Vita di una medievale...ehm, una studentessa delle medie.

di Ragazzamagica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Alcune cose prima di iniziare
Eccoci qui, alla mia...se non sbaglio, seconda storia originale (la prima l'ho cancellata, spiacente). Cosa posso dire...dunque, la storia  si ispira  a fatti successi veramente, ma visto che la mia memoria, dallo scorso anno, non ricorda molti episodi, forse ne aggiungerò qualcuno io, poi si vedrà. Insomma, a settembre farò la terza media, è naturale che non mi ricordi qualcosa della prima. Non sarà tipo: giorno 1, giorno 2, giorno 3, e bla bla bla, se no poi non saprei come continuare a un certo punto, mi capite? Ok...no. Vabbè, se avete attimi da perdere... a voi le belle cose!
Ah, comunque qualcosa come "colazione con latte e cereali", "quel giorno mi svegliai tutta trafelata", potrebbero anche non essere successe. Quel giorno, forse, non avevo fatto colazione con latte e cereali o non mi ero svegliata tutta trafelata, ma l'ho aggiunto lo stesso. Giusto per un po' di "scena", se no che scrivo xD I cognomi e i nomi, per la maggior parte, faranno la rima con quelli veri (così non scordo chi è questo e chi è quest'altra).

P.s il titolo ha più una forma "comica", se avete da criticare sull'umorismo non fatelo, grazie, perché so di averlo quanto un pezzo di formaggio vecchio e stravecchio. Ok, avrei anche potuto dire "mediale", per così dire, ma basta, ho scritto così e così mi viene!

P.P.s ancora più ovvio il fatto dei vestiti. Cosa si mette la protagonista (io xD), bla, bla, bla. Pensate mi ricordiate cosa avevo indossato praticamente più un anno fa? xD Per questo motivo i vestiti li trascurerò un po', oppure inventerò. Precisazione inutile, ma vabbé.

P.P.P.s (giuro che è l'ultimo): Alcuni pensieri, sul momento, potrei averli pensati e altri meno, potrei averli aggiunti solo adesso. Altra precisazione inutile, ma vabbé.

                 Vita di una studentessa medievale...ehm, una studentessa delle medie.
                                                     Capitolo 1


Quel giorno ero elettrizzatissima. Anzi no, era troppo poco. Oh, insomma! Come si può sentire uno, il primo giorno di scuola media?! Nessuno ce l'avrebbe fatta, a stare calmo.
Ne ero sicura.
Elementari...roba passata, quella. Cinque anni alla scoperta di sé stessi (?) e dei propri compagni...bah. Ricordo che non ero certo una studentessa modello. I migliori erano Alice e Paolo. Più che secchioni, erano veramente bravi in tutto...forse avrei potuto essere qualcosa di più di un'alunna con un'interrogazione sì e una no, ma non ci riuscivo.
O meglio, non ci provavo.
Mm...ricordo che in matematica, poi, ero negatissima. Oh, ma il vero problema, soprattutto per quanto riguardava la prima elementare (quindi gli inizi), era che avevo fatto ben cinque anni d'asilo... O almeno così ricorda mia madre, ma chissà, può anche essere che si ricordi bene!
Brava mamma!
Ecco, comunque questo era il mio problema... All'asilo, ovviamente, non c'avevano insegnato mica qualcosa. Addizioni, sottrazioni, bla bla bla. Niente, perché così è l'asilo. Divertimento puro, niente pensieri...
Che bei tempi!
Quindi, mi ritrovai alla prima elementare che non sapevo niente...come gli altri, certo. Solo che io ero arrivata qualche mese dopo settembre, abbastanza che almeno le quattro operazioni le avevano imparate... o no? Ok, non ricordo. Vorrei vedere voi. Comunque sia, mi ritrovai molte volte a copiare...persino le addizioni, da Alice. Non ridete! Eravamo pur sempre in prima elementare, no? L'anno dell'inizio del riformator...ops.
Alice però non era molto simpatica. Era simpatica solo con quelli che studiavano, secondo me. Cioè...ricordo che quando stavo cercando di copiare da lei qualcosa come l'addizionare le centinaia, le decine e le unità, lei aveva detto subito:


«Maestra, Valentina mi sta copiando»
Boh, non ricordo cosa la professoressa disse poi...comunque, per qualche strano motivo è un episodio che ricorderò per il resto della mia vita.
Uffa!

Alice, un po' di solidarietà non guasta mai!

... O forse questa era la seconda elementare?

Oh ma basta, ho già detto troppo sulla mia vita passata (sui miei anni passati)!
E' ora di tornare nel presente.
... Ma come si fa a non pensarci! Uff...
Ok, mi devo concentrare.
Dunque, stavo dicendo...quella mattina ero nel panico più totale. Quasi non mi mettevo a urlare, ma per fortuna ero sempre stata una ragazza con un minimo di calma, e non strana ed eccentrica. O oca. Sapete quelle pazze che urlano davanti a un piccolo insetto o che gridano a squarciagola quando...
Quando è la loro prima esperienza con le medie.
Ok, per fortuna non ero così, altrimenti mia madre mi avrebbe chiusa nel manicomio, primo giorno o meno.
Almeno non sarei andata a scuola!
Che visione pessimistica...ok, torniamo a noi.
Quel giorno mi svegliai prestissimo... Ovvio, stavo andando a scuola, mica mi sarei potuta alzare tardi?!

Dicevo...
Quel giorno mi svegliai prestissimo... Naturalmente mi svegliò mia mamma, io quando andavo a scuola non azionavo mai la sveglia, mi buttava giù dal letto mia madre, quindi non c'era bisogno. Ogni volta che si faceva mattina e io dovevo andare a scuola, io dicevo: "ancora...ancora cinque minuti". Se non funzionava, dicevo: "due minuti" e se non funzionava neanche questo, "un minuto", poi "un secondo". In alcuni giorni si lasciava pregare già al "cinque minuti", in altri "un secondo", che vi devo dire.
Purtroppo in quel giorno non accettò nessuna preghiera, e fui costretta brutalmente ad abbandonare quelle soffici e comode coperte ed andare in bagno... Che cruda realtà.
Cosa successe poi?

Ah, certo. Mi lavai, mi vestii e bla bla bla. Ovviamente i vestiti me li sceglieva mia madre, sempre. La sera prima era già tutto pronto.
Per fortuna era una madre (ma perché parlo con questo tempo verbale? Mi inquieta) con buon gusto, e i giornali di moda che leggeva l'aiutavano a scegliere abiti "nuovi".
Ero un po' come un manichino, sapete! Però questo mi faceva piacere, la mattina non dovevo sprecare molto tempo e bastava solo che facessi il mio dovere. Fosse per me, mi metterei anche dei vestiti dell'Alto Medioevo...
Comunque. Cosa successe poi? Oh, certo. A malincuore (poi capirete), vi devo parlare di un fatto molto brutto di mia madre.
L'iperprotezione.
L'incubo peggiore di un figlio...
Ugh...
Ok, mi sono ripresa...forse. Purtroppo, la scuola Timothy [Passatemi il termine! Nda Autrice] era lontana circa una decina di minuti di macchina da noi, perciò dovevamo alzarci più presto degli altri.
Mah, cosa vuoi che siano le sette e mezzo, per arrivare a scuola alle otto e dieci...
Comunque, alla fine siamo arrivati a scuola...
E qui rientra di nuovo in gioco l'iperprotezione...
Per un anno intero, mia madre mi ha accompagnata fino all'interno della scuola (se possibile, anche all'interno della classe...sigh...) quando non ce n'era proprio bisogno. Sono sicura che gli altri intorno a me ridevano a crepapelle, perché prima di arrivare a scuola c'era una specie di tragitto dove si aspettava la campanella d'entrata, e lì erano raccolti tutti i ragazzi. Chi lo preferiva, comunque, poteva anche andare subito dentro, ad aspettare davanti alle aule, invece che fuori. Ad esempio se pioveva.
Comunque...l'iperprotezione andò avanti per tutto l'anno[veramente ancora adesso Nda Autrice], e intanto gli altri ridevano, perché a loro le mamme non erano iper-mega-super-extra-iprotettive.
Andiamo avanti, passando questa cosa dell'iperprotezione...
Quel giorno, visto che era il primo, non dovevamo andare in classe, ma solo successivamente, perché adesso ci aspettava l'auditorium...una grande sala con tantissime sedie, e in fondo anche degli ampi e lunghi scalini su cui potevano sedersi almeno due classi. Davanti a tutto, invece, c'era un grande...come posso dire...palcoscenico, dove c'erano dei professori e la preside. Una con i capelli biondi e gli occhi...boh. Non li ho mai visti, troppo lontana. Comunque aveva sicuramente passato la soglia dei trenta/quaranta, se questo vi può servire ad immaginarla.
L'auditorium l'avevo già visto numerose volte alle elementari, per vedere qualche film su un grande schermo eccetera.
Ricordo che l'ultima volta si aggirava intorno a maggio/giugno: giusto per farci vedere com'era la scuola, le cose dentro, "per farcela scegliere", diciamo... 
Comunque, la "cerimonia" di iniziazione procedeva così: se mi ricordo bene, venivano chiamati mano a mano gli alunni di una rispettiva classe, e veniva nominata la professoressa con cui avrebbero passato la prima ora. Era arrivato il momento della mia classe: la prima D.
Avevamo la professoressa Minestrone. [Passatemi il cognome xD Nda Autrice]
Era una professoressa piuttosto giovane, ma non troppo; con capelli biondi che le arrivavano fino alle spalle; un pochino grassotella; con una faccia simpatica e degli occhiali. Era la comunissima professoressa di Italiano. Ne aveva proprio la faccia, per così dire: non poteva essere altrimenti. E infatti lo era.
Dunque, aspettavo trepidante il momento in cui avrebbero detto il mio nome e il mio cognome. Ecco. Con il cuore che mi batteva forte che, sono sicura, se avesse potuto sarebbe uscito dal mio corpo, camminai in direzione della professoressa, dove attendevano gli altri compagni già chiamati. Fiù, ce l'avevo fatta senza sbattere a terra dall'emozione...
...Quest'espressione mi ricorda molto il mio aspetto. Molto, molto magra. Capelli lunghi castani e occhi dello stesso colore.
Tutti, o almeno i più "stronzi", mi prendevano sempre in giro per la mia corporatura. Ricordo che Beppe, un compagno delle elementari, durante un'ora di Educazione Fisica mi aveva chiamato "piuma" o qualcosa di più offensivo. Non è che "piuma" fosse poi così tanto offensivo, ma...ecco! Mi aveva chiamato foglia o qualcosa del genere. Insomma, era offensivo, ci rimanevo male.
Alle elementari, così come il primo anno della media, ero molto ingenua e disposta a perdonare, senza difendermi, per così dire.
Lo sono un po' anche adesso, ma di meno...almeno a un insulto rispondo.
Ritornando a noi, il resto della classe era stato chiamato. Se ricordo bene, eravamo in circa...venti...ventidue...ventitré. Boh.
La professoressa, gentilmente, ci portò nella nostra aula, a cui si accedeva passando numerosi corridoi e porte. Così se uno era in ritardo, lo prolungava. L'ho sempre vista così, anche perché in una ottima parte dell'anno sono sempre arrivata in ritardo, più per la lontananza era per la pigrizia dei miei. No, okey, sono pigra anch'io, ma almeno io ho cercato di convincerli a svegliarsi un po' prima delle sette e mezzo, ma loro niente. Che testardi, guardate. Soprattutto mia madre, almeno mio padre si alzava alle sette.
Ora eravamo tutti in classe. Prendevamo posto tra i banchi: io, timida com'ero (e sono), mi ero andata a mettere in un banco vuoto. Chi voleva sedersi vicino a me, si sedeva, non c'era problema...solo che i banchi mano mano andavano a essere occupati e il posto accanto al mio rimaneva vuoto. Per fortuna, alla fine una ragazzona bella grassottella ebbe la carità di sedermisi vicino. Sembrava timida e impacciata, nonostante tutto, come me.
Apparentemente: piano piano, avrebbe cominciato a tirare fuori il suo vero carattere...
Ma andiamo oltre!
Cosa posso dire?

La professoressa Minestrone si sedette alla cattedra, guardando in volto tutti. Come ho detto, aveva la faccia simpatica, non incuteva terrore, per cui tutti bene o male si sentivano a proprio agio, soprattutto perché le incorniciava il volto un bel sorriso, al momento. Naturalmente, come al solito, ci fece uno a uno presentare. Martina, Sofia, Mirtilla...Leonardo, Salvatore, Carlo, e così via. Ci fece anche dire i lavori che i nostri genitori facevano. Io qui mi trovo a concordare con l'altra mia futura professoressa di italiano (poi capirete, niente domande): secondo lei, era ingiusto chiedere nome dei nostri genitori e i lavori, perché chi era orfano e i suoi non ce li aveva, ci rimaneva male.
Ecco, so che magari non capitano molto spesso degli orfani, ma anche i bambini cui i genitori viaggiano molto, e non stanno mai a casa...sì, secondo me è un po' "indelicato". Non ci avrei mai pensato senza la mia prof. di italiano.
Ad ogni modo, a quanto pare nella mia classe nessuno era orfano o bla bla.
Come primo "compito", ci fecero fare una carta d'identità, in cui ciascuno di noi raccontava i suoi hobby, cosa sapeva suonare, il suo aspetto, le sue passioni e così via. Naturalmente come "copertina" (era un'insieme di fogli) dovevamo mettere il disegno di noi stessi. A me mi venne simile a quello di uno scarabocchio.
Ah no aspetta, ricordo  che la professoressa ci aveva chiesto di fare una nostra caricatura. Fui tentata di fare un filo di spago.
Poi, le nostre carte d'identità furono appese al muro vicino alla cattedra, così che ogni nostro compagno potesse vedere i nostri obbrobri di disegno e, parole dell'insegnante, aprire le nostre carte d'identità e leggere i nostri interessi.
Ovviamente nessuno lesse niente di nessuno...
Purtroppo, l'ora con quell'angelo passò in fretta...
Non ricordo quali professoresse e professori vennero poi, ma ognuna cercò di essere simpatica/simpatico a tutti...e a ogni insegnante ognuno dovette ripetere la solita tarantella dei nomi e cognomi, genitori, e bla, bla, bla!
Scoprii che la maggior parte di ragazze e ragazzi si conosceva sin dall'asilo o dalle elementari e tutti, bene o male, avevano il proprio migliore amico/la propria migliore amica. Il che mi complicava le cose perché:

1) Io avevo fatto l'asilo di Napoli, ed era mooolto lontano dal posto in cui ero adesso, perché mi ero trasferita.
2) ...qual'era il punto due? Non ricordo. Ah sì: valutando il discorso delle elementari...la scuola che avevo fatto era vicinissima, neanche cinquanta metri, alla scuola media in cui stavo adesso, ma il problema è che non mi ero fatta nessun vero amico. La solita timidezza...

Però, che vi devo dire, quello era solo l'inizio di cose molto, molto complicate.
Un anno scolastico non mi sembrò mai, mai tanto lungo quanto quello.



A.S.P.E.A.
(Angolo scrittrice, protagonista e autrice)

Allora, come vi sembra? Brutta, eh? Va bè.
Mi auguro che abbiate la carità di lasciarmi almeno un commentino...°^°
Chiedo scusa per tutti gli errori, colossali o meno, di ortografia o grammatica...
Spero di migliorare!
Se poi riscontrate un errore col BBcode, anche in questo caso, ditemelo!
Penso sarà una Long, ma tranquilli, dopotutto è un racconto autobiografico, l'ispirazione non può mancare, eheh...
Probabilmente durerà più di un anno, anche perché a settembre faccio la terza, quindi siate pazienti xD
Cercherò di postare i capitoli il più in fretta possibile!
Poi, non venitevi a lamentarvi se avete speso attimi importanti della vostra vita, io vi avevo avvertito.
Ok, allora...
Fortunatamente per voi, è venuto il momento di dirsi addio. salutarci.
Quindi...
Bye!




                                      

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 

Nei giorni successivi mi svegliai insolitamente cullata in una sensazione di piacere: certo, erano i primi giorni, tutto era facile, i professori non assegnavano ancora compiti e tutta quella roba lì.
Ma è ovvio anche che, come dicono le persone più pigre, è molto meglio stare nel proprio letto caldo a dormire, con una bella trapunta vintage addosso. Una goduria. C'è bisogno di descriverlo? Io condivido questo pensiero, anche se ultimamente sto diventando leggermente più dinamica (soprattutto quando non devo andare a scuola eh eh) e anche meno lunatica: oggi, per esempio, mi sono svegliata con tutto il piacere che si possa immaginare alle...alle...dieci e mezza,  con la mia canzone preferita trasmessa alla radio che ascoltava a tutto il volume consentito dall'educazione condominiale mia mamma (sempre citata, mamma guarda che se di questa storia verrà fatto un libro dovrai darmi la paghetta tripla, non scherziamo).
Aah. Io non capisco perché la scuola a volte non ti faccia perseguire i tuoi interessi, come dormire, bé ovviamente è troppo impegnata a riempirti la testa di cose per la maggior parte inutili. Come avrete capito io non sono una secchiona, perlomeno non cronica.
Quel giorno (credo) mi svegliai abbastanza bene, come ho già detto all'inizio se sai che non sarà una giornata impegnativa e svuotata da interrogazioni e verifiche ti senti già più riposato, invece nei giorni in cui purtroppo siamo costretti a studiare come schiavi ti alzi dal letto che sei un morto vivente, stanco da far schifo, certo: già sai cosa ti aspetta, e al solo pensiero già ti senti sfinito. E' logico.
Che poi ho detto "quel giorno", ma potrebbe anche essere giorni, del resto sto raccontando tutto in un ordine piuttosto disordinato. E' proprio quando pubblichi il capitolo che hai capito che hai dimenticato di scrivere qualcosa.
Procediamo.
Nelle prime settimane ho avuto molta difficoltà a imparare il tragitto fino all'aula: ci si potrebbe fare una maratona, del resto la preside ha fatto tutto quel casino apposta per i ritardatari: così ritardano ancora di più, si sa, e devono fare le corse di prima mattina.
CI RENDIAMO CONTO?
No, il maiuscolo ci azzecca, anche se penso ne metterò molto poco in questa storia. Dicevo: ci rendiamo conto? Uno che fa le corse praticamente appena si sveglia?
No, ma vi pare normale? Dico...sei ancora lì, tutto assonnato, ancora nel mondo dei sogni, e ti metti a correre solo perché devi raggiugere la tua aula! Non so esprimere a parole il mio enorme disappunto. Manco fossimo in un liceo sportivo, anzi: college, o orfanotrofio (mi sono proprio fissata con gli orfani, notare primo capitolo (doppia parentesi: che sicuramente non ricorderete perché è passato troppo tempo da allora)), stile scuola militare. Bah, ad ogni modo, ovviamente mia madre mi ha accompagnato fino all'aula: non immaginate la vergogna...bah, lasciamo perdere. Visto che erano ancora i primi giorni, le lezioni erano ancora leggere e perlopiù si giocava. Sapete no? Immaginate uno che sta per uccidere un animale ferito. Prima di ciò lo fa giocare e gli racconta le fiabe prima di mandargli il colpo di grazia, come se questo potesse alleviare il suo dolore.
Andiamo avanti, piuttosto che andare nel dettaglio di questo esempio strampalato.
Piano piano tra noi abbiamo stretto sempre di più, e la "ragazza grassottella" vicina a me aveva cominciato a tirare fuori il suo vero carattere: quello di una bulletta da quattro soldi. Una volta ha ordinato a Leonardo (a mio parere il più carino della classe, ma andiamo avanti) di comprargli una merendina con la cioccolata e lo scannava se non lo faceva, glielo fece pure giurare, ovviamente Leo (non è un bugiardo, ma andiamo: chi vorrebbe comprare una merendina per qualcun altro?) non gliela comprò ma per fortuna non ricevette niente. Ero a dir poco stizzita per quello spettacolo, adesso mi rendo conto che avrei dovuto intervenire, eravamo pochi in aula e la professoressa neppure c'era, ma come una codarda che sono non ho detto niente. Come vorrei adesso cambiare il corso degli eventi.
Comunque...anch'io piano piano, più in terza persona però, cominciai a conoscere i miei compagni. Leonardo mi è rimasto vicino molto più di altri, mi sorrideva sempre e io ricambiavo, anche se penso che lo facesse più per compassione. E poi c'era Salvatore che ogni tanto mi guardava sempre girandosi, se ci penso adesso mi viene in mente la frase: "Ma che cavolo vuoi?" oppure l'aggrottamento delle sopracciglia interrogativo che (forse) è più educato. Non dovete dare conto ai pensieri che faccio adesso, là ero pur sempre una ragazza buona e ingenua molto più di adesso. Forse è anche per questo che ero stata persa un po' di mira. E poi c'era Carlo, non so se avete presente: era praticamente il ribelle della classe, in una lezione di geografia s'era addirittura addormentato, come anche quelle poi. Tanto per citare, "scaldava la sedia". E per di più dava fastidio. Io all'inizio, insieme a Salvatore, non lo pensavo più di tanto, ma un ribelle è un ribelle e non lascia in pace nessuno. E poi c'erano Mirtilla, Martina e Sofia: tre ragazze molto carine e simpatiche che cercavano sempre di farmi giocare con loro. Se ci ripenso adesso a dove sono finita e con che ragazze oche e tutte smorfiose, mi viene molta nostalgia. Credo che siano le rare vere amiche che si trovano ogni morte di papa e io me le sono lasciate scappare come niente. Come forse avrete capito, in questa scuola ho trascorso solo un anno e poi mi sono trasferita in un'altra scuola pure più vicina.
E poi Aldo, Francesco, Antonella (che era quella che stava seduta vicino a me, la bulletta da quattro soldi)...non credo che vi interesserebbero per quanto pochi rapporti hanno avuto con me. Certe volte non so se effettivamente sia migliore la classe di prima o quella di adesso. Certo, aveva i suoi individui, ma aveva anche quelli buoni...
Bé, si sa che ti penti di una tua scelta proprio quando ormai non si può più tornare indietro. No?

A.S.
(Angolo Scrittrice)

Ehilà! Mi rendo conto che è stato un capitolo forse un po' corto, e soprattutto un po' tardo, mi spiace ma non ero molto ispirata e soprattutto non volevo farlo sembrare tanto lungo. Spero vi sia piaciuto e ringrazio per tutto il supporto che mi avete dato con i commenti! Ciao e spero di pubblicare il prossimo capitolo più in fretta.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Vi ho detto che ogni tanto Salvatore, uno dei miei tanti compagni di classe, si girava a guardarmi per qualche secondo e poi tornava a farsi i fatti suoi.
Se ci penso adesso, mi viene in mente quello che ho fatto io per molto tempo con un altro ragazzo! Bé, qualche giorno dopo una professoressa decise (sapete come funzionano le cose con gli insegnanti: come si svegliano la mattina, fanno una cosa che scombussolerà tutta la classe: un'interrogazione a sorpresa, un compito non annunciato, o...) di cambiare ad alcuni i compagni di banco.
Indovinate un po': io dove finisco?
Ma vicino a Salvatore, ovviamente! Così, ho preso la mia roba e mi sono trasferita vicino a lui, tutta imbarazzata: d'accordo, non mi piaceva, ma in quel periodo ero molto timida.
Non so se ve l'ho già descritto, S.: un ragazzo abbastanza grassottello, con degli occhiali e una faccia simpatica, che ti ispira fiducia. E' stato anche bocciato una volta. Mia madre spesso gli ha dato il mio zaino, chiedendogli gentilmente di portarmelo, perché era troppo pesante.
Personalmente, io non me lo sarei fatto portare da niente e da nessuno, ero già a quel tempo un pochetto orgogliosa, quindi anche se lo zaino sarebbe stato più pesante di tre camion...l'avrei portato sulle mie spalle, che ci posso fare. Brutta cosa l'orgoglio: ma provate a mettervi voi al mio posto! E poi ci facevano mettere sempre tantissimi libri, roba da non credere. Per non parlare delle borse e cartelline di arte e di tecnica.
Non ricordo con precisione, ma di sicuro cinque-sei libri solo per arte. Il mio fragile corpicino non poteva (e non può) sopportare tanto peso! Se ci penso, che contrasto c'era tra me e il mio nuovo compagno di banco: io magra, lui grassoccio (non voglio dire "grasso" o "ciccione" perché mi suona un po' troppo offensivo), lui occhiali, io senza, e poi...bé avete capito.
Salvatore si dimostrava molto simpatico e "protettivo" verso di me, ed era diventato il mio migliore amico! Purtroppo, l'amore rovina sempre tutto...poiché mi fece capire non poche volte quanto fosse innamorato.
Innanzitutto, anche se in un modo un po'...ecco, forse non troppo evidente, mi aveva regalato una graffettina per raccogliere i fogli con Topolino e Topolina sopra, che erano a braccetto (okay, se ci penso, non può suonare certo, descritta così, come una dichiarazione d'amore, avete ragione, infatti lì per lì lo presi solo per un regalo bellissimo pur nella sua semplicità). Successivamente, portò i fumetti di Topolino, I Classici Disney e Big, Le più belle storie di sempre, a scuola, per farle copiare ad un suo amico che era tanto bravo a disegnare: Mario.
Era un mago.
E pure bravo, a fare le sue magie con matita e gomma. Poi, io e Lallo volevamo leggerli giustamente, allora Salvatore voleva darli prima a me, così che Lallo disse: "Non è giusto! Eh, tu ce li dai prima a lei perché la ami!", e allora io, con la canzone "Tu scendi dalle stelle" come commento autoironico nella mente, non risposi nulla.
Perché effettivamente cadevo dalle nuvole. Dopo aver visto la mia espressione stupefatta, sbalordita, come da perfetta innocentina che non capiva niente dell'amore perché era troppo giovane, lui ha detto (ma soltanto DOPO che aveva visto la mia reazione, cioè passarono...una manciata piccolina di secondi): 
-Non è vero...- e giù a cadere un silenzio tombale. Avremmo vinto il gioco del silenzio, che ancora usavamo perché la classe non sapeva stare zitta, a pieni voti.
Insomma, dopo numerose dichiarazioni indirette, l'avevo finalmente capito: Salvatore era innamorato di me. Ero così triste, ma contemporaneamente ero contenta di avere un ammiratore.
E così, dopo qualche mese, mi ero così abituato all'idea che fosse innamorata di me, che quasi non ci feci caso al fatto che...regalò la stessa graffetta che aveva regalato A ME a Berta. La stessa. Identica.
Quasi che per lui fosse un pegno d'amore. Adesso non si era più infatuato di me: ma di Berta.
Ero scioccata, anche perché pensavo che effettivamente, in realtà, fosse un simbolo d'amicizia, più che altro. Oh, che delusione: anche il nostro rapporto diminuiva. Insomma, me l'ero fatto tanto amico, gli volevo così tanto bene e poi...la nostra "amicizia", piano piano a raggiungere gli stessi livelli di una casa decadente.
Non so come spiegarvelo. Però non voglio fare questo capitolo troppo drammatico, ricordiamoci che siamo nella categoria comico, o almeno così mi ricordo.
Perché se fosse così, mi rendo effettivamente conto: ma come sono stata arrogante nel metterla nella categoria "comica" questa storia! Comunque, ora vi parlerò della mia vita scolastica. Incredibilmente, non so spiegarlo nemmeno io, sebbene avevo avuto molti problemi alle elementari...qui tutto andò a meraviglia!
Non so spiegarmelo nemmeno adesso! Probabilmente, è vero che l'impegno paga (ma dai?): credo di aver cominciato a studiare fin da subito e ad applicarmi...ho ricevuto buoni voti durante l'anno, anche se sono peggiorata durante l'ultima parte dell'anno, perché finalmente avevo una chiavetta veloce con cui navigare in Internet decentemente e mi sono lasciata prendere la mano, non studiando più.
Ora, comunque, tranquilli, ho ripreso ad avere una chiavetta lenta perché il servizio era andato in fallimento, e così ho ripreso a studiare. Dunque, non so se l'ho già detto, ma nonostante la mia ascesa dei voti non sono riuscita a farmi buone amicizie. Da me, per quest'anno e anche un po' l'altro, non otterrete molta socialità! 


A.S. (Angolo scrittrice)

Ok, so ammetterlo: il capitolo fa schifo xD Non è piaciuto neanche a me. E' breve, praticamente non ha BBcode e ci ho messo circa tre mesi per pubblicarlo. Vi prometto che la prossima volta otterrete un capitolo lunghissimo. Per quanto riguarda la prima media, farò un altro capitolo o due (ho ancora un altro po' di cose da dire sulle ore di fisica, sul professore di tecnologia e sulle prove invalsi) e inizierò con la seconda, finalmente. Non mi sorprende che questo capitolo diventerà un "capitolo zero", un capitolo con zero recensioni, ma del resto anche se non lo sarà già mi aspetto recensioni a bandierina rossa o bianca, quindi non preoccupatevi, avete tutte le ragioni xD Nei prossimi giorni, si spera che modificherò anche il BBcode dei capitoli due e tre, perché c'è davvero una gran differenza D: Comunque, vi faccio tanto auguri di buon anno!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Anche se ma la cavavo discretamente nelle materie teoriche, non era altrettanto nelle ore di scienze motorie. Praticavamo la pallavolo. Io, da parte mia, non riuscivo ad effettuare un solo passaggio (raramente, una buona battuta). Se la squadra avversaria mandava la palla a me, già sapeva di avere il punto assicurato. 
Io ero e sono molto più brava nella teoria che nella pratica!
Ok, vi faccio un esempio...basta tuffarsi nel vortice dei ricordi del passato.

-Battuta!- Mario da la palla alla squadra avversaria. Valentina (io) cerca di prepararsi psicologicamente.
Ecco che Carlo si prepara a lanciare.
I pensieri di Valentina prima che Carlo lanciasse la palla verso di lei? Eccoli:
"Dai, la prendo...posso farcela...no anzi, non ce la posso fare. Non ce la faccio mai. No a parte gli scherzi, stavolta ce la faccio. Oh, come sono patetica." Valentina si mette in posizione. Spera che la campanella suoni prima che Carlo possa avere la possibilità di scattare, ma ciò è impossibile: anche se Carlo avesse avuto la velocità di un bradipo, lei doveva sopportare quella e altre battute ancora, perché l'ora era appena iniziata...
Carlo prende la mira...si concentra bene...la palestra è avvolta da un'impaziente attesa. Tutti sono pronti al suo tiro.
Che avviene. La palla si dirige velocemente verso la zona di Valentina. Supera la rete. Valentina si prepara a rimandare indietro! Intorno a lei sembra crepitare il fuoco della determinazione e dell'energia! Nel suo sguardo si nota una forza di volontà impressionante, che la fa apparire pronta persino alla fine del mondo!
Ce la fa! Ce la fa!
E...
Sbuffo generale. La palla è caduta.
Dall'altra parte della rete, la squadra avversaria si accinge ad esultare. Ma l'entusiasmo è contenuto: tutti sapevano che il punto era già ottenuto!

Ecco, questo è uno dei tanti scenari a cui ho assistito di persona come protagonista... Spero che adesso abbiate le idee più chiare! E volete sapere la cosa più buffa?
Prima del torneo di pallavolo tra le varie classi, ero andata al bowling con i miei, tanto per divertirmi un po'. Prendo l'ennesima palla da bowling e... Sento un dolore fastidiosissimo alla mano! Lascio cadere subito la palla (che per fortuna non cade sul mio piede) e mi tengo il polso... Successivamete si era scoperto che me l'ero slogato...E così, niente partita!
Anche se non si può dire una vera e propria fortuna...tanto mi avrebbero messo comunque nelle riserve! Poi, non abbiamo nemmeno vinto, figurati se c'ero pure io. Comunque, ero e sono brava in altre cose, quindi anche se non avevo molta capacità fisica e motoria, mi salvo lo stesso! La prossima volta vi parlerò delle prove invalsi...le tanto temute prove invalsi...
Che l'asino della classe -un tale che aveva ricevuto circa cinquanta rapporti-(letteralmente: cinquanta, contati sul registro! Oppure quarantanove-quarantotto. Non stupitevi)  ha superato discretamente facendo tutte le domande a caso...
Tutti avevano capito che aveva selezionato le risposte casualmente, quindi nessuno ci fece caso più di tanto. I professori, invece, si concentrarono per bene sul resto della classe, maledetti loro.


A.S. (Angolo scrittrice)

Spero vi piaccia, scusate se è corto, ma in realtà doveva essere pubblicato appena una settimana dopo il capitolo tre, e invece causa alcuni problemi di linea che non facevano apparire la pagina del BBcode ne ho ritardato la pubblicazione non aggiungendo nulla, perché ormai il capitolo era fatto e non avrei più avuto la stessa immedesimazione di quando l'avevo scritto.
Di certo voi tutti sapete che una storia non "BBcodata" non fa certo la sua figura, con il suo stile-mattone, e così ho deciso di attendere...l'ultima volta che ho provato ad aggiornare qui è stato qualche giorno fa, ma non ci sono riuscita. Per fortuna oggi sì e posso essere fiera almeno di essere arrivata al capitolo quattro. Appuntamento al cinque! ;)
Mi raccomando, segnatelo sull'agenda. Nah, scherzo! Certo che scherzo, non sono ancora diventata così altezzosa! XD Ciao ciao!

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