The frozen heart

di sunflowers_in_summer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beautiful ***
Capitolo 2: *** Powerful ***
Capitolo 3: *** Dangerous ***
Capitolo 4: *** Cold ***



Capitolo 1
*** Beautiful ***


A E., la mia gemella perduta:
senza che lei mi avesse convinta a vedere Frozen
questa storia non sarebbe mai esistita...


The frozen heart
Beautiful
{Vedi la bellezza, limpida e pura}

 
Chione danzava. Muoveva passi leggeri sulla neve che cadeva dal soffitto, alzando minuscoli turbini di fiocchi candidi attorno ai piedi nudi, e si spostava tra le colonne di stalattiti e stalagmiti con una grazia impressionante.
Ogni tanto fermava la danza e i turbini di neve per specchiarsi nel ghiaccio che ricopriva interamente la caverna. Si scostava un ciuffo color pece dagli occhi, scrutava la sua figura riflessa nel ghiaccio irregolare e tirava gli angoli un po’ in su, amabilmente, come solo in momenti di pura felicità faceva. Poi riprendeva a danzare.
Zete alzò gli occhi al soffitto della caverna, palesemente esausto di quella sceneggiata.
«Precisamente, perché ti sei trascinata nel cuore della Scandinavia?» chiese il Boreade dopo un po’.
«Non lo so» rispose ridendo Chione, senza smettere di danzare.
Zete sospirò. Quella mattina, dopo che Chione non si era fatta vedere per un bel po’ di giorni, Borea lo aveva costretto ad andare a cercare sua sorella, ovunque ella si fosse cacciata.
Il Boreade si era messo subito al lavoro per il padre, senza nemmeno fiatare. Perché era così: quando c’era di mezzo il padre, Zete era il figlio sensato, quello buono e obbediente; mentre Chione era proprio come la neve: incostante, fresca e imprevedibile.
«Vieni via, Chione» mormorò Zete massaggiandosi le palpebre.
«No» rispose lei con derisoria fermezza, scomparendo e ricomparendo dietro una colonna di pietra ghiacciata.
Zete valutò la situazione per un minuto. Certo, se l’avesse riportata al padre avrebbe evitato a sé stesso un bel po’ di seccature, quali le urla e ghiaccio volante da una parte all’altra del palazzo reale. D’altra parte, però, Chione era tornata sempre a casa dopo le fughe, sempre più frequenti negli ultimi secoli. Se fosse stato tanto bravo da gironzolare lontano dal Canada fino a che lei non fosse tornata, magari avrebbe scampato le seccature già elencate. Magari.
Il Boreade spiegò le ali violette e si librò nella neve che scendeva a fiocchi soffici anche tutt’intorno alla caverna.
Chione trasse un sospiro profondo e riprese a volteggiare, ancora più serena di prima; e avrebbe anche continuato a divertirsi, se non fosse stato per quel piccone che si appigliò improvvisamente al pavimento esterno alla caverna.
La figura di un uomo, appena riconoscibile tra i fiocchi di neve, alto e con un giaccone pesante si fece avanti fino all’imboccatura della caverna. L’uomo si tolse il cappello di lana rivelando un groviglio di capelli biondo chiaro sulla testa e un’espressione di stupore.
«E tu chi sei?» chiese Chione con allegra curiosità.
Anders, l’uomo nella caverna, aveva ben altre priorità che rispondere alla domanda della dea della neve. Una di queste priorità, ovvero osservare la bellezza di quella strana ragazza, trasformò la sua espressione di stupore in un dolce sorriso tanto prolungato da far sembrare la sua faccia congelata.
La fanciulla, infatti, se ne stava ferma al centro della caverna, in un meraviglioso contrasto di colore tra il bianco della pelle e delle vesti e il nero dei capelli e degli occhi. Mosse in avanti un piede nudo e Anders si chiese come mai fosse possibile che non avesse freddo e come potesse avere una pelle così bianca.
Gli occhi di lei lo fissavano divertiti e ridenti, e Anders poteva quasi vedere la sua sagoma riflessa in essi, sebbene quegli occhi fossero lontani da lui. La dea mosse altri passi verso di lui fino a che non iniziò a girargli attorno scrutandolo attentamente.
Anche lui, secondo Chione, era molto bello: i suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, quel ghiaccio che sorride scintillando al sole poco prima di sciogliersi; la sua bocca sottile, piegata in un sorriso dolcissimo, era di una leggera tonalità di blu per il freddo; e i capelli disordinati, del colore del pallido sole invernale.
«Io sono Chione» gli disse la dea tendendo la mano.
«Anders» rispose l’uomo stringendola, riprendendosi un po’ dal torpore in cui era caduto.
A quella stretta di mano, entrambi furono colti da un brivido.
«Perché ballavi?» le chiese lui dando voce all’unico pensiero coerente che in quel momento gli attraversava la testa.
«Perché sentivo che avrei incontrato te» fu l’unica risposta che ella riuscì a dargli.

 

Ella’s corner.
Suona davvero un po’ come hellah’s corner, ma non importa. Davvero. Chi ha mai bisogno di fiamme infernali con il caldo che fa?
No, avevate bisogno di una bella storia fresca, di ghiaccio, neve e bei ragazzi svedesi. Ma di quelli proprio belli. (“i suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, quel ghiaccio che sorride scintillando al sole poco prima di sciogliersi”, ricordatevela questa).
Quattro capitoli, ognuno con un aggettivo che sono riuscita ad attribuire a Chione, ma una Chione diversa da quella riordiana: questa storia è un prequel fatto di quattro flash che spiegano come una Chione allegra e felice si sia trasformata nella fredda alleata di Gea.
Come controparte abbiamo Zete, figlio responsabile per uno scambio di ruoli. È l’ancora che tiene Chione sotto controllo, completamente diverso da quello della serie originale. Come la sorella, anche lui subirà un profondo cambiamento. E poi, mi piaceva questa contrapposizione tra fratelli, mi ricorda tanto me e il mio caro fratellino… ^^’
Mi sono davvero scervellata per cercare un nome svedese che valesse qualcosa, perché chi mi conosce sa che sono una vera maniaca per quanto riguarda i nomi dei miei personaggi. Anyway, il nome Anders, almeno secondo Wikipedia, deriva dal greco antico “ανήρ, ανδρός”, che significa “uomo” ed è il corrispondente dell’italiano Andrea (nome meraviglioso, a mio parere :3)
E dunque, non saprei che altro dire. Ho cercato di attenermi almeno per l’aspetto ai personaggi originali, visto che tendo all’OOC e non mi smentisco mai.
In caso di dubbi, sappiate che ci sono sempre per dare ulteriori chiarimenti. Non garantisco l’estrema puntualità, ma ci provo ^^’.
Con affetto,
Ella.

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Capitolo 2
*** Powerful ***


The frozen heart

Powerful
{Taglia per amore, taglia per paura}

 
Chione rise di gusto. Erano ore, ormai, che guardava il povero Anders che cercava di costruire un pupazzo con la neve che la dea faceva scendere, proprio perché lui si era messo in testa di farne uno per lei.
Era il quarto giorno di Chione nella piccola casetta di legno di Anders e mai nella sua vita era stata più felice: si era, quattro giorni addietro, semplicemente ritrovata a sorseggiare cioccolata calda seduta al tavolo della cucina di lui mentre parlavano amabilmente di quanto fossero belle le aurore boreali e i tramonti sulla neve, come se mobilitarsi a casa sua dopo averlo conosciuto appena un’oretta prima, fosse del tutto naturale.
Nei giorni successivi Anders l’aveva portata spesso in giro per la montagna su cui si trovava la sua casetta, talvolta tenendola per mano. Le mani di Chione non erano mai state così calde prima di allora.
La dea scoprì che lui era un abile scalatore, ma che, tre anni prima, la sua carriera era stata troncata sul nascere da un brutto incidente. Il giorno in cui era entrato nella caverna era stato il giorno della sua prima e breve scalata dopo tanto tempo di inattività. E Anders affermava che quella scalata era stata la più produttiva della sua vita, visto che l’aveva condotta a lei.
“E tu” le aveva chiesto lui “tu che ci facevi nella caverna?”
Chione non sapeva come rispondere a quella domanda. Era vero, nella sua vita non aveva fatto altro che fuggire via, incostante e libera come la neve che lei personificava. Eppure era arrivata alla conclusione che quella volta fosse scappata perché le Parche avevano incrociato il filo infinito della sua vita a quello fin troppo breve di Anders.
Anders ancora non sapeva della vera natura di Chione e lei avrebbe voluto tenerla nascosta per ancora molto tempo, se un’ombra non fosse calata su di lei, facendo in modo che Anders la notasse e alzasse lo sguardo verso quella che era una creatura mai vista prima. No, erano due.
Zete e Calaide planarono su di loro, atterrando perfettamente a metà della distanza tra i due. Dalle loro espressioni non si presagiva nulla di buono.
«Ehilà, sorellina!» sibilò Zete con un sorriso trionfante. Cal si limitò a grugnire.
«Cosa… Chione, cosa sono loro?» chiese Anders confuso.
Chione spostò lo sguardo dal mortale ai suoi fratelli con estrema preoccupazione. Avrebbero potuto ucciderlo all’istante, avrebbero potuto portarglielo via. Non poteva permetterlo.
«Cosa volete, Zete?» chiese la dea sperando che la sua voce non si incrinasse tanto da rivelare quanto fosse spaventata.
«Solo dare un avviso al tuo ragazzo» rispose il Boreade facendo spallucce «È un mortale, non vorremmo mai che perisse per i poteri di una dea o dei suoi famigliari…»
«Dea?» lo interruppe Anders perplesso
«Anders, c’è qualcosa che devo dirti…» cercò di spiegare Chione, ma sentiva come se le sue corde vocali si fossero annodate. Come se nemmeno un pensiero di senso logico potesse uscir fuori dalla sua testa.
Aveva paura. Aveva una paura tremenda che Anders sarebbe stato in pericolo se avesse conosciuto la sua vera identità, inseguito da dei e dee sanguinarie e mostri mitologici e anemoi tuellai…
Aveva paura perché si era innamorata di lui e non voleva che gli si facesse del male.
«Quindi, Chione» proseguì Zete noncurante «È tempo che tu torni in Canada con noi»
«No.»
Oltre alla paura, un altro sentimento si fece largo nell’animo di Chione: la rabbia. Chiuse gli occhi, li serrò forte, e strinse una mano in pugno. La neve iniziò a vorticare attorno a lei, e non in fiocchi soffici, stavolta: schegge di ghiaccio pronte a colpire roteavano attorno a lei.
Non aveva alcuna intenzione di tornare alla vita noiosa e fredda di sempre. Voleva provare il calore del camino sulla pelle, quello degli abbracci di Anders intorno al corpo, quello della mano di lui stretta alla sua…
Senza che potesse rendersene conto, il ghiaccio ricoprì gli alberi attorno a loro, la neve iniziò a cadere via via più fitta e le schegge di ghiaccio colpirono i due Boreadi.
Chione sentiva il potere scorrere nelle sue vene, la neve e il ghiaccio sotto il suo comando. Si sentiva la dea arrabbiata e imprevedibile di sempre. I Boreadi ebbero appena il tempo di scappare, prima che i poteri della dea si manifestassero con maggiore intensità.
Placatasi la tempesta, però, c’erano alcune cose che doveva spiegare al povero Anders che le correva incontro con un’espressione allibita…
 
 

 
Ella's corner
Probabilmente se a me venissero a presentare una tipa di nome Chione che ha mani freddissime e balla a piedi nudi nel ghiaccio mi farei due domandine. Ma prenderemo Anders come lo scemo del villaggio, stile principe Filippo ci Maleficent, aka il palloncino ad elio.
Ma non pensate che Anders sia completamente inutile. Chione ne è pazzamente innamorata, farebbe qualunque cosa per lui e sarebbe distrutta se glielo portassero via.
Quando ho scritto questa storia non credevo davvero che l’amore potesse distruggere le persone in questo modo. Rinunciare a quanto si ha di più caro senza sapere cosa accadrà… nessuna persona sana di mente lo farebbe.
E invece, ironia della sorte, ho scoperto che tutto quello che ho scritto è vero, verissimo.
Ma mettiamo da parte tutte queste cose e parliamo seriamente del capitolo.
Oltre a Zete, ora c’è anche Cal, che sostanzialmente si diletta nel grugnire all the day.  Ma Chione li sbaraglia nel giro di tre minuti con tanta badasseria. Amiamola.
Ma adesso cosa succederà dei nostri cari Anders e Chione? Temo che per avere una risposta dovrete aspettare il prossimo capitolo. *Feels like a troll*
Ad ogni modo, non so che altro dire. Se ci sono cose poco chiare non esitate a chiedere, sono a completa disposizione :)
Un bacio,
Ella.

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Capitolo 3
*** Dangerous ***


The frozen heart
Dangerous
{Questa forza gelata, sia scorretta che giusta}
 
Chione spalancò le porte. Poté giurare di vedere qualcuna delle statue di ghiaccio della sala del trono sobbalzare, ma era troppo presa dal far schiantare le porte conto il muro con tanto rumore quanto ne fosse possibile per pensare a quei poveri eroi congelati.
Un altro che sobbalzò vedendola fu Zete, il quale era ritto accanto al trono del padre, come un infimo consigliere. Cal l’aveva già messo al tappeto facendogli crollare un lampadario di ghiaccio in testa nell’ingresso, prima che provasse a fermare la sua furia.
«Chione, mio piccolo orsetto polare…» disse affettuosamente Borea vedendo la figlia raggiungerlo a grandi falcate.
«Dateci un taglio padre» urlò la dea con una nota di disperazione nella voce.
Le fronti di Zete e Borea si corrugarono contemporaneamente e Chione si impose di fermarsi ai piedi del trono per evitare di strangolarli entrambi.
Non sapeva davvero cosa dire. Certo, se il discorso non lo avesse uscito fuori lei, suo padre e suo fratello non avrebbero nemmeno accennato a quello che era successo, fingendo che la vita continuasse ad essere bella e giusta.  E dunque i tre si limitarono a guardarsi negli occhi per un bel po’, e quelli di Chione avrebbero sostenuto anche un intero discorso fatto di sguardi, se solo le lacrime non si fossero affacciate dai suoi occhi, cristallizzandosi ancora prima di toccare terra.
«Perché?» chiese la dea senza darsi la pena di mascherare il dolore. Nella sua voce, ora, lo strazio, la disperazione e l’angoscia erano palesi.
Borea si massaggiò le palpebre, proprio come suo figlio, e posò un gomito sul bracciolo del trono.
«Ma cherie, lo sai che l’ho fatto solo per il tuo bene…»
«No, padre. Voi mi avete tolto ciò che avevo di più caro al mondo. Non capite?» singhiozzò Chione «Voi proprio non capite?»
«Avevi perso il senno, sorella» si intromise Zete «Non controllavi più il tuo potere nel mondo, non nevicava più da nessuna parte. Ti interessava solo del tuo stupido mortale…»
L’antifona che Chione non voleva proprio sentire.
«Il mio stupido mortale è stato trovato morto, sotto una valanga. E io ero lì, con lui, lo sentivo respirare per l’ultima volta, chiedermi di aiutarlo, sotto la neve. È morto con la sua mano nella mia» e qui si bloccò, scossa dai singhiozzi «Con la sua mano nella mia…»
Senza potersi controllare, Chione scatenò una serie di scosse che corrispondevano ai suoi singhiozzi. Una, i due, dieci… le stalattiti crollavano giù, infrangendosi sul pavimento, contro le statue di ghiaccio, contro le colonne e le finestre. Un riverbero di aria fredda si riversò nella sala, muovendo lievemente i lunghi capelli della dea.
«Perché?» ripeté Chione, stavolta in un sussurro.
«C’è pericolo negli dèi, ma petit» rispose affettuosamente il dio del vento del Nord. «C’è pericolo anche negli dèi più buoni»
Chione non riusciva a seguire il suo ragionamento. L’immagine di Anders morente, soffocato dalla neve nonostante lei avesse cercato di ricorrere ai suoi poteri, l’idea di lei viva e lui negli Inferi… tutto questo la faceva sentire come se nulla al mondo valesse più. Si sentiva sola, senza un motivo di vita, senza calore.
«Vi prego, padre…» disse senza riflettere.
Lo stava pregando per cosa? Perché riportasse in vita Anders? Perché negasse che fosse stata colpa sua e del suo dover sempre porre il potere dinnanzi ai sentimenti? Perché ritirasse quello che aveva appena detto, le parole che le avevano fatto intendere che lei stessa, indirettamente, lo aveva ucciso?
«Mi dispiace, bébé» disse Borea «Non avresti dovuto innamorarti di lui. Arriverà il giorno in cui tutto passerà e tu non penserai più a lui, sarai felice che abbia scatenato quella valanga perché tu stavi perdendo il tuo autocontrollo. Chissà, forse, se tu non lo avessi amato, lui sarebbe ancora vivo…»
Chione gli voltò le spalle e, disgustata dalle sue parole, scappò via.
 

 
Ella’s corner
Devo ammettere che alcuni di voi avevano indovinato già dall’inizio cosa sarebbe successo ad Anders. Forse perché le mie storie stanno diventando prevedibili, forse perché dovrei provare a mettere le persone da parte lasciando perdere la morte. Forse. Molto probabilmente.
Siamo al penultimo capitolo. non saprei nemmeno io se considerarlo un capitolo di passaggio, ma solo ora mi rendo conto che forse avrei potuto pubblicare le quattro parti tutte assieme, cosa che però non mi avrebbe permesso di temporeggiare quel tanto che ci vuole perché finisca la mia prossima storia. E io che pensavo che d’estate si avesse più tempo, povera illusa!
Non ho molto altro da dire, oltre al fatto che la foto in alto è in bianco e nero (e ci ho messo secoli per trovarne una che rispondesse anche solo lontanamente all’idea che mi ero fatta del palazzo di Borea), come lo sarà quella del prossimo capitolo, perché è da qui che la storia prende una piega triste. E anche perché la foto l’ho già trovata in bianco e nero, ma sono dettagli, lol.
E questo è tutto. Spero che vogliate darmi un vostro parere tramite recensione.
Un bacio,
Ella.

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Capitolo 4
*** Cold ***


The frozen heart
Cold
{Stai attenta al cuore congelato}
 
Chione non aveva mai avuto un posto fisso nel grande palazzo in cui trascorrere il tempo. In genere vagava per il mondo, divertendosi a far giocare i bambini con la neve, a far meravigliare ogni volta i più attenti osservatori riguardo la bellezza e la perfezione dei suoi fiocchi. Bellezza e perfezione teoriche, microscopiche, che in pochi riuscivano a percepire. Bellezza e perfezione così piccole che solo Anders, tra tanti nel mondo, era riuscito a vedere in Chione.
Il pensiero di Anders le trafisse il cuore con minuscoli aghi di ghiaccio, come ogni dieci secondi da quattro mesi a quella parte. E intanto gli dei si erano ritrovati in piena guerra, oppressi dal dolore delle perdite dei loro figli e a lei non importava un bel niente di tutto quello. Era estate, no? Niente neve, niente Chione.
In quel tempo aveva perlustrato ogni angolo del palazzo reale per trovare un posto solitario, un posto dove stare con i pensieri, i sensi di colpa e la rabbia. Aveva trovato solo un posto che soddisfacesse i suoi desideri: quello che doveva essere un solaio abbandonato, dai vetri incrostati completamente di ghiaccio se non per un bovindo dai vecchi cuscini blu che offriva una vista mozzafiato sulla città.
Rannicchiata tra i cuscini del bovindo, Chione osservava il leggero strato di neve che ricopriva il pavimento della stanza e parte del davanzale. Raccolse la testa tra le braccia alla vista di alcuni fiori bianchissimi che crescevano spontaneamente tra la neve.
Il vortice dei ricordi la riportò a quando, poco dopo la “visita” dei suoi fratelli, lei e Anders passeggiavano sulla neve soffice. Gli aveva appena spiegato tutto della sua vita immortale, degli dei greci e dei suoi poteri e Anders aveva accolto le notizie con un silenzio meditato, senza però lascarle mai la mano. Non aveva la benché minima paura di ciò che quella mano potessero creare, e nemmeno Chione ci pensava, non in quel momento.
Improvvisamente Anders si era fermato e Chione lo aveva scosso leggermente per la spalla. Le faceva paura, il suo volto: era come congelato, cristallizzato.
“Guarda là” le aveva detto indicando un punto poco avanti ai loro piedi. Chione aveva socchiuso gli occhi, e in un primo momento il bianco della neve non le aveva fatto notare nulla di straordinario. Era sul punto di chiedersi se le troppe informazioni sulla mitologia greca avessero dato alla testa di Anders, quando i suoi occhi avevano catturato delle  sagome allungate, bianche come la neve.
“Bucaneve” aveva sussurrato a fior di labbra.
“Sono i fiori della speranza, perché a febbraio sbucano fuori dalla neve” aveva detto Anders, con un sorriso allargatosi sul volto “Sai, a dimostrazione del fatto che a volte dalla neve nascono anche cose belle. Dico bene, Chione?”
Poi lui si era inginocchiato accanto alla pianta e, con delicatezza, aveva scostato la neve e la terra soffice, scoprendone le radici. Si era girato verso la dea e lei, indovinando i suoi pensieri, aveva fatto comparire un vaso di ghiaccio con uno schiocco di dita. Anders aveva travasato la piantina e l’aveva porta a Chione.
“Non mi importa se sei una dea greca” le aveva detto prendendole una mano fredda e riscaldandola con la sua “Mi importa solo del fatto che non ho mai conosciuto una come te e che sei sempre al centro dei miei pensieri. E non ho alcuna intenzione di smettere di provare questo per te.”
Su qualche manuale consunto, trovato in una soffitta polverosa, aveva letto che i bucaneve sono i fiori della consolazione, ma Chione provava davvero poca consolazione nel lievissimo profumo di quei fiori, che tanto le ricordava quello dei maglioni dell’uomo che amava. Provava piuttosto un senso di angoscia, il desiderio di non dimenticare quel dolore che le attanagliava il cuore, perché sarebbe significato dimenticare lui. No, non poteva permetterselo.
Nel volgere di quattro strazianti mesi, Chione era cambiata molto. Era diventata fredda e insensibile, fida consigliera del re Borea. Il che aveva mandato in vacanza suo fratello Zete, il quale, per un inaspettato scambio di ruoli, era diventato distratto e superficiale, sempre a rincorrere gli anemoi per il puro divertimento di rispedirli nel Tartaro o piegarli alla sua volontà, cosa che accigliava il volto diafano di suo padre Borea.
Suo padre… Chione si costringeva ancora a chiamare così l’assassino di Anders. Lo consigliava, si inchinava a lui con un simulato timore reverenziale, sempre indossando un sorriso falso. Malevolo, a volte.
C’era poi, quel sentimento che la recita della figlia servizievole a malapena riusciva a celare: le saliva dai talloni, come una rampicante che correva verso il cuore e gridava con potenza una sola parola. Quella parola era “vendetta”.
Chione ancora rimuginava sui sentimenti che crescevano come le spine di quella rampicante, quando un vago rumore simile ad un tintinnio parve provenire dai bucaneve. Chione alzò la testa ma non vide nulla. Percepiva solo l’aria rarefatta attorno a lei e… uno strano rumore. Come l’insieme dei rumori impercettibili di un seme che germoglia, una pianta che cresce, un insetto che si muove nella terra. E poi, una voce profonda e antica come il mondo.
«Ho sentito, da quaggiù, che cerchi vendetta per un cuore spezzato e la tirannia di un padre» disse la voce con un tono suadente «Il mio nome è Gea, e sono la madre di tutte le creature. Se ti unirai al mio esercito e mi servirai fedelmente, io giuro sul fiume Stige che avrai ciò che il tuo cuore chiede»
E Chione, presa da un improvviso coraggio e da un’inaudita cattiveria, accettò.
 
[No, Anders, dalla neve non nascono mai cose belle.]
 
 
 
Ella’s corner
È sempre bello porre fine ad una storia, pur una storia ridicolmente corta.
Ci sono molte cose che vorrei aggiustare di quello che scrivo, ma non sempre ottengo un buon risultato: alcune di quelle storie vanno nel dimenticatoio, ad altre sono tanto affezionata che le pubblico quasi senza pensarci.
Questa storia appartiene alla seconda categoria, e non posso esprimere a parole quanto sia contenta che a qualcuno sia piaciuta. Per cui sono in dovere di ringraziare tutti quelli che l’hanno seguita, in particolar modo quelli che hanno recensito: vi sono grata in un modo che nemmeno immaginate, e vi ringrazio per tutta la pazienza che bisogna avere con me e con i miei colpi di scena assurdi.
Il messaggio che volevo dare con questa storia è che ognuno di noi ha una storia, e spesso il dolore ci congela: io lo so bene, e so che è così anche per molti di voi.
Immancabili i fiori, mio grandissimo interesse, presenti in questa storia sotto forma di bucaneve. Non ho con me il mio fidato libro dei significati dei fiori, ma cercando su internet, e attingendo alla mia scarsa memoria, posso riferire che il loro significato è rinascita, consolazione e speranza. E la fortuna è stata che il significato combaciasse perfettamente con la storia che avevo in mente.
Vi ringrazio ancora una volta per essere giunti alla fine di questa storia.
Ella.

 

Credo di aver preso il brutto vizio di anticiparvi la prossima storia, che a proposito è:
 
Champ de Mars

 
 "[...] prese tra le dita della mano sinistra il tessuto della tuta in corrispondenza del cuore di Emily e infilò nella stoffa una spilla di vetro colorato a forma di fiore di loto, come ogni volta che sua figlia partiva verso un campo di battaglia."

In questo fandom il 20 luglio 2014
 

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