Dangerously charming.

di Hazel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Charming. ***
Capitolo 2: *** I - Selfish. ***



Capitolo 1
*** Prologue - Charming. ***




 
Attenzione: I comportamenti di Kendall e di altri personaggi descritti in questa fan fiction non sono assolutamente da imitare.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
E’ tutto frutto della mia immaginazione, perciò cercherò di rendere il meno esplicito possibile l’argomento della droga per evitare che vi urti in qualche modo.
E se siete facilmente influenzabili, questa storia non è adatta a voi.
In ogni caso, buona lettura!




Prologue – Charming.
 




You think i’m crazy and it’s true,
i’m crazy for you.

 



Maui, 00.33 a.m.
Una lunga striscia di cocaina era distesa su un tavolino del Wawa, il bar più famoso delle Hawaii, sicuramente per le feste che iniziavano in tarda serata e finivano di prima mattina.
“Avanti ragazzi, a chi tocca? - chiese Kendall mentre fumava un poco di quell’erba rubata all’amico hawaiano di Logan Henderson, uno dei suoi migliori amici - Carlos?” ammiccò con il mento un altro dei suoi amici del cuore in attesa di una risposta.
 “Credo che stasera farò passo” disse quest’ultimo, con disappunto di Kendall.
“Ma porca puttana! - imprecò il biondo alzandosi di scatto - Questa è la nostra ultima sera quì a Maui, domani ce ne torniamo in quella cazzo di Los Angeles e volete privarvi di ogni tipo di divertimento?”
Arrotolò una banconota da venti che aveva in tasca, si chinò sulla cocaina e dopo aver masticato un “Sono un figlio di puttana!”, sniffò alla bell’è meglio quella lunga striscia ancora intatta.
O meglio: lo fu ancora per poco.





Los Angeles, 03.33 a.m.
Lexi sedeva a gambe incrociate sulla poltrona del salotto di casa di Nelson Mosely, un ex compagno di liceo di suo fratello maggiore Fletcher, che stava disperatamente cercando da più di tre ore.
Marissa, la sua migliore amica, se n’era andata da un bel pezzo, e lei si era più che scocciata di stare lì in quella stanza dove tutti ballavano, bevevano, fumavano o facevano porcate per terra e sul divano; e per la cronaca, Avicii non la stava aiutando per niente, anzi: le stava solo peggiorando quel forte mal di testa che le era entrato.
All’improvviso si alzò di scatto dalla poltrona quando vide suo fratello venirle incontro con un sorrisetto compiaciuto stampato sulle labbra e una bustina in mano; ci risiamo, pensò Lexi.
“Infilala in borsa e aspettami all’auto - le disse il fratello - vado in bagno e arrivo”
Lexi non potè fare a meno di annuire e fare come le aveva detto Fletcher, così s’intrufolò nella mischia di gente che ballavano Wake me up con le mani alzate al cielo e i fianchi che ondeggiavano, indossò il giacchetto nero di pelle e finalmente uscì da quella maledetta casa.
Nonostante fosse fine giugno, quella sera tirava un po’ vento, quel venticello con le folate frequenti ma pesanti, di quelle che ti fanno sbattere i denti dal freddo.
Ma quanto ci metteva Fletcher per andare al bagno?
Tirò un sospiro di sollievo quando sentì la porta d’ingresso aprirsi, così si voltò, ma rimase delusa vedendo che erano solamente tre ragazzi che entravano.
Di colpo la musica si abbassò, parecchia gente incominciò ad uscire frettolosamente e si udì una sirena, come quella della polizia.
Lexi non riusciva a capire il perchè di quell’improvvisa fuga, così avendo visto passare Victoria Taylor, una delle ex ragazze di suo fratello che doveva frequentare la sua stessa università a ottobre, la fermò e “Che sta succedendo?” le chiese.
“Qualcuno ha chiamato la polizia - le rispose la bionda - è piena di droga e di alcool quella casa, e ci sono una ventina di minorenni, anche se tu non hai niente di controlleranno e ti faranno il test dell’etilometro e i prelievi del sangue, vai a casa finchè hai il tempo!”
“Non posso, devo aspettare mio fratello!” esclamò la mora agitandosi.
“Lexi - Victoria le mise entrambe le mani sulle spalle - tuo fratello è un’idiota, corri a casa”
Lexi annuì e l’amica corse dall’altra parte della strada verso un altro gruppetto di ragazzi che erano già entrati dentro all’auto di uno di loro, così aprì la borsa e si mise a cercare le chiavi del suo suv, ma si ricordò di averle prestate a Fletcher proprio quel pomeriggio.
“Signorina, vadi dentro per favore” una voce alle sue spalle la fece sobbalzare: era così spaventata che non si era nemmeno ricordata della polizia.
Mentre un agente stava facendo rientrare dentro quei pochi ragazzi che erano fuori ma non erano riusciti a scappare, altri tre si trovavano nella casa di Nelson, e stavano già perquisendo qualche tizio che era là dentro.
“Potrei vedere la sua borsa?” le chiese un agente piuttosto giovane, con gli occhi verdi e l’espressione seria stampata sul viso.
Lei annuì e gliela porse, così questo rovesciò il contenuto sul tavolino di legno che stava davanti a uno dei divanetti: cellulare, portafogli, bustina degli assorbenti, chiavi di casa, lucidalabbra, occhiali da sole, bottiglietta d’acqua, fazzolettini, uno specchietto e una bustina con della roba bianca dentro.
Merda.
Lexi sgranò gli occhi quando l’agente prese la busta in mano e si voltò per chiamare un collega.
Fletcher del cazzo, accidenti a lui e al suo lavoro di merda!
Stava tremando dalla paura, le mani le sudavano, le gambe stavano per cedergli e stava per scoppiare in un pianto isterico.
“Hey Carter - ghignò l’agente giovane a quello più vecchio - ho trovato un’altra rara spacciatrice”
Spacciatrice a chi?
Il collega si avvicinò e scosse la testa, così Lexi decise che era il momento buono per mandare nella merda suo fratello; gli aveva parato il culo fin troppe volte, e questa volta non c’avrebbe rimesso lei a causa sua.
“Quella roba non è mia - disse - i-io non so nemmeno c-come ci sia finita nella mia borsa, lo giuro”
Alle sue parole i due agenti si misero a ridere, quindi le cose erano due: o si erano messi d’accordo con Fletcher e la stavano prendendo per il culo, oppure il suo balbettare non aveva reso le sue scuse poi così convincenti.
“Dicono tutti così, sai?” le disse il poliziotto più vecchio.
Tutti chi?
“E’ la verità, dovete credermi, io odio la droga, io non l’ho mai vista nella mia borsa quella bustina” mugolò con le lacrime che stavano per scendere.
“Mi dispiace ragazza, ma adesso tu verrai con noi in centrale, questo è traffico illegale per noi, sarà il tuo avvocato a difenderti” proseguì quello più giovane, e lei scoppiò in un pianto isterico, mentre veniva ammanettata e portata fuori.
Quei pochi ragazzi che erano rimasti in casa la guardavano con gli occhi e la bocca spalancati, e si sussurravano nelle orecchie cose su di lei: erano veramente increduli.
Così mentre l’agente le apriva la portiera dell’auto, si voltò a sinistra e vide suo fratello nascosto dietro una quercia che con le labbra le mimava un “Ti tirerò fuori dai guai, è soltanto una questione di minuti”, lei scosse la testa ed entrò dentro, pensando se fidarsi ancora di Fletcher o meno; certo, lei gli voleva bene, lo adorava, era il suo fratellone, ma quella volta aveva proprio esagerato: un arresto non sarebbe stato presentabile agli occhi degli insegnanti lì a Stanford.





Maui, 02.24 a.m.
“Kendall! - gridò Logan scuotendo le spalle del suo migliore amico, che era dannatamente fatto - Cristo, ma che cazzo gli passa per la testa!”
“Non ha solo sniffato, è anche ubriaco fradicio” osservò James appoggiato con le spalle al muro e con le braccia conserte.
“Ma va James, grazie tante” lo rimbeccò il moro, tornando poi a concentrarsi su Kendall.
Bella merda a ventiquattro anni avere un migliore amico spacciatore che annega il suo passato, i suoi dolori e le sue minchiate nella droga, ventiquattr’ore su ventiquattro, come se non ci fosse un domani.
“Dov’è Carlos?” chiese Logan a James.
“A cercare qualcosa che possa farlo placare, è troppo fuori dai gangheri!” rispose il castano riferendosi a Kendall: quella sera aveva proprio esagerato.
“Avevamo detto di non portare niente alle Hawaii!” sbottò nuovamente Logan.
Lui era il secondo più grande fra i quattro, dopo Carlos.
Era quello che aveva la testa sulle spalle più di tutti: certo, qualche cannetta ogni tanto se la faceva, a volte si ubriacava, ma lui proprio la droga non la sopportava; per questo entrava sempre in conflitto con Kendall.
“Oh Logan ti prego, dimmi che scherzi - esordì James - non sei stato tu a farci conoscere quel tuo amico hawaiano che spaccia anche la merda?”
Quel tipo della quale James stava parlando era lo stesso che aveva dato il tabacco a Kendall quella sera.
“Era un amico di famiglia, come cazzo facevo a sapere che sarebbe diventato uno spaccia schifo come Kendall” controbattè l’altro alzando la voce, e nello stesso momento Carlos entrò nella stanza.
“Innanzitutto avresti potuto impedirgli che gli vendesse sia il tabacco che la cocaina” urlò di nuovo James.
“Basta ragazzi, smettetela! - incominciò ad urlare pure Carlos, che era solito a placare i due durante ogni litigio - Litigare fra noi non riuscirà a far tornare in sè il povero Kendall, e se non lo farà non potremo tornare a Los Angeles”
Aveva ragione, troppa: chi lo voleva un drogato sull'aereo?





Los Angeles, 05.24 a.m.
“Quindi tu vivi con tuo fratello?” le chiese per la centesima volta il poliziotto.
Ormai stava in quella stanzetta da quasi un’ora e mezzo, aveva la gola secca e il trucco tutto sbavato a causa del pianto.
Era soltanto una questione di minuti, come no.
“Per la millesima volta, sì! - sbottò passandosi una mano sul volto - Ho diciannove anni e mio fratello ventiquattro, i nostri genitori sono morti quando io ne avevo quindici e lui venti, così sono andata a vivere con lui, io non spaccio droga, e non ho la più pallida idea di come possa essere finita nella mia borsa” disse tutta la verità, eccetto nell’ultima frase, e nonostante si fosse promessa di smerdarlo, stava ancora proteggendo Fletcher.
E lui non era ancora arrivato a prenderla.
“Lexi, è da quando siamo entrati in questa stanza che ci ripeti le stesse parole - intervenne il procuratore distrettuale - purtroppo gli agenti hanno trovato della cocaina nella tua borsa, ti concediamo una telefonata”
La ragazza alzò lo sguardo spento ma ancora pieno di speranza e prese il telefono che le fu stato dato, così compose in fretta il numero di Fletcher, con le dita che tremavano e le lacrime che stavano per scendere.
Rispondi cazzo rispondi, pensò mentre gli squilli aumentavano.
Passato quasi un minuto, il procuratore fece cenno al poliziotto di riprenderle il telefono, così lei si divincolò, non staccandosi però dalla cornetta.
“Ho bisogno di te” sussurò con voce rotta dal pianto, prima che le potessero strappare dalle mani il telefono e prima che fosse portata via.
Questa a Fletcher non gliel’avrebbe di certo perdonata.





Il rumore di una porta che sbattè la fece svegliare.
Lexi aprì gli occhi e si alzò a sedere sul letto, vedendo attorno a sè pareti grigie, una finestrella con delle sbarre sopra e un’altra ragazza mora che mangiava sul suo letto.
“Quella là è la tua colazione - le disse questa ammiccando col mento un piatto sopra ad una specie di tavolino (se si poteva chiamare così), poi tornò a mangiare - e io sono Vanessa”
Scese dal letto e prese il piatto, scansandolo dopo qualche secondo avendo notato ciò che c’era dentro, ovvero del pane e un po’ di burro.
Le sembrava di essere in un campo di concentramento.
“Tesoro ti conviene mangiarlo, quì non danno le merende ogni volta che hai fame” borbottò quella Vanessa; eh beh, aveva ragione.
“Tu quant’è che sei dentro?” le domandò Lexi, pensando che potesse riuscire a farla ambientare in quel posto, tanto sapeva benissimo che Fletcher non le avrebbe salvato il culo come faceva sempre lei.
“Tre mesi più o meno” le rispose l’altra alzandosi in piedi.
“E come mai?” le chiese ancora, e quella la guardò torva.
“Sai, in genere non racconto mai la mia storia alle mie compagne di cella” asserì “ma siccome tu mi sembri simpatica, allora lo farò”
Lexi si rimise a sedere sul letto e ascoltò la storia di Vanessa, che sembrava aprirsi con lei come se fossero amiche da anni.
Scoprì che aveva vent’anni, che veniva da Boston e che l’avevano trasferita quì perchè aveva dato fuoco alla zona ricreativa di quel carcere, che era stata messa dentro per aver spinto una sua compagna d’università dal terzo piano e averla uccisa, e che soffriva di qualche disturbo mentale; insomma, non era una con cui scherzare.
Quando fu il suo turno, anche Lexi le raccontò la sua disavventura, in lacrime, non poteva ancora credere d’essere stata messa dentro a causa di suo fratello!
“Amore fraterno il vostro insomma” cantilenò Vanessa e lei sospirò, ma prima che potesse risponderle lo sbirro del loro blocco entrò, gridando a tutte che sarebbero potute uscire per l’ora ricreativa.
Una volta fuori, Vanessa e Lexi stettero insieme sedute su una panchina vicino al canestro, e l’attenzione della bruna fu attirata da un ragazzo biondo che stava dall’altra parte della rete: era alto, muscoloso al punto giusto, indossava la tuta arancione come avevano tutti, e Lexi potè notare un leggero strato di barba sopra al suo mento; lei i dettagli li scorgeva tutti.
“Chi guardi, il biondino?” le chiese Vanessa ridacchiando, e lei si voltò.
“Lo conosci?” le domandò poi.
“No no, è un nuovo arrivato, l’ho sentito dire da degli sbirri questa mattina - le rispose -a quanto pare è uno spacciatore che è stato beccato a farsi una canna nel bagno dell’aereo, e in più gli hanno trovato numerose quantità di erba e di cocaina”
Lexi tornò a guardarlo: effettivamente aveva l’aria di un cattivo ragazzo.
Touchè” sospirò facendo ridere Vanessa, che le si avvicinò con la bocca all’orecchio sinistro.
“Si chiama Kendall Schmidt se t’interessa” le sussurrò poi si alzò e andò a fare due tiri a canestro insieme ad altre tre carcerate.
Kendall Schmidt.
Un tipo da evitare.





 
Salve a tutti!
Sono nuova di questo fandom, infatti questa è la prima fan fiction sui Big Time Rush che pubblico, perciò ne approfitto per presentarmi: mi chiamo Virginia, sono una Rusher da qualche mese ed una Directioner da oltre due anni.
Scrivo soprattutto storie het e slash sui One Direction (okay, di slash solo le Larry), e siccome amo alla follia pure quei quattro pezzi di gnocchi dei BTR, allora ho deciso di postare anche questa storia che avevo in mente da un pezzetto :)

Siccome ho un’inguaribile cotta per Kendall, ho deciso che sarà lui il protagonista di questa storia, anche se ovviamente ci saranno pure gli altri; come prestavolto della protagonista ho scelto Lucy Hale, la conoscete no? Io la amo, punto.
E dato che li ho citati subito nel prologo, Fletcher l’ho immaginato come Ashton Irwin dei 5SOS, Vanessa come Kaya Scodelario, Marissa, la migliore amica di Lexi, come Victoria Justice e Victoria, l’ex di Fletcher, come Jamie Lynn Spears.
Beh, allora lascio a voi il destino di questa storia, le recensioni, le critiche e i commenti sono ammessi ahahah :')
Come ho scritto all’inizio, la storia non sarà molto esplicita in fatto di droga..anche perchè non sono poi così esperta ma dettagli, per questo ho messo il rating arancione anzichè rosso.
Spero possiate capire la storia, ovviamente questa è solo un’introduzione, ma via via che si scorrono i capitoli la capirete ancora meglio.
Il prologo è un pochino corto, ma vi prometto che gli altri capitoli saranno più lunghi: come ripeto, è un
introduzione.
Ovviamente i ragazzi nella fic non sono famosi, ma ho dato lorto i cognomi reali.
A fine angolo autrice vi metto il link del trailer, fatto da me (e dalla mia migliore amica) così come il banner.
Allora io vado, siate buone, vi prego!
A presto,
Schmidt.



 



 
Note:
  • La città descritta nella storia è Los Angeles, le descrizioni varieranno e non farò riferimento alla città vera e propria;
  • Le età, i caratteri e le azioni dei personaggi varieranno rispetto alla realtà;
  • Il titolo della storia significa “pericolosamente affascinante”, è una specie di descrizione di Kendall da parte di Lexi;
  • Questo scritto è pura fantasia. Esempio: i personaggi che spacciano non sono spacciatori nella vita reale;
  • Chi avesse bisogno di trailer o banner può tranquillamente contattarmi;
  • Come ripeto, se siete facilmente influenzabili la storia non è adatta a voi.
 

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Capitolo 2
*** I - Selfish. ***



 

Attenzione: I comportamenti di Kendall e di altri personaggi descritti in questa fan fiction non sono assolutamente da imitare.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
E’ tutto frutto della mia immaginazione, perciò cercherò di rendere il meno esplicito possibile l’argomento della droga per evitare che vi urti in qualche modo.
E se siete facilmente influenzabili, questa storia non è adatta a voi.
In ogni caso, buona lettura!



I - Selfish.





 

Lexi camminava per il corridoio silenzioso accompagnata da uno sbirro, con le manette che le davano un tremendo fastidio ai polsi e con l’odore pungente di chiuso dentro al naso.
Era il suo secondo giorno in quel carcere, e Fletcher era andato a trovarla, così lei si stava dirigendo da lui, sperando con tutto il cuore che la potesse tirar fuori di lì.
Il poliziotto aprì la porta di una stanzetta semi-buia, in cui c’erano un tavolo e due sedie, e in una c’era seduto suo fratello, che si alzò non appena la vide arrivare.
“Fletch - disse lei andandolo ad abbracciare - finalmente sei arrivato”
Il ragazzo le sorrise ed annui, poi sospirò pesantemente, così Lexi capì che qualcosa non andava.
“Che succede?” gli domandò sedendosi, e lui fece lo stesso.
“Devo dirti una cosa - le prese le mani e lei lo guardò negli occhi -ho parlato col procuratore, mi ha detto che se vuoi uscire al più presto ti occorre un avvocato”
“Questo lo sapevo - disse Lexi passandosi con nervosismo una mano tra i capelli - ma io sono innocente Fletcher, e tu lo sai bene” 
“Lexi, mi dispiace - sospirò lui leccandosi le labbra - non posso pagare la cauzione per farti uscire adesso, devono prima processarti, e mi servono altri soldi per trovarti un avvocato”
“Fletcher cazzo, io non voglio un avvocato, voglio che tu ti costituisca! - sbraitò la bruna - E’ solo colpa tua se sono quà dentro, e voglio uscire”
“Puoi non fare l’egoista e l’immatura per una volta ed ascoltarmi?” borbottò Fletcher.
La voglia di prenderlo a pedate le era salita così tanto da credere di non potersi più controllare.
“Con quale coraggio dai dell’egoista e dell’immatura a me? - disse Lexi ridendo amaramente - Mi stai prendendo in giro, non è vero?”
Il ragazzo si leccò il labbro inferiore, incapace di risponderle.
“Sai una cosa? Fanculo Fletcher, il tuo cervello è così pieno di sostanze stupefacenti che non hai nemmeno la lucidità per pensare, potevi risparmiare parecchi minuti di questa giornata stando a casa, non perdere tempo ad aiutarmi- sussurrò fiebilmente lei con le lacrime pronte a scendere - sempre se si può definire un aiuto questo”
Si alzò e lasciò la stanzetta seguita dal poliziotto, abbassò lo sguardo ed iniziò a camminare e a piangere silenziosamente, quando all’improvviso andò a sbattere contro qualcuno.
“Bambolina, sta’ attenta” vide il biondo di ieri mattina con un ghigno stampato sul viso e quando incontrò i suoi occhi, subito le lacrime cessarono.
“Muoviti, Schmidt” gli disse lo sbirro tirandolo per un braccio, e lui ricominciò a camminare, senza togliere gli occhi da Lexi, lo stesso fece lei.
Perchè quel tipo la incuriosiva così tanto?





“Kendall, sai che mia madre può tranquillamente farti da avvocato” gli disse Logan; nonostante fosse il più arrabbiato, dispiaciuto e deluso per ciò che il suo migliore amico aveva combinato, era anche l’unico che era andato a trovarlo in carcere.
“Ti ringrazio Logan per quello che fai - gli sorrise il biondo - te ne sono molto grato”
In realtà, non aveva ascoltato per nulla il suo amico: aveva troppo la testa altrove.
Altrove uguale a: la brunetta piangente del corridoio.
“Figurati, sei il mio migliore amico - rispose il moro scrollando le spalle - e poi sai che mia madre è professionalmente il migliore avvocato di Los Angeles, ti farà assolvere in poco tempo”
Speriamo non prima della brunetta, pensò mordendosi il labbro inferiore.
“Ma adesso penso di dover andare” disse Logan controllando l’orologio sul polso.
“Va bene, ci vediamo amico, grazie di nuovo” Kendall gli dette un pugno amichevole sulla spalla, che Logan ricambiò.





“Mi fa paura il modo in cui ti guarda quel ragazzo” sussurrò Vanessa a Lexi, mentre l’inserviente serviva la solita zuppa tutta acqua niente verdure del pranzo.
La bruna si voltò e vide quel tipo seduto qualche tavolo più indietro che la fissava con un sorrisetto sghembo sulle labbra; infondo quella scena le ricordava parecchio il liceo, quando Mason Byers, il capitano della squadra di football di allora, non che suo ex ragazzo, cercava di riconquistarla rivolgendole sguardi e frecciatine che la facevano soltanto incazzare di più: l’aveva tradita con un’altra, tra loro era finita e lui ancora non se l’era infilato in testa.
Solo che quel ragazzo era moooooolto più figo di Mason, doveva ammetterlo.
E in più non era al liceo, anche se avrebbe preferito esserci, piuttosto che stare lì a marcire in un lurido carcere, per giunta anche ingiustamente.
“Se continua così gli verrà una paralisi facciale” esordì Vanessa, facendo ridere una ragazza che le stava accanto, Paige.
“Magari gli piaci” la prese in giro quest’ultima; Paige Adams aveva la sua stessa età, i capelli biondi come il miele, due occhi azzurri come il mare, un piercing al lato del labbro inferiore e un cerchietto al naso, e chissà quanti anni di galera per essere stata complice ad un omicidio.
Questa cosa le metteva i brividi, perchè oltre a lei, tutte le ragazze di quel carcere avevano sicuramente la fedina penale sporca a causa di omicidi, numerose guide in stato di ebbrezza e veri traffici illegali, non fasulli come i suoi, dovuti all’egoismo di suo fratello.
“Vuoi che glielo vadi a chiedere?” proseguì la bionda facendo ridere Lexi ma non Vanessa; lì le battute le poteva fare solo lei.
“E sta’ zitta, mucca” borbottò Vanessa stanca delle sue battutine squallide ed infantili, ma in effetti Paige pareva proprio un bovino svizzero, con quel cerchietto al centro del naso.
“Hey Buckett, non è perchè se hai ucciso la tua compagna d’università puoi fare la simpaticona” la riprese Paige, e Vanessa si trattenne dal tirarle la zuppa bollente fra quei capelli color urina sporchi e crespi.
“Buona Van, buona” la placò Lexi vedendola alzarsi.
“E lasciami, tu” la mora si alzò e si fece riportare in cella dallo sbirro di turno; quella vacca dai capelli biondi l’aveva fatta incazzare, e non poco.





“Francamente non capisco perchè Vanessa si alteri così tanto quando qualcuno che non sia lei faccia ridere le persone - sbuffò Paige seduta su un masso nel cortile, rivolta a Lexi e ad altre due ragazze more, Bobby e Jill, le sue due compagne di cella - insomma, da quando la conosco è insopportabile”
“Secondo me è bipolare” intervenne Jill palleggiando col pallone da basket fregato da sotto le chiappe di Bobby.
“Ragazze - sussurrò Lexi - io sono sua amica...potremmo parlare d’altro?” domandò loro, e le tre si guardarono perplesse e scoppiarono a ridere.
“Si vede che sei nuova, cara Lexi” ridacchiò Paige.
“E tu si vede che sei una stronza patentata - biascicò Vanessa arrivando in cortile - ti prendi gioco di lei solo perchè non è una stronzetta che ti regge il gioco quando mi sfotti”
A quel punto si alzò un coro di “oooooh” da parte di Bobby e Jill, che assistevano alla scena circondando Paige, mentre Lexi era già pronta per intervenire.
La bionda si alzò e rise, poi scosse la testa.
“Stronza a chi, eh?” con entrambe le mani prese i capelli di Vanessa e li iniziò a tirare, mentre tutte le ragazze si erano avvicinate formando una cerchia, gridando e fischiando, e i ragazzi si erano accalcati alla rete che li divideva dalle femmine, per guardare chi vincesse quel match.
Ovviamente Vanessa reagì, iniziando a tirare spintoni e pugni a Paige, che non accennava toglierle le mani dai capelli.
Vedendo tutto quel baccano, tre sbirri si avvicinarono e fecero dividere le due, poi furono portate dentro, e messe in isolamento per due giorni.
E fu così che Lexi rimase senza una compagna di cella.
“Tornate a fare quello che stavate facendo - disse lo sbirro capo del blocco - non c’è niente da vedere”
La bruna si rimise a sedere nel solito punto di prima, solitaria come sempre; non si era nemmeno unita a Jill e Bobby, ormai aveva capito che era meglio stare lontana da quei corvi del malaugurio e della malasorte.
“Hey, brunetta” sentì una voce roca dall’altra parte della rete, così alzò lo sguardo e si guardò intorno, per vedere da chi provenissero quelle parole.
“Sono di quà” Lexi si voltò in quella direzione e vide il ragazzo biondo della mensa che le faceva cenno con la mano di avvicinarsi, ma lei rimase al suo posto.
“Dai avvicinati, mica avrai paura” ridacchiò quel ragazzo, così Lexi si alzò.
“Io n-non ho paura” balbettò grattandosi il braccio con nervosismo.
Certo come no, non ci credeva manco lei.
“Io sono Kendall, babe” le disse prendendo qualcosa dalla tasca logora della tuta arancione per poi infilarsela in bocca, disgustoso.
“Cosa?” disse lei con voce stridula, continuando a fissare ogni singolo movimento del ragazzo che aveva di fronte: era alto, biondo, carino e con uno strato leggermente più folto di barba, rispetto al giorno precedente.
“Dimmi il tuo nome” le ordinò lui, non togliendole gli occhi di dosso.
“Lexi” gli rispose ingoiando quel groppo pesante che aveva in gola.
“Lexi - ripetè lui annuendo con la testa - ti ho vista piangere stamattina, il fidanzato è venuto a trovarti e ti ha lasciata?”
Certo che quel ragazzo era proprio la stronzaggine maschile in persona: la femminile era Paige, come aveva detto Vanessa.
Lexi pensò che arrabbiarsi e discutere con quell’energumeno sarebbe servito a poco e a niente, così fece un respiro molto profondo e tornò a calmarsi.
“Era venuto a trovarmi mio fratello” gli rispose, di sicuro non gli avrebbe detto la verità.
“E ti sei innamorata di lui” ghignò masticando quella roba che teneva in bocca.
Ma che era pazzo?
“E tu invece ti sei mai innamorato?” gli chiese Lexi così dal nulla, sperando di farlo tacere.
“Innamorarmi io? - le chiese lui ridendo subito dopo - Ma che ti passa per la testa?”
“Si chiamano supposizioni” gli fece presente lei.
“Sono supposizioni sbagliate, tesoro” appoggiò la mano sulla rete di ferro che li divideva e si voltò indietro per sputare un pò di quel tabacco che stava masticando.
Lexi fece una smorfia di disgusto e non capì come potesse averne lì in prigione, di tabacco.
“E chi sei, il ragazzo che non troverà mai l’amore?” ribattè Lexi facendolo voltare verso di sè per quelle parole dette.
“Potresti contarci” ghignò Kendall, poi lasciò il cortile e Lexi ancora più perplessa di prima.
Quel ragazzo era veramente strano ed insopportabile.





Passarono due giorni, così come passò l’isolamento di Paige e Vanessa, che tornò in cella con Lexi, e per fortuna prima che quest’ultima iniziasse a soffrire di attacchi di solitudine.
“Stronza, ti sono mancata?” le domandò Vanessa abbracciandola.
“Da morire - rispose Lexi ridacchiando - ho da raccontarti una cosa”
Entrambe si sedettero sul letto di Vanessa ed aspettarono che la guardia se ne fu andata, poi incominciarono a parlare.
“Dopo che gli sbirri avevano portato via te e Paige, il tipo della mensa mi ha chiesto di avvicinarmi” iniziò Lexi, e Vanessa la guardò con due occhi che sembravano fessure.
“Wo-oah, la stronza ha fatto conquiste! - esordì spintonando leggermente Lexi, che subito si mise a ridacchiare - E poi?”
“E poi si è presentato, ha voluto sapere il mio nome e ha detto di avermi vista piangere nel corridoio, quando Fletcher è venuto a trovarmi, perciò mi ha chiesto se era per via del mio fidanzato - si soffermò per riprendere aria - e sinceramente le sue domande mi innervosivano, perciò gli ho chiesto se lui si era mai innamorato, così ha iniziato a dire che erano sciocchezze, ed infine se n’è andato”
“Però, suscettibile il tipo” ammiccò Vanessa.
“Già, e la cosa più strana era il fatto che avesse del tabacco con sè, insomma quì è viet...” ma prima che potesse finire la frase, la mora la interruppe.
“Del tabacco? Cazzo Lexi, portami a far conoscere quel tipo, anche io voglio qualcosa da masticare” si alzò in piedi e si mise la mani nei capelli, con fare nervoso.
“Hey, non sapevo che tu fumassi” le disse Lexi.
“Sì, invece - ribattè Vanessa - sniffavo e prendevo le pasticche, ero una completa drogata, i medici dicono che sono andata fuori dai gangheri per questo”
Lexi rimase sconvolta; insomma, sapeva che Vanessa non era una tipa da poco, che aveva problemi mentali, che era ribelle, dura e che aveva ucciso una ragazza, ma non pensava che fosse la copia femminile di suo fratello.
“Lexi - la mora si rimise a sedere e si leccò le labbra - quando ci siamo raccontate le nostre storie a vicenda, non ti ho detto la verità. In realtà, ho questi disturbi psicologici dal penultimo anno di liceo, quando presi per la prima volta le pasticche, e lo feci per rimanere sveglia la notte per studiare, durante gli ultimi tre mesi di scuola, ma mi promisi di non rifarlo mai più”
Lexi l’ascoltava e la guardava attentamente, lo trovava interessante.
“Però poi a fine estate ci ricaddi, quelle pillole mi piacevano, prendere quelle era come prendere delle caramelle normali, e più ne prendevo più mi veniva la voglia - si soffermò e si inumidì la lingua con le labbra - ma poi un mio amico mi passò un po’ di cocaina ed iniziai a sniffare, poi passai alla marijuana, all’eroina e...insomma hai capito, diventai una drogata vera e propria”
La mora guardò Lexi in viso, che ancora non riusciva a credere alle parole dell’amica, che nel frattempo era scoppiata in un silenzioso pianto disperatorio.
“Mi dispiace, non dovevo mentirti - singhiozzò abbracciandola - sei stata sincera con me, e io non lo sono stata abbastanza”
“Ma no, tranquilla - le disse Lexi accarezzandole i capelli - è tutto finito Vanessa, adesso ne sei uscita, non ricaderci, ti prego”
Infondo, quelle erano le parole che avrebbe tanto voluto dire a suo fratello, che in quel momento odiava così tanto, per non averla salvata; però le stava dicendo a Vanessa, a cui stava iniziando a volere bene come ad una sorella, sorella che in fin dei conti era molto pericolosa.
“Ci sono io, adesso”



 
Ciao!
Eccomi quì con il secondo capitolo di questa fan fiction :)
Sono contenta delle prime 4 recensioni per il prologo: so che sembrano poche, ma come inizio per me sono più che buone ahahah
Mi preoccupa un pò questo capitolo, perchè l
’ho postato dopo due settimane, ed in più è anche corto, spero possiate perdonarmi.
Ci tenevo a dirvi che la fan fic terminerà al decimo capitolo (compresi prologo ed epiologo), ma se mi assicurate che vi piacerà, allora potrei scrivere l’altra storia sui BTR che ho già pronta!
Anyway, nel capitolo abbiamo visto un’altra comparsa: Paige, che è interpretata da Taylor Momsen, e subito ha mostrato a Lexi il suo odio verso Vanessa lol
A proposito, che ve ne pare di Vanessa?
Secondo voi ricadrà nella tentazione della droga e del fumo, che le hanno causate problemi psicologici?
Ditemelo pure nelle recensioni :)
E poi, di Kendall e Lexi che ne pensate?
Io -personalmente- shippo già Kexi, o Lendall, come preferite ahahah ;)
Adesso vado, vi lascio con le foto di Vanessa e Paige, giusto per farvi vedere chi sono, con il link del trailer e con i link delle mie storie sui oned, una il sequel dell’altra: se ci sono Directioner passate pure se volete, non mordo!
A presto, un bacione!
Schmidt.




 
Paige:




Vanessa:




 

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