Era la storia della mia vita.

di sopra_al_rumore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione ***
Capitolo 2: *** Io di ***
Capitolo 3: *** Settembre ***
Capitolo 4: *** Happy b-day Luke! ***
Capitolo 5: *** So weird. ***
Capitolo 6: *** That night; ***
Capitolo 7: *** Love and secrets. ***
Capitolo 8: *** Kiss me. ***
Capitolo 9: *** You're my fatal love; ***
Capitolo 10: *** What, now. ***
Capitolo 11: *** Run away with me. Save me. ***
Capitolo 12: *** Problems. ***
Capitolo 13: *** La pricipessa Sissi ed altre storie; ***



Capitolo 1
*** Presentazione ***


Era la storia della mia vita.
Era davvero la storia della mia vita, solo che io ancora non lo sapevo.
Vivevo con la speranza di incontrare qualcuno del genere, qualcuno che potesse stravolgermi.
Guai a desiderare troppo una cosa però, spesso finisce col distruggerti e tu, nemmeno ci fai caso, se non quando... hai perso tutto.

Mi trovo in quel periodo della vita in cui la scuola mi ha sbattuto fuori e  non so esattamente cosa fare.
17 anni sono sempre una brutta età. Un passo dal poter fare tutto ed un passo dal non poterlo fare.
I 17 anni sono quel filo del rasoio che o ti scivola via o ti taglia. Sono quel coltello da impugnare, preferibilmente dalla parte del manico, ma non per me che adoravo le sfide e finivo sempre col ripulire il sangue dalle mie camicie.
Non ho mai avuto  grandi progetti di vita, non pensavo a quando avrei avuto dei nipoti ed a cosa avrei potuto raccontagli. Semplicemente passavo le giornate al parco, ridendo e fumando perché realmente della vita non mi era mai importato.
Nascondevo la mia faccia dietro grandi cerchi di fumo e, in mancanza, dietro i miei lunghi e folti capelli. Guai se li avessi persi, erano il mio unico modo per fuggire dalla realtà. Quando non ci metti la faccia, certe cose risultano meno serie, ed io ero una di quelle che la faccia non  la metteva mai, proprio per nessuno. Ogni tanto mi capitava di scrivere, sprecavo intere pagine di agende vecchie e ingiallite, ci attaccavo post-it, figurine che mi piacevano, fiori colti qua e là passeggiando e via dicendo... Leggevo per cultura personale, mai una volta che ho sprecato del tempo sui libri di narrativa consigliati per l'estate dai docenti. No, io preferivo i classici. Non sapevo che farmene di quelle storielle da quattro soldi moderne. Non capivo come la morale principale di un libro potessere essere una storia d'amore e come dei decerebrati mentali potessero addirittura far si che quel coso diventasse best seller da qualche parte come New York. Ma dico... si sono tutti completamente rincoglioniti? Cosa me ne faccio di due baci sotto la Tour Eiffel quando posso passare qualche sera in compagnia di Oscar WIlde e le sue parle di saggezza...? Insomma, tutto attorno mi disgustava. Eccetto Loren. Lui era uno ok. Parlava poco. Aveva grandi mani e due occhi freddi come il ghiaccio. Accanto a lui riuscivi a sentire freddo anche nei giorni di giugno. Non aspettatevi che ora dica di essere innamorata persa di lui. Nemmeno per sogno. Lui era qualcosa tipo la mia "friend-zone", condividevamo pensieri, parole, abbracci, qualche sogno, ambizioni future, ma mai nulla di serio. E si, di tanto intanto ci si scambiava anche qualche bacio e qualche smanceria, ma Loren era il mio niente, nulla di più. Niente perché con lui mai niente era serio, vero, sincero e se avete un altro sinonimo da poter inserire in questa lista fatelo pure... io non ne ho voglia. Credo che abbiamo iniziato ad odiarci tanto in fretta quanto abbiamo iniziato a volerci bene. E alla fine dissolto nel nulla anche lui. Un gran bel pezzo di storia da inserire nei miei appunti, chissà cosa avrebbe detto il vecchio Oscar a proposito... Ma non ha senso star qui a discuterne, di lui non ho più nulla, nessuna foto, nessuno scritto, niente di niente. Per questo Loren rimarrà sempre il mio niente. Vogliamo parlare di cose serie?
Ah si, la famiglia. Oddio, tasto dolente. Qualcuno può spiegarmi cosa significa averne una? Mio padre è partito quando avevo 8 anni... "viaggio di lavoro" ripeteva mia madre... poi chissà, forse dopo i miei 15 anni ha capito che nessuno crede ad un viaggio che si protrae per 7 anni... a meno che non stiamo parlando di un viaggio nell'alto dei cieli. Non credo mio padre sia morto, ma ovunque sia, pace all'anima sua, nel mio mondo lui è morto. Per quanto riguarda colei che mi ha messo al mondo, quel gran pezzo di Miss che è mia madre, non ho molto da dire. Magari qualche aggettivo ma non mi va di sprecare nemmeno quello. Durante il giorno ci vediamo poco, non abbiamo un brutto rapporto, semplicemente perché non ne abbiamo uno. Quando io torno a casa lei dorme o viceversa. Quando pranziamo insieme è davvero imbarazzante, a me delle sue avventure non interessa nulla e tanto meno le spiffero i fatti miei davanti ad un bicchiere di Coca-Cola come se fossimo due vecchie amiche. Forse lo farei davanti ad un bel caffè e una sigaretta, ma credo che molto probabilmente finirei col chiamare di corsa l'ambulanza perché non sia mai che Tara, sua figlia, si adegui alle 17 anni della sua età, un vero e propro crimine. Vero mamma? 
Ah si, Tara sono io, quasi dimenticavo. Dunque ricapitolando non credo di aver saltato nulla, ma non ditelo alla mia prof d'italiano, potrebbe decapitarmi anche per molto meno... 
Alla fine credo di essere come tutti gli adolescenti della mia età, solo un po' più sola... all'amicizia ci credo poco e all'amore anche meno. La mia vita è una ruota panoramica, lenta e piena di alti e bassi, nulla di invidiabile insomma. Ma voglio raccontavi di quella volta quando convinta di avere il mondo in mano decidi di osare e abbandonarmi al fato.
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Salve lettrici, alcune di voi mi conoscono già, altre no quindi benvenute a tutte (?)
Dopo quasi un anno di vuoto totale sono tornata qui su EPF pronta per scrivere qualcosina...
Ho scelto i 5SOS perché reduce dal concerto dei 1D di Milano, ho avuto modo di conoscere questi 4 fantastici ragazzi
e di apprezzare la loro musica e le loro doti.
Questo capitolo, come dice il titolo, è perlopiù una presentazione, nulla di serio,
non ho grandi idee e non mi aspetto molto da questa storia, oserei definirla una prova per ricominciare...
Come alcune di voi sanno, adoro ricevere recensioni con suggerimenti per il proseguimento della FF.
Datemi tutte le vostre idee, io proverò a trasformarle in avvenimenti che caratterizzeranno la storia.
Voi siate le mie autrici, senza di voi non riuscirei a scrivere nulla.
Quindi vi aspetto in molte.
Un bacione e buone vacanze! 

 

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Capitolo 2
*** Io di ***


So esattamente cosa pensa la gente di me. Quello che però loro non sanno è che io di "facile" ho solo il vaffanculo.


Non sono una ragazza volgare ma il miglior modo per non illudere è essere chiari, fin dall'inzio.
Qualche tempo fa qualcuno ideò e diffuse la strana percezione che con me si finiva solo nei guai, sempre stato il contrario, ero io a finire nei guai a furia di frequentare gente sbagliata. Loren mi conosceva bene, sapeva che tutto ciò che circolava su di me era falso ma spesso anche lui si faceva cullare da quelle voci e quando capitava di litigare non esitava a sbattermi in faccia qualche nomignolo poco adatto ad una come me. Un volta decidemmo di osare e di fare sul serio.
Dio, sentivo di avere il mondo in mano, pensavo che con lui al mio fianco avrei sconfitto tutto e tutti, mi sbagliavo. Loren non sapeva cosa desiderava dalla vita e nemmeno io del resto, così creammo un mix potentissimo che finì soltanto quando i baci divennero lividi.
Devo ammettere che restai con l'amaro in bocca perché quando tutto finì oltre al mio ragazzo persi anche il mio migliore amico. In realtà non ho mai creduto che noi avessimo formanto una relazione, mi ripeto sempre che fossimo in una infinita "friend-zone" ma dubito che adesso abbia importanza.

Mia madre mi ripete sempre che con il caratterino che mi ritrovo non andrò molto lontano, ma a chi importa? Io voglio solo starmene tranquilla sotto qualche palma a leggere un libro. Chiedo forse molto? Non mi importa se la gente lì fuori si ammazza, non vedo perché dovrebbe. I miei professori invece ripetono da anni lo stesso copione: "E' brava, ma non si impegna, potrebbe dare molto di più" ... chissà come mai io quel dare l'ho inteso sempre maliziosamente dal momento che esce dalla bocca di un professore che basa i suoi voti a seconda della taglia dei nostri reggiseni.  
Quest'anno poi è stato un vero incubo, in classe sono arrivati due nuovi ragazzi. Uno dei quali ammetto essere carino ma è quel tipo di bellezza che stufa, biondo occhi chiari, insomma il principe azzurro. L'unica cosa che lo salva, oltre il fatto che è un tipo piuttosto silenzioso, è il labret, non so se avete presente, quel piercing al labbro inferiore. Lui lo porta sul lato sinistro, qualche volta ho persino sognato che quel piercing mi avrebbe fatto male. E dal momento che iniziavo a sognarlo, sentivo davvero che i guai erano in arrivo. Il suo nome è Luke. 17 anni, origini Australiane e una vera e propria passione per le chitarre rock, credo sia in una band, ma non ne sono certa. L'altro tipo invece è Calum, totalmente diverso. Carnagione olivastra, capelli ed occhi neri come la pece e il grandissimo difetto di non riuscire a stare mai zitto. Dio, l'ho sopranominato Dj Calum, giuro è fastidioso. Apre la bocca solo per sparare stronzate eppure attorno ha una folla di ragazzini che lo idolatrizzano. Questi sono misteri a cui non troverò mai risposta, più la gente è scema, più sembra essere apprezzata. Di sicuro un altro dei motivi da aggiungere alla lista sul perché odio tanto questo mondo.
Tornando a noi, i due si conoscevano già, le loro famiglie sono molto amiche e hanno deciso di trasferirsi qui, non so per quale assurda ragione, di comune accordo. Tutto sommato per loro non è stato difficile ambientarsi anche se quel Luke non me la racconta giusta. Anzi, non me la racconta proprio. 
Ho deciso che a settembre, in via del tutto eccezionale, solo perché è il mio ultimo anno e poi non rivedrò più nessuno, proverò ad essere un po' più socievole. Spero comunque di non imbattermi in idioti, cheerleader o in pervertiti. In quella giungla chiamata High School c'è davvero di tutto. Mai un gioia, però.
Il ballo di fine anno, la maxi stronzata per la quale le generazioni aspettano il loro turno come se fosse una questione vitale o l'esito di un test per l'AIDS.
L'iscrizione al College, altra cretinata, c'è chi non se lo può permettere... che senso ha tutto questo? Ah e la ciliegina sulla torta ovviamente, il campione della squadra di basket che si presenta alla porta di casa con il suo bel fiore inscatolato da porgerti. Disgustoso a dir poco! Non credo che parteciperò a quell'evento, non fa per me.  Pensavo di farmi un tatuaggio, un altro per dirla tutta... Uno già lo ho, ma è in un luogo segreto, non lo vede mai nessuno.
Questo a conferma che le voci che girano sul mio conto, sono totalmente sbagliate, altrimenti tutti saprebbero cosa nascondo.
Benedico sempre il cielo di non averlo mostrato a Loren, altrimenti sarei spacciata. Loro non lo sanno ma adoro Charles Bukowski, il mio non è che un omaggio alla sua persona.

 
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Welcome back lettrici (?)
Questo è il secondo capitolo, ammetto che sia un po' corto ma prometto di prolungarmi nei seguenti.
Non appena entreremo nel pieno della storia sono sicura che vi stancherete di leggere gli interminabili capitoli che vi aspettano! 
Non ho molto da aggiure, a parte il fatto che oggi sono usciti di Tickets per il concerto dei 5SOS a Maggio del prossimo anno ed io ovviamente non ci sarò! Please, dimentichiamo questo particolare.
Ringrazio tutte le lettrici, anche le silenziose che nonostante non lascino nessuna recensione comunque appaiono nelle presenze e quindi riesco ad individuarle... mi farebbe davvero piacere ricevere i vostri commenti, penso di essere stata chiara su come la penso delle recensioni nel precedente capitolo.
Un grazie sincero anche a tutte quelle che recensiscono, mi dare il giusti incentivo per continuare e per questo ve ne sono grata!
Al prossimo capitolo. Baci :**

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Capitolo 3
*** Settembre ***


Giunta a settembre le mie prospettive di vita non erano cambiate. Ero pronta ad affrontare il mio ultimo anno scolastico ed a sfoggiare la mia abbronzatura già consapevole che mi sarebbe mancata nei mesi a seguire. D'inverno perdo il mio colorito e mi ammalo spesso.
Il dottore parla di difese immunitarie basse, io parlo di allergia alle teste di cazzo. Voglio vedere lui convivere con la mia classe per sei ore al giorno più rientro settimanale. Comunque, non appena entrata nell'inferno conosciuto anche come High School, il mio primo pensiero è stato: "Corri verso l'ultimo banco, di lì non possono vederti".  L'essere considerata invisibile è sempre stata una mia ambizione ma in quella scuola era impossibile, un po' per le voci che giravano sul mio conto e un po' perché dopo tutto il fatto di "spaventare" la gente non mi dispiaceva affatto.
Tendevo a mostrarmi sempre peggio di ciò che loro credevano ma in fondo non ero così, non lo sono mai stata. Qualcuno, forse, un giorno, ne avrà conferma.
Nel frattempo resto io con me stessa a farmi compagnia. Di tanto in tanto mi piace passare del tempo con Camila, lei parla poco ed io d'altro canto fino ad ora non ho mai parlato di lei. E' piuttosto riservata, un muro alto 50 metri, assolutamente impassibile. Puoi passare ore a guardarla eppure lei non dirà una parola e tu non capirai mai ciò che le passa per la testa. Camila forse è qualcosa tipo la mia migliore amica, e detto da una che non crede nelle amicizie è davvero una gran cosa. La verità è che con lei mi trovo bene. Lei non pensa a ciò che si dice su di me, sa che sono tutte stronzate. Ed io non penso al fatto che la gente la reputi strana semplicemente perché non si vanta di cosa cui gli altri farebbero bene a vergognarsi. Tra me e lei c'è una bella intesa, nessuno potrebbe mai capirla e del resto non riuscirei nemmeno a spiegarla.  L'unica cosa che mi urta è il fatto di non condividere la classe con lei.
Delle volte lo reputo un male perché il quelle quattro mura so sentirmi così sola da impazzire ed altre volte invece ne sono felice perché penso che la distanza sia una cosa fondamentale per il buon mantenimento di un rapporto sociale.
Camila è già a scuola, abbiamo affrontanto insieme la famosa passerella a cui tutte le più piccole ambiscono e le più grandi sfoggiano i loro doni "made in pubertà": il corridoio centrale, quello che ovviamente porta alle nostre classi.
Da lontano intravedo già qualcuno e questo mi fa venir voglia di vomitare, cerco di passare tra i professori come un agente in missione, totalmente nascosta tra gli altri corpi alla ricerca di gente conosciuta. Camila prende la direzione opposta, ci separa un piano e quindi deve proprio lasciarmi, la saluto e spero di rivederla tra un paio d'ore. Se ne esco viva, inteso.
Entro in classe e vedo un paio di persone, qualcuno mi saluta, ricambio addirittura con un sorriso, presto sarà tutto finito, stay strong Tara.
In uno degli ultimi banchi vedo Calum e già mi dispero, non può essere, non può aver scelto davvero quel posto. Non posso sopportarlo.
Mi preparo già un po' di ibuprofene per il mal di testa che avrò a fine giornata e mi accomodo aspettando che la classe sia al completo e questa fastidiosa giornata finisca. Alle 9:00 precise suona la campana e nei corridoi non si sente più alcun ronzio, sono tutti in classe. Il professore della prima ora, Mister Simpatia, un tipo tanto squallido da aggiudicarsi questo nomignolo dopo anni di insuccesso con  battute comico/sarcastiche che nessuno ha mai capito, inizia l'appello.  
Tara Rowling, ecco il momento che odio di più, tutta una classe che ti conosce da anni, al suono del tuo nome si gira a guardarti come se a stento ti conoscesse. Inchiodo il mio professore con lo sguardo e gli faccio cenno... ci sono... 
Alla chiamata per Luke Hemmings nessuno risponde, tutti guardano Calum preoccupati e lui sorride tranquillamente.
Uno di quei sorrisi che ti fottono solo a guardali da lontano, figuriamoci se lo hai a due passi come nel mio caso.
Fortunamente poi apre bocca e perde tutto il suo fascino. Yuppy, sono salva! Almeno da lui.
9:10 circa, la porta si apre. Bentornato Luke, alla buon ora. Entra in classe come se non fosse affatto in ritardo ma con la cosapevolezza di esserlo. Calum sorride più di prima, io guardo la scena allibita. Forse non me la raccontano giusta. Forse non sono solo amici. Forse, anzi, sicuramente non me ne frega nulla. Dopo la leggere ramanzina di Mister Simpatia, il biondo si accomoda nell'unico posto disponibile: il famigerato primo banco. Buona fortuna Luke, ne avrai bisogno.
Calum continua ad avere l'espressione da ebete a conferma di tutto ciò che ho sempre pensato su di lui da quando lo conosco: bello quanto scemo. 
La campanella dell'ultima ora sembra sempre un miraggio, ma alla fine arriva ed io mi catapulto da Camila spingendo tutto ciò che si mette davanti al mio cammino. Guarda caso è quel deficiente di Loren. 
"Togliti!" E' l'unica cosa sensata che riesco a dire dopo il trauma di riverlo così improvvisamente.
"Oh ma che bello rivederti, anche tu mi sei mancata..." dice ironico.
Mi divincolo dalla situazione e lui mi si ferma nuovamente davanti.
"Se ancora arrabbiata?!"
Lo sposto con il braccio sinistro e cerco di oltrepassarlo ma vengo bloccata nuovamente.
Mi prende il braccio e mi tiene ancora una volta ferma lì davanti a lui.
"Loren, ti ho detto lasciami... avremo altre occasioni per parlarne"
"Ma io ho voglia di farlo ora..." il suo tono del tutto delicato ambiva ad altro e di tutta risposta ho optato per un sonoro:
"Guarda lì c'è il bagno, dai libero sfogo ai tuoi desideri..." 
Il riso sul suo volto non abbonda più e temo di averla combinata grossa, se solo riuscissi a tenere questa boccaccia chiusa di tanto in tanto! 
D'un tratto vedo Camila avvicinarsi da lontano e mi tranquillizzo ma è la sopresa alle mie spalle che mi salva davvero la pelle.
Sento delle risate avvicinarsi verso di noi. Continuo a guardare Loren impassibile mentre lui pensa alla mossa giusta da fare mentre mi stringe ancora il braccio.
A momenti nascerà un livido che poi mi toccherà spiegare a chissà chi perché in piena estate, certe cose, non possono nascondersi sotto le maniche di un maglione. 
"Che succede?" sento la voce di Calum dirigersi e soffermarsi su di noi.
Loren lo guarda incuriosito.
"Lo conosci?" mi chiede quasi divertito.
"Viene in classe con me..." 
"Uno dei tanti nella tua interminabile lista, immagino..."
Quella frase mi lascia l'amaro in bocca. Con il braccio libero gli tiro un ceffone che si piazza sulla sua faccia.
Per l'impatto sputa addirittura un po' di saliva e lì ho realizzato cosa avevo fatto. La sua ira si sarebbe presto imbattuta su di me. Ma prima che qualcosa potesse accadere gli occhi di Calum si spostarono sull'amico che si avvicinò e con un semplice frase mise tutti a tacere:
"Lasciala andare." 
Mi prese per il polso libero e mi tirò a sè.
Ovviamente, non obiettai e non realizzai ancora che ero stata salvata da due ragazzi che a stento salutavo per strada.
Anche Camila fu dei nostri un attimo dopo e Luke mi consegnò a lei. Le tesi la mano e ci allontammo velocemente mentre Loren andò nella direzione opposta alla nostra. Calum e Luke restarono ancora un po' in corridoio ma il "What?" di Calum nei confronti dell'amico lo sentii con chiarezza.
Troppo lontana per sentire il resto, qualora ci fosse stato, iniziai a raccontare a Camila l'accaduto che per tutta risposta rimase in silenzio... solo ad un tratto sorrise.
Le chiesi il perché, Camila non lascia nulla al caso, ma non seppe darmi risposta concreta e così non ne parlammo più.
Passai il pomeriggio a pensare e ripensare alla scena. Non trovavo spiegazioni e nemmeno le volevo, solo... possibile che Calum e Luke non sapessero nulla di me e Loren? Il mondo è piccolo, le voci girano.  Ma va bene così.
Mi feci una doccia e tornando in camera notai il mio telefono illuminato. Un messaggio di Loren: "Scusami per oggi." 
Ah caro Loren, non m'interessa. Puoi andare a farti fottere. Come ci sei andato già un paio di mesi fa, la tua destinazione è sempre quella per quanto mi riguarda.
Decisi di pensare tutto questo ma di regarargli il mio silenzio, non risposi.

 
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Buona sera carissime. Mi scuso in primis per non aver aggiornato ieri ma sono andata a lavorare e non ne ho avuto il tempo.
Credo però di aver recuperato oggi, la storia è finalmente decollata e c'è stato addirittura qualche dialogo. 
Ecco, non ho molto da dire... Attendo le vostre recensioni! Un bacio! :*

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Capitolo 4
*** Happy b-day Luke! ***


Happy b-day Luke.
 
In verità sono in pochi a sapere che stamani Luke Hemmings compie i fatidici 18 anni, ma se sei tra i suoi amici di Facebook diciamo che hai più possibilità di ricordartene. Personalmente non mi importa molto ma ripensando a ieri magari gli faccio gli auguri, di persona, ovvio, io odio i mezzi di comunicazione.
Una mattinata come tutte le altre, apparentemente tranquilla... vedo Loren da lontano, sento il suo sguardo ma non mi volto nemmeno un momento per incontrarlo.
Mi mantengo sulle mie, accendo la mia adorata Winston Blu e butto fuori cerchi di fumo come per liberarmi di quel sudicio pensiero che mi blocca la mente.  
Camila è già a scuola, sono io la ritadataria.
Mi affretto e non appena metto piede in corridoio vedo Luke e Calum dall'altro lato che camminano verso la classe.
Gli farò dopo gli auguri. Si. 
Passano le ore, cambiano le materie ed io resto impassibile sul banco mentre guardo gente creare areoplanini di carta, altri che cercano di nascondere le cuffiette dell'Mp3 e Calum che come al solito si vanta di cose di cui farebbe bene a vergognarsi. Insomma, anch'io mi faccio le canne ma non mi interessa renderlo pubblico.
Se la gente lo nota o no, resta un problema loro. Lui invece ne parla come se a momenti dovesse ricevere un premio.
Ogni tanto lo guardo schifata poi torno in me ed assumo nuovamente il mio sguardo da persona apatica. D'un tratto Luke si avvicina al moro e gli da una spinta, sorride e si fa spazio tra i nostri compagni di classe. Immagino che anche Luke fumi e che sia coinvolto in tutti i fatti che Calum rende pubblici. Se così fosse non è il principe azzurro a cui tutte ambiscono vedendo i suoi colori così chiari.
Probabilmente questa sera ci sarà una festa, alla quale ovviamente non sono invitata, e non mi dispiace affatto, ho di meglio da fare.
Va bene, non ho niente da fare... ma vedere certa gente per più di sei ore al giorno potrebbe nuocermi gravemente alla salute!
Intanto continuo a scrivere sulla mia agenda, un giorno queste canzoni saranno cantate da qualcuno di famoso, lo sento.
Ambisco a Lana Del Rey e non me ne vergogno. Quella donna ha una voce perfetta e le mie canzoni sono così tristi. Diventeremo ricche.
O meglio, diventerei dato che lei lo è già. Io non so cantare, a dire il vero faccio pena. Se solo ci provassi probabilmente tutti i vetri nel giro di un solo metro andrebbero in frantumi dopo due secondi.
Finalmente è arrivata anche l'ultima campanella, metto tutto in borsa e cerco di divincolarmi dalle folla di ragazzi che si avvia verso l'uscita ma resto ancora una volta bloccata del traffico e mi ritrovo accanto a Calum. Vi prego, portatemi via da questo ragazzo, è un ossessione.
Il mio sistema nervoso non riuscirà a reggere ancora a lungo. Mi sorride. Cosa diamine sorride dopo che mi ha avuta accanto per sei ore senza darmi il minimo cenno di considerazione? Un mistero vivente. Ha qualcosa che non funziona nel cervello quello, ne sono certa. 
"Ciao Calum, lieta di rientrare nelle tue grazie..."  gli sorrido di ricambio.
"Ciao Tara, tutto bene? Ieri sembravi in difficoltà..." ecco, ci mancava solo questo.
Calum Hood che ha pietà di me. Ora si spiega tutto.
"Me la sarei cavata comunque, come ho sempre fatto..." fredda e distaccata aumento il passo, non posso fargli vedere quanto mi mandi in bestia il suo semplice essere. 
"Amico, non puoi terrorizzare così tutte le ragazze che ti circondano... ma cosa le hai fatto?"
Sento la voce di Luke da supporto alla scena imbarazzante e mi ripeto di aver toccato davvero il fondo.
Vorrei voltarmi e mandarli entrambi al diavolo ma vedo Camila in fondo al corridoio e mi trattengo.
"Stai bene Tara?" la voce di Luke si avvicina, insieme al suo passo, lo sento alle mie spalle.
"Si, grazie Luke..." continuo a camminare cercando di non voltarmi, ma fanculo, io ho una voglia tremenda di voltarmi e guardarlo negli occhi.
"Sicura?
"Si... si!" Complimenti Tara, peggio di così non può proprio andare. 
Arrivo da Camila con un leggero affanno seguita da Luke e Calum che camminavano per i fatti loro.
Solitamente facciamo un bel tratto di strada insieme prima di separarci e imboccare le rispettive vie per le nostre abitazioni... questa volta però, andò diversamente.
"Luke?" urlai quasi all'improvviso mentre Camila e Calum mi guardarono meravigliati.
"Si..." il biondo si voltò con il suo adorabile sorriso stampato in faccia.
"Auguri..."
Sorrise nuovamente e Calum con lui. Camila non capii nulla del momento e la vidi realmente confusa come non mai.
"Stasera c'è una festa in casa Hemmings..." incalzò il moro sorridendomi... "Ci farebbe piacere se... insomma..."
"Bell'invito Hood... controllerò l'agenda..." sorrisi di ricambio e cercai di intraprendere un argomento con Camila, così, per distrarmi.
"Nel caso sei libera ci vediamo alle 22:00" così Luke pose fine al discorso e successivamente ognuno proseguì per la sua direzione.

"Tara, tesoro, io lo so che tu hai qualche disturbo mentale... ed è per questo che siamo amiche... ma... Hemmings e Hood?!?!" Sospirò Camila  "Da quando ti sei data alla gente popolare?!"
"Camila io gli ho solo fatto gli auguri, non ho chiesto certo di essere invitata al loro party..."
"Si, ma tu non hai mai fatto gli auguri di Natale a nessuo figuriamoci se ti metti a fare quelli di compleanno..."
"Prendila coma una buona azione... volevo solo essere gentile dopo ieri..."
"Ah  va bene, per non toccare questo argomento poi... Il mondo sta andando a rotoli... Tu, Calum, Loren e Luke... sento che molto presto avverrà la fine del mondo..."

"Ma dai, non essere tragica... chiunque si fosse trovato nei loro panni avrebbe fatto lo stesso..."
"Tara sai meglio di me che molta gente era nei paraggi quando tu e Loren esplodevate in risse sanguinose e mai nessuno, e dico nessuno, ha osato mettersi di mezzo..."
"Magari non tutti hanno qualcosa da perdere..."
"O magari a qualcuno importa di te..."
"Non ti seguo..."

Camila rimase in silenzio ed io con lei. Ci separammo e quando tornai a casa l'idea del party non mi dispiaceva ma le parole della mia amica si facevano sempre più spazio nella mia mente cullandomi in un sonno profondissimo. 
Di momenti imbarazzanti in vita mia ne ho avuti molti, ma svegliarsi tra le braccia di mia madre, vince su tutto.
Ellen, così si chiama, mi raccontava che ho urlato per 10 minuti abbondanti ed è intervenuta riscoprendomi addormentata. 
"Hai fatto un brutto sogno di sicuro..."
Si, se il brutto sogno ha i capelli biondi ed occhi celesti, chiamiamolo incubo.

Alle 22:00 circa pensai e ripensai a quell'invito. Una parte di me voleva davvero andare a quella festa, l'altra era tormentata dal fatto che non fosse la prima volta che Luke Hemmings infestava i miei sogni e dalle parole incomprensibili di Camila nei giorni precedenti. 
"Vestiti, andiamo alla festa..."
"Sono da te tra 10 minuti"

Per essere una confusa dalla situazione, Camila aveva le idee ben chiare, forse più chiare delle mie: non aspettava altro che il mio ok per andare a quella festa.

Non appena uscimmo di casa il rumore dell'impianto stereo e la scia di gente ci indirizzò automaticamente verso la festa.
Non ci restò altro da fare se non seguire quella folla.
"Domani tutta la scuola ci guarderà e si sussurrerà cose all'orecchio..." disse Camila giunta davanti all'enorme porta di casa Hemmings.
"Tanto peggio di quello che già si dice non può andare, no?" risposi calma.
"Parla per te, ho una reputazione da difendere..."
"Non mi sembravi tanto preoccupata della tua reputazione dieci minuti dopo il mio messaggio!" 
"E tu non mi sembravi tanto presa dalla festa a tal punto da indossare un abitino del genere... se non sapessi che lo hai di natura penserei che stai cercando di mettere in mostra il sederino..."

Ok, questa vince. Non riuscivo a ribattere. Camila parla poco, ma quando lo fa toglie ogni dubbio.
Forse mi ero vestita un po' attillata, ma nulla che non andasse bene per un concerto rock. E considerando la musica, avevo fatto una scelta impeccabile.
Indossavo un abito nero, corto, sfoggiato con un paio di Converse rigorosamente nere.
I capelli sciolti come sempre e una minima dose di trucco, tanto quanto bastasse per coprire le occhiaie.
La matita nera è come il mio pacco di Winston: non potrei vivere senza. 

Ovviamente ad accoglierci alla festa non trovammo né Luke né Calum ma un sacco di altra gente. La sorpresa arrivò quando guardandoci attorno notammo che non c'era nessuna faccia conosciuta. Niente compagni di scuola. Solo un mucchio di gente, venuta da chissà dove. Un numero impensabile per due ragazzi che risiedevano dalle nostre parti solo da un anno. Da dove spuntasse tutta quella gente proprio non ne avevo idee. Era una sensazione stranamente piacevole. Nessuno conosceva il mio nome. Nessuno poteva giudicarmi. Quella sera non ero Tara, quella sera potevo essere Nessuno.
Potevo inventare una nuova identità, darmi addirittura un altro nome, nessuno se ne sarebbe accorto. 
"Camila...?!"
"Si...?!"
"Chiamami Nicole..." 
"Eh? Cosa?"
"Tu fallo e basta..." 
"Tu sei fuori e non hai ancora bevuto niente..." 

Scoppiammo a ridere e ci dirigemmo verso il tavolo delle bevande.
D'un tratto la musica calò e tutti per un attimo cercarono di ritrovare l'orientamento, invano a mio parere: due secondi dopo ci ritrovammo dentro una bolgia pazzesca.
Una band stava suonando. Il cartellone alle loro spalla diceva
"Five second of summer".
Pensai a quanto fosse sciocco quel nome, poi sentii Luke cantare.
L'intero universo non contò più un cazzo.
Scusate l'espressione, quella era la cosa più bella che avessi mai visto.
Sul piccolo palco allestito maldestramente c'erano anche Calum ed altri due ragazzi sconosciuti, ma il mio sguardo restò immobilizzato su Luke.
Vidi Camila sorridere e solo quando la folla applaudii realizzai a cosa avevo appena assistito.
Le note di quella canzone rimbombavano nella mia testa come se fosse la nuova hit del momento del mio cantante preferito.
I ragazzi scesero dal palco abbandonando gli strumenti e si fermarono a chiacchiare con qualche conoscente portandosi sempre più vicini al tavolo delle bevande.
Io e Camila restammo immobili. Calum ci notò in un lampo e ci fece cenno con la mano.
"Alla fine ce l'hai fatta..."
"Si, siamo riuscite a liberarci... Non potevamo perderci l'esordio della band del momento..."

Calum rise di gusto ed io e Camila ci lasciammo andare altrettanto prese dal momento.
"Allora divertitevi e non fate troppo tardi... Domani c'è scuola..." 
Il solito Calum malizioso pensai... poi ci allontanammo e chissà cosa ne fu delle nostre vite nelle tre ore a seguire. 
Mi ritrovai distesa sul prato a guardare le stelle, sola.
Non so esattamente Camila dove fosse finita, o peggio, con chi.
Nella mia mente perversa si fece spazio un'idea che ritraeva lei e Calum insieme, sfumò subito dopo... sentii dei passi... forse era il momento di tornare a casa.
Alle parole del buon vecchio Calum: "Domani c'è scuola..."
Anche se quel domani, è già oggi, merda.
------
Buona sera carissime. Vedo che le visualizzazioni aumentano di giorno in giorno ma le mie lettrici fedeli per il momento sono solo due.
Le uniche due che lasciano recensioni a qualsiasi pasticcio io scriva. Che amore che sono *aww*
Ammetto che in questo capitolo non ho dato il meglio di me. Mi sembra tutto un po' banale ma non sapevo esattamente come far quadrare le cose per i capitoli a seguire ed avevo bisogno di questo filo conduttore. Dato che oggi (In Australia) e domani (qui) è il compleanno di Luke e compie realmente 18 anni, ho pensato di sfruttare questa notizia al meglio ed ecco cosa ne è uscito fuori... anche se l'avventura di quella notte non è ancora finita... (?)
Vediamo un po'... siete interessate alla continuazione?! A 10 Recensioni aggiorno.
Kiss kiss! :*

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Capitolo 5
*** So weird. ***


1-2-3 forza Tara, è ora di tornare a casa.

Mentre concentravo tutte le mie forze sulla prossima azione da compiere sentii dei passi avvicinarsi sempre più.
Mi voltai spaventata, ma l'unica cosa che vidi fu Luke avanzare sempre più convinto  nella mia direzione.
Abbastanza innocuo, pensai.
"Stavi andando via?"
"Si, domani c'è scuola..."
"Sarebbe un peccato perdersi l'alba... non credi?" 
Nella sua domanda percepii qualcosa di retorico ma non ero ben riuscita a coglierlo.
Non ci pensai e annuii quasi involontariamente. Luke lo scambiò per un si ed io restai nella stessa posizione in cui avevo passato i precedenti minuti.
"Dov'è la tua amica?" chiese ancora.
Sorrisi come un'idiota. Pensai: "Oh beh, se non lo sai tu... o Calum..." ma subito dopo mi resi conto che la mia espressione sarebbe ceduta se avessi continuato a fantasticare su Camila e il moro per cui feci semplicemente un cenno confuso. Sapevo meno di lui al momento.
"Sei di poche parole..." 
"Non c'è poi molto da dire..." risposi d'istinto mentre con la mente continuavo a chiedermi per quale assurda ragione Luke Hemmings non solo mi avesse invitata alla sua festa di compleanno, ma addirittura stesse trascorrendo del tempo con me, da soli.
In un primo momento pensai all'alcool, al fumo ed a tutte quelle cose che avrebbero potuto far si che ciò accadesse ma ascoltando i suoi discorsi, parola dopo parola, mi resi conto che stavo solo, per l'ennesima volta, fantasticando.
Luke era sobrio ed io pian piano avevo ripreso la ragione.
"Come mai io e Camila siamo le uniche invitate della scuola?"
"Non mi piace molto quell'ambiente..."
"Benvenuto nel club..."
"E' sempre stato così?"

"Oh si, sempre... dal primo anno che ho messo piede lì dentro non c'è stato un solo istante in cui io mi sia sentita a mio agio..."
"...allora come hai fatto ad avere a che fare con uno come Loren?"

Qualcosa mi sfuggiva, Luke e Loren si conoscevano?!
"Piuttosto tu, lo conosci?" chiesi calma aspettando una risposta concreta.
"Ho sentito dire cose su di lui..."
"Che tipo di cose...?"
ero curiosa ma non scema. 
Sapevo quel che si vociferava su Loren e sapevo anche che lo stesso trattamento era riservato a me.
Luke Hemmings poteva essere anche carino, simpatico e il classico ragazzo capitato al momento giusto nel luogo giusto,
ma... forse stava solo cercando di constatare ciò che si diceva sul mio conto? !
Quest'idea si faceva sempre più spazio nella mia mente...
Ascoltavo, quasi presa dalle sue parole, tutto ciò che riusciva a dire su Loren... 
Devo ammettere che alcune cose erano vere ma altre, Dio, che fantasia! 
"Luke... non vorrei essere scortese... le storie che mi stai raccontando sono come delle legende... hanno un fondo di verità, ma pian piano che le parole procedono non coincidono con la realtà dei fatti... "
"Prova tu allora..." mi fissò per un istante "... a fare chiarezza..."
"Non vedo perché dovrebbero interessarti i fatti di uno come Loren..."
"Infatti non mi interessano..." sospirò "...mi è bastato vedere come ti ha trattata..."
"Non è sempre stato così..." dissi a bassa voce, come per difenderlo, come per prendermi la colpa di un crimine che non avevo commesso "... una volta siamo stati addirittura amici..."
Mi guardò incuriosito e chiese soltanto: "... poi cos'è successo?"
"Nulla dura per sempre Luke..." posi fine ad un discorso che degenerato ben presto e optai per il silenzio.
L'impercettibile suono di parole dolorose mai pronunciate, o la classica frase da un milione di dollari,
l'eccezione che conferma la regola: la banalità del 'per sempre'. 
Nuovamente incrociai il mio sguardo con il suo.
Due pozzi azzurri che sembravano voler ripulire la melma che risiedeva nei miei.

Forse era l'ora o forse il clima ma quel silezio assordante e poi quelle chiacchiere superflue,
creavano un' atmosfera quasi piacevole ed io non sentivo più nulla intorno a me.
Stavo bene. Nessuna mancanza, nessun pensiero, nessuna preoccupazione.
Mi chiedevo come fosse possibile, poi dopo poco lasciai perdere... Non aveva importanza... 
"Mi piace la tua band... siete una forza..." 
"Davvero?"
domandò Luke visibilmente emozionato.
"Si! Non credevo che tu e Calum... insomma... lo sospettavo ma..."
"Tara siamo semplicemente in una band, roba da ragazzi normali... nulla di sconcio o illegale..."
"Non mi sembra che tu ti faccia molti problemi con l'illegale..."
"Senti chi parla..."
sorrise e si sdraiò accanto a me...
"E' stata una bella serata..."
"Di sicuro sai come organizzare una festa Hemmings..."
mi alzai e decisi di fare la scelta più consona per l'occasione: andare via.
Avevo bisogno di una doccia prima di andare a scuola.
Per il momento non sentivo, sarei crollata sul banco qualche ora dopo.


"Tara guardati, sei orribile!"
"Sai Camila nemmeno tu hai un bella cera ma non te lo faccio certo notare. Anzi..."
"Ieri ti ho cercata per tutta la casa dopo la festa ma eri sparita... dove sei stata?!"
"Mi hai cercata accidentalmente nella stanza di Calum?"
pensai quella frase e giuro credevo di averla solo pensata ma un attimo dopo mi ritrovai il volto di Camila davanti privo di emozione, letteralmente senza parole.
"Cosa?"
"Nulla, ero in giardino..."
"Sola?!"
"Sola..."
"Buffo, anche Luke dopo la festa è sparito..."
"O forse non c'è mai stato alla festa..."
"E la band?"
"Andiamo Camila, si è fatto tardi..."


Non so ancora per quale assurdo motivo decisi di omettere l'ultima parte della serata a Camila, in quel momento riuscivo solo a convincermi che fosse meglio così. 
Sei lunghissime ore su quel dannato banco. Riuscii a chiudere occhio per pochissimo, temevo di immergermi in un sonno tanto profondo e di non riuscire a risvegliarmi in tempo per sfuggire agli insegnanti. Il banco accanto a me quella mattina restò vuoto, Calum, come il suo amico ovviamente, si prese un 'giorno libero'.
Avrei riposato tranquillamente se non avessi avuto il costante timore di essere scoperta. Solitamente riesco a riposare molto meglio perché gli occhi indiscreti degli insegnanti non hanno tempo per me e Calum è quotidianamente l'oggetto della nostra distrazione 
Riuscii a notare solo una cosa: a scuola nessuno sapeva della festa organizzata da Hemmings e Hood. Tanto meglio. Zero pettegolezzi.
La compagna di quei due quasi non mi dispiaceva se il giorno seguente nessuno ne avrebbe saputo nulla.

Tornai a casa e finalmente mi dedicai a me stessa. Senza neanche preoccuparmi di togliere i vestiti mi adagiai sul letto e subito dopo mi addormentai.
Al mio risveglio c'erano un mare di compiti ad aspettarmi e zero buone intenzioni ad accompagnarmi, optai per a decisione più sensata: andare al parco con Camila, ai compiti ci avrei pensare durante la notte o al massimo il mattino seguente.

"Mi sono divertita davvero tanto ieri. E' stato bello tornare a scuola stamattina e non sentire nulla di nuovo in giro..."
"Già... è tutto così strano... la fila e i rumori si sentivano a km e km di distanza eppure..."
"Forse Hemmings e Hood non vanno tanto a genio ai ragazzi della nostra scuola..."
"Ma dai... è pieno di ragazzine che gli sbavano dietro ad ogni angolo... avrebbero dato un rene per intrufolarsi alla festa..."
"Beate noi allora..."
dissi sarcastica cercando di non soffermarmi più di tanto sul pensiero di Camila.
Luke e Calum pieni di ragazzine con gli ormoni in subbuglio che scappano dalla loro stessa festa?! Oh si, una scena epica di sicuro.
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Buona sera ragazze. Perdonatemi per la mia assenza ma ho lavorato tutto il fine settimana e scrivere questo capitolo è stata una vera e propria impresa,
sono stanchissima ma prima del mio riposo viene il dovere e senz'altro era quello di aggiornare la FF. 
Come si avevo promesso, dopo le 10 recensioni ecco qui il 5° capitolo.
Da domani cercherò di scrivere ogni giorno e soprattutto di dilungarmi.
Ho un sacco di idee e son certa che troveranno il giusto sbocco...
...ma solo se... ARRIVIAMO A 15 RECENSIONI! :*
Un bacione a tutte! ^-^

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Capitolo 6
*** That night; ***


La voglia di fare i compiti mi assalii nel bel mezzo della notte mentre ovviamente non riuscivo a dormire.
Di algebra non ne ho mai capito nulla però mi sforzai il più possibile e riuscii a rivolvere due esercizi su dieci.
Il resto fu semplice come bere un bicchier d'acqua. Le materie letterarie son sempre state il mio forte per cui non le temevo e spesso mi riducevo gli ultimi dieci minuti prima dell'interrogazione per studiare l'argomento. Camila dormiva ed io una volta terminati i compiti non sapevo proprio che fare.
Accesi il computer, aprii le mie pagine di Facebook, Twitter, Tumblr e chi più ne ha più ne metta. Guarda caso sulla home trovai delle foto della sera precedente. Più che altro erano foto della band, una sorta di pubblicità se così vogliamo chiamarla. Istintivamente cliccai "mi piace" ad una foto in cui c'erano tutti e quattro i ragazzi e si intravedeva la folla di gente ad applaudirli, probabilmente in quella folla c'ero anch'io ma non ci feci caso.
D'un tratto la finestrella di una chat si aprì e vidi la faccia di Luke seguita da un "Sta scrivendo". Ma cosa? Luke Hemmigs che a quest'ora della notte mi scriveva in chat. Il mondo stava decisamente andando a rotoli. 
"Sei andata a scuola stamattina?"
"Si, certo... ti servono i compiti?"
Fu la cosa più scontata che mi venne in mente, lo ammetto...
"No..."
"..."
"Avevo semplicemente voglia di sentirti..."

Caro Luke Hemmings sei a conoscenza del fatto che ci sono 7.046 miliardi di persone sul Pianeta Terra e tu hai voglia di sentire giusto me?
"Bene... Lo hai fatto?!"
"A quanto pare si..."
"Non volevo essere scortese... scusami"
Le buone maniere non sono mai state in mio forte ma alle 2:40 a.m. cosa potevo rispondere a Luke Hemmings?!?!
Ok mi rendo conto di ripetere un po' troppo spesso il suo nome e cognome ma tutto questo serve a ricordarmi cosa sta accadendo e soprattutto che sta accadendo  a me.
"Non preoccuparti... ho imparato a conoscerti..."
"Tu piuttosto cosa ci fai sveglio a quest'ora?"
"Potrei farti la stessa domanda..."
"Ma non vale... te l'ho chiesto prima io!"
"Hai ragione... nulla di particolare... non ho sonno..."
"C'è qualcosa che ti turba..."
"No, penso di no... e tu invece? Reduce da qualche festa anche stanotte?"
"Non esattamente..." e così mi ritrovai a sorridere guardando i libri posati sul comodino.
"Ti va di andare a fare una passeggiata?"
"Sei serio? Sono quasi le 3:00 del mattino..."
"La notte è giovane Tara..."
"Ma la scuola no Luke..."
"Hai ancora ragione ma in fondo stare svegli nel proprio letto credo sia noioso rispetto allo stare in giro in mia compagnia..."
"Quanta autostima Hemmings...!"
"Sono da te tra 10 minuti..."
"Non sai nemmeno dove abito..."
"Si che lo so... scommettiamo?"
"E' andata..." 

Spensi tutto  e andai in bagno. Avevo dieci minuti per prepararmi ed uscire di casa.
Ero tentata dallo scrivere a Camila, lo avrebbe letto appena sveglia ma ancora una volta nascosi tutto.
Dopo un quarto d'ora circa. Con un ritardo di ben 5 minuti, Luke Hemmings fu sotto casa mia.
Inutile dire che indossai la prima cosa che mi capitò davanti. E lui dopo tutto, fece lo stesso.
Indossava un pantalone nero ed una maglia bianca. Aveva un giacca rossa, nulla di appariscente e un paio di Nike di cui non riuscivo a capire il colore data la poca illuminazione per le strade. Sorrisi vedendolo arrivare e quel gesto sorprese me prima ancora di lui. 
"Cinque minuti Hemmings..."
"Scusa ho trovato traffico!"
sorrise.
"Ma se sei a piedi! Alle 3:30 del mattino!"
Rise di gusto ed io ripresi:
"E comunque non intendevo che sei in ritardo di cinque minuti ma che ti posso dedicare solo cinque minuti, non ho intenzione di passare un'altra mattinata a dormire sul banco come la precedente..."
"Parli un po' troppo a quest'ora..."
"Ehi... mi stai offendendo"
"Non volevo... è solo che a quest'ora la gente dorme..."
"Sai dovremmo fare lo stesso..."
"Insieme?"
disse Luke maliziosamente.
"No, razza di idiota..." sorrisi.
"Possiamo camminare? Se sto fermo sento freddo..."
"Dove vuoi andare?"
"Non lo so, camminiamo, un posto lo troveremo..."
"Non ci  sono posti adatti per quelle come me..."
sorrisi ed iniziai a camminare.
Luke mantenne da subito il mio passo e poi aggiunse: "...se la cosa può conosolarti nemmero per quelli come me..."
"Ti manca mai l'Australia?"
"Ogni giorno in cui apro gli occhi e prendo atto di essere ancora qui..."
"Hai intenzione di ritornarci dopo il diploma?"

"Non lo so... la vita lì non è facile..."
"Credevo ti fossi trasferito qui per il lavoro di tuo padre..."
"Infatti... ma quella terra e piena di ricordi ed è giusto restino solo tali... magari andrò via di qui ma in Australia non ci torno, è certo..."

Nelle sue parole sentivo un senso di nostalgia ma anche un tale ribrezzo verso ciò che nascondeva, tale da indurmi a pensare che forse fosse meglio lasciar perdere quel discorso.
"Penso che non importa quanto lontano si vada dai problemi, loro restano sempre con noi... perché loro sono dentro di noi..."
"Tu cosa vuoi fare dopo il diploma?"
"Non ne ho la minima idea... ho il presentimento che qualsiasi cosa farò, ovunque andrò, ci sarà sempre una parte di me in cerca di qualcosa, qualcuno, non lo so ma sento che non avrò mai pace..."
"E' esattamente come mi sento..."
"Davvero? Non si direbbe... A scuola tutti pensano che tu..."
ma non feci in tempo a finire la frase che Luke mi fermò.
"Ricordi quando la Prof di italiano spiegò Pirandello?"
"Si..."
è sempre stato uno dei miei autori preferiti.
"Quel discorso sull'uomo che nasconde la propria identità dietro infinite maschere..."
"Ho capito che intendi..."

Mi guardò e sorrise. Pensai che non ci fosse cosa più gratificante. Poi tornai in me.
"Non solo tu e Loren avete cose da nascondere..." sorrise debolmente e scorsi un pizzico di sarcasmo nella sua affermazione.
"Io non ho nulla da nascondere Luke... sono tutto ciò che si dice in giro..."
"Non è vero... forse una piccola parte, ma non proprio tutte..."

Non so come faceva lui a saperlo. Non mi importava nemmeno. A me bastava solo che lo sapesse, ciò che appunto, aveva appena detto.
"Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto..."
"E' Oscar Wilde?"
"Si..."
sorrisi. Non credevo lo conoscesse.
"Hai osato tanto in vita tua, ecco perché ora ti senti così... persa..."
Ci aveva preso in pieno. Non sapevo come gestire la cosa. Aveva davvero capito il senso della citazione. Qualcuno di sicuro avrebbe reputato insensato dire una frase simile in quel momento ma lui no, lui aveva capito.
"Forse si è fatto tardi..."
"O forse non ti va di parlare..."
"Luke..."
il vento mi cullò fino al suo volto.
Fu un attimo. Gli accarezzai la guancia e gli dissi debolmente: "...sono cose di cui non si può parlare..."
Per tutta risposta mi abbracciò e mi riaccompagnò fin sotto casa.
Erano ormai le cinque del mattino e riuscii a riposare per due ore circa.

Arrivata a scuola cercai di essere attiva il più possibile e di mascherare le occhiaie con molto correttore, quasi ci riuscii ma Camila non s'inganna facilmente. 
"Come mai non hai dormito stanotte?"
"Tu... che...?!"
la guarai sconvolta cercando di recuperare...
"Ho controllato il tuo ultimo accesso sui Social Network... Da quando facciamo le 3:00 del mattino Tara?!"
"Stavo facendo i compiti... subito dopo sono andata a letto!"

Ancora una volta non parlai a Camila di Luke. Era inspiegabile. Non riuscivo a comprendermi.
Non avevo nulla da nascondere eppure restavo in silenzio o addirittura mentivo.
Anche quella mattina Luke non c'era.
In compenso però Calum era tornato ed io potevo finalmente riposare!
Sia lodato il cielo.
---------
Non ho molto da dire. Aspettavo con ansia la vostre recensioni, vedo le visualizzazioni ma le lettrici più affezionate son sempre e solo due.
Non che la cosa mi dispiaccia ovvio, meglio pochi ma buoni, però se visualizzate i capitoli io automaticamente penso che la storia vi interessi e non trovare mai una recensione è una tale delusione...
Ma va bene, vado avanti per le mie lettrici quotidiane.
Se vi va, esprimetevi su questo capitolo. <3

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Capitolo 7
*** Love and secrets. ***


Il fatto che Calum fosse tornato non passò inosservato, tutti, come sempre, si concentrarono sulla sua presenza ed io riuscii a riposare in pace diventando quasi invisibile.
Invisibile a tutti tranne al moro.
Gli occhi di un tipo come Calum Hood riesci a sentirli sulla pelle non appena ti sfiorano, anche casualmente.
"Calum che c'è? E' tutta la mattinata che mi fissi? C'è qualcosa che non va?"
"Nulla."
"Allora...?"
"Io fossi in te starei lontana da Luke." 

Quella frase, detta tutta d'un tratto, senza prendere fiato, schietta, mi lasciò senza parole.
Guardai il moro cercando di respirare ma sentivo solo il fiato consumarsi poco a poco.
"Fossi in te mi farei gli affari miei, come se fossi stata io a cercarlo..."
Non so con quale forza riuscii a pronunciare quella frase ma all'improvviso Calum mi prese per il braccio e mi portò in cortile con la forza,
sotto gli occhi di Camila che s'immobilizzò vicino la fontanella attendendo una mia mossa.
"Cosa significa che non sei stata tu a cercarlo?"
"Quello che ho detto Hood. Se hai qualche film da quattro soldi in testa che vede come protagonisti me ed il tuo amichetto scordatelo.
Non ho tempo da perdere e mettermi in una relazione non fa proprio per me..."

"Ma cosa hai capito?" sbottò Calum quasi ridendo ma visibilmente nervoso "Io e Luke non stiamo insieme ok? Placa di tuoi di film, ragazzina."
"Fino a prova contraria stiamo alla pari Calum."
"Tara, non voglio doverti ripetere nuovamente quello che  ho detto prima: stai lontana da Luke. Chiaro?"
"Non vedo il motivo di tanta preoccupazione. Perché mai dovrei interessarmi ad uno come Luke Hemmings?! Senza offesa eh."
"Tu non sai in cosa potresti cacciarti."

Visibilmente scocciata accesi un sigaretta e gliene offrii  una anche a lui.
L'accettò volentieri e ne restai sorpresa.
"Non mi interessa Luke. Gli starò lontana se è questo che  mi chiedi, ma in ogni caso, non sarebbe successo nulla tra me ed il tuo amico.
Sono troppo incasinata per lui..."

Me ne andai prima ancora che il moro potesse rispondermi.
Camila mi aspettava con ansia ed era arrivato il momento delle spiegazioni, potevo vederlo da Km il suo viso stupito e curioso. 
Durante il tragitto le raccontai tutto, vedevo la delusione nel suo sguardo ma non commentava.
Avrei voluto dirgli che mi dispiaceva, che avrei dovuto avvertirla e raccontarle tutto ma restai in silenzio. Lei mi guardò e disse solo:
"Forse non me lo hai detto perché era troppo importante per rovinarlo... qualsiasi cosa fosse..."
"No Camila... davvero, tu e Calum state confondendo... Tra me e Luke non c'è stato nulla... abbiamo solo parlato un po' ultimamente..."
"Con quante persone hai parlato come hai parlato con Luke ultimamente? Anzi, in tutta la tua vita..."

Sospirai. "Ma non c'è stato nulla, giuro..."
"Ed io ti credo."
disse solo questo, poi ci salutammo.
Passai tutto il pomeriggio dividendo i miei penseri tra le parole di Camila e Calum. 
Giunse sera ed il mio cervello chiedeva pietà. Non ero arrivata a nessuna conclusione.
Reputavo insensati i pensieri di Camila e molto ambigua la conversazione con Calum. 
Se stare vicino a Luke mi avrebbe procurato dei problemi significava che il biondo in sé avesse dei problemi. Non riuscivo proprio ad immaginare Hemmings nei guai. Nutrivo ancora convinzioni che mi portavano a pensare ad una relazione tra Luke e Calum ma considerando il dormire "insieme" che sbottò la sera prima mentre passeggiavamo, eliminai subito il pensiero. Non mi restava molto in cui credere. Mi vestii ed andai al parco. Sola. Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria e soprattutto di non parlare con nessuno. Qualsiasi parola mi avrebbe indotto a pensare ed era proprio l'ultima cosa che desiderassi al momento. Lungo la strada per il parco mi fermai in un bar ed ordinai una Coca-Cola, erano le 20:00 ma considerando che eravamo in settimana la zona era tranquilla e potevo concedermi una bibita fresca e un po' di relax. 
"1.50, prego!"
Pagai e sorrisi al barista, dirigendomi verso il primo posto libero a sedere.
Guardai il cellulare e nessuno mi aveva cercata, rassicurante, come sempre.
Presi un libro che avevo appena iniziato dalla borsa e m'immersi nella lettura.
Dopo circa venti minuti riuscii a terminare la Coca-Cola ed anche diversi capitoli del mio libro. 
D'un tratto la porta del bar si aprii e restai pietrificata non appena vidi Luke dirigersi verso il bancone.
"Una Red-Bull, per favore..."
Devo uscire prima che mi veda qui, pensai.
"Ciao Tara..." sentii prima che potessi muovermi.
"Ciao Luke..." Si accomodò di fronte a me senza chiedere il permesso.
Pensai a Calum, poi a Camila.
"Stavo andando via..."
"Non è vero!"
"Non rendere le cose difficili Hemmings."
Sbottai di colpo, più seria che mai.
"Hai parlato con Calum di recente... non è vero?"
Restai in silenzio. Non sapevo cosa dire.
"E' una mia scelta..."
"Non ti credo nemmeno un po'..."
"Fai come vuoi..."
presi il libro dal tavolino e mi alzai.
Me ne stavo andando sul serio e non potevo crederci.
"Ho visto Loren poco fa qui vicino... potresti incontrarlo..."
Gelai improvvisamente. Restai sui miei passi ma immobile.
"Non m'importa..."
Si alzò e mi venne incontro.
Mi prese la mano e disse solo:
"Ti accompagno a casa, non si sa mai..."
Istintivamente gli lasciai la mano.
Non sapevo cosa stesse accadendo ma quel tocco mi scosse al punto di farmi girare la testa.
"Luke..." dissi uscendo dal bar "...perché io?"
"Perché il mondo mi fa schifo ma tu no..."

Restai in silenzio. Non riuscii a dire più nulla dopo quella frase. 
Mi riaccompagnò fin sotto casa aspettando che dicessi qualcosa.
"Non importa ciò che dice Calum, ok? Non mi importa niente di quello che dice la gente..."
"Tu non sai di cosa stai parlando..."
"Forse hai ragione ma tu mi fai stare bene. Amici?"
mi chiese sorridendomi.
Luke mi diceva cose così profonde che sembrava avessimo intrapreso una relazione da tempo. Presi un'altra sigaretta e l'accesi. 
"Amici." risposi buttando fuori il fumo dai miei polmoni.
Non potevo contraddire quegli occhi.
Mi fottevano sempre.
Qualsiasi cosa Luke Hemmings avesse voluto da me, probabilmente l'avrebbe ottenuta.
Io non riuscivo a resistergli ed ero stanca di impormi il contrario.
"Vieni con me?!"
"Dove?" 
"A casa mia... non c'è nessuno... ho bisogno di te stanotte..."
"Tu non hai davvero bisogno di me, lo sai..."
"Devi vedere con i tuoi occhi il mio mondo..."

Questa volta fui io a prendergli la mano imboccando di corsa la direzione per casa Hemmings. Cosa mi stesse accadendo non riuscivo ancora a comprenderlo. Sentivo l'adrenalina scorrere nellle mie vene, mi sentivo bene e stranamente euforica. Era come quando esageravo con le canne ma questa volta ero pulita.

Luke aprii il grande portone d'ingresso e accese tutte le luci. Salimmo le scale. Quella casa la conoscevo già, non nello specifico, ma abbastanza per capire dove stessimo andando. Non appena entrai nella sua camera mi sentii come all'Inferno dopo essere stata l'angelo prediletto da Dio in Paradiso.

"Welcome to my life..."
"Vorrei fosse solo una canzone dei Simple Plan..."
"La conosci?"
"Potrei soprenderti..."
"Resta con me stanotte..."

Il biondo si avvicinò velocemente ed in un secondo i miei occhi erano nuovamente persi nei suoi. 
"Luke, ci faremo male, tanto..."
Mi accarezzò la guancia e lentamente mi baciò.
Io d'altro canto, lo lasciai fare. 
Saremmo finiti a letto se non mi fossi fermata.
"Luke..." cercai di riprendere fiato "...basta così"
Ci staccammo un attimo dopo.
Presi dalla borsa le sigarette.
Ne imboccai una e l'accesi. Posai il pacchetto sul comodino e mi guardai attorno.
Anche io facevo uso di stupefacenti di tanto in tanto ma Luke aveva più problemi di me su questo punto di vista. 
Mi avvicinai a lui e gli alzai le maniche della maglia d'istinto.
Sorrisi. Le sue braccia erano ancora pulite.
"Non voglio che accada Tara."
"Nemmeno io... ma non sono brava a rifiutare l'erba, il fumo o l'LSD..."
"Non ti sto chiedendo questo..."

Sorrisi: "Non ci riusciresti nemmeno volendo..."
"Stai con me, tutto qui..."

Sorrisi nuovamente e spensi la sigaretta nel posacenere accanto al mio pacchetto. 
"Tu sei pazzo, Hemmings..."

Sorrise, sapeva che ormai ero sua. Completamente sua.
 
-----
Buona sera bellissime. Ecco qui un nuovo capitolo. Spero vi piaccia. La storia sta proprio entrando nello specifico! Ma siamo davvero... solo all'inizio!
Vi dico solo che più recensioni otterrò e più capitoli alla settimana posterò.
Alla prossima! xx 

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Capitolo 8
*** Kiss me. ***


"Cosa racconteremo in giro adesso?" chiesi sedendomi sul letto mentre Luke guardava la tv.
"Pensi che dovremmo parlarne...?"
"Non necessariamente, no. Ma almeno Camila e Calum devono sapere..."
"Calum no."
"Allora nemmeno Camila e nessun altro."
dissi con fermezza, Luke sorrise.
"Sono contento che tu sia rimasta..."
"Non avevo niente di meglio da fare..."
e nel momento in cui risposi mi resi conto di cosa avessi detto.
Il biondo distolse gli occhi dal televisore e mi guardò.
"Non puoi pretendere che io ti ami così, dopo appena venti minuti..." mi giustificai all'istante.
"No, questo no..." disse calmo "...non voglio nemmeno che tu t'innamori di me..."
"Allora cosa vuoi esattamente Hemmings?"
"Che tu mi stia accando..."
sospirò "...ho bisogno di te, non lo so perché..."
"Non sono un giocattolo..."
"E non l'ho mai pensato... io non ti userò per poi riposarti nella scatola con le altre Barbie come ha fatto Loren..."
"Luke chiudi il becco tu non sai nulla di Loren."
"So che ti ha preso il cuore, ed è già abbastanza..."

Abbassai il volto.
Nessuno mi aveva mai parlato così. Nessuno aveva mai osato farmi vedere Loren da quella prospettiva. 
Era facile parlare con Luke mentre gli davo le spalle, se solo mi fossi voltata probabilmente il solo contatto con i suoi occhi mi avrebbe mandata tra le nuvole.
In quell'arco di tempo capii due cose fondamentali: la prima era che non dovevo innamorarmi di Luke Hemmings, la seconda era che l'unico buon proposito per far si che ciò non accadesse era proprio quello di non guardarlo mai negli occhi.
"Mi dispiace. Non volevo ferirti..."
"Non puoi riuscirci Hemmings."
"Lo spero..." 

Mi tirò a sé  e mi ritrovai sdraiata accanto a lui.
Lo guardai seria e dopo poco distolsi lo sguardo.
Mi strinse a sé.
Cosa realmente volesse il biondo io non riuscivo ancora a capirlo.
Me ne stavo lì inerme e rispondevo alle cose che mi diceva, non rispondendogli mai sul serio.
"Devo andare a fumare..."
Mi alzai e presi il mio pacchetto di sigarette, andai il bagno e mi sciacquai il volto. 
Prima di accendere la mia Winston sentii l'odore di erba che proveniva dalla stanza accanto, uscii dal bagno e lo guardai non sapendo esattamente cosa dire.
"Non ti tocco, sta tranquilla, ormai reggo tutto..."
"Ci credo..."
sorrisi, mi sedetti accanto a lui "...facciamo che fumo con te?"
Mi guardò e sorrise.
"Non è che mi svieni tra le braccia?"
Risi di gusto. "Vuoi che ti insegno a rollare?"
"Giuro che ti sposo..."
"Placa i film Hemmings e fa in fretta!"

Dopo i primi tiri mi sdraiai e gli passai la canna.
"Non ti sto facendo del bene, ti sto aiutando  a sentirti solo meno in colpa..."
"Tu non sai cosa stai facendo Tara... Sch..."
"Appunto, sento solo che me ne pentirò..."

So che non dovevo farlo.
Mi avvicinai e lo baciai. Luke sorrise.
Era solo un gioco. Mi girava la testa e la stanza era piena di fumo.
L'atmosfera era perfetta e quando sentii le mani ansiose di Luke prendermi dal bacino e sdraiarmi novamente sul letto pensai ancora una volta che se non ci fossimo fermati, avrei perso la verginità, così, con uno che nemmeno conoscevo.
Fui io la stupida a mettergli le mani tra i capelli, come segno di resa, e ad avvicinarlo ancora di più a me.
"Luke..." dissi ansimando "...non va bene..."
"Lo so..."
rispose continuando a baciarmi mentre la canna era volata già chissà dove.
"E tu eri quello che reggeva di tutto..."
"Tutto..."
disse baciandomi "...tranne te."
Sorrisi e si ritrovò a baciare i miei denti.
Il piercing che sognavo da mesi mi stava raschiando le labbra, eppure non mi dispiaceva.
Io desideravo Luke e probabilmente lui desiderava me, ma di amarci non se ne parlava.
Sgattaiolai via dal letto, afferrai la canna sul pavimento e corsi in bagno.
Mi chiusi a chiave e la riaccesi. Sentii Luke ridere sul letto.
Mi sentivo meglio riempiendomi di fumo i polmoni piuttosto che stando sotto il corpo eccitato del biondo.
"Quando hai finito ricordati che mi hai lasciato qui da solo..." 
"Luke..."
risi "...tu sei pazzo..."
"Tara?!?!?" 
"Cosa c'è?"
"Sei più bella quando ridi."
"Ma se non puoi vedermi! Bugiardo..."

Sentii la porta del bagno aprirsi nonostante fossi certa di averla chiusa a chiave.
Vidi Luke entrare con molta nonchalance.
"Ma come hai fatto? Era chiusa a chiave...!"
"E' casa mia, so come entrare in ogni stanza..."
"E se fossi stata sotto la doccia?"
"Avremmo fatto la doccia insieme, semplice..."
"Non ti sfugge mai nulla Hemmings..."

Mi avvicinai alla doccia e aprii l'acqua. Luke mi guardò perplesso. 
Presi il sifone e aprii la valvola, all'improvviso l'acqua schizzò dapperttutto e il biondo si ritrovò sotto la doccia proprio come desiderava.
Si avvicinò a me tutto bagnato e mi sussurrò all'orecchio: "Ti avevo detto che volevo fare la doccia con te... non da solo..."
Mi spinse sotto la doccia e aprii l'acqua alla massima potenza.
Cercai di difendermi ma le uniche cose che mi capitavano sotto mano erano shampoo e bagnoschiuma.
Ben presto fummo sommersi da bollicine. Il bagno era un disastro e nella doccia c'erano le cose più disordinate e disastrate:  me e Luke.
"Questa me la paghi biondo!" dissi ridendo. Corsi a prendere le sigarette e ne accesi una.
Luke andò in camera sua e si tolse la maglia.
Bell'idea, pensai. Peccato che io non potevo.
Con mia grande sorpresa il biondo si buttò sul letto e chiuse gli occhi.
Finii la mia sigaretta e mi poggiai sul letto.
"Luke...?!"
"Cosa stiamo facendo?!"
"Non lo so."

Sorrisi.
"Ed io ora che faccio, sono un disastro fradicio..."
"Il mio splendido disastro fradicio, vorrai dire..."

Mi tirò a se ed il resto non lo ricordo più.
Ci addormentammo così. Stretti l'uno all'altra come se non ci fosse domani. Come se ci stessimo godendo una parte dello strano scherzo che il destino aveva in serbo per noi.
 Ma in fin dei conti era proprio così, nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo l'indomani, ci stavamo godendo quell'attimo di pace nel nostro piccolo Paradiso all'interno dell'Inferno
.
----
Buona sera belle. Aggiorno oggi perché domani lavoro e quindi non potrò scrivere. Spero vi piaccia questo short chapter.
La storia si fa sempre più interessante. Una particolarità sono questi mezzi dialoghi che lasciano immaginare qualcosa e poi la vedono andare in frantumi subito dopo con le risposte dei protagonisti. Mai nulla di serio insomma. Un eterno rincorrersi senza mai acchiapparsi. 
Perdonate questa piccola auto-critica ma è doverosa, voglio mostrarvi la storia dal mio punto di vista e soprattutto sperare che anche voi abbiate colto queste piccolezze fondamentali. Detto ciò vi lascio. Grazie a tutte quelle che lasceranno una recensione.
Sono grata anche a chi visualizza semplicemente, è pur sempre un segno di gradimento ^-^ 
Un bacio a tutte :*

 

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Capitolo 9
*** You're my fatal love; ***


Mein Gott, hilf mir, diese tödliche Liebe zu überleben

Nascondere, inventare e modificare cose è nella mia indole.
Mai nessuno al mondo poteva minimamente immaginare cosa complottassi nel mio cervello ogni volta che mi ritrovavo a dover sfuggire da qualche situazione.
Tutti ingannati, tutti tranne Camila, ovvio.
Lei sapeva tutto, abbastanza da conoscermi, abbastanza da capirmi ed io stavo per tradirla.
Omettere l'accaduto con Luke avrebbe significato ancora una volta compromettere la nostra amicizia. Le volevo bene e desideravo davvero condividere quel segreto con lei, ma come potevo?
Io e Luke avevamo fatto un patto ed io tra l'altro dovevo anche rapportarmi con Calum perché un storia irrisolta non è una storia. Calum temeva per me. Luke non voleva che parlassi con il moro e viceversa, qualcosa sotto doveva pur esserci. L'unica idea geniale, per così dire, che riuscii a trovare fu quella di portare Camila e Calum in un luogo comune, come la scuola, e sperare per il meglio. Un loro possibile avvicinamento avrebbe risolto tutti i problemi. 
"Sei silenziosa stamattina..." disse Camila continuando a camminare.
"Ho solo sonno... Tanto..."
"Oh beh, allora tieni duro, siamo quasi arrivate. Dormirai a scuola, Santo Calum..."
"Che hai detto?"
"Che dormirai a scuola..."
ripete con aria interrogativa.
"No, no, subito dopo!"
"Santo Calum?"
"Si!"
lo dissi quasi assatanata, tanto da spaventare Camila.
"Cosa ti turba Tara?"
"Nulla... Calum non è male, vero?"
"Tara ma che ti succede?"
"Dovreste conoscervi..."
"Lo conosco già e non mi interessa, tu piuttosto...!"
"Cosa?"
"Stai delirando..."
"Apparenza..."
sorrisi e corsi in classe.
Con mia grande sorpresa Calum e Luke erano già in classe.
Non guardai negli occhi nessuno dei due, in compenso però sentii lo sguardo del biondo trafiggermi la pelle, erano lame ardenti quegli occhi. Erano la mia fine, quegli occhi.
 Quando il professor Stevinsky, un vecchio inglese di origini russe, entrò in classe per spiegare in 60 minuti quella che chiamiamo "Guerra fredda" sentii il gelo d'ogni parola bucherellarmi qua e là. La guerra è sempre stata una cosa brutta, me lo ha insegnato sin da bambina, ma negli occhi del professor Stevinsky vedevo il ghiaccio di quelle notti e nella suo voce riuscivo a sentire lo spacco provocato dal freddo. Mi vennero i brividi.
Pensai che mi sarei annoiata e avrei dormito nascondendomi dietro Calum ma la lezione mi presi e volli saperne di più, per questo dopo scuola restai in biblioteca. Informai Camila del cambio di programma ma lei preferii tornare a casa. Restai in cortile ancora qualche minuto, appena il tempo di terminare la mia sigaretta.
Mi voltai ed imboccai il sentiero che conduceva sul retro della scuola dove si trovava la bibioteca.
Luke mi vide ed io vidi lui, ma notai anche Calum per questo non mi scomposi.
Accennai un timido saluto ad entrambi, di quelli fatti per educazione e proseguii per la mia strada. Non appena entrai nella "chiesa del sapere" il mio telefono squillò ricordandomi che avrei dovuto togliere la suoneria se non volevo essere sbattuta fuori. Guardai il display e c'era solo un messaggio, guarda caso di Luke.
"Da quando t'interessi alla scuola?"
"Sto facendo una ricerca sulla Guerra Fredda"
"Ma Stevinsky non ha assegnato nulla per la prossima volta, vero?"
"Si, lo so. Semplice curiosità..."
"Lo sai che mi ha fatto male ignorarti stamattina..."
"Non fa niente Luke... lo so..." 

E realmente lo sapevo che le cose tra noi sarebbero state così, per questo decisi di non farci caso, non volevo creare sospetti o peggio, allarmare Calum e Camila.
"Buono studio, ci vediamo..."
Fu il "ci vediamo" a lasciarmi l'amaro in bocca ma tutto sommato continuai le mie ricerche ed iniziai ad apprezzare di volta in volta le lezioni del professor Stevinsky. Spiegare qualcosa è un dono, soprattutto se lo si deve fare a dei ragazzini assonnati e svogliati.
Ogni giorno il professore arrivava con un nuovo argomento ma capii ben presto che nelle sue lezioni, il punto chiave, era la guerra fredda e così bastava un piccolo accenno per assicurarsi un bel voto.
Ero curiosa di sapere cosa quell'uomo nascondesse dietro le sue spiegazioni, perché ero certa che ci fosse qualcosa.
Chi ha provato un dolore tanto grande, ha molto da raccontare.
Nessuno capiva il mio improvviso interessamento alle lezioni di Stevinsky ma non m'importava. Luke poi, Mister simpatia, aveva addirittura osato dirmi, tra uno scherzo e l'altro, che il professor Stevinsky mi aveva ammaliata così tanto da indurlo a pensare che se solo avesse avuto 40 anni in meno probabilmente me ne sarei innamorata. Stronzate.

"Dato che sei un'esperta dell'argomento..."
Lo guardai incerta sdraiandomi sul letto, ero troppo stanca anche solo per parlare e a momenti sarebbe iniziato il mio telefilm preferito.
"Fai in fretta Luke, sta per iniziare il programma..."
Sorrise: "Volevo mostrarti una cosa..."
Si avvicinò e mi porse una stampa... un pezzo del muro di Berlino, nulla di nuovo, pensai inizialmente.
"Non capisci, vero?"
"No..."
lo guardai perplessa.
"Vedi questa scritta nera sopra il muro, quasi alla fine..." e ne seguii la linea col dito.
"Si, che buffo, a me sembravano geroglifici..."
"No..."
rise, tossii e proseguii "...questa è una scritta in Cirillico..."
Annuii ancora.
"C'è scritto: Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale."
Era bellissimo.
Presi la stampa e la guardai ancora... e ancora... solo dopo notai che sotto quella scritta c'erano due volti maschili: erano  Brežnev ed Honecker, un politico sovietico ed uno tedesco, che si baciavano.
Allora capii il significato di quella frase o per lo meno fu quello che volli dargli.
"Luke, tu pensi sia così?" chiesi piano, dopo avergli spiegato il mio punto di vista,  mentre lui fumava serio.
"Credo che non possa esserci spiegazione migliore..."
"Erano anni duri, dopo tutto..."
aggiunsi.
"Magari il professor Stevinsky aveva un amore letale..."
"Tu credi fosse omosessuale?"
risi, non per la parola ma al sol pensiero.
"Chi lo sa... abbiamo tutti dei segreti che non diremo mai a nessuno..."
"E tu..."
mi alzai e gli andai incontro, presi la canna che aveva tra le mani e mi sedetti per terra su un cuscino caduto lì per sbaglio "...tu, cosa nascondi Luke Hemmings, qual è il tuo segreto?"
Rise. Gettai fuori il fumo dai miei polmoni.
Continuai a fissarlo per un minuto, fino a quando non si alzò e mi tolse la canna dalle mani.
"Tu non hai mai avuto segreti Tara?"
"Certo che ne ho avuti, ne ho e probabilmente ne avrò ancora per molto se continuo a non uscire con la scusa di dover studiare e sistematicamente prendo impreparato il mattino seguente..."
Luke sorrise. "Possiamo studiare insieme quando vieni qui..."
"Con il cervello in queste condizioni, buona idea Hemmings, sul serio..."
dissi sarcastica.
Luke mi buttò un cuscino contro e io caddi divertita sul pavimento, ridendo e più non posso.
"Sei un vero genio, sai perché i tuoi occhi sono celesti?"
"No..."
disse rimettendo a posto le cose.
"Perché hai l'acqua nel cervello...." dissi continundo a ridere.
"Ma non faceva proprio così..." disse Luke ridendo.
"Hai ragione ma non me la ricordo più..." 
Si sedette accanto a me ed io mi sistemai meglio appoggiando la testa sulla sua gamba.
"Lukeee..." dissi leggermente stonata "...ma tu mi vuoi bene? Almeno un pochino... anche se faccio battute squallide?!"
Avvicinò la testa al mio orecchio e sussurrò: "Molto di più, tu sei il mio amore letale Tara Rowling..." 
Lo baciai d'istinto e le mie mani accarezzavano nuovamente i suoi capelli. 
"Tu devi essere proprio illegale invece, Luke Hemmings..."
Rise. Lo sapeva già. Lo sapevamo entrambi.


 
-------
Hi!! I'm back! Scusate il ritardo ma ho passato parecchi giorni fuori casa ma adesso eccomi qui! 
Ho preparato questo capitolo per voi con tanto amore (?) 
Spero non vi abbiamo annoiato i discorsi storici sulla guerra fredda :(
Ho visto quel muro in foto ultimamente e di colpo ho sentito che dovevo inserirlo nella storia,
spero sia stata una buona idea... ma questo sarete voi a dirlo (?)
SONO FELICISSIMA DI AVER TROVATO DIVERSE RECENSIONI TRA CUI ALCUNE NUOVE.

Vi adoro. Al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 10
*** What, now. ***


"Tara si è rotto qualcosa.
Il nostro legame è giunto alla fine. Non so in quale istante abbiamo iniziato a perderci ma i tuoi silenzi sono diventati sempre più pensanti. Sento come se tu mi nasconda delle cose. Sai che non pretendo nulla, io le tue cose non voglio nemmeno saperle se tu non vuoi, mi preme però assicurarmi che tu stia bene.
Comportandoti così mi dai l'impressione di voler stare sola e se è questo che vuoi io ti asseconderò ma è inutile passarsi accanto e sorridersi chiacchierando del più e del meno durante il tragitto per la scuola e poi dimenticarsi l'una dell'altra. 
Io sono qui che ti aspetto. Qualsiasi cosa tu stia passando ricorda che non sei sola."


Così quella mattina che doveva essere semplicemente una delle tante, Camile decise di porre fine al nostro rapporto d'amicizia.
Il messaggio arrivò poco prima che uscissi di casa per dirigermi a scuola, così evitai di incrociarla durante il tragitto.
Sapevo che l'avrei incontrata a scuola, ed ero altrettanto consapevole che non mi avrebbe rivolto nemmeno uno sguardo.
Camila era fatta così, potevi urlarle contro le peggiori frasi, lei sarebbe rimasta lì immobile, avrebbe aspettato che tutto fosse finito e subito dopo sarebbe andata via, lasciandoti l'amaro in bocca di una risposta mai ricevuta.
Non sapevo se era opportuno dire a Luke del messaggio, sapevo solo che ora sarei stata davvero, completamente, sola. 
Il tipo di rapporto intrapreso con Luke era qualcosa di bello ma di instabile. Qualcosa che si sarebbe dissolto nel tempo senza lasciar traccia.
Camila era la mia migliore amica ed era più importante di qualsiasi ragazzo.
Più passavano le ore su quel banco di scuola, più guardavo Luke con la consapevolezza che non era lui il problema, ma io.
Dovevo imparare a gestire le mie cose. Dovevo far capire a Camila quanto lei fosse importante per me.
Probabilmente sarebbe stata la prima volta che avrei dimostrato qualcosa a qualcuno. 
Appena suonò la campanella mi catapultai fuori dalla classe, incrociando lo sguardo di Luke che mi seguiva curioso.
Corsi verso la classe di Camila ma lei era già fuori, diretta verso casa. Provai a chiamarla ma sembrava non sentirmi.
Mi sbracciai anche un po' ma è raro che una persona di spalle possa vedere i gesti di chi si è lasciato dietro, no? Mi ricomposi e notai Calum che rideva guardandomi.

"Sei impazzita Rowling?" chiese il moro visibilmente divertito.
"No..." mi ricomposi riprendendo fiato "...ho perso la persona più importante della mia vita..."
Luke mi guardò così intensamente che ad un tratto mi sentii circondata solo da sua presenza dimenticando quella di Calum.
"Corri a riprendertela."
E con una semplice frase mi oltrepassò portando con sé il moro perplesso.
C'era il ghiaccio in quelle parole, e poi c'erano i suoi occhi e l'altamarea nei suoi sguardi.
Mi catapultai sotto casa di Camila, bussai alla porta e venne ad aprire non curandosi di chi fosse. Quando mi vide ebbe un attimo di shock ma si contenne. 
"Che ci fai qui?"
"Non voglio che finisca così. Io non voglio che finisca e basta!"
"Allora dimmi cosa c'è che non va Tara... ti sono sempre stata accanto e sono settimane che non mi parli più come una volta, mi dici che passi il pomeriggio in casa a studiare ma la tua pagella è appena sufficiente, la sera non esci... all'inizio pensavo fosse vero, poi però i giorni continuavano a passare e tu eri sempre più misteriosa nei miei confronti... ho semplicemente pensato che ti fossi stancata di me...
" disse abbassando la testa, i suoi occhi guardavano le mie scarpe e decidi di replicare.
"Lasciami spiegare..." intenta ad iniziare il discorso, Camila mi interruppe.
"No, aspetta! Fammi finire...! ... Ho pensato che ti fossi stancata di me, è vero... poi però ho riflettuto... Non parlavi, il pomeriggio "studiavi" e la sera comunque non uscivi... ho pensato che fossi caduta in depressione... è normale alla nostra età..."
"Camila io non sono depressa. E soprattutto non sono stanca di te!"
"Allora cosa c'è che non va Tara?"

Lo dissi con un tono abbastanza serio.
Conoscevo la mia amica, se non le avessi dato una risposta concreta, la nostra conversazione sarebbe finita lì e non si sarebbe riaperta mai più.
Lei era una dura, poteva avere l'animo addolorato ma non ti avrebbe degnato di uno sguardo comunque.
"Luke..." ebbi solo il coraggio di pronunciare il nome del biondo e tanto bastò per farle perdere la testa.
"Tu mi stai dicendo che ti comporti così perché ti piace Luke Hemmings? E ti costava così tanto dirmelo..."
"A me non piace Luke Hemmings, Camila"
"Ok, sono confusa. Se non ti piace... Cosa diamine succede tra te e lui?"
"Passiamo un po' di tempo insieme... tutto qui..."
"Ma non state insieme o cose simili, vero?"
"No..."
"No?"
"No!"

Camila sorrise e mi abbracciò. L'incubo era finito.
Spiegai con calma che Luke aveva bisogno di me o almeno era quello che diceva, ma non potevo dirgli di più. Le dissi che anche Calum come lei era all'oscuro di tutto e che questa storia doveva restare segreta. Camila capii la situazione e non si oppose. Mi chiese solo considerazione ed io non gliel'avrei mai più negata.

Tornai a casa con l'intento di riposare un po' ma dopo poco Luke suonò il campanello e mi toccò andare ad aprire, assonnata ed in piagiama.
Mi aspettavo mia madre e trovai il biondo, gran bella merda.
"Posso entrare?"
"Fai pure..."

Entrò chiudendo la porta alle sue spalle. 
"Cos'è successo oggi?" 
"Camila mi stava mollando..."
"Sei lesbica Tara?"

Risi di gusto.
"Io? Ma ti sembro lesbica...?!"
"Non si sa mai..."
sorrise e mi diede un bacio.
"Molto omosessuale eh!" 
"Volevo la prova che fossi etero..."
"Dopo tutto questo tempo, giusto ora?
" chiesi divertita.
"Allora... tu le hai detto qualcosa?"
"Non molto, ma abbiamo chiarito..."
"Quindi ora è tutto ok tra di voi?"
"Si... diciamo che ha capito..."
"Diciamo che non può permettersi di perderti..."
"No, sono io che non posso perdere lei... impazzirei..."
"No..."
si avvicinò velocemente, lasciandomi inerme alla sua sponeità "C'è qualcosa in te, qualcosa che non saprei definire ma che non può lasciarti andare una volta che l'hai conosciuta, ti entra dentro, credo sia un dono..."
"Credo che tu abbia fumato parecchio oggi..."
"Non più del solito Tara..."
Mi accarezzò la guancia.
"C'è del buono in te, ed anche del bello, ma tu non vuoi proprio vederlo. Per questo ti affidi alle persone, tu credi che loro salveranno te, invece se tu che salvi gli altri...."
"Non è vero..."
"Con me sta funzionando..."
"Tu mi odierai Luke."
"Quando finirà tutto? Probabile..."
sospirò "Ma per ora riesco solo a pensare che perdendoti non sarei più me..."
"Non hai bisogno di me per essere te stesso..."
"Ho bisogno di te per essere migliore..."

Mi baciò. Non abbi il tempo di replicare che lui mi baciò. E fu un bacio così intenso, così potente da annientarmi completamente.
Toccai il muro alle mie spalle con la punta dei talloni, mi accorsi che non potevo più indietreggiare, così mi arresi.
Portai le mie braccia attorno al suo collo e lo baciai anch'io, ma una parte di me voleva aprire gli occhi.
Nessun buon bacio che si rispetti si da ad occhi aperti ed io cercavo tanti modi per rendere quel bacio ed i vari momenti in generale, non buoni. 
"Luke..." lo interruppi e mi guardò ansioso di sapere...
"Guarda... sta piovendo!"
Rise ed io scappai in salotto. Accesi la tv e cercai qualcosa di decente da vedere. 
Luke mi raggiunse e si sedette accanto a me.
"Tu vivi sola?"
"Cosa?"
"Tu... passi quasi tutti i pomeriggi da me, rientri a notte fonda o non rientri proprio, la mattina vai a scuola e nessuno ti chiama mai... è strano..."
"Mia madre è poco presente, tutto qui..."

Poggiai la testa sulla sua spalla, quel gesto lo rassicurò a tal punto che non chiese più nulla.
Di fatto miravo proprio a quello.
"Ti piace Spider-Man?"
"Sicuro!"

E così passammo l'intera serata sul divano, guardando l'uomo-ragno frecciare su e giù con la sua ragnatela, ridendo di tanto in tanto e esaurendo ogni piccola dose di autocontrollo che conservavo con ansia ogni volta che mi ritrovavo con Luke.
"Luke..." 
"Si..."
"Hai un buon profumo..."
"Calum dice che puzzo, sai?"
"Puzzi di fumo e... malinconia... tutto qui, del resto hai un buon profumo..."
"Devo prenderlo come un complimento...?"
"Come vuoi... tanto non importa..." 
"Cosa c'è?"
"Voglio che mi parli di te, di cosa ti fa stare così..."
"Tara... io, vorrei ma... non è il momento..."
"Se io ti amassi... me lo diresti, non è vero?"
"Sch..."
mi zittii e non era quella la risposta che volevo.
Mi baciò ma apposi resistenza abbastanza da stancarlo.
Si alzò velocemente ed io mi pentii di ciò che avevo appena fatto.
"Forse è meglio se vado via..."
"Scusa, è colpa mia..."

Luke sorrise ma intraprese la strada che portava verso l'uscita.
"Luke, davvero non mi importa, se non vuoi parlare non ti chiederò più nulla ma non andare via, ti prego, resta."
La mia voce si ruppe e il biondo restò fermo sulla soglia di casa.
Gli andai incontro e lo abbracciai, mi abbracciò.
Tornammo insieme in salotto, senza lasciarci un momento. 

Quando mi baciò nuovamente mi sentii appagata, finalmente in pace.
 
----
Salve ragazze, scusate il ritardo ma sono stata molto impegnata. 
NON MI DIMENTICO MAI DI VOI, DI FATTO APPENA POSSO PUBBLICO QUALCOSA.
Forse non è molto o un gran ché ma ci provo!
Allora cosa ne pensate di questa storia?
Come andrà a finire?

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Capitolo 11
*** Run away with me. Save me. ***



Le cose in casa non andavano bene. In quella dannata casa le cose non andavano mai bene.
Tornavo a casa stanca ed affamata dopo un giornata di scuola e puntualmente non c'era mai nessuno.
Toccava a me preparare da mangiare se volevo sfamarmi, toccava a me rifare il letto, lavare le robe e spolverare qua e là se non volevo attacchi di allergia frequenti.
Le cose non andavano per niente bene, ero sola. Mia madre non c'era mai. Quando capitava di incontrarla, così per caso, a stento riuscivamo a guardarci negli occhi. Non ci guardavamo mai. O meglio, io non la guardavo mai. Incrociare il suo sguardo riusciva a mettermi i brividi.
Non avevo paura di lei, al contrario, io provavo pena, ne ero talmente disgustata da riuscire a non sentirla per giorni, o vederla per giorni e stare benissimo comunque, come se non mi mancasse nulla. 
Luke passava sempre più tempo con me. Ci dividevamo tra casa sua e casa mia.
Se c'era una cosa che avevamo in comune io e quel ragazzo, a parte la solitudine e le droghe, erano i genitori assenti e le proprie abitazioni sempre libere.
Una vita che a dirsi sembra impossibile, qualcuno penserebbe ad un film o a fantasie da adolescenti.
Invece quella era la realtà, nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo, era incomprensibile spigarsi come due ragazzi della nostra età potessero vivere in quelle condizioni, abbandonati a se stessi, eppure noi ci riuscivamo, ed anche bene.
Se fossimo stati abbastanza coraggiosi magari avremmo addirittura pensato di andare a vivere da soli, ma noi non eravamo coraggiosi, eravamo solo folli, senza saggezza, senza un soldo e con molti sogni.
Luke continuava a sognare di sfondare con la sua band mentre io restavo lì a guardare e ad incoraggiarlo.
Camila mi stava accanto ma la situazione stava sfuggendo di mano, ero stanca.
Odiavo quella vita. Odiavo tutto ciò che mi circondava. Continuavo ad andare a scuola, a fare i compiti, a chiacchierare con le mie coetanee che si erano accorte dell'avvicinamento tra me e Luke e soprattutto notavano il broncio costante di Calum.
Il moro ogni tanto sapeva sorridere, ma succedeva raramente ed io ero arrivata al punto in cui non mi importava nulla se mi guardava bene o male, a me non importava nulla di nessuno. Camila diceva di starci attenta con quelle sensazioni, mi ripeteva continuamente che non provare nulla o interesse nel resto del mondo fosse controproducente e che siamo essere umani, non macchine.
Eppure io mi sentivo così, una macchina da combattimento, addestrata per combattere, non certo per amare, provare emozioni o cose carine nel confronto dell'umanità. Alcuni miei discorsi assomigliavano a quei monologhi cinematografici di cui Hollywood era pieno zeppo, con la diferenza che io non seguivo alcun copione. Semplicemente dicevo tutto ciò che mi passava nella mente, senza pensarci su due volte.
Sputavo parole fredde come il ghiaccio, disprezzando la vita, mostrando la speranza perduta. Solo Luke mi capiva, solo lui mi dava ragione.
Ed io, io credevo solo a lui. Qualsiasi cosa dicesse per me era verità. Sapevo che sotto la carne, fin dentro le ossa, nel sangue che scorreva in noi, eravamo estremamente simili e incredibilmente dannati, entrambi allo stesso modo. 
Ricapitolando avevo due sole persone accanto: Luke e Camila. Non avrei perso nessuno dei due per nessuna ragione al mondo.
Il biondo a sua volta aveva accanto, anche lui, solo due persone: me e Calum. Un circolo vizioso.
Una routine terribile, specialmente quando l'incomodo personaggio di Calum decideva di tenere il broncio. 
Un pomeriggio pioveva a dirotto ed ero in casa con Luke.
"Quanto la paghi questa roba?"
"Dipende... il mercato cambia continuamente..."
"Da cosa dipende esattamente?"
"Penso dalla richiesta che c'è in giro... un po' come tutte le cose... dovresti saperlo..."
"Già, la mia capacità di ragionamento ormai va a rilento... forse stiamo bruciando un po' troppi neuroni ultimamente..."

Il biondo sorrise.  
"Hai ragione, dovresti smetterla..." aggiunse poco dopo.
Lo guardai perplessa, lui era nella mia stessa situazione.
Come poteva dirmi di disintossicarmi? Proprio lui...
"Ascolta, lo so che ti sembrerà banale, assurdo, senza senso e chi più ne ha più ne metta, ma..." sospirò "...se continui così ti ucciderai... tu non ti sballi più... all'inizio è divertente, ricordi?" Accese una sigaretta e poi continuò "Il momento in cui perdi i sensi, vedi tutto lontano da te, nulla ti tocca... quando riesci a tenere le emozioni lontane e sai ridere solamente... insomma, quando le droghe fanno ancora effetto... ma poi? Quando diventano abitudine intendo... Guardati..." Mi si avvicinò lentamente, mi sfiorò una guancia "... tu non stai più bene, non ti fanno più effetto, sei triste anche sotto stupefacenti..."
"Io non sono triste"
riuscii a rispondere solo questo.
"Davvero? Dovresti sentirti o guardarti allo specchio..."
Una lacrima mi rigò il volto, involontariamente.
Luke non perse tempo e mi abbracciò ma non ricambiai quella stretta.
Mi stava consolando colui che mi aveva appena dato il colpo di grazia.
Mi allontanai e subito dopo mi misi a letto, mi girai su un lato, quello dal quale non avrei visto Luke gironzolare per la stanza come se nulla fosse accaduto.
Non parlai. Non parlai per tutta la notte. Il mattino dopo tornai a casa, saltai la scuola e casualmente incrociai mia madre.
Mi guardò con una faccia indecifrabile, quella "donna" era un mistero per me.
"Come mai non sei a scuola?"
Non le risposi. Andai in camera mia e mi misi nuovamente a letto.
Riuscii a sfogarmi solo con Camila, ma alla fine, non c'era una risposta valida o una soluzione che lei potesse darmi.
A momenti pensai addirittura che lei la pensasse come Luke, con la differenza che aveva il buon gusto di non dirmelo.
Chissà perché poi, forse per non perdermi, forse per non far si che la nostra amicizia finisse.
Non capivo le sue ragioni eppure sentivo nelle sue brevi frasi, la voglia di dirmi quanto il mio mondo fosse sbagliato,
ma il timore costante di potermi ferire più di quanto non lo fossi già.
Mi rendevo conto di tutto quello che mi circondava. Sapevo di essere nella merda totale,
volevo riprendermi ma non avevo le forze per farlo ed ora mi era rimasta solo Camila, in qualsiasi caso non potevo perdere anche lei.


Passò una settimana dall'ultima volta che vidi Luke. Pensai che Calum probabilmente organizzava festini all day all night in mia assenza e la cosa stranamente mi infastidiva. Continuavo a non andare a scuola fino a quando una mattina  non sentii bussare alla porta.
Mi alzai non passando nemmeno davanti allo specchio, avevo due opzioni riguardo chi trovare fuori casa: il postino o Camila.
Nessuno dei due degno della mia bella presenza insomma. 
Ma le mie previsioni erravano, alla porta c'era Luke.
"Cosa devo fare per riaverti con me?"
Sorrisi. Sentivo di avere 10 anni e di aver appena ricevuto la notizia che Dineyland Paris attendesse me.
Dimenticai il discorso di quella notte. Dimenticai tutto.
Lo abbracciai istintivamente.
"Andiamo via Luke, andiamo via..." incontrollabilmente iniziai a piangere, come una bambina, come una debole. 
Stavo abbattendo tutte le barriere che per anni avevo costruito con tanta cura e dedizione.
Il biondo mi strinse a sè ed io continuai a cullarmi in quelle braccia che sapevano di casa.
-----
I'm back, ma le vostre recensioni dove sono? Continuo a +25 :*
Kiss

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Capitolo 12
*** Problems. ***


Luke accolse la mia richiesta con un sorriso.
Parlammo un po' di tutto, dell'ultima settimana e del futuro.
Non era cambiato proprio nulla, eravamo ancora noi, uno accanto all'altra.
La cosa mi faceva terribilmente piacere. 
Alla fine del discorso nessuno dei due aveva risposte concrete o certezze sul futuro ma per quel momento, andava bene così.
Il giorno dopo tornai a scuola e Camila notò un netto miglioramento. In verità lo notarono tutti. 
Anche il professor Stivinsky fu entusiasta nel rivedermi, cosa che agli occhi di Luke non passò inosservata. 
Quel giorno io e Luke uscimmo dalla classe chiacchierando sulla  buffa lezione della Professoressa San. Credo  che fosse davvero intenzionata a spiegarci i misteri dell'universo ma forse la scienza non le appartiene. Per quanto si sforzò, la lezione restò un taboo per tutti. Calum era dietro di noi e dava segni di vita solo quando Luke gli rivolgeva uno sguardo o una domanda. Camila si avvicinò poco dopo e ci incamminammo tutti e quattro verso casa. La cosa turbò qualcuno nel cortile ma alle solite, solo voci di corridoio. La situazione era strana e soprattutto molti si chiedevano come avesse fatto a nascere e manifestarsi in così poco tempo quest'amicizia, la verità è che nemmeno noi ne eravamo al corrente. Era facile vedere l'imbarazzo tra di noi. Quel giorno eravamo un gruppetto per strada, ma era molto facile constatare che Calum non era felicemente dei nostri, così come Camila. Alla fine c'eravamo solo io e Luke a tenere il tutto unito, chissà poi per quanto. 
Tornai a casa e con mia grande sorpresa mia madre era lì a preparare il pranzo.
Stava andando tutto troppo bene. Ma io sono una persona diffidente per natura e la cosa non mi lasciava turbata, al contrario, mi insospettiva molto. Chissà cosa avesse in mente l'universo per me, in ogni caso meglio non chiederlo alla professoressa San!

"Ho preparato il pranzo..."
"Si ho notato..."
"Sono due ore che cucino..."
"Nulla di nuovo per le casalinghe nei dintorni..."
sbottai con indifferenza e visibilmente scocciata da quel dialogo.
"Stasera hai impegni?" Ecco qui pensai. Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima! Cosa stava cercando mia madre? Non avevo nulla da offrirle. C'era forse qualcosa che volesse dirmi? Voleva addolcirmi prima di qualche ben servito? Mille idee ed ipotesi si affermavano nella testa.
"Probabilmente vado fuori con alcuni amici, come sempre... perché?" risposi con un tono serio e distaccato ma molto calmo. Volevo arrivare al dunque senza troppe complicazioni.
"Vorrei che stasera cenassi con me..."
"Qui a casa o fuori?"
"Dovunque tu voglia..."
"Sul serio?!"
"Si..."
rispose calma e molto decisa. Temevo seriamente le sue intenzioni, la sua proposta non prometteva nulla di buono a mio parere.
"Non so se posso..."
"Ma io vorrei..."
non le diedi il tempo di terminare la frase.
"Ascolta, non so cosa tu abbia in mente, prepararmi il pranzo e poi addirittura chiedermi di cenare con te? Oggi non hai impegni? Cos'è tutto questo tempo da dedicarmi? Da dove esce? Cosa vuoi esattamente?"
"Dobbiamo parlare di alcune cose..."
"Possiamo farlo anche adesso, senza nessun pasto davanti... gli zuccheri potrebbero solo nuocere alla situazione...!"
"Tara, stai calma..." 
"Sono calma, se solo tu mi spiegassi... non ho cinque anni... cerca di trattarmi diversamente..."

Mi versai un po' d'acqua in un bicchiere e sorseggiai qualche goccia. Mia madre prese fiato e poi calma incalzò:
"Okay, sarò più chiara possibile. Dobbiamo trasferirci."
Il bicchiere preso poco prima scivolò via dalle mie mani. 
Il rumore invase la quiete della casa.
C'erano vetri ovunque. Guardai il pavimento sotto i miei piedi e quasi ebbi un mancamento.
"Io non vado da nessuna parte..." dissi piano, senza guardarla. Ero già diretta a prendere il materiale per ripulire tutto.
"Non hai scelta Tara, sei sotto la mia tutela quindi si fa come dico io...!"
"La stiamo già mettendo sulla costrinzione? Ottimo lavoro mamma, sai sempre come prendermi..."
tornai in cucina munita di scopa e paletta e mi chinai per raccogliere i cocci. Erano ovunque. 
Mia madre si versò del vino rosso in un bicchiere ed io restai in silenzio ad attendere risposta. Bevve qualche sorso e poi posò il bicchiere sul tavolo.
"Vorrei poter agire diversamente ma sapevo che non saresti stata entusiasta di questo cambiamento..." 
"Non se ne parla. Io non andrò via di qui..."
"Non fai altro che confermare i miei pensieri... e le mie decisioni!"
"Ovvero?"
chiesi indignata.
"Sei ancora una bambina. Non mi hai nemmeno chiesto spiegazioni, ti sei solo preoccupata di importi negativamente. Sei molto immatura ed anche egoista. Non ascolti mai nessuno se non te stessa!"
Persi la pazienza. "Sai che c'è? Io non sono mai stata una bambina, per colpa tua! Non chiedo spiegazioni a nessuno perché tu per prima non me le hai mai date, partendo dalla scomparsa di mio padre. Inoltre non permetterti di reputarmi immatura! Io mando avanti questa casa ogni giorno, come se fossi l'unica ad abitarci. Tu non ci sei mai ed io bado a me stessa e a tutto ciò che lasci sparso ogni volta che vai via. Sto in giro per giorni senza cacciarmi nei guai e non ho mai perso un anno a scuola e tu davvero vieni a dirmi che sono immatura? Ma con quale coraggio proprio tu vieni a farmi la predica!" 
Restò in silenzio. Aspettavo una risposta che non sarebbe arrivata, così mi voltai ed andai via. Presi la borsa e lasciai immediatamente la mia abitazione augurandomi solo che il vino le riportasse la ragione e rimettesse a posto le cose. Io non mi sarei mai trasferita, non avrei mai lasciato Camila. Luke.
Passai il pomeriggio al parco, finendo ben presto il mio pacchetto di sigarette. Comunicai a Camila l'accaduto tramite messaggio e lei restò senza parole. Volle raggiungermi ma glielo impedii, non desideravo nessuno al mio fianco in quel momento. 

Non ne parlai con Luke. Non riuscivo nemmeno a pensarci. Come avrei potuto impostare un dialogo che avesse per morale "probabilmente andrò via di qui contro il mio volere"? 
Impossibile, soprattutto per me. 
Quando mi presentai a casa del biondo ovviamente ero ancora come mi aveva lasciata. Forse lui non notò il fatto che non mi ero nemmeno cambiata ma non aveva importanza. Nulla aveva più importanza. 
"Luke posso farmi una doccia?"
"A casa tua non c'è più acqua?"
"Più o  meno..."
sorrisi.
Mi passò l'accappatoio e mi chiusi in bagno. 
"Hai il cambio?" 
"No..."
risi e non sentii più la voce del biondo per 10 minuti abbondanti. 
Uscii e in camera non c'era nessuno. Sul letto c'erano degli indumenti puliti ed un post.it:
"Queste sono alcune cose di mia madre, non le indossa quasi mai, spero vadano bene. Sono di sotto quando avrai finito..." 
Luke non mi chiedeva nulla. Questo mi rassicurava. Mi sentivo a mio agio e quasi protetta. Ma il futuro era imminente e quegli attimi di pace sarebbero durati ben poco.
Quano andai di sotto Luke mi guardò divertito. 
"Il look anni 70' però ti dona..."
"Dici? In effetti mi piace molto questa camicia..."
risi e mi accomodai accanto a lui.
"Che succede Tara...?"
"Nulla..."
poggiai la testa sulla sua spalla.
"Hai un buon profumo..." sorrise.
"E' il tuo bagnoschiuma idiota..."
"Si, ho degli ottimi gusti in effetti..."

Scoppiai a ridere. "Luke...?"
"Si...?"
"Lo sai che niente è per sempre, vero?"
"Me lo hai detto anche la prima notte che ci siamo visti, al mio compleanno..."

Mi voltai per guardarlo.
"Lo so..." sospirai "...io ti ho anche detto altre cose..."
"Tipo?"
"Tipo che non potrò mai aiutarti... al contrario, potrei solo rovinarti ulteriormente..."
"Tara, sei sicura che non c'è nulla che devi dirmi...?"
chiese perplesso.
Il mio telefono squillò in quell'esatto momento. Mi alzai ed andai subito a rispondere. 
Era mia madre.

"Dove sei finita?"
"Che t'importa?"
"Non risolvi le cose scappando..."
"Potrei dirti lo stesso."
"Sarò qui ad aspettarti quando tornerai, lo sai."
"E se non tornassi?"
"Lo farai, ed io sarò qui. E poi prenderemo una decisione."
"Pensavo che tu avessi già deciso per entrambe."
"Significa allora che troveremo insieme un modo per far si che tu accetti questa situazione."
"Vaffanculo"

Spensi in telefono e tornai da Luke.
Mi abbracciò, tenendomi ben stretta a lui. In tv nel frattempo iniziò la partita di cui tutti parlavano da giorni. Il famoso Derby di città.
Non chiedetemi il perché ma in quel momento presi la mano di Luke e lui mi lasciò fare. 
Avrei sfruttato ogni minuto che mi restava da passare al suo fianco.
Avrei pianto dopo, abbracciando Camila.

 
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Sono tornata! Perdonatemi ma ho avuto il pc fuori uso! Spero che ci ritroveremo là dove ci siam lasciate!!
Spero vi piaccia il capitolo e la piega che sta prendendo la storia.

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Capitolo 13
*** La pricipessa Sissi ed altre storie; ***


In realtà, ad ogni rintocco, ora dopo ora, passai la notte a rendermi conto che, per una volta nella vita, non c'era nulla che potessi fare per cambiare la situazione.
Pian piano, con gli occhi sempre più stanchi mi abbandonavo all'idea che andar via era esattamente quello che sarebbe successo e che io non avrei potuto oppore resistenza. Potevo tornare certo, di tanto in tanto, ma non sarebbe mai stato lo stesso. Magari dopo gli studi avrei potuto prendere in mano la mia vita e decidere di tornare lì dov'ero cresciuta, ma prima di allora non avevo altre possibilità.
La notte scorreva lenta, le mie borse sotto gli occhi si accentuavano e il respiro di Luke era regolare, abbastanza da rasserenarmi e addolorarmi allo stesso tempo.
Mi sarebbe mancato tutto, anche quello che probabilmente non c'era mai stato.
Due cose avevo ben fissato nella mia mente:
la prima era che nulla sarebbe mai stato lo stesso dopo la mia partenza,
la seconda, per quanto azzardata come ipotesi era che forse tenevo a Luke molto più di quanto volessi dimostrare.
Avevo da pensare anche a Camila, perché un'amicizia come la nostra non sarebbe potuta esistere da nessun'altra parte, mai più e questo mi rattristava molto.

L'indomani mattina andai a scuola, come se non fosse successo nulla ma i segni della notte insonne erano abbastanza evidenti.
Luke giocava con Calum quando Camila ci raggiunse. Temetti che potesse dire qualcosa a proposito del traferimento ma si limitò ad abbracciarmi mentre Luke perse per un attimo il distacco da Calum e si voltò a guardarci. Molte volte i gesti parlano più delle azioni e quell'abbraccio mi toccò il cuore a tal punto che dovetti fare uno sforzo enorme per evitare di scoppiare a piangere davanti a tutti.

Entrate nel bagno delle ragazze Camila delicatamente cercò di parlarmi:
"Dove hai passato la notte?"
"Da Luke..."
"Ma non gli hai detto nulla, non è vero?"

Abbassai lo sguardo fissandomi la punta delle scarpe. "Non ne ho avuto il coraggio..."
"Ma Tara, non è questione di coraggio. Pensi che sparire nel nulla possa sconvolgerlo meno di raccontargli tutta la verità?! Dopo tutto non è una tua decisione..."
"Appunto Camila. Non è una mia decisione, è questo che mi blocca... è questo che mi manda in bestia. Non è una mia decisione."

A quel punto trattenermi non fu una cosa possibile.
Camila mi abbracciò ma neanche tra le sue braccia trovavo conforto.
Avevo bisogno di parlare con mia madre, magari dimostrandomi più paziente e coprensiva avrei potuto ottenere un proroga o qualcosa di simile...

Quando telefonai a mia madre, dopo scuola, il suo telefono risultava costantemente occupato.
Non riuscivo a mettermi in contatto con lei, le ore passavano e non avevo voglia di vedere Luke prima di aver provato almeno un'ultima volta a convincere mia madre.
Quando giunse sera, con essa arrivò anche un messaggio di Luke.
"E' tutto il giorno che ti aspetto, non credevo fosse opportuno passare a vedere che succede. Ti ho vista strana stamane. Forse meglio evitare..."
Il suo turbamento era comprensibile ma non potevo dirgli nulla, qualsiasi risposta, in futuro, poteva essere usata contro di me.
Così decisi di non rispondere al messaggio. So già che quella non fu una delle migliori decisioni che potessi prendere ma al momento sembrava l'unica ragionevole.
Attesi altre due ore prima che, quasi in piena notte, mia madre rientrasse.
"Mamma..." l'accolsi come un povero cane affamato e infreddolito che cerca alloggio in una calda dimora e questo la insospettì molto.
Io, invece, non credevo che potessi sfoderare un lato del mio carattere tanto fragile e speranzoso.
"Cosa c'è Tara?"
"Ho bisogno di parlarti..."
"Tara..."
esordì in tono pacato e deciso "... se dobbiamo ritornare sulla questione trasferimento sai già come la penso."
"Si, questo l'ho capito... però io vorrei tanto restare qui. Non c'è nessun altro modo per uscire da questa situazione senza che ci siano feriti?"
"Ma di cosa stai parlando? Quali feriti? E' solo un trasferimento, tu e Camila avrete modo di sentirvi... Con tutta la tecnologica che c'è oggi, questo dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi...!"
"Ah si?"
chiesi sul filo del rasoio. La mia pazienza iniziava a scarseggiare. "E sentiamo, quale dovrebbere essere il primo dei miei pensieri?"
"Non lo so, pensare al futuro forse. Iniziare a cogliere l'opportunità che ti si sta presentando davanti. O magari iniziarti a concentrare su qualcosa che non riguardi ciò che inevitabilmente lascerai qui..."
"Tu non capisci!"
il mio tono di voce era leggermente aumentato. Sentivo caldo, la mia temperatura corporea iniziava a risentire della discussione. Di lì a poco avrei sicuramente esagerato.
"Io capisco che non c'è altro che puoi dire o fare per questa situazione."
"Quanto tempo ho?"
"Due mesi."

Mi voltai e andai decisa in camera mia. Avevo solo due mesi. Due mesi per abituarmi all'idea che quella non fosse più casa mia.
Due mesi per salutare tutti. Due mesi per stravolgere la mia vita. Due mesi per Luke e Camila.

Decisi subito di rispondere al messaggio che Luke ore prima mi aveva inviato.
"Scusami. Ho dormito poco la scorsa notte e stamane ero stanca. Passerà tutto con una bella dormita..."
Ancora una bugia. Le prime di una lunga serie da qui a due mesi se non mi fossi decisa a mettere in chiaro la situazione.
"Tranquilla. Sicura che non ci sia nulla che tu voglia dirmi?"  chiese senza ulteriori dubbi.
"No, sto bene, davvero."
"Dove sei stata oggi? Mi sei mancata..."
"Avevo qualche commissione da sbrigare..."
"Pensavo che riuscissi a trovare del tempo per me..."
"Hai ragione, sono stata inperdonabile. Mi dispiace."
"Ci rifaremo, abbiamo tutta la vita davanti..."
"Buona notte Luke"
"Notte Tara..."

Un'ondata di messaggini invasero il mio cellulare, una serie di botta e risposta.
La mia vigliaccheria aumentava a dismusura parola dopo parola, così come le mie bugie.
Dopo tutto non avevo risposto al pensiero di Luke rassicurandolo e tirando le somme questo non faceva di me una falsa.
Ma una bugiarda si e se è vero che i due termini sono spesso correlati non mi spiego la mia strana abilità nell'omettere le cose cercando di non ferire chi mi circonda.
L'unica cosa che sapevo con certezza era che il tempo stringeva e che prima o poi avrei fatto i conti con la verità.
Mia madre, per l'ennesima volta, aveva il potere sulla mia vita e stava cambiando il mio futuro.
Se in meglio o peggio, nessuno poteva saperlo.


Il mattino successivo indossai una maschera di apparente felicità e mi precipai a scuola.
Tra me e Camila era tutto normale, a tratti sembrava quasi che lei avesse dimenticato il mio trasferimento imminente,
o forse cercava solo di non pensarci, come me del resto.
Con Calum non c'erano progressi e questo non mi dispiaceva affatto. Probabilmente lui sarebbe stato l'unico a non mancarmi.
Ero solo infastidita del fatto che di lì a due mesi, il moro avebbe potuto gioire della mia assenza e riportare Luke al suo mondo.

Il professor Stivinsky quella mattina entrò in classe narrando cose sconosciute alla maggior parte degli alunni in quella classe.
Scrisse sulla lavagna "Elisabeth Eugenie Amalie von Wittelsbach", letto così, quel nome, non aveva alcun valore per noi.
Poi d'un tratto urlò: "...conosciuta anche come la Principessa Sissi..." subito tutti s'illuminarono ed anche i meno bravi capirono il periodo storico in cui ci trovavamo.
"Elisabeth è una bambina vivace e graziosa, con lunghe trecce biondo scuro. Cresciuta in un ambiente informale e a contatto con la natura. E' un abile nuotatrice, una provetta amazzone e ama la caccia e la pesca, oltre alle lunghe passeggiate sui monti e nei boschi.
Nulla che non vi è possibile sapere accendendo il televisore e guardando gli innumerevoli programmi o cartoni animati dedicati a lei."

Poi s'interruppe schiarendosi la voce. Tossii a piccoli colpi, come se avesse un nodo alla gola da ingurgitare e continuò:
"Potete apprendere anche che è stata duchessa in Baviera, imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria... ma forse c'è una cosa che in molti tralasciano, Elisabeth fu anche famosa in tutta Europa dopo i suoi trent'anni. Giunta al culmine della propria bellezza, fu capace di imparare ad usare il suo aspetto esteriore, come strumento di seduzione. E così ottenne molte cose."
Il professore tornò a sedersi e qualche ragazzo, per la troppa malignità che scorre ai tempi nostri si lanciò occhiatacce provocatorie, alludendo a chissà quale povera ragazza in questione.
Anche Calum, per un breve istante, guardò Luke, ma la cosa non mi sorprese.
"Tuttavia..." riprese il professor Stivinsky "... la vita della principessa fu tutt'altro che rosea. Basti pensare alla sua morte: una stilettata mentre era prossima ad imbarcarsi su un battello. Alcuni compositori e scrittori di origini Ungheresi hanno composto e scritto musical all'inizio degli anni '90 in suo onore. Ma non è questo il punto su cui voglio soffermarmi quest'oggi, la principessa aveva un debole per il poeta Ungherese Sandor Petofi, conosciuto per la sua lotta per l'independenza."
Così d'un tratto la lezione mi parve più interessante.
Certo erano altri tempi e le poesie di Petofi parlavano di problemi ben più serii dei miei ma qualcosa dentro di me si accentuò sempre più.
Parola dopo parola, mentre il professor Stivinsky leggeva "Un pensiero mi tormenta" (opera del poeta) , nella mia mente l'alba di una nuova guerra si faceva sempre più nitida. "Così..." concluse il professore "...il poeta morì in guerra, come aveva sempre desiderato. Cari ragazzi battetevi per i vostri ideali, la lezione è giunta al termine."
Il suono della campanella fece scoppiare la bolla di sapone in cui tutta la classe era entrata.
Il mio orgoglio gridava. Avevo voglia di combattere e non mi sarei arresa tanto facilmente.
L'unica prospettiva di fallimento era la morte, ma proprio come Petofi, sarei morta combattendo per i miei ideali.
Se pur solo metaforicamente, sentivo che era così che dovevo combattere. Come se non ci fosse un domani e l'unica alternativa fosse la morte.
Non esisisteva più un conto alla rovescia nella mia mente, bensì un incentivo.
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SONO TORNATA '-'
PERDONATEMI, HO MOLTO DA RECUPERARE.
LA VERITA' E' CHE NEGLI ULTIMI TRE MESI SONO STATA VIA DI CASA E PURTROPPO NON AVEVO NE' UN PC, NE' UNA CONNESSIONE AD INTERNET.
CI TENGO A RECUPERARE QUESTA STORIA E SOPRATTUTTO CI TENGO A NON DELUDERE ANCORA LE MIE LETTRICI.
SE VI VA, SONO ANCORA QUI.
IN ATTESA DEI VOSTRI PARERE.
BACI :*

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