{ Riflessi di Pioggia

di Kokky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** { Specchio di verità ***
Capitolo 2: *** { A revelation for a child ***
Capitolo 3: *** { Le fiamme di un Dio ***
Capitolo 4: *** Regina di Cuori ***



Capitolo 1
*** { Specchio di verità ***


Bene. Cioè male. Sono un po’ tremante perché sto per iniziare una raccolta che spero sarà “grande”. O almeno decente, dai.

Ho scritto una sola volta sulla Saga, ed è stato per celebrare Trix e Milo (vedi drabble: Infernal Chain xD) e il mio amore per la coppia. Ma delle one shot! Mi sono auto-stupita quando ho iniziato a scrivere su Lucilla e Lumia.

Però alla fine ho fatto più di una shot, e per non lasciarle a marcire nel pc ho deciso di farne una raccolta. Da qui a pubblicarle, il passo è stato facile.

Voglio ringraziare la mitica Dea e la Magister, per tutta la Saga.

E poi Livia.

 

E ora buona lettura, signori e signore.

Gaia

 

 

Credits: I personaggi citati nelle storie sono stati creati da Kysa e Axia e spetta a loro ogni merito. L'idea di mettere un Blend prima di ogni shot invece l'ho presa da Lady Malfoy.










{ Riflessi di Pioggia






{ Specchio di verità

[634 parole]

 

 

Erano due, sempre in due. Identiche.

I capelli scuri e pieni di boccoli, il viso regolare e perfetto, gli occhi azzurro cielo.

Alla fine non c’era alcuna differenza, fra lei e sua sorella. E, pur amando la sua gemella, avrebbe preferito che ci fosse stata solo lei.

Soltanto Lumia.

 

 

Il prato della loro mastodontica villa era sempre curato. Tutti i giorni dell’anno.

Lumia e Lucilla stavano sedute composte sull’erba tagliata, giocando a scacchi. Innaturale per un bambino qualunque, fin troppo facile per delle mezzodemoni.

Con la piccola mano bianca, Lucilla spostò il suo cavallo, mangiando la regina nera. Alzò gli occhi azzurri su quelli di Lumia, aspettando la sua mossa di difesa. Mancava poco e avrebbe fatto scacco matto.

« Che noia, Luci! » sbuffò la gemella, cercando attorno a sé qualcos’altro da fare. « Giochiamo a... non so. »

« Facciamo una passeggiata? » chiese l’altra alzandosi e spazzolandosi il vestito dal terriccio umido.

Lumia accettò malvolentieri. Ci doveva essere qualcosa di più emozionante!

Le due gemelle fecero il giro del giardino, per fermarsi poi al lago dove si poteva osservare il futuro a sprazzi.

« Ehi, Luci, Luci... che ne dici di guardarci dentro? » chiese con un ghigno Lumia.

« Mamma ha detto di no. Potremmo vedere cose sconvolgenti. » affermò l’altra, ricevendo uno sbuffo come risposta.

« Dai, Luci. Non sei curiosa? » disse la gemella, con voce tentatrice.

Lucilla alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole volare ad alta velocità sulle loro teste, bianche nella loro forma inconsistente. Poi abbassò il volto.

Sì che era curiosa. Le emozioni umane erano sempre parte della sua vita.

Non era di ghiaccio.

Lumia le afferrò la mano candida e si avvicinarono piano al pelo dell’acqua. Cosa avrebbero visto dentro?

Si sporsero insieme, due copie nello specchio distorto del liquido trasparente. Poi le immagini iniziarono a vorticare... finché non si videro due volti completamente diversi.

C’erano due ragazzi. Biondi, con i gli occhi verde acceso, le facce serie e perfette. Due fratelli.

E poi l’acqua, veloce, girò ancora: c’erano tanti gigli, ovunque, e una saetta verde smeraldo. Un bambino in fasce piangeva di fronte a una porta. Due occhi rossi e serpentini che sembravano vedere tutto e, sotto, due gemelle. Identiche eppure diverse.

Perché le proprie scelte influenzano la nostra vita irrimediabilmente.

L’acqua tornò trasparente, a riflettere i volti di Lumia e Lucilla Lancaster. Mossero qualche passo all’indietro, guardando il lago.

« Non si è capito un granché. » si lamentò Lumia, afferrando i bordi del suo vestito bordeaux, giocandoci.

« Ci saranno due biondi nella nostra vita, questo è certo. E anche un paio di occhi rossi. » disse lucidamente l'altra, volgendo le spalle alla pozza.

La gemella piegò il volto, sorridendo, poi seguì Lucilla sulla strada per tornare a casa. Lei ci era già stata a guardare quell'acqua, qualche giorno prima.

Aveva visto sangue. E tanti, tanti specchi nel suo futuro. C’era sempre sua sorella, la sua amata gemella, in quei vetri che la circondavano. E poi aveva intravisto due occhi verdi buoni e due rosso fiamma... che le sarebbero rimasti impressi per sempre nella mente.

Nel cuore.

Erano loro il suo destino.

Lucilla la chiamò: « Lumia andiamo! »

« Arrivo. » disse, allontanandosi dal lago e raggiungendo la sorella che era andata avanti.

Però non aveva visto la sua morte. E neppure quella della gemella.

Sarebbe rimasta solo lei? Soltanto Lumia?

Guardò gli occhi azzurri di Lucilla e non ne fu certa. Era sempre parte della sua vita, il suo specchio personale, l’altra metà.

Non poteva immaginare una vita senza di lei, anche se ogni giorno sperava che si sarebbe svegliata da sola.

Alzò gli occhi al cielo, notando che le nuvole erano diventate plumbee, cariche di pioggia.

« Sbrighiamoci! » urlò, iniziando a correre con Lucilla affianco.

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Capitolo 2
*** { A revelation for a child ***


{ A revelation for A child


[979 parole]

 

 

Il treno correva veloce verso Hogwarts, costeggiando la campagna inglese carica di pioggia, di rugiada mattutina sciolta al sole settembrino e di verde. Il cielo tendeva già al blu, macchiato da un’ultima scia d’arancio e ammantato con morbide nuvole pennellate dai raggi rosati del sole. Un undicenne biondo, con gli occhi attenti e curiosi, guardava interessato quello spettacolo dal treno scarlatto che lo stava portando a Hogwarts.

Gli altri ragazzi dello scompartimento si stavano cambiando i vestiti, indossando la divisa nera della scuola e le cravatte colorate che evidenziavano la loro Casa.

« Cambiati, stiamo arrivando. » gli disse suo fratello, di qualche anno più grande, facendogli un gesto spiccio.

L’undicenne annuì e prese la sua divisa, ancora senza stemmi né colori che riconoscevano la Casa d’appartenenza, e si cambiò in fretta. Quella sera sarebbe stato Smistato.

« ... Jess? » lo chiamò, annodandosi la cravatta scura al colletto della camicia bianca.

« Che c’è? » domandò l’altro, osservando il fratellino. Quello era il suo inizio, il vero inizio della sua vita da mago. Jess si lasciò sfuggire un sorriso intenerito.

« Non mi hai mai detto come si viene Smistati. » affermò Tristan, un po’ in ansia come tutti i normali primini.

L’altro sogghignò, gli scombinò i bei capelli color grano maturo e gli fece l’occhiolino.

« Lo scoprirai a tempo debito. » tubò perfido Jess, preparandosi all’arrivo.

Tristan infatti non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che il treno si fermò alla stazione. Rubeus Hagrid, da sempre il guardiacaccia di Hogwarts, iniziò a chiamare a raccolta i ragazzi.

« Primo anno con me, da questa parte! » urlò con il suo vocione, facendo impaurire i più fifoni degli undicenni, a differenza di altri che lo guardavano estasiati con gli occhi spalancati. Tristan lanciò un’occhiataccia al fratello maggiore e si avvicinò ad Hagrid che, burbero, fece un enorme sorriso a quel ragazzino biondo dalla faccia imbronciata.

« Seguitemi. » disse scendendo dal treno con alle calcagna quaranta nuovi studenti.

I giovani maghi percorsero il breve tratto dalla stazione al lago chiacchierando fra loro, parlando eccitati delle leggende che circolavano su Hogwarts e i professori. Tristan camminava con gli occhi rivolti verso il basso, finché Hagrid non si fermò sulla riva, alzando la grande lanterna al cielo.

E, sollevando lo sguardo, vide la sua nuova casa, accompagnato dai leggeri mormori dei ragazzi e dalla risata sommessa di Hagrid.

Hogwarts.

Luogo amato da tutti gli studenti, così incantato da rubare il cuore con una semplice occhiata.

Rimase senza fiato, a guardare quei torrioni alti e le luci che filtravano dalle finestre; il lago piatto e calmo, la foresta che oscura attutiva i versi degli animali notturni. Tutto era magico, un grande quadro d’artista.

Salirono sulle barche quattro a quattro, in religioso silenzio per ammirare quello spettacolo.

Tristan sentiva il cuore battere forte, emozionato. Non si accorse nemmeno di percorrere il tragitto fino all’entrata della Sala Grande; tutto era ovattato come un sogno, i suoni e i colori li percepiva da lontano, mentre la mente volava via in quello stato d’assenza. Guardò solo di striscio i suoi compagni e stette poco attento al discorso della McGranitt.

Cosa avrebbe dovuto affrontare ora?

Finalmente entrarono nella Sala Grande, divisa da quattro tavoli lunghi per ogni Casa, con le grandi candele sospese in aria a illuminare il salone e il soffitto che riproduceva un cielo stellato. Gli sguardi di tutti erano puntati sugli undicenni, che avanzavano imbarazzati o spavaldi. Tristan vide suo fratello al tavolo del Gryffindor: sorrideva complice. Anche lui sarebbe finito lì, come tutta la sua famiglia.

Era già scelto.

Ma a volte il Destino gioca degli scherzi ai mortali umani...

Il Cappello Parlante cantò la sua filastrocca con la solita lena, decantando le peculiarità di ogni casa: Gryffindor, Ravenclaw, Hufflepuff e Slytherin.

Ad uno ad uno, la professoressa McGranitt chiamava i ragazzi ed essi indossavano il Cappello, che decideva la loro destinazione.

Che cosa semplice! E Tristan che, preoccupato, si aspettava chissà cosa... Jess gliela pagava, quella scorrettezza.

Si guardò intorno, aspettando il suo turno.

E così la vide.

Lucilla del casato Lancaster.

Stava ritta ed elegante accanto alla sua sorella gemella Lumia, ispezionando la Sala con sguardo attento. Era... bellissima. Sopra ogni altra umana.

I boccoli castani le ricadevano sulla schiena, le labbra piegate in una smorfia d’impazienza, gli occhi azzurri e profondi, il viso perfetto, da bambola di porcellana... era diversa.

Soprattutto per Tristan.

Ne rimase incantato. Legato a vita.

La McGranitt la chiamò proprio in quel momento: « Lancaster Lucilla. »

Lei avanzò elegantemente fino allo sgabello, indossando così il Cappello Parlante. Passarono i minuti, eppure nulla era stato deciso.

E Tristan, dalla sua postazione, sentiva il cuore battere forte, più di prima. Incessante e irrazionale, come qualunque cuore umano. Hogwarts era magica, ma Lucilla era unica.

L’unica donna, decise sin da subito.

Così, quando il Cappello urlò “Slytherin!”, Tristan decise che ad ogni costo, con ogni mezzo a sua disposizione, lui sarebbe andato in quella casa.

Anche se tutti i suoi familiari erano stati a Gryffindor.

Lui doveva seguirla. Starle il più vicino possibile.

 

E fu così. Quel giorno il Destino giocò uno scherzo a Tristan, e quella donna di nome Lucilla Lancaster gli cambiò la vita irrimediabilmente.

Finì a Slytherin, lasciando imbambolato suo fratello Jess che lo guardò stranito dall’altro lato della Sala, e così si diresse velocemente a quel tavolo, dove già Lucilla sedeva composta.

Tristan, con il cuore a mille e il naso invaso da un leggero profumo di gigli, vide che il posto accanto alla ragazzina era vuoto. E, imbarazzato più che mai, le chiese sussurrando: « Posso sedermi qui? »

Lei alzò il capo, sbattendo gli occhi azzurri. Un battito in meno per Tristan, un istante in più per poterla ammirare. Venerare come una Dea, sin da quella età.

« E’ libero, fa pure. » rispose lei atona.

Tristan si sedette, felice.
































Devo dire che il banner non mi piace più di tanto... è strano. Cooomunque, torno con Lucilla xD Mi piace molto come personaggio, è uno dei miei preferiti dell'intera Saga!
Voglio ringraziare Chiara per aver controllato la shot prima della pubblicazione. Grazie, tesoro.
E poi chi ha aggiunto la raccolta fra preferiti e chi ha recensito:
brilu-> Grazie mille, brilu, per tutti i complimenti *__* Sì, Lumia e Lucilla hanno un legame (come tutti i gemelli come dici tu stessa) diverso da qualunque altro. Spero che anche questa ti piaccia xD
Axyna-> Grazie *__* Vedo che Lucilla e Lumia piacicono molto e non hanno colpito solo me.
Artemisia-> Sì, volevo mostrare l'alterazione del loro rapporto *-* E poi ... sono riuscita, da quanto leggo dalla tua recensione, a tratteggiare bene Lumia! (yee xD)... ancora grazie, davvero *.*


Beh... a presto ^^

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Capitolo 3
*** { Le fiamme di un Dio ***


Tutti i personaggi appartengono a Kysa e Axia. Lo ripeto, non si sa mai. Questa shot, comunque, è la mia preferita ^^






{ Le fiamme di un Dio

[702 parole]

 

 

Il fuoco non si intrappola.

Glory se ne accorse a dieci anni. Sua madre aveva acceso un fuoco magico, uno di quelli blu elettrico con qualche fiammata violetta, che riscaldano ma non bruciano. Potevi toccarla, quella fiamma. Sognare quasi di catturarla fra le tue mani, di soggiogarla al tuo potere.

Sì, riuscivi a prendere il fuoco in mano, Glorya si mise un piccolo guizzo sul palmo, ma non riuscivi a piegarla.

Il fuoco non si intrappola, si disse Glory. Il fuoco non si lascia spezzare.

Non è eterno, questo no, ma arde senza alcuna costrizione.

Glory sapeva che Lui sarebbe stato così, sin da bimba.

E come voleva possedere il fuoco, il suo potere, così avrebbe voluto essere almeno un giorno come Lucas. Almeno un po’.

 

 

« Ma lo sai che sei davvero fastidioso, moccioso? Guarda che prima o poi ti metto qualche goccia di veleno nel tè, poi vediamo se stramazzi al suolo. »

« Certo, ma prima io ti brucio lo studio, tanto per provare la resistenza al calore delle tue mitiche boccette di MagicVetro. » ghignò Lucas in risposta, facendo inveire Draco Malfoy con la solita eleganza da scaricatore di porto.

Glory li ignorò bellamente ed entrò in cucina a prendersi un succo. Lucas e suo padre si pungolavano come al solito, era un dato di fatto e non c’era modo di farli smettere, perché solo Elettra sarebbe riuscita a placare gli animi ed era in ritiro con la squadra – quindi niente.

Si portò il bicchiere alle labbra poi, notando che c’era troppo rumore anche solo per bere in pace, si allontanò e andò nella serra. Là i suoi preziosi fiori crescevano indisturbati, nel silenzio caldo e umido di quella cappa di vetro.

Glorya si sentiva a sua agio in mezzo ai fiori, in pace con sé stessa e con il mondo. Dimenticava per un momento – un piccolo misero istante – il suo disprezzo per quella vita mortale e per tutto ciò che la circondava. Sorrideva quasi, osservando i fiori avanzare a poco a poco verso il cielo, crescere sempre più e risplendere di colori sgargianti.

Socchiuse gli occhi, l’oro che vedeva il presente e l’argento che vedeva il futuro. Rimase lì, al centro della serra, rilassata in quella posa naturale.

Ma la calma non dura mai abbastanza, né la pace – è la natura dell'uomo.

« Che fai, dormi? »

Si voltò. L’aveva percepito, aveva visto la luce avvicinarsi, le scintille e i brividi di Lucas.

Non rispose, ma rimase a guardarlo. Il sole non schiariva il nero dei suoi capelli, un’ombra copriva gli occhi azzurro cielo che sembravano scuri come il mare profondo, e Glory sentiva – sì, era più una specie di sentire, più che altro – quel fuoco, che ne costituiva il corpo, muoversi.

Una danza di lucciole. Un valzer d’altri tempi, scintille che si impennavano e volavano e poi ricadevano in fiumi di lava. Una torcia umana che sorrideva, sorrideva nella notte.

Lucas.

« Glory? » la chiamò lui, con un filo di preoccupazione nella voce, un che di fraterno che diede fastidio alla Slytherin. Quello scemo pensava che avesse avuto una visione.

In effetti era stato quasi un sogno.

Una Luce immensa.

« Sto bene. Usciamo da qui, mi manca l’aria. » ordinò, camminando verso la porta della serra.

Lucas esitò, poi la seguì.

« Che cosa hai visto, Glory? » domandò lui. Quando tornavano a casa, dopo un anno di Hogwarts, sembrava quasi che fossero stati sempre insieme, uniti come da bambini. Era un ritorno al passato, per certi versi, che però non era mai la stessa cosa del passato stesso. Non si può mai tornare indietro.

Lei gli scoccò un’occhiataccia, poi rispose: « Ho visto soltanto Fuoco. »

Lui sogghignò. « Hai visto me? »

« Sì, anche, ma non chiedermi nulla. » borbottò lei in risposta. Lucas, quindici anni sulle spalle vissuti a fare follie ed a non avere mai paura, sbuffò indispettito.

« Dai! » la supplicò.

Ma, come previsto, Glory rispose lapidaria: « No. »

Non voleva dire che, vedendo quella torcia, il suo cuore aveva accelerato, battendo forte. E neppure che aveva pensato a un Dio guardando quel sorriso, quelle scintille, quel fuoco.

Quelle fiamme lambire il mondo senza essere piegate.

















Allora... non lo so XD Non ho nulla da dire, né spiegare *_*" Sono one shot molto semplici e lineari, effettivamente.
Voglio ringraziare gli 8 preferiti e chi ha recensito (L):
Lily Evans 93: Visto? Ho continuato *__* Grazie per tutti i complimenti >w< Anche io adoro Lucilla e Lumia.
bloody_slytherin: Biby, grazie! Sono felice che ti piacciano le fic... spero che ti piaccia anche questa... probabile, tifano quasi tutti per la Fearless xD
daia: Grazie, daia. Sei gentilissima. Wow, le lacrime... fare emozionare così un lettore è qualcosa di unico. Grazie *^*
brilu: Sì, Tristan è proprio così e l'ho voluto far vedere sin da bambino, sin dal primo giorno d'amore. Grazie ^^
darkrin: Livia XD Non ti aspettavo qui! Grazie, mia Tronky, per tutte le tue impressioni, i tuoi commenti, e tutto quanto. E vedrai.. quella lì arriverà xD

Bene, vado!
A presto ^^

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Capitolo 4
*** Regina di Cuori ***


A Livia, perché quando scrivo Insane è solo per te. Tutto tuo.






{ Regina di Cuori

[960 parole]

 

 

Caroline guardò le sue carte. Aveva un brutto gioco: un otto di Picche, un Asso di Fiori e un nove, un dieci e un Re di Cuori. Doveva cambiare per forza due carte, e sperare che il Principe e la Regina finissero fra le sue mani, comunque non per forza di Cuori – una scala bastava per una situazione come quella. Qualcosa di utopistico.

Ma Linnie, come sempre, non dimostrò alcuna emozione. Non lasciò trasparire nemmeno un cenno d inquietudine per quella partita di Poker fatta di carte spaiate.

Non fece caso, neppure, a quella presenza aitante dietro di lei, a un soffio di pochi centimetri, così vicino da poterlo toccare in un istante.

Invece osservò con attenzione chi teneva il mazzo, un giovane Slytherin del quarto anno, e con un cenno eloquente si fece dare due carte, porgendo quelle scartate. Il ragazzo le lasciò scivolare sul tavolo, e Linnie le raccolse con eleganza. Ma ne sfuggì una al mazzo, prima ancora che lei potesse vederla.

Cadde, rilucendo di arabeschi rossi e bianchi sul pavimento grigio. Una mano la prese da terra, mentre il corpo di Derek era così vicino a lei da poterne sentire la presenza massiccia e un leggero profumo dolciastro incatenato fra i suoi vestiti.

Ma era suo?, si chiese scioccamente Caroline; o era quello di una donna, impresso sulla corpo del ragazzo?

Derek gli porse la carta, sbirciandola con un sogghigno. Lei la prese e la rimise nel mazzetto stretto fra le mani, senza cambiare espressione: una bambola di porcellana, tanto finta quanto bella. E solo all’interno, nel suo Cuore, vi era la vera Caroline.

Lei riusciva sempre a mantenere quell’aria insondabile e senza tempo né età. Sembrava indifferente.

Ma si tese per un istante quando Derek si piegò verso di lei, sussurrandole solamente all’orecchio: « E’ una Regina. La Regina di Cuori. » per poi sorriderle e tornare dietro di lei, a guardare il suo gioco, a vegliare come un’ombra. Lui che era un orco.

Tutto quello era durato pochi secondo, una manciata di attimi stretti in un pugno morbido, un altro frammento di vita e di gioco.

Tornò alla normalità. Al Poker.

Sbirciò le carte.

Aveva fatto Scala Reale. Si poteva considerare fortunata, quella sera, felice per quel sicuro cumulo di soldi fra le sue mani. Ma tutto quello glielo aveva insegnato suo padre – e lei odiava suo padre, lo odiava. Lo ripeteva tanto spesso dal chiedersi perché sfruttasse ancora i suoi trucchi.

Per guadagnare, diceva Linnie.

Per avere ancora qualcosa che la legasse a lui, urlava senza essere sentita Caroline.

No, non poteva davvero essere felice per quella vincita. Perchè lo sentiva. Sentiva lo sguardo di Derek bruciarle la schiena, infiammando il suo cuore che batteva un po’ più veloce, quella sera.


I can’t take my eyes off you
I can’t take my eyes off you
I can't take my eyes...

 

Ammetteva, Linnie, che Derek era paziente.

Stava aspettando che il Poker finisse, seduto su un divanetto di pelle nera poco distante dal tavolo, per poter vedere tutto.

Stava aspettando lei.

Forse la immaginava come una preda, una difficile da prendere ma pur sempre una preda. Non capiva ancora che lei i suoi ammiratori non li filava nemmeno di striscio. Meglio non dare speranze, se non le portava nulla di buono.

Se no faceva un sorriso falso, ipocrita e tanto delizioso, ma sapeva che Derek non ci sarebbe cascato. No, uno Slytherin non si ferma alla superficie – la vede se c’è una maschera.

Chiuse il gioco, vincendo l’ultima partita e si mise nel portafogli il bel gruzzolo ‘guadagnato’ quella sera di Poker.

Con la coda dell’occhio scorse Derek alzarsi dal divanetto e avvicinarsi a lei, lasciando delusa una Ravenclaw del sesto anno che gli si era seduta accanto con intenzioni certe.

« Ciao, Caroline. Serata piena, eh? » domandò guardandola con gli occhi verdi colmi di... qualcosa. Qualcosa che Linnie non comprendeva.

Lei piegò la testa e asserì. Poi tentò di superarlo, ma una mano la bloccò fermandola per la spalla. « Toglimi le mani di dosso, porco. » ordinò lei, acida. Non c’era un vero motivo di essere arrabbiata quella sera, si diceva... ma aveva visto Vicious alla sera del Primo stare con un’altra ragazza.

Sapeva solo parlare, quello stupido.

« Senti, per quella volta... » continuò lui, ma Linnie si era già allontanata di qualche passo. La chiamò: « Caroline! »

Lei si voltò, furente. Gli occhi azzurri dal taglio elegante e affilato erano stretti e fiammeggianti, decisi. La sua voce non ebbe stonature né si alzò di tono.

« Vicious smettila di chiamarmi con quel nome. » disse. Con una tale intonazione da ferire pure Derek, che rimase ammutolito a ricambiare quello sguardo ferino e a guardare quella piccola Regina allontanarsi fiera e distruttiva.

Ma lui non era uomo d’arrendersi. Avrebbe tentato ancora, e ancora.

Fissò la Ravenclaw che aveva seguito speranzosa il litigio fra i due, che ora lo guardava con libidine negli occhi castani. Aveva i capelli biondi, lisci, ma un po’ più corti di Lei.

Derek, senza preamboli, la baciò, schiacciandola sul divano noncurante delle persone che li osservavano. Se ne sarebbero andati.

Incrociò la sua lingua, si mosse furente su di lei, rivendendo due occhi azzurri nella mente.

Non ne poteva più, si disse.

E si lasciò dominare dall’urgenza del sesso, per dimenticare la sua Regina che ordinava imperiosa e che dominava i suoi sogni.

« Meine Königin der Herzen... * » mormorò alla sua amante occasionale. Ma quelle parole non erano rivolte a lei.


I can’t take my mind off you
I can’t take my mind off you
I can't take my mind...
My mind... my mind...

‘Til I find somebody new

 

Lei era la Regina, la Regina di Cuori. Eppure lui non era il suo Re. No, quel posto spettava al Padre, Principe e Re che mai più sarebbe tornato – secondo Caroline.

Doveva solo aspettare. Continuare a crepare quel muro che si era costruita sapientemente, quella maschera d’infantile dolcezza e indifferenza.

E poi, poi l’orco sarebbe stato Re. E lei la sua Regina.

 

[The blower’s Daughter – Demien Rice #]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Meine Königin der Herzen = Mia Regina di Cuori

# Non riesco a non guardarti. Non riesco a guardarti. Non riesco a non guardare...

Non riesco a non pensarti. Non riesco a non pensarti. Non riesco a non pensare...

Finché non trovo qualcun’altra.

 

~~~











Ambientata poco dopo il Primo ^^

Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito. Ma finché non riprenderò a leggere l'Alchimia, questa raccolta rimarrà conclusa, quindi per ora questa è l'ultima shot. Grazie per i 10 preferiti. Un grazie speciale a: blackout, brilu, daia, Lily Evans 93 e rinslet. Non ho tempo per rispondervi una ad una e mi dispiace, ma non sapete neppure quanto mi avete reso felici con le vostre recensioni!

Grazie anche ad Axia che mi ha permesso di pubblicare queste shot (L).

A presto si spera. Recensite :)

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