Ricordati di Essere Felice - Storiella banale perché così va il Mondo

di Koori_chan
(/viewuser.php?uid=80932)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Debite premesse:
Salve a tutti, popolo di EFP!
Questa è la prima fanfiction che pubblico in questa sezione e vi confesserò subito il perchè: io e il romanticismo veniamo da due pianeti completamente diversi, e mi sono sempre ritenuta piuttosto incapace -nonostante adori il genere- di produrre qualcosa che possa andar bene pubblicato in questa categoria.
E' proprio per questo che ho deciso di lavorare a questa storia e condividere con voi ciò che ha partorito la mia povera mente stravolta.
Insomma, quella che vi apprestate a leggere non sarà certamente la Storia della Vita e anzi, come dice il titolo parte da premesse piuttosto banali, ma per me rappresenta più che altro una sfida: riuscire ad appassionare qualcuno raccontando le vicende di persone normali, che conducono vite ordinarie in una città che potrebbe tranquillamente essere la vostra.
E vedere se, in tutta questa normalità, descrivere un sentimento complesso e delicato come l'amore smetterà di essere il mio grande problema.
Detto questo, vi ringrazio per la pazienza e vi auguro buona lettura! <3













 
Ricordati di Essere Felice
- Storiella banale perchè così va il Mondo-






 
 
Tutta la vita umana non è se non una commedia,
in cui ognuno recita con una maschera diversa,
e continua nella parte, finché il gran direttore di scena
gli fa lasciare il palcoscenico.

Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia
 








Capitolo Primo 




Settembre era sempre stato un mese quieto in città.
Le ultime rondini di stagione spiccavano il volo lanciandosi nell’azzurro del cielo limpido fra i loro acuti gridi di addio, e la brezza in arrivo dal mare, tiepida e molle, portava con sé gli ultimi strascichi di un’estate in lento declino.
Quello era giorno di rientro: rientro dalle vacanze, rientro negli schemi ordinari di una piccola provincia che respirava salsedine e pettegolezzi, rientro al lavoro e, per alcuni, fra i banchi di scuola.
Marianna Ferrari, seduta composta sul seggiolino giallo dell’autobus numero trentaquattro, ascoltava la musica distrattamente, gli occhi appena velati di sonno. Aveva trascorso un’intera estate in totale libertà, immersa in romanzi avventurosi e accarezzata dalla più rigogliosa natura che le Alpi potessero offrirle, aveva preso l’abitudine di passare le notti sveglia, a scrivere, mentre con la coda dell’occhio sbirciava le stelle affievolirsi e l’alba divampare sulla linea lattiginosa dell’orizzonte. Adesso, al sorgere del sole di quel ben poco atteso quindici Settembre, la ragazza iniziava a pentirsi di quella frenesia creatrice che l’aveva privata di utili se non vitali ore di sonno.
Con un sorriso appena accennato appoggiò il capo al finestrino, lasciando che il suo sguardo percorresse la striscia chiara della spiaggia lambita dalle onde e si posasse sul porto, laggiù in lontananza.
Era una città piccola, la sua, ma le piaceva. Era tranquilla, eppure sapeva ancora infiammarsi dei colori del tramonto, tremare di fronte allo schiocco dei fulmini nella tempesta.
Fu con un po’ di dispiacere che si riscosse dai suoi pensieri e raggiunse la porta dell’autobus, scendendo con un piccolo balzo quando questo si arrestò con uno sbuffo.
Il vocio degli studenti radunati di fronte alla scuola la accolse come un abbraccio mentre estraeva con un gesto fluido il cellulare dalla tasca dei jeans e controllava l’ora: le otto meno dieci, in perfetto orario!
Si fece strada fra la massa di studenti accalcati in cortile, gli occhi assottigliati alla ricerca dell’unico viso che le premesse individuare, e si illuminò quando i suoi sforzi vennero soddisfatti.
- Alice! – esclamò, sbracciando per farsi individuare.
Una ragazza alta e magra, le gambe lunghe e il viso rotondo circondato da una cascata di ricci scuri, si voltò di scatto in sua direzione.
Riconosciutala, le rivolse un sorriso solare e le corse incontro, stritolandola in un abbraccio affettuoso.
- Buongiorno, Mari! Allora? Sei pronta per un nuovo ed entusiasmante anno scolastico? – scherzò prima di pulirsi gli occhiali nell’accesa maglietta arancione.
Marianna rise, l’apparecchio ai denti bene in mostra nonostante i suoi continui sforzi di nasconderlo.
- Ovviamente! Non vedo l’ora che incominci Filosofia, sento che sarà un corso interessantissimo! – zufolò, prima di lanciarsi in un resoconto dettagliato delle sue aspettative riguardo il triennio imminente.
Alice sospirò e la condusse verso il grande portone d’ingresso.
Se avesse dovuto descrivere Marianna in una sola parola, probabilmente l’avrebbe definita una “strana”.
Si erano conosciute in Prima Liceo, due anni prima, e in tutta onestà l’aveva subito trovata odiosa.
Sembrava che quella ragazzina mingherlina, i capelli di un colore indefinito che probabilmente doveva essere biondo cenere e la postura un po’ gobba, quasi avesse voluto nascondersi al mondo, avesse dentro di sé un’intera enciclopedia.
Non vi era domanda dei professori a cui non sapesse rispondere, la sua mano era sempre la prima ad alzarsi durante le interrogazioni e la sua voce l’ultima a sentirsi nel corso dei dibattiti.
Un’insopportabile secchiona, ecco cosa.
Non sarebbe mai successo che lei, una ragazza sportiva e piena di vitalità, potesse fare amicizia con quell’agghiacciante topo di biblioteca!
Eppure, a nemmeno due settimane dall’inizio dei corsi, la scattante e dinamica Alice LaTorre aveva dovuto ricredersi, e Marianna Ferrari, la saccente ragazzina del primo banco, era diventata la sua migliore amica.
- Io sono curiosa di vedere come sarà Chimica, da quello che mi ha detto mio padre sembra molto divertente! – azzardò nel tentativo di interrompere il flusso di parole dell’amica.
Marianna tacque e portò una mano al mento con fare pensoso.
- Dici che avremo tante ore di laboratorio? Mi piacerebbe se… - ma il suono della campanella la interruppe, mentre le porte si aprivano con solennità e i ragazzi si riversavano riluttanti all’interno del vecchio edificio.
Marianna e Alice sgusciarono veloci lungo i corridoi, fino a trovarsi davanti a una porta verniciata di rosso dove un foglio di stampante appiccicato con un po’ di nastro adesivo recava la scritta “3° B”.
Alla fine del secondo anno la loro sezione si era ritrovata ridotta ad un terzo degli studenti di partenza, così la direzione aveva deciso di smembrarla, liberando alcuni ragazzi dall’incubo della succursale e trasferendoli in sede. Le due amiche avevano avuto la fortuna di capitare nella stessa classe, ed entrambe avevano deciso di ricominciare da zero, approfittando della loro condizione di outsider per fare nuove amicizie.
Non che Alice avesse bisogno di simili scuse per fare comunella, ma Marianna era una persona decisamente più timida e riservata, e la consapevolezza che i suoi nuovi compagni di classe non fossero in possesso di alcuna informazione su di lei la tranquillizzava molto.
In realtà non che le importasse poi più di tanto far parte di un gruppo numeroso e variegato: si era sempre considerata una persona chiusa e amante della solitudine, e poi non aveva così tanti interessi in comune con le ragazze della sua età: non si truccava, le sue conoscenze di moda erano fossilizzate agli anni Novanta e detestava la musica commerciale che tanto piaceva a tutti gli altri.
Guardandosi attorno curiosa prese posto in prima fila, fingendo di non notare il mugolio contrariato di Alice.
- Mari, ti prego, non in bocca ai prof! – si lamentò tirandole appena una manica nella speranza di schiodarla dalla vecchia seggiola di legno tutta paciugata.
Quella scosse la testa con vigore, la coda bassa e mortificante a spazzarle la schiena.
- Oggi è il primo giorno di scuola, è di vitale importanza fare una buona impressione ai professori! Su, siediti accanto a me e non fare storie! – ordinò, saccente come al solito, mentre sistemava ordinatamente sul banco astuccio, diario e un quaderno nuovo.
L’amica si lasciò cadere sulla sedia e sospirò sconsolata, mentre un’orda di sedicenni faceva irruzione in classe e si disputava i banchi migliori, in ultima fila o vicino alle finestre.
- Un branco di gnu sarebbe più discreto… - osservò acida Marianna.
In quel momento un ragazzo alto, i capelli biondi e gli occhi color del cielo, fece il suo ingresso in classe, salutando i nuovi compagni con un ampio gesto della mano a andando a sedersi in seconda fila, proprio dietro alla secchioncella di turno.
Marianna, non appena se ne fu accorta, abbassò lo sguardo e si ingobbì ancora di più, per poi estrarre un libro dallo zaino e fingersi tutta interessata dalla lettura.
Alice le diede una gomitatina amichevole e trattenne un risolino.
- Ma come, non saluti Matteo? – le sussurrò all’orecchio.
Marianna le rivolse un’occhiataccia.
Alice era l’unica a conoscenza della sua cotta spaventosa per il bellissimo, intelligentissimo nonché stella del club di atletica Matteo Arcieri, e davvero era più che sufficiente.
Sarebbe stato un vero disastro se qualcuno dei nuovi compagni avesse dovuto scoprire i suoi sentimenti nei confronti del biondino!
Insomma: lei, la più sfigata della scuola, cotta marcia del più ambito fra le ragazze? Tutti avrebbero riso di lei, e piuttosto di vedere il suo orgoglio ferito a quel modo di sarebbe tagliata la lingua a morsi.
No, avrebbe dovuto mantenere un basso profilo e salvaguardare il suo caro anonimato. Dopotutto ormai aveva fatto l’abitudine all’indifferenza dei compagni, non era nemmeno più così fastidioso sentirsi rivolgere la parola solamente per poter copiare le versioni di Latino…
- Ciao LaTorre! Ah, Marianna, ci sei anche tu! –
Niente da fare, il suo tentativo di mimetizzarsi con il libro di algebra era miseramente fallito.
Mentre Alice salutava con allegria, riemerse dalle pagine e fece un cenno imbarazzato con la mano.
- Arcieri, non… non sapevo fossi finito a Francese… - balbettò, le guance paonazze.
A salvarla da morte certa fu la seconda campanella, quella che segnava l’inizio delle lezioni.
Rivolse un ultimo sorriso imbarazzato al compagno e si voltò nuovamente verso la cattedra, premurandosi di spegnere il cellulare appena prima che la porta si aprisse e rivelasse una professoressa bassa e tarchiata.
- Buongiorno a tutti! – salutò marciando spedita verso la cattedra.
Appese la borsa a tracolla allo schienale della seggiola e diede un’occhiata alla classe, individuando alcuni volti nuovi.
Prese a fare l’appello e regalò sorrisi gentili ai nuovi arrivati, ma sull’ultimo nome la sua espressione mutò radicalmente.
- Terrini? –
Silenzio.
La professoressa alzò lo sguardo dal registro, ricercando il volto fra i banchi.
- Terrini Alessandro? – domandò ancora.
Nessuno rispose, mentre i ragazzi si guardavano fra loro un po’ spaesati e la donna segnava l’assenza con aria contrariata.
Assente il primo giorno di scuola… Marianna non aveva dubbi, quel Terrini doveva essere sicuramente un gran perdigiorno, di quegli individui che esistevano solamente per scaldare i banchi ed interrompere le lezioni con le loro infantili bravate.
Poco male, almeno il primo giorno di scuola sarebbe stato privo di episodi spiacevoli…
La professoressa firmò il registro e lo ripose in un cassetto, poi tornò ad abbracciare la classe con lo sguardo.
- Ah, vedo che abbiamo dei nuovi ragazzi! Bene, io sono la professoressa Pignaro e insegno Francese, benvenuti in sede! – si presentò per poi sedersi e trafficare con la cerniera della borsa.
Mentre raspava alla ricerca di chissà cosa, ordinò agli alunni di prendere il libro dei compiti delle vacanze e di iniziare a correggere ad alta voce.
Qualcuno, compresi Matteo e Alice, notò con stupore che Marianna era in possesso del libro e aveva svolto tutti gli esercizi.
- Scusa? – sibilò Alice inarcando un sopracciglio di stupore.
- Lo so che noi della succursale non avevamo compiti, ma ho preferito tenermi un po’ allenata! – replicò con un sorrisetto imbarazzato.
Era giunto proprio il suo turno di leggere ad alta voce, quando la porta si spalancò di scatto con un tonfo.
Tutti si voltarono istintivamente per vedere cosa fosse successo e rimasero piuttosto interdetti di fronte alla figura di un ragazzo alto, con i capelli scuri e lo zaino caricato su una spalla sola, che mangiava svogliatamente una brioche al cioccolato.
- Salve, prof! – masticò a bocca aperta senza particolare riguardo.
Alessandro Terrini aveva appena fatto il suo ingresso in aula.















 
Note

Eccoci qua, giunti a fine capitolo!
Innanzitutto ringrazio infinitamente chi è arrivato fin qui, mi posso ritenere soddisfatta! xD
Questo capitolo, me ne rendo conto, è decisamente cortino, ma mi è servito principalmente per presentare la protagonista della nostra storia, Marianna.
Una tipetta scialba, rasente all'antipatia, direi... Ma sarà davvero tutto qui?
Nei prossimi capitoli avremo modo di conoscerla un po' meglio e curiosare nella sua vita, studiando da vicino gli strani individui che la circondano e Terrini, questo losco individuo apparso come dal nulla...
Spero che questo piccolo assaggio della mia storia vi abbia incuriositi un pochino, critiche e pareri sono sempre bene accetti! <3

Kisses,
Koori-chan

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***






Close your eyes,
So many days go by.
Easy to find what's wrong,
Harder to find what's right.
Breaking Benjamin, Dance With the Devil






Capitolo Secondo






Bisognava ammetterlo, l’ingresso in aula di Terrini era stato davvero teatrale.
L’intera classe aveva trattenuto il respiro, curiosa di vedere come avrebbe reagito la prof a quel palese insulto alla sua persona.
Quella, anziché spedirlo dritto in presidenza per il pessimo comportamento, gli indicò il suo posto con un cenno del capo.
- Mi auguro che almeno quest’anno tu possa imparare come si sta al mondo, Terrini. – sibilò mentre il ragazzo lanciava lo zaino per terra e si lasciava cadere pesantemente sulla sedia in ultima fila mangiucchiando gli ultimi rimasugli della sua brioche.
- Appena troverò qualcuno in grado di insegnarmelo, prof… - ribatté lui con un sorrisetto divertito e un cenno del capo.
Marianna si voltò in sua direzione, sul viso un’espressione scandalizzata.
Ma come si permetteva di parlare in quel modo a un professore?!
Si accorse che anche gli altri erano rimasti a bocca aperta di fronte al suo comportamento, e un leggero brusio si era alzato quando la professoressa non aveva replicato.
La donna batté una paio di colpi decisi sulla cattedra e alzò la voce per richiamare l’attenzione degli studenti.
- Ragazzi, fate silenzio! E vedete di non dargli troppa confidenza, o vi ritroverete anche voi a mettere le radici in Terza… - borbottò.
Alice si sporse appena verso la sua compagna e le diede un colpetto per attirare la sua attenzione.
- E’ un ripetente! – sussurrò, emozionata dalla novità.
Marianna roteò gli occhi e le rivolse uno sguardo scocciato.
- Fantastico. Proprio il tipo di persona che mi auguravo di ritrovarmi in classe… - commentò, cinica.
Prima che potesse aggiungere altro, però, la Pignaro le intimò di proseguire con la correzione dei compiti, occupazione a cui la ragazza si dedicò più che volentieri.
Meno pensava a quel disgraziato in ultimo banco, meglio era.
L’ora, a dispetto delle premesse, trascorse più o meno tranquilla, e Marianna ebbe modo di studiare un po’ meglio l’ambiente in cui si trovava.
La classe era a pianta quadrata, ventisei banchi erano disposti in tre colonne, quella opposta alla porta era da quattro file, le altre due da tre.
La cattedra stava di fronte alla colonna centrale, inquadrata fra due grosse e pesanti lavagne di ardesia; accanto a una di queste si ergeva, vecchio e pericolosamente accasciato da un lato, un armadio prefabbricato in legno chiaro sul quale spiccava una piantina allegra e colorata.
Alla parete opposta erano inchiodati gli appendiabiti, e i muri bianchi erano ricoperti di cartine e poster di chissà quali lavori di gruppo.
Dai grandi finestroni senza tende si aveva una stupenda vista sui tetti della città, fino al mare calmo e limpido al di sopra del quale i gabbiani si rincorrevano schiamazzando.
Un’ottima ispirazione per scrivere, si ritrovò a pensare Marianna un attimo prima che la campanella trillasse allegra per i corridoi.
Nonappena la Pignaro fu uscita, gli studenti si alzarono in piedi per sgranchirsi le gambe: qualcuno fece un giretto in corridoio fino al bagno, qualcun altro si affacciò alla finestra.
- Allora, Ferrari! Che ne pensi della magnifica sede? – scherzò Matteo appoggiandosi distrattamente al suo banco.
La bionda si accomodò un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata, poi fece spallucce.
- Ho visto ancora così poco… Il panorama dalla finestra non è male! – commentò con un sorriso.
- Sicuramente meglio dei cessi… - fu la finissima intromissione di Alice, ricomparsa dopo una rapida fuga in corridoio.
Marianna la fulminò con lo sguardo, ma quella parve non farci caso.
- Nell’ultimo a destra la porta è rotta, e quelli a sinistra sono tutti alla turca. – biascicò, le braccia incrociate al petto ad esprimere il suo disappunto.
Matteo rise e scosse la testa.
- Quante storie che fate voi donne! Piuttosto, la sapete la notizia? – continuò, con l’aria di chi è a conoscenza di un grande segreto.
Marianna scosse la testa, la coda bassa a spazzarle le spalle.
- Spara! – incalzò, curiosa.
Proprio in quel momento però una voce leggermente roca fece calare il silenzio all’interno della classe, mentre gli ultimi ritardatari filavano a sedere.
Marianna e Alice spalancarono la bocca, dietro di loro Matteo esibiva un sorrisetto soddisfatto.
Di fronte a loro se ne stava una donna minuta, sulla cinquantina abbondante, i corti capelli biondi a ricaderle sulla fronte e gli occhi nocciola nascosti da una sottile montatura d’argento.
- Buongiorno a tutti, ragazzi! Come molti di voi sapranno, il professor Cosso è andato in pensione… - esordì, trattenendo un sorrisetto al “finalmente” emerso dalla terza fila.
- Bene, si da il caso che sarò io a prendere il suo posto e, se tutto va bene, a portarvi fino in quinta. Perciò mi presento, mi chiamo Bianca Colli e sarò il vostro incubo peggiore per i prossimi tre anni! – concluse con un ghigno che, però, non aveva nulla di spaventoso.
Alice ridacchiò sotto i baffi.
- Se pensa di spaventarli è completamente fuori strada… - bisbigliò all’orecchio dell’amica.
- Ah, LaTorre, vedo che hai già da ridire! – la rimbeccò prontamente la prof.
La mora avvampò e si arricciò una ciocca attorno a un dito.
- Ma no, prof, stavo solo commentando la sua meravigliosa entrata in scena con Marianna! – si difese con un sorrisetto imbarazzato.
La Colli posò lo sguardo sulla compagna di banco e scosse la testa, portandosi una mano sul volto quando individuò anche Matteo alle loro spalle.
- Ah, Ferrari, LaTorre e Arcieri di nuovo nella stessa classe… E io che speravo di essermi finalmente liberata di voi… - fece ridacchiando.
- Se qualcuno di voi si stesse per caso chiedendo cosa sta succedendo, ho avuto la fortuna di essere la prof di Italiano di questi tre in succursale… - si premurò poi di spiegare con aria ironica mentre apriva il cassetto e ne faceva emergere il registro azzurro.
Firmò e diede un’occhiata all’elenco degli studenti, prima di alzare lo sguardo sui ragazzi confusi e stupiti dal suo atteggiamento così tranquillo e amichevole.
- Allora, siete davvero tanti… Che ne dite di presentarvi a mano a mano che vi chiamo dall’elenco? – propose, riscontrando l’approvazione generale.
Il primo fu, come sempre, Matteo.
Il ragazzo si alzò in piedi e si diresse verso la cattedra.
- Ciao a tutti! Mi chiamo Matteo Arcieri… - salutò con uno dei suoi sorrisi che scaldavano più del sole.
- Qualcosa di più, Arcieri? Il tuo nome lo so anche da sola… - lo incalzò la prof.
Il biondino alzò gli occhi al cielo e ficcò le mani nelle tasche dei jeans, mentre i maschi ridacchiavano e le femmine si perdevano in sospiri estatici.
- Ok, mi chiamo Matteo Arcieri e sono nel Club di Atletica della scuola, mi piace il calcio e il motociclismo… Così va bene? –
La Colli sospirò e gli fece segno di andare a posto.
Qualche minuto dopo fu il turno di Marianna di alzarsi e strisciare i piedi fino alla cattedra.
Trasse un lieve sospiro e alzò lo sguardo sui compagni.
- Salve… Sono Marianna Ferrari, mi piace leggere e… - ma prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa alla Colli venne un’idea geniale.
- Marianna, perché non racconti ai tuoi compagni del viaggio che hai vinto quest’estate? –
Come se quelle parole fossero state veleno, la studentessa si voltò di scatto verso l’insegnante, gli occhi sgranati di panico.
No. No, no e no.
Quel discorso non doveva assolutamente uscire!
- Beh, ecco, io… - balbettò, sentendo il sangue che le affluiva a chiazze alle guance.
- Io… Ho vinto questo viaggio in Polonia e… beh, tutto qui… - borbottò in un sussurro.
La Colli si alzò in piedi e le batté un paio di pacche sulle spalle.
- Ah, Ferrari, sempre la solita modesta! Dovete sapere, ragazzi, che la vostra compagna ha vinto un viaggio per un suo stupendo componimento in onore delle vittime nei campi di concentramento e…-
- E per premio mi hanno spedita ad Auschwitz-Birkenau. Fine dell’avventura! – e con un sorriso teso e imbarazzato filò a sedersi a testa bassa, percependo come fuoco sulla pelle gli sguardi curiosi o sfottenti dei compagni.
Dannazione! E lei che voleva mantenere l’anonimato il più a lungo possibile!
Ecco qua, fregata già in partenza, etichettata da tutti come la super secchia raccomandata cocca dei prof.
Addio amicizie, addio tutto.
Grazie, Colli, grazie davvero…
Si lasciò cadere al suo posto e poggiò il mento sulle mani, se possibile ancora più ingobbita del solito, Alice che si alzava per presentarsi, seguita a ruota da un tizio dai capelli rossi che, esaltatissimo, aveva confessato di chiamarsi Alessandro Molini e di essere un fanatico di moto e motori, per grande gioia di Matteo.
- Giuro che è la volta buona che la impalo. – sibilò Marianna, ancora paonazza, quando riebbe l’attenzione dell’amica.
- Chi, la Colli? Dai, lo sai che è fatta così! – la difese Alice con un’alzata di spalle, mentre ragazzi e ragazze continuavano ad avvicendarsi alla cattedra.
- Mi ha fatto fare una figura di merda. Non gliela perdono. – sbottò la bionda, tornando ad immergersi nel libro di Letteratura.
Alice la osservò in silenzio per qualche secondo e si domandò se per caso non avesse portato i libri di tutte le materie, ma le sue elucubrazioni vennero prontamente interrotte dalla comparsa di fronte al suo banco di Terrini.
Indossava una felpa leggera, di un blu notte sbiadito dai molti lavaggi. I jeans erano sgualciti e strappati sulle ginocchia e gli occhi neri come pece erano cerchiati da lievi occhiaie.
Lì in piedi di fronte alla classe, le braccia conserte e lo sguardo duro, dava proprio l’impressione di essere davvero un tizio da cui guardarsi.
- Alessandro Terrini, bocciato e causa persa. Il resto non vi interessa.- e lasciando di stucco tutti quanti se ne tornò a posto, non prima di aver scoccato un’occhiataccia a Marianna.
Riavutasi in fretta dall’attimo di sbigottimento generale, la Colli elargì ai suoi studenti un grande sorriso materno e si rimboccò le maniche della camicia.
- Benissimo, ragazzi! Ora che le presentazioni sono fatte direi che possiamo incominciare a parlare di roba seria. Chi ha voglia di raccontarmi qualcosa della Trilogia degli Antenati? Molini, incominci tu? –
Tutti si voltarono verso il rosso trattenendo il respiro.
Come comunicare alla prof che, sapendo del cambio insegnante, nessuno aveva letto i libri per le vacanze?
E fu così che, fra sorrisi imbarazzati e scuse accampate all’ultimo secondo, anche il primo giorno di scuola giunse al termine, liberando gli studenti al suono angelico dell’ultima campana.
L’orda di ragazzi della Terza B si riversò fuori dall’aula in un boato di risate e grida sconnesse, mischiandosi agli allievi delle altre sezioni, finchè la piccola classe dai muri bianchi pieni di poster rimase vuota.
- Non c’è male, non c’è male… E poi la sede è molto più vicina a casa mia, devo dire che la nuova sistemazione è davvero soddisfacente! – Alice stava discutendo animatamente con la sua migliore amica, il casco rosa shocking del motorino sottobraccio.
- Sì, un inizio convincente, a parte l’uscita della Colli… - borbottò Marianna bilanciando meglio lo zaino verde sulle spalle.
- Ah, Mari, che palle! Vedrai che domani se ne saranno già dimenticati tutti! Piuttosto concentrati sui compagni nuovi e cerca di spiccicare qualche parola che esuli dall’analisi letteraria della Divina Commedia! – la prese in giro dandole una leggera spallata.
Marianna fece per replicare, salvo scoppiare a ridere per l’allusione dell’amica.
- Che stupida che sei! E comunque chi non sa apprezzare la Commedia non è degno della mia amicizia! – commentò alzando il mento in un atteggiamento di finta superbia.
Alice infilò il casco e raspò nella tasca esterna dello zaino alla ricerca delle chiavi del motorino.
- Speriamo che Terrini sia incline allo Stil Novo, allora! Dopo l’occhiata che ti ha lanciato quando si è presentato… -
L’altra scosse la testa.
- Quel tizio è pessimo, con lui non farei amicizia nemmeno se fosse discendente diretto di Dante e Virgilio insieme! Dai, Aly, l’hai sentito? “Alessandro Terrini, bocciato e causa persa. Il resto non vi interessa.”! Come se ce ne potesse davvero fregare qualcosa di uno spaccone come lui… - fece scimmiottando la sua presentazione in una voce cupa.
- Uno così è meglio perderlo che trovarlo, fidati di me! – ma si accorse troppo tradi del viso improvvisamente pallido dell’amica.
Un solo, unico pensiero le attraversò la mente investendola come una doccia ghiacciata.

Ce l’ho dietro. Dimmi che non ce l’ho dietro.

- Buongiorno anche a te, Auschwitz-Birkenau! –
Si voltò lentamente, trovandosi faccia a faccia proprio con colui che aveva appena insultato senza alcun riguardo.
Avvampò e gli scoccò un’occhiata gelida, infastidita dalla nuvola di fumo che le soffiò in faccia.
Quello prese la sigaretta fra le dita e lasciò che la cenere cadesse a terra, inarcando appena un sopracciglio nello squadrarla da capo a piedi.
Poi, senza dire una parola, la sorpassò e con un cenno all’indirizzo di Alice si diresse verso il fondo del parcheggio.
Le due ragazze, spiazzate, rimasero in silenzio sotto l’azzurro cielo settembrino, la brezza leggera in arrivo dal mare ad accarezzare i loro visi come se nulla fosse successo.
La riccia mise in moto, l’espressione esterrefatta.
- Sono spacciata. – sentì piagnucolare l’amica.
Alice le regalò un ghignetto divertito e le fece l’occhiolino, uscendo piano dal parcheggio e inizando a dare gas.
- A domani, impiastro! – e in men che non si dica la sua figuretta alta e atletica era scomparsa dietro all’angolo della strada.
Marianna si voltò cautamente in direzione di Terrini, e sobbalzò nel vederlo ancora lì a fissarla da lontano.
Infastidita, si ficcò gli auricolari nelle orecchie e alzò il volume mettendo in riproduzione casuale.
Linkin Park.
Perfetto, proprio quello che ci voleva per sbollire la tensione di quell’assurdo primo giorno di scuola!
Salì sull’autobus appena prima che questo chiudesse le porte e si andò a sedere in fondo, lontana dagli altri studenti, lo sguardo puntato sulla vista fuori dal finestrino e la mente altrove.
Considerando la sequela di figuracce che aveva fatto, come diamine sarebbe riuscita a sopravvivere al secondo giorno di scuola?
E mentre il cellulare le mitragliava i timpani con le note di “What I’ve Done” e l’autobus sbuffava di fatica arrancando su per la collina, una nave attraccava al porto salutando la città con la sua potente sirena e le vecchie ciarlavano affacciate ai balconi pieni di fiori e piantine di salvia e rosmarino.
Nonostante tutto, quel giorno nulla era cambiato poi così tanto…













 
Note

Ebbene, eccoci qui con il secondo capitolo di questo esperimento!
Finalmente il primo giorno di scuola è giunto a un termine, e la nostra Marianna ha già avuto modo di fare un bel po' di figure di merda~
Quella ragazza è un disastro cronico, nonostante si impegni da matti perchè non si noti.... xD
Ed ecco che abbiamo gettato un po' di luce anche sul fantomatico Terrini... Wow, sai che luce. Non si è manco presentato come si deve.
Beh, il caro ragazzo dell'ultimo banco è fatto così, e dovrete abituarvici, purtroppo...
Che dire invece della Colli? Una tipa stranza, senz'ombra di dubbio, ma in fondo è buona...
Cosa ci aspetterà nel prossimo capitolo? Faremo la conoscenza di qualche personaggio nuovo e chissà che non si iesca a scoprire qualcosa di più sul misterioso e inquietante ripetente? Sono sicura che Alice sarebbe contentissima di poter indagare un po'! xD
Grazie mille a chi recensisce/preferisce/segue/legge/blabla, vi voglio bene! <3

Alla prossima,

Kisses,
Koori-chan

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2713738