Fragments of summer di Nat_Matryoshka (/viewuser.php?uid=39154)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Art is Art! ***
Capitolo 2: *** 2- Why do you hate mondays? ***
Capitolo 3: *** 3- Love in Pieces ***
Capitolo 4: *** 4- Ice cream with trouble ***
Capitolo 5: *** 5- Walking around in a sunny afternoon ***
Capitolo 6: *** 6- Dance Dance Revolution! ***
Capitolo 7: *** 7- Hana no tanjobi ***
Capitolo 8: *** 8- Cooking Mama! ***
Capitolo 9: *** 9- Pride (not for your sake) ***
Capitolo 10: *** 10- Her hands look so beautiful ***
Capitolo 11: *** 11- Faraway memories (yuyake) ***
Capitolo 12: *** 12- Fighting dreamer ***
Capitolo 13: *** 13- These boots are made for walking ***
Capitolo 14: *** 14- Damned (sad in this sunset) ***
Capitolo 15: *** 15- The Game of Love ***
Capitolo 16: *** 16- Watermelon ***
Capitolo 17: *** 17- Symphonie amoreuse ***
Capitolo 18: *** 18- Forever like this ***
Capitolo 19: *** 19- Tonight ***
Capitolo 20: *** 20- Loveless ***
Capitolo 21: *** 21- Present for a friend ***
Capitolo 22: *** 22- Tenderness, a smile ***
Capitolo 23: *** 23- Here's to the night ***
Capitolo 24: *** 24- The Most Beautiful Letdown ***
Capitolo 25: *** 25- My Sun, Her Moon ***
Capitolo 26: *** Shadow ***
Capitolo 27: *** Donuts ***
Capitolo 1 *** 1- Art is Art! ***
[Quella
che segue è la prima tra
le shot che compongono questa raccolta a tema
“estivo”. Saranno sia sui pairing
(anche i più improbabili XD) che su gruppetti di personaggi
presi anche a caso,
tanto per sbizzarrirsi con la fantasia. Se avete delle richieste, fate
pure!
Liberate la vostra immaginazione, mi piace cimentarmi in fiction strane
XD
buona lettura a tutti!]
Art is art!
[Comico]
“Insomma,
Yachiru, la vuoi finire
con questi tatuaggi?”
È
risaputo che l’estate scateni,
nei bambini specialmente, la tendenza a ricoprire parenti e amici di
disegnino
e decalcomanie varie a scopo decorativo: i malcapitati vengono
costretti per
alcuni minuti all’immobilità, per poi uscire dalle
grinfie dei loro
baby-aguzzini addobbati peggio di un murales, con tanto di firma e
cuoricini
annessi e connessi.
Yachiru
Kusajishi, nonostante
fosse uno shinigami, non era immune da questa tendenza.
“Non
ti muovere, pelatino!” ordinò
la bambina, armeggiando con le sue piccole dita intorno al braccio del
povero
Ikkaku, che sbuffava da far invidia ad un bollitore: a lui era toccato
l’onore
di farsi tatuare una barchetta, un gabbiano e una serie di onde
impetuose.
Yumichika, invece, seduto poco lontano, ammirava i suoi cuoricini
concatenati
con aria giuliva:
“Complimenti,
Yachiru, hai molto
senso estetico!”
La
piccola, compiaciuta all’idea
che qualcuno apprezzasse i suoi lavori, gli sorrise a trentadue denti e
continuò ad occuparsi di Ikkaku, che sembrava sempre
più spazientito.
“Perché
non vai a decorare un po’
il capitano Zaraki?”
“Kennino
ha già un fiore sulla
spalla e un teschio sul polso!” esclamò lei,
arrampicandosi sulla sua schiena e
riflettendo sull’eventualità di disegnargli
qualcosa sulla testa (che offriva
una meravigliosa superficie liscia e sgombra). “Adesso tocca
a voi due, sennò
che squadra saremmo? Dobbiamo essere tutti bellissimi e
tatuati!” terminò,
felice.
“Vedi,
Ikkaku? È questo lo spirito
giusto! Yachiru ha già capito tutto di bellezza ed
eleganza!” esclamò Yumichika
convinto, per terminare il discorso.
Nella
mente del ragazzo
combattevano due istinti omicidi: strozzare lei o picchiare lui?
Per
fortuna i suoi intenti furono
stroncati sul nascere dal capitano Zaraki, che arrivava in quel
momento,
abbastanza trafelato:
“Eccoti
qui, Yachiru!”
Fremendo
di gioia al pensiero di
essere liberato da quella piccola peste, Ikkaku Madarame
sospirò di sollievo e
non prestò particolare attenzione a quanto venne dopo.
“Accidenti,
allora li hai presi
tu! Quante volte ti ho detto che non devi toccare la roba che Kurosaki
porta
dalla terra!”
[Se
Ikkaku avesse avuto dei
capelli, probabilmente si sarebbero rizzate al suono di quelle semplici
parole
che il capitano pronunciò, avvicinandosi alla luogotenente:]
“Sai
che non devi giocare coi
pennarelli indelebili!”
*******
Si,
lo ammetto, non sono normale
XD
L’idea
per questa prima shot mi è
venuta ieri, per caso (come d’altronde mi vengono sempre le
idee..). Così ho
pensato di mettere tutte quelle che mi erano venute in questa raccolta
a tema
estivo ^_^ spero possiate gradirle!
Che
dire, Yachiru che si diverte a
torturare i suoi compagni di squadra mi ispirava troppo XD e in estate
specialmente, quando a tutti i bambini (esperienza personale XD) viene
la mania
dei tatuaggi.. insomma, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Un
grazie speciale a Tsunade_91
(sorellaaa *__*) e a tutti coloro che mi hanno seguita, apprezzando le
pazzie
nate dalla mia mente X°D e a chi ha letto questa fic! Un
piccolo commento (o
una critica) sono sempre bene accette ^__^
Kisses!
Ino Chan
|
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Capitolo 2 *** 2- Why do you hate mondays? ***
Why
do you hate mondays?
[comico, AU]
Da
che mondo è mondo, il lunedì è
una giornataccia.
Anche
quando sei al mare, il sole
ti abbrustolisce la pelle e intorno a te hai persone che ritengono una
vergogna
incredibile il solo desiderare di
starsene tranquilli sotto l’ombrellone a non fare nulla. Per
Grimmjow
Jeagerjacques, era una regola immutabile. D’altronde,
però, come si poteva
trovare la pace con una ragazzina petulante come Nel
che gli saltellava intorno, strillando:
“Gelato! Immersioni! Castello di sabbia! Che facciamo, Grimm,
eh? Che
facciamo?”.
Resistere
ai suoi “attacchi di
noia” era pressoché impossibile..
l’unica a riuscirci era Halibel, che
continuava imperterrita ad arrostirsi a pancia in giù,
nell’audace tentativo di
far passare la sua pelle dalla “fase cioccolato”
alla “fase carbone”.
“Insomma,
dannata, ti ho già detto
che non voglio fare NULLA!” esclamò
l’uomo, alzandosi per scuotere il costume
da alcuni granelli di sabbia. “Se non lo hai ancora capito,
io e Ulquiorra”- e
indicò il compagno, seduto sul lettino di fianco al suo-
“stiamo provando a
rilassarci, solertemente ostacolati dai tuoi tentativi di fare
casino…”
Nel
lo fissò con aria
interrogativa.
“…per
cui, sciò! Torna più tardi!”
terminò, spingendola verso il bagnasciuga e mettendole in
mano una paletta.
“Fai un bel castello di sabbia, e ne riparliamo tra un paio
d’ore!”
Ulquiorra
scosse la testa,
guardando la bambina che si allontanava: “Sei stato troppo
duro, a mio parere.
Che ti ci voleva ad accontentarla?”
Lui
era per la pace e la calma, e
soprattutto odiava vedere gente che discuteva, che fossero anche
cultori della
tranquillità contro marmocchi scalmanati. Grimmjow
sbuffò.
“Tu
parli bene perché sei lì sotto
al fresco… vediamo un po’ se l’avesse
chiesto a te che avresti fatto. Non credo
che ti sarebbe piaciuto rischiare la tua bella pelle color
mozzarella..”
sghignazzò, divertito. Ulquiorra finse di non aver sentito
(ringraziando
mentalmente il cielo di
non essere nelle
grazie di Nel) e si distese con grande sussiego.
Grimmjow
stirò le gambe, provando
a ritrovare la tanto amata Musa del Riposo(che da troppe ore ormai si
rifiutava
di venire in suo soccorso) e rilassandosi in poco tempo.
Il
rumore delle onde… il canto dei
gabbiani.. la brezza marina…
Nella
sua affannosa ricerca, il
pover’uomo aveva dimenticato un dettaglio fondamentale, la
cui mancanza lo
portava alla rovina inevitabile: i
bambini non dimenticano i torti subiti. Soprattutto se sono
piccoli, vivaci
e innatamente dispettosi come era Nel Tu Oderschvank.
E
un’altra cosa che non avrebbe
dovuto scordare, era che la piccola era munita di secchiello, che
può diventare
un arma temibile in mano ad una peste. Ma come poteva rimediare? Ormai
in
estasi da sveglia forzata, Grimmjow si godeva appieno la
vacanza… e non poteva
pensare che, dietro di lui, un soldo di cacio in costume stava alzando
la
pericolosa arma verso i suoi splendidi capelli celesti…
La
secchiata d’acqua lo raggiunse
all’improvviso.
“Ahaaaaaaaa!
E adesso ti sei fatto
un bel bagno anche tu, zio Grimm!”
*****
Bene,
a grande richiesta di Rika_fma_lover
e Tsunade_91, ecco la shot sugli Espada! Anche se il vero protagonista
qui è
Grimmjow, con piccole comparse di Ulquiorra, Nel e Halibel XD (a
proposito, non
so neanche io perché li ho messi tutti insieme.. ma
d’altronde è un’AU, quindi
tutto è possibile!) Il tema trattato stavolta è..
la spiaggia! E i guai che
provocano i bambini dispettosi.. come già per Yachiru XD
conoscendo poco gli
Espada in generale, ho cercato di documentarmi.. spero che
l’effetto sia reso
bene!
Grazie
davvero per tutte le
letture e le recensioni *____* *gli
occhi si illuminano*.. e grazie mille a Tsunade_91 ed Elynnea per i
preferiti! Spero
che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!
Un
bacio, Ino_Chan!
[Prossimo
capitolo: forse IchiHime
o YoruKisu]
Rika_fma_lover: ed
ecco il capitolo sugli Espada! :D spero ti sia piaciuto come il
precedente.. grazie
ancora! ^__^
Tsunade_91: sorellaaaa
*__* anche per te, ecco il tuo adorato Grimmino XD spero ti piaccia!
Elynnea: *__* grazie..
che dire, sono felice che ti sia piaciuto! Yachiru è fonte
d’ispirazione per i
guai XD e Yumichika.. mi sta troppo simpatico, davvero XD
Alfakein: già.. i
bambini a volte sono duri da sopportare XD ma Yachi è
così carina! Grazie :D
LalyBlackAngel: mmh..
più o meno avevo intenzione di includere tutte le coppie,
quindi può andare! :3
per il pennarello.. boh, forse Ichigo lo aveva portato per fare uno
scherzo a
Zaraki XD
|
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Capitolo 3 *** 3- Love in Pieces ***
Love in pieces
[Romantico,
leggermente OOC, serio]
Dopo
tante notti, finalmente in
quella si riposava tranquillamente: nel letto che divideva con
Yoruichi, Kisuke
si rigirò, leggermente sospeso tra sonno e dormiveglia.
All’improvviso,
come se una mano
invisibile fosse scesa a scuoterlo, si svegliò e si mise a
sedere, un po’
frastornato. Sulle prime pensò che fosse stata la ragazza a
svegliarlo (come
spesso succedeva, dato che aveva la spiacevole abitudine di agitarsi e
mollarle
dei calci, anche se non apposta), ma guardandosi intorno si accorse che
di lei
non c’era traccia: il lenzuolo al suo fianco era tirato, e il
suo yukata non
c’era.
Sarà in cucina a bere
latte, come suo solito… anche se
potrebbe risparmiarsi le passeggiatine notturne, viste le sue attuali
condizioni…
Da
compagno perfetto quale si
sforzava di essere, cosa avrebbe dovuto fare? Seguirla (e probabilmente
doverla
convincere a ritornare a letto alla
svelta) oppure tornarsene sotto le coperte e fingere di non
essersi mai
svegliato? Nonostante fosse una persona molto sicura, ogni tanto Kisuke
si
poneva dubbi simili. E non ne usciva fuori tanto presto…
E se.. e se.. fosse già il
momento?
Andiamo,
non era possibile. Era
ancora troppo presto per esserne addirittura sicuri.. come poteva
succedere, da
un momento all’altro?
Dopo
pochi minuti, però, la sua
parte impulsiva ebbe la meglio: era già in corridoio,
attirato da un cantare a
voce bassa e delicata che proveniva dalla veranda.
Yoruichi
Shihoin,
l’irraggiungibile Dea del Lampo, era seduta sul pavimento di
legno della
veranda di casa: indossava un leggero yukata di cotone, e teneva le
mani lievemente
intrecciate in grembo. Il suo sguardo si posava alternativamente sui
rami degli
alberi vicini e sui fiori, coi boccioli tutti chiusi (come se stessero
dormendo),
mentre continuava a intonare quel canto antico, dolce e melodioso, che
sapeva
di calore domestico. Kisuke le si avvicinò piano,
sfiorandole una spalla
seminuda con le dita morbide:
“Yoruichi!
E’.. è.. arrivato il
momento?!?”
La
ragazza lo fissò per alcuni
minuti, incredula e soprattutto momentaneamente incapace di proferire
parola.
La mossa successiva fu uno scappellotto all’indirizzo del
ragazzo.
“Razza
di tonto! Sono al terzo
mese a malapena.. come puoi pensare che sia già ora? Sentivo
caldo, niente di
più semplice.. così sono venuta qui!”
terminò, un po’ seccata per quella
mancanza di acume. Lui (con sublime noncuranza) la buttò
sullo scherzo.
“Hai
ragione, mi sono lasciato
trasportare troppo… scusami”.
Si
sedette accanto alla ragazza,
poggiando la testa vicino alla sua pancia. Lei, presa da
quell’attimo di
tenerezza, iniziò ad accarezzargli i capelli biondi e
spettinati: insieme
osservavano la luna lontana e le stelle, piccole e fioche come tanti
lumicini.
Fu
Yoruichi a rompere il silenzio,
la voce appena incrinata:
“Kisuke..
credi davvero che potremmo
essere dei buoni genitori?”
Lui
alzò gli occhi verso il viso
della compagna, accarezzando le sue guance vellutate (la
luce della luna la rendeva così bella…).
Accompagnò la risposta
col tono più dolce che poteva trovare:
“Ci
ho riflettuto molto anche io…
però, sono sempre arrivato alla stessa conclusione: tutto si
può imparare. Se
anche non dovessimo esserlo, ma non credo (data la tua pazienza),
possiamo
sempre fare pratica col tempo.. e, in fondo, l’importante
è dargli tutto il
nostro amore. E di quello ne ho quanto vuoi, te lo assicuro”
concluse, sereno.
Lei
sorrise, continuando ad
accarezzarlo.
“E
se fossero due gemelli?”
Kisuke
scoppiò in una risata
fragorosa: “CHEEE?”
“Non
è mica impossibile, sai?”
“Certamente
no, ma sarebbe
esilarante.. se uno fosse maschio, lo chiamerei Ichigo”
ridacchiò.
“E
l’altro magari Shaoling? In
caso fosse femmina” scherzò Yoruichi, ironica.
“Beh,
non mi dispiacerebbero, per
intenderci.. anche se spero vivamente che non abbiano i tuoi gusti in
fatto di
accessori! I cappelli stravaganti e specialmente a righe
sarà la prima cosa che
proibirò loro” affermò, poco dopo.
Kisuke
finse di arrabbiarsi: “Ah
si? Bene, e se dovessi vedere in loro la benché minima
capacità di trasformarsi
in gatti, comprerò cane!” esclamò,
facendole il solletico sotto il collo e
iniziando una lotta fatta di morsi e finti ceffoni, che finiva
immancabilmente
in baci ed effusioni dolci.
Lei
alzò lo sguardo, riempiendosi
gli occhi verdi dell’argento della luna.
“Vorrei
che fosse sempre felice
come lo sono ora…”
E,
stretti l’uno all’altro,
ripresero a osservare il paesaggio.
*****
Terzo
capitolo, leggermente più
lungo del precedente, e anche più serio (e smielato..
è un mio vizio XD)
L’ho
voluto dedicare a Yoruichi e
Kisuke, perché li adoro *___* è stata una delle
prime coppie in assoluto di
Bleach che mi hanno colpita, nonostante non avessi mai scritto su di
loro…
spero di aver fatto un buon lavoro!
Yoruichi
incinta era troppo carina
*___* *sogna*
I
nomi dei bambini sono usciti in
un momento di demenza.. Shaoling è il nome vero di Soi Fong,
mi sembrava più adatto
di Soi XD
Grazie
ancora per tutte le
recensioni e le letture.. mi date la carica per continuare! Mi rende
immensamente felice l’idea che ciò che scrivo
possa davvero piacere ^___^
Kisses!
<3 Ino_Chan
[Prossimo:
probabilmente IchiHime]
Lilythkyubi: già! Come
“allegra combriccola” sono davvero perfetti XD
soprattutto Nel e Grimmjow che
litigano, e lei che lo riempie di dispetti.. sono felice che tu
l’abbia
gradita! ^-^
_GaArAInO_: gemeeeeeeee!
Ciao! Sono felicissima che ti siano piaciuti i chappy, sia il primo che
il
secondo! Tranquilla, anche se leggerai in ritardo ne sarò
ugualmente felice!
^__^ per le IchiHime.. probabilmente l’ispirazione
verrà per il prossimo
capitolo :D grazie mille per il tuo entusiasmo, mi commuovi
ç__ç un bacione!
Rika_fma_lover: wow,
davvero hai fatto il cosplay di Nel? Che forza *__* io avrei voluto
fare
qualcosa per il Romics, ma non avevo i mezzi purtroppo XD forse
quest’anno! Già,
Ulquiorra è il re indiscusso
dell’”abbronzatura a mozzarella” XD e il
povero
Grimmjow non può mai riposare.. grazie mille! Sono felice
che ti sia piaciuta
^__^
LalyBlackAngel:
sicuramente in versione “adulta” XD qui
più che altro si trattiene dal non
farla fuori.. povera Nel XD però ho in progetto un capitolo
con lei in forma
adulta! Sono felice che ti sia piaciuto :)
|
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Capitolo 4 *** 4- Ice cream with trouble ***
Ice cream
with trouble
[Comico]
Note:
mi scuso con LalyBlackAngel
a cui l’avevo promessa, ma non sono riuscita a scrivere una
IchiHime decente..
quindi l’ho lasciata “in sospeso”,
optando per questa decisamente più scema XD
spero vi piaccia lo stesso! Buona lettura ^__^
“Siamo
alle solite: non abbiamo
più soldi per il gelato!”
Rangiku
sbuffò, facendosi vento
con la mano nell’inutile tentativo di rinfrescarsi il viso
sudato. Ikkaku,
Renji, Yumichika e il capitano Hitsugaya non sembravano in condizioni
migliori,
tutti accaldati e appiccicosi nelle loro camice e pantaloni rimediate
qua e là,
nel goffo tentativo di rendere i loro gigai più
“normali” possibile. D’altronde
avevano attraversato mezza Tokyo con la metropolitana (che a volte era
fresca
quanto potrebbe esserlo un forno a legna), divertiti e gasati al
massimo
all’idea di “esplorare la vastità del
mondo umano”, come diceva Ikkaku, ma
assolutamente impreparati di fronte a imprevisti come, appunto,
l’eccessiva afa
o la mancanza di denaro.
“Quel
maledetto Kurosaki poteva
pure fornirci di qualche soldo in più, invece di mollarci un
mazzetto di
biglietti e una mappa e lasciarci andare allo sbaraglio! Chi poteva
sapere che
la loro moneta non vale quanto la nostra? Il commesso di quel negozio
mi ha
guardato malissimo, quando ho cercato di rifilargliene
alcune..” borbottò
Ikkaku, leggermente irritato, indicando un negozio di articoli sportivi
alle
sue spalle.
Renji
alzò le braccia al cielo:
“Beh, e vi lamentate? Avete comprato tanta di quella roba da
mangiare da
sfamarci la
Sesta,
l’Undicesima e la Decima
compagnia insieme, e non mi pare che ci siate andati tanto per il
sottile con
lo shopping…” e gettò
un’occhiata eloquente alle buste Rangiku e Yumichika
tenevano in mano (straripanti di prodotti di profumeria per la maggior
parte) e
al pacco di libri che ingombrava le braccia di Toshiro.
La
ragazza si giustificò con un
sorrisetto seducente: “Tutti articoli assolutamente
necessari… ma fa così caldo
che un gelato sarebbe stato proprio un toccasana. Uff, che
peccato…” concluse
con grande sussiego.
Boccheggiando,
ripresero a
camminare.
Nonostante
tentassero di recitare
la farsa dei “grandi uomini resistenti a tentazioni, fatiche
e privazioni”, si
vedeva benissimo che Ikkaku, Yumichika e Renji avevano voglia di un
gelato
quanto e anche più di Rangiku. Il fatto divenne
più che evidente quando si
trovarono a passare davanti alla gelateria più conosciuta e
frequentata del
quartiere, da cui uscivano in continuazione clienti con coppette e coni
colmi
di ogni bendiddio.
Rangiku
aveva la stessa
espressione che avrebbe avuto vedendosi passare davanti Gin in
pigiama…
Yumichika
si ripeteva mentalmente
per convincersi “Gelato: ricettacolo di grassi e zuccheri che
portano
immancabilmente all’acne e
all’ingrassamento”…
Ikkaku
serrava la bocca per
evitare di sbavare (alla vista di un doppio cono con panna e granella
di
noccioline)…
Renji
sforzava la sua povera mente
accaldata a immaginare tutte le idiozie possibili per distoglierlo dal
pensiero
del gelato, con scarsissimi risultati…
L’unico
a non avere problemi era
il capitano Hitsugaya, che per quel giorno si sentiva soddisfatto e non
aveva
bisogno di acquisti o sfizi ulteriori e poi (anche se odiava
ammetterlo) ci
teneva alla linea. Osservò i suoi compagni smaniare di
fronte al negozio e,
scocciato, estrasse un piccolo borsellino dalla tasca: gli erano
rimasti pochi
yen, ma pur di veder finire quella scena patetica glieli avrebbe dati
tutti.
“Tenete,
ho ancora 200 yen: vi andranno
bene per un gelato soltanto, ma è tutto ciò che
ho.. basta che la smettete con
questa sceneggiata!” esclamò, richiamando
all’ordine i sottoposti; ora gli
occhi di tutti erano puntati su quelle monetine scintillanti.
“Non
importa, troveremo il modo di
farci dare una vaschetta con un po’ di gelato in
più!” esclamò Yumichika,
entusiasta (scordando tutti i propositi di dieta fatti in precedenza).
Gli
altri lo fissarono, scettici.
“E
come, di grazia?”
“Ragionate,
ragionate! Non avete
visto il bimbetto di prima? È uscito con un cono enorme,
mentre il fratello
(poco più grande) aveva praticamente la metà del
gelato.. quindi (a mio parere)
basta intenerire la cassiera con un faccino carino, e il gioco
è fatto!”
terminò, compiaciuto della propria abilità.
L’idea
venne a lungo considerata e
discussa:
“Come
si fa?”
“Dite
che si commuoverebbe se
mandassimo Ikkaku con una parrucca in testa e il cappello per
l’elemosina?”
“E
se ci prendessimo solo un cono
grande con cinque cucchiaini?”
Rangiku
era l’unica a non
pronunciarsi: stava fissando Hitsugaya con un espressione che non
prometteva
nulla, proprio nulla di buono. Il
povero taisho se ne accorse subito, mettendosi sulla difensiva:
“A cosa stai
pensando, Matsumoto?”
“Carino..
piccolo.. puccioso
quanto basta… caaaaaro Hitsugaya-
taishoooo” lo carezzò la ragazza con
voce flautata, circondandolo assieme
agli altri.
In
seguito, Toshiro Hitsugaya si
chiese e si richiese cosa l’avesse spinto a piegarsi.
L’affetto
per la sua luogotenente?
No, quello era ASSOLUTAMENTE da escludersi.
Il
senso del dovere? La pena per i
compagni e per il loro cervello ormai evaporato?
No,
probabilmente era stata la
penitenza pattuita a convincerlo: avrebbe preferito sconfiggere da solo
un
esercito di Menos piuttosto che ballare in mutande nel cortile
dell’Urahara
shoten.
“Almeno”,
pensò mentre entrava in
gelateria, “quando torneremo alla Soul Society
potrò vendicarmi in qualche
modo: tutto il lavoro di documentazione passato dalla Quinta compagnia
lo
rifilerò a Matsumoto, e farò un bel discorso sia
al capitano Zaraki che a
Kuchiki-taisho.. impareranno che non possono prendersi simili
libertà con un
superiore, quei quattro…”
Ad
ogni modo, non poteva scappare
da quella situazione. Diamine, era un ragazzo d’onore, lui!
“Cosa
vuoi, piccolino?” la voce
melensa della gelataia gli fece torcere le budella. Biascicò
una risposta,
tentando di apparire il più tenero possibile:
“Potrebbe
gentilmente darmi una
piccola vaschetta? Ho soltanto 200 yen…”
Lì
fuori, Renji, Ikkaku, Rangiku e
Yumichika battevano il cinque l’uno con l’altro,
alla vista della vaschetta di
polistirolo che veniva generosamente riempita per quel bambino
così kawaii.
****
Un
altro bel capitolo matto XD che
ci posso fare, mi è venuta in mente l’idea della
“mancanza di soldi per il
gelato” da un’esperienza personale, e da qui
l’ho sviluppata.. povero Hitsugaya
! Mi è troppo simpatico, anche se lo maltratto un pochino XD
come arco di tempo
nella storia, a occhi e croce dovrebbero essere i volumi 22 e 23,
quando gli
shinigami arrivano sulla Terra!
Come
ho anticipato, mi scuso con
LalyBlackAngel e le altre fan dell’IchiHime, ma non avevo
assolutamente buone
idee per scriverne una.. così, piuttosto che rifilarvi una
schifezza, ho
preferito pubblicare prima questa più comica, anche per
alternarle un po’ ^o^ così
mi prendo tempo, e probabilmente
mercoledì la posterò!
Un
grazie davvero enorme a tutti i
lettori.. e soprattutto a tutte coloro che mi hanno lasciato i loro
commenti,
rendendomi felicissima e dandomi una carica infinita: sono davvero
commossa
*___* mi spingete a inventare sempre nuove storie! Spero di non
deludervi mai
^___^
Grazie
anche a Selenia e Alfakein
per i preferiti!
Vi
amo tutti, dal primo all’ultimo
<3
Ino
Chan
Lilythkyubi: già,
anche a me come genitori sembrano perfetti *__* sono tanto puccini! E
in
sintonia stupenda :D sono felice che ti sia piaciuta!
Elynnea: si, ormai è
una procedura comune..sarà influenzata dal caldo? O dalla
primavera (ormai
quasi estate)? Quella di Shaoling mi è venuta fuori per
caso, sono tutta matta
XDDD sono felicissima che ti sia piaciuta! Grazie ^__^ un bacio!
Midnight_erin: una
nuova lettrice ^__^ benvenuta! Ti ringrazio, mi fa piacere che tu
l’abbia
gradita! Mi piacciono molto, penso che scriverò altro su di
loro *o* kiss!
Alessandra: ma
grazie.. hai recensito addirittura tutti i capitoli!!! *____* si, mi
diverte
descrivere i bambini.. come sicuramente si è visto XD e mi
piacciono molto! Mi
fa moltissimo piacere sapere che tutti i capitoli siano stati di tuo
gradimento! Per quanto riguarda Hiyori.. si, credo che farò
anche un capitolo sui
Vizard, prima o poi.. più o meno voglio scrivere su tutti :)
grazie, ancora! Un
bacione!
Rika_fma_lover: allora
credo che ti vedrò XD (wow, sei altissima *.*) io
sarò probabilmente l’unico
Neji Hyuuga femmina del Romics, quindi penso che ci incontreremo..
oppure una
Retsu Unohana piuttosto bassa, non ho ancora deciso chi fare XD
concordo,
sicuramente sarebbe un bimbo molto figo, con 2 genitori
così.. grazie davvero
:*
Alfakein: tranquilla,
prima o dopo non importa! Mi fa piacere sentirti :D per la IchiHime,
come vedi, ho
dovuto posticipare.. ma mi rende comunque felice sapere che mi
seguiresti
comunque! Un bacione!
LalyBlackAngel: scusascusascusascusa!
*me si inginocchia* purtroppo, non avevo neppure un’idea buca
per una
IchiHime.. però la sto preparando, così da
postarla in seguito! Spero che mi
seguirai comunque, a parte questo mio piccolo
“tradimento”.. ^^ grazie per la
recensione..kisses!
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Capitolo 5 *** 5- Walking around in a sunny afternoon ***
Walking
around
in a sunny afternoon
[Romantico, serio]
Era
arrivata finalmente l’estate,
al quartiere Karakura di Tokyo.
Calda,
piena di zanzare e
decisamente afosa, ma comunque.. la tanto
desiderata estate: scuole chiuse, condizionatori accesi,
più libertà e
soprattutto molto più tempo libero per uscire, passeggiare
con gli amici,
vedere programmi comici, cucinare strane cose…
Insomma,
le attività preferite di
Orihime.
Quel
pomeriggio stava appunto per
preparare un piatto di sua invenzione: dopo un’affannosa
ricerca in biblioteca,
finalmente era riuscita a mettere le mani su un volume di cucina
macrobiotica,
e aveva tutta l’intenzione di studiarlo bene. Le sue
meticolose indagini erano
state interrotte da Tatsuki, con un colpo di telefono verso le cinque
del
pomeriggio.
“Orihime!
Allora sei in casa!”
“Tatsuki
chan! Qual buon vento!
Si, stavo preparando la cena.. ti andrebbe di favorire?”
Nonostante
volesse un mondo di
bene a Orihime e la considerasse la sua migliore amica, Tatsuki
rabbrividì al
pensiero di cosa stava per friggere o cucinare in quel preciso momento.
Trovò
una scusa in fretta, ridacchiando imbarazzata:
“Tranquilla,
non c’è problema..
sono piena da scoppiare dal pranzo di oggi. Piuttosto, volevo chiederti
se ti
sarebbe andato di fare un giretto con me, anche solo per prendere una
granita
al parco. Ti vengo a prendere io” propose, la voce intrisa
della solita
allegria che la caratterizzava.
“Ma
veramente.. ho appena iniziato
con lo sformato di carciofi..” tentò di obiettare
la ragazza. Tatsuki la
incalzò.
“E
dai! Magari incontriamo anche
Ichigo.. di solito esce a prendere una boccata d’aria a
quest’ora..”
“Ok,
a posto. Scendo tra due
minuti.. grazie, Tatsuki”.
Guardando
il suo volto riflesso
nello specchio, Orihime sorrise a sé stessa: qualcosa, in
quel pomeriggio
torrido, sarebbe andata per il verso giusto.
Gli
alberi del parco riuscivano a
fornire un’arma contro il caldo solo parziale: le loro
fronde, infatti, non
erano particolarmente folte, e il fatto che molte delle panchine sotto
di esse
fossero occupate contribuiva a renderle un rifugio poco efficace. Per
fortuna
esistevano i bicchierini di plastica colmi di granita e schegge di
ghiaccio
secco, che Tatsuki e Orihime stringevano in mano da parecchi minuti!
Orihime
stava trangugiando la sua
(all’ananas) con aria trasognata, quando una gomitata e uno
strillo di Tatsuki
la riportarono alla realtà:
“Ecco
Ichigo!”
Era
proprio lui: Ichigo Kurosaki,
compagno di classe nonché cotta segreta della rossa, era
seduto su una
collinetta poco lontana, intento a osservare il cielo che cominciava
leggermente ad imbrunire. Il cuore della ragazza ebbe un tuffo
improvviso.
“Strano..
non vedo Kuchiki.
Probabilmente sarà rimasta a casa…”
nicchiò Tatsuki. “Mi sembra pensieroso..
accidenti, Ichigo quando è da solo assume sempre
quell’espressione. Mai una
volta che l’avessi visto spensierato o allegro!”
[Già.. è Kuchiki
a renderlo sempre felice…]
Orihime
divenne all’improvviso
seria: era vero.. da quando conosceva Rukia, Ichigo riusciva anche a
sorridere,
di tanto in tanto. Le sue giornate sembravano meno nere… e
nel suo cuore
nasceva il dubbio di essere davvero una buona amica per il ragazzo.
Doveva
ammetterlo: un po’ la
invidiava…
Tatsuki
la riscosse nuovamente,
questa volta con gentilezza: in mano aveva una monetina, e un altro
sorriso
incoraggiante solo per lei sulle labbra. Gliela porse.
“Avrei
un’ideuzza… che, penso, non
renderebbe felice solo te. Ci stai?” e le si
avvicinò, con fare da
cospiratrice, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
L’amica
era tutta orecchie.
Poco
dopo, Orihime Inoue
attraversava il parco saltellando felice. In mano, ben stretto per non
farlo
cadere, teneva un bicchiere pieno zeppo di granita alla fragola.
Era
stata l’amica a
suggerirglielo: il modo migliore di risollevare l’amico-
aveva spiegato- era
offrirgli un po’ di compagnia, e magari anche qualcosa di
fresco da bere. Un
po’ titubante all’inizio, in seguito la ragazza si
era convinta: in fondo, che
male c’era?
Magari
non riusciva a rallegrarlo
nei momenti difficili.. ma poteva fare qualcosa per lui
adesso…
Ichigo
era sempre lì, a cavalcioni
di uno steccato un po’ scrostato: con i suoi occhi castani
abbracciava il
paesaggio, riempiendoli dell’oscurità che si
infittiva, del canto gentile delle
lucciole, della luce delle stelle che spuntavano in quel momento.. e
dei
movimenti di una piccola figura dai capelli rossicci, che si avvicinava
sempre
più.
Ora
erano faccia a faccia: lei coi
suoi occhi grigi, timidi e leggermente imbarazzati, e lui, il suo
sguardo
gentile (solo un po’ stupito). Orihime prese fiato,
ricordando
l’incoraggiamento di Tatsuki, e pronunciò la frase
che aspettava da tanto
tempo:
“Posso
sedermi qui da te,
Kurosaki-kun? Ti ho portato una granita!”
Il
sorriso, e la mano che lui le
tese per aiutarla a sedersi furono la sorpresa più piacevole
per la ragazza.
****
Ed
ecco la tanto sudata IchiHime
XD
Sarà
che non ho mai scritto sulla
coppia, ma non mi piace molto come mi è venuta T___T mah..
anche se è più o
meno così che immagino un loro approccio, in modo lieve e un
po’ imbranato come
è Orihime :) spero di non aver deluso nessuna fan!
Cercavo
un gusto di granita che
fosse bizzarro, e mi è venuto in mente solo
l’ananas XD
Sono
davvero felicissima di sapere
che il capitolo precedente vi sia piaciuto! L’allegra brigata
di Hitsugaya
& co. ha avuto successo, insomma!
Che
dire… ancora grazie, davvero
grazie mille per tutte le recensioni e le letture *____* siete un
pubblico
fantastico! <3 <3 <3 adoro scrivere per voi!
*modalità happy: on*
spero mi seguirete sempre ^__^
Kisses!
Ino Chan
Proudstray: ed ecco la IchiHime
:) spero ti sia
piaciuta! Hai perfettamente ragione.. Toshiro è
così puccioso che gli si
potrebbe regalare una gelateria intera! Sono felice che tu abbia
gradito anche
quella sugli Espada ^__^ un bacione! E.. benvenuta, nuova lettrice!
Elynnea: ho davvero
questo potere? *o* ma grashie! Sono troppo felice che la mia
“tortura” a
Hitsugaya ti sia piaciuta XD Gin in pigiama è una invenzione
del momento :lol:
kisses! :*
Rika_fma_lover: allora
forse ci incontreremo! Si, sono di Roma anche io, anche se dei Castelli
:D può
darsi! XD io poi ho cambiato diecimila nick…
È
vero, è un peccato che di
Hitsugaya siano mostrati solo i lati più freddi.. ha un
faccino così tenero!
Sennò sarebbe Byakuya 2 XD kisses!
AllegraRagazzaMorta: Fede
*___* che onore vederti tra le lettrici! Sono felicissima che ti
piaccia la
storia.. sto cominciando ad adorare anche io Yumichika XD è
un grande, che
dire! Grazie ancora :*
Selenia: povero Tosen
XD scherzi a parte, mi fa piacere che ti abbia divertita! Grazie :D un
bacio!
LalyBlackAngel: ed
ecco la
IchiHime!
Spero che anche questa ti piaccia come la precedente ^__^ che dire,
Hitsugaya
ha colmato bene l’attesa! XD che forte quel ragazzo.. un
bacio!
Alfakein: sono
felicissima che Hitsugaya abbia avuto tutto questo successo! Anche se
l’ho un
po’ maltrattato XD è un genio incompreso.. ma
troppo puccetto! Grazie mille :D
un bacione!
_GaAraInO_: ok geme,
no pro! XD mi attrezzerò anche x la HichiHime!
Kisses! :*
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Capitolo 6 *** 6- Dance Dance Revolution! ***
Dance
Dance Revolution!
[Comico,
AU, totalmente demente XD]
“Giuro
che la prossima volta vengo
qui in bikini!”
Il
termometro segnava trentasei
gradi abbondanti, e nell’ufficio si moriva di caldo. Gli
impiegati si
sventolavano con tutto ciò che avevano a portata di mano (in
occasioni come
quelle anche gli odiosi volantini infilati nelle cassette delle lettere
diventavano utilissimi), sognando nel frattempo di riempire la sala
riunioni
d’acqua e trasformarla in una gigantesca piscina.
Rangiku
distolse gli occhi dal
computer, rivolgendo lo sguardo ai suoi colleghi: Nanao Ise, nel pieno
della
cosiddetta “fase catalessi” e Yumichika Ayasegawa,
intento a sfogliare una
rivista di moda con aria noncurante. Gli altri avevano già
terminato (erano
rimasti solo loro tre con del lavoro arretrato da fare) ed erano
usciti, pronti
a godersi un placido week.-end di mare e sole.
“Non
trovate che ci sia come
un’intenzione lievemente
sadica nel
lasciare tre poveri sottoposti a sbrigare delle faccende simili in
piena
estate? Come se non avessimo altro a cui pensare!”
sbuffò Nanao, riprendendosi
per un attimo e aprendo ulteriormente la finestra, come per richiamare
un inesistente
filo d’aria. Yumichika annuì, alzando appena gli
occhi dalla rivista, per poi
rituffarcisi un istante dopo.
“Evidentemente,
lo schiavizzarci nel
periodo delle vacanze è un loro ulteriore
divertimento” ridacchiò la bionda,
decisamente amara: le carte impilate davanti a lei erano parecchie, e
non
avevano certo l’aria di volersi firmare e sistemare da sole.
Sospirando, si
rimise al lavoro, consolandosi almeno col pensiero di una bella doccia
fresca e
del suo telefilm preferito, che la aspettavano una volta tornata a casa.
Tra
sbuffi e borbottii di
stanchezza, il tempo trascorse velocemente.
“Bene,
io avrei finito.. ci
vediamo domani, ragazzi. Scusate se non vi aspetto, ma avrei un
appuntamento
importante, quindi devo correre a casa… buona
serata!” Nanao raccolse la borsa
e infilò la porta, il sollievo dipinto in ogni
più piccola piega nel viso. Rangiku
la guardò allontanarsi, un po’ invidiosa per la
sua velocità nel terminare
tutte quelle orrende procedure (lei, era risaputo, ci metteva dalle tre
alle
sei ore per completarle), mentre Yumichika scosse la mano allegramente,
congedandola con un “buona serata a te.. e salutaci
Shunsui!” che fece
sorridere la bionda: in fondo ci aveva visto giusto.
Ciò
che successe in seguito si
poteva attribuire tranquillamente a due fattori determinanti: la radio
(che
Yumichika aveva acceso per rilassarsi un po’) sintonizzata su
una stazione che
trasmetteva solo musica dance, il fresco che (finalmente) cominciava a
permeare
l’aria della sera, la voglia di rivalsa contro
“quello schiavista del boss”… e
si, anche una certa dose di “fusione della massa
celebrale”, che ad una cert’ora
diventa una patologia riscontrabile in tutti i lavoratori stressati e
vessati
dal troppo lavoro.
“Buonasera,
radioamatori! Qui è
Radio DDR che vi parla! Per rilassare le vostre menti distrutte, ecco a
voi una
bella selezione di freschissima dance… si parte con
‘Dancing in the Moonlight’
dei Toploader!”
“Perfetta,
no?” rise Rangiku,
indicando la luna che faceva capolino da un angolino di cielo.
“We get
it on most every night,
when that moon is big and bright.. it’s a supernatural
delight, everybody’s
dancing in the moonlight…”
Incalzati
dalla canzone, i due
iniziarono a tamburellare penne e unghie sulla scrivania…
Poi
fu la volta dei fischiettii
sul tema, accompagnati da cantatine a mezza voce…
E,
all’improvviso..
“Sai
che ti dico, Yumi? Scateniamoci
un po’!” esclamò la ragazza, alzandosi
in piedi e salendo sulla scrivania,
provocando il crollo di un mucchio di scartoffie che riposavano
lì sopra da
secoli (come testimoniava lo strato di polvere posato sopra). Yumichika
la
imitò, arraffando contemporaneamente un pennarello a
mo’ di microfono e
arrampicandosi con grazia sulla sua.
“Benvenuti
a ‘Radio CiSiamoStufatiDiLavorare’,
gente! Vi sta parlando Ayasegawa Yumichika, il dj più cool
di tutta Tokyo, che
vi invita a mollare sul momento qualsiasi impegno stiate portando
avanti, e ad
unirvi alle danze con noi! E adesso, ecco
‘Butterfly’ di Smile.Dk!”
esclamò,
annunciando la canzone che in quel momento stava iniziando.
Conquistata
dalla pazzia del
momento, Rangiku iniziò a muoversi come una forsennata,
cantando
contemporaneamente, tutta ispirata:
“I’ve
been searching for a man, all across Japan,
just to find, to find my
samurai!”
In
pochi minuti, l’ufficio fu
trasformato in una sottospecie di discoteca improvvisata (Yumichika si
era dato
addirittura da fare con le lampade da tavolo, così che
avevano anche le luci
stroboscopiche): musica ad alto volume, dj che annunciava le canzoni,
ballerini
entusiasti… mancava soltanto un po’ di pubblico,
si rammaricò la ragazza. Ma,
in fondo, si divertivano anche così: erano anni che non
ballava e non si
sbellicava dal ridere come una ragazzina, in quel modo matto.
“Peccato
che Shuuei-san non possa
vederci ora! Credi che si arrabbierebbe?” ghignò
Yumichika, osservando il
frutto delle loro fatiche con espressione da bambino deliziato da una
marachella. Rangiku scoppiò a ridere.
“Ah,
poco ma sicuro! Anzi, quasi
quasi mi piacerebbe averlo qui ora.. giusto per vedere la sua
espressione!”
Se
la bionda avesse rispolverato
per un attimo le sue conoscenze di latino, si sarebbe ricordata
un’espressione
perfetta per il momento: lupus in fabula.
Come
se avesse inconsciamente
obbedito alla loro richiesta, Shuuei Hisagi, figlio del boss della
compagnia, stava
percorrendo il corridoio degli uffici, diretto nel suo per recuperare
un gruppo
di documenti che aveva dimenticato. Fu il frastuono che sentiva dietro
alla porta
della sezione contabilità ad attirarlo e a convincerlo ad
aprire: erano forse
entrati dei ladri?
Appena
aperta la porta, si diede
dello stupido: dei ladri normali non avrebbero mai
e poi mai pensato di creare il caos che due soli dipendenti
erano riusciti a tirare su in poche ore. Anzi, era anche un miracolo
che fosse
riuscito a pensare qualsiasi
cosa, alla vista dei due
sciagurati che ballavano sulle scrivanie(imitando Justin Timberlake e
Madonna).
Perchè
proprio a lui, che era così
responsabile e laborioso, erano capitati due sottoposti così
scansafatiche?
Per
un attimo, i tre rimasero
perfettamente immobili…
L’urlo
che seguì probabilmente
fece saltare tutta Tokyo.
“MATSUMOTOOOOOO!
AYASEGAWAAAA!”
*****
Ok,
con questa ho superato DAVVERO
la soglia della pazzia XD
La
colpa probabilmente (oltre che
del caldo) è del repertorio musicale che sto ascoltando in
questi giorni: mentre
scrivevo alternavo Beat it (di Michael Jackson) con Rendez-vous di
Kelly Joyce,
e da queste canzoni mi è partita l’idea.
*me
aspetta che il pubblico tiri i
pomodori marci*
Scherzi
a parte, l’accoppiata
Rangiku-Yumichika mi piace troppo XD adoro scrivere su entrambi, e
anche sul
gruppetto Ikkaku-Renji-Yumichika-Hitsugaya-Rangiku.. mi ispirano
soprattutto
fiction comiche. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!
Le
canzoni che ho citato sono
tutte molto belle: “Dancing in the Moonlight” dei
Toploader e “Butterfly” delle
Smile.Dk, se vi capita ascoltatele *__* “Dance Dance
Revolution”, invece, dovrebbe
essere quel videogame fatto a tappeto con le frecce dove si balla
seguendo lo
schermo, se non erro ^^
Detto
questo, vi ringrazio DAVVERO
per i commenti sull’altro capitolo: essendo amante delle
IchiRuki, credevo di
aver scritto una IchiHime poco soddisfacente… mi fa piacere
che l’abbiate
apprezzata! Siete fantastiche <3
Un
bacio a tutti, ai lettori e chi
recensisce! Mi riempite di gioia ^___^
Kisses,
Ino!
[Prossimo:
100% una RanxGin.. in
questo momento mi ispirano!]
Grazie
anche a kenjina per
i preferiti!
Eragon1001: grazie
mille ^__^ si, hai perfettamente ragione per il caldo.. io sono dei
dintorni di
Roma, ma si sente anche qui! Sono felice che ti sia piaciuta la mia
invenzione
matta del gelato XD e anche l’IchiHime.. anche io adoro le
IchiRuki! Presto scriverò
qualcosa su di loro! ^^ baci!
Kenjina: *__* ma..
ma.. grazie! Sono davvero soddisfatta di aver scritto qualcosa che vi
fa
sorridere XD e grazie anche dei preferiti!
Rika_fma_lover: no!
Devo informarmi XD anche io sono per le IchiRukiii! *alza un cartello
anche
lei* ma ti ringrazio dei complimenti! :D allora, buone vacanze! Semmai
le
leggerai tutte una volta complete.. sennò ci
“sentiremo” nei week-end! Kisses!
:***
LalyBlackAngel: ma
prego! ^__^ sono contenta che ti sia piaciuta! (Ho letto la fic,
è molto carina
^^) un bacio :*
Selenia: UlquiHime e
IshiHime *__* sono due coppie a cui dovrei dedicarmi.. sono contenta
che ti sia
piaciuta! :*
_GaArAInO_: geme! Che
bello, sono contenta che ti abbiano entusiasmato anche quelle
precedenti! Tranquilla,
quando torni farai con calma ^^ un bacione!
Alessandra: tranquilla..
presto o tardi, mi fa sempre piacere leggere le tue recensioni ^^ mi
rende
felice per entrambe le fic, sia quella più buffa che la IchiHime
*o* ti ho
addirittura convinta? Pensa che anche io sono fondamentalmente
IchiRuki! XD Si,
la granita era collegata ad Ichigo.. fragola: lui! XD un bacione! :*
|
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Capitolo 7 *** 7- Hana no tanjobi ***
Hana no
tanjobi
[Romantico,
AU]
29
settembre.
L’autunno
bussava alle porte, ma
l’estate ancora non voleva lasciargli il passo:
l’aria tiepida muoveva con
delicatezza le fronde degli alberi, scherzando con le foglie che ancora
restavano a decorarli. Le vacanze erano finite, ma un po’ di
quella euforia
tutta estiva rimaneva ancora nell’aria, portando
un’immancabile dose di
nostalgia con sé.
E oggi è il mio compleanno.
Rangiku
Matsumoto aveva tutti i
motivi per sentirsi malinconica: ogni compleanno lasciava una scia di
amarezza
nel suo cuore. Compleanno significava Gin, e il pensiero del suo
amico-amore
d’infanzia era ancora una spina dolorosa, nonostante facesse
di tutto per
nasconderlo.
Quanto
tempo era passato da quando
se n’era andato?
Tanto. Mi hai lasciata, il
più delle volte senza dire
nulla… come pensi che mi senta, ora?
Distesa
sul divano del suo
appartamento, le persiane socchiuse per riposare in penombra, la
ragazza si
portò una mano al viso: infilato al medio, portava ancora
l’anello che le aveva
regalato lui anni prima. Piccolo, di smalto celeste con dei fiorellini
disegnati sopra… col tempo si era decisamente consumato e
scolorito, ma il
significato che aveva per lei era rimasto lo stesso.
“Questo è per
te.”
Rangiku lo guarda negli occhi,
perdendosi in quel colore
così dolce: li ha aperti solo per lei, regalandole uno
sguardo affettuoso che
ha visto di rado. Tra le sue mani sottili, un sacchettino di velluto
rosso
cupo, che la ragazzina prende con gesto emozionato.
Un anello… leggero, ma
grazioso. Un rossore ingenuo si
dipinge sulle guance di Rangiku.
“Grazie, è..
splendido…”
In un attimo, abbraccia forte Gin,
posandogli un bacio
tenero sulla guancia: lui la stringe, affondando il nasino tra i
capelli
biondi, un po’ stupito da quel gesto così
spontaneo.. e, come l’amica,
arrossisce.
“Buon compleanno,
Ran-chan”
Ricordi..
ormai
era più di un anno che Gin
non si faceva sentire. Ogni tanto il telefono squillava, e la voce
suadente
dell’uomo che un tempo aveva amato tornava a riempire la sua
mente di pensieri
e speranze… ma duravano poco. Aspettava altre sue chiamate,
illudendosi fino
all’ultimo prima di rispondere agli squilli, ma era tutto
inutile: così passava
le giornate a darsi della scema, della bambina, ripromettendosi di non
cadere
più in quel circolo vizioso.
Che però si ripeteva ad
ogni nuova chiamata.
Quel
giorno sarebbe passato come
tutti gli altri, rifletté stanca. Renji e Ikkaku
l’avevano invitata a cena, e
probabilmente sarebbero venuti anche Rukia, Ichigo, Ishida, Orihime,
Chad e
Yumichika. Insomma, una normalissima cena per festeggiare gli anni..
anche se
il pensiero non le procurava la minima gioia.
Si
fermò per un attimo a
riflettere su come sarebbe stata la giornata se Gin fosse stato con
lei:
intanto, non avrebbe provato quella sensazione di insopportabile vuoto.
Lui
sarebbe venuto a prenderla poco dopo e magari l’avrebbe
portata fuori a cena,
tenendola per mano e riscaldandola con la sua presenza, come un
caminetto
acceso d’inverno…
E
invece non sarebbe successo
nulla di tutto quello, cercò di dire a sé stessa,
scuotendosi.
Anzi,
sognare faceva ancora più
male.
Si
rialzò, buttando indietro il
manto di capelli color miele e sbadigliando annoiata. Mancavano pochi
minuti
alle otto, e le toccava prepararsi se non voleva far attendere gli
amici.
Mentre
era intenta a scegliere che
tipo di abito indossare -era indecisa tra una gonna jeans e un vestito
rosso-
il campanello trillò, facendola sobbalzare.
Già loro? si chiese,
un po’ stupita. Accidenti, sono
stati
puntuali…
Si
infilò il vestito in fretta e
furia e, scalza, alzò la cornetta del videocitofono,
attivandolo: lo schermo le
presentò uno scorcio del suo quartiere, occupato da passanti
indaffarati,
commercianti davanti ai loro negozi… e una vecchia auto che
avrebbe potuto riconoscere
tra mille.
Gin?
Non
c’erano dubbi: la macchina
rosso cupo posteggiata di fianco all’albero era sua, la
conosceva bene. Era
stato lui, quindi, a suonare?
Frastornata,
si infilò le scarpe e
scese, arrivando fin sul pianerottolo del portone, varcandone la soglia
per
controllare meglio. Giunta sul viale, si guardò intorno alla
ricerca di un
segno della sua presenza.
C’era
da aspettarselo: non c’era
nessuno.
E
dire che, per un attimo, ci
aveva creduto…
Si
sentì ancora più stupida, lì in
mezzo alla strada a cercare chissà cosa con aria spaesata.
Sperando fortemente
che la porta di casa non si fosse chiusa, salì i tre piani
di scale che la
separavano dal suo appartamento in fretta, senza accorgersi del lieve
rumore di
passi che la seguiva.
Grazie
al cielo era ancora aperta…
La
mano era già sulla maniglia,
quando due mani dalle dita lisce coprirono i suoi occhi.
Sulle
prime si spaventò, sentendo
il cuore che aumentava rapidamente i battiti e una punta di paura
salirle su
per la gola… ma quando colui che le aveva tolto
momentaneamente la luce parlò,
ogni ansia o esitazione scomparvero.
“Non
mi riconosci più, Ran-chan?”
Non
aveva immaginato tutto: c’era
davvero Gin Ichimaru di fronte a lei, col suo solito sorriso
enigmatico, i
capelli argentei e la voce carezzevole che lo
caratterizzavano… che la facevano
cadere tra le sue braccia, come sempre.
Avrebbe
dovuto urlargli contro la
solitudine provata, la tristezza di quelle giornate senza di lui, tutta
la sua
rabbia… ma, alla vista dell’uomo che aveva per
tanti giorni desiderato di avere
accanto, non riuscì a fare altro che buttargli le braccia al
collo,
stringendolo come se non volesse farlo andare mai più via.
Lui
ricambiò, sentendola vicina
come quando erano bambini.
“Mi
sei mancato, stupido”.
“Anche
tu…”
Quasi
non si resero conto di
essere rientrati in casa. Il silenzio, scandito leggermente dal
ticchettio
dell’orologio e dal ronzare della radio accesa, li avvolgeva
come una nube
delicata.
Lui
le prese il viso tra le mani,
premendo le labbra tiepide contro quelle bagnate della ragazza: quel
bacio fu
così inaspettato da stordirla, succube dei suoi gesti dolci
ma decisi, e da
portarla alle lacrime, che scorrevano leggere dai suoi occhi.
Come
se volesse omaggiare quel
momento, la radio diede il suo contributo con una canzone di sottofondo.
Pioggia io sarò
per toglierti la sete,
e sole salirò
per asciugarti bene.
Vento arriverò
per poterti accarezzare…
Ma se vuoi, se tu vuoi
tra fango e neve (fango e neve)
impazzirò…
Staccò
appena le labbra da quelle
di Rangiku per guardarla negli occhi, affondandoli in quelli celesti di
lei. La
sua mano sinistra salì ai suoi capelli dorati, scostandoli
dall’orecchio e
provocando un piccolo brivido nella ragazza: il sussurro che
seguì fu la stessa
frase pronunciata anni prima, nella stessa, identica
occasione…
“Buon
compleanno, Ran-chan”.
****
Ecco
la
RanxGin che mi frullava in
testa da giorni.
Sono
decisamente avara di
originalità: più o meno lo schema è lo
stesso di un’altra RanxGin che ho
scritto in precedenza XD però mi piace moltissimo
“indagare sulla sua
personalità”, specialmente perché credo
che tra i due ci sia un sentimento
molto forte (basta vedere lo sguardo che lui le lancia nel volume
20..),
ostacolato dagli eventi. Come al solito, spero vi sia piaciuto!
La
canzone che ho citato è dei
Negrita, si intitola “Magnolia”. È
davvero bella secondo me, specialmente il
ritornello *__* il titolo, invece, significa letteralmente
“Compleanno del
fiore”.. una sorta di doppio significato col nome di Rangiku
(Ran vuol dire
orchidea) e i fiori dell’anello. Diciamo che ho racimolato il
poco giapponese
che so XD
Visto
che tra poco esaurirò le
coppie, preparate i bigliettini: si comincerà con i pairing
e i gruppi
improbabili! Quindi, scatenate pure la fantasia XD
Grazie
mille a Pikki Sakura Chan
per i preferiti!
Detto
questo, un grandissimo
grazie a tutti, lettori e recensori.. spero di non deludervi mai!
>___<
Kisses,
Ino :*
Eragon1001: sono
felice che ti sia piaciuta! Si, se non sbaglio è lo spot
dell’Estatè :D
tranquilla, anche io ho sempre voglia di gelati e granite..
è l’estate XD per la IchiRuki
devo
attrezzarmi.. ma la coppia mi piace così tanto che forse ho
già qualche idea!
Un bacione :*
LalyBlackAngel: mi fa
piacere! XD oddio,
ad un altro tipo di pazzia non avevo pensato..
lol, sarebbe stato troppo matto XD (già, Kon è il
suo erede diretto u.u)
grazie! Baci :*
Kenjina: sono contenta
ti sia piaciuta! Il finale mi è piaciuto troppo da scrivere,
volevo che desse
l’idea di averli davanti XD grazie! Un bacione :*
Selenia: il caldo fa
fare di tutto, a volte XD grazie! Spero che anche le altre ti piacciano
^^
kisses! :*
|
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Capitolo 8 *** 8- Cooking Mama! ***
Cooking
Mama!
[Comico,
AU, demenziale XD]
Il
coltello era già affilato e
pronto sul ripiano marmoreo del tavolo…
Il
libro, con la pagina aperta
sulla sezione “Ricette Internazionali”, stava solo
aspettando di essere
consultato, dopo giornate intere trascorse ad impolverarsi…
E
il tagliere, lucido come non
mai, stava per essere nuovamente ricoperto di bucce.
La
donna, ritta di fronte a quel
delizioso quadretto casalingo, alzò la sua arma da perfetta
guerriera della
cucina, preparandosi ad assaltare la sua vittima: un cetriolo verde
smeraldo
che, ignaro della sua sorte, stazionava placidamente sul
ripiano…
L’urlo
che ne seguì fu assordante.
“YAAAAHA!
E con questo stiamo a
cinque!”
Da
quando Kukaku Shiba si era
messa in testa di “diventare una cuoca provetta e una ragazza
completamente
emancipata”, per i suoi familiari non c’era stata
più pace. Ogni giorno si
erano visti letteralmente ricoprire dei più svariati
manicaretti (dai wurstel
coi crauti alla torta alle ciliegie), che il più delle volte
mancavano di
qualcosa, che fosse un po’ di sale o un intero ciclo di
cottura saltato.
Nonostante
tutto, la ragazza non
si arrendeva: il giorno dopo era di nuovo ai fornelli, piena
d’inventiva e
voglia di sperimentare nuove ricette.
Quel
giorno si era data alla cucina
mediterranea, e più precisamente ai cetrioli schiacciati con
lo yogurt magro,
che oltretutto sarebbero stati perfetti per la sua dieta. A tavola la
attendevano suo fratello Kaien (che si sentiva male dopo ogni pasto, ma
per
amore fraterno faceva finta di nulla) e i suoi genitori, in trepidante
attesa
(o meglio dire, ansia) del “piatto del giorno”;
mancava all’appello solo Ganju,
che (non si sa come) riusciva sempre ad andarsene poche ore prima
adducendo
come scusa pranzi con gli amici o riunioni improvvise.
Si,
questa volta tutto andava
bene, rifletté Kukaku: yogurt magro, cetrioli ben grattati,
quel pizzico di
pepe che non guasta.. ora non restava che mettere a cuocere lo stufato
e
aspettare che il timer trillasse. Nell’attesa, decise di
accendere il piccolo
televisore di cucina, rilassandosi un po’ con le
pubblicità prima del tg…
[Certi errori si pagano cari]
All’improvviso,
partì una
musichetta allegra e l’attenzione della ragazza fu totalmente
assorbita da un
logo giallo appena apparso sullo schermo: a causa del nuovo orario
estivo, la
sua sitcom preferita era stata spostata dalle sette e mezza di sera
all’una in
punto del pomeriggio.
Troppo
eccitata per emettere alcun
suono, la mora divenne rapidamente rossa…
Poi
violetta…
Poi
bordeaux…
L’ultima
fase fu la decisiva: il
cucchiaio di legno lanciato tracciò una perfetta parabola
nell’aria, per poi
ricadere (per fortuna) nell’insalatiera colma di cetrioli.
Kukaku abbandonò
momentaneamente i fornelli per tuffarsi tra i problemi di quel gruppo
di
universitari alle prime armi che amava tanto e, tra ricerche di lavoro
e
relazioni finite in modo disastroso, si scordò completamente
del pranzo.
[Per fortuna esistono i timer]
La
ricetta suggeriva di insaporire
con poco sale lo stufato e di spruzzarlo di vino bianco,
dopodichè di porlo in
una pirofila e lasciarlo riposare per alcuni minuti prima di servirlo.
Peccato
che Kukaku, con la testa ormai volata a New Orleans (dove si svolgeva
la
sitcom), arraffò a caso i barattoli e le bottiglie,
fidandosi del suo intuito e
del fatto che “tanto più o meno conosco a memoria
la collocazione di ciò che mi
serve”: senza neppure assaggiare ciò che aveva
finito di cucinare, lo schiaffò nel
microonde, attirata con forza magnetica dal teleschermo che le
proiettava la
storia d’amore in fase di rottura di Jim e Sally.
L’episodio
finì proprio nel
momento in cui i suoi genitori, ormai rassegnati al digiuno, stavano
per
alzarsi e andare a farsi un panino in cucina.
“Kukaku!
Hai finito di cucinare
armi di distruzione di massa?”
La
battuta di Ganju (che stava per
uscire di casa) la riscosse, ricordandole che aveva una reputazione di
“donna
emancipata” da difendere. Con garbo aprì il forno,
prendendo la teglia tra le
mani e raccogliendo con un cucchiaio i (miseri) resti della salsa ai
cetrioli: in
fin dei conti, tutto si poteva rimediare!
I
suoi genitori e Kaien erano
seduti, l’espressione interrogativa. Sorridendo disinvolta,
la ragazza presentò
la sua creazione: “Allora, signori, ecco a voi un ottimo
stufato di carne
(cotto in modo molto leggero), con tanto di salsa ai cetrioli per
rinfrescarlo,
dato il caldo dell’estate. Prego, servitevi!”
[La classe non era certo acqua.]
Il
pranzo iniziò come al solito…
Dopo
il primo boccone, il viso di
Kaien si contrasse in una smorfia, come se facesse fatica a mangiare.
Cercando
di fare sempre il disinvolto, il ragazzo mandò
giù i bocconi (aiutandosi con
molta acqua)… anche se era parecchio evidente che si stava
sforzando molto.
Idem per sua madre e suo padre.
Kukaku
lo osservò, attenta, per
verificare i risultati della sua cucina: certo, non aveva riassaggiato
il
tutto, ma le pareva abbastanza buono come sapore…
perché quelle espressioni?
“Cosa
ne pensate?”
Il
povero ragazzo tentò di
mantenere fino all’ultimo la sua disinvoltura, ma, avendo
sempre più
l’impressione di masticare calce inacidita,
l’espressione di circostanza cadde
rapidamente.
Si
schiarì la gola, tentando di
trovare le frasi adatte:
“Hai..
messo il sale al posto
dello zucchero.. e l’aceto al posto del
vino…”
[Certe volte, la televisione
può essere una distrazione fatale]
*****
Quando
c’è da scrivere una fic
demente, non mi smentisco mai XD
Questa
mi è partita un giorno in
cui mamma mi aveva
convinto a preparare
qualcosa con lei.. e la mia scelta è caduta su Kukaku,
perché quella donna è un
portento. A me fa svenire dalle risate XD
Immaginarla
alle prese con la
cucina è stato un divertimento sublime.. anche
perché riesco a scrivere solo AU
in questi giorni. Mah..
Insomma,
spero vi sia piaciuta
anche questa pazzia! Cooking Mama dovrebbe essere un gioco per Game
Boy, l’ho
preso da lì XD
Il
prossimo capitolo sarà più
serio.. probabilmente incentrato su Soi Fon e Yoruichi, due personaggi
che mi
attirano molto. Poi sicuramente lavorerò su Rukia..
è la mia preferita e l’ho
trascurata troppo ç__ç
Grazie
ancora per tutte le
recensioni *___* che dire, siete un pubblico fantastico…
ogni volta che vedo i
vostri commenti mi si apre il cuore! Spero di poter scrivere sempre
capitoli di
vostro gradimento.. mi rendete così entusiasta che potrei
scriverne altri cento!
>___<
Un
bacio grandissimo a tutti,
lettori e recensori! (si dice così? XD)
Ino
Chan
Eragon 1001: già *__*
sono felice che ti sia piaciuta! Adoro scrivere su Ran e Gin :D
tranquilla,
cercherò di non essere troppo crudele.. XD e sempre
divertente! Grazie perché
mi segui sempre ^__^ un bacione!
LalyBlackAngel: mannù,
le IchiRuki sono belle ç__ç HitsuRan, mmh.. si
potrebbe fare! Prenderò in
considerazione l’idea :* kiss!
Kenjina: ma, ma..
grazie ^___^ Grommino sarà sicuramente tra i
“progetti futuri”! Mi sta piacendo
troppo :) grazie ancora! Kisses!
Tsunade_91: sorella!
*__* sono felice che ti sia piaciuto! Grazie ^____^ :*
Pikki Sakura Chan: Ehilà,
una nuova lettrice! Benvenuta :D tranquilla, sono espressioni molto
carine,
anzi.. ti ringrazio per i complimenti ^.^ sono felice di aiutarti a
positivizzare! Un bacione :*
Alessandra: ciau!
:)))) tranquilla, mi fa piacere sentirti sempre! Che dire, sono felice
di aver
reso bene una “pazza discoteca” XD Yumichika e Ran
si prestavano troppo bene
all’idea.. mi fa piacere che ti siano piaciute tutte, anche la IchiHime
^__^ RanxGin.. eh si, è un mio grande amore, e Gin vuol dire
proprio argento ^_^ certo che mi farà piacere
accontentare le tue richieste! Grazie di tutti i complimenti, mi fai
sentire così onorata.. #^-^# alla prossima! Un bacione
grande :***
_GaArAInO_: ma grazie gemeeeee!
^___^ mi fai arrossire! Sono felice ti piacciano tutte! :***
...51 recensioni.. *___* vi amo.
Grazie per il vostro fantastico supporto!
|
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Capitolo 9 *** 9- Pride (not for your sake) ***
Pride (not for your
sake)
[AU, leggermente angst]
“Allora,
tra quanto esci?”
Soi
Fon tirò su col naso,
rivolgendosi ad una ragazza mora dalla pelle scura, che si rassettava i
capelli
davanti allo specchio. Il suo tono seccato e gli occhi rossi facevano
subito
intuire che tra le due c’era stata una litigata da non molto.
Yoruichi
Shihoin scosse la bella
coda dai riflessi violacei, rialzando la spallina dell’abito
rosso da sera che
indossava. Terminata “l’operazione di
riaggiustamento” si girò verso Soi Fon,
rivolgendole un’occhiata a metà tra
l’accondiscendente e il nervoso:
“Tra
cinque minuti. Te l’avevo
detto che sarebbe passato Kisuke, no?”
“Ma
certo, che stupida a
scordarmene.. quando Perfect Man invita qualcuno ad una serata di gala
per il
decennale dell’università, è un terribile
sgarbo essere in ritardo… anche se questo vuol
dire disertare una serata di
pizza e film con la propria coinquilina, ovvio”
ribatté sarcastica lei,
stendendo le gambe e assumendo sempre di più un
atteggiamento strafottente.
La
mora rifletté che sarebbe stato
meglio lasciar perdere, dopotutto.
“Ne
abbiamo già discusso,
Shaoling..”
[incredibile come riuscisse a
chiamarla sempre con quel
nome quasi dimenticato quando voleva riportarla alla
ragione…]
“..
e ti ho spiegato che non
potevo rifiutare. Che avresti fatto tu, se il tuo ragazzo ti avesse
invitata a
trascorrere una serata importante per lui insieme? Ne possiamo
organizzare
tante altre di serate con un film da vedere insieme.. ma una
così per me non
ricapiterà tanto pre-..”
Un
colpo di clacson le impedì di
terminare il discorso: Kisuke Urahara (il suo fidanzato) era appena
arrivato
sotto l’appartamento, annunciando la sua presenza. Sollevata
in cuor suo,
Yoruichi afferrò la borsetta dorata
dall’appendiabiti e si chinò verso
l’amica,
stampandole un bacio di saluto sulla fronte.
“E
dai, non rimanere così, che poi
mi sento in colpa.. da domani in poi ci sono di nuovo per romperti le
scatole a
tempo pieno” ridacchiò, tentando di farla
sorridere. Nessun risultato.
Prima
di avviarsi rassegnata verso
la porta, la ragazza si girò un’ultima volta verso
Soi Fon:
“Ecco..
non mi aspettare sveglia
fino a tardi stasera. Non penso che finirà presto.. anzi,
non credo proprio che
tornerò a casa, stanotte” (un lieve rossore si
impadronì delle sue guance
brune). “Quindi.. ci vediamo domani mattina! Ti voglio
bene” aggiunse, a voce
bassa, per poi chiudere piano la porta.
La
serata andava avanti, scandita
da quell’odioso ronzare dell’orologio che sembrava
voler sottolineare la
solitudine che pervadeva la casa.
Seduta
prima davanti ad una tavola
scarsamente apparecchiata (quando era sola si accontentava di poco,
giusto un
pezzetto di pane e un po’ di riso), poi al tavolino del
salotto in compagnia di
un quaderno tutto spiegazzato su cui stava scrivendo, Soi si
lasciò pervadere
da una malinconia senza precedenti: era come se una morsa
d’acciaio le
stringesse il cuore e la cassa toracica, impedendole di respirare
normalmente.
E
pensare che aveva del lavoro da
terminare…
Le
scartoffie ingombravano la sua
cartellina, ricordandole che il giorno di consegna era prefissato al
mattino
successivo: la lite del pomeriggio le aveva fatto scordare che aveva
promesso
all’editore un nuovo racconto, e che aveva giurato e
spergiurato di rispettare
i tempi (senza sforare come suo solito). Ora come ora però,
con la testa piena
di pensieri, non
sarebbe riuscita a
combinare nulla.
Quella
carta bianca non le diceva
nulla.
Di
cosa era colpa? Cosa c’è che
non va, si chiese scuotendo il caschetto scuro e sbuffando sonoramente.
Le
idee, che di solito scorrevano alla pari di un fiume in piena, quella
sera si
erano bloccate… come ostruite da qualcosa di impassibile,
compatto.
Senza
preavviso, le lacrime
presero a scorrere giù per il suo viso, accompagnate dai
singhiozzi piccoli e
continui, quelli di una bambina delusa e triste.
Ora
che Yoruichi non c’era, poteva
finalmente liberarsi: si tratteneva sempre dal piangere o sfogarsi in
sua
presenza… forse per conservare integro il suo aspetto di
ragazza forte, che non
aveva paura di nulla e resisteva a tutti i colpi infertigli dalla vita.
Ma nel
profondo di sé, dietro a quella corazza indistruttibile..
rimaneva il cuore di
una ragazzina.
E quell’insano, dolce,
distruttivo attaccamento alla sua
migliore amica.
Era
sicura che se avesse chiesto a
Yoruichi di portarla con sé quella sera lei non le avrebbe
detto di no, ma si
era trattenuta dal farlo. L’orgoglio, prepotente ed egoista
(spalleggiato dalla
dignità), le aveva imposto di rimanere “dietro le
quinte” e lasciarla a godersi
la serata con l’uomo che amava. All’inizio si era
sentita libera, felice del
gesto appena compiuto… ma poi aveva capito che dietro
esisteva una sola
ragione: non voleva assistere allo spettacolo di ciò che non
aveva.
Una coppia felice, un ragazzo che si
dedica solo a te, e ti
ama.
Raccolse
le ginocchia al petto,
lasciando che gli occhi fossero asciugati dal tessuto dei pantaloni.
Non
si era mai domandata, neppure
una volta, se l’amica desiderasse davvero la sua compagnia e
le sue attenzioni;
convinta di essere necessaria, si era sempre comportata in modo serio
ma
affettuoso con Yoruichi. Ora però capiva di essere stata un
peso.
E
se lei avesse deciso di
abbandonarla di nuovo?
Non
avrebbe dovuto essere così
attaccata alla loro amicizia: in fondo, poteva uscire un po’,
conoscere altre
persone, smettere di pensare solo e soltanto a lei. Non sarebbe
cambiato nulla,
sarebbero state sempre ottime e amiche…
ma quel senso di appartenenza non era
difficile da
recidere.
Altre
lacrime, questa volta di
tristezza impotente.
Odiò
la bambina in sé, la mocciosa
che provava la sensazione di essere pugnalata al petto ogni volta che
pensava
ai suoi fratelli [sposati, realizzati o
comunque ben sistemati economicamente] o alle amiche
soddisfatte dei loro
lavori e della vita sentimentale. Cosa aveva ottenuto lei, a ventuno
anni?
Era
una pseudo-scrittrice
squattrinata, sempre a caccia di lavoretti part-time e perennemente
single.
E
la situazione aveva l’aria di
non voler cambiare…
Si
alzò, aprendo la porta
scorrevole del balcone con un sospiro. La notte era quieta, il velluto
blu del
cielo trapunto di piccole stelle luminose come brillanti incastonati:
la serata
perfetta per trarre l’ispirazione che le serviva.. se solo
avesse avuto il
desiderio di scrivere veramente.
Risedutasi
sulla poltrona di bambù
a dondolo, la ragazza estrasse nuovamente il blocco e lo
posò sulle gambe. Gli
occhi ripresero immediatamente a vagare per la superficie stellata,
senza
soffermarsi su un particolare punto.
Era
facile scambiare quel suo
attaccamento per amore.
Solo
lei sapeva che le cose non
stavano realmente così. Non amava Yoruichi…
Quella
che sentiva dentro era
adorazione, maturata in profondo rispetto ed amicizia indissolubile.
Che,
lentamente, avevano preso il
controllo delle sue emozioni.
Regalò
un’ultima lacrima al cielo
estivo, godendosi il tocco delicato del vento sulla pelle; dopo tanta
tristezza, ecco la pace che cercava…
Le
dita corsero automaticamente
sulla penna, per poi raggiungere il foglio bianco: adesso si che le
appariva
invitante, pronto, grande abbastanza da essere riempito di parole e
frasi.
Anche
il titolo la soddisfava
moltissimo.
“Storia di una gatta e del
suo sogno”.
*****
Con
questo capitolo torniamo verso
le fic “serie” XD
Scherzi
a parte, ci ho messo tutta
me stessa nello scriverla: in primo luogo perché adoro Soi
Fon (la sento molto
simile a me, come Rukia), la sua solitudine e il suo rapporto con
Yoruichi.. poi
perché che mi è capitato di provare sentimenti
simili, quindi li ho concentrati
tutti in questo capitolo. Spero possa piacervi, come ha soddisfatto me
scriverlo! Anche nell’essere una “scrittrice
squattrinata” ricorda me stessa,
non ho potuto farne a meno XD
Per
il prossimo ho in mente di
inserire un personaggio spoiler, quindi ho preferito mettere
l’avviso nella
presentazione… anche se credo che ormai la conosciate tutti
^__^ piuttosto sono
io che dovrò documentarmi! *ride*.
Il
titolo del suo racconto è tremendamente stupido, ma mi
è venuto in mente solo
quello XD
Un
grazie speciale per tutte le
letture e le recensioni! Il vostro entusiasmo mi rende sempre
più felice :D vi
adoro, davvero. <3
Un
bacio grandissimo! Ino Chan
Kenjina: addirittura
una statua? #^____^# grazie mille! Un fanclub.. che onore! *arrossisce
ma è
molto contenta*. Che dire, sono felice di scrivere storie che ti
divertano! Sei
sempre così gentile.. tutti questi complimenti.. *sempre
più rossa* ^.^ spero
che mi seguirai ancora! Un bacione :*
LalyBlackAngel: sono
felice che ti sia piaciuto! XD kisses!
Selenia: tranquilla,
mi fa piacere che tu li abbia letti! Eh si, nella situazione di Kukaku
ci siamo
passate più o meno tutte.. quanto è forte quella
ragazza! (Poveri Renji e
Ichigo XD). Grazie ancora! Bacio :*
PikkiSakuraChan: un’altra
fan di Hitsugaya! :D Sono contenta che ti sia piaciuto anche in
versione
“torturata”..
poverino, forse sono stata
crudele con lui, che sotto sotto è così puccino!
XD e che tu abbia gradito
anche le altre! Kukaku l’ho sempre vista in
modalità “crazy” XD un bacione :*
|
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Capitolo 10 *** 10- Her hands look so beautiful ***
Her
hands look
so beautiful
[Romantico, leggermente OOC]
La
sera stava per scendere, calando
un sipario scuro sul quartiera Karakura e sulle sue case, portando con
sé una
brezza leggera e piuttosto piacevole. Le strade si svuotavano,
privandosi del
loro tran-tran quotidiano ma colmandosi di una magia speciale,
determinata
anche dalle lucciole che volavano in piccoli gruppi.
“Inoue-san,
tra poco non si vedrà
più nulla..”
“Dai
Ishida-kun, rimaniamo ancora
un po’.. finché c’è la
lampada il ricamo si può mandare avanti! E poi, guardare
le stelle è così bello…”
sospirò Orihime, rapita dall’atmosfera romantica.
In
quel giardino illuminato dalle
torce di pietra, due ragazzi tentavano di terminare un lavoro assegnato
loro
dal “gruppo di artigianato”, fermandosi ogni tanto
a rimirare lo spicchio di
luna che si era appena alzato all’orizzonte. Ishida era
concentrato sulla
cucitura da aggiustare, mentre lo sguardo della ragazza si perdeva
lontano,
sognante.
“La
tessitrice..”
Ad
un tratto, il ragazzo sorrise.
Stava osservando una delle stelle, che lentamente avevano iniziato ad
apparire.
“Orihime*,
la stella tessitrice.
Tra poco sarà la notte di Tanabata.”
Lei
scrollò i morbidi capelli
castani, regalandogli uno dei suoi sorrisi splendenti:
“E’ vero.. siamo già a
luglio. Il tempo è passato in fretta..”
Dopo
quella breve interruzione (i
loro discorsi, quando erano soli, tendevano a vertere su
banalità come il tempo
e la scuola), i due ripresero il loro compito. Il caldo si era ormai
diradato,
lasciando posto alla leggera umidità della notte.
Mentre
stava tirando il filo per
annodarlo sotto la cucitura, Ishida ebbe un sobbalzo di sorpresa:
Orihime gli
aveva posato la testa sulla spalla, appoggiandola delicatamente per non
disturbarlo. Le guance del giovane Quincy si colorirono immediatamente
di
rosso, facendogli ringraziare mentalmente
l’oscurità della notte e la scarsa
luce emanata dalle torce che mascheravano il suo viso.
Il
respiro di lei era lieve e
regolare, e le dita chiare stringevano con tanta delicatezza
l’ago e il filo
del ricamo da sembrare messi lì apposta, come in una
composizione; Ishida la
osservò con la coda dell’occhio, troppo
imbarazzato per muoversi o fare un
gesto qualunque.
“Ho
sempre pensato che, avendo un
nome importante, dovessi brillare come le stelle che vediamo
ora..”
[E’ bella proprio per il suo
sembrare una bambina..
smaliziata, sensibile.]
“Così
cerco sempre di dare il
meglio per tutti … di essere una presenza necessaria, e non
un peso. Anche se a
volte mi comporto da persona inutile.. voglio bene a tutti voi,
Ishida-kun. A
te, a Kurosaki-kun, a Sado-kun e a Kuchiki.. siete ciò che
ancora mi dà una
speranza, e continuerò a combattere al vostro
fianco… per sempre…”
[Orihime… tu sei sempre
stata fondamentale per tutti..
Ma soprattutto per me..]
Dopo
poco, si era addormentata.
Il
ragazzo, ora più libero,
continuò a posare lo sguardo sul suo viso, dolce come quello
di una bambola di
porcellana. Con delicatezza, per non svegliarla, prese la piccola mano
sinistra
tra le sue, accarezzando con la punta dei polpastrelli quelle dita
lisce e
morbide, che tanto lo incantavano in lei…
“Uryu…”
Anche
se in uno stato
semi-incosciente… era la prima
volta che
lo chiamava per nome.
****
Piccola
fic romantica per
risollevarvi un po’ il morale!
Non
mi convince al cento per cento,
ma le IshiHime mi piacciono molto, e non potevo fare a meno di
scriverne una…
l’ispirazione parte dal volume 26, quando Orihime parla con
Rukia della sua
volontà di combattere: a volte le notti insonni portano a
qualcosa XD diciamo che
volevo dare l’idea di una Orihime determinata e dolce, che
tiene ad essere
vicina ai compagni.. spero vi sia piaciuta! :3
Per
il prossimo capitolo, forse
avrei in mente una ByakuHisa.. gli aggiornamenti potrebbero essere un
po’ più
rallentati, dato che sono sotto esame e l’ispirazione
è in calo.. ma prometto
che non vi lascerò a bocca asciutta per molto! XD
Grazie
sempre a chi legge e a chi
commenta *__*
Un
bacione, Ino Chan!
*Orihime
è il nome della stella
Vega: il 7 luglio in Giappone si festeggia Tanabata, una festa popolare
dedicata a questa costellazione e ad Altar (Hikuboshi). Ho preso
l’informazione
dal volume 6 di Bleach, “The Death Trilogy
Overture”.
Eragon1001: non c’è
problema! ^_^ sono
davvero contenta che
ti sia piaciuta.. è un po’ il mio obiettivo
cercare di “inquadrare” bene dei
momenti vissuti da me o comunque comuni a molti per trasferirli ai
personaggi..
e sapere che qualcuno li apprezza mi rende felicissima! Grazie anche
per la
precisazione :) un grande bacio! :***
PikkiSakuraChan: beh,
è di certo un gran bel ragazzo *___* così
puccioso, specie quando vuol fare il
duro e farsi chiamare taisho! XD grazie mille, sono contentissima che
anche tu
l’abbia apprezzata! Sapere che qualcuno si riconosce
addirittura in ciò che
scrivo mi rende molto orgogliosa ^__^ un bacione! :***
|
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Capitolo 11 *** 11- Faraway memories (yuyake) ***
Faraway
memories (yuyake)
[malinconico,
introspettivo]
Il
tramonto, per Byakuya Kuchiki,
era il momento dedicato alla riflessione.
Seduto
sul pavimento di legno
della finestra, le spalle poggiate contro una delle colonne portanti,
si
lasciava sfiorare da quella luce dorata, mischiando i ricordi alle
foglie morte
che planavano dolcemente intorno a lui, quasi volessero dedicargli una
danza
triste e affascinante.
Perché
già il tramonto di per sé
era un momento incantevole.
Nessun
altro momento della giornata
riempiva la sua mente di pensieri a quel modo, neppure la notte: il
sonno
arrivava sempre troppo presto, impedendogli di concentrare troppe
elucubrazioni
in quei momenti di rilassamento, e così poteva dormire sonni
(relativamente)
tranquilli.
Ma
nel tardo pomeriggio, dopo aver
sbrigato gli affari che il suo ruolo di Capitano della Sesta Compagnia
gli
imponeva, tornava a casa, e il suo sguardo vagava per le
camere…
[Troppo vuote, da quando lei non
c’era più..]
…soffermandosi
in particolare su
quella di Rukia (che le somigliava sempre più, giorno dopo
giorno), e
sull’immagine di lei, custodita in quella stanza con dolcezza
immutata.
[Come se potessi tornare
ancora…]
Osservando
il disco rosso del sole
morire all’orizzonte, si chiese quanti potesse averne visti
Hisana nella sua
vita all’interno del distretto di Inuzuri, a Rukongai.
Certamente moltissimi…
ma non dovevano averla colpita molto, a giudicare
dall’espressione che aveva
avuto la prima volta che ne aveva ammirato uno in sua compagnia.
Ricordava
perfettamente lo sprazzo
di vivacità che aveva illuminato i suoi occhi grandi, il
sorriso sereno,
l’entusiasmo che traspariva dalla sua voce..
un’allegria ingenua, fresca, quasi
da bambina.
Il fluido che riempiva di tenerezza le
sue giornate.
Finché,
leggera come un uccello in volo, non se n’era
andata…
Ma a
primavera non era tornata.
Ogni
tanto, dai suoi occhi color
ghiaccio, qualche lacrima faceva timidamente capolino, senza essere
subito
scacciata da un dito che, severamente, cercava di nasconderla. Che
cadesse
pure, se ne aveva voglia… non aveva bisogno di nascondersi,
né di celare la
vera essenza di sé stesso.
Non
davanti a Hisana, che lo aveva
amato così com’era.
E
soprattutto, non davanti a quel
tramonto, che custodiva intatti i ricordi che gli parlavano di lei.
****
Sto
decisamente tornando verso le
shot tristi e brevi U_U
Questa
l’avevo in serbo da
parecchio tempo, ma ho preferito pubblicare prima la IshiHime,
che mi ispirava
di più.. non so, mi sembra quasi che l’ispirazione
sia calata.
La
colonna sonora ideale per
questa sarebbe Iris dei Goo Goo Dolls, specialmente il ritornello
(“And I don’t
want the world to see me, ‘cause I don’t think
they’d understand…”). La
ascoltavo mentre finivo di scrivere, e la trovo adattissima, specie
l’ultimo
pezzo. È splendida, se vi capita ascoltatela! Il titoletto
in giapponese significa "tramonto".
Il
prossimo capitolo sarà
certamente più allegro: sono indecisa tra uno comico con i
Vizard o uno
incentrato su un personaggio spoiler, ma più o meno dovrei
averli entrambi in
preparazione XD
Grazie
mille per le letture, ma…
un commentino piccolo piccolo? *__* giusto per farmi sapere se vi
piacciono i
capitoli! Anche una critica (costruttiva) o una richiesta non si
rifiutano ^_^
Detto
questo.. alla prossima! Un
bacione a tutti :*
Ino
chan!
|
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Capitolo 12 *** 12- Fighting dreamer ***
Fighting
dreamer
[Introspettivo,
AU]
Ogni
pomeriggio libero, per lei,
diventava sinonimo di allenamento.
Correre
fuori di casa dopo aver
mangiato in fretta (trascinandosi dietro la borsa pesante), entrare
furtivamente dall’entrata posteriore del palazzotto,
raggiungere lo spogliatoio
e [finalmente] infilarsi i pattini
ai
piedi e il vestito addosso, erano divenuti gesti collegati ad una
profonda
sensazione di libertà e di gioia, come se solo in quel modo
riuscisse a
scrollarsi di dosso l’ansia e la solitudine che la
pervadevano nei giorni
normali.
Il
primo passo che percorreva
sulla superficie ghiacciata della pista rappresentava il suo riscatto.
Sentiva
fluire in sé una forza
misteriosa, che aveva il potere di riscaldarle le gambe (appena
intirizzite da quel
freddo artificiale, ben diverso dal calore asfissiante che la attendeva
all’esterno) e di guidare i suoi movimenti, che piano piano
diventavano meno
impacciati e più sicuri.. e così, scivolando con
delicatezza, ritornava a
prendere possesso del suo elemento.
Il
pattinaggio sul ghiaccio era
tutto ciò per cui valeva la pena sognare.
Quello
che per una persona normale
poteva sembrare semplicemente un passatempo, o uno sport praticato a
livello
agonistico, per lei era una vera e propria liberazione: avrebbe quasi
desiderato rimanere tutto il giorno nel palazzetto, se non fosse stato
per la
mole di faccende che aveva da fare a casa e per l’ufficio,
che limitava di
molto la sua libertà. Ma più di tanto non le
importava: per tutto il tempo che
trascorreva sulla pista gelata, il suo cuore si sollevava sempre
più in alto,
rifiutandosi di scendere.
Perché
era una sognatrice
combattente, e nessuno poteva toglierle il suo sogno.
[Trottola, doppio salto, passo incrociato, poi di
nuovo salto]
Un
rimprovero di suo padre, una
sgridata del principale, la delusione per il cattivo comportamento di
un’amica…
erano diventate l’energia che premeva sui suoi movimenti.
[E anche se cado… ho tanti
modi per rialzarmi].
Cullata
e sostenuta dalla musica
(come da due ali robuste), Neliel Tu Oderschwank muoveva il suo corpo e
la sua
mente su quel tracciato, confondendosi tra le luci chiare e i cerchi
tracciati
dalle lame dei suoi pattini, che acquistavano lentamente
stabilità.
Quello
che per molti poteva essere
un innocente, semplice sfogo.. per lei era un impulso vitale.
****
Questo
capitolo non ha senso °__°
Mi
è venuto così, una sera che non
riuscivo a dormire: non so perché, ma Nel mi ha sempre
ispirato un’idea di
leggerezza e grazia, soprattutto nella forma
“adulta”. Quindi, quale sport
migliore del pattinaggio sul ghiaccio per esprimerla? ^__^
Comunque,
l’idea che “il sogno la
sostenga” è quella che più mi
è piaciuto sviluppare, perché credo sul serio nel
potere dei sogni.
Grazie
mille per le vostre
letture, e per le recensioni di chi ha la pazienza di seguirmi sempre!
^__^
Siete fantastici, davvero.
Un
bacio! Ino :*
Keute: ma.. ma..
grazie *__* mi hai commossa con tutti questi complimenti, mi rende
felicissima
sapere che ti sia piaciuta la storia! È vero, tutti
sottovalutano le
ByakuHisa.. chi invece, a mio parere, sono tra le coppie migliori..
cercheremo
di rimediare XD grazie davvero. <3
Un
bacione!
Selenia: addirittura
una statua? *__* troppo buona.. grazieeee >___< che dire,
sono contenta
che ti siano piaciute! Tranquilla, anche io ho avuto qualche problema..
ma mi
fa sempre piacere che tu legga! Kisses :*
|
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Capitolo 13 *** 13- These boots are made for walking ***
These
boots are
made for walking
[Demenziale, leggermente OOC]
Se
c’era una cosa che a Hiyori
riusciva bene, anzi benissimo,
erano i
dispetti.
Non
era tanto l’idearli, il
progettare cosa fare (e soprattutto a chi farlo) e il raccogliere il
materiale
necessario per attuarli.. il bello di uno scherzo stava nelle facce
delle
persone che li subivano, soprattutto quando se ne accorgevano
all’improvviso.
L’unica
controindicazione era che,
dopo essersene fatti fare tanti, i suoi compagni erano diventati
abilissimi nel
riconoscerli.
Fregare
gli hentai di Lisa e
nasconderglieli in un angolo del campo allenamento, cercare su siti
specializzati gli spoiler sul manga preferito di Rose e Love e avere la
cura di
ricopiarli su una serie di post-it (sparsi un po’ ovunque),
spalmare le lenti degli
occhiali di Mashiro di burro e mettere i guanti di Kensei in un
lavaggio di
biancheria (per farli stingere) erano ormai scherzi collaudati, anche
troppo. Gli
unici ad esserne immuni erano Hachi (non c’era soddisfazione
a fargli i
dispetti, dato che non se la prendeva mai) e Shinji, che
però finiva
puntualmente coinvolto in baruffe con “quella scimmia
rompiscatole”, come
spesso la definiva.
Per
fortuna, ad interrompere
quella patetica monotonia estiva, era arrivato Ichigo Kurosaki.
All’inizio
la ragazza l’aveva
considerato un ragazzino fastidioso e attaccabrighe, buono soltanto a
lamentarsi riguardo alle sue geniali invenzioni
e a farsene dare di santa ragione. In seguito, però,
l’opinione su di lui era
stata soggetta ad un notevole salto di qualità: da
“persona noiosa” a “soggetto
utile per sperimentare nuovi
scherzi”.
Cos’,
il suo cervello
terribilmente ingegnoso e malefico si era messo in moto.
Lisa
aveva sarcasticamente
replicato che avrebbe potuto farsi una cultura invece di giocare come
una
mocciosa, per poi rituffare la testa nelle sue riviste…
Love
e Rose l’avevano totalmente
ignorata…
Kensei
le aveva riso dietro,
predicendole un bel po’ di botte sicure…
L’unico
che (alla proclamazione
del suo dispetto) aveva compiuto qualcosa di concreto era stato Shinji,
che
infatti la seguiva, infastidendola però con lunghe e inutili
prese in giro e
avvertimenti del tipo “tanto ti scoprirà
subito”.. “Kurosaki è furbo”..
“perché
non fai qualcos’altro?” e via discorrendo.
Ma Hiyori, quando aveva
un’idea salda in testa, era
irremovibile.
La
progettazione era stata
semplice ma perfetta: dopo aver fatto pedalare Ichigo come un matto su
quell’attrezzo
ginnico, sarebbe stato un giochetto da bambini assegnargli un esercizio
che
richiedesse il minor dispendio di forze possibile. E un paio di stivali
“progettati
in modo da aiutarti a controllare la trasformazione in
Hollow” erano un’esca
appetibilissima, data l’abitudine di Kurosaki di fidarsi
delle persone.
Dopo
qualche ora, erano pronti:
lucidi e perfetti, sembravano invitare ad essere indossati…
…se
non fosse stato per quel piccolo,
innocente congegno che costringeva ad un moto forzato colui che li
infilava.
“Io
te l’ho detto: quando Kurosaki
si riprenderà, saranno fatti tuoi…”
“E
non rompere le scatole! Se
adesso le mie attenzioni sono rivolte a lui, è
perché voialtri mi avete
stufato!”
L’unica
pecca in tutto quel
lavoro, forse, risiedeva nella sua semplicità:
Ichigo, infatti, li indossò immediatamente, senza porsi
particolari problemi su
chi glieli donava, e soprattutto senza insospettirsi. Poi Hiyori,
gongolando
mentalmente, si trascinò dietro Shinji e finse di dover
iniziare un altro turno
di allenamento.
Seduti
su un masso, celato da
altre rocce agli occhi di chi si trovava al centro del campo di
allenamento, la
ragazzina attendeva i frutti della sua opera.
“Vedrai
che avevo ragione io”.
(Dentro
la sua agenda mentale
stava annotando di preparare una trappola coi fiocchi per Shinji)
“Adesso
sta a vedere che Kurosaki
ti sgama e se li toglie. Finirà così, ne sono
certo, vecchia mia…”
(Diavolo,
ma perché non chiudeva
mai la bocca?)
Per
un secondo, le cose sembrarono
prendere la piega immaginata da Shinji: Ichigo infatti, dopo averli
indossati,
aveva iniziato ad osservarli con circospezione… per crollare
poco dopo seduto
sulla pietra, pronto a concedersi un po’ di riposo prima
dell’esercitazione.
Gli
occhi di Hiyori brillarono di
una luce trionfante.
C’era
da dire una cosa, su Shinji
Hirako: non sopportava le bambinate architettate dalla compagna,
però, quando c’era
da sbellicarsi dalle risate, non si tirava mai indietro…
E
che altro avrebbe potuto fare,
alla vista del povero Kurosaki trascinato da un paio di stivali (veloci
come
una locomotiva), tentando invano di fermarli?
[These boots are
made for walking
And
that’s just what they’ll do
One of these days
these boots are
gonna walk all over you…]
****
Bene,
questo capitolo non è
stupido.. è stupidissimo.
Probabilmente,
la colpa è degli
esami: avendo fatto oggi lo scritto di recupero di matematica, la
libertà tanto
a lungo negata mi ha portata ad uno stato di demenza senza limiti XD e
l’idea è
nata anche da qui, nonostante mi girasse in testa da un po’
di giorni… la
canzone che ho inserito e che dà il titolo è
These boots are made for walking,
di Nancy Sinatra.
Essendo
la prima volta che scrivo
qualcosa sui Vizard, mi sono presa qualche libertà (forse
facendo Hiyori troppo
OOC): Ichigo, poveretto, l’ho torturato.. però mi
diverte troppo rendere Hiyori
una monella infame, sarà la faccia che ha XD spero che a
qualcuno possa essere
piaciuto veramente questo mio “delirio”!
Dedicato
ad Alessandra, che me l’aveva
chiesta da un po’ :)
Visto
che sto terminando le
coppie, ora come non mai si accettano suggerimenti! Anche delle coppie
o dei
gruppi improbabili, se volete pescare i nomi a caso coi bigliettini XD
Grazie
ancora (come sempre) per le
letture e le recensioni! Che dire, vi amo tutte >/////<
grazie anche a Patricia Darlymple per i preferiti!
Alla
prossima! Un bacione :*
Ino
Selenia: allora ci ho
azzeccato su tutto! ^__^ che dire, mi rende felicissima sapere che ti
sia
piaciuta così tanto! Grazie per la statua.. mi lusinghi! *si
monta la testa XD*
Baci :*
LalyBlackAngel: ma
ciau! Grazieeee X3 kisses!
Kenjina: ciau! ^__^ ma..
ma grazie! Mi fa piacere immensamente che
tutti i capitoli ti siano piaciuti.. e non ti preoccupare per gli
aggiornamenti,
ogni volta che li leggerai ne sarò felice, anche in ritardo
<3 un beso! :*
|
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Capitolo 14 *** 14- Damned (sad in this sunset) ***
Damned (sad in this
sunset)
[AU, introspettivo, malinconico]
Era
l’ora in cui tutti ritornavano
a casa.
L’ora
in cui le mamme, sedute
sulle panchine del parco giochi, si alzano per riportare a casa i loro
bambini.
L’ora in cui le amiche e gli amici incontratisi nel
pomeriggio si salutano,
promettendosi di trovarsi di nuovo il giorno dopo; l’ora del
ritorno, tra i
programmi per la giornata successiva e la voglia di relax…
L’ora
in cui Orihime Inoue usciva
per fare la spesa, poco prima di cena.
Con
le gambe appoggiate in
posizione di rilassamento sulla fontana e il busto poggiato indietro,
Ulquiorra
Schiffer osservava le persone intorno a lui affannarsi, diretti alle
loro
abitazioni. Faceva ruotare gli occhi verdissimi sull’intero
parco, abbracciando
gli alti alberi, le stradine ghiaiose e gli scivoli, osservando visi e
andature.
Osservava,
ma non vedeva: la sua
attenzione era tutta per la piccola rossa che stava per attraversare la
strada.
Quei capelli splendidi, che
catturavano i raggi del sole
morente quasi con superbia…
L’andatura saltellante,
graziosa come solo lei sapeva
essere…
La voce limpida, squillante, che
richiamava l’amica Tatsuki
che si stava allontanando troppo…
E quello sguardo, gli occhi puri che
non avrebbero mai
espresso rancore, o avidità.
Era
diventato il loro appuntamento
serale, senza che nessuno dei due lo decidesse: alle sette,
puntualmente, lui
usciva e si recava nel suo posto preferito, nascosto agli sguardi e al
chiasso
dei cittadini, e la attendeva pazientemente.
Sapeva
che, prima o poi, sarebbe
arrivata, come ogni sera.
E
infatti non lo aveva mai deluso.
La
grazia con cui percorreva i
viali e i marciapiedi catturava la sua attenzione ogni volta, impedendo
agli
occhi di staccarsi dal suo profilo sinuoso, che si stagliava dolcemente
su
quello scenario nostalgico.. facendogli sentire, in maniera
più acuta, la
differenza che esisteva tra loro.
Lui
era il tipo poco
raccomandabile, lo sbandato, il ragazzo strano che attraeva e
intimidiva allo
stesso tempo. Quello sempre zitto, quasi invisibile nel suo banco in
fondo
all’aula.. Ulquiorra Schiffer, il tormento e la malinconia
personificata in un
viso pallido, nel trucco scuro con cui marcava il suo volto ogni
mattina.
Lei,
invece, era il sole.
Una
principessa, leggera e fresca
come l’aria. Semplicemente con la sua presenza riusciva a
sciogliere il
ghiaccio dei cuori più duri, a illuminare con una luce dolce
di speranza anche
chi ormai si sentiva al limite delle possibilità. Orihime,
la bambina ingenua e
sorridente, l’angelo consolatore, la ragazza buffa e tenera
che seguiva le
lezioni dal suo banco al centro della classe, sempre
positiva… era così che la
vedeva.
Anche se non aveva nessuna
possibilità di raggiungere
quell’astro.
Quante
volte l’aveva vista uscire
da scuola per mano di quel ragazzo moro con gli occhiali?
Come
ogni ossessione che si
rispettasse, anche la sua si protraeva per tutta la giornata,
impegnandolo sia
prima che dopo le lezioni. Uryu Ishida era il classico ragazzo perbene,
educato
e rispettoso, il partito ideale per una ragazza come lei… se
ne dovevano essere
accorti in molti, dalle occhiate che rivolgevano ai due quando li
vedevano
insieme.
E
lui, come sempre, ne era
tagliato fuori.
Ma
il suo amore doloroso,
inconfessato continuava a spingerlo avanti, impedendo a quel sentimento
così
instabile chiamato orgoglio di venire fuori. Come avrebbe potuto
spiegare,
altrimenti, la volontà di ritornare ogni giorno allo stesso
posto, per vederla
ancora una volta?
I nostri mondi saranno sempre troppo
lontani…
Nessuno, però,
potrà togliermi la tua vista, qui in queste
sere d’estate…
Vederla
uscire dal negozio
di alimentari era il suo
arrivederci: leggero come era venuto, la guardava un’ultima
volta prima di imboccare
la strada che lo portava al suo comprensorio, poco distante dalla
piazza. Nelle
orecchie risuonavano ancora le sue risate argentine:
“Tatsuki-chan!
Ho preso le rape,
degli onigiri e della salsa di soia.. verrà una buona cena!
Aspettami, stai
correndo troppo!”
“Sbrigati,
Orihime.. sta per fare
buio! Dobbiamo essere a casa..”
Il
sole era ormai calato,
lasciando posto alle stelle…
Allo
stesso modo, il suo sole l’aveva
lasciato.
****
UlquiHime,
uno dei miei pairing
preferiti :)
In
questa fic ho evidenziato al
massimo un Ulquiorra tormentato e molto emo, sarà che mi
ispira così XD però mi
piaceva l’idea di una Orihime irraggiungibile, e della sua
tristezza per non
poterla avere accanto.. boh, una storia tra loro mi dava questo aspetto
^^
C’è
da dire che adoro i tramonti e
le sere d’estate, decisamente.
Grazie
mille per tutti i commenti
e le recensioni.. come sempre, mi rendete felicissima! X3
cercherò di
accontentare le vostre richieste! Sono felice che il mio pazzo capitolo
sui
Vizard sia piaciuto XD
Un
bacione, Ino!
Selenia: scena
successiva? XD Penso che Ichigo l’avrebbe picchiata per bene!
Mmh.. non male
come pairing, si possono fare! Un bacio :*
Eragon1001: grazie
mille! ^__^ sono felicissima che tu l’abbia apprezzata! :*
Kenjina: sono stata
sadica con lui XD e Hiyori.. che dire, l’ho sempre vista
malignetta, ormai è un
clichè! XD grazie mille! Besos :***
Valeriana: grazieeeeeee
*__* addirittura tutte? Mi rendi felice X3 kisses!
Millefoglie: sono
contenta che ti siano piaciute! Sia la prima che la seconda ^__^ e
grazie dei
complimenti! :*
|
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Capitolo 15 *** 15- The Game of Love ***
The
Game of Love
[AU, romantico]
“Scendo
qui, Isane”
Kiyone
Kotetsu, diciannove anni,
tamburellò con le unghie sullo sportello della piccola
utilitaria di sua
sorella per indicarle la sua imminente fermata. Lei accostò,
permettendole di
saltare sul marciapiede:
“Ci
vediamo tra un’ora e mezzo. Ti
aspetto qui sotto!”
Kiyone
le sorrise, avviandosi
verso un grande palazzo dall’aria elegante,
dall’altra parte del viale. Aprì il
portone (lasciato socchiuso) e, con gesto automatico, si diresse verso
l’ascensore in fondo al corridoio: doveva arrivare al quarto
piano.
Era incredibile come riuscissero a
metterla in agitazione
le lezioni di violino…
Era
arrivata. Suonò al portone di
destra, sotto la targhetta in corsivo Ukitake
Jyuushiro.
Mentre
attendeva di essere
ricevuta, socchiuse gli occhi, concentrandosi sul profumo e sul clima
di
sicurezza e gentilezza che quella casa sprigionava, e che
l’avevano accolta
affettuosamente ad ogni sua visita. Il profumo di
Ukitake-sensei…
“Kiyone?
Sei arrivata presto…
accomodati, oggi che fa più caldo potremmo tenere la lezione
nel terrazzino”.
I
lunghi capelli bianchi dell’uomo
frusciarono delicatamente nell’aria tiepida, mossi dalla
corrente che proveniva
dall’apertura della porta. La ragazza lo seguì
all’interno, sempre con la
solita timidezza che la contraddistingueva, sentendosi nel contempo
protetta
dalla sua aura rassicurante.
Tutto
era uguale ad ogni altro
giorno: il profumo di legno antico dei mobili, il raggio di sole che
entrava
dalla finestra e illuminava la tappezzeria di velluto del divano, i
soprammobili delicati sugli scaffali e l’immancabile spartito
dietro cui il
sensei la faceva sistemare, pronto ad ascoltare i suoi miglioramenti.
Ogni
cosa aveva un ordine preciso…
e in cuor suo, Kiyone sapeva che non sarebbe mai cambiato.
Ancora
ricordava le prime lezioni,
quando era ancora una ragazzina impacciata e goffa che sbagliava tutte
le
entrate e quasi non riusciva a tenere in mano un archetto. Sarebbe
stata sempre
convinta di essere una buona a nulla costretta ad
un’attività in cui era
un’incapace se non ci fosse stato lui, il sensei
Ukitake… lui e la sua
pazienza, la sua determinazione e dolcezza.
Nonostante
si vergognasse ad
ammetterlo, amava tutto del suo insegnante, dal tono di voce al modo in
cui le
si rivolgeva, sempre pacato e mai arrabbiato o spazientito. Si sentiva
serena
al solo tocco delle sue dita sulla mano (quando le correggeva la presa)
o allo
scandire del ritmo del pezzo, protagonista di una pagina speciale della
sua
vita, dove esistevano solo lei e il suo sensei.
“Vediamo
come hai memorizzato quel
brano di Mozart, soprattutto la parte centrale che è
più complessa… comunque
noto parecchi miglioramenti, e soprattutto scioltezza: continua
così e ti
vedremo tenere un concerto all’Opera House di
Sydney!” sorrise, illuminando la
stanza con quell’allegria sincera e contagiosa.
Come
si poteva essere tristi, o
provare rancore per qualcuno, con una persona così di fronte?
Sai sensei… è la
tua vicinanza a creare un
mondo dove potermi rifugiare.
Le
note scorrevano, scivolando
dolcemente fuori dal violino e spargendosi ovunque
nell’appartamento, in un
sonnacchioso pomeriggio di metà estate. Per chiunque le
avesse ascoltate
sarebbero state una melodia qualsiasi… ma solo per lei
diventavano un modo per
comunicare con la persona a cui teneva di più.
Forse questa non è altro
che una sinfonia di sentimenti
concentrati in uno strumento…
****
Questa
UkitakexKiyone mi è venuta
in mente mentre guardavo l’episodio numero 42, quando lei e
Sentano vengono
chiamati dal capitano dopo lo scontro con Byakuya..
l’ingenuità di Kiyone mi ha
ispirato troppo ^^ e poi Ukitake è così gentile,
affettuoso, premuroso.. aah,
penso che tutte vorrebbero un uomo così. Io personalmente lo
adoro :) spero
piaccia davvero.. per gli spartiti del violino ho consultato internet:
non
sapendolo suonare, mi sono documentata un po’. Il titolo
è il nome di una canzone di Michelle Branch e
Carlos Santana :D
Questa
sarà l’ultimo capitolo
prima di una pausa: infatti starò via dal 26 luglio al 9
agosto, e purtroppo
non avrò modo di recensire ed aggiornare…
però mi rifarò al mio ritorno, e
intanto la mia mente pazzoide sarà impegnata a creare nuovi
capitoli XD
Come
al solito, un grazie
specialissimo a chi legge e recensisce.. e a tutti coloro che leggono!
^___^
Buone
vacanze a tutti e.. un
bacione! :*
Ino
Kenjina: ma, ma.. *__*
grazie! Che dire, sono lietissima di creare qualcosa che possa piacere!
*saltella* grazie a te per la recensione! ^^ un bacio! :*
Selenia: grazie! X3 il
rapporto tra loro due l’ho sempre visto così, un
po’ malinconico e triste.. sono
felice che ti sia piaciuta! Beso! :*
|
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Capitolo 16 *** 16- Watermelon ***
Watermelon
[AU,
malinconico]
Ormai
le capitava sempre più
spesso di pensare a Toshiro.
Il
più delle volte erano pensieri
fugaci e veloci, uno sprazzo che il momento dopo l’aveva
già abbandonata.. ma,
nonostante gli impegni e l’allegria di quelle giornate estive
la distraessero
da ogni genere di riflessione, accoglieva quei richiami al passato con
affetto,
immergendosi per alcuni minuti in pensieri nostalgici.
Come
quella sera, seduta sotto il
portico della loro casa “delle vacanze”.
Non
era più una bambina, Momo
Hinamori: era cresciuta, frequentava l’università
da qualche anno, aveva
trovato quello che considerava a pieno titolo
“l’amore della sua vita”. Non
poteva certo dire di non essere felice, insieme a Sousuke…
si erano conosciuti
proprio all’università, dove lui insegnava, e dopo
poco era scoccata la
scintilla dell’interesse reciproco e dell’amore.
Nel giro di due anni si erano
fidanzati.
Socchiuse
gli occhi dorati,
buttando indietro la testa. Da quella posizione poteva sentire il
rumore delle
onde che si frangevano sugli scogli in fondo alla strada con chiarezza,
come se
le avesse avute in giardino. Adorava quella musica intima, gentile, che
la
salutava come una vecchia amica ogni anno, quando lei e Sousuke
tornavano alla
loro casa… le piaceva la quiete, il fresco della sera, il
rosso del tramonto
che colorava i tetti e si specchiava nel laghetto delle ninfee.
Le
piaceva stare con lui, e
condividere momenti di felicità col suo compagno.
Mentre
si rialzava, desiderosa di
rientrare a farsi la doccia, la sua attenzione fu attirata da una
grossa
anguria, che qualcuno aveva sistemato sul tavolo del patio.
Un’anguria identica
a quelle che mangiavano lei e Toshiro da bambini…
“Secondo me, la cosa
più bella dell’estate è mangiare il
cocomero!”
Due bambini sono seduti sotto un
porticato di legno, in
kimono, lasciando penzolare i piedini nudi fino a sfiorare la ghiaia
del
giardinetto. Stringono una grossa fetta di anguria ciascuno e la
mangiucchiano,
in modo diverso: lei a piccoli morsi educati, lui con foga,
macchiandosi il
mento e facendo colare il succo rossastro lungo il collo.
Toshiro Hitsugaya, il monello
spettinato e vivace, si
rivolge all’amica in tono allegro: “Credo anche
io!”.
Lei gli sorride, spostandosi una
ciocca castana di capelli
dal volto. Nel silenzio generale si sente un lieve scampanellio,
provocato da
un sonaglio pendente dalla tettoia. Un venticello lieve scompiglia i
loro
capelli.
Momo termina il suo pezzo
(asciugandosi le dita su un lembo
del vestitino) e osserva l’orizzonte, dove il sole sta
scomparendo in una
profusione di luci dorate. Ad un tratto, il suo sguardo diventa triste:
“Shiro… quante
estate credi che trascorreremo ancora così?”
Lui sembra non capire.
“Lo so che non dovrei
guastarmi i momenti di serenità con
questi pensieri malinconici… però a volte
è più forte di me. Ho paura che non
saremo mai più felici come lo siamo ora, e se penso che tra
poco dovrò
ritornare a scuola mi sento infelice. Perché tutte le belle
cose devono finire?”
Una lacrima silenziosa scende sulla
sua guancia, asciugata
immediatamente dalla punta di un dito: inaspettatamente, è
stato lui.
“E’
così.. ma non è detto che tutto debba finire per
sempre. Le cose iniziano e finiscono… finiscono per
ricominciare da capo. E
anche se non dovessero essere più le stesse, noi due saremo
sempre vicini, no?”
Si è fatto serio, ora. Il
suo tono di voce è saggio e
pacato.
“Pensa ad oggi, a domani e a
tutti i giorni che ci
aspettano ancora. Ti servirà per quando saremo
distanti… per sperare di
ritrovarci di nuovo.”
Momo gli prende la mano, rassicurata,
accarezza la sua
pelle soffice e, finalmente, un riso felice si impadronisce della sua
bocca.
“Si, hai
ragione…”
La
voce di Sousuke la riportò alla
realtà, facendola trasalire appena. Lo sguardo si rifece
presente, posandosi
nuovamente sul tavolo…
L’immagine
di Toshiro bambino,
invece di scomparire, sembrava affermarsi con più forza
nella sua memoria.
[In fondo, anche se siamo lontani,
c’è un posto dove due
piccoli, ingenui compagni di gioco continueranno a sperare nel domani,
a vivere
ogni giorno con la gioia limpida del primo…]
Rientrò
in casa, accostando
leggermente la porta-finestra del giardinetto e posando la mano sul
cuore, come
per tenere al sicuro quei ricordi dove nessuno avrebbe potuto mi
prenderli.
Ci saranno altre estati, te lo
prometto…
****
Allora,
rieccomi a voi dopo due
settimane d’assenza! XD
Questo
è uno dei due capitoli “nati”
durante le pause tra un bagno e l’altro, che vi
proporrò prima di partire:
ebbene si, non ci sarò di nuovo dal 12 agosto fino forse al
25 o 26, causa
vacanza dell’ultimo minuto.. e, non avendo internet
disponibile, non potrò aggiornare
o recensire.
Questa
HitsuMomo (con lievi
accenni AizenMomo) mi è venuta in mente guardando le
innumerevoli immagini che
accostano Hitsugaya ad un anguria.. e anche l’episodio che
nel manga
corrisponde a “Preludio per le Stelle Erranti”, in
cui si strafoga proprio di
cocomero XD insomma, ritenevo che evocasse bene un momento spensierato
dell’infanzia!
E poi, adoro il rapporto HitsuMomo.. sono tenerissimi come compagni di
gioco.
Ringrazio
tantissimo
PikkiSakuraChan per la sua divertente e lunghissima recensione.. mi fa
davvero
piacere che ti siano piaciuti anche i capitoli precedenti! ^__^ e
grazie per
avermi seguita sempre!
Alla
prossima! Un bacione, Ino!
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Capitolo 17 *** 17- Symphonie amoreuse ***
Symphonie
amoreuse
[AU,
Romantica]
Le
dita scorrevano dolcemente sui
tasti, producendo un suono armonico e piacevole che si abbinava alla
morbidezza
serica della sua treccia nera, e al candore delle mani della pianista.
Gli
occhi timidi e puri (come quelli di un cerbiatto) si spostavano da una
nota
all’altra dello spartito, seguendone il ritmo e riempiendo il
tutto con la sua
grazia innata.
Erano
in molti a dire che Nemu
Kurotsuchi avesse un’abilità particolare per il
pianoforte: l’unico che non
aveva mai voluto ammetterlo era suo padre, ma tutti conoscevano il
carattere
irritabile e severo dell’uomo, e la poca fiducia che nutriva
in quella
silenziosa e arrendevole ragazza.
Avrebbe
meritato molto di più, lei
che era così gentile e mite, rifletteva mentre la osservava
suonare. Adorava
guardarla di nascosto, dallo spiraglio della porta a vetri che dalle
camere portava
al soggiorno, illuminata da un raggio di sole che spandeva una luce
dorata
sulla sua figura delicata.
Ogni
martedì e venerdì, dalle
cinque alle sei e mezza precise, seduta davanti al pianoforte di ebano
nero,
Nemu entrava in una dimensione surreale e meravigliosa, che per Ikkaku
era
sempre un motivo di ammirazione.
Perché,
giorno dopo giorno, sentiva
di essere innamorato di lei. Era felice che, nonostante
l’estate, le lezioni
proseguissero, per poterla vedere ancora china sullo strumento, per
sentire le
istruzioni dettate da suo padre e il flusso di note che originavano
come
diretta conseguenza… ogni cosa di lei lo attirava, gli dava
un’idea di fragile
ma perfetto equilibrio.
Respirò
profondamente,
concentrandosi sulla melodia che spezzava la calda monotonia di quel
pomeriggio
estivo. All’improvviso, come a terminare la composizione, un
rintocco del
pendolo scandì le sei e mezzo.
“Bene,
siamo alla fine, mia cara.
Puoi riordinare le tue cose e andare” la congedò
gentilmente suo padre,
porgendole la mano in modo cavalleresco come al solito. Lei sorrise
timidamente, tuffando lo sguardo nella borsa blu scura un attimo dopo.
Il
signor Madarame uscì dalla
stanza, lasciandola sola: il ragazzo ne approfittò per
entrare, scivolandole
lentamente alle spalle per non spaventarla.
“Buon
pomeriggio, Nemu”.
Com’era
prevedibile, la mora
sussultò e il suo volto si tinse immediatamente di un
soffuso color porpora. Se
già nei confronti del suo insegnante era silenziosa e
impacciata, quando si
trattava del figlio diventava ancora più vergognosa, come se
ci fosse qualcosa
di male nel loro guardarsi o scambiare qualche parola.
Lei
alzò gli occhi vellutati,
fissandoli (con grande imbarazzo) in quelli scuri e truccati in modo
bizzarro
del ragazzo. Tutti lodavano la dolcezza del suo sguardo, ma pochi erano
riusciti a goderselo in pieno: lo schermo della sua timidezza tirava
indietro
anche i corteggiatori più decisi.
Ma era così
bella…
“Sentendoti
suonare, avevo voglia
di venire a vedere come stavi.. è tanto tempo che non ci
vediamo.”
“E’
vero..”
[Aprimi il tuo cuore, Nemu..
così che possa raggiungerlo..]
La
sua mano scivolò verso l’estremità
della treccia, carezzandola con le dita lunghe e spostandosi lungo la
cornice
della guancia delineata da un altro ciuffo, ancora più
morbido. Ikkaku sorrise,
osservando le sue gote diventare sempre più rosse, e le
carezzò il volto:
“Sei
bellissima, lo sai..?”
[E ora, nessuno può dirti
che tutto questo è sbagliato..]
Il
bacio arrivò inaspettato, reso
ancora più dolce dalla sua imprevedibilità.
Inaspettatamente la ragazza
dischiuse le
labbra, accogliendo delicatamente quelle di lui, aggrappandosi con le
mani
piccole e leggere alla sua nuca, come a trattenerlo a sé
ancora di più.
Non
le importava nulla di quanto
avrebbe potuto dire suo padre, la sua famiglia, il mondo là
fuori.. il sole
riscaldava le finestre e si rifletteva sul pianoforte, sulle loro teste
vicine
e sulla stanza, illuminandola del suo abbraccio dorato.. e contornando
quella
loro sinfonia amorosa.
Finalmente
riuscì ad alzare gli
occhi e a fissarli nei suoi senza vergogna.
“Ikkaku.. Grazie.”
*****
Rieccomi,
dopo ben 16 giorni di
ozio! XD
Questa
è la prima delle coppie
diciamo “strane” che vi sottopongo.
L’idea è partita da un’immagine scovata
in
un video di Youtube su coppie miste di Bleach, ma la storia
è venuta parecchio
dopo. C’è da dire che Nemu è
tenerissima, e per lei credo che il tipo di uomo
più giusto sia protettivo e gentile.. Ikkaku mi dava
l’idea XD. Essendo un
esperimento, l’ho buttata giù un po’ di
fretta.. spero che possiate gradirla
ugualmente!
Detto
questo, passiamo ai
commenti.. un bacione a tutti! Grazie perché mi seguite con
tanta pazienza! ^__^
Ino
Chan
PikkiSakuraChan: Tranquilla,
anzi.. mi fa piacere che tu abbia commentato anche se non gradivi
particolarmente la coppia! XD Devo dire che anche io non vedo bene le
HitsuHina, lei è di Aizen U_U però, dato che amo
sperimentare.. prima o poi
toccava XD piuttosto, grazie per la pazienza e i complimenti! Mi fa
piacere
averti tra i commentatori ^^ un bacione!
Selenia: hai ragione..
Momo con la testa è rivolta solo ad Aizen XD ma ti ringrazio
dei complimenti! Spero
che anche questo capitolo ti piacerà ^^ kisses!
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Capitolo 18 *** 18- Forever like this ***
Forever
like
this
[Romantico, AU]
“E’
colpa tua! Solo e soltanto
colpa tua!”
“Invece
di stare zitto e spingere,
perché sprechi il fiato a parlare? Tanto non importa di chi
è colpa: abbiamo
forato la gomma, e questo è l’unico modo di
venirne fuori, Mister
Sono-Un-Genio!”
Non
potendo ribattere in alcun
modo, Toshiro Hitsugaya scelse la via del silenzio: era il modo
migliore per
evitare contrasti con quella ragazza scatenata dalla lingua velenosa
che era
Karin Kurosaki… così, mentre spingeva la
bicicletta (ormai quasi inservibile)
lungo i vialetti polverosi del quartiere, imprecava tra sé e
sé sull’egoismo e
la stupidità delle ragazze.
O
erano frivole e vezzose, sempre
prese da trucco, diete e vestiti (come qualche sua compagna di classe),
oppure esuberanti,
scattanti e piene di iniziativa, come quella matta della loro amica di
famiglia, Rangiku. Questi tipi di donne lo facevano sentire a disagio:
cercava
di allontanarsene il più possibile, anche a costo di
sembrare un bambinetto…
Ma
erano le ragazze come Karin che
gli davano più problemi. In
assoluto.
Non
si fermava alle apparenze, ma
sapeva scavare in profondità, sondando le anime di chi
guardava con i suoi
occhi scuri, come due pozzi aperti su un vuoto enigmatico…
Indagando nella sua in modo che quasi
lo spaventava.
Quando
si sedeva con le ginocchia
al petto, assorta in riflessioni, i suoi discorsi diventavano
più gravi, quasi
avesse dimenticato la sua giovane età. Ma era solo un
momento.. rapidi come nuvole
passeggere, lasciavano il posto ad un sorriso felice, come le si
addiceva
davvero.
E
poi… sapeva giocare a calcio
quasi meglio di lui.
“Ormai
è ora di cena.. in giro non
c’è quasi nessuno. Perché abbiamo preso
questa stupida scorciatoia??? Così mi
toccherà farmi tre docce prima di poter essere almeno fatta entrare in casa, lo sai che Yuzu
è una maniaca della pulizia…
bleah, guarda quanta polvere!”
[Però quando voleva sapeva
lamentarsi come tutte le
ragazze].
“Non
ci arrivi? È estate, tempo di
vacanze… è possibilissimo che qualcuno sbuchi
all’improvviso da dietro l’angolo
e mi veda mentre ti spingo su una bicicletta scassata. Ti immagini cosa
ne
verrebbe fuori?” chiese il ragazzino, con cipiglio scocciato.
“Beh,
non è difficile” rise lei, e
con voce sdolcinata declamò: “Karin Kurosaki e
Toshiro il Ghiacciolo stanno
insieme!!! Ho sempre creduto che ci fosse del tenero tra i
due… lallaaalà!”
“Molto
divertente, Kurosaki”.
“Lo
so, grazie”.
Ironica,
pungente. Come sempre…
Sul
quartiere Karakura brillavano
le stelle. Quella sera, in particolare, se ne vedevano parecchie: i
lampioni
erano quasi tutti spenti, così da permettere agli abitanti
di poter godere
della loro vista con più facilità.
Anche
Toshiro se ne accorse: proprio
sopra il loro comprensorio si stendeva un manto di piccoli puntini
luminosi, sparsi
come diamanti su un abito di velluto blu notte. Appena giunsero nel
cortile
lei, ridendo, smontò dalla bicicletta e si diresse nel suo
“posto preferito”,
una rientranza nel muro più elevata, che combaciava con un
vecchio rialzo per
il bucato. Sbuffando, lui la seguì.
La
trovò con lo sguardo fisso
verso l’alto, pensierosa:
“Questa
sera ce ne sono tantissime”
“Già…”
Sicuramente
era triste: solo in
caso di pensieri dolorosi diventava così laconica. Decise di
lasciare che fosse
lei a parlargliene, senza chiederle nulla che avrebbe potuto
rattristarla.
Non
dovette aspettare molto.
“Toshiro…
credi anche tu che chi è
morto ci protegga dall’alto, guardandoci da una
stella?”
Per
un attimo rimase stupefatto:
che domanda bizzarra… ma dopo un istante si diede dello
stupido, pensando alla
signora Kurosaki. Doveva mancarle molto sua madre, anche se magari non
voleva
farlo vedere.
“Si…
io ci credo. Perché non
dovrebbe essere così? Se ami davvero qualcuno, una parte di
te rimane con lui…
e se quel qualcuno ti ama, ti rivedrà in ogni bella cosa che
ha davanti. Non
solo nelle stelle” sorrise, meravigliandosi di quel pensiero
così delicato che
aveva appena formulato.
“Quando
sono triste, guardo il
sole, oppure il cielo di notte, e immagino che i miei genitori stiano
sospesi
sopra di me. Io non li vedo, ma loro vedono me… e questo mi
basta. Dopo riesco
a sentirmi un po’ meglio”.
Rannicchiati
in quel piccolo
spazio, due ragazzini osservavano il cielo, trattenendo insieme lo
stesso
sogno.
Karin
prese la mano di Toshiro,
allungandogli un piccolo bacio sulla guancia:
“Anche
io ci credo… voglio crederci. Perché
è l’unico modo di
sentirmi vicina a loro… e a te”.
Stringendo
la mano dell’amica,
Toshiro Hitsugaya ringraziò il cielo che fosse notte: mai e
poi mai avrebbe
voluto mostrare a Karin la lacrima che dolcemente solcava il suo
viso… o il
rossore leggero che si era impadronito del suo viso graffiato di
ragazzino
delle medie.
****
Come
secondo richiesta, ecco una
HitsuKarin! ^^
Devo
dire che mi piacciono davvero
tanto insieme: a pensarci bene, hanno tutti un lato
“nascosto” che li rende
simili… in questo capitolo ho voluto evidenziare quello
più tenero, sia di
Karin che di Hitsu-chan (*o*). E poi più o meno come
età sono simili, quindi “trasferirli”
entrambi nella Karakura di Ichigo non è stato difficile.
Spero
che possa piacervi! Mi
dispiace per il ritardo, ma ho avuto dei giorni abbastanza tristi e
travagliati
ç_ç mi auguro che la scrittura non ne abbia
risentito come invece è capitato
all’umore XD
Ringrazio
Djbril88 per avermi
aggiunta ai preferiti e lei, Selenia e LalyBlackAngel
per il suggerimento pairing.. avrete
una IshiNemu quanto prima! XD
Passando
alle recensioni, vi
saluto! Un bacione a tutte e.. grazie, sempre :*
Ino!
Djibril88: benvenuta,
nuova lettrice! :D grazie mille per i complimenti, e.. spero che il
nuovo
capitolo ti sia piaciuto! Bacioni :*
lilithkyubi: ciao!
Innanzitutto grazie per la correzione.. ehehe, io e il francese abbiamo
un
rapporto un po’ conflittuale a volte XD grazie mille per i
complimenti! Spero
che ti piaccia anche questa ^^
kisses!
LalyBlackAngel: grazie
del suggerimento! Per il prossimo capitolo, ci penserò :3
Selenia: *o* mi fa
piacere che ti sia piaciuta! Mi ha soddisfatto tanto descriverli ^^
grazie
ancora.. bacio! :*
PikkiSakuraChan: tranquilla,
io pure combino certi guai… XD grazie anzi di avermi
recensita! Mi rende
felicissima sapere che tu l’abbia gradita ^^ un bacione! :*
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Capitolo 19 *** 19- Tonight ***
Tonight
[Romantico,
AU, leggermente OOC]
La
sera era uno dei momenti
migliori per fare quattro passi.
Era
come se le strade, deserte e
silenziose, invitassero ad incamminarsi per la via- qualsiasi andava
bene- e a
dimenticare i guai della giornata, confondendoli tra i passi leggeri
che
risuonavano sull’asfalto. Era più fresco, e il
sole non picchiava come durante
il giorno, aiutando la mente a rilassarsi totalmente.
E
poi, c’era la possibilità di
fare incontri inaspettati.
Nemu
Kurotsuchi voleva lasciarsi
alle spalle una serata fatta di sgridate e insulti paterni: il padre
non aveva
preso bene né il fatto che avesse un ragazzo, né
che avesse deciso di
ribellarsi alla sua autorità uscendo quando voleva e stando
fuori casa il più
possibile. Così, dopo aver infilato qualche vestito nella
borsa, si era diretta
fuori di casa, pronta a trascorrere la serata da un’amica.
Dall’altra
parte della strada
camminava Uryu Ishida, reduce anche lui di una serata non proprio
idilliaca con
suo padre. Per smaltire un po’ della frustrazione che sentiva
dentro aveva
deciso di prendere un po’ d’aria, uscendo dal
portone e lasciando che fossero i
suoi piedi e la sua mente a condurlo dove volevano.
La
meta prefissata per quella sera
era il chiosco delle granite sul lungomare.
Sedutosi
su una delle panchine che
davano sul mare, il ragazzo si tolse gli occhiali per contemplare la
luna che
rifletteva il suo chiarore opalescente sulle acque scure. I grilli
frinivano
piano, e dalla strada alle sue spalle provenivano solo suoni lontani,
ovattati.
Per
cercare la vera pace,
bisognava recarsi lì…
Era
così assorto nella sua
riflessione che non si accorse dei passi che arrivavano dal sentiero
ghiaioso
del parco, annunciando l’arrivo di una ragazza alta e mora.
Anche se se ne
fosse accorto, però, non gli sarebbe interessato: si trovava
bene anche da
solo, soprattutto quando aveva voglia di meditare.
Nemu
aveva avuto la sua stessa
idea.
Neanche
lei lo vide, all’inizio:
gli occhi annebbiati dalle lacrime le impedivano di distinguere persone
o
oggetti. Appena si sedette, però, distinse chiaramente la
figura di un ragazzo
sottile, con gli occhiali, che aveva distolto lo sguardo dalle onde per
osservarla.
Lo
conosceva, almeno di vista:
frequentava il primo anno nella sua scuola (lei era al terzo), e lo
incontrava
spesso a girare per i corridoi o in compagnia di una ragazza castana
dall’aria
svampita. Sapeva che era il figlio di Soken Ishida, il primario di un
importante ospedale del quartiere vicino, ma non gli era capitato mai
di
rivolgergli la parola.
Ora
però, qualcosa li accomunava.
Come
trascinato da una forza
superiore- o forse era la percezione di
una persona con problemi così simili
ai suoi – lui le rivolse
un’occhiata, sorridendo
per metterla
a suo agio. Quella ragazza gli aveva sempre dato l’aria di
una persona
solitaria e dolce…
“In
serate simili è un peccato
stare in casa, vero..?”
Lei
sussultò, prima di accorgersi
che gli si stava rivolgendo. Scacciando una lacrima dispettosa dagli
occhi, rispose
a voce bassa:
“E’
vero.. soprattutto quando hai
troppi pensieri per la testa. Mi spiego?”
Lui
annuì. Non c’era bisogno di
molte parole.
In
fondo, tutto poteva succedere,
in una sera d’estate…
Anche
che due persone,
apparentemente molto diverse, potessero condividere una panchina con
vista sul
mare, scacciando i pensieri negativi dalla loro testa, cercando di
farli volare
via, insieme al vento di scirocco che increspava la seta blu che
schiumava
sotto i loro occhi.
Perché, in
fondo… il cielo è uno solo.
“Stando
qui, sento come se i miei
mali si lenissero. Sarà il mare, o forse l’aria
che spira…”
[Oppure la tua presenza,
più semplicemente..]
“Si,
lo penso anch’io. Quasi non
vorrei più tornare a casa”.
Però.. bisogna tornare alla
realtà. Nonostante sia triste,
o difficile… un modo per superarla c’è.
Il più grande coraggio consiste
nell’accettarla com’è…
E poi, se penso che tu mi capisci, e
condividi ciò che
provo, mi sento meglio.
La
notte stava per scendere.
La
ragazza si alzò, guardando
l’orologio preoccupata: “Devo andare.. mi staranno
aspettando. Uryu.. grazie
mille per la chiacchierata. Sei stato gentilissimo, davvero. Mi ha
fatto
piacere parlare con te” sorrise, sfiorandogli gentilmente la
mano per
salutarlo. Con un altro sorriso affettuoso si voltò,
lasciando il piccolo
chiosco nello stesso silenzio in cui era venuta… e un
leggero vuoto nel cuore
del giovane Ishida, che decise di imitarla.
Col
cuore più leggero si alzò,
diretto dal lato opposto della strada.
Essere sotto lo stesso cielo.. in
fondo, non è così male.
*****
IshiNemu
dedicata a LalyBlackAngel,
che me l’aveva chiesta ^^
Allora,
comincio col dire che è
piuttosto atipica, come fic: ho cercato di rendere l’idea di
due persone che
non si conoscono, ma provano gli stessi sentimenti che li accomunano.
Tra i due
c’è una conversazione (che non ho scritto per
intero), e alla fine ognuno
ritorna alla propria vita con qualcosa in più dentro..
insomma, spero di aver
reso l’idea! :)
Spero
che possa piacervi, davvero!
Non so perché ma non mi soddisfa molto .__.
GRAZIE,
GRAZIE e ancora GRAZIE per
tutti i complimenti e le recensioni *___* che dire, siete fantastiche!
Ogni
volta che vedo i vostri incoraggiamenti, le risposte, i suggerimenti..
il cuore
mi va in gola per la felicità. Mi impegnerò
sempre per non deludervi >___<
Un
grande bacio a tutte! Grazie ad
Alessandra e a PunkyMarty per avermi inserita tra i preferiti ^^
Ino!
Djibril88: grazie
mille ^__^ eh, diciamo che la scrittura è un valido aiuto
per esternare i
problemi! Un bacio grandissimo, e grazie per i complimenti! :*
Alessandra: Sento che
non mi basterà un papiro intero XD intanto per ringraziarti
di ogni commento,
che ho letto e riletto (e mi ha riempito di gioia), e poi per dire che
mi
dispiace tantissimo per tua mamma ç___ç ho subito
delle perdite anche io di
recente, e capisco perfettamente il tuo stato d’animo..
così come mi rende
felice sapere di averti fatto commuovere con le mie fic ^__^
perché far
riflettere, sorridere, commuovere… è un
po’ l’obiettivo che mi prefisso XD e ti
ringrazio tanto per tutta l’attenzione con cui mi segui! E
per la mail :3
Quindi,
un grande bacio! Col
pensiero ti sono vicina :*
PikkiSakuraChan: ne
sono feliceeee X3 .. una statua? *arrossisce* ti ringrazio! Che onore!
:D
grazie per i complimenti, e come sempre.. bacione :*
LalyBlackAngel: ed ecco
la
IshiNemu!
Spero ti piaccia! Kiss :* (grazie ^__^)
|
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Capitolo 20 *** 20- Loveless ***
Loveless
[Romantico,
AU]
“Non
manca molto, su.. ancora due
finestre e ti lascerò andare!”
Il
ragazzino dai capelli chiari
alzò la testa, sconsolato, e fissò le pareti
intorno a sé: il pomeriggio
volgeva a termine (aprendosi a quel tramonto rosso porpora, che
colorava
intensamente l’atmosfera), e lui lo aveva impiegato quasi
tutto a pulire in
lungo e in largo la casa, stanando il più piccolo granellino
di polvere e
lucidando tutte le superfici lisce fino a farle brillare di luce
propria.
Sbuffò,
afferrando il prodotto per
pulire l’argenteria, lo straccio e lo spruzzatore per i vetri
e portandoli con
sé nell’altra stanza, dove lo aspettavano
già un carrello con i panni da
portare in lavanderia e la scopa: un set da impresario delle pulizie in
piena
regola.
Di
norma odiava rassettare casa
(tranne la sua stanza, che restava pulita e ordinata), ma quel giorno
aveva
dovuto fare un’eccezione: Rangiku era un’amica di
famiglia, e non aveva
attraversato un bel periodo.. ragion per cui si era piegato a quella
corvèe,
facendo il “bravo ragazzo” e cercando di aiutarla
quanto poteva.
La
osservò raccogliersi i capelli
in uno chignon stortarello, prima di riacchiappare la lucidatrice e
passarla,
sbuffando, sul suo adorato (ma parecchio bisognoso di attenzioni)
parquet. A ventiquattro
anni si ritrovava così, in una situazione sentimentale
tira-e-molla da mesi,
una casa da tirare avanti da sola e un lavoro che non la soddisfaceva
affatto…
molte volte Toshiro si chiedeva come facesse ad essere sempre vivace e
allegra,
con tutti i problemi che doveva affrontare.
E
la sera avanzava…
Dopo
una giornata intera di
torture a base di terribili cd e pulizie infinite, tutto ciò
di cui aveva
bisogno era una bella dormita e una cena sostanziosa: aspettava con
ansia le
otto e dieci (l’ora concordata con sua nonna per il rientro a
casa) per mollare
tutto, salutare Rangiku e, finalmente, trascorrere una serata
tranquilla, senza
starnutire ogni dieci minuti per la troppa polvere inalata o sfregarsi
le mani
che bruciavano a causa dei detersivi.
[E anche la scuola… tra
poco ricomincerà…]
“Beh,
si può dire che abbiamo
passato proprio un bel pomeriggio, eh?” ridacchiò
Rangiku con la solita
inflessione esuberante. “Insomma, lo so che pulire non
è proprio il massimo..
però se una cosa si fa insieme è più
piacevole! E poi, è tutto così in
ordine…”
“Solo
tu puoi trovare qualcosa di
piacevole in un lavoro orrendo come questo, Matsumoto”
replicò lui, seccato.
“E
dai, non fare il musone!” – le
guance del povero ragazzo furono stritolate senza pietà
– “Sei così adorabile,
quando tiri fuori quel faccino arrabbiato… E anche se fai
tanto il duro, lo so
che in realtà sei un tenerone”
ridacchiò, con un’espressione simile in modo
inquietante al sorriso furbo di una volpe.
Silenzio.
Aprire bocca sarebbe
stato quantomeno inopportuno.
“Eh,
se tutti gli uomini fossero
volenterosi come te… qualcuno, almeno,
avrebbe dovuto impararla questa lezione. Ma, sai, tra una litigata e
l’altra
non è che ci sia molto tempo di discutere, o
migliorarsi…”
[E dire che la aiutava solo
perché vi era costretto…]
Nonostante
odiasse essere
schiavizzato, Toshiro doveva riconoscere che Rangiku non meritava tutto
ciò.
Una donna sensibile come lei, che riusciva a intristirsi per la sorte
di un
gattino abbandonato, o di un orfano che aveva visto in uno sceneggiato
televisivo, come poteva aspettare con ansia che Gin Ichimaru tornasse
da lei?
Non
gli era mai piaciuto, quel
tipo: viscido, mellifluo… sembrava che godesse delle
occhiate adoranti che lei
gli rivolgeva, beandosi di quella condizione di uomo adorato e riverito
dalla
sua donna. Come a lei piacesse un tipo del genere, non lo avrebbe mai
capito.
[Era l’amore in
sé ad essere incomprensibile]
“Oh,
l’acqua è finita… sarà
meglio
riempire di nuovo il secchio!” esclamò la bionda,
gettando un’occhiata al
pavimento e subito dopo allo straccio, prendendolo con delicatezza e
ributtandolo nel secchio. “Torno subito!”
esclamò poi, incamminandosi verso la
cucina canticchiando un motivetto a labbra strette. Il ragazzo
sbuffò, pronto a
radunare tutte le sue cose: appena Rangiku fosse tornata, se ne sarebbe
andato.
Si
accomodò su uno sgabello,
gustando la piacevole sensazione dei muscoli distesi dopo tanto lavoro.
Tirando
la testa indietro, si concentrò sui suoni che venivano da
fuori (amplificati
dalle finestre aperte): lo stridere dei gabbiani che sorvolavano
l’appartamento, lo scorrere dell’acqua del
lavandino, il chiacchiericcio lieve
di qualcuno in strada, e una serie di piccoli singhiozzi soffocati
dalla
cucina…
Singhiozzi?
Immediatamente
si alzò in piedi,
facendo cadere la lucidatrice a terra: Rangiku stava piangendo. Piano,
come se
non volesse disturbarlo… ma piangeva, i suoi gemiti di
tristezza erano
perfettamente udibili. Sembravano quelli di un cucciolo ferito, di un
bambino
senza speranze che trova l’unico conforto nelle lacrime (così calde e rassicuranti):
gli mettevano addosso un malumore
terribile. Corse in cucina, per vedere cosa le era accaduto.
Era
lì, in ginocchio, accucciata a
terra contro il mobile del lavello.
Sulle
prime, il ragazzino non
seppe cosa fare: come avrebbe potuto consolarla, scrollarle di dosso
quel
dolore, ridarle il buonumore che, all’improvviso,
l’aveva abbandonata?
Solo
una persona probabilmente ci
sarebbe riuscita: la stessa che le aveva tolto il sorriso e le
serenità.. la
stessa che, ogni notte, popolava i suoi sogni, dai più
tristi ai più lieti e
sereni.
Al solo pensiero del viso ghignante di
Ichimaru, le unghie
gli si conficcarono rabbiosamente nei pugni chiusi…
E,
istintivamente, si avvicinò
alla ragazza, cingendola da dietro le spalle in un abbraccio affettuoso.
Era
la prima volta, dopo tanto
tempo, che qualcuno non la stringeva in quel modo… piano
piano, Rangiku sentì
che le lacrime scendevano meno copiose dagli occhi chiari, e i sussulti
si
fermavano, leniti dalla tenerezza di quell’abbraccio. Con
delicatezza (per non
interrompere la magia di quel momento) si girò, affondando
il viso nella spalla
sottile del suo “piccolo Toshiro”, inspirandone il
profumo, dolce e pungente
allo stesso tempo… e riempiendosi di quella meravigliosa
sensazione di essere
amata e protetta da due braccia gentili, seppure fossero quelle di un
ragazzino
di quattordici anni.
In quel momento, nessun Gin si sarebbe
potuto mettere tra
lui e lei..
*****
E
finalmente sono riuscita a
scrivere una HitsuMatsu!
Il
pairing in sé mi intriga, non
tanto come coppia ma come rapporto affettivo in sé:
è chiaro che Rangiku voglia
molto bene al suo taicho (già da come gli si rivolge e dal
modo in cui lo
segue), e in questo capitolo ho cercato un po’ di renderli
allo stesso modo, anche
se nel mondo reale.
E,
diciamocelo, adoro rendere
Toshiro ancora più puccioso e tenero *___*
Per
il prossimo capitolo ho in
cantiere una IzuruxMomo, oppure una RenRuki… avendo quasi
finito le coppie, sono
agli sgoccioli dell’immaginazione XD mi fa comunque
tantissimo piacere che
abbiate gradito anche i precedenti! ^__^
Un
grazie ad Oreo e Valeriana per
avermi inserita tra i preferiti :)
Allora..
alla prossima! Un bacione
a tutti.. vi adoro sempre di più <3
Ino!
PunkyMarty: grazie
mille! ^__^ non preoccuparti, non mi fa nessun disturbo.. anzi, avevo
già fatto
un pensierino per un capitolo extra alla fine della fic! Spero che mi
seguirai
sempre :* kisses!
Alessandra: Ma di
nulla ^o^ mi faceva piacere farti sapere che ti sono vicina in un
momento
simile… e, come sempre, ti ringrazio per i complimenti! Mi
ricaricano di
energia *w* e per
il seguito.. perché no?
XD ci farò un pensiero! Bacionissimi :*
Selenia: Grazie! X3
sono felicissima che ti sia piaciuta! Besos :*
Valeriana: no pro,
anzi.. grazie per averli letti tutti! ^_^ e sono felicissima che ti
siano
piaciute.. un bacione grande! :*
|
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Capitolo 21 *** 21- Present for a friend ***
Present
for a friend
[Comico,
leggermente romantico e OOC]
“Vi
dico che, se non vi sbrigate,
non riusciremo a venire a capo di nulla!”
Rukia
Kuchiki sbattè un piede
sulla superficie lignea del pavimento, sventolandosi contemporaneamente
il viso
sudato con una mano sottile. Quell’anno le temperature non
intendevano
abbassarsi, nonostante agosto fosse ormai al termine: ovunque nella
Seireitei si
vedevano ufficiali e luogotenenti che imitavano il suo gesto, sensibili
al
caldo come poteva esserlo qualsiasi essere umano.
“Allora,
ricapitoliamo” sbuffò la
mora, cercando di riprendere un po’ di concentrazione
osservando gli appunti
scarabocchiati su un foglietto di carta che teneva in mano.
“Yumichika, tu eri
addetto alla decorazione della stanza… io e Rangiku dovevamo
preparare la torta, Ikkaku fare da
esca e portare
Renji a spasso per qualche ora, e il capitano
Hitsugaya…?” nicchiò, con aria
dubbiosa.
La
bionda luogotenente si affrettò
a rispondere, tutta allegra:
“Lui
doveva aiutarci ad
apparecchiare e decorare il dolce! E’ così bravo
quando si tratta di sistemare
e dare ritocchi finali!” terminò, facendo
arrossire il giovane taisho.
Perché, perché,
perché dovevano SEMPRE metterlo in
imbarazzo?
“Insomma,
ci siamo distribuiti i
ruoli!” esclamò allegramente Yumichika, che aveva
appena finito di attaccare un
festone tutto fiori e lettere svolazzanti al soffitto.
“Adesso è il turno di
Ikkaku.. voi, intanto, nascondetevi tutti! Vedrete che bella sorpresa,
per
Abarai-kun..” ridacchiò, soddisfatto di come si
presentava la stanza dopo le
loro modifiche.
Appena
il ragazzo varcò la porta
d’uscita, nella stanza ci fu un vero e proprio parapiglia:
tutti correvano a
cercare un nascondiglio decente, con la stessa allegria di un gruppo di
bambini
che giocano a nascondino. Chi si infilava nel bagno, chi cercava di
celarsi
dietro la tenda e chi contava di non essere visto semplicemente dietro
ad una
rientranza del muro, appiattendosi ben bene e ritirando ogni minimo
centimetro
di stoffa.
Dall’angolino
tra la poltrona e il
muro che si era trovata (l’ufficio delle Sesta Compagnia era
così scomodo…),
Rukia contemplava l’intera scena compiaciuta: tutto era
perfetto… mancava solo
il festeggiato.
Già
immaginava la faccia che
avrebbe fatto Renji, trovandosi davanti uno spettacolo simile.. era
sicura che
quella festa a sorpresa gli avrebbe fatto incredibilmente piacere.
L’idea le
era venuta grazie ad un discorso casuale sulle feste nel mondo terreno
e i
compleanni e, in occasione del compleanno dell’amico, la
ragazza si era
ricordata del suo desiderio di una sorpresa simile.
Convincere
gli altri a seguirla
non era stata affatto complicato; Rangiku, Ikkaku e Yumichika non
vedevano
l’ora di fare macello e festeggiare, supervisionati da un
recalcitrante (ma in
fondo divertito) capitano Hitsugaya.. e così il loro piano
si era cominciato a
dipanare ordinatamente, arrivando a quel fatidico 31 agosto in cui
avrebbero
finalmente visto i risultati del loro lavoro.
“Allora,
abbiamo finito questo
giro demente oppure dobbiamo andare in altri posti (vuoti) a fare gli
stupidi
tutto il pomeriggio?”
Una
voce seccata annunciò l’arrivo
di Renji, che entrò un secondo dopo nel porticato
(accompagnato da Ikkaku) e si
accinse a spingere la porta, facendo il suo ingresso nella stanza. I
muscoli
dei quattro shinigami si prepararono ad uno scatto, ognuno dalla
postazione in
cui si trovava: Rukia contro il muro, Rangiku distesa sul divano,
Toshiro sotto
il tavolo d’angolo e Yumichika proprio dietro la porta,
già armato di trombetta
e cappellino di carta [i traffici di
Kurosaki col mondo terreno portavano ogni sorta di prodotto utile..]
e
pronto ad assaltare l’ignaro festeggiato…
“Il
capitano Kuchiki si dimentica
sempre di chiudere!” borbottò il rosso, spingendo
avanti la porta e girandosi
per chiuderla. “Mi chiedo quando se ne ricorderà,
è la…”
Avrebbe
sicuramente aggiunto
qualche altra considerazione negativa sul suo taisho, ma non fu
abbastanza
rapido: all’improvviso, un coro di voci festanti lo costrinse
a voltarsi.
“BUON
COMPLEANNO, ABARAI-KUN!”
Si
sentì arrivare addosso abbracci
stritolanti (Rangiku e Yumichika) e pacche di comprensione (Ikkaku e
Hitsugaya), mentre un raggio di sole, entrato timidamente dalla porta,
mostrava
la stanza decorata e ricolma di cibi e bevande. Un largo sorriso felice
gli
distese le labbra, mentre con lo sguardo cercava quello della persona
che,
quasi sicuramente, era stata l’artefice di quella festa a
sorpresa…
Incrociando
gli occhi con quelli
blu profondo di Rukia, a Renji sembrò di essere tornato
indietro nel tempo: non
era la
Rukia
composta, rigorosa e seria a guardarlo… la scintilla che
brillava era quella
della ragazzina spensierata di Rukongai, tutta fiera di essere riuscita
a
rendere felice il suo miglior amico.
Alzando
gli occhi verso il cielo,
si perse un istante ad osservare le stelle che brillavano, indifferenti
a tutto
quello che succedeva sulla Terra; pensare che erano lì da
migliaia di anni accentuava
il suo senso di piccolezza. Lo avevano visto nascere, crescere,
cavarsela da
solo tra i pericoli della vita, conoscere nuovi amici, diventare uno
shinigami…
e, dall’alto, accompagnavano ogni momento della sua
esistenza. Perfino quello…
Era
così concentrato nelle sue
elucubrazioni da non accorgersi neppure di Rukia che, a piccoli passi,
gli si
avvicinò, sedendosi accanto a lui con silenziosa delicatezza.
“Ti
cercavo…” sorrise, un po’ imbarazzata
da quel silenzio improvviso che li divideva. Era così
perfetta, quella sera… aveva
paura di rovinare quell’atmosfera di pace sottile,
intaccandola con una parola,
o un gesto, sbagliati… così preferì
tacere.
[Quei silenzi valevano più
di mille parole… più di discorsi
lunghi ore.]
Piano
piano, la ragazza gli si
accostò ancora di più, poggiando la testina scura
sulla sua spalla. Arrossendo
improvvisamente, Renji tentò di darsi un contegno, sentendo
il cuore che
batteva rumorosamente nel petto e le guance scottare, non solo per il
caldo
persistente.
“Ti
è piaciuta l’idea del
rinfresco? Volevo farti assaggiare qualche cibo del mondo di
Ichigo… anche se
ho sempre detto di non rimpiangere sentimenti come la fame, o il
freddo, in
realtà mi dispiace di non sentire mai il desiderio di
gustare qualcosa”
sospirò, alzando appena le spalle.
“Così gli ho chiesto di portare del cibo con
sé, quando sarebbe tornato!”
“E’
stata un’ottima idea… ero
curioso anche io” ammise, mentre con delicatezza le passava
una mano sulla
testa, tra i folti capelli neri.
Silenzio… era
più rumoroso di un frastuono, quando si era
immersi in un buio così profondo…
“Quando
ti ho guardata oggi,
Rukia, mi è sembrato di tornare all’epoca in cui
eravamo bambini… avevi lo
stesso sguardo di quando ti inseguivamo per miglia e miglia dopo che
avevi
recuperato dell’acqua, o di quando portavi qualche nuovo
strumento per pescare…
avevi una luce speciale dentro, come se la tua anima brillasse. Sono
stato così
felice di vederla…”
Non
riuscì a continuare. L’emozione
l’aveva reso muto per un attimo, mentre sopra le loro teste
cadeva una stella.
Girando
il volto verso di lui, lei
poggiò le labbra morbide sulle sue, godendosi
l’istante dopo l’espressione
meravigliata e imbarazzata dell’amico: ridendo, si strinse
tra le sue braccia
forti, scoccandogli un’occhiata affettuosamente dispettosa.
“Volevo
aspettare di sentirmi
abbastanza adulta per farlo…”
[Anche lei era rossa]
“…
e adesso lo sono. Buon
compleanno, Renji.”
… Chissà cosa
aveva chiesto alla sua stella cadente.
****
Che
ritardo mostruoso ;____;
Purtroppo,
essendo iniziata la
scuola, ho avuto pochissimo tempo per dedicarmi alla stesura dei
capitoli… e,
ogni volta che mi ci mettevo, scrivevo cose che non mi soddisfacevano.
Finalmente
oggi (domenica provvidenziale XD) ho avuto un po’ di tempo, e
mi ci sono
dedicata intensamente. Che dire.. spero che vi soddisfi!
Diciamo
che la mia coppia preferita
è fondamentalmente IchiRuki, ma adoro anche le RenRuki: li
vedo benissimo
insieme! (come forse si è capito, amo delle coppie in
contrasto XD). Quindi, ho
cercato di rendere un po’ l’idea di un amore tra
due amici d’infanzia ^^
Ringrazio
hinata87 e MeMedesima per
i preferiti.. e tutti coloro che leggono, e che leggono e commentano X3
siete
fantastici, come sempre… non credevo di poter mai arrivare a
102 recensioni con
una mia storia *___* non so come ringraziarvi, davvero.
Dato
che siamo agli sgoccioli,
credo che mancheranno più o meno due o tre capitoli,
più gli omake XD
Allora,
alla prossima! Un grande
bacio! :*
Ino
PunkyMarty: mi fa
piacere! ^__^ mi
fai arrossire con tutti
questi complimenti.. grazie mille! X3 Di nulla, mi ha sempre divertita
l’idea
di un omake! (Extra). Un bacione :*
Valeriana: già, è il
nostro ghiacciolo preferito XD eh già.. infatti è
raro trovare RanGin felici,
sarà che ispirano tristezza.. boh! Un bacione :*
Alessandra: ma.. ma..
grazieeeee *__* mi fa così piacere che tu ti sia
“lasciata trasportare”, vuol
dire che l’hai apprezzata davvero! Me felice! ^__^ e sono
contenta di averli
resi perfettamente IC..
Un
bacione grande! :*
PikkiSakuraChan: tranquilla,
ho anche io problemi di tipo “scolastico”.. uff -_-
detto questo.. ti ringrazio
*__* certo che mi sono mancate le tue recensioni, sei sempre
così gentile! E
sono felicissima che il piccolo Hitsu chan ti abbia conquistata
così XD un
bacione! :*
|
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Capitolo 22 *** 22- Tenderness, a smile ***
Tenderness,
a smile
[Lievemente
romantico, AU, parecchio OOC]
“Mi
scuso per l’ora, Byakuya … non
mi sono accorto che il tempo passasse così in fretta. Abbiamo fatto più
tardi del solito, oggi”.
La
voce dell’uomo dai lunghi
capelli chiari, attutita dalla circostanza (le luci nella strada erano
quasi
tutte spente), si esprimeva in tono di scusa: una lunga giornata di
allenamenti
era appena terminata, anche se non nel modo esattamente immaginato. La
correttezza e il garbo di Ukitake-sensei, però, lo facevano
sentire in dovere
di scusarsi con il capofamiglia dei Kuchiki, nonostante si trattasse di
un
ritardo davvero piccolo.
[Ma, d’altronde, chi poteva
resistere alle maniere gentili
e premurose di quell’uomo?]
“Non
preoccupatevi, Ukitake-san.
Piuttosto, mia sorella si è comportata bene?”
L’uomo
rivolse uno sguardo
raggiante alla sua giovane pupilla, che giocava distrattamente con un
lembo
della giacchettina blu che indossava. “Rukia? Credo che non
ci sia stato un
solo giorno, da quando me l’hai affidata, in cui si sia
comportata male. È
sempre diligente, composta, e soprattutto molto volenterosa…
è un piacere
allenarla” sorrise, posando una mano dalle dita vellutate
sulla testina nera
della bambina.
“Ne
sono felice. Grazie per averla
riportata a casa..”
Freddo,
ma cortese… Byakuya
Kuchiki era così, e probabilmente lo era sempre stato.
Nessuno sapeva quali
sentimenti nascondesse dietro quegli occhi scuri, quello sguardo
altezzoso che
rivolgeva a chi gli stava di fronte, inquadrando gli occhi
dell’interlocutore
con il cupo nero dei suoi..
In
molti avevano creduto che, dopo
aver adottato quella bambina (sorella della sua defunta moglie), il suo
carattere sarebbe cambiato. All’apparenza, tutto era rimasto
uguale… certo, non
si poteva ignorare la luce quasi affettuosa
che pervadeva i suoi gesti e gli sguardi che rivolgeva a
Rukia, ma non si
erano registrati altri eventi particolarmente eclatanti. Tra le mura
eleganti
del villino la bambina trascorreva la sua infanzia serenamente, tra
lezioni e
allenamenti di ogni genere…
ma
nessuno poteva sospettare ciò
che il cuore di Byakuya potesse nascondere, in realtà.
“Andiamo
Rukia, è l’ora della
nanna” mormorò, rivolto alla piccola, che lo
osservava dondolando le spalle con
grazia. Le prese la mano, portandola nella stanza che le aveva
destinato: con
un po’ di nostalgia ricordò il giorno in cui,
insieme ad Hisana, l’avevano
arredata e scelta, tra le tante della casa, apposta per lei.
[Di qua il letto, qui il cassettone..
e le pareti? Rosa no,
legherebbero troppo… che ne dici di un azzurro chiaro?
Sembrerà di entrare in
un angolo di cielo.. ti piace, Byakuya? Che ne pensi?]
Come se fosse la figlia che avrebbero
davvero desiderato
avere…
A
malapena si accorgeva del
discorso che Rukia aveva iniziato, raccontando tutta contenta della
lezione appena
terminata, dei compagni e di Ukitake-sensei, che era così
paziente e gentile…
la vocina squillante e gli scatti che faceva con i piccoli pugni
indicavano
l’emozione che la pervadeva. Cercando di sorridere per
accontentarla, la lasciò
a mettersi il pigiamino e scese in cucina per bere qualcosa, e per
staccarsi
dai pensieri dolorosi che per un attimo gli avevano attanagliato lo
stomaco.
Hisana… in lei vedo sempre
la tua immagine. È diventata
un’ossessione..?
Erano
uguali in tutto, Rukia e la
sorella maggiore: per come parlavano, ridevano, addirittura per come si
grattavano la fronte quando erano assorte… era
impressionante scorgere quei
segni della somiglianza con la donna che amava nella piccola, tanto da
confonderlo. Ma non era solo per quello, che il suo affetto per Rukia
rimaneva
così forte…
Rukia non era Hisana. Hisana non era
Rukia.
Risalendo
verso la sua stanza,
entrò delicatamente nella camera di lei: si era addormentata.
Senza
far rumore, si soffermò a
guardarla dormire, intenerendosi per i piccoli dettagli che non aveva
mai
notato prima, come la piega lieve delle mani, o un ciuffo di capelli
che si
muoveva graziosamente al ritmo del suo respiro… sembrava
quasi una bambola,
tenera e indifesa.
Delicata,
e altrettanto preziosa.
Le
dita indugiarono a lungo sulla
pelle pallida della guancia, indecise se prolungare quella carezza
soffice o
interromperla lì, tra le piccole labbra socchiuse e le
ciocche nere che
donavano colore a quel viso tanto chiaro… e alla fine
scelsero di percorrere
totalmente non solo il volto di Rukia, ma anche la fronte, le labbra,
la testa
e il collo, sottile e quasi trasparente. Ogni centimetro che sfiorava,
gli
sembrava quasi di controllare i suoi respiri, alzando la mano quando
inspirava
aria col naso e riposandola quando tra le labbra socchiuse passava un
leggero
filo d’aria.
Chinatosi
sulla piccola figura
addormentata, rimase qualche minuto ad ascoltarne il respiro placido e
sereno
(segno che il suo era un sonno tranquillo), isolandosi completamenti da
quel
futile concetto umano che era il trascorrere del tempo…
sarebbe rimasto ore a
vederla semplicemente muoversi nel sonno, chiamando ogni tanto il nome
della
sorella tra frasi sconclusionate e sospiri.
[Perché, quasi sempre, sono
i gesti che riteniamo sbagliati
ad attrarci di più…]
Attento
a non svegliarla, Byakuya
avvicinò le labbra (freddo
ghiaccio,
profumo di gigli, il sorriso che non donava mai a nessuno)
alla fronte
liscia della bambina, stampandole un bacio lieve proprio al centro.
Per
un attimo, sentì come se il
tempo intorno a lui si fosse fermato: quel gesto che aveva compiuto
solo a
mente mille volte (o in sogno, ricordando gli attimi di tenerezza
vissuti con
Hisana) ora si era manifestato concretamente…
Perché doveva essere un
errore? Rukia era l’unica cosa
rimastagli…
Scostandosi
appena, cercò
l’interruttore della lampadina da tavolo per spegnerla.
“Ni-san?”
Si
girò, sperando di non averla
svegliata… ma aveva semplicemente mormorato nel sonno il suo
nome,
stropicciando appena le lenzuola. Le labbra erano piegate in un piccolo
sorriso
dolce, di una dolcezza disarmante.
Una
dolcezza che portava a
sorridere a propria volta.
[Se avessero potuto vederlo in quel
momento, i miti del suo
“sorriso inesistente” sarebbero stati
immediatamente sfatati…]
****
Piccolo
esperimento ByakuRuki
ispirato dallo splendido capitolo di “The Bathroom
Series” di Viviane Danglars,
che ringrazio ^__^
Intanto,
è un AU alla massima
potenza: Rukia avrà più o meno cinque o sei anni
e vive con Byakuya dopo la
morte di Hisana (quindi ho parecchio stravolto la realtà).
Poi è totalmente,
drasticamente OOC: la mia idea era di un Byakuya combattuto tra
l’amore per
Hisana e l’affetto (che lui sente come strano) per la sorella
minore di lei…
spero di averla resa benino e di non aver fatto una schifezza totale XD
La
canzone che mi ha ispirato
durante la stesura è “A l’occasion tu
souris” di Coralie Clement: la trovavo
perfetta come colonna sonora, per la dolcezza della musica e delle
parole :3
Che
dire… mi avete commossa!
*___* ho deciso che
(nonostante l’estate sia palesemente finita XD)
continuerò questa
raccolta, cercando
di “dare fondo” alla
mia fantasia riguardo a molte coppie. Quindi.. aspettatevi altri
capitoli,
anche più pazzi di questo XD
Grazie
davvero dell’appoggio: è
meraviglioso sentirsi apprezzati, e ricevere commenti e
suggerimenti… mi date
tanta carica per continuare, sempre <3
Alla
prossima!
Ino
Eragon1001: grazie! :D
mi fa piacere di essere riuscita a renderli così bene,
essendo un’amante
IchiRuki convinta.. un bacione! :*
Valeriana: già… tutti
(o almeno io di sicuro) vorrebbero un bel Renji personale.. *__* ma mi
fa
piacere che tu l’abbia gradita! Besos :*
Kenjina: è
inevitabile: dove c’è qualcosa di creativo o
decorativo, Yumi c’è!
XD scherzi a parte, grazieeee :3 mi
fai arrossire.. un bacio grande! :*
PunkyMarty: ma.. ma..
grazie mille! X3 anche io le adoro, sono combattuta tra le IchiRuki e
le
RenRuki (le adoro entrambe)… baci :*
Alessandra: ed eccoti
accontentata: prolungherò questa raccolta ancora per un
po’! Grazie davvero,
tutti questi complimenti mi rendono felice e mi fanno
arrossire… #^_^# spero di
creare tanti altri capitoli che ti piacciano! Kisses :*
PikkiSakuraChan:
tranquilla, avrai ancora parecchi capitoli da leggere! :D (non so se
per tua
sfortuna o fortuna ‘.’) anche per me
l’IchiRuki è sacro, quindi.. mi ha stupito
il fatto che vi sia piaciuto il capitolo precedente, credevo di aver
fatto un
orrore! XD grazie ancora :* bacioni!
|
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Capitolo 23 *** 23- Here's to the night ***
Here’s
to the
night
[Romantico, AU, un po’ OOC, crack
couple]
Se
c’è una cosa di cui una
persona- ogni persona- ha bisogno, è la sicurezza.
Amata,
ricercata, declamata… ma
trovata e apprezzata solo in pochi casi, soprattutto da chi
l’ha cercata per
lungo tempo ed ha alle spalle storie di abbandono e di solitudine. Come lei.
Soi
Fon aveva imparato, fin dalla
tenera età, che la si può trovare anche nei
luoghi e nei momenti più impensati.
Gli
sguardi che Ling lanciava a
sua madre per controllare se fosse stata nel pubblico durante un
incontro di
kung-fu, la piccola mano di Ren che tirava quella ossuta di Yao mentre
passeggiavano nel parco, Chen che chiudeva gli occhi mentre si tuffava
dal
trampolino della piscina, sicuro di trovarsi subito accanto a suo
padre.. e lei
stessa, ogni volta che riponeva piena fiducia in entrambi i
genitori…
Aveva capito che, una volta
conquistata, la
sicurezza non è qualcosa a cui si può rinunciare
con facilità. Dopo tutto
quello che le era accaduto, però, non ci credeva quasi
più.
Anni
di esperienza le avevano confermato
che i ricordi- belli o brutti- sono terribilmente indelebili: rimangono
attaccati anche se non li desideriamo, e si manifestano nelle forme
più disparate,
cogliendoci di sorpresa nel novanta per cento dei casi.
Ad esempio nei sogni.
Detestava
svegliarsi coperta di
sudore, spaventata da qualcosa che, fino a pochi minuti prima, era
esistita
solo nella sua mente. Sentire addosso quella fastidiosa sensazione di
smarrimento, di paura, di incertezza, la rendeva nervosa, lasciandole
la rabbia
pungente per aver mostrato la sua debolezza.
Anche
la notte precedente i suoi
sogni si erano popolati di stanze vuote, voci angosciate e porte
spalancate su
enormi spazi bui, dominati sempre dalla stessa figura: capelli neri,
occhi dorati,
lo sguardo furbo e acuto di un gatto…
Nonostante
stessero intraprendendo
strade differenti, alla ragazza bruciava ancora l’abbandono
da parte
dell’amica, che si era trasferita per un’importante
occasione di lavoro in
un’altra città. Pur sentendosi spesso e
promettendo di vedersi, Soi Fon sentiva
quello di Yoruichi come un tradimento in piena regola: aveva pensato,
almeno
per un momento, alla sua amica d’infanzia?
All’amica con cui aveva condiviso
scherzi, cotte, malattie, tormenti adolescenziali e momenti di gioia?
Ovviamente
no…
[Ora capiva sua madre, quando ripeteva
che, in fondo,
l’amore e l’amicizia profonda sono alterati
dall’egoismo…]
Era
a causa di quei pensieri che
faceva incubi sempre più spesso.
La
tattica che di solito usava per
evitarli era di non pensare né a Yoruichi, né al
passato in generale: liberando
la mente riusciva (almeno temporaneamente) ad isolarsi, sprofondando in
un
sonno breve ma privo di sogni o fastidi di alcun tipo. A volte,
però, non le
riusciva, e si ritrovava ad alzarsi di colpo anche nel bel mezzo della
notte, frastornata
ed impaurita.
Come
quella notte.
Inseguiva
l’amica con un sorriso
gioioso, sprizzando felicità da tutti i pori e tentando di
acchiapparla per la
lunga coda mora. Yoruichi correva, dandole le spalle ma ridendo anche
lei, e la
portava lontana, tra stanze e giardini illuminati dal sole…
il prato dove
giocavano da bambine, la casa dove avevano trascorso tante
vacanze…
All’improvviso,
il sogno cambiava:
nel buoi non vedeva più nulla, tranne la sagoma ombrosa
dell’amica, stagliata
in una stanza sinistra e grande, troppo grande, illuminata da un
minuscolo
squarcio di luce da una finestra nell’angolo. Lentamente
Yoruichi si girò, non
più con il volto disteso da un sorriso lieto, ma con un
ghigno cattivo che le
deformava l’espressione, e iniziava a ridere sguaiatamente.
Come
un abbraccio soffocante,
violento, il buio la schiacciava, togliendole il respiro e impedendole
di
afferrarla, mentre la stanza le cadeva addosso e la risata della
ragazza la
assordava, facendola gridare… gridare a pieni
polmoni…
Si
tirò su, terrorizzata, il
sudore che le colava giù dal viso misto a lacrime.
Era
notte fonda: solo la luna
donava un leggero chiarore alla camera, aggiungendo ombre spettrali a
oggetti
comuni come il letto, l’armadio e la porta. Boccheggiando,
tentò di calmarsi,
inspirando profondamente: sperava solo di non averlo
svegliato…
“Shaoling?”
Troppo
tardi. Una mano dalle dita
lunghe e affusolate cinse dolcemente il suo fianco, seguita da un corpo
snello
(e ben levigato da lunghi esercizi fisici), e da una spettinata chioma
di
capelli scuri e spinosi: Shuuhei Hisagi si era destato, e ora si girava
verso
la ragazza per controllare cosa le fosse successo.
Vergognandosi
per quell’attimo di
vulnerabilità, lei abbassò gli occhi, sentendo le
guance e la fronte diventare
istantaneamente rossi (peggiorando solo la situazione di imbarazzo in
cui si
trovava). Il ragazzo la voltò verso di sé,
alzandole il viso per guardarla
dritta negli occhi.
“Ancora
quegli incubi?”
Una
piccola lacrima ingenua le scese
dagli occhi scuri, quasi a mo’ di risposta. Shuuhei la
strinse a sé,
distendendosela accanto e asciugandole il viso con gesti affettuosi.
“Non
è solo per l’incubo… è per
tutto il resto” borbottò, il viso schiacciato
contro il petto del ragazzo. “Non
ce la faccio più a vederla ogni volta che chiudo gli occhi,
a ricordarla in
questo modo, a non poter mai dormire tranquilla… e poi mi
dispiace svegliarti
la notte”.
Si
staccò dalla sua stretta, come
per mettere distanza tra la sua debolezza e la dolcezza di lui. Era
sempre
stato così, Shuuhei… dietro alla scorza energica
e combattiva, nascondeva un
lato premuroso, dolce, dedicato solo a lei.
Non
glielo aveva mai detto, ma
adorava quel suo modo di chiamarla col nome di battesimo che non
sentiva quasi
mai pronunciare. La maniera in cui la faceva addormentare, posando la
mano tra
i capelli neri (per giocare con l’estremità della
treccina); trovarlo in cucina
quando tornava a casa la sera, la tavola apparecchiata e qualcosa di
buono da
mangiare sul fuoco… si nutriva di quei gesti quotidiani,
aggrappandosi al
desiderio di amore e protezione che la permeava.
Shuuhei
non si preoccupò di
quell’atteggiamento: la conosceva bene, e sapeva che momenti
simili erano
destinati a finire presto. Chinandosi verso di lei, la cinse con le
braccia da
dietro, facendo scivolare il mento appuntito nell’incavo tra
la spalla e il
collo della ragazza; le posò un bacio lieve dietro
l’orecchio, gustando a fondo
il profumo di vaniglia che la sua pelle emanava.
“L’importante
è che ricordi che io
ci sono, chiaro? Dammi almeno il piacere di poter pronunciare per una
volta la
frase «è tutto finito, sono qui con
te…»” scherzò, continuando a
stringerla a sé
(come se temesse di perderla).
“Condividi
un po’ con me i tuoi problemi… sennò, a
che serve stare insieme?”
Lo
guardò a lungo, soffermandosi ad
ammirare i raggi di luna che tracciavano arabeschi argentei sulla pelle
bruna
del suo ragazzo… e perdendosi in pensieri più
grandi lei. Ma questa volta lo
faceva con serenità.
[A cosa portava, in fondo, farsi
sommergere da quel passato
doloroso? La vita vera era lì, tra gli impegni, i problemi,
la felicità… e
Shuu, sopra ogni altra cosa.
E poi, chi diceva che a una fine non
seguisse un inizio?]
“Non
cambiare mai, Shuu…” sussurrò
appena. Lui le sorrise.
Girandosi
verso il ragazzo, gli
posò la testa sul petto, fino ad udire chiaramente il
battito dolce e
rassicurante del suo cuore. Cullata da quel suono, continuò
a percepirlo mentre
si assopiva, completamente abbandonata, sicura,
tra le sue braccia.
[Dopotutto non era poi così
difficile trovare la propria
sicurezza.]
****
Dopo
tanti giorni di stress
scolastici, ecco un nuovo capitolo… =__=
Questo
davvero non mi piace. Non
so perché, ma non mi convince granché..
sarà una delle mie solite impressioni
XD comunque, la Soi
Fon in
questione è diversa da quella di “Pride, not for
your sake”: in lei predomina
la tristezza e il rancore per essere stata abbandonata da Yoruichi,
più che il
loro rapporto complesso “amica-maestra-idolo”. E
poi l’ho messa in coppia con
Shuuhei, essendo stata diretta da parecchie storie (varie in inglese e
qualcuna
in italiano ^^) verso questo pairing. È un po’
crack, ma ha il suo fascino.. mi
comincia ad appassionare *o* Insomma, ho provato a buttarmici anche io! I nomi dei fratelli di Soi Fon li ho inventati io XD
Spero
vi soddisfi ^__^
Colonna
sonora ideale: “Here’s to
the night” degli Eve 6, da cui il capitolo prende il titolo.
È bellissima!
Per
il prossimo capitolo…
probabilmente sarà un IchiRuki! Finalmente mi
dedicherò a scriverne una XD
Un
grazie e un bacione a tutti! Alla
prossima :)
Ino
PunkyMarty: grazieee
#^__^# eh, capita un sacco di volte di essere indecisi tra due coppie..
a me
sempre XD un bacio! :*
Alessandra: ti
ringrazio! X3 che dire.. come sempre sono felicissima e onorata di
scrivere
qualcosa che possa portare sensazioni positive.. e il vostro entusiasmo
mi
incoraggia! Un bacione :*
Viviane Danglars: ma..
ma.. altro che rimangiare, mi fa tantissimo piacere che tu abbia letto
e
apprezzato il capitolo! Mi hai resa felicissima *__* non solo per i
complimenti, ma per il fatto che ti sia veramente piaciuta, e che abbia
significato qualcosa per te…il tuo capitolo mi ha colpita un
sacco, e volevo
renderti un piccolo “tributo”. Insomma, grazie! Un
bacione :*
Valeriana: scoprire i “lati
nascosti” dei personaggi è uno dei miei obiettivi
quando scrivo *__* e sapere
che ti sia piaciuto mi rende felice! C’è bisogno
di un Byakuya più umano XD
baci! :*
PikkiSakuraChan: Grazieeeeeeeeee
X3333333 *saltella pazzamente* cercherò di essere sempre
all’altezza, allora! Vedere
che apprezzate ciò che scrivo mi commuove tantissimo
:’) un bacione! :*
|
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Capitolo 24 *** 24- The Most Beautiful Letdown ***
The Most
Beautiful Letdown
[Romantico,
AU]
“Ichi-ni-san-shi!
Go-roku-shichi-hachi!*”
I
comandi, impartiti da una voce
secca e nervosa, facevano vibrare il pavimento di legno del dojo
insieme ai
passi ritmati degli allievi. I sei ragazzi all’interno
correvano, la testa
dritta e lo sguardo che vagava dagli specchi alle grandi finestre nel
fondo
della stanza, distratti spesso dal frinire dei grilli e dalla musica
che
proveniva da un altro locale (anche se molto ovattata).
Una
volta terminata la corsa,
Rukia Kuchiki si sedette a terra, incrociando le gambe e aggiustandosi
la
katana al fianco, mentre attendeva gli ordini del maestro. Per lei,
l’inizio
della settimana significava lezione di kendo serale al dojo con i suoi
compagni, il sensei… e un ospite speciale, che dalla porta
la osservava ogni
lunedì, pronto a darle il suo appoggio (e anche a
criticarla, a dire il vero).
Ichigo
Kurosaki era seduto lì, in
modo così composto da sembrare innaturale per
l’aspetto scanzonato, rilassato,
che mostrava quotidianamente. Anche lui a gambe incrociate, rivolse
all’amica
un’occhiata divertita, alzando contemporaneamente il pollice
destro in un
inequivocabile segno di “ok”. Lei gli fece la
linguaccia, riscaldata e
imbarazzata al tempo stesso da quella visita settimanale che (non
poteva
negarlo) le faceva molto piacere.
Se
si impegnava al massimo, era
anche per lui… per vederlo sorridere, per sentire le sue
frasi di
incoraggiamento, per fargli vedere di cosa era capace.
Ma
soprattutto, lo faceva per sé
stessa.
Mostrare al mondo che, sotto
l’apparenza della signorina
per bene, pulsava un cuore ribelle e vivace. Esprimersi, vincere la
timidezza,
sorridere finalmente alla vita che, dopotutto, non era così
orribile… se le
aveva donato l’amicizia di Ichigo e quella piccola,
importante soddisfazione
nello sport, perché disprezzarla?
La
lezione entrò nel vivo poco
dopo, quando il sensei li divise in coppie per il combattimento vero e
proprio:
era divertente vedere Rukia (di solito placida e gentile) trasformarsi
in una
guerriera determinata e velocissima, capace di eseguire una perfetta
combinazione kote-man** senza
nemmeno
inciampare nei pantaloni o incespicare. Ed era altrettanto bizzarro per
Ichigo
vederla cambiare all’improvviso anche nel modo di
rivolgerglisi, come se tenesse
in serbo la sua parte più fragile e segreta solo per quella
sera… solo per lui.
[In fondo, sei quello che mi conosce
meglio…]
###
Stava
riponendo le spade e
piegando nella borsa i vestiti quando lui la raggiunse, posizionandosi
gentilmente alle sue spalle, poco fuori dalla porta… forse
nel timore di
rubarle una parte di privacy che si formava al momento di tornare alla vita normale, spogliandosi
dei vestiti che avevano
fatto da tramite per quella straordinaria metamorfosi, o forse
semplicemente a
causa di quel leggero pudore che gli impediva di avvicinarsi a lei
più di
quanto avesse desiderato davvero.
Fatto
stava che c’era sempre una
sorta di barriera, a dividerli…
“Entra
pure, non ti preoccupare”
il tono di Rukia era un po’ affannato ma felice. Il semplice
fatto che la sua
presenza non la disturbasse rincuorò un po’
Ichigo, che le si avvicinò,
osservandola mentre continuava a piegare laboriosamente la divisa.
“Allora,
ci siamo dati da fare
oggi, eh Moscerino?”
Rukia
si girò, fingendo
incredibile indignazione e lanciandogli una ginocchiera di gommapiuma,
che il
ragazzo schivò ridendo. Con una sola parola era riuscito a
riavvicinarsi a lei.
“Hai
parlato, signor Capelli da
Zucca! Ti stai preparando per Halloween?”
“Ora
che mi ci fai pensare, stavo
proprio per chiederti di prestarmi la tua spadina per il mio costume.
Ti
dispiacerebbe?”
Iniziò
una lotta fatta di finti
pugni, corse, “furti” della katana e acrobazie
varie, finché i due non
caddero a terra, esausti ma completamente
assorbiti da quel gioco.
[Come bambini…]
Rukia
si interruppe per un attimo,
il viso invaso da un’ombra scura. Gli occhi si posarono sulla
borsa con uno
sguardo nuovo, quasi triste, mentre le sue labbra si muovevano
automaticamente,
comandate da una tristezza improvvisa ma pungente:
“Ichigo…
secondo te, sono una
delusione?”
Il
ragazzo ci rimase per un attimo
di stucco. D’altronde, però, doveva
aspettarselo… Rukia era così, da un istante
di felicità sapeva farne nascere uno di malumore, come per
magia. Solitamente,
bastava una scompigliata di capelli e un commento spiritoso a tirarla
su… ma
questa volta, sentì, ci sarebbe voluto di più.
Non
era una delle solite scene di
infelicità…
Si
accomodò accanto a lei,
guardandola negli occhi intensamente, come per comunicarle
ciò che provava; da
quella posizione poteva vedere le piccole mani strette intorno al porta
spada,
gli occhi socchiusi (nel tentativo di non
farvi stillare lacrime) e il labbro superiore che tremava
impercettibilmente, con movimenti simili a quelli dei coniglietti
quando erano
spaventati.
Ogni
parte di lei gli trasmetteva
l’impulso irresistibile di… abbracciarla,
confortarla con un gesto di affetto,
di qualsiasi tipo. Detestava vederla così vulnerabile,
sapeva quello che
accadeva tra lei e suo fratello ogni giorno a casa… e,
proprio per questo,
desiderava proteggerla, farle capire che per lei c’era
sempre, e ci sarebbe
stato.
Non
aveva bisogno di
prometterglielo…
Le
alzò il mento con due dita, fissandola
intensamente nei grandi occhi blu. Apponendole un bacio leggero sulla
fronte,
gli sembrò quasi di sentire il battito del suo cuore
accelerare, e la pelle
scaldarsi, a poco a poco…
“Non
sei una delusione… sei una
bellissima delusione.”
*
significa: “Uno, due, tre,
quattro! Cinque, sei, sette, otto!”. È la
numerazione giapponese utilizzata negli
esercizi di kendo e yaido.
**
nome giapponese della mossa “polso-testa”,
una delle mosse di kendo.
****
Squillo
di trombe, rullo di
tamburi… e vai! Ho FINALMENTE terminato la IchiRuki
che vi avevo promesso! XD
Ci
ho messo un sacco per scriverla
perché, principalmente, ero in difficoltà
sull’argomento da trattare: alla fine
ho optato per la tristezza di Rukia (che si sente inferiore rispetto a
suo
fratello) e per un Ichigo “consolatore”, che le
vuol bene proprio per questa
sua fragilità..
Una
Rukia allegra non mi riesce
mai, non so perché U_U
Comunque,
i termini giapponesi che
trovate sono presi dal kendo (la scherma giapponese), uno sport
bellissimo che
pratico da qualche tempo. Ho voluto portare “un po’
di me” nella figura di
Rukia, nella quale mi identifico molto… spero di non aver
deluso le vostre
aspettative! ^__^
Piccolo
avviso: i prossimi
aggiornamenti probabilmente saranno lenti (causa scuola e vari cali
d’ispirazione),
ma cercherò comunque di non farvi aspettare troppo!
Detto
questo… un grazie speciale a
Mies e yukino_lang08
per i preferiti, e sempre a Mies per aver letto e
commentato alcuni dei capitoli precedenti ^^
Alla
prossima! Un bacione,
Ino
Selenia: ti ringrazio!
^__^ anche per aver apprezzato le shot che trattavano coppie che non ti
piacciono… (Shhuhei in versione yaoi? *pensierosa*
‘__’). Spero possa piacerti
anche questa :D besos!
Alessandra: Grazie
mille ^__^ guarda, ogni volta che
scrivo sono in “non-mi-piace mode” XD …
sarà perché ho paura di non scrivere
qualcosa all’altezza delle storie precedenti, mah. Spero
comunque che questa
IchiRuki ti piaccia :) sono felicissima che tu abbia gradito la shot
precedente! X3 besos!
MeMedesima: ma.. ma..
mi fai arrossire! X3 grazie mille… anche della pazienza per
averle lette tutte!
Un bacione :*
PikkiSakuraChan: hai
perfettamente ragione: perché i bei ragazzi esistono solo
nei manga??? T__T è
un’ingiustizia! Comunque, sono felice di essere riuscita a
farti un po’ piacere
Soi Fon, io la adoro XD non so neppure perché! E ti
ringrazio tanto tanto per i
complimenti <3 spero che l’IchiRuki ti piaccia! Un
bacione :*
Eragon1001: XD che
carina! Spero di non aver deluso le tue aspettative! *si nasconde
spaventata*
Comunque è vero, i crack pairing hanno qualcosa di..
sublime, interessante XD
io ne vado matta! Grazie mille per i complimenti! Un bacio :*
|
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Capitolo 25 *** 25- My Sun, Her Moon ***
My
Sun, Her Moon
[Romantico, AU]
Lui
c’era sempre, quando ne aveva
bisogno.
Quando
voleva ridere, scherzare,
sentire il piacere di possedere un vero amico, di quelli che vengono
continuamente descritti in poesie e canzoni. Quando era arrabbiata, e
nessuno
poteva capire cosa ci fosse sotto; quando accadeva qualcosa di
così bello da
doverlo condividere assolutamente, lui era là.
L’espressione non era certo
delle più allegre, e gli occhi (truccati di scuro e
così belli nel loro verde
intenso) dimostravano un conflitto profondo col resto del mondo, ma in
realtà
Ulquiorra Schiffer faceva fatica a nascondere l’interesse che
provava per
l’amica.
E
questo Halibel l’aveva capito
fin troppo bene.
Quando
erano vicini, non c’era
bisogno di parole. Anche nei silenzi esitanti e un po’
malinconici dell’amico, la
ragazza riusciva a comunicare, a capire quali problemi avesse e cosa ci
volesse
per risolverli. Non per niente si conoscevano fin da bambini, e col
tempo
avevano stabilito una sorta di connessione telepatica, che escludeva
qualunque
estraneo dal loro scambio di pareri e gesti di amicizia reciproca.
Lei era Halibel, la bella spagnola
dalla pelle di cioccolato, che distribuiva sorrisi e frasi col suo
inconfondibile accento, emanando quasi una sorta di calore dalla sua
persona,
così estroversa e vivace…
Lui era Ulquiorra, il taciturno
ragazzo seduto all’ultimo banco, dallo sguardo sfuggente, che
sembrava temere
ed evitare quello degli altri coprendolo in continuazione con la linea
nera
della matita…
[Erano un
po’ come il Sole e la Luna.
Indissolubilmente
legati, il pianeta e il suo satellite… senza di lei, lui non
brillava. Senza di
lui, lei era una semplice stella, come tante altre.]
Pensava
a questo, seduta sul
muretto di fronte alla scuola, le mani che si strofinavano tra loro per
recuperare un po’ di calore e le spalle avvolte in una felpa
da ginnastica.
Accanto a lei, Ulquiorra osservava il sole morire
all’orizzonte, depositando un
alone dorato su case e alberi, come un velo luminoso.
“La scuola è iniziata da due
settimane…”
Una
frase semplice, lanciata nel
discorso quasi senza pensarci, solamente per sentirlo sbuffare, o
rispondere
con una delle sue solite frasi secche e rassegnate.
“Come sempre. Una scocciatura in
più…”
Era
proprio per quello, che amava stare con lui.
La
bionda si scrollò di dosso uno
dei lunghi codini che portava sulle spalle, sbuffando
d’impazienza. Certe volte
uscire con Ulquiorra era veramente snervante… quando si
ripiegava su se stesso
e assumeva quell’aria da piccolo incompreso, era
pressoché impossibile tirarlo
su in meno di tre, quattro ore. Ci volevano quintali di pazienza e
buona
volontà per riparare l’argine di cattivi pensieri
e negatività che trasparivano
dalla sua figura sottile, e altrettanta voglia di vederlo felice. E
quella, ad
Halibel, non mancava mai.
Il malumore dell’amico, in quel
caso, aveva un nome e un cognome: Orihime Inoue.
Elegante,
dolce, capace di farlo
sentire bene semplicemente con uno sguardo e terribilmente male se per
un
giorno solo non gli rivolgeva la parola, quella ragazza era stata la
sua
rovina: da quando la conosceva, erano frequentissimi quegli sbalzi
d’umore
repentini. Che ormai fosse ufficialmente fidanzata con Uryuu Ishida, a
Ulquiorra non importava.. continuava a struggersi dietro la delicata
scia
lasciata dalla sua presenza, sperando che, prima o poi, uno dei suoi
sguardi
pieni d’amore sarebbe stato rivolto anche a lui.
Nonostante
cercasse di
nasconderlo.
Nonostante [protetto da quell’aria
misteriosa, intoccabile] preferisse
fingersi immune a cose sciocche, futili come
l’amore…
Senza
quasi accorgersene, la
bionda strinse uno dei pugni sotto la manica della felpa, furiosa.
Cosa
credeva, che lei non stesse
soffrendo come ( più, a tratti) di lui? Vedere
l’amico d’infanzia con cui aveva
sempre giocato, scherzato e condiviso di tutto cadere in quello stato
di cupa depressione
la faceva imbestialire, tanto che avrebbe avuto voglia di compiere un
sortilegio e cancellare quella figura dalla sua mente. Ma, allo stesso
tempo,
sapeva che non sarebbe servito a nulla.
Cosa
può fare il sole, quando la luna si rifiuta di
splendere?
Presa da una frenesia nuova e
inaspettata, gli afferrò la mano, tirandolo in piedi in modo
da poterlo
guardare bene negli occhi.
“Animo! Se già ci mettiamo questi
bei musi lunghi, tutto diventerà più
difficile… è solo settembre! Abbiamo
ancora tanti mesi da vivere… la cosa peggiore che tu possa
fare è lasciare
andare tutto. Me crees, chico*?”
Lui
la osservò per un attimo,
spiazzato, ma si lasciò condurre docilmente. La grinta
dell’amica era qualcosa
di inarrestabile, potente… e lo riusciva a sollevare come
nient’altro, anche se
per poco. E se poi gli parlava in spagnolo, come poteva resistergli?
La seguì, tracciando un passo dopo
l’altro sulla strada inondata dai raggi rosso fuoco; da
quella posizione,
sentiva il sole scaldarlo, sempre più… o forse
era lui stesso a sentirsi più
caldo e felice, affiancato da Halibel.
Senza
che lo volesse, un minuscolo
sorriso apparve sul suo viso bianchissimo, tirandolo in maniera
piacevole.
Niente.
Può solo catturare la maggior quantità di luce
possibile, per convincerla a tornare bella come una volta…
[Perché, se tu sei il sole, io
sarò la tua luna.]
*”mi
credi, piccolo?” in spagnolo.
*****
*Terrorizzata,
Ino si nasconde dai
lettori che di sicuro aspettano per linciarla*
SCUSATE!!!!! ç____ç dopo mesi di
assenza, ho deciso di riprendere questa raccolta. Nonostante mi sia un
po’
staccata dal fandom (per ragioni di contest sono tornata a quello di
Naruto, e
sto per ributtarmi in quello di Hellsing), non mi sembrava giusto
tradire le
aspettative dei lettori che l’ hanno commentata e aggiunta
nei preferiti …
così, eccovi pronta una UlquiHali un po’ scontata,
ma che avevo in mente da
tempo.
Lei l’ho sempre vista come bella e
popolare: forse sono andata un po’ troppo OOC, ma mi piaceva
rendere bene la
differenza tra i due, specie in rapporto al sole e alla luna.. questo
capitolo
si riallaccia a “Damned (Sad in this sunset)”,
anche se mi è venuto in mente
parecchio dopo XD
Insomma.. spero mi perdoniate per
il mostruoso ritardo, e per il capitolo poco soddisfacente. Ne
seguiranno di
migliori :3
Grazie
mille a PikkiSakuraChan, Eragon1001 e Me
Medesima
per le ultime recensioni!
Un
bacio,
Ino
|
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Capitolo 26 *** Shadow ***
Shadow
[AU, Introspettivo]
"Stasera
devo preparare qualcosa di buono. Lui torna tardi, e voglio fargli
trovare la cena pronta... cosa potrei fare? Forse del sukiyaki... No
no, fa ancora caldo, e poi ci vorrebbe troppo. Magari qualcosa di
più semplice. Della soba coi gamberi? Perchè
no... potrei anche metterci dei frutti di mare!"
Il sole del pomeriggio intorpidiva i suoi pensieri, distraendola
momentaneamente dalla lezione di medicina che si stava svolgendo nella
classe al secondo dell'edificio universitario.
Orihime Inoue, le labbra semichiuse posate intorno ad una matita,
lasciava vagare la mente verso quei progetti per la serata imminente:
la seconda ora delle due previste dal suo piano di studi stava
proseguendo, scandita dalle spiegazioni concise del professore.
"Ragazzi, un po' d'attenzione. L'argomento è ostico, ho
visto innumerevoli laureandi venire bocciati al primo esame
perchè avevano sottovalutato una o più parti del
programma. Cercate di concentrarvi..."
Scuotendosi dal suo sogno ad occhi aperti la ragazza portò
lo sguardo verso il libro di testo. Decisamente, preferiva
l'apprendistato pratico: la dottoressa Unohana e l'infermiera Kotetsu
la conoscevano bene, e avevano abituato alla sua presenza anche i
pazienti di "lunga data". Quelle lezioni di teoria non solo erano
sistemate in un orario infelice -dalle sei alle otto della sera- ma la
scoraggiavano, vista la quantità di appunti e pagine da
studiare pressoché a memoria. Non che fosse una cattiva
studentessa: alle superiori era nell'elenco dei dieci migliori studenti
della scuola; semplicemente, le sembrava uno studio privo di
creatività.
Eppure, era il suo
sogno, quello di diventare dottoressa. Ed era pronta a tutto, anche ad
annoiarsi sui libri, pur di realizzarlo.
"Potete andare. Ci rivediamo venerdì!"
Il professore si sfilò gli occhiali dalla montatura
squadrata, nel classico segno che indicava la fine della lezione. I
compagni di Orihime iniziarono ad uscire, alcuni ordinatamente, altri
fermandosi in gruppetti a parlottare, impazienti di gettarsi in
attività più rilassanti. Lei si chinò
sulla borsa, alzando il telefonino e reimpostando lo stato normale; una
icona a forma di telefono la avvisò della chiamata Uryu,
circa un quarto d'ora prima.
Forse tornerà
presto.
Era assorta nel risistemare i libri dentro la borsa,
quando si sentì chiamare. Il professor Aizen, ancora in
classe, era voltato verso di lei e la invitava ad avvicinarsi, le
labbra e gli occhi impegnati nel sorriso seducente che lo
contraddistingueva. Da quando aveva incominciato quel corso, e per la
prima volta lo aveva incontrato, il professor Sosuke Aizen l'aveva
sempre messa in soggezione. Era considerato un genio dai
più, e stimato come ottimo insegnante: anche la dottoressa
Unohana lo conosceva, nonostante non avesse avuto molti contatti con
lui. Gran parte dei suoi amici erano contenti di averlo come
professore, alcuni addirittura lo adoravano... solo lei non riusciva a
dargli fiducia al cento per cento.
Quel modo di comportarsi sicuro, accattivante, come se avesse sempre il
controllo di tutto, la metteva a disagio. E a peggiorare il tutto, un
giorno che stava seguendo Isane e Nemu (un'altra compagna di corso) per
visitare degli ammalati in corsia, era comparso assieme al suo
assistente Ichimaru e le aveva fatto i complimenti per come si muoveva
fra i pazienti, riuscendo a farli sorridere e indovinando quasi sempre
cosa avessero; non era raro che la chiamasse alla cattedra dopo le
lezioni mostrando verso di lei un interesse che la inquietava. Non è niente.
Diamine, Orihime, ti sta solo chiamando!
Cercando di controllare il nervosismo dei suoi movimenti,
la ragazza si avviò verso la cattedra tirando la cinghia
della borsa più stretta al suo corpo, in un gesto automatico
di protezione. L'uomo era in piedi appoggiato alla lavagna, e aveva
preso a giocherellare con gli occhiali, distrattamente ma allo stesso
tempo dando l'impressione di controllare ogni suo movimento. Sto diventando paranoica.
"Buona sera, Orihime. La lezione è stata
interessante?"
Tanto valeva mostrarsi
educata e gentile come sempre.
"Sì, professore. Mi spiace di aver perso i
primi dieci minuti, ma stavo parlando al telefono con il mio fidanzato,
dovevamo accordarci sulla serata." Non era necessario fornire troppi
dettagli. "Cercherò di recuperarli..."
Ma lui non la stava ascoltando. Si girò, cogliendo la prima
parte della frase: "Ah, Uryu Ishida... giusto, mi sembrava di ricordare
che ci fosse qualcosa tra di voi. Conosco suo padre, è il
primario della clinica di Karakura. Una persona molto professionale."
Eccoli, i famosi discorsi di circostanza tra lei e il professore. In
quei momenti dentro di sé sentiva montare una sottile punta
di agitazione, e desiderava soltanto uscire e tornare a casa.
"Comunque, il motivo per cui volevo parlarti è un altro. Mi
hanno proposto un'agevolazione premio per il migliore studente della
classe, per frequentare un corso specialistico che, altrimenti,
costerebbe moltissimo. Ho proposto te."
Nel silenzio, sentiva le risate dei suoi compagni echeggiare in
lontananza.
"Io... una borsa di studio?"
"Esattamente, mia cara. Tu sei la studentessa più
promettente del corso, e se posso permettermi, saresti la
più adatta a usufruire delle agevolazioni economiche. Quindi
ho avanzato il tuo nome, insieme a quelli di altri due alunni, ma
è una semplice prassi, la vera destinataria saresti tu. Cosa
ne dici?"
Non riusciva a guardarlo in faccia, come aveva fatto fino a poco prima:
gli occhi di Sosuke Azien sapevano essere ipnotici come pochi.
Lasciò viaggiare lo sguardo smarrito dalle pareti dell'aula
fino alle mani del professore, per poi lasciarlo a terra, incerta se
parlare o continuare a galleggiare in quel mutismo imbarazzante.
Inaspettatamente, la mano liscia ed elegante dell'uomo si
chinò ad afferrarle il mento, sollevandolo appena e
portandolo vicino al suo viso. Troppo stupita e impreparata la ragazza
subì quel gesto senza nemmeno muoversi, incontrando
finalmente lo sguardo di lui.
"Sei così modesta, Orihime. Le tue compagne sarebbero
già lì fuori a parlarne con tutti e a vantarsi.
Devi valutarti di più, hai tante di quelle
qualità... Sarebbe uno spreco non considerarle."
Immobile, non poteva far altro che rimanere ferma sotto le sue dita,
ascoltando il cuore battere come un uccellino prigioniero. Sprofondando
sempre di più in quei pozzi d'ambra, incapace di sottrarsi
alla sua stretta, all'incantesimo che aveva gettato su quella stanza
per bloccare totalmente il tempo e con esso la sua forza di
volontà.
Il viso di Uryu,
lontano, si affacciava alla mente a tratti, premendo per risvegliarla.
All'improvviso, la porta si spalancò, facendo
entrare proprio Gin Ichimaru, l'assistente di Aizen. Il professore la
sfiorò per un'ultima volta, lasciando una carezza ambigua
sulla sua guancia.
"A presto, Orihime. Pensa alla mia proposta. Magari potremmo discuterne
meglio un altro giorno, prendendo un caffè insieme..."
Mormorando un "arrivederci" debole tra i denti, la ragazza si
allontanò a grandi passi, incrociando il sorriso immutabile
e beffardo di Ichimaru.
Il suo respiro si regolarizzò solo dopo aver raggiunto i
cancelli della facoltà.
Sospirando, la ragazza si strinse nella sua giacchetta di cotone
pesante, guardandosi intorno per capire quale direzione prendere. Era
uscita più guidata dalle sue gambe che da altro, ed era
arrivata all'ingresso solo perchè sapeva bene che professori
e alunni usavano l'uscita posteriore, sia per parcheggiare sia per
attendere l'autobus. Non
avrebbe incontrato Aizen.
Iniziava ad imbrunire: anche se impercettibilmente, il sole tramontava
e tingeva di un'ampia gamma di colori dal rosso al rosa il cielo. Non
le andava di tornare a casa a piedi, né di raggiungere la
prima fermata dell'autobus: sarebbe rimasta seduta lì al
lato del cancello ancora per qualche minuto, in attesa che il
parcheggio si svuotasse.
Fu un colpetto di clacson a distrarla dai pensieri che iniziavano ad
affollarle la mente. Un'automobile blu scuro, una mano sottile che
sporgeva dal finestrino e le faceva segno di avvicinarsi, la testa di
un ragazzo dai capelli scuri che la chiamava. Uryu era lì.
Alzando gli occhi, la ragazza fece un gesto per fargli capire capire
che lo aveva visto. Aspettò che si avvicinasse, poi si
alzò e, un po' traballante, allungò la mano verso
la portiera. Raggiungere il sedile accanto a quello del ragazzo, dopo
quella giornata così strana, fu un vero sollievo.
"Tutto bene, Hime? È stata una giornata tranquilla?"
Persa per un attimo a fissare le dita di Uryu in movimento tra il
volante e le marce, Orihime ci mise un po' a rispondere. "Mmh... non
proprio. Ti spiegherò meglio. La lezione è stata
interessante anche se preferisco il tirocinio con Isane e la dottoressa
Unohana. È stata la fine a buttarmi giù."
Il loro appartamento, per fortuna, conservava il buon profumo di ogni
giorno. Aprendo la porta, Orihime si sentì davvero protetta
per la prima volta in tutta la serata, e quando Uryu la strinse a
sé per salutarla, poggiandole il mento sull'incavo morbido
della spalla, la sensazione di serenità che provava non
potè che aumentare.
Prepararono la cena insieme, scambiandosi pareri sulle ricette, notizie
sugli amici e commenti sul telegiornale che faceva da sottofondo.
Orihime si divertiva a cucinare (e ancora di più a
sperimentare strane ricette) e a tenere in ordine la casa, nonostante
fosse un po' distratta e spesso dimenticasse quello che avrebbe dovuto
fare. Uryu oltre ad essere attento e scrupoloso era un ottimo
casalingo, e questa loro alternanza li rendeva una coppia stabile
seppur ogni tanto capace di qualche discussione.
Uryu le dava stabilità, quello era fuori discussione. E solo
il cielo sapeva quanta gliene servisse, in momenti simili.
Stavano mangiando la soba coi gamberi, quando la ragazza introdusse
l'argomento che più le premeva.
"Oggi il professor Aizen mi ha detto che ha intenzione di farmi
usufruire di una serie di agevolazioni per i migliori studenti della
facoltà. Dice che gli sembro molto promettente..."
s'interruppe, incerta su come continuare.
Lui finì il boccone. "Beh? Non è forse un bene?"
"Sì, certamente, ma... non so, non mi sento molto convinta a
riguardo" confessò, le dita che tormentavano il tovagliolo.
Come poteva tradurre a parole la sensazione di disagio e inquietudine
che le trasmetteva la vicinanza del professor Aizen senza sembrare una
bambina paurosa?
Sospirò, portando in cucina la pentola ormai vuota e
restando per qualche minuto in silenzio, protetta dal buio della
stanza: per quanto amasse Uryu, temeva sempre che la
razionalità di lui avrebbe finito per diventare un ostacolo
tra loro.
"Quell'uomo mi spaventa, e non ne capisco il motivo."
Prima che fosse riuscita a controllarle, le parole erano fluite dalle
sue labbra come a volersi liberare da quel peso che le opprimeva da
troppo tempo. Non le importava nulla di quello che lui avrebbe potuto
pensare: quello che desiderava era solo essere ascoltata da chiunque,
che fosse il ragazzo o semplicemente sé stessa. E,
stranamente, lui non la contraddisse e rimase in silenzio.
"Oggi, mentre mi parlava della sua proposta e mi faceva i complimenti,
mi si è avvicinato sempre di più e mi ha preso il
viso tra le mani... ero così spaventata che non sono
riuscita a far nulla, ma in qualche modo ne ero anche affascinata ed
è questo a spaventarmi, ancora di più."
Scese il silenzio, interrotto solo dal rumore di qualche auto
giù in strada, la solita sinfonia urbana di Karakura.
Quella sorta di confessione sembrò averla privata di tutte
le sue energie: chinò la testa in avanti e fissò
lo sguardo sul piatto, aspettando che le tornasse il coraggio di
aggiungere altro, di chiarire il pasticcio che sentiva nei suoi
pensieri e che le parole non erano adeguate a descrivere, per quanto
avesse potuto provarci. Uryu si alzò e le cinse le spalle
con un braccio, come a voler interrompere quel flusso senza fine di
sensi di colpa.
"Non sei la prima a trovarsi a disagio di fronte ad Aizen, e credo che
non sarai neanche l'ultima. Anche mio padre, che gli ha lavorato a
fianco più di una volta, non lo ha mai trovato
particolarmente simpatico, e anche le sue infermiere la pensano
così... non che mio padre sia un mostro di simpatia, ma ci
siamo capiti no?" sorrise appena, intercettando il guizzo di vita che
si era acceso negli occhi della ragazza. "Per fortuna non devi
trascorrerci troppo tempo... magari la smetterà di
avvicinarsi così tanto a te. E se dovesse continuare, io
sarò qui a guardarti le spalle come tuo arciere personale."
terminò, stringendola a sé e strappandole
finalmente un vero sorriso.
Andrà tutto
bene. Lui è lì fuori e io sono qui. Non
può farmi nulla.
Desiderando che quel pensiero, ripetuto come un mantra, la
proteggesse, Orihime ricambiò il suo abbraccio affondando
nella sua sicurezza almeno apparente.
Una volta arrivata l'ora di dormire, distesa sul letto tra le lenzuola
morbide, cercò di prendere sonno, di sgombrare almeno per un
po' la mente ma senza successo. Avrebbe tanto voluto girarsi e
rigirarsi, come faceva di solito quando l'agitazione aveva la meglio su
di lei, ma il corpo del compagno steso accanto a lei, che tentava di
riposare, le impediva qualsiasi movimento. Era tutta colpa della sua
insicurezza, sospirò. Tra quella e la volontà di
dare sempre il suo meglio, di impedire agli altri di vederla solo come
un tipo svampito e distratto, finiva sempre per ridursi in quel modo.
Cosa avrebbe risolto comportandosi così? Se solo fosse
riuscita a darsi forza sarebbe stata in grado di imporre la vera
sé stessa e ogni timore si sarebbe dissipato.
Domani lo avrebbe
rivisto, e l'incantesimo si sarebbe spezzato.
Si accoccolò e tese le braccia verso Uryu
cercando un contatto fisico, seppur minimo, che potesse rinsaldare la
sua decisione: lui c'era, come c'era sempre stato, immerso in un sonno
leggero ma non così stanco da impedirgli di voltarsi verso
di lei e ricambiare il suo abbraccio.
Il sonno non tardò ad arrivare, e con quello la sensazione
della mente che finalmente si svuotava, le paure e i pensieri che si
scioglievano come le nuvole mosse dal vento nel cielo di Karakura.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Commento dell'autrice:
Dopo qualcosa come due anni che non pubblicavo un capitolo, ho
finalmente ripreso questa raccolta.... nonostante ormai il fandom non
sia tra quelli che pratico di più, mi dispiaceva lasciarla
incompleta, anche perché ho amato - e continuo ad amare -
Bleach, e i suoi personaggi. Per cui, cercherò assolutamente
di arrivare al traguardo dei 30 capitoli e concluderla.
Questa IshiHime mi ronzava in testa da un bel po', benché
come pairing preferisca l'UlquiHime: è nata dalla lettura in
chiave AizenHime di alcune parti della saga degli Arrancar, ma visto
che siamo in ambito di AU e di sperimentazioni, ho provato ad accostare
Uryu ad Orihime anziché Ulquiorra. Le riflessioni di
Orihime, come al solito, sono frutto delle mie rieleborazioni, e spero
non siano andate troppo OOC. Per il resto... il ringraziamento principale va alla mia betatrice/migliore amica/bro TsunadeShirahime, per aver copiato con pazienza da amanuense il racconto e per avermi incoraggiata a continuare la raccolta <3
Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite: Alessandra, Bixx91, dario_74, Elynnea,
GilBird, Halibel, hinata87, KallenStadtfeld, kenjina, Mies, PunkyMarty,
scorpionicina90, Yukiko_chan, yukino_lang08 e Zolie.
Chi
l'ha inserita nelle seguite: Ci
chan, Libiky, Mela94, Oreo e Yoko_kun.
E chi nelle ricordate: Hether
Jules e MeMedesima.
Penso di non meritare più la vostra considerazione, dopo
avervi
lasciati in sospeso per oltre due anni, ma... se aveste voglia di
lasciare un suggerimento, una critica o semplicemente una
tirata
d'orecchi per la mia lunghissima assenza, sappiate che sarete sempre
benaccetti! :)
Nat (ex
Ino_Chan)
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Capitolo 27 *** Donuts ***
Donuts
Donuts
[Introspettivo]
Nel cono di luce e quiete creato da un salice, Riruka
Dokugamine stendeva e piegava le gambe più volte, godendosi
la tranquillità e il chiarore appena schermato del
pomeriggio estivo.
Era scappata dal loro quartier generale per non sentire
più parlare di allenamenti, Fullbringer, poteri e Ichigo
Kurosaki almeno per un po', e anche perchè era da tanto
tempo che non restava un po' da sola coi suoi pensieri, incastrata
com'era tra doveri e utilizzo dei suoi poteri a favore della
collettività. Solitamente si rifugiava in un
caffè o nella libreria del centro commerciale più
vicino dove, tra libri e riviste, riusciva a ritagliarsi un angolino di
calma in cui pensare.
Il fiume ai suoi piedi restituiva l'immagine di una ragazza
magra e nervosa, capelli rossi malamente legati in due code, infilata
di malagrazia in una t-shirt e un paio di pantaloncini estivi di
cotone; per quanto potesse sembrare il contrario, Riruka amava la
quiete dei luoghi isolati, che riuscivano a portare un po' di pace al
suo caratteraccio pungente e fin troppo vivace. Sempre se non
interveniva qualcuno a disturbarla, cosa che (stranamente) non era
ancora avvenuta.
Ginjo, Yukio e
Tsukishima possono benissimo restare senza di me per un giorno.
Si tolse pigramente un calzino e immerse il piede nell'acqua
fredda (nonostante fosse ormai Luglio), beandosi della sensazione di
leggero intorpidimento che le dava il movimento dell'acqua. Si sentiva
decisamente nel suo elemento... avesse avuto con sè del
cibo, avrebbe completato quel quadretto perfetto.
Come a volerla accontentare all'istante, la sorte le
inviò un regalo inaspettato.
Il mondo di Riruka si stava appena tingendo di un piacevole
arancio brillante dietro le sue palpebre abbassate, quando un
rumore di passi affrettati la strappò al suo pigro
sonnecchiare, facendola mettere immediatamente in allerta. Le sarebbe
piaciuto possedere un Fullbring che le consentisse di prevedere chi si
sarebbe fatto vivo di lì ad una manciata di secondi, ma in
mancanza di un simile vantaggio, poteva soltanto arrangiarsi e contare
sui suoi sensi, che comunque non l'avevano mai tradita...
Soprattutto quando le appariva alle spalle una
scocciatrice.
"Riruka? Sei sveglia?"
Tipico di Orihime Inoue, presentarsi all'improvviso con
quell'aria dolcemente ingenua, a turbare la calma delle sue vittime.
Quella mattina poi sembrava in forma smagliante: stringeva un pacchetto
di carta sotto al braccio e continua a spostare una ciocca di capelli
rosso-arancio sul lato della testa, nel tentativo goffo di scoprirsi
gli occhi castani e di fissarli sulla figura di Riruka, che aveva
tentato -invano- fino a pochi minuti prima di fingersi profondamente
addormentata. Ma non avrebbe comunque funzionato, sbuffò:
quella ragazza sarebbe stata capace di girare per mezza Karakura sulle
tracce di chiunque avesse voluto incontrare. Probabilmente era risalita
alla sua posizione grazie a Ginjo e alla sua lingua lunga; le sembrava
di vederlo, in piedi di fronte al bancone del bar, a dire ad una Inoue
decisamente intimidita che sì, Riruka se n'era andata a
zonzo da un po' e no, non avevano idea di dove fosse di preciso,
d'altronde loro erano tutti spiriti liberi e non dovevano rendere conto
a nessuno delle loro azioni, se lei avesse avuto voglia di cercarla
avrebbe dovuto provare al parco, da Dunkin' Donuts oppure al centro
commerciale, il più delle volte Riruka si chiudeva in
pasticceria e ci rimaneva ore, oppure...
Sbuffò nuovamente, levandosi gli occhiali da sole e
puntandole gli occhi magenta in faccia.
"Dopo la tua chiamata direi di no. Come mai sei qui?"
Ovviamente Orihime non aveva notato il sarcasmo nella sua
voce. Dubitava perfino che la ragazza fosse mai stata sarcastica in
vita sua.
"Volevo ricambiare il favore dell'altra volta... sai, quando
mi hai dato un po' della tua colazione. Visto che al fornaio dove
lavoro mi hanno regalato alcune ciambelle,.. che ne diresti di
mangiarne qualcuna assieme?"
Ecco il perchè di quell'incarto dall'aria gonfia,
pensò la rossa. Ed ecco perchè invece di
mangiarsele da sola come anche lei -come chiunque- avrebbe fatto, aveva
scelto di andarla a cercare per condividere qualcosa da mangiare,
ricordando la ciambella che Riruka le aveva dato tempo prima. Tipico di
Orihime Inoue, distribuire gentilezze anche a chi non era tipo da
concederne a chiunque. Il richiamo dei dolci, però, era
più forte di qualsiasi sentimento di ostilità. E
poi, quelle del pacchetto sembravano particolarmente buone.
"Fa come vuoi, se proprio ti va possiamo mangiarle."
scrollò le spalle, spostandosi di lato e lasciandole un po'
di posto sotto al tronco dell'albero. L'altra accettò subito
l'invito e, senza pensarci un attimo, si accomodò all'ombra
e appoggiò per terra la bustina già aperta: le
ciambelle, coperte di glassa bianca, rosa e al cioccolato, facevano
venire l'acquolina in bocca.
"Prego, serviti pure." la esortò la ragazza,
accompagnando il gesto della mano con un sorriso gentile. Come diamine
faceva a prendere ogni giorno con tanta tranquillità, sempre
positiva e ottimista? In qualche modo la invidiava: lei, per una
ragione o per un'altra, era sempre arrabbiata e pronta alla lite. Forse
doveva concedersene di più, di giornate tranquille da
sola.
Di lei non sapeva praticamente nulla, se non quello che le
aveva detto la stessa Orihime poco tempo prima, quando avevano
condiviso quella sorta di colazione assieme. Eppure, nonostante vivesse
da sola e dovesse cavarsela contando sempre su sè stessa da
quando era ancora una bambina, conservava una positività
davvero incredibile, impensabile... detestava doverlo ammettere, ma la
sua compagnia in qualche modo riusciva ad infonderle un po' -ma solo un
po'- di quella leggerezza d'animo che le faceva apprezzare come un
tesoro quelle ciambelle e la brezza che le muoveva i capelli.
Infiolò la mano nel sacchetto e ne prese una, la
glassa alla fragola coperta di una sottile granella di nocciole.
Lanciò uno sguardo da sotto il ciuffo che le copriva gli
occhi e intravide il sorriso di Orihime, dolce come sempre.
I donuts erano
squisiti.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Commento dell'autrice:
E dopo un'assenza di quasi un anno (i miei soliti tempi
biblici!) sono riuscita a ultimare e pubblicare l'ultima fic di questa
raccolta, che è un piccolo omaggio a due personaggi
femminili che mi hanno colpita particolarmente e anche un tentativo di
scrivere una shot non-pairing centric con un personaggio che non avevo
mai trattato, Riruka appunto. Spero, come al solito, di non essere
andata OOC con nessuna delle due!
Ho iniziato la raccolta nel 2008, e in questi cinque anni il vostro
supporto e le recensioni che mi avete lasciato mi hanno aiutata ad
andare avanti e a trovare l'ispirazione necessaria per scrivere sui
personaggi che più mi avevano colpita. Ora come ora mi sono
spostata su altri fandom e, con la fine imminente di Bleach,
è terminata anche la mia "vena" creativa in questo
fandom.... se comunque vorrete continuare a farmi sapere cosa pensate
della raccolta, sarò contentissima di rispondere ai vostri
commenti! :)
Grazie ancora per i commenti, i preferiti, le recensioni e tutto il
vostro supporto: siete stati un grande pubblico, e penso di non potervi
mai ringraziare abbastanza!
Grazie anche a TsunadeShirahime
per il suo lavoro da amanuense (XD) e correttrice di
bozze, e per avermi sempre supportata e recensita. E anche a Crab Nebula per
l'ultima recensione!
Alla prossima, cari lettori!
Nat
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