Necros

di Nemorah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** To break ***
Capitolo 2: *** Illusione ***
Capitolo 3: *** Risveglio ***
Capitolo 4: *** Ospiti ***
Capitolo 5: *** Se non ci fossimo mai incontrati ***
Capitolo 6: *** Piangi ***
Capitolo 7: *** Belanu ***



Capitolo 1
*** To break ***


 

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Capitolo 1                                     

                                                          To break

 

"Silenzio! 

Falsi, arroganti e vuoti dentro.

Un tempo temevate le tenebre.

Io sono qui per ricordarvelo.

"Hell Boy-The golden Army "

 

 

Sveglia alle 6, un'altra giornata di scuola.
-Sinceramente non ne posso più! Disse Anna alla sorellina minore Marta, ma lei certo era troppo piccola per capire la sua mancanza di energie.

L'unica cosa che la faceva andare avanti era quella deliziosa nonché, divina brodaglia nera.

Caffè!

 Si !Con tanto zucchero. (Se anche questo eccesso avesse creato un sovra carico di energia lo avrebbe accolto con benedizione, ormai si trascinava in giro a malapena). 

A 19 anni la sua vita sociale era un disastro, non aveva ne amici e nemmeno un ragazzo. Non che ne sentisse molto il bisogno ma, a volte le capitava di cedere alla volontà di una vita più facile ma, cosa cui rinunciava sempre. 
Troppo facile! Ma d'altronde non era ne bella, ne sexy quindi il mondo non si sarebbe perso gran che. Mentre attraversava il corridoio si trovò davanti il solito specchio che non aveva mai trovato molto simpatico.

Ciò che vide, il suo riflesso.
Non la rallegrò molto.

E' sempre tutto uguale: capelli crespi senza forma, se non quella di una giungla infestata da strane creature, occhi marroni screziati da manciate di grigio cenere qua e la. E' un fisico ne snello ne pienotto, semplicemente strano o particolare.

Comunque lo volesse definire non le piaceva.

Accidenti!!!

Abbassò  lo sguardo scocciata.

Insomma, era solo una anonimamente anonima.
Pare che la vita non potesse fare meglio di cosi.

Cominciò a ridere per l'ironia della situazione.
Per lei l'aspetto fisico non contava molto ma a volte ci pensava e si buttava giù.

“Non importa! Non ci pensare Anna!”

Sistemò la giungla alla ben che meglio, vestita e profumata si ritrovo in cucina a impugnare una tazza di caffè dolcissimo.

“Ormai lo zucchero aveva vinto la battaglia territoriale per la supremazia all'interno della tazza, riducendo il caffè a un ammasso biancastro. 
Lo si poteva definire zucchero con un po di caffè. Ma lui lo beveva di gusto.”

“L change the world” scritto da M

"Il sorriso che si fece strada pigro sulle sue labbra era fantastico!" Pensò sua sorella Marta.

Aveva solo 11 anni ma era già una ragazza molto matura e sapeva fare una miriade di cose perfettamente!
Riusciva sempre a stupire la sorella maggiore.
Eh si! Valeva la pena svegliarsi ogni mattina per preparare alla sua cara sorellona il surrogato del sangue da lei preferito. Fu il pensiero della sorella minore.

Ma ormai era tardi quindi Marta, prese lo zaino e usci dalla porta di casa lasciando che Anna si rilassasse un po.                             

                                                                ° ° °

 

 

La ragazza camminava veloce sapendo di avere solo un ora per pranzare.

Oggi lezione di scherma.

Tuttavia non era un problema perché tirare di scherma le piaceva, era una cosa che la faceva sentire veloce, agile e pronta a difendersi.

Adorava anche  le armi da fuoco, ma per l’assenza di un poligono da tiro nella sua cittadina si era  ritrovata  costretta ad accartocciare questo suo piccolo desiderio.

Una volta a casa, trovò quel pesciolino di sua sorella piantata sul divano che guardare la TV con l'aria di una tigre il cui padrone è stato il suo ultimo pasto. Infatti, Marta, annunciò con gran foga di aver dimenticato il panino a casa e che aveva lo stomaco che le brontolava dalle nove di quella mattina.
Sfortunatamente la sorella minore era molto timida e fiera tal punto che non avrebbe mai ammesso con nessuno di avere fame quindi era rimasta senza mangiare niente per tutta la mattina, una cosa che le capitava spesso, purtroppo. 
Sua sorella era fatta cosi quindi rinunciando alle proteste, si rimboccò le mani e iniziò subito a preparare una frittata con patatine e insalata.                                                                                                                ° ° °

Quel pranzo si era prolungato troppo quindi era in ritardo!
Accidenti!
Di nuovo!
In palestra l'avrebbero uccisa!

Arrivata li pero, nessuno notò il suo ritardo anzi sembrava che nemmeno l'avessero notata quindi tra la noia e la fatica la lezione passò in un lampo.

Fuori l'aria era diventata gelida.

L'inverno era alle porte, la neve avrebbe presto trasformato questa città grigia e triste in una favola di batuffoli gelati.

Mentre Anna rifletteva tra se e se si rese improvvisamente conto di essere osservata.

A pochi passi da lei un corvo posato su un albero poco più avanti rispetto a dove si trovava, la stava guardando con fare imperioso come se stesse cercando di capire “cosa” , questo essere bipede stesse facendo nel suo regno.

Anna fu colta da una forte eccitazione.
Trovava quelle creature affascinanti e belle, quindi vista la rarità di quell'incontro restò li a sostenere il suo sguardo.
Ciò le diede la possibilità di scorgere negli occhi del pennuto un qualcosa di umano.

Odio?Ma come...?

Non ebbe il tempo di  rispondere che la bestiaccia le si piombo addosso.

Quell'attacco fu tremendo e inaspettato ma grazie ai suoi riflessi, il corvo non riusci a colpirla sul  viso.

Tuttavia li artigli affondavano con facilità nelle sue mani riducendo i muscoli e i tendini ad un ammasso di carne e sangue. 

Anna aveva tentato di difendersi e respingere il corvo usando le mani ma era troppo...

Forte.

E allora, urlò!

Un urlo straziante che lacerò il tranquillo velo della notte con cui la città si era avvolta. 

Dopo poche secondi le sue mani erano ridotte malissimo, la voce sostituita da un gorgoglio gutturale segno che gli artigli erano arrivati anche a tagliare la sua tenera gola.

Senza mostrare di volersi ritirare, il corvo affondò un altro attacco stavolta destinato al viso della ragazza. 
Ma a quel punto tutto quello che Anna riusciva a sentire era il rumore sordo della paura e il disgustoso rumore della carne lacerata.

Il dolore che poco prima era insopportabile svani mentre quella creatura amante delle carogne, continuava a colpirla ancora e ancora.

Arretrando sempre più, la ragazza inciampò e cadde giù dalle scale che aveva percorso pochi minuti prima.

La caduta, la perdita di sangue e il dolore, che ora era tornato alla carica ancora più forte, cominciarono ad ottenebrarle il pensiero.

In un ultimo barlume di pensiero, prima di piombare nel buio dell'incoscienza senti due braccia forti che la sollevavano da terra. 

Le mani distruttee insanguinate  della ragazza si aggrapparono  a quelle braccia come se fossero l'ultimo legame rimasto tra lei e la vita.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

 Intanto: “Ciao a tutti!

Spero vi sia piaciuto il primo capitolo di Necros e che vorrete continuare a leggere il mio romanzo!

 Mi raccomando, non fermatevi

poiché la storia diventerà sempre più interessante ! 

So che per ora è lontano dal essere perfetto ma mi farebbe infinito piacere se lo leggeste!

 Vi prego! Datemi fiducia! XD

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Capitolo 2
*** Illusione ***


                                             

                                                 Capitolo 2
                                                   

                                                   Illusione

Anna aveva gli occhi chiusi.
Si era appena svegliata ma riusciva a sentire chiaramente il crepitio della legna che bruciava.
Nella stanza c'era il dolce e pungente profumo del cedro verde bruciato, ci doveva essere un camino nella stanza, intuì la ragazza
L'aria ne era totalmente impregnata.
Era distesa su una massa morbida e un forte torpore l'avvolgeva da capo a piedi, come se il suo corpo fosse avvolto da vellutata acqua tiepida.
Stava cercando di aprire gli occhi ma qualcosa glielo impediva come se quel torpore lottasse per trascinarla di nuovo nel sonno profondo di cui era stata prigioniera per un tempo sconosciuto.
Si fece forza.
Ci riprovò.
Riusciva a distinguere solamente le sue lunghe ciglia e uno sfondo indefinito, era tutto sfocato.
Tutto sbagliato.
Sentiva il bisogno di sapere che cosa fosse successo.
Una mano la fece alzare a sedere e lei senti qualcosa di caldo e morbido posarsi sulle sue labbra.
La vista ora si fece molto più chiara e a solo un paio di centimetri dal suo viso c'erano due occhi dorati e sorpresi.
Si rese conto che quel ragazzo la stava... baciando.
Forse per paura o forse per sorpresa reagi molto malamente, con un balzo abbandonò il torpore di quella stretta indesiderata e...
Pessimo errore!
Perché in un attimo tutto si fece buio e Anna si senti come se la mano scura dell'incoscienza l'avesse afferrata e stritolata nei suoi artigli, come se con il suo corpo avesse attraversato violentemente una lastra di vetro.
Poi spinta da quel dolore
si svegliò.
La sensazione era quella di quando si fanno quei sogni strani in cui senti di cadere improvvisamente, tenti di riprendere l'equilibrio e ti svegli da quello strano incubo madido di sudore.
Ecco!
Era proprio quella.
Ansimava, cercava di respirare ma la gola era carta vetrata.
Sentiva... dolore!
Tanto stramaledettissimo dolore.
Se comparato al torpore di prima questo sembrava l'inferno come se qualcuno l'avesse voluta punire per aver lasciato quelle braccia tanto rassicuranti. Sgranò gli occhi e vide una stanza quasi vuota.
Davanti a lei c'era solo un muro bianco.
Invece accanto vide
un letto d'ospedale ?
Cosa?
Come faceva ad essere li ?
Poco fa era...
Ma come... ?
Aveva sognato ?
Ma era tutto sembrato cosi vero ! Nelle narici sentiva ancora traccie di quel odore, poi anche il suo viso era ancora caldo per il torpore di quella stanza e per quel bacio...
Era in ospedale ma non ricordava cosa avesse fatto per trovarsi li.
Si disse che forse aveva la febbre e che delirava quindi si calmo un poco.
Dopo un secondo nella stanza entrò una infermiera che le fece una iniezione.
Anna aveva tentato di parlarle ma dalla bocca non ne era uscito nemmeno un lamento.
Allora le venne da chiedersi con orrore, se avesse perso la voce.

Non lo sapeva.
Non sapeva più niente...
Lacrime calde invaserò il suo pallido viso punteggiato di graffi e lividi e lei ripiombò di nuovo nella coltre di nubi che ora era la sua vita.

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Capitolo 3
*** Risveglio ***


 

 

 

 

                   

                  Risveglio

 

Ormai erano settimane che Anna continuava a dormire o era in coma, come le diceva la mamma.

A lei pero sembrava più che altro  che dormisse sommessamente.

Per questo continuava a starle vicino e a preparare tanti thermos di caffè e di tè, cosi in caso si fosse svegliata avrebbe trovato qualcosa di buono da bere.

Anche quel giorno Marta era in cucina a preparare filtri e filtri di caffè.

Non andava a scuola da giorni e passava il suo tempo accanto al letto della sorella,

a leggere,

a scrivere o semplicemente a guardarla sperando che si svegliasse.

Cosi quel giorno con la casa silenziosa e lei stanca, stanca di sperare e triste da morire(Pero non si era fermata nemmeno una volta dal compiere quel rituale che le faceva sentire sua sorella accanto ,era arrivata al punto di voler quasi provare a berlo il caffè, rise tra se e se alla sola idea . No non lo avrebbe mai fatto, lo sapeva.)Marta  prese il vassoio con entrambe le mani e con il gomito apri la porta della stanza.

La vista di sua sorella.

In piedi.

Che la guardava

e con un certo stupore anche,

le fece perdere l'equilibrio e il vassoio cadde per terra insieme a tutto il suo contenuto spandendo sul tappeto bianco una macchia marroncina che si estendeva come una pozza di sangue.

Macchiare quel candito tappeto peloso di cotone era appunto come uccidere qualcuno a sangue freddo,

quella macchia non si sarebbe mai tolta.

-Marta ma che succede?

Stai bene?-

Gli occhi castani di Marta erano una pozza di limpido stupore screziato dall'incomprensione che provava. Perché Anna si comportava come se niente fosse accaduto?

Non aveva forse capito che qualcosa era successo ?

Che ormai mancava da mesi?

Questa consapevolezza prima la spaventò ma poi fece nascere in lei una dolce nota di sollievo.

Non c'era alcuna ragione per cui dovesse saperlo, almeno per ora.

Aver perso mesi delle loro vite non l'avrebbe rallegrata di sicuro.

Cercò di ricomporsi di fare finta di niente ma non ci riusci si precipito nelle sue braccia cominciando a piangere e a liberarsi dai vincoli con i quali si era incatenata alla sofferenza e alla perdita.

-Niente scema, solo la tua giornaliera dose di caffè-

Anna le sollevo leggermente la testa, giusto quel poco che le serviva per il contatto visivo. -Ma se sono mesi che non lo bevo!

- Lo sguardo di Marta si riempi di nuovo di lacrime.

-Lo sai allora!- fece la piccolina con voce tremante .

-Ma come fai?

Mi avevano detto che non te ne saresti mai resa conto!? -

-Invece ti ho sentita.

Non sai quante volte avrei voluto risponderti ma il mio corpo non si muoveva e nemmeno la voce funzionava.

Non riuscivo a fare nemmeno un rantolo-

Marta non dava segni di aver capito, sembrava bloccata dentro ad un suo pensiero tanto personale quanto impenetrabile .

Ma allra ora com'è successo? Che ti sei alzata e hai ricominciato a fare le cose di prima?

Lo sguardo di Marta faceva sembrare questa domanda quasi un'accusa ma Anna non pote reagire diversamente se non con uno sbuffo di rassegnazione e tristezza.

-Non lo so!

-Ma giuro che cercherò una risposta!

-Assolutamente !Quindi stai tranquilla, lo sapremmo!

-Ora fai la brava che tra poco dobbiamo chiamare  la mamma.

Devo dirle che sto bene ormai!–

Marta riusci solo ad annuire e rimase insieme alla sorella per tutto il pomeriggio a piangere, a ridere ,a raccontare e a smacchiare il tappeto.

Aveva riavuto sua sorella, ed era al settimo cielo .

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Capitolo 4
*** Ospiti ***


 

 

Pensiero

Alla fine Marta si addormentò ed Anna rimase sveglia ad aspettare la madre.

Elisa apri la porta con il solito rumore, segno che era proprio lei. Anna le andò incontro e l'abbraccio come non aveva mai fatto prima e sua madre rimase paralizzata, non riusciva a credere ai suoi occhi.

-Anna!

-Oh mio Dio Anna!

Ti sei ripresa?Ma come?

Elisa era troppo scioccata per porre altre domande o sentire le spiegazioni di Anna, semplicemente si limitò ad abbracciarla forte, piangendo pensò che era finalmente finito quel inferno.

Avere una figlia in coma era stato come averla persa.

L'incertezza le aveva martoriato l'animo ma era rimasta salda e forte era andata avanti per il bene di Marta.

Ora però era finalmente finita e pur non potendo dimenticare l'esperienza era tornata a respirare.

Lei Anna e Marta dormirono insieme quella sera, gli abbracci, le strette e il calore fece riacquistare loro quel legame che le teneva insieme da tutta la vita ma che l'ipotesi della morte di una di loro aveva spezzato crudelmente.

                                                                               ° ° °

Il mattino dopo pero questa pace rinnovata non ebbe vita lunga.

Faceva freddo anche se il cielo era punteggiato dai raggi del sole che filtravano come al solito dalla portafinestra della sua stanza.

Nel letto non c'era ne sua sorella ne la madre ,quindi si alzo e andò in cucina dove il profumo do caffè era ancora fresco.

Marta non aveva affatto dimenticato le vecchie abitudini.Pensò Anna.

E allora cosa poteva fare se non prendersene una bella tazza.

Sorrise felice  ma mentre versava il caffè senti un grido.

-Marta!che succede?-

-Aiuto!Anna!No !

Ma perché il suo dannato destino non lasciava in pace almeno la sua famiglia ?Si chiese mentre si precipitava verso la stanza di Marta

Era gran cosa forse?

Non sapeva cosa fosse successo ma aveva un brutto presentimento e quel grido non poteva essere dovuto ad una gonna stirata male.

No! Cavolo!

Erano di nuovo nei guai !

Trovò la stanza sottosopra e nessuna traccia di Marta solo le famose gonne bianche della sua scuola che giacevano immobili sopra il letto ancora disordinato. Per terra vi erano alcune cose rovesciate tra cui libri e penne e anche lo zaino era aperto

 Sul pavimento sbudellata e con il seno infossato nel petto c'era la eternamente sorridente Barbie di plastica di sua sorella, Barbie Cavernicola.

La chiamavano cosi perché aveva i capelli sparati all'aria e che non tornavano MAI lisci.

Accanto alla Barbie c'era un cartoncino nero ripiegato a metà. Aprendolo Anna scorse vergata in bianco la più delicata grafia che avesse mai visto in vita sua. Le linee delle lettere erano perfettamente dritte ed armoniche abbracciate da sinuosi archi decorativi .

Il biglietto spiegava benissimo quello che era accaduto nella stanza :

“Stia tranquilla! Sua sorella e nelle nostre mani ma sta bene ,almeno per ora . Se vuole rivederla segua Marcol.” 

La lettere finiva cosi ,non diceva nient'altro.

Il panico dovuto a quella situazione la colpi in pieno petto come una gomitata il cuore aveva accelerato la sua martellante cantilena.

E dove lo trovava questo Marcol?

-Oddio! Cosa ho fatto?

Il bello era che non lo sapeva, non aveva la più pallida idea di cosa volessero, sapeva solo che si sentiva strana a riguardo come se si stesse aspettando il loro arrivo, erano degli ospiti indesiderati o forse no?

Era come se una parte di se gli volesse, desiderasse vederli.

Una cosa strana che non riusci a spiegarsi.

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Capitolo 5
*** Se non ci fossimo mai incontrati ***


           


       Se non ci fossimo mai incontrati



“Stia tranquilla signorina! Sua sorella e nelle nostre mani e per ora sta bene. Se vuole rivederla segua Marcol.” Il biglietto non diceva altro.
Non appena ebbe finito di leggere un'ombra si proiettò alle sue spalle.
-Vieni! La esortò una voce troppo limpida per essere quella di un'ombra, pensò lei.
Infatti girandosi pronta ad affrontare l'avversario si ritrovo davanti gli occhi dorati del suo sogno, troppo dorati e troppo limpidi per essere malvagi.
Quello era il colore che lei preferiva  in assoluto, dorati e screziati di un verde pallido quasi giallo.
Non faceva mai caso all'aspetto fisico dei ragazzi ma quel dettaglio le fece fare un'eccezione...
Aveva capelli quasi di media lunghezza tirati all'indietro in maniera naturale, come se fossero frutto del gesto abitudinario di pettinarli all'indietro con la mano, con un viso magro ma pieno nei punti giusti.
Era attraente,  mascolino con una fronte alta, occhi di grandezza media orlati da ciglia scure e naso un po schiacciato ma perfettamente adatto al suo viso. Il corpo era snello ma muscoloso il che faceva intuire una certa forza e agilità, almeno da ciò che riusciva a vedere attraverso quei vestiti pesanti e neri che lui indossava.
Sembrava perfetto.
Com'era possibile?
Perché?
-Perché? Stavolta a voce alta.
-Cosa?
Chiese Marcol con un tono di voce talmente candido che le fece montare la rabbia.
-Mia sorella?!! -Perché l'avete rapita? Pronuncio l'ultima parola con ribrezzo come se non riuscisse a credere che potesse essere accaduto.
-Non sono stato io. Fece lui con voce neutra ma con l'espressione evidentemente infastidita dall'accusa.
-Io eseguo solo gli ordini, Anna! pronunciò il suo nome con una familiarità che non le piacque affatto.
-Bugiardo! -Io...  Non ti credo! Disse lei quasi sussurrando.
Lui no rispose. In cambio cominciò ad avvicinarsi a lei mentre, Anna notando i suo intendo cominciò ad arretrare spaventata.
-Non toccarmi!! Esortò. Ma lui no si arrese, continuò ad avanzare ed era sempre più vicino.
-Se vuoi rivederla, devi venire con me! -Mai! Lui sembro un po scioccato dal  rifiuto della ragazza come se avesse ricevuto uno schiaffo .
-Hai... -Cosi tanta paura? 
Anna lo guardò intensamente rendendosi conto di aver fatto la figura della donzella in pericolo e spaventata quando  invece lei doveva essere l'eroe.
Doveva salvare Marta! Non c'era tempo per le sciocchezze quindi assunse un'aria di sfida e gli porse la mano destra. Con la sinistra invece estrasse in coltellino svizzero che teneva sempre con sé nella tasca posteriore e con un gesto fulmineo glielo punto al collo guardandolo furente.
-Dimmi dov'è o ti sgozzo come uno stupido, emerito pollo, Marcol! L'ultima parola fu come una carezza tra i loro corpi divisi solo dallo spazio di un filo di seta.
-Non puoi farmi male!  -Quel coltello è inutile! Sembrava stesse dicendo la verità ma lei non gli credette.
-Vuoi scommetterci ? -Lo tengo sempre bello affilato! Marcol non rispose, semplicemente colmò con un altro  passo il poco spazio che divideva i loro corpi e poi sorrise, un sorriso meraviglioso che affascinò e scosse Anna nel profondo. Ma ebbe l'effetto contrario tant'è che lei non cadde ai suoi piedi bensì affondò la lama nel collo aspettando il getto caldo di sangue che l'avrebbe inondata da un momento all'altro ma...
Nulla accade. La lama era sempre li tra le sue mani appoggiata dolorosamente sul collo liscio di lui ma lei restava immobile forse non si era neanche mossa.
Fu allora che lui la baciò di nuovo spingendola con un ultimo passo verso il muro che ormai distava di pochi centimetri.
Quella del bacio era una sensazione meravigliosa come di calore che le pervase tutto il corpo partendo dal centro del petto e arrivando ad abbracciare tutto il suo essere che gridava di estasi.
Il tocco delle sue labbra faceva annebbiare la mente, i suoi occhi dorati come l'ambrosia la stavano cullando verso l'oblio. Voleva sprofondare nel suo petto restare per sempre parte di lui ma si rese conto che era un trucco.
E' cosi che la voleva ingannare?
 Distrarla con un bacio?
 Nulla di più meschino. Sciolse quella catena di passione che legava i loro corpi dimenandosi e cercando di spingerlo via, ma lui era saldamente stretto a lei.
Fu allora che entrambi scomparvero in una nube di fumo nero.

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Capitolo 6
*** Piangi ***


                                           

Piangi pure, Anna.
Non preoccuparti, ti fa bene.
Nasconditi in un angolo e piangi.
Basta che nessuno ti veda...


Asciuga le lacrime e ricomincia da capo.
Non è la fine del mondo...
Sei forte.

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Capitolo 7
*** Belanu ***


                                                         


                                                            Belanu


Improvvisamente erano in un altra stanza, sembrava che il fumo nero gli avesse spostati.
Il nuovo ambiente era enorme e aveva l'aria di essere un ufficio o una sala del trono.
Era arredata in maniera molto elegante con mobili del 1700 e le pareti erano di un turchese molto chiaro. 
In fondo alla sala torreggiava un'enorme scrivania con dietro una sedia decorata elegantemente, e piena di volute dorate sulla la superficie color mogano, bellissima e lussuosa tanto da sembrare un vero e proprio trono.
Improvvisamente una porta laterale si aprì e una donna entrò nella stanza.
-Grazie Marcol, ora puoi andare! Lo congedò la donna.
Il ragazzo fece un profondo inchino e malvolentieri uscì dalla stanza.
-Ciao Anna! La salutò la donna mentre Anna ancora vigile a causa dello scontro di prima la guardò con determinazione, pronta a combattere ancora.
Ma la sconosciuta non sembrava volerle fare del male anzi, era fin troppo impassibile.
Sembrava quasi non averla notata. Anna comunque non si scompose e cominciò a squadrarla. 
 Quella donna era meravigliosamente bella.
Il corpo snello era fasciato da un magnifico abito ricoperto di strane decorazioni, i capelli color ebano le cadevano sulle spalle come due magnifiche cascate.
Il viso era perfettamente ovale e di una grazia divina, aveva labbra piene e leggermente carnose e gli occhi...
Dio! Quelli occhi!
Erano di un magnetico color cioccolato ornati di piccole pagliuzze color ocra con lunghe ciglia ad incorniciare quel capolavoro di sguardo.
La ragazza ne era completamente affascinata, ma qualcosa in quella donna la spaventava.
Tutta quella bellezza non era stata in grado di oscurare quel leggero sentore di follia che la figura davanti a lei emanava. 
-Benvenuta nella mia umile dimora, mia cara! Spero di non averti fatto attendere troppo! Disse la dona con un sorriso seducente mentre si sedeva alla magnifica scrivania.
-Accomodati! Invitò Anna a sedersi davanti a lei mentre con flemma incrociava le lunghe dita sotto il mento perfetto.
-Sai perché sei qui?
-Per mia sorella! Rispose Anna infastidita da tutte quelle domande inutili.
-Non esattamente! Affermo la donna.
Allora per cosa? Chiese Anna ormai stanca di tutta quella situazione, lei voleva solo portare via Marta da questa banda di squilibrati vestiti alla moda!
 Furiosa la donna si alzò in piedi e dal alto della sua figura fulminò Anna con uno sguardo truce.
 -Io sono Belanu, portatrice di luce ma anche regina del male! Non osare mancarmi di rispetto! La sua voce aveva assunto l'intensità di una scarica elettrica.
Si alzò anche Anna sbattendo con forza pugni sul tavolo di mogano scuro.
-Allora mi spieghi in fretta quello che succede perché non ne capisco niente e poi forse le porterò rispetto! Invece per ora lei per me non è altro che una psicopatica che ha organizzato il rapimento di mia sorella!
Belanu rimase interdetta da quello sfogo d'ira. Ma si concesse una bella risata cristallina.
-Molto bene allora! Si sedette di nuovo portandosi le mani davanti al volto incrociandole di nuovo come prima.
-Ascolta con attenzione poiché questo è il tuo destino, ragazzina! 

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