Alnwick College - The Secret

di itsharrysharibo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0; Coming ***
Capitolo 2: *** 1; Warning ***
Capitolo 3: *** 2; Party ***
Capitolo 4: *** 3; Shock ***
Capitolo 5: *** 4; Promise ***
Capitolo 6: *** 5; Paralyzed ***



Capitolo 1
*** 0; Coming ***




Alnwick College
THE SECRET


 


I personaggi di questa storia non mi appartengono, nelle loro vite reali non svolgono ciò che viene raccontato tra queste righe. Pertanto, tutto ciò che leggerete dall’inizio alla fine, è frutto della mia immaginazione e come tale deve rimanereGradirei che nessuno rubasse o copiasse anche solo in minima parte ciò che è stato scritto di mio pugno.
 
 

PROLOGO
COMING
 


Lo stridore dei freni riscosse Amy dal dormiveglia. Erano a un’altitudine di quasi duemila metri e la Land-Rover strepitava a ogni curva.
L’ultimo spenga la luce!
La mamma lo diceva sempre prima di uscire di casa e ad Amy parve che da quando avessero lasciato Alnwick, un piccolo paesino sperduto, qualcuno avesse spento il sole.
Guardò fuori dal finestrino. Si vedeva solo un pezzo d’asfalto che serpeggiava lungo la montagna. I profili delle conifere che fiancheggiavano la carreggiata si stagliavano contro il cielo buio.
Amy non aveva mai visto alberi così alti. Le loro cime si protendevano, minacciose, lasciando a malapena intravedere le stelle.
Era un comitato d’accoglienza piuttosto inquietante, la cui presenza aveva un unico scopo: proteggere la valle dagli intrusi.
Intrusi come lei?
I fari illuminarono un cartello sul bordo della strada.
 
ATTENZIONE!
CADUTA MASSI
 
Poco dopo, il bosco alla loro sinistra si diradò e una roccia allungata ostruì la visuale; per un attimo, ad Amy sembrò che l’auto ci stesse andando a sbattere contro. Poi la Land-Rover sterzò bruscamente verso una profondissima gola.
Lei fu schiacciata contro il sedile mentre l’auto procedeva a scossoni lungo il ponte, probabilmente fatto di tavole di legno.
Davanti a lei, Harry sbatté contro il poggiatesta, ma non si svegliò.
Accidenti, le si era intorpidita la gamba, anzi le pareva di non averla più. Provò a muoverla, ma urtò solo il sedile anteriore.
Lei non era un’amante della natura. Era nata in città. Ma non doveva pensarci.
Non ora.
Non più.
Amy Styles e suo fratello Harry, di un anno più giovane, viaggiavano da due giorni verso l’Alnwick College.
Chiuse gli occhi. Aveva ancora la sensazione che fosse tutto un sogno. Forse stava accadendo tutto in uno dei mondi paralleli di cui Harry parlava spesso.
Il suo iPod si spense all’improvviso proprio nel bel mezzo della canzone. Amy si maledisse mentalmente per non averlo messo sotto carica prima di partire. Scosse un po’ il fratello.
<< Harry? Harry mi presti il tuo iPod? >>
Nessuna risposta.
Liam, il conducente, li osservò dallo specchietto retrovisore e sorrise.
Liam Payne era il professore di letteratura all’Alnwick College, spesso capitava che i professori offrissero assistenza alle matricole. Li aveva accolti sulla pista di atterraggio di Alnwick con sorriso così raggiante che Amy si era rilassata per la prima volta da quando erano partiti.
Liam non era di certo uno di quegli insegnati quarantenni rigidi e severi. Si era laureato all’età di ventisei anni e l’anno dopo aveva ottenuto la cattedra all’Alnwick College.
Le parve simpatico anche in quel momento, mentre lanciava un breve sguardo divertito ad Harry. Poi si girò verso di lei e le strizzò l’occhio.
Amy sorrise quasi automaticamente. Dopotutto era una persona gentile. La cocca di tutti. Una di quelle ragazze d’indole così affidabile da riuscire ad andare sempre d’accordo con chiunque.
<< Tuo fratello dorme come un sasso! Non è che si droga, vero? >>
<< No! >> esclamò Amy, col sorriso che si congelava. Ci mancava che qualcuno accusasse Harry di una cosa simile ancor prima che arrivassero! L’ultima cosa di cui avessero bisogno era attirare l’attenzione.
Gli occhi di Liam comparvero di nuovo nello specchietto retrovisore.
<< Tranquilla, era solo una battuta! Credimi, so come ci si sente dopo un viaggio così faticoso. Prima di partire, ho chiesto che vi tenessero qualcosa in caldo. La cucina dell’Alnwick non è di certo la migliore, ma per un college non è male. E potete anche prendervela comoda con i corsi domani. >>
Il suo tono sembrava sincero e aveva la tipica faccia da bravo ragazzo. Si, senza dubbio. Ed era pura strafigo, per essere un professore. Sicuramente sarà stato concepito su una spiaggia e sarà nato con una tavola da surf sotto braccio.
Amy fissò il colletto della sua camicia azzurra, stirato alla perfezione. Liam si sarebbe intonato di più alla Florida che a quella Land-Rover sporca e sgangherata e, con molta probabilità, attirava le studentesse come una calamita.
<< Non siamo ancora arrivati? >> Harry si stiracchiò e fece uno sbadiglio rumoroso, guardando fuori dal finestrino.
Pareva che la loro destinazione fosse più lontana che mai.
Ormai si erano lasciati alle spalle le ripide pareti rocciose, ma il bosco era tornato a stringersi intorno a loro come un gigantesco essere vivente. La strada continuava ad arrampicarsi su per la montagna, sempre più ripida e, per un istante, Amy si chiese che cosa sarebbe successo se il motore di quella vecchia auto si fosse fermata proprio li, nel bel mezzo del nulla.
I film dell’orrore non iniziavano sempre così?
Si accorse di avere la pelle d’oca. Coraggio! Non te la starai mica facendo sotto? Quante volte hai preso la metropolitana da sola di notte? Quello è cento volte più pericoloso. Dopotutto questo è solo un bosco!
Eppure, d’un tratto, Amy ebbe difficoltà a respirare.
Forse dipendeva dal fatto che le conifere erano sempre più fitte, al punto di non lasciare intravedere il benché minimo spiraglio di cielo.
Cavolo, ormai salivano da tre ore. Prima o poi avrebbero dovuto raggiungere il limite della vegetazione!
Strinse i pugni, conficcando le unghie nei palmi delicati. Naturalmente sapeva che il college era isolato – in fondo era quello il motivo per cui l’avevano scelto – ma non si sarebbe mai immaginato che fosse così isolato, neppure nei suoi incubi peggiori.
<< All’inizio il bosco fa un po’ paura, vero? >> domando Liam, forse intuendo i suoi pensieri. << Ma ci si abitua. L’Alnwick è davvero duro, ma molto differente dagli altri college. Sapevate è il più alto di tutta l’Inghilterra e la Scozia? >> una ciocca di capelli biondo scuro gli scivolò sull’orecchio destro. << Comunque state tranquilli, ci stiamo avvicinando. >>
<< Come ci si arriva in città? >> chiese Amy per rompere il silenzio che si stava creando.
<< Qui la maggior parte degli studenti non ha la macchina: il viaggio è troppo lungo e stancante. Ma se hai voglia di civiltà c’è un autobus ogni settimana che va in città. Anche se… beh, siamo passati da Alnwick… >>
Amy sorrise. << Civiltà? Quel buco di paese? Ma se sembra ancora abitato dai padri pellegrini! >>
<< Non preoccuparti, se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, nel campus ci sono un supermercato, due caffè e un cinema. E su Internet puoi ordinare di tutto. Non c’è bisogno di lasciare il college. Quassù si sopravvive benissimo. >>
Fino a poche settimane fa, Amy sarebbe scoppiata in una crisi isterica. Sarebbe saltata fuori da quella macchina in quell’istante.
Ma ora?
Ora era tutto diverso. Era innegabile che, nella loro situazione, il college era la scelta migliore. Sempre che si possa parlare di “scelta”.
<< A proposito, Miss Smith, la direttrice didattica, non mi ha voluto dire perché siete arrivati solo ora. >> constatò Liam. << Il semestre è iniziato una settimana fa. >>
<< Harry era malato e non poteva volare. >> rispose prontamente Amy.
<< Che cosa aveva? >>
<< Polmonite. >> Mentire ormai le veniva spontaneo e, per cambiar discorso, chiese: << Gli altri sono tutti già qui? >>
<< Si, certo. Il vostro anno è l’unico che non è ancora al completo. Tu vivrai con altre tre ragazze – Gae Wilder, Alice West e Rose Gardner – nell’appartamento 213. >>
Nomi che non le dicevano niente. Persone che non voleva conoscere.
<< E io? >> volle sapere Harry.
<< Appartamento 113. Al piano di sotto. Con Zayn Malik, Niall Horan e Louis Tomlinson. I piani sono divisi per sesso. >> Liam rise. << A ogni piano è assegnato un tutor. Per quello delle ragazze sarà la professoressa Benson, l’insegnate di filosofia, per quello dei ragazzi sarò io. Se avete dei problemi, rivolgetevi pure a me o a Isabel. >>
Un tutor? A giudicare da come l’ha detto il termine badante sarebbe stato più esplicito.
Per i minuti successivi regnò il silenzio.
Se avete dei problemi, rivolgetevi pure a me o a Isabel. Amy avrebbe potuto sbellicarsi dalle risate se non fosse stato tutto così orribile.
Problemi?
Quella parola non era idonea a descrivere la loro situazione. “Problema” era un termine che usavi se perdevi l’autobus, se i brufoli ti si moltiplicavano sulla faccia o, nel suo caso, se avevi il conto corrente in rosso. No, Amy non aveva un problema. Era l’incarnazione della catastrofe, di una catastrofe che non  avrebbe mai avuto fine. Proprio come la strada la fuori… o almeno così sembrava.
Liam guidava con una mano sola e non aveva ancora rallentato, ma Amy era troppo stanca per farglielo notare.
Il suo sguardo seguì la luce degli abbaglianti, che pareva illuminare sempre lo stesso tratto di bosco.
La strada.
Il futuro.
D’un tratto Amy non trovò più così assurde le chiacchierate di Harry sugli universi paralleli.
<< Abbi cura di lui. >> le ripeteva sempre sua madre. << Abbi cura di tuo fratello. Non è fatto per questo mondo. E’ diverso. >>
E io? avrebbe voluto chiedere Amy. Sono forse Superman? Wonder Woman? Lara Croft?
<< Che dici, Amy, da quanto tempo siamo in macchina? >> bisbigliò Harry.
<< Non ne ho idea. >>
<< Il tempo è relativo… Siamo in giro da circa quarantotto ore, ma mi sembra che le lancette dell’orologio si siano fermate. >>
<< Harry, sono stanca. Non sono in vena di speculazioni filosofiche. >>
<< Volevo solo dire che ci sono momenti in cui non si percepisce lo scorrere del tempo, perché nulla cambia… oppure perché cambia tutto. Ma allora come ci si orienta se il tempo e lo spazio… >>
Amy chiuse gli occhi e cercò di ignorarlo. Sapeva di non essere all’altezza dei ragionamenti di Harry e, in quel momento, non voleva nemmeno provarci. Voleva solo arrivare al college, infilarsi a letto e sperare che il futuro passasse.
L’auto rallentò. Amy aprì gli occhi.
In quei pochi secondi, il mondo era cambiato, come se qualcuno l’avesse teletrasportata in un altro luogo, catapultata altrove.
Si erano lasciati alle spalle il bosco e la strada si era allargata di colpo. Ai lati della carreggiata, i lampioni emanavano un bagliore arancione. Le mani di Amy cominciavano a sudare per l’agitazione. Liam puntò dritto verso un’enorme superficie scintillante.
Nonostante l’oscurità, il lago era chiaramente visibile, come se brillasse di luce propria, come se avessero nascosto sott’acqua una miriade di lampadine accese. Sembrava non avere confini o, almeno, quella era l’impressione di Amy. Non si vedeva l’altra sponda del Lake Mirror, né le montagne che avrebbero dovuto circondarlo.
Poi, in fondo a sinistra, eccolo, l’Alnwick College.
Amy se l’era immaginato più moderno. Invece era un immenso edificio che – coi suoi comignoli, balconi, finestre e ali laterali – pareva avesse subito diverse ristrutturazioni nel corso della sua storia. Inoltre non era accogliente come aveva sperato durante il viaggio: era inospitale, se non addirittura sinistro. Come un corpo estraneo inserito a forza nella valle, qualcosa che non centrava nulla con quel posto. Anzi, sembrava quasi che la nera superficie luccicante del Lake Mirror  si fosse dovuta fare da parte per lasciar spazio al college.
L’auto rallentò.
Amy si sporse in avanti per vedere meglio. Gli abbaglianti rivelarono una sbarra a righe bianche e rosse. Come un confine di Stato, pensò, domandandosi dove avesse messo il passaporto. Con quell’orribile foto da criminale, solo che, anziché un numero da galeotto, sotto c’era scritto il suo nome.
Amy Styles.
Le ruote stridettero.
<< Ci vorrà solo un momento. >> Liam abbassò il finestrino. Si sporse e parlò in un citofono invisibile: << Liam Payne. Può aprire? >>
La sbarra si sollevò silenziosamente e la vettura proseguì. Da fuori entrava l’aria gelida della notte. Tanto varrebbe infilare la testa in un congelatore, pensò Amy. Non può alzare quel maledetto finestrino?
Prima che potesse lamentarsi, tuttavia, comparve il cartello. Lettere verdi su bianco, illuminate da innumerevoli lampadine, come se Natale fosse arrivato in primavera.
 
BENVENUTI NELL’ALNWICK VALLEY.
 
Ce l’avevamo fatta. Il tempo non si era fermato.
<< Siamo arrivati! >> annunciò Liam, voltandosi appena verso di lei.
No! Siamo spariti! Per sempre! Pensò Amy.
<< Attento! C’è qualcuno! >> urlò Harry.
Liam si girò, gli pneumatici slittarono e il fuoristrada si arrestò bruscamente.
<< Che cos’era? >> domandò Harry con voce tremante.
<< Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo! >> Liam sembrava molto arrabbiato.
<< Scusa, ma c’era qualcosa li, sul bordo della strada! Davvero! Per poco non l’hai investito. Credo fosse una persona! >>
Amy guardò fuori. Il lampione più vicino distava un centinaio di metri, quindi solo gli abbaglianti rischiaravano la zona circostante: a destra gli alberi, a sinistra un campo invaso dalle sterpaglie, che digradava verso il college. Ovunque c’erano sassi o veri e propri frammenti di roccia, piccoli e grandi, ma non si vedeva nessuno.
Anche Liam si guardò intorno, ma poi scrollò le spalle.
<< Ti sei sbagliato. Al buio è facile scambiare queste pietre per animali o persone. >>
<< Non mi sono sbagliato. C’era qualcuno. >> ribadì Harry col suo solito tono cocciuto. Quand’era convinto di qualcosa, niente e nessuno riusciva a dissuaderlo.
Amy lo sapeva fin troppo bene.
Fu quello il motivo che la indusse a girarsi?
Le luci dei freni si accesero per un istante e… eccolo! In mezzo alla strada c’era qualcosa che seguiva l’auto con lo sguardo.
Una persona? No, qualcos’altro, più piccolo, più compatto…
Un animale?
No! Harry aveva ragione!
Era una persona! Per un secondo, Amy distinse una mano che li salutava. La mano di una persona sopra una sedia a rotelle.
Le voci di Harry e Liam sfumarono, soverchiate da un forte gracchiare. Dovevano esserci degli uccelli sopra di loro, ma Amy non riusciva a vederli.
Sentiva solo le strida, che s’intensificavano per un istante per poi affievolirsi all’improvviso.
Gli uccelli fuggivano dalla valle.
Qualcosa o qualcuno li aveva spaventati.
Amy sarebbe voluta scappare con loro.
 
La stanza puzzava terribilmente di chiuso. Harry faceva fatica a respirare. Il tratto di strada dal passo in poi non era stato lungo: l’Alnwick sorgeva a poco più di duemila metri; all’inizio di maggio, le notti dovevano essere gelide, ma lui era in un bagno di sudore. Sapeva però che non dipendeva dalla temperatura esterna.
I suoi pensieri volarono altrove, cercando di sfuggire all’assordante eco dei ricordi. Sapeva di non poter cambiare le cose. Eppure era sempre più difficile. Le riflessioni si rincorrevano lungo i labirinti tortuosi della mente.
Semplice biologia, Chimica, sinapsi… pensò.
Ma allora perché non riusciva a pilotarli?
Che cosa c’era di diverso?
Non poté non soffermarsi nemmeno su quella domanda, perché fu soprafatto da un’altra di quelle visioni fulminee che lo terrorizzavano a morte. Vedeva attraverso le cose, percepiva un altro mondo, forse era innocuo, o forse nascondeva mille insidie.
Alla vista del college, Harry aveva provato uno sconforto insopportabile.
Eppure non ne poteva parlare con nessuno; non c’era nessuno disposto a consolarlo, nessuno disposto a credergli.
Guardò fuori della portafinestra della stanza, verso il paesaggio sconosciuto. La cima più alta si profilava a sud-est, una macchia scura nel cielo nero.
Liam gli aveva detto che la montagna di chiamava Ghost, fantasma.
Un nome bizzarro ma calzante. La montagna sembrava un vero e proprio fantasma.
Il Ghost era formato da tre vette collegate e quella al centro superava le altre due di diverse centinaia di metri. Il monte, che sembrava avvolto in un telo grigio, s’innalzava sopra la valle e il lago.
Harry strinse le palpebre. Il picco centrale assomigliava al volto di uno spettro, con tanto di linee scure che ricordavano le fessure per gli occhi in un lenzuolo chiaro.
Smettila, si rimproverò, cercando invano di respirare regolarmente. Ascoltò lo sciabordio delle onde che si infrangevano piano contro l’argine. Il lago era così vicino che riusciva a sentirlo anche coi vetri chiusi. Più Harry ascoltava, più aveva la sensazione che le acque potessero parlare.
Il che, naturalmente, era assurdo.
Sciocchezze, stupidaggini, idiozie.
Tuttavia quella sensazione raccapricciante aumentò. Harry fu assalito da una premonizione, silenziosa e ancora inafferrabile, fugace come il lieve spiffero che entrava dagli infissi malconci e lo faceva rabbrividire nonostante l’aria viziata.
Come sempre, la premonizione aveva avuto origine da qualcosa di irritante. In quel caso l’architettura dell’Alnwick.
La parte principale del college era un enorme edificio storico, simile a un castello, composto di un immenso complesso centrale e due ali. Alle spalle c’erano le strutture più moderne – il centro sportivo, il supermercato e gli appartamenti per il corpo docente e gli studenti più anziani – integrate così bene nel paesaggio da non stonare minimamente.
Ciò che interessava davvero a Harry era la facciata principale. Di primo acchito pareva vivace e, all’inizio, tutti quei balconi, abbaini, arcate e finestre gli erano sembrati caotici.
Ma l’apparenza inganna.
E l’inganno veniva svelato dai numeri. Se normalmente i numeri lo tranquillizzavano, ora avevano l’effetto contrario.
2, 4, 8, 12, 16.
Quei numeri lo angosciavano.
2, 4, 8, 12, 16.
Due ali con quattro piani e otto balconi ciascuna. Ogni ala era incorniciata da due rampe di scale, quindi quattro il tutto. Poi c’era la gigantesca parte centrale che, chiusa da vetrate, ospitava l’atrio e la mensa. Sulla facciata si aprivano sedici finestre e dodici abbaini.
Nelle ali laterali c’erano gli appartamenti degli studenti, otto per piano, quattro per ogni facciata, ognuno dei quali ospitava quattro studenti. Trentadue studenti per piano, dunque. Centoventotto per ala, duecentocinquantasei in totale. A questi si aggiungevano i centoventidue studenti dell’ultimo anno, che alloggiavano in costruzioni più spaziose e moderne. Così si arrivava esattamente a trecentosettantotto studenti, proprio il numero che Harry aveva letto sulla brochure.
Certo, il sistema era semplice, se non addirittura elementare, ma l’architetto era stato molto meticoloso.
Oppure era solo uno scherzo della sua immaginazione? In fondo, l’architettura – anzi il mondo interno – si basava sui numeri e sui principi matematici.
Solo una coincidenza, dunque?
Non era quello, tuttavia, a scatenare il suo disagio. No, era il sistema che aveva individuato. Ogni appartamento, ogni stanza, aveva la stessa pianta quadrata e i quadrati erano disposti a file, come le celle di una prigione. Ben visibili, ordinati e facilmente controllabili in qualsiasi momento.
Un’altra cosa: l’Alnwick e il Ghost sorgevano l’uno di fronte all’altro, come immagini speculari. Il college sorgeva sulla sponda occidentale del lago, la montagna su quella orientale. E se Harry non si sbagliava… no, quello no. Era impossibile che il rapporto tra le altezze delle vette laterali e quella della cima centrale del monte fosse identico a quello tra l’edificio principale e le ali.
Rabbrividì ancora. Si voltò all’improvviso sentendosi sopraffare dal panico. Aveva l’impressione di precipitare in un baratro buio e senza fondo.
Diede un’ultima occhiata fuori dalla finestra, il lago continuava a muoversi.
Socchiuse di poco gli occhi per notare una figura che si muoveva vicino alla riva. Era ancora troppo lontana perché Harry potesse identificarla. Inizialmente gli parve un grande animale, ma man mano che si avvicinava la figura diventava sempre più chiara e visibile.
Era una persona, decisamente.
Camminava svelta per raggiungere l’interno dell’edificio con in spalla uno zaino. Liam era stato chiaro riguardo il regolamento del college: entro le nove di sera tutti gli studenti dovevano trovarsi all’interno del college o ne avrebbero subito le conseguenze.
Le 22.17.
Quella persona non aveva decisamente afferrato il concetto.
Ora la figura si trovava proprio sotto la sua finestra e Harry poteva scrutarla a meraviglia.
I capelli lisci e scuri le ricadevano perfettamente sulle spalle mentre le labbra sottili e gli occhi verdi le contornavano il viso.
La ragazza sembrò accorgersi della figura di Harry che la scrutava. Alzò gli occhi e li socchiuse di poco come per mettere a fuoco il volto del ragazzo.
Per pochi secondi i loro sguardi si incrociarono, poi la ragazza entrò frettolosamente dentro il college.
 
Zayn fissò ancora per qualche secondo la pagina del libro per poi chiuderlo definitivamente, aveva la testa in fumo. Erano quasi le dieci e mezza e non aveva ancora terminato il paragrafo di biologia.
Odiava terribilmente quella materia, odiava dover studiare fino a tardi e soprattutto odiava quella scuola.
Non riusciva ancora a credere che suo padre l’avesse obbligato a iscriversi.
Ti servirà per il futuro. Quando avrai una laurea e un posto di lavoro stabile mi ringrazierai. Suo padre glielo ripeteva sempre, soprattutto quando Zayn si lamentava al telefono con sua madre.
Sentiva la sua voce profonda fare da sottofondo alla chiamata e il ragazzo immaginava l’espressione contrariata che doveva aver assunto mentre ripeteva quella frase.
Zayn era intelligente. Si impegnava duramente e i suoi sforzi venivano sempre ripagati con dei voti eccellenti, ma ogni giorno si sentiva soffocare dalle pretese di suo padre e dei suoi professori.
Niall invece, il suo compagno di stanza, prendeva sempre tutto sotto gamba. Dava il minimo nello studio e passava tutte le giornate ad usare la sua videocamera.
Zayn si chiedeva ancora come avesse fatto a superare il difficilissimo test d’ingresso per il quale lui non aveva chiuso occhio per due notti di fila.
Per Niall e Louis era tutto così facile: loro non avevano pressioni, non dovevano convivere tutti i giorni con la paura di deludere la propria famiglia.
Con lo sguardo perso si ritrovò a fissare la porta davanti a se. Harry, il suo nuovo compagno di stanza, era entrato da poco scortato da Mr. Payne.
I due si erano scambiati un timido “ciao” e qualche parola di presentazione e poi il riccio si era liquidato nella sua stanza senza più uscirne nemmeno per andare al bagno.
Zayn aveva dato la colpa alla stanchezza.
Era un anno che frequentava l’Alnwick College, ma ricordava perfettamente il giorno del suo arrivo.
Sua madre aveva insistito per accompagnarlo malgrado la scuola avesse messo a disposizione la disponibilità degli insegnanti.
Ricordava che era rimasto meravigliato dal college e da tutto quello che lo circondava, anche se la montagna l’aveva fatto sentire in soggezione. Il Ghost gli aveva sempre provocato un senso di timore e inquietudine.
Sapeva che c’era qualcosa di strano, aveva anche provato ad indagare, ma tutte le persone a cui chiedeva gli rispondevano in modo vago e con poco interesse.
Per lui la montagna sarebbe sempre rimasta un mistero.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla maniglia della stanza che si abbassava quando la figura di Niall apparve dalla porta.
<< Ehi Sapientone, se hai finito con quella robaccia io e Louis vorremmo iniziare una partita all’x-box, ti unisci a noi? >>
Zayn amava l’allegria che Niall metteva sempre nelle cose, quel ragazzo non era mai giù di morale.
Il pakistano era sicuro che l’unica cosa che gli avrebbe fatto cambiare umore era la sua videocamera: una volta pensava che qualcuno gliela avesse rubata così si era messo a interrogare ogni studente trattandoli in modo poco carino.
Alla fine si venne a sapere che la videocamera era semplicemente finita sotto il suo letto e l’intero college ce l’ebbe con lui per un’intera settimana.
Niall si portava quell’aggeggio da per tutto filmando qualsiasi cosa. Inizialmente poteva sembrare carino immortalare i loro giorni al college, ma dopo un po’ diventava fastidioso.
Ricordava ancora quella volta in cui Louis gli aveva cacciato una strigliata perché il biondo lo aveva filmato in atti poco casti con una ragazza nel cortile della scuola e poi li aveva fatti girare per tutto il college.
Zayn doveva ammettere che con quei due non ci si poteva di certo annoiare.
Il ragazzo si alzò dalla poltrona della sua stanza per raggiungere Niall e Louis nella sala comune, afferrò un joystick e fregò delle patatine dal pacco che aveva appena iniziato Louis.
<< Ehi! >> il ragazzo protestò, Niall accennò un sorriso mentre selezionava la partita.
<< Qualcuno ha pensato ad invitare Harry? >> chiese Zayn mentre masticava le sue patatine.
<< Chi il nuovo coinquilino? >> domandò Louis svogliatamente.
<< Quel ragazzo è strano forte, ve lo assicuro. –  disse Niall mentre prendeva posto accanto al moro. – Ha un’aurea negativa. >>
<< Oh piantala Niall, mi ricordi tanto la Wilder. >>  Zayn tirò una cuscinata in faccia al biondo.
<< Mh, Gae è un bel bocconcino. >> rispose Niall provocando una risata generale mentre iniziavano la partita.
 
Rose leggeva distrattamente il suo libro seduta sulla poltrona all’angolo della stanza e Gae cercava scocciatamente qualcosa da guardare a quell’ora di sera in televisione facendo zapping con il telecomando mentre Alice uscì, avvolta solo da un asciugamano, dal bagno.
Le tre ragazze non si conoscevano molto. Gae frequentava il college da un anno mentre Alice e Rose erano arrivate solo la settimana prima.
Si erano già abituate al fatto di dover condividere la stanza per un intero anno e l’arrivo della nuova coinquilina non le aveva smosse più di tanto.
Quando Amy era entrata in stanza nessuna delle tre era presente. Secondo Rose, Gae doveva essere in giro per i corridoi a non combinare nulla come suo solito mentre invece Alice si doveva trovare in biblioteca a studiare, lei invece era seduta comodamente nella sala comune del primo piano a discutere di una relazione con la sua compagna di corso.
Quella sera nessuna delle tre aveva intenzione di andare a parlare con la nuova arrivata, non che fossero delle persone scortesi, ma ricordavano tutte perfettamente il loro primo giorno al college.
Ora l’unico rumore che si era creato nella stanza era la voce di Leonardo di Caprio che proveniva dal televisore. Rose aveva richiuso il suo libro, troppo stanca per continuare la lettura, e dopo averlo riposto sul tavolo si era accomodata sul divano di fianco a Gae.
La ragazza aveva seguito la figura di Alice, che fino a quel momento era rimasta seduta sullo sgabello della cucina avvolta ancora dall’asciugamano e con i capelli bagnati mangiando una vaschetta di gelato, alzarsi per poi ritirarsi nella sua stanza. Sia Rose che Gae sapevano bene che l’avrebbero rivista solo il giorno seguente.
Poi spostò lo sguardo sull’altra coinquilina e si domandò come due ragazze così diverse potessero essere entrambe perfette.
Gae era la tipica barbie bionda esuberante e civettuola con il fisico da modella e gli occhi azzurri. Erano poche le persone che al college non avevano sentito parlare della sua straordinaria bellezza e della sua parlantina.
Si poteva dire che la maggior parte dei pettegolezzi che giravano al college erano stati diffusi grazie a lei.
Alice invece era un tipo abbastanza particolare e insolito. Aveva i capelli scuri che teneva mossi o lisci a seconda di come le girava e gli occhi di un verde smeraldo. Era la tipica ragazza misteriosa con il carattere chiuso che non si sa rapportare con il resto del mondo, era di un anno più piccola delle altre due, ma sembrava quella più matura e seria, persino più di Rose che era sempre stata considerata razionale e pacata da tutti i suoi amici.
Gae si sforzava per apparire sempre perfetta e impeccabile mentre invece per Alice sembrava tutto così naturale.
Rose a questo punto non sapeva come definirsi. Prima del suo arrivo al college si era sempre ritenuta una ragazza semplice e abbastanza carina, ma quando aveva conosciuto le sue nuove compagne di stanza la sua bassa autostima si era scavata una fossa nel terreno.
Era una ragazza normalissima con i capelli castani e gli occhi dello stesso colore che non esagerava mai con il trucco e non vestiva con abiti troppo scollati e appariscenti.  
Non avrebbe mai saputo competere con il modo di vestire e di truccarsi di Gae o con il carattere intrigante di Alice. Lei ora era considerata solo come l’amica carina, ma non abbastanza, di Gae Wilder e Alice West.
Il fatto di essere poco considerata, però, non l’aveva mai turbata. Per Rose non essere al centro dell’attenzione, con il carattere timido e insicuro che si trovava, era sempre stato una fortuna.
Vivere nell’ombra di qualcuno non era un problema per Rose Gardner.
<< Dici che entro stasera uscirà dalla sua stanza? >> i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce squillante di Gae.
Rose ci mise un po’ per capire che la sua coinquilina si stava riferendo ad Amy Styles.
In effetti non aveva ancora pensato alla possibilità che sarebbe uscita dalla sua stanza prima della mattinata, forse le loro voci l’avrebbero spinta a presentarsi.
<< Forse dorme già. Sai bene quanto sia stancante il viaggio per raggiungere la scuola. >>
Gae abbassò un attimo lo sguardo e poi continuò a portarlo davanti alla TV senza aggiungere nient’altro.
Rose, stupita dallo strano silenzio della bionda, portò la sua attenzione sul televisore per vedere che cosa potesse fermare la parlantina di Gae, ma la televisione trasmetteva solo uno stupido spot televisivo.
Prima che la ragazza potesse proferire parola venne fermata dal movimento dell’altra ragazza. Gae si era alzata dal divano e dopo aver spento il televisore aveva dato la buona notte alla sua compagna e se ne era andata in camera.
Quel suo comportamento stupì ancora di più Rose che ora si chiedeva che cosa avesse turbato così tanto la ragazza da farla comportare così.
I suoi pensieri vennero interrotti dal battito insistente di una mano sulla porta. La ragazza si alzò frettolosamente dal divano chiedendosi chi potesse essere a quell’ora della notte.
<< Arrivo! >> Rose si diresse verso la porta e aprendola si ritrovò la figura assonnata di Mr. Payne davanti a lei.
<< Mi dispiace disturbare Rose, ma ho bisogno assolutamente di vedere Amy Styles, è urgente. >> il tono preoccupato che aveva usato Mr. Payne fece innervosire Rose.
Aveva conosciuto Liam la settimana prima e non l’aveva mai visto così nervoso e preoccupato.
<< Dovrebbe essere nella sua stanza, penso stia dormendo. >> rispose titubante indicando con l’indice la porta della stanza di Amy.
Il professore si diresse velocemente dentro la stanza senza prendersi il disturbo di bussare.


 
Il prologo è un po' pesante rispetto agli altri capitoli, lo ammetto. Almeno spero che vi abbia incuriosito almeno un po'. La storia si ispira al libro "Il segreto del Grace College" di Krystyna Kunh, se non l'avete letto vi consiglio di farlo perchè è davvero magnifico, ma personaggi e avvenimenti saranno differenti rispetto a quelli del libro. Aggiornerò ogni venerdì, ho già i primi quattro capitoli pronti quindi spero di essere costante nel postare. Alla fine di ogni capitolo metterò un piccolo spoiler/anticipazione sul capitolo successivo, giusto per farvi incuriosire di più. Tra l'altro vi avverto che in questa storia vedrete i ragazzi come non li avete mai visti, con caratteri e atteggiamenti del tutto differenti a come siete abbituati. Ringrazio ElisStrong per avermi ispirato per la grafica dei capitoli. Detto ciò vi lascio, spero in commenti positivi, tengo veramente a questa storia :)


 
ONE
WARNING


<< Non possiamo restare qui. Questo posto è malvagio, capisci? Malvagio! >>
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 1; Warning ***


 
ONE
WARNING
 


 
Non appena la sua nuova tutor l’aveva accompagnata nella sua minuscola stanza, Amy si sentì mancare. Se durante era stata solo stanca e nervosa adesso fu come avvolta da un profondo senso di depressione, che probabilmente non se ne sarebbe mai andata.
Era tardi, quasi le dieci e mezzo, e sebbene Liam avesse proposto loro di mangiare un boccone lei ed Harry avevano declinato l’offerta preferendo andare subito a letto.
Mentre raggiungeva la sua camera Amy era riuscita a notare solo i corridoi interminabili e male illuminati, con logori tappeti dalla fantasia quasi irriconoscibile che coprivano il parquet lisciato dai piedi di moltissimi studenti.
<< Il bagno è laggiù mentre la porta a vetri conduce alla cucina, anche se la maggior parte degli studenti mangia in mensa. – esordì la signora Benson una volta entrate in stanza. – Vuoi che ti presenti le tue coinquiline? >>
<< Domani. Sono piuttosto stanca, abbiamo fatto un lungo viaggio. >>
La tutor annuì e posò una valigia sulla sedia di fronte alla scrivania. << Certo, capisco. A proposito, sei fortunata: da questo appartamento si vede il lago. E hai un accesso privato al balcone. Tuttavia è esposto a nord, perciò, quando le tempeste infuriano sul serio, le imposte sbattono da matti, e in inverno si formano arabeschi di ghiaccio sul vetro. >>
Amy si avvicinò alla portafinestra, da cui si distinguevano i profili grigi del lago e delle montagne nella luce fioca dell’illuminazione esterna. << Già, il panorama è davvero splendido! >> si sforzò di sorridere.
Sorrise anche quando la signora Benson le consegnò le lenzuola e una pila di asciugamani, mostrandole gli armadi. E continuò a sorridere anche quando le consegnò la cartina del campus e il regolamento interno con la precisazione: << All’Alnwick le regole esistono per essere rispettate. >>
Amy temeva sinceramente che gli angoli della bocca le si sarebbero paralizzati e che quel sorriso le restasse incollato in faccia per tutta la vita. Ma cercò di controllarsi e ringraziò.
Tuttavia non appena la signora Benson fu uscita dalla stanza, si lasciò cadere sul letto. Il materasso era così infossato che quasi sfiorava il pavimento. La camera era minuscola e l’arredamento era privo di gusto. Semplicemente orribile!
A quanto ne sapeva l’edificio risalivi ai primi del Novecento ed era stato abilitato a college negli anni ’70. Da allora sembrava che non fosse stato sottoposto a grandi restauri, almeno non negli appartamenti.
Per un po’ fissò i disegni bizzarri che l’illuminazione esterna proiettava sul soffitto, riempiendo l’edificio di una luce irregolare. Forse avrebbe dovuto disfare le valigie.
Chissà come stava Harry. Riusciva a dormire?
Amy rivide l’espressione disperata del fratello, mentre Liam consegnava loro le chiavi. Di certo lui avrebbe voluto accompagnarla in camera e stendersi nel letto con lei per non dormire solo, ma non aveva detto nulla perché Liam, forse stanco per il viaggio, non aveva più prestato loro molta attenzione. Oppure ce l’aveva ancora con lui perché aveva quasi provocato un incidente? D’altro canto, Harry aveva ragione: sulla strada c’era veramente qualcuno. Nessuno dei due però aveva accennato a Liam della figura sulla sedia a rotelle che avevano visto.
Amy non sapeva il perché.
La stanza era silenziosa, l’unico rumore che si sentiva era causato dalla televisione che si trovava nel soggiorno. Le sue compagne di stanze erano tornate, aveva sentito il rumore della porta aprirsi e poco dopo l’acqua della doccia scorrere.
Per qualche secondo ebbe la tentazione di uscire dalla sua stanza e presentarsi alle sue nuove compagne, ma ormai quella Amy non esisteva più. Non era più la ragazzina che voleva primeggiare e piacere a tutti i costi, non da quando aveva conosciuto Noah.
Noah l’aveva già dimenticata? Oppure continuava a cercarla? Che cosa aveva pensato quand’era sparita da un momento all’altro, senza salutarlo, senza dirgli addio?
Prima o poi, a distanza di anni, forse qualcuno gli avrebbe domandato: << Ricordi la ragazza con cui hai fatto l’amore per la prima volta? Quel sabato sera, la sera in cui è capitata quella disgrazia? >>
Quanto tempo sarebbe trascorso prima che Amy diventasse un ricordo sfocato nella sua mente? Quanto tempo avrebbe impiegato Noah per dimenticarla?
<< Quale ragazza? >> avrebbe risposto.
Aveva continuato a fissare il soffitto sopra di lei finché qualcuno non proruppe bruscamente nella sua stanza.
In pochi secondi la figura di Liam si presentò ai piedi del suo letto mentre la fissava preoccupato.
<< Si tratta di tuo fratello. >>
 
Erano passati circa venti minuti da quando Harry aveva iniziato ad agitarsi e parlare nel sonno, la fronte era tutta sudata.
Il suo corpo esile, avvolto nel pigiama a quadretti, sembrava indebolito da uno sciopero della fame.
Era steso sulla schiena e fissava il brutto soffitto di legno. No, naturalmente non lo fissava, perché aveva gli occhi chiusi.
Quando dalla sua bocca uscì un urlo involontario Zayn e Niall si catapultarono nella sua stanza, ma questo non lo fece svegliare.
Il biondo accese la sua videocamera e iniziò a filmare mentre il pakistano lo osservò scocciato per poi far ricadere la sua attenzione sul riccio cercando di farlo svegliare inutilmente.
Louis si catapultò nella stanza pochi attimi dopo e osservò la figura di Harry che non sembrava voler smettere di muoversi sotto le lenzuola.
<< Ho avvisato Mr. Payne, è andato a chiamare la sorella. >> disse poi il ragazzo mentre Zayn annuì serio.
Ai ragazzi non era mai capitato di assistere a una scena del genere e persino Niall, che continuava a riprendere non interessandosi degli sguardi contrariati che continuavano a rivolgergli i suoi coinquilini, sembrava essere turbato.
Vennero attirati dal rumore della porta di ingresso che si apriva e in pochi secondi una ragazza si catapultò nella stanza.
La prima cosa che attirò l’attenzione di Amy fu un ragazzo biondo. L’unica cosa che poté notare di quel tipo furono il petto nudo e i pantaloni rosa shocking del pigiama.
Per il resto, il suo viso era nascosto dietro una videocamera e, cavolo, continuava a filmare anche quando si era fiondata ai piedi del letto di suo fratello.
<< Tu sei sua sorella? >> un ragazzo alto e snello era fermo sulla soglia della stanza che doveva essere proprio sotto la sua.
Era l’unico a essere completamente vestito: pantaloni di jeans, scarpe da tennis e maglione nero. Indossava perfino la cintura.
<< Io sono Zayn. Tua fratello ha qualcosa che non va. Ho provato a svegliarlo ma, più cerco di calmarlo, più si agita. Non si sveglia, ma non si lascia nemmeno toccare. >>
<< Sì. >> fu l’unica risposta che Amy riuscì ad articolare.
<< E’ normale? >> domandò un altro ragazzo alle sue spalle, ma lei lo ignorò.
Mille pensieri le attraversarono la mente, doveva tranquillizzare Harry e farlo tacere.
Aveva detto qualcosa nel sonno? Qualcosa che nessuno doveva sapere?
<< D’accordo mi occupo io di lui. E… – indicò dietro di sé – non ho bisogno di spettatori. >>
Zayn ignorò la sua richiesta. << Ha spesso questi incubi? >>
Amy dimenticò per un attimo la sua maschera di cocca di tutti. << E’ solo un brutto sogno, okay? Ora puoi far sparire tutti quanti? >>
Zayn alzò le mani. << Ehi, volevo solo aiutarlo! >>
Amy si sforzò di mantenere un tono calmo. << Non ha bisogno di aiuto. Quando si sveglierà ci riderà sopra. >>
Non è vero, pensò riportando l’attenzione su suo fratello.
<< Harry! – bisbigliò – Svegliati, sono io! >> gli sfiorò la mano e lui aprì gli occhi.
Harry batté le palpebre.
Il sudore gli imperlava la fronte alta, che la mamma aveva sempre definito “da intellettuale”.
I capelli ricci e castano scuro erano incollati alla testa e la bocca era contratta per la tensione. << Che è successo? >>
<< Niente. >> lo rassicurò Amy.
Poi però udì una voce dietro le sue spalle. << Come sarebbe a dire “niente”? >>
Amy soffocò in un gemito. Non aveva forse pregato a quei ragazzi di lasciarli da soli?
Harry prese il bicchiere d’acqua che era sul suo comodino e bevve un sorso. << Era tutto sotto sopra. – mormorò – Niente era più al suo posto. I libri erano stati buttati giù dagli scaffali… e dietro la scrivania… >>
Amy avrebbe voluto tappargli la bocca, ma riuscì a dominarsi e dire allegramente: << E’ tutto okay. E’ stato solo un brutto sogno. Dev’essere stato lo stress del viaggio oppure… non avrai mica letto uno dei tuoi libri strani, eh, Hazza? >>
Continua a sorridere, Amy.
Oddio quei maledetti sorrisi facevano così male!
E perché “Hazza”? Non l’aveva mai chiamato così.
Lui, tuttavia, capì e cercò di non mostrarsi troppo agitato. Imbarazzato, tirò su la coperta e si rivolse ai tre ragazzi.
<< Mi dispiace di avervi svegliato. >>
Zayn  si avvicinò a Amy e diede una pacca sulle spalle a Harry. << Da come urlavi, dev’essere stato proprio un sogno orribile. >>
Harry sgranò gli occhi. << Urlavo? >>
<< Sì, come un dannato. – rispose subito Amy – Dovrebbero sistemarti in una stanza insonorizzata, altrimenti ti arresteranno per disturbo della quiete pubblica! >>
Non importava quali sciocchezze avrebbe detto, l’essenziale era che Harry tornasse in sé.
Dietro di lei risuonò un lieve ronzio. In un primo momento pensò che venisse dalla plafoniera, la cui lampadina continuava a tremolare, ma poi vide l’obbiettivo di una videocamera.
Il ragazzo con indosso il pigiama rosa lo puntò dritto sul volto di Harry e esclamò: << Fantastico, fantastico, fantastico! Ora guardami! Sì, perfetto. Le tue pupille sono gigantesche, come se qualcuno ti avesse forato gli occhi. – si avvicinò – Potresti fingere di dormire? Non ho ripreso bene l’urlo, capisci? >>
<< Oh, Niall, la vuoi piantare? >> sbottò il ragazzo castano che fino a quel momento era rimasto sullo stipite della porta.
In Amy esplose qualcosa, un’enorme palla di fuoco che mandò in cenere la sua solita compostezza.
Tirò uno schiaffo allo sconosciuto. << Ma cosa sei, un maniaco? Uno di quei guardoni che si eccitano davanti all’infelicità altrui e poi mettono tutto su YouTube? Spegni subito la videocamera o te la lancio fuori dalla finestra! >>
Pazzesco, gridare la faceva sentire così bene.
<< Niall, ha ragione, spegni la videocamera. – Zayn appoggiò una mano sulla spalla di Amy con fare rassicurante – Scusalo, non lo fa con cattiveria. >>
In quell’stante Liam entrò in camera e dopo essersi accerto che Harry stesse bene indicò l’orologio. << Credo che ora possiamo tornare tutti a dormire. Come vedete, Harry sta bene. >>
I tre ragazzi si scambiarono un’occhiata, ma senza ulteriori commenti lasciarono la stanza seguiti da Liam.
Quando la porta si chiuse Amy girò intorno al letto e guardò fuori dalla finestra la macchia nera del lago.
<< Non possiamo restare qui, Amy. – sussurrò Harry – Questo posto è malvagio, capisci? Malvagio! >>
 
Quando i raggi solari illuminarono il cuscino su cui si posava il viso di Alice, la mora aprì gli occhi scocciatamente.
Aveva sempre l’abitudine di non tirare mai le tende prima di andare a dormire, ma poi ne risentiva sempre la mattina seguente.
Scostò le coperte infondo al letto e si alzò svogliatamente stiracchiandosi un po’. Si avvicinò alla presa della corrente e staccò il cellulare dalla carica.
Lo schermo buio si illuminò mostrando lo sfondo del display, che raffigurava la figura di un ragazzo moro, segnalare un nuovo messaggio.
 
CARA ALICE, BENVENUTA ALL’ALNWICK.
QUESTA SERA ORE 20 FESTA NELLA RIMESSA DELLE BARCHE.
 
Com’era possibile? Non aveva dato il suo numero a nessuno da quando era arrivata al college la settimana prima.
Come faceva dunque il mittente a conoscere il numero?
Dopo essersi vestita infilò il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e uscì dalla sua stanza.
Dalla fretta non si accorse della figura della sua coinquilina a pochi metri finendo, così, per scontrarsi con lei.
<< Vai sempre di fretta, vero? >> la voce di Gae risuonò nella stanza.
Alice la fissò per pochi secondi senza dire nulla e poi si diresse verso la porta di uscita, ma prima che potesse andarsene la bionda la richiamò. << Stasera verrai alla festa? >>
Alice guardò la ragazza sorpresa, dunque l’invito non era arrivato solo a lei.
<< Potremmo stare tutte insieme. >> intervenne Rose, la mora non si era neppure accorta della sua presenza dentro la stanza.
<< D’accordo. >> rispose semplicemente lei per poi abbandonare definitivamente la stanza con gli occhi delle due ragazze puntate contro.
Attraversò infiniti corridoi e salì moltissime rampe di scale prima di raggiungere la caffetteria.
Sebbene fossero solo le 7.30 della mattina moltissimi studenti erano già seduti ai tavoli mentre sorseggiavano caffè o mangiavano qualche brioche.
Dopo aver ordinato un caffè prelevò dalla sua tracolla un libro di architettura e iniziò a sfogliare le pagine che ancora profumavano di nuovo.
Era così che Alice era riuscita ad entrare all’Alnwick College, ottenendo una borsa di studio con l’architettura ed era quello il futuro a cui voleva aspirare.
Ovviamente sua madre non era d’accordo, l’avrebbe preferita di gran lunga avvocato o medico, come suo padre.
Improvvisamente il libro le venne tolto dalle mani mostrando davanti a lei la figura di Niall.
<< Ma guarda chi c’è, la mia ragazza preferita. >> disse il biondo divertito.
Alice sbuffò e si riprese il libro che era finito nelle mani del ragazzo.
<< Non hai nulla di meglio da fare, Horan? Perché non te ne vai in giro con la tua telecamera? >>
<< Ferma, sta zitta! – Niall si alzò a mezzo dalla sedia e sbirciò oltre il tavolo, verso il bancone del bar – Qualcuno ci osserva. Ana, Ana Finder! E’ una celebrità qui all’Alnwick. >>
Si era fatto tardi e la caffetteria si era quasi svuotata.
<< Chi? >> domandò Alice, irritata.
<< La ragazza sulla sedia a rotelle! Ana Finder! Non ne hai mai sentito parlare? >> Niall tirò fuori la videocamera dalla sua custodia e iniziò a filmare la ragazza.
La prima cosa che Alice notò furono due mani magre e affusolate, con le unghie dipinte di rosso, puntate sulle larghe vuote di una sedia a rotelle. Poi uno di quei braccialetti su cui si possono inserire tutti i ciondoli che si vuole, dal segno zodiacale, agli hobby o, ancora peggio, ai souvenir da viaggio.
Indossava un paio di jeans taroccati e una felpa col cappuccio dell’Alnwick College. Aveva forse due o tre anni in più di Alice e di Niall, ma era impossibile da dire per via del trucco pesante. I capelli erano mori.
<< Oddio, sta venendo qui! >> Niall doveva avere nel cervello un amplificatore con cui regolava le corde vocali. Alice non aveva mai incontrato nessuno che sapesse modulare la voce come lui.
<< Perché all’improvviso sussurri, Niall? >> chiese in tono di scherno.
<< Credo che Ana odi quando si parla di lei. >>
<< E questo ti preoccupa? >>
<< Smettila subito! >> la interruppe una voce stentorea ed energetica alle sue spalle.
Ana si era fermata davanti a Niall, che era seduto su una seggiola e inquadrava la sedia a rotelle.
<< Sei sordo? Spegni la videocamera! Altrimenti ti querelo per discriminazione. E poi ti becchi una denuncia per violazione della privacy. >>
Il silenzio non calò solo intorno al tavolo. I pochi studenti rimasti allungarono il collo, incuriositi.
Niall saltò giù. << Datti una calmata. Essere su una sedia a rotelle non è niente di speciale. Ho filmato cose più strane. Nani, travestiti, una donna cui il cancro aveva letteralmente divorato il naso… >>
<< Vaffanculo! >> la ragazza alzò la mano scarna e pallida e alzò il dito medio nel gesto in cima alla classifica internazionale degli insulti.
<< Vaffanculo tu, Ana! >> Niall le voltò le spalle e si abbassò i jeans così velocemente che Alice pensò di aver immaginato tutto.
Un brusio, poi risa fragorose.
Alice fece una smorfia disgustata, aveva sempre problemi con le persone come Niall, che si divertivano a spese degli altri.
Gli sguardi degli spettatori erano puntati su Ana in attesa della sua reazione, ma lei rimase sorprendentemente calma. << Questa me la paghi, Horan. Stanne certo. >>
Strinse le palpebre e poi fece un sorriso enigmatico per poi uscire dalla porta principale.
Alice, stupita, la fissò con lo sguardo. Il suo autocontrollo era ammirevole.
Ana era stata offesa e ridicolizzata e l’unica cosa che aveva fatto era stato sorridere, ma era stato proprio quello a mettere in chiaro chi avesse davvero in pugno la situazione.
<< Stasera andrai al misterioso party nella rimessa delle barche? – domandò Niall, strappandola dalla sua riflessione – Oppure quella e-mail che ho ricevuto era solo uno scherzo? >>
<< No, l’ho ricevuta anche io. Anche le mie coinquiline me ne hanno parlato. >>
<< Oh, sarà davvero una figata! Credi davvero che si terrà una festa dietro la rimessa? Io penso che dietro questo invito si nasconda qualcosa. Ogni college ha i suoi rituali di iniziazione, no? – si passò una mano tra i capelli biondi – Ma non importa, per ora voglio credere alla storia del party. >>
Alice annuì e poi si alzò dalla sedia dirigendosi verso l’uscita seguita a ruota dal ragazzo.
 
Liam guardava l’enorme atrio della galleria. Dopo pranzo, quell0 era il punto di incontro degli studenti, che, divisi in gruppetti, parlavano di cosa fare più tardi. Se erano fortunati trovavano posto su uno dei comodi divanetti.
Lui e la professoressa Benson chiacchieravano seduti di fianco al caminetto.
Visti così potevano risultare incredibilmente simili: erano entrambi molto giovani, alti e con la pelle abbronzata.
Da giovani erano i classici tipi che d’estate facevano surf e in inverno si lanciavano giù dai pendii con lo snowboard.
Tuttavia, almeno nel caso di Liam, quella ostentata disinvoltura era ingannevole.
Si diceva che Liam fosse il miglior insegnante di tutta la Gran Bretagna e che fosse molto ambizioso.
Improvvisamente la sua discussione con la professoressa Benson venne interrotta da una voce familiare.
<< Mr. Payne, posso chiederle una cosa? >> Amy si presentò davanti agli occhi dei due insegnati interrompendo bruscamente il chiacchiericcio dei due.
Liam alzò gli occhi, infastidito. << Non ora! Isabel e io dobbiamo discutere di una questione importante! >>
<< Scusi, ma… come faccio ad andare in città domani dopo i corsi? >>
Liam scambiò un’occhiata alla sua collega che guardava Amy scandalizzata. << Vorresti andare ad Alnwick, domani? >>
<< Si, perché, è un problema? >>
<< Direi di sì. >> Isabel aggrottò la fronte.
<< Ma è importante! >>
Liam non capiva il comportamento della ragazza. Cosa doveva fare di così urgente?
<< Ad Alnwick non c’è nulla che tu non possa trovare anche qui. – asserì Liam, pacato – Di che cosa si tratta? >>
L’espressione di Amy cambiò in volto non aspettandosi quella domanda.
<< Oh, io… io ho semplicemente bisogno di cambiare aria. >> La ragazza ignorò l’espressione sbigottita di Isabel.
Liam fece spallucce. << Ne abbiamo bisogno tutti, ma non è possibile. >>
<< Perché no? >> Amy stava iniziando a diventare davvero irritante con tutta quell’insistenza.
<< Chi ti accompagna? >>
<< Lei potrebbe darmi un… >>
Isabel scoppiò a ridere. << Come ti salta in mente? Mr. Payne è il tutor, non il tuo autista personale! Non sai che occorrono quasi due ore per arrivare in città? >>
<< Ma… >>
Lei alzò gli occhi al cielo. << Certo che voi matricole avete delle idee bizzarre. >>
Liam si accorse che Amy aveva le lacrime agli occhi. << Okay, dai, siediti e spiegami il problema. >>
Lei si lasciò cadere su una poltrona di pelle, stringendo i denti. << Dunque, devo andare ad Alnwick per… >> Tacque.
<< Per? – la incalzò lui, spazientito – Parla tranquillamente. Oppure è un segreto? Non preoccuparti, resterà tra noi, vero, Isabel? >>
<< Ovvio. Noi siamo, per così dire, “specialisti” di segreti. – le rivolse un sorriso da cospiratrice – Perciò dicci tutto! >>
<< Devo spedire un’e-mail importante! >>
A Liam parve che Amy conoscesse già la risposta che le stava per dare la professoressa Benson.
<< Beh, se è tutto qui, all’Alnwick abbiamo un’ottima connessione Internet. >> Isabel inarcò le sopracciglia.
<< Si, certo, ma… >> Oddio, più andava avanti, e più sembrava assurdo.
Lui alzò le mani. << Allora quel è il problema? >>
<< Devo andarmene, non ce la faccio più. Voglio… >> Isabel non la fece continuare.
<< Ehi, è normalissimo che nei primi giorni ci si senta un po’ smarriti. – scrutò Amy, ma questa volta i suoi occhi non erano divertiti, sembravano più compassionevoli – Ci siamo passati tutti! Ma prima o poi imparerai ad amare la valle. Okay, probabilmente “amare” è un po’ esagerato visto che a volte gioca brutti scherzi… >> Isabel assunse un’espressione preoccupata, come se gli fosse sfuggito qualcosa che non doveva dire.
<< Che cosa intendi? >>
Isabel lanciò un lungo sguardo a Liam. Lui si piegò verso Amy.
<< Ascolta. Non si può andare in città così di punto in bianco. Se vuoi usare un’auto del college devi ottenere l’autorizzazione, addurre motivi urgenti o aspettare che un docente o altri studenti vogliano lasciare la valle. Puoi chiedere alla segreteria di metterti in lista. Oppure prendere l’autobus nel prossimo week-end. >> cercò di rassicurarla lui.
<< Mrs Benson, che cosa intendeva quando ha detto che ogni tanto la valle gioca brutti scherzi? >>
<< Non agitarti. Sono solo storie inventate dagli studenti. Scusa, non volevo spaventarti. >>
<< Storie? >>
<< Sì, sul fatto che qui non sia tutto normale. >>
<< Che cosa? Che cosa non è normale? >>
Liam e Isabel si guadarono ancora.
<< Ascolta, Amy. Non devi credere a tutto quello che si dice in giro. Sei qui da poco, devi ancora abituarti. Stasera c’è la festa di inizio anno, rilassati e divertiti. >>
La voce di Liam fu così rassicurante che Amy si calmò, si scusò dell’interruzione e se ne andò lasciando di nuovo soli i due docenti.
Entrambi seguirono con lo sguardo la ragazza abbandonare l’atrio e poi si guardarono.
<< Quella ragazza ha qualche rotella fuori posto. >> decretò Isabel divertita.
Liam ritornò a fissare il punto in cui Amy si trovava pochi secondi prima, come se fosse ancora con loro.
Il suo comportamento non lo convinceva per niente, già da quando aveva accompagnato lei e suo fratello al college aveva notato qualcosa di strano.
<< Nasconde qualcosa. >> rispose semplicemente Liam mentre la sua collega lo osservava sorpresa.

 


Ed ecco qui il primo capitolo! Spero vi piaccia perché è da questo momento che la storia ha un inizio vero e proprio. Alcuni misteri del prologo vengono svelati, ad esempio il perchè dell'entrata in scena di Liam. Inoltre conosciamo un nuovo personaggio e veniamo a sapere del misterioso party. Mi scuso se ci dovessero essere degli errori, ma non ho modo di ricontrollare il capitolo in questo momento. Non mi dilungo molto perché devo andare, ma ci tenevo a ringraziare quelle fantastiche persone che hanno recensito il prologo, siete state tantissime. A venerdì :)


 
TWO
PARTY


<< Ehi, qui c’è qualcosa! Forse è un segno che siamo sulla strada giusta. >>


 

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Capitolo 3
*** 2; Party ***


 
TWO
PARTY
 

 
La sera del party, il tempo era insolitamente bello. Il cielo era sereno, nessuna nuvola sembrava volerlo coprire per quella notte.
<< Ehi, quanto dista ancora, Louis? >> gridò Niall.
<< Non lo so. >> Naturalmente Louis si era messo alla testa del gruppo e, una volta arrivato sulla riva del lago, aveva imboccato il vialetto a sinistra, che, come tutti sapevano bene, sbucava in un angusto sentiero sulla riva settentrionale, circa mezzo chilometro più in là.
<< Louis, e se arriviamo in ritardo? >> domandò di nuovo Niall.
Louis non rispose, limitandosi ad avanzare. Zayn ed Harry lo seguirono.
Quella era stata la giornata più calda dal loro arrivo alla valle. A mezzogiorno il termometro era salito fino a venti gradi e anche ora, di sera, l’aria non era molto più fredda.
Percorsero in silenzio il primo mezzo chilometro, finché la strada asfaltata non finì e si trasformò in un sentiero battuto che si snodava tra la foresta di abeti e di scarpata.
Il sole era basso sul lago, piatto come una tavola, e lo tingeva di una strana luce arancione.
Dopo un centinaio di metri, il sentiero s’inerpicava tra gli alberi e correva a una ventina di metri sopra la sponda.
In cima si stringeva notevolmente, perché sulla sinistra non era più delimitato dal bosco, bensì dalle rocce.
Un cartello avvertiva:
 
ATTENZIONE!
CADUTA MASSI
 
<< Ehi, qui c’è qualcosa! – urlò Harry – Forse è un segno che siamo sulla strada giusta. Che ne pensate? >>
Un nastro nero e liscio pendeva da un cespuglio che spuntava da una roccia. Niall superò gli altri e puntò la videocamera in quella direzione.
<< Potresti avere ragione. Non è qui da molto. Il tessuto non è né liso né sbiadito. >> ragionò Zayn.
<< Qui da qualche parte deve esserci qualcuno, dunque. Oppure chi ha lasciato il segno è stato ucciso da questo sasso. >> Niall indicò con fare teatrale una minuscola pietra sul terreno.
<< In questo caso, il cadavere dovrebbe essere laggiù. >> replicò Louis, accennando all’acqua.
<< Ancora caldo. >> aggiunse Niall.
<< Siete disgustosi! Andiamo, soffro di vertigini. >> Zayn si schiacciò contro la parete rocciosa e seguì il sentiero, che ora non era più largo di uno o due metri. Gli altri lo imitarono.
Harry si fissò per evitare di spostarsi troppo sulla destra. Non aveva mai sofferto di vertigini, ma si sentiva a disagio.
Un passo falso, e sarebbe precipitato giù per la china, spezzandosi le gambe. Come minimo.
Alla curva successiva si guardò indietro. Sebbene si fossero allontanati di almeno due chilometri, il massiccio profilo del college era ancora visibile tra gli alberi.
La luce del sole morente si rifletteva sulle vetrate.
Quindi udì un rumore d’acqua. Sgorgava dalla parte della roccia, cadendo quasi ad angolo retto.
<< Una cascata! Oh, mio Dio, come lo attraversiamo? >> Neppure la voce di Niall riusciva a sovrastare gli scrosci.
<< Laggiù c’è un ponte. – urlò Louis, rimettendosi alla testa del gruppo – Ma fate attenzione, alcune travi sono un po’ traballanti. >>
Il ponte dondolava leggermente e la ringhiera era pericolante. Non osarono toccarla.
Attraverso le fessure delle tavole si resero conto di quanto fosse profondo il precipizio.
<< Louis mi gira la testa! Non posso guardare giù! >> piagnucolò Niall.
<< Allora non farlo! >> lo apostrofò Harry, che camminava dietro Zayn.
<< Qui c’è un’altra biforcazione. >> annunciò Louis.
I ragazzi alzarono lo sguardo. Oltre il ponte la strada si diradava: a destra saliva bruscamente e continuava lungo il lago; a sinistra, invece, la parete rocciosa finiva e qualcuno aveva dipinto una freccia con la vernice nera.
<< Un altro segno, Louis? >> domandò Niall.
<< Perché chiedi sempre a me? >> ribatté l’altro, irritato.
<< Perché tu conosci la strada. >>
<< Io? No, io non ne ho la più pallida idea. >>
<< Non sai quanto sia lontano? –  insistette Niall – Allora perché stiamo seguendo te? >>
Louis si voltò. << Perché vi fidate di me. >>
<< Forse al college avremmo dovuto voltare a destra, dopo tutto è quella la strada principale. >>
<< Non ci sono molte alternative e il lago è rotondo, perciò prima o poi arriveremo. Infondo si tratta di una rimessa per le barche, dunque dev’essere vicino alla riva. >>
<< Potrebbero volerci ore per girare attorno al lago. >> obbiettò Zayn, meditabondo.
<< Non ho fretta! >> disse Louis, riavvicinandosi.
Lo seguirono lungo il sentiero, che si inoltrava nel bosco sfruttando ogni spazio libero tra i fitti abeti.
Dopo alcuni metri Louis si fermò all’improvviso.
<< Che cosa c’è? >> domandò Zayn.
Il ragazzo indicò una recinzione.
<< Non si può proseguire? >> Niall assunse il tono lamentoso che sapeva usare alla perfezione e che aveva utilizzato fino a prima. Forse bastava premere un tasto.
<< Ma laggiù c’è un altro segno. >> Harry additò un albero oltre lo steccato, dove qualcuno aveva appeso a un ramo un nastro nero.
Davanti ai ragazzi c’era però un cartello.
 
ZONA VIETATA
DIVIETO DI ACCESSO
 
<< Ho letto delle zone vietate intorno al lago. Il regolamento interno stabilisce che agli studenti è severamente proibito entrarvi. >> Zayn sembrava davvero a disagio.
<< Il regolamento interno stabilisce molte cose. – replicò Niall in tono canzonatorio – Pure che gli studenti devono essere negli appartamenti entro le undici. >>
<< Non capisco proprio cosa significhi. >> affermò Harry, guardando il recinto.
<< Io sì. Pura cattiveria. E’ un test. >> disse Zayn.
<< Oppure vogliono semplicemente tenerci lontani. >> mormorò Louis.
<< Da cosa? >> domandò Harry.
<< Dalla verità! >> bisbigliò Niall.
Harry udì un urlo e poi la voce acuta di Louis.
<< Santo cielo, Niall, piantala! >>
<< Non ho fatto niente! >>
<< Mi hai messo la mano sulla spalla! >>
<< Io? No! Devo tenere la videocamera e, in tutta onestà, la tua spalla non mi eccita granché. >>
<< Qualcuno mi ha toccato! >>
<< I mostri del bosco, forse? >> Niall rise.
<< Scavalchiamo. Non può mancare molto, ormai. >> decretò Louis.
<< Pensavo non conoscessi la strada. >> disse Zayn, irritato.
Harry alzò la mano. << Zitti. Lo sentite? >>
Tutti tesero le orecchie.
Risate attutite ruppero il silenzio. Una musica in lontananza.
Louis si guardò intorno. << Se ci arrampichiamo su quel vecchio ceppo, ce la facciamo tranquillamente. –  Saltò sul tronco coperto di muschio, s’issò sulla rete e scavalcò con scioltezza – E’ facilissimo, venite! >>
I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte. Zona vietata oppure no, erano arrivati fin là e ora volevano sapere cosa si nascondesse dietro quella faccenda.
Harry e Zayn scavalcarono per primi, Niall fu l’ultimo che passò delicatamente la videocamera a Louis.
<< Cavolo! – urlò afferrando la rete – Credo che questa parte sia elettrificata. Ho preso la scossa. >>
<< Sono stati i mostri del bosco. >> dissero all’unisono Harry e Zayn, ridendo come matti.
 
La rimessa sorgeva in una piccola insenatura e aveva un aspetto fatiscente. Era chiaro che da anni nessuno si occupava più della manutenzione.
Il tetto di legno e le pareti esterne erano pieni di buchi. La vernice verde era scrostata in più punti, e coperta di graffiti.
Sopra la porta, in cui la lastra di vetro era crepata, campeggiava una scritta in grandi lettere rosse: WE ARE THE CHAMPIONS.
Il prato era disseminato di lattine e involucri di patatine, bottigliette ricoperte di cera e vecchi barattoli in marmellata.
Qualcuno si era dato molto da fare per il party.
 Avevano appeso dei lampioncini e dei palloncini di vario colore lungo la veranda, pochi metri più in la c’era la console del deejay affiancata da due casse enormi e avevano persino allestito una pista da ballo, dove gli studenti erano già stipati come sardine.
<< Wow! La mia canzone preferita! – Gae si mise a cantare a squarciagola – Dai balliamo! >> trascinò via Niall, che cercò aiuto gettando un’ occhiata a Rose.
La ragazza sorrise divertita e poco dopo posò il suo sguardo sulla ragazza accanto a lei.
Era straordinario come avessero legato tutti in quelle poche ore.
Amy si era mostrata come una ragazza davvero splendida, gentile e intelligente. Anche Alice sembrava più cordiale quella sera.
I ragazzi li avevano conosciuti quella sera, grazie ad Amy e suo fratello Harry, anche se qualcuno sembrava già conoscersi.
<< Vieni anche tu? >> domandò Rose, guardandosi intorno.
<< Non ora. >> rispose Amy.
<< Ehi, guarda, là c’è Harry. >> Zayn indicò la riva del lago dove Amy distinse un pontile di legno che si allungava sull’acqua.
La ragazza urlò a gran voce il nome di suo fratello cercando di sovrastare la musica assordante.
Quando Harry si girò a guardarla, la ragazza gli fece cenno di avvicinarsi così il riccio raggiunse la sorella e Zayn.
<< Non credevo saresti venuto. >>
Harry non era il tipo di ragazzo che partecipava ad eventi come quello, Amy era sempre stata abituata a vederlo chiuso in camera con un libro in mano.
<< Alla fine i ragazzi mi hanno convinto a venire. >> Harry rivolse un sorriso complice a Zayn.
Per fortuna nessuno aveva osato accennare alla notte precedente, quando Harry stava per svegliare mezzo dormitorio.
Harry non avrebbe retto alla frustrazione.
Alice e Niall li raggiunsero ridendo di gusto, lasciando sul volto dei tre ragazzi un’espressione confusa.
<< Ragazzi, non sapete quanto sia duro ballare con Gae. – disse Niall tra le risate – Per fortuna c’era Alice. >> tutti quanti scoppiarono a ridere notando Gae, in pista, ballare da sola.
Harry osservò Alice notando in lei un viso familiare e quando lei si accorse degli sguardi insistenti del ragazzo le porse la mano.
<< Piacere, Harry. >>
La mora lo fissò per qualche secondo poi gli strinse la mano.
 << Alice. >> lo guardò attentamente, come se anche lei avesse intuito qualcosa.
<< Avete fame? >> Rose si materializzò davanti a loro e allungò il piatto pieno di dolciumi.
Era una di quelle persone che potevano mangiare in continuazione senza mettere su neppure un grammo.
<< Oh, ma che gentile! Grazie! >> Louis raggiunse il gruppo e rubò un muffin al cioccolato.
<< Ehi, non era per te! >> Rose gli diede una sberla sulla mano.
<< Come hanno fatto a portare qui cibo e bevande? >> domandò Alice guardandosi intorno.
<< Non lo so, ma deve essere stata una fatica non indifferente, visto che doveva essere un segreto. Hanno persino portato un impianto hi-fi. –  Zayn sorrise e porse un bicchiere ad Amy – Ne vuoi un po’? >>
<< C’è dell’alcool? >>
<< Direi piuttosto che c’è anche della Coca Cola. Se vuoi ne vado a prendere uno anche per te, oppure puoi tenere il mio. >>
<< No, grazie. >>
<< Dai, Amy, non fare la guastafeste! – Gae, che aveva appena lasciato la pista da ballo, aveva il fiatone – Festeggiamo! Ormai siamo al college, finalmente siamo cresciuti e ci siamo liberati una volta per tutte dei nostri genitori. >>
Sì, sì, sì. Aveva ragione e Amy si era ripromessa che si sarebbe divertita.
Guardò per una volta il viso di Zayn che le sorrideva infondendole sicurezza.
<< D’accordo. >> disse, ridendo.
Poco dopo, il ragazzo tornò e porse a loro due bicchieri di plastica pieni fino all’orlo. << Brindiamo alla nostra nuova vita! >>
<< Alla nostra nuova vita. >> ripeterono tutti all’unisono, bevendo il primo sorso.
L’alcool gli diede subito alla testa a Rose. Un po’ più rilassata, si guardò intorno e lesse lo stesso sentimento sui volti degli altri: la speranza di essere arrivati.
Un altro bicchiere e all’improvviso c’erano solo visi allegri.
 
Il sole era sempre più basso e sul lago sembrava voler passare una nuvola giallognola, come se si fosse persa.
Alice ripensò a un altro lago del suo passato. Quante volte era andata a nuotare con Logan nel laghetto a pochi chilometri da casa.
Quasi sempre di sera, verso quell’ora. Quando le famiglie mettevano via i barbecue e le bottiglie di birra e finalmente tornavano a casa con le loro salsicce arrostite e i loro bambini chiassosi, e i ragazzi s’impadronivano della riva.
Poi accendevano un falò, suonavano la chitarra e facevano il bagno nudi.
Alice sentì un brivido di piacere lungo la schiena. L’acqua era così delicata che sembrava fondersi con la pelle.
Benché la situazione paresse quasi identica – un lago, un party, l’alcool – era tutto molto diverso. E sapeva anche perché.
Dipendeva dal silenzio. Era difficile da spiegare ma, nonostante la musica, le risate e gli schiamazzi, mancava qualcosa.
Il cinguettio degli uccelli, il ronzio degli insetti, il fruscio dei rami. Anche la nuvola nel cielo sembrava immobile, come se la natura fosse in stand-by.
Sotto il pontile, lunghi fili d’erba e piante aggrovigliate avevano formato un fitto tappeto verde da cui spuntava il ramo morto di un pino.
Assomigliava a un osso meticolosamente spolpato e sbatteva a ritmo regolare contro il palo di destra.
Là sotto qualcosa doveva farlo muovere.
Il lago era piatto come una tavola, non c’erano onde e nemmeno un alito di vento che increspasse sulla superficie, eppure il ramo si agitava nella palude sotto le tavole.
Alice chiuse gli occhi e, per una frazione di secondo, capì come doveva sentirsi Logan quando aveva una delle sue “visioni”, come le chiamava lui.
Si domandò che cosa avrebbe pensato lui in quel momento, sicuramente avrebbe fatto una deduzione intelligente che spiegasse il comportamento del lago e poi avrebbe terminato con una delle sue citazioni sul senso della vita.
Chissà come sarebbero state diverse le cose se lui fosse li con lei.
<< A volte, il lago sembra morto. Non ci sono pesci là sotto. >>
Alice riconobbe la voce di Harry e trasalì. Cominciava a credere che la seguisse. Non si voltò.
<< Ne hai le prove? >> domandò, scettica.
<< No, lo so e basta. >>
<< Io torno alla festa. >> senza degnarlo di uno sguardo, Alice si avviò verso la rimessa.
Il ragazzo la seguì. Lei allungò il passo, nervosa.
Alla fine del pontile, tuttavia, si bloccò di colpo e si girò.
<< Dì un po’, mi stai seguendo per caso? >>
<< Ti piacerebbe? >> Harry inarcò le sopracciglia con espressione interrogativa.
Chi era quel tipo, e cosa voleva da lei?
<< Vorrei solo che mi lasciassi in pace, okay? >>
<< Ti ho forse fatto qualcosa? >> Harry alzò le mani.
Alice aveva la risposta sulla punta della lingua. Avrebbe voluto dirgli che la disorientava, che la innervosiva, ma forse era proprio quello che lui voleva sentire.
<< No. >> mormorò.
<< Non potrei mai farti del male, Alice. >>
Santo cielo, quei maledetti occhi verdi tanto simili ai suoi. Erano come quei paesaggi intrappolati nelle palle di vetro con la neve, che contenevano un intero mondo, un caleidoscopio di possibilità.
Alice non seppe cos’altro fare se non fuggire da quel mondo,che prendeva vita solo quando qualcuno lo scuoteva.
Tornò alla rimessa, insieme a tutti gli altri. Harry la raggiunse.
Alice poteva sentire lo sguardo perforante del ragazzo forarle la pelle.
Rubò un bicchiere dalla mano di Gae e se lo bevve tutto d’un sorso mentre Rose e Amy la osservavano preoccupate.
Si voltò un’ultima verso Harry che stava continuando a guardarla.
Forse, per quella sera, sarebbe stato meglio se non si fossero più parlati.
 
Per quella sera, Zayn fu la salvezza di Amy. Non sapeva perché all’inizio le sue pose da bravo ragazzo l’avessero irritata.
Non rappresentava una minaccia, lo sentiva istintivamente.
Lo trovò su uno dei vecchissimi sofà logori vicino alla rimessa.
<< Dov’è Rose? >> gli domandò.
Lui gli indicò la pista da ballo.
Rose e Gae si stavano scatenando al centro della pista. Con i suoi tacchi Gae, la superava di due teste e i movimenti armonici di Rose erano in netto contrasto con quelli sgraziati della bionda.
<< Vieni a sederti. >> la invitò Zayn.
Amy si lasciò cadere sul divano, talmente sfondato che quasi toccava il pavimento. Il tessuto mélange rosso e nero puzzava di muffa e si era strappato in alcuni punti, da cui usciva la gommapiuma.
Zayn appoggiò la testa, chiuse gli occhi e domandò esitante: << Perché sei qui? >>
<< Io… perché sono qui? >>
<< Sì. >>
<< Beh, il party è stato organizzato per… >>
<< Non intendevo questo. >>
<< Che cosa, allora? >>
<< Perché sei venuta all’Alnwick? >>
Per favore, non chiedermelo, così non sarò costretta a mentire, pensò Amy. << E’ un ottimo college, no? Riservato a studenti molto dotati, fucina di dirigenti e così via. >>
Zayn aprì gli occhi, inclinò la testa e la guardò con aria pensosa. << Ti ci hanno spedito i tuoi genitori? >>
 << I miei genitori? >>
<< Sì, i tuoi vecchi, i tuoi procreatori, le tue cellule genetiche primordiali, chiamali come vuoi. Un mattino si sono forse piazzati davanti al tuo letto dicendo allegramente: “A proposito ti abbiamo iscritto all’esame di ammissione dell’Alnwick College. E’ in culo al mondo, ma ha un ottima fama.”? >>
Amy rise e per la prima volta vide ridere anche Zayn. Si sentiva libera.
Bevve un lungo sorso dal bicchiere ancora mezzo pieno. << No. >> mormorò.
Oddio, sentì il bisogno impellente di ridacchiare. Cavolo, quel cocktail era una bomba, come se le avessero iniettato l’alcool direttamente nelle vene.
<< “No” cosa? >>
<< Non… non hanno detto che era in culo al mondo. >>
<< Allora ti hanno mentito. >>
La risata di Amy suonò tanto sciocca quanto complice. Il suo sguardo volò verso il cielo.
La nuvola grigia e gialla era in una posizione sbagliata, come se avesse perso l’equilibrio.
Ehi, le urlò mentalmente Amy, nessuno ti ha invitata. Sparisci e non rovinarci la festa.
<< Guarda il nostro Mr Sapientone, come lo chiama sempre Louis. >> Zayn indicò Liam, che andava su e giù per il pontile parlando al telefono.
<< Dottor Sapientone, prego. >> lo corresse Amy, immaginando ancora Liam col camice bianco e coi capelli fonati.
<< A ogni modo non hai risposto alla mia domanda. >> domandò Zayn senza toglierle gli occhi di dosso.
<< Che cosa intendi? >>
<< I tuoi genitori volevano sbarazzarsi di te? >>
Per Amy non fu difficile rispondere. << Certo, tutti i genitori vorrebbero congelare i figli adolescenti e scongelarli quando sono adulti. Poiché non è possibile, nel frattempo ci mandano qui. >>
<< Raccontami qualcosa te, Amy. >>
<< Che cosa? >> chiese Amy curiosa.
<< Da dove vieni, per esempio. >>
Merda, Zayn era gentile, troppo gentile per i suoi gusti. Ma perché non la piantava con le domande?
<< Da nessuna parte. I miei genitori… ecco… ci siamo trasferiti spesso. Credo che io e mio fratello non abbiamo mai frequentato la stessa scuola per più di un anno. >>
<< Sembra faticoso. >>
<< E tu? >>
<< Io ho sempre vissuto in Inghilterra. Finché non ho deciso di sostenere il test di ammissione del college. >>
<< In Inghilterra? In una di quelle grandi città? >>
<< A Bradford, è a qualche chilometro da Manchester. >>
<< E allora perché sei venuto in questa valle sperduta? Perché non sei andato in un college di Londra o Oxford? >>
Zayn si incupì per un attimo, quindi disse: << Ho bisogno di riflettere. >>
<< Riflettere? >>
<< Sì. >>
Rise, ma Amy capì che non era una battuta. Sapeva cosa significava non poter dire ciò che si provava.
D’un tratto Zayn sollevò il bicchiere nella sua direzione. << Salute, Amy. Brindiamo alla speranza di lasciare questa valle tra quattro anni ed essere adulti. >>
Di lì a quattro anni non sarebbe più stata là. << Salute. >>
Amy vuotò il bicchiere e glielo tese.
<< Ne vuoi un altro? >> domandò lui.
<< Sì, grazie! >>
<< Sei sicura? >>
<< No. >>
Zayn prese il bicchiere, si alzò e guardò la nuvola che incombeva minacciosa sulle montagne. << Credo che scoppierà un temporale. >>




Ed eccomi qui con il secondo capitolo, spero vi piaccia. All'inizio abbiamo una parte tutta al maschile, ma la mia preferita è la seconda dove finalmente sono tutti insieme. Poi ci sono Harry e Alice e Zayn e Amy. So che in molti hanno notato questo carattere strano di Harry e in questo secondo capitolo si vede un Zayn socievole e allegro, ma come avevo già detto in questa storia vedrete gli One Direction con caratteri che non avete mai visto, si noterà di più nel prossimo capitolo. Come al solito volevo ringraziarvi per tutte le recensioni che mi avete lasciato e sono felice di vedere che la storia vi piace. Ora vi lascio visto che non so mai cosa scrivere in questi spazi autrice, oggi sono stata anche troppo brava. Spero non ci siano errori. Al prossimo venerdì :)



 
THREE
SHOCK

La musica si fermò e i tre ragazzi fecero un inchino. Prima che gli studenti applaudissero, risuonò un urlo.



 


 
 




 

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Capitolo 4
*** 3; Shock ***




THREE
SHOCK
 

 
Le risate riempivano il crepuscolo, che ormai si stava spegnendo. Alcuni studenti accesero le candele, infilate dentro vecchi vasetti per conserve.
Amy avvertiva l’effetto dell’alcool ma, a differenza di quanto aveva ipotizzato, non si era presa un sbronza triste, era sempre più rilassata.
Si voltò verso il Lake Mirror. Harry sedeva in un punto vicino alla riva del lago, solo. Più in là, Niall filmava due ragazze che si abbracciavano.
Amy lo vide fare una panoramica del lago, come se volesse immortalare tutto il panorama. Non avrebbe mai immaginato che fosse interessato alle riprese della natura.
D’un tratto si sentì a disagio. Qualcuno la osservava. Girò la testa a sinistra.
Louis, appoggiato a un albero sotto la veranda. Le si accapponò la pelle.
Avrebbe voluto correre via, dovette fare un grosso sforzo per trattenersi.
Sollevata, vide tornare Gae. L’allegria di quella ragazza era la terapia più efficace contro le occhiate di Louis.
Lei si lasciò cadere accanto a Amy e, per un attimo, si appoggiarono l’una all’altra.
Amy, tuttavia, era ancora a disagio. Si girò verso Louis, sperando che se ne fosse andato.
Ma no, continuò a guardarla. Rabbrividì.
<< Hai freddo? >> Gae estrasse dalla sua borsa un piccolo cardigan e glielo porse.
<< Grazie. >> Lo prese e se lo avvolse intorno al corpo, ma sapeva che i brividi non erano affatto dovuti al freddo.
Anzi, forse era ancora più afoso di prima. Zayn aveva ragione: sarebbe scoppiato un temporale.
Amy scrutò il cielo sempre più scuro. Nuvole nere arrivavano da est sopra le vette delle montagne. I ghiacciai del Ghost non erano più visibili.
<< Credo che abbiano in mente qualcosa. >> disse Gae.
<< Chi? >>
<< Quelli dell’ultimo anno. >>
In effetti la musica cessò e la folla fu percorsa da un fremito. I ragazzi si guardarono, confusi.
Un tipo con i capelli neri scavalcò la postazione del deejay e atterrò a pochi metri dalle ragazze.
Non più alto di Amy, era incredibilmente magro e pallido e indossava una sciarpa bianca.
Il resto dei ragazzi si avvicinò, per osservare meglio quello che stava succedendo.
Amy guardò le sue compagne di stanza con aria interrogativa. << Chi è quello? >>
<< Tom. E’ all’ultimo anno, si dice che si sia iscritto a legge. >> rispose Alice mantenendo lo sguardo sul ragazzo.
<< Che cosa vuole fare? >>
<< Non ne ho idea. >>
Tom si avvicinò a un vecchio bidone di latta con la scritta VETRO e vi salì sopra. << Beh gente, non vi state annoiando? >>
<< Sì! >> risposero il resto degli studenti in coro.
<< Che cosa ne direste di un piccolo spettacolo? >> La risposta venne accolta da una serie di acclamazioni.
<< Allora fate attenzione! >>
Due studenti, anche loro dell’ultimo anno, si avvicinarono a Tom mentre un altro ragazzo prese posto alla console e fece partire una base hip hop.
I tre ragazzi iniziarono a muoversi imitando alcune mosse di break dance. I ragazzi erano sicuri di non aver mai visto nessuno muoversi in modo così fluido e pulito.
Alcuni studenti iniziarono ad esultare, Gae urlò divertita, Rose applaudiva sorridente e Louis batteva il piede a tempo di musica, come se avesse voluto prendere parte al balletto.
La musica si fermò e i tre ragazzi fecero un inchino. Prima che gli studenti applaudissero, risuonò un urlo.
Echeggiò sopra il lago, forte e disperato. Ai ragazzi si raggelò il sangue nelle vene.
Per un secondo regnò la quiete, un silenzio confuso in cui tutti ascoltarono il lungo grido che risuonava tra i monti.
Tom corse giù dal bidone e iniziò a correre verso il pontile seguito dal resto degli studenti.
Le assi rimbombavano sotto i loro piedi, per un attimo sembrarono spezzarsi non riuscendo a sopportare il peso di tutta la folla che si era creata.
<< E’ successo qualcosa! >> anche Zayn iniziò a seguire gli altri.
Amy si sedette in uno dei divanetti, chiuse gli occhi e non si mosse. Sentì tutta la paura passarle per ogni vena del corpo.
Alice rimase a fissare il lago. E’ morto, le aveva detto Harry.
La sua voce non era forse velata di nostalgia? Un urlo le vibrò nelle orecchie.
Gae e Rose seguirono Zayn verso il pontile cercando di farsi spazio tra gli studenti per raggiungere le prime file trovando Niall con la sua telecamera.
Louis se ne andò e iniziò a correre nella direzione di Amy che aveva ancora gli occhi chiusi e si teneva i capelli con le mani. << Amy! Amy, mi senti? Cosa fai qui seduta? Harry si è buttato in acqua! Amy, devi aiutarci! Tuo fratello sa nuotare? Amy! >>
Louis e Alice guardavano la ragazza che aveva aperto gli occhi e sembrava metabolizzare quello che le aveva detto il ragazzo.
Harry se la cavava a nuotare, ma aveva sempre odiato a morte le gare cui lo sfidava suo padre. << E’… Detesta l’acqua! >> iniziò a tremare.
Louis le afferrò il polso e la costrinse a seguirlo verso il lago mentre Alice gli stava dietro a ruota.
Quando si avvicinarono la figura di Harry che nuotava nelle acque del lago si era fatta più nitida. Amy continuava a rimanere immobile.
<< Credo stia nuotando verso il Green Eye. >> urlò una ragazza.
<< Il Green Eye? >> Louis si girò dubbioso verso Alice.
<< E’ il punto sotto la Salomon Rock. – fu la risposta frettolosa della ragazza – A volte, nelle giornate limpide, si vede un cerchio verde in acqua. >>
Salomon Rock, la roccia di Salomone. Che nome bizzarro, pensò Alice.
<< Amy! –Louis  continuò a richiamare la mora. – Che cosa diavolo ti prende? Si tratta di tuo fratello! Se non ci aiuti, annegherà! >>
Sembrò quasi come se si fosse risvegliata, si liberò dalla presa del ragazzo e iniziò a infilarsi in mezzo alla folla che la fissava.
I volti mostravano reazioni differenti, che andavano dal puro orrore alla curiosità morbosa.
Un lieve brusio, sconcerto e terrore su tutti i visi. Alcuni sorridevano.
Un lampo squarciò il cielo. Una linea bianca e sgangherata che si diresse come una freccia verso il minuscolo puntino rosso del lago.
Verso Harry, le cui braccia esili solcavano l’acqua mentre la sua figura gracile si dirigeva verso la Salomon Rock.
Louis raggiunse Amy cercando di farsi spazio fra la calca. << Che cosa diavolo si è messo in testa? Lì non c’è una riva vera e propria, solo una stretta strisca sassosa, non più larga di uno o due metri. Poi inizia la parete roccia, così ripida che è quasi impossibile arrampicarsi! Non ce la farà mai a salire. >>
<< Non preoccuparti, Amy. – Rose comparve al suo fianco e le strinse la mano – Il college ha sicuramente una motovedetta. Mr. Payne sta già chiamando la sicurezza.  >>
Il temporale era ancora lontano, ma il cielo sopra il ghiacciaio era nero come se fosse già notte. Il vento era aumentato e il lago era tutt’altro che calmo.
Le raffiche sferzavano l’acqua e spingevano le onde verso la sponda. La velocità e la furia con cui cambiava il tempo erano inquietanti.
Calò il silenzio. Solo Gae singhiozzava come un’isterica, gridando: << E’ impazzito. E’ uscito di senno! >>
Gae vide la testa di Harry che spuntava dall’acqua; sentiva letteralmente il respiro affannoso di Harry.
Amy si chinò per togliersi le scarpe. << Harry, tieni duro! >> si levò il cardigan, quindi si posizionò sul bordo e sollevò le braccia.
<< No, Amy! Non farlo! >> Alice e Rose le si pararono davanti e le presero le spalle.
<< Lasciatemi! Devo… Non ha abbastanza forza, lo vedete anche voi! Non può farcela! >>
Le tavole erano umide, scivolose e gelate, ma Amy le ignorò. Spostò Rose e fece per tuffarsi quando qualcuno la trattenne per la vita tirandola poi indietro.
Zayn aveva uno sguardo deciso. << Non conosci il lago! >>
Prima che tutti potessero rendersene conto, lui si tuffò e seguì Harry con bracciate rapide e vigorose.
<< Zayn lo raggiungerà subito. >> Rose riprese la mano di Amy. Tremava, era pallida come un cencio e aveva un’espressione spaventata e comprensiva.
Zayn raggiunse Harry più rapidamente di quanto Amy avesse potuto ritenere possibile. Sebbene le onde lo ostacolassero, a ogni bracciata era sempre più vicino.
Oramai Zayn era distante solo una cinquantina di metri. Dalla folla si sentì un urlo quando una possente onda catturò Harry e lo spinse sott’acqua.
Negli ultimi minuti il lago era completamente cambiato. Pareva quasi accanirsi con tutte le sue forse contro i due essere umani che avevano osato sfidarlo.
Trascorse un’eternità prima che Harry riemergesse. Trasse un profondo respiro, sbatté le braccia, finì sott’acqua per la seconda volta, ma continuò a dirigersi verso la roccia.
<< Non mollare, Zayn! Sei un mito! >> gridò un ragazzo dietro di loro.
Solo pochi metri separavano i due. Tutti tirarono un sospiro di sollievo quando Zayn toccò la spalla di Harry.
Furono inghiottiti dalla stessa onda e non ricomparvero per molto tempo.
<< Mio Dio, annegheranno! >> I singhiozzi isterici di Gae esasperavano il resto del gruppo.
<< Eccoli! Calmati Gae, Zayn lo salverà. >> la voce vellutata di Rose si fece risentire.
Tuttavia non calmò la bionda. << Che cosa fanno? Devono tornare indietro. Zayn! Zayn, siamo qui! >>
<< Credo che lo sappia. >> ringhiò Louis.
Invece di tornare al pontile, Zayn trascinò Harry verso la parete rocciosa, nel punto che prima qualcuno aveva chiamato Green Eye.
Prima che l’onda successiva potesse inghiottirli raggiunsero la riva, o meglio, la piccola porzione di pietra che spuntava dal lago.
<< Che Dio si ringraziato! Sono al sicuro. >> Gae aveva una sfumatura strana nella voce, come se fosse delusa.
<< Ti sbagli. >> mormorò Louis.
<< Perché non tornano? >> Ora il nervosismo si percepiva anche nella voce di Rose.
<< Il Lake Mirror è maledettamente insidioso – spiegò Louis a denti stretti – Là sotto ci sono strane correnti che nessuno sa spiegare. >> Sembrava trattenesse il fiato.
<< Coraggio, amico. >> sussurrò Niall.
L’ultima cosa che vide Amy prima di coprirsi gli occhi fu Zayn che stringeva la mano di Harry mentre cercava di aggrapparsi alla sporgenza.
<< Moriranno! – strillò Gae – Voglio tornare subito al college! >>
Amy sentì uno schiocco sonoro. Aprì gli occhi e vide Gae che si teneva la guancia mentre osservava Louis, truce.
<< Chiudi il becco! Altrimenti non rispondo di me. >> sibilò il ragazzo.
L’acqua agitata dal vento continuava ad abbattersi sui due ragazzi, che non erano ancora riusciti a issarsi sulla lastra di pietra sotto la dorsale rocciosa.
Se non altro, da lontano, sembrava che fossero entrambi aggrappati alla sporgenza.
Tuttavia l’oscurità s’infittiva di minuto in minuto. Di lì a poco sarebbe stato buio pesto.
<< Che fine ha fatto quella maledetta barca della sicurezza? – domandò disperatamente Rose – Dovrebbe essere già qui. >>
Comparve Tom. Aveva i capelli incollati alla fronte ed era senza fiato. Dietro di lui c’era Mrs. Benson, pallidissima, madida di sudore e intenta a giocherellare nervosamente con il pullover. << Liam sta facendo del suo meglio. >>
Niall scrollò il capo. << Ma dobbiamo intervenire subito. >>
Rose scrutò la riva. << Come si arriva alla roccia da qui? >>
Tom rifletté per un istante. << Non seguendo la sponda, è troppo ripida. E tagliando per il bosco occorre almeno un quarto d’ora. >>
<< Non importa. – Louis raddrizzò le spalle – Chissà se con queste onde si può usare la barca. Dalla roccia possiamo almeno tentare di avvicinarci a quei due e tirarli fuori dell’acqua prima che l’acqua impazzisca ancora di più. >> Indicò il Green Eye e Amy capì che non avevano altra scelta.
Il vento, ora più impetuoso, spazzava la superficie del lago a velocità incredibile, sollevando onde sempre più violente. Harry e Zayn non avrebbero resistito a lungo, quando Liam sarebbe riuscito a trovare quella maledetta barca sarebbe stato troppo tardi.
Tom lanciò uno sguardo a Mrs. Benson. << Non permetterò che degli studenti compiano un’idea così folle. >> disse la donna.
<< Altri due ragazzi stanno rischiando la vita, non c’è altra soluzione. >> si intromise Niall.
Mrs. Benson continuò a guardarli ancora perplessa e indecisa sul da farsi.
<< Che cosa stiamo aspettando? >> urlò Amy dalla disperazione.
<< Chi vi accompagnerà? Non conoscete la strada. >> continuò la professoressa cercando di farli ragionare.
<< Lo farò io. >> Tutti si girarono a guardare Alice, che li osservava seria.
<< Puoi farlo? >> domandò Louis sorpreso.
La ragazza annuì e i ragazzi riportarono la loro attenzione su Mrs. Benson. << Okay! Nella rimessa ci sono delle corde, prendetele. Io aspetto Liam. >>
<< Niall, mi serve la tua torcia. >> disse Louis tendendo la mano impaziente e l’altro gli consegnò la pila.
<< Dobbiamo assolutamente portare giacche e maglioni asciutti per riscaldarli. – disse Rose – Ce ne occupiamo io, Niall e Gae. >>
<< Sbrighiamoci! – poi, abbassando la voce, Louis sussurrò ad Amy – Ti prometto che non gli succederà niente. >>
Quella frase non sembrò rassicurante, quasi piuttosto una supplica. Amy ebbe la sensazione che Louis avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, ma s’incamminò dietro Alice, che era già partita.
 
Fu come attraversare l’inferno, un inferno che Amy non temeva più perché ci era già stata molto tempo prima.
Non sapeva da quanto camminassero nel bosco. Il cielo scintillava di un irreale grigio giallognolo, più minaccioso dell’oscurità assoluta.
Amy non riusciva quasi più a distinguere Louis e Alice. Udiva solo il loro respiro affannoso, i loro passi, lo schiocco dei rami calpestati e i sassi che rotolavano via.
<< Fermi! Credo sia lì davanti! >> gridò Louis.
Amy girò la testa e guardò verso la parete rocciosa che s’innalzava a ameno venti metri da loro.
Alice si voltò, con la fronte sudata e i capelli rilegati in una coda. << Hai ragione, Louis. Quella è la Salomon Rock, ma prima dobbiamo salire. In cima c’è un sentiero che scende fino all’acqua. >> la ragazza continuò a camminare seguita dagli altri due.
<< Come mai sai tutte queste cose? >> domandò Louis sospettoso.
Alice lo guardò per un secondo con la coda dell’occhio e poi allungò il passo. << Zitto e cammina. >> Louis venne messo a tacere.
Un lampo squarciò il cielo nero. Alice si arrestò.
 
ATTENZIONE!
PERICOLO DI MORTE
 
Il cartello rosso pendeva da un albero ai piedi di una stretta cresta che risaliva la dorsale. Dalle nuvole s’irradiarono fulmini seghettati.
<< Andiamo. >> Louis iniziò a scalare la parete.
Amy lo seguì, spinta dall’adrenalina che le infondeva nuove energie. Salì passo dopo passo, facendo strada a Alice.
Continuò ad avanzare, aiutandosi con le mani. Dopo pochi metri aveva il fiato corto.
Non aveva importanza, doveva andare avanti.
Le sembrò di aver impiegato un’eternità ma, una volta in cima, non poté riposarsi perché si lanciarono subito lungo il crinale.
Finalmente lei e Louis raggiunsero l’estremità della dorsale che, nella parte anteriore, era appuntita come la punta di una nave.
Si fermarono per un secondo a osservare il lugubre panorama che si estendeva davanti a loro, sotto un cielo spaventoso come un buio paesaggio vulcanico.
<< Mio Dio! >>
<< Che cosa c’è? >>
Fino a quel momento non era ancora caduta una goccia di pioggia, ma il livello dell’acqua era salito.
<< La marea si sta alzando o sbaglio? E non li vedo più. >> urlò.
<< Nemmeno io. – Louis appoggiò le mani sulle ginocchia e riprese fiato – Oh, merda! La parete scende quasi in verticale. Non arriverò mai vivo laggiù. >>
Amy lo fissò. Voleva veramente piantarla in asso? L’aveva trascinata fin là e ora non voleva più aiutarla?
<< Allora vattene! Vattene e basta, lo faccio da sola. Non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno! >>
Louis si voltò. << Qui non si tratta solo di te o di quello svitato di tuo fratello, okay? Zayn ha rischiato la vita per Harry. >>
<< Basta! – Alice si avvicinò al bordo – Vi ho detto che c’è un sentiero. >>
Le onde continuavano ad alzarsi e a investire lo spiazzo roccioso, che ora si distingueva vagamente.
<< Non ci sono più. – urlò Amy – L’acqua li ha trascinati via! >>
<< No. – replicò Alice, calma – Vedo qualcosa. Lì c’è qualcuno. Scendo, l’ho già fatto altre volte. >>
<< Vengo anch’io >> Amy aveva parlato in tono così deciso che nessuno osò contraddirla.
<< Fammi andare per prima. Ed è meglio che t’imbracchiamo. La parete è maledettamente liscia e scivolosa! Se non trovi appigli, Louis ti terrà da sopra. Louis, dammi la torcia. >> disse Alice.
<< Vengo anch’io! >> protestò lui.
<< Scordatelo! Sei l’unico abbastanza forte per tirarci su con la fune. >> ribatté Alice, perentoria.
I fulmini, che si susseguivano a intervalli sempre più brevi, illuminarono per pochi secondi il volto del ragazzo, che guardò Alice ed esitò.
<< Abbiamo bisogno di te qui. – il ragazzo annuì rassegnato – Dai andiamo. >> Alice trascinò via Amy e scomparve nelle tenebre.
Louis annodò la corda intorno alla vita di Amy. Lei stava per voltarsi, quando il ragazzo le prese la mano per un istante. << Mi dispiace di averti sbraitato addosso. – Amy lo udiva a malapena – Non era mia intenzione, Fidati, ti terrò forte. >>
Qualcosa negli occhi di lui la indusse a crederci. Annuì in silenzio. Quindi si girò e seguì Alice.
Le sue mani si aggrapparono al bordo roccioso, il piede destro oscillò nell’aria. Amy si sentì pervadere dal panico finché non trovò il primo gradino. 
Tremando come una foglia, cercò un appiglio, poi i suoi piedi si orientarono da soli nell’oscurità.
Scese sporgenza dopo sporgenza, per tranquillizzarsi contava e dopo ogni passo ispirava ed espirava, sentendo l’aria che entrava ed usciva dalla gabbia toracica.
Quindi arrivò. Mentre i suoi piedi cercavano a tentoni un appoggio sulla superficie bagnata e scivolosa, premette la schiena contro la parete, faticando a tenersi in equilibrio per via del vento.
La tempesta imperversava e l’unica luce era la torcia tra le mani di Alice.
<< Li vedi? >> gridò.
<< Si, qui c’è qualcuno. >> Alice illuminò una figura immobile stesa per terra, con le gambe in acqua.
Amy strillò. Raggiunse il ragazzo con un balzo, era suo fratello.
Alice si chinò su di lui. << Tutto a posto, sento il polso. >> dichiarò sollevata.
<< E Zayn? Dov’è Zayn? >>
<< Zayn? >>
Amy sentì il panico nel tono di Alice che si chinò di nuovo vicino ad Harry. << Harry, mi senti? Dov’è Zayn? Ha mollato la presa? Non è riuscito a salire sulla roccia? >>
<< Zayn… sta cercando… la troverà, si è tuffato di nuovo. >>
<< Stupido idiota! >> la voce di Alice era piena di paura.
Sopra il lago balenò un lampo accecante, seguito immediatamente da un tuono. Le onde erano sempre più furibonde e, d’un tratto, un’immensa massa d’acqua si franse sullo spiazzo, spingendo indietro Amy.
La ragazza si aggrappò istintivamente al fratello e andarono a sbattere insieme contro la parete.
Dentro di lei, la rabbia esplose repentina e inattesa come l’assalto dell’onda. << Harry, ti ha dato di volta il cervello, per caso? Come ti è venuto in mente di tuffarti?  Se ora Zayn… >> la sua voce sfumò.
<< Dovevo aiutarla! >> sussurrò lui.
<< Come? Che cosa stai dicendo? >>
<< C’è una ragazza in acqua. L’ho vista buttarsi. >>
<< Di cosa diavolo parli? >>
<< Della ragazza! >> ansimò Harry.
<< Ma quale ragazza? >>
Lui annuì debolmente.
<< Ehi, che cosa ti frulla in testa? Sei impazzito? Che cosa cavolo ti prende? >> Le s’incrinò la voce.
Avrebbe voluto riempirlo di pugni, mentre lui sgranava gli occhi per lo shock. Era terrorizzato.
Il corpo di Amy scoppiava di adrenalina. Nemmeno la nuova ondata che la investì bastò a calmarla.
La sua collera era ad un livello tale da mandare in tilt qualsiasi strumento di misurazione.
Alice le afferrò il braccio. << Smettila! Non puoi farci niente! E’ traumatizzato. E , se non lo portiamo su subito, si beccherà una polmonite. >> Quelle parole riuscirono a far ragionare Amy.
<< Ora basta – urlò Alice – Lo leghiamo alla fune e Louis lo tirerà su. >>
<< No! Devo… aspettare Zayn. Gliel’ho promesso. >> mormorò Harry.
D’un tratto udirono delle grida dall’alto. << Alice, Amy, li avete trovati? E’ tutto a posto? >>
Le ragazze tentarono di distinguere qualcosa nelle tenebre, ma vedeva solo la roccia nuda.
Era Liam? Aveva finalmente trovato i soccorsi?
<< Zayn è ancora nel lago. Che fine ha fatto la barca? >> chiese Alice.
Un tuono assordante inghiottì quasi totalmente la risposta. << Temporale… troppo tempo! >> furono le uniche parole che le ragazze compresero.
Ebbero quasi l’impressione che qualcosa si spezzasse dentro di loro. L’ultimo barlume di speranza che gli era rimasto.
Poi fu come se il cielo esplodesse. Le nuvole si ammassarono quasi si precipitassero per l’ultimo attacco.
L’acqua era nera come petrolio. Diversi lampi balenarono sopra il lago e scorsero una figura che affiorava in superficie.
Era Zayn!
Al chiarire dei fulmini, pareva che il suo corpo avesse preso fuoco e stesse per essere divorato dalle fiamme.




Buon venerdì a tutte. Cavolo siamo già ad agosto, odio come passa velocemente il tempo d'estate. Non vedevo l'ora di postare questo capitolo, finora è uno dei miei preferiti. Vi ho colpito abbastanza? So che nella realtà Zayn non sa nuotare, ma come ho già ribadito in questa storia i ragazzi hanno caratteri molto differenti dalla realtà. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuiate a recensire. Voglio scusarmi se non rispondo, ma non ne ho proprio il tempo però leggo tutto quello che mi scrivete. Un' ultima cosa, stavo pensando di creare un profilo di ask dedicato al mio profilo di Efp in modo che voi possiate farmi delle domande riguardante la storia se volete. Che ve ne pare?



 
FOUR
PROMISE


<< Pensavo che dopo quello che è successo questa sera non saresti venuta. >>

 

 
 

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Capitolo 5
*** 4; Promise ***




FOUR
PROMISE
 


La luce fredda dei neon illuminava la stanza. Una delle lampade tremolò ed emise un ronzio che, dopo i violenti tuoni che avevano scosso la valle, ebbe quasi un effetto rassicurante.
A poco a poco, tuttavia, si era attenuato anche il temporale. Solo di tanto in tanto un lampo sfolgorava ancora nel cielo e rischiarava la notte per alcuni secondi, mentre la pioggia picchiettava sulle finestre dell’appartamento 113.
Al college, la calma era tornata con una velocità sorprendente. Gli studenti andavano su e giù per i corridoi e le porte sbattevano, ma mancavano le risa che solitamente allietavano le serate.
Zayn, avvolto dalle coperte, sedeva accanto ad Amy al piccolo tavolo della cucina. Harry aveva preso posto di fronte a loro, tremava di febbre.
Rose era davanti al lavello e preparava il tè. << Dovresti metterti a letto. >> continuava a ripetere, ma Harry rispondeva scuotendo la testa.
<< Non azzardarti a filmare niente. >> disse Amy a Niall, che si era appoggiato sul davanzale della finestra.
Lui scosse la testa. << Mi servono riprese più avvincenti di questa scena pietosa. >> ribatté, lanciando un’occhiata allusiva a Gae, che frugava nel frigorifero in cerca di qualcosa di commestibile.
<< Quando sono nervosa, devo mangiare. – spiegò la ragazza – Avete solo latte? Niente cioccolato? >>
Nessuno rispose.
<< Dunque, Harry, tu sostieni di aver visto una ragazza tuffarsi nel lago. >> iniziò Louis.
<< E’ vero. Si è buttata dalla roccia! >> ripeté lui.
Gli altri lo fissarono come se fosse un extraterrestre. Beh, in fondo ne aveva anche l’aspetto.
Era bianco come un cadavere, aveva le labbra blu e i denti che battevano per l’agitazione, per il freddo o per il timore che nessuno gli credesse.
<< Che aspetto aveva la bella sconosciuta? >> domandò Gae con un sorrisetto di scherno.
<< Mah, non saprei… >> esitò Harry.
Amy intuì che il fratello conosceva esattamente la risposta. Dopotutto la sua memoria alloggiava in un cervello a cinque stelle. Anche se, ogni tanto, confondeva la realtà con la fantasia, lui non scordava mai niente.
<< Assomigliava a Lorelei. >> mormorò lui.
<< A Lorelei? >> Rose ripeté il nome con una pronuncia strascicata.
<< L’ondina della leggenda. >> spiegò Amy, riluttante.
<< Vuoi dire come una sirena? Mmm… bizzarro. – Gae raggiunse Niall sul davanzale e lo costrinse a farle posto – Una sirena nel Lake Mirror! Chi l’avrebbe mai detto! >>
Il panico era dimenticato, e ormai lei sembrava divertirsi un mondo.
<< Aveva i capelli blu e indossava un costume verde. >> insistette Harry.
<< I capelli blu? >> Niall roteò gli occhi.
<< Fatelo finire di parlare. >> Alice comparve nel vano della porta.
Prima aveva infilato la testa nella stanza per verificare le condizioni dei due ragazzi, ma era svanita subito senza fare commenti.
<< Raccontaci la storia nei dettagli, Harry. – lo esortò Zayn – Dove hai visto la ragazza? >>
L’altro corrugò la fronte. << Sulla Salomon Rock. E’ spuntata dal nulla. – si guardò intorno – E’ corsa fino al punto in cui Louis e Mr. Payne ci hanno tirati su e si è fermata, forse per uno o due secondi. Poi si è buttata nel lago! Si è semplicemente tuffata. Ed è affondata! Inghiottita… L’acqua l’ha inghiottita. >> Ansimava, smozzicando le parole. Gli tremava la voce.
La roccia era abbastanza alta, almeno dieci metri, e molto ripida. D’altro canto, per chi fosse stato abbastanza coraggioso, tuffarsi da là non sarebbe stato del tutto improbabile, tanto più che in quel momento il temporale non era ancora iniziato.
C’erano persone che amavano il rischio. Bungee jumping e cose così. Ma ciò rendeva la storia di Harry più verosimile?
<< Mentre questa Lorelei era sulla Salomon Rock, si spazzolava i capelli? – Gae lanciò a Harry uno sguardo incredulo – Oppure cantava? Come le sirene di Ulisse? Ti ha attirato col suo canto inebriante? >>
<< No! – sbottò lui, ignorando il suo tono ironico – Era ferma li e poi si è buttata. >>
<< Una ragazza coi capelli blu? >> ripeté Louis.
Harry annuì. << Sì, e indossava un costume da bagno verde. >>
Gae proruppe in una risata isterica. << Santo cielo, sei davvero strambo. >>
<< Che cosa c’è da ridere? – sibilò Rose – Harry ha rischiato la vita per aiutare una persona. E anche Zayn. >>
Louis scosse la testa. << Quello che non capisco, Zayn, è perché non sei rimasto lì quando finalmente avete raggiunto la Salomon Rock. Ti sei salvato per un pelo! >>
<< Volevo cercare la ragazza. >>
<< Allora mi credi! >> Harry lo guardò sollevato.
Zayn però esitò, fece spallucce. << Non saprei, Harry. Mi sono immerso abbastanza a fondo, ma non ho trovato nessuna traccia della tua Lorelei. E i capelli blu… Mi spiace, amico, ma penso che tu abbia bevuto un po’ troppo. >>
Harry si alzò di scatto. << Ma c’era! E non ho bevuto nemmeno un goccio! >>
Niall abbassò la telecamera. << Se posso intromettermi in questa piccola disputa… – sorrise – Anch’io ero sul pontile, e aveva Salomon Rock proprio davanti all’obbiettivo. Una ragazza con i capelli blu, credetemi, avrebbe sicuramente attirato la mia attenzione. >>
Harry avrebbe voluto replicare, ma poi scosse la testa, disperato.
Rose corrugò la fronte. << Non dovremmo informare il college? Insomma, e se Harry avesse ragione? >>
Niall socchiuse le palpebre. Il suo viso, solitamente allegro, s’incupì. << Significa forse che vuoi correre in direzione e spifferare dov’eravamo? Hai già dimenticato che la rimessa è nella zona vietata? Se confessiamo di essere stati lì, non finiranno solo nei guai Mr. Payne, Mrs. Benson e gli altri, ma anche noi. >>
<< Stento a credere di aver scavalcato quella recinzione e di aver partecipato alla festa! >> la voce di Gae era stridula dal panico.
Fuori, un tuono lontano echeggiò nella valle.
Louis alzò le spalle. << Una volta tanto, Niall non ha tutti i torti. Ragazzi, potremmo essere espulsi ancora prima di iniziare. In più lui ha ripreso la roccia tutto il tempo… Insomma, non credo affatto alla storia di questa misteriosa ragazza! >>
Niall assentì e diede un colpetto alla videocamera.
<< Per chi avesse bisogno di una prova, è tutto qui dentro, digitale e in full HD. Possiamo guardarlo in qualsiasi momento. – rivolse a Harry un sorrisetto canzonatorio – Dunque, Haz, non abbiamo nulla in contrario se corri dal rettore e gli racconti la tua storia! Così ti dichiarerà pazzo e ti richiuderà in un manicomio, dove t’imbottiranno di farmaci. Allora sarai fatto per tutto il giorno! >>
Niall camminava per tutta la stanza, barcollando e roteando gli occhi, come se si fosse calato delle anfetamine.
<< Okay, dobbiamo prendere una decisione. – intervenne nuovamente Louis – Chi di voi crede che Harry abbia visto tuffarsi una ragazza coi capelli blu? E chi è favorevole a informare la direzione? >>
<< Nessuno gli crede e nessuno andrà dal rettore. >>
Tutti si voltarono per notare la figura di Liam sulla soglia. Era pallidissimo, ma in compenso la sua voce era molto determinata.
Nessuno sapeva da quanto tempo fosse li.
Liam li fissò uno dopo l’altro, quindi avanzò e posò una mano sulla spalla di Harry. << Ascolta, Harry. Da quando sai qui ti comporti in modo piuttosto strano. Non mi interessa se hai inventato tutto per darti delle arie o se hai semplicemente avuto una specie di blackout mentale. La verità è che hai messo a repentaglio la tua vita e quella di Zayn a causa di un’allucinazione. E, se ora qualcuno si rivolgerà al rettore, finiremo tutti nei pasticci solo perché tu sei andato fuori di testa. >> Ritrasse la mano e si guardò intorno.
<< Proprio lei parla. – Alice si mise in piedi e attirò l’attenzione del professore – Come è possibile che due insegnanti abbiano avuto l’idea di organizzare una festa trasgredendo alle regole del college? >>
Lo sguardo della ragazza era duro e tutti sapevano che, dopotutto, non aveva torto nel giudicare il comportamento di Liam e Isabel.
<< Non si sta parlando di questo, signorina West. >> Alice poté intravedere una piccola smorfia formarsi sul volto del giovane insegnante.
<< Mi sembra solo strano che un insegnate così diligente come lei abbia organizzato un party segreto. Non sono, forse, bravate che compiono gli studenti? >> insisté lei, piccata.
<< Siamo stati giovani anche noi, volevamo solo regalarvi un momento di svago. >> tagliò corto lui osservando severamente Alice, poi riprese il suo discorso.
<< All’Alnwick gli studenti restano uniti qualunque cosa accada. Questa è la prima lezione che voi studenti dovete imparare. – il suo volto, solitamente simpatico, si fece serissimo – Allora, ragazzi, decidete! Che cosa volete fare? Volete davvero andare dal rettore, raccontargli le assurdità di Harry e rischiare un richiamo, anche se la faccenda ha avuto un lieto fine? >>
Li guardò negli occhi l’uno dopo l’altro, e l’uno dopo l’altro abbassarono lo sguardo sul pavimento e scossero la testa. Prima Gae e Niall, poi Louis, infine anche Rose e Zayn.
Solo Alice si era dileguata senza che nessuno se ne accorgesse.
Alla fine restava solo Amy.
Liam le rivolse un lungo sguardo di sfida, che lei non riuscì a sostenere.
Disperata, fissò il linoleum consumato. Quindi fece lentamente di no col capo, pur sapendo che stava tradendo suo fratello.
Liam sorrise soddisfatto per poi uscire dalla stanza dando la buona notte ai ragazzi.
<< Direi che è ora di andare. >> Rose appoggiò la tazza del tè sul tavolo e fece un cenno con la testa a Gae, che si alzò e uscì dall’appartamento con l’amica.
Niall spense la videocamera e si ritirò nella sua camera mentre Zayn piegò la coperta che aveva usato per riscaldarsi.
Amy sentiva lo sguardo perforante di suo fratello addosso e dopo aver pronunciato un flebile << Notte. >> uscì anche lei dalla stanza.
Harry abbassò lo sguardo rassegnato e dopo che Louis gli ebbe dato una pacca sulla spalla di conforto se ne andò anche lui dal piccolo soggiorno.
 
Rose e Gae percorsero un’infinità di corridoi e salirono molte rampe di scale prima di raggiungere l’ala femminile del corridoio, al piano superiore.
Il mal di testa a causa dell’alcool si faceva ancora sentire, ma Gae sapeva benissimo che sarebbe riuscita a sopportarlo.
Quella che sembrava averne subito di più l’effetto quella sera era la povera Rose, che non era ancora abituata alla presenza di quella sostanza nel suo corpo.
Ancora pochi metri e, finalmente, si sarebbe potuta stendere sul suo letto e fare una bella dormita, anche se, dopo quello che era successo, non era convinta di poter avere un sonno tranquillo.
Gae invece era ancora allegra e saltellava per tutti i corridoi, a volte, beccandosi anche qualche occhiata di disapprovazione da parte degli studenti che incontrava sul suo cammino.
Quando la porta dell’appartamento 213 fu davanti a loro, la bionda diede la buona notte all’altra ragazza.
<< Tu non vieni? >> domandò stranita Rose.
<< Non sono ancora stanca, passerò in biblioteca a prendere un libro. >> disse frettolosamente la ragazza e poi si incamminò accertandosi che la sua coinquilina fosse entrata nella stanza.
Non sapeva se fosse più improbabile il fatto che la biblioteca fosse ancora aperta a quell’ora della notte o che lei ci fosse entrata per prendere un libro, ma Rose era troppo stanca per obbiettare e lasciò andare Gae senza porsi troppe domande.
La ragazza continuò a percorrere i corridoi arredati da un orribile carta da parati scalza, visto che i tacchi vertiginosi che aveva scelto di indossare in occasione del party facevano scricchiolare troppo il vecchio pavimento in legno.
Si domandò come facesse quella scuola così vecchia a resistere ancora e a non crollare da un momento all’altro.
La luce soffusa dei lampadari che illuminavano il corridoio le ricordava la luce delle candele che doveva accendere in casa sua quando i soldi non bastavano per pagare la bolletta della luce a fine mese e per qualche giorno dovevano rimanere senza elettricità.
Era anche quello uno dei motivi per cui aveva scelto di venire al college, a parte la sua situazione familiare disastrosa, ma non voleva continuare a rimuginare sul suo passato.
Il primo giorno che aveva messo piede al college si era promessa che non ci avrebbe più pensato.
Passò di fianco alla grande finestra che dava sul lato sinistro del Lake Mirror e si fermò per qualche minuto ad ammirarlo ripensando agli avvenimenti della serata.
Ovviamente lei non credeva alla storia di Harry, come tutti gli altri d’altronde, solo per qualche secondo aveva avuto l’impressione che tutto quello fosse capitato veramente, ma era davvero impossibile.
Al meno, era quello che si era detta per calmarsi.
Alla fine del lungo corridoio svoltò a destra e poi di nuovo, scese una rampa di scale, girò a sinistra e arrivò fino alla fine del corridoio.
Si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno, e bussò alla porta, ormai familiare.
Appena venne aperta Gae sorrise mentre la persona di fronte a lei non sembrava tanto sorpresa di ritrovarsi la ragazza davanti.
<< Che ci fai qui? >> domandò il ragazzo con la voce impastata dal sonno.
<< Secondo te? >> disse ironicamente la ragazza entrando nella stanza senza emettere il minimo rumore.
Attraversò il piccolo soggiorno arredato allo stesso modo del suo e di diresse dentro la camera da letto seguita dal ragazzo.
Si levò il vestito nero attillato rimanendo in intimo e si stese nel letto aspettando che la figura davanti a lei si accomodasse al suo fianco.
<< Pensavo che dopo quello che è successo questa sera non saresti venuta. >> Il ragazzo si sedette sulla sponda del letto, rimanendo immobile a osservare il tappeto rosso che copriva il pavimento.
Gae si posizionò in ginocchio dietro la sua schiena e gli levò la sottile canotta bianca iniziando a massaggiargli le spalle.
<< Pensavi male. >> disse la bionda con voce provocatoria iniziando a lasciargli dei baci umidi sul collo.
<< Sai che se venissimo scoperti ci caccerebbero all’istante. >> Si girò a guardarla e per un attimo si perse nell’immensità dei suoi occhi azzurri mentre lei gli sorrideva divertita.
<< Però questo non ci ha mai fermati. >> controbatté.
Il ragazzo le afferrò il volto con le mani e l’attirò a se lasciandole un dolce bacio a fior di labbra.
Poi la fece stendere sul letto e lui si posizionò sopra di lei dandogli un altro bacio, questa volta più intenso.
 
Il terreno era ancora bagnato e Harry si stava sporcando i pantaloni neri. Quando la luna era alta il Lake Mirror era ancora più bello, faceva da specchio alla montagna.
Sapeva che quello che aveva visto era vero, che la ragazza si era tuffata veramente, che non era solo un’allucinazione.
Eppure quando lo raccontava sembrava tutto così assurdo e inverosimile che quasi non ci credeva più nemmeno lui.
Si mise la mano in tasca e tirò fuori un pacco di sigarette, poi dall’altra tasca prese un accendino e accese la sigaretta.
Suo padre in quel momento gliel’avrebbe strappata dalle mani e gli avrebbe tirato uno schiaffo in faccia, aveva sempre odiato il fumo e l’ultima cosa che avrebbe voluto era un figlio che fumava.
Harry però non riusciva a farne a meno, forse quella era la sua unica pecca.
Alzò il volto, chiuse gli occhi e fece entrare il fumo nel suo corpo. Non poteva permettersi di piangere, gli erano successe tragedie peggiori in quegl’anni.
Ancora non riusciva a credere che sua sorella non l’avesse spalleggiato o che non avesse detto nulla per difenderlo.
Dalla notte della tragedia non aveva fatto altro che trattarlo come un bambino e questo lo infastidiva terribilmente.
Sentì dei passi avvicinarsi a lui e pochi secondi dopo un figura gli si sedette accanto.
La ragazza iniziò a strappare l’erba davanti a lei. << Non credevo fumassi. >> disse semplicemente.
Harry fece uscire il fumo dalle sue labbra. << Non lo sa nessuno infatti. – si girò per guardare Alice che annuì guardandosi intorno – Credevo che non mi sopportassi. >> continuò in tono canzonatorio.
La mora si mise a ridere, poi guardò Harry negli occhi << Questo non l’ho mai detto. >>
Allungò la mano verso Harry e afferrò il pacchetto di sigarette appoggiato sull’erba accanto al ragazzo, infilò la mano nella tasca della sua felpa grigia e tirò fuori l’accendino.
Harry sorrise divertito osservando la ragazza ispirare il fumo della sigaretta e rabbrividire dal freddo.
<< Da quando scali? >> domandò il riccio.
Si ricordò della sera in cui arrivò al college, quando notò una ragazza rientrare nell’edificio in piena notte e quando poi la riconobbe la sera della festa.
Alice fece un sorrisetto irritato e osservò il terreno piccata, infine guardò il ragazzo. << Non credo siano affari tuoi. >>
Si ritrovarono entrambi a osservare la rimessa delle barche, il luogo in cui c’era stato il party quella sera.
Si riusciva ad intravedere il punto più alto della Salomon Rock attraverso la vegetazione.
<< C’era davvero? La ragazza, intendo. Non volevi solo attirare l’attenzione o fare uno scherzo, vero? >>
Harry si portò di nuovo la sigaretta alle labbra e sospirò. << Non sono pazzo. C’era davvero. >> un tuono interruppe il discorso di Harry, rimbombando nell’aria.
Alice annuì, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Odio i moralisti come Mr. Payne, pensano di avere sempre tutto sotto controllo. >>
Harry poteva sentire una nota di amarezza nella voce della ragazza, qualcosa gli diceva che Alice non si stesse riferendo solo a Liam.
<< Vuoi fare un gioco? >> domandò Harry di getto.
<< No. >> Alice lo guardò accigliata.
<< Che ne dici di “preferiresti”? >> insistette lui.
<< No. >>
<< Inizio io. – disse Harry ignorandola – Preferiresti cadere da una rupe o essere mangiata da una tigre? >>
<< Non ho intenzione di giocare. >> sbottò la ragazza.
<< Personalmente, sceglierei la rupe… >>
<< Non mi importa. >>
<< Perché non moriresti necessariamente. >> continuò lui divertito.
<< Basta! >> quel ragazzo la irritava parecchio.
<< Dai Alice, perché non vuoi giocare? >> chiese lui lamentandosi come un bambino.
Per un secondo le fece quasi tenerezza. Continuò a guardarlo senza trovare una risposta.
<< Okay, cambiamo gioco. “Venti domande”? >>
<< Sei incredibile. >> dichiarò lei con una nota di ironia.
<< Colore preferito? >>
Alice sospirò, spegnendo la sigaretta con la punta delle scarpe. << Blu. >>
Dopotutto doveva distrarsi, quella sera era stata davvero pesante per lui e Alice si sentiva il bisogno di aiutarlo.
<< Buona scelta. >>
<< Grazie, band preferita? >>
<< Non ne ho una. >>
La ragazza lo guardò stupita. << Non hai una band preferita? >>
<< Non ho molto tempo per la musica. >> rispose semplicemente il riccio.
<< Questa è una scusa del cazzo. >>
<< Come vuoi. – disse Harry, deviando – Prossima domanda? >>
<< E’ il tuo turno, genio. >>
<< Oh. – sorrise – Materia preferita? >>
<< Amo la matematica. >>
Harry corrugò il naso. << Perché? >>
Alice alzò le spalle. << Immagino perché li non cambia mai nulla. Ci sono sempre le stesse regole. – girò il suo viso, guardando dritto – Non mi piacciono i cambiamenti. >>
La ragazza sorrise appena e si rigirò per guardare Harry negli occhi. Aveva terminato le domande da fargli. << Come si chiama tua madre? >>
Harry si irrigidì e serrò la mascella. << Anne. >> disse, piano. Incrociò le braccia al petto, il respiro stava iniziando ad aumentargli.
<< Tutto bene? >> chiese Alice preoccupata.
<< Sì. – disse a denti stretti – Preferirei non parlare di mia madre. >> continuò con un po’ di malinconia.
<< Scusami, non volevo… >>
<< Lascia stare. – scattò, nervoso. Alice guardò in basso e Harry prese un respiro e si girò verso di lei. – E’ il mio turno. Sei mai stata innamorata? >>
Questa volta fu Alice ad irrigidirsi. Un altro tuono risuonò nel silenzio e un lampo squartò il cielo.
<< Sì. >>
<< Come si chiama? >> continuò lui non capendo che la ragazza si stava infastidendo.
<< Logan. >> Alice aveva iniziato a parlare a monosillabi, come se avesse dimenticato come si fa a formulare una frase.
<< Cos’è successo? >> La ragazza si alzò di scatto e alzò lo sguardo al cielo mentre Harry la guardava dubbioso.
<< Sta ricominciando a piovere. >> annunciò per poi correre dentro il college lasciando da solo il ragazzo sotto le gocce d’acqua.




Ciao a tutte, finalmente il quarto capitolo. Finalmente vengo spiegate un po' di cose riguardo lo scorso capitolo, ma altri misteri vengono a galla. Cosa ne pensate? Credete ad Harry? Diciamo che questo è solo un capitolo di passaggio, la maggior parte delle cose verranno spiegate nel prossimo capitolo. Come al solito ringrazio tutte le persone che seguono e recensiscono la storia, non mi sarei mai immaginata un successo del genere. Vedervi così entusiaste è uno dei motivi per cui continuo a scrivere. Come avevo già detto, avevo intenzione di creare un profilo ask dove voi potete farmi domande riguardanti la storia, avere chiarimenti o solo per parlare un po'. Vi lascio il link sotto, al prossimo capitolo :)
 
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FIVE
PARALYZED


<< Amy Styles? Per favore, mi segua nell'ufficio del rettore. >>
 

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Capitolo 6
*** 5; Paralyzed ***




FIVE
PARALYZED
 


Il mattino successivo, quando Amy aprì gli occhi, si sentiva ancora spossata dagli avvenimenti della sera precedente.
Fuori c’era un enorme sole giallo sgargiante. Durante la notte, la pioggia aveva spazzato via le nuvole nere, il cielo era azzurro come se fosse appena stato verniciato e i veli di nebbia non fondevano più il profilo delle vette con l’orizzonte.
Dietro le cime del Ghost, che quel giorno parevano molto più vicine del solito, si distingueva perfino il ghiacciaio.
Quella notte era rimasta sveglia a lungo e le immagini della sera prima l’avevano riscossa dai brevi momenti in cui si era assopita.
Nelle interminabili ore in cui aveva fissato il soffitto, il senso di colpa non l’aveva mai abbandonata.
Aveva tradito il suo fratellino davanti a tutti.
Rose infilò la testa nella camera. << Già sveglia? >>
<< Non proprio. >>
<< Vieni a fare colazione in mensa? >>
<< Arrivo subito. >>
Rose, tuttavia, non se ne andò, ma si sedette sul letto.
<< Tuo fratello è piuttosto sensibile, vero? >>
<< Abbastanza. >>
Le tornarono in mente le parole di sua madre: “Aspetta e vedrai.”
Quello era il suo motto preferito. << Aspetta e vedrai! Quando sarai adulta e avrai delle responsabilità. >> Evidentemente quel momento era arrivato.
Amy chiuse gli occhi per un istante. Devo fare qualcosa, pensò. Harry ha i riflettori puntati su di lui almeno da ieri sera, ed è proprio ciò che non deve accadere.
<< Devi fare qualcosa. – proseguì Rose come se le avesse letto nel pensiero – Dovresti… ecco, sinceramente… Non sarebbe meglio consigliare ad Harry di entrare in terapia? Qui all’Alnwick c’è uno psicologo, dicono che sia molto bravo. Si può semplicemente andare da lui… >>
Amy udì le parole, ma non ne comprese il senso.
Da bambina aveva sempre avuto l’impressione che essere grandi fosse uno spasso. Si poteva decidere da soli quando mangiare un hamburger, quando comprare dei vestiti nuovi, quale film guardare…
Aveva smesso d’illudersi solo durante l’adolescenza. Non si era lasciata ingannare dalle scarpe eleganti e dal fatto che gli adulti potessero fumare, bere spumante a ogni occasione e fare sesso giorno e notte senza che nessuno li mettesse in guardia sull’AIDS.
La mamma l’aveva rimproverata quando si era rifiutata di crescere, annunciando che voleva mollare la scuola e che se ne sbatteva le palle di tutte quelle cavolate sulla vita adulta.
<< Che ne dici se ne parlo con Harry? >>
<< Mi occupo io di mio fratello, Rose. >> mormorò Amy, pensando con sollievo all’indomani.
Sì, si sarebbe occupata di Harry. L’aveva sempre fatto.
Il giorno successivo sarebbe finito tutto. Il giorno successivo, finalmente, sarebbe partito l’autobus per Alnwick.
Rose arricciò il naso e guardò la ragazza davanti a lei perplessa. << Come vuoi. Sappi, però, che per qualsiasi cosa io ci sono. – Amy guardò la ragazza poco convinta e abbozzò un piccolo sorriso – Andiamo a mangiare. Quando mi sbronzo, il mattino dopo, ho sempre una fame da lupi. >>
Le due ragazze si alzarono dal letto a una piazza e mezzo e lasciarono l’appartamento, raggiungendo la mensa dove già il resto del gruppo stava facendo colazione.
Zayn stava spalmando della marmellata sulla sua fetta biscottata mentre osservava Harry ridere per qualcosa che aveva appena detto Louis, che si era appena girato per notare Alice dare un pizzicotto sul braccio di Niall che continuava a riprenderla con la sua videocamera.
Quando si sedettero le rivolsero tutti un sorriso così caloroso che per un attimo Amy si scordò di quello che era successo la sera prima.
Solo l’arrivo di Gae la riportò alla realtà. Con poca grazia appoggiò il suo vassoio sul tavolo e iniziò ad aprire uno yogurt. << Ciao, ragazzi, avete sognato la tipa con i capelli blu? – si passò la mano tra le ciocche di capelli biondi con un gesto affrettato – Forse dovrei tingermi anch’io? >>
 
Quando il professor Smith entrò in aula tutti gli studenti si zittirono e presero posto.
Era un uomo insignificante, sulla quarantina, con le mani perennemente infilate nelle tasche sformate della giacca.
Aveva la cravatta sghemba e non aveva portato nulla con sé. Niente libri, niente borsa, niente fogli. Nemmeno una penna a sfera nel taschino.
Il professore scrutò l’aula in silenzio per diversi minuti. Alla fine si sedette dietro la cattedra e iniziò a parlare, gli studenti alzarono subito la testa.
Aveva una voce straordinariamente profonda e tonante, aveva anche una dialettica così eccezionale da dare l’impressione che leggesse un libro anziché improvvisare.
<< In greco “filosofia” vuol dire “amore per la saggezza”. – esordì sorridendo – Forse, però, oggi dovremmo iniziare dall’ “amore per la verità”. Che cosa ne dite? Gira voce che abbia avuto luogo un party illegale, nella rimessa delle barche. In caso vi fosse sfuggito, la rimessa si trova nella zona vietata. C’è persino un cartello che dice: ZONA VIETATA. DIVIETO D’ACCESSO. E, se la memoria non m’inganna, c’è anche una recinzione. >>
Si tolse gli occhiali, li appoggiò sulla cattedra e si schiarì la voce. << Poiché gli studenti di questo college hanno un quoziente d’intelligenza superiore alla media, presumo che sappiate leggere i cartelli, giusto? O che conosciate la funzione delle recinzioni. – si fece serio di colpo – Qualcuno ha qualcosa da dire riguardo questo episodio? >>
Silenzio.
Nessuno chiese la parola.
Mr. Smith sfoderò ancora il suo sorriso ironico. << Ah, si tratta del codice d’onore dell’Alnwick. Capisco. I signori hanno concordato di tenere la bocca chiusa, vero? I miei colleghi devono essere stati molto convincenti per far in modo che nessuno studente parlasse. >>
Il riferimento a Mr. Payne e Mrs. Benson era evidente e tutti i ragazzi presenti in quella stanza l’avevano capito.
Dire che quei due si erano messi nei guai era poco e nessuno era ancora riuscito a spiegarsi che cosa li avesse spinti a farlo, dopo tutto erano pur sempre degli insegnanti e quello non era di certo un comportamento adeguato.
Amy si guardò intorno per cercare gli sguardi dei suoi amici: Louis stava scrivendo distrattamente qualcosa su un quaderno, Gae era impegnata a non farsi beccare con il cellulare in mano, Niall aveva la testa appoggiata sul banco e le cuffiette alle orecchie mentre Zayn continuava a fissare il professore immobile.
Harry e Alice, essendo di un anno più piccoli, non seguivano i loro stessi corsi ma Amy era sicura che anche loro avrebbero subito un discorso del genere.
Davvero nessuno aveva spifferato qualcosa al rettore?
Sapere che molto probabilmente il party era stato scoperto per quello che aveva fatto Harry le provocò una fitta al cuore.
Mr. Smith stava per rivolgersi ancora agli studenti, quando qualcuno bussò alla porta.
Una collega più giovane entrò, andò dritta alla cattedra e consultò il foglietto che teneva in mano. << Amy Styles? Per favore, mi segua nell’ufficio del rettore. >>
Amy fu percorsa da un brivido. Nell’aula si levò un brusio. Che cos’era successo? Perché il rettore voleva vederla?
Alcuni si girarono a guardarla mentre lei rimaneva immobile a fissare il vuoto finché Gae la risvegliò con una gomitata.
Amy si alzò, stringendo al petto la borsa. Il sedile si chiuse con uno schiocco sonoro, scese i gradini frettolosamente e seguì la donna fuori dalla porta.
Quando raggiunsero l’ufficio del rettore Harry era seduto su uno delle sedia davanti alla porta, la donna bussò e disse qualcosa poi scomparve in sala insegnanti.
Quando la porta si aprì mostrò la figura del rettore Hale. << Harry e Amy Styles? >>
<< Voleva parlarci? >> esordì Harry.
<< Sì. >>
<< Perché? >> Harry sembrava tranquillo, quasi ottimista, come se sapesse già perché era stato convocato per primo.
Il rettore si passò una mano sulla fronte. << Beh, perché è sparita una ragazza. >>
 
Dalle enormi finestre dell’ufficio si godeva una vista mozzafiato sul Lake Mirror. Il sole si rifletteva nell’acqua blu.
<< Accomodatevi. >> Il rettore Hale indicò due sedie davanti alla scrivania. Il suo tono pareva più nervoso che severo.
Fino ad allora Amy lo aveva visto solo da lontano. Era alto poco più di un metro e settanta e indossava un completo gessato troppo grande, o forse era lui che era troppo piccolo.
Sembrava uno di quei timidi pantofolai che non uscivano mai di casa senza spray nasale, che tenevano le graffette nel portafoglio e si passavano il filo interdentale tre volte al giorno.
Quando l’uomo la guadò gli sembrò quasi di scorgere la propria immagine sfocata nell’azzurro acquoso dei suoi occhi.
<< Ebbene, Harry, si mormora che lei abbia visto una ragazza cadere in acqua, poco distante alla rimessa delle barche… Non voglio sapere cosa faceste laggiù, ora non è la mia preoccupazione principale. Voglio solo che mi racconti cosa è successo dal principio. >>
Chi aveva fatto la spia? Gli studenti erano troppi alla festa perché tutti mantenessero il giuramento d’onore di cui aveva parlato Liam.
Harry scosse la testa << Mr. Hale, temo che le abbiano fornito informazioni errate. >>
<< Come sarebbe a dire? Mi sta forse dicendo che mi hanno mentito? >> Il rettore aggrottò le sopracciglia e anche Amy lo squadrò irritata.
Harry abbassò la voce. << La ragazza non è caduta in acqua. Si è tuffata! Di sua spontanea volontà! >>
<< Si è tuffata di sua spontanea volontà? Intende forse dire che l’ha fatto intenzionalmente? >> Hale pareva confuso e ancora più piccolo dietro la gigantesca scrivania in legno.
<< Sì signore, è proprio quello che volevo dire. >> rispose Harry, deciso
Il rettore si passò la mano destra tra i capelli. << Per favore, mi spieghi esattamente cos’è capitato. >>
Harry fece un respiro profondo. << Ero seduto sul pontile davanti alla rimessa. Ho fissato l’acqua per tutto il tempo e avevo la roccia sempre sott’occhio. >>
<< Quale roccia? >>
<< La Salomon Rock. E’ così che si chiama, giusto signore? Ho cercato una carta della regione in biblioteca e in rete, ma non l’ho trovata. >>
<< Quella roccia non ha un nome. Era sul pontile, dunque? >>
<< Esatto! La rimessa non è poi così lontana dallo strapiombo. Centocinquanta metri, forse duecento. >>
L’uomo sospirò. << E poi? >>
<< All’improvviso la ragazza è comparsa in cima alla roccia. >>
<< All’improvviso? >>
<< Era già calato il crepuscolo e il cielo era piuttosto nuvoloso. Stava per scoppiare il temporale. La ragazza è sbucata fuori dal nulla. >>
<< Per quanto tempo è rimasta lì? >>
<< Non molto. Uno o due secondi. >>
<< E lei è comunque riuscito a vederla? > Il rettore era incredulo.
Amy non poteva biasimarlo, ma Harry continuò. << Si è tuffata subito, non appena mi sono accorto di lei. Ha fatto un paio di bracciate e poi qualcosa l’ha trascinata sotto. >>
Amy lo fissò. Harry non aveva mai accennato a quel particolare.
Mr. Hale posò le mani sulla scrivania e si chinò verso il ragazzo. << Qualcosa l’ha trascinata sotto? >>
Harry si sfregò gli occhi, sembrò sfinito. << Oggi Louis Tomlinson mi ha detto che il punto davanti alla roccia è il più profondo del lago. L’ha chiamato Green Eye, dal nostro balcone sembra davvero un occhio. Se mi dà una cartina, le faccio vedere cosa intendo. >>
<< Questa ragazza… era li e poi si è tuffata… >> Il suo volto esprimeva insoddisfazione o scetticismo? Oppure entrambi?
<< Sì, all’inizio ho pensato che l’avesse fatto volontariamente. Aveva l’aria di essere una brava nuotatrice, altrimenti perché si sarebbe dovuta tuffare? Dopotutto è una salto di oltre dieci metri, credo. Non ho più perso di vista quel punto, ma non è riemersa. >>
<< E lei pretende che io le creda? >>
<< E’ la verità! >>
Il rettore si alzò, girò intorno alla scrivania e gli appoggiò una mano sulla spalla. << Preferirei che mi dicesse per quale motivo si sente costretto a mentire. >>
Amy si ricordò della sera prima, di come si fosse sentita colpevole nei confronti di suo fratello, di come l’avesse tradito e non avesse preso le sue difese.
<< E se mio fratello non stesse affatto mentendo? E’ stato proprio lei a dire che è scomparsa una ragazza! Come fa a starsene qui così tranquillo? >>
Il rettore assunse l’espressione arrogante che Amy conosceva fin troppo bene.
Gli adulti la sfoggiavano sempre quando volevano vantarsi della loro saggezza, quando avevano l’opportunità di far sentire un ragazzo immaturo e del tutto inesperto del mondo.
<< Sì, è scomparsa una ragazza signorina Styles. Nessuno la vede da ieri sera e questa notte non ha dormito nella sua stanza. >>
<< Allora ho ragione! >> gli occhi di Harry brillarono.
<< Ebbene… La ragazza è svanita nel nulla da ieri sera, ma non può essersi tuffata da quella roccia. E’ assolutamente impossibile! >>
<< Ma… >>
<< Niente ma! >> Il rettore si alzò e si avvicinò alla finestra.
Guardò le montagne che si affollavano dietro il lago, come se lo specchio d’acqua avesse rubato loro il posto da tempo immemorabile.
Quindi si girò. Il suo sguardo non era più spento e acquoso quando fissò Harry dritto negli occhi. << Non le credo, Mr. Styles, a meno che non sia in grado di spiegarmi come una paraplegica possa arrampicarsi su una roccia e buttarsi in acqua. >>




Buon ferragosto a tutti :) Per fortuna sono riuscita a trovare del tempo per aggiornare tra i mille impegni della giornata. Allora cosa ne pensate? In questo capitolo si capisce finalmente chi sia la ragazza scomparsa. Come al solito volevo ringraziare tutte le persone che seguono e recensiscono la storia, siete degli amori. Questa sera sarò veramente molto breve, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo. Volevo ricordarvi il mio profilo ask, vi lascio il link sotto.
 
 
 
SIX
LOST


<< Tutta la tua vita è una menzogna. L'hai forse dimenticato? >>


 

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