Unexpected Egg

di NightWatcher96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: Stranezze per Leo ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: Il Torneo ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: La Mano Oscura ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Un Pericolo dall'Esilio ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: L'Incubo Termina ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: Lieto Evento ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: Stranezze per Leo ***


"Allora, ti piace, Fearless?".

Così accaldati, sudati sul letto di Leonardo. Sia lui sia Raphael avevano finalmente rotto il semplice legame fraterno che li univa, facendolo diventare qualcosa di  molto più intenso. L'amore che avevano cresciuto in un anno, dopo l'abbandono del Fantasma della Jungla e Nightwatcher era esploso. E ora, stavano sperimentando il  sesso sfrenato.

Raph era ginocchioni su Leonardo, accarezzandogli dolcemente la guance calde e arrossite: i loro occhi splendevano nella luce rossastra delle candele sparse nella  stanza. Così perfetta la loro notte, così emozionante, fruttuosa.

Il membro di Leo era stretto nell'altra mano di Raph, che ne accarezzava la pelle con il pollice: Leo, invece, lasciava correre le mani sui fianchi scolpiti di  Raphael, correndo verso la pelle più tenera dei piastroni finali. 

Poi, cambiarono posizione. Leo si mise carponi per lasciar entrare il membro di Raphael nel suo piccolo spazio anale, ignorando il dolore iniziale per provare estasi e  piacere per ogni spinta.

"Sì, Raphael... mi piace così tanto!" gemette Leonardo, mordendosi il labbro inferiore...




Leonardo si svegliò si soprassalto. Ancora quel sogno fantastico che era solo come un filmato di ciò che era accaduto due settimane prima. 

Si accarezzò le labbra, sorridendo nel buio dell'alba: il sapore di Raph era duraturo come sempre. Improvvisamente, però, un leggero crampo nel basso ventre lo fece  gemere e poi boccheggiare per qualche secondo: subito si strinse l'addome, allungando pigramente un braccio verso il lume sul comodino.

"Fantastico..." mormorò sottovoce "Iniziamo la mattinata con i crampi da vecchiaia? E ho solo diciotto anni".

Scuotendo il capo, decise che il tempo per dormire era finito e tranquillamente si diresse in bagno, iniziando la sua pulizia di prima mattina.

Si guardò allo specchio, aprì la doccia e si pesò. 

"Cosa?" mormorò incredulo "Non ricordavo di aver preso un chilo e mezzo" continuò, grattandosi la nuca "E ieri sera ho preso solo del tè... non ho avuto un pasto pesante o calorico".

Facendo le spallucce, entrò nella doccia, rabbrividendo un po' al contatto dell'acqua contro la sua pelle. 

Il rumore dell'acqua sovrastava anche i pensieri: mentre canticchiava anche sottovoce, Leonardo proprio non poté accorgersi di due occhi miele predatori che lo  guardavano maliziosi, come una preda succulenta. L'azzurro guaì un po' dallo spavento alle due braccia verdi che lo strinsero a sé.

"Buongiorno, bon bon" sussurrò il rosso, in un orecchio "Hai dormito bene? Mi hai sognato?" continuò, baciandogli la fronte "Scommetto di sì".

Leo ridacchiò e lo tirò subito in un bacio, lasciandosi afferrare per i fianchi.

"Tu che cosa dici?" sussurrò sotto l'acqua.

Raph ghignò e inspirò tranquillamente il sapone che Leonardo aveva sulla pelle.

Fra mille bolle di sapone la loro doccia fu sorprendente, tanto che furono costretti a fermarsi quando udirono un bussare sulla porta.

"Leo?" chiamò la voce di Donnie.

"Ehm... sì?" rispose il rosso, chiudendo la tendina gialla per evitare di mostrar Raph "Che c'è fratello?".

"Hai finito? Perché sai, non per essere scortese, stai lì dentro da trenta minuti!".

Raphael ridacchiò sul collo di Leonardo e i due non poterono che attendere che il genio si allontanasse un attimo per scambiarsi qualche altro bacio a fior di pelle e  lasciare la doccia, attendendo che nessuno li stesse osservando.

....

Le doti empatiche di Michelangelo erano senza dubbio sempre molto sorprendenti. Anche se ora giaceva mollemente a letto, dopo una linea di febbre cresciuta di più nella notte, non poteva abbandonarsi al sonno: continuava a ripensare ai gemiti che aveva udito nel cuore della notte di puro piacere, dalla camera di Leo, nella  stanza a fianco. Sembrava proprio in calore!

-Lui e Raph hanno del tenero- pensò, riversandosi su un fianco: -Ci scommetterei il guscio... mi auguro solo che nessuno li scopra. Tutti sanno quanto per il sensei l'incesto sia una cosa vergognosa-.

Un toc morbido si udì alla sua porta: Mikey di anni quindici alzò debolmente la testa dolente e sorrise dolcemente a Donatello che, pulito e profumato, stava entrando.

"Buongiorno, dormiglione" commentò, accendendo la luce "Come ti senti questa mattina?" disse, tastandogli la fronte "Mmh, caldo più di ieri".

Mikey sospirò: odiava essere malato ma questa volta l'aveva proprio voluto lui! Aveva fatto infuriare Raph mettendogli un insetto finto sul cuscino e quando la corsa  per la vendetta era terminata nelle fogne, Mikey era stato lanciato nelle acque più gelide e sporche di alcune idro-pompe momentaneamente in manutenzione.

Aveva preso un raffreddore e poi... la febbre!

"Ma dico, certe volte non dovresti stuzzicare così tanto Raph!" sospirò Donnie, neanche avesse intuito il ricordo del minore "Soprattutto in questo periodo".

"Che periodo?".

Donnie si batté la frone in esasperazione "Mikey, la stagione degli amori è appena cominciata per Raph. Hai notato quanti feromoni il suo corpo sta producendo? E a quanto pare ha già scelto il suo compagno".

"Leonardo, naturalmente".

"Bravo. Le tue doti empatiche ti premiano, fratellino".

Mikey annuì e tossì un paio di volte con intensità crescente "E Leo ci sta, te lo dico io. Non credo si tratti solo di feromoni o altro" continuò con serietà "No...  si tratta di vero flirt. Amore. Si amano, Don".

"Beh... sarei felice per loro se non avremmo il problema del sensei".

"Come stavo dicendo a me stesso, lui è troppo tradizionalista" ripeté Mikey: "Facciamo finta di niente?".

Donnie annuì "E' l'unica soluzione".

"Ehi, voi due" risuonò allegra la voce di Raph "La colazione è pronta" disse, entrando, per poi rammaricarsi alla forma pallida del fratellino "Come ti senti,  pulce?".

"Non sono una pulce anche se siete più grandi di me di tre anni" si difese, tossendo di nuovo "Ehi, non fare quel viso dispiaciuto. Non era colpa tua... solo mia".

Raph finse di fare il menefreghista ma gli fece una carezza affettuosa sul cranio "Ricordati di non farmi arrabbiare quando mi metti i ragni finti".

"Dai, che era il massimo!".

Donnie ridacchiò, studiando in silenzio il fratellone testa calda. Sembrava diverso: più calmo, razionale, deciso e... più fratello anche. A volte sapeva essere un coglione, soprattutto quando ci si metteva nel far soffrire gli altri ma adesso era semplicemente adorabile oltre che sexy.

"Mi raccomando, Raph..." mormorò, poi, Mikey, rimanendo sdraiato per un forte mal di testa "Rendi Leo felice... altrimenti, ti faccio male...".

Il rosso sbatté incredulo gli occhi, incapace di spiccicare parola. Inizialmente non comprese a cosa Mikey si fosse riferito ma quando i suoi occhi s'incrociarono in quelli abbastanza imbarazzati di Leonardo, comprese ogni cosa.

"Tu lo sai?" sussurrò, mentre Leo chiuse la porta alle spalle.

"E' facile capirlo" rispose Donnie, con ovvia espressione "Non lo sai che Mikey capisce ogni cosa, poi? Tu e Leo siete intimi".

"Basta!" scattò l'azzurro, rosso come un pomodoro.

Raphael inspirò profondamente, grattandosi la nuca con fare pensieroso, non troppo convinto di cosa esattamente dire.

"Non riveleremo nulla... stai... tranquillo..." sbadigliò Mikey, scivolando immediatamente in un sonno profondo.

I tre maggiori sorrisero nel vederlo tanto piccino, aggrovigliato nelle coperte e preferirono lasciarlo riposare...

....

Splinter, Don e Raph guardavano Leonardo mangiare come una belva impazzita, in un ritmo davvero... disgustoso. Aveva iniziato con la solita scodella di latte, passando a ingurgitare tutti i cereali di Raph, un cornetto alla marmellata di Donnie e alle solite ciambelle semplici di Splinter, terminando con un sorso del caffè dalla tazza del genio.

"Grazie per la colazione. Era buona" disse, non potendo soffocare un sonoro rutto per poi andarsene al dojo.

I tre rimasti si guardarono attentamente, ancora con gomiti sollevati con i cucchiai stretti nelle mani o bocche spalancate di stupore.

Donnie si voltò verso la porta, guardando poi il bicchiere mezzo vuoto.

"Uhm... è la mia impressione o Leo... sembrava...".

"Ingordo come un porco?" commentò il rosso.

Fece per mangiare quando dei passi infuriati condussero un arrabbiatissimo Leonardo dietro il focoso, mollandogli un forte scappellotto dietro la nuca, facendogli affondare ironicamente il volto nella scodella di latte e tre unici cereali rimasti.

"Come cazzo ti permetti!" ringhiò Leonardo, ignorando il gergo irrispettoso "Come osi darmi del porco? Avevo fame! FAME, hai capito?!" urlò a pugni stretti, con le lacrime crescenti negli occhi "Non sono un porco! Non lo sono!".

Il suono dei suoi singhiozzi risuonò nella cucina, causando uno sgomento generale. Probabilmente, se sarebbero stati in un fumetto, avrebbero avuti i classici occhi a pallini piccoli e neri.

Asciugandosi alla meglio il volto grondante di latte, il rosso si alzò dalla sedia, guardando la figura leggermente patetica del suo compagno.

"E sono anche ingrassato di un chilo!" urlò sotto forma di lagna "Non sono un porco!".

"Stavo solo scherzando, Leo" appianò il rosso, abbastanza confuso "Non c'è bisogno di fare questo piagnisteo".

Lo sguardo dell'azzurro assunse un luccichio di profonda rabbia tenebrosa che costrinse Raph a ridacchiare nervosamente, facendo un passo indietro, leggermente intimorito.

"Sei un coglione!" ruggì freddamente, afferrandogli il polso per trascinarlo nel buio dojo, rischiarato solo dal fascio di luce della cucina.

Il rosso non ebbe nemmeno il tempo di alzare la tendina salmone che avevano come porta e gli fu praticamente sbattuta sul viso, mentre l'azzurro lo inchiodò contro il muro, bloccandogli i polsi nelle mani. Con la luce trasversale, il focoso notò un luccichio di malizia terribilmente sensuale e non poté sottrarsi a un lieve bacio.

"Mmh..." espirò Leo, leccandosi le labbra, mentre annusava il collo del compagno "Come sei bello, Raphie...".

Il rosso si mordicchiò le labbra, cercando di non gemere quando la mano birichina dell'altro scivolò sotto il nodo della cintura, allargando di proposito lo spacco intimo per palpare la punta del caldo membro gonfio d'eccitazione.

"Leo... cazzo fai..." sussurrò il rosso, emettendo un piccolo churr di piacere, notando anche le ombre in cucina muoversi verso l'uscita.

"Fammi felice, Raph...".

"Lo sai che sempre lo faccio... ma non qui!".

Lo sguardo d'oro si ampliò nel notare il guscio di Donatello che praticamente era dinanzi al sensei, cercando di invogliarlo a non indagare sullo strano combattimento dei due; sentì la voce di Don che cercava di frenarlo senza troppo successo.

-Come faccio a far smettere Leo? Non sembra neanche lui!- pensò il focoso, avendo un'ideuccia un po' malefica.

Toccò uno dei fianchi dell'azzurro, spingendolo dolcemente verso il dojo, con uno sguardo oscuro e sexy allo stesso tempo.

"Mio dolce Fearless, luce dei miei occhi" iniziò, ottenendo la completa attenzione "Mi dispiace dirtelo, ma hai messo su qualche chilo".

Leonardo gelò sul posto ma anziché piangere, ringhiò infastidito e senza alcuna parola gli balzò addosso, ruzzolando ironicamente sul pavimento del dojo, proprio in contemporanea all'uscita dalla cucina di Don e Splinter.

"Donatello, voglio solo controllare. Non è il caso di lasciar perdere dopo quello che ho visto".

"Ma sensei...".

Troppo tardi. Il sensei aveva applaudito una volta per accendere le luci del dojo e illuminare la situazione, mentre il genio chiuse gli occhi, non potendo guardare.

"Leonardo! Raphael! Yahme! Smettetela subito di azzuffarvi! Michelangelo sta riposando!!".

Questo bastò al genio di schiudere almeno un occhio da pesce e guardare attraverso la fessura delle dita. La sua bocca si aprì di scatto, in puro stupore di trovare Raph disteso sul pavimento in una posizione da tintarella solare e il culo di Leo giusto in faccia.

"Ehm..." mormorò, voltandosi per soffocare una risatina.

I due ninja si alzarono immediatamente e Leonardo sospirò, lasciando cadere le spalle.

"Chiedo scusa, maestro Splinter. Oggi mi sento... come dire... non proprio me stesso".

Il topo annuì e gli poggiò, poi, la mano sulla spalla, guardandolo così profondamente che l'azzurro lottò affinché non distogliesse lo sguardo. Sembrava che ti stesse leggendo dentro.

"Va bene, figlio mio"...

....

I giorni passavano lentamente, mutandosi in settimane, vissute più o meno felicemente da ogni membro della famiglia Hamato.

Beh... eccetto per Mikey e Leo, se non altro. Il primo aveva sviluppato una bronchio-polmonite a causa dei batteri dell'acqua ingerita e aveva bisogno di medicine che doveva procurargli spesso April; Leonardo, invece, aveva periodi di scatti di rabbia, pianti, fame o digiunava ma ultimamente cominciava ad avere preoccupanti mal di stomaco.

Così, una bella mattina, Donnie pensò che ne aveva avuto abbastanza di vedere il maggiore così male e lo trascinò a peso morto nel laboratorio, fregandosene che l'istinto di fare la pipì stesse prevalendo sulla vescica gonfia!

"Va bene" ringhiò spingendolo sul lettino, mentre Raph chiuse la porta, comparso dietro di essa.

"Leo, se non facevamo noi qualcosa, tu mai ti saresti fatto controllare" sbuffò quest'ultimo, accarezzandogli il volto pallido "Sai quanto ti amo... e che sto male se soffri".

Il senso di colpa strinse duramente lo stomaco di Leonardo che si mordicchiò il labbro e decise di seguire alla lettera ogni ordine medico che Don iniziò ad impartirgli.

"Che sintomi hai avuto, oltre quelli che ci hai dimostrato?".

"Beh... fame, digiuno, molto sonno... voglia di ehm... sesso sfrenato e crampi allo stomaco".

"Mmh...".

"Sesso sfrenato?" ridacchiò la voce rauca di Michelangelo, entrando con una coperta arancione addosso.

"Mikey! Dovevi stare a letto!" scattò Donatello, facendolo trasalire "Ok... va bene, scusa lo sfogo. Puoi entrare, ma tieni la porta chiusa".

"E perché? Tanto il sensei è in profonda meditazione".

"Le meditazioni del maestro sono conosciute per essere facilmente spezzate anche con un semplice movimento di zampe di ragno" ricordò Leo, disteso sul letto.

"Ok, vediamo" iniziò il genio "Fratello, potresti scioglierti la cintur... oh, mamma!".

"Che c'è?" domandò subito l'azzurro, ora seduto.

"Accidenti...! Leo, ti sei proprio lasciato andare!" commentò anche Raph, guardando le piccole ciambelline di ciccia che ricoprivano il ventre "E mi piace!".

L'azzurro ringhiò un po' e sospirò drammaticamente, sbattendo la cintura sul lettino.

"Non fa niente. Forse è una questione di ormoni" subito disse Donatello, toccandogli il ventre per ottenere un grido di dolore "Ecco! Ho trovato il punto cruciale! Il basso ventre!".

"Povero fratellone..." mormorò Mikey, scoppiando in un forte eccesso di tosse.

Raph gli batté la mano sul guscio, sospirando un po'.

"Qui ci vogliono analisi sanguigne, tanto per assicurarci che siano solo crampi" spiegò Don, infilandosi guanti in lattice per afferrare siringa e ago.

Leo non disse nulla ma ridacchiò quando Mikey nascose il volto sul petto di Raph che lo strinse con un'aria un po' corrucciata.

Sangue bordeaux riempì presto la siringa vuota, mentre Don spezzò l'ago usato e si assicurò di analizzarlo al meglio.

"Trenta minuti e i risultati saranno pronti"...

....

Mikey era crollato a dormire e nessuno aveva preferito svegliarlo. Nel laboratorio di Donnie vi erano solo Raph, il genio (ovviamente) e Leonardo, seduto sul lettino.

"Ho i risultati ed è tutto nella norma. Forse il colesterolo è un po' più alto ma sempre nella norma... solo che..." disse Don.

"Cazzo! Non ti fermare!" scattò l'azzurro, ridacchiando per la pessima figura "Continua, caro fratello...".

Con la palpebra sinistra che sbatteva un po' per tanto shock, il genio scosse il capo e tornò alla questione.

"Sta bene, il maialino qui?" disse Raphael, chinandosi per evitare uno sgabellino alla testa "MAIALE!".

"AAAAARGH!" gridò Leonardo, infuriato.

"Leo, praticamente sei incinto".

Silenzio generale.

Poi una risata crescente da parte dell'azzurro che si trasformò in un'espressione terrorizzata e scioccata, nascondendosi il volto nelle mani.

"No... non può essere... io sono un maschio! MASCHIO!" fece sconvolto "Non posso essere incinto!".

"Io sarei il padre?" commentò Raph, eccitatissimo.

"Sì, ma si tratta di uova".

"Come posso essere incinto?!" gridò Leo, con le lacrime lungo il viso fiammeggiante "NO! NON E' POSSIBILE!".

"Calmati, Leo..." provò Mikey, ma ottenne solo uno schiaffo contro il viso che lo fece cadere in terra "Ahio!".

"Basta, Leonardo!" ruggì Don, aiutando il minore a rialzarsi "Tecnicamente, anche se sei un maschio, prima di essere mutato eri una femmina, ecco perché puoi avere una gestazione... anche se di uova, grandi quanto due mani giunte".

"Come fai a sapere tutto questo?" chiese Mikey, con una mano sul naso.

"Un bravo medico abbraccia ogni campo".

Raphael si grattò la testa e abbracciò Leonardo, accarezzandogli il guscio. Guardò la ciccettina e di nuovo il compagno che lo avrebbe fatto diventare padre.

"Quando partorirà Leo?".

"Direi... considerando che la fecondazione è avvenuta due settimane fa... circa cinque mesi e mezzo" rispose Don, a braccia incrociate "Ma quando sarà il momento, l'uovo o le uova resteranno tali e avranno bisogno di cinque giorni per schiudersi definitivamente".

"Hai sentito Leo?" confortò Raph, baciandogli la fronte "Non è meraviglioso?".

L'azzurro non rispose, troppo perso a singhiozzare in silenzio. Questa notizia lo aveva semplicemente sconvolto... inoltre, una piccola idea nella sua mente gli ricordava di indagare se era possibile annullare quella specie di gravidanza...



Angolo dell'Autrice.

Ho scritto questa storia da un po' di tempo e solo ora la pubblico, semplicemente perché volevo prima terminare qualche altra fic, ma non ho voglia di farlo (colpa dell'estate e dal fatto che sono molto presa da un fumetto che sto creando a una mia carissima amica). M-preg su una coppia che non favorisco, ma che ho scelto perché non ho mai centrato nulla su di essa.
Io vado di più per RxM, ma gli altri abbinamenti non mi dispiacciono! 
Al prossimo cappy!

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Capitolo 2
*** Chapter 2: Il Torneo ***


Quella notte, Leo non era riuscito a chiudere occhio, troppo sconvolto nel credere che tutti i suoi strani sintomi fossero stati associati a una gravidanza di uova. 

Raphael riposava dietro di lui, stringendolo al petto, con una mano sulla pancia e l'altro sull'inguine.

Non riusciva a pensare ad altro che... all'errore che lo aveva condotto in questa situazione: aveva già usurpato la fratellanza lasciando modificare il legame fraterno con Raphael in incesto puro, senza che il maestro ne fosse venuto a conoscenza. E adesso addirittura una gravidanza? Ma lui era un maschio!

"Tecnicamente, anche se sei un maschio, prima di essere mutato eri una femmina, ecco perché puoi avere una gestazione... anche se di uova, grandi quanto due mani giunte".

Le parole di Donatello vorticavano nella sua mente, adesso. Senza mai potersi fermare.

Uova, uovo... non sapeva niente di tutto questo! E aveva bisogno di parlarne con qualcuno...

Che potesse fidarsi.

Che non fosse della famiglia.

-A chi?! A chi posso rivolgermi?!- gridò mentalmente, stringendo il cuscino sotto la testa, palpandosi la pancia.

Era gonfia dal grasso acquisito sottocutaneo ma non certamente della piccola vita che stava formandosi dentro di lui.

-Io non voglio questo bambino! Non voglio!- pensò, stringendosi duramente la pancia per arrecarsi dolore: -Com'è potuto accadere?! Ero così felice con Raphie...!-.

Mugolando qualcosa di incomprensibile nel sonno, Raphael strusciò la guancia contro il collo di Leonardo, accarezzando la pancia con dolcezza.

"Il nostro bambino...".

Leonardo emise un respiro tagliente e guardò il compagno beatamente nel mondo dei sogni; togliendosi dolcemente la mano dalla pancia, scese dal letto, dandogli un'ultima occhiata prima di sparire nel buio per dirigersi in cucina per una forte fame implacabile.

-Se non fossi incinto, non sarei costretto ad abbuffarmi come un porco dannato!- ruggì freddamente nel pensiero.

Fu allora che notò la luce accesa e istintivamente si fermò, appiattendosi contro la parete solo per trovare Michelangelo seduto con una tazza di latte caldo e la coperta addosso. Sembrava pensieroso e il che era strano considerando che il fratellino mai assumeva simili pensieri.

O meglio, una faccia simile lo aveva fatto quando si era risvegliato di colpo dal laboratorio, proprio in tempo per sentir quel fatidico "Leo, sei incinto".

Si fece coraggio ed entrò, salutandolo affettuosamente.

"Buongiorno o buonanotte?" chiese in un sussurro.

Leonardo guardò l'orologio segnare le 04:30 e piegò la testa da un lato, sedendosi al tavolo.

"Buongiorno" rispose "Come ti senti, quest'oggi?".

"Come ieri... la bronchio-polmonite mi sta uccidendo... e gli antibiotici anche. Donnie insiste che ne prenda dozzine di litri per non farmi alzare la febbre".

"Mi dispiace..." mormorò Leo.

"Non è colpa tua. Anzi, tu non puoi stressarti ora che... beh... c'è un piccolino qui".

L'azzurro s'irrigidì un po', palpandosi istintivamente la pancia. Mikey era felicissimo di questo bambino e il sorriso sulla sua bocca, anche mentre sorseggiava del latte caldo, lo ammetteva. Anche Raph era entusiasta... e Donnie.

Perché lui solo no?

Perché tanto astio?

Perché tanto odio per una vita innocente?

"Mikey..." pronunciò "T... tu sei contento di... diventare... zio?".

"Assolutamente, fratellone! Promettimi che mi farai sentire i movimenti!" esclamò, accarezzando il ventre "Tu no? Non sei felice di essere papà?".

Leonardo chinò lo sguardo, ponderando la domanda. Che cosa doveva rispondere? Sì? No? Forse? Perché?

"Non lo so" ammise "E' tutto difficile per me, forse perché sono io a portare in grembo qualcosa... o meglio, qualcuno. Raph e tutti voi mi appoggiate, ma... come farò ad affrontare il sensei?".

Mikey lo guardò in silenzio e lo abbracciò "Qualunque cosa accadrà, noi ti saremo vicini, promesso!".

"Grazie, piccolo".

"Tu, però... promettimi che non interromperai in alcun modo questa gravidanza. E' un'occasione rara per riprodurci e Raph, poi, non te lo perdonerebbe mai!".

Leonardo annuì "Sì, va bene".

Mikey tossì fortemente, premendosi le mani sulla bocca e soffocò quel fastidioso solletico bevendo il resto del latte.

"Notte, Leo...".

"Notte, Otouto".

Rimasto da solo, l'azzurro si alzò solo per prendere una vaschetta di gelato da un chilo con fragola, nocciola e cioccolato. Afferrato un cucchiaino, iniziò a spazzolarsi l'intera leccornia fredda, mentre un piccolo sorrisino si levò sulle sue labbra.

"E' il mio bambino. E quello di Raph. E' il frutto del nostro amore...".

Non lo avrebbe ucciso...

....

Poche ore più tardi, il maestro Splinter si aspettava certamente di trovare Leonardo nel suo consueto allenamento mattutino nel dojo ma si sorprese di non trovare nessuno, se non Raph, che era mezzo addormentato davanti al sacco da box.

"Buongiorno, figliolo" salutò.

L'altro s'irrigidì un po' e costruì un frettoloso sorriso, ricambiando il saluto anche con un piccolo inchino.

"Tuo fratello non è qui?".

"Ehm... no, maestro. Leo sta riposando perché... aveva mal di pancia" rispose il rosso, parecchio a disagio dallo sguardo profondo di Splinter.

Il topo annuì, stringendo il bastone ma si mise a squadrare silenziosamente il figlio, senza un apparente motivo. Raphael cercò di mantenere il sorriso, muovendo le iridi per evitare di mostrarsi nervoso.

"Raphael, percepisco un odore intenso dal tuo corpo" disse "La stagione degli amori è iniziata per te?".

Il cuore del focoso mancò un battito e strofinandosi la nuca annuì "Ehm... solo che, sono quasi alla fine, padre".

"E hai scelto un compagno per soddisfare i tuoi istinti di accoppiamento?".

Perché tante domande? Raph non ne aveva idea ma non rispose stavolta.

"E' Leonardo che hai scelto?".

Una profonda pugnalata.

"Figliolo, devi dirmelo. Ho visto il comportamento insolito di Leonardo e ho immediatamente associato alla disperata ricerca di accoppiamento con un simile" continuò il maestro "Sappiamo che ci sono solo quattro esemplari di voi".

Raph chiuse gli occhi, non sapendo cosa dire! 

"Non mi arrabbierò Raphael se sei intimamente con uno dei tuoi fratelli. Ma ti prego di rispondere alle mie domande".

"Sì. Sì, padre! Mi sono accoppiato con Leonardo!" mitragliò il rosso, traendo forza da quel tocco paterno contro la sua spalla "E poi...".

"Cos'altro?".

"Sono incinto, maestro Splinter" risuonò una voce dalle tenebre della zona notte.

Raph spalancò gli occhi, notando un fremito nel padre che non ebbe bisogno di luci per identificare Leonardo seguito da un Don che non sapeva cosa dire o fare. E c'era anche Mikey, aggrappato al guscio di Donnie in silenzio.

"Come...?" biascicò il padre, confuso "Temo di non aver capito bene".

Leonardo si fece avanti con grande determinazione e non batté ciglio quando gli occhi castani di Splinter corsero sul suo corpo, vagando alla ricerca di un rigonfiamento da gravidanza.

"Può essere?" domandò Splinter, guardando il genio "Può essere, Donatello?".

"Sì, sensei. Secondo alcune mie ricerche, prima di essere mutati, Leo aveva un apparato genitale femminile che non ha del tutto perso, anche se è un maschio ora".

"Molto bene" espirò il padre "Non posso certamente negare di essere scioccato da una notizia simile" continuò, facendo un sorriso "Però, è qualcosa che dobbiamo abbracciare perché non siamo destinati ad estinguerci. Congratulazioni, figli miei".

"Non... sei arrabbiato... perché questo è incesto?" mormorò Leonardo, un po' sorpreso.

"No, figliolo. Non lo sono. Anche se siamo mutanti antropomorfi con intelligenza e caratteristiche umane, siamo sempre animali e con essi, seguiamo i nostri istinti primordiali, come, in questo caso, la stagione degli amori con la ricerca di un compagno".

"E nemmeno del bambino ti dispiace?".

Il topo gli poggiò entrambe le mani sulle spalle, guardandolo con affetto "No, figliolo. Sono entusiasta di diventare nonno. Perché non me lo avete detto subito?".

Scambiandosi un sorriso dolce oltre che sollevato, sia Raph, sia Leo iniziarono a raccontare delle caratteristiche della gravidanza che sarebbe continuata ad avanzare...

Improvvisamente, al centro del dojo, una luce fortissima si materializzò, splendendo di un verde acqua intenso.

Mikey fu il primo a notare il chiaro portale e a indicarlo a tutti gli altri.

"Un portale?" fece Donatello, notando due forme materializzarsi dalla luce, rivelando un coniglio e un uomo seduto a mezz'aria.

"Usagi-san?" espirò incredulo Leonardo "E... l'Assistente del Daimyo?".

I due si inchinarono rispettosamente, mentre il portale si chiuse alle loro spalle, lasciando a Don il tempo di illuminare l'intero dojo con un battito di mani, in modo da attivare l'impianto elettrico.

"E' un piacere vedervi" sorrise il coniglio samurai "E perdonate l'interruzione. Non abbiamo avuto il tempo di avvisarvi".

L'Assistente agitò il ventaglio che stringeva nella mano sinistra ed ecco che una busta bianca con un sigillo rosso fuoco comparve nelle mani di Splinter. Ognuno ricobbe quel foglio scritto in caratteri nexusiani, dorati e in verticale, con tanto di firma del Daimyo.

Un invito.

"Tra un mese inizierà il Torneo per determinare il nuovo Campione" lesse il maestro Splinter "Siamo tutti invitati".

Leonardo spalancò gli occhi e guardò la pancia: lui non avrebbe potuto combattere ora che c'era una vita dentro di lui. No... proprio no. Come avrebbe potuto fare? Le regole del Nexus obbligavano a combattere, tranne per maternità, malattie prolungate o infortuni gravi.

Beh, certo... lui era in stato di maternità però si sarebbe vergognato moltissimo a rivelarlo, anche se la notte precedente aveva desiderato qualcuno a cui dire della sua gestazione.

Piegò la testa da un lato ma sorrise quando Raphael gli sfiorò gentilmente la coda, sapendo quando quel punto fosse sensibile e piacevole da stimolare. 

Ottenne un sorriso e ciò gli bastò.

"Grazie per l'invito" disse il maestro "Ci vedremo tra un mese".

Il coniglio e l'Assistente s'inchinarono ancora e sparirono all'interno di un altro portale...

Gli Hamato rimasero a guardare i frammenti di polvere luccicante che si depositarono sul tatami arancione, abbastanza sconvolti. Poi, un colpo selvaggio di tosse da parte di Mikey li fece tornare alla normalità.

"Io..." mormorò Leonardo, chinando il capo per strofinarsi le braccia "... non potrò venire...".

Raph gli baciò la tempia, avvolgendogli le braccia da dietro, per accarezzare la minuscola pancia; voleva provare a risollevargli il morale in qualche modo.

"Stai tranquillo, Leo" fece Mikey, mostrando il pollice in su "Vinceremo anche per te! Chissà, quest'anno potrei non essere io a vincere".

La sua risatina restò solitaria nello sgomento generale: Michelangelo mai ammetteva che qualcuno avrebbe potuto rubargli il trofeo e l'onore del Nexus. Si comportava in questo modo solo quando non era in forma perfetta o temeva qualcosa di grosso.

"Che ti prende?" commentò Donnie "Perché così pessimista?".

"Già. Quello è compito mio" rispose Raph, appoggiando il mento sulla spalla di Leo.

Mikey fece le spallucce, abbassando lo sguardo. Ognuno si scambiò un'occhiata perplessa ma fu Donnie a prendere l'iniziativa; poggiando le mani sulle spalle del fratellino che arrivava solo alla sua clavicola, sorrise nervosamente.

"Ok, io e Mikey avremmo alcune chiacchiere da fare. Se potete scusarci...".

Ed entrambi si diressero nel laboratorio; qui, Donatello chiuse la porta dietro al guscio e Mikey rimase in piedi, fissando un punto vuoto del pavimento.

"Piccolo, che ti prende? Come mai questo muso lungo?".

"Nulla, Donnie".

"Nulla non credo. Se sei così triste, un motivo ci sarà, no?" replicò il genio, alzandogli dolcemente il mento.

Quegli occhi azzurri brillavano di una profonda angoscia e in un gesto brusco, Mikey si strinse al petto del fratello maggiore, gemendo un po'. Spiazzato, il genio non poté far altro che strofinargli amorevolmente il capo, cercando di capire cosa stesse accadendo con lui.

"Donnie... non dirlo a nessuno" continuò, guardandolo "E' da un po' di tempo che comincio ad avvertire un brutto presentimento! Si manifesta in incubi che non capisco e di giorno rimane un tarlo fisso nella zucca!".

"Perché non me ne hai parlato prima?" fece il genio, con tono di rimprovero "Sai quanto le tue sensazioni siano veritiere!".

Mikey fece un passo indietro, giocherellando con le dita "Ecco... c'è già la bronchite... non volevo aggiungere più preoccupazione...".

Un buffetto morbido: Donatello lo guardava con occhi fiammeggianti, gentili e anche tristi. Mikey sospirò ma si fece alzare semplicemente il mento, ancora una volta. Un bacio dolce gli sfiorò la fronte, donandogli un sorriso e il viola lo mise seduto sul lettino, dopo averlo raccolto in stile sposa.

"Mi piaci di più quando sorridi" sussurrò Donatello, aggiustandogli la coperta addosso.

Mikey arrossì semplicemente e sbadigliò "Ti voglio bene, Donnie! Sei il miglior genio che tutti dovrebbero avere".

Ancor prima che Donatello potesse replicare, Mikey si era già addormentato...

....

Settimane più avanti...

Il Torneo stava sempre più avvicinandosi e mancavano ancora cinque giorni. In quell'arco di tempo volato più lentamente del normale, qualcosa era accaduto, per grande gioia di Raphael, poi.

Come previsto da Donatello, la pancia di Leo aveva finalmente cominciato a mostrarsi un po' di più ed era grande abbastanza da lasciarsi toccare a coppa dalle mani. 

Faceva un po' uno strano effetto vedere il forte leader in uno stato tanto delicato ma ognuno aveva imparato a sorvolare questo dettaglio, esattamente come gli scatti di ira o crisi di pianto che cominciavano ad esserci di rado. Infatti, la fase cruciale era terminata, in tutto, da un mese intero...



Raphael sospirò un po', seduto sul divano a guardare senza alcun interesse un film d'avventura; non gli interessava molto un grosso gorilla che picchiava un dinosauro ricreato nella computer grafica. La sua mano accarezzò dolcemente la fronte di Leonardo che riposava con un cuscino sulle sue gambe, con un sorriso sulle labbra e una coperta addosso. 

Anche se coperto, quel rigonfiamento dolce si notava molto meglio e non certamente per qualche ciambellina di grasso. 

-Chissà quante uova porta Leo...- pensò con un sorriso: -Non posso ancora credere che diventerò padre! E'... un desiderio che si avvera!-.

Scoprì, quindi, quel corpo perfetto del compagno, palpando la piccola pancia che aveva costretto ad allentare il solito nodo stretto della cintura. Era un bozzolino troppo tenero, ma che martellava sul necessario bisogno di essere protetto.

Nessuno in casa, oltre Don, conosceva il presentimento di Michelangelo che non era guarito. La bronchite lo stava lentamente consumando, rendendolo sempre più debole e meno "rimbalzante".

-Fratello... sai quanto mi stai facendo preoccupare?- pensò ancora Raph, tornando serio: -Voglio dire... sarà più di un mese che sei malato! E che cazzo!-.

Poi ricordò: Michelangelo aveva un sistema immunitario molto debole e bastava un niente per spedirlo a letto con la febbre.

-Vero. L'avevo scordato. Spero solo che si rimetta per il Torneo. Tutti sappiamo quanto soffrirebbe se non potrebbe mettere piede sul podio-.

Leonardo si mosse un po', sbadigliando e schiudendo gli occhi ramati; guardò a testa in giù Raphael che allargò un sorriso e si stiracchiò un po', grato di quella dormitina piacevole.

"Ehi..." salutò.

"Baby" rispose il rosso, baciandogli le labbra al contrario "Come sta la mia mammina?".

"Bene. Affamato" ridacchiò Leonardo, accarezzandogli la guancia, prima di mettersi dolcemente seduto "Che ore sono?".

Guardarono l'orologio del salotto battere quasi le 19:40 e l'aria era tranquilla nella tana, perché Don e Mikey erano usciti per comprare alcune pizze.

Leo annuì e appoggiò la testa contro la spalla di Raph, che gli avvolse un braccio intorno alle spalle, mentre si strofinò la pancia. Ora era troppo orgoglioso di diventare genitore.


"Mi dispiace..." mormorò Leo.

"Non è colpa tua. Anzi, tu non puoi stressarti ora che... beh... c'è un piccolino qui".

L'azzurro s'irrigidì un po', palpandosi istintivamente la pancia. Mikey era felicissimo di questo bambino e il sorriso sulla sua bocca, anche mentre sorseggiava del latte caldo, lo ammetteva. Anche Raph era entusiasta... e Donnie.

Perché lui solo no?

Perché tanto astio?

Perché tanto odio per una vita innocente?

"Mikey..." pronunciò "T... tu sei contento di... diventare... zio?".

"Assolutamente, fratellone! Promettimi che mi farai sentire i movimenti!" esclamò, accarezzando il ventre "Tu no? Non sei felice di essere papà?".

Leonardo chinò lo sguardo, ponderando la domanda. Che cosa doveva rispondere? Sì? No? Forse? Perché?

"Non lo so" ammise "E' tutto difficile per me, forse perché sono io a portare in grembo qualcosa... o meglio, qualcuno. Raph e tutti voi mi appoggiate, ma... come farò ad affrontare il sensei?".

Mikey lo guardò in silenzio e lo abbracciò "Qualunque cosa accadrà, noi ti saremo vicini, promesso!".

"Grazie, piccolo".

"Tu, però... promettimi che non interromperai in alcun modo questa gravidanza. E' un'occasione rara per riprodurci e Raph, poi, non te lo perdonerebbe mai!".

Leonardo annuì "Sì, va bene"...



-Sì... è vero... avevi ragione, Mikey...- pensò Leo, espirando felicemente "Sai, Raph" disse, poi "Sono felice di questo bimbo".

"Era ora che te lo sentissi dire!" esclamò il rosso, ridacchiando "Adesso sì che mi sento davvero felice! Avevo creduto che non eri felice di questa gravidanza".

Leonardo abbassò gli occhi, lasciandosi scivolare immancabilmente sullo spacco intimo di Raph e scosse il capo in diniego.

"No. Sono felice e sai perché?".

Raph negò.

"Perché lo abbiamo fatto insieme".

Il rosso aprì la sua bocca istintivamente per lasciar entrare la lingua deliziosa di Leonardo in un bacio dolce che sapeva ancora di una merendina al cioccolato che l'azzurro aveva ingurgitato verso le diciassette del pomeriggio.

"Sai a che pensavo?" mormorò Raphie, accarezzandogli il volto.

"No, cosa?".

"Al modo migliore per le notti di fuoco senza danneggiare la pancia".

"Che ne dici del Kamasutra?" sussurrò Leo, arrossendo, mentre Raph lo guardò con aria stupita "Cosa? Una tartaruga in amore sa tutto per far felice il proprio uomo!".

Un altro bacio fu necessario, come un abbraccio e un pizzicare alla gola; entrambi ridacchiarono ai membri che forzavano gli spacchi intimi sempre più ma a interrompere i loro gemiti di puro estasi, ci pensò la porta d'entrata, rivelando Don e Mikey con sacchetti e cartoni di pizza fumante, nonché il sensei che aveva appena terminato la meditazione.

I due si staccarono in fretta, mentre il chiacchierio degli ultimi due fratelli si avvicinava sempre più...

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Capitolo 3
*** Chapter 3: La Mano Oscura ***


Finalmente il giorno della partenza giunse. 

Ognuno era letteralmente eccitato di poter nuovamente mettere piede su quel mondo tanto fantastico, popolato da diverse specie viventi, più o meno gentili.

Splinter sospirò, chiudendo la zip della sua borsa che conteneva piccole cose a lui preziose e uscì dalla sua stanza, dando un veloce sguardo all'orologio del salottino. Erano, ormai, le 05:20 e tra non molto sarebbero stati sull'incredibile Nexus.

"Sensei" richiamò Raph, uscendo dalla zona notte "Siamo tutti pronti".

Mikey aveva una giacca arancione con colletto e polsini bianchi per proteggersi dai violenti cambi d'aria e Leonardo indossava semplicemente un largo maglione nero, con un piccolo drago cobalto sul fianco sinistro. Il nero, come sapeva, affinava... ma non abbastanza per nascondere la pancia più sporgente.

Se di profilo, essa era ben visibile, grande quando una giacca ripiegata.

Don aveva un borsone pieno zeppo di medicine e altre cianfrusaglie da genio.

"Molto bene" istruì il maestro, dirigendosi verso l'ascensore ovoidale.

Non appena le porte si aprirono con uno sbuffo, ognuno entrò il silenzio, salendo verso la superficie.

In quell'attimo di attesa, Leonardo non poté fare a meno di guardarsi un'ultima volta alle spalle con un'aria leggermente malinconica. Non avrebbe voluto restarsene a casa ma nemmeno restare fuori dal girone delle eliminatorie. Adorava misurarsi contro ogni tipo di guerriero, poi.

Donatello guardava Mikey, invece: il fratellino era in silenzio, continuando ad avere una fronte arricciata in preoccupazione; non aveva più detto dei suoi incubi a nessuno e perciò, la famiglia non sospettava nulla. 

"Cavolo" fece Raphael, accarezzando un po' il sellino della moto "Sono talmente eccitato che non so se riuscirei a tenere sotto controllo la mia forza!".

"Allora dobbiamo tenerci alla larga!" ridacchiò Mikey, riparandosi subito il capo per un pugno mai arrivato dal fratello.

Splinter sospirò con un sorriso e lasciò a Donatello il compito di aprire la serranda del magazzino, con un cigolio davvero snervante; poi, ognuno lasciò l'altra porzione di tana, dileguandosi nelle tenebre del mattino, rintanandosi in un vicolo ancora carico di ombre notturne.

C'era quasi un silenzio irreale nella caotica città e inquietava: ma alla famiglia guerriera non causò preoccupazione, troppo concentrati nel seguire il padre disegnare i classici simboli in una forma ovale, mentre Leonardo pronunciare quella fastidiosa litania.

Non appena il fascio caratteristico di luce rosata si accese, usando una pozzanghera per comporre la dimensione da prendere, i cinque svanirono nel portale...


....


Il Nexus era sempre un luogo molto suggestivo, nella sua suddivisione in Padiglioni, Arena e Villaggio. Circondato da cascate, vegetazione e un cielo prevalentemente rosato per gran parte del mattino e cobalto per il cuore della notte. Inoltre, ciò che affascinava parecchio erano le doppie lune che brillavano verso sera, ma anche al mattino, sebbene una soltanto. Due satelliti di differente grandezza componevano il meraviglioso quadro immaginario di questo posto.

"E' sempre bello venire qui" commentò Michelangelo, il primo a uscire dal portale che si richiuse.

"Concordo" rispose Donatello.

Per Leonardo, il viaggetto non fu altrettanto: non appena mise piede sulla terraferma, un forte capogiro lo fece immediatamente impallidire, causando un ondeggiare pericoloso.

"LEO!" esclamò subito Raphael, attutendogli la caduta all'indietro con il suo corpo "Amore... che succede?".

L'azzurro espirò un po', schiudendo gli occhi improvvisamente pesanti e sorrise un po'.

"Probabilmente il portale ha interferito con la gravidanza" accennò Donatello.

Il focoso lo prese in stile sposa, baciandogli la fronte imperlata di sudore e non attese nessuno in modo che potesse correre rapidamente al Padiglione Medico per chiamare aiuto.

"AIUTATEMI! PER FAVORE!" urlò a gran voce, irrompendo nella principale stanza circolare e bianca, piena di porte, dell'ingresso.

Da una di esse una Guaritrice dai corti e ribelli capelli rossicci, abito bianco, viso nascosto dietro a una maschera con contorni arancioni si mostrò ma notando il caso abbastanza preoccupante, fece illuminare i suoi occhi arancioni e immediatamente altri Guaritori intervennero, portando una barella.

"Cominciamo bene..." sussurrò Mikey, guardando il fratellone che veniva condotto in una stanza ospedaliera.

Splinter poggiò la mano sulla spalla del focoso, annuendogli silenziosamente.

"Grazie, maestro Splinter" sorrise il focoso, comprendendo che aveva appena ottenuto il consenso di seguire il suo adorato Leonardo.

"E noi?" domandò Mikey, sentendosi vuoto e completamente disorientato.

Senza Leonardo e Raphael, la sua vita era completa solo per metà. Forza e Protezione erano molto incisivi per lui e lo stesso Mikey non osava neanche lontanamente immaginare un mondo o un futuro senza di loro e il resto della famiglia.

"Noi andremo ad avvisare il Daimyo, figliolo" rispose il sensei, dirigendosi verso il portone dell'uscita del Padiglione.

"Ma..." replicò il minore "Sensei, non gli diremo che Leo è incinto?!".

Il maestro non rispose. Non sapeva cosa dire o come muoversi in questa circostanza complicata e troppo velocemente.

Era iniziato tutto così bene, poi, cambiato senza che potessero effettivamente impedirlo. 

Donatello poggiò la mano sulla spalla di Michelangelo, dandogli uno sguardo perplesso. Vedere il maestro che stava allontanandosi sempre più gli aveva fornito solo mille dubbi.

"Don, come starà Leo?" mormorò l'arancione, aggrappandoglisi al petto "E il bimbo? Lo scopriranno secondo te?".

"Calmati, Mikey" ordinò il genio "Stressarti fa male a te e anche a Leo. Non sono in grado di rispondere a nessuna delle tue domande. Quindi, aspetteremo semplicemente che qualcuno si decida a fornirci notizie! Meglio seguire il sensei".

Mikey annuì, imbronciato e seguì il maggiore, guardando la porta in cui Raph era scomparso...


....


Ignaro del resto della famiglia, il focoso pazientava con l'ansia sempre più crescente in un corridoio ospedaliero, cercando di concentrarsi sulla porta bianca della stanza in cui Leonardo era stato portato d'urgenza. Voleva disperatamente sapere: come stesse l'uovo, il suo adorato compagno, che cosa gli fosse accaduto nell'arco di pochi secondi.

Guardava quei Guaritori che camminavano da un piano all'altro, senza fermarglisi un momento: Raphael li guardava con occhi sconvolti, come un cucciolo sotto la pioggia nel freddo mondo umano.

-Leo...- pensò, nascondendosi il volto nelle mani, per poi sedersi su un seggiolino rosso: -Amore mio... ti prego... dimmi che stai bene...!-.

Una piccola lacrima di una rabbia accecante e difficile da contenere gli colò lungo la guancia ma non se ne curò e guardò nuovamente la porta, cercando di abbattere la voglia di piangere e gridare.

Fu allora, nel momento agonizzante, che quella fottutissima porta si aprì.

Raphael balzò immediatamente in piedi, come una molla, avvicinandosi con occhi spalancati e ancora bagnati.

"Può entrare. E' stabile" spiegò la Guaritrice che aveva chiamato rinforzi, uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle.

Raphael ringraziò con un cenno e il suo sguardo vagò sulla figura assopita di Leonardo. Sembrava così debole, pallido e vulnerabile: la sua testa era una macchiolina sbiadita nel bianco dei cuscini e delle lenzuola.

"Leo..." sussurrò Raphael, sedendosi su uno sgabello nero che affiancava il lettino con l'altra tartaruga.

Gli prese la mano, la strinse e ne baciò il dorso silenziosamente, guardando il rigonfiamento della pancia creare una cunetta adorabile sotto il piumone cobalto. Gli venne da sorridere e delicatamente scoprì le coperte, baciando dolcemente la pelle gonfia dello stomaco, strusciandosi la mano.

"Spero stai anche tu bene, piccolino... o quanti ne siete..." ridacchiò sottovoce il rosso, sedendosi in una posizione più dritta.

Fu allora che notò una cartella clinica poggiata o dimenticata sul comodino accanto al letto; la raccolse con aria curiosa e accavallando una gamba sull'altra, iniziò a sfogliarne il fascicolo.

Era sicuramente di Leonardo. Vi erano alcuni esami incredibilmente fatti nell'arco di tre minuti, grazie al metodo del Chi che curiosamente si adoperava nel mondo dei Guaritori ed era anche un discorso troppo da geni per capire il suo funzionamento.

-Transaminasi, sideremia, testosterone, celiachia...- lesse mentalmente Raphael, con attenzione: -C'è proprio tutto... ed è sano come un pesce! Che sollievo-.

Vi erano alcune note che spiegavano che l'azzurro era perfettamente sano nel sistema cardiovascolare, linfatico e scheletrico. In pratica, tutto era perfettamente nella norma... anche se...

-Ecco! Un calo di pressione! Leo è un po' carente nel ferro...!- esclamò nel pensiero, fissando il compagno.

La porta alle sue spalle si aprì: Raphael si voltò un po', salutando una Guaritrice dai capelli biondi, identica a quella rossa e si alzò educatamente.

"Leonardo Hamato è perfettamente sano" disse, ottenendo un cenno dal rosso "Ha avuto uno spossamento, causato da un calo ingente di pressione sanguigna".

Un altro cenno.

"Inoltre" continuò la donna, guardando l'azzurro "Secondo alcune analisi, Leonardo dimostrerebbe di essere in stato di gestazione".

"Sì" sorrise Raphael "Sono due mesi e mezzo, ormai".

L'altra annuì "Ha già avuto ecografie?".

"Uhm... no" rispose il rosso, grato che avesse avuto il buon gusto di prestare attenzione a una spiegazione sulla gravidanza da parte di Donnie...



Donatello studiava le ultime analisi di Michelangelo, cercando di individuare cosa impedisse all'ultimo citato di guarire completamente quando qualcuno bussò alla sua porta.

"Ehi Don!" salutò Raphael, facendo capolino nella stanza tecnologica "Posso disturbarti un attimo?".

L'altro sorrise e annuì "Sì, certo. Dimmi tutto".

"Ecco..." fece l'altro, con un piccolo imbarazzo sulle gote "Potresti... spiegarmi come avviene una gravidanza".

Il genio rimase parecchio stupito dalla richiesta ma annuì e gli prese uno sgabello per farlo accomodare e avere libero accesso al suo tecnigrafo; afferrò un foglio nuovo e una matita e iniziò.

"Una gestazione è un momento delicato oltre che affascinante. Con la fecondazione si origina lo zigote che da inizio al processo di formazione di un nuovo essere. Per mitosi, esso diventa prima morula e poi blastocisti che va ad annidarsi nell'utero".

Raphael annuì, senza più imbarazzo, seguendo quei disegni precisi, anche se non avevano nulla a che fare con il talento artistico di Michelangelo.

"E poi?".

Donnie ridacchiò e andò avanti "Ha iniziò la gravidanza che, normalmente, dura 9 mesi. Per Leo è lo stesso, solo che il bambino anziché formarsi nel solito amnios, sviluppa calcare che compone le pareti dell'uovo, rimanendo, però, collegato a Leo per il nutrimento... in altre parole, mio giovane padre, il cordone ombelicale".

"E'... molto affascinante, come hai detto" rispose Raphael "Però, devo dedurre che la pancia di Leo crescerà più velocemente?".

"Sì, esatto. I mesi che prevedono lo sviluppo del bambino sono di meno e quindi avverrà tutto molto più in fretta".

"Continuiamo la spiegazione, dai" incitò il rosso, con un dolce e raro sorriso sulle labbra.

"D'accordo. Devi sapere che la gravidanza si intende sotto forma di settimane anche. Quindi, dalla quarta settimana, l'embrione misura mezzo centimetro e pesa tre grammi. Compare un abbozzo di cuore e cervello. Dalla sesta al terzo mese, l'embrione cresce, formandosi orecchie, naso e lo sviluppo degli organi interni, arrivando a una lunghezza di circa quindici centimetri, con un peso di 25-30 grammi".

"Wow... che piccolo bozzolino!" espirò il rosso, meravigliato che qualcosa di molto piccolo potesse formarsi così.

Don annuì "Dal quarto mese è possibile scoprire il sesso del bambino, denominato ancora feto e la quantità nel grembo materno, magari gemelli, avvenuti per mezzo di più spermatozoi. Dal quinto, il bimbo pesa 600 grammi, lungo 25-30 centimetri: apre e chiude gli occhi o le mani ma è ancora immaturo".

A Raph brillavano gli occhi di gioia e voleva sapere ancora.

"Settimo mese: il feto è lungo 40 centimetri e pesa 1500 grammi. In caso di parto prematuro, ha buone probabilità di sopravvivere perché è completamente formato" continuò Donnie "Infine, nell'ottavo e nono mese, la gravidanza raggiunge il termine, con il bimbo che pesa 3000/3500 gr o più, con una lunghezza di 50 centimetri. Si posiziona con la testa rivolta verso il collo dell'utero, pronto per nascere... e sarà doloroso per la madre".

"Perché?" domandò Raphael.

"Le doglie indicano la rottura delle acque e l'imminente nascita: la madre dovrà spingere affinché l'utero si dilati abbastanza... ma poi tutto sarà dimenticato quando il bimbo le sarà dato in braccio".

"E Leo come farà? Non credo abbia un utero...".

"Tranquillo. Il suo corpo si aprirà da solo. Insomma... se ha formato l'uovo, avrà certamente la cura di farlo uscire, no?" concluse Donatello.

Raphael lo guardò, abbracciandolo fortemente "Grazie, fratello. Per tutto".

"Guarda che io non ho fatto nulla... ringrazia i siti web o i libri!".

Raphael si alzò e immancabilmente il suo sguardo cadde sulle analisi di Michelangelo; un piccolo cipiglio di tristezza lo rese prigioniero e fu costretto a chiedere a proposito del fratellino.

"Come sta la pulce?".

Donatello s'irrigidì un po' e gli si voltò, giocherellando con una matita in mano "Beh... non migliora né peggiora. Non lo so. Il virus di quell'acqua si è annidato per bene nel suo corpo. Ma la cosa buona è che finché assumerà le medicine, è ben protetto".

Raph annuì e se ne andò, improvvisamente voglioso di sentire Leo "dentro di lui"...



....


Splinter era a un passo del Daimyo, attendendo che quest'ultimo finisse di impartire alcuni ordini a tre Guaritori che annuivano. Il suo cuore batteva molto velocemente, pensando a come stesse il giovane allievo incinto. Leonardo... già, povero leader in blu. Quello sguardo che diventava spento, il pallore, le gambe molli che lo avevano costretto a lasciarsi sostenere da Raphael.

Qualcosa che un genitore non vorrebbe mai vedere...

Guardò Michelangelo che si massaggiava il petto, cercando di non mostrare un'espressione addolorata e innalzò un sopracciglio in pura preoccupazione: da quando il figlio bambino accusava questo dolore che non aveva accusato?

"Michelangelo" sussurrò "Che succede, bambino mio?".

"Nulla, maestro..." mentì l'altro, non lasciando trasparire il folle tarlo fisso che qualcosa che sarebbe accaduto lì per lì.

I Guaritori s'inchinarono e uscirono in fila indiana e ordinatamente dal portone di quel castello di cristallo e bianco splendore, lasciando finalmente il Daimyo libero di chiacchierare con l'amico Splinter.

"Perdona il contrattempo, Splinter-san".

"Non preoccuparti, Daimyo. In realtà, ero venuto qui per metterti al corrente di alcune cose. Mio figlio Leonardo non potrà partecipare quest'anno al torneo".

Il Daimyo si tolse la caratteristica maschera d'oro, mostrando una forte curiosità oltre che meraviglia. Infatti, aveva imparato a conoscere bene il figlio leader che mai si arrendeva e lottava anche con un corpo ferito. Strano. Molto strano.

"Come mai?".

"Lui è..." replicò il sensei, cercando le parole giuste "Ha...".

"In questo momento è in infermeria" rispose prontamente Michelangelo, pallido quanto un cadavere "Ha avuto un mal di stomaco molto forte che l'ha costretto a riposarsi un po'".

"Ah, mi dispiace molto. Ma come si sente, adesso?".

"Non lo sappiamo. Raph è con lui" rispose Donatello, continuando a guardare il fratellino che stava muovendo rapidamente gli occhi, come se avvertisse qualcosa di oscuro.

"Va bene. Il Torneo inizierà questa sera, verso le 19:00, come ogni volta".

Ognuno annuì e ancor prima che il Daimyo potesse effettivamente tornare sull'argomento di Leo e sulla sua non-partecipazione, un altro gruppo di Guaritori entrò, attenendo nuovi ordini da sbrigare per rendere al meglio la Cerimonia d'Apertura del Torneo.

"Noi togliamo il disturbo" fece il sensei "A stasera, Daimyo".

"Va bene" rispose l'altro, iniziando a impartire altri ordini e commissioni.

La porta cigolò alle loro spalle, mostrando un corridoio di pietra in pendenza e che conduceva ad alcune rampe di scale a chiocciola che conducevano ai piani superiori e a quelli inferiori.

"Maestro, come mai non hai detto della gravidanza di Leo?" domandò subito Donnie.

"Perché non ho avuto il consenso da parte di Leonardo stesso, figliolo".

Mikey deglutì e si fermò all'ottavo gradino, voltandosi indietro: una perla di sudore colò lungo la sua fronte, lasciandogli accelerare il respiro. Si strinse nella giacca che gli stava larga come una vestina corta e tremante cercò di raggiungere i suoi familiari che continuavano a parlare.

Però, un brivido gelido corse lungo la sua schiena, seguito da un ronzare che pesava nella sua testa e fischiava nelle orecchie. 

"D... Donnie...!" riuscì a pronunciare, sostenendosi vicino al muro, tenendo l'altra mano alla testa "Maestro!".

I due citati si voltarono e videro l'orrore: il poveretto ansimava duramente, sempre più debolmente.

"MIKEY!" gridò il genio, sostenendolo fra le braccia "Piccolo, che succede?".

"Sento... un pericolo..." mormorò debolmente.

"Figlio mio, devi restare sveglio!" implorò quasi il maestro "Su chi aggrava questo pericolo?".

Mikey forzò se stesso affinché non diventasse preda del sonno oscuro e indicò la fine delle scalinate.

"Chi, fratello?" chiese Donnie.

"Leo... Leo è in pericolo...!"...

....


Completamente ignari di questo, Raphael e Leonardo erano ancora insieme, anche se il secondo dormiva con un'espressione dolce.

"Leo..." richiamò il rosso, baciandogli la fronte "Sai che fissato un appuntamento per un'ecografia? Vedremo il nostro piccolo! Non è meraviglioso?".

Nessuna risposta, ma almeno una contrazione della mano stretta nella sua. A Raph bastò come un "sì" e sorrise.

Il rosso ringhiò quando la fastidiosa sensazione della vescica piena lo costrinse ad alzarsi da suo caldo posto accanto al compagno.

"Leo, scusami. Dovrei andare al bagno. Torno subito" e uscì per poi entrare nella porta che affiancava l'altra.

Eppure, quel momento fu cruciale per un'aura oscura che stava sempre più avanzando. Una mano veloce spinse lentamente la porta delle toilette, entrando per poi lasciar vagare gli occhi malvagi alla ricerca dei piedi smeraldo di Raph che sbucavano sotto la porticina del primo cesso.

Una risata sinistra: un blocco della serratura e quella dell'entrata principale, girando al massimo il pomello di un riscaldamento, fino a romperlo.

Raph non si era accorto di niente... troppo rilassato nello svuotare la sua vescica piena. Chi poteva essere la mano oscura che adesso aveva preso di mira la camera di Leonardo?

Chi?

L'azzurro riposava troppo profondamente per accorgersi di una possente e muscolosa creatura dinanzi, guardandolo con profondo odio che lasciava contrarre le dita in pugni duri. 

-Leonardo Hamato. Il peggior nemico. Colui che mi ha visto esiliato- ruggì mentalmente, adocchiando il pancino sospetto: -Che forma un mostro...-.

Ghignò maleficamente dietro la sua maschera rossa e senza il minimo sforzo raccolse la tartaruga incinta senza il minimo sforzo, guardandosi alle spalle: rise sottovoce, svanendo in una nube di fumo corvino.

Se solo avessero saputo...!

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Capitolo 4
*** Chapter 4: Un Pericolo dall'Esilio ***


Pioveva fuori. Il Nexus era bagnato da una miriade di gocce di trasparente acqua fredda nel tardo pomeriggio. Non c'erano che colori smorti intorno e pochi erano veramente felici.

Leonardo gemette un po', schiudendo dolcemente gli occhi confusi, osservando un insieme di macchie grige assumere la forma di una torre medioevale. Una stanza circolare di un castello con solo una finestra, un portone di legno e catene.

Realizzò in ritardo di avere i polsi e le caviglie bloccati da esse ma di colpo, tutto ciò che custodiva nella mente risalì violentemente a galla.

"Il mio piccolo!" esclamò nel riverbero del luogo, guardando il rigonfiamento che ancora era lì.

Sospirò sollevato e assunse una posizione più comoda, schiacciando il guscio alla parete abrasiva; si perse nel guardare la forte pioggia dalla finestrella arcuata alla sua destra e accarezzò distrattamente la sua pancia. In questo momento aveva paura, soggiogato da più ormoni, ma non si sentiva da solo: il bambino era con lui, almeno.

"Ma non posso restare qui!" ringhiò "Ho bisogno di andarmene via e capire anche dove diavolo sono finito!".

Uno scricchiolio si udì al portone: Leonardo fece un respiro tagliente, deglutendo il groppo di terrore nella sua gola. Ecco che qualcuno stava entrando molto lentamente, con un sinistro ghigno sulla bocca, sprovvista della maschera che stringeva nella mano.

L'azzurro ebbe un battito mancante quando riconobbe in un bianco lampo il famigerato Ue-Sama, figlio malvagio del Daimyo, alleato con Draiko. 

Ma non era stato esiliato?

Il leader cercò di portare al minimo la quantità di stress nel suo corpo e mostrò una fredda espressione di odio, molto simile a quella di Raphael. Probabilmente era il suo bambino a infondergli quel tratto dell'altro padre!

"Ue-Sama" disse seccato "Devo dedurre che mi abbia portato tu qui".

L'altro ghignò e si mise a braccia conserte, leccandosi le labbra con fare sadico. Questo inviò un brivido di terrore alla povera tartaruga che cominciò a implorare l'arrivo di qualcuno. Non gli piaceva il modo in cui l'altro lo stava fissando.

"Qui non ci disturberà nessuno" informò Ue, squadrandolo "E potrò finalmente avere una mia piccola vendetta che sarà dolorosa per te ma piacevole per me!".

"Stammi lontano!" soffiò Leonardo, dimenandosi nel suolo raschiante e metallico delle catene "Maledizione! Attaccare un guerriero non in condizioni di combattere!".

"Oh, ma io non voglio combattere".

Il cuore di Leonardo sobbalzò, seguendo l'umano inginocchiarglisi dinanzi: gli accarezzò una guancia con il pollice guantato, mostrando uno strano luccichio di disperato bisogno nello sguardo corvino.

"Lasciami stare" sibilò il leader, con odio crescente.

Ue modificò l'espressione "dolce" in un oscuro cipiglio di rabbia e senza alcun preavviso spinse duramente la testa della tartaruga nel muro, assaporando con gelida espressione i lamenti e lo scricchiolamento del muro che stava incrinandosi già.

"Ti punirò quando sarai cattivo" ridacchiò freddamente, avvicinandosi fino a portare le sue labbra all'orecchio libero "Perché sai, in fondo ho capito che tu mi appartieni. E' colpa tua se sono stato esiliato ma non posso che amarti".

Leonardo spalancò gli occhi, terrorizzato e seguì l'altra mano correre dal mento alla clavicola, fin giù, verso la pancia gonfia. Era in trappola, così trattenuto contro al muro e incatenato! 

"Ma affinché tu sia completamente mio, dobbiamo prima liberarci dell'intruso che porti dentro. Poi mi ringrazierai".

"Non toccare il mio bambino!" ringhiò, ma fu zittito con un nuovo colpo contro il muro.

Sangue caldo prese a correre dalla tempia destra, macchiando il muro grigio e annidandosi nell'incavo del collo.

"E' questione di supremazia, Leonardo. Il nuovo leone caccia quello vecchio e uccide i cuccioli intrusi solo per avere la femmina e farla sua. E così farò con te: una volta liberatoti dal mostriciattolo, sarai totalmente... il mio piccolo animale domestico!".

L'azzurro ruggì freddamente e in un momento schiantò un forte calcio tra le gambe del maschio malato, facendolo cadere in terra e agonizzare. Peccato che avesse segnato la sua fine.

"Ti piace giocare? Non impari mai, vero Leonardo?".

Si rimise in piedi, tirando dolorosamente le caviglie del leader per allargare le gambe e avere libero accesso alla zona proibita che solo Raphael conosceva ed esplorava nelle notti piccanti: l'indice della sua mano premette sulla coda duramente, causando un guaito nel poveretto. Poi ne strinse la carne come un wurstell e la tirò come se avrebbe voluto strapparla.

Leonardo rovesciò la testa all'indietro, guardando con rammarico i polsi dolenti nelle manette. Se solo avesse potuto liberarsi avrebbe reagito alla meglio!

"BASTA!" urlò nel dolore bianco e caldo "FERMATI!".

"Non prendo ordini da nessuno. Specialmente dal mio animale domestico!".

Le lacrime si formarono negli occhi di Leo, mentre guardava fuori dalla finestra. Voleva Raphael più di ogni altra cosa al mondo!


....


Il rumore dello sciacquone riecheggiò nel bagno; Raphael si aggiustò la cintura e premette tranquillamente la mano sulla maniglia della porta. 

"Cosa?" fece, perplesso "La porta è bloccata? Strano. Non ricordo di averlo fatto" mormorò, spingendo sempre più forte "Qualcuno deve aver sicuramente chiuso dentro! Ci scommetto il guscio!".

Raphael forzò un ultima volta, poi guardò il soffitto; con un agile balzo avrebbe potuto anche oltrepassare la sua piccola prigionia o rompere semplicemente la serratura con il suo Sai. Però, dopo una rapida osservazione, si rese conto che dall'interno non c'erano fessure da forzare.

"Ok. Devo saltare? E allora salterò!".

Usò il bordo del wc come trampolino e fu presto libero ma una nuova sfida gli si presentò proprio alla porta principale per tutti i cessi. Anch'essa era stata bloccata e la punta del Sai era troppo spessa per forzarla. Il rosso roteò gli occhi esasperato, ringhiando dal profondo della gola. Indietreggiò, mantenendo lo sguardo fisso alla porta e iniziò a prenderla a spallate.

"Se trovo chi ha fatto questo!" ruggì, nella sua sfocatura di ira funesta "Non vedrà la giornata di domani!".

Un cedimento delle cerniere della porta: varie ammaccature al centro... uno scatto sonoro. Raph ruzzolò quasi nel corridoio ospedaliero (per fortuna privo di occhi indiscreti) ma ritrovò presto l'equilibrio scaricando il peso corporeo sulla gamba sinistra.

"Bene. Sono uscito" fece, massaggiandosi la spalla destra un po' dolorante "Vorrei proprio sapere chi è stato! Sicuramente qualcuno che doveva conoscermi e mi aveva sullo stomaco. Qualcuno che sapeva anche che sono un ninja e che sarei presto uscito da lì...".

Come un contrattempo.

Raphael spalancò occhi e bocca, iniziando a tremare: perle di sudore colarono lungo il suo volto e meccanicamente voltò il capo verso la porta socchiusa della stanza di Leo. Le sue gambe lo condussero immediatamente lì... ma subito ebbe un fortissimo shock. Si piegò sulle ginocchia, con il cuore che batteva talmente veloce da rischiare di sfondare lo sterno: i suoi occhi si riempirono di lacrime e un solo sibilo uscì dalla sua bocca.

"N... no...".

Capì che chiunque fosse stato a rinchiuderlo nel bagno, gli aveva teso una trappola per arrivare e strappargli Leonardo.

"L... Leo..." gemette, premendosi la mano sul petto, dove un sordo dolore stava crescendo "No... non lui... non anche il mio bambino... no, no!".

Si trascinò a quel letto vuoto e si alzò lentamente aiutandosi con il bordo del materasso: Leonardo non c'era più.

"LEO!" urlò, arricciandosi a pallina quando quel grido infiammò un'esplosione al centro del torace, all'altezza del cuore "Leo... Leo... L... Leo...".

Cominciava ad essere più debole: la sua voce declinava nel fondo della gola, come la mente che si appannava sempre di più. 

"Leonardo..." sussurrò, infine, cadendo a peso morto sul letto per respirare il profumo del compagno.

Nascose completamente il viso nel cuscino, piangendo in silenzio per dimezzare il peso della sua grande collera. Chi era il colpevole? Chi? CHI? Qualcuno che li conosceva, allora!

Rimase in quella posizione fino a quando non udì un rumore di passi e sibili taglienti di shock. Guardò e si alzò immediatamente, nascondendosi il viso nelle mani in pura vergogna.

"RAPHAEL!" esclamarono il sensei e Donatello che aveva sul guscio un Mikey pallido e debole.

"Hanno preso Leo" mormorò a bassa voce, con pesante dolore ancora al petto.

"Che cosa...?" espirò attonito il sensei.

Donatello aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse e guardò Mikey che stringeva le mani sulle sue spalle in un gesto disperato e di auto-colpa. Sì... l'arancione, infatti, sentiva che avrebbe dovuto percepire questo rapimento in piena regola molto prima. Ma no... il suo campanello d'allarme aveva suonato in ritardo.

"Non so chi... ma... ha rapito Leo" ripeté Raphael, guardandoli sbiancato dal dolore.

"Raph, stai bene?" domandò subito Donatello.

L'altro fece le spallucce "Starò bene solo quando Leonardo sarà qui con me... e il mio bambino anche!".

Mikey gemette sonoramente, cadendo a peso morto con il guscio in terra: si tenne la testa ronzante, dove una moltitudine di macchie confuse, urla, risate e gemiti risuonavano all'unisono, facendo fischiare le orecchie e gravare su una corretta respirazione.

"MIKEY!" esclamò Donnie, inginocchiandosi vicino "Otouto, che succede? Dimmelo, per favore!".

Gli prese il viso nelle mani, mentre le lacrime colavano lungo le guance pallide dell'altro.

"Io e Leo abbiamo un forte legame... da quando ha scoperto la gravidanza, si è maggiormente rafforzato... ricordi?" biascicò, mentre il topo annuì e anche il genio "... sento come una forte disperazione... ed è intensa... fa male... posso sentire il dolore di Leo!".

"Sei in grado di localizzarlo?" chiese Raph, appoggiandosi al maestro Splinter per evitare di crollare ancora "Ti prego..." implorò anche.

Mikey si massaggiò le tempie, scoppiando in un eccesso di tosse molto forte. 

Lui lo sapeva... aveva delle fortissime doti empatiche che si ampliavano solo in momenti critici. Leo era nato per primo, Mikey per ultimo e fin da bambini erano stati molto uniti, come dei gemelli. Splinter aveva loro raccontato ciò molte, molte volte. E solo ora capiva tutto.

Doveva solo concentrarsi attentamente e cercare di trovare almeno una traccia sonora da definire e associare: ma era così complicato nelle tenebre della sua mente bombardata come mille fuochi d'artificio... ma non poteva arrendersi. No! C'era in gioco Leo e il suo piccolino!

Donatello gli massaggiò le spalle, sperando di calmare la tosse bronchiosa che continuava a spezzare la sua concentrazione. 

-Io posso...- pensò: -Sì. Posso. Devo. Inspira. Espira-.

Raphael guardò il suo fratellino, confidandogli tutte le speranze in lui. Mikey era l'unico in grado di poter fare qualcosa.

Improvvisamente, sulla soglia della porta comparvero frettolosamente tre distinte figure spaventate. Usagi, Gennosuke e il Daimyo sembravano molto tesi.

"Più di un quarto delle guardie del Padiglione Medico sono state rinvenute prive di sensi" spiegò subito Usagi, notando solo un quartetto sguarnito "Dov'è Leonardo?".

"E' stato catturato" spiegò prontamente Donatello, avvertendo sibili strani provenienti dal respiro di Michelangelo "Otouto... basta così, ti prego... ti stai danneggiando!".

Mikey era rimasto con le dita alle tempie e gli occhi stretti in una morsa di dolore e di concentrazione. Doveva superare i suoi limiti, continuare a provare. 


"Lasciami stare"...

"Ti punirò quando sarai cattivo... Perché sai, in fondo ho capito che tu mi appartieni. E' colpa tua se sono stato esiliato ma non posso che amarti"...

"Ma affinché tu sia completamente mio, dobbiamo prima liberarci dell'intruso che porti dentro. Poi mi ringrazierai"...

"Non toccare il mio bambino!" ringhiò, ma fu zittito con un nuovo colpo contro il muro...


Un ghigno freddo... lacrime, una chiazza azzurra, rossi capelli e mani nemiche che violavano la carne morbida...


Mikey spalancò gli occhi, tossendo senza sosta, quasi vomitando la sua anima strappata e stremata. Aveva capito! Sì, le sue doti empatiche lo avevano aiutato... ma a che prezzo, poi?

Ansimando, il suo ultimo colpo di tosse lasciò ognuno senza parole. Terrore era la parola giusta per descrivere le loro espressioni scioccate.

Nella mano destra del minore una pozzanghera rossa e fresca si era formata.

"S... sangue..." gemette Raphael, stringendo ancora una volta la mano sul petto.

"Raphael, figlio mio, che ti succede?" chiese il sensei, avutone abbastanza di quell'arto posizionato su un punto preoccupante "Duole il petto?".

Il rosso lo guardò con aria confusa e annuì, strofinandosi la mano sul viso arrossato dal terrore puro sulla situazione che abbracciava Leo e lo stesso Mikey, fra le braccia di Donnie.

"So chi ha preso Leo... ma è molto lontano da qui... è in una torre di un castello..." biascicò debolmente "E' stato... Ue-Sama...".

Il Daimyo lasciò cadere lo scettro dalla mano, guardando Mikey finito nell'oblio dell'incoscienza con grande shock. Tuttavia, malgrado tutto, era sempre stato consapevole che un giorno il figlio dominato dal potere oscuro dell'odio sarebbe tornato, più forte e voglioso di adempiere la sua vendetta. 

Nascose il viso dietro la maschera d'oro, raccogliendo lo scettro e ponderando la mossa che avrebbe fatto. Doveva agire con cautela. 

"Il castello in questione è una roccaforte usata come prigione per coloro che si macchiavano di colpe orribili. E' stato abbandonato e chiuso dopo che Draiko fu sconfitto la prima volta" spiegò a bassa voce "Dista circa venti chilometri da qui ma lo si può raggiungere usufruendo dei portali".

"E allora che cosa stiamo aspettando?" ruggì il rosso, ormai ripresosi dallo shock "Dobbiamo andare a riprendere Leo e il suo bambino!".

"Bambino?" ripeté Usagi mentre Gennosuke smise di masticare il suo filo d'erba.

Si rese allora conto che aveva parlato semplicemente troppo e se ne pentì, chiudendosi in un silenzio imbarazzante. Non sapeva affatto che la lieta notizia non era stata rivelata!

"C'è qualcosa che dovremmo sapere?" domandò il Daimyo, incuriosito.

"Ehm... sì" rispose Raph, omettendo della sua relazione che aveva con il fratello, ma specificando che attendeva un uovo...

....


Leonardo si era stretto a pallina, riposando sul freddo pavimento con le mani strette sulla sua pancia fiorente. Una pozza di lacrime stagnava sotto la sua guancia, mentre dava le spalle alla porta. Ue-Sama se ne era andato da qualche minuto, dopo averlo percorso dolorosamente, spaccandogli un labbro in una sfuriata di odio...


"NO! LASCIAMI STARE!" gridò Leonardo, cercando di scuotere il corpo per allontanare le mani dal suo piastrone inferiore "BASTA!".

Ue-Sama rise maleficamente, spremendo ancora una volta la coda, per poi forzare sempre più la pelle sensibile della guaina protettiva dell'organo genitale. Il membro palpitò dolorosamente ma non certamente di piacere. Leo era di Raph e di nessun altro!

"No! Fermo!" implorò Leo, capendo che stava subendo violenze sessuali "Smettila! Smettila! Dov'è il tuo onore?".

Ue si fermò un attimo, avvicinandosi al viso di Leo per leccargli semplicemente il collo fino alla mandibola. Buona domanda, curiosa risposta.

"Non me ne frega un cazzo. L'onore e altre stronzate del genere non esistono".

Leonardo spalancò gli occhi quando il nemico fece correre le sue labbra sulle sue e in un disperato gesto gliele morse fino a farle sanguinare. Ue si ritrasse, palpandosi la pelle strappata con orrore.

"Tu! Tu sporco che non sei altro!" ruggì schiaffeggiandolo con impeto crescente "Come osi?!".

Un pugno al viso: un morso duro alla spalla, calci nel guscio... Leonardo frenò se stesso affinché non piangesse: sperava solo che il suo uovo stesse bene.

-MIKEY! TI PREGO! SE MI SENTI! SONO QUI IN UN CASTELLO! TROVAMI! PORTA RAPH E SALVATEMI!- urlò nel pensiero, gridando ancora quando la sua povera coda fu brutalmente calpestata.

"Ahahahahahaha!" esclamò Ue "Sfiorami ancora e morirai, tu mio stupido animale domestico!".

"Io non appartengo a te!" sfidò debolmente Leonardo.

La katana gli fu puntata alla pancia fiorente, accarezzandone il profilo con la lama, senza ferite né sangue. Ue sputò in terra e uscì dalla stanza...



Le ferite gli dolevano ancora: la più grave era all'altezza del labbro, squarciato in più punti, gonfio e pizzicante al contatto dell'aria batterica. La sua povera coda bruciava come sul fuoco anche con il semplice movimento. Ma l'agonia più grande era nel suo cuore.

Ue aveva provato ad arrivare alle sue zone intime più volte... e se ci fosse riuscito, lo avrebbe reso sporco. In tal caso, avrebbe preferito morire. 

Più lacrime vennero, macchiando le vecchie strie secche sulle guance smorte. Era distrutto dal dolore.

Un raggio arancione lo fece voltare distrattamente verso la finestra. Nel grigio delle nubi, il tramonto cominciava a formarsi, irradiando una calda luce nel creato triste. Il brillante colore gli fece ricordare del fratellino. Chissà se le sue urla lo avevano raggiunto.

"E... se ti ho fatto del male?" sussurrò, accarezzandosi la pancia, traendo conforto "L'ultima volta... non è stato bello..."...


"LEO! Dove sei!" le vocine di bambini di anni sette più uno di quattro riecheggiavano nelle profondità dei tunnel fognari.

Una tartaruga coraggiosa si era persa da più di tre ore, ormai e anche il maestro Splinter aveva accompagnato i suoi figli nelle ricerche.

"Leonardo! Figlio mio, rispondi!".

Era iniziato tutto per gioco. Una prova di coraggio come sfida da parte di Raph e tutto si era trasformato in una sparizione coi fiocchi. Il focoso aveva già giurato che non avrebbe mai ricreato prove di coraggio stupide e pericolose e adesso voleva solo il suo fratellone preferito.

Mikey si trascinava debolmente alle spalle degli altri, con un faccino terribilmente spaventato oltre che dolce. Il piccolino alzò lo sguardo alla schiena del padre e sospirò, afferrandosi presto la testa nelle mani...



Sangue, ferite, dolore... un grosso tubo che schiacciava qualcosa e grida continue di dolore puro...


Mikey scoppiò a piangere, cadendo in terra per raggomitolarsi a pallina. Urlava e non poteva fermare il dolore di ritorno che l'aura di suo fratello emanava senza sosta. Era un fuoco bruciante, un buio soffocante. Il cuccioletto indicò la direzione giusta da prendere e rimase a tremare anche in braccio a suo padre.

Ironia della sorte? Un forte legame come gemelli?

Splinter intuì che Mikey aveva una rara empatia che gli permetteva di sentire il dolore altrui. E infatti, Leonardo fu liberato da un tubo pesante che era finito sul suo guscio e sulla gamba...



"Avrai uno zio dolcissimo..." sussurrò l'azzurro, con una lacrima lungo la guancia tumefatta "Sì... un forte padre, un altro zio ingegnoso... e un nonno adorabile...".

Fu allora che si rese conto che qualcosa era cambiato. Guardò la cunetta della pancia, inclinando adorabilmente la testa. Abbassò un po' la cintura già allentata e stese la mano sull'ombelico, mentre un'idea brillò nella mente. Rispetto a prima, la sua pelle si era notevolmente tirata... gonfiata!

"La mia pancia è cresciuta ancora!" sussurrò con occhi stellanti di gioia "Come aveva detto Don! Il mio bimbo sta bene...! Come sono felice...!".

Dimenticandosi per un istante la paura covata per quell'infame di Ue, l'azzurro baciò la punta dell'indice per poter regalarlo al suo piccolo ninja.

"Ti porterò fuori da qui... non so come, ma lo farò, piccolo mio. Mi dispiace se inizialmente non ti volevo... ma adesso non mi augurerei mai più una vita senza di te".

Si appoggiò stancamente al muro e a poco a poco le sue palpebre divennero sempre più pesanti, cullate dal raggio arancio del tramonto che lo cullò anche nel mondo oscuro del sonno...

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Capitolo 5
*** Chapter 5: L'Incubo Termina ***


Un portale. Un solo squarcio inter-dimensionale per attraversare in un battito di ciglio venti chilometri nell'arco di dieci secondi. Adesso, sotto un cielo tendente al blu serale, sette silhouette erano ai piedi di un dissestato sentiero che avrebbe condotto lungo un valico e fin su verso un castello medioevale, ricco di piante rampicanti.

Raphael squadrò il bersaglio finale, emettendo uno sbuffo di odio puro, poi si voltò agli altri, lasciando arricciare le dita alle tsuba dei Sai.

"Muoviamoci!" intimò "Leo potrebbe già essere in serio pericolo!".

Ognuno annuì e cominciò a correre su per quel sentiero capace di rompere le caviglie con le sue buche piccole e profonde. La rabbia che cresceva nei loro cuori era nulla paragonata al terrore più rosso che solo Raphael, di molto più avanti rispetto agli altri, poteva covare.

-Leo, amore mio adorato... questo mio errore ci ha costato parecchio!- ruggì mentalmente, accelerando per sentire l'adrenalina bruciare nei muscoli delle gambe: -Ti prometto che niente e nessuno ci separerà ancora una volta!-.

Il castello sembrava molto più grande adesso, immenso contro il cielo sempre più scuro e il tempo giocava anche a loro sfavore, considerando che tra meno di un'ora la Cerimonia di Apertura del Torneo sarebbe cominciata... grazie a un ritardo volontario da parte del Daimyo.

"E adesso?" mormorò Mikey, guardando le pietre comporre un castello senza porte né finestre "Come si fa a raggiungere quella torre?".

Puntò il dito verso nord-ovest, indicando un'alta colonna grigia dove capeggiava una sola finestrella arcuata.

"In realtà, mio giovane Michelangelo" spiegò gentilmente il Daimyo, poggiando la punta dello scettro contro il muro "Qui ci sono molte entrate che convogliano nella direzione che si sceglie. Solo che il tutto è protetto da una barriera d'energia".

"Ed è in grado di romperla?" ringhiò prontamente Raphael, furioso più che mai.

Il creatore del Nexus negò, lasciando cadere le spalle "La magia di mio figlio è diventata troppo potente e angusta perfino per me. Mi dispiace, ma non posso fare nulla".

"Ma non possiamo mollare così!" urlò frustrato il rosso, sbattendo un pugno nel muro "Dobbiamo entrare assolutamente!".

Michelangelo inclinò il capo, osservando silenziosamente la torre e via tutto il profilo del castello. C'erano molti appigli a cui aggrapparsi... e sebbene l'altezza del bersaglio in questione era davvero da rompicollo, una scalata a mestiere si poteva davvero fare.

Accarezzò le catene della kusarigama e ghignò.

Guardò la sua famiglia che era troppo concentrata a cercare di far ragionare Raphael ed evitargli di sfracellarsi le nocche a furia di colpire ripetutamente il muro; comprese che avrebbe dovuto fare da solo. Quindi, senza alcuna esitazione, cominciò ad arrampicarsi nel minor tempo possibile, solo per raggiungere un corridoio scoperto che fungeva da osservatore alle sentinelle ormai andate.

Ad occhio e croce erano quasi dodici metri. Ma lui poteva farlo!

"GUARDATE!" urlò, poi, Donatello, terrorizzato di vedere il fratellino destreggiarsi in qualcosa di altamente rischioso.

"Figliolo, scendi immediatamente!" ordinò lo spaventatissimo maestro Splinter.

"No, aspettate" fermò Usagi "In effetti, Michelangelo-chan non ha tutti i torti. Se questa barriera non può essere rotta, allora si dovranno adoperare sistemi pericolosi come scalare, ma alla maniera dei ninja".

Ognuno non poté che annuire un po' al ragionamento del coniglio che imitò subito Michelangelo a quasi la metà del muro.

"Quel piccolo ninja..." commentò il rosso con un sorriso "Cento ne fa e una ne pensa".

"Vero! Non oso immaginare quanto appiccicoso potrà essere quando tuo figlio nascerà" ridacchiò Donatello.

Il focoso pregustò in quel lasso di tempo adibito alla scalata la sua vita come genitore. Cambiare pannolini, nutrire il piccino, giocare con lui e proteggerlo sempre. Crescerlo con amore, poi. Che cosa magnifica! E pensare che fino a poco tempo fa vedeva il suo futuro nella segreta via del ninjitsu.

-Oh, Leo...- pensò ancora una volta: -Tutto con te sarà straordinario...-...


....


Leonardo respirava a fatica, guardando la grigia stanza medioevale in cui era stato portato mentre dormiva. Era su un piano di pietra, con i polsi e le caviglie bloccati da forti anelli di metallo. Aveva una fifa tremenda soltanto perché Ue gli era accanto, lisciando la lama della sua katana per affilarla al meglio.

"Sai, Leonardo?" cominciò "Mi sorprende quanto sia stato semplice portarti qui, nel mio modesto castello".

"Una prigione sanguinaria? Bell'immaginazione!".

Ue rise al tono di sfida della tartaruga e gli si avvicinò solo per accarezzargli la guancia e premere le unghia nella carne tenera della fresca ferita alla guancia. Spremette le guance fino a creare piccole labbra a forma di pesce, gustando i lamenti che Leo fece.

"Sai essere così succulento, Leonardo. Già t'immagino servirmi e soddisfare le mie richieste..." continuò, accarezzando i pettorali per cadere al fianco "... soprattutto sessuali. Non vedo l'ora di assaggiarti. So che avrai un gusto acceso e molto forte. Come piace a me".

"MAI!" urlò Leonardo, indignato oltre che disgustato "Io appartengo a Raphael, chiaro?!".

Ue si oscurò in viso e strinse la tenera pelle della pancia, causando un grido di pietà oltre che di dolore. La povera carne si tinse di un colorito leggero di rosso, imprimendo le cinque dita del maniaco sessuale. L'uomo non aveva gradito quel tono aggressivo e perciò lo aveva punito.

"Basta!" ringhiò, premendo la mano sul volto della tartaruga come se avesse voluto fracassare il cranio sul ripiano "Che la cerimonia di liberazione abbia inizio".

"NO! NO! Per favore, NO!" urlò Leonardo, dimenandosi a più non posso.

La scintilla della malignità si accese negli occhi di Ue mentre si avvicinava lentamente con la katana alzata sulla sua testa, pronto per aprire lo stomaco di Leo e rimuovere il tenero uovo.

"NO!" gridò ancora il leader, sentendo uno scatto nel polso sinistro.

Guardò e fu allora che si rese conto che quei fermi erano arrugginiti e se forzati un po' sarebbero saltati completamente. Una piccola speranza si accese nella sua mente terrorizzata e iniziò a muovere le gambe a più non posso, ignorando le risate terribili che Ue faceva, credendo che l'azzurro volesse semplicemente dimostrare il suo terrore puro.

-Maledetto!- ruggì mentalmente Leonardo, spalancando gli occhi quando entrambi i fermi alle caviglie si ruppero, troppo arrugginiti per reggere i movimenti degli arti inferiori.

"Che cosa stai cercando di fare, mio piccolo animale domestico?" ghignò Ue, a un centimetro dal colpire la pancia.

Leonardo scoprì i denti stretti come una bestia e attese il momento opportuno.

"QUESTO!" urlò, colpendo il volto nemico con un calcio a piedi uniti.

L'urto del movimento corporeo fece incrinare anche i fermi dei polsi e Leonardo fu libero. Ma voleva vendetta: approfittando che Ue era ancora in terra, tenendosi il volto sanguinante con orrore, lo tempestò con una scarica di calci di intensità crescente alle costole, scaricandogli tutto l'odio che aveva covato.

Non aveva mai osato tanto, nemmeno con il più acerrimo dei nemici ma Ue era andato troppo oltre e doveva pagare.

"Maledetto! Hai fatto un grave errore!" ringhiò Leonardo, brandendo la katana dalle mani nemiche per puntargliela alla gola.

Ue lo guardò fra l'arrabbiato, lo scioccato e il terrorizzato, mentre si sosteneva il busto con gli avambracci. Troppo spaventato per contestare, dette semplicemente una rapida occhiata alla pancia di Leo. Era più grande, spessa e dentro vi era il piccolo.

Un sorriso oscuro allargò le sue labbra.

"Puoi anche sfuggire da me. Ma verrà il giorno in cui mi prenderò la mia vendetta sul mostro che porti in grembo!" rise.

Leonardo spalancò gli occhi, ringhiando: con la totale benda rosso sangue sulla sua lucidità e autocontrollo, piantò la katana nella coscia dell'uomo, sfregiandone un braccio e tranciando i capelli. Era andato oltre! Ancora una volta!

"Tu non toccherai mai il mio bambino!" urlò con rabbia.

Ue si arricciò a pallina, piagnucolando pateticamente.

Con un ultima serie di calci anche alla schiena, Leonardo prese con sé quella katana malvagia e grondante di sangue, uscendo da quella stanza maledetta. Si ritrovò subito in un corridoio con tre direzioni. Senza pensare davvero, s'intrufolò nella terza porta a sinistra.

-Dici sempre che la miglior direzione è la sinistra, Mikey... buffo, sapendo che avevi sempre ragione... tu che sei mancino!- pensò Leo, mentre correva con una mano sulla pancia.

In quel momento pensava solo a fuggire da quell'aura malefica che cresceva sempre più, insinuandosi con le tue tortuose spire diaboliche.

"Non devo mollare...!" gridò ancora una volta, raggiungendo un largo androne di pietra, dove non vi era più porte dove uscire, ma solo una piccola finestra collocata quasi sotto al soffitto concavo.

Leonardo si sentì crollare il mondo addosso, mentre ansimava con lo sguardo spalancato: aveva fatto un buco nell'acqua?

Dopo tutto quello che aveva passato?

Le ginocchia cedettero sotto di lui e Leonardo si trovò in terra, sostenendo il busto con le braccia. Aveva un terrore mai provato prima... e se Ue lo avrebbe trovato?

Anzi... e se lo stava già raggiungendo?

Si voltò istintivamente dietro, mordendosi le labbra.

Un'ombra si mosse, oscurando la pallida luna bianca nel mare notturno: con occhi lustri e fanciulleschi, Leonardo ne guardò la direzione, mentre il suo cuore palpitò di pura meraviglia nel vedere qualcuno di estremamente famigliare. 

La corta bandana arancione e il riflesso azzurro degli occhi furono meglio di qualsiasi porta da varcare per la libertà.

"M... Mike... Mikey...!" esclamò, con il groppo d'emozione e di irrealtà che gli si era formato in gola.

"LEO!" esclamò l'altro, scagliando la lama della kusarigama verso di lui "Aggrappati! Ti tirerò su! Anche Raph è impaziente di riaverti!".

L'azzurro si morse le labbra fino a farle sanguinare. La sensazione ferrosa nella bocca e il dolore furono il giusto campanello sonoro per ricordargli che ciò che stava avvenendo era la pura realtà.

Si rialzò barcollando, trascinando il corpo stanco e pesante dall'adrenalina abbandonato per allungare disperatamente la mano verso la katena. Ne strinse le maglie d'acciaio nelle mani e fu lentamente sollevato da Michelangelo.

Un sorriso e un fiume di lacrime calde colarono lungo le sue guance arrossate da troppi shock in una sola volta gli si formarono quando vide la testa di Raph far capolino dietro il fratellino che lo aveva raggiunto con le doti empatiche.

Si guardò anche dietro, fremendo davvero quando udì dei passi veloci che portarono un arrabbiatissimo Ue in quell'androne.

"MALEDETTE TARTARUGHE!" urlo, brandendo un kunai dalla sua cintura "Non mi porterete via il mio animaletto domestico!".

Scagliò il proiettile tagliente, tranciando sfortunatamente la catena della kusarigama: il tempo si fermò. Leonardo cadeva all'indietro, verso le tenebre nemiche senza fine e Mikey nel vuoto, soggiogato dalla forza d'inerzia.

Don e Raph urlarono allo stesso tempo...

Il focoso afferrò la mano di Leonardo, mentre Usagi e Gennosuke lo tennero con tutta la forza di cui disponevano; contemporaneamente il genio si sfilò il Bo per farlo afferrare da Mikey, che sbatté il petto contro un acuminato masso sporgente dalla torre. Il piccolo emise un gemito strozzato, mentre un rivolo di sangue colò lungo il suo labbro inferiore.

"LEO!" gridò il rosso "Non aver paura! Ti tengo!".

"Aiutami, Raph... non voglio vederlo ancora...".

Il rosso ringhiò per trarre energia dall'adrenalina: questo gli bastò per schivare uno shuriken con una rapida inclinazione del capo a sinistra. 

"Non potrai scappare!" rise fortemente il pazzoide mentre lanciava il suo arsenale ninja.

"Adesso basta, Ue!" tuonò il Daimyo, fortemente adirato "Non hai onore. Ti sei macchiato più volte di orribili crimini e come punizione, marcirai in questo castello per l'eternità!".

"Che cosa?".

Troppo tardi. Il Daimyo batté la punta a becco del suo scettro contro l'invisibile guaina di energia rossa che brillava intorno tutto al palazzo, specialmente individuabile sulle finestre. In quel lasso di tempo, Raph ne approfittò per trascinare finalmente Leonardo tra le sue braccia, mentre un abbaglio scarlatto ricoprì per un istante il castello e altri cinque chilometri contenuti nel raggio d'azione.

"NO! Non ti libererai di me ancora!" urlò adirato Ue.

Peccato che in quella luminescenza il gruppo si fosse dileguato in un portale per sparire lontano...


....


Uscirono dal portale, ritrovandosi in un giardino fiorito che affacciava su un bellissimo lago dai rosei peschi nipponici, esattamente sul retro del Padiglione Medico. Solo lì poterono tirare un sospiro di sollievo.

Il Daimyo controllò il tempo rimanente all'apertura della Cerimonia creandosi una clessidra nella mano robotica: spalancò gli occhi quando si rese conto che mancavano almeno sei minuti! Non c'era più tempo da perdere! Sia l'intero villaggio sia tutti i lottatori sarebbero diventati irrequieti!

"Usagi, Gennosuke, presto, seguitemi!" ordinò, aprendo ancora un portale con un movimento circolare del suo scettro.

Di nuovo da soli, Raphael non poté che baciare fortemente Leonardo, ignorando il sensei che ridacchiava, girato verso il laghetto. Quella lingua danzante nelle pareti calde e umide della bocca richiamava il terrore provato per tutta questa storia. Ma ora erano di nuovo insieme.

"Raph..." sussurrò Leonardo, inspirando tremante "Ho... davvero avuto così tanta paura... il solo ricordare mi mette i brividi...".

"Shhh, Leo. E' tutto finito".

L'azzurro si strinse maggiormente al suo compagno, inspirando il suo forte profumo di feromoni per rendersi davvero conto di essere libero dall'influsso malefico di Ue. Le lacrime rotolarono lungo le sue guance e singhiozzò nell'incavo del collo dell'altro in silenzio.

Poi, in un ricordo bianco e veloce, alzò il capo, guardando Michelangelo che aveva un'espressione dolce e malinconica.

"Grazie, Otouto..." sorrise e abbracciandolo "Grazie per avermi aiutato... come tutti quanti".

"Nessuno avrebbe potuto vivere senza di te, Leo!".

Sorrisero, poi si abbracciarono ancora e Leo tornò al suo compagno, che fece una carezza alla pancia sporgente. 

"Tutto è bene quel che finisce bene?" chiese Donnie, con un tono interrogativo.

"O meglio" rispose Mikey, con fare ovvio "Tutto è bene quel che comincia bene! Rischiamo di arrivare in ritardo all'Arena!".

Fecero per andarsene quando una scarica di dolore fulminante paralizzò Leonardo: si piegò sulle ginocchia, stringendosi dolorosamente la pancia. Gridò per dimezzare la sua agonia e ben presto si ritrovò circondato dalla sua famiglia.

"LEO! N... NO!" urlò Raphael, cullandolo al petto "Amore... che succede?".

"Il bambino... no, non può nascere ora... è troppo presto...!".

"GUARITORI!" urlò a gran voce Donatello, mentre da una porta nella quale si intravedevano delle scale in salita, sbucarono otto Guaritori "Mio fratello sta male!".

La situazione era d'emergenza...!

E ancora una volta, come un deja-vu, Leonardo fu rimesso sulla barella, ma anziché strapparlo dalla sua famiglia, lo condussero in una stanza addetta alle Ecografie. Lì, una Guaritrice dai biondi capelli accese vari macchinari e spremette del gel freddo e trasparente sulla pancia di Leo, muovendo presto con una sonda.

"Che cosa gli sta facendo?" ringhiò Raphael, ma fu zittito dalla mano paterna sulla sua spalla.

"Ecografia. Dobbiamo assicurarci che non si tratti di un aborto spontaneo" rispose la donna, guardando nello schermo in monocromo.

Malgrado il dolore pungente all'addome, Leonardo forzò se stesso affinché non diventasse preda del sonno e si concentrò sull'immagine un po' confusa dell'interno della sua pancia. S'intravedevano strani blob ma un piccolo cenno della Guaritrice fece tutti molto più attenti.

"Hai subito una forte quantità di stress, Leonardo?" chiese, continuando a muovere la sonda sulla pancia.

L'altro chinò lo sguardo, sconvolto di rivivere il suo terrore con Ue "Sì... purtroppo sì...".

"Non è nulla di grave. Il forte spossamento ha causato un brusco restringimento delle pareti dello stomaco, premendo sulle uova, ma senza danneggiarle affatto. Cerca di riposarti".

"U... uova?" ripeté attonito Raphael, sbattendo le palpebre.

"Sì. Vedo chiaramente due spesse uova. Congratulazioni. Questi potrebbero anche essere considerati gemelli".

Raphael lasciò cadere le braccia ma una risata crescente di Leonardo gli strappò un sorriso. Che immensa felicità! Due uova anziché di una al caldo in Leo!

"Leo, amore mio!" esclamò il focoso, baciandolo immediatamente, mentre Don ridacchiò e pensò a ripulire la pancia del fratello "Non mi potevi dare una notizia migliore! Ti amo così tanto!".

"E'... merito tuo..." sussurrò l'azzurro, avvolgendogli le braccia intorno al collo per farsi sollevare in stile sposa.

"Perché?".

Leo gli baciò dolcemente il naso e s'illuminò di gioia "Perché hai messo impeto nelle notti di fuoco!".

Mikey abbracciò Donatello ma una tromba risuonò dal basso, al centro dell'Arena.

"Oh-oh!" esclamò con viso spaventato "Oh, cavolo alla seconda!".

"Pensi di farcela a portarmi fino al podio con il sensei?" domandò Leonardo con sguardo felino.

"Se posso? Tu sai che non c'è niente di impossibile per me".

"Non esagerare, Raphie-man!" ridacchiò Mikey, con una linguaccia...


....


La folla in delirio era un suono camuffato dallo spogliatoio in cui Raphael, Donatello e Michelangelo erano per prepararsi al dovere. Leo era rimasto con il Sensei e il Daimyo a godersi lo spettacolo dall'alto del palazzo.

"Che avventura, vero?" mormorò Mikey, seduto sulla panchina a dondolare le gambe "E adesso si lotta!".

"Sì, una gravidanza movimentata" sottolineò Donatello, stringendosi meglio la cintura "Spero che vada tutto bene, adesso. Non sarebbero salutari altri rapimenti e quando questa storia sarà finita, vorrò tutti i dettagli".

Raphael strinse le dita sulla tsuba, rivolto alla giuntura di due mura, con un'espressione torva ma del tutto amareggiata.

"Raph, stai bene?" domandò Donnie, scambiandosi un'occhiata con Michelangelo.

"No".

"Vuoi che chiamiamo un Guaritore, allora?".

"No. Voglio solo sapere se io e Leo potremo vivere in santa pace con i nostri due cuccioli".

Ci fu silenzio per un attimo, ma poi fu Mikey a prendere la parola "Purtroppo non si può conoscere il futuro... ma io farò di tutto per proteggervi... nel mio piccolo".

Il rosso drizzò le spalle e lo guardò con un piccolo sorriso di gratitudine, poi, però, si accorse del rivolo scarlatto lungo il labbro.

"Stai bene, fratellino?".

Mikey avrebbe risposto con un falso "Sì, figuratevi" ma fu salvato dal suono della stessa precedente tromba che li fece accomodare nell'ingresso della splendente Arena al chiaro di luna. La loro determinazione e concentrazione vacillò un po' quando le orecchie vennero bombardate da mille voci gloriose!

Raphael guardò in alto, facendo il pollice in su a Leonardo, che ricambiò con un cenno e un bacio volante. 

"Vincerò per me, per te e per le nostre uova..." sussurrò il focoso, mentre il Daimyo comparve al centro dell'Arena per la consueta presentazione.

Mikey si massaggiò il petto... come avrebbe combattuto con un'incrinatura dello sterno che doleva come le fiamme più calde dell'Inferno?

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Capitolo 6
*** Chapter 6: Lieto Evento ***


La folla era in delirio, urlando a squarciagola per gli ultimi combattenti rimasti. Mikey e Raph erano al centro dell'Arena, stanchi, sudati ma determinati a lottare. Giravano in tondo, mantenendo lo sguardo fisso sui corpi vibranti di adrenalina allo stato puro.

Poi fu Raph ad attaccare. Vorticando i Sai nelle dita, con uno sprint raggiunse il fratellino che parò l'affondo nelle catene dei suoi nunchaku.

"E' stata una bella battaglia, non credi?" chiese, forzando la presa di quel braccio di ferro.

"Sì, certo. Ma... uno di noi dovrà vincere... e credo che... non debba essere io questa volta".

Il focoso spalancò gli occhi, stupito...



Il Torneo era iniziato: Splinter, il Daimyo e Leonardo guardavano ammaliati le coppie che si erano create trovando uno stesso kunai con un nastro all'estremità. Rosso-rosso, giallo-giallo,verde-verde; una composizione allegra come un arcobaleno ma certamente dura dal punto di vista della tensione.

Donnie era capitato con Gennosuke; Michelangelo con Usagi e Raphael con Traximus... per ironia della sorte, poi!

E adesso, si preparavano a lottare in quelle porzioni dell'Arena divise da alte mura grige.

"Mi era mancato tutto questo!" sorrise Donnie.

"Sì, infatti. Il Torneo fa guadagnare sempre un sacco di soldi, poi" ridacchiò Gennosuke, sguainando le sue due katana "Su, diamoci dentro".

Entrambi divennero seri: si muovevano in cerchio, studiando le mosse che sarebbero avvenute. Gennosuke iniziò con uno sprint: incrociò le katana a mo di forbice e le sfoderò su Donnie che, accovacciandosi, usò il guscio come un dondolo solo per scaraventare l'avversario sul duro pavimento di bianca scacchiera, usando le gambe sotto quella grassa pancia.

Il rinoceronte giapponese cadde in terra ma anziché rialzarsi incrociò le braccia dietro la testa e accavallò una gamba sull'altra, fissando il cielo notturno brillare con le sue lune gemelle.

"Che fai lì per terra?" chiese Donnie, appoggiato al suo Bo.

"Mi sono già scocciato. Ho una sommetta da ritirare. Avevo scommesso che mi avresti battuto e così è stato".

"Ma se tu t'impegneresti...".

Gennosuke mostrò il pollice all'insù e svanì quando la luce azzurrata del perdente lo avvolse, lasciando Donnie un po' confuso ma totalmente vincitore: ma sorrise e passò di girone.

"Grazie..." mormorò sottovoce...




Mikey fece roteare i suoi nunchaku, accovacciandosi per evitare una gomitata alla tempia sinistra. 

Raphael era arrabbiato, troppo voglioso di sapere per quale motivo Michelangelo voleva arrendersi così, per farlo vincere.

"Spiegami!" ruggì, tempestando quei magri avambracci coperti dalla giaccia con una scarica di violenti pugni.

Il minore barcollò indietro e perse l'equilibrio: ma riuscì a compensare il baricentro corporeo sbilanciato con un calcio alla caviglia fraterna. Raph saltò semplicemente e con una ginocchiata riuscì a raggiungere un punto troppo delicato di Michelangelo... il suo petto incrinato.

Mikey spalancò gli occhi e la bocca istintivamente, cadendo a peso morto sul duro e candido pavimento circolare. La lucentezza della vita appassì in quelle sfere chiare, macchiandosi di lacrime. Il dolore esplose letteralmente nel suo corpo paralizzato dalle morse di battito cardiaco troppo rapido.

Spostò debolmente gli occhi verso l'ombra di Raphael che lo fissava scioccato e seguì la traiettoria di quei globi dorati, concentrandosi sulla macchia scarlatta, sempre più grande e ferrosa che stava sbocciando nel tessuto della sua giacca.

Sangue.

La sensazione umida e vischiosa era giunta anche nella sua bocca, colando dalle labbra socchiuse, annidandodosi nell'incavo del collo.

Era dunque finita?

"Mikey...?".

La testa ronzava, non c'era più il delirio e Mikey sorrise un po', sperando che il vincitore sarebbe stato un Raphael che aveva lasciato cadere i Sai sonoramente in terra per inginocchiarglisi accanto.

Era buffo come il destino aveva deciso di finire quella grande partita, dopo i duri gironi...



Usagi e Mikey si guardavano attentamente, sperando che qualcuno si sarebbe deciso a fare la prima mossa.

"Congratulazioni, Michelangelo-kun" disse, correndo con la katana più lunga impugnata in entrambe le mani.

Mikey sorrise e si spostò verso sinistra, saltando sulla lama dell'arma, mentre i suoi nunchaku lo pararono dall'arrivo della Tanto segreta del samurai.

"Arigatou, Usagi-Sama" rispose Mikey "Leonardo è molto entusiasta".

Il coniglio abbandonò la katana per spiccare una capriola all'indietro per evitare una gomitata al volto; contrattaccò con un calcio rotante che Mikey evitò con una strabiliante inclinazione della schiena verso l'esterno, come un ponte che solo le grandi campionesse ginniche avrebbero saputo fare. 

Un coro ammaliato di "wow" si levò nell'aria, mentre la grande dimostrazione di agilità di Mikey fu riprodotta negli schermi olografici sospesi sopra l'Arena.

Usagi si era distratto: Mikey era scomparso dalla sua vista, comparendogli dietro con un movimento fulmineo.

"Devo andare avanti" sussurrò nelle orecchie flosce del samurai che spalancò gli occhi, mentre il suo corpo si dissolveva prima che la katana in possesso della tartaruga gli si affondasse nella schiena.

Mikey sorrise ma sbiancò al dolore atroce nel petto... lasciò cadere la katana, lasciandosi avvolgere dalla luminescenza blu per proseguire nei gironi...



"Guaritori!" ordinò il Daimyo, lasciando il pulpito del castello per raggiungere immediatamente l'Arena, seguito a ruota da Leo, Splinter e Donnie.

"Raphie..." chiamò debolmente Mikey, al petto del fratello "Hai vinto...".

"Che cosa dici? Non è vero!".

Raphael era troppo addolorato per accorgersi che la mano del fratellino forse corsa lungo il Sai accanto alla sua coscia: lo brandì, posizionandolo nella mano di Raph e ridacchiando adocchiò la cricca capeggiata dal re del Battle Nexus avvicinarsi a passo veloce.

"Bravo, Raphael-sempai... hai mantenuto la promessa, hai visto? Hai onorato Leo, i vostri gemelli...".

Ridacchiando un po', prima di tossire sangue, si colpì allo stomaco con il Sai, consapevole che l'alone azzurro lo avrebbe trasportato via prima di una vera e mortale ferita.

Il suo corpo svanì, lasciando solo macchie scarlatte sotto di lui e un Raphael attonito, mentre guardava il Sai nel suo pugno. Aveva capito.

"Mi hai fatto fesso..." sussurrò con un piccolo sorriso.

"RAPH!" gridò Leonardo, restandosene fermo con un sorriso debole.

Il compagno lo inghiottì in un abbraccio, rilasciando un respiro tremante.

"Sei stato in gamba... Mikey è stato un eroe..." sussurrò il leader, accarezzandogli la nuca per alleviare quei soffocati singhiozzi...


"Ho sentito dire che si aggiungeranno dei cuccioli alla vostra famiglia" fece Traximus, attaccando con un colpo di coda.

Raphael lo bloccò con l'avambraccio, prima di eseguire una piroetta per colpire il triceraton con un gancio diretto al centro dei pettorali.

"Sì. Non lo nego. La notizia si è sparsa, eh?".

Traximus indietreggiò un po' e allargò un sorriso, tornando alla carica con un salto che nascose un calcio; Raphael fu colto alla sprovvista e un forte dolore lo colse allo stomaco: cadde in terra, rannicchiandosi a pallina.

"Beh, è stato facile" commentò Traximus, avvicinandoglisi per toglierlo di mezzo.

Raph tremava dal dolore: ma sul più bello alzò la testa e piantò il Sai sul petto dell'avversario che si dissolse nella luminescenza azzurrata.

"Scusa, amico. Ma non avevo intenzione di perdere. Non oggi"...



"Mi ha fatto vincere, Leo..." sussurrò il rosso, baciandogli le labbra "Ha nascosto una ferita a tutti quanti...".

L'azzurro guardò suo padre che aveva le orecchie chine di dolore e gli si avvicinò, dandogli un abbraccio tenero.

"Grazie, figlio mio...".

"Qualunque cosa, maestro Splinter".

"Dobbiamo andare subito al Padiglione Medico!" ringhiò Donatello, il cui viso arrossato dal dolore mostrava un grande terrore nello sguardo acceso.

Il rosso fece per seguire la sua famiglia quando il suo polso fu brutalmente alzato dall'Assistente del Daimyo.

"Raphael Hamato è il nuovo campione del Battle Nexus!".

La folla esultò, alzandosi dagli spalti come una grande onda: l'euforia era al culmine e travolse la focosa tartaruga causandogli un congelamento parziale. Si sentiva fuori posto... non era destinato al podio. Mikey avrebbe dovuto essere il Campione!

Chinò lo sguardo mentre la sua mano fu avvolta nelle morbide dita di Leo che gli era venuto a fianco.

"Congratulazioni, Raphael-sama".

Il rosso aprì e chiuse la bocca un paio di volte, ma sorrise e s'inginocchiò dinanzi a Leo.

"Arigatou, Leonardo sensei. Quest'oggi, per me, è stata una grande serata e chiedo di condividere il vero festeggiamento".

Le gote dell'azzurro si sfumarono di rosso e ridacchiò quando le labbra di Raph premettero un bacio sul suo ventre rigonfio.

"I nostri cuccioli...".

"Sì" rispose Leonardo "Sono felice che si siano formati..."...


....


Donatello tremava guardando la debole forma di Michelangelo nel lettino di quella stanza ospedaliera, appoggiato al vetro che affacciava sul corridoio. Il suo piccolo fratello era stato operato d'urgenza e la fresca cicatrice capeggiava sotto uno spesso strato di bianche bende sul torace.

Ma non era questo a preoccuparlo...

Era la febbre scoppiata una settimana dopo la grande "vittoria" di Raphael, che aveva anche ottenuto una bella statua dorata nel Padiglione degli Eroi.

Gli antibiotici che aveva assunto non erano più riusciti a frenare i batteri penetrati nella carne esposta all'aria durante l'operazione e Mikey si era ritrovato con un termometro segnante quasi 40,2 gradi.

Una mano poggiò sulla sua spalla: Donnie si voltò e sorrise debolmente a Raphael che abbracciava Leonardo al fianco. Il sensei stava parlando con dei Guaritori più in lontananza di quel corridoio verde acqua.

"Come sta?" domandò Leo, in sussurro.

"Febbricitante. E non mi piace...".

Raphael notò le mani di Donnie tremare e le occhiaie scure sotto gli occhi: da quanto tempo non dormiva?

Gli consegnò, quindi, un caffé e una barretta energica che tirò fuori da un sacchetto della spesa che sorreggeva.

"Grazie..." sorrise il genio, apprezzando davvero, mentre fu inghiottito in un abbraccio di gruppo.

"Sii forte, fratellino" sussurrò Leonardo, stringendogli le spalle "Mikey è forte. Guarda quanta strada ha fatto fino ad ora".

Il viola annuì e prese un morso della barretta al cioccolato, guardando il minore nel lettino. Un piccolo sorriso si sviluppò sulle sue labbra.


....


Mesi seguenti...


Donatello sedeva accanto a Mikey su un'altalena nel giardino del Padiglione Medico. 

Una convalescenza lunga e sofferta. Una chirurgia allo sterno sfondato da quella pietra e dal colpo di Raphael. La sua tosse era sparita e anche la sua febbre spaventosa. Ora era tornato come prima, anche se meno chiacchierone e rimbalzante.

"Donnie..." chiamò, guardando il lago splendere nel tramonto.

"Sì?".

"I gemelli dovrebbero nascere a momenti?".

Il genio ponderò un po' la risposta ma lo tenne al petto, baciandogli la fronte con delicatezza e sorrise.

"Sì, piccolo. Tra qualche giorno".

Mikey espirò tranquillamente, sentendosi molto protettivo con suo fratello. In questi tre mesi volati letteralmente, lui e Donatello erano cresciuti molto più vicino, a volte sentendo un disperato bisogno di guardarsi o stringersi. 

"Donnie..." chiamò ancora, guardandolo con grandi occhi da cucciolo.

"Dimmi".

Un bacio sulla guancia e un sorriso. 

"Grazie per essermi stato vicino tutto questo tempo. Una colonna. Il mio protettore. Il mio grande Aniki!".

Guance rosse cerchiarono il volto oliva del genio e tornò a guardare il fratellino che si era alzato in piedi, guardando il vuoto con un'espressione scioccata, tremando visibilmente.

"Mikey, che succede?".

L'altro deglutì, crollando in ginocchio "L... Leo... Leo sta male...!".

Donatello non ebbe bisogno di altre parole: afferrando Mikey in stile sposa perché con quella ferita non avrebbe potuto stressarsi, corse il più velocemente possibile nel Padiglione Medico...


....


Raphael espirò tranquillamente, con la testa appoggiata sulla pancia gonfia di Leo, grande quanto una donna al suo nono mese. Stava godendo dei movimenti che le uova stavano facendo all'interno del grembo. Erano piccoli sfarfallii solleticanti causati dalle vibrazioni che i cuccioli facevano dalle uova, scuotendo le uova come autentici movimenti fetali.

Leonardo sedeva sul prato verde di un altro giardino del Padiglione Medico, con il guscio contro un albero, accarezzando la testa del compagno.

"Oh, Leo..." espirò il rosso, premendo le mani ai lati della pancia "Non posso ancora crederci che diventeremo genitori".

"Fallo".

Il focoso si avvicinò, accarezzando timorosamente la guancia di Leo, ricordando delle parole che egli aveva usato nel narrare della terribile disavventura con Ue-Sama. Lo baciò, accarezzandogli i pettorali, i fianchi e ricongiungere le mani sullo stomaco rigonfio.

Di colpo, però, Leonardo stoppò il bacio, irrigidendosi. Guardò la sua pancia e con uno sguardo spaventato tornò al rosso.

"Leo, che succede?".

L'azzurro deglutì e si alzò, aiutandosi con l'albero. La sua pancia era dura... e il dolore nelle sue parti intime stava crescendo, lasciandogli credere un'unica cosa.

"Raph... credo che le uova debbano uscire...".

"Cosa?" esclamò l'altro "Ok, Leo... respira profondamente, adesso ti porto dentro!".

Il leader grugnì, stringendosi lo stomaco: perle di sudore stavano già rotolando lungo la sua fronte, scurendo appositamente la maschera azzurra. 

"Credo che..." biascicò nel dolore bianco e puro "Che Mikey abbia già avvertito questo momento... sai che... le sue doti empatiche sono... strepitose...".

Raph annuì e usò tutta la sua forza per raccogliere il pesante Leonardo in braccio: lottò affinché le sue gambe non cedessero e correndo il più velocemente possibile lo condusse dentro, sperando di arrivare presto...


....


L'attesa era lunga e snervante. Mikey continuava a respirare pesantemente, tremando e stringendosi le braccia, aggrovigliato sul petto di Donatello. Lui, il viola, Raph e Splinter sedevano sulle rosse panchine nella sala d'attesa che affiancava la sala parto, dove le grida di Leonardo risuonavano dalle doppie porte bianche chiuse.

Il focoso camminava avanti e indietro, non potendo fare a meno di sentirsi così inutile e impotente: Leo soffriva come non mai e lui non poteva essergli vicino! Diamine!

"Mikey..." chiamò dolcemente il viola, appoggiando il mento sulla testolina del fratellino.

"Leo... sta... lottando... ma è felice per le uova...".

Ognuno, però, congelò a un grido estremamente spacca-timpani di Leonardo e il silenzio che ne seguì poco dopo.

Raph deglutì, ascoltando dei passi avvicinarsi dall'altra parte della porta e indietreggiò prontamente quando una Guaritrice dai capelli verdi uscì con un sorriso dietro la maschera. 

Guardò il focoso che spalancò gli occhi, implorando silenziosamente di sapere.

"Le uova sono sane. Leonardo è stato molto forte. Pazientate tre giorni e avrete i vostri cuccioli".

"Posso vedere Leonardo?" domandò il rosso, addolcito.

La donna annuì mentre Mikey sorrise, grato che il suo dolore fosse appena stato modificato da un tenero calore amorevole...


....


Leonardo e tutti gli altri erano schiacciati contro il vetro del reparto maternità per guardare con gioia le due uova muoversi e scricchiolare sonoramente, appoggiate nella culla di plexiglass, affiancate da altri cuccioli appena nati, come baby triceraton, conigli, cani, lepri e altri alieni.

"Sono così tenere..." fece Mikey, addolcito "Mi piacerebbe tanto avere un figlioletto tutto mio".

"Beh, trovati una ragazza, allora" schernì Raph, guardando solo e soltanto le uova incrinarsi maggiormente.

"Tecnicamente potresti, sai" rispose, invece, Donnie, stringendo la sua mano con fare dolce "Anche tu, in origine eri una lei, Otouto".

"WTF?" gridò Michelangelo, atterrito "Stai scherzando?".

"Benvenuto nel club, allora" ridacchiò Leonardo "Guardate!".

Un musino dolce smeraldo era appena sbucato dal primo uovo... un altro verde mela dall'altro. Occhi dorati nella prima, di un dolce marrone nella seconda tartarughina. Piccoli piastroni, codine, manine minuscole e piedini dolci. Guscetti morbidi.

Cuccioli grandi quanto due mani giunte.

Il sensei si strofinò una lacrima di commozione, mentre delle Guaritrici si occuparono dei neonati, lavandoli e controllandone i sessi.

"Congratulazioni" sorrise la prima donna, consegnando il primo cucciolo a Leonardo "Sono due bambine".

"Gemelline?" espirò il rosso, mai più felice "Oh, cavolo... non solo desideravo una bambina, ma addirittura due? Questo giorno è il più bello della mia vita!".

Leonardo accarezzò timorosamente la guancina della bimba che somigliava a Raphael, baciandole la testolina. Così tenera, dolce... estremamente calma e non come la sua copia che aveva già una bella grinta, muovendosi fra le braccia del focoso.

"Come sono belle! Così piccole!" sorrise Mikey, lasciandosi stringere il suo dito nella mini-manina della copia di Leo.

"Che nomi le metterete?" domandò "zio" Donnie.

Leonardo ci pensò su e sorrise quando ebbe la risposta; baciò Raphael ed espresse il suo pensiero.

"Se per te va bene, Raph, avrei pensato nomi orientali per onorare la memoria del Maestro Yoshi e il maestro Splinter anche".

Ognuno annuì più che d'accordo.

"Per la bimba che somiglia a Raph... Hanami, calma come un fiore al mattino e Reiki, che intende energia vitale... ed è esattamente ciò di cui è dotata la bimba che Raph tiene al petto...".

"Sono... semplicemente meravigliosi questi nomi, Leo" espirò il focoso, mentre Reiki si mosse un po' fra le sue braccia "Credo che abbia apprezzato anche lei!".

"Io dico che sono affamate!" esclamò Mikey, mentre Donnie gli accarezzò amorevolmente la guancia "Ehm... Donnie, perché queste fusa?".

Approfittando che Splinter, Leo e Raph fossero troppo presi dalle cucciole, Donnie si chinò per piantare un bacio sulle labbra dolci del fratellino.

"Perché mi sono accorto di amarti, Mikey... non posso più negarmelo...".

"T... tu...".

Donnie deglutì "Ma se non vuoi, io non mi allontanerò".

Mikey rimase leggermente stupito ma sorrise e bloccando il polso del fratello, lo tirò ancora alle sue labbra, baciandolo con molta più passione.

"Donnie... oh, Donnie..." fu quello che riuscì a borbottare nel movimento delle labbra che si assaggiavano a vicenda.

"Mikey...".

"Meglio agire con cautela..." ridacchiò il minore, allontanandolo un po' "Come hai detto tu, io posso avere un uovo. Meglio aspettare".

Capendo il significato, il genio scoppiò in una risata cristallina, abbracciando il minore che inspirò semplicemente il suo profumo gradevole.

"Ti amo, Otouto..." sussurrò sottovoce.

"Ti amo, Aniki...".


The End


Angolo dell'Autrice

Un'altra storia completata! Evviva! Bene, ragazzi, for the first time in forever (detto alla Frozen!), questa storia avrà un sequel. Quindi anche ora è andato tutto bene, non vi aspettate lo stesso in futuro!
Muahaahaah! Grazie speciali a coloro che hanno letto e recensito! :)

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