Fallen Souls

di Mary SG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. the end or the start? ***
Capitolo 2: *** 2. i found you, best friend ***
Capitolo 3: *** 3. Cigarette? Don't tease me. ***
Capitolo 4: *** 4. old memories. ***
Capitolo 5: *** 5. Thanks and goodnight. ***
Capitolo 6: *** 6. Unexpected gestures. ***
Capitolo 7: *** 7. I like you, so much. ***
Capitolo 8: *** 8. Important for me. ***



Capitolo 1
*** 1. the end or the start? ***


Fallen Souls
Capitolo 1
"Wake the ones and rise tonight
Fallen souls we shine so bright
Rise now and ever
Leave your memory"

Waking the Fallen.
 

Ed ebbi improvvisamente voglia di morire. Di lasciare tutto dietro le spalle e a buttarmi in quell’oblio della morte che mi era vicino da molto tempo ormai. L’acqua di quel mare rifletteva la mia immagine da quell’altezza smisurata, che era posta sul cornicione di quel lungomare; i miei occhi ripercorrevano svariate immagini della mia infanzia così libera e felice, passata accanto la mia famiglia, per poi sparire velocemente ed essere sostituita da figure mostruose, alcool e droga. Gioventù bruciata. Critiche e pregiudizi sul mio conto non mancavano mai, quella ragazza spigliata con borchie dappertutto, unghie laccate di nero e capelli che ricordavano il colore del cielo mattutino di Huntington Beach. Puttana, troia, maleducata, poco affidabile, strana. Echeggiavano nella mia testa tutte quelle etichette del cazzo, facendomi sentire uno sbaglio. Ero uno sbaglio, avevano ragione. Se mi buttassi da questo fottuto lungomare non mancherei a nessuno, il mio corpo sarebbe scomparso e la cattiva Euphemia Miller sarebbe cessata di esistere.
Spostai lo sguardo verso l’orizzonte e pensai a quanto sia bello il modo in cui il sole incontrava la linea sottile dell’oceano, provocando così un gioco di colori dall’arancione al blu notte; non mi ero mai soffermata alla bellezza della natura, ero così presa a detestare me stessa e il mondo che mi circondava, società avida e menefreghista. Mettono in risalto così tanto la diversità ma alla prima ragazza diversa che vedono sputano su di lei pregiudizi che imprimono dentro la sua mente fino a portarla al suicidio.
Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e ne sfilai una, me la portai sulle labbra e con l’altra mano cercai l’accendino nella tasca del giubbino di pelle. Dopo averlo preso, accesi  la sigaretta e aspirai il profumo del tabacco che sentii arrivarmi profondamente nei polmoni. Spostai lo sguardo verso il pacchetto appena nuovo, lo fissai per qualche minuto, leggendo attentamente il contenuto della sigarette e quei stupidi slogan che dicevano cazzate varie, come il fumo fa male e può provocare cancro ai polmoni, ma ormai a chi importava,stavo per morire e il cancro era l’ultimo dei miei problemi. Dopo averlo girato tra le mani, buttai il pacchetto dietro le mie spalle, il quale fece un tonfo leggero e cartaceo. Mi concentrai sul rumore dell’oceano, le onde che si infrangevano contro gli scogli in lontananza mi rilassavano e mi facevano distogliere dall’idea che avevo in mente. Non appena finii la mia sigaretta, buttai il mozzicone nell’acqua e mi decisi a compiere il fatidico atto. Mi afferrai al muretto del lungomare e mi sporsi un po’ più avanti chiudendo gli occhi e inalando l’acqua marina. Il vento di febbraio mi sfiorava il viso, era fresco ma piacevole. Pensai un attimo alla mia schifosa vita, che stava per finire in quest’oceano.
Ero psicologicamente pronta quando sentii i passi di qualcuno avvicinarsi a me cautamente, rimasi immobile facendo finta di niente, poi sentii una voce maschile e così calda dietro le mie spalle.
“Cosa vorresti fare?” chiese con tutta tranquillità l’uomo dietro di me.
“Non sono affari tuoi” dissi cercando di smorzare la conversazione. L’uomo non ribatté e placidamente scavalcò il muretto del lungomare con naturalezza e si posizionò a un metro di distanza da me. Lo guardai con la coda dell’occhio in modo strano, cercando di capire le sue intenzioni.
“Sigaretta?” chiese porgendomi il pacchetto di sigarette che avevo buttato poco prima. Guardai l’oggetto che teneva fra le mani, notando che erano tatuate e poi rivolsi lo sguardo verso l’uomo, esaminandolo.
Aveva i capelli color castano scuro sparati in aria, come gli aculei di un porcospino; occhi color nocciola e profondamente intensi e labbra sottili e all’apparenza candide. Abbassai lo sguardo e un velo di imbarazzo calò su di me per averlo guardato per qualche minuto. Dopodiché feci cenno di no con la testa, e rialzai lo sguardo portandolo verso il mare.
L’uomo sospirò leggermente e sfilò una sigaretta portandosela sulle labbra e se l’accese. Aspirò intensamente il tabacco mandandolo nei polmoni ed espulse il fumo attraverso la bocca.
“So come ci si sente” disse dopo aver fatto qualche tiro alla sua sigaretta. Rimasi in silenzio, facendo sì che le sue parole mi echeggiassero nella mente.
“Come ci si sente in che senso?”
“Non credo che il motivo per cui tu sia qui è perché, non lo so troviamo una scusa, ti piace guardare meglio il tramonto” rispose sputando il fumo della sigaretta.
“E tu perché sei qui?” domandai fredda mantenendo lo sguardo verso l’orizzonte.
Fece un sorriso lieve, e dopo aver finito la sigaretta buttò il mozzicone nell’acqua. Dopodiché, cercò di scavalcare il muretto del lungomare ma glielo impedii poggiando la mia mano sulla sua spalla.
“Non te ne puoi andare, non hai ancora risposto alla mia domanda” sputai ghignando. L’uomo rivolse lo sguardo verso di me e sorrise beato, uno dei motivi per cui iniziai ad innervosirmi.
“Che ne dici di continuare questa conversazione da un’altra parte?” rispose guardandomi maliziosamente. “Magari, a casa mia” continuò.
“Non sono quel genere di ragazza” risposi acida guardandolo male.
“In realtà mi vengono in mente tanti generi di ragazza guardandoti”
Sospirai, togliendo lo sguardo dall’uomo e guardando i miei anfibi che erano fermi sul cornicione del lungomare, cercando di non cadere.
“Comunque mi ha fatto piacere conoscerti, almeno da oggi potrò avere qualcuno accanto se mi decidessi di buttarmi da qui” continuò, facendo un sorriso lievemente amaro.
Riflettei sulle parole che quell’uomo aveva appena detto, cercando di capirne il significato. Mi voltai verso di lui per chiedere delle spiegazioni ma l’uomo aveva appena scavalcato il muretto del lungomare e si stava dirigendo verso la sua auto con le mani in tasca. Lo guardai finché non ebbe raggiunto la sua auto, identificandone il modello e lo vidi lasciare il lungomare, allontanandosi da me. Cercai di cogliere il significato delle sue parole, in un certo modo quell’uomo che non conoscevo mi aveva attratta sin dal momento che gli rivolsi lo sguardo. Scavalcai il muretto e guardai ancora per una volta l’orizzonte che era diventato buio e nero come la pece, le uniche fonti di luce in quel posto erano i lampioni che erano disposti lungo il tratto di strada. Mi allontanai da quel lungomare e mi diressi passeggiando verso casa. L’aria era diventata fredda e il giubbino di pelle faceva ben poco che procurarmi calore, ma quel freddo umido non mi distoglieva dall’unico pensiero fisso che avevo in mente: quell’uomo.
on mi disse neanche il suo nome, forse era stato solo frutto della mia immaginazione, forse la mia mente voleva che non mi suicidassi, ma fatto sta che quell’uomo è stata l’unica persona a comprendermi perché, in un modo o nell’altro, soffriva come me dandomi la prova con la sua ultima frase che mi rivolse. Forse, non ero sola in questo mondo. 




Author's corner: 
E se siete arrivati fin qui.. Salve a tutti! Eccomi qui con la mia prima storia sugli Avenged Sevenfold! *assolo di chitarra* haha mi presento, sono Annamaria ma potete chiamarmi Mary bc Annamaria << Mary hahaha l'idea di questa storia mi è venuta più o meno una settimana fa, quando stavo facendo un tema di italiano con "Waking The Fallen" in sottofondo e ho pensato "Perchè non fare una ff su di loro? Magari qualcuno la legge!" quindi incolpate quel bellissimo album hahaha spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari se continuare o meno. :) Ci vediamo alla prossima!

-r0ute666


 

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Capitolo 2
*** 2. i found you, best friend ***


Fallen Souls
Capitolo 2
"Don't change the way you think of me
We're from the same story
Life moves on, can't stay the same
But some of us, some worry"
Until The End
 
Passarono tre giorni dall’incontro con quell’uomo dagli occhi color nocciola. Cercai di non soffermarmi molto, forse era un uomo che tentava di portarmi a letto ma senza riuscirci e perciò lasciò perdere; o forse avevo trovato qualcuno che era riuscito a capirmi perché anche lui, probabilmente, soffriva. In quei tre giorni era come se avessi fatto un reset della mia vita ma il continuo pensiero di quella sera rimaneva impresso nella mia mente.
Trascorsi quei giorni lavorando, come facevo del mio solito, nel negozio di musica che era di proprietà di mio cugino Marcus; ormai lavoravo lì dentro come commessa da ben tre anni. Era come la mia seconda casa, non mi stancavo mai di guardare i cd di ogni band e girovagare nella sezione “strumenti” per strimpellare qualche chitarra o suonare il pianoforte, ovviamente nell’ora di pausa.
Quel giorno però, mentre stavo sistemando i vinili che erano scivolati per terra a causa di un bambino un po’ goffo che aveva comprato la sua prima chitarra, entrò un ragazzo che mi parve di conoscere. Mi diressi verso la cassa e non appena il ragazzo finì di dare un’occhiata al reparto cd, mi guardò e subito un sorriso si dipinse sulla mia faccia.
“Zacky??” dissi guardandolo con sorpresa.
“O mio Dio, Mia sei tu?” disse il ragazzo guardandomi altrettanto sorpreso.
“Oddio sii!!” corsi subito verso di lui per abbracciarlo forte fino a mancarmi quasi il fiato. Zachary Baker, un ragazzo abbastanza alto con un po’ di pancetta ma abbastanza muscoloso, capelli neri e occhi azzurri. Era il mio migliore amico, quasi un fratello per me; purtroppo a causa del mio trasferimento ad Huntington Beach non ci vedemmo più e i primi mesi soffrii tantissimo perché era l’unico che mi capiva e mi faceva sorridere. Non era cambiato di una virgola, era sempre bellissimo. Dopo aver sciolto l’abbraccio durato un’infinità di tempo, lo guardai in quegli occhi stupendi, azzurri come il mare, e gli diedi un bacio sulla guancia, abbracciandolo di nuovo.
“Mi sei mancato tantissimo!”
“Mi sei mancata anche tu! E cazzo, sei cambiata!” disse prendendomi la mano e facendomi roteare lentamente per guardarmi dalla testa ai piedi. “Ovviamente in meglio” continuò ridendo.
“E tu invece non sei cambiato di una virgola! E questi? Quand’è che te li sei fatti?” domandai, indicando i suoi meravigliosi snake bites, che gli stavano benissimo. “Sei molto più figo così!” continuai mettendomi a ridere.
“Grazie! Che ci fai tu qua?”
“Ci lavoro! E’ di Marcus e come amante della musica non potevo non venire qui” dissi raggiante. Feci fare il giro del negozio a Zacky, mostrandogli tutto il reparto cd e ricordando i vecchi tempi con della buona musica come i Pink Floyd, Metallica e i miei preferiti i Green Day. Dopodiché passammo al reparto “strumenti” e lì Zacky si trasformò in un bambino di nove anni in un negozio di giocattoli, quando vedeva una delle sue chitarre preferite la prendeva e suonava pezzi delle sue canzoni preferite e facendomi ricordare i bei vecchi tempi, quando faceva i suoi “concertini” con la sua chitarra classica ed io ero lì, a guardarlo e ad applaudirlo non appena finiva il brano, cosa che stavo facendo in quel momento.
Quando vide una Schecter nera, corsa subito a prenderla, e finì quasi per cadere, facendomi sbellicare dalle risate.
“Oddio, Zacky non ti smentisci mai!” dissi prendendo fiato dopo aver riso tantissimo.
“Hey, non è colpa mia se Brian non mi fa usare la sua!” si sedette sullo sgabello che stava accanto a lui e iniziò a suonare una melodia alquanto orecchiabile.
“Carina! L’hai scritta tu?” domandai dopo aver finito quel pezzo di assolo
“In realtà no, devi sapere l’ultima novità! Un anno fa io e alcuni miei amici iniziammo a suonare insieme e così decidemmo di formare una band. Ecco perché sono qui, ad Huntington Beach ci sono molte più possibilità e poi l’altro nostro chitarrista è di qui, non so se lo conosci, si chiama Brian” disse poggiando la chitarra al piedistallo e alzandosi dallo sgabello.
“No, mai sentito. Poi sinceramente, non faccio molto caso ai nomi, forse l’avrò visto ma niente di che”
“Mh vabbè, io dovrei andare, sono passato di qui per cercare delle bacchette e un paio di cd degli Slayer, stasera è il compleanno del batterista, Jimmy e vorrei comprargli queste due cosette”
“Come sempre ti riduci all’ultimo momento per fare regali eh?”
“Eh, sai come sono” disse sorridendo. Gli presi un paio di bacchette di ottima fattura e cercammo insieme i due cd degli Slayer che mancavano alla collezione dell’amico di Zacky.
“Se ti va puoi venire, a Jimmy farebbe più che piacere!” disse mentre stavo incartando i tre regali.
“Ne sei sicuro? No dai, non vorrei dare fastidio” dissi quasi balbettando.
“Ma che dici!Sei la mia migliore amica, devi assolutamente venire! Poi ti faremo ascoltare qualche nostro brano!” Zacky mi pregò per un paio di volte, e alla fine accettai per non farlo rimanere male. Ci demmo appuntamento sotto casa mia, dopo avergli spiegato la via in cui abitavo e ci salutammo con un forte abbraccio.
La sera arrivò presto ed io ero ancora indecisa su come vestirmi, ma alla fine optai per un paio di jeans nero, gli anfibi e la maglia dei Metallica. Da quanto avevo capito, Zacky aveva una band alternative/heavy metal e quindi sicuramente alla festa ci sarebbero stati dei metalhead. Ero eccitata e allo stesso tempo ansiosa, non avrei conosciuto nessuno lì e sapevo che Zacky non mi avrebbe dato molto peso perché era impegnato a festeggiare con il festeggiato e i suoi amici, ed io sarei rimasta seduta su un divanetto a scolare birra.
Sospirai e cercai di togliermi questi pensieri dalla mente e non appena furono le 9:30 pm scesi dall’appartamento e aspettai sul marciapiede, affinché Zacky mi potesse notare. Dopo un paio di minuti vidi fermarsi un auto accanto a me e abbassarsi il finestrino, facendo scorgere il capo di Zacky che mi guardava sorridente.
“Pronti madame?”
“Si” dissi entrando in auto. “Carina la tua auto”
“In realtà non è mia, ma del mio amico Brian; lui è già alla festa e ho chiesto le chiavi della sua auto”. Durante il tragitto restammo in silenzio, ma non era un silenzio di imbarazzo, era una sensazione piacevole, aver ritrovato il tuo migliore amico e sapere di contare su di lui ancora una volta.  


Author's corner:
Salve a tutti e rieccomi col secondo capitolo! Diciamo che con questo iniziamo pian piano a capire la storia, anche se è uscito un po' piccolo i know ;-; prometto che la prossima volta uscirà un po' più grande e decente. Spero che la storia vi stia piacendo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate lasciando una piccola recensione :') Ringrazio chiunque abbia letto il primo capitolo e messo la storia tra le preferite e seguite, e ringrazio anche virginiaaa per aver recensito *tanti cuori solo per voi* 
Ci vediamo alla prossima, baci!

-r0ute666


 

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Capitolo 3
*** 3. Cigarette? Don't tease me. ***


Fallen Souls
 
Capitolo 3 
"Like walking into a dream, so unlike what
you seen. So unsure but it seems, 'cause we've
been waiting for you.
Fallen into this place, just giving you a
small taste.
Of your afterlife here so stay, you'll be
back here soon anyway"

Afterlife
 

Arrivati, Zacky parcheggiò l’auto quasi di fronte alla porta del locale in cui si teneva la festa. Presi il regalo che avevo fatto per Jimmy, un cd dei Metallica, e scendemmo dall’auto. Già all’esterno del locale sentivo la musica metal che era a tutto volume, ero alquanto nervosa ma Zacky mi mostrò uno dei suoi sorrisi che mi fece sentire meglio, così, accompagnata da lui, entrammo nel locale dove vidi luci rosse e bianche lampeggiare da tutte le parti, la musica si sentiva in un modo assurdo e nell’aria c’era puzza di alcool e sigarette. Mi feci strada attraverso la folla seguendo Zacky e arrivammo ad un tavolo dove vi era seduto il festeggiato con i suoi amici.
“Ehilà Zacky, pensavamo non tornassi più!” Gridò il suo amico Jimmy “Ah, ecco spiegato il motivo, ti sei fatto questa bellezza, non è vero?” disse spostando lo sguardo verso di me e guardandomi con malizia, cosa che mi infastidì altamente.
“Hey, modera le parole Jimmy. Lei è la mia migliore amica di cui vi avevo parlato tempo fa e oggi pomeriggio, ecco a voi Mia” disse presentandomi ai ragazzi. Con uno sguardo imbarazzato feci un cenno di saluto ai ragazzi di fronte a me.
“Abbiamo finalmente l’onore di conoscere la “quasi” sorella di Zacky! Che piaga averlo sopportato, eh?” disse ironico Jimmy osservando il volto offeso di Zacky “Comunque piacere di conoscerti, sono James ma chiamami Jimmy, Jimbo o Rev, come vuoi tu e scusa per prima” continuò sorridendomi felice e dandomi la mano.
“Piacere di conoscerti Jimmy, io sono Euphemia ma puoi chiamarmi Mia o Phem come vuoi tu” dissi sorridendo “e buon compleanno a proposito” dissi stringendogli la mano.
“Grazie! Bel nome, Siediti qui con noi!” Jimmy mi invitò a sedermi con loro, erano alquanto socievoli e lui era simile a Zacky, anche se più alto e decisamente più magro, con un taglio di capelli strano e occhi color acqua marina. Feci conoscenza di quasi tutta la band: Matt, o M Shadows, un ragazzo veramente bellissimo e muscoloso con tantissimi tatuaggi sulle braccia, nella band era il leader e cantante; e Jonathan, meglio noto come Johnny Christ, un ragazzo che messo in confronto a Jimmy era più o meno la metà di lui e che nella band suonava il basso. Da quanto aveva detto Zacky ne mancava uno all’appello e probabilmente era a fare il puttaniere con le ragazze nel locale.
La serata continuò per il verso giusto, mi divertii tantissimo e a Jimmy piacquero il mio regalo e quello di Zacky. Tra vari shots e birre, iniziai a sentirmi accalorata e decisi di uscire fuori per prendere una boccata d’aria e a fumarmi una sigaretta. Mi allontanai dal locale di pochi metri e decisi di sedermi su un muretto dietro il locale dove si trovava un parchetto abbandonato. Cercai le sigarette tra le tasche del giubbino di pelle ma non le trovai e pensai automaticamente di averle lasciate a casa, così imprecai mentalmente e sbuffai ma ad un tratto sentii qualcuno avvicinarsi a me.
Sigaretta?” mi chiese sedendosi sul muretto quasi accanto a me. Mi voltai verso l’uomo e lo riconobbi subito. Era lui, finalmente l’avevo ritrovato. Sbarrai leggermente gli occhi per la sorpresa di rivederlo di nuovo, e questa volta accettai, notando che il pacchetto era quello mio di tre giorni fa. Dopo averla sfilata dal pacchetto, avvicinò la sua mano con l’accendino alla sigaretta che avevo tra le labbra e l’accese dopo averla aspirata. Mandai giù nei polmoni il fumo del tabacco e lo buttai fuori sentendomi liberata.
"A quanto pare abbiamo cambiato posto, eh?" disse squadrandomi da capo in giù, facendomi sentire in imbarazzo.
“Si, a quanto pare. Ma tranquillo, ho rinunciato alla mia idea. Sai, dopo ho capito che suicidarsi è da stupidi"
Quindi prima ti definivi stupida?
“Si, e dovresti farlo anche tu”
"Io non sono stupido, sono solo stanco
” sospirò leggermente. 
Siamo tutti stanchi di questa fottuta vita" dissi quasi tristemente, guardando in basso in modo da evitare lo sguardo di quell’uomo, affascinante benché misterioso.
“Posso sapere il tuo nome?” la sua voce era così calda e lieve. Lo vidi scendere dal muretto e mettersi di fronte a me, poggiando le sue mani sul muretto accanto ai miei fianchi.
“Euphemia” dissi fredda.
“Bel nome, anche se un po’ strano” disse sorridendo.
“E dimmi, tu come ti chiami?” chiesi seccata dalla sua affermazione.
“Synyster” rispose con aria da spaccone.
“Wow, e poi sarei io quella col nome strano” dissi con quel mio modo acido. Lui iniziò a ridere in modo lieve; sentire la sua risata mi procurava delle scosse per tutto il corpo, e per non parlare dei suoi occhi, ogni volta che incrociava lo sguardo col mio, mi sentivo in imbarazzo ma allo stesso tempo bene.
“Ti va di andare via da qui? A farci una passeggiata sul lungomare?” disse dopo qualche minuto di silenzio.
“No grazie, in realtà dovrei proprio entrare. Il mio amico mi starà cercando” buttai il mozzicone per terra e alzandomi dal muretto per avviarmi verso il locale.
“Va bene, ti accompagno”
Non feci nessuna reazione, mi limitai a dirigermi verso il locale senza preoccuparmi se “Synyster” mi stesse davvero accompagnando. Non appena voltai l’angolo per entrare nel locale, vidi Zacky buttare il mozzicone della sigaretta e tirare un respiro di sollievo non appena mi vide.
“Mia, sei qui! Pensavo te ne fossi andata!” disse abbracciandomi forte.
“Ma no, tranquillo. Mi stavo solo fumando una sigaretta” dissi sorridendo.
Dopo un paio di minuti venne Synyster verso di noi, il quale diede una pacca sulla spalla a Zacky e voltò lo sguardo su di me per poi rientrandosene nel locale.
“Zacky, ma lo conosci?” chiesi confusa.
“Certo che si! Lui è Brian, il mio amico e chitarrista nella band. Pensavo vi foste già conosciuti, gli avrò parlato tanto di te"
“Ma non si chiama Synyster?”
“Immagino ti abbia detto di chiamarsi con questo nome, vero? Nah, è solo il suo nome d’arte, Synyster Gates, che poi, era ubriaco fradicio quando se l’è inventato. Ha persino sbat-“
“Scusa devo entrare un attimo” dissi fermando Zacky ed entrando furiosa nel locale. Non sapevo il motivo preciso per cui ero arrabbiata, ma qualcosa dentro di me era incazzata con quel Synyster, Brian o come cazzo si chiamava lui. Non riuscii a trovarlo tra la folla, ma dopo un giro del locale lo trovai mentre stava pomiciando con una biondina. Mi avvicinai furiosa verso di lui con i pugni ben saldi e spostai la ragazza prendendo per la maglietta l’uomo.
“Hey Hey, calma dolcezza posso baciare anche te” disse malizioso cercando di toccarmi.
Chi cazzo sei per prendermi per il culo eh? Prima mi trovi in un punto suicida su un fottuto lungomare e poi scopro che sei amico del mio migliore amico! immagino che lui ti abbia parlato di me!” sbottai spintonandolo contro il muro. “Quindi che cazzo di senso aveva fare il finto depresso solo per portarmi a letto, perché era quella la tua intenzione, non è vero?!" ero veramente furiosa con lui a tal punto di tirargli un pugno ma Zacky e gli altri della band arrivarono evitando la situazione. Lo lasciai e mi feci portare via dal mio migliore amico, notando le facce sconvolte e confuse degli altri e un Synyster leggermente distrutto e un po’ incazzato.
Entrati in auto io e Zacky non parlammo assolutamente, era come se ci fossimo detti tutto in quell’attimo in cui mi portò via da quell’essere. In quell’abitacolo dell’auto la tensione era affilata come un coltello e per la prima volta mi sentii a disagio essere col mio migliore amico. Non mi chiese nemmeno il perché della mia rissa col suo amico e per questo mi sentii leggermente sollevata, non volevo raccontargli di quello che successe tre giorni fa. Arrivati a casa, feci un sospiro lieve e mi voltai verso di lui, che teneva lo sguardo abbassato e leggermente amareggiato.
“Beh, ehm…. Scusa” dissi quasi balbettando.
“Si si, va bene
Rimasi delusa dalla sua risposta, così mi limitai a dargli la buonanotte e scendere dall’auto per salire al mio appartamento. Per quanto fossi stanca, non riuscii a levarmi i vestiti di dosso, così mi coricai sul divano del salottino, cercando di dimenticare quanto più possibile di quella serata.


Author's corner:
Buonaaasera a tutti! Oddio era da tanto che non aggiornavo ;; perdonatemi ma tra ultimi giorni di scuola e internet lento, non sono riuscita a collegarmi sigh È stata un'impresa sistemare il capitol dal tablet ma alla fine ce l'ho fatta! yeee Ringrazio chiunque legga la mia miserabile storia e ringrazio le personcine tenere tenere che recensiscono/mettono la storia tra le preferite e seguite. Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo! :3 Ci vediamo alla prossima! 
(prima ero r0ute666 lol) Mary SG

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Capitolo 4
*** 4. old memories. ***


Fallen Souls
Capitolo 4
"Sometimes I don't know why
we'd rather live than die,
we look up towards the sky
for answers to our lives"

Bat Country.


Quella mattina mi svegliai  indolenzita a causa della nottata passata sul divano. Mi stiracchiai le braccia e mi strofinai gli occhi, notando che avevo ancora del trucco addosso, così mi alzai e mi diressi in bagno per farmi una doccia calda. Purtroppo mi ricordai tutto quello che successe la sera prima, alla festa di Jimmy; ricordavo ancora la reazione di Brian/Synyster e lo sguardo amareggiato di Zacky.
Mi sentivo in colpa ma allo stesso tempo mi auto convincevo di aver fatto la cosa giusta. La vita mi aveva recato troppe sofferenze e pensavo che Zacky fosse stato dalla mia parte quella sera, ma ne dubitavo, infondo la sua migliore amica se n’era andata per tre anni ed era troppo ovvio che avrebbe difeso il suo amico nonché membro della sua band. L’acqua calda che picchiettava sul mio viso scendeva sul mio corpo, dandomi un po’ di calore in più.
Dopo essere uscita dalla doccia mi sistemai e mi asciugai i capelli, lasciandoli un po’ mossi; mi vestii con una felpa dei Green Day, jeans  e i miei adorati anfibi, poi entrai in cucina per preparare il caffè e fare colazione. Mentre stavo sistemando in salotto sentii il campanello della porta suonare. Sobbalzai leggermente al suono metallico del campanello, erano solo le 8:30, forse sarà successo qualcosa di grave. Mi precipitai ad aprire la porta e mi ritrovai davanti Zacky.
“Ciao” disse un po’ freddamente appena gli aprii la porta.
“Hey Zacky, entra” lo feci entrare e lo feci accomodare in cucina, offrendogli un caffè. Si comportava come se stesse in casa di uno sconosciuto e questo suo atteggiamento mi stava infastidendo. Dopo avergli offerto il caffè e aver fatto colazione con me, restammo in silenzio per qualche minuto.
“E’ successo qualcosa?”
“Sinceramente? Si. Credimi, non ho dormito tutta la notte perché dovevo pensare a cosa dirti, come scusarmi e..” parlò fin troppo velocemente e tirò un sospiro.
“Zacky, tranquillo. Forse avrei dovuto scusarmi io, sia con te che con lui. Ma in quel momento non ci stavo ragionando perché era come se mi avesse preso per il culo solo perché mi aveva vista sul..” non continuai la frase, balbettai soltanto, cercando le parole giuste da dirgli. Non potevo dire al mio migliore amico che avevo conosciuto quel tizio proprio nel momento in cui volevo suicidarmi. Mi aveva già vista troppe volte in quello stato e non volevo confessargli che avevo, in un certo modo, ricominciato. 
“Beh scusa” dissi avvicinandomi a lui e abbracciandolo forte, sedendomi sulle sue gambe. Lui rise e ricambiò l’abbraccio, stritolandomi quasi con le sue braccia muscolose.
“Oggi non vai al negozio?” mi chiese mentre sistemavo in cucina, levando le tazze dal tavolo e mettendole in lavastoviglie.
“No, oggi no. Il sabato stiamo chiusi”
“Ah, perfetto. Quindi mi potrai accompagnare dal tatuatore!” disse sorridendo felicemente come se fosse un bambino di dieci anni.
“Dimmi, che tatuaggio vorresti fare? Ormai hai le braccia quasi piene!”
“Appunto. Quasi! Le voglio avere entrambe tutte tatuate!”
Tirai un sospiro, scuotendo la testa e sorridendo; non ero contraria ai tatuaggi anzi mi piacevano ma non mi piaceva il fatto di fare un tatuaggio, un marchio che resterà per il resto della tua vita nella tua pelle, senza senso. Se avessi voluto farmelo un giorno avrei preferito tatuarmi qualcosa con un significato preciso.
“Dai, te lo faccio fare anche a te!”
“Cosa? No no bello. Lo farò quando sarò pronta”
“Non è un esame o un figlio, è solo un tatuaggio”
“Io non sono come te che si fa mettere inchiostro sulla pelle senza un significato”
“Guarda che i miei tatuaggi hanno tutti un significato” rispose in modo quasi solenne.
“Okay, se lo dici tu! Dai, aspettami che prendo le mie cose e andiamo” dissi sorridendo.
Zacky scese per mettere a moto l’auto e io lo seguii non appena chiusi a chiave l’appartamento e scesi le scale. Entrata in auto mi ritrovai il cd “Famous Monsters” dei Misfits  e subito ci guardammo sorridendo, ricordando i vecchi momenti quando lui strimpellava “Helena” e io mi limitavo a cantare. Quelli erano gli unici momenti di felicità della mia infanzia, passati tutti con Zacky, lui era davvero speciale con me, era come se fosse veramente un fratello. Sorridevo alle scene che mi passavano in mente, guardando dal finestrino il centro quasi affollato di Huntington Beach, lui invece si limitava solo a guardarmi qualche volta e a sorridere.
“A che pensi?”
“A quando eravamo piccoli” mi girai verso di lui guardandolo sorridente. Lui ricambiò il sorriso e ritornò a guardare la strada.
Non appena arrivati allo studio, entrammo e aspettammo che il tatuatore si preparasse. Fece entrare Zacky nel suo studio per iniziare a tatuarlo, mentre io aspettai nella sala d’attesa, sfogliando il libro in cui c’erano ogni tipo di disegno; rimasi colpita da uno in particolare: era un’ancora in cui attorno c’era un tipo di pergamena con scritto “Reckless and Brave”. Mi piaceva il modo in cui era disegnato e stavo iniziando a dare un mio significato personale al disegno.
Dopo un'ora circa, Zacky uscì dallo studio sorridente, venne verso di me e mi mostrò il suo nuovo tatuaggio, posto dietro il braccio sinistro.
“Beeh, che te ne pare?” mi domandò sfoggiando un sorriso appagato.
“Devo dire che questa volta è meraviglioso!” risposi guardando meglio il tatuaggio.
“Beh, l’ho fatto per te” mi disse con un sorriso tenero. Il tatuaggio raffigurava il logo storico dei Misfits, e vedendolo sulla sua pelle, mi faceva capire che teneva alla nostra infanzia e voleva, in qualche modo, ricordarsi dei bei momenti passati insieme. Mi commossi all’ultima frase del mio amico e lo abbracciai stretto, sussurrandogli un “ti voglio bene”. Sciolto l’abbraccio Zacky pagò il tatuatore e uscimmo dallo studio dirigendoci in auto.
“Ora dove andiamo?” chiesi allegramente.
“Pensavo di andare a fare un giro in centro e poi andare a mangiare in un fast food lì vicino”
“Si, l’idea mi piace ma.. come mai un giro in centro?” Zacky odiava fare shopping e soprattutto girare per i negozi quindi la sua proposta mi sembrava alquanto strana.
“Questa sera io e la mia band ci esibiremo in un locale e vorrei trovare qualcosa di abbastanza figo, sai, giubbini con le borchie, anfibi..”
“Mh, capisco. Si dai, si può fare”
“E tu devi assolutamente venire!” disse in un modo quasi severo.
“Certo, ma solo per ascoltare te, Matt, Jimmy e il tizio con la cresta, il nanetto… com’è che si chiama?”
“Ahh, Jhonny” disse ridendo.
“Ecco. Synyster, Brian, come cazzo si chiami, lui no. Mi sta sul cazzo quello” dissi mettendomi a braccia conserte e corrugando la fronte.
“Ma dai, non ti avrà mica chiamato puttana e ti avrà detto di scopare!”
No Zacky, forse l’intento era quello, ma si era preso gioco di me, fingendosi depresso in modo da raccontargli la mia schifosa vita. Oltre al mio migliore amico, non avevo nessuna confidenza con gli altri, non avevo nessuno con cui confidarmi e in quegli anni in cui mi trasferii, soffrii moltissimo la mancanza di Zacky; nella mia infanzia molte persone mi maltrattarono e a causa di questo non mi fidavo della gente, neanche di quei pochi amici che avevo.
Andammo nel centro commerciale e aiutai il mio migliore amico a scegliere cosa mettere al concerto di quella sera. Comprò un paio di anfibi neri dall’aspetto usato e un giubbino nero in pelle con applicate qualche borchie che si abbinava agli anfibi. Dopo aver passato quasi un paio d’ore nei negozi, ci dirigemmo in un fast food che si trovava nel centro commerciale. Mi abbuffai tanto perché Zacky aveva ordinato porzioni extra di tutto e mi costringeva a mangiare poiché mi vedeva magra e pallida.
Parlammo tantissimo in quel momento, era come se fossero passati secoli al posto di tre anni: mi parlò del progetto della band, della sua famiglia e delle sue intenzioni nella vita. Io rimasi ad ascoltarlo, non stancandomi mai, ma lo invidiavo un po’, la sua vita sembrava quasi perfetta mentre la mia sembrava una vita giusto per esistere, senza nessuna meta da raggiungere.
Durante la passeggiata post-pranzo ci fumammo una sigaretta e vedemmo uno dei volantini sparsi per la città in cui diceva che la band di Zacky suonava allo “Xtreme”, lo presi e lessi il nome della band e l’ora.
“Vi chiamate Avenged Sevenfold?”
“Si, ti piace?” disse aspirando la sigaretta e buttando il mozzicone per terra calpestandolo.
“Si, è figo!” sorrisi e piegai il foglietto in due mettendolo nella tracolla che avevo addosso.
“Prima abbiamo parlato tanto di me, ora parlami di te!”
“E cosa dovrei dirti? Per adesso non ho nessuna band” dissi mostrando un sorriso
“No, ma magari del negozio oppure se disegni ancora… a proposito, disegni ancora??” disse voltandosi verso di me accennandomi un sorriso. Da piccola amavo disegnare, e secondo il parere di Zacky erano meravigliosi, mi piaceva disegnare mentre lui strimpellava la sua chitarra in giardino dei suoi genitori. Ora che ero diventata adulta, avevo tante cose a cui pensare e disegnavo a malapena.
“No, in realtà no. Purtroppo sono impegnata col negozio e i vari ordini che non ho più tempo per me, infatti appena torno a casa devo mettermi a ordinare le cose che mancano in negozio” dissi passandomi una mano sulla fronte “A proposito, che ora è?” domandai voltandomi verso Zacky.
“Le 4 pm”
“Oddio sono in ritardo, fra meno di un’ora devo fare l’ordine! Mi accompagni a casa?” lui annuì e ci dirigemmo verso l’auto per poi portarmi a casa. Lo salutai frettolosamente e gli dissi che quella sera sarei andata a vederlo con la band. Quella sera avrei rivisto lo stronzo, ma non ero assolutamente dell’idea di scusarmi con lui.
 
 
 Author's corner:
Saaalve a tuti! Rieccomi col... quarto capitolo! Wow non ci credo sto aggiornando e c'è gente a cui piace la mia storia! Io vi amo awww Scusatemi se non aggiorno come avrei voluto stabilire ma cercherò di aggiornare ogni tre/quattro giorni (i promise) Ringrazio di cuore tutte le belle personcine che leggono questa "storia" (se la possiamo definire così, perchè io la definirei obbrobbrio)  e spero di, in qualche modo, farvela piacere. Alla prossima! Con affetto
Mary SG

 

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Capitolo 5
*** 5. Thanks and goodnight. ***


Fallen Souls
Capitolo 5.

"Don't live your life in vain,
don't take it out on me
You're cracked, so just remember,
I'm not your enemy"

Betrayed.

 


La sera era arrivata presto, ed io non ero psicologicamente pronta per andare a vedere Zacky e i suoi amici suonare al locale. Più che altro ero nervosa all’idea di rivedere Synyster; il mio carattere comprendeva la fifa, azzuffarsi con la gente per poi vergognarsi di quello che si aveva fatto. Cercai di attuare un piano, magari comportandomi senza che la vergogna si impossessasse di me oppure cercando di non dare nell’occhio, ma dubitavo della seconda opzione: Zacky sicuramente si gaserà tantissimo dopo il concerto che mi chiederà di bere qualcosa ma lui finirà per ubriacarsi e io dovrò stare con lui poiché  “gli amici non si lasciano nel momento dell’ ubriachezza” una delle sue tante citazioni. Scossi la testa cercando di levare quel pensiero fisso e rovistai nell'armadio per poter trovare qualcosa di decente; l'occhio cadde su un vestitino nero che scendeva leggero fin sopra le ginocchia, ci abbinai il giubbettino nero in pelle e i miei fidati anfibi.
Dopo essermi preparata e truccata, presi la borsa e questa volta feci attenzione a prendermi le sigarette. Scesi nel garage e entrai nella mia auto che sembrava quasi nuova: la comprai due anni fa da un rivenditore qui in zona solo perché avevo in mente di fare dei viaggetti nei weekend ma ovviamente non feci niente di che per via della mia pigrizia ed era inutile prendere l'auto per andare a lavoro quando poi ce l'avevo a due isolati da casa, cosi rimaneva sempre nel garage dell'appartamento.
Entrai in auto e feci partire l'auto ma purtroppo mi ricordai che aveva un guasto e che avrei dovuto chiamare un meccanico ma a causa dei miei impegni rimandavo a non finire. Incazzata per l'auto e nervosa per la serata, presi il mio pacchetto di sigarette e mi incamminai verso il locale fumando qualche sigaretta. Il posto non era molto lontano e riuscii ad arrivare in orario.
Entrai nel locale dove mi ritrovai parecchia gente che aspettava l'entrata della band. Da quanto stavo notando c'erano molte persone che acclamavano gli Avenged Sevenfold, non credevo fossero abbastanza famosi; ma per Zacky e gli altri ragazzi auguravo questo ed altro. Non mi andava giù la questione "Synyster Gates", se fosse stato per lui, non sarei venuta a vedere la band. Avrei preferito di non averlo conosciuto in quel fottuto contesto, non avrebbe dovuto vedermi nella parte più fragile di me e quando ci pensavo mi arrabbiavo, non avevo un preciso motivo, lo odiavo e basta.
La folla acclamante mi distolse da quel pensiero e mi girai verso il palco vedendo gli Avenged Sevenfold salutare la folla e iniziare a suonare. Zacky era uno spettacolo: aveva indossato il giubbotto e gli anfibi che avevamo comprato la mattina stessa e suonava la chitarra benissimo, muovendosi in modo esperto; Matt era bellissimo con quella canotta strappata dei metallica e la sua voce non era da meno, aveva un bel timbro e sapeva fare gli scream perfettamente; Jimmy era assolutamente fantastico alla batteria, non sapevo fosse cosi abile a suonarla, sembrava un dio della batteria; Johnny era bravissimo al basso, e poi guardandolo meglio, la sua cresta punk  gli donava tantissimo.
Infine diedi uno sguardo a Synyster, il modo in cui suonava la chitarra superava quasi Zacky, era un tutt'uno con la sua chitarra, ricordai la scena di Zacky quando vide una chitarra simile in negozio. Si vedeva dal modo in cui la maneggiava che era fortemente geloso, notai sul manico della chitarra un teschio con le ali da pipistrello e la parola "SYN" a caratteri gotici stampati.
Non riuscii a staccare lo sguardo da lui, ero come ipnotizzata dalla sua persona e dentro di me qualcosa si muoveva. Non riuscivo a crederci che nonostante l'odio nei suoi confronti, mi facesse quest'effetto. Non avrei dovuto far sì che questo succedesse e dovevo prima o poi levarmelo dalla testa. Immediatamente mi rivolsi al barista che era dietro il bancone e chiesi una birra e un paio di shots, che bevvi velocemente per levarmi quel pensiero fisso che avevo in mente.
Mi sedetti su uno dei sgabelli vicini al bancone e sorseggiai la birra che avevo preso godendomi al meglio che potevo il concerto.
Finita l'esibizione degli Avenged Sevenfold,  i membri della band ringraziarono le persone che li stavano acclamando e dopodiché scesero dal palco avvicinandosi al bancone.
"Hey Anthony, dieci birre e tanti shots!" urlò Matt sorridente abbracciando i ragazzi della band. Zacky venne da me e mi abbracciò mostrandomi uno dei suoi sorrisi migliori, era un po' sudato, per via del concerto, ma ero presa ad abbracciarlo così forte che non me ne resi neanche conto.
"Allora, piaciuto? " disse sorridendomi e sorseggiando la mia birra che era poggiata sul bancone.
"Piaciuto? È stato fantastico!  Ragazzi, siete davvero fortissimi!" dissi rivolgendomi sorridente verso il gruppo che era vicino a me. Ricambiarono il sorriso e mi invitarono a sedermi con loro al tavolo che avevano scelto. Per tutto il tempo, Synyster no staccava gli occhi da me, ma io rimasi impassibile di fronte a lui, tanto da non considerarlo e rivolgendomi solo verso gli altri del gruppo.  Dopo aver scolato le birre che avevano ordinato più tutti gli shots in precedenza, l'aria si stava facendo pesante e l'alcool iniziava a farsi sentire. Eravamo solo io, Zacky, Matt, Johnny e Jimmy.
Lui invece era uscito fuori dal locale per fumare. Anch'io sentivo il disperato bisogno di fumare e, facendomi coraggio, presi il pacchetto di sigarette e mi avviai verso l'uscita del locale.
Era di fronte la porta del locale, accanto ad un'auto, probabilmente la sua, e aveva gli occhi puntati verso il cielo. Feci molta attenzione a non fare rumore ma accidentalmente feci cadere l'accendino che finì direttamente nel tombino.
Se questa non era sfiga... Imprecai in un modo tale che Synyster sobbalzò leggermente ed emise un leggero riso che mi fece sentire una stupida. Mi misi lontano da lui e alzai lo sguardo per osservare le stelle. Per tutto il tempo mi sentivo osservata dal chitarrista e questo mi creava imbarazzo.
Non sapevo cosa fare, avevo bisogno di fumare ma non avrei mai e poi mai chiesto l'accendino a lui. Passati un paio di minuti, sentì un sospiro da parte di Synyster e venne verso di me offrendomi il suo accendino.
"Tieni,so che hai bisogno di fumare" disse con un tono normale che mi meravigliò.  Lo guardai velocemente negli occhi per ringraziarlo e presi l'oggettino che aveva fra le mani per accendere la sigaretta che avevo appena sfilato dal pacchetto. Diedi l'accendino al chitarrista che, dopo averlo rimesso nella tasca dei jeans, si mise accanto a me, leggermente lontano da dove ero.
"È strano" disse improvvisamente, smorzando il silenzio che si era creato.
Mi rivolsi verso di lui, che era con lo sguardo rivolto al cielo "Cosa?"
"Ci incontriamo sempre per fumare" sorrise leggermente facendo un cenno col mento "Spero che questa volta tu non mi salti addosso" continuò quasi seccato.
"Avevo i miei motivi, sei stato tu a comportarti cosi" dissi freddamente sputando il fumo dell'ultimo tiro della sigaretta per poi buttare il mozzicone per terra.
"Si, ti conoscevo già grazie a Zacky che parlava sempre di te, okay? Ma non ho detto nessuna parola di quell'incontro sul lungomare né ai ragazzi né tanto meno a Zacky" sbottò con tono fermo.
Mi sentii come un vuoto dentro e abbassai lo sguardo sentendomi delusa da me stessa, solo per colpa di quel fottuto chitarrista.
"Perché mi hai incontrato eh? Non potevi fare finta di niente e proseguire per la tua strada?" sbottai freddamente. "Synyster sei solo un puttaniere e da quello che ho visto la tua vita non va come la mia, rispetto alla tua di vita, la mia è un disastro.. e non so nemmeno perché ora sono qui a parlarne con te!"
Lui mi guardava fisso, concentrandosi sulle parole che avevo appena detto ma poi sulle sue labbra si dipinse un sorriso che mi mise in agitazione.
"Brian, chiamami Brian" disse porgendomi la mano. La guardai ed esitai, ma alla fine gliela strinsi stupidamente. Il contatto con la sua mano mi fece rabbrividire e vedere il suo volto totalmente sereno in quel momento mi strinse lo stomaco. Dio, sapevo di essere già fottuta.
"Gli altri ne avranno per molto, vuoi che ti accompagna a casa o vuoi stare qui?" disse indicando la porta del locale.
"Tu non ti ubriachi? Pensavo che l'avresti fatto e poi, che ne so, avresti scopato con una puttana" dissi in tono leggermente acido.
"Nah, è ancora presto ma se vuoi posso ubriacarmi adesso e farlo con te" disse facendo un sorriso malizioso.
"Pervertito di merda" sbottai alla sua affermazione e mi allontanai presto da lui ma mi bloccò velocemente prendendomi per un braccio e trascinandomi verso di lui. Avevo paura si, ma il mio istinto mi diceva di fidarmi di lui. Entrambi non smettevamo di fissarci negli occhi; i suoi avevano una luce assurda, e mi fecero sentire persa in un abisso profondo. Ad un tratto vidi il suo volto avvicinarsi al mio per poi scansarsi e mi ritrovai le sue labbra vicino al mio orecchio destro.
"Tutti abbiamo dei demoni dentro, e tutto quello che posso fare è ubriacarmi e  farci l'amore" mi sussurrò con una voce calda e bellissima, quasi stanca. Rimasi senza parole alla sua affermazione e ritornammo a guardarci negli occhi con una profonda intensità, volevo scrutare nei suoi occhi e capire chi fosse veramente. Ritornai alla realtà e mi allontanai da lui, sentendo leggermente caldo.
"Se è vero che loro ci mettano molto, potresti accompagnarmi a casa?" chiesi con un po' di imbarazzo. Lui annuì semplicemente e mi fece segno di entrare nella sua auto, era diversa da quella con cui mi venne a prendere Zacky ma era altrettanto bella. Durante il tragitto non parlammo assolutamente, se non io a tratti solo per indicargli la via. Giunti al mio appartamento, scesi dall'auto e lo guardai dal finestrino.
"Beh, grazie e buonanotte" dissi imbarazzata.
"Figurati" rispose Brian accennandomi un sorriso.
"Comunque, piacere, Euphemia" dissi sorridendo. Lui ricambiò il sorriso e mi porse la mano attraverso il finestrino dell'auto.
"Bel nome! Anche se un po' strano" entrambi ridemmo e ci guardammo un'altra volta negli occhi.
"Buonanotte Euphemia"
"Buonanotte Brian" mi girai per dirigermi verso la porta dell'appartamento e poi guardai dietro di me per vedere il chitarrista andarsene.  Sorrisi e dentro di me c'era solo un uragano, le tipiche farfalle nello stomaco. Lo conobbi come uno stronzo, ma alla fine era un bello stronzo.
Salii le scale velocemente fino al secondo piano e ad arrivai alla porta del mio appartamento, presi le chiavi ed entrai. Ero veramente stanca ma abbastanza felice. Mi spogliai e mi misi un paio di leggins e una felpa vecchia che usavo come pigiama e andai a dormire, stranamente felice con un leggero sorriso stampato sulle labbra. 


Author's corner:
Saaaalve a tutti! Eccomi col quinto capitolo, avete visto? Ho cercato di aggiornare secondo il tempo che avevo "stabilito" hahaha Grazie ad una cara lettrice ho notato che i miei capitoli non sono molto lunghi, purtroppo ho questo difetto (fra taaaanti) di farli corti. Cercherò di impegnarmi e sforzarmi a fare dei capitoli abbastanza chilometrici, senza annoiarvi ovviamente, e cercherò di descrivere al meglio alcune scene. Grazie a tutte le belle personcine che leggono, recensiscono e mettono fra le seguite questa storia. So di non essere una brava scrittrice come mi piacerebbe esserlo, ma grazie a voi sto cercando di migliorare. <3  
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, diciamo che Brian ha esposto un pochiiino le sue ragioni di essersi comportato così ed Euphemia non ha fatto la stronza come nell'altro capitolo. Pian piano sta capendo che lei sta tenendo a lui ma.... Brian ci terrà a lei?? Lo vedrete nel prossimo capitolo! hahah Se volete contattarmi oltre efp, potete farlo su twitter, sono @nixhtmare. Beh, ci si vede gente!

Mary SG


 

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Capitolo 6
*** 6. Unexpected gestures. ***


Fallen Souls
Capitolo 6
"Search endlessly, fight till we're free
Fly past the edge of the sea
No bended knee, no mockery
Somehow we still carry on"
Carry On.
 
La mattina seguente, nonostante fosse domenica, mi alzai presto a causa del trillio metallico provocato dal campanello. Pensai che fosse Zacky, così mi alzai un po' intontita dal sonno e biascicai un "Arrivo". Appena arrivata all'ingresso, aprii la porta ma non trovai nessuno che stesse aspettando. Eppure, avrei giurato di aver sentito veramente suonare il campanello, non poteva essere stato un sogno. Abbassai gli occhi velocemente e notai un piccolo cartoccio e un bigliettino.
Un po' sorpresa da quello che mi avevano lasciato, mi abbassai per raccogliere entrambe le cose e mi diressi in cucina chiudendo la porta dell'ingresso. Poggiai le cose sul tavolo e mi sedetti, aprendo il contenuto del cartoccio e meravigliatamente  trovai un crossaint e un bicchiere di caffè macchiato. Addentai un pezzo del crossaint e bevvi un sorso di caffè notando che erano entrambi ancora caldi. Presi il biglietto che avevo trovato e lo lessi:

 "Buongiorno, non so il perché di questo gesto.. ero dalle tue parti e pensavo di farti un piccolo regalino, chiamalo come ti pare.
                                                                                        Brian."


Rimasi decisamente sconvolta (in senso buono) da questo suo gesto. Capivo che ieri avevamo "fatto pace" cancellando il nostro inizio, ma non poteva comportarsi come se veramente non fosse successo niente. Ero un po' scettica sul suo comportamento, non capivo quale fossero le sue intenzioni e questo mi creava molti dubbi nei suoi confronti. Avrei voluto chiamarlo, dirgli innanzitutto grazie e poi chiedergli il perché di questo suo gesto; sebbene nel suo biglietto diceva di non saperlo, qualcosa sotto ci doveva essere. Non riuscii a distogliere il pensiero da lui così, nervosa a ansiosa, presi il cellulare e chiamai Zacky.
"Pronto?" biascicò Zacky con la voce impastata dal sonno.
"Ciao Zacky, sono Mia. Stavi dormendo?" chiesi preoccupata
"Oh no, figurati. Dovevo alzarmi prima o poi. È successo qualcosa?"
"No no, tranquillo. Volevo chiederti se hai il numero di Brian"
"Si, te lo mando tramite sms"
"Grazie tante!"
"Di nulla! A che cosa... ti serve?" disse curioso.
"Uhm no niente di che, tranquillo non voglio prenderlo a botte"
"Ah, ma io intendevo quello.." rispose con tono malizioso.
"Zacky, non voglio chiedergli niente, poi ti racconto tutto"
"Va bene, allora a pranzo vengo da te, mi manca la tua cucina italiana! "
"Okay, ti aspetto. A dopo!" dissi chiudendo la telefonata.
Pochi minuti dopo, Zacky mi inviò un sms col numero di Brian e lo salvai in rubrica. Bene, avevo il numero ma avevo perso il coraggio di chiamarlo e per di più dovevo pensare a sistemare in casa e iniziare a cucinare. Zacky amava il mio modo di cucinare, essendo di origini italiane da parte di mamma, avevo acquisito gran parte delle ricette italiane e il piatto preferito di Zacky era la pasta al ragù.
Bevvi un ultimo sorso del caffè macchiato e dopo mi misi all'opera pulendo in casa. Gli unici giorni disponibili in cui mi dedicavo alle faccende domestiche erano sabato e domenica, ma dato che il giorno prima l'avevo passato interamente con Zacky, dovevo mettermi sotto a pulire per bene e a sistemare in casa. Ero una maniaca dell'ordine ahimè. Dopo aver spolverato in casa, vidi l'orario e notai che dovevo sbrigarmi per cucinare o altrimenti mi sarei subìta uno Zacky isterico e affamato. Iniziai a preparare il sugo al ragù quando sentii il campanello suonare, segno che era sicuramente arrivato il mio migliore amico.
Andai ad aprire la porta e mi ritrovai travolta da un abbraccio di Zacky, Matt, Jimmy e Johnny. Rimasi sbigottita nel vedere quasi tutta la band ma ricambiai l'abbraccio felicemente.
"Spero che non sarà un problema se siamo venuti tutti" disse Matt mostrandomi le sue fossette tenere.
"Affatto! Siete tutti i benvenuti!  Entrate e accomodatevi nel salotto, nel frattempo che io cucini" dissi alla band facendoli accomodare nell'ampio salotto. Dovevo ammettere di aver una casa abbastanza grande, nonostante abitassi da sola e vederli tutti in casa mi facevano sentire meno sola.
"O mio Dio, tu hai Call of Duty, e Resident Evil! Io ti amooo" urlò Jimmy venendomi ad abbracciare. Sorrisi alla sua reazione e ricambiai l'abbraccio. Ovviamente Brian non s' era fatto vedere e rimasi un po' delusa ma ad un tratto sentii la sua voce alla soglia della porta, che era rimasta aperta.
"Modera le parole James" disse con un tono quasi freddo. Si avvicinò verso di me e sfoggiò uno dei suoi tremendi sorrisi. "Spero non ti dia disturbo se sono venuto"
"Oh ma no, t-tranquillo. Vai dagli altri, io vado in cucina altrimenti rischio di bruciare tutto" dissi un po' imbarazzata. "Chiederò aiuto a Zac..."
"Fanculo Sanders! Questo è barare!" mi girai di scatto verso il gruppo e vidi Zacky bisticciare come un bambino con Matt. Mi voltai verso Brian e feci le spallucce sospirando. Mi diressi nella cucina e Brian mi seguii fermandosi accanto ad un mobile. Avrei voluto ringraziarlo della colazione, visto che eravamo soli ma non riuscivo a parlare di fronte a lui, ero come immobilizzata dalla sua presenza, cercavo di non pensare a lui dedicandomi al sugo e all'acqua della pasta ma all'improvviso Brian si avvicinò per aiutarmi.
"Vuoi... che faccia qualcosa?" chiese con tono normale.
"No tranquillo, va dal resto del gruppo io me la cavo sola" dissi accennando un sorriso. Non disse niente e mentre stava uscendo dalla cucina mi diedi coraggio e lo fermai.
"Comunque grazie del tuo gesto, anche se non ho ancora capito le tue intenzioni"
"Te l'ho scritto.. l'ho fatto senza un motivo non chiedermi perché" disse quasi con un tono seccato. "Voglio ricominciare con te perché abbiamo tante cose in comune Euphemia.."
"Che vorresti dire?" chiesi non capendo.
Schiuse la bocca per parlare ma venne interrotto da Zacky che entrò quasi come una furia in cucina.
"Allora poi l'hai chiamato Bri.." disse voltandosi verso di lui e notando che era lì.
"E tu quando sei arrivato?" domandò guardandolo strano.
"Quando tu eri impegnato a uccidere Matt coglione" disse quasi arrabbiato "Perché, tu dovevi chiamarmi?" si rivolse verso di me alzando un sopracciglio.
"Uhm si.. per dirti.. grazie del passaggio" azzardai.
Zacky ci guardava strani facendo il menefreghista e si diresse verso il frigo per prendere un paio di birre e chiese se fosse pronto.
"Si Zacky, tu apparecchia la tavola, qui tra un po' è pronto" Annuì, diedi la tovaglia che presi dal mobile e spiegai dove fossero le posate e i bicchieri. Mentre stavo buttando giù la pasta nell'acqua appena salata.
"Dovevi chiamarmi?" chiese improvvisamente Brian non appena Zacky uscii dalla cucina.
"Ehm, si volevo ringraziarti della colazione ma non ne ho avuto il tempo" dissi mentre ero impegnata ai fornelli.
"Oh, capito. Ehm, spero che uno di questi giorni tu sia libera per uscire, magari potresti darmi il tuo numero per metterci d'accordo" disse con naturalezza.
"Si, ti faccio uno squillo non appena finisco qui" dissi mentre buttai la pasta appena cotta nello scolapasta. Non mi ero resa conto che mi aveva appena chiesto di uscire, lo capii poco dopo e ringraziai mentalmente me stessa per essermi comportata normalmente. Dopo qualche minuto avevo messo la pasta col sugo al ragù nei piatti e avevo invitato i ragazzi a venire a tavola. Il cibo piacque a tutti e inoltre si complimentarono con me chiedendo anche il bis. Per secondo avevo fatto patate al forno e bistecca e tutti. Dopo aver mangiato, i ragazzi erano spaparanzati sul divano in salotto a giocare un'altra volta a Call of Duty, mentre io e Brian eravamo rimasti in cucina, seduti accanto al tavolo a fumare una sigaretta. Lo guardai molto attentamente mentre lui era concentrato e assorto nei suoi pensieri a fumare la sua sigaretta.
"Cos'è che abbiamo in comune? " chiesi ad un tratto facendolo ritornare alla realtà.
"Mh?"
"Prima mi avevi detto di avere molte cose in comune... potrei sapere cosa?"
Accennò un sorriso. Maledetti sorrisi, mi piacevano tantissimo ma allo stesso tempo li odiavo, soprattutto quando si trattava di una cosa seria.
"Ti va di uscire con me domani sera?" chiese con tono languido.
Esitai alla sua domanda, poi ripresi coraggio e annuii semplicemente. Presi il cellulare che avevo poggiato sul tavolo e scrissi un messaggio inviandolo a lui. Sentito il trillio del suo cellulare, Brian si affrettò a prenderlo e leggere il messaggio ricevuto "Ci sarò.  Mia". Volse lo sguardo verso di me e sorridemmo entrambi.
Il pomeriggio passò in fretta e dopo una bevuta e una partita ai vari giochi dell'xbox, la band se ne andò salutandomi e ringraziandomi con un abbraccio, Brian invece si limitò ad un sorriso facendomi sciogliere letteralmente. Ero fottuta lo sapevo, ormai non potevo farci nulla.
 











 
La mattina seguente mi alzai presto consapevole di dover andare al lavoro, odiavo ammetterlo ma, nonostante ami questo lavoro, il lunedì era pesante per tutti. Mi alzai con fatica e mi stropicciai gli occhi con le mani, andai verso la finestra per spostare le tende e far entrare i leggeri raggi di sole ma notai che il cielo era diventato nuvoloso e grigio. Pensai che prima o poi avesse piovuto così, mi vestii con una felpa col cappuccio, un paio di jeans e i miei adorati anfibi. Preparai in fretta il caffè e lo bevvi ancora scottante,tanto da bruciarmi la punta della lingua. Maledetto ritardo! Odiavo fare tardi, iniziava a venirmi l'ansia e non riuscivo a combinare niente.
Presi in fretta e furia la borsa a tracolla e le chiavi del negozio e, prima di uscire presi dall'appendi abiti il giubbotto in pelle e l'ombrello, nel caso dovesse piovere. Feci la solita via che portava al negozio e con mia sorpresa, il cielo era diventato chiaro, facendo intravedere il sole dalle nuvole ormai grigio chiaro.
Aprii il negozio entrandoci e tolsi il giubbotto. Mi diressi subito ad accendere le luci e la radio, lasciando sempre la stessa stazione che trasmetteva canzoni rock/metal e ogni sue sottocategorie. Diedi una sistemata intorno il bancone della cassa e un po' in giro, dopodiché mi diressi in magazzino a prendere gli ultimi cd arrivati, almeno ingannavo il tempo dando un'occhiata ai nuovi cd mentre aspettavo Marcus.
Sentii la porta aprire, successivamente seguito dal suono del campanello che segnava che qualcuno fosse arrivato.
Mi diressi verso il bancone e notai che era Brian.
"Buongiorno" disse sorridendo.
"Ciao Brian, come mai qui? Voglio dire, è un po' presto" dissi leggermente imbarazzata.
"Non.. non siete aperti? " chiese vago.
"Si si, ma non mi aspettavo che venissi a quest'ora"
"Sono un tipo che si alza abbastanza presto" asserì accennando un sorriso.
"Eh, lo avevo notato" dissi ricambiando il sorriso. "Allooora.. ti serve qualcosa?"
" Uhm no a dir la verità sono solo venuto per salutarti"
"Oh" mi sentivo andare a fuoco le guance, non potevo crederci... seriamente lui era venuto nel mio negozio alle nove di mattina per salutarmi? Stava facendo sul serio allora, voleva iniziare da capo con me ma ancora non capivo il motivo.
"Ehm okay, che ne dici se mi aiuti a smistare quei cd? Sto aspettando che arrivi mio cugino,il proprietario del negozio" dissi dirigendomi verso lo scatolone dei cd appena arrivati. Brian annuì sorridendo e mi aiutò a mettere i cd in ordine alfabetico, secondo i vari scaffali. Non appena finito, Marcus entrò nel negozio e sobbalzò leggermente alla vista di Brian.
"O mio Dio! Tu sei Synyster Gates, il chitarrista degli Avenged Sevenfold!" disse guardandolo meravigliato.
"A quanto pare si" rispose Brian alzando le mani facendo segno di essere lui.
"Che onore averti qui in negozio! Posso fare qualcosa per te?" chiese avvicinandosi a lui e porgendogli la mano, alla quale Brian strinse con gratitudine.
"Oh no, grazie. Ero passato di qui per salutare Euphemia" disse voltandosi verso di me.
"Mia, tu lo conosci?" mi domandò sorpreso.
"Ehm si, lui.." stavo cercando di finire la frase ma venni interrotta da mio cugino che si stava avvicinando a me con fare furioso e ripetendo in continuazione "E tu adesso me lo dici" Il suo modo era alquanto buffo e io e Brian scoppiammo in una fragorosa risata.
Stemmo a parlare per qualche minuto, poi Marcus chiese una foto a Brian, il quale accettò felicemente e toccò a me fare la foto. Guardandolo dall'obiettivo Brian aveva un'altra luce, era semplicemente perfetto e al tempo stesso pensavo che in città la loro band era molto famosa.
Brian salutò sia me che mio cugino e uscì dal negozio, lasciando Marcus come una fangirl che aveva appena visto il suo idolo.
"Cioè, ci credi? Ho appena incontrato il chitarrista della band emergente di Huntington Beach! Quando saranno famosi a livello mondiale potrò dire di averlo già conosciuto!  Miticoo" disse contento e quasi saltellando per tutto il negozio. Lo guardavo strana con un sopracciglio alzato e ridevo per la divertente scena.
"Ti facevo più autorevole" dissi divertita scuotendo la testa. Alle mie parole Marcus mi guardò e,consapevole della sua reazione, ritornò serio.
"Si, giusto" disse schiarendosi la voce e mettendosi in ordine "Come fai a conoscerlo?" chiese stupito.
"Beh, conosci Zacky Vengeance?  L'altro chitarrista? " dissi coi gomiti poggiati sul bancone.  Lui annuì guardandomi interessato. "Beh, è il mio migliore amico, lo lasciai ad Olympia tre anni fa quando mi trasferii qui e ora ci siamo incontrati di nuovo, poi mi ha fatto conoscere tutto il resto della band"
"Oddio, veramente?? Ma Phem deve essere fantastico! Immagino ti avranno fatto sentire tantissime canzoni"
"In realtà ho solo assistito ad un concerto, che avevano fatto sabato" dissi quasi con un filo di tristezza. Mi sarebbe piaciuto trovarli a suonare durante le prove oppure ascoltare vari demo delle loro canzoni.
Dopo un po' sentii uno squillo provenire dal mio cellulare, di solito non lo usavo durante le ore di lavoro, ma era come se aspettassi un messaggio importante così mi affrettai a leggerlo.

---------------- Brian.
Mi piacerebbe che tu venissi questo pomeriggio a casa mia. Volevo uscire con te ma a quanto pare ci sono le prove. Io purtroppo non posso passare a prenderti, ma verrà Zacky. Quindi preparati per le sette in punto, ti aspetto. SG
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Angolo dell'Autrice:
Saaaalve! Okay, mi dovete scusare per l'enorme ritardo che ho fatto nell'aggiornare! Sigh Prometto di aggiornare il più presto possibile!
Anyway, riguardo la storia.. ehehe Brian si sta facendo avanti e... Phem accetterà?? Lo scopriremo nel prossimo capitolo, il quale l'ho appena scritto e non vedo l'ora di postarlo! Ce la sto mettendo davvero tutta a rendere i capitoli più lunghi e dettagliati, spero che stia andando bene o altrimenti... beh ditemelo se non vi piace! Devo ringraziare chiunque recensisce la storia e la stia mettendo tra le preferite/seguite! Grazie grazie grazie! E' grazie a voi se sto andando avanti <3  Inoltre ringrazio Vale che mi sopporta su whatsapp e mi da consigli sulla storia love you <3  Beh, ci si vede alla prossima! Con affetto

Mary SG



 

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Capitolo 7
*** 7. I like you, so much. ***


Fallen Souls
Capitolo 7.
"Don't speak, no use for words
lie in my arms, sleep secure.
I wonder what'you're dreaming of,
lands rare and far
A timeless flight to reach the stars."

Crimson Day.


 
Dio, era come se avessi previsto il mittente del messaggio, e mi preoccupavo per il fatto che aspettare un suo messaggio fosse stato cosi importante. Non avrei mai creduto che quell'uomo, dal primo incontro sul lungomare, mi avesse fatto quest'effetto. Da parte sua invece, non sembrava che provasse sentimenti simili ai miei, d'altronde era un uomo che pensava a tutt'altro che all'amore e per lui forse ero un'altra vittima incastrata nella sua trappola.
Risposi al messaggio scrivendogli che andava bene e ritornai al mio lavoro. Quella giornata è stata abbastanza pesante, erano venuti molti clienti, il che era un bene per il negozio, ma sommando alla fatica di sistemare i nuovi arrivi al loro posto, è stato abbastanza stressante. Alle 2:30 pm salutai Marcus, il quale era impegnato ad accordare alcune chitarre in sala strumenti, e lasciai il negozio dirigendomi verso casa. Prima di tornare a casa, feci un salto dal ristorante cinese ordinando degli involtini primavera e un tempura. Quando arrivai mangiai di fretta perché l'unica cosa che volevo fare era dormire, infatti non appena toccai il letto mi addormentai di sasso.
 
Venni svegliata da un continuo vibrare e, ancora scombussolata, tastai sul comodino per prendere il cellulare che stava vibrando. Non appena lo presi, risposi senza vedere chi fosse.
"Pronto ?" biascicai un po' assonnata.
"Phem finalmente hai risposto! Apri la porta che sono qui fuori da dieci minuti" rispose Zacky tirando un sospiro di sollievo sentendomi.
"Oh si subito" chiusi in fretta la chiamata e mi affrettai ad aprire la porta a Zacky. Quando la aprii Zacky mi guardò divertito vedendomi scombussolata con i capelli arruffati. Gli diedi un leggero schiaffetto sulla spalla e lo feci entrare, accomodandosi in soggiorno.
"Hai per caso visto che ore sono?" disse guardandomi buffo. Feci cenno di no con la testa guardandolo con un sopracciglio alzato, lui mi fece segno di guardare l'orologio che era appeso al muro che divideva la cucina al soggiorno.  Mi girai di scatto e vidi che erano le 6:30 pm. Oddio.. mancava mezz'ora alle prove della loro band ed io facevo pietà.  Mostrai un sorriso nervoso a Zacky, al quale chiesi di aspettarmi mentre io andavo a prepararmi; mi fiondai subito in camera mia per cambiarmi i vestiti. Dopo nemmeno dieci minuti ero pronta e feci segno a Zacky di essere apposto e di poter uscire, lui, un po' spazientito, mi sorrise e uscemmo dell'appartamento e ci dirigemmo in macchina.
"Allora, oggi sentirò pezzi nuovi?" chiesi curiosa.
"Non cantiamo mai canzoni nuove ai nostri amici, se non vengono prima autorizzate dalla band" disse Zacky con tono superiore e abbozzando un sorriso.
"Ehi! Con me dovete farlo!"
"E perché mai?"
"Sono la tua migliore amica! Ecco perché! "
"Lo sai? Me n'ero quasi dimenticato"
Alle sue parole divenni un po' triste, era vero.. non ero più la sua migliore amica, erano passati tre anni dall'ultima volta che ci vedemmo ed era ovvio che lui mi avrebbe dimenticata, nonostante l'infanzia passata interamente insieme. Abbassai il capo, cercando di non guardarlo e fare in modo che lui non notasse la mia tristezza. Improvvisamente sentii la sua mano adagiarsi contro la mia coscia provocandomi un leggero pizzicore. Mi voltai di scatto verso di lui e gli feci un'occhiataccia.
"Ehi! Mi hai fatto male! "
"Scema credevi veramente che avrei smesso di essere il tuo migliore amico? "
"Non lo so, ultimamente sembrava così" risposi titubante.
"Ma se ti voglio un bene dell'anima!"
"Awww" mi buttai su di lui abbracciandolo più forte che potevo, cercando di fare attenzione visto che lui era al posto del guidatore.
Arrivammo dinanzi ad una bellissima villa, non riuscii a vedere molto, dato che di fronte a noi c'era un grande cancello e un muro di cinta che era completamente ricoperto di edere. Sentii il finestrino dell'auto abbassarsi dalla parte di Zacky e un "Sono Zacky" da parte sua. Dopodiché il grande cancello si aprì e mi ritrovai su un lungo viale decorato con vasi da fiori di ogni colore e maestose palme ai lati della strada. Dopo aver percorso quel tratto ci ritrovammo di fronte ad una bellissima fontana, decorata con delle statue in stile classico. Rivolsi lo sguardo all'abitazione. Era una villa enorme e in stile moderno, in perfetta armonia con il verde del giardino. Scesi dall'auto, che Zacky aveva parcheggiato sotto un gazebo in legno, accanto ad altri veicoli, e diedi uno sguardo intorno: dov'ero finita?
"Zacky, questa è la casa di.. B-Brian?"
"Si! E la vedi quella piccola casa?" disse indicandomi un'altra abitazione, più o meno lontano dalla villa, era una dependance ma abbastanza grande e altrettanto bella.
Annuii semplicemente.
"Il resto della band, compreso me, vive lì. Brian ci ha ospitati a casa sua, dato che passiamo la maggior parte della temlo insieme poi io ero di un'altra città e ha preferito che venissi a vivere qui piuttosto che in un misero condominio"
Ci dirigemmo verso il retro della casa, dove trovammo un soggiorno esterno con divani in vimini e tavoli da pranzo, accanto invece un'ampia zona barbecue. Attraversammo quel "piccolo" angolo di relax e salii le scale che portava su un largo balcone, anch'esso arredato con un grande tavolo da pranzo e divanetti. Zacky aprii la porta e mi trovai in un bellissimo soggiorno, degno di una villa. L'arredo era scuro e le pareti dipinte di un bianco sporco. Poco dopo il soggiorno c'era una grande scala e al lato sinistro di essa vi era una piccola cascata che scendeva piano e sul pavimento vi era posizionata una vetrata che mostrava il laghetto in stile zen.
Ero ammaliata nel vedere questa bellissima villa in tutto il suo splendore, dovunque mi giravo la casa trasmetteva armonia e relax ed io non potevo crederci Brian avesse una proprietà del genere.
Zacky mi fece tornare alla realtà, toccandomi la spalla e facendomi segno di seguirlo. Ci dirigemmo verso la scala, e dopo aver salito i gradini, mi ritrovai un lungo corridoio, il quale attraversammo e arrivammo davanti ad una porta. Il mio migliore amico la aprì e mi ritrovai davanti al resto della band che stava sistemando spartiti e accordando gli strumenti.
"Era ora Vee! Quanto cazzo ci è voluto? "
"Scusa Jimmy ma qualcuno non si stava sbrigando" disse riferendosi a me. Mi sentivo piuttosto osservata Brian, come se aspettasse qualcosa da me. Avrei dovuto dirgli che la sua casa fosse bella ma mi sentivo a disagio.. non capita tutti i giorni visitare una villa che per giunta è di un uomo che credevi fosse un poveraccio puttaniere che vive solo di musica. Sentii crescere l'odio nei suoi confronti, mi aveva detto che aveva molte cose in comune con me, ma avevo sbagliato a crederlo. Non era altro un puttaniere e io una delle sue vittime che cercava in tutti i modi di portarmi a letto, ed io rimanevo fermamente convinta del mio giudizio.
"Allora Phem, ti va di sentire qualche nuova canzone?" chiese Matt allegro.
"Certo! Aspettavo solo questo!" mi girai vero Brian e lo guardai mentre lui mi stava fissando con occhi languidi. Arrossii velocemente e tolsi lo sguardo da lui, nel frattempo una figura femminile ed esile entrò nella sala, aveva i capelli corti che le arrivavano sulle spalle di colore viola, occhi color nocciola, identici a quelli di Brian e un piccolo sorriso timido stampato in viso.
"Ehm Brian, è arrivato un tizio" disse chiamando il chitarrista. Brian si girò verso la ragazza e annuì, lasciò la chitarra e si diresse verso di lei.
"Oh Mckenna, lei è Euphemia, la migliore amica di Zacky e una nostra amica. Io vado" disse presentandomi alla ragazza e congedandosi.
"Ciao Euphemia, mi presento meglio, dato che il mio fratellone ha sempre da fare ed è di poche parole.. sono Mckenna, sorella di.. beh di quello là" disse ridendo e porgendomi la mano.
Ricambiai il sorriso e le porsi la mano stringendola "Piacere di conoscerti, io sono Euphemia e .. beh quello là ti ha appena detto chi sono quindi.. non c'è bisogno che te lo ripeta" dissi ridendo.
"Ma che cazzo, dovevamo iniziare le prove e quel coglione di tuo fratello se ne doveva andare!" sbottò improvvisamente Jimmy. "Sai chi era almeno?" continuò riferendosi a Mckenna.
"No in realtà no, bho sarà qualcuno che aveva bisogno di lui"
Tutto il resto della band scoppiò in una fragorosa risata, tanto da far cadere Jimmy e Johnny a terra, ma continuando sempre a ridere. Alla loro vista, anche io e Mckenna iniziammo a ridere e quest'ultima alzò le mani come segno di scuse.
"Okay okay, forse ho esagerato"
Tutte quelle risate mi avevano provocato un enorme bisogno di andare in bagno, tutta colpa di Jimmy e Johnny per la loro stupenda caduta.
"Scusami Mckenna, mi diresti dov'è il bagno?" chiesi quasi sussurrando.
"Ma certo! Appena esci gira verso destra e vai dritta poi vai a destra, è la seconda porta"
La ringraziai e uscii dalla sala dirigendomi verso il bagno, speravo solo di riuscire a trovarla e di non fare imbarazzanti figure. Mentre però, giravo a destra per ritrovarmi di nuovo un disimpegno circolare che dava in mostra tutte le altre camere, sentii un gemito provenire da una camera.
Mi spaventai leggermente e mi avvicinai alla porta della camera, che era rimasta quasi aperta.
Non riuscivo a crederci a quello che stavo vedendo. Brian, con una siringa infilata nella pelle del suo braccio. Rabbrividii alla vista dell'ago uscire dalla sua pelle e sentii un gemito strozzato da parte del chitarrista. Feci un respiro profondo e mi allontanai da quella camera per andare al bagno.
Uscita dal bagno mi diressi verso la sala, notando che la camera -probabilmente di Brian- era chiusa. Raggiunsi la porta della sala e la aprii trovandomi i ragazzi che stavano iniziando a suonare, cosi mi sedetti accanto a Mckenna e ascoltai i ragazzi con una loro nuova canzone. Avevano tutti un'energia unica ma Brian aveva una strana luce nei suoi occhi. Si era appena drogato, cosa poteva avere se non l'effetto della droga che attraversava il suo corpo?
Avevano appena suonato un paio di canzoni ed erano tutte bellissime.  Durante la pausa in ogni canzone mi avevano detto che l'anno scorso avevano inciso il loro primo disco ma non ebbero il successo che si aspettavano, cosi ce la stavano mettendo davvero tutta per poter incidere il secondo album e avere maggiore successo.
Dopo le prove scendemmo nel soggiorno e Brian con Mckenna andarono in cucina per prendere tutti gli alcolici che avevano comprato, Jimmy e Johnny, invece, chiamarono la pizzeria per ordinare alcune pizze e farsele consegnare all'indirizzo di Brian. I ragazzi ci diedero giù con l'alcool e Mckenna ed io ci limitammo a sorseggiare una birra; di solito bevevo anch'io quantità di alcool ma ero a casa di un "amico" che per giunta pensavo di provare qualcosa per lui, non potevo ubriacarmi altrimenti avrei fatto cose che non desidero neanche immaginare. Poco dopo suonò alla porta il fattorino delle pizze e toccò a Jimmy pagare, il quale lo fece con malavoglia.
Non credevo di potermi divertire tantissimo con quei ragazzi, erano semplicemente la simpatia e l'amore fatta a persona. Peccato che per tutta la serata avevo gli occhi di Brian puntati su di me, era imbarazzante, e non poco, ma cercavo tuttavia di non farmelo pesare.
A fine serata, tutti erano sbronzi ma mai quanto Brian, delirava quasi e a me spaventava abbastanza. Avevo sempre avuto paura delle persone ubriache, forse perché nel mio passato le persone, che mi toccavano e mi facevano male, puzzavano d'alcool. Lo vidi ad un tratto uscire fuori in veranda e pensai che volesse fare una pazzia o qualcosa del genere, mi voltai verso i ragazzi e Mckenna notando che loro, al contrario, erano spensierati e giocavano alla Playstation. Così mi alzai dal divano in pelle e inventai una scusa a Mckenna dicendole che andavo a fumare- non potevo di certo dirle che stavo, in realtà, controllando suo fratello.
Raggiunsi la veranda e con mia sorpresa, notai che di fronte a me vi era il mare. Wow, anche la spiaggia privata, pensai fra me e me. Mi incamminai e in lontananza scorsi la figura di Brian seduta sulla spiaggia.
"Ciao"
"Ehi Phem, siediti" disse massaggiandosi le guance.
"No grazie, sono venuta qui solo per sapere come stavi, visto che quasi deliravi"
"Quello che hai visto non era niente, sono peggio fidati"
Rimasi in silenzio. Quella era la volta buona per parlare, non c'era nessuno e intorno a noi c'era solo un silenzio pacifico.
"Brian... ti dovrei parlare"
"So già cosa vuoi dirmi"  disse in tono pacato.
"Brian... noi non abbiamo niente in comune..." dissi quasi tristemente e arrabbiata "tu vivi in una villa lussuosa e i tuoi amici nella dependance che hai accanto, mentre io vivo in un appartamento da quattro soldi.. hai una vita perfetta, hai una sorella che ti vuole bene, degli amici che sarebbero disposti a morire per te... io ho solo ritrovato il mio migliore amico dopo tre anni e sento anche un po' di distacco nei suoi confronti ma non gli do torto... dimmi cosa abbiamo in comune perché io non ci vedo niente" dissi sospirando e incrociando le braccia sul petto.
"Euphemia..." disse sospirando, il modo in cui diceva il mio nome con la sua voce calda e roca, era come se mi stesse mandando in paradiso; nessuno pronunciava il mio nome come lo faceva lui. "io voglio morire" disse abbassando lo sguardo stanco. Rimasi quasi scioccata dalla sua affermazione.
Perché voleva morire quando aveva tutto quello che una persona poteva chiedere?  Avrei dato me stessa pur di avere in cambio quella piccola felicità che aveva con i suoi amici.
"Ma che cosa stai dic.."
"Ci andavo ogni sera su quel fottuto lungomare, mi mettevo sul cornicione e cercavo un modo per morire. Poi quella sera c'eri tu, eri nelle mie stesse condizioni; lo capivo dal tuo comportamento, quando ti ho guardata pensavo di averti già vista, infatti era così: Zacky parlava della sua migliore amica di Olympia che si era trasferita ad Huntington Beach e aveva tantissime foto di te e lui, cosi ti riconobbi subito e allo stesso tempo capii di aver trovato qualcuno simile a me" sospirò. 
Le sue parole erano quasi spezzate e dava una malinconia assurda. Non credevo che Synyster Gates, un ragazzo con una certa popolarità, volesse morire.
Riflettei a lungo sulle sue parole guardando vagamente l'orizzonte del mare, la luna risplendeva in tutta la sua perfezione.
"Ti droghi" dissi lievemente con sguardo basso. Lui era seduto sulla spiaggia, con le ginocchia sul petto mentre stringeva le sue gambe con le braccia. Si voltò verso di me, la quale era in piedi e mi guardò strano, come se stesse cercando una risposta.
"Non è una domanda, è un'affermazione. Ti ho visto prima, ero al piano di sopra per cercare il bagno e ho visto la porta della tua camera aperta e sentivo dei gemiti.." confessai con tono basso. "Perché lo fai?"
"Io... non lo so Phem" rispose prendendosi la testa fra le mani con sguardo basso. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui, mettendo la mia mano sulla sua spalla accarezzandolo dolcemente. Improvvisamente lui si lasciò e mi abbracciò fortemente, con la testa poggiata sul mio petto. Sentii dei leggeri singhozzi così passai l'altra mano tra i suoi capelli , accarezzandolo e consolandolo. Nonostante fosse un brutto momento, mi sentivo bene tra le sue braccia e in un'armonia tale che sembrava fossimo fatti per stare così legati.
"Mi piaci Euphemia, mi piaci tantissimo" confessò infine con voce flebile. Sentii andarmi a fuoco le guance ed esplodermi il cuore, a quelle sue parole strinsi la presa portandolo più vicino a me.
"Shh sei ubriaco"
"Sono abbastanza sobrio per confessarti questo"
Non dissi niente, non sapevo cosa dire. L'unica cosa che volevo, era stare tra le braccia di quell'uomo.




Author's corner:
Buooonsalve a tutti! Eccomi qui con.. l'ottavo capitolo! E chi l'avrebbe mai detto! Sono veramente felice che c'è qualcuno a cui piace questa storia, inizialmente pensavo che sarebbe stato un flop totale, ma alla fine sono contenta dei risultati che sto raggiungendo.
Ritornando alla storia.... Eh si Brian si droga. Ho voluto descriverlo in questo modo perchè nel corso della storia ci sarà un capitolo fondamentale. Per non parlare della sua confessione a Phem! Finalmente Phem sa di piacere a Brian e... nel prossimo capitolo vedremo cosa succederà! Ringrazio di nuovo tutte le belle persone che mettono tra i preferiti e seguite la storia e chi recensisce,  e ringrazio anche chiunque legge i miei capitoli ma è silenzioso. Quindi personcine silenziose fatevi avanti, voglio sentire anche i vostri pareri.
Okay, sono troppo rompipalle hahaha ci vediamo la prossima volta! Con affetto

Mary SG



 

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Capitolo 8
*** 8. Important for me. ***


Fallen Souls
Capitolo 8
"We've all been lost,
for most of this life"
Lost.
Dopo quel giorno, io e Brian continuammo a vederci ogni giorno, rafforzando il nostro rapporto. Mi stupivo sempre di più, quel ragazzo mi dimostrava affetto continuamente e io non potevo non sciogliermi ai suoi inviti: in quella settimana veniva a prendermi dal negozio e mi portava da ogni parte, andammo all'acquario di Huntington Beach dove ci divertimmo da matti, poi ad un concerto di band metal che faceva cover dei Metallica e poi a fare una passeggiata sul lungomare.
Da quel "mi piaci tantissimo" cambiarono parecchie cose tra di noi, non ci sentivamo una coppia, ma sotto agli occhi di tutti sembrava lo fossimo veramente. Era la prima volta che mi sentivo bene stare con un uomo che non fosse Zacky, stavo acquisendo maggior sicurezza e sentivo di essere protetta.
In quei giorni mi parlò molto della sua vita, non tralasciando nessun dettaglio, mi confessò alcuni suoi segreti piuttosto divertenti e lì non potevo che ridere. Quando parlava dei suoi amici aveva una luce inconfondibile negli occhi, si sentiva felice quando era con loro, lo avevano fatto rinascere, aveva detto lui. Non smettevo di sorridere quando lui parlava, ero come inebriata dalla sua voce e dalla sua tranquillità nel parlare.
Non dissi molto di me, ma in qualche modo sentivo di poter confidare a lui tutti i miei conflitti interiori, di "lasciarmi andare", di mostrare i miei demoni ad una persona che ne aveva visti già tanti. Non mi ero mai sentita così bene con una persona che potesse realmente capirmi; Zacky lo faceva per tirarmi su di morale e perché eravamo migliori amici ma con Brian, era diverso. Sapevo di poter esternare tutti i miei sentimenti e sentirmi di essere stata capita.
Ma, di tutti sentimenti che potevo esternare, quello dell'amore mi riusciva peggio. Ero fatta così, sentivo di provare qualcosa per quell'uomo ma mi fermavo: il mio cuore non voleva essere ferito un'altra volta.



Era arrivato sabato, e in quel giorno i ragazzi avevano un concerto in uno dei locali più famosi di Huntington Beach, il Johnny's. Nonostante fosse un ritrovo per una bevuta tra amici, il proprietario del locale conosceva benissimo i ragazzi e chiese loro se un giorno avessero voluto fare un concerto nel suo locale.
Quel giorno avevo passato maggior parte della mattinata con Brian. Era venuto a prendermi da casa per andare in una caffetteria e fare colazione, dopodiché andammo a fare un giro nel centro commerciale. Non sembrava ma era veramente fissato per i vestiti, in pratica era l'opposto di Zacky. Al mio migliore amico bastava che fosse qualcosa di scuro e comodo, ma riguardo a Brian, sembrava quasi un maniaco dell'abbigliamento. Avremmo girato il reparto maschile per più o meno una decina di volte ma lui non si decideva quale maglietta comprare. Era buffo vederlo concentrato nel scegliere un outfit per la serata.
"Non ti facevo cosi.. primadonna" dissi mentre stava guardando, o meglio dire analizzando, una maglietta a stampe.
"Mh, ho tanti altri aggettivi che possono descrivermi"
"E dimmi, tra questi ci sono fissato, coglione e pervertito?"
"Pensavo avresti aggiunto anche... superdotato" disse quasi sussurrando con malizia.
Lo guardai strana e scossi la testa sorridendo. "Si da il caso, Mr Gates che io non abbia provato il tuo amichetto e mai lo farò"
"Oh presto lo farai invece"
"Muoviti coglione, altrimenti faremo tardi e tu hai le prove!" rimproverai Brian che, finalmente, aveva deciso di comprare una maglietta che stava adocchiando da un bel po', la pagò e uscimmo dal negozio per recarci all'uscita del centro commerciale.
Ma, mentre stavamo percorrendo quel tratto di strada che ci divideva dall'auto, incontrammo due ragazze, le quali salutarono Brian in maniera poco "amichevole". Da quel che avevo notato, erano sorelle gemelle: avevano entrambe lunghi capelli mossi, con la differenza che una aveva probabilmente tinto i suoi capelli di un biondo platino, mentre l'altra aveva i capelli castano dorato. Avevano un fisico invidiabile, con le giuste forme, coperto da un vestitino floreale che arrivava fino alla coscia e tacchi in tinta vertiginosi.
"Oh ciao Brian! Come mai tu qui?" chiese la bionda platinata, sembrava un'oca nel modo di parlare e mi stava iniziando a stare sulle p....scatole.
"Ciao Michelle, sono venuto con una mia amica per delle compere" disse avvicinandosi a me.
"Oh e quindi è lei l'amichetta dalla testa blu di Zacky" disse Michelle rivolgendosi verso di me con uno sguardo quasi schifato.
"Si, peccato che io non conosca te" dissi cercando di rispondere a tono.
La sorella, cercando di non far scoppiare una rissa, si fece avanti, fermando Michelle che stava partendo col piede di guerra, e mi porse la mano presentandosi.
"Uhm, io sono Valary, mi fa davvero piacere conoscerti. Zacky ci ha parlato di te tantissime volte e sembra quasi che ti conosca da una vita" disse sorridendomi.
Valary sembrava davvero una ragazza gentile e affidabile, mentre sua sorella Michelle... era il contrario! Avevo anch'io un brutto carattere, ma lei era una vipera nel vero senso della parola.
Brian, invece, faceva l'indifferente, e odiavo questo suo comportamento. Non che mi stessi ingelosendo, ma era come attirato da Michelle, date le parecchie attenzioni da parte della platinata. Mi presentai a Valary e dopodiché la salutai, facendo finta che Michelle non esistesse. Usciti dal centro commerciale, raggiungemmo l'auto e ci entrai silenziosa. Durante il tratto di strada non proferii nessuna parola, mi limitai a guardare verso il finestrino il paesaggio di Huntington Beach passare velocemente; ogni tanto con la coda dell'occhio, guardavo Brian che era concentrato a guidare ma contemporaneamente mi lanciava delle occhiate per cercare di capire il perché di questo mio silenzio.
"Che hai?" disse improvvisamente.
"Io? Niente" dissi quasi fredda, non rivolgendo lo sguardo verso di lui.
"Non è vero, dimmi che hai"
"Non ho niente!"
"Non devi essere gelosa di Michelle. A me piaci tu"
Mi sentii andare a fuoco le guance, dovevo trovare le parole per rispondergli ma cazzo, mi aveva messa k.o. dicendomi quelle parole.
"Io, gelosa di lei? Ma-ma neanche per idea" dissi sbuffando.
"E allora dimmi il motivo"
"Cazzo Brian, ma non hai visto come si è comportata? Chi è lei, la regina della California? fa tanto l'altezzosa quando poi è solo una puttana, si vede già da come si comporta"
Brian si limitò a sorridere alle mie parole, facendomi sentire una stupida. "È fatta così, ormai mi ci sono abituato"
"Tu si, io no" sbottai freddamente.
Svoltò l'angolo e ci ritrovammo sulla strada di casa, arrivando davanti al cancello di casa sua. Lo aprì col telecomandino e dopodiché entrammo arrivando davanti l'entrata principale. Scesi dall'auto ed entrai nell'abitazione, ormai dopo quasi uns settimana, avevo più o meno imparato l'interno della casa, o almeno, le camere più importanti.
"Vuoi una birra?" disse Brian entrando in casa e dirigendosi verso la cucina.
"A quest'ora? É quasi l'una" constatai.
"Beh? Non c'è orario per la birra" disse sorseggiando la bottiglia che aveva preso.
"Comunque no, grazie. Dove sono gli altri? E Mckenna?"
"Gli altri sono nella depandance, probabilmente a giocare a quei stupidi videogiochi, Mckenna è a scuola" si diresse verso il salotto, sedendosi sul divano e accendendo la tv.
Raggiunsi il chitarrista in salotto, ma qualcosa attirò la mia attenzione. Era una foto appesa al muro, contornata da una cornice in legno. Rappresentava due genitori e due bambini. La mamma aveva in braccio la bimba, mentre il papà aveva la mano poggiata sulla spalla del bambino. Improvvisamente sentii il capo di Brian poggiato sulla mia spalla e le sue possenti braccia tatuate sui miei fianchi.
"Quella era la mia famiglia" disse sospirando tristemente"Mia mamma, mio papà, Mckenna ed io" Sua mamma era veramente una bellissima donna, aveva i capelli rossi che le scendevano mossi fino le spalle, gli occhi erano identici a quelli di Brian, stesso colore e stesse occhiaie. Suo papà era un uomo tutto d'un pezzo, Mckenna ne era la sua fotocopia. Erano veramente felici in quella foto.
Di scatto poggiai le mie mani sulle sue, che erano poste sul mio stomaco. Avevo una sensazione strana, bellissima ma strana. Avrei potuto stare per ore in quella posizione. Mi piaceva restare nelle sue braccia, era come se fossero progettate per accogliermi.
"Avevo più o meno dodici anni qui... sono morti due settimane dopo che avevamo scattato la foto" sentii qualcosa rompersi dentro di me, era la stessa sensazione che provavo quando pensavo ai miei. Lo capivo profondamente, i nostri genitori erano morti e noi eravamo destinati a stare soli. "Mi mancano" sospirò infine. Cercai di stringerlo più forte a me, consolandolo al meglio che potevo. Mi girai verso di lui e lo abbracciai forte, sentivo il suo profumo arrivarmi fino al cuore, facendomi sciogliere.
"Brian, ti prego, stringimi forte" dissi quasi singhiozzando. Lui, ascoltando le mie parole, mi abbracciò più forte a sé.
"Ti prometto che non staremo soli"
"Mancano anche a me, i miei" dissi tristemente.
Non sapevo quanto stemmo in quella posizione, ma non importava. Stavamo bene insieme, ed era quello che importava. Mi bastava sapere che lui c'era per me. Ci sarebbe stato sempre per me, di questo ne ero sicura.
 
 








 
Il pomeriggio passò in fretta tra prove e discorsi senza senso di Jimmy e Johnny. Si sentiva nell'aria che erano abbastanza nervosi ma non lo facevano dimostrare, cercavano di autoconvincersi di essere calmi e pronti per l'esibizione di quella sera. Nonostante abbiano fatto tanti concerti, anche fuori la California, quello del Johnny's era un concerto importante; era un locale abbastanza famoso e lì di sicuro avrebbero acquisito maggiori fans.
Era tutto pronto, il palco era sistemato e la gente aspettava l'entrata in scena degli Avenged Sevenfold, i quali erano dietro il backstage. Avevano tutti ingerito enormi quantità di birra ed erano brilli, ma euforici di suonare. Dopo che il presentatore aveva annunciato l'ingresso della band, quest'ultima salì energica e salutò il pubblico, iniziando a suonare.
Io e Mckenna eravamo tra le prime file della folla e ci stavamo scatenando come non mai. Sentivo gli occhi di Brian addosso a me e questa sensazione mi piaceva, non riuscii a staccare gli occhi da lui quando mi girai verso il chitarrista per sorridergli. Sembrava che fossimo solo io e lui in quel locale, non c'era nessuno dei ragazzi, nè Mckenna, nè la folla acclamante. Quel gioco di sguardi mi diede la certezza che io provi qualcosa di molto più forte per lui, e la cosa mi spaventava, non avrei dovuto che lui entrasse nel mio cuore in quel modo.
Le mani di Mckenna sulle mie spalle mi fecero tornare alla realtà, dicendomi di andare al bancone per prendere qualcosa da bere. Volsi lo sguardo verso Brian che stava facendo il suo assolo della canzone, sembrava un dio della chitarra mentre muoveva le sue mani sullo strumento. A malincuore, lasciai la folla per andare a prendermi una birra con Mckenna. Era incredibile in che modo mi ero affezionata a quella ragazza che, pur avendo 17 anni, era molto matura. In quella settimana mi confidai molto con lei, era la sorella che avrei voluto, e l'ho trovata solo grazie all'amore tormentato della mia vita; si, perché era in quella sera che avevo capito che quel ragazzo mi avrebbe portato amore ma anche dolore nella mia vita.
In effetti, non sbagliai. Il concerto era finito e i ragazzi salutarono la folla dirigendosi poi nel backstage. Mi diressi velocemente verso Brian, in quella serata mi ero decisa a confessargli che mi piaceva e probabilmente avrei cercato di strappargli un bacio, ma mentre mi stavo avvicinando mi ritrovai di fronte a lui una ragazza con una lunga chioma bionda che lo stava baciando con foga. Michelle. Dentro di me sentii rompermi qualcosa, avevo la sensazione di sprofondare nel pavimento. La vista mi si era appannata e sentivo scendermi delle lacrime amare sulle guance. Non potevo stare lì, mi ero resa già ridicola, dovevo uscire dal locale.
Lo guardai un'ultima volta col cuore spezzato e me ne andai, nel frattempo però Zacky si era avvicinato a me, toccandomi la spalla.
"Ehi Phem ch-"
"Lasciami stare Zacky!" urlai con pianto strozzato.
Non guardai il suo volto, ma ero sicura che mi stesse guardando incredulo e spaventato. Mi sentii chiamare più volte da Brian, probabilmente era stato attirato dal mio urlo contro Zacky, ma non mi giravo, volevo solo uscire da quel fottuto locale e andarmene a casa, a piangere come una stupida.
Perché ero solo quello, una povera stupida che pensava che in una settimana aveva conquistato un chitarrista abbastanza popolare.
Raggiunsi la porta d'uscita, e con fretta mi limitai a camminare a passo veloce, ma una mano mi afferrò il braccio attirandomi verso di lui.
"Lasciami andare Brian!" urlai colpendolo sul suo petto a pugni, ma che sembrava non gli facessi niente. Lui si limitava ad avvolgermi tra le sue braccia muscolose tenendomi stretta a lui. Persa la forza, mi limitai a piangere col il capo poggiato sul suo petto, macchiando la sua maglietta con le mie lacrime e il trucco nero.
"Perdonami ti prego, perdonami" sussurrava continuamente. Non riuscii a parlargli, era come se avessi perso tutte le forze che avevo in me, quell'abbraccio era riuscito a
neutralizzarmi. "Phem, quando ti dicevo che mi piaci era la verità credimi, non voglio farti del male. Ti prego perdonami"
"Non volevi ma l'hai fatto" sussurrai lentamente.
Sciolse l'abbraccio e portò le sue mani sul mio volto accarezzando le mie guance ed asciugando le mie lacrime. "Fammi rimediare"
Improvvisamente le sue labbra si posarono sulle mie portandomi direttamente in paradiso. Il suo tocco leggero e casto mi faceva sentire una donna amata, non credevo che quest'uomo potesse avere una dolcezza cosi unica. Sentivo il suo respiro caldo e leggero sulla mia pelle che mi dava scosse elettriche per tutto il corpo e le sue labbra che in quel momento stavano torturando dolcemente le mie, erano come se avessero aspettato quel momento da una vita.
Ci staccammo guardandoci negli occhi, stavano emanando una luce diversa ed entrambi ci penetrammo con lo sguardo arrivando fino alla nostra anima. Gli sfuggì un tenero sorriso, al quale ricambiai e gli soffiai un bacio a stampo, che poi approfondì
Brian dolcemente, quasi molto meglio del primo.
"Che ti va di fare?" chiese Brian dopo esserci staccati dal bacio.
"Mi basta stare con te" dissi accoccolandomi nel suo petto, il quale mi accolse teneramente.
"Ti va se andiamo a casa?" sussurrò accarezzandomi i capelli.
Annuii semplicemente e ci dirigemmo verso l'auto, andando verso la casa di Brian. Una volta arrivati, entrammo in casa e raggiungemmo la sua camera da letto. Iniziammo a baciarci lentamente e in modo dolce, levando ogni indumento che avevamo addosso rimanendo in intimo; il nostro scopo non era fare sesso, ci bastava semplicemente essere tra le braccia di entrambi e coccolarci fino ad addormentarci insieme.

Author's corner;
Buona domenica ragazzuoli! E dopo tanto tempo sono riuscita ad aggiornare!
Incolpate/ ringraziate la mia adorata connessione internet ahh. Bene, dopo
le varie "accuse", possiamo parlare del capitolo 8! Finalmente questi due si sono
baciati anche se Jimbo e Johnny volevano vedere qualcosa in più ehehehe ma ogni cosa ha il suo tempo, e sicuramente possiamo starne certi che avverrà ehehehe
Okay, non vi svelo niente riguardo al prossimo capitolo perchè i lavori sono ancora in corso lol non vi nascondo che scrivere questo capitolo è stato un parto ma ringrazio la mia amica Ele e Vale. Ringrazio anche coloro che leggono questa storia, chi mette la storia tra i preferiti e seguite e sopratutto chi recensisce! Nell'altro capitolo sono rimasta senza parole, grazie!! Spero che andando più avanti, le recensioni aumentino perchè mi fa piacere cosa ne pensate della storia :) Spero di non deludervi!
E con questo ora vado, ci vediamo alla prossima gente! Con affetto

Mary SG

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