzo piano brulicava di studenti che camminavano pigramente dirigendosi alle lezioni pomeridiane, le pance piene per l'abbondante pranzo avuto qualche ora prima e le bocche stranamente silenziose, forse proprio a causa di quel senso di sazietà meglio noto come “abbiocco post-pranzo”.

La Caposcuola Grifondoro, la cui pancia era invece piuttosto vuota per colpa di una mancanza di appetito che affliggeva il suo stomaco (ed il suo brillante cervello) da mesi, camminava nervosamente verso la Biblioteca, la mente ben lontana dalle mura del castello, i piedi che percorrevano a memoria il percorso verso quel pozzo di sapere e conoscenza di cui la vecchia Madama Pince era custode.

Hermione aprì la porta ed entrò nella sala, e la tensione le abbandonò le spalle.

Che luogo familiare...

Il profumo di vecchia pergamena rilegata le giunse immediatamente alle narici, come ogni volta che faceva visita tra quegli scaffali, e la ragazza non potè trattenere un sorriso.

Ai lati del corridoio centrale erano ben disposte le mensole con centinaia e centinaia di volumi, divisi per argomento, e fra uno scaffale e l'altro c'erano dei vecchi banchi di legno scuro e delle panche, meravigliose nicchie in cui potersi rifugiare a leggere e nutrire la propria mente alla luce di una lanterna, e passare ore ed ore davanti alle pagine stampate con quei caratteri fitti e minuti scoprendo mondi incredibili e nozioni mai conosciute fino ad allora.

Hermione ci passava le ore, li dentro, ed il tempo volava, tanto da non accorgersi nemmeno della luce del sole che calava dalla finestra dell'ufficio di Madama Pince, per lasciar posto alle tenebre e segnando l'orario di chiusura della Biblioteca.

La sala era una delle più grandi del Castello, ed accoglieva una quantità di volumi da far invidia alla National Library di Londra, cosa che lasciava spesso molti studenti inorriditi, che si tenevano quindi ben alla larga da quel labirinto di carta, tuttavia Hermione sapeva esattamente dove andare.

“Maledizioni di famiglia, anatemi tramandati, disgrazie ereditarie ed affini”, diceva il cartello appeso sopra alla sezione di scaffali.

Titolo promettente...

La ragazza fece scorrere le dita lungo le coste dei pesanti volumi rilegati, il cuoio liscio delle copertine di quei libri sulla pelle era una sensazione a lei ben familiare, ed estremamente piacevole.

I titoli erano innumerevoli, ma Hermione sapeva che c'era un volume in particolare che doveva cercare, che avrebbe fatto al caso suo. Sapeva che si trovava nella Biblioteca, ne aveva sentito parlare l'anno prima durante una lezione di Storia Della Magia.

Scaffale dopo scaffale, libro dopo libro, i minuti passavano, e del titolo che le serviva, che sapeva le sarebbe servito, nemmeno l'ombra. Passò alle mensole successive, una dopo l'altra, setacciando tutti i volumi, il volto inclinato a leggerne i titoli sul lato in vista, e niente.

Dannazione.

Eppure deve essere qui, lo so!

Il professor Ruf ne aveva parlato. E' in questo reparto.

Caelum, Tonitru et Lacrymis”, così aveva detto Vitious.

Del cielo, delle lacrime e del tuono.

E più nello specifico dei legami tra maghi, sangue e clima, o almeno mi pare.

Sfinita dalla ricerca apparentemente infruttuosa, la Grifondoro si passò una mano sugli occhi stanchi, e appoggiando la schiena ad uno scaffale, si accasciò sul pavimento, stanca.

Alzò lentamente lo sguardo sulla finestra vicina all'ingresso della Biblioteca: il sole aveva nuovamente fatto la sua uscita da dietro la cortina di nubi scure, illuminando le vetrate.

Così non riesco a pensare.

Godric, siamo in Autunno, dovrebbe piovere!

Perchè niente va mai come dovrebbe?

Perchè il clima non fa quello che dovrebbe fare?

E perchè, dannazione, perchè io non riesco a trovare quel maledettissimo libro?

-Stai parlando di questo, per caso?-

Hermione sobbalzò spaventata, la bacchetta alla mano, già puntata alla testa del suo “aggressore”.

Draco Malfoy sorrideva pigramente, le mani alzate come in segno di resa, la voce bassa che mal celava il tono canzonatorio delle sue parole.

La ragazza abbassò lentamente la bacchetta, le guance in fiamme e gli occhi improvvisamente attenti.

-Diamine, Malfoy! A momenti mi fai venire un infarto.- lo rimproverò asciutta.

-Hey, hey, calma i bollenti spiriti, Caposcuola. Volevo solo dirti che ho trovato il libro-.

-Quale libro?- sbottò Hermione sospettosa.

-Granger, Granger... ti facevo più sveglia.- disse lui, trattenendo a stento un sorriso – Il libro che non riuscivi a trovare. Eccolo qui-.

Draco le allungò un volume rilegato in pelle verde scuro, la copertina consunta con alcuni tratti di inchiostro dorato.

Il disegno era ormai consumato, ma guardando bene, Hermione vide la spaventosa figura che vi era ritratta: la Donna con la Falce.

La Nera Signora.

La Morte...

La ragazza ebbe un sussulto, ed il libro le cadde dalle mani tremanti. La testa cominciò a girare vorticosamente.

Ecco, ci risiamo...

Sarebbe caduta al suolo, se Draco non l'avesse sorretta con un braccio, scostandole i capelli dal viso improvvisamente pallido con l'altra mano.

-Granger... Granger! Rispondimi, dannazione!- la voce del ragazzo aveva una nota di preoccupazione, celata da una fermezza nel tono che era ben lontano dal provare davvero.

-La Vecchia Signora...- mormorò debolmente la ragazza.

Draco si accovacciò sul pavimento, la giovane Grifondoro stretta saldamente tra le braccia, e quando fu completamente seduto, la ragazza si riprese, scostando malamente il braccio del ragazzo e tentando di ricomporsi alla bell'è meglio.

Orgoglio Grifondoro.

Anche quando ti tengo fra le braccia, Mezzosangue?

-Granger, ti dispiacerebbe spiegarmi che cosa hai appena detto?- chiese lui fingendosi annoiato.

Hermione alzò lo sguardo, stanca ma determinata, negli occhi un'emozione strana, indecifrabile.

Rassegnazione?

Cupa rassegnazione, piuttosto.

Se le mie deduzioni sono esatte, e di solito lo sono, siamo in un mare di guai.

Godric, SAN GODRIC, DANNAZIONE!

Di darci una mano non se ne parla nemmeno, eh?

La ragazza riprese in mano il libro dall'angolo in cui era caduto, e ne fissò la copertina per qualche istante. Passò le dita minute sulla rilegatura in pelle, su quel disegno spaventoso, per poi aprire il volume alla prima pagina.

'Caelum, Tonitru Et Lacrymis', era indubbiamente il libro giusto. Ma come...?

Si alzò di scatto, la bacchetta alla mano, puntata verso il ragazzo che la fissava, seduto sul pavimento.

-Dannazione a te, Serpe! Non ti facevo così bravo.- soffiò rabbiosa in direzione di Draco, che dipinta in volto aveva un'espressione di autentica sorpresa.

-Mezzosangue, non siamo tutti intelligenti come te in questa Scuola, quindi vorrei pregarti di spiegarmi di che diamine stai parlando, perchè credo di essermi perso qualcosa.- proferì lui.

-Legilimens. Tu hai violato la mia mente!- sbottò lei irata – Hai praticato la Legilimanzia su di me, non è così?-

-E che cosa ti fa pensare che io abbia fatto una cosa del genere, Granger?- chiese lui annoiato.

-Come diavolo facevi a sapere che stavo cercando questo libro, Malfoy?- chiese infuriata la ragazza.

Draco la fissò per un secondo, e poi scoppiò a ridere.

Era una risata gioiosa, di puro divertimento, un'espressione che non le era capitato di vedere spesso sul viso del ragazzo.

Così diversa dalle risate di derisione che mi riservavi anni fa.

È passato molto tempo, eppure mi sembra ieri...

E' davvero cambiato tutto per te?

...per noi?

-Granger, io non ti ho letta nel pensiero. Non sono così bravo da farlo senza che tu te ne accorga, e comunque non è necessario.- spiegò paziente lui. - Non stavi pensando, stavi parlando da sola.-

Hermione si ritrovò ad arrossire violentemente.

Stavo parlando tra me e me?

Dio mio...

E che altre cose mi sono lasciata scappare ad alta voce, mentre pensavo di essere la sola ad udirle?

Godric, ti prego, apri un varco sotto i miei piedi e fammi sprofondare.

Che vergogna...

-Per quanto trovi che quel rossore doni assai alle tue guance,- continuò lui, guadagnandosi un'occhiataccia dalla ragazza in questione, - ancora vorrei capire perchè quel libro ti ha spaventata tanto. A me sembra solo una donna con un... ehm... cos'è esattamente quello?-

-Quella, Malfoy,- rispose lei - è una falce, un oggetto che i contadini usavano per mietere il raccolto dei campi. E quella non è una donna. Quella è la Morte. - rispose cupa.

Draco la fissava in silenzio, e lei proseguì:

-La Donna con la Falce, La Nera Signora, Il Cupo Mietitore, sono tutti nomi per la stessa entità: La Morte. E dove c'è l'immagine della Morte, non bisogna aspettarsi niente di buono.- concluse lei.

-Ma qualcosa mi dice che non è finita qui, non è vero Caposcuola?- la invitò Malfoy a proseguire.

-La Donna con la Falce in origine non rappresentava la Morte, era in realtà il quarto Cavaliere dell'Apocalisse. I Cavalieri dell'Apocalisse, secondo la leggenda, vennero mandati sulla Terra dal Creatore, uscendo dai quattro sigilli che egli aprì. Il primo cavaliere, il Cavaliere Bianco, portava una corona ed un arco con delle frecce, e la tradizione vuole che sia il Vincitore del Bene sul Male. Il secondo cavaliere, il Cavaliere Rosso, portava una spada ed il potere di scatenare la Guerra tra gli esseri umani. Il terzo cavaliere, il Cavaliere Nero, portava con sé una bilancia, e secondo la leggenda porterebbe carestia ed avidità, ingiustizie.-

Hermione si fermò per un momento, la mente che pulsava dolorante, affollata dai ricordi.

Draco le poggiò una mano fresca sulla fronte, che ebbe un effetto rigenerante sulle membra della ragazza, e le disse: -Siamo solo a tre, Granger. Che ne è stato del Quarto Cavaliere?-

Hermione riprese a parlare, la voce tremante: -Il Quarto Cavaliere, uscito dal quarto sigillo, era di colore verde scuro, e portava in mano una falce da mietitore. Secondo molti si trattava in realtà di una donna, a differenza degli altri tre cavalieri, e venne per distruggere la Terra e gli altri tre cavalieri. Quando ciò sarebbe accaduto, la fine del Mondo, l'Apocalisse, sarebbe giunta, per porre fine al Tempo.- terminò lei, ricordandosi le parole imparate dai libri di Storia della Magia.

-E' una storia terrificante, Granger, dico davvero, - proferì Draco, - tuttavia non riesco a capire cosa tutto questo abbia a che fare con noi..?-

-Se tu avessi prestato attenzione durante le lezioni del Professor Ruf, sapresti benissimo perchè!- rispose lei piccata.

-Io tendenzialmente dormo durante Storia della Magia, quindi ti prego di voler tagliare corto con le ramanzine da studentessa modello ed andare al sodo, Granger – rispose lui.

-L'Apocalisse non è mai avvenuta, come puoi ben vedere, dal momento che siamo tutti qui vivi e vegeti.- spiegò paziente Hermione. - Sempre secondo la leggenda, i Tre Cavalieri sacrificarono le proprie vite creando un Essere Perfetto che potesse sconfiggere il Quarto Cavaliere: l'Agnello. L'Agnello raccolse in sé i poteri del Cielo: il Lampo ed il Tuono, e li fuse insieme per poter uccidere La Morte. Ma la Morte era troppo potente, e l'Agnello non riuscì a sconfiggerla, ma soltanto a rinchiuderla nel quarto sigillo da cui era uscita. L'Apocalisse era stata evitata, ma l'Agnello, ai limiti delle sue forze, stava per morire. Egli chiamò a sé l'ultima parte di potere che gli era rimasta, e diede vita a due discendenti: Lampo, un uomo, e Tuono, una donna. Egli piansero la morte dell'Agnello, morto per salvarli, e fu così che nacque la Pioggia.

Se quello che Ruf racconta a Storia della Magia è corretto, la Fine del Mondo non è stata evitata, ma soltanto ritardata. Il Quarto Cavaliere, Morte, è ancora dentro al quarto sigillo, e quando uscirà farà tremare la Terra: a quel punto soltanto i discendenti del Lampo e del Tuono, richiamando a sé la pioggia, riusciranno a uccidere la Morte una volta per tutte, per sempre.-

Hermione terminò il suo racconto, e fu come svegliarsi da un lungo dormi-veglia, un sogno appena terminato.

Draco era stato immobile ad ascoltarla per tutta la durata del racconto, e quando vide che la ragazza non aveva più nulla da aggiungere, parlò:

-Siamo in un mare di guai, non è così? Granger, perchè ho come la sensazione che io e te abbiamo a che fare con questa storia delle saette?- chiese lui

-Non sono saette, Malfoy- rispose lei con un sorriso mesto, - sono tuoni e lampi-

-Beh, Granger, qualunque sia il loro nome, ho come la sensazione che ci siamo dentro fino al collo, e non credo che la cosa mi piaccia.- disse Draco.

Hermione scattò in piedi, un fuoco rabbioso negli occhi, e sbottò:

-Non deve piacerti, Malfoy, dal momento che non abbiamo scelta! Cosa credi di fare, scappare di fronte al pericolo, ai problemi? Non sei sciocco come cerchi di far credere da sei anni a questa parte, e so benissimo che siamo giunti alla stessa conclusione: noi siamo gli eredi di Lampo e Tuono.- terminò lei, il fiato corto per l'emozione e la rabbia.

-Hermione, io...- iniziò Draco, ma lei lo interruppe subito.

-Dannazione, Malfoy, siamo noi! La scarica elettrica, il contatto magico, è il risultato del nostro potere magico unito! E se noi siamo i Discendenti, significa che il tempo è venuto.- disse Hermione, ed un brivido le attraverò la spina dorsale, le labbra cominciarono a tremare mentre parlava.

Draco le si avvicinò, lo sguardo era un turbinio di emozioni, alzò una mano verso la ragazza, e le posò un dito sulle labbra.

-La Morte arriverà, a meno che noi, i Discendenti, non la fermiamo, richiamando la Pioggia, non è così? Vedo che siamo giunti alla stessa conclusione, mia piccola Mezzosangue.- disse con voce grave.

Hermione prese un profondo respiro, le labbra ancora chiuse sotto al tocco di lui. Prese le dita del ragazzo tra le sue, e la scossa arrivò.

La conferma.

Come se servissero ulteriori conferme.

Era tutto talmente chiaro.

Dannatamente chiaro.

Siamo davvero in un mare di guai.

Draco aveva gli occhi chiusi, rapito dal flusso di magia, dal fulmine, che ancora una volta si era fatto sentire tra di loro.

È questo che noi creiamo, quando siamo insieme, mia piccola Mezzosangue?

È quello a cui diamo vita?

...noi due, insieme, diamo la vita?

Il ragazzo riaprì gli occhi, e c'era qualcosa di nuovo nel suo sguardo.

Determinazione.

Assenza di paura.

Un sorriso si dipinse lentamente sulle sue labbra, e quandò aprì bocca per parlare, non sembrava nemmeno la stessa persona:

-In fondo si tratta soltanto di... far piovere, Granger- disse, - Siamo in Gran Bretagna, non dovrebbe essere poi così difficile-

 

*

Buonasera mie adorate!

Mi scuso per l'infinito ritardo e soprattutto per la cortezza del capitolo.

Sono stata molto impegnata, ho cambiato lavoro e nell'ultimo mese la mia vita ha subito uno stravolgimento incredibile (in positivo!).

Capitolo dunque corto ma impegnato, è stato, come dico sempre io, un "parto doloroso". Spero non vi dispiaccia che sia così "ermetico", mi è costato tanto scriverlo :)

L'ispirazione della leggenda dei Cavalieri dell'Apocalisse è in realtà presa dal Libro dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo, si tratta quindi di un racconto biblico.

Ho fatto parecchi ed opportuni cambiamenti, ma l'idea iniziale è partita da lì.

Questo capitolo è il perno centrale della storia, da cui tutto comincerà e da cui inizieranno molte altre cose.

Il titolo della storia, come sempre, è una canzone dei Sonata Arctica, ed ho pensato che calzasse particolarmente bene, dal momento che -come dice il titolo- la storia che dovranno affrontare Draco ed Hermione di certo "non è una favola".

Prometto e straprometto di aggiornare presto, molto più presto di quanto abbia fatto quest'ultima volta, avevo alcuni dilemmi in sospeso da chiarire nella mia vita e finalmente ho "sciolto tutti i nodi" ;)

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, fatemelo sapere con una recensione, i vostri commenti sono sempre much appreciated!

Sempre vostra,

Betty Davies Londinese In Carriera.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Blinded No More ***


CAPITOLO 5 – BLINDED NO MORE

 

Ginevra Weasley se ne stava seduta sul pavimento davanti al camino della Sala Comune nella Torre di Grinfondoro. Le fiamme danzavano allegre scoppiettando nella nicchia, riscaldando la fredda sera di Novembre. La giovane teneva lo sguardo ostinatamente rivolto verso quella fonte di calore, le spalle rigide, passandosi nervosamente una mano sulla testa, come per appiattire i capelli già liscissimi, il cui colore brillante non aveva nulla da invidiare al fuoco che bruciava e consumava i tronchetti di legno che si trovava a fissare, senza in realtà vederli davvero.

-Siamo in un mare di guai, non è vero?- mormorò debolmente, il tono della voce quasi irriconoscibile.

Hermione se ne stava accovacciata sul bracciolo di una poltrona all'altro lato del camino, lo sguardo rassegnato ed un sorriso triste rivolto all'amica.

-Sai, lui ha detto esattamente la stessa cosa Gin- rispose la Caposcuola, -per certi tratti tu e Malfoy vi assomigliate parecchio-

Ginny alzò finalmente lo sguardo, inorridita:

-Hermione Jean Granger! Da te non mi aspettavo certi colpi bassi- proferì la rossa, esagerando l'espressione offesa in maniera teatrale.

Hermione fissò l'amica per un istante, e poi scoppiarono entrambe a ridere.

Il suono delle loro risate si unì a quello scoppiettante del caminetto, e per un istante la tensione sembrò essersi allentata.

Per un istante forse potremo far finta che in realtà non ci sia quell'orrenda profezia a pendere sulle nostre teste.

Per un istante forse potremo ignorare il fatto che ancora una volta non riusciremo ad avere un anno tranquillo.

Per un istante, un istante soltanto, forse potremo dimenticarci che Harry e Ron ancora non sanno nulla.

Per un istante forse riuscirò ad evitare di pensare che prima o poi mi toccherà spiattellare tutto a quei due, e non la prenderanno bene.

Chi per un verso, chi per un altro.

 

Ginny si ricompose, gli occhi ancora lucidi per la risata di un momento prima, e disse:

-Hermione, seriamente, non è cosa da poco. Qui ci finiremo nella cacca di drago fino al collo, è una cosa più grossa di te, e credo che prima lo diremo ad Harry, meglio sarà. Potrebbe esserti d'aiuto, e a dirla tutta non credo che dovresti tenergli nascosta una cosa simile-.

Hermione torno seria a sua volta, e un lampo di preoccupazione colse i suoi occhi.

-Ginny, hai perfettamente ragione, e sai che la penso come te. Solo... non sarà facile dirglielo. Devo ancora far chiarezza con me stessa riguardo a tutta la situazione, probabilmente tutto questo è talmente improvviso che nemmeno io mi rendo ancora conto della portata di questa... maledizione-.

 

Sei proprio Hermione Granger fino alla fine, non è così?

Perfino in un momento del genere riesci a fare psicanalisi su te stessa.

Non ti smentisci mai, eh, Hermione?

Ti giudichi da sola.

O come avrebbe detto tua madre anni fa, “te le fai e te le dici da sola”.

 

-Non riuscirò mai a trovare le parole giuste per raccontare ad Harry una cosa del genere. Ron la prenderà malissimo, farà una delle sue scenate di gelosia e non mi rivolgerà la parola per settimane, come fa sempre. Ed Harry...- la ragazza si passò una mano sugli occhi stanchi, come se ogni parola le costasse uno sforzo immenso, -...Harry ci rimarrà malissimo. Non riuscirà ad accettare la cosa, e finirà per trovare delle scuse con se stesso, per esempio che non sono in me e che a parlare è lo spirito di Pix che ha posseduto il mio corpo.-

 

E quando perfino il Bambino Sopravvissuto tornerà in sé,

farà esattamente come il Re Weasley.

Capirà che dicevo sul serio, e non vorrà più vedermi.

Ah, Godric, dimmelo tu...

...perchè devo essere sempre così lungimirante?

Detesto sapere in anticipo cosa succederà.

Mai sentito parlare della “beata ignoranza?”.

Beata, ecco!

 

Un mugugnio indistino si sollevò dalle scale che portavano al dormitorio maschile, seguito da un rumore che assomigliava molto a quello di una mano che cercava di ammutolire qualcuno.

Ginny scattò in piedi, la mano stretta attorno alla bacchetta nella tasca, e si avvicinò guardigna in direzione della fonte di quel rumore.

Hermione invece si girò lentamente, rimanendo seduta sulla sua poltrona, mentre un orribile presentimento cominciava a farsi lentamente strada nella sua mente.

 

Non può essere vero.

Diamine.

Perfino quando decido di passare le ultime ore di quiete prima di svuotare il sacco con quei due, dicendo addio alla tranquillità per i prossimi anni a venire.

No. Nemmeno a quelle dannate ultime ore ho diritto.

Me lo sento, accidenti...

 

Ginny stava ritornando verso il caminetto, trascinando per il colletto della divisa due elementi ad Hermione ben noti, una testa rossa ed una nera.

I due ragazzi tenevano il volto ostentatamente rivolto al pavimento, ma alla ragazza non serviva vedere i loro visi per sapere di chi si trattasse.

 

È stato qualcosa che ho detto?

O piuttosto qualcosa che ho fatto?

Che c'è, San Godric, ti ho offeso in qualche modo?

Dovevi davvero punirmi in questa maniera?

Oh, ma io lo so perchè l'hai fatto...

 

Ron si liberò dalla stretta della sorella sulla camicia, cercando di assumere un'aria disinvolta e per niente colpevole. Ahimè, non era mai stato un grande attore, e le sue scarse qualità recitative, unite al rossore che partiva dal collo per poi salire alle guance e verso le orecchie, lo smascheravano per quello che sembrava veramente: un bambino che è stato beccato con le mani nella marmellata.

 

E mai paragone potrà essere più adatto, non è così, Godric?

Hai veramente un senso dell'umorismo piuttosto discutibile.

 

L'altro ragazzo sembrava invece non avere alcuna voglia di sottrarsi dalla presa della Rossa, sembrava anzi approfittare della vicinanza di quelle mani sottili tanto desiderate, ed alzò lo sguardo verso Hermione, senza però allontanarsi da Ginny.

 

Certo che ti ho capito, Godric.

Volevo tenere nascosto qualcosa al tuo adorato Harry, anche solo per poche ore,

e ti sei vendicato, non è così?

Avrei davvero dovuto ascolare il consiglio del Cappello Parlante.

Corvonero, diceva.

Gente intelligente e tranquilla, diceva.

Mi stai punendo anche solo per averci pensato?

 

Ginny, dal canto suo, aveva l'espressione soddisfatta di un Dissennatore davanti ad un branco di adolescenti emotive in piena crisi ormonale.

L'espressione di un cacciatore piuttosto feroce.

-Guarda un po' chi ho trovato ad origliare di nascosto da dietro le scale, Herm!- disse la ragazza.

 

Terra, apriti sotto i miei piedi.

Apri una voragine e fammi sprofondare, ti prego.

...orde di Mangiamorte che giocano a “Caccia Al Mezzosangue” sono nulla in confronto a questo.

 

Hermione prese un profondo respiro, si alzò dalla poltrona, ed alzò lo sguardo risoluta verso le “prede” che l'amica aveva catturato.

 

Okay, Godric, ora ti dimostro che il posto in questo casato me lo sono meritata.

Cerchiamo di sfoderare un po' di sfacciato coraggio e sprezzo del pericolo.

O almeno facciamo finta...

 

-Ronald Bilius Weasley e Harry James Potter! Per quanto sia piacevole constatare che abbiate conservato il ricordo della vostra infanzia e del gioco del Nascondino, speravo che alla vostra età avesse imparato a chiedere le notizie che si vogliono conoscere, non ad origliarle- proferì Hermione, gli occhi indagatori ridotti a due fessure.

Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, San Potter per alcuni, Il Grifondoro Paraculato secondo altri (in particolare per gli abitanti verde-argento del Castello), in un prevedibilissimo attacco di moralismo, rispose subito alle offese rivolte al proprio onore dall'amica, replicando:

-Hermione, non ci hai lasciato altra scelta! Da quando è iniziata la scuola sei praticamente su un altro pianeta, e avevo la sensazione che ci stessi tenendo nascosto qualcosa, ma mai, mai, avrei potuto pensare che potessi nasconderci una cosa del genere! Diamine, Hermione, si tratta di una profezia oscura, io non posso credere che tu non abbia pensato di dircelo subito!-

Il Prescelto sembrava in preda ad una vera e propria diarrea verbale.

 

Harry, ti voglio un gran bene.

 

-E poi vengo a sapere che c'è di mezzo Malfoy! Diamine, Hermione, Draco Malfoy!-

 

Harry, ti voglio bene.

Togli pure “un gran”.

 

-Hermione, sei la strega più brillante della scuola, non posso credere che sia stata così sciocca da lasciarti abbindolare da quel Malfoy! Sicuramente trama qualcosa per farci del male, a tutti noi!-

 

Harry, ti volevo bene, prima.

Ora però cominci ad essere un po' troppo logorroico...

 

-Sicuramente ti sta usando per arrivare a danneggiare me o l'Ordine, non è da te, davvero! Accidenti, Hermione, sono stato costretto ad origliare! A quanto vedo tu non avevi intenzione di dirci niente!-

 

Godric, trattienimi tu, altrimenti lo Schianto seduta stante...

 

-E dimentichi anche che Malfoy ci odia, Hermione, insomma, lui ti chiama... in quel modo... ti chiama.. Sangue Sporco... e non posso credere che tu...-

 

O al diavolo la pazienza.

Harry, sei un gran cafone.

 

-ADESSO BASTA.- urlò la ragazza, la testa che cominciava ad avvertire di nuovo quel fastidioso mal di testa.

Harry si zittì, e per un istante fra i due amici si creò una tensione quasi palpabile, elettrica.

Hermione aveva i muscoli delle spalle tesi e le mani che tremavano per la rabbia, ma questo non le impedì di continuare:

-Harry. Per una dannatissima volta, il mondo non gira intorno a te! Malfoy userebbe me per danneggiare te? Sai bene che non sono una persona vanesia, ma come tu stesso mi hai fatto notare, ho un cervello che funziona piuttosto bene, e ti posso garantire che so badare a me stessa. Ora, Harry, ti prego di voler smettere una volta per tutte di vedere trame, intrighi e complotti ovunque. Non c'è nessuna trama, nessuna invenzione! Io e Draco...-

-Aspetta un momento! Da quando chiami Malfoy per nome?- si intromise Ron, che fino a quel momento sembrava essere stato un silenzioso uditore.

 

Fantastico.

Ci si mette pure Ronald, adesso.

Diamine, che mal di testa...

 

-Miseriaccia, Hermione, tu sei impazzita!-

Questa uscita guadagnò al rosso una sonora sberla da parte della sorella.

-Ma che... Ginny?! Sono tuo fratello!- sbottò Ron, le orecchie paonazze.

-Ron, sei veramente un imbecille- sibilò la sorella, il viso trasfigurato dalla rabbia, -non ti hanno insegnato a non interrompere le persone mentre parlano?-

Il rosso tacque, di certo non perchè avesse davvero imparato a non interrompere le conversazioni degli altri, ma piuttosto per il cipiglio di Ginevra, pericolosamente simile a quello di sua madre, Molly, quando lui ed i suoi fratelli ne combinavano una di quelle grosse.

 

Hermione riprese la parola, le labbra tremanti come la sua voce:

-Ron. Harry. Se voi aveste origliato come si deve, avreste anche sentito che avevo intenzione di raccontarvi ogni cosa, domani. Draco -si, lo chiamo per nome, e se la cosa non vi sta bene potete anche andarvene- non ha teso nessuna trappola o intrigo, dal momento che siamo entrambi coinvolti in una profezia che nessuno di noi ha scelto! Non c'è nessuna invenzione, è una leggenda vecchia di secoli, e se voi per una volta aveste ascoltanto le lezioni del Professor Ruf, ora lo sapreste, evitando questo pietoso spettacolino!-

I due sembravano non avere nulla da dire, lo sguardo simile a due cani bastonati a cui veniva fatta la ramanzina.

-Il fatto che abbiate anche solo pensato che io volessi tenervi nascosto un evento di simile portata- proseguì la ragazza, - ferisce me molto più di quanto ferisca voi. Per quanto riguarda Malfoy ed il nostro.... coinvolgimento emotivo, non credo siano affari vostri. La mia vita privata, non è affar vostro! Vi voglio bene, siete i miei migliori amici, ma a volte siete completamente ciechi.-

Detto questo, la ragazza raccolse il maglione dalla poltrona e si diresse dignitosamente fuori dalla Sala Comune, uscendo per il buco del ritratto.

 

Diamine, il mal di testa sta tornando.

Mi serve dell'aria fresca.

 

 

La Signora Grassa richiuse l'apertura alle sue spalle, ed i due ragazzi rimasero soli nella stanza con Ginny, un silenzio imbarazzante a riempire la stanza.

La giovane lasciò finalmente andare il colletto ad Harry, e si girò a fronteggiare entrambi i ragazzi.

-Ora, voi due mi ascolterete molto attentamente, e non proferirete parola fino a quando non avrò finito di parlare- iniziò la ragazza, -Non starò a dirvi quanto stupidi siate stati, perchè probabilmente lo avrete capito da soli. Tuttavia ci sono delle cose che vorrei dirvi. Mi sembra piuttosto ovvio il perchè Hermione volesse aspettare fino a domani a raccontarvi questa storia. Vi conosce, e sapeva che avreste avuto questa reazione a dir poco infantile.- Ginny sembrava sputare fuori le parole dalla propria bocca, amareggiata.

-Ed infatti, ancora una volta, non vi siete smentiti. Se poi tu, Harry, - proseguì rivolgendosi al ragazzo che le stava di fronte,- credi che tutti i Serpeverde abbiano un tatuaggio al braccio sinistro e girino di notte incappucciati con delle maschere in viso, non dimostri altro di essere un ragazzino infantile pieno di pregiudizi. Certo non saranno le persone migliori di questo mondo, ma ancora una volta dimostri di essere schiavo degli stereotipi. I Corvonero sono dei cervelloni freddi e sopra le parti, i Tassorossi degli sfigatelli che pensano solo a mangiare e al giardinaggio, ed i Serpeverde sono tutti dei razzisti con il braccio sinistro marchiato che odiano il resto della scuola, non è così? Beh, lascia che ti dica una cosa. Per come la vedo io, i Grifondoro sono dei moralisti e vittimisti che pretendono di sapere che cosa è meglio per tutti, che credono di saper scegliere per gli altri e che non vedono ad una spanna dal proprio naso!-

Harry rimase silenzioso, gli occhi fissi sulla ragazza, un'espressione indecifrabile nello sguardo verde.

Ron, dal canto suo, sembrava tenere la bocca chiusa soltanto per mangiare, perchè infatti cominciò:

-Ginny, ma sei impazzita pure tu? Ritira subito quello che hai detto! Anche tu fai parte di questo casato, come tutti n...-

Lo sguardo della sorella fu però sufficiente a gelare le parole in gola al rosso.

-Diamine, Ron, vuoi tacere una buona volta?- ringhiò la ragazza, per poi proseguire rivolta ad Harry:

-Hermione sa scegliere per se stessa, anche meglio di quanto tu sappia scegliere per te stesso, Harry. E non parlo soltanto di Malfuretto, sai bene a cosa mi riferisco. Quando avrai imparato che non sta a te decidere di chi le persona debbano innamorarsi, quando avrai imparato ad accettare i tuoi stessi sentimenti, e non a rinnegarli nel nome del “Bene Superiore”, allora forse comincerai a vivere per davvero.- ora la ragazza sembrava sull'orlo del pianto.

 

Quando avrai imparato, Harry,

che non puoi allontanarmi perchè hai paura che io sia in pericolo.

Che non puoi mandarmi via pur sapendo di ricambiarmi.

Che la devi smettere di scegliere per gli altri.

Tu non sai cosa è meglio per gli altri.

Non sai nemmeno cosa è meglio per te stesso.

 

A quelle parole, qualcosa si spezzò nello sguardo del ragazzo. Il desiderio che lo tormentava costantemente, ma che in qualche modo lui stesso era riuscito a relegare in qualche remota parte di sé, ora stava tornando a farsi vivo, per colpa delle parole della ragazza.

 

Oh Ginny.

Tu non puoi capire.

O forse hai capito tutto dall'inizio.

 

Harry fece un passo in avanti verso di lei, alzando la mano in una carezza leggera sulla sua guancia, sotto lo sguardo attonito di Ron.

 

Ginny, sei sua sorella.

Non posso.

 

Abbassò la mano al mento di lei, e lo prese fra le dita, sollevandole il volto verso di sé.

Ginny tremava, ma i suoi occhi scuri erano pieni di anticipazione, aspettativa.

 

Se qualcosa dovesse capitarti, non potrei mai perdonarmelo.

 

Quando Harry aprì bocca, la sua voce era rauca per l'emozione, le sue parole erano un sussurro difficilmente udibile, ma i suoi occhi parlavano per lui:

-Non sono io il padrone del mio futuro. C'è una spada di Damocle che pende sulla mia testa, Gin. Se stai con me, ce ne sarà una anche sulla tua. Preferisco saperti lontana, ma viva e vegeta-.

 

Non sai quanto mi costa dirti questo.

 

La ragazza spostò la mano di Harry dal proprio volto, e con gli occhi pieni di lacrime disse:

-Non riesco a credere che tu possa rinnegare te stesso in questa maniera. Non sai nemmeno scegliere per te stesso! Viva e vegeta, tu dici, eh?- sbottò, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

Era troppo anche per lei. Ed era pur sempre un'orgogliosa leonessa Grifondoro.

Non potendo sopportare di mostrarsi in quello stato, corse su per le scale a chiocciola, diretta al proprio dormitorio, ma quando fu sulla cima delle scale, si voltò di nuovo verso il ragazzo e disse:

-Non è vita, senza di te. Soltanto una pallida imitazione-.

Detto questo se ne andò, lasciando i due ragazzi da soli davanti al fuoco morente del caminetto.

 

Ron sembrava ancora troppo scioccato per parlare, e si sedette sul divano marrone dall'altro lato della Sala Comune, le mani fra i capelli e lo sguardo fisso sul pavimento.

Harry rimase in piedi di fianco al camino, la mente piena di pensieri e un'orribile stretta al cuore.

 

Ho fatto la cosa giusta.

Lei sarebbe troppo in pericolo con me.

 

Le lunghe ombre della stanza semi buia regalavano una sensazione fin troppo intima, famigliare alla situazione in cui si trovavano, e quando anche l'ultimo pezzetto di legno fu bruciato e nel camino non rimase altro che cenere, il silenzio cominciò a farsi sempre più pesante.

 

La cosa giusta.

Giusta per chi? Per me?

...non ne sono poi così sicuro, ormai.

Forse aveva ragione lei.

Non so scegliere nemmeno per me stesso.

 

Ron finalmente si alzò dal divano, e rimanendo in piedi nell'angolo della stanza, fissò Harry, che ricambiò il suo sguardo, pur avendo la mente altrove.

 

Ginny.

È lo stesso per me, sai.

Non è vita senza te.

Ma la mia vita non mi appartiene.

 

-Harry, guarda che l'avevo capito sai. Ho visto come guardi mia sorella- disse Ron dopo un istante che sembrava un secolo.

A quelle parole, Harry tornò in sé.

-Seriamente?- chiese.

Il Re annuì, un sorriso mesto gli curvò la bocca mentre rispondeva:

-Non sono cieco e non sono nemmeno lo sciocco che molti pensano. Tu la vuoi davvero Harry. E si, è mia sorella, ma posso anche convivere con questa cosa. Sei l'amico migliore che ho, e sei come un altro fratello per me.- continuò Ron.

Harry sorrise, sinceramente commosso: -Anche per me sei come un fratello, Ron.-

-Harry, dico davvero. Lei soffre senza di te, e tu soffri senza di lei. La mia gelosia fraterna è l'ultimo dei tuoi problemi, in questo momento.- proseguì lui serio, -Ti voglio bene come un fratello, e mi fa male vederti soffrire, così come mi fa male veder soffrire Ginny. Dovresti ripensarci, amico, dico sul serio. Stai facendo un grosso errore.-

 

Harry era genuinamente sorpreso, tuttavia rispose:

-Poco importa se io ci ripenso, Ron. Ora Ginny non mi vorrà più vedere.-

 

*



Buona Sera carissimi e carissime.
Sono passati parecchi mesi dal mio ultimo aggiornamento, ma avevo perso l'ispirazione. Ahimè.
E proprio quando temevo di dover accantonare la storia una volta per tutte, la scintilla è tornata :)
Non starò a spiegarvi che cosa ho attraversato in questi mesi, d'altronde l'ultimo aggiornamento risale a prima che traslocassimo nel nuovo appartamento.
La vita qui è molto frenetica, e con l'inizio del nuovo anno sono arrivate tante novità sul posto di lavoro, che mi hanno portato via sempre più tempo.
Ma ora sono tornata, e anche se (e questa non è una novità), non sono una di quelle che sfornano un capitolo a settimana, io faccio del mio meglio. 
Al cuor (e alla penna) non si comanda, e mi piace pensare di poter aggiornare quando sento l'ispirazione. 
Questo capitolo l'ho buttato giù tutto d'un fiato, e ho già iniziato il 6. Le idee non mancano, anzi! E ora ho ripreso il ritmo e ritrovato lo stimolo creativo.
Non passerà più così tanto tempo, ve lo prometto. Ora le cose nella mia vita sembrano andare per il meglio, quindi si riprende a scrivere!
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, ogni commento e ogni critica costruttiva mi aiutano a crescere e migliorare come scrittrice :)
Mi siete mancati, ma ora sono tornata.
Sempre vostra, Betty R. Davies.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Land of the Free ***


CAPITOLO 6 - LAND OF THE FREE

 

 

Draco Malfoy vagava senza una meta per i corridoi umidi e bui dei sotterranei.

Alla sola luce delle torce affisse ad intervalli regolari sulle pareti del quartier generale di Serpeverde, il giovane amava concedersi il lusso di camminare senza fretta, di metter un passo davanti all'altro con una lentezza tale da dare a se stesso l'illusione che non ci fosse alcun movimento.

 

Sospeso in questo luogo dimenticato da Dio e dall'Uomo.

 

Un passo davanti all'altro. Un piede dopo l'altro, che restava sospeso davanti a sé prima di appoggiare nuovamente al suolo.

 

L'illusione di camminare sospeso, per aria

A qualche metro da terra, guardando tutti dall'alto,

Come un osservatore esterno

 

La Casa di Serpeverde si trovava sotto al Lago Nero. Umida, fredda, buia.

Ed in inverno, quando nemmeno i pesanti arazzi a muro e le innumerevoli torce riuscivano a fare granchè contro l'umidità, accadeva spesso che la notte i pavimenti del corridoio si allagassero, l'acqua del Lago che filtrava dalla base dei muri, rendendo i pavimenti di pietra umidi e scivolosi con due dita di acqua gelida e stagnante.

Poi ogni mattina, con il sorgere del sole, le acque si ritiravano lasciando i pavimenti completamente asciutti.

 

Come per magia.

 

Ed in quelle notti gli sembrava di essere veramente sospeso a due dita da terra. L'impercettibile rumore delle scarpe sulla pietra bagnata ed il riflesso delle torce sull'acqua gli dava l'impressione di camminare sulla superficie liquida.

 

È solo un'illusione ovviamente

E l'acqua è talmente bassa che ti fa davvero credere di camminarci sopra

 

Lo sguardo fisso sul pavimento lucido, la mano destra aderente alla parete, la sinistra pigramente infilata nella tasca dei pantaloni della divisa scolastica.

 

Come quel profeta babbano.

Che camminando sulle acque del lago poteva far credere a chiunque di essere il figlio di Dio.

 

Spostò la mano destra dal muro, e si accostò le dita alle labbra.

 

Non sono un santo, né il figlio di un Dio.

 

Il silenzio del corridoio era interrotto soltanto dal rumore dei suoi passi sull'acqua, e dal sospiro che gli uscì dalla gola prima che riuscisse a fermarlo.

 

Muschio e rugiada

Profumo di bosco alla mattina

Come quando assaggiai le tue labbra per la prima volta, Mezzosangue

 

Si era cacciato in un bel guaio. E ci era finito insieme alla Granger. Probabilmente entro la fine dell'anno scolastico sarebbe diventato un reietto della Casa di Serpeverde, traditore di quella causa che i suoi compagni avevano sposato prima ancora di essere adulti abbastanza da poter dire di essere nel pieno delle proprie facoltà mentali.

 

Rifiutato dalle Serpi, sceso troppo in basso perfino per quei rettili striscianti.

Reietto dai Santi Grifoni, che non mi daranno asilo nemmeno se mi pentissi e donassi tutti i miei averi ai Tassoross... ehm, volevo dire ai più bisognosi.

 

Allontanò quell'ultimo pensiero con uno scrollo del capo.

 

Come se io potessi mai andare a chiedere asilo alla Torre.

Strisciare si, ma fino ad un certo punto.

 

Un altro rumore di passi si avvicinava dall'ingresso della Sala Comune, passi più veloci, sicuri, pesanti. Una lama di luce entrò dall'ingresso, lasciando spazio ad una figura alta ed autoritaria, che si chiuse dietro la porta di legno.

Draco ci mise ben poco a riconoscere alla luce delle torce il viso familiare del suo migliore amico: Blaise Zabini.

 

-Draco, vecchio mio, è mai possibile che ogni volta che torno dalle mie bevute notture, finisco per trovarti qui a camminare sulle acque?- chiese il bruno.

-Non pensare di illudermi, Blaise – ribattè l'amico – la tua carnagione abbronzata non nascone del tutto il tuo naso rosso. Credo che tu abbia un problema, amico, un problema con la bottiglia- sgnignazzò di rimando.

Blaise per tutta risposta scoppiò a ridere e battendo virilmente la mano sulla spalla del compagno, rispose: - Draco, amico mio, da che pulpito viene la predica! Sei finito nelle mani della Mezzosangue, sei tu quello con il problema più grosso tra noi due!-

Lo sguardo del biondo si fece improvvisamente assente, annebbiato, ed il pensiero corse alla Torre Grifondoro, covo di quelli che – almeno secondo i canoni del vecchio Salazar – erano traditori del sangue della peggior specie che si accompagnavano a Mezzi Babbani con la sindrome da salvatori-del-mondo-magico.

Serpeverde non era mai stata amata dal resto della scuola. A nessuno d'altro canto sarebbe mai venuto in mente di fare comunella con dei puristi del sangue vagamente razzisti, figli di genitori dalle occupazioni assai sospette.

Ma se i Tassi erano troppo impegnati a godersi le bellezze della natura e della buona cucina, ed i Corvi tacevano in silenzio – erano imparziali, loro- , i Grifoni non perdevano occasione per ricordare a tutto il corpo studentesco quanto Slytherin fosse il cancro della società, pieno di persone abbiette, e che il loro compito era quello di estirpare il male dalla scuola, contemporaneamente a salvare il mondo magico e ricordare a tutti che bisogna essere tolleranti e pacifici.

 

Non siamo solo noi che guardiamo dall'alto al basso chi è diverso.

Se non con voi, allora contro di voi, non è così?

 

Un teatrale colpo di tosse riportò Draco alla realtà.

-Malfoy, sei ancora con noi? L'umidità ti ha dato completamente al cervello? O stai solo fantasticando sulle gambe della Granger?-

-Le gambe della Granger non sono affar tuo, Blaise- sottolineò l'amico – E forse non ti rendi conto che siamo in un mare di guai. La profezia ha parlato chiaro, e lei è l'unica che può aiutarmi ad evitare il peggio. Il mondo come lo conosciamo potrebbe sparire, ed io avevo appena cominciato a divertirmi-

-Non serve che usi una scusa con me – rispose il compagno, improvvisamente serio – so che non è solo la profezia che ti ha fatto avvicinare a lei. È dallo scorso anno che le cose sono cambiate fra di voi, e di certo non starò qui a farti la ramanzina su come il suo sangue sia assolutamente indegno, visto che ti conosco abbastanza per poter affermare che farai comunque di testa tua-

-Hai perfettamente indovinato Blaise: farò di testa mia. Non fraintendermi: non sono diventato un seguace di San Potter e della Donnola, e non ho intenzione di ri decorare la mia stanza di rosso e oro, se capisci cosa intendo. Ma sarebbe da stupidi non ammettere che le cose sono cambiate davvero, e non ho intenzione di perdere una cosa per cui ho lottato, e finalmente sembro aver ottenuto-

 

Tu non mi hai mai squadrato dall'alto al basso.

Tu ti limitavi a guardarmi timidamente e poi arrossire.

Forse avevi intuito quali erano i miei pensieri per te?

O forse arrossivi per la vergogna di aver avuto quegli stessi pensieri a tua volta?

Ed io sapevo.

 

-Lei non è Potter, Blaise, e non è Weasley. Non le interessa. Ogni volta che arrossisce o balbetta di fronte a me, non è per la vergogna di essere... interessata ad un Serpeverde. È perchè lei è totalmente innocente, ad un livello che io nemmeno mi immaginavo. E quei due buffoni, quei due idioti, non capiranno mai che lei è troppo per loro-

Stringeva i pugni mentre parlava e teneva le braccia lungo al corpo, sforzandosi di non portarsele al petto dove quella punta di dolore confermava anche il suo ultimo dubbio.

 

Si era strappato il cuore dal petto e lo aveva consegnato a lei.

Troppo orgoglioso per ammetterlo a se stesso, si limitava a sanguinare in silenzio,

lasciando un vuoto che veniva colmato solo quando era con lei.

 

-E tu, Malfoy, saresti abbastanza per lei? Credi che lei ti ricambierà senza proferir parola? Senza domandarsi se stare con il figlio di un Mangiamorte non sia una condanna a morte?- chiese il moro, lo sguardo serio fisso sugli occhi dell'amico.

 

Non potrebbe importarmene di meno.

 

-So che non sono la persona perfetta per lei, Blaise. La mia gente e la mia famiglia odiano quelli come lei, la considerano selvaggina da cacciare ed uccidere per divertimento. Non è stato facile accettare quello che sentivo, ma non posso tornare più indietro. E rinnegherò il mondo intero se necessario,e anche la causa a cui la gente di questa Casa si è immolata! Cosa hanno mai fatto per me? Nulla, se non distruggere la mia famiglia, portarmi via un padre ed una madre e marchiarmi come un criminale agli occhi della gente comune! Solo un folle non vedrebbe che i piani del Signore Oscuro stanno fallendo miseramente, e con lui i suoi ideali da pazzo omicida visionario. Non è altro che un castello di carta tenuto in piedi da un gruppo di pazzi con la maschera. Ma non si rendono conto che il castello stà bruciando già da un pezzo! Io ho i piedi per terra, Blaise, e intendo sopravvivere.- l'ira palese nelle parole del ragazzo – e sopravviverò con lei. -

 

Lei fa entrare il Sole in un regno dove di notte non si vede nemmeno la Luna.

Lei poteva dare la luce ad uno come lui che aveva passato la sua vita nelle tenebre.

E lui poteva darle il vento e la tempesta che avrebbero fatto arrivare la pioggia.

 

*

 

La notte era passata senza che Hermione fosse riuscita a prendere sonno.

Il sole era sorto da poche ore dietro le pesanti tende del dormitorio delle ragazze Gryffindor: l'inizio di un nuovo giorno. Novembre, il mese più piovoso dell'anno in Gran Bretagna, era arrivato silenziosamente, in punta di piedi, ma i sentieri fuori dalla scuola erano aridi e polverosi. Gli alberi della Foresta Proibita avevano perso anche le ultime foglie, che giacevano ai piedi delle piante, morte.

Ottobre, con il suo vento, normalmente avrebbe spazzato via quei mucchi di carte colorate gialle, rosse e marroni, ma era dalla scorsa estate che non soffiava un alito di vento, e della pioggia, ovviamente, nemmeno l'ombra. Hermione vide Hagrid, il guardiacaccia, uscire dalla sua casa al limitare della foresta con un grosso rastrello in mano, con il quale cominciò a raccogliere i mucchi di fogliame secchi.

Le piante della foresta e quelle sparse sul prato attorno al castello sembravano aver raggiunto i loro ultimi giorni di vita. Non si trattava soltanto di un “letargo invernale”. No.

Il legno robusto degli alberi sembrava aver perso anche l'ultima goccia di linfa, ed i tronchi sembravano in principio di accartocciarsi su se stessi, disidratati, morenti.

Non c'era una nuvola in cielo, notò mentalmente la ragazza, ma non si poteva dire che ci fosse il sole. La stella più luminosa del firmamento, quel pianeta che bruciava di calore ad anni luce dalla Terra, dalla finestra della torre sembrava soltanto la misera fiamma tremolante di una candela, lontana, troppo distante per poterne sentire il calore o sfruttarne la luce.

Hermione appoggiò il palmo della mano al vetro freddo della finestra della stanza, e la vista di quel triste spettacolo le tolse anche l'ultimo briciolo di buon umore con il quale si era svegliata.

Lavanda Brown e Calì Patil dormivano ancora profondamente nei loro letti a baldacchino, così la Caposcuola si vestì in fretta ed uscì dalla stanza prendendo con se la borsa dei libri.

Mentre scendeva i gradini della scalinata d'ingresso, intravide Harry e Ron che si avvicinavano in maniera pericolosamente veloce a lei. Hermione sentì il colore scenderle dalle guance, e anche l'ultima goccia di coraggio Grifondoro abbandonò il suo corpo, dando spazio ad una codardia – o era forse spirito di autoconservazione? - che la fece girare velocemente sui tacchi per prendere il percorso alternativo per la Sala Grande.

 

-Hermione, aspetta!- sentì la voce di Harry da lontano, ma lei non gli fece caso. Continuò a camminare veloce verso la scalinata est, che l'avrebbe portata all'ingresso delle cucine, dalle quali poi sarebbe potuta accedere alla Sala Grande in tutta tranquillità, per godersi la colazione in santa pace.

Ma Harry non mollava, le stava dietro senza fatica: era molto più alto di lei, ed era un giocatore di Quidditch, per lui lo sforzo fisico era nullo.

Quando finalmente la raggiunse, la afferrò per il polso e la costrinse a girarsi, e fu solo allora che si accorse che Ron era con lui.

 

Non ti avevo sentito Ron.

Non ti ho sentito fiatare per tutto il tempo,

cosa assai insolita.

 

-Hermione, ti prego, smettila di evitarci- cominciò Harry.

Ron dal canto suo sembrava aver fatto voto di silenzio.

-Non essere sciocco, Harry, non vi sto evitando! Sto soltanto cercando di non... arrivare tardi a lezione- rispose affannata.

Il ragazzo si aggiustò gli occhiali sul naso.

 

Sa che sto mentendo.

Ogni volta che si sistema gli occhiali vuol dire che sa che qualcuno mente.

 

-Hermione, le lezioni iniziano alle nove. Sono appena le sette.- rispose Harry paziente.

La ragazza si morse il labbro.

 

Mi sono messa le mani nel sacco da sola.

 

Prese un profondo respiro, chiamando a sé l'ultimo briciolo di dignità che le era rimasto, e disse:

-Hai ragione Harry. Mi dispiace davvero, e non volevo darti l'impressione di... evitarvi. Volevo solo stare un po' da sola per schiarirmi le idee-

-Herm, è da quasi un mese che questa cosa va avanti. Un mese in cui ci parli a malapena, passi le giornate in biblioteca e non ti fai vedere quasi mai alla luce del sole. Non che ci sia molto sole ultimamente- aggiunse.

 

Hai ragione Harry,

Ma come potresti capire? Come potrei anche solo spiegarti?

Che cosa spiegare poi?

Che sono innamorata di una Serpe che voi tutti detestate,

il cui padre è un seguace di Voldemort,

e che non ho altra scelta se non quella di collaborare con lui perchè un dannato libro ha deciso che dobbiamo salvare il fondoschiena a tutti?

Certo, e tu capiresti?

No, io non credo.

 

-Hermione, so a cosa stai pensando.- la voce di Harry interruppe il fiume dei suoi pensieri.

-Ah si, e a cosa sto pensando, Harry James Potter?- rispose piccata lei.

-In realtà è piuttosto semplice da intuire.- rispose gentile il ragazzo, ignorando il tono irritato con cui l'amica aveva parlato- Stai pensando che siamo in un mare di guai, che ci sei finita con l'ultima persona che avresti potuto immaginare, che il tuo legame con... questa persona... in realtà va al di là della sola profezia, e che finirai ostracizzata da noi altri per questo motivo.- concluse.

Hermione non aveva parole.

 

Hai fatto centro, Harry.

C'è molto di più dietro ai tuoi occhi verdi, più di quello che lasci trasparire,

non è così?

 

Ron dal canto suo continuava a tacere, completamente rosso in viso, le orecchie di un colore pericolosamente vicino al viola.

 

Quando Hermione trovò la forza di parlare, la sua voce era un flebile bisbiglio.

-Hai veramente capito tutto, vedo – disse, e le labbra le si incurvarono in un sorriso triste.

Harry si avvicinò a lei e la abbracciò forte, portando la caposcuola vicino alle lacrime, che riuscì a trattenere solo facendo appello all'orgoglio Gyffindor.

-Tu sei sempre stata la nostra roccia – ora Harry le parlava piano all'orecchio. - Di noi tre sei sempre stata quella che non ha mai avuto crolli mentali, crisi, non sei mai stata impulsiva, hai sempre avuto la situazione sotto controllo anche quando tutto sembrava perduto. Ma non puoi affrontare tutto da sola. Tutto questo è molto più grande di te, di me, di tutti noi messi insieme. E non mi interessa quale sia il genere di... legame che hai con Malfoy. Per quanto il Malfuretto non mi piaccia, e mai mi piacerà, non mi intrometterò in questa vostra... cosa – terminò il ragazzo.

E non ci furono più motivi sufficientemente validi per trattenere il pianto.

Le lacrime sgorgarono a fiumi dagli occhi della ragazza, che incominciò a ridere nervosamente.

Rideva e piangeva insieme.

 

È così che ci si sente quando si lascia andare?

Non sono sicura che mi piaccia.

Ma è stranamente liberatorio.

 

-Oh, Harry!- Hermione gettò le braccia al collo di Harry, intimamente sollevata.

-Hai bisogno del nostro aiuto, Herm. Sei sempre stata la migliore di noi tre, e se non fosse stato per te, tutte quelle volte, non saremmo probabilmente qui a parlare ora. Ora è arrivato il momento di ricambiare il favore – sorrise il ragazzo.

 

*

 

Il pomeriggio era passato senza troppi intoppi, tra una lezione e l'altra, e il freddo di un Novembre già inoltrato sferzava sul viso degli studenti, che si coprivano all bell'è meglio con sciarpe, guanti e mantelli di lana pesante. Nel prato del chiostro un chiacchiericcio allegro si diffondeva tra il corpo studentesco, il cui umore non sembrava essere minimamente turbato dall'improbabile situazione climatica in cui Hogwarts versava, e che non accennava a migliorare.

Il tipico vento freddo inverale si faceva notare per la sua assenza, notò Hermione.

 

Normalmente mi ritroverei con un turbinio di capelli attorno al viso.

Ma non tira un filo di vento.

Fa freddo, solo.. freddo.

 

Il buon umore che si diffondeva tra gli studenti altri non era dovuto che all'inizio del fine settimana. Le lezioni erano solo un ricordo lontano, ed i ragazzi avevano davanti l'allettante prospettiva di due giorni di riposo, con il classico ed immancabile giro al villaggio magico di Hogsmeade.

 

Mentre i giovani maghi e streghe si radunavano sull'erba in attesa della professoressa Mc.Granitt, che li avrebbe scortati al di fuori del castello, Hermione pregustava una giornata di pace assoluta, in cui la scuola si sarebbe praticamente svuotata per diverse ore, e lei avrebbe avuto modo di concentrarsi sulla soluzione al problema imminente.

Doveva solo trovare il ragazzo in questione, la persona che insieme a lei avrebbe potuto far accadere quel miracolo insperato di cui la scuola aveva un imminente bisogno.

Draco Malfoy si stava avvicinando con passo sicuro, e quando si trovarono ad una distanza tale che le permetteva di distinguere ognuno di quei crini dorati che cadevano disordinati sulla fronte del Serpeverde, il resto della studentesca si era già allontanato fuori dal cancello d'ingresso.

 

Hermione aveva già salutato Harry, Ginny e Ron (che continuava a non rivolgerle la parola, ma almeno non le sbraitava addosso, il che poteva considerarsi un notevole passo avanti), che non insistettero più di tanto quando la caposcuola disse loro di avere “improrogabili doveri da sbrigare”. I tre sapevano benissimo di cosa parlasse.

 

Devo trovare una soluzione a questo problema.

E devo farlo senza di voi, almeno per questa volta.

 

Il ragazzo le stava ad una spanna dal viso, ed anche se non c'era vento, lei poteva sentire il suo lieve profumo di menta e zenzero.

 

Lo stesso profumo che sentii sul treno quel giorno.

 

Fu il ragazzo ad interrompere il silenzio.

 

-Vedo che hai deciso anche tu di non andare ad Hogsmeade, oggi. - disse tranquillamente.

 

A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea, Malfoy. E già che siamo qui, direi che potremmo rimboccarci le maniche e fare delle ricerche in biblioteca sulla profezia, che ne dici? - chiese speranzosa.

 

-Non ho alcuna intenzione di passare la giornata in biblioteca, Granger, visto che abbiamo l'insperata fortuna di avere un castello completamente deserto a nostra disposizione. Io pensavo più ad una …. pratica sul campo – rispose lui con un ghigno.

 

La ragazza tacque per qualche secondo, ponderando le sue possibilità, ma alla fine si arrese e rispose:

- Si, forse hai ragione. Per quel che vale, ci conviene fare pratica e cercare di scoprire come far arrivare la pioggia. Ho come la sensazione che la profezia, o qualunque cosa stia facendo accadere questo disastro, non aspetterà i nostri comodi.-

 

Il biondo annuì, trattenendo a malapena un sorriso.

 

Mi hai appena dato ragione, Hermione?

 

Di comune accordo, i due si incamminarono verso il grande prato davanti all'ingresso della scuola, quella che solo un'estate prima era una distesa verde e lussureggiante, ma ora era secca ed ingiallita.

 

- Credo sia qualcosa che abbia a che fare con la foresta, Malfoy – disse la ragazza, indicando gli alberi lontani – se osservi il panorama dall'alto, sembra che le piante al centro del bosco siano completamente morte, disidratate, come se fossero malate. Mentre quelle più vicine al castello sono ancora relativamente... sane, o quasi.-

 

Il Serpeverde fece qualche passo indietro, dove il prato era leggermente più in salita, e da li ebbe la visuale perfetta.

 

- Accidenti Granger, hai ragione... - bisbigliò pensieroso – sembra che un morbo sia partito dal cuore della Foresta Proibita e si stia lentamente diffondendo verso l'esterno.-

 

- Malfoy, dobbiamo trovare il modo di far piovere prima che questo... morbo, come lo chiami tu, si diffonda a tutta la foresta. Ho come la sensazione che una volta finiti gli alberi, comincerà ad intaccare le mura del castello. - aggiunse inorridita.

 

Dio mio, è veramente raccapricciante.

Come una piaga contagiosa che corrode e succhia via la vita da tutto ciò che incontra.

 

Hermione cominciò ad impallidire, e la mano destra, che teneva stretta in pugno la bacchetta, aveva cominciato a tremare impercettibilmente.

 

In un istante il ragazzo le fu vicino, e la mano di lui, forte e sicura, strinse quella di lei, mettendo fine al tremore della Grifondoro.

Lei alzò lo sguardo cercando i suoi occhi, e quello che vide la lasciò senza fiato.

Gli occhi di ghiaccio di Draco ricambiavano il suo sguardo senza battere ciglio, ed Hermione vi intravide per la prima volta qualcosa che mai aveva notato prima d'ora.

 

Fuoco.

Calore.

Determinazione.

Ma anche qualcos'altro.

Ardore?

Nessuno mi ha mai guardata così.

 

Quando ricominciò a parlare, la voce del ragazzo aveva una sfumatura che mai prima d'ora le era parso di aver udito.

 

- Troveremo il modo di far piovere, Granger. È il nostro destino.-

 

E fu in quell'istante, che accadde.

 

Una scossa elettrica partì dal punto in cui i due ragazzi si tenevano per mano, e con un'ondata di calore improvviso corse per ogni centimetro della loro pelle, arrivando in un punto ben preciso del petto, facendo sussultare entrambi.

 

È una scossa che arriva dritta al cuore.

 

Una sensazione bruciante pervase nel petto dei due, per poi affievolirsi e ripercorrere all'indietro il sentiero percorso, la scossa tornò dal centro del loro corpo, alle loro mani giunte, e fu allora che lo videro.

 

Il fulmine.

 

Nel punto in cui le loro dita rimanevano intrecciate, una scarica elettrica di piccole dimensioni vorticava attorno alle loro mani, sfrigolando ed echeggiando, come un piccolo fulmine in miniatura.

 

La ragazza, spaventata, fece per ritirare la mano da quella di Draco, ma lui la fermò appena in tempo.

 

- Hermione, non lasciarmi andare! - urlò il ragazzo.

 

Il cuore nel petto della ragazza ebbe un sussulto, e con una mossa decisa unì anche la mano sinistra a quella di lui, che fece lo stesso.

 

Due paia di mani si stringevano convulsamente, così strette da fare quasi male, ma Hermione non avrebbe mollato la presa per niente al mondo.

 

No, non ti lascerò andare.

Mai.

 

E fu allora che quel microscopico campo elettromagnetico esplose in decine e decine di gocce d'acqua, che rimasero sospese sulle loro mani intrecciate, bagnando l'aria al di sopra di loro per diversi secondi, per poi sparire una ad una.

 

Era pioggia quella.

Era una microscopia, minuscola, piccolissima nuvola carica di pioggia.

 

Quando anche l'ultima goccia d'acqua fu scomparsa, i due lasciarono andare la presa, cadendo per terra sull'erba secca, stremati dallo sforzo.

 

Il cuore della ragazza batteva all'impazzata, ed un dolce dolore le riempì il petto. Ci stavano riuscendo.

Certo erano ancora lontani dall'ottenere un acquazzone decente, e quelle microscopiche gocce d'acqua servivano a poco o niente. Ma era un inizio.

Era stato diverso dalla prima volta, sul treno per Hogwarts. Questa volta non c'erano barriere tra di loro, ed era proprio grazie all'assenza di ostacoli nel loro contatto che erano riusciti a trasformare la carica elettrica in pioggia.

 

E fu allora che Hermione capì.

Si alzò da terra, rassettando la gonna della divisa piena di fili d'erba arida, e si guardò intorno. Il panorama circostante non era cambiato di una virgola, ma lei sapeva che era solo un'apparenza.

 

E l'apparenza quasi sempre inganna.

 

Lei aveva capito tutto, e corse a cercare con lo sguardo il ragazzo.

 

Draco era steso qualche passo più in là, lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, ma la mente vagava in luoghi fino ad allora impensabili.

Si alzò a sua volta da terra, ed i suoi occhi grigi incrociarono quelli della Caposcuola, che sentì un brivido correrle lungo la schiena.

Una leggerissima, impercettibile brezza le accarezzò il viso per un breve istante, per poi sparire nuovamente.

 

-L'hai sentita anche tu?- chiese la giovane.

-Si. - due lettere, una sillaba, intrise di consapevolezza.

 

Di scoperta.

 

-Credo di aver capito come far piovere, Malfoy – rispose la ragazza, piano. -

Il ragazzo tacque, un silenzioso invito a proseguire.

Invito che Hermione colse, spiegando la sua teoria come avrebbe spiegato ai suoi compagni di Casa un argomento di Trasfigurazione particolarmente spinoso.

-E' cominciato quando mi hai stretto la mano. Ti ho guardato, e quando mi hai restituito lo sguardo, c'era qualcosa di diverso nei tuoi occhi. Ed è stato allora, che è successo –

Hermione parlava piano, sottovoce, ma non c'era tremore nelle sue parole. Solo..... cautela.

-Hai detto qualcosa... - proseguì, - hai detto... che era il nostro destino. Il fulmine è arrivato allora. Ma è stato quando hai... tu avevi detto... - la ragazza si interruppe, le guance tinte di rosso.

 

Timidezza?

Vergogna?

Ti vergogni di noi, Mezzosangue?

 

Il ragazzo proseguì per lei.

-E' stato quando ti ho detto di non lasciarmi, Hermione. È questo che volevi dire? - finì lui per lei, la voce gentile, rassicurante, ben diversa dal tono spavaldo ed irrisorio che usava normalmente in pubblico – Lì è arrivata la pioggia. -

 

La Grifondoro annuì in silenzio, lo sguardo fisso sul petto di lui, troppo timida per osare alzarlo anche solo di qualche centimetro.

 

Sentì le dita di lui accarezzarle leggere la guancia, e fu allora che qualcosa si calmò, dentro di lei.

Le prese il mento tra due dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.

 

-E quando ci siamo guardati, avevamo capito tutto, non è così? È stato quello a far arrivare la brezza. -

 

La ragazza fece un passo verso di lui, intrecciando le proprie mani con le sue. Il ragazzo appoggiò la fronte contro la sua.

 

Posso sentire il tuo respiro sulle mie mani.

 

-Dobbiamo imparare a controllare questa cosa, Malfoy. Dobbiamo averne assoluta padronanza, e ci conviene imparare in fretta, non possiamo permetterci di rischiare. - mormorò lei.

-L'unica cosa che dobbiamo imparare a controllare sono le nostre emozioni, Granger. Ma va da sé che non sarà cosa facile. Ma ci riusciremo. Sei la strega più brillante della nostra età -

 

Avevano entrambi gli occhi chiusi, ma poteva sentire il sorriso nella voce del ragazzo che le stava di fronte.

 

-È nel cuore della Foresta Proibita, Malfoy - disse lei – Il quarto sigillo, ed il Quarto Cavaliere è li dentro. La Nera Signora. Ma il sigillo sta per cedere. È per questo che questo... morbo si dilaga dalla foresta verso l'esterno.- ora la voce di lei tremava.

-Lo fermeremo, Mezzosangue. Fermeremo questa cosa. Troveremo il modo di far scendere la pioggia, e quando ci riusciremo, rispediremo la Nera Signora nel quarto sigillo, per l'ultima dannatissima volta. -

 

Lei riaprì gli occhi, sollevando lo sguardo alla Foresta. Forse potevano ancora farcela.

 

Forse riusciremo ad arginare il danno, a porvi rimedio.

No, qui non si tratta di arginare, o limitare.

Qui bisogna risolvere, e piuttosto alla svelta.

 

Draco le posò un casto bacio sulle labbra, le prese la mano e si avviarono insieme verso il Castello.

 

Non temere, mia piccola Mezzosangue.

Ci sono io con te.

 

*

 

 

Finalmente, come promesso, è arrivato il Capitolo 6!
E' passato più di un mese, lo so... (ma almeno non sei mesi, come l'ultima volta! LOL)
Sono sempre impegnata con il lavoro, sopratutto con la bella stagione l'ufficio diventa una gabbia di matti. (Ma in fondo, se non son matti, non li vogliamo, giusto?)
Anche se a rilento, la storia procede. Ci tengo a specificare che porterò avanti la storia finchè non sarà terminata, non la lascerò incompleta (è una promessa!). So di essere molto lenta ad aggiornare, ma ormai mi conoscete: sono un bradipo! (Ma un bradipo costante, sia ben chiaro! Eheh).
Il capitolo 7 è già work in progress, come sempre tendo a pubblicare un nuovo capitolo non appena inizio quello successivo.
L'arrivo della primavera a Londra mi ha portato un sacco di idee nuove e ispirazioni di vario tipo (oltre ad un sacco di lavoro in più, ma non lamentiamoci, che se si lavora vuol dire che va tutto bene), anche se ogni tanto una vacanza mi farebbe solo bene.
La canzone che da il titolo al capitolo è, come sempre, un bellissimo pezzo dei Sonata Arctica, che vi invito ad ascoltare, sono una band eccezionale, musicisti molto talentuosi con delle capacità di songwriting veramente notevoli. Quando scrivo, ho sempre la loro musica in testa :)
Lasciatemi tutte le recensioni che volete, ve ne prego! La vostra opinione è molto importante per me.
Un milione di baci dalla vostra ormai quasi-Inglese
Betty D.
ps. ho corretto gli errori di ortografia :)  

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Out in the Fields ***


CAPITOLO 7 – OUT IN THE FIELDS

 

Quella sera a cena la Sala Grande era pervasa da un allegro chiacchiericcio, gli animi degli studenti ancora euforici per la giornata passata ad Hogsmeade.

Capitava ormai così raramente di avere motivo di svago, vista la situazione in cui il territorio versava ormai da mesi, ma nonostante la totale assenza di luce solare, i ragazzi trovavano il modo di tenere alto l'umore, approfittando di ogni singola possibilità che veniva loro offerta, ed una giornata al villaggio magico era quello che serviva. Durante il weekend, gli studenti si rifornivano di dolci da Mielandia, accessori e scherzi dall'emporio di Zonko e anche di alcolici di dubbia provenienza passati sotto banco dalla locandiera dei Tre Manici di Scopa.

Hermione era arrivata qualche minuto dopo l'inizio della cena, e si era unita ai suoi compagni di casa, l'umore decisamente migliorato rispetto ai giorni precedenti, grazie alle scoperte fatte quel pomeriggio.

 

È un inizio, è già qualcosa.

Meglio di niente.

Forse siamo sulla buona strada.

 

Ginny si spostò di lato per lasciarle posto sulla panca, e non appena si fu seduta, il piatto dorato di fronte a lei si riempì di fettine di vitello arrosto ai funghi.

 

Harry, che le stava seduto di fronte, disse:

 

- Siamo stati da Mielandia oggi, ti abbiamo portato le Api Frizzole, le tue preferite - , e le porse un sacchetto pieno di caramelle rosa e gialle che ronzavano sommessamente nell'involucro di carta, come piccole api di zucchero.

 

Hermione aprì la busta e ne mise in bocca una: non appena la caramella toccò la sua lingua, un milione di bollicine presero a pungerle il palato, in un delizioso solletico al gusto di miele e fragola.

Mise il resto del sacchetto in borsa, ringraziando i compagni, ed un sorriso le si dipinse sul volto.

 

Grazie Harry.

Grazie Gin, e si, perfino tu, Ron: grazie.

Riuscite a darmi l'illusione che sia tutto normale.

Tutto come una volta.

 

- Ci sono stati degli sviluppi oggi - cominciò la Caposcuola – , forse abbiamo ottenuto qualche risultato -

 

I tre amici erano tutti orecchie.

La ragazza spiegò per filo e per segno gli avvenimenti del pomeriggio, degli alberi della Foresta Proibita, le piante morenti, e della microscopica nuvola di pioggia che erano miracolosamente riusciti ad ottenere lei e Draco.

 

- Quindi si trova nel cuore della Foresta, il sigillo – disse Harry quando Hermione ebbe finito di raccontare – e qualsiasi cosa ci sia al suo interno.

 

- In realtà penso di sapere cosa sia. È il Quarto Cavaliere, ne sono certa. La Nera Signora, è lei. Sta risucchiando la vita dagli alberi per poter avere abbastanza forza da riaprire il sigillo, non c'è altra spiegazione -

 

Il silenzio era calato sulla loro conversazione, ognuno dei compagni con la mente rivolta al pericolo imminente, all'orribile prospettiva di un'entità che risucchiasse la linfa vitale dallo spazio circostante.

 

Orribile parassita.

Disgustosa approfittatrice.

Ti nutri del respiro, dell'aria, della vita di qualsiasi essere ti cirdondi.

E quando non ti servono più,

quando ormai li hai prosciugati anche dell'ultimo alito di vita,

li lasci a morire per passare al prossimo.

 

Una terribile consapevolezza di impadronì del Ragazzo Sopravvissuto.

 

È solo questione di tempo prima che cominci a succhiare la vita dalle mura del Castello.

E una volta passati i mattoni, cosa? Chi?

...

Gli studenti.

 

Harry si riscosse dai propri pensieri, e chiese:

 

- Hermione, come ci siete riusciti? Hai detto che avete fatto piovere una piccolissima nuvola d'acqua. Come ci siete riusciti? Voglio dire, tu e …. Malfoy – il tono della sua voce mentre pronunciava il nome del Serpeverde era tutt'altro che lusingiero.

 

- Non lo sappiamo Harry. Non ancora. Abbiamo una teoria, ma è solo un'ipotesi, un'idea. Ma è un inizio, Harry, siamo sulla buona strada. -

 

Il ragazzo fece per rispondere, quando Ron parlò:

 

- Sarà meglio che Malfoy si dia una mossa e provi la sua teoria, 'Mione. Qui rischiamo tutti la pelle -

 

Hermione fissò il rosso, che ricambiò lo sguardo della ragazza con un timido sorriso. Era la prima volta dopo mesi che le rivolgeva la parola.

 

Oh, Ron!

Impacciatissimo Ron.

Che mi levi la parola, e poi ritorni sui tuoi passi

Ti serviva solo tempo.

 

- Non preoccuparti, Ron. Siamo vicini alla soluzione, e poi ci siete voi –

 

Ginny le passò un braccio attorno al collo, e disse:

 

- E poi abbiamo il Malferret che ci darà una mano. Sai che culo! -

 

- Ginny! Non chiamarlo in quel modo...- esclamò Hermione, arrossendo.

 

- E dai, Hermione, non prendertela! Puoi sempre usarlo come pelliccia, visto il freddo che fa. Certo, l'ermellino sarebbe più pregiato, ma anche un bel collo di Malfuretto non guasta mai-

 

I quattro scoppiarono a ridere di cuore, come non facevano ormai da troppo tempo.

 

Ora siamo di nuovo una squadra.

 

*

 

La nicchia tra gli scaffali della biblioteca di Hogwarts era illuminata dalla luce tremolante delle candele, la cui cera era stata incantata per non estinguersi mai.

Ormai il castello necessitava di illuminazione artificiale ventiquattro ore al giorno, poiché dal cielo denso e biancastro erano ormai mesi che non passava un singolo raggio di sole.

 

I tre ragazzi del sesto anno Serpeverde stavano abbarbicati sulle vecchie panche di legno, sfogliando tomi presi “in prestito” dal Reparto Proibito.

 

Blaise Zabini alzò la mano destra avvicinandola alla propria testa, per poi fermarsi all'improvviso, inorridito, rendendosi conto appena in tempo che passandosi le dita tra i capelli scuri – perfettamente curati ed impomatati – li avrebbe riempiti di quella polvere vecchia di anni, che riposava tra le pagine del libro che teneva in mano.

Posò il volume sul tavolo e si pulì le mani in un fazzoletto di lino profumato, che si premurò poi di disinfettare con un gratta e netta, ripristinando il suo originario candore.

 

  • Ancora non posso credere che mi abbiate convinto a venire in biblioteca con voi. Tutta questa polvere e vecchiume mi faranno venire l'asma! - si lamentò teatralmente il ragazzo – per non parlare del fatto che se Madama Pince scopre che stiamo manipolando dei libri antichi senza indossare i guanti di seta, rischiamo un Cruciatus a testa. Quella vecchia fanatica è ossessionata con il vecchiume -

 

  • Smettila di lamentarti, Blaise. - rispose Theodore - Io ho dovuto lanciarle un Confundus per poter entrare nel Reparto Proibito indisturbato. Io di Maledizioni Senza Perdono ne rischio almeno due.-

     

Draco Malfoy alzò lo sguardo dal volume che sfogliava da un'ora a quella parte, ed alzò lo sguardo sui due compagni di Casa.

Quando parlò, fu come tornare alla realtà dopo ore passate immerso nel libro.

 

  • Voi due potete anche smetterla di lamentarvi. Se non troviamo la risposta alla profezia, rischiamo tutti la pelle. Ad ogni modo, - proseguì dopo una pausa ad effetto, - credo che la nostra ricerca sia terminata. Ho trovato qualcosa -

 

I due ragazzi si zittirono immediatamente, posando i libri che tenevano in mano in mezzo alla pila discretamente alta di quelli già letti.

Draco teneva in mano un volume massiccio e polveroso, rilegato in pesante pelle color porpora, rovinata in parecchi punti dal tempo e dall'usura.

 

  • Questo libro sembra parlare della stessa profezia, anche se manca tutta la parte iniziale in cui il Quarto Cavaliere viene imprigionato nel sigillo. È pieno di vecchie leggende... Qui parla di una sorta di viaggio attraverso la Terra della Pioggia. Come di una... ricerca – il ragazzo sfogliò delicatamente le pagine successive, attento a non rovinare il tomo già fragile – Pare che i Discendenti debbano affrontare un viaggio che li aiuterà a ritrovare se stessi e la pioggia, attraversando questa fantomatica Terra, e il loro viaggio potrà terminare soltanto una volta che avranno trovato il.... Negromante? -

 

Draco si fermò, il cervello finalmente messo in modo, la mente che cominciava a perdersi in elucubrazioni, ricordi che ritornavano a galla...

Il Negromante?

Questa storia non è soltanto inquietate.

È anche estremamente macabra.

 

Quando Nott parlò, fu per dar voce ad un improvvviso pensiero – lo stesso pensiero che tutti loro avevano avuto :

 

  • Il Negromante è colui che risveglia i morti, non è così? Tu e la Granger dovete cercare... no, dovete trovare un Negromante? -

  • A quanto pare, si – rispose semplicemente Draco.

  • Non vi invidio. - si intromise Blaise - Non mi piace granchè sentir parlare di certe cose. Non è soltanto Magia Oscura, la Negromanzia ha radici molto antiche. C'è qualcosa che non mi piace in loro, nel modo in cui manipolano i defunti....-

 

Ci sono cose che vanno al di là della nostra comprensione.

Misteri, eventi mistici in cui la realtà viene manipolata

ed anche il più inevitabile degli eventi – la Morte stessa – viene raggirato.

 

Draco si alzò, e con un colpo di bacchetta ridusse il voluminoso testo ad un piccolo quadratino non più grande di una scatola di Tutti Gusti + 1, e se lo infilò in tasca.

 

Vecchie storie raccontate come spauracchio ai bambini prima di andare a dormire.

Storie in realtà molto vicine alla realtà.

Nemmeno le famiglie più vicine al Lato Oscuro osano giocare con la Negromanzia.

C'è qualcosa di sacrilego, nel risvegliare i cadaveri e ridurli a burattini...

 

  • Il covo del Negromante si trova nella Terra della Pioggia, altrimenti chiamata.... Irweddon. Un momento... Irweddon?! - ripetè stupito il ragazzo – Ma stiamo scherzando.... non posso mettere piede li, rischio il linciaggio! -

 

Draco si rivolse a Theodore, che cominciò a sogghignare sommessamente. Il compagno gli lanciò un'occhiataccia, ma non servì a nulla. Nott stava cominciando a ridere a più non posso.

 

Un Inglese normale evita Irweddon.

Non ci mette piede.

Un Inglese di buona famiglia sta molto, molto lontano da Irweddon e insegna a tutti quelli che gli stanno vicino a fare lo stesso.

Un Inglese di buona famiglia e per giunta Purosangue, sta molto lontano da Irweddon e possibilmente ne cancella il ricordo praticando su se stesso un Oblivion.

 

  • Quelli ti faranno la pelle, Draco. I Wyddeleg odiano gli Inglesi, per non parlare di quelli provenienti dall' upper class purosangue. La Granger ci manderà un gufo nel bel mezzo della vostra missione e dovremo venire a raccoglierti con il cucchiaino... - lo derise l'amico.

 

  • Un momento, un momento – si intromise Blaise, estremamente confuso – di cosa state parlando voi due? Cosa sono Irweddon e i Wyddeleg?! -

 

I Nott ed i Malfoy erano due famiglie molto antiche, strettamente legate fra loro, entrambe di origine Gallese. Dopo il 1700 i Malfoy si spostarono in Inghilterra, impadronendosi del Wilthsire, mentre i Nott rimasero nel Galles. Essendo entrambe famiglie di antico lignaggio, ai primogeniti veniva insegnata l'antica lingua madre, il Gallese, e molte espressioni e soprannomi venivano tutt'ora utilizzati nella loro forma arcaica.

 

  • Irweddon è quella che dalle mie parti chiamiamo Irlanda – rispose Nott paziente, - ed i Wyddeleg sono, di conseguenza, gli Irlandesi -

 

Blaise rimase interdetto per un istante, e pochi secondi dopo un ghigno divertito gli si dipinse in volto.

 

  • L'Irlanda, eh? Draco, vecchio mio, sei ancora più nei guai di quanto pensassimo. -

 

 

 

*

 

 

Hermione correva per il corridoio del terzo piano, il fiato corto per lo sforzo, e rallentò la propria corsa solo quando giunse in prossimità della Biblioteca. Si fermò per un istante davanti alla porta per riprendere il respiro, e una volta che il battito cardiaco fu tornato normale, entrò in punta di piedi, per non disturbare.

 

Devo assolutamente avvertirlo.

Dobbiamo procurarci una Passaporta e partire il prima possibile.

 

Camminava silenziosamente ma alla svelta, ansiosa di scoprire dove quella Serpe si fosse cacciata.

Dopo colazione aveva sentito Tiger e Goyle dire – o meglio, mugugnare – che Malfoy aveva trascinato Blaise Zabini e Theodore Nott in Biblioteca, fatto al quale nessuna delle due menti ottuse era riuscita a trovare una spiegazione plausibile.

 

Per una volta quei due bestioni si sono rivelati utili.

Ora devo solo scoprire dove stanno quei tre.

Sperando che siano ancora qui...

 

Avvicinandosi ad una delle nicchie vicine al Reparto Proibito, Hermione sentì una voce profonda e musicale ridere allegramente.

 

  • … sai, mia nonna diceva che durante l'Equinozio d'Autunno, i maghi Irlandesi amano praticare la Caccia allo Scalpo Inglese. Chi raccoglie il maggior numero di scalpi biondi e British vince un barilotto d'Idromele. E sai quanto a loro piaccia l'Idromele... - la voce di Zabini risuonava allegra da lontano.

  • Io invece ho sentito dire che la Nazionale di Quidditch Irlandese usa guanti fatti di pelle di purosangue Inglese, rigorosamente scuoiata a mano – aggiunse Nott, sbellicandosi dalle risate.

 

Hermione alzò un sopracciglio, improvvisamente conscia di cosa stessero parlando.

 

Hai fatto anche tu le tue ricerche.

E siamo giunti alla stessa conclusione.

Certo che voi Purosangue, oltre che estremamente tradizionalisti, credete anche a tutto quello che le vostre balie vi raccontano da piccoli.

Guanti di pelle di Inglese.

Andiamo... seriamente?

A me Seamus aveva raccontato una versione con la pelle di Scozzese...

 

  • Inoltre pare che il segreto del loro Whiskey Incendiario sia l'infuso di capelli biondi di Purosangue che mettono nei fustini durante la distillazione. I poveri inglesi che vengono catturati dal Mastro Distillatore vendono rapati a zero ed i loro capelli vengono messi nel whiskey, pare sia quello l'ingrediente chiave. - Blaise aveva le lacrime agli occhi mentre parlava.

  • Mal che vada torni vivo ma pelato – sogghignò Nott, - chissà se la Granger ti vorrà ancora concio così. -

 

La ragazza in questione si schiarì sonoramente la gola, trovandosi davanti ad uno spettacolo piuttosto... desueto.

Tre Serpeverde, in Biblioteca, in mezzo a dei libri rubati – o meglio, presi in prestito – dal Reparto Proibito, che anziché usare i volumi per quello a cui erano stati designati – la lettura – li adoperavano come poggia gomiti mentre due di loro si sbellicavano dalle risate ai danni del terzo, che sbuffava spazientito alle loro battute.

 

Vedendo la Caposcuola Grifondoro davanti a loro con un cipiglio da maestrina, i due si zittirono, salutarono Malfoy con un cenno del capo e continuando a ridacchiare come bambini presero le loro borse e si avviarono all'uscita, trattenendo a stento le risa.

 

I due ragazzi si trovarono nuovamente soli.

 

  • Avreste potuto avere un po' più di riguardo per questi volumi. Sono molto antichi, Malfoy, ed estremamente...-

  • … preziosi. Si, Caposcuola, lo so – aggiunse Malfoy, spolverandosi le mani sui pantaloni costosi nel tentativo di levarsi la polvere di quei libri.

 

Prese un fazzoletto dal taschino della giacca della divisa e si pulì con cura le mani e le dita sottili, ed una volta terminato lo rimise a posto.

 

  • Stavo per chiederti cosa ci facessi in Biblioteca, Granger, ma poi mi sono reso conto che qui probabilmente ci passi la maggior parte del tuo tempo – proseguì il ragazzo.

  • Veramente ero venuta per darti degli aggiornamenti, importanti aggiornamenti. - rispose indispettita lei, - Ma da quello che ho sentito, vedo che siamo giunti alla stessa conclusione.

 

Lui alzò lo sguardo sulla ragazza, quando i loro occhi si incontrarono, si resero improvvisamente conto di quanto veloce fosse lo scorrere del tempo.

 

  • Dobbiamo partire, Draco, e dobbiamo farlo subito -

 

Nel sentire la ragazza chiamarlo per nome, il Serpeverde sussultò, e in un impeto di tenerezza la attirò a sé, stringendola forte.

Hermione, presa alla sprovvista, seppellì il volto contro il petto duro del ragazzo, i capelli attorno al viso che nascondevano un lieve rossore sulle guance.

 

Erano ancora in quella fase della relazione in cui bastava veramente poco

Per provocare un rossore

Un sussulto

Un tremore delle mani

Un respiro mozzato a metà

 

Dopo alcuni lunghissimi istanti, la ragazza alzò il volto timidamente, ed alzandosi in punta di piedi posò le labbra su quelle di lui, in un bacio lento e dolcissimo, lieve.

Mentre lo baciava, Hermione poteva sentire il sorriso sulla bocca del ragazzo, e quando lui, continuando a baciarla, le prese le mani nelle sue portandosele al cuore, fu in quel momento che accadde di nuovo.

 

Come la prima gemma in primavera.

Quando anche l'ultima scheggia di giaccio finalmente di scioglie nei capillari di un albero

E la prima goccia di linfa ritorna a scorrere.

Una goccia.

Due gocce.

E poi d'improvviso, come una cascata, ogni ramo, ogni radice,

Ogni piccolo germoglio ne viene invaso e finalmente la pianta ritorna a vivere di nuovo

Lasciandosi il freddo ed il gelo alle spalle

E scatenando la propria vita in tutta la sua forza.

 

Quando la scarica arrivò, non fu come le altre volte.

Sapevano cosa aspettarsi, ed i loro corpi non cercarono di combattere la cosa.

Rimanendo stretti l'uno nelle braccia dell'altra, accolsero l'ondata di calore come un'energia vitale, necessaria, e quando raggiunse le loro mani, videro nuovamente la piccola nuvola carica di pioggia formarsi attorno alle loro dita.

Questa volta la Grifondoro sapeva cosa fare, e tenne le mani giunte a quelle di lui, le dita intrecciate strette.

Quando interruppe il bacio, fu soltanto per poter alzare lo sguardo sul ragazzo che le stava davanti.

 

Non voglio più scappare da me stessa.

Né da lui.

Non voglio. Non posso.

Voglio soltanto una cosa:

Corrergli incontro.

 

  • Non posso farcela senza di te, Draco. -

 

A quelle parole il ragazzo spalancò gli occhi, una consapevolezza nuova nello sguardo. Si portò le mani di lei alla bocca, le baciò teneramente, e senza staccare le iridi dalle sue, appoggiò la fronte alla sua, sussurrando:

 

  • Andrei in capo al mondo insieme a te, Mezzosangue -

 

Una seconda scarica si liberò dalle loro mani unite, la nuvola si fece più grande, e con un'ondata elettrostatica, si saturò e cominciò a piovere sulle loro mani, poi sulle loro braccia ed infine sui loro piedi, arrivando a formare una piccola pozzanghera sul pavimento di legno della Biblioteca. Quando tutta la pioggia si fu scaricata, la nuvola si rimpicciolì pian piano, fino a scomparire, lasciando i loro piedi – ed il pavimento – bagnati fradici.

 

Fissarono entrambi la pozzanghera, stupefatti, ed un sorriso si dipinse sui volti di entrambi.

 

Siamo sempre più vicini alla soluzione.

E presto sapremo padroneggiare la pioggia.

Insieme.

 

Fu Malfoy ad interrompere il silenzio, ed il suo sorriso non era solo sulle labbra.

 

Era arrivato agli occhi grigi.

Tutto in lui sorrideva.

E sorrideva a lei, a sé, a loro due insieme.

A quello che avevano creato.

 

  • Prepara le valigie, mia piccola Mezzosangue. C'è una Passaporta per Corndonagh che ci aspetta -

 

*

CE L'HO FATTA!

Tesori miei, ho partorito il nuovo capitolo!

Vi avevo promesso che avrei aggiornato, presto o tardi, ma l'avrei fatto.

Tardi, okay, ma meglio tardi che mai :)

E rieccomi qui.

Questo capitolo era nascosto da qualche parte nel mio cervellino contorto, aveva solo bisogno di uscire. Quando sei uno scrittore (anche se io non oso definirmi tale, anche se un giorno mi piacerebbe molto diventarlo...) non puoi forzare l'immaginazione. C'è chi si siede davanti al pc e si sforza di mettere giù qualche riga. Con me non funziona. Ho fede della scintilla di un'idea che so che è li, io so che c'è, devo solo avere pazienza e so che prima o poi si accenderà, come è successo oggi, dopo essere rientrata dal lavoro sotto la pioggia, con i piedi ed i vestiti bagnati zuppi, i sandali sporchi di erba e terra perchè mi sono ostinata a fare la strada dietro agli orti del quartiere. Mi piace molto camminare li dietro, ci sono alcuni orti, e dietro ancora dei piccoli campi, cosa rarissima da trovare in una città come questa, soprattutto nel mezzo del quartiere industriale. Mi piace molto fare questa strada sterrata e polverosa, il profumo dei pomodori e della camomilla mi ricorda il mio paese in Italia. Ma ovviamente si è messo a piovere, e come dicevo, avevo i sandali nuovi addosso, quindi vi lascio immaginare come possa essermi conciata (io, ed i poveri sandali, of course). Ma ne è valsa la pena, perchè sotto la pioggia la scintilla si è accesa :)

Credo che qualcosa di buono stia per arrivare (oltre alle ferie, in cui ormai non speravo più) nella mia vita, quindi vi chiedo solo di avere pazienza e di sopportare i miei tempi biblici.

Ribadisco: aggiornerò sempre, abbiate fede che i capitoli pian piano arriveranno.

Ma io so che voi siete sempre pazienti, è per questo che vi voglio bene.

E nonostante la pioggia, come abbiate capito, ormai mi sia entrata dentro e sia la mia ispirazione, anche una come me ha bisogno di un po' di caldo e sole, e ad Agosto tornerò in Italia un paio di settimane, per un po' di ferie.

E chissà che, lontana da questo lavoro logorante e stressante e con più tempo libero, in ferie non riesca a produrre un po' più di capitoli. Il pc verrà con me in aereo, non temete ;)

Come sempre, Out in the Fields è un pezzo (stupendo!) dei Sonata Arctica, che vi invito ad ascoltare assolutamente, meritano veramente tanto, oltre ad essere musicisti sublimi, mi sono di grande ispirazione e i loro pezzi vi porteranno con la mente dove anche io sono stata.

Lasciate pure una recensione, un commento, un emoticon, qualsiasi cosa! Il vostro contributo è solo ed esclusivamente apprezzato, lo sapete.

Ci tengo alla vostra opionione.

Mille baci,

 

Betty Davies e la pioggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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