Apocalypse: The Aftermath.

di Mordekai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Victor. ***
Capitolo 3: *** Sorella. ***
Capitolo 4: *** Black Hawk. ***
Capitolo 5: *** Ricerca. ***
Capitolo 6: *** Legame fraterno. ***
Capitolo 7: *** Sopravvivenza. ***
Capitolo 8: *** White Faces. ***
Capitolo 9: *** Lo scontro finale ha inizio. ***
Capitolo 10: *** ''Alla fine, Teseo, sei giunto.'' ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Tutto è iniziato 9 anni fa, 2991 per essere precisi. Il governo sfruttò ogni risorsa disponibile, ogni soldo bucato dei cittadini per costruire una cupola in vetro-resina che attirasse energia dai pianeti vicini, mentre si trovava in orbita.
Sembrava andare bene per un periodo di tempo, ma un sovraccarico della centralina, disattivò il controllo principale del satellite, facendolo esplodere. L'urto generò un campo elettromagnetico che impedì al sole di raggiungere il pianeta.
E ora siamo qui, Maggio 3000, senza luce naturale, acqua infetta da scorie di cadmio, rame e zolfo, le armi e le munizioni scarseggiano, così come le scorte.
Le scorte sono l'ultimo problema di cui preoccuparsi.
 
I Jugger sono il problema principale di tutto questo. Sono infetti che razziano, devastano e uccidono ciò che incontrano sul loro cammino.
Alcune armi contro di loro sono inefficaci, mentre le più semplici, come archi o dardi sono utili.

Il mio nome è Alexander Ivanov Killenjard e questa è la mia storia.



 

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Capitolo 2
*** Victor. ***


‘’Alex? Alex svegliati, devi andare a scuola, farai tardi.’’
‘’…Altri 5 minuti mamma…’’
Sono ormai 2 settimane che il ricordo di mia madre tormenta i miei sogni e ogni giorno mi manca sempre di più, ma cerco di non pensarci e continuare nel mio viaggio, alla ricerca di un rifugio o scorte alimentari, ma ciò che ho trovato fino ad adesso è solo un libricino impolverato e consumato.
 
La terrà è arida, frastagliata e spoglia, nessun segno di vegetazione o infetti, per il momento, ma bisogna tenere gli occhi aperti.
Sono ore ormai che cammino, senza meta, senza un itinerario preciso, stanco, affamato e assetato, la mia schiena è a pezzi per lo zaino carico di dardi in metallo, avanzi di panini o dolci, un po’ d’acqua e il mio arco in fibra di carbonio. Da bambino mi piaceva il tiro con l’arco e dall’allora non ho più smesso.
 
Dopo ore di cammino, intravidi una struttura militare, diroccata e semi distrutta, pullulante di Jugger, come mosche su una carcassa in putrefazione.
 
‘’Devo entrare a tutti i costi in quella struttura, forse trovo qualcosa di utile, ma come entro?- mi chiesi con tono contrariato.
 
Ero talmente concentrato sul piano che sobbalzai non appena sentii degli spari non molto lontani da li, dalla struttura. Qualche pazzo sparava ai Jugger e non si preoccupava della sua incolumità, finché non si ritrovo circondato da 3 Jugger pesanti. Fulmineo afferrai il mio arco e scoccai tre dardi. Tutti e tre a segno nelle loro teste. Il tizio che stava sparando all’impazzata cadde a terra, confuso di quel che era appena successo e allora gridai:
 
‘’Sei pazzo per caso? Volevi farti uccidere?’’
 
‘’E’ meglio morire piuttosto che vivere ancora, sapendo che coloro che ami son morti.’’- rispose lui.
 
Quella frase mi destò stupore e sensi di colpa.
 
C’è un motivo per i sensi di colpa, io riuscii a sopravvivere per molto tempo in assenza di luce, ma mia madre era malata di uno strano virus e per vivere bisognava stare almeno 4 ore alla luce del sole, così da poter rallentare il flusso del virus, ma con il favore delle tenebre triplicò la sua avanzata e morì dopo 3 settimane di agonia.
 
Scesi dalla collina, lasciandomi alle spalle una nube di terra rossa e raggiunsi quel giovane seduto nella polvere. Dal volto potevo capire che era anziano, sulla 60ina, baffi all’inglese, occhiali tondi, camice bianco e targhetta. Doveva essere un medico o un chimico.
 
‘’Posso sapere chi sei e perché sei qui, da solo?’’-domandai con tono brusco.
 
Non rispose per qualche secondo, ma dopo un profondo respiro disse:
 
‘’Mi chiamo Victor Wolfe, esperto chimico, 5 diplomi nella ricerca di antidoti in diverse malattie patogene o tumori, 2 Nobel per la scienza e molti altri premi. Sono qui da 2 mesi ormai, ci sono 10 casse di cibo da 12kg l’una, con acqua e altre cose che servono, come farmaci, bende ecc… Ecco come ho fatto a sopravvivere. E tu perché sei qui?’’
 
‘’Vago ormai da 2 settimane in questa landa dimenticata da Dio, senza una meta…’’-dissi.
 
‘’Dai su entra, dentro troverai quel che ti serve.’’
 
Un barlume di speranza si accese nei miei occhi, forse avevo trovato un amico, o almeno qualcuno che potesse ascoltare i miei problemi e aiutarmi.
 
‘’Ho notato che usi arco e dardi per uccidere quelle bestiacce, interessante.’’- disse con tono curioso. ‘’Ma ti servirà a poco, hai bisogno di un arco più leggero e di dardi lunghi quasi 20cm se vuoi avere effetti istantanei e aggiungere uccisioni alla tua lista.’’
 
‘’Dimmi perché ti trovi in questo posto fatiscente?’’- domandai in fretta.
 
‘’Vorresti dire come ci sono arrivato. A piedi. Da Las Vegas a qui. Più di 2500 miglia, un lungo pellegrinaggio, ricco di insidie, sfide e torture difficili da sopportare…Grazie per avermi salvato la vita.’’
 
‘’…E’ il minimo che resta in questo posto.’’
 
‘’Il tuo è un arrivo inaspettato, comunque.’’- disse il chimico mentre guardava fuori dalla finestra di quella catapecchia in qui eravamo rinchiusi, ma almeno era l’unica catapecchia che poteva ospitarci.
 
‘’Inaspettato? Che vuoi dire?’’. Domandai arricciando un sopracciglio.
 
‘’Voglio dire che sei il primo non infetto che vedo, dopo tanto tempo, almeno ho l’occasione di parlare con qualcuno che non sia me stesso o con un cadavere…Ahah.’’
 
Non dissi nulla per un po’, finché lui non si stese sul letto e mi chiese se volevo dormire. Accettai e mi addormentai.
 
‘’Mamma guarda, questo è per te.’’
 
‘’…E’ bellissimo Alex, vieni qui, fatti abbracciare.’’
 
‘’Ti voglio bene mamma.’’
 
‘’Anche io piccolo mio.’’
 
Mi svegliai urlando. Erano le 5:36 del mattino. Il chimico che dormiva su una brandina disse:
 
‘’Incubi?’’
 
Mi asciugai la fronte madida di sudore e esclamai:
 
‘’No…solo un ricordo che mi tormenta da troppo tempo ormai.’’
 
‘’Il ricordo di una persona a te cara? Per esempio il ricordo di tua madre?’’
 
‘’…E tu che cosa vuoi saperne?’’
 
‘’So come ci si sente. Io ho perso mia madre quando ero solo un neonato. Evento tragico per me, che andò avanti fino al mio 17esimo compleanno. Da allora, il ricordo di mia madre è solo un frammento di vetro che non riflette. Piangevi stanotte, dicendo: ‘’Mamma dove sei, perché mi hai abbandonato.’’
 
‘’Smettila!’’- urlai a pieni polmoni.
 
Ci fu il silenzio per qualche minuti, finché:
 
‘’Scusami, non volevo. Andiamo su, abbiamo un lungo viaggio da intraprendere.’’- disse Victor.
 
‘’…Che…che viaggio?’’
 
‘’Dobbiamo arrivare a New York per recuperare uno degli infetti, forse possiamo trovare un antidoto. Muoviamoci.’’
 
Detto questo, recuperammo una vecchia Dune Eater e partimmo. Dopo mezz’ora di viaggio mi addormentai.
Ricordai ancora il volto di mia madre, con quel suo sorriso che ti faceva sciogliere dalla dolcezza, i suoi capelli castano scuro, i suoi occhi verdi e quel nasino piccolo che la rendeva aggraziata come una ballerina.
Ma quella gioia si ruppe come uno specchio quando la malattia la colpì, divorandola lentamente.
 
‘’Hey, siamo arrivati, scendiamo.’’- sobbalzai quando sentii questa frase. Eravamo arrivati a destinazione.
Scesi stiracchiandomi e chiesi:

‘’E ora che si fa?’’

‘’Ah, si va a caccia mio caro.’’ – disse Victor con una sicurezza e spavalderia invidiabile.

Non risposi e lo segui.

Speriamo che sia sicuro di quel che fa.

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Capitolo 3
*** Sorella. ***


 
‘’Forza, aiutami ad aprire questa dannata porta.’’- disse Victor, tentando di trovare il meccanismo per aprirla, fallendo.
 
Decisi di allontanarmi di qualche metro da dove mi trovavo per trovare una centralina elettrica, così una volta riattivata la porta si apriva e potevamo entrare. Con la coda dell’occhio intravidi qualcosa alla mia destra. Erano due Jugger che stava divorando la carcassa di un animale o di un uomo, era indefinito per me la cosa. Uno di loro alzò la testa e si girò verso di me, ma prontamente mi nascosi dietro una colonna.
Pessimo piano.
 
C’erano altri due Jugger li che cercavano qualcosa.
 
‘’Ah, Cristo, di ben in meglio.’’- dissi a bassa voce, non volevo che mi sentissero, altrimenti ero spacciato.
 
Mi mossi piano, strisciando come una lumaca lungo la colonna ma, ironia della sorta, calpestai qualche foglia secca.
 
‘’Merda.’’- dissi mentre afferrai l’arco in fretta e furia. I due Jugger mi individuarono, i loro occhi vitrei e la loro bava che colava mi disgustavano.
 
‘’Crepate, schifose bestie.’’ Scoccai due dardi che si conficcarono nelle loro teste, uccidendoli sul colpo, ma mi ritrovai nuovamente circondato dai due Jugger precedenti.
 
Rimasi immobile per svariati minuti per studiare le loro mosse, i loro movimenti circolari, finché uno di loro non decise di attaccarmi alle spalla.
 
Lo afferrai e portandomi in avanti a mo’ di capriola lo gettai contro un muro e scoccai il dardo. Morì sul colpo.
L’altro infetto invece mi osservava immobile, senza muovere un dito.
 
‘’Cosa c’è hai paura di attaccare?’’- dissi con sorriso beffardo.
 
‘’Non direi proprio. E tu? Hai paura?’’
 
Rimasi paralizzato da quelle parole. Un Jugger che riusciva a comunicare senza difficoltà.
 
‘’N-no. No-non ho paura.’’ Replicai.
 
‘’E allora perché stai tremando?’’.
 
Con questa domanda, scappò nelle tenebre rapidamente.
 
‘’Hey,tutto bene? Ho sentito dei rumori e…Hey?!’’
 
‘’Si Victor, sto…sto bene.’’- dissi con voce tremante- ‘’Sono solo ferito moralmente.’’
 
‘’Perchè?’’- domandò lui con voce curiosa.
 
‘’Uno degli infetti…ha parlato. Mi ha definito un codardo, un fifone.’’
 
‘’Il primo infetto che riesce a comunicare e io me lo perdo, maledizione.’’
 
‘’Tu scherzi, ma la cosa è seria per me.’’
 
‘’Non farla tanto lunga e ora aiutami con questo cadavere.’’
 
Sospirai contrariato dal suo atteggiamento ma decisi di aiutarlo lo stesso e trasportammo uno dei cadaveri sulla Dune Eater, lo legammo per evitare che cadesse lungo il tragitto e ripartimmo.
 
Altre 2 ore di viaggio attraverso il deserto cocente e gli avvoltoi che danzavano sulle nostre teste.
 
Durante il nostro percorso, Victor mi domandò:
 
‘’Come hai detto di chiamarti?’’
 
‘’Io sono Alexander Ivanov, ma puoi chiamarmi Alex.’’
 
‘’…Okay.’’
 
Ci fu del silenzio per un breve tratto, finché Victor non notò qualcosa e fermò il veicolo.
 
‘’Guarda, sulla quella collina.’’
 
Osservai il punto indicatomi e corsi verso quel punto per capire chi o cosa era.
 
C’era uno strano tizio con un casco nero e visiera dello stesso colore, un giubbotto di pelle nera borchiato, pantaloni e stivali dello stesso colore. Portava con se una spada abbastanza rovinata.
 
Afferrai il mio arco e dissi:
 
‘’Getta l’arma se non vuoi farti male. Posala a terra, adesso.’’
 
Im misterioso tizio si girò di scatto e si avvicinò lentamente. In quel momento il mio battito cardiaco aumentava e l’adrenalina sgorgava nelle mie vene.
 
Alla fine si fermò, mi guardò per un secondo e si tolse il casco, rivelando una folta chioma rosso scarlatto, riccioluta alle punte, un viso tondo e occhi azzurri.
Rimasi paralizzato.
 
‘’Alexander? Sei proprio tu?’’
‘’A…Anastasia? Sorella?’’- dissi. Non potevo credere ai miei occhi. Erano anni che non vedevo mia sorella e d’un tratto eccola qui, nel bel mezzo del caos e del nulla. Ci abbracciammo con forza, quasi da farci male e i nostri volti furono solcati da lacrime di gioia.
 
‘’Mi sei mancato, ogni giorno.’’- disse a singhiozzi Anastasia.
‘’Anche tu, molto.’’- risposi.
 
Passarono circa 3 minuti dal nostro abbraccio, finché Victor non ci interruppe, scusandoci e chiedendoci di venire con lui.
Riprendemmo il viaggio. Ero felice. Dopo 3 anni ritrovo mia sorella Anastasia, sono troppo felice, ma il mio obiettivo era un altro.
L’infetto che sapeva comunicare.

La caccia è aperta.

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Capitolo 4
*** Black Hawk. ***


Erano le 6:33 del mattino. I miei occhi non volevano aprirsi, volevo dormire ancora con mia sorella, tenerla stretta fra le mie braccia ma quel rumore che sentivo mi innervosiva.
 
Il rumore proveniva da una piccola baracca non molto lontano dalla nostra posizione, 10-20 metri massimo di distanza. Mi diressi li, aprii la porta e trovai Victor intento ad una autopsia sul cadavere dell’infetto.
 
‘’Non conosci la parola ‘’bussare’’?- disse togliendosi le cuffie dalle orecchie.
 
‘’Sai almeno che ore sono? Sono le 6 e mezza del mattino e vorrei dormire ancora se non ti dispiace.’’- risposi sbuffando e grattandomi il capo.
 
‘’Il Progresso non può attendere i pigri, diceva sempre mio padre. Brav’uomo lui. Comunque vieni, guarda cosa ho trovato.’’
 
Mi avvicinai e feci una smorfia di disgusto quando notai tutti gli organi putrefatti dell’infetto.
 
‘’Questo dovevi farmi vedere?’’- domandai trattenendo un conato di vomito.
 
‘’Si…beh, la cosa che mi ha sconcertato è che il cuore di questo infetto è rosso, come il nostro. Suppongo che l’infezione causata dall’inquinamento dell’acqua e dei bacini idrici sia la causa di tutto questo, almeno credo, ma il cuore è quello che mi interessa di più. Se prelevo alcuni campioni di tessuto e sangue, forse riesco a creare un antidoto per i sopravvissuti e…Mi stai ascoltando?’’
 
Sobbalzai alla sua domanda e risposi indugiando: ‘’Ah…s-si.’’
 
‘’Preparati Alex, abbiamo un nuovo viaggio da compiere. Dobbiamo raggiungere il Texas, mi servono alcuni oggetti dal mio ex-laboratorio.’’
 
Accennai un si con la testa e ritornai indietro. Mia sorella si era appena svegliata. Mi abbracciò e io non riuscii a negarle l’abbraccio. La strinsi e le diedi un bacetto sulla nuca.
 
‘’Anastasia, preparati, dobbiamo partire per un lungo viaggio.’’
 
‘’Dove siamo diretti?’’- mi chiese con voce impastata.
 
‘’Texas.’’
 
‘’Oh, che bello. Non ci sono mai stata.’’
 
Ci preparammo entrambi. Presi il mio arco e dardi, li caricai sulla Dune Eater e, insieme a Victor e Anastasia, partimmo verso il Texas.
Erano le 7:20, il sole era appena sorto e si respirava un po’ di aria fresca. Decisi di pulire i miei dardi e sistemare l’arco, provando la resistenza della molla, ma qualcosa attirò le mie orecchie. Guardai verso l’alto e notai 5 elicotteri Black Hawk che ci seguivano.
 
‘’Non siamo soli’’- dissi ad alta voce, così che mi potessero sentire entrambi.
 
‘’Ah…Oh maledizione, Black Hawk Alpha, militari specializzati in questo tipo di occasione, ma perché dopo 9 anni mi domando. Dobbiamo muoverci e arrivare prima di loro, così otterremo dei chiarimenti.’’- disse Victor accelerando di colpo.
 
8:15.
 
Orario in cui giungemmo a destinazione, ma una squadra Black Hawk era già li. Erano in 5 posizionati lungo il perimetro dell’edificio. Due a guardia dell’entrata e tre che perlustravano la zona. Anastasia si occupò dei primi tre, mentre io mi occupai dei due all’ingresso. Il primo lo uccisi conficcandogli un dardo nel collo e al secondo nella gamba.
 
‘’Dimmi chi sei e chi ti ha mandato. Parla, se non vuoi finire come i tuoi compagni.’’- esclamai furioso.
 
‘’Siamo il 3° Squadrone Black Hawk Alpha. Dovevamo intervenire 9 anni fa su questo macello, ma ci sono stati degli imprevisti.’’
 
‘’Che tipo di imprevisti?’’- domandai.
 
‘’I Jugger, sono delle semplici cavie sfruttate per degli esperimenti che…che…’’
 
Non terminò la frase a causa dello shock emorragico dovuta alla ferita alla gamba. Morì davanti ai miei occhi. Nessun rimpianto.
 
Recuperai una chiave magnetica per aprire la porta ed entrammo. L’energia elettrica c’era, ma sapevamo che non poteva durare molto. Victor recuperò un microscopio, un set di fiale, un portatile e altre cianfrusaglie che solo un chimico conosce. Io e Anastasia, invece, girovagammo l’interno dell’edificio, curiosando e osservando qualsiasi cosa che potesse servire.
Infatti recuperammo una cassa di provviste, un Dragunov e un arco da caccia, in fibra di carbonio e corda in nylon. Era stupendo.
 
‘’Ragazzi, muoversi, c’è stato un piccolo imprevisto.’’

‘’Ovvero Victor?’’

‘’L’edificio…sta per esplodere.’’

Rapidi scappammo da quel luogo a bordo della Dune Eater e dopo 30 metri, un’onda d’urto ci investì, seguita una nube di fumo nero pece.
L’edificio era un cumulo di macerie in fiamme.

‘’Appena in tempo’’- disse Anastasia tossendo.
‘’Sei buffa lo sai Anastasia.’’
‘’Perché Alex?’’
‘’Hai della fuliggine sul naso e sugli occhi, sembri un gatto.’’- dissi.
 
Mi sorrise. Guardai in direzione dell’esplosione e potevo notare che il palazzo stava ancora cadendo e la nube continuava la sua avanzata verso il cielo.
 
‘’Dobbiamo scovare gli altri 4 Black Hawk e in fretta…
…Non voglio altri imprevisti.’’

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Capitolo 5
*** Ricerca. ***


Ore 15:30. La ricerca dei 4 Black Hawk procede senza risultati positivi. Approfittammo di un piccolo momento per rifocillarci, pulirci dalla polvere e controllare l’equipaggiamento.
 
Testai l’arco in fibra di carbonio contro un barile vuoto a pochi metri da noi. Era leggero e maneggevole. Scoccai un paio di dardi e rimasi sbalordito. I dardi ottenevano l’effetto spirale e trapassarono il barile.
 
‘’Oh cavoli.’’- esclamai ad alta voce.
 
‘’Alex, che succede?’’- chiese Victor con tono preoccupato.
 
‘’Nulla, è solo che quest’arco è magnifico.’’- risposi.
 
Notai Victor che fissava un punto indefinito di quella terra rossastra, con la fronte madida di sudore e sospirava.
 
Mi avvicinai e gli chiesi: ‘’Victor, ti senti bene?’’
 
‘’Voglio raccontarti una storia Alex…la mia storia. Come puoi vedere, sembro un comune scienziato di 60, famoso per i suoi studi e premi che ormai sono spazzatura per me, in realtà sono altro. Sembra che io non abbia sofferto…ma ti sbagli. Ho sofferto, molto. Tutto è iniziato 30 anni fa, lavoravo con un gruppo di ricerca speciale per malattie patogene e virus infettivi. Ero così felice del mio lavoro, della mia vita da chimico esperto che avrei potuto salvare vite umane, avrei potuto salvare il mondo intero… Ma un giorno, qualcosa andò storto. Il mio collega, Jeremy Filler, stava testando una sostanza altamente tossica, che avrebbe distrutto ogni cellula del suo corpo. Ricavammo la sostanza da un fungo che si sviluppava solo in presenza di materiale altamente nocivo e radioattivo, vicino le centrali nucleari se vogliamo dire così…’’
 
Ci fu un lungo silenzio. Più passava il tempo, più mi sentivo vuoto, compassionevole, provavo tristezza mentre lo ascoltavo, tutte sensazioni strane.
 
Riprese il discorso dopo un lungo e intenso respiro:
 
‘’Comunque, scoprimmo che il fungo era ricco di sostanze chimiche che potevamo sfruttare, se venivano trattate secondo gli ordini impartiti, ma lui ignorò completamente ciò che gli fu detto e testò la sostanza su un paziente, un certo Eric Lambert, soggetto #F-123. Io osservavo dal vetro protettivo e segnavo sulla tabella i vari effetti della sostanza.
 
Per un minuto pensai che la sostanza non avesse fatto effetto, ma mi sbagliai. Fu orribile. Il corpo del paziente cambio colore, diventò di un grigio-verdastro, gli occhi nero pece, perdeva schiuma e sangue dalla bocca e non so come, riuscì a liberarsi dalla sedia dove era legato. Jeremy cercò di scappare, ma il ‘’paziente’’ con una forza straordinaria, trapassò la sua schiena e gli staccò la spina dorsale. Sangue e frammenti di ossa ovunque. L’infetto scappò. Corsi più in fretta che potevo per avvertire mia moglie ma…
Arrivai tardi. Fu la sua seconda vittima. Volevo morire in quel momento. Volevo farla finita, il dolore era insopportabile. Hai presente quando qualcosa si rompe in mille frammenti? Così mi sentivo io quel giorno.
 
Ed ora eccoci qui. Scusami per questa cosa ‘’tragica’’, ma era da tempo che volevo confidarmi. Mettiamoci in viaggio adesso. Abbiamo un lavoro da svolgere. Muoviamoci!’’- terminò con queste parole la sua storia.
 
Non riuscivo a pronunziar parola. Ero sconvolto.
 
17:17.
Strano orario vero? Non proprio, era fortunato, a parte il fatto che la Dune Eater era fuori uso. Trovammo finalmente 2 Black Hawk posizionati parallelamente a noi, c’erano 12 uomini con fucili M12, Desert Eagle e un MK132. Era un piccolo accampamento, con una torre radio e una recinzione dove era rinchiuso qualcuno.
 
‘’No, non è possibile. E’ lui. E’ Eric Lambert.’’- disse Victor.
 
‘’Un momento, è lo stesso infetto che mi ha definito un codardo, lo riconosco dalla cicatrice che ha sull’occhio.’’- esclamai con tono contrariato.
 
Dovevamo avvicinarci a tutti i costi. Io mi posizionai a 10 metri da 3 militari che parlavano. In 3 secondi furono uccisi dai miei dardi. Recuperai da uno dei cadaveri le chiavi dell’elicottero.
 
Anastasia uccise gli altri 6 con la sua spada.
 
Victor fu rapido. Gli ultimi 3 avevano il collo completamente rivolto verso sud, ovvero spezzati.
 
‘’Eric Lambert. Da quanto tempo che non ci si vede, bastardo.’’
 
‘’Oh, Victor Wolfe, che onore. Vedo che c’è anche il codardo con lei…’’
 
‘’Non chiamarmi codardo, lurida bestiaccia.’’- esclamai sbattendo il mio arco contro la recinzione.
 
‘’Ahaha, volete dei chiarimenti da parte mia? Non credo sia possibile.’’- disse l’infetto.
 
‘’E perché?’’
 
‘’Perchè non potete fare domande ad un fuggitivo.’’
 
Detto questo, lanciò una granata fumogena contro di noi e si dileguò nelle tenebre.
Imprecai e lo insultai pesantemente.
 
‘’Alex, calmati. Avrai il momento per vendicarti. Ora pensiamo a raggiungere una nuova tappa.’’
 
‘’Quale?’’ chiese mia sorella.
 
‘’Washington.’’- rispose Victor.
 
Raggiungemmo Washington a bordo del Black Hawk e, nonostante qualche piccolo problema tecnico, atterrammo senza problemi.
Victor raggiunse un ufficio, probabilmente il suo e entrò. Accese il portatile, inserì un codice d’accesso e si aprì una botola sul soffitto.
 
‘’Signori, la nostra ricerca ha inizio ora. Controllerò ogni vostra azione da qui, compreso il mio ‘’esperimento’’ che è di vitale importanza. ‘’
 
‘’Ricerca?’’- domandai.
 
In quel momento una scossa sismica ci investì. Era molto forte, distrusse tutti i vetri, fece cadere quadri, mobili, vasi e anche me.
Quando terminò, notammo che ad 1 km, massimo 2km comparve una enorme struttura in metallo a tre punte e al centro un enorme sfera rossa.

‘’E quella che diavolo è?’’- domandai a Victor.

‘’La nostra ricerca.’’

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Capitolo 6
*** Legame fraterno. ***


‘’E quella che diavolo è?’’- domandai.
 
‘’La nostra ricerca.’’
 
Guardai Victor negli occhi, ero leggermente impallidito e stringevo il mio arco.
 
‘’Stai scherzando, vero?’’- chiesi con tono allarmato.
 
‘’Alex, mi conosci bene e su queste cose io non scherzo, ci servono dei campioni da quella struttura.’’
 
‘’Va bene, ma sappi che è una missione suicida questa.’’
 
‘’Alex, la vita, alcune volte, nasconde rischi e pericoli che vanno affrontati. Adesso andate.’’- disse Victor con tono serio.
 
Uscimmo dall’edificio e ci dirigemmo verso la struttura in metallo. Era una sorta di alveare a tre punte ricoperta di enormi bozzoli verdastri che trasudavano un liquido puzzolente. Non volevo crederci ma quei così erano come delle incubatrici per gli infetti, una sorta di grembo materno che una volta cresciuto, tanti Jugger sarebbero ‘’nati’’.
Dovevo sgombrare il luogo infestato. Scoccai un paio di dardi e ne eliminai 5 o 8, non ricordo con precisione, l’adrenalina in quel momento era al limite.
 
Una sensazione stupenda.
 
Una volta entrati, un pugno dritto al mio stomaco. Cadaveri in putrefazione, bambini usati come cibo, le loro ossa come lettiera per gatti o come utensili. Era una visione orrende e nauseante, dovetti appoggiarmi alla parete perché le gambe stavano per cedere.
 
‘’Pss, ehi voi 2, venite qui.’’- disse una voce sconosciuta alla nostra destra. Ci avvicinammo meglio per vedere chi fosse e scoprimmo un giovane sulla 40ina, barba folta, viso ricoperto di lividi e ferite.
 
‘’Chi sei tu?’’- domandai.
 
‘’Mi chiamo…Jeremy Filler.’’- rispose lui.
 
‘’Un momento, Victor non aveva detto che era stato ucciso?’’- chiese mia sorella.
 
‘’Victor? Victor Wolfe è ancora vivo? Pensavo fosse morto. Comunque no, io sono il fratello, Jeremy Filler II. Liberatemi vi prego, sono settimane che non vedo la luce del sole e sono rinchiuso qui come un animale in cattività.’’
 
Improvvisamente un Jugger ci individuò e ci attaccò, ma Jeremy lo afferrò da dentro la gabbia e con un movimento rapido, gli spezzò il collo. Notammo anche che afferrò qualcosa dalla sua mano, una specie di guanto artigliato.
 
‘’Questo è un guanto che serve a marchiare i prigionieri o ucciderli, se necessario. Ora cercate una chiave e aprite questa dannata gabbia.’’
 
Obbedimmo e iniziammo la ricerca della chiave, avanti e indietro, destra e sinistra, ma era quasi impossibile trovarla.
 
In lontananza notai un Jugger che indossava qualcosa sulla testa, una sorta di visiera o casco che inviava elettricità statica nel suo cervello.
 
‘’Suppongo che alcuni di questi Jugger sono comandati a distanza, è la prima volta che ne vedo qualcuno con quella roba sulla testa.’’ Pensai tra me e me. Sbarrai gli occhi e sorrisi, sul suo cinturone c’era la chiave.
 
Afferrai l’arco e scoccai il dardo. Quest’ultimo si conficco sul suo casco, distruggendolo e uccidendo, con una scarica pari a 500 Watt, il Jugger. Balzai su di lui e afferrai la chiave. Tornammo indietro e liberammo il prigioniero.
 
‘’Non possiamo tornare indietro, dobbiamo recuperare un campione di un Jugger.’’-esclamai.
 
‘’Seguitemi, io posso condurvi dal Jugger Alpha.’’
 
Ci nascondemmo nell’ombra e pian piano raggiungemmo un grossa sala. Li c’era un Jugger enorme, aveva la bocca aperta a petali di fiore, dalla schiena sbucavano delle braccia artigliate, mentre quelle normali erano piccole e scheletriche. La pelle era ricoperta di squame e aveva il collo lungo come quello di una giraffa, dalla quale fuoriuscivano le vertebre cervicali. Delle catene lo tenevano fermo. Dei Jugger normali gettarono un 27enne nella sala e l’Alpha non esitò ad infilzarlo con un tentacolo appuntito che sbucò dal petto. Fu smembrato dalle braccia artigliate e infine divorato. Uno spettacolo orribile e disgustoso:
 
‘’…Mi viene da vomitare.’’- dissi, portandomi la mano alla bocca.
 
‘’Questo non è nulla mio caro. Io ho visto cose peggiori: bambini usati come scudi durante combattimenti, anziani sfruttati come schiavi e se si rifiutavano, venivano sbranati da abbietti, vermi grossi come una carriola o una moto, o direttamente uccisi a sangue freddo. E le donne, brutalmente sventrate e strangolate con le loro interiora…Cristo, orribile. Come hai intenzione di recuperare un campione, il luogo pullula di questi…’’cosi’’.
 
Pensai ad un piano strategico per recuperare un campione dell’Alpha e alla fine…Eureka.
 
‘’Hai un accendino e qualcosa di infiammabile o che possa esplodere? So come fare.’’- dissi con entusiasmo.
 
Jeremy mi diede il suo accendino e un contenitore di deodorante. Erano perfetti. Con l’accendino riscaldai la punta del dardo che diventò incandescente. Lanciai il deodorante in direzione della sua bocca e scoccai il dardo.
 
‘’Pappati questo.’’- dissi sorridendo.
 
Il colpo andò a segno. Per un po’ non successe niente, ma alla fine la bocca del Jugger si riempì di fiamme e fumo. In preda al dolore, muoveva la testa a destra e sinistra, perdendo sangue e altra materia squamosa e liquida. Ne recuperai una manciata co un paio di dardi, li misi in tasca e scappammo. Non eravamo soli, dietro di noi una dozzina di Jugger armati di ossa o altri oggetti che non vi elenco, dovuta alla corsa e alla vista concentrata sull’uscita.
 
‘’Fuoco.’’- disse una voce sconosciuta all’uscita.
 
Notammo dei razzi sbucare dal nulla che andarono a colpire le pareti della struttura e smembrarono coloro che erano all’interno. Polvere, odore di morte e cadaveri carbonizzati riempivano l’aria, sfruttammo la poca visibilità per tornare da Victor.
 
La situazione sta degenerando.

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Capitolo 7
*** Sopravvivenza. ***


Tornammo nell’ufficio di Victor con il tessuto infetto. Eravamo sporchi, ricoperti di materia dei Jugger e con delle domande da fare, ma le domanda si faranno dopo.
 
Entrammo e Victor rimase paralizzato.
 
‘’Jeremy? Tu…tu dovresti essere morto.’’
 
‘’Mio fratello è morto quando io avevo solo 10 anni e questo tutto a causa tua. Tu e quel dannato esperimento.’’- disse Jeremy con tono iracondo.
 
‘’Nella vita ci sono scelte difficile. Non è stata mia la scelta di farlo morire. Io lo avevo avvertito, ma lui mi ha ingnor…’’ Victor non terminò la frase che Jeremy gli sferrò un gancio destro sul naso, facendolo barcollare.
Afferrai il mio arco e scoccai un dardo dritto sulla parete, arrestando la furia di Jeremy:
‘’Il prossimo lo pianto dritto nel tuo cuore se non ti calmi.’’
 
Jeremy scoppiò in lacrime e si inginocchiò dicendo: ‘’Non…voi non sapete che vuol dire passare 20 anni della propria esistenza senza famiglia, torturato dai Jugger e vivere nel sottosuolo come un verme…non…non…’’
 
I singhiozzi coprivano le sue parole, capivo cosa si provava. Le sue parole commossero mia sorella che pianse e mi abbracciò, come non aveva mai fatto. La consolai abbracciandola dolcemente.
Dopo cinque minuti, la situazione si calmò e Victor, pulitosi il sangue sulla bocca, ci chiese il campione da analizzare. Posai i dardi con il tessuto recuperato e Victor iniziò a scannerizzarlo e a prendere nota.
 
‘’Non ci credo. Questo Jugger è, se vogliamo dire, l’ultimo di una lunga serie di Jugger di enormi dimensioni, modificati con il loro DNA. Sono comuni animali come giraffe o altri mammiferi. Una volta che il Jugger lo infetta, questo si trasforma in un abominio che va eliminato senza indugi. Questo Jugger ha infettato una giraffa di uno Zoo qui vicino, a pochi km da qui, massimo 4 o 5. E…’’
 
Un rumore familiare, già sentito in precedenza.
 
‘’Tutti giù.’’- urlai.
 
I ventri furono crivellati da colpi, provenienti da ogni direzione, era una pioggia di pallottole che cadevano nella stanza. Il rumore lo riconoscevo, era quello di un MK132.
La porta fu sfondata e io afferrai il mio arco, pronto a sferrare i miei dardi. Due militari furono trafitti al cuore dai miei dardi, un altro lo colpii al collo con l’arco, Anastasia sferrò un colpo di spada dritto alla testa di uno, tagliandola in due parti.
Fui colpito in pieno volto da qualcuno. Lo scontro terminò subito quando udii le parole:
‘’Non vi conviene opporre altra resistenza, o vuoi che la tua testa diventi un colabrodo? Grazie Jeremy per le tue informazioni, sei stato utile.’’
‘’Perché lo hai fatto Jeremy?’’- domandai sbalordito e dolorante.
‘’Alex…io non avevo altra scelta.’’
‘’Hai preferito tradirci e rivelare la nostra posizione? Sei un bastardo e un traditore.’’- disse Victor.
‘’Ormai non ha più importanza…’’
Con queste parole, lo strano figuro che era su di me sparò in testa a Jeremy:
 
‘’Ecco la tua ricompensa per gli sforzi compiuti. Io sono il Generale Joseph Van Hansen, comando la squadra aerea Black Hawk Alpha. Ora, signori, conduceteli ai velivoli e portateli al Comando Principale Artic, abbiamo molte cose da fare.’’
 
Con i fucili puntati dietro la testa, ci scortarono ad un elicottero li vicino, ma qualcosa mi diceva che non eravamo soli.
La terra cominciò a tremare e a spaccarsi. Dei Jugger sbucarono da enormi buche e massacrarono, sventrarono, divorarono ogni militare li presente. Pugnalai il generale con un dardo dritto alla gamba e scappai verso il velivolo.
‘’Perchè lo hai fatto?’’ urlò il generale.
‘’Non avevo altra scelta.’’
Lasciammo quello scenario di morte e ci dirigemmo ad Ovest.
La vita offre molte scelte, ti nasconde molti tradimenti e cose effimere che neanche te ne accorgi, lasciandoti con una ferita al cuore, come quella inferta da Jeremy.
 
Per la prima volta sentivo che la mia fiducia era stata tradita.
 
Per la prima volta ho capito che se un superstite si comporta in modo strano, va subito allontanato per evitare conflitti come quelli di oggi.
‘’Victor, la nostra prossima tappa?’’- domandai con sguardo deluso.
‘’Seattle, è li che il contagio ha avuto inizio. Quindi è li il cuore dell’infezione.’’
4 ore di viaggio in elicottero e arrivammo a Seattle, o meglio, quel che ne rimaneva. Strade che sembravano serpenti di cemento deformi, auto carbonizzate, cadaveri ovunque, pire incendiarie.
Atterrammo in un parcheggio e fummo circondati da strani tizi mascherati.
‘’Chi siete voi? Fate parte dell’Artic?’’- domandò uno puntandoci un Kalashnikov in faccia.
‘’Io sono Alexander Ivanov, lei è mia sorella Anastasia e lui è il Dr. Victor Wolfe. Siamo alla ricerca del cuore dell’infezione.’’
Il tizio che mi puntava il fucile si tolse la maschera e disse:
‘’ Alexander? Sei tu? Sono io, Makarov, Artyn Makarov.’’
 
Non potevo credere ai miei occhi. Il mio caro e vecchio amico era vivo.
 
Lo abbracciai e dissi: ‘’Si, sono io vecchia lumaca.’’
Ci mostrò il rifugio dei sopravvisuti, piccole case fatte in metallo arrugginito, bidoni in fiamme come stufe. Ci raccontò anche perchè indossavano quelle maschere bianche. Era una tattica per confondere i nemici e più aumentavano, più il nemico era in difficoltà.

‘’Allora, siete venuti qui per una scelta. Qual è?’’

‘’Sopravvivere.’’

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Capitolo 8
*** White Faces. ***


‘’White Faces’’ questo era il nome dei sopravvissuti, usavano maschere bianche di Halloween per spaventare il nemico e attaccarlo in gruppo. Anche loro usavano archi, frecce o spade per fronteggiare i nemici, ma non mancavano anche Kalashnikov, M12, MP 5 e altre armi da fuoco.
 
‘’Alex, voglio mostrarti una cosa. Le abbiamo recuperate 5 giorni fa da un vecchio bunker militare. Sono belle e potenti.’’- disse Artyn con entusiasmo portandoci al luogo prestabilito.
 
Arrivati li ci mostrò 3 contraeree munite di gatling e una torretta. Quest’ultima era sprovvista di mitragliette o altro, così era inutilizzabile.
 
‘’Ti stai chiedendo perché quella torretta è sprovvista di mitragliette? Semplice, devi posizionare il tuo arco orizzontalmente e la torretta diventerà un balestra mobile. Sorpreso vero? Anche noi lo eravamo, finché non scoprimmo il suo ‘’vero’’ utilizzo.’’- disse Artyn incrociando le braccia.
 
‘’Vorresti dire che il governo ha creato una nuova arma senza informare la Nazione? Che diavolo avevan in mente?’’
 
‘’Non lo so Alex, non sappiamo se funzionerà con il tuo arco, ma per evenienza abbiamo trovato dieci casse con 500 dardi per quella torretta.’’
Capii che bisognava testarla in un qualche scontro per capire se funzionava realmente.
 
Improvvisamente udimmo una sirena, come quelle che si usavano per i Raid Aerei durante la 2° Guerra Mondiale, suonare. Era fastidioso e acuto.
 
‘’Jugger in arrivo, tutti ai propri posti.’’ ‘’Mantenete le postazioni, non devono varcare il perimetro.’’ ‘’Preparate Lizzie…’’
‘’Artyn, chi diavolo è Lizzie?’’
‘’Un’arma balistica che spara proiettili da 117 X 399R. E’ bestiale.’’
 
Quando la posizionarono rimasi a bocca aperta. Era un cannone tedesco della 2° Guerra Mondiale. Era ‘’bestiale’’ davvero, lucido e modificato per donargli un tocco di aggressività.
Posizionai il mio arco orizzontalmente sulla torretta e subito fu installato. Il sistema era attivo. Presi due casse di munizioni e mi preparai allo scontro.
 
La terrà tremava e si lacerava come pane, la polvere si impadroniva dell’aria e poi ci fu il silenzio.
Attimi di tensione solcavano il rifugio, le loro maschere ora non servivano, serviva solo l’istinto di sopravvivenza.
Dalla terra emerse un gigantesco Jugger, con caratteristiche simili a quelle di una scolopendra, il corpo ricoperto da un esoscheletro, le zampe che erano simili ad enormi lame e il ventre sproporzionato.
 
Era orripilante, quasi da far venir il vomito.
Dallo squarcio della terra, emersero altri Jugger, molto veloci.
 
‘’Fuoco!’’- urlò Artyn e lo scenario si trasformò in un campo di sterminio, dove volavano proiettili, pezzi di pelle, sangue e le urla erano l’unica voce in quell’orchestra di morte.
 
‘’Alex, quella che vedi è la Chimera. Erano giorni che la cercavamo e adesso è qui. Falla fuori, dobbiamo usare le placche dell’esoscheletro per costruire scudi molto resistenti.’’- disse Artyn avvicinandosi alla mia torretta.
 
C’erano Jugger ad ore 3 e con una raffica di dardi, li sventrai in 20 secondi. Rimasi sbalordito, era stupendo sparare dardi come fulmini e sventrare quelle schifose creature. L’adrenalina scorreva a fiumi nelle mie vene, i dardi colpivano le loro teste, aprendole a metà come un cocomero e i lembi di carne volavano lontano. Emersero anche delle buche dalla mia postazione, ma continuai a crivellarli finche’ non mi ritrovai a fronteggiare la Chimera. Sulla sua testa c’era Eric Lambert.
Tentai di colpirlo con i dardi, ma li schivava o li parava, senza scomporsi.
 
‘’Hai paura Alex? Non riesci a colpirmi. Ahaha.’’- disse scomparendo dietro la schiena del mostro.
 
Stufo della carneficina che si stava creando, sparai contro la Chimera, nella sua bocca.
Raffiche di colpe dritte nella bocca e sul ventre.
Sapevo che per eliminarla serviva dell’esplosivo, ma dove trovarlo? La fortuna girò dalla mia parte quando notai un barile di propano a pochi metri, lo presi e con tutta la forza di cui disponevo, lo lanciai nella sua bocca.
‘’Sparate al barile’’- urlai contro Artyn e i miei ‘’compagni.’’
 
Obbedirono e iniziarono a sparare contro il barile, riuscendo a farlo infiammare. Ritornai alla mia postazione, mirai e sparai. L’esplosione fece saltare la testa della Chimera. Fiamme, sangue e frammenti di metallo volarono nel cielo, ma non voleva cedere.
Improvvisamente un boato, seguito da una esplosione solcarono le mie orecchie.
Lizzie fu attivata e il ventre della bestia squarciato dal colpo.
 
‘’Anastasia, come hai fatto?’’- le chiesi.
‘’Ho tirato solo la corda.’’
 
La bestia perse sangue e cadde sul campo da battaglia.
La Chimera era stata sconfitta.


Avevamo vinto...

…Per ora.

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Capitolo 9
*** Lo scontro finale ha inizio. ***


Lo scenario era molto cupo, se vogliamo dire spettrale, c’erano costruzioni in pietra, lunghi sentieri o ponti sospesi nel vuoto, con scheletri appesi ai bordi, o usati come decorazione per il ponte.
 
‘’Bene signori, la missione ha inizio. Abbiamo solo 48 ore di tempo prima che i missili ci raggiungano e ci brucino come carne sulla griglia. Muoversi, muoversi.’’- disse mio padre.
 
Ci dividemmo in tre squadre da 4 persone e ci separammo, imboccando sentieri diversi. Noi ci dirigemmo a Nord-est dal punto in cui scendemmo e arrivammo ad un ponte in marmo, con scheletri usati per mantenere delle torce che illuminavano il percorso.
Improvvisamente il walkie-talkie emise uno stridio, qualcuno ci stava contattando.
 
‘’Strr…Alex, sono Artyn, mi senti?’’
 
‘’Si Artyn, ti ricevo. Dimmi pure.’’
 
‘’Se avete imboccato un ponte, fate attenzione, i nostri sensori rivelano che sotto i ponti si celano dei Jugger enormi, come la Chimera, solo che non sono insetti. State attenti.’’
 
Con queste parole, la tensione in me aumentò a dismisura. Non bastavano Jugger normali, ora dovevamo fronteggiare anche Jugger di dimensioni superiori alla Chimera, più forti e anche orribili.
Attraversammo metà del ponte con calma, ma sentivo una sorta di ticchettii provenire dal basso, scrutai oltre il bordo del ponte e notai dei Jugger con il dorso in fiamme e che avanzavano rapidi.
 
‘’Merda, sparate. Stanno salendo dalle colonne, fatelo prima che esplodano.’’ Erano un misto tra ragno e verme, schifosi e viscidi come quelli normali. Mio padre aspettava che saltassero per tagliarli in due con Isabella, io e Anastasia li colpivamo con i dardi e la katana, Victor con i pugni.
 
‘’Victor, quanto ci rimane?’’
‘’…47 ore e 35 minuti. Se continuiamo così, rischiamo di morire bruciati.’’
 
Improvvisamente mi venne un’idea, seppur pericolosa e fatale. Correre in fretta e furia dall’altro lato del ponte e farlo saltare. Come? Semplice, colpendo un Jugger sulla schiena.
‘’Forza, seguitemi.’’- dissi mentre correvo verso la salvezza.
Mi seguirono, così come i Jugger, erano numerosi. Mi girai di scatto e scoccai il dardo sulla schiena di una di quelle bestiacce. Un fragore solcò l’aria e distrusse il ponte e i ‘’ragni’’.
 
Davanti a un altro ponte, protetto da due guardie corazzate. Le eliminai facilmente colpendole alla testa. Attraversammo anche quello, ingaggiando uno scontro contro un Berseker, Jugger cieco ma molo robusto.
Dato che caricava come un toro, non sapeva la direzione in cui dirigeva la carica e finì con lo sfondare una parte del ponte e cadere nel baratro, sbattendo contro le rocce. Raggiungemmo il 3° ponte e li la situazione divenne complessa. Il ponte era senza torce, rovinato e distrutto in più punti.
 
Con molta attenzione, attraversammo il ponte, ma a metà strada, una scossa sismica ci sorprese improvvisamente. Davanti a noi comparve un enorme Jugger, con la testa simile ad un pesce degli abissi, quattro occhi posti su entrambi i lati della testa, denti affilati ed enormi braccia poggiate sulle colonne del ponte. Urlava e colava saliva dalla bocca. Annusava per capire dove eravamo. Afferrai il mio arco e scoccai un dardo contro una delle sue narici.
 
‘’Alex, sei pazzo? Vuoi farci scoprire?’’- disse Victor.
‘’Non preoccuparti, guarda e poi corri.’’- risposi.
 
Il dardo scoppiò nella sua narice, creando una perdita copiosa di sangue, sparai anche un altro dardo contro la sua fronte ed esplose anche li, squarciando la sua fronte e facendo schizzare materia cerebrale e pezzi di cervello in ogni direzione.
 
‘’Adesso…correre.’’- urlai.
 
Il ponte stava cedendo, così come il Jugger che sbatteva in continuazione il muso contro le rocce. Raggiungemmo l’altra sponda, appena in tempo per vedere la bestia cadere nell’abisso oscuro del sottosuolo.
Raggiungemmo l’ultimo ponte che, a dir la verità, erano rocce sospese nel vuoto. Bisognava saltare su ogni roccia per raggiungere la sponda opposta, ma qualcosa ci ostacolava. Il peso dell’equipaggiamento. Togliemmo ciò che non serviva e iniziammo a saltare. Respiri profondi e salti precisi. Un passo più avanti e la morte era assicurata, perciò la precisione era tutto.
 
Salto.
Respiro.
Salto.
Respiro.
 
Ripetuto varie volte questo, arrivammo a destinazione. Stanchi, stressati per le prove superate e per le lancette che giravano, rimanemmo per 5 lunghissimi minuti sul terreno umido, sporco e lercio.
‘’Alla fine siete arrivati. Che piacevole sorpresa vedervi qui. Oh, ma chi abbiamo qui. Felix Ivanov, padre del codardo Alexander Ivanov. Bene signori. Il test finale ha inizio.
Gladiatori, preparatevi alla lotta per la vita.’’
 
Eric Lambert ci lanciò una sfida che non avremmo rifiutato.

Lo scontro finale…

…Ha inizio.

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Capitolo 10
*** ''Alla fine, Teseo, sei giunto.'' ***


’Alla fine, Teseo, sei riuscito a scovare il Minotauro, congratulazioni. Ma dimmi, sarai in grado di fronteggiarlo?’’
 
Con quelle parole, uno stridio di lama contro la roccia trapassò i miei timpani, un dolore insopportabile. Osservammo un imponente bestia con un corpo lungo e snello, braccia robuste, 4 braccia in totale, una gobba sul retro, il collo era lungo come quello di una giraffa e presentava caratteristiche simili a quelle di una murena, la testa presentava leggeri tic nervosi. Una volta che la bestia emise il suo grido da battaglia, dal suolo emerse una recinzione fatta con femori, urne o teschi. Toccava a me adesso.
‘’Victor, quanto manca?’’
 
’36…Cosa diavolo?! Non è possibile, hai solo 60 minuti adesso!’’
‘’Cosa? Stai scherzando?’’
‘’No, suppongo che hanno anticipato l’attacco. Sbrigati!’’
 
Afferrai il mio arco e iniziai a scagliare qualche dardo, ma il Jugger li contrastava o li divorava, letteralmente. Iniziai a correre intorno l’arena per farlo stancare e mentre lui non riusciva a vedermi, scoccai qualche dardo contro la sua testa. Dopo 5 minuti di corsa e nausea per aver corso in un unico senso, la creatura sembrava anche lei stanca e fu allora che feci esplodere i dardi.
 
‘’No, non ci credo!’’- esclamai osservando che dalla ferita emergeva una sorta verme munito di fauci e sacche piene di acido sul dorso. Sputò contro di me alcuni getti di acido che distrusse parte della mia faretra e alcuni dardi.
 
‘’Figliolo tieni questo. E’ uno strumento che può mantenere il tuo ed il mio di arco, permettendoti una doppia potenza di fuoco.’’ -disse lanciandomi lo strumento. In fretta e furia lo montai e posizionai i due archi. Non so quanti dardi furono sparati o quanti colpirono il bersaglio, era una cosa ‘’epica.’’
 
Colpivo sia il verme che sbucava dalla sua nuca che il volto ‘’normale.’’ Distrussi una delle sacche d’acido e il verme iniziò a muoversi come un pazzo, perdeva sangue, pezzi di pelle, urlava agonizzante. Nuovamente feci esplodere i miei dardi. La creatura si paralizzò di colpo, il verme si staccò dalla nuca spaccata in due parti.
 
‘’Non è ancora finita mio caro. Devi vedertela con me’’- disse Eric Lambert.
 
Con un balzo si piantò nella bestia e quella si rimise in piedi, la gobba che aveva sulla schiena si squarciò, facendo uscire delle zampe lunghe e sottili, come quelle di un ragno, il bacino della bestia si staccò e divenne polvere.
Era come un incubo.
‘’Ah, dimenticavo qualcuno.’’
Una delle zampe della bestia infilzò Victor nello stomaco e lo portò nell’arena.
 
‘’Vedi, fin dall’inizio Victor è stato un traditore e voi non ve ne siete accorti. Vi ha usato per i suoi scopi ed ora…Eccolo qui, impotente, indifeso, solo… Di loro la verità.’’
 
‘’Gah…pur…purtroppo ha ragione. Vi ho usato per i miei studi scientifici…Agh…’’
 
‘’Perché Victor? Perché lo hai fatto anche tu? Noi ci fidavamo di te…’’
 
‘’L’ho fatto per la cura Alex. Per la cura... che ho trovato prima di questo caotico evento…’’
‘’E perché non lo hai detto subito?’’
‘’Tu diresti dove si trovano i tuoi…aah..i tuoi soldi ad un ladro? Non credo…proprio…’’
 
Victor emise il suo ultimo respiro e lanciato al suolo. Mi voltai per non vedere il suo corpo martoriato da quella creatura.
 
‘’La verità è come un pugnale che si pianta dritto nel cuore di una persona. Fa male, fa soffrire, ma alla fine ti fa sentire libero, non è così? Perché non cessi questa guerra e ti arrendi alla nostra supremazia? Non riuscirete tu e l’umanità intera a sconfiggerci, siamo invincibili.’’
 
Mi inginocchiai e piansi.
 
‘’Alex, figliolo…perché piangi?’’
‘’M-mamma? Sei tornata? Questo è un sogno?’’
‘’Alex, quante domande. Guarda come sei cresciuto, bello, forte e sano. Ho un figlio stupendo.’’
‘’Perchè ci hai lasciato mamma? Mi manchi ogni giorno.’’
‘’Figliolo, io ci sono sempre con voi. Non vi abbandono mai. Sono nel vostro cuore…’’
‘’Ahahah, ora parla da solo. Ingenuo essere umano.’’
 
‘’Devi essere forte principe mio. Abbracciami e riprendi lo scontro…’’
‘’Non mi lasciare mamma, non farlo…’’
‘’NO!’’
‘’No?! No cosa?!’’
‘’Non ho intenzione di arrendermi.’’
Ero carico di energia, sapevo di potercela fare. Sparai alle zampe della bestia i dardi esplosivi e successivamente li feci esplodere; sangue, lembi di pelle e ossa sparsi ovunque, staccai l’arco di mio padre e lo riconsegnai nelle sue mani, mentre la recinzione si abbassava. Mi diressi contro Eric Lambert, seguito da mio padre. Quel bastardo doveva pagare per il male che aveva commesso a Victor, alla mia famiglia e a me.
 
‘’No, non può finire così! Non deve!’’- disse l’infetto mentre si scagliò con una lama contro di me, ma mio padre lo parò con Isabella.
 
‘’A noi due fellone.’’ Disse mio padre sorridendo.
 
Sembrava di essere tornati nel medioevo, lame che stridevano, colpi che riecheggiavano nell’aria e due cavalieri che si scontravano per vincere.
 
‘’Alex, Anastasia, voi andate, fuggite da questo buco infernale e tornate a casa. Io terrò impegnato Eric fino all’arrivo dei missili.’’
 
‘’Ma…papà sei impazzito? Non ti lascio qui.’’
 
‘’E’ un ordine figliolo. Ora vai!’’
 
Non potendo fare altro, corremmo veloci. Anche Artyn ci stava seguendo: ‘’Presto, imboccate quella galleria, ci porterà al fiume più vicino.
‘’30 secondi all’impatto dei missili Eric, io e te terminiamo qui il nostro conto in sospeso.’’
 
‘’Di cosa diamine stai parlando?’’
‘’Ricordi questo piccolo gioiello? Bene, riprenditelo!’’
 
Da lontano notai una piccola luce e del fumo, ma non c’era più tempo, i missili avevano penetrato le rocce ed esplosero, generando una luce accecante. L’onda d’urto ci travolse all’esterno. La luce del sole era finalmente visibile, calda ed accogliente. Atterrammo sulla sabbia di una spiaggia lì vicina al centro di Seattle.
 
Dal sottosuolo emersero delle enormi colonne di fumo nero pece.
 
‘’A-Alex…è finita? Abbiamo vinto?’’- domandò Anastasia.
‘’Si…si sorellina. E’ finita, abbiamo vinto.’’
L’invasione dei Jugger era terminata, la cura per gli infetti fu distribuita e tutto tornò alla normalità. Ogni città fu ricostruita centimetro dopo centimetro, mattone dopo mattone.
Io e mia sorella ci trasferimmo in Canada, dove l’infezione non arrivò, per fortuna.
La mia vita è da considerarsi serena e tranquilla, adesso.
 
‘’…Ex, Alex, riesci a sentirmi. Sono Felix, tuo padre. Sono vivo. Rispondi Alex.’’







^^^^^^
-Miei cari, la serie è giunta al termine. Grazie a tutti voi per averla seguita fino all'ultimo episodio. Ricordatevi, la penna è vostra amica, trattatela bene e lei vi ripagherà.

 

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