Lacrime di una notte di Ginnever (/viewuser.php?uid=33452)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inebriety ***
Capitolo 2: *** Crying ***
Capitolo 3: *** I love you ***
Capitolo 4: *** You'll never be alone again ***
Capitolo 1 *** Inebriety ***
Salve a tutti! Questa è
una one-shot di circa 3-4 capitoli,
non di più credo, che mi è venuta in mente non so
esattamente per quale motivo
xD Ripensando alle mie storie che di solito hanno come personaggi
quelli della
saga di Harry Potter, mi sono detta che non penso mai al mio videogioco
preferito, Final Fantasy VIII, e quindi…eccomi qui! ^^
E’ la prima volta che uso questi personaggi in una mia
storia, ma spero vi piacerà comunque^^
Buona lettura, Ginnever
*Inebriety*
Mi alzo dal letto un po’ intontita,
sorreggendomi la testa con una mano.
Mmm…ma che cosa è successo ieri sera?
Non mi ricordo….
Tento di fare un passo, ma le mie gambe protestano, cedendo.
M ritrovo di nuovo seduta sul letto sfatto a guardare il muro bianco.
Oddio….
Non mi ricordo...?
Scuoto il capo, e un senso di nausea si mescola nel mio
stomaco, facendomi venir voglia di vomitare.
Cazzo…
Sospiro, sfinita.
Cazzo di nuovo.
C’è puzza di alcool….e proviene dalla
mia bocca.
Mi porto subito una mano alle labbra, come se potessi
nascondere il fastidioso odore che mi sta stuzzicando le narici.
Oh no….
Chiudo gli occhi un
attimo, e il senso di nausea comincia ad
affievolirsi.
Ieri sera…ho bevuto!
Ed ecco che ritorna il senso di nausea, e il desiderio di
cacciare.
Oh no….no, no, no….e se non mi ricordo
niente…..-perché non
mi ricordo veramente un emerito cazzo-….mi
sono….ubriacata!
Sento il vomito salire, liquidi mischiati a cibo che escono
dallo stomaco e non per andare giù, ma per venire su a
rompermi le balle e far
puzzare ancora di più la mia bocca stamattina davvero
disgustosa.
Mi copro le labbra con entrambe le mani e mi alzo di scatto.
Senza badare al giramento di testa improvviso, mi catapulto in bagno e
sul
lavandino, vomito.
Lo
stomaco e gli addominali mi fanno
male…no…malissimo!
Dopo essermi lavata bocca e faccia, esco dal bagno,
appoggiandomi con una spalla al battente della porta, sfinita e ancora
con
pericolosi giramenti di testa.
Sbuffo.
Cazzo, che risveglio di merda….
Ma le sorprese….non sono ancora finite.
Alzo gli occhi e dopo un secondo, li dilato.
Cos’è….cos’è
quello strano rigonfio del letto??
Se mi fossi ricordata qualcosa della sera precedente,
probabilmente non avrei detto esattamente
‘Cos’è’.
Ma quel coso…si…muove??
Oh…oh mio Dio!
E se guardi meglio,
dice la vocina malefica nella mia testa che in ogni situazione di
disagio
libera la sua fantasia, ha anche i
capelli… marroni.
Deglutisco,
terrorizzata. Decido di avvicinarmi per scoprire
chi cavolo è quello che sta dormendo beatamente nel mio
letto…a petto nudo, poi!!!
Respira…Rinoa, respira….
Mi avvicino a passo felpato…ormai sono a due
metri…ancora un
passo…un metro….
I suoi capelli castani e lunghi cadono morbidi sul cuscino
bianco come la neve, le sue mani sono abbandonate sul materasso con i
palmi
bianchi e alzati.
Quella bocca…quel profilo…
Non c’è bisogno che veda il colore dei suoi occhi,
per
riconoscerlo.
“Aaaaah!!!!”
Grido con tutto il fiato che mi è rimasto
nonostante la gola bruciacchi ancora.
Mi
copro gli occhi con le mani e indietreggio.
Mi volto e corro in bagno, chiudendomici dentro.
Oh
cazzo….cazzo, cazzo, cazzo….
Quello che con quel maledetto sorriso sognate stava
sorridendo sdraiato bella mente sul mio
letto…era…è….
“Oh mio Dio…..” deglutisco di nuovo,
mezza schifata. “…Che
diamine ci fa Irvine nel mio letto???”
Mi
giro di scatto, incontrando i miei occhi neri come la
pece ma caldi quanti bracieri ardenti, anche se adesso sono un
po’ spaventati,
sulla superficie riflettente di fronte a me. quando sono venuta a
vomitare, non
ho pensato molto al mio aspetto estetico.
Mi osservo un secondo, con curiosità mista a terrore,
facendo scorrere le mie iridi scure sulle guance diafane, le labbra
arrossate,
i capelli scomposti….e poi…
Sbarro gli occhi.
Un momento. Come mai le mie spalle sono…nude?
No…ti prego….dimmi che non è
vero….è un incubo….ti prego…
Lentamente e con paura, abbasso il capo.
Due
seni perfetti e nudi, come d’altronde il resto del mio
corpo, non mi permettono di vedere i piedi, sicuramente senza niente
nemmeno
quelli. Il morbido tappeto mi fa il solletico.
Le labbra mi tremano all’improvviso.
Non è possibile….
Alzo gli occhi sullo specchio e vedo le mie iridi luccicare.
Cazzo….
“Ehm…scusa?
Rinoa?”
Aah…colpita!
“Stai…stai bene?”
E affondata…..
Come
cazzo credi che mi senta, eh?? Mi sono svegliata,
nauseata, nuda nel mio letto….nel mio letto??
Oh porca vacca….quello non era il mio letto!! E
questo…questo non è il mio bagno!
“Rinoa?
Stai bene?”
Maledetto bastardo….hai anche una bella voce! Possibile che
me ne accorga solo ora? Rinoa, Rinoa…
Bussa.
“Rinoa? Mi vuoi rispondere?”
Se
ti rispondo?
Mi guardo un attimo attorno, soffermandomi ancora sul mio
riflesso.
Sciupata…ecco cosa sono.
I miei lineamenti perfetti e morbidi, rovinati da una notte
di alcool e sesso.
Certo che ti rispondo.
“Irvine,
se sei nudo, ti consiglio vivamente di vestirti.”
Mi risponde, si, ma dopo alcuni secondi.
“Ehm…va bene…ma…?”
“Non provare a chiedermi perché o non esci da
questa
camera.”
Non risponde. Né ora né dopo qualche minuto.
Meno male, è andato a vestirsi.
Vado verso la porta e con uno scatto la apro.
Non
lo vedo subito. C’è solo il letto mezzo
sfatto…i miei
vestiti per terra…oh, che orrore.
Ehi ma…io sono nuda!
Mi volto all’improvviso per rientrare in bagno, ma qualcuno
me lo impedisce perché c’è davanti.
Irvine.
Ghigna.
“Sei più bella nuda, Rinoa…”
Maledetto figlio di…
“Sta’ zitto e levati di torno, porco.”
“Dovrai spostarmi tu allora.”
Lo guardo con gli occhi ridotti a due fessure.
“Spostati, Irvine.”
“Pronunciato da te, il mio nome è molto
più sexi.”
“Ho detto spostati.”
“E io ho detto che sei sexi.”
“Non costringermi a usare le maniere
forti…”
“Non vedo l’ora…”
Ma brutto stronzo!
Gli rivolgo uno sguardo omicida e poi…mi volto.
A che mi servono gli
asciugamani se ho i vestiti in questa
stanza.
“Stai pure lì, allora.”
So che mi sta guardando il culo e glielo lascio fare. Almeno
lo distraggo.
Cammino lentamente verso il letto.
Sono tutti lì, dalla mia parte sparpagliati a terra.
Ancora un passo….e…
Mi abbasso veloce come un fulmine e li afferro.
Mi volto ghignando.
“Ti piace il mio culo?”
“A vederlo certo….ma sai, ora che so anche
com’è da altre
angolazioni…questa è roba
vecchia…anche se divina.”
Che stronzo figlio di puttana.
Mi infilo la canottiera brillantinata, le mutande e i jeans.
Il reggiseno lo getto nella borsa che è a terra, non perdo
tempo a mettermelo.
Lo guardo con occhi schifati.
“Addio, lurido porco.”
“Ti ho chiesto anche se stavi bene prima.”
Aggrotto le sopracciglia.
“E allora?”
“Dovresti ringraziarmi.”
Che rabbia!
Gli volto le spalle e
raggiungo la porta. Afferro la maniglia,
ma la sua voce bellissima e ammaliante mi blocca ancora.
“Salutami Squall, tesoro. E’ fortunato ad avere una
bella
ragazza come te per fidanzata. Ricordaglielo.”
E con le lacrime agli
occhi, esco dalla camera d’albergo
sbattendomi la porta alle spalle.
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Capitolo 2 *** Crying ***
--> Chiedo
scusa a tutti per il
piccolo errore cronologico commesso nel seguente capitolo, abbiate
pietà! xD Per
fortuna adesso è corretto, grazie alla segnalazione di
Little_Rinoa (Che
ringrazio personalmente ^__^’).
PS: ovviamente, da quando Squall
si sveglia e incontra Rinoa, passa un’ora, non 15 minuti xD
Sorry ^^’
E
ora…scusate e buona lettura!
Ginnever
*Crying*
Apro gli occhi ancora un
po’ assonnati, stupito di non trovare il corpo della mia
ragazza accanto a me.
Puntellandomi su gomiti,
osservo confuso la parte del letto vuota che dovrebbe essere occupata
da Rinoa,
come l’aveva lasciata la sera prima lei stessa, poi,
scuotendo la mia
chioma castana per allontanare un ciuffo
fastidioso sull’occhio, mi alzo indispettito. Do
un’occhiata alla sveglia che ha
la lancetta puntata sulle 8.00, prima di andare in cucina, poi in
salotto e
infine in bagno con la speranza di trovarla. Ovviamente, di lei non
c’è traccia.
Dove
diavolo è andata a
cacciarsi?
Penso alle cose
più
strane sino ad arrivare a quelle meno rassicuranti, come
un’aggressione o una
rapina, e mi infilo sotto la doccia, con l’ansia che cresce
ad ogni mio
respiro.
Giro
la manopola del
rubinetto e subito l’acqua scende leggera e fresca sulla mia
pelle,
accarezzandomi come farebbe una mamma con il suo bambino.
I capelli mi si
appiccicano al volto e al collo, ma io li lascio fare. È
come sentire le sue
mani su di me, il suo tocco vellutato che mi scalda anche sotto una
fredda
doccia.
Rinoa….
Dove sei?
Lo
scrosciare dell’acqua
sempre più forte mi fa tornare alla realtà. Esco
dal box-doccia annodandomi un
asciugamano attorno alla vita e guardandomi allo specchio leggermente
opaco: ho
le occhiaie e i muscoli tesi, segni che mi caratterizzano sempre in
negativo.
Sospiro, ripensando alla
sera prima.
Maledetto lavoro!
Se non fossi stato
impegnato ad arrangiare qualche appunto per oggi, sarei stato
sicuramente io ad
accompagnare Rinoa alla festa di Quistis per festeggiare la sua
promozione in
un noto albergo di Dollet, e non certo i miei migliori amici, Zell
Dincht e
Selphie Tilmitt.
Nudo,
torno in camera a
vestirmi.
Ad ogni indumento che
indosso, l’idea di andare da Zell e Selphie prende forma
sempre di più nella
mia mente, fino a diventare una certezza.
Ho bisogno di sapere. E
subito.
Esco
dopo aver preso una
felpa e le chiavi di casa con capelli ancora bagnati e una volta fuori,
mi
incammino verso la casa che i due miei amici dividono per il pagamento
dell’affitto.
Una
volta raggiunta la
porticina in legno della loro dimora, busso un paio di volte.
Con mia grande sorpresa,
non devo aspettare molto prima che la porta si apra.
“Squall!
Che diamine ci
fai qui a quest’ora?” Esclama Selphie, ovviamente
meravigliata di vedermi a
quell’ora sulla soglia di casa sua.
“Buongiorno anche a te,
Selphie.” Rispondo con un sorriso.
La ragazza mi guarda un
momento prima di scoppiare a ridere e farmi accomodare sul divano nel
salotto.
“Zell! Abbiamo visite!”
Grida subito, sedendosi accanto a me.
“Visite?? A quest’ora?”
Risponde confusa la voce di Zell dal piano di sopra.
Ma Selphie non si
scomoda a rispondergli, dato che il ragazzo scende in un baleno
sedendosi poi
sul tavolino al centro della stanza e guardandomi con un sorriso un
po’
sorpreso.
“Squall?”
“Sì, scusate
l’orario…”
“Non devi preoccuparti.”
Risponde Selphie scuotendo il capo. “Siamo svegli da un sacco
di tempo.
Evidentemente la festa di ieri sera ha avuto l’effetto
opposto su di noi.”
“Beh, su di lei…”
Mormora Zell dal basso del suo tavolino, ricevendo
un’occhiata torva dell’amica.
“Noi, Zell, noi.”
Replica
la mora, calcando bene il pronome.
Abbozzo un sorriso alla
solita scenetta comica dei due, ma senza però riuscire a
ridere.
Il non sapere nulla di
Rinoa, mi rende nervoso.
“Ecco, è proprio di ieri
sera che volevo parlarvi.” Esordisco, ricevendo occhiate
interrogative da Zell
e indagatrici da Selphie.
“Ieri sera?? Perché, che
è successo?”
“Sta’ zitto, Zell. Continua
pure, Squall.”
Annuisco come a
ringraziarla e riprendo.
“Sapete dove sia finita
Rinoa? Non è tornata a casa stanotte.”
Zell apre bocca per
rispondere, evidentemente, che non sa nulla, ma Selphie lo blocca con
un
braccio, gli occhi azzurri fissi nei miei, altrettanto chiari.
“Rinoa non
è tornata a casa?”
Abbasso gli occhi.
“No. Sapete qualcosa?”
La mora scuote il capo,
e la tenue speranza che si era accesa confidando nel loro aiuto,
svanisce.
“Mi dispiace, Squall, ma
sia io che Zell l’abbiamo persa di vista ad un certo punto
della serata e non
l’abbiamo più incontrata.”
"Non avete proprio idea
di dove sia andata? Chi c’era alla festa?”
Stavolta Selphie viene
anticipata da Zell, che alzando la voce, risponde: “Non
sappiamo dove sia
andata, ma chi c’era sì.”
Vedo la mora
schioccargli un’occhiata truce, e il mio cuore perde un
battito.
Non
è come penso…dimmi che non è
così..
“E…chi?”
Chiedo, temendo
la risposta che mi viene data sempre da Zell. - E il fatto che Selphie
non
parli, mi dà praticamente la certezza di quello che sto per
sentire-.
“Dunque….Edea, il
preside Cid, Quistis, la dott. Kadowaki, molti studenti del garden
veterani
come noi e anche altri non-SeeD…”
Colpito…
“…tra
cui Irvine…”
…e affondato.
Sento il peso del
mondo che mi cade addosso,
lo sguardo preoccupato di Selphie sul mio viso, le parole di Zell
rimbombarmi
ancora nel cervello, beffarde.
Irvine…Irvine…
Maledetto….maledetto,
cosa le hai fatto!
Mi alzo di scatto, la
rabbia che mi bolle come veleno nelle vene, l’agitazione e il
dubbio che mi
appannano la mente.
Rinoa…
Non avrei dovuto
mandarla sola…non avrei dovuto….
Senza dire una parola, mi
avvio verso la porta e agguanto la maniglia con le dita, ma la voce di
Selphie
mi blocca sulla soglia.
“Squall!” Il suo tono è
supplichevole e disperato. Ha capito, ha
capito tutto…
Mi volto. Non si merita
le mie spalle, lei.
“Squall…” Incateno le
mie iridi cerulee con le sue color del cielo che luccicano. E aspetto.
“…ti
prego, non fare sciocchezze…”
Nonostante la rabbia,
nonostante la tensione che le parole di Zell mi hanno suscitato,
nonostante il
rancore che porto ancora nel cuore, le sorrido.
Un sorriso che sa di
amicizia, di grande, amicizia.
Poi mi volto e senza una
parola esco da quella casa accogliente e calda, anteposta alla fredda
aria del
mattino che a contatto con miei capelli ancora umidi, mi gela il
cranio,
facendomi dimenticare solo per un attimo il pensiero delle mani di quel
bastardo sul corpo di Rinoa, la mia
ragazza.
---> Rinoa.<----
Mi
catapulto giù dalle
scale della stazione di Balamb e quasi ingambandomi esco in strada.
Mi guardo attorno per
qualche secondo, prima di riprendere a correre verso casa mia. La borsa
blu
scintillante mi sbatte dolorosamente contro la coscia destra e il fiato
comincia a mancarmi.
Do un’occhiata veloce
all’orologio da polso che segna le 9.00 e rallento,
ricominciando a respirare
con un ritmo più regolare.
Sento alcuni capelli in
bocca e con una mano li porto tutti dietro l’orecchio.
Riprendo fiato.
La porta in legno
risponde muta al mio sguardo stanco e un po’ sconvolto.
Mi avvicino alla
serratura e con le dita cerco le chiavi nella borsetta. Una volta
dentro la
toppa, le faccio girare senza sforzare troppo, convinta di dover
continuare,
sbagliando, perché la porta mi si apre davanti con uno
scatto e io entro,
totalmente confusa e con il cuore a mille.
Squall sarebbe dovuto
essere a casa, prima del mio ritorno.
Spalanco la porta ed
entro, chiudendomela subito alle spalle. Poi mi mordo un labbro
perché, non ci
sono dubbi, lui si è svegliato ed è uscito, e le
tapparelle alzate ne sono la
prova.
Tutto inutile, quindi.
La mia corsa sfrenata, tutto fiato sprecato.
Sicuramente Squall, dopo
essersi accorto che non c’ero, si sarà catapultato
da Zell e Selphie per capire
dove potevo essere, e loro, nonostante non credo mi abbiano vista
sparire con
Irvine ieri sera, sapevano della sua presenza alla festa,
perciò...come
avrebbero fatto a mentirgli? E comunque, anche se Selphie fosse
riuscita in
qualche modo a nasconderglielo, Zell avrebbe parlato.
Niente,
non c’è più
niente da fare. La verità verrà fuori, che io lo
voglia o no.
Ma da un lato…è meglio
così.
Vivere con il peso del
tradimento per tutta la vita…non mi permetterebbe di vivere.
Scuoto il capo, affranta
e rassegnata, mentre guardando le mura accoglienti della casa che
condivido con
lui, la gola comincia a bruciare e gli occhi pizzicare.
Non piangere adesso,
Rinoa…il tempo per farlo,
verrà.
Maledetta vocina
beffarda…
Una
vocina beffarda che
però aveva ragione. Non serve sprecare lacrime ora. Ci
penserà il confronto con
Squall ad usufruirne.
Squall….
Oh, Dio!
Io…l’ho
tradito!
L’impatto
con la casa ha
avuto l’effetto temuto: quello cioè di
scaraventarmi in faccia la realtà con la
forza di un pugno, facendomi rendere davvero conto di ciò
che ho fatto solo in
quel momento.
Io...ho…tradito…Squall…
Gli
occhi mi si
appannano. Vedo solo i contorni sfumati del tavolo e la finestra.
Le lacrime cominciano a
farsi strada nella mia gola…le sento….
Ma uno scatto
improvviso, un respiro affannato, mi costringe a voltarmi sventolando
la chioma
nera, gli occhi sgranati dallo stupore e dalla paura.
Una
figura in ombra è
ferma sulla soglia, la porta alle sue spalle è chiusa. Non l’ ho nemmeno sentito aprire la porta
ed entrare.
Sento
i suoi occhi su di
me, mi percorrono come per analizzarmi per parecchi secondi silenziosi,
fino a
quando non si mostrano alla tenue luce del mattino, insieme al resto
del corpo.
E quelli che vedo
riflessi nelle due pozze cerulee di Squall, sono i miei occhi colmi di
lacrime
e impauriti, che non hanno la forza di reagire.
Mi fissa intensamente
senza parlare. Sento il suo respiro aumentare ad ogni passo,
avvicinandosi a
me. Sento il mio affannoso che si allontana.
Poi
lui si ferma, ed io,
non so perché, anche.
Ci guardiamo per un po’,
concentrati uno nelle iridi dell’altro, fin quando non
è lui, a parlare.
“Dove
sei stata
stanotte, Rinoa.”
Ti
prego, non chiamarmi
per nome….
Detto da te, sembra un
insulto.
Non riesco, non lo
sopporto. Abbasso lo sguardo, posandolo poi sulla finestra oltre il
tavolo al
centro della cucina.
“Dove…”
Ma il suo, capisco
subito, non è un tono accusatorio. Non mi sta attaccando, mi
sta quasi….oddio,
non riesco a dirlo.
Implorando…?
Perché…perché, Squall?
Credi che non sia colpa mia? Credi che Irvine mi abbia stuprata?
“Squall…”
Tento, ma la
voce è debole e lui lo capisce. Non sono convinta. Per
niente.
“Rinoa, ti prego”
No…Squall… “Dimmi dov’eri
stanotte.”
E con tutto il coraggio
che ho, mi volto verso di lui, e lo guardo.
I suoi occhi…sono
bellissimi.
Di un azzurro prezioso
con fili neri incastonativi, intensi e sempre vivi, adesso rabbiosi e
sofferenti.
Sento un dolore al cuore
pari a quello della morte, ma non sposto lo sguardo.
Devo guardarlo. Lui se
lo merita, il mio rispetto.
“Sono
stata in albergo.”
Il cuore mi batte così forte che temo lui lo possa sentire
nel silenzio della
stanza. “Tutta la notte.”
Scorgo una piccola luce
spegnersi nelle sue iridi sempre luminose, ma nient’altro.
Rimane quasi
impassibile.
Io abbasso lo sguardo.
Sentire il peso della
colpa anche attraverso i suoi occhi, è straziante.Mi
prendo le mani e
comincio a tormentarle. La rabbia per la mia ubriachezza mi fa sentir
male. Ho
di nuovo voglia di vomitare.
La tensione….mi fa
quest’effetto.
Ma
poi…..
Quando
meno te lo
aspetti, l’amore fa il suo corso.
Riempie quei vuoti che
si sono creati e ti scalda il cuore. Ti scalda la mente, ti sussurra
parole, ti
accarezza le guance e ti fa sentire importante.
Ti fa sentire viva. E
pulita.
Anche quando
meno te lo aspetti.
E l’amore, ha poteri
miracolosi. Fa dimenticare, fa capire molte cose, fa perdonare. Fa
amare.
L’amore, fa amare.
E
soprattutto quando meno te lo
aspetti, ti si avvicina, stringendoti
tra le sue braccia e facendoti sentire il suo calore, facendoti
inebriare del
suo profumo. Facendoti vivere. Facendoti
piangere.
E piangere, è quello che
sto facendo. Chiusa nel suo abbraccio rassicurante e caldo, verso
lacrime
amare, bagnandogli la maglia, ma non l’anima.
Squall…mi
sta
abbracciando.
Sento i suoi capelli
bagnati profumare di shampoo, sento il suo cuore battere al ritmo del
mio,
sento il suo respiro premere sul mio collo nudo.
Lo sento. Lo sento vivo.
Proprio come lui,
adesso, mi ha fatto diventare.
Viva.
Tra
le sue braccia.
_Note autrice:_
Ecco il 2, spero vi
piaccia^^. Volevo solo dire una cosa: lo scrivere tutto in prima
persona non
era una cosa programmata, all’inizio, infatti contavo sul
fatto di usare la
prima persona con Rinoa, ma poi mi sono accorta che questo rendeva
più
scorrevole la lettura e così…beh, spero vi
piaccia lo stesso^^ Baci,
Gin
Ringrazio:
_Roxelle_: Ciao! Scusa la
domanda, ma ci sei rimasta male per il fatto che
Rinoa è fidanzata con Squall o perché il
traditore è Irvine? Comunque sono
contenta che ti sia piaciuta, grazie mille^^ Spero continuerai nella
lettura^^
Baci Gin
|
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Capitolo 3 *** I love you ***
*I love you*
“Ma che ho detto
di
male, eh?”
Selphie scosse il capo
rassegnata e in silenzio si diresse verso la cucina, seguita a ruota da
uno
Zell sempre più perplesso.
Prese la caffettiera
dallo scola-piatti e la riempì di polvere di
caffè. Dopo aver preso anche una
tazzina dallo stesso scompartimento, mise la caffettiera sul gas e lo
fece
riscaldare.
Intanto Zell la guardava
corrucciato appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate
sul
petto e una gamba davanti all’altra, incrociate.
Dopo aver lasciato che
per qualche secondo il rumore del caffè che bolliva
riempisse la stanza, disse,
in tono spazientito:
“Selphie, allora??
Perché Squall ha reagito a quel modo alle mie
parole?”
Selphie gli scoccò
un’occhiata torva prima di sbuffare e lasciarsi cadere su una
sedia vuota.
“Zell…ma possibile che
tu non ti ricordi mai niente?”
Il biondo assunse
un’aria stupita e offesa allo stesso tempo, ma la mora,
vedendogli socchiudere
le labbra per ribattere, lo anticipò.
“Per favore, abbi almeno
il buon gusto di tacere.” Il ragazzo
fece una
faccia stizzita e si morse il labbro inferiore, nervoso. Ma
perché lui non si
ricordava mai niente??
I GF…forse…
Si ma Selphie non ha
questo problema…no?
Già…no.
“Ti ricordi l’ultima
guerra al Garden, tre anni fa?” Zell annuì, pronto
alla frecciatina imminente,
che puntualmente arrivò.“Allora siamo
già a un buon punto.”
Selphie si alzò,
beccandosi lei stavolta un’occhiata truce
dall’amico, e spense il gas. Prese la
caffettiera e versò un po’ del liquido nero e
fumante nella tazzina, infine si
risedette, soffiando leggermente sul caffè.
Si voltò verso Zell e
alzando un sopracciglio, chiese: “Non è affiorato
niente dalla tua testolina
bacata?”
“Stamattina sei più
odiosa del solito, Sel.” Ribattè Zell, ghignando.
“ Ma per mia sfortuna non
posso mandarti a quel paese subito, dato che devi rinfrescarmi la
memoria.”
“Per tua informazione,
caro Zelluccio, quello che io devo ricordarti non risale ad anni luce
fa,
perciò non sono obbligata a fare proprio niente.”
“Ma io devo saperlo…..Squall
è mio amico!”
“Beh se lo fosse davvero
ti ricorderesti perché ce l’ha tanto con Irvine,
allora!”
“Non dire stupidaggini,
Selphie, tu non sai che tipo di rapporto abbiamo, io e lui!”
“Certo che
non lo so.” Selphie bevve un sorso
facendo schioccare poi la lingua. “Ma è
perché non c’è nessun rapporto,
no?”
Il biondo sciolse le
braccia dal petto facendole scendere lungo i fianchi e chiudendo
pericolosamente le dita in due pugni.
“Non provocarmi,
Selphie.”
La mora bevve ancora un
po’ del suo caffè prima di posare la tazzina sul
tavolo e alzarsi.
“D’accordo, la finisco.
Ma tu prova a concentrarti un po’ di più quando si
parla. Chiaro?”
Zell fece schioccare la
lingua contro il palato e si voltò.
“Andiamo in salotto.”
Selphie lo seguì,
sedendosi poi sul divano lasciato vuoto proco prima da Squall, e Zell
di fronte
a lei.
“Allora…me lo dici
adesso?”
La mora prese una
sigaretta dal pacchetto aperto sul tavolo e, afferrando
l’accendino che Zell le
lanciò, la accese.
“Seifer, almeno lui te
lo ricordi? La causa di tutto è lui.”
“Come farei a
dimenticarmi di uno come…” Ma prima che finisse la
frase, Zell si fermò, spalancando
gli occhi.
“Seifer...” Mormorò con
un filo di voce che poteva significare tutto e niente.
Selphie annuì,
aspirando.
“Sì, proprio lui.”
Disse, sbuffando il fumo poco dopo. “E successo tutto durante
l’ultima guerra
nel garden. Stavamo combattendo nei pressi dell’ascensore,
quando Seifer, tra
lo stupore generale, prese in ostaggio Rinoa, minacciando di ucciderla
se
avessimo continuato a combattere.
Ovviamente tutti noi,
compreso Squall, abbassammo le armi, temendo qualche azione idiota da
parte sua,
che in quel periodo si era dimostrato capace di tutto.
Ma…qualcuno non gli badò.
E quel qualcuno
…”
“…fu Irvine.” Concluse
Zell.
Selphie annuì di nuovo,
mestamente.
“Già…invece di fare come
noi, sparì un colpo, uccidendo Seifer. E nel tempo in cui
noi restammo impalati
a guardare il corpo di Seifer senza vita, furiosi con lui ma anche con
Irvine
per aver rischiato così tanto che uccidesse Rinoa, lui la
portò via.”
“Ma la sua fuga non durò
molto.”
“Ti ricordi bene, Zell;
infatti riuscì a malapena uscire dal Garden e lasciare Rinoa
che si dimenava
tra le sue braccia, perché Squall li aveva rincorsi e
fermati proprio
all’entrata dell’edificio.”
“Ora…ora collego tutto.”
“Squall gli dichiarò
odio eterno dopo aver riportato Rinoa in salvo. E da quel giorno,
ovviamente,
Squall non lo vuole più vedere.”
Zell sbuffò,
mortificato.
“Sono uno stupido.”
“…e sbadato.” Aggiunse
Selphie, sorridendo tristemente.
Il biondo scosse il capo
e si alzò.
“Non posso permettere a
Squall di rovinarsi a causa mia.”
Selphie lo guardò con
sguardo interrogativo, incastrando la sigaretta tra due dita.
“Zell, che cosa vuoi
fare?”
Il bel ragazzo la
guardò, abbozzando un sorriso.
“Quello che dovrebbe
fare un vero amico.”
E così dicendo, uscì di
casa, lasciandosi alle spalle non solo la porta chiusa, ma anche una
Selphie
turbata e per niente tranquilla.
***
“Squall,
io…”
“Shhh…”
Sento il suo dito
premere sulle labbra. È caldo, maledettamente caldo.
“La colpa è mia, non
avrei dovuto mandarti da sola.”
La sua voce è morbida,
rassicurante.
Non
posso far a meno di amarlo. Non posso.
E mi perdo in quelle
gemme color del cielo, assaporando in tutto il loro sapore la sua pelle
chiara,
le sue labbra, i suoi capelli che scomposti gli cadono sulla fronte.
E’
semplicemente…bello.
E io…lo amo.
Tra le sue braccia, mi
sento al sicuro, protetta.
Ma,
nonostante la sua
bellezza incomparabile mi incanti sempre facendomi dimenticare ogni
cosa, alle
mie orecchie non sono sfuggite le sue parole appena mormorate ma
udibili.
Colpa
mia….
No! La colpa
è mia,
mia, e solo mia!
Scuoto
il capo, e lui me
lo blocca con le mani.
Ci guardiamo fissi negli
occhi e il silenzio sale fino a farmi fischiare le orecchie.
Ho voglia di
baciarlo….quelle labbra così invitanti e
così tanto amate, non chiedono altro.
Ma non posso. Devo
spiegare….devo parlare…
Perché diamine è così
difficile, oggi?
Ma
ti sembra una domanda da fare, quando hai un
ragazzo del genere a un centimetro dal tuo naso e le sue mani sulle
tempie??
Vocina
bastarda…
“Squall…non
è colpa
tua…io…”
Scuote il capo
sorridendomi.
Oh mio Dio….è un
miracolo se resto ferma sotto la stretta delle sue mani e non gli salto
addosso.
“Lo sai che sei ancora
più bella quando piangi?”
Squall….
Non trattarmi così bene,
sono una stronza….sono andata a letto con un
bastardo…con l’uomo che odi più di
quello che ha ucciso….
Squall…
Provo a rispondere
socchiudendo le labbra, ma lui mi anticipa, coprendole con le sue.
Squall….Squall….
Le
sue labbra a contatto
con le mie scottano, quasi.
Ma come fa a baciarmi,
dopo quello che ho fatto?
Come fa?
….
Squall….
Sento
la gola bruciare
mentre la sua lingua esplora il mio palato, danzando con la mia.
No…Rinoa, basta
piangere…basta.…piangere…
Ma
l’ amore, è più di
qualche lacrima. L’amore è più di ogni
cosa. Del tradimento. Del rancore. Della
rabbia.
L’amore è su ogni cosa,
il sentimento più forte che esista.
Ed è lo stesso che sto
provando adesso io per lui, per l’uomo che mi sta baciando
nella penombra della
nostra cucina, tenendomi dolcemente il volto tra le sue mani.
Ti
amo, Squall.
Amo te, il tuo corpo, i
tuoi occhi, il tuo dolce profumo, le tue labbra.
Amo te, quello che pur
di salvarmi e avermi, ha giurato odio a uno che un tempo era suo amico.
Io,
Rinoa Hertilly, amo te, Squall Leonheart.
Poi,
come se fosse
lontano anni luce da casa nostra, e dalla città, e dal
mondo, un sottile suono
ovattato stuzzica le mie orecchie, adesso impegnate a sentire il suono del suo respiro con il mio, del suo cuore battere con me.
Ma
quello strano suono
lontano e senza armonia deve aver raggiunto anche le sue, di orecchie,
perché
lo sento allontanarsi, molto lentamente, uscendo dalla mia bocca, e poi
staccandosi dalle mie labbra arrossate.
Mi tiene ancora il volto
tra le mani.
Restiamo un momento a
guardarci, mentre proviamo a tornare alla realtà
così come ce ne siamo
allontanati.
E la
realtà non tarda ad
arrivare.
Quel maledetto suono
insistente che scopro essere il telefono, mi trapana i timpani quasi a
farmeli
scoppiare.
Decisamente, era meglio
il nostro silenzio.
Fa
scivolare lentamente
le mani sulle mie guance arrossate e si volta, leggermente stizzito.
Ma non voglio che
risponda.
Sento che le lacrime
scenderebbero di nuovo e io…non voglio più.
Gli prendo un polso, e voltando
la mano con il palmo verso di me, deposito un piccolo e dolce bacio
sulla sua
pelle chiara.
Lui
mi guarda
piacevolmente sorpreso e io…gli sorrido.
Il contatto con la sua
pelle mi ha fatto rinascere.
Il suo dolce profumo,
un’ effluvio che sa di limone, di ciliegio, di
fragola…di noi, ha stuzzicato le
mie narici, entrando con la forza di un uragano dentro di me e
rinnovando la
tempesta d’amore che già portavo dentro,
conservando il suo ricordo.
Sorrido.
Mi
sento più libera,
ora, più pulita.
Di nuovo la
Rinoa di Squall. La Rinoa
innamorata. La SUA Rinoa.
Sorrido,
di nuovo.
Poi
lo supero e
lentamente mi avvicino al telefono che insistentemente continua a
suonare.
Afferro la cornetta e
l’appoggio all’orecchio.
Respiro profondamente,
prima di rispondere.
“Sì?”
Ho la voce roca, ecco
cosa c’era che non andava.
Ma quello dall’altra
parte del cavo sembra non farci caso.
Anche perché…è Zell.
“Ri…Rinoa?”
Sorrido. Sì, ancora.
“Sì, sono io. ciao,
Zell.”
“Oh….ehm, ciao.”
Balbetta.
Come sottofondo sento il
rumore delle macchine. Dev’essere col cellulare.
“Vuoi dirmi….?”
“Stai bene?” Me lo
chiede con troppa foga, troppa energia.
“Sì, io sto bene…ma,
Zell, tu….?”
Un attimo di silenzio in
cui sento Squall avvicinarsi.
“Io….” Tentenna. Non va
bene. “..sì, sì, certo. Potresti
passarmi…Squall?”
Ecco cosa c’è. Squall.
Chissà perché, ma riesce sempre a mettere in
soggezione anche i suoi più cari
amici.
“Certo, Zell.”
Guardo Squall che mi
sorride, prendendo la cornetta. Non c’è bisogno
che disegni il contorno della
parola ‘Zell’ con le labbra, dopo averlo ripetuto
almeno due volte ad alta
voce, non ce ne sarebbe stato bisogno.
“Che succede?”
Dalla faccia di Squall
capisco che Zell gli sta dicendo le solite cose assurde, come al solito.
Ma poi…. sgrana gli
occhi. Sembra che non creda alle sue orecchie.
Che cosa gli ha detto
Zell di così strano?
Tento di capire
qualcosa, ma non sento nulla.
Poi faccio un passo indietro,
perchè a sorpresa Squall grida: “No, Zell!
No!”
Guarda
la cornetta che
evidentemente non ha più la linea e riattacca.
Scuote il capo
nervosamente e si volta a guardarmi.
Gli occhi…gli luccicano.
“Zell vuole andare da lui.
Adesso.”
_Note autrice_:
Salve a tutti! ^^ Ecco
qua il terzo e penultimo capitolo. Con il prossimo si
chiuderà la mia prima fic
(*___*) e spero vi sia piaciuta. Intanto, vi chiedo commenti su questo
capitolo, al prossimo c’è tempo xP
Baci a tutti, lettori e
non commentatori ^^
Ringraziamenti:
_Rinoagirl89_: Ciao! ^^ Spero che il
piccolo problema sia risolto ^^’
Passando al capitolo…hai gradito? Il motivo della rabbia di
Squall è stato
svelato e ora…ci saranno le battute finali ^^ Al prossimo
chap, cara! Grazie di
aver commentato, baci Gin ^_^
_Little_Rinoa_:Ciao! Grazie dei
complimenti, sei davvero gentile! *me
arrossisce* Grazie dell’accorgimento sui dettagli, avevo
fatto degli errorini
di distrazioni ^^’ Spero che questo chap ti sia piaciuto^^
PS: lo so che la
one-shot ne prevede uno di capitolo, ma come ho detto nel primo questa
è,
diciamo, una short fic, cioè una fic con pochi capitoli. Lo
so è da matti…ma
una one-shot non so se sn ancora in grado farla. ^^ Spero che
continuerai a
leggere e commentare…baci Gin ^_^
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Capitolo 4 *** You'll never be alone again ***
*You’ll
never be alone again.*
L’
amore è più di qualche
lacrima. L’amore è più di ogni cosa.
Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il
sentimento più forte che esista.
Sdraiato
sul letto di una camera d’albergo, coperto fino al bacino da
fresche lenzuola
bianche e ripetendosi quelle parole nella mente come ad
auto-flagellarsi, Irvine
pensava.
Pensava
all’amore.
Aveva
mai amato lui? O meglio, era mai stato in
grado di amare?
E se
nemmeno lui sapeva darsi una risposta, allora non c’era
speranza.
Perché
lui…era solo.
Sì.
Irvine Kinneas, era solo.
Tra i
giocattoli, tra i banchi di scuola, tra le ragazze, tra quelle lenzuola.
Solo.
Viveva
esclusivamente per misurarsi con sé stesso, saziare i suoi
vizi, far godere la
sua anima impura e ormai, sporca.
Sporca…
Il
giovane chiuse gli occhi e le labbra gli tremarono.
Non
sarebbe mai più stato in grado di pulirla. Mai
più sarebbe stato il puro
bambino che tanti anni prima era stato innamorato di Selphie Tilmitt,
all’orfanotrofio.
Mai
più.
Con uno
scatto si alzò a sedere e tirò un pugno rabbioso
sul materasso.
Selphie era
stata dimenticata.
Da tempo, ormai.
Quel
posto, in un angolo del suo cuore –se ce l’aveva
ancora, un cuore- lasciato
vuoto dal suo ricordo, era stato riempito dalla ragazza più
bella, più dolce e più
sexy che Irvine avesse mai conosciuto.
Rinoa.
Poteva
sentire ancora il suo profumo tra quelle lenzuola, il frusciare dei
suoi
capelli sul cuscino, il ritmo del suo respiro aumentare.
Poteva
sentirla tra quelle coperte, come se non se ne fosse mai andata.
Inspirò
profondamente, inebriandosi del suo dolce effluvio e gettando la testa
all’indietro.
Aveva
fatto sesso con lei.
Quella
notte, l’aveva avuta.
Ma
allora perché….perchè adesso si
sentiva così vuoto? Così rotto a metà?
Sarebbe
dovuto essere soddisfatto…compiaciuto della notte passata.
Eppure…
“Rinoa?
Stai bene?”
“Ti ho chiesto anche se stavi
bene prima.”
“Dovresti ringraziarmi.”
Impossibile.
Lui…
No,
impossibile.
E
allora perché le aveva chiesto se stava bene?
Perché!?!
L’
amore è più di qualche
lacrima. L’amore è più di ogni cosa.
Del tradimento. Del rancore. Della rabbia.
L’amore è su ogni cosa, il
sentimento più forte che esista.
Era
vero. Senza dubbio, l’amore era il sentimento più
forte e distruttivo che
esistesse.
Si
morse un labbro.
Quindi?
Si
era...innamorato di lei?
Rinoa….
Ecco
perché non si sentiva completo, quella mattina. Ecco
perché si sentiva così
vuoto, così spezzato a metà.
Lui aveva
fatto sesso con Rinoa, non l’amore.
Si prese
la testa tra le mani artigliando i morbidi capelli scuri.
Era
diventato debole….debole…
Da quel
maledetto giorno in cui aveva ucciso Seifer e tentato di rapire Rinoa,
la sua
preda da sempre prediletta, si era sentito così
vulnerabile…vulnerabile all’amore.
Si
alzò
dal letto e fece in tempo a vestirsi, prima che dei colpi sulla porta
lo
facessero trasalire e lui alzasse lo sguardo confuso.
***
[Mezz’ora
prima]
“Che
cosa?? Ma…ma perché?”
Squall
scuote la testa mestamente prima di voltarsi e infilare le mani in
tasca
nervosamente.
"Perché
vuole dargli una lezione. La stessa che vorrei fare
io…”
“No!”
“…Ma
che non attuerò, perché so che non saresti
d’accordo.”
Resto
ferma con il braccio a mezz’aria per qualche secondo, prima
di sorridere e
abbassarlo lentamente.
Squall…
Com’è
possibile che tu sia così affettuoso e dolce anche in un
momento come questo?
Sei così…così
ammirevole.
Dio…quanto
ti amo.
“Squall…”
Faccio un passo, e lui si volta.
Ci
guardiamo per attimi lunghi intere stagioni, poi lui mi guarda serio,
prendendomi
una mano.
“Andremo.
Non lascerò che Irvine gli faccia del male.”
“Oh,
Squall…”
“E’
molto provato dalla guerra, non è al massimo della
condizione. Non potrebbe mai
farcela da solo contro di lui. Lo so bene.”
Le
lacrime mi appannano la vista mentre stringo le dita attorno alla sua
pelle
calda e soffice.
Sì,
Squall, sei proprio cambiato.
“Grazie…”
Mormoro, sull’orlo delle ennesime lacrime.
E dopo
un caldo sorriso, scioglie la stretta delle nostre mani, sussurrandomi:
“Andiamo."
***
Irvine
guardò la porta poi la finestra dalla porta opposta.
Poi si
voltò di nuovo, posando gli occhi ora sul suo corpo nudo, in
piedi, in attesa
di un comando.
Ancora,
le sue orecchie avvertirono quell’insistente bussare.
Afferrò
i vestiti abbandonati a terra dalla notte prima e li indossò
in un attimo.
Dopo un
lungo respiro, infine, andò alla porta, cercando di
riacquistare il suo solito
atteggiamento rigido. Posò la
mano sulla maniglia e guardò per secondi interminabili il
legno davanti a lui.
Sentiva uno strano respiro venire da fuori…
Aggrottò
la fronte. Chi poteva essere?
‘Non lui’
Cercò di convincersi, colto da un
dubbio. ‘Non lui’.
Abbassò
la maniglia e con uno scatto la porta si aprì.
Fece in
tempo a scorgere due occhi azzurrissimi che lo fissavano in tralice,
una chioma
bionda tenuta ferma dal gel, e due labbra stringersi, candide e
conosciute,
prima di venire scaraventato lontano, oltre la soglia, con un dolore
lancinante
allo zigomo destro.
Sbattè
forte la testa sul pavimento e le tempie cominciarono a pulsargli.
Cazzo…
Non
ebbe il tempo di pensare altro, rannicchiato per terra e con le mani
sul capo,
perché un calcio lo colpì in pieno stomaco,
facendogli mancare il respiro per
parecchi secondi.
Sputò
qualcosa di caldo, forse saliva, mentre la testa cominciava a girare e
a
pulsare insieme, facendogli venir voglia di vomitare.
Ma quel
dolore non cessò, ripetendosi invece più,
più e più volte.
La
testa vorticava, la nausea aumentava, vomitava sangue. Mentre con le
mani e con
le gambe cercava di proteggersi più che poteva dai calci che
quel qualcuno gli
scagliava senza pietà.
Ma
poi,
ad un tratto, proprio quando –ne fu certo- avrebbe potuto
perdere i sensi, i
colpi cessarono.
Il
pulsare alla testa continuava come quello in tutto il resto del corpo,
ma
presto ci si abituò.
Sì,
ci
si abituò, perché colui che l’aveva
aggredito così, entrando in casa sua di
sorpresa senza dire nemmeno una parola, respirava a fatica tenendosi la
gola in
piedi davanti a lui -o a quello che ne era rimasto, di lui.
Irvine,
una palpebra abbassata, l’altra affaticata, lo
guardò dal basso, mentre il
sangue continuava a scorrere sul suo viso donandogli un piacevole
calore.
Vide Zell appoggiarsi a
un mobile e
riprendersi lentamente.
Stava
male. Molto male.
Perfetto.
Irvine
ghignò.
La sua
anima sporca non avrebbe avuto nulla da temere. Le riflessioni di poco
prima
erano state solo una parentesi nella sua misera vita.
Una piccola
parentesi in tutta
una vita.
Sarebbe
rimasta sporca, mai più avrebbe provato a pulirla, mai
più l’avrebbe fatta
ritornare un’anima.
Si alzò
a fatica, riuscendo però a mantenere un insolito equilibrio,
continuando a
fissare la figura piegata del biondo, ancora le mani sulla gola.
Ebbe un
improvviso giramento di testa, ma riuscì comunque a non
cadere.
Si
appoggiò al letto poco distante e riprese quel fiato che
Zell gli aveva
mozzato.
Chiuse
gli occhi e dopo aver inspirato profondamente… li
riaprì.
Il
celeste candido delle sue iridi scintillò di una luce
strana, di una vendetta,
di un attacco…
Facendo
pressione sul materasso sotto di lui, si mise in piedi, lo sguardo
fisso sulle
coperte.
Poi ghignò…pericolosamente.
Dopo
aver dato un’ultima occhiata a Zell che, tenendosi la gola,
non accennava a
riprendersi, Irvine afferrò il materasso di fronte a lui e
facendo più forza
che potè, lo alzò.
Tremava
leggermente, le braccia erano piene di graffi, ma riuscì
comunque a tenerlo sollevato.
I suoi
occhi azzurri si posarono per un attimo su qualcosa di scintillante
sotto il
materasso, prima che ghignasse e si abbassasse per prenderlo.
***
“E’
questo l’hotel?”
Guardo
in alto e i miei occhi si posano su una scritta scintillante che
recita: ‘Hotel
in Dollet’.
Annuisco
decisa..
“Sì.”
“Andiamo.”
Chiudo
le dita nella mano di Squall e insieme a lui entro in quel maledetto
hotel
sporco di tradimento.
La
hall
è uguale alla sera precedente, solo un po’ meno
affollata.
Vi sono
dei divanetti disposti a ferro di cavallo sulla destra e la reception
sulla
sinistra.
Ma dopo
solo un passo, mi blocco: riconosco un cameriere della sera prima che
mi fissa
con insistenza, prima che si allontani con un vassoio in mano senza
dedicarmi
altre attenzioni.
La
mano
di Squall stringe la mia e subito mi volto.
“Ehi…
tutto ok?” Mi dice con dolcezza, capendo il mio problema.
Lo
guardo un attimo godendo del
calore dei
suoi occhi su di me, poi abbozzo un sorriso e mi sciolgo. Ero diventata
tutta
rigida.
“Sì.”
Dico,a annuendo debolmente. “Scusa…”
Abbasso
lo sguardo.
Oddio,
che sensazione terribile.
Mi
sembra di essere di nuovo tra quei vassoi pieni di bicchieri colmi di
alcolici,
mi sembra di sentire ancora voci indistinte che mi giudicano, che
ridono, che
mi gridano contro…vedo gente che mi spintona, mi fa
male…
E
infine –il cuore fa un balzo dalla sorpresa-…mi
sembra di vedere lui. O meglio, i
suoi occhi.
Sono
spuntati dal buio, tra tutti quei corpi senza nome, porgendomi una mano
grande.
Irvine.
Una
fitta forte allo stomaco, alla testa, alle mani.
Ritorno
alla realtà, e, come se cadessi da un burrone, realizzo che quello che ho
davanti, non è
Irvine.
“Rinoa…”
Alzo gli occhi sui suoi. Lo vedo a fatica con le lacrime agli occhi.
“Non devi
preoccuparti. Adesso, ci sono io.”
Sì,
Squall. Ora, ci sei tu.
E la
tua voce.
Non ammaliante. Ma dolce.
Annuisco
e, la mano stretta nella sua, raggiungiamo all’ascensore.
***
L’avrebbe
davvero fatto? Avrebbe davvero ucciso un suo vecchio amico di avventure
per
scappare? Per salvare la sua vita?
Per
salvare….cosa aveva detto?
Lui non aveva una vita.
Aveva
un’esistenza. Un’esistenza priva di scopi e
felicità, solo cattiveria e
vendetta. E lussuria.
Un
crampo allo stomaco, un dolore lancinante all’altezza del
petto.
E,
nonostante tutto…era riuscito
ad innamorarsi…
Con
rabbia strinse di più il fucile che teneva in mano, puntato
al petto del suo
vecchio amico biondo, del suo vecchio amico Zell.
Avrebbe
davvero spezzato una vita per salvare la sua schifosa esistenza??
Davvero,
sarebbe stato capace di farlo?
Le
dita
gli tremarono per un attimo a contatto con il grilletto.
“Devo
farlo per mia madre… per mia
madre!”
Zell
aveva sempre amato sua madre….
“Edea,
ti proteggerò io, non
devi aver paura.”
Zell
aveva sempre La
Madre…
Una
rabbia mista a dolore e a sofferenza gli fecero pulsare le ferite
riportate
dopo lo scontro di poco prima con Zell.
Perché
Zell…amava davvero.
Zell…era
in grado farlo.
Zell,
ne era capace.
Fece
una leggere pressione sul grilletto.
Lui no.
***
“E’
la 155!”
“Ok…
dai, andiamo!”
Io e
Squall stiamo correndo per un lungo corridoio dalla moquette rossa alla
ricerca
della stanza di Irvine, dove sicuramente si trova anche Zell.
Zell…
Starai bene?
Non
devo pensarci, non devo… Squall ha ragione, devo mantenermi
più calma possibile
e pensare solo ad arrivare da lui il prima possibile.
Svoltiamo
l’ennesimo angolo.
“Dovrebbe
essere…Oh!”
Ci
fermiamo entrambi all’inizio del corridoio, fissando con
sorpresa mista a
curiosità la figura esile che sta correndo dalla parte
opposta alla nostra.
Si
ferma anche lei e ci guarda stupita, portandosi una mano alla bocca.
Restiamo
così per almeno cinque secondi.
“Squall!
Rinoa!” Esclama.
Squall
stringe la mia mano e mi precede camminando verso di lei.
“Selphie…come
mai sei qui?” Le chiede lui una volta raggiunta.
“Mi ha
preoccupato il modo in cui Zell è uscito di casa e allora
l’ho seguito. Voi?”
Sposta
lo sguardo da uno all’altro, agitata -la vedo indugiare un
secondo di più su di
me, ma non dire niente-.
“Zell
ci ha chiamato dicendo che sarebbe venuto qui.”
Selphie
annuisce mestamente, poi chiude gli occhi.
“Ho
paura per quello che possa accadergli.”
Le sue
parole le si spezzano in gola, troncate dalla paura e dai ricordi
dell’ultima
guerra, scaldandomi il cuore.
La
guardo con preoccupazione mista a tenerezza.
Selphie
era sempre stata forte. Sempre. Fin
dal primo giorno in cui ci siamo conosciute,
lei era quella più determinata, più
energica.
Questo
rendeva forti anche noi, sempre, accanto a lei.
Come
durante l’ultima guerra, nella quale avevamo combattuto
fianco a fianco contro
il male, lei ci aveva conferito coraggio, forza e unione.
Ma, si sa,
quando una persona è troppo forte, prima o poi rischia di
rompersi.
Quello
che accadde proprio a lei, Selphie.
Da
quando è finita la guerra e Zell vive con lei, lei si
è molto attaccata a lui,
e di conseguenza alla sua malattia, che i medici dicono incurabile.
La
paura di perderlo, di vederlo morire sotto i suoi occhi, l’ha
divorata,
indebolendola e facendola diventare tanto, tanto fragile.
Il solo
pensiero di non averlo più accanto a sé, la
distrugge.
“Selphie…”
Le prendo una mano, lasciando per
poco quella di Squall, e lei mi guarda stupita, nonostante veda i suoi
occhi
brillare di una luce strana, simile alla gratitudine.
“Vedrai
che andrà tutto bene. Ora dobbiamo solo raggiungerlo e
assicurarci che stia
bene… Non gli accadrà nulla.”
I suoi
begli occhi celesti si riempiono di lacrime alle mie parole: vedo tutto
il suo
dolore riflesso in quegli specchi trasparenti, e la gola inizia a
bruciarmi
dalla commozione… ma poi, tristemente, annuisce.
“Sì…andiamo.”
***
Irvine
strinse i denti. La fitta al cuore faceva male….tanto che,
ne era sicuro,
avrebbe potuto ucciderlo.
Per
questo doveva farlo…doveva premere
il
grilletto.
Doveva uccidere. Lui.
Indietreggiò
di un passo, il fucile stretto in mano.
Si
fermò a fissare le sue iridi color del mare in quelle di
Zell, sofferenti e
impotenti -ma non impaurite.
Irvine
doveva farlo.
Doveva…
Ma poi,
come se avesse ricevuto l’ennesimo pugno,
all’improvviso, spalancò gli occhi.
Avevano
bussato alla porta.
Un
silenzio irreale e quasi di terrore cadde nella stanza. Attesa.
Il
suono si ripetè, accompagnato poi da delle voci che Irvine
non riconobbe.
Doveva
farlo…
Un
ultimo grido da dietro la porta e questa si spalancò.
Irvine
si voltò di scatto verso quest’ultima, morendo
quasi di infarto nel vedere chi apparve.
***
Rimango
senza fiato per un secondo.
No…un’ora.
No…
un
anno.
Senza
capire. Senza connettere quelle che vedo. Senza dare un senso alle
figure che
sto guardando. Senza comprendere.
Spiazzata.
Completamente.
Mentre
i miei occhi ruotano da Zell attaccato alla poltrona, una malo alla
gola, Irvine
in piedi di fronte a lui e… un fucile.
Con la
punta a sfiorare la testa
di Irvine.
***
Avrebbe
preferito che lo vedesse fare una fine migliore.
Avrebbe
preferito essere lui migliore.
Avrebbe
preferito amarla davvero.
Avrebbe
preferito non approfittarsi di lei.
Avrebbe
preferito non uccidere mai, nemmeno
sé
stesso.
E
invece, con il fucile puntato alla testa, Irvine voleva suicidarsi.
E la
rabbia? E la vendetta? E l’anima impura?
Irvine
sorrise.
Forse sarebbe stata la volta
buona.
Addio
Rinoa.
Non
sono sicuro di amarti… ma…
“Perdonami.”
Fu
un
sussurro, quasi impercettibile, ma qualcuno poco lontano da lui, lo
sentì.
***
“Perdonami.”
Sento
mancarmi il respiro, le gambe cedermi, le forze abbandonarmi.
Una
sequenza di immagini mi riempie la mente, l’urlo di Selphie
rimbomba nelle
orecchie, la mano di Squall che stringe la mia mi brucia la pelle.
E poi...
accade.
BOM.
Le
gambe tremano e mi accascio a terra, in ginocchio, le mani sul volto.
La mia
non è tristezza.
Ma
consapevolezza. Consapevolezza di sapere e di non aver fatto niente per
salvarlo.
Solo
andare a letto con lui.
“Zell!”
“Me ne occupo io!”
E’
stato il mio ultimo regalo, quindi?
Fare
sesso con lui ubriaca?
“Oh
mio Dio…”
“Tu prendi Rinoa! Prendila,
Selphie!”
No.
Perché
lui mi ha chiesto di perdonarlo.
E io…
“Rinoa…Rinoa
ti prego alzati!”
Selphie…
Mi alza
a fatica e insieme usciamo da quella stanza maledetta, seguite a ruota
da Zell
sorretto da Squall.
…
un
giorno, forse, lo perdonerò.
***
Il
profumo dell’erba fresca mi riempie le narici, inebriandomi
del suo dolce
effluvio.
Accarezzo
il manto fatto di piccoli steli verdi e guardo davanti a me.
Un
ragazzo alto e moro sta raccogliendo i fiori per me vicino a una
quercia.
Quel
ragazzo, è mio.
Sorrido.
Lentamente,
alzo gli occhi al cielo.
Piccoli
spruzzi di nuvole colorano un cielo blu della prima primavera.
Un
cielo blu… come i tuoi occhi che ormai non ci sono
più.
Sorrido
amaramente ripensando a quella maledetta mattina di qualche mese fa,
nella tua
camera d’albergo.
E
rivivendo quei momenti, le tue parole mi rimbombano di nuovo in testa,
come una
tortura.
Riascoltandole,
adesso lo capisco.
Capisco
ciò che devo fare.
Perdonare.
E ti
perdono, Irvine Kinneas.
Io ti
perdono.
E, forse,
non sarai mai più
solo.
-Fine-
_Note
dell’autrice_:
Fine!
Spero vi sia piaciuta… non ero molto sicura di essere
riuscita a rendere
perfettamente le circostanze come avrei voluto ma… beh,
spero comunque che vi
sia piaciuto nella sua drammaticità.
Ringrazio
coloro che hanno letto e recensito con piacere e chi ha semplicemente
letto
senza commentare. E’ comunque un piacere, scrivere ^__^
E ora…
i ringraziamenti.
_Selhin_: *_* Oh,
grazie, sei
gentilissima! *me arrossisce* Ti ringrazio anche per averla messa nei
preferiti
^^. Dopo queste poche prime parole di ringraziamento…ti
è piaciuto il capitolo?
O meglio, la fine? E’ stato un po’ difficile
scriverlo per me, e soprattutto i
punti di vista di Irvine, un personaggio complicato e introspettivo.
Spero
che ti sia piaciuto e che leggerai anche altro di mio! ^^ Ti mando un
grande
bacio, Ginnever *_*
_Rinoagirl89_: Ciao! xD
si, ora è tutto a
posto! Comunque grazie, spero che anche questo ti sia piaciuto ^^
Sì, Selphie
fuma…non so da dove mi sia uscita sta cosa, ma quando ho
scritto che si sedeva
sul divano, me la immaginavo che fumava ^^ Spero comunque non sia stato
un
problema! xD Cmq si, spero presto di avere il tempo per leggere altre
cose di
te, ora anche con la scuola sono un po’ incasinata.
Ti
ringrazio per aver recensito e averla messa trai preferiti^^
Un
bacio, Ginnever.
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